La spada santa

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LA SPADA SANTA

(La storia di San Paolo)

Sceneggiatura Cinematografica

di

Marcello Fiorentino


Tratta dal romanzo di Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Dal romanzo di                                                                           2                                                                         Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


PRIMA PARTE

(L’ULTIMO VIAGGIO)

Anno 63 d.C.

001 - TITOLI DI TESTA - ESTERNO GIORNO

Una imbarcazione si avvicina lentamente verso il porticciolo di Troade. Spira un vento leggero. La nave giunge in porto. I marinai e il comandante della nave sono indaffarati a far ormeggiare il piccolo veliero. Sulla prua un uomo (Luca) attende con ansia in piedi, che le operazioni di sbarco si concludano.

STACCO

002 - PORTO DI TROADE - ESTERNO GIORNO

Sulla banchina attendono Timoteo e Gaio. Viene ancorata l'imbarcazione e gettata una passerella. Luca scende e si avvicina a Timoteo e Gaio. I tre si scambiano abbracci amichevoli.

LUCA

Che c'è di nuovo Timoteo?

TIMOTEO

(con aria rassegnata)

Poco  fa  ci  ha  detto  di  recarci

tutti  quanti  ad  Asso  per  mare

mentre lui ci andrà a piedi.

LUCA

(un pò seccato)

Con chi?

TIMOTEO

Da solo.

LUCA

E tu?

Si incamminano tutti verso le case del villaggio di pescatori allontanandosi dal porticciolo.

TIMOTEO

Che  volete?  Sapete  che  non  lo  si

può contraddire.

LUCA

E vuole andare oggi?

TIMOTEO


Dal romanzo di                                                                           3                                                                          Jan Dobraczyňski


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Oggi,  adesso.  Per  questo  vi  ho

chiamati.

GAIO

Ma   non   dovrebbe   mettersi   in

cammino, soprattutto  da   solo.  E'

malato.

TIMOTEO

Gaio ha ragione. Soltanto tu Luca

puoi           fare            qualcosa,            puoi

convincerlo. E' molto debole.

002 BIS - CASUPOLA DI CARPO - ESTERNO GIORNO

Tutti si fermano per un istante quasi in prossimità di una casupola di pescatori. Volgono lo sguardo a Luca. Lui alza leggermente le spalle.

LUCA

Proverò.  Forse  lo  convincerò  in

altro modo ma.... avremo tempo di

parlare di questo.

Poco distante, nelle vicinanze della casa, vediamo un uomo tagliare la legna e poco distante alcune donne che macinano il grano nel mortaio.

I tre discepoli giungono sulla soglia della casupola. Timoteo la apre.

003 - CASUPOLA DI CARPO - INGRESSO - INTERNO GIORNO

Tutti vi entrano, posano le loro poche cose, si scoprono dalle mantelle e siedono in attesa.

LUCA

Dove lo hai lasciato, Timoteo?

TIMOTEO

E'  di  là,  seduto  al  telaio.  Come

al solito sta tessendo.

Luca guarda il mare da una finestra aperta. Aspira profondamente una boccata d'aria. Lascia la stanza. Spinge la porta. Entra a sua volta in un'altra stanza più interna immersa nella penombra.

004 - CASUPOLA DI CARPO - STANZA PIU' INTERNA - GIORNO

Si scorge un uomo anziano (Paolo) seduto in terra mentre tesse alacremente. Piccolo, non necessariamente di bell'aspetto, con la barba bianca ed i capelli ricci. La testa, che cade sulle spalle esili, produce un movimento alquanto doloroso. Le sue


Dal romanzo di                                                                           4                                                                         Jan Dobraczyňski


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dita muovono con destrezza l'ago di legno. Il telaio ritmicamente produce un rumore secco. Luca si avvicina.

LUCA

Lo osserva un attimo. Poi gli posa una mano sulla spalla

Vorrei chiederti qualcosa, Paolo.

PAOLO

(Sul        volto         gli         appare

un'espressione di paura.)

Abbandona il lavoro. Si alza. Guarda le mani avvolte da un panno di lino.

Oh!  non  e'  una  malattia....  Non

e' niente.

Pone a Luca una delle sue mani. Luca delicatamente comincia a togliere la fascia. Guarda la ferita.

LUCA

(Sussurrando)

Si  e'  formata  da  sola?  Così,

semplicemente?

Paolo si affretta a bendare di nuovo la mano. Torna a sedersi sul telaio. Luca si allontana.

Le  ferite  si  stanno  seccando,

ma...non dovresti andare.

Paolo stringe l'ago tra le dita.

PAOLO

Permettimi        di         riprendere         il

lavoro.

LUCA

Non   dovresti   andare.   E'   una

pazzia.

PAOLO

Sei buono Luca.

Luca cammina per la stanza da una parete all'altra. Fa schioccare le dita con disappunto. Di colpo si ferma.

LUCA

Del  resto....fa come  vuoi. Forse

hai ragione tu.

Silenziosamente si ferma dietro le spalle di Paolo.


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Paolo. Marco è qui.

PAOLO

Marco?

Si ferma. Lascia cadere l'ago. Poi si volta bruscamente.

(Sottovoce)

Marco?

(Con voce piena di gioia)

Dov'è?  Dimmi!  Vorrei  incontrarlo.

Non lo vedo da tanti anni.

LUCA

E' qui, a Troade.

(Evitando   lo   sguardo   di

Paolo)

E' al porto. Sulla nave.

PAOLO

Non  può  scendere  a  terra?  Non

manderesti  qualcuno  per  dirgli

che  desidero  incontrarlo?  E  se

non può venire da me, andrò io da

lui.  Tutti  questi  anni....e  ci

separammo        adirati         l'uno         con

l'altro.

LUCA

Lo so.

PAOLO

E' come un figlio per me.

(Con veemenza)

Andrò  da  lui  e  lo  pregherò  di

perdonarmi. Sono stato severo. Di

sicuro  ormai  è  un  uomo  maturo.

L'hai visto?

LUCA

L'ho  visto.  Marco  mi  ha  chiesto

di  salutarti.   Non   credeva   tu

volessi vederlo.

PAOLO

Ma certo che lo voglio!

LUCA


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Marco non è solo.

PAOLO

Non è solo? Che significa?

LUCA

Marco  è   arrivato   insieme   con

Pietro.

Breve silenzio. Paolo riprende il lavoro. Si ode il battito del telaio.

STACCO SUL PORTO DI TROADE

005 - PORTO DI TROADE - ESTERNO GIORNO

Carrellata a destra.

Si vedono schiavi che scaricano merci, mercanti che contrattano animatamente, marinai che sistemano le imbarcazioni e gente che rumorosamente sale o scende dalle imbarcazioni ormeggiate.

La mdp segueuno schiavo che sale su un piccolo veliero a remi.Porta in spalla un grosso sacco, quindi inquadra due uomini intenti a sistemare in coperta i propri bagagli (sono Marco e Pietro).

PPsu Pietro che guarda la casa di Carpo.

STACCO SULLA STANZA PIU' INTERNA DELLA CASUPOLA DI CARPO

006 - CASUPOLA DI CARPO - STANZA PIU' INTERNA - GIORNO

PAOLO

Dove sono diretti?

LUCA

(A fatica)

A....Roma.

PAOLO

Allora si può già andare a Roma?

LUCA

Si può.

Si accosta a Paolo e gli siede di fronte. Lo fissa.

Si   può.   Il   nuovo   cesare   ha

abolito  il  decreto  di  Claudio.

Sua  moglie,  a  quanto  dicono,  è

buona  e   favorevole   ai   nostri


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fratelli.   Pietro   si   affretta.

Sarà lì prima.

PAOLO

Sai         bene         che         io         vado         a

Gerusalemme.

LUCA

Non  sei  obbligato  ad  andarci.  Va

da Pietro, e lui....

PAOLO

(Bruscamente)

....Non   andrò   con   lui.   Devo

recarmi a Gerusalemme.

(sottovoce)

Il tempo vola via.

la mdp seguei due che si affacciano ad una finestrina dellastanza. Entrambi guardano la nave di Pietro e Marco che salpa.

STACCO SULLA IMBARCAZIONE CHE ESCE DAL PORTICCIOLO 007 - IMBARCAZIONE DI PIETRO E MARCO - ESTERNO GIORNO

Pietro si affaccia sulla poppa guardando il villaggio che si allontana. Marco gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla. Pietro la tocca con la sua guardandolo.

Contemporaneamente voce fc di Paolo.

PAOLO

Egli  agisce  come  se  non  dovesse

mai morire. Il mio tempo è breve.

Io              devo              sempre              andare

oltre....oltre e più presto.

STACCO SU UN SENTIERO DI MONTAGNA 008 - SENTIERO DI MONTAGNA - ESTERNO NOTTE

La mdp inquadraPaolo che faticosamente risale un sentiero dimontagna. Piove con violenza fra tuoni e lampi. Giunge su un'altura fradicio e trova riparo in una cavità rocciosa.

STACCO SU PAOLO CHE OSSERVA LA PIOGGIA 009 - CAVITA' ROCCIOSA - INTERNO NOTTE CT della cavità con un fuoco acceso. Carrellata in dal retro su Paolo.


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CLsulla pianura sottostante. Appare con violenza un lampo,quindi irrompe un tuono.

FLASH BACK BIANCO

010 - TROADE CITTA' - ESTERNO GIORNO

La mdp inquadrale sferzate di schiuma bianca dei frangifluttidel mare.

CLdelle imbarcazioni che entrano ed escono dalla baia.

Carrellata verticalesulla porta d'ingresso della città congente, merci, animali che entrano ed escono dalle mura.

011 - DOMUS SERGIA - INTERNO GIORNO

CMdi una fontana di marmo rosa raffigurante una dea pagananuda.

CTdi una terrazza con le tende che sventolano al vento.

Appare una giovane dal volto bianco e diafano, adagiata su una comoda poltrona.

Entrano nella inquadratura il proconsole romano seguito da Paolo con sembianze giovanili.

PROCONSOLE ROMANO

Ti saluto Sergia.

Si china sulla giovane, la bacia sulla fronte, lei sorride e gli porge un giaggiolo preso dal mazzo che tiene posto sulle ginocchia.

Questo  è  Saulo,  figlio  di  Baruc,

ebreo  di  Tarso,  che  predica  una

nuova         filosofia.          Mi          sembra

interessante  e  soprattutto  nuova.

Io  l'ho  ascoltato  e  lo  ascolterò

ancora volentieri.

SERGIA

Una nuova filosofia? E' bella?

PAOLO

Si china in segno di saluto.

Tu  stessa ti  convincerai, nobile

Sergia, che è la più bella.

SERGIA

Sorride e agita un rotolo che stringe fra le mani.


Dal romanzo di                                                                           9                                                                          Jan Dobraczyňski


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Può  essere  tanto  bella  come  il

viaggio di Ulisse? E cosa afferma

la tua filosofia, Saulo?

PAOLO

La resurrezione.

SERGIA

Indica a Paolo un basso sgabello ai suoi piedi e lo invita ad accomodarsi. Il proconsole accenna un inchino e si allontana.

Parla.

FLASH BIANCO

012 - CAVITA' ROCCIOSA - INTERNO NOTTE

Appare ancora Paolo anziano che raccoglie un mantello e si avvolge. Si alza lentamente e faticosamente. Si dirige all'imboccatura della cavità.

PPPdi Paolo. Il volto si illumina per l'apparire di un violento e vicino lampo, quindi irrompe un tuono.

FLASH BACK BIANCO

013 - DOMUS SERGIA - INTERNO GIORNO

PPdi Sergia

SERGIA

E tu credi che Egli sia vivo?

PAOLO

FCL'ho visto.

SERGIA

Accarezza i rotoli con i canti di Omero.

E' realmente interessante ciò che

dici.  E  molto  bello.  Quindi  è

morto per gli uomini?

PAOLO

Perché         li         ama.         E         poi         è

resuscitato.  Tutti  siamo  stati

chiamati          e           tutti           dobbiamo

rinascere.  Bisogna  rinunciare  al

male  e  bisogna  amare...  e  saper

soffrire...           Unire            le            Sue

sofferenze                  alle                   nostre

sofferenze.  Completare  ciò  che

manca alla Sua Passione.


Dal romanzo di                                                                         10                                                                        Jan Dobraczyňski


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SERGIA

Dunque il sangue del tuo Gesù non

èbastato a salvarci.

PAOLO

Non ci salverà senza di noi.

Paolo si alza, punta nello spazio uno sguardo riflessivo.

PPdella fontana scrosciante acqua.

CLdelle onde che si infrangono contro le rocce ai piedi dellaterrazza.

E'  nato  dal  sangue  oltre  le  mura

della  città  di  Gerusalemme.  Si  è

rafforzato        in        esso        come        un

bambino  nel   seno   materno.   E'

sorto dal sacrificio e si aspetta

sacrifici.

CLDi gabbiani che sorvolano la terrazza.

E'  sorto  dall'amore  e  aspetta

solo   amore.   Ora   è   il   tempo

dell'amore.  E l'amore  è paziente

e  benigno.  Non  è  invidioso,  non

inganna,   non   si   gonfia,   non

desidera  onori,  non  cerca  il  suo

interesse.

PPdi Paolo poi FI. Paolo si allontana e si affaccia al terrazzo guardando il mare.

Non  si     adira,  non fa  torto,  non

serba            rancore,            non             gode

dell'ingiustizia.         Si         compiace

della  verità,  tutto  sopporta,  a

tutto  crede,  in  tutto  spera,  a

tutto  resiste.  L'amore  non  avrà

mai fine.

FIdi Sergia.

SERGIA

L'amore  non  avrà  mai  fine.  Sento

che  tu  Paolo,        conquisterai  il

mondo che ora è di Roma.

CLDi gabbiani che sorvolano ancora la terrazza.

LA MDP INQUADRA IL CIELO POI IN PANORAMICA VERTICALE SCENDE SINO A TERRA

014 - DESERTO - ESTERNO GIORNO


Dal romanzo di                                                                          11                                                                        Jan Dobraczyňski


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Ora si vede Paolo in CT che giace esanime in terra. Riprende i sensi e apre gli occhi mentre in cielo uccelli rapaci tentano di avvicinarsi per mangiarne le carni. La calura di mezzogiorno riempie l'aria.

Segue la Soggettiva di Paolo che osserva un uomo (Hesperos) mentre si avvicina. L'inquadratura appare sfuocata.

Si ritrova la mano dell'uomo, dura e pelosa, sul petto mentre un cane lo annusa ed in lontananza si avverte la presenza di un gregge di pecore.

PAOLO

(In affanno, sussurrando)

Aiutami fratello....

L'uomo, chino su di lui lo solleva leggermente lasciandolo ancora seduto sul terreno.

HESPEROS

(Con voce sorda e rauca)

Ti sei svegliato? Alzati

Paolo invano cerca di sollevarsi aggrappandosi alle mani dell'altro.

PAOLO

(Con rammarico)

Non posso....e non vedo niente.

HESPEROS

Bevi.

Gli accosta una ciotola alle labbra. Paolo inghiotte a fatica alcuni sorsi. Prova ad alzarsi ancora ma ricade pesantemente sul suolo.

HESPEROS

(Con bonarietà)

Morirai  se  ti  lascio  quì.  Vieni.

Ti  prenderò  sulle  spalle  e  ti

porterò al coperto.

In CT l'uomo carica sulle spalle Paolo. La mdp riprende poi i due uomini con il cane che segue a poca distanza. Camminando ora in salita, ora in discesa raggiungono una casupola. La mdp al suo interno, li vede sopraggiungere dalla stradina.

015 - CASUPOLA DI HESPEROS - INTERNO GIORNO

CTdei due che entrano nella casupola. Il pastore distendePaolo su un largo giaciglio di pelli di montone.

HESPEROS


Dal romanzo di                                                                         12                                                                        Jan Dobraczyňski


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Resta qui. Torno subito e ti darò

qualcosa da mangiare.

L'uomo gira brevemente per la stanza raccattando arnesi.

016 - CORTILE ESTERNO DELLA CASUPOLA - ESTERNO GIORNO

Nel frattempo la mdp inquadra in FI il cane che all'esterno beve avidamente dell'acqua. Sullo sfondo si vede uscire il pastore dalla casupola. Attraversa l'inquadratura da destra a sinistra uscendone definitivamente. Il cane, sempre in primo piano cessa di bere ed uscendo dall'inquadratura raggiunge pure il padrone. La mdp si avvicina alla casupola senza entrarvi.

017 - CASUPOLA DI HESPEROS - INTERNO GIORNO

La mdp in piano sequenza mostra un focolare al centro dell'ambiente, ormai spento e fumante. Su di esso penzola una pentola annerita. Sulle pareti si vedono bigonci pieni di latte e al soffitto formaggi appesi e fasci di foglie, in un angolo un mucchio di pelli fresche.

L'inquadratura si chiuse in PP sulla figura ben identificabile di Ares (il dio della guerra greco) in forma di statuetta rozzamente scolpita e posta accanto al giaciglio dell'apostolo.

La mano di Paolo, entrando in campo, a fatica afferra la statuetta.

PPPaolo osserva la statuetta di Ares e torna con la memoria al colle di Atene ove molti anni prima aveva tentato di confrontarsi con i filosofi greci.

FLASH BACK BIANCO

017 BIS - ATENE - AEROPAGO - ESTERNO/INTERNO GIORNO

Appare istantaneamente su una collina una statua di Ares mentre la mdp avanzando entra nell'edificio.

Qui troviamo i nobili filosofi togati greci in ascolto di Paolo, il quale ci appare di aspetto fiero e giovanile, al centro del tribunale e con chiara esuberanza oratoria. Senza alcun timore reverenziale, è rivolto all'assemblea.

Con il progredire del suo discorso, le reazioni dei presenti passano dall'indifferenza, all'arroganza e presunzione intellettuale, sino alla derisione e indignazione.

PAOLO

Cittadini  ateniesi,  vedo  che  in

tutto  siete molto  timorati degli

dei.           Passando            infatti            ed

osservando i monumenti del vostro

culto ho trovato anche un'ara con

l'iscrizione:        al        Dio        ignoto.

Quello  che   voi   adorate   senza

conoscere,  io  ve  lo  annunzio.  Il


Dal romanzo di                                                                          13                                                                        Jan Dobraczyňski


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Dio che ha fatto il mondo e tutto

ciò  che  contiene,  che  è  signore

del  cielo  e  della  terra,  non

dimora in  templi   costruiti  dalle

mani  dell'uomo   né   dalle   mani

dell'uomo si  lascia   servire  come

se  avesse   bisogno   di   qualche

cosa,  essendo  lui  che  dà  a  tutti

la vita e il respiro e ogni cosa.

Egli  creò  da  uno  solo  tutte  le

nazioni        degli        uomini,        perché

abitassero  su  tutta  la  faccia

della         terra.         Per         essi         ha

stabilito  l'ordine  dei  tempi  e  i

confini  del  loro  spazio,  perché

cercassero  Dio  se  mai  arrivino  a

trovarlo andando  come   a  tentoni,

benché        non         sia         lontano         da

ciascuno  di  noi.  In  lui  infatti

viviamo,            ci            muoviamo             ed

esistiamo, come  anche   alcuni  dei

vostri  poeti  ha  detto:  Poiché  di

lui stirpe noi siamo. Essendo noi

dunque        stirpe         di         Dio,         non

dobbiamo pensare  che   la  divinità

sia simile all'oro, all'argento e

alla pietra, che porti l'impronta

dell'arte        e        dell'immaginazione

umana. Dopo  essere   passato  sopra

i  tempi  dell'ignoranza,  ora  Dio

ordina  a  tutti  gli  uomini  di

tutti  i  luoghi  di  ravvedersi,

poiché   egli   ha   stabilito   un

giorno nel  quale   dovrà  giudicare

la  terra  con  giustizia  per  mezzo

di un uomo che egli ha designato,

dandone  a  tutti  prova  sicura  col

risuscitarlo dai morti.

La reazione generale si fa intensa al sentire parlare di resurrezione. Paolo, viene respinto e scacciato dall'Areopago.

STACCO SUL PORTO DI ASSO

018 - PORTO DI ASSO - ESTERNO GIORNO

Luca, Gaio e Timoteo ci appaiono in lontananza. Parlano animatamente fra loro agitando le mani. Le lunghe vesti sono mosse dal vento.

Nel porto sono ferme alcune imbarcazioni ma non vi sono altre presenze se non quelle di pochi marinai intenti nel loro quotidiano lavoro.

La mdp, con una panoramica verticale si alza e ritrova nell'inquadratura, dietro un colle, la figura in lontananza di un viandante che lentamente si avvicina. E' Paolo, spossato, che si regge a fatica sulle gambe accompagnato dal suo solito bastone.


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CTdei descepoli di Paolo i quali ora ben chiaramente sievidenziano essere Timoteo, Gaio e Luca.

Timoteo scorge il viandante riconoscendolo come il suo maestro e animatamente grida, getta via il suo mantello, gli corre incontro piangendo di gioia.

Gli altri due compagni corrono su per il sentiero della collinetta andando incontro alla mdp ed uscendo dall'inquadratura a destra.

STACCO SU PAOLO

019 - COLLINA ADIACENTE IL PORTO DI ASSO - ESTERNO GIORNO

La mdp riprende la figura di Paolo inquadrando i piedi sporchi ed impolverati nei sandali, pieni di ferire e ustioni solari. Quindi in panoramica verticale risale lungo tutta la figura fermandosi in PP sul nostro protagonista. I capelli, lunghi e canuti si muovono al vento. Anche il volto appare come i suoi piedi.

CTNell'inquadratura entrano i suoi discepoli. Lo abbracciano,lo sostengono sotto le braccia e lo conducono al villaggio di Asso.

STACCO SULLA BAIA DI FRONTE AD ASSO 020 - PORTO DI ASSO - ESTERNO GIORNO

CLLsul mare che appare grigio, freddo e ostile. La mdp quindi stringe l'inquadratura sulle piccole imbarcazioni ancorate nelporticciolo. Un forte vento sembra avere ragione di loro.

FCanimati dai dubbi, i discepoli di Paolo (Timoteo e Luca)discutono febbrilmente sul futuro che li attende. Gaio sembra essere assente.

LUCA

Paolo                deve                assolutamente

riposare.  Vedi   tu   stesso   che

aspetto ha!

TIMOTEO

Non  è  possibile  e  tu  lo  sai.

Vuole  assolutamente  arrivare  a

Gerusalemme entro il sesto giorno

del mese di Siwan.

LUCA

Perché? Perché non vuole andare a

Roma, come Pietro e Marco?


Ora la mdp raggiunge in CT lunghe vesti sventolano al arruffati.


i due discepoli di Paolo. Le loro vento. I lunghi capelli appaiono


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Lui  sa  parlare  ai  pagani  meglio

che ai suoi. E guarda il mare. E'

una         pazzìa.         E         il         viaggio

peggiorerà  le  sue  condizioni  di

salute.

TIMOTEO

Ho  saputo  che  domani  salperà  per

Seleucia  una  piccola  nave  con  un

carico  di  vino  di  Chio  e  Rodi,  e

un carico di seta di Cos. Per una

modica            somma            ci             possono

imbarcare.                Così                possiamo

raggiungere la Siria.

LUCA

Aspettiamo  che  il  mare  si  plachi

allora.

FIdi Paolo che fissa assorto il mare, dimentico della presenzadei suoi discepoli. Sembra sprofondare in dolorosi pensieri e sostenere una lotta interiore. I discepoli entrano in campo accostandosi a lui in attesa di un comando.

PAOLO

Vorrei        che        ci        fermassimo        a

Mileto,  almeno  un  paio  di  giorni

e che mi conduceste dagli anziani

della chiesa di Efeso.

TIMOTEO

(Timidamente)

Potremmo andare noi ad Efeso.

PAOLO

(Con  fermezza,  come  spinto

dal timore  di   un  tentativo

di disobbedienza)

No! No! Non abbiamo tempo! Voglio

solo che  mi dicano  come   vive  la

loro        chiesa,         e         proseguiremo

subito il viaggio.

PPdi Paolo.

Andremo a Gerusalemme. Io so cosa

mi aspetta là.

CT. Su una piccola nave, dai fianchi dipinti di rosa e con ilrostro graziosamente curvato e raffigurante Prometeo, appare Gaio. Dal ponte segnala ai suoi compagni che tutto è pronto e possono salire.

CMdelle onde che urtano contro i paletti del pontile.


Dal romanzo di                                                                         16                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


La mdp stacca sul gruppo e con una carrellata li segue mentre salgono a bordo, su una stretta passerella.

CT. Il capitano indica il posto sul ponte sopra un mucchio difuni, poi grida all'equipaggio di spiegare le vele. I pesanti teloni cadono con frastuono gonfiandosi al vento.

STACCO

021 - GERUSALEMME - OLIVETO FUORI LE MURA - ESTERNO GIORNO

La mdp seguei tre discepoli di Paolo mentre risalgono lungo unsentiero in un uliveto. La stanchezza e la calura del giorno ne fa appesantire i passi.

Particolaredelle mani di Paolo che sorreggono a fatica ilbastone. Quasi tremano, fra le bende che le avvolgono ancora.

MFdi Paolo. Appare emozionato, quasi in lacrime e sofferenteper il viaggio. Nell'inquadratura entra Luca. Poggia una mano su una spalla di Paolo, lo stringe per incoraggiarlo.

Particolaredegli occhi di Paolo che intensamente evocanodrammatici ricordi del passato, l'inquietudine per il presente, la paura per il futuro.

LUCA

FC    Ecco  Gerusalemme.  L'hai tanto

desiderata.

STACCO SULLA CITTÀ

La mdp inquadra in CLLle mura esterne. Dietro di esse appaionoben visibili il Tempio e la fortezza Antonia. Dalla porta d'ingresso, entrano ed escono pellegrini, operai, soldati, bestie di ogni sorta, producendo un'atmosfera chiassosa.

Particolaredegli occhi di Paolo.

FLASH BACK BIANCO

022 - STRETTI VICOLI DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO

La mdp segueuna colonna di guardie del Tempio mentre siinoltra a passo deciso lungo gli stretti vicoli di Gerusalemme. Ai lati le madri terrorizzate rientrano in casa richiamando i figli, gli uomini cedono il passo. La colonna si ferma. Due guardie sfondano una porta e vi entrano.

Da una finestrella si intravvede di spalle il capo della spedizione; non si riconosce ancora. Sembra trepidare per l'attesa. Indossa chiari abiti da fariseo.

Dalla porta cui erano entrate le guardie sbuca un giovane ragazzo (Stefano). Viene strattonato e malmenato. Una donna, la madre, con un gesto di disperazione si inginocchia ai piedi del fariseo abbracciandolo. Lo implora urlando e piangendo. Il fariseo se ne libera con fermezza.


Dal romanzo di                                                                          17                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Ora si vede in modo chiaro chi è il capo delle guardie; è Paolo (Saulo). Giovane, arrogante, sprezzante e freddo. Indica al suo seguito di eseguire rapidamente gli ordini e con zelo.

STACCO SU UNA COLONNA DI SOLDATI A CAVALLO 023 - STRADA PER DAMASCO - ESTERNO GIORNO

Nell'inquadraturapassano velocemente a galoppo le guardie deltempio. Al loro comando emerge sempre la figura di Saulo (Paolo).

CLdel sole. Appare accecante.

CTdi Saulo al galoppo. Colpito da una luce fortissima,stramazza al suolo disarcionato dal cavallo. La mdp si avvicina a lui dall'alto e con una leggera zummata lo stringe nell'inquadratura. Lui punta il viso verso la mdp cercando diafferrarla, allunga le braccia in cerca di un appiglio, di un aiuto. I suoi occhi evidenziano chiaramente uno stato di cecità assoluta.

STACCO SUGLI OCCHI DI PAOLO IN DETTAGLIO 024 - GERUSALEMME - OLIVETO FUORI LE MURA - ESTERNO GIORNO

Particolaredegli occhi di Paolo. Sembra risvegliarsi dalbrutto ricordo. Con le lacrime continua a fissare le mura di Gerusalemme.

PAOLO

Gerusalemme.

STACCO SULLE AFFOLLATE STRADE DI GERUSALEMME

025 - STRETTI VICOLI DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO

Appare la città di Gerusalemme in pieno fermento. Nelle strette viuzze si fanno largo allegri gruppi di contadini, ornati di foglie di vite e spighe di grano. Alcuni di essi portano ceste di fichi, olive ed uva, pane cotto e miele, botticelle di vino.

Fra essi sbuca da una stradina con fare frettoloso Gaio. La mdp lo segue col suo passo veloce mentre si fa spazio fra i passanti.

Giunge in una piazzetta dove una folla variopinta si addensa nel mercato della lana.

CMsulla porta della Fortezza Antonia. Vi appaiono quattrolegionari con bassi elmi calcati sugli occhi, lance e scudi. La folla passando a debita distanza, cerca di evitarli temendo la contaminazione e l'impurezza.

Un soldato grida alla folla burlescamente, mentre un secondo afferra una giovane lì vicino di passaggio. La donna urla terrorizzata, il soldato la spinge con durezza facendola cadere


Dal romanzo di                                                                         18                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


sul selciato e con i suoi compagni scoppia in una sonora risata.

La  mdp  sposta  l'inquadratura  su  Gaio  che  attraversa  la  porta.

FCsi odono frasi di disgusto.

PASSANTI(UOMINI)

Impuri! Cani pagani! Vi cacceremo

col sangue.

STACCO

CTdi Gaio che con passo deciso avanza. La mdp lo segue mentreattraversa una porta. Stringendo l'inquadratura essa stessa entra nella stanza.

026 - CASA DI GIACOMO - INTERNO GIORNO

Con una carrellata orizzontale appaiono diversi uomini in preda a forte agitazione, alcuni seduti, altri in piedi. Discutono animatamente fra loro. Sono presbiteri e diaconi della comunità cristiana di Gerusalemme.

FIdi Paolo. Appare seduto di fronte alla schiera deirappresentanti della comunità di Gerusalemme, pazientemente in silenzio. Giacomo gli siede accanto. In CT dietro, pure seduti,

visono Luca e Timoteo. Questi parlottano fra loro con espressioni di chiaro disappunto.

Entra in campoGaio. Si accosta a Paolo e gli bisbiglianell'orecchio qualcosa, tra il frastuono generale. Poi siede accanto a Luca e Timoteo.

CTEsron, uno dei presbiteri presenti, si alza e con decisioneesorta tutti al silenzio.

ESRON

Silenzio!  Fate  silenzio!  Sentiamo

cosa  ha  da  dirci  Paolo  ora  che  è

tornato fra noi.

Gradualmente la sala cala in un profondo silenzio.

Dicci fratello.

PAOLO

(Con tenace arte oratoria)

Volete          sapere           come           questo

avviene?  Tutti  vengono  da  noi.

Tutti  desiderano  ardentemente  la

salvezza;  il mondo  infatti sente

che  grava su  di esso  il marchio

del peccato. Ma non tutti possono

avvicinarsi  a  Gesù  allo  stesso

modo.  Alcuni  sono  deboli,  altri

sono  forti. Alcuni  aspettano che


Dal romanzo di                                                                          19                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


il  Signore  li  illumini  con  un

gesto  della  sua  potenza,  altri

cercano        la        saggezza.        E        noi

dobbiamo  essere  deboli  con  chi  è

debole, dobbiamo piangere con chi

piange,  e  ridere  con  chi  ride.

Cristo  si  è  fatto  crocifiggere

per tutti. E noi dobbiamo portare

a  tutti  la  Sua  salvezza.  E  così,

abbiamo percorso tutta l'Acacia e

la   Macedonia.   Attraversato   la

Licia  e  la  Panfilia.  Siamo  stati

a  Corinto,  città  dissoluta.  E

anche  lì  lo  Spirito  era  con  noi.

Sono  arrivato   sino   ad   Atene,

città        arrogante        per        la        sua

sapienza,  che  ha  eretto  statue  a

un  centinaio  di  idoli  osceni.  Là

mi hanno deriso. Eppure, anche se

sono  stato  preso  in  giro,  molti

mi  hanno   seguito.   Sono   stato

anche  ad  Efeso  impestata  dalle

superstizioni. La buona novella è

arrivata  per  tutti.  E'  questo  il

segno, fratelli. Credetemi.

I presenti guardano Giacomo, come ad aspettare una sua contestazione ma questi resta immobile, tace. Quindi riprende la parola Esron, si alza, resta pensieroso, si accarezza con un gesto la lunga barba, osserva gli altri presenti.

ESRON

Ci  rallegriamo  Saulo,  che  tra  i

pagani  sia  stato  adorato  il  Nome

del Signore. Ebbene, anche da noi

si  diffonde  la  parola  divina,  ma

nessuno di quelli che l'accolgono

ripudia i precetti della Legge.

Subito intervengono disordinatamente, animati da questa frase, alcuni fra i presenti.

PRESBITERI E DIACONI

Tutti        offrono         sacrifici         nel

Tempio,        tutti        circoncidono        i

propri   figli.   Perché   dovrebbe

essere diversamente? Il Signore è

venuto  per  il  mondo  intero,  ma

anzitutto  è  venuto  per  noi.  E'

nato          quì,          in          Giudea.          Fu

circonciso         e          consacrato          al

Tempio. Pagava le imposte divine.

ESRON

(Stimolato             da             queste

parole)


Dal romanzo di                                                                         20                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Perché          allora?           Dicono           che

dissuadi            la            gente             dalla

circoncisione e dal fare offerte.

Nella sala le voci si alzano, gridando sempre di più. Paolo li ascolta accigliato.

PRESBITERI E DIACONI

Raccontano che dai la priorità ai

pagani.  Che  hai  rinnegato  le  tue

origini,  il  tuo  popolo.  Che  non

vuoi essere Ebreo!

PAOLO

(Con sdegno represso)

Dunque che volete?

ESRON

Vogliamo...che  tu  ci  dica  se  è

vero  che  insegni  come  dicono.  E

se è così, perché lo fai.

PAOLO

Si alza improvvisamente e con un gesto deciso indica i suoi discepoli.

Vorreste  gettare  su  di  loro  il

giogo  che  voi  stessi  non  avete

saputo  portare!?  Ora,  se  tu  ti

vanti  di   portare  il  nome   di

Giudeo  e  ti  riposi  sicuro  sulla

legge,  e  ti  glori  di  Dio,  del

quale   conosci   la   volontà   e,

istruito  come  sei  dalla  legge,

sai  discernere  ciò  che  è  meglio,

e sei convinto di esser guida dei

ciechi,  luce  di  coloro  che  sono

nelle  tenebre,  educatore  degli

ignoranti,  maestro  dei  semplici,

perché        possiedi         nella         legge

l'espressione  della  sapienza  e

della  verità... ebbene,  come mai

tu,  che  insegni  agli  altri,  non

insegni  a   te  stesso?  Tu   che

predichi  di  non  rubare,  rubi?  Tu

che  proibisci  l'adulterio,  sei

adùltero?  Tu   che   detesti   gli

idoli, ne derubi i templi? Tu che

ti glori della legge, offendi Dio

trasgredendo la legge? Infatti il

nome  di  Dio  è  bestemmiato  per

causa  vostra  tra  i  pagani,  come

sta  scritto.  La  circoncisione  è

utile,  sì,  se  osservi  la  legge;

ma  se  trasgredisci  la  legge,  con

la tua circoncisione sei come uno


Dal romanzo di                                                                          21                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


non circonciso. Se dunque chi non

è            circonciso            osserva             le

prescrizioni della  legge,   la  sua

non  circoncisione  non  gli  verrà

forse  contata  come  circoncisione?

E  così,  chi  non  è  circonciso

fisicamente, ma osserva la legge,

giudicherà te  che,   nonostante  la

lettera         della         legge         e         la

circoncisione,                    sei                    un

trasgressore              della               legge.

Infatti,  Giudeo  non  è  chi  appare

tale             all'esterno,             e             la

circoncisione         non          è          quella

visibile nella carne; ma Giudeo è

colui che lo è interiormente e la

circoncisione è quella del cuore,

nello        spirito         e         non         nella

lettera;  la  sua  gloria  non  viene

dagli  uomini  ma  da  Dio.  Qual  è

dunque la superiorità del Giudeo?

O            quale            l'utilità             della

circoncisione?

I presenti tacciono sconcertati. Si guardano vicendevolmente.

ESRON

No.  Nessuno  di  noi  esige  che  i

neofiti  ubbidiscano  a  tutti  i

precetti  della  Legge.  Sai  bene

come   hanno   deciso   Giacomo   e

Giovanni.            Però            ai             figli

d'Israele....

PAOLO

(Interrompendolo                        con

impeto)

.....Volete che ci siano di nuovo

i figli  d'Israele e  i   figli  del

peccato?  Il   cammino   verso   la

salvezza è fuori da questa città.

I presenti cominciano a gridare con impeto crescente. Nel frastuono generale emergono frasi diverse. Fra l'indignazione generale sollevano i mantelli ricoprendo i volti.

PRESBITERI E DIACONI

Vuoi  forse  cambiare  Gerusalemme

con  la  scellerata  Corinto?  O  con

la  dissoluta  Babilonia  romana?

Paolo!!  Che  stai  dicendo?  E'  una

bestemmia!  Gerusalemme  è  Santa!

Si, è una bestemmia la tua!!

Di colpo si calmano. Uno di loro indica che Giacomo vuole prendere la parola. Tutte le teste si volgono verso l'anziano


Dal romanzo di                                                                         22                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


apostolo. Giacomo solleva una mano e la posa affettuosamente sulla spalla di Paolo.

GIACOMO

(Sottovoce e pacatamente)

Mi  rallegro,  Saulo,  che  tu  sia

arrivato.

I presenti attendono guardandosi vicendevolmente. Il vecchio, a testa alta, sembra guardare attraverso la finestra un punto lontano, al di là dei tetti delle case. Un'ombra di tristezza offusca il suo viso.

Quando  Gesù  per  l'ultima  volta

venne  a  celebrare  la  Pasqua,  si

fermò  sul  Monte  degli  Ulivi.  Si

coprì  il  volto  e  pianse.  Pensava

a questa città. Verranno i giorni

in cui i nemici ti circonderanno,

ti  assedieranno,  ti  abbatteranno

al  suolo,   uccideranno   i   tuoi

figli.  Non   resterà   pietra   su

pietra.

Tutti piombano in un austero silenzio. Sul viso di Paolo ora si legge una profonda commozione.

PAOLO

Farò ciò che tu ordini.

GIACOMO

Non   ti   ordino   nulla.   Te   lo

chiedo.

Paolo si alza, cerca di gettarsi ai piedi di Giacomo. Questi glielo impedisce e allora entrambi cadono uno fra le braccia dell'altro.

PAOLO

(A Giacomo)

Farò ciò che vorrete.

Si rialza, guarda i presbiteri e i diaconi. Improvvisamente sorride.

(Con voce serena)

Servire il Tempio per me non è un

peso,  è  una  gioia.  Perché  anche

io sono Ebreo come voi.

STACCO SULLA BANCARELLA DEL GOBBO NACHUM

027 - BANCARELLA DI NACHUM AL MERCATO DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO


Dal romanzo di                                                                          23                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


La mdp inquadra in dettaglio e in carrellata una serie di coltelli leggermente ricurvi e dalla comoda impugnatura.

In CTsi vede una calca di compratori che osservano, provano lelame sull'unghia, scelgono. Il mercante sorride con noncuranza.

NACHUM

Tutti  buoni,  tutti  buoni.  Non

dovete scegliere tanto. Servono a

tutto:  ci  intagli  un  bastone,  ci

ammazzi una vacca, anche un cane,

se hai coraggio.

PPdi Nachum che strizza l'occhio come a voler indicare sarcasticamente un soldato romano.

Fra i compratori scoppia una risata generale con approvazioni e disgusto nei confronti dell'invasore pagano.

ACQUIRENTE A

(Ridendo volgarmente)

Nachum  ha  ragione....  Ci  scanni

un cane....

STACCO

028 - VICOLO AL MERCATO DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO

La mdp segue in carrellata dal retroun uomo robusto, conmantello nero e ampie pieghe. Cammina fra la gente del mercato. Ha un passo agile, deciso, sembra a suo agio.

Particolaredella sua mano che impugna un coltello infilatonella cintola delle braghe.

STACCO

029 - BANCARELLA DI NACHUM AL MERCATO DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO

In CMnotiamo Nachum alle prese con una sua bilancia. Controllail peso delle monete ricevute da un compratore.

NACHUM

Ma che mi dai? Pesa meno!!

ACQUIRENTE A

Ma  Nachum,  che  dici!  Me  l'hanno

data  quando  ho  cambiato  in  casa

del rabbi Eleazar.

NACHUM

(Scuotendo la testa)

Pesa meno.


Dal romanzo di                                                                         24                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


ACQUIRENTE B

(Con impeto)

Cosa? Anche Eleazar non cambia in

modo  giusto?  Farà  la  fine  di

Jonatas.

(Sottovoce e con timore)

Ucciso dai sicari.

I presenti lo guardano con timore e rispetto, ben conoscendo la storia.

PPPdella mano dell'uomo dalla corporatura robusta e il mantello nero. Questa, toccando i diversi coltelli sulla bancarella, ne afferra uno con decisione.

In dettagliovediamo il coltello sul palmo della mano. Ilmisterioso individuo sembra soppesare l'oggetto.

Dalla cintura tira fuori una moneta d'argento, la getta a Nachum e si allontana.

PAdi Nachum che al volo afferra la moneta senza pesarla. Fa uninchino con aria dimessa. Cerca il resto fra le monete migliori.

PPdi Nachum che mostra i denti, in un lezioso sorriso. In CT lo vediamo farsi largo fra la gente.

NACHUM

La  tua  moneta  Menahem,  è  sempre

buona. Sempre....

(Rivolgendosi  ai   presenti

che  premono  intorno  alla

bancarella)

Scansatevi!

(Raggiungendo Menahem)

La pace sia con te, Menahem.

STACCO

030 - VICOLI DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO

L'uomo, che ora riconosciamo essere Menahem, cammina fra la gente. Si guarda intorno con indifferenza. La mdp lo segue e finalmente ne fà intravvedere il volto, duro, cupo, segnato da esperienze passate violente. Appare essere di mezza età, con capelli e barba biondo-grigi. Il passo è agile, ma da sembrare ancora giovane. Giunge così nei pressi di una piazzetta.

In CT la mdp staccasu alcuni dottori che discutonoanimatamente circondati da una piccola folla di curiosi.

DOTTORE A


Dal romanzo di                                                                          25                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Dici  male  rabbi,  non  è  permesso

pulire         l'ansa         di         un         vaso

macchiato.  Essa  ormai  è  impura;

la  donna   deve   portarlo   fuori

della città e romperlo.

PRESENTE TRA LA FOLLA

E se non lo fa?

DOTTORE A

Allora,  chi  tocca  il  vaso  sarà

impuro,    e  chi  tocca  quest'ultimo

sarà anch'esso impuro.

Menahem entra in campo con un atteggiamento di disgusto per quelle futili discussioni sulla purezza. Quindi si allontana.

DOTTORE B

No  rabbi,  no!  Il  vaso  toccato  da

un  impuro   diventa   impuro.   Ma

l'ansa del vaso si può strofinare

con uno straccio, e il recipiente

diventerà di nuovo puro.

I presenti fanno accenni di assenso e soddisfazione.

La mdp riprende a seguirlofra la gente che gli si accalca frai vicoli. Da una bancarella afferra un frutto, e senza pagare lo addenta allontanandosi.

In CT la mdp staccasu altri dottori che discutono animatamentecircondati da un'altra piccola folla di curiosi. Subito Menahem entra in campo.

DOTTORE C

Sarà          un          tempo          di          grande

prosperità.  Ogni  figlio  d'Israele

riceverà  tre  lotti  di  terreno:

uno  in  collina,  dove  soffia  il

vento  e  non  si  soffre  il  gran

caldo,  il  secondo  sulla  fertile

pianura,  ed  il  terzo  nella  valle

del Giordano.

FIMenahem si mischia fra i curiosi, appoggia un piede su unmucchio di sacchi e continua ad addentare il frutto seguendo il discorso dei dottori.

UN CURIOSO

Tre lotti!?

DOTTORE C


Dal romanzo di                                                                         26                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Tre  lotti.  Ognuno  avrà  la  terra.

Il  grano  sarà  più  alto  delle

palme,  e un  uomo solo  non potrà

sollevare un grappolo d'uva.

UN ALTRO CURIOSO

Ma prima dovrà essere infranto il

giogo.

DOTTORE C

(Alzando  un  dito,  in  tono

silenzioso)

Sssst! Non è necessario. Verrà il

Messia         e          sarà          un          grande

guerriero.

Si leva un mormorìo di approvazione.

PPdi Menahem.

MENAHEM

(Con                             strafottenza,

spavaldo,                 in                 tono

provocatorio)

E quando arriverà il Messia?

I presenti rivolgono uno sguardo di curiosità prima a lui, poi al dottore, aspettando la risposta.

FIdi un fariseo presente.

UN FARISEO

(A mezza voce, con ironia)

Aspettiamo Elia! Abbiamo tempo.

PPdel dottore.

DOTTORE C

(Evasivamente)

Perché  lo  chiedi?  Non  leggi  le

scritture?

CTFra il gruppo emerge improvvisamente un filarca reale lìpresente vestito con una tunica ed un mantello di fattura greca.

UN FILARCA REALE

E'  già   nato!  E'  Agrippa,   il

pronipote di Erode.

Serpeggia un mormorìo tra la folla.

FIDel dottore C.


Dal romanzo di                                                                          27                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


DOTTORE C

(Guardando  con   diffidenza

il filarca)

Se  il  Messia  è  già  nato  lo

proveranno le sue azioni.

La mdp ora inquadra il volto di Menahem in MF. In campo, sullo sfondo, appare un uomo. I due si osservano vicendevolmente. Dallo sguardo reciproco, sembra che i due si conoscano perfettamente.

FC. Chi porrà fine alla schiavitù

sarà  il  Messia.  Anche  una  stella

lo indicherà.

UN FARISEO

(Con ardore)

FC.    Che  venga!  E  distrugga  Roma

come un vaso d'argilla.

CT.I presenti si agitano serrando i pugni verso la fortezzaAntonia, baluardo dei romani invasori.

MENAHEM

FI. Ma forse il Messia non verrà,

se  prima  non  ci  libereremo  dal

giogo.

Si copre con il mantello e si allontana. Di nuovo si fa largo fra la gente. La mdp lo segue mentre fa cenni con la testa ai presenti che lo salutano con timore e rispetto. Con noncuranza raggiunge l'uomo che prima aveva fatto notare la sua presenza.

Particolare delle mani di Menahemche stringono vigorosamentein segno di cordiale saluto, le mani dello sconosciuto.

STACCO

031 - UNA TAVERNA DI GERUSALEMME - INTERNO SERA

Nella taverna, piena di gente rumorosa, compaiono in CT Menahem e lo sconosciuto (Arie). Questi, ha un aspetto giovanile, con una ben evidente espressione di sicurezza e spavalderia. Sono entrambi seduti in un angolo. Mangiucchiano cibo assortito imbandito davanti a loro. Si guardano con riluttanza, celando i propri sentimenti sotto una maschera di cortesia.

ARIE

Sei venuto per le feste?

MENAHEM

Si.  Anche  tu?  Dove  sei  stato

ultimamente?


Dal romanzo di                                                                         28                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


ARIE

(Ridendo                 con                 aria

soddisfatta)

A  Traconitide.  Quei  coltivatori

hanno  molto  oro  di  cui  non  hanno

bisogno.  Chi  non  è  con  me  deve

pagare, altrimenti....

MFdi Arie che passa il pollice sinistro sul suo collo come sevolesse sgozzare qualcuno. I suoi occhi brillano come quelli di un lupo.

MENAHEM

FC.Dunque hai portato molto oro?

ARIE

Non posso lamentarmi.

MENAHEM

(Con             tono             lievemente

ironico)

Dicono  che speli  anche il  re di

Calcide...

ARIE

(Scoppiando  in  una  sonora

risata)

Agrippa?        E        lo        chiamano        già

Messia.

MENAHEM

Ho sentito.

La mdp stacca su un gruppo di uomini in ascolto di un piccolo fariseo. Questi parla animato da forte agitazione. Come un rapace tende la sua mano sulle teste e le spalle dei suoi ascoltatori.

PICCOLO FARISEO

Sono          dappertutto.           In           ogni

sinagoga. Arrivano e cominciano a

raccontare        la        loro        dottrina.

Parlano   continuamente   di   quel

Gesù...

Stacco su Arie in PP.Di spalle si vede in campo Menahem.

FC. Lo chiamano il Messia.

ARIE


Dal romanzo di                                                                          29                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


I greci hanno attaccato i nostri.

C'è             stato             uno             scontro.

Naturalmente i legionari li hanno

aiutati.  Poche  vittime,  peccato.

In ogni caso c'è fermento.

MENAHEM

FC. Bene.

SIMONE

Direi magnifico.

Entrambi ora ridono con un atteggiamento di reciproca comprensione, rompendo le diffidenze iniziali.

Staccosul piccolo fariseo ed il gruppo di ascoltatori.

PICCOLO FARISEO

Il  padre  Agrippa  ha  ordinato  di

decapitare uno dei loro capi. Gli

altri  sono  scappati.  E'  rimasto

soltanto   Giacomo,   fratello   di

quel Gesù.

Stacco su Menahem in MF. Di spalle si vede Arie.

FC.    E  certamente   avrete  sentito,

credo,  quante  persone  ha  tolto

dalle  sinagoghe  quel  maledetto

Paolo.

Menahem trasale, mentre il fariseo fuori campo continua a trasmettere informazioni ai suoi ascoltatori. La mdp inquadra Arie e Menahem in CT. Menahem afferra il coltello dallacintola, cerca di alzarsi ma Arie, avvertendo uno strano pericolo, lo ferma silenziosamente afferrandogli il braccio. Menahem, convinto, si ricrede e rinfodera il coltello.

PICCOLO FARISEO

FC. Egli incanta tutti. A Corinto

ha  intontito  un  saggio  ebreo  di

nome  Aquila.  E  adesso,  viaggia,

predica,        conquista        la        gente.

Tutto  per  quel  Paolo,  un  tempo

chiamato Saulo. E' come un impuro

che trasmette impurità.

CT.Menahem si alza e avanza verso il piccolo fariseo facendosilargo fra i presenti scansandoli bruscamente. La mdp in soggettiva riprende il piccolo fariseo terrorizzato perl'avvicinarsi di Menahem.

CT. Menahem afferra per il collo il piccolo fariseo, quasialzandolo di peso da terra.


Dal romanzo di                                                                         30                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


MENAHEM

(Con tremito)

Come  hai  detto?  Saulo?  Saulo  di

Tarso? Il figlio di Baruc?

PICCOLO FARISEO

(Con        voce         strozzata         e

stretta  nella  morsa  delle

dita di Menahem)

Si. E' come dici tu signore.

STACCO

032 - VICOLO DI GERUSALEMME - ESTERNO GIRNO

La mdp in carrellata verticale inquadra la folla chiassosa eaffaccendata mentre si incammina nel vicolo. Tra di essa appare chi vende, chi compra, chi discute animatamente, chi sonnecchia, chi trasporta merci; l'attenzione si ferma su un ambulante con una benda all'occhio, sguardo viscido e sospettoso. Traina un piccolo carretto con gabbie di vari uccelli. Ne apre una, prende un piccione e vi lega alla zampa un biglietto. Si guarda circospetto, quindi lo lascia librare nell'aria. La mdp inquadra il piccione e lo segue nel suo percorso, sopra i tetti delle abitazioni, sino a che,delicatamente, posa le sue zampette sul davanzale di una casa.

La mdp entra nella stanza.

STACCO

033 - CASA DI MENAHEM (GERUSALEMME) - INTERNO GIORNO

Si addentra e in CT inquadraMenahem e un suo ospite (Arie).Poco distante, impalato e in attesa, passivo, c'è un servo. I due sorseggiano lentamente una bevanda, sdraiati su una stuoia di ottima fattura. Menahem appare agitato e ansioso; Arie in trepidante attesa, giovane e spavaldo, a suo completo agio. Anch'egli giocherella con un suo pugnale leggermente ricurvo. Sembra conoscere l'arte della lotta molto bene.

PPdel piccione. In campo entra il servo. Le sue mani afferranol'uccello, sciolgono un laccio dalla zampa e prelevano il piccolo carteggio ben ripiegato.

ARIE

FC.    E  credi  che tutti  gli altri

siano pronti a unirsi veramente a

noi?

MENAHEM

Si. Si.... Naturalmente se...

ARIE

Se....


Dal romanzo di                                                                          31                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


CT. Menahem si alza e va incontro al suo servo. Questi gliporge il carteggio, fa un inchino e si licenzia uscendo di scena.

MENAHEM

(Dispiegando  il  carteggio  e

osservandone  il  contenuto.

Con              aria               pienamente

soddisfatta)

.... Se vedrai la spada.

Si avvicina ad Arie, gli posa la sua pesante mano sulla spalla.

Arie,         voglio          confidarti          un

segreto che  pochi   conoscono.  Non

te  ne  ho  parlato  prima  perché

attendo  nuove  notizie.  Ma  credo

che  sia  venuto  comunque  ora  il

momento giusto.

Si siede su una stuoia lì accanto.

Ascolta....  Ricorda  che  dovrai

custodire questo  segreto   come  un

occhio  della  testa.  Ma  so  che  lo

custodirai.

Con impazienza si batte una mano su un ginocchio.

STACCO

034 - VICOLO DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO

La mdp inquadra due uomini,l'uno accanto all'altro, mischiati fra la gente che cammina. Sono due informatori al servizio di Menahem. Il primo, occhi infossati, con una cicatrice sul volto, accosta le sue labbra alle orecchie dell'altro, vestito con un mantello nero, viso pingue e sguardo remissivo. Si passano una informazione di estrema importanza. I due si lasciano prendendo strade opposte, disperdendosi fra i passanti.

STACCO

035 - CASA DI MENAHEM -(GERUSALEMME) INTERNO GIORNO

MENAHEM

Dunque  ascolta.  L'ultimo  degli

asmonei,   Ircano,   si   fidò   di

Erode.  Gli  permise  di  governare

la Giudea in sua vece. Fu benigno

con  lui  e  all'inizio  Erode  lo

serviva  fedelmente.  Ma  quando  i

parti  conquistarono  Gerusalemme,

Ircano  fu  preso  prigioniero  ed

Erode salì in superbia e prese il

suo trono.


Dal romanzo di                                                                         32                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Si alza, gira per la stanza eccitato.

Nel        frattempo        gli        Ebrei        di

Babilonia          avevano           riscattato

Ircano  dalla  prigionia  ed  egli

tornò         in          Giudea          come          un

miserabile.  Si  presentò  a  Erode

che  in  quel  momento  si  trovava  a

Masada.  Ma  qui,  capì  subito  che

Erode  lo  aveva  tradito  e  che

voleva  la  sua  morte.  Ircano  non

poteva  più  salvarsi,  tutto  era

nelle  mani  dell'idumeo.  Decise

quindi        almeno        di        vendicarsi.

Prima  che  Erode  lo  uccidesse,

nascose  la  sua  spada,  la  vecchia

spada di Giuda Maccabeo.

PPPdi Menahem.Il suo sguardo appare selvaggio; i suoi occhirapaci.

ARIE

FC.  Ho  sentito  parlare  di  questa

spada.

CTMenahem si ferma davanti al giovane Arie.

STACCO

036 - VICOLI DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO

La mdp segue l'uomo con il mantello nero fra i vicoli di Gerusalemme. Ha il passo frettoloso e affaticato dalla sua obesità. Con un lembo di tessuto, di tanto in tanto, asciuga il sudore sul viso. Appare come ansioso.

STACCO

037 - CASA DI MENAHEM -(GERUSALEMME) INTERNO GIORNO

MENAHEM

(Con fermezza e gravità)

E'  vero.  La  spada  esiste.  Io

stesso  l'ho  tenuta  in  mano.  Una

vecchia  lama  con  l'impugnatura

rivestita  di  oro,  la  vittoriosa

spada di Giuda.

ARIE

PPLa spada santa!

MENAHEM

Si, la spada santa della libertà.

Capisci,        Arie,         che        chi         la

solleverà  trascinerà  alla  lotta


Dal romanzo di                                                                          33                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


tutta  la  terra  di  Canaan?!  Che

dico,  inciterà  alla  lotta  tutta

Israele,          tutti           gli           Ebrei,

dovunque  essi   si   trovino:   ad

Alessandria, a Babilonia,

(con più forza e decisione)

a Roma.

Il volto di Arie si accende di entusiasmo, le guance cominciano a tremargli come preso da forte eccitazione.

ARIE

Ma dov'è questa spada?

Il viso di Menahem si incupisce denotando preoccupazione. Affonda lentamente le dita nei capelli, poi stringe il pugno con rabbia.

MENAHEM

(Abbassando la voce)

Si  tratta   proprio   di   questo,

Arie, dove si trova.

ARIE

Non  hai  detto  che  l'hai  avuta

nelle mani?

MENAHEM

E' vero,  ma ciò  è   accaduto  anni

fa.  Allora  ero  molto  giovane...

Fummo in due a nasconderla.

ARIE

Chi era l'uomo che la nascose con

te?

MENAHEM

(Titubante)

Un tale... Pensavo fosse morto...

invece....

Gli porge il biglietto appena ricevuto. Arie lo afferra con impazienza e decisione, come un rapace. Lo legge velocemente e, cercando una spiegazione, punta il suo sguardo su Menahem ora alla finestra, fisso con lo sguardo nel vuoto, come a cercare il luogo dove potrebbe trovarsi.

Non   so.   E'   impazzito.   Si   è

schierato con i nazareni.

STACCO


Dal romanzo di                                                                         34                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


038 - CASA DI MENAHEM - ESTERNO GIORNO

La mdp, in soggettiva di Menahem, dall'alto della finestra, inquadra l'informatore dal mantello nero. Questi apre un cancelletto, lo attraversa, entra in un ampio cortile. Un servo entra in campo raggiungendolo. I due scambiano velocemente qualche frase a sottolineare l'importanza del messaggio da riferire, poi attraversano una porta che conduce alle stanze superiori della casa.

STACCO

039 - CASA DI MENAHEM (GERUSALEMME) - INTERNO GIORNO

ARIE

(Con rabbia)

Dimmi            dove            devo             cercare

quell'uomo?

MENAHEM

(In            ansia,            aspettando

notizie dall'informatore)

Si stacca dalla finestra correndo verso la porta della stanza.

Te lo dirò, forse.

In campo entra il servo, fa accedere l'informatore. L'uomo appena arrivato ha il fiato grosso.

INFORMATORE

Ti saluto Menahem

MENAHEM

Parla, presto: dov'è ora?

INFORMATORE

(Inghiottendo  con  la  saliva

le parole dette a fatica)

E' lui.

Menahem con impazienza, impeto e rabbia incontrollata afferra il pingue uomo per il bavero.

MENAHEM

Questo lo so già. Dov'è!? Ora?

INFORMATORE

(Sgranando  gli  occhi,  come

se             stesse             affogando.

Balbettando)


Dal romanzo di                                                                          35                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


E'   qui...   Menahem...   Qui   in

città... E' arrivato... E' appena

arrivato.

Arie e Menahem si guardano. Gli occhi del giovane sicario lampeggiano.

ARIE

Lo troverò.

STACCO

040 - GERUSALEMME - OLIVETO FUORI LE MURA - ESTERNO GIORNO

CL.In carrellata orizzontale la mdp inquadra Gerusalemme.Appaiono ancora le luci in un'alba grigia appena sfumata di rosa. L'inquadratura lentamente si sposta e si restringe sino a mostrare una collina con alberi di olivo e Paolo. Appare inginocchio, intorpidito dopo una lunga preghiera durata tutta la notte. Poi si alza a fatica, appoggia la mano al tronco di un olivo, si passa l'altra mano sulla fronte e siede sul muschio.

FIdi Luca che dorme addossato ad una pietra.

CTdi Timoteo e Gaio che dormono profondamente accanto ad unalbero di olivo.

La mdp torna sulla figura intera di Paolo . Lo inquadra dal retro mentre sullo sfondo, in lontananza, si intravvede la città di Gerusalemme con tutto il suo brulicare di gente, animali, soldati. Con una transizione temporale a flash back le nuvole si muovono velocemente nel cielo (time lapse)e tutto l'ambiente passa dai colori del mattino a quelli Della notte di molti anni prima.

La mdp con una ripresa aerea giunge ad inquadrare la piazza antistante la Sala Quadrata ove presiede il Sinedrio.I soldatidel tempio tengono a freno i ripetuti tentativi di una folla inquieta che preme all'ingresso, nell'ostinato tentativo di entrare.

041 - GERUSALEMME - SALA QUADRATA DEL SINEDRIO - INTERNO NOTTE

In CT, nella Sala Quadrata, vengono inquadrati tutti i componenti del Sinedrio: Caifa (il sommo sacerdote), i farisei e gli scribi. Regna un tale chiasso da far presagire una condanna a morte. I farisei gridano, si afferrano l'un l'altro per le maniche. Altri alzano le braccia inorriditi, agitano convulsamente le mani. Altri ancora osservano gli eventi con occhi minacciosi.

Nel frastuono generale emergono frasi diverse e confuse. Qualcuno dei presenti viene ripreso in FI, MF o PP, alternando le inquadrature con un CT della sala, sempre in totale fermento.

FARISEI - SACERDOTI


Dal romanzo di                                                                         36                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Egli vuole lottare con noi. Aizza

i  contadini.  Sobilla  il  popolo.

Anche  prima  era  così.  Non  ha

rispetto per il Sabato. Si! Vìola

il  Sabato,  lo  sanno  tutti!  E

adesso  svìa  il  popolo.  Se  il

popolo  cessa  di  seguire  i  nostri

insegnamenti,  sarà  divorato  dai

pagani.  Israele  perirà.  Israele

non  può  perire!!  Il  popolo  è

nostro.  Il  popolo  deve  restare

con noi.

FI di Caifa.Di spalle compare la figura di un Uomo (Gesù)incatenato e visibilmente sofferente per le percosse subite dalle guardie del Tempio. Il suo volto resta nascosto. Caifa lo indica, poi si strappa le vesti inorridito con un gesto palesemente spettacolare.

STACCO

042 - GERUSALEMME - UN PORTICO DEL TEMPIO - ESTERNO NOTTE

In CT viene inquadrata lateralmente la figura di uomo con un abito dalla trama fine e ben lavorata. Appare voltato. Sullo sfondo Giuda, visibilmente trafelato ed inquieto, riceve una borsa da un incaricato del Tempio. Due guardie, poste accanto all'inviato, lo respingono intimandogli di allontanarsi velocemente e sparire. Giuda, prima riluttante, poi con passo incerto, raggiunge l'uomo e rallenta. I due si scambiano uno sguardo fortemente espressivo e finalmente appare la figura dell'uomo: è Saulo con sembianze giovanili. Giuda, con un chiaro senso di confusione nella testa, misto ad incertezza, delusione e rabbia, guarda Saulo.

PAOLO

Ascolta. Dimmi: chi credi che sia

il tuo maestro?

GIUDA

Non so... non so... Egli dice che

è il Figlio dell'Uomo...

PAOLO

(Afferrandolo             per             il

mantello)

E tu? Tu chi credi che Egli sia?

Saulo lo osserva con preoccupazione ed inquietudine per gli eventi che pare presagire. Nello stesso tempo gli afferra con tenacia il braccio, come se volesse trattenerlo forzatamente.

GIUDA

(Con        il        fiato        pesante,

incertezza e delusione)


Dal romanzo di                                                                          37                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Non  lo  so...  non  lo  so...  Io

credevo.  Io...  io...  Egli  è  il

Messia...        Egli         era...         Malki

Masiach.  Ma  ora  non  lo  è  più!

Egli             ha           rigettato           tutto!

E'impazzito. Non so... non so.

Giuda osserva la sua borsa, la soppesa, si libera dalla morsa di Saulo ed esce velocemente dall'inquadratura andando incontro alla mdp. Saulo ne segue brevemente l'uscita.

PPPdi Saulo mentre osserva inquieto l'allontanamento di Giuda.

DISSOLVENZA AL NERO IN CHIUSURA

043 - GERUSALEMME - OLIVETO FUORI LE MURA - ESTERNO GIORNO

DISSOLVENZA DAL NERO IN APERTURA

FIdi Luca che, addossato ad una pietra, dorme ancora.

Particolaredei piedi di un uomo che si incammina lungo unsentiero. Porta calzari ben rifiniti. Il passo appare lento ma sicuro, come se sapesse già dove andare.

CTdi Timoteo e Gaio che dormono profondamente accanto ad unalbero di olivo.

Particolaredei piedi dello stesso uomo che si incammina.

PPdi Paolo. Copre il suo viso in lacrime con il lembo del suoimatio. L'inquadratura si apre lasciando apparire alle sue spalle Menahem. L'uomo ha uno sguardo cupo ed una mano nascosta nella tasca del mantello.

PAOLO

(Voltandosi         e          con          un

flebile e sereno sorriso)

La pace sia con te fratello.

Menahem non risponde ma si avvicina a Paolo.

(Ancora                          sorridendo.

Soavemente)

Perché vuoi uccidermi?

Menahem scoppia a ridere cercando di nascondere il proprio imbarazzo. Tira fuori la mano dalla tasca poi fa un gesto di noncuranza.

MENAHEM

(In tono beffardo)

Chi   ti   ha   detto   che   voglio

ucciderti?  Non   temere.   Ti   ho

riconosciuto.  Però  vedo  che  tu

non  riconosci  me.  Dunque  Paolo,

non sai chi sono?


Dal romanzo di                                                                         38                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


PAOLO

(Annuendo)

Lo   so.   Ora   lo   so.   Ti   ho

riconosciuto. Sei Menahem.

Menahem porge un inchino come se volesse burlarsi di Paolo e nuovamente fa una fragorosa e rozza risata.

MENAHEM

(Girando  in tondo  a Paolo.

Con spavalderia)

I miei rispetti.... Dunque mi hai

riconosciuto!  Molto  bene.  Vedo

che sei tornato a Gerusalemme.

PAOLO

Sono tornato.

MENAHEM

Me  lo   hanno  detto.  Da   tempo

aspettavo il tuo arrivo.

FIdi Luca che, addossato ad una pietra, dorme ancora. La lucedel sole comincia a colorarne le vesti.

PAOLO

Aspettavi? Perchè?

In CL si vede Gerusalemme ed il sole che sorge.

MENAHEM

FC. Come perchè? Te ne sei andato

senza  dire   niente,   eppure   il

nostro  giuramento  dura  ancora.

Hai forse dimenticato?

MFDi Menahem.

Tu,  che  eri  così  zelante.  Mi

hanno detto che sei cambiato. Sei

un  seguace  di  quel...  Nazareno.

Non   volevo   crederci.   Tu,   un

seguace di un Messia morto?

CT. Paolo guarda impavido gli occhi di Menahem colmi discherno.

PAOLO

Ti hanno detto la verità. Sono un

servo  di   quel  Messia  di   cui

parli.


Dal romanzo di                                                                          39                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


MENAHEM

(Con         voce          sempre          più

minacciosa)

Di quel Cristo?

PAOLO

Si!

MENAHEM

(Gridando)

E  per  Lui  hai  preso  la  spada  di

Giuda?

PAOLO

(Con meraviglia)

Non ho preso la spada.

MENAHEM

L'hai  presa.  Se  non  per  il  tuo

Messia, per te. Ci conosciamo! Un

tempo  dicevamo:  forse  il  Messia

non  arriverà,  forse  il  Messia

bisogna        crearlo...        Eh?        Anche

questo hai dimenticato?

PAOLO

No,          non           l'ho           dimenticato,

Menahem.

Paolo si passa una mano sulla fronte, come se volesse cancellare da essa una immagine sbiadita.

Non l'ho dimenticato.

FLASH BACK BIANCO

044 - MASADA - SENTIERO ROCCIOSO DI MONTAGNA - ESTERNO GIORNO

Appare improvvisamente una giornata fredda e nuvolosa. La pioggia, frammista a nevischio, scende fitta. Due uomini seguono un impervio sentiero di montagna, stretto e tortuoso; si arrampicano a fatica fra sassi enormi. Sono Paolo e Menahem con sembianze giovanili. Menahem porta con se una spada avvolta in un panno di lino. In lontananza si intravedono le mura di una città e un lago. I due giovani, giunti in cima alla montagna, cercano un nascondiglio. Trovatolo, Paolo si fa porgere la spada e la introduce in una fessura della roccia; quindi la ricopre facendosi aiutare e lasciando un segno.

FLASH BACK BIANCO

045 - GERUSALEMME - OLIVETO FUORI LE MURA - ESTERNO GIORNO


Dal romanzo di                                                                         40                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


PAOLO

(Con voce soave e mite)

Non  l'ho  presa.  Te  lo  assicuro.

Non  ne  avevo  bisogno.  Ed  io  ti

prego, Menahem: se la spada non è

là,  dove  l'abbiamo  messa,  non

cercarla più.

Menahem ride con sarcasmo.

MENAHEM

Non  dovrei cercarla?  Cioè dovrei

rinunciare        alla         lotta,         alla

grandezza,  alla  possibilità  di

essere  libero?   E'   questo   che

vuoi,  vero?  No!  Se  non  libererò

la  nazione,   la   seppellirò.   E

anche         tu          morirai          se          non

restituisci  la  spada.  Vieni  con

me a Masada.

PAOLO

(Con voce forte e decisa)

Io  non  l'ho  presa  e  comunque  non

verrò  con  te  perché  non  voglio

che qualcuno la tocchi. E' finito

per noi il tempo della spada.

MENAHEM

Tu, canaglia!!

Gli occhi di Menahem fiammeggiano, lanciando su Paolo uno sguardo di fuoco. La sua mano si stringe con forza sul coltello appena estratto dalla tasca, quindi si appresta a sollevarla per colpire, ma d'improvviso resta come paralizzato. Arretra lentamente ardendo ancora di rabbia. I suoi occhi incrociano quelli di Paolo che, senza battere ciglio, sembra sostenere la lotta, il confronto, senza alcuna paura.

Pensaci  e  restituisci  la  spada!

Altrimenti, morirai...

Paolo osserva le sue mani tremanti avvolte nelle bende di lino. Queste lentamente cominciano a sanguinare. Poi, con una espressione di pace, mista a sofferenza, volge i suoi occhi verso quelli di Menahem.

PAOLO

Ascolta   fratello.   Io   non   Lo

tradirò;  anche  se  mi  toccherà

pagare molto caro per questo.

MENAHEM


Dal romanzo di                                                                          41                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Pensaci. Perchè ti ucciderò senza

alcuna pietà.

Si volta bruscamente in direzione della città e si allontana velocemente, con il sole, la cui luce più vigorosa, sale all'orizzonte.

FI di Paolo. Entrano in campo Luca Timoteo e Gaio,risvegliatidalle minacce di Menahem. I tre discepoli si accostano al maestro con visi perplessi, in cerca di una spiegazione.

LUCA

Chi era Paolo?

PAOLO

(Dopo  una  breve  pausa  di

riflessione)

Il mio passato.

LUCA

Chi?....

PAOLO

(Sbrigativamente,        con        la

chiara             intenzione             di

cambiare discorso)

Ascoltate  fratelli.  Domani  andrò

solo al Tempio.

I tre discepoli accennano una debole reazione di disappunto.

Voi  tornerete  alla  comunità  di

Gerusalemme.         Lì          Giacomo          vi

indicherà        la         strada.         Quella

preparata per voi.

LUCA

Sento un pericolo Paolo....

PAOLO

....  Non  vi  preoccupate  per  me.

Ricordate   fratelli   che   sarete

giudicati sull'amore.

Luca, Timoteo e Gaio siedono accanto all'apostolo, in ascolto quasi contemplativo.

Non  abbiate   alcun   debito   con

nessuno,  se  non  quello  di  un

amore vicendevole; perché chi ama

il  suo  simile  ha  adempiuto  la

legge.  Infatti  il  precetto:  Non

commettere              adulterio,               non


Dal romanzo di                                                                         42                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


uccidere,          non           rubare,           non

desiderare        e        qualsiasi        altro

comandamento,        si        riassume        in

queste parole: Amerai il prossimo

tuo  come  te  stesso.  L'amore  non

fa nessun male al prossimo: primo

compimento della legge è l'amore.

Su, andate ora, abbiate fede e...

ricordate  le   parole   di   Gesù:

chiunque si volta indietro, non è

degno di chiamarsi mio discepolo.

Luca, Gaio e Timoteo fanno cerchio intorno a Paolo, istintivamente lo abbracciano, consapevoli che quel gesto per loro, ora rappresenta forse l'ultimo saluto.

La mdp inquadra il gruppo dall'alto e lentamente esegue una carrellata verticale (Dolly).

STACCO

046 - GERUSALEMME - CORTILE ESTERNO DEL TEMPIO - ESTERNO GIORNO

Paolo cammina tra la folla di fedeli, sorridente. Sembra avere nel cuore una gioia profonda per il servizio al Santuario che si appresta a fare. Accarezza i bambini, saluta gli uomini che acquistano gli animali per il sacrificio, passa attraverso le bancarelle dei cambia valuta. Il frastuono è generale.

Ad un certo punto si intravvede la porta che separa il cortile esterno da quello interno. Ai lati dell'ingresso più guardie controllano la calca dei fedeli. Attraverso una gradinata di ingresso, i pellegrini, entrano ed escono a fatica.

Dettaglio di una tavolettache riporta la scritta in aramaico:

I PAGANI CHE OLTREPASSANO QUESTA PORTA SARANNO RESPONSABILI

DELLA PROPRIA MORTE.

(In sovra impressione appare la traduzione)

Paolo alza il capo e si sofferma sulla scritta; poi esce dal campo visivo della mdp.

Due fedeli si accostano ad una bancarella e acquistano una cesta piena di uva, pane, olive e fichi.

Un sacerdote, ad un lato della porta, riceve i doni dei fedeli, li passa ad un suo subalterno e si appresta, con grandi forbici, a tagliare i capelli di quelli che hanno già versato il loro sacrificio.

Entra dunque in campoPaolo ed anche lui si sottopone allastessa procedura della purificazione.

047 - GERUSALEMME - CORTILE INTERNO DEL TEMPIO - ESTERNO GIORNO

La mdpsegue la calca della folla mentre attraversa la porta esi introduce nel cortile interno. Paolo, a fatica riesce ad


Dal romanzo di                                                                          43                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


entrare quando improvvisamente, al di sopra del clamore che regna nel cortile, risuona una voce.

Appare un fariseo che si accorge della presenza di Paolo. Lo riconosce e velocemente gli corre incontro. Si avvicina in tono chiaramente minaccioso a Paolo.

FARISEO

Guardate!             E'             lui!             L'ho

riconosciuto.             Guardate!             Il

traditore!

In CT viene inquadratoPaolo al centro. Si guarda intornoconsapevole degli sviluppi che lo attendono. Centinaia di occhi lo fissano. Tutto il cortile piomba in un rigoroso silenzio.


La mdp esegue qualche veloce PP, ad osservare Paolo con rabbia, inquisitorio.


FIo MF dei presenti, intentidisgusto, sospetto e sguardo


Poi si vedono ancora tutti i presenti. Sembrano essere indecisi sul da farsi, poi cominciano a bisbigliare, prendono lentamente coraggio, si osservano vicendevolmente per cercare tra loro uno che trovi il coraggio dell'iniziativa.

Uno di loro si fa portavoce ed urla.

UN UOMO

E' Paolo!  Guardate!   Ha  profanato

il  tempio!  Ha  fatto  entrare  un

non circonciso!

Immediatamente scoppia uno strepito selvaggio. Tutti i presenti si gettano su Paolo. Lo afferrano per le braccia, per i capelli, per la barba, lo buttano in terra, lo prendono a calci e lo calpestano.

Dall'alto, la mdp stringe l'inquadratura sulla mischia sino a raggiungere in MF il volto di Paolo inondato di sangue. Decine di mani gli strappano le vesti.

Soggettiva di Paoloche osserva gli aggressori dal basso. Vedefacce furiose ed occhi stravolti, bocche spalancate e piene di schiuma, denti balenanti.

PPdel fariseo.

FARISEO

Non  qui!  Non  nel  Tempio!  Qui  non

si può uccidere! Non qui!!

STACCO

048 - GERUSALEMME - UN VICOLO - ESTERNO GIORNO


Dal romanzo di                                                                         44                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


CMDi un gruppo di legionari romani al seguito di un decurionementre corrono.

STACCO

049 - GERUSALEMME - CORTILE INTERNO DEL TEMPIO - ESTERNO GIORNO

La mdp segue la follaaccalcata su di lui mentre lo trascinaattraverso la scalinata nel cortile esterno del Tempio. Paolo appare a brandelli, insanguinato, senza chitone e mantello.

STACCO

050 - GERUSALEMME - UN ALTRO VICOLO - ESTERNO GIORNO

Lo stesso gruppo di legionari romani al seguito di un decurione sbuca correndo da una viuzza, va incontro alla mdp. La mdp ne segue l'azione sino a che questi scompaiono dietro l'angolo diuna casa.

STACCO

051 - GERUSALEMME - ESTERNO DEL TEMPIO - ESTERNO GIORNO

Paolo ora è trascinato all'esterno del Tempio. Dietro di lui viene richiuso con violenza il portone.

La mdp inquadra dal basso Paolo e la calca di persecutori.Ilcerchio di aggressori intorno a lui improvvisamente si apre, le gambe e le schiene si disperdono in preda al panico. Dal fondo sopraggiungono velocemente i soldati romani con a capo il decurione. Un soldato si mette a suonare una piccola tromba per richiamare soccorsi.

I soldati raggiungono Paolo colpendo con decisione quelli più vicini con le lance e gli scudi. Poi formano un ferreo cerchio intorno a lui.

Da lontano, a passo veloce giunge un altro nutrito manipolo di soldati con a capo un centurione che immediatamente entra nel cerchio dei legionari; a due di loro ordina di incatenare l'uomo e di rimetterlo in piedi. Nel frattempo, il resto della coorte respinge a fatica la folla sempre più imbestialita e urlante.

Paolo appare in uno stato pietoso: seminudo, con il corpo pieno di lividi, sangue e fango, barcollante fra le braccia di due legionari.

STACCO

052 - GERUSALEMME - FORTEZZA ANTONIA - INTERNO GIORNO

La mdp segue un uomo. E'il tribuno Claudio Lisia che velocemente, in tutta fretta, percorre un angusto e stretto corridoio. E' seguito da due ufficiali. Due guardie, presenti all'uscita, lo salutano.

STACCO


Dal romanzo di                                                                          45                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


053 - GERUSALEMME - CORTILE DEL PRETORIO - ESTERNO GIORNO

Lisia esce con passo deciso e nervoso sul cortile. Ha uno sguardo chiaramente irritato per i disordini. I due ufficiali, preoccupati, continuano a seguirlo.

La mdp lo segue frontalmente poi apre l'inquadratura facendo entrare in campoPaolo, il centurione, il decurione e tutti isoldati rientrati dal tumulto. Paolo appare incatenato in terra, accanto ad una bassa colonna di marmo con un cerchio di ferro in cima. Con le mani cerca di asciugare il sangue che gli inonda la fronte. Accanto a lui, un torturatore ha fra le mani un ben visibile flagellum, altri due le sferze, in attesa di ordini. All'esterno del cortile del pretorio si sente ancora la folla urlante.

LISIA

Chi sei?

PAOLO

Mi chiamo Paolo.

LISIA

(Osservando            Paolo            con

sdegno e disprezzo)

Parli  la  nostra  lingua.  Di  dove

sei? Sei forse greco?

PAOLO

No. Sono di Tarso.

LISIA

Parla  canaglia!   Che   cosa   hai

detto  o  fatto  alla  folla  per

creare  tutto  questo  disordine?

(Pausa) Dunque?

Paolo muove la testa negando la risposta.

LISIA

(Con              voce               rabbiosa,

gridando)

Flagella!!

Si allontana dal cortile rientrando con i due ufficiali al suo fianco. Due soldati afferrano Paolo, lo spingono in terra. Uno dei due gli appoggia sul petto un piede e gli strappa l'ultimo lembo di abito rimasto. Poi lo legano alla colonna con delle cinghie di cuoio, lo afferrano per i capelli sbattendogli il viso sul marmo.

Particolaredelle mani di Paolo avvolte nelle bende e tremantiper il dolore inferto.


Dal romanzo di                                                                         46                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Con la guancia accarezza la pietra, come se volesse condividere in un abbraccio le sofferenze del suo Gesù.

Paolo  si  volta  sollevando  lo  sguardo  verso  il  centurione.

Appare pallido, febbricitante.

PAOLO

(Inaspettatamente            e            a

fatica)

Il  tuo  superiore  ti  ha  ordinato

di   flagellarmi?   Da   quando   è

permesso  frustare  un  cittadino

romano?

STACCO

054 - CAMERA DI COMANDO DEL TRIBUNO - INTERNO GIORNO

Nella camera entra con passo deciso il centurione. Si avvicina a Claudio Lisia che nel frattempo appare discutere con i due ufficiali osservando carte e mappe su un tavolino. Il centurione saluta e senza indecisione, pervaso da inquietudine, interrompe la discussione.

CENTURIONE

Tribuno.

LISIA

(Infastidito)

Che c'è ancora?

CENTURIONE

L'uomo           afferma            di            essere

cittadino romano.

LISIA

Per  Hecate! Solo  questo mancava!

Dagli  Ebrei  ci  si  può  aspettare

tutto.  Dunque  la  questione  si

complica,  come  tutto  in  questa

maledetta         città          che          divora

procuratori  e  tribuni.  Slegatelo

e  mettetelo in  prigione. Dategli

da  bere,  da  mangiare  e  qualche

straccio da mettersi addosso.

La voce FCdel tribuno Claudio Lisia accompagna le immaginisuccessive in cui Paolo viene trasferito nella prigione di Cesarea.

STACCO

055 - GERUSALEMME - CORTILE DEL PRETORIO - ESTERNO GIORNO


Dal romanzo di                                                                          47                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


La mdp inquadra da una finestra il cortile del pretorio. Una coorte è pronta a partire ed i soldati iniziano la marcia. Vi sono anche schiavi posti su due file, legati con catene alle mani e ai piedi. Un carro, nel cui interno è ben visibile Paolo, li precede. Claudio Lisia osserva le operazioni della partenza.

LISIA

FC      Claudio  Lisia,  all'illustre

Felice,  procuratore  romano.  Ti

invio,  illustre,  un  uomo  di  nome

Paolo, ebreo di Tarso, che i suoi

compatrioti  hanno  aggredito  nel

tempio e volevano uccidere.

DISSOLVENZA INCROCIATA

056 - STRADA PER CESAREA - ESTERNO GIORNO

La coorte, con gli schiavi e il carro, avanza lentamente marciando su una strada battuta. Ai lati appaiono pastori con greggi di capre e pecore.

FCMa io, vedendo che si trattava

di un cittadino romano, e temendo

che        si         perpetrasse         un         tal

crimine,  ho  preso  le  sue  difese.

L'ho  strappato  dalle  mani  della

marmaglia.

DISSOLVENZA INCROCIATA

057 - VILLAGGIO SULLA STRADA PER CESAREA - ESTERNO GIORNO

La coorte entra in un villaggio. Le donne accanto ad un pozzo, ritirano velocemente i loro piccoli. I battenti delle porte vengono prontamente richiusi lasciando trasparire il chiaro desiderio di evitare i pagani impuri.

FC      Dopo  aver  rinchiuso  questo

Paolo   nel   nostro   castro,   ho

ordinato  ai   sacerdoti   e   alle

autorità  ebree  di  precisare  che

cosa avevano da imputargli.

DISSOLVENZA INCROCIATA

058 - STRADA ANTISTANTE LE MURA DI CESAREA - ESTERNO GIORNO

In CL si intravedono le mura di Cesarea. Il sole, calando ad occidente, illumina con un rosso fuoco le nuvole sopra la città. La coorte, con gli schiavi ed il carro di Paolo, entra in campo. Lentamente tutti avanzano verso il portone diingresso.

FC  Pare  che  abbia  visto  un  certo

Uomo  morto,  che  il  procuratore

Pilato                     avrebbe                     fatto


Dal romanzo di                                                                         48                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


crocifiggere,        ma        ciononostante

sarebbe ancora vivo.

DISSOLVENZA INCROCIATA

059 - CESAREA - PRIGIONE NEL PALAZZO DEL PROCURATORE - INTERNO NOTTE

Due soldati romani trascinano Paolo lungo un angusto corridoio della prigione. Senza dire nulla lo spingono brutalmente all'interno di una cella. Uno dei due lo guarda con disgusto e gli lancia del pane ammuffito in terra. L'altro lascia una ciotola di acqua in terra, poi richiude con un catenaccio la cella.

FC    Come  vedi  dunque,  Felice,  è

una  faccenda  di  poco  conto.  Ho

pensato  quindi che  tu, e  la tua

illustre             consorte             potreste

desiderare         di          ascoltarlo          a

Cesarea.

DISSOLVENZA INCROCIATA

060 - CESAREA - CELLA DI PAOLO - INTERNO NOTTE

FI. Paolo appare accovacciato su un pagliericcio e appoggiatoalla fredda parete di pietra. Dal suo volto traspare una chiara sofferenza interiore per il vuoto e la desolazione dei giorni che passano, senza che egli possa continuare la sua missione. La mdp sposta l'inquadratura attraverso la finestrella della sua cella, su una luna piena in PPP, quasi palpabile.

FC     Ho  allora  disposto  che  il

prigioniero  fosse portato  via da

Gerusalemme  per  essere  consegnato

a te.

Su un piccolo colle appare la sagoma di un uomo. Il chiarore della luna ne fa intravvedere leggermente la figura: è Arie. Un debole vento gli accarezza la cuttona di lino, senza maniche, ormai vecchia e sgualcita. Lui appare eretto, ben posato sulle gambe, con un atteggiamento inquieto e insoddisfatto; consapevole che la sua missione non potrà essere conclusa così presto.

Con una carrellata verticale Arie viene ripreso dal retro e sullo sfondo appare l'edificio dove Paolo è incarcerato. Sulle mura adiacenti alcune guardie, illuminate dalle fiaccole e dalla luna, fanno la ronda.

STACCO

061 - CESAREA - ATRIO DEL PALAZZO DEL PROCURATORE - ESTERNO GIORNO

FIdi una fontana che zampilla in una coppa di marmo bianco.


Dal romanzo di                                                                          49                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


FIdel procuratore romano Felice. Indossa una toga, siedecomodamente su un grande seggio dorato, con le gambe muscolose distese davanti a sè. Sulla sua faccia grossa e volgare di liberto si ravvisano boria e cupidigia. La sua consorte Drusilla, siede al suo fianco: giovane, molto bella, con uno sguardo sensuale e indolente.

FIdi una statua dell'imperatore romano.

Nell'atrio appaiono guardie che introducono Paolo, libero dalle catene. Felice, con un cenno della mano ordina ai soldati che lo facciano avanzare. Una delle guardie esegue prontamente l'ordine spintonandolo. Paolo avanza con passo affaticato e resta in piedi davanti ai due consorti, basso, col viso smunto, con la testa inclinata. Felice fa cenno ai soldati di uscire e questi eseguono.

Il procuratore e Drusilla fissano con attenzione Paolo.

FELICE

Dunque,  tu  sei  quel  Paolo  di

Tarso  cui  mi  ha  descritto  il

tribuno Claudio Lisia.

(Con tono perentorio)

Parla.

PAOLO

Di  che  devo  parlare,  o  illustre

procuratore?

FELICE

Ebbene, parla di tutto... di quel

Gesù...  è  per  causa  sua  che  ti

accusano,  non  è  così?  Le  altre

imputazioni sono inezie!

PAOLO

Dici  bene,  illustre  Felice!  Di

nient'altro gli  Ebrei   mi  possono

accusare,  oltre   alla   fede   in

Gesù.

DRUSILLA

(Con curiosità)

Dici che Egli è resuscitato?

PAOLO

(Con gravità)

Si, Drusilla. E' resuscitato!!

Felice e Drusilla si guardano con una espressione che lascia trasparire curiosità e superstizione.


Dal romanzo di                                                                         50                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


FELICE

E come fai ad essere così sicuro,

Paolo?

PAOLO

L'ho visto.

FELICE

(Con diffidenza e timore al

tempo stesso)

L'hai         visto?         Ti         ha         detto

qualcosa?

PAOLO

Si,  illustre.  Mi  ha  detto  di

andare a predicare nel mondo e di

portare il Vangelo affinché tutti

credano.

Il procuratore fa un gesto di non curanza con la mano poi con un movimento delle dita accenna a Paolo di avvicinarsi. Paolo esegue.

FELICE

Ascolta...  Per  caso,  quel  tuo

Resuscitato  non  sa  predire  il

futuro? Eh?

PAOLO

Egli            sa            tutto,             illustre

procuratore.  Ciò  che  fu,  che  è  e

che  sarà.  Non  esiste  segreto  per

lui.

FELICE

(Con  chiara  espressione  di

furbizia)

Ehm,  sai...  forse  il  tuo  Gesù

potrebbe        dirmi        che        cosa        mi

aspetta...

Drusilla batte le mani, e di scatto si alza dalla sedia.

DRUSILLA

Si, si! Che il tuo Gesù ci dica.

Entrambi fissano Paolo aspettando la sua risposta.

PAOLO

(Annuendo con la testa)


Dal romanzo di                                                                          51                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Posso  farti,  Felice,  un'autentica

predizione.

Paolo resta un attimo in silenzio, mentre Felice e Drusilla lo guardano con occhi luccicanti.

PAOLO

Se crederai in Gesù e Lo servirai

fedelmente, avrai  una   vita  piena

di fatiche e di dure prove, ma...

FELICE

(Con  la  delusione  dipinta

sul viso)

Sei uno stupido. E' chiaro.

PAOLO

Non sono uno stupido.

FELICE

E il mio destino?

PAOLO

Tu stesso te lo creerai.

FELICE

(Sul   suo   viso   ora   più

spigoloso,            comincia            a

diffondere la rabbia)

Io  stesso?  E'  troppo  oscuro.  Mi

hanno  predetto  che  mi  ritirerò

all'ombra  di  una  montagna  e  poi

questa vomiterà  fuoco.   Io  dovrei

morire  così  miseramente  e  tu  ti

burli di me?

PAOLO

(Con  fermezza  ed  estrema

calma)

Non crescerai al di sopra del tuo

destino.  Al  di  sopra  della  tua

misura del male e del bene.

FELICE

(Borbottando con disgusto)

La  mia  misura  del  bene  e  del

male?  E  cos'è?  Che  cosa  è  il

bene, e che cosa è il male?

Con un pugno, Felice colpisce il bracciolo dorato del seggio.


Dal romanzo di                                                                         52                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Vedo che non sai predire.

Drusilla posa la sua mano sul braccio del marito, con la chiara intenzione di calmarlo ma di cercare al tempo stesso un conforto e una protezione.

DRUSILLA

Lascialo  stare  Felice.  Ho  paura

di lui.

FELICE

Vedo  che  non  sai  predire.  Ancora

non so che cosa farò di te. Ma i

tuoi mi chiedono di consegnarti a

loro.

STACCO

062 - GERUSALEMME - ANGUSTI VICOLI E STRADINE - ESTERNO NOTTE

La mdp segue in piano sequenza tre uomini: sono Menahem e due sue guardie del corpo. Camminano con passo affrettato fra i vicoli e le stradine anguste e deserte di Gerusalemme, col chiarore della luna, in una notte asciutta, opprimente e silenziosa. La sua prima guardia anticipa il passo, attenta, tesa, circospetta, controllando le vie di accesso; l'altra lo segue guardandogli le spalle e verificando che nessuno li segua.

Appare così una piazzetta. Entrano in campo Menahem e le sue due guardie del corpo. Queste si accostano ad un portone, sempre guardandosi intorno circospette. Menahem, in attesa, comanda ad uno dei suoi sicari di bussare. Subito viene eseguito l'ordine e poco dopo viene aperto. Appare la figura di un servo della casa che riconoscendoli, accenna un debole inchino e li invita ad entrare. I tre, prontamente si introducono in casa, uno alla volta e concedendo la precedenza a Menahem. Il portone viene rapidamente richiuso.

STACCO

063 - CASA DI TERTULLIO - SALA PIU'INTERNA - INTERNO NOTTE

FIdel padrone di casa. E' Tertullio: basso, calvo, con gliocchi azzurri in continuo movimento. Vestito con tipico abbigliamento fariseo: con i filatteri sulla fronte e sul braccio, ed un lungo mantello con ampie pieghe e ornato di nappe. Con passo sicuro ed il sorriso sulle labbra va incontro a Menahem. Tuttavia dal suo sguardo trapela una punta di inquietudine accuratamente dissimulata.

TERTULLIO

(Salutando         l'ospite         con

effusione)

Benvenuto  Menahem.  La  pace  sia

con  te.  Mi  rallegro  di  vederti.


Dal romanzo di                                                                          53                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Lascia che la mia servitù ti lavi

i   piedi,   e   poi   accetta   una

modesta cena.

La mdp allarga il campo visivo lasciandovi entrare Menahem con le sue guardie del corpo e alcuni servi di casa lì presenti. Tertullio schiocca leggermente le dita e con gesti consueti ordina agli schiavi di imbandire rapidamente la tavola. Questi con un inchino cominciano ad organizzare la cena uscendo dalla inquadratura.

STACCO

064 - CASA DI TERTULLIO - TERRAZZO - ESTERNO NOTTE

Tertullio e Menahem sono adagiati su comodi canapè. Dinnanzi a loro è imbandito abbondante cibo e l'olio bollente delle lampade lì presenti, schioppetta e illumina l'intero terrazzo.

TERTULLIO

Bevi Menahem. Noi farisei abbiamo

promesso   di   digiunare   per   i

peccati  di  molti.  Ma  questo  non

riguarda te.

MENAHEM

Tertullio,  non  sono  venuto  qui

per   parlare   di   purificazione.

Voglio  comunicarti  una  cosa  che

sicuramente        ancora         non         sai.

Felice è  stato   destituito.  Andrà

esiliato  in  una  città  chiamata

Pompei.  E'   arrivato   il   nuovo

procuratore capisci!?

TERTULLIO

(Con amabile meraviglia)

Oh!

Fa cenno ad un servo di versare del vino all'ospite e questi esegue.

STACCO

065 - STRADA CHE CONDUCE A CESAREA - ESTERNO NOTTE

In CM appare una colonna di uomini a cavallo. Proseguono lentamente, con cautela, avvicinandosi alla mdp. Sono una decina di sicari assoldati da Arie. In testa alla colonna, pure a cavallo appare proprio Arie.

STACCO

066 - CASA DI TERTULLIO - TERRAZZO - ESTERNO NOTTE

TERTULLIO


Dal romanzo di                                                                         54                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Una  notizia  davvero  interessante.

Ne sei sicuro Menahem?

MENAHEM

Si.  Il  nuovo  procuratore  domani

sarà qui a Gerusalemme. Si chiama

Festo.

TERTULLIO

Benissimo.  Sicuramente  vorrà  che

sia  fatta  un'offerta  al  Tempio  e

noi ne otterremo grossi vantaggi.

MENAHEM

Naturalmente,        naturalmente.        Ma

c'è              una              questione              più

importante.  Questo  procuratore  è

considerato         molto         indulgente.

Forse        vorrà         liberare         alcuni

prigionieri.

TERTULLIO

Alludi  sicuramente  a  Paolo  di

Tarso.

MENAHEM

Si. Alludo a lui.

Beve il vino dalla coppa.

TERTULLIO

(Giocherellando         con         una

nappa del suo mantello)

E allora?

STACCO

067 - CESAREA - COLLINE ADIACENTI LA STRADA - ESTERNO NOTTE

I sicari scendono da cavallo.

Arie dà ordine di disperdersi e trovare riparo. Si accingono chiaramente ad organizzare una imboscata.

MENAHEM

FC    Un  mio  fidato  lo  osserva  da

tempo.             Ben             nascosto,             e

cautamente             ne           segue           ogni

spostamento.

PPDi Arie. Appare febbrilmente nervoso, inquieto per l'attesa.


Dal romanzo di                                                                          55                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa

068 - CASA DI TERTULLIO - TERRAZZO - ESTERNO NOTTE

MENAHEM

Paolo, una volta libero non resterà da queste parti. Partirà sicuramente per l'Asia.

TERTULLIO

(Con indignazione)

Per fare del proselitismo. Per distogliere la gente dalla sinagoga! Lo sai Menahem, che per colpa dei suoi insegnamenti

dappertutto diminuiscono le offerte? Abbiamo chiesto molte volte a Felice di sottoporlo al giudizio del Sinedrio senza aver mai avuto soddisfazione.

(Riflessivo)

Sembrava come se avesse timore di lui.

MENAHEM

(Senza  guardare  Tertullio  e

rigirando  la  coppa  fra  le

dita.)

Allora chiedetelo a Festo.

TERTULLIO

E se rifiuta?

MENAHEM

Probabilmente rifiuterà se gli confessate che desiderate la morte di Paolo. Ma ditegli che volete riesaminare il caso di un uomo che per colpa di Felice soffre ingiustamente.

TERTULLIO

(Con stizza)

Ingiustamente. E poi? Se non ci consegna Paolo?

MENAHEM

Ho pensato anche a questo. Allora fate il processo a Cesarea. E proclamate l'innocenza di Paolo! Ma al tempo stesso esigete che


Marcello Fiorentino

STACCO


Dal romanzo di                                                                         56                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


venga  con   voi  al  Tempio   per

purificarsi.  In  fin  dei  conti  è

un fariseo.

TERTULLIO

(Interrompendolo  e sputando

a terra)

E'   un   cane   impuro,   non   un

fariseo.

(Ora  con  calma  lucida  e

fredda)

E voialtri? Che farete?

MENAHEM

Lascia  il  resto  a  noi.  Ho  solo

bisogno di trecento talenti.

STACCO

069 - CESAREA - COLLINE ADIACENTI LA STRADA - ESTERNO GIORNO

CLLa mdp inquadra il mare adiacente e con una carrellata orizzontale, allargando il campo, mostra i versanti collinariche terminano sulla strada che conduce a Cesarea.

La mdp si ferma in CTsui cavalli dei sicari; legati aglialberi di olivo e sparsi disordinatamente sul colle.

Con una serie di FI, MF, PP, PA, la mdp inquadra i sicari appostati dietro arbusti, grossi massi, in attesa dell'assalto. Gli uomini appaiono febbricitanti, concentrati e determinati. Indossano abiti sgualciti, sporchi di polvere, ed impugnano lunghi coltelli. Hanno visi sudati e rugosi, barbe poco curate, cicatrici. L'intero ambiente appare verdeggiante e fiorito, ricco di alberi e cespugli, di boschetti e vigne, malgrado l'estate torrida e la calura presente.

Particolaredal retro dei piedi sporchi e dei calzariimpolverati di Arie. Nella inquadratura si staglia una lunga ombra sul selciato, a testimoniare il sole basso al tramonto. Sullo sfondo, la strada discende lungo il colle nascondendo la vallata. Quindi, sempre dal retro, con una carrellata verticale, la mdp sale lungo la figura di Arie lasciandoapparire l'intera vallata e in lontananza le mura di Cesarea.

Lungo la strada, con passo veloce, avanza un ragazzo, di aspetto non ancora maturo ma sveglio e servile. Questi sbracciandosi richiama l'attenzione di Arie.

RAGAZZO

Arrivano...

Quindi raggiunge il capo dei sicari.

(In  affanno  per  la  lunga

corsa)


Dal romanzo di                                                                          57                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Tre  uomini  in  groppa  ad  asini.

Non  sono   romani...   e   nemmeno

contadini.

Tre uomini, in groppa ad asini, risalgono lentamente lungo la strada della collina. Sono Tertullio e altri due sacerdoti. Sono reduci dal processo a Cesarea che vede imputato Paolo. Appaiono stanchi per la fatica del giorno e la marcia.

SACERDOTE A

(Con voce irritata)

Ma  da  dove  arriverà  il  Messia?

Non  lo  sappiamo.  Perfino  lui  non

saprà        di        essere        il        Messia.

Soltanto quando  verrà   nel  Tempio

e farà sgorgare una fonte...

Giunti a pochi passi da Arie, bruscamente si interrompe.

FIdi Arie. Appare saldamente fermo nel mezzo della strada, conuna mano pronta ad afferrare il coltello da una tasca.

CTdei tre sacerdoti sorpresi e quasi presi dal panico.

SACERDOTE B

Chi sei? Siamo devoti dottori che

pregano        per         tutti         i         figli

d'Israele.

ARIE

(Con voce vibrante)

C'è tra voi il rabbi Tertullio?

SACERDOTE B

(Con        voce        spaventata        e

bassa)

E  anche  se  ci  fosse?  Che  cosa

vuoi?

Arie si fa brutalmente largo tra gli asini. Quindi afferra per la manica Tertullio.

ARIE

Sei tu, rabbi?

TERTULLIO

(Tremante di paura)

Si, e allora? Chi sei? Che vuoi?

ARIE

Sono Arie, il figlio di Johannan.


Dal romanzo di                                                                         58                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


TERTULLIO

(In tono più tranquillo)

Ebbene,        perché         gridi         tanto?

Perché ci molesti?

Arie lo tira per il mantello disarcionandolo, poi afferra l'esile braccio premendolo con forza.

ARIE

Che  ne  è  di  Paolo?  Lo  avete  con

voi?

SACERDOTE A

Quella        canaglia!         Quel         porco

rognoso! Quell'impostore!

ARIE

(Interrompendo          con           una

terribile  reazione  e  sempre

rivolto a Tertullio)

Cosa? Parla!

Strattona Tertullio.

TERTULLIO

(Con         voce          tremante          e

lamentosa)

Quel        ladrone...        Arie...        quel

porco...        si         è        appellato         a

Cesare...  al   cesare   di   Roma.

Vigliacco!        E         quello         stupido

romano  ha  detto  che  lo  manderà

là...          gli           abbiamo           offerto

dell'oro.

UN SICARIO

FCOro, Arie!

ARIE

(Con        voce        spaventosa        e

delirante)

Lo manderà a Roma? A Roma!?

TERTULLIO

(Gemendo)

Si.   Si,   ma    noi   lo    abbiamo

maledetto.             Per             i             sette

arcangeli...        affinché        il        suo

viaggio  sia  irto  di  pericoli...

affinché           sia            preso            dalla

disperazione.


Dal romanzo di                                                                          59                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


ARIE

(Riflessivo e delirante)

Lo manderà...a Roma.

Serra i denti ed emette un grido lungo e selvaggio.

Noooo!!

Con una mossa fulminea afferra il coltello e lo immerge fino all'impugnatura nel petto di Tertullio. Poi lo estrae con altrettanta decisione e violenza.

PPdi Arie: pago del suo gesto violento.

La mdp inquadra i piedi di Arie e il selciato della strada. Tertullio entra in campomentre stramazza a terra, privo divita, con il sangue che gli esce dalla bocca e gli occhi sgranati, a voler testimoniare l'ultimo tragico e violento evento della sua vita.

STACCO

070 - CESAREA - CELLA DI PAOLO - INTERNO GIORNO

In FI, dietro le sbarre appaiono una guardia romana ed un centurione: non più giovane e brizzolato. Ha un volto largo e scuro, screpolato dai venti, dalla canicola e dal gelo. E' il tipico pedante esecutore di ordini militari, senza crudeltà. Appare robusto, con una espressione che lascia trasparire la soddisfazione per quella sua ultima missione, prima di godere della pensione a Roma.

Ordina di aprire la cella e la guardia esegue. Il centurione si ferma sulla soglia, posa entrambe le mani sui fianchi, osserva attentamente Paolo. Quindi entra.

FIdi Paolo. Appare accovacciato su un pagliericcio. Le manisono sempre avvolte da un misero panno di lino. E' visibilmente sereno e consapevole del viaggio che lo attende a Roma. Sul viso appare una chiara felicità ma anche una stanchezza per il lungo tempo di prigionia.

PAOLO

Il signore sia con te, romano!

PPdel centurione. Ride reagendo alla frase di Paolo.

GIULIO

(Guardando             Paolo             con

curiosità)

Ti   saluto,   Paolo.   Mi   chiamo

Giulio.  E  così  verrai  a  Roma  con

me. Dicono che ti sei appellato a

Cesare.

PAOLO


Dal romanzo di                                                                         60                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Mi sono appellato e sono contento

di andare.

GIULIO

(Con sorpresa e diffidenza)

Tieniti  pronto!  Salperemo  domani

o        dopodomani.        Siamo        già        in

ritardo,  sono  le  ultime  navi  che

prendono il mare.

Fa per uscire ma ad un tratto sembra ricordarsi qualcos'altro. Tira su il naso, si passa la mano sulla parte destra del ventre.

Sei pratico di cure? Ho un dolore

qui.  Non  posso  mangiare  grassi,

il  vino  mi  nuoce...  Voi  ebrei,  a

quanto  pare,   avete   dei   buoni

medici.

PAOLO

(Con  gioia  ed  un  leggero

sorriso)

No Giulio, non sono un medico. Ma

ho        un        amico,        un        greco        di

Antiochia,        che        è        un        grande

medico.         Anche          lui          vorrebbe

recarsi  a   Roma...  Se  tu   gli

permettessi          di           venire           con

noi...Potrebbe esserti utile.

GIULIO

(Con una debole esitazione)

Va  bene.   Quel  tuo  amico   può

venire  con  noi!  Scrivigli  due

righe, e io stesso gli manderò un

corriere, perché si affretti.

CTGiulio esce facendosi riaprire la cella.

FIdi Paolo con un evidente sguardo di gioia e commozione. Siaccosta alle sbarre, vi si appoggia pesantemente osservando Giulio che si allontana con passo deciso.

STACCO

071 - PORTO DI CESAREA - ESTERNO GIORNO

Nel porto di Cesarea appare una nave con una doppia fila di rematori. Il vento soffia impetuoso penetrando nel porto. Il mare batte contro gli enormi macigni che formano il frangiflutti. Sulla baia volteggiano gabbiani. Il capitano della nave incita i marinai a far presto. Le vele restano piegate. Ad un certo punto, un guardiano lancia un forte grido e subito gli schiavi immergono i remi in acqua. La nave comincia a muoversi sulle acque calme del porto. L'agile legno


Dal romanzo di                                                                          61                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


dalle fiancate nere, vibra dirigendosi verso l'uscita, facendosi sempre più leggero e veloce. Doppia speditamente il faro all'estremità del molo e si abbandona con grazia al dondolìo delle onde in mare aperto.

STACCO

072 - NAVE - MARE APERTO - ESTERNO GIORNO

CTAppare Giulio seduto su un suo bagaglio, accanto a grosseballe contenenti le sue ricchezze, accumulate in tanti anni di guerra. Accanto a lui siedono, su grossi rotoli di corde, Paolo (in catene), con i polsi scorticati e le bende sulle mani, Luca ed un soldato della scorta (Capitone). Questi è un giovane greco, con la faccia larga e scura, la corporatura robusta e una chiara espressione di soddisfazione per l'incarico che lo porterà a Roma. Tra lui e Paolo, una catena li tiene saldamente vincolati.

Le vele sono ormai gonfie e si sente il battito regolare dei remi insieme ai comandi del guardiano rivolto ai rematori. La nave segue le onde di un mare increspato, che oppone resistenza, sollevandosi ed immergendosi in continuazione.

La mdp inquadraLuca dal retro e Giulio frontalmente. Questi haevidenti segni di malore e nausea. Luca tira fuori dal suo sacco alcuni limoni e li porge a Giulio.

LUCA

Succhiali,   Giulio.   E   proverai

sollievo.

Giulio li afferra, accenna col capo un leggero ringraziamento e ne prova il succo, sentendo subito un pò di sollievo. Quindi, dondolando in coperta, comincia a passeggiare osservando i passeggeri presenti. La mdp ne segue gli spostamenti.

Un uomo, seduto accanto al bordo della imbarcazione, osserva Paolo con occhi attenti e rapaci. E' Arie il quale, ad un certo punto alza lo sguardo verso Giulio che entra in campo. E' pervaso da profondo odio anche per il centurione. Senza sosta tiene la mano infilata sotto il mantello, come per stringere l'impugnatura di un coltello.

PAdi Giulio. Il centurione nota Arie ed il suo sguardo. Appareimpensierito e sospettoso. Continua a succhiare il limone.

Giulio avanza verso il soldato Capitone. Gli indica Arie senza farsi scorgere da questi. Il soldato sposta lo sguardo verso Arie.

GIULIO

Lo vedi?

CAPITONE

Lo vedo, Giulio.


Dal romanzo di                                                                         62                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


GIULIO

Tienilo d'occhio. Non mi piace.

Si accosta a Paolo fissandolo negli occhi.

(A Paolo)

Ascolta.  Quando saremo  a Sidone,

mi  prometti  che  non  cercherai  di

scappare, se ti lascio entrare in

città?

PAOLO

(Annuendo con gravità)

Non scapperò.

GIULIO

Bene.

(Rivolgendosi a Capitone)

Tu andrai con loro.

(Voltandosi verso Paolo)

Fate          provviste,           perché           il

capitano        pensa        che        sarà        un

viaggio lungo e difficile.

PAOLO

Che   Gesù,   nostro   Signore   ti

ricompensi.

GIULIO

Guarda quello là.

(Indicando il giovane Arie)

Lo conosci?

PAOLO

(Spostando  lo  sguardo  verso

Arie)

No.

GIULIO

Ti  guarda  come  se  gli  avessi

ucciso il padre e la madre.

PAOLO

Molti mi guardano così, Giulio.

STACCO

073 - PORTO DI SIDONE - ESTERNO GIORNO


Dal romanzo di                                                                          63                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Paolo (in catene), con i polsi scorticati e le bende sulle mani, Luca e il soldato di guardia (Capitone) scendono a terra attraverso la passerella. Quindi entra in campo Giulio che, già presente sul molo, li attende e li fa passare.

La mdp stringe l'inquadratura sulla FI di Giuliomentre Paolo,Luca e la guardia ne escono. Giulio, con molta attenzione, osserva le operazioni di sbarco delle merci e dei viaggiatori.

Paolo Luca ed il soldato si allontanano percorrendo il molo, brulicante di operai, marinai, schiavi, commercianti. Tutti presi nei loro quotidiani lavori.

Arie, molto debole, si alza in piedi. Si avvolge nel mantello e vacillando, comincia ad avanzare fra la gente verso il ponticello di sbarco.

Arie, discendendo dalla passerella, incautamente continua ad attirare l'attenzione di Giulio il quale lo ferma dopo averlo osservato con molta attenzione. Con la mano posata con indifferenza sull'impugnatura del gladio, gli sbarra l'uscita con il proprio corpo.

PAdi Arie che fermandosi osserva Giulio con rabbia mal celata.Poi, segue con lo sguardo il gruppetto che si allontana sul molo.

Particolaredella mano di Giulio sulla impugnatura del gladio.

PPdi Arie

ARIE

(Con voce dura e roca)

Togliti di mezzo.

GIULIO

(In tono beffardo)

FCDove corri così?

Particolaredella mano di Arie che istintivamente si infilasotto il mantello.

Giulio, altrettanto rapidamente sguaina la spada e la punta sul petto del ragazzo. Arie indietreggia sollecitato dalla punta del gladio.

GIULIO

(Con durezza)

Torna al tuo posto.

Arie raggiunge il suo giaciglio e Giulio torna a sedere sui suoi sacchi in coperta. Prende una caraffa lì vicino e ne beve il contenuto, poi batte con soddisfazione la mano sui suoi sacchi.

STACCO


Dal romanzo di                                                                         64                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


074 - NAVE - MARE APERTO - ESTERNO GIORNO

Con una inquadratura aereaappare la biremi in mare aperto,sballottata dal mare mosso.

A poppa, in coperta, Paolo è avvolto nel suo mantello. Sembra raccontare a Luca dei suoi viaggi e questi reagisce con attenzione e profondo interesse. Sono entrambi accostati al bordo della nave.

Dettagliodei remi che affondano ritmicamente in acqua,emergendo e rituffandosi, tra gli schizzi e la schiuma prodotta dalle onde.

FIdi Paolo e Luca sempre accostati al bordo dell'imbarcazione.Paolo dà una affettuosa pacca sulla spalla di Luca che resta voltato a guardare il mare, ed esce dal campo.

FIDi marinai che eseguono gli ordini del capitano: tirandofuni, spiegando vele, facendo nodi.

La mdp seguePaolo, che camminando lungo il bordodell'imbarcazione, si accosta ad un barile. Più in là Giulio sembra dormire profondamente sui suoi sacchi. Paolo, raggiunto il barile, prende una ciotola che porta alla cintura e la riempie di acqua.

MFdi Arie che appare accasciato e sofferente lì accanto.

La mdp in dettaglio segue il percorso della catenaposta fraPaolo e Capitone. Quindi giunge, allargando il campo, sino al volto del soldato. Questi sta sonnecchiando.

MFdi Arie. In campo entra Paolo il quale si china, allunga lamano con la ciotola e gliela porge.

PAOLO

Bevi.

Con una mossa fulminea Arie afferra la ciotola, beve avidamente fino in fondo. Poi emette una smorfia di rabbia, si appoggia su un gomito e tende la mano per afferrare una borsa lì accanto. In campo entra il piede di Capitone che, schiacciando con forzail braccio di Arie, ne ferma il delittuoso tentativo di afferrare ancora una volta un coltello. Arie solleva il capo guardando in faccia Capitone con una smorfia di sfida.

CAPITONE

(A Paolo, indicando Arie)

FI          Non           ti           azzardare           ad

avvicinarti a questo qua.

Lo strattona tirandolo per la catena.

STACCO

075 - NAVE - UNA BAIA DI CIPRO - ESTERNO NOTTE


Dal romanzo di                                                                          65                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


In coperta tutti i viaggiatori, sparsi e rannicchiati, dormono profondamente. Il mare appare calmo, e battendo contro la nave, di tanto in tanto, sembra gemere. La biremi, ancorata in una piccola insenatura coperta dai venti, si lascia dondolare da un vento leggero. Il fasciame e le travi cigolano. Anche nella stiva gli schiavi riposano ed i loro remi sono ritirati. Ma in lontananza si intravedono grossi e minacciosi nuvoloni. I lampi, seguiti a tempo dai tuoni, proiettano il loro bagliore sulla superficie dell'acqua. La luna fa capolino creando un'alternanza di luci ed ombre. Il timoniere osserva con preoccupazione l'incalzare del cattivo tempo, presagendo l'arrivo di una bufera.

La mdp si avvicina aPaolo stringendo il campo sino ad un PPP.Questi appare disteso, assorto nei suoi pensieri, come in attesa di un tragico evento.

FLASH BACK BIANCO

075 (I) - APPARIZIONE DI SERGIA

Ricompare Sergia in MF. Gli tende le braccia come a volerlo sollevare da terra per poi sorreggerlo e guidarlo. La sua voce, con un chiaro riverbero, sembra provenire da un altro tempo, un altro luogo lontano.

SERGIA

L'amore  non  avrà  mai  fine.  Sento

che  tu  Paolo,  conquisterai  il

mondo che ora è di Roma.

DISSOLVENZA INCROCIATA

075 (II) - GERUSALEMME - LAPIDAZIONE DI STEFANO - ESTERNO GIORNO

Con una dissolvenza bianca in chiusura ed apertura, Paolo tornacon la mente e i pensieri alla lapidazione di Stefano. Le immagini, in veloce sequenza, appaiono con una serie di effetti panning, quindi con i soggetti in movimento e gli sfondi mossi.

Una folla urlante trascina Stefano verso il Tempio, tirandolo per i capelli e la cuttona.

Stefano compare coperto di sangue e di lividi. Cade in ginocchio e alza gli occhi al cielo. Spalanca le braccia e sul suo volto appare una strana espressione di gioia liberatoria.

La turba urlando e fischiando, lo trascina nella valle del Cedron, nell'alveo di un sassoso torrente.

Falsi testimoni stendono i propri mantelli ai piedi di Saulo e raccolgono pietre.

Saulo assiste freddo ed impassibile, con i mantelli ai suoi piedi.


Dal romanzo di                                                                         66                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


I testimoni lanciano le pietre contro Stefano e la turba, rabbiosamente li segue.

Stefano cade fra le pietre che continuano a sommergerlo, grondante di sangue.

FLASH BIANCO

075 (III) - TRASFIGURAZIONE

Con una dissolvenza bianca in chiusura, l'immagine torna suPaolo, disteso in coperta, sulla imbarcazione.

In campo entrano due manicon i segni della crocifissione. Siallungano per sollevare Paolo il quale a sua volta tenta di raggiungerle per afferrarle, toccarle, baciarle, condividerne la sofferenza. Le sue mani sono sempre avvolte da un panno di lino. L'immagine è sottolineata da una luce intensa, come a

voler evidenziare una presenza ultraterrena, una trasfigurazione. Ad un certo punto la luce si affievolisce scomparendo del tutto. Le mani si trasformano in quelle di un comune uomo: quelle di Luca, e afferrano con decisione Paolo.

075 (IV) - NAVE - UNA BAIA DI CIPRO - ESTERNO NOTTE

La mdp allarga l'inquadratura ed entra in campo Luca.

LUCA

Paolo! Ti senti male?

Paolo accenna una negazione col capo.

PAOLO

Va,  non  ti  preoccupare.  Va  a

riposare. Roma è ancora lontana.

Luca esce dal camporiprendendo la sua posizione in coperta.

Arie comincia a strisciare sul ponte, tentando di avvicinarsi a Paolo in un suo ennesimo tentativo di assalto. Giulio, con un grugnito, si volta nel sonno cercando una nuova posizione sui suoi sacchi. Arie si ferma istintivamente, e accertandosi che tutto sia tranquillo, riprende a strisciare. Paolo resta in silenzio, senza muoversi e, come in attesa, continua ad ascoltare il fruscio sul ponte.

Arie incalza Paolo con voce soffusa, per non attirare l'attenzione del soldato di guardia e di Giulio. Le sue labbra, infuocate dalla febbre, toccano il volto di Paolo.

ARIE

Zitto.  Ti  ucciderò  se  non  mi

dirai...

PAOLO


Dal romanzo di                                                                          67                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


... Che cosa devo dirti?

ARIE

Dov'è la spada?

PAOLO

Quale spada?

ARIE

Quella  di   Masada...   la   spada

reale.

PAOLO

Ti manda Menahem?

ARIE

Non         fare          domande!          Rispondi

soltanto, altrimenti...

A fatica stacca dal suolo la mano destra, sulla quale si appoggiava e la alza su Paolo. L'apostolo avverte immediatamente attraverso il chitone la punta di una lama.

Con una serie di campi/controcampiArie continua ad incalzarePaolo.

PAOLO

(Mormorando con voce calma)

La  spada...  la  nascosi  insieme  a

Menahem.

ARIE

Menahem non l'ha trovata.

PAOLO

Meglio  così.  La   spada  non  è

necessaria.

ARIE

(Con                 un                 bisbiglìo

intermittente e sibilante)

Parla...  dov'è...   altrimenti...

ti uccido.

PAOLO

Non  lo  so  dov'è.  Ma  Cristo  non

vuole...

ARIE


Dal romanzo di                                                                         68                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


(Gridando                con                voce

soffocata)

... Allora muori!

Arie alza la mano con il coltello. Paolo istintivamente l'afferra e questa ricade inerte. Il coltello sfiora appena il braccio dell'apostolo ma Arie con un urlo tenta di colpire di nuovo. Nello stesso istante il sicario viene colpito alla testa da Capitone e i presenti sul ponte vengono risvegliati. Giulio accorre con la spada sguainata.

PAOLO

Non  lo  uccidete  fratello,  non  lo

uccidete.

Qualcuno accende una torcia facendone agitare la fiamma, mossa dal vento. Alla sua luce vacillante si intravvede Arie in una pozza di sangue.

GIULIO

Finiscilo.

Capitone sguaina la sua misericordia. Paolo si getta sul corpo inerme di Arie coprendolo.

PAOLO

(Gridando   con   gemito   di

disperazione)

Non lo uccidete!

GIULIO

(Infuriato)

Togliti di lì!

PAOLO

Non lo uccidete...

GIULIO

Togliti  di  lì,  ti  ho  detto!  Deve

morire.

PAOLO

(Con estrema sicurezza)

Ti  prego  Giulio,  non  farlo.  In

compenso  arriverai  sano  e  salvo

in Italia. Ti prego.

Il centurione scoppia in una risata sarcastica, poi l'attenua turbato, incerto. Osserva Paolo cercando di afferrare il senso di quelle sue parole. All'improvviso, rompe il silenzio facendo disperdere i curiosi.


Dal romanzo di                                                                          69                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


GIULIO

(Gridando)

Via  di  qui!  E  tu,  che  fai  lì

impalato?             Porta             via             il

prigioniero.

Capitone esegue e trascina con decisione Paolo sull'altro fianco della nave.

PAOLO

(Rivolto a Giulio)

Ti prego.

GIULIO

(Con perentorietà)

Quando  saremo  a  Mira  cambieremo

nave  e  questo  lo  lasceremo  a

terra.

STACCO

076 - PORTO DI MIRA - ESTERNO GIORNO

Nel porto appare una galera egiziana triremi. La mdp, in piano sequenza, segue tutti i lavori di manutenzione sul ponte e loscafo mentre viene incatramato da operai. Poi si sposta sugli schiavi che caricano sacchi di grano nella stiva e trasportano i bagagli di Giulio. Quindi si ferma su Capitone in FI.

FIdi Paolo e Luca. Sono seduti poco distante su corde, sacchie balle di merce accumulate sul pontile.

Intorno a loro, un nutrito gruppo di fedeli e curiosi, animato dalla fede e dalle parole di Paolo, è fermo e in austero e silenzioso ascolto. Tutti sembrano essere rapiti dalla voce calda e appassionata del piccolo apostolo, le cui parole escono di getto, impetuose e trascinanti.

I presenti, sparpagliati, seduti o in piedi, sono giovani e anziani, uomini e donne, bambini in braccio alle madri, lavoratori che hanno terminato di svolgere il proprio lavoro quotidiano, passanti, ricchi mercanti e poveri marinai.

Paolo si alza, e trascinato dal suo stesso entusiasmo, gira fra i presenti, li coinvolge, accarezza i bambini, riuscendo a carpire l'attenzione con il suo sguardo penetrante.

PAOLO

Riguardo  ai  doni  dello  Spirito,

fratelli, non voglio che restiate

nell'ignoranza.             Voi             sapete

infatti        che,         quando         eravate

pagani,  vi  lasciavate  trascinare

verso  gli   idoli   muti   secondo

l'impulso del momento. Ebbene, io


Dal romanzo di                                                                         70                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa

vidichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire "Gesù è anàtema", così nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo. Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, il linguaggio di scienza; a uno la fede e a un altro il dono di far guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia. Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se

fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli


Marcello Fiorentino


Dal romanzo di                                                                          71                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


sono  più  necessarie;  e  quelle

parti  del  corpo  che  riteniamo

meno onorevoli  le   circondiamo  di

maggior         rispetto,          e          quelle

indecorose        sono        trattate        con

maggior  decenza,  mentre  quelle

decenti  non  ne  hanno  bisogno.  Ma

Dio        ha         composto         il         corpo,

conferendo  maggior  onore  a  ciò

che  ne  mancava,  perché  non  vi

fosse  disunione  nel  corpo,  ma

anzi  le  varie  membra  avessero

cura  le  une  delle  altre.  Quindi

se  un  membro  soffre,  tutte  le

membra  soffrono  insieme;  e  se  un

membro è onorato, tutte le membra

gioiscono  con  lui.  Ora  voi  siete

corpo  di  Cristo  e  sue  membra,

ciascuno  per  la  sua  parte.  Ecco

fratelli.  Questo  è  il  messaggio

che mi è stato chiesto di offrire

oggi  a  voi,  ed  io  ve  lo  dono,

esortandovi        a        rientrare        alle

vostre  case,  con  la  gioia  e  la

pace nel cuore.

Stanco, siede accanto a Luca. Tutta l'assemblea, avvertendo la conclusione della sua omelia, si disperde. Qualcuno si allontana e i più si accostano all'apostolo, rendendogli omaggio, inchinandosi, offrendo qualche piccolo dono, baciandogli le mani.

(A Luca)

Non  mi  hai  detto  che  cosa  hai

fatto  mentre  io  ero  in  carcere  a

Cesarea.  Sei  andato  da  Giacomo?

Non  ti  sei  recato  da  nessuna

parte?

LUCA

Sono  rimasto  a  Gerusalemme  e  a

Betlemme.   Poi   sono   andato   a

Cafarnao.

PAOLO

Perchè?

Luca abbassa gli occhi imbarazzato. Prende un sacco e ne preleva un oggetto avvolto in un telo. Le sue dita nervosamente estraggono l'oggetto.

LUCA

(Con voce smorzata)

Non so se... è lecito.


Dal romanzo di                                                                         72                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Porge a Paolo una tavoletta e lui la osserva con intensa commozione. E' una icona con il viso di Miriam, la madre di Gesù, ben delineato.

Dettaglio dell'icona. Le dita di Paolo accarezzano dolcementela tavoletta seguendone i particolari.

PAOLO

(Senza alzare il capo)

E' lei?

LUCA

Si. Era così.

Paolo continua a non distogliere lo sguardo sull'immagine, con una espressione strana, pallida.

PAOLO

E' lei. Non l'ho mai vista.

Alza lo sguardo sul medico.

Ma  l'ho  riconosciuta  subito.  E'

così simile al Figlio.

Il pontile brulicante di passanti presi da diverse attività. Da lontano sopraggiunge Giulio, con un'aria festosa e riposata. Con se ha una brocca di vino. Osserva la gente e beve di tanto in tanto dalla brocca. Quindi raggiunge Paolo, Luca e Capitone che entrano in campo.

GIULIO

(Sedendo accanto a Paolo)

Come  stai Paolo?  Su, bevi  un pò

di vino. E' buono. Sai, domani di

sicuro  partiremo.  Le  riparazioni

sono quasi terminate e il vento è

cambiato. Senti? Soffia da Sud.

PAOLO

Proprio           di            questo            volevo

parlarti...

GIULIO

... Allora?

PAOLO

Sarebbe  meglio  passare  l'inverno

qui,        Giulio.        La        stagione        è

avanzata e il viaggio è lungo.

GIULIO


Dal romanzo di                                                                          73                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Ma il vento è cambiato. La nave è

grande e i rematori sono forti.

PAOLO

Se  dopo  Creta  di  abbatterà  il

vento  del   Nord,   perderemo   il

carico,   e   anche   le   persone.

Credimi  Giulio,   quel   vento   è

pericoloso!

Giulio posa la brocca, si passa un braccio sulle labbra per asciugarle.

GIULIO

(Con preoccupazione)

Mi  hai  messo  in  pensiero.  Sei  un

uomo  strano.  Prima  mi  assicuri

che         arriverò          felicemente          a

destinazione,  e  adesso  mi  dici

che          potremo           affondare.           Il

capitano   non   ti   prenderà   in

parola. Partiremo comunque.

STACCO

077 - NAVE - MARE APERTO - ESTERNO ED INTERNO NOTTE

L'uragano, previsto da Paolo, piombando inaspettatamente da Nord-Est, si abbatte sulla nave. In rapida sequenza la mdp riprende gli eventi che seguono.

Piove con estrema forza ed il vento, tesissimo, ulula. Onde molto alte si impennano e si lanciano con furia contro le fiancate. I remi si spezzano come rami secchi. L'acqua, mugghiando e scrosciando, penetra attraverso i boccaporti provocando il panico fra i rematori legati con le catene.

PETESUCOS (IL CAPITANO)

(Urlando)

Tirate  su  i  remi.  Chiudete  i

boccaporti.

La nave si piega su un fianco e le casse sul ponte finiscono in mare. I marinai restano sospesi alle corde. Poi si risolleva ed un'onda gigantesca spazza via dal ponte uomini e merci.

PETESUCOS (IL CAPITANO)

Il timone! Il timone!

Il timoniere, con una energica sterzata, gira la nave con la poppa contro l'uragano. I passeggeri, atterriti si rifugiano nella stiva, già strapiena di sacchi di grano ormai inzuppati. Attraverso la scala penetrano ondate di acqua. I sacchi di grano vengono rovesciati alla rinfusa. Alcuni topi corrono


Dal romanzo di                                                                         74                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


spaventati nell'oscurità attraverso le persone ed il carico. Le onde, nere come la notte, colpiscono in faccia i marinai.

PETESUCOS (IL CAPITANO)

Tirate  su quella  corda. Attenti.

Adesso.

Alcuni marinai provano ad eseguire l'ordine ma la fune irrimediabilmente si spezza. Le scotte e i bozzelli volano ia alto lasciando il boma e i pennoni in balìa del vento. La cambusa viene allagata ed il cuoco fugge inzuppato di acqua.

GIULIO

(Afferrando  Paolo  per  la

mano)

Per          Giove,           avevi           ragione.

Bisognava  svernare  a  Mira.  Ma  tu

hai   detto   che   mi   salverò...

ricordalo!!

PAOLO

Non  moriremo!   Nessuno   di   noi

morirà! Soltanto la nave...

STACCO

078 - MALTA - SPIAGGIA - ESTERNO GIORNO

In CL la mdp inquadrauna spiaggia di Malta, con l'imbarcazionein pessime condizioni, ripiegata su un fianco e poggiata sul fondo. Le onde, leggere, accarezzano la sabbia bianca.

Poi, con una carrellata orizzontale, la mdpavanza lungo laspiaggia, mostrando i naufraghi esausti fra sacchi, corde, legni spezzati e tutto quanto la nave ha lasciato alla deriva dopo l'uragano.

STACCO

FINE DELLA PRIMA PARTE


Dal romanzo di                                                                          75                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


SECONDA PARTE

(ROMA)

Anno 64 d.C.

079 - ROMA - VIA SACRA - ESTERNO GIORNO

Lungo una strada larga, fra il Palatino ed il Campidoglio, avanzano le coorti pretorie in parata. La mdp, con una inquadratura fissa, lascia scorrere i musicanti, con corni etrombe ricurve, poi quelli con le aquile, le insegne e i vessilli.

Particolaredelle lastre di pietra della strada e del passaggiodei soldati. Il rumore delle calzature ferrate risuona uniforme e martellante, a sottolineare il potere militare dell'impero.

In una colonna compatta, sfila la massa dei soldati, dai visi giovanili, spavaldi e inflessibili.

La calca di pedoni, spinta dai pretoriani che avanzano, si stringe contro i muri indietreggiando.

In testa ad un gruppo di tribuni, emerge la figura di un uomo, in groppa ad un cavallo bianco: è Tigellino. Il suo cavallo avanza capricciosamente inarcando la coda e il collo.

Tigellino appare nel pieno delle forze, con una faccia severa, larga, angolosa, come tagliata da un'accetta. Da sotto l'elmo si scorgono capelli grigi. Con estrema attenzione saluta la folla, cercandone consensi e prestando attenzione ai volti con uno sguardo indifferente.

La mdp, con una carrellata verticale scende e inquadrala follafestante che grida e saluta dalle finestre e dalle scale laterali di un'insula a più piani; quindi si ferma sulla figura di Arie. Appare fermo e indifferente, sulla soglia della bottega di Chalafta, un orafo ebreo trasferitosi da molti anni a Roma. Arie, con un'espressione annoiata, rientra nella bottega scomparendo dietro la calca.

STACCO

080 - INSULA - BOTTEGA DI CHALAFTA - INTERNO GIORNO

Dall'interno della bottegasi scorge Arie che rientra e lafolla festante che si dilegua ritornando alle proprie attività. La musica, sempre più lontana, ci fa comprendere come la sfilata sia ormai giunta alla fine.

Quindi appare, entrando in campo, Chalafta. Ha una chiara espressione di soddisfazione per i buoni affari conclusi in giornata. Si accosta ad un banchetto, apre un cofanetto di legno decorato e ben rifinito, prende alcuni oggetti d'oro e li ripone con cura maniacale. Il giovane sicario, siede su un panchetto lì accanto, con una evidente espressione smaniosa e ansiosa al tempo stesso.

CHALAFTA


Dal romanzo di                                                                         76                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Oggi,  ho  concluso  ottimi  affari

ragazzo  mio.   Specie   con   quel

senatore che è appena rientrato a

Roma         con         i         pretoriani         di

Tigellino.  Un  uomo  a  posto.  Paga

quanto              si              chiede,              non

mercanteggia.  A quelli  così vale

la         pena         mostrare         le         cose

migliori.  E'  una  miniera  d'oro

Arie.  Te   lo  dico  io.   Impara

questo   mestiere.   Tutto   allora

sarà  tuo.  Avrete  di  che  vivere

tu, i tuoi figli e i tuoi nipoti.

Arie resta in silenzio; poi improvvisamente contrae le labbra, come a rivelare i suoi pensieri e le sue aspettative: diverse e opposte a quelle dell'orafo.

ARIE

Mi        avevi        promesso,        Chalafta,

d'informarti.

Il mercante fa un gesto d'impazienza con le mani.

CHALAFTA

Tu   pensi   solo   a   questo!   Ho

promesso, ho promesso... Verrai a

sapere        tutto         su        quei         tuoi

cristiani!  Ma  a  che  ti  servono?

Insomma,  impara  questo  mestiere.

Io  ti  ho  preso  in  simpatia.  Tu

non sei come gli ebrei romani che

sono  diventati  troppo  simili  ai

pagani. Io non penso, io so...

Abbassando la voce come per non farsi sentire, si accosta ad Arie.

... quel che vale la mia fortuna.

(Riprendendo  il  solito  tono

di voce)

E voglio che con questo denaro la

mia Aksa sia felice. Allora? Hai

avuto   lei   e   avrai   anche   il

denaro,        la        bottega        e        anche

l'insula.        Devi        solo        imparare

questo mestiere.

Arie, senza rispondere, infastidito si alza e velocemente esce dalla bottega. Chalafta, voltato di spalle, segue l'azione di Arie, poggiando le mani sui fianchi, con una chiara espressione di insoddisfazione.

STACCO

081 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - GIARDINO - ESTERNO GIORNO


Dal romanzo di                                                                          77                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


La mdp ci mostra, dietro una collina e in lontananza, lemaestose mura di Roma. Carrellando in verticale scende nel giardino esterno di una lussuosa domus romana, su una collina. Il giardino, lussureggiante di vegetazione e di fiori, è ben tenuto e ci fa comprendere come la stagione estiva sia nel suo pieno vigore. L'inquadratura si ferma sull'apostolo Paolo che appare ancora incatenato, magro, pallido, sofferente per le fatiche del viaggio ma senza più bende alle mani. E' seduto, circondato da una schiera numerosissima di fedeli, di tutte le estrazioni sociali. Parla a fatica ma con animosità e tutti lo seguono con estrema attenzione. Spezza il Pane e ne distribuisce. Poco distante notiamo la presenza del soldato Capitone.

Con una serie di veloci dissolvenze incrociatenotiamo come ilnumero dei fedeli diminuisce sempre di più ed in modo evidente e significativo.

DISSOLVENZA INCROCIATA

082 - PORTO SUL TEVERE - ESTERNO GIORNO

La mdp ci mostrale rive del Tevere. Sono piene di miseriscaricatori seminudi. I marinai, bruciati dal sole dell'estate, sistemano le imbarcazioni. Pesanti galere si accostano alla riva trasportando mercanzìe. Mercanti e clienti contrattano il prezzo delle merci. Gli schiavi eseguono i lavori più disparati: trasportano i loro padroni, ornati con ricche vesti e gioielli su lettighe, scaricano e caricano le merci su carri trainati da buoi.

La mdp si sposta su Arie, poco lontano, sul ponte di legno diSublicio sotto il quale scorre il Tevere. Dal ponte, sotto un sole cocente, osserva con curiosa attenzione ciò che accade. Sembra cercare qualcuno o qualcosa che gli permetta di concretizzare le sue ricerche.

DISSOLVENZA INCROCIATA

083 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - GIARDINO - ESTERNO GIORNO

La mdp tornanella domus di Quinto Hermes. Il giardino, è tintodei colori dell'autunno. L'inquadratura si ferma sull'apostolo Paolo che appare ancora incatenato e senza bende alle mani. E' in piedi, accanto a Giulio, circondato da una schiera esigua di fedeli. Paolo sembra parlare del miracoloso e avventuroso viaggio che lo ha portato a Roma e dell'incontro con Giulio. Quindi lo presenta come uno di loro. I fedeli gli si accostano e lo abbracciano dimostrando affetto e gioia per la sua conversione.

DISSOLVENZA INCROCIATA

084 - INSULA - BOTTEGA DI CHALAFTA - INTERNO GIORNO

La mdp tornanella bottega di Chalafta attraverso la finestrache guarda sulla strada. Fuori piove ininterrottamente con forza, in una giornata cupa tipicamente autunnale. L'orafo, con entusiasmo, mostra ad Arie gli arnesi per lavorare e modellare


Dal romanzo di                                                                         78                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


l'oro, e alcuni gioielli da vendere. Il giovane lo segue pigramente, mostrando un superficiale interesse.

DISSOLVENZA INCROCIATA

085 - PORTO SUL TEVERE - ESTERNO GIORNO

La mdp tornanel porticciolo sul Tevere: piove con insistenza el'ambiente manifesta i segni dell'autunno ormai avanzato. Su un pontile, notiamo con maggiore attenzione due scaricatori molto robusti: Satabus e Fileros, mentre trasportano a riva, enormi casse. Si accorgono della presenza di un uomo che sembra interessato a loro.

La mdp si sposta su Arie, poco lontano, sul ponte di legno di Sublicio sotto il quale scorre il Tevere. Dal ponte, sotto l'imperversare del diluvio, con lo sguardo osserva i due operai.

DISSOLVENZA INCROCIATA

086 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - PERISTILIO/GIARDINO - INT./ EST. GIORNO

La mdp torna su Paolo. L'inquadratura, da un CT, stringesull'apostolo che appare ancora incatenato e senza bende alle mani, sotto il colonnato del peristilio della domus. E' solo con Giulio e Capitone.

La mdp li seguementre escono attraverso un portico nelgiardino esterno, brullo per l'inverno ormai sopraggiunto. Paolo e Giulio si salutano calorosamente e il centurione si allontana velocemente discendendo lungo una stradina ornata di enormi cipressi.

DISSOLVENZA INCROCIATA

087 - INSULA - BOTTEGA DI CHALAFTA - INTERNO GIORNO

La mdp torna nella bottega dell'orafo.Ritroviamo Arie eChalafta alle prese con il lavoro. Chalafta ordinatamente dispone collane, bracciali ed orecchini sul banco, conta le monete e le ripone in un cofanetto con soddisfazione. Arie lì accanto, con attrezzi da orafo, modella un gioiello. Dall'esterno sopraggiunge un soldato della guardia di Tigellino; questi raggiunge Chalafta invitandolo al palazzo del Prefetto del Pretorio. Chalafta accenna un inchino, compiaciuto e allo tempo stesso impaurito e timoroso. Il soldato esce di scena.

STACCO

088 - PORTO SUL TEVERE - ESTERNO GIORNO

La mdp torna sul porticciolo del Tevere. Ritroviamo Satabus eFileros durante una pausa di lavoro, sdraiati fra i sacchi di grano e con in mano il loro pasto. E' di nuovo estate. Accanto a loro ritroviamo anche Arie. I tre uomini sembrano aver fatto conoscenza da poco tempo.


Dal romanzo di                                                                          79                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


FILEROS

(Masticando avidamente)

Dunque, vieni da Gerusalemme?

ARIE

Si.

FILEROS

Ma sei anche un seguace di Gesù?

ARIE

(Con voce malferma)

Si. Anch'io credo in Gesù.

SATABUS

Sono  molti  i  nostri  fratelli  a

Gerusalemme?

ARIE

Si.  Ma  lì   è  molto  difficile

ritrovarsi.  E   voi...   dove   vi

riunite?

SATABUS

Dipende.  La  città  è  così  grande,

e noi siamo così numerosi che non

èpossibile riunirci in un posto solo. Nella sinagoga dell'Olivo, in casa del fornaio Apuleio o nei giardini di Lucullo. E sai, alcuni fratelli si riuniscono perfino nei giardini del palazzo del cesare. La stessa imperatrice li protegge.

STACCO

089 - VICOLI DI ROMA - ESTERNO GIORNO - TRAMONTO

La mdp segueArie, Fileros e Satabus. I tre si addentrano nelleaffollate strade romane. Camminano presi dai loro discorsi senza avvertire la caotica confusione e la miseria che li circonda e che fa da contrappunto alla potenza militare e politica dell'impero. Nell'implacabile caldo dell'estate romana vediamo venditori che invitano i passanti ad avvicinarsi alle ceste. Alcune donne dalle guance vistosamente pitturate di ocra e con collane di corallo al petto, spavaldamente ammiccano e abbordano uomini agli angoli delle strade. I barbieri radono all'aperto i propri clienti. I salumai espongono filze di salsicce calde. I calderai martellano metalli. I mendicanti mostrano i loro ascessi e le loro piaghe chiedendo la carità. Uomini ubriachi escono dalle taverne e dalle bettole.


Dal romanzo di                                                                         80                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


FILEROS

Ma         tra          gli          israeliti          di

Trastevere,          ci           sono           pochi

cristiani.        Dalla        sinagoga        di

Augusto  ci  scacciano.  Hanno  la

protezione        di        Sabina        Poppea.

Questa  Poppea,  che  a  quanto  pare

èuna donna molto bella, ha conquistato il cuore del cesare. E Nerone ha mandato suo marito a governare la Lusitania.

Arie, ascoltando questa storia, fa una smorfia di disgusto.

Vedo  che ti  scandalizzi. Davvero

non   sai   in   quali   peccati   è

immersa questa città.

SATABUS

E' una vera Babilonia!

FILEROS

(Abbassando la voce)

Il  cesare  è  un  dissoluto  e  un

incestuoso. Viveva con la propria

madre  e  l'ha  fatta  uccidere.  Ha

avvelenato  Britannico,  al  quale

spettava          il           trono.           Adesso

trascura  la  moglie  e  commette

adulterio con Poppea.

SATABUS

Roma   è   la   vera   capitale   di

Satana!!

FILEROS

E anche fra i cristiani i cattivi

maestri          vengono           come           lupi

nascosti        sotto        la        pelle        di

pecora.  Permettono  di  trasgredire

i comandamenti del Signore.

SATABUS

Proprio        da        Gerusalemme        hanno

portato        qui        in        catene        quel

Paolo...

ARIE

... Paolo di Tarso?

STACC0


Dal romanzo di                                                                          81                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


090 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - SOLARIUM - ESTERNO SERA - TRAMONTO

In CT appaionoPaolo e Luca. L'apostolo è seduto su una panca,con gli occhi consumati dal tempo e dalle continue sofferenze fisiche. E' appoggiato ad un bastone; le sue mani tremano debolmente mostrando le cicatrici delle piaghe. Porta una corta catena che collega i polsi. Luca, in piedi da un terrazzo (il solarium), osserva il lontananza le colline circostanti e la città immersa in un meraviglioso tramonto giunto ormai alla fine.

LUCA

Temo  che  sia  la  cattiva  volontà

di qualcuno. Ma finché Pietro non

torna, si può fare ben poco.

CLdi Roma al tramonto.

FCSoltanto le sue parole possono

soffocare  tutte  le  calunnie.  A

quanto  pare  Pietro   è  già  in

Italia.

MFPaolo annuisce mostrando un sorriso doloroso, esternatoancor più faticosamente sul suo volto consumato dalla malattia e dalla parziale cecità.

STACCO

091 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - ESTERNO SERA - TRAMONTO

FIdi Capitone. Appare in primo piano, seduto su un muretto dipietra. Affila la spada e controlla lo stato delle armi. In secondo piano si vede sopraggiungere due uomini. Sono Timoteo e Marco.

CTCon passo veloce, camminano lungo la via Appia, risalendol'altura coperta di cipressi e inondata da una debole luce serale. Giunti nei pressi della domus di campagna, si accostano a Capitone. Chiedono informazioni e questi, con benevolenza e cortesia, annuisce ed indica l'edificio.

STACCO

092 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - SOLARIUM - ESTERNO SERA - TRAMONTO

LUCA

(Accorgendosi          dell'arrivo

dei discepoli)

Paolo! Ci sono visite.

Paolo avverte l'improvviso cambiamento di umore di Luca e trasale.


Dal romanzo di                                                                         82                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


PAOLO

Chi sono?

LUCA

Non so. Sono in due.

STACCO

093 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA)DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - VESTIBOLO - INTERNO SERA - TRAMONTO

La mdp segue Lucamentre attraversa il vestibolo. In lontananzaavverte la presenza dei due uomini, esita, poi li riconosce e gli corre incontro.

STACCO

094 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - CORTILE - ESTERNO SERA - TRAMONTO

CT. Luca esce nel cortile esterno. I due uomini, entrando in campo gli corrono incontro abbracciandolo.

STACCO

095 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - PERISTILIO - ESTERNO SERA - TRAMONTO

CMPaolo, aiutandosi con il bastone e appoggiandosi allecolonne del peristilio, avanza lentamente nel tentativo di raggiungere i nuovi arrivati.

Soggettiva di Paolo. In CT vede avvicinarsi Luca e i discepoli. L'inquadratura appare sfuocata e l'apostolo fatica ariconoscere i presenti.

PAOLO

(Con voce soffocata)

MF    Luca...  per  caso...  non  c'è

Timoteo con te?

FITimoteo, guarda Luca e Marco, sembra esitante alla vista delpessimo aspetto di Paolo. Poi gli si getta ai piedi di slancio. Paolo prende la sua testa e la stringe con forza sul petto.

CTFiglio...

TIMOTEO

... Paolo.

PAOLO

Di  nuovo sei  con me.  E' passato

tanto tempo.


Dal romanzo di                                                                          83                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


FITimoteo si discosta e Paolo, con lo sguardo annebbiato,tende le braccia verso lo sconosciuto, posa le mani tremanti sulle spalle di Marco, per cercarne la fisionomia.

Una serie di campi e controcampi segue il dialogo fra i due.

PAOLO

Chi sei?

MARCO

Non mi riconosci, Paolo?

PAOLO

Non ti vedo...

MARCO

Sono io. Marco.

PAOLO

Marco?

Entrambi ammutoliscono per un istante come a voler ricordare i malintesi che bruciavano da anni.

Non        mi        serbi        rancore?        Puoi

perdonarmi? Tutto?

MFdi Paolo e Marco.

MARCO

Non  parlare  così.  Fui  io...  fu

solo colpa mia.

La mdp carrella verso l'alto, esegue una lenta zummata e stringesulla fiamma di una lampada posta nel peristilio,quindi sfuoca l'immagine.

DISSOLVENZA INCROCIATA

096 - INSULA ROMANA - SALA (CENACULA) DI FILEROS E SATABUS - INTERNO NOTTE

La mdp rimette a fuoco l'immaginedella fiamma di una lampadaposta nella stanza, poi esegue una lenta zummata ad allargare. La mano di Satabus entra in campo, afferra la lampada e la ripone su un tavolo.

In CT notiamo la presenza di Arie e Fileros intorno ad un tavolo già imbandito. Satabus prende del pane e siede accanto ai due.

ARIE


Dal romanzo di                                                                         84                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


E dove si trova ora?

FILEROS

Vive  con  un  soldato  in  casa  di

Quinto  Hermes  sulla  via  Appia.  I

romani  sono  benevoli  con  lui.

Attira   molta   gente.   Dice   di

pregare,  è  vero,  ma  predica  il

falso.

ARIE

Allora perché lo ascoltate?

SATABUS

Non  tutti  lo  ascoltano.  Ma  egli

sa   abbindolare   la   gente.   E'

subdolo.           Insegna            in            modo

sbagliato.

FILEROS

Dice  che   la  Legge  non   conta

niente,         la          Legge          si          può

eludere...  Alla  gente  tutto  è

permesso.  Ha  addirittura  ammesso

figure  umane  dipinte  nei  luoghi

di preghiera.

ARIE

E voi? Tollerate questo?

FILEROS

Che  possiamo   fargli.   Gesù   ha

chiesto di amare, di perdonare.

Arie si alza, raggiunge la finestra, guarda lontano le colline del Gianicolo, le luci di fiaccole accese nella città fanno da sfondo alla notte. E' pensieroso, sembra ritrovare le forze e la sete di vendetta. Ancora una volta l'odio gli suggerisce un piano di battaglia.

ARIE

(Sottovoce,        come         a         se

stesso)

Elia          uccideva           i           sacerdoti

corrotti!

Fileros e Satabus si guardano turbati ed incerti.

STACCO

097 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - TRICLINIO - INTERNO NOTTE


Dal romanzo di                                                                          85                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa

TIMOTEO

Ho due liete notizie Paolo.

PAOLO

Dunque, parla.

TIMOTEO

Colossi conquistata! C'è già una chiesa lì. I fedeli ti mandano i loro saluti. Pregano perché cadano le tue catene. Aspettano e li conforta la speranza che andrai da loro. E Sergia? Dovresti vederla! E' una grande cristiana. Antiochia è piena delle sue opere.

PAOLO

Sono felice Timoteo. E tu? Parlami di Pietro. Sei arrivato quì con lui, vero?

MARCO

No Paolo. Siamo approdati insieme a Brindisi. Ma Pietro prima di venire a Roma ha voluto visitare le comunità dei fedeli a Venusia,

Benevento,          Pompei,           Napoli...

Arriverà qui dopo la festa dei Tabernacoli, non prima. E per questo ha mandato me per...

PAOLO

... Per?

MARCO

(Esitante)

Per trasmetterti i suoi saluti.

PAOLO

(Ansioso)

Enient'altro?

MARCO

Pietro è felice perché presto ti vedrà. Prega affinché finisca la tua prigionìa.

PAOLO


Marcello Fiorentino


Dal romanzo di                                                                         86                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


E niente altro, Marco?

MARCO

A  Pietro  sono  arrivate  le  accuse

contro di te. Ma lui ha detto che

tu        hai        ricevuto        una        grande

sapienza dal cielo.

L'apostolo alza adagio le mani, si copre il volto con esse, poi le scosta lentamente mostrando un debole sorriso di liberazione.

STACCO

098 - PALAZZO DI TIGELLINO - ESTERNO GIORNO

Davanti al palazzo vediamo già riunita dalle prime luci dell'alba una folla enorme e urlante di clienti con pesanti toghe di lana, bucate e sfilacciate agli orli.

Chalafta ed Arie si insinuano a spintoni tra la folla.

CHALAFTA

(Urlando  con  tutte  le  sue

forze)

Nobili  romani!  Onorati  quiriti!

Lasciatemi passare! Mi aspetta il

prefetto!        Nobili         e         illustri

quiriti!           Abbiate            pietà            e

lasciatemi          passare,           affinché

l'ira  del  nobilissimo  Tigellino

non  si  abbatta  su  di  me  e  su  di

voi!        Nobili        figli        di        Roma!

Lasciate          passare           un           umile

mercante.

I clienti, si scostano davanti a Chalafta e Arie, e urtandosi tra loro vociferando frasi diverse.

CLIENTI

Scostati                babbeo!                Togliti

imbecille!            Lasciate            passare

questo  ebreo  che  il  nobilissimo

Tigellino  ha mandato  a chiamare!

Presto, fate largo! Svelti!

Spinti, pigiati e gridando essi stessi nello schiamazzo della folla, li ritroviamo entrambi davanti al nomenclatore con al fianco alcuni erculei germani. Questi, con dei nerbi sottili ed elastici, colpiscono i clienti che premono con insistenza, per impedire che entrino nel vestibolo senza autorizzazione.

FIdel nomenclatore.

NOMENCLATORE


Dal romanzo di                                                                          87                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


(Urlando)

Chi siete?

CHALAFTA

(Urlando)

Chalafta e Arie.

Il nomenclatore controlla su una tavoletta di cera i loro nomi.

Quindi li invita ad entrare.

NOMENCLATORE

Passate, svelti, svelti!

STACCO

099 - PALAZZO DI TIGELLINO - VESTIBOLO - INTERNO GIORNO

I due ebrei avanzano immersi in un grande silenzio, fra molti clienti che attendono. Al centro del vestibolo, c'è un liberto con un viso sprezzante, le mani ai fianchi e le gambe divaricate. Ai suoi piedi ci viene mostrata la scritta "CAVE CANEM". Chalafta ed Arie gli si accostano in silenzio, con rispetto, e si chinano.

CHALAFTA

Salve, Encolpios... Che il divino

Euquio  non  ti  faccia  mancare  né

vino né allegria... Se permetti.

Chalafta lascia ai suoi piedi un pugno di sesterzi. Encolpios, senza rispondere al saluto, corruga minacciosamente la fronte. Il mercante, a malincuore, tira fuori dalla tasca un fermaglio d'oro. Il liberto fa un cenno con la testa ad uno schiavo e questo accompagna i due uomini all'interno del palazzo.

STACCO

100 - PALAZZO DI TIGELLINO - CUBICOLO - INTERNO GIORNO

La grande porta del cubicolo viene aperta e i due ebrei con lo schiavo entrano. Avanzano e accennano un profondo inchino. Lo schiavo, sempre chino, arretra, poi si volta e scompare dalla sala.

Su un enorme e largo divano con le gambe a forma di zampe di animale e rivestito in oro, avorio, tartaruga e madreperla, giace Tigellino con indosso una lunga vestaglia rossa, cinta con una fascia dorata. La sua faccia appare pallida, quasi come una maschera di cera, ancora non rasata, con mascelle ossute e guance scarne. Gli occhi, profondamente infossati, guardano con penetrante intensità.

Al suo fianco appare seduto il genero Cosuciano Capitone, noto per la sua cupidigia e sporcizia, e zelante segugio in fatto di cospirazioni.


Dal romanzo di                                                                         88                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Sotto un enorme candelabro raffigurante un groviglio di corpi, siede su un panchetto un ragazzo agghindato e arricciato. Con le gambe accavallate si dondola svagatamente avanti e indietro.

Tigellino guarda in silenzio i due mercanti mentre loro sprofondano in riverenze, poi ha un attacco di tosse secca e nervosa. Uno schiavo, da dietro il divano, subito gli porge un fazzoletto.

TIGELLINO

(Appoggiandosi a un gomito)

Sei  tu  Chalafta,  l'orafo  che  ha

la  bottega   vicino   al   portico

della basilica di Emilio?

CHALAFTA

(Facendo             un             profondo

inchino)

Sono  io,  tuo  indegno  servitore

che hai desiderato vedere...

TIGELLINO

(Indicando        Arie        con        un

dito)

E questo è il tuo schiavo?

CHALAFTA

No,  nobilissimo,   questo   è   il

marito di mia figlia.

TIGELLINO

(Con crudele malizia)

Ah! Dunque hai una figlia? Magari

anche bella.

(guarda Cosuciano)

Le ebree di solito sono belle.

Chalafta impallidisce, guarda timorosamente Arie che resta invece tranquillo per non aver compreso esattamente il senso del discorso.

CHALAFTA

(Frettolosamente)

No, nobilissimo, no, no, ella non

vale un tuo sguardo.

(Sforzandosi  di   mostrarsi

allegro)

A      stento,     illustrissimo,           ho

convinto           questo            giudeo            a

prendersela...


Dal romanzo di                                                                          89                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


TIGELLINO

(Inaspettatamente,

stiracchiandosi)

Puoi        chiamarmi        divino.        Passo

tanto  di  quel  tempo  con  dio,  che

ormai  anch'io  ho  acquistato  le

virtù divine. Non pensi?

Chalafta comincia a tremare, temendo il peggio. Cosuciano interviene in modo inatteso, ridendo e prendendo una manciata di mandorle al miele da un grande vassoio.

COSUCIANO

Sono ebrei, Ofonio!

Si riempie la bocca e poi si pulisce le mani con la toga.

Vedrai          che          con          il          nuovo

amministratore  mandato  in  Giudea

resisteranno poco.

Tigellino continua ad osservare Chalafta con uno sguardo penetrante, tra la burla e la minaccia.

TIGELLINO

(Seccamente)

Rispondi!!

CHALAFTA

(Gemendo)

O  signore!  O  stimatissimo!  Il

nobile  Capitone  ti  vuol  dire  che

noi ebrei  abbiamo un  solo   Dio  e

non  ci  è  permesso  usare  questa

parola        con         nessuno.         Ma,         o

signore,  permettimi  di  onorarti

in altro modo.

Strappa bruscamente dalle mani di Arie un cofanetto.

Ecco  un  fermaglio,  signore,  un

fermaglio  molto  bello.  E'  ambra

montata  in   oro,   signore...   e

nell'ambra,  guarda  signore,  c'è

una  mosca.  Guarda  nobilissimo,

contro luce.

TIGELLINO

(Seccamente,          troncandogli

la presentazione)

Avete   un   solo   Dio?   E'   una

sciocchezza... Ci sono molti dei.

Uno sta qui su di te e ti ordina


Dal romanzo di                                                                         90                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


di  darmi   quel   fermaglio.   Hai

capito?

CHALAFTA

(Tremando come una foglia)

O        signore...        grazia,        grazia,

pietà... sei grande.

TIGELLINO

Dunque, quanti dei ci sono?

Chalafta lentamente si raddrizza, sospira con un gemito, le gambe gli si piegano, la fronte gronda sudore col volto esangue, gli occhi appaiono velati come un moribondo.

CHALAFTA

Uno solo, signore.

Tigellino lo guarda con aria di scherno e con crudele soddisfazione, godendo della paura del mercante.

TIGELLINO

Meglio uno che nessuno. Negli dei

bisogna   credere.   Perché   tremi

tanto?        Sembra        che        tu        debba

crepare da un momento all'altro.

Fa un cenno ad uno schiavo.

Dagli un pò di vino.

Lo schiavo esegue. Lui osserva Chalafta che prende la coppa con le mani bevendo rumorosamente.

E allora? Ti senti meglio?

CHALAFTA

Oh si, signore, oh si. Farò tutto

ciò che vorrete.

TIGELLINO

Allora ascolta.

Fa segno ad un altro schiavo e quello gli porge una corta spada presa da sopra un cuscino di porpora. Lui la accarezza con una certa voluttà e malinconia.

Sai cos'è questa?

Chalafta accenna debolmente un no con la testa.


Dal romanzo di                                                                          91                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


E'  un  voto  del  tempio  di  Marte

Ultor, una reliquia; la spada del

divino Giulio.

I due mercanti chinano la testa umilmente.

Voglio avere  un'altra   spada  come

questa.  Sarà...  un  regalo  per  il

cesare. Capisci? Ma non devi dire

niente  a  nessuno.  Nessuno  deve

sapere  che  il  santo  simbolo  si

trova  in  casa  tua.  Finché  non

finirai  il  lavoro,  la  guardia

sorveglierà la tua bottega. Ti dò

tre giorni. Riceverai la lama. Tu

devi fare l'impugnatura.

STACCO

101 - INSULA - BOTTEGA DI CHALAFTA - INTERNO GIORNO

La mdp inquadra in PP Chalafta. E' stanco e provato per illavoro febbrile commissionato da Tigellino, ansioso e preoccupato. Giace in un angolo della bottega con la testa avvolta in una pezza di lana e geme.

La mdp, con un piano sequenza, sposta l'inquadratura verso Arie, mostrando il banco di lavoro con gli attrezzi. Il ragazzo

èintento a confrontare in ogni suo dettaglio, le due spade.

CHALAFTA

(Gemendo)

FC         Guarda         bene,         Arie,         mi

raccomando. Con  Tigellino   non  si

scherza.  Ci  ammazza  se  la  spada

non sarà come lui vuole.

ARIE

Non  temere,  tutto  è  a  posto.

Alzati,  possiamo  consegnare  il

lavoro.

CHALAFTA

No  Arie,  non  posso  alzarmi...

questo dolore.

ARIE

Allora  resta  quì.  Consegnerò  la

spada da solo.

CHALAFTA

Vuoi farlo da solo? E se qualcosa

non  va?  E  se  si  infuria?  Hai

sentito  quell'altro  cosa  diceva


Dal romanzo di                                                                         92                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


del        nuovo         amministratore         in

Giudea.  Se  ci  sarà  la  guerra?  Se

i  nostri  si  ribelleranno!  Noi

come faremo? Ho paura.

Arie osserva e accarezza la spada, profondamente attirato da essa. Nei suoi pensieri comincia a balenare l'idea di utilizzarla per dare slancio alla lotta del suo popolo contro la tirannide romana.

ARIE

Me la caverò.

STACCO

102 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - ESTERNO NOTTE

Su una collina, molti fedeli, sparpagliati e disposti a gruppi, sono in silenzioso ascolto di Paolo. Le fiaccole accese e tenute in mano dagli uomini, illuminano tutta la vegetazione circostante. Paolo, con voce calda e sicura, come un oratore di vecchia e sicura esperienza, si rivolge a tutta l'assemblea.

PAOLO

Se anche parlassi le lingue degli

uomini  e  degli  angeli,  ma  non

avessi  la  carità,  sono  come  un

bronzo  che  risuona  o  un  cembalo

che tintinna. E se avessi il dono

della profezia e conoscessi tutti

i  misteri e  tutta la  scienza, e

possedessi la pienezza della fede

così  da trasportare  le montagne,

ma non avessi la carità, non sono

nulla.  E  se  anche  distribuissi

tutte  le  mie  sostanze  e  dessi  il

mio  corpo  per  esser  bruciato,  ma

non  avessi  la  carità,  niente  mi

giova.  La  carità  è  paziente,  è

benigna         la         carità;         non         è

invidiosa   la   carità,   non   si

vanta,  non  si  gonfia,  non  manca

di  rispetto,  non  cerca  il  suo

interesse,  non   si   adira,   non

tiene  conto  del  male  ricevuto,

non  gode dell'ingiustizia,  ma si

compiace        della        verità.        Tutto

copre,  tutto crede,  tutto spera,

tutto  sopporta.  La  carità  non

avrà        mai        fine.        Le        profezie

scompariranno;        il        dono        delle

lingue   cesserà   e   la   scienza

svanirà.  La  nostra  conoscenza  è

imperfetta e imperfetta la nostra

profezia. Ma quando verrà ciò che

è         perfetto,         quello         che         è

imperfetto  scomparirà.  Quand'ero


Dal romanzo di                                                                          93                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


bambino,        parlavo        da        bambino,

pensavo da  bambino,   ragionavo  da

bambino.  Ma,  divenuto  uomo,  ciò

che          era          da          bambino          l'ho

abbandonato. Ora  vediamo   come  in

uno specchio, in maniera confusa;

ma  allora  vedremo  a  faccia  a

faccia.   Ora   conosco   in   modo

imperfetto,  ma  allora  conoscerò

perfettamente,  come  anch'io  sono

conosciuto. Queste  dunque   le  tre

cose  che  rimangono:  la  fede,  la

speranza e la carità; ma di tutte

più grande è la carità!

Dalla collina, illuminata ancora da fiaccole accese, discendono disordinatamente i fedeli. Tornano alle proprie case, parlando fra di loro animatamente e con serena gioia.

Luca e Timoteo salutano i fedeli sulla soglia della domus salutando e ringraziando i fedeli per la partecipazione.

STACCO

103 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - GIARDINO - ESTERNO NOTTE

FIDi Paolo seduto su un panchetto. Due o più fedeli, chini aisuoi piedi, lo salutano e si congedano rendendogli omaggio. Lui li accarezza affettuosamente.

CTdi Paolo seduto sul panchetto. Gli ultimi fedeli dellacomunità rimasti si incamminano verso la mdp incrociando una giovane donna. Questa, entrando in campo, si dirige timidamente verso l'apostolo. Cammina con la testa bassa avvolta da un mantello ed un cappuccio scuri: il passo lento e indeciso la fa sembrare spaventata. Po si ferma con pudore a poca distanza da Paolo. Si china verso di lui restando voltata. Non cogliamo ancora il suo volto, come se volesse negarcelo, lasciandolo ancora avvolto nel mistero. La mdp, carrellando lentamente in avanti e poi girando intorno a lei, va a cogliere finalmente ilsuo viso, nella semioscurità. Solo la fiamma di una fiaccola posta vicino ce lo mostra debolmente.

LUCIA (AKSA)

Hai  permesso...  e  hai  voluto,

rabbi... che io parlassi con te.

PAOLO

(Benevolo. Con voce calda)

Si, figlia  mia.   Volevo  parlarti.

Ho        sentito        che        qualcosa        ti

tormenta. Forse  sarebbe   bene  che

tu mi svelassi i motivi della tua

tristezza.   Sei   cristiana,   tuo

marito...


Dal romanzo di                                                                         94                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Finalmente Lucia toglie il cappuccio e la scorgiamo in tutta la sua bellezza mediterranea. Sembra ancora quasi una bambina, una fanciulla giovane, con gli occhi grandi sotto gli archi regolari delle sopracciglia. Sul suo delicato viso si legge innocenza e dolcezza.

LUCIA (AKSA)

(Affannosamente,          tentando

di non piangere)

...        Mio        marito...        Ci        siamo

sposati da poco... e lui...

PAOLO

... Ha smesso di amarti?

Lucia non risponde.

E  tu  lo  ami?  Lo  ami  per  lui  o

soltanto  per   te   stessa?   Come

amano i pagani?

Lucia continua a non rispondere, concedendo a se stessa una breve pausa per pensare, riflettere.

LUCIA (AKSA)

(Con impeto inatteso)

Si! Si, rabbi. Io lo amo...

(Trattenendo le lacrime e i

singhiozzi.  Con  una  voce

indurita dallo sforzo)

Ho commesso un grave peccato.

PAOLO

Un peccato?

LUCIA (AKSA)

Io...  Io  per  lui  sono  diventata

cristiana. Per lui.

PAOLO

(Con soavità)

Se  sei  arrivata  a  Gesù  per  amore

di  una  persona,  non  hai  nulla  da

rimproverarti.  Ma se  tu restassi

solo   per   amore   di   un   uomo,

agiresti male.

Lucia alza su Paolo i suoi occhi raggianti e privi di lacrime.

LUCIA (AKSA)


Dal romanzo di                                                                          95                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Rabbi,  come  sei  buono.  Mio  padre

non  è  cristiano.  E  pensavo  lo

stesso  di  mio  marito  quando  l'ho

sposato.  Ma  poi  ho  scoperto  che

aveva  un  segreto.  La  sera  andava

chissà        dove,         mi         trascurava.

Pensavo  che   mi   tradisse.   Ero

gelosa.   Poi   ho   scoperto   che

andava a pregare con i cristiani.

E  per  amor  suo  mi  sono  fatta

battezzare e... e adesso...

Ora, nei suoi occhi comincia a brillare una strana luce. Sulle sue labbra delicate appare un debole sorriso.

...        adesso         credo         di         amare

veramente Gesù.

PAOLO

Allora perché sei triste?

La luce sul viso di Lucia si spegne improvvisamente. Le labbra si serrano con forza, il mento comincia a tremare come se volesse liberare un lungo pianto.

LUCIA (AKSA)

Ancora  non  ti  ho  detto  tutto,

rabbi.  Pensavo  di  avergli  fatto

piacere.        Niente         affatto!         Mi

guardava come se fossi impazzita.

Allora             fui             presa             dalla

disperazione   e   da   un   atroce

sospetto.

PAOLO

Sospetto?

LUCIA (AKSA)

(Lentamente          comincia           a

singhiozzare)

Quando  gli  dissi  che  venivo  qui,

sembrava            sorpreso,            adirato.

Camminava su e giù per la stanza.

Poi ha cominciato a farmi domande

sui  fratelli  e  su  di  te.  Ed  io

credo...  si...  che  voglia  farti

del  male.  Forse  qualcuno  gli  ha

raccontato   su   di   te   diverse

menzogne.

(Esplodendo  in  un  pianto

liberatorio)

Ed io gli ho raccontato tutto.

PAOLO


Dal romanzo di                                                                         96                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Non           piangere            figlia            mia.

Qualunque cosa accadrà in futuro,

ètuo marito. Ricordati che tu non puoi smettere di amarlo.

La mdp chiude la scena con un PP di Lucia mentre asciuga le sue lacrime.

STACCO

104 - PALAZZO DI TIGELLINO - CUBICOLO - INTERNO GIORNO

Tigellino, con indosso un lungo sudario bianco, siede su un seggio mentre un barbiere è intento a massaggiare il suo volto. Nel frattempo, il suo aiutante, il cincitor, ripone il rasoio e gli oli profumati.

Accanto a Tigellino c'è un pretoriano con la spada sguainata in mano.

Sul bordo del divano siede un ragazzo col viso truccato che stuzzica distrattamente i propri denti brutti e cariati.

La mdp segueil barbiere ed il suo garzone, intenti a ritirareil sudario e a licenziarsi con un profondo inchino. Quindi raggiunge Arie che, entrando in campo, ci appare con un piccoloforziere fra le mani, in attesa.

TIGELLINO

(Con        un         tono        fra         il

minaccioso e sarcastico)

FC    Ah,  sei  tu  ebreo.  Dov'è  tuo

suocero?

ARIE

E' malato nobile Tigellino.

Tigellino allunga le mani e gli ordina di consegnare le spade. Arie avanza, apre il piccolo forziere e gli si accosta. Il prefetto prende ciascuna spada e le confronta. Poi stacca uno sguardo rapido e penetrante sul giovane. Infine scoppia in una risata secca e sgradevole.

TIGELLINO

Bene. Conoscete il vostro lavoro.

Con un cenno della mano ordina ad uno schiavo di porgergli una cassettina intarsiata posta accanto al canapè, appoggia le spade sulle sue gambe, prende una manciata di aurei e li soppesa sul palmo della mano.

Sei  arrivato  a  Roma  da  poco,

vero?  Il tuo  modo di  parlare lo

rivela.

ARIE


Dal romanzo di                                                                          97                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Si,  signore.  Sono  giunto  dalla

Giudea non più di un anno fa.

TIGELLINO

Oh!!

La sua frase viene improvvisamente interrotta dall'ingresso di un liberto con indosso una tunica verde e con alcuni fogli di papiro tagliati in piccoli quadratini stretti fra le mani. Il libero avanza.

Cosa sono?

LIBERTO

Le  cause  per   il  giudizio  di

cesare, illustrissimo.

TIGELLINO

Ah...

Accenna al liberto di allontanarsi. Questi dispone le cause per il giudizio su un tavolino ed esce dal cubicolo.

Dunque sei da poco arrivato dalla

Giudea.

Tenendo sempre fra le mani le monete continua a fissare il giovane con sguardo penetrante.

E' vero che voi Ebrei credete che

il  mondo  sarà  conquistato  da  un

uomo uscito dalla vostra terra?

ARIE

Si  signore.  Questo  si  dice  tra

noi.

TIGELLINO

(Burlandosi di Arie)

Oh, oh!!

Versa gli aurei nelle mani di Arie. Solleva la spada originale, chiude un occhio e guarda attentamente la lama intaccata in più punti.

Ho  sentito  che  fra  voi  però  ci

sono  due  sette...  perché  anche  i

cristiani sono dei vostri.

Arie tace trattenendosi forzatamente per evitare una imprevedibile reazione di Tigellino. Il prefetto posa la spada e preleva i ritagli di papiro.


Dal romanzo di                                                                         98                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Mi è stato detto che essi adorano

la testa di un asino e uccidono i

bambini.  E  se  invece  eliminassi

io i loro capi?

(Breve pausa di attesa)

Dunque. Che mi dici?

ARIE

(Incapace  di  resistere  ad

una tale provocazione)

Bisognerebbe        sterminarli.        Sono

delle  canaglie!  Dei  traditori...

sono...

TIGELLINO

(Con sguardo ipnotico)

Vuoi la loro rovina? Eppure anche

tu...

(marcando le parole)

...   eppure   anche   tu   sei   un

cristiano.

ARIE

Non sono cristiano.

TIGELLINO

Hai paura di ammetterlo?

ARIE

(In  fretta,  con  calore  e

passione)

Non è la paura...

TIGELLINO

(Beffardamente,                          con

l'intento          di           irritarlo

ancora di più)

Tu hai paura cristiano.

ARIE

(Gridando,          incapace           di

controllare                i                suoi

sentimenti)

No!!  No.   Non   sono  cristiano!  Li

odio.                 Odio...                 Ascoltami

signore...

Nei suoi occhi iniettati di sangue e sulle sue labbra tremanti si legge tutto il furore represso da tempo.


Dal romanzo di                                                                          99                                                                        Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


... se... se potessi, darei fuoco

alla  città  intera,  solo  perché

bruciassero in essa.

TIGELLINO

(Con improvviso interesse)

Incendieresti la città?

ARIE

Si.  Farei  venire  un  diluvio  e  li

annegherei         tutti.          E'          vero,

frequento  le  loro  riunioni  ma

solo per osservarli da vicino.

TIGELLINO

(Ridendo)

Quindi  sei  venuto  a  Roma  per

spiarli.          Ti           sei           scomodato

inutilmente.        Io        ho        occhi        e

orecchi  sufficienti  per  sapere

tutto  ciò  che  succede  a  Roma.  Ma

forse hai ragione.

Fa scorrere fra le dita un quadrato del papiro.

(In tono brusco ed aspro)

Per  il  lavoro  ho  pagato.  Nessuno

deve  sapere   di   questa   spada.

Adesso va.

Si china sui papiri e ne legge il contenuto. Arie si allontana.

Quando  giunge  sulla  porta  viene  fermato  dal  comando  di

Tigellino. Si volta.

Presentati          al           mio           liberto

Tiburzio. Gli  dirai   sempre  tutto

ciò che vedrai fra i cristiani.

STACCO

105 - FORO ROMANO - VIA SACRA - ESTERNO GIORNO

La Via Sacra ci appare con il colonnato del Foro sulla sinistra e la Basilica Giulia sulla destra. Un folto cordone di pretoriani fa spazio lungo la strada trattenendo la folla rumorosa ammassata nel Foro e circondando tutto il colonnato della Basilica Giulia.

La plebe è accalcata e trattenuta a fatica da un cordone di pretoriani.

La mdp si ferma in su Lucia, lì presente in prima fila, pressata fra i soldati e gli spettatori alle sue spalle. Osserva e cerca con ansia e forte preoccupazione la presenza di Paolo fra i cittadini sottoposti a giudizio.


Dal romanzo di                                                                        100                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


STACCO

106 - FORO ROMANO - BASILICA GIULIA - PORTICO LATERALE - ESTERNO GIORNO

Con una carrellata verticale ci viene mostrata una statua equestre. Sullo sfondo entrano in campo Paolo e Capitone. Uno dei pretoriani che circondano il colonnato della basilica Giulia, vedendo il prigioniero in catene con il soldato, li lascia passare.

La mdp segue il prigioniero e Capitonementre salgono i gradinie attraversano il portico fra pilastri e colonne doriche.

STACCO

107 - BASILICA GIULIA - SALA DEL TRIBUNALE DEI CENTUM VIRI - INTERNO GIORNO

Nella sala del tribunale è presente un centinaio di giurati. Sono seduti su appositi seggi di marmo bianco. Un deciso vocìo fà da sfondo all'ambiente interno.

La mdp avanzadall'interno della sala, e attraversando ilcolonnato, aperto verso il Foro, raggiunge alcuni musici che suonano corni e trombe per annunciare l'arrivo dell'imperatore. La folla è in delirio.

STACCO

108 - FORO ROMANO - VIA SACRA - ESTERNO GIORNO

Dal fondo della Via Sacra avanzano i littori con le asce, seguiti da bambini con corte vesti bianche. Questi, gettando fiori sul selciato, fanno strada alla quadriga di Nerone. I pretoriani che seguono, velocemente si dispongono in formazione di rinforzo, formando un ampio corridoio per far passare l'imperatore.

STACCO

109 - BASILICA GIULIA - SALA DEL TRIBUNALE DEI CENTUM VIRI - INTERNO GIORNO

La mdp eseguei cittadini sottoposti al giudizio, cogliendo neiloro sguardi, ansia, paura e preoccupazione per le sorti a cui potrebbero andare incontro. Si presentano in catene, con le barbe incolte e gli abiti consumati. I loro atteggiamenti e il portamento ne rivelano comunque una diversa estrazione sociale. Alle loro spalle emergono i soldati che li hanno avuti in consegna. La mdp si ferma sul viso di Paolo. Ci appare sereno, facendo da contrappunto agli altri.

STACCO

110 - FORO ROMANO - BASILICA GIULIA - GRADINI - ESTERNO GIORNO

Nerone appare ora sui gradini di accesso alla sala del tribunale. E' voltato verso la plebe urlante e ben protetto dai


Dal romanzo di                                                                        101                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


pretoriani che gli fanno scudo. Sembra ancora un ragazzo, con un viso corto e largo, molto latino, il naso grosso e le mascelle sporgenti, ed una incolta barba rossiccia sulle guance e sul mento. La fronte, bassa e rientrata, è coperta di riccioli, finemente acconciati e fissati. Su di essi troneggia una corona di rose.

Pur essendo tozzo e alquanto obeso, sale i gradini con passo leggero, quasi danzante. Non smette di sorridere alla folla e continua a mandare baci con la sua mano ben curata e sovraccarica di anelli. Appare esaltato, desideroso di assorbire quel chiasso inebriante.

Ad un certo punto si sfila da un dito uno degli anelli, e con un gesto teatrale, lo getta tra la folla. Subito riceve un ruggito di ammirazione. Poi toglie anche gli altri anelli gettandoli tra la plebe sempre più esaltata e litigiosa. Infine alza le mani mostrando a tutti le dita nude.

Terminato il teatrale prologo, di dirige verso il seggio del giudice posto su un palco in cima alla scalinata, trascinandosi dietro la toga scarlatta.

STACCO

111 - BASILICA GIULIA - PALCO - ESTERNO GIORNO

MFdi Tigellino seduto su un seggio alla destradell'imperatore. Il suo viso pallido e malaticcio mostra segni di insofferenza. Ha la fronte sudata e stringe nella mano un fazzoletto che senza sosta tiene premuto sulla bocca.

Un uomo salta fuori da un gruppo di cortigiani, accorre vicino al cesare. In fretta e con perizia gli sistema i lembi della toga e gli porge una sottile verga d'oro. Nerone la prende in mano e siede mostrandosi al pubblico con un'aria grave e maestosa.

MFdi Seneca seduto alla sinistra di Nerone. Lo vediamo essereun vecchio canuto con un bel viso da patrizio, pieno di gravità e dignità.

FIdel pretore. Regge in mano i fogli di papiro con le causefissate per quel giorno. Fa un gesto di intesa a Tigellino.

Tigellino gli indica con la testa che può iniziare.

FIdel pretore.

PRETORE

Silenzio!   Silenzio!   Inizia   il

giudizio del divino cesare!!

Il rumoreggiare della plebe scompare lentamente.

STACCO


Dal romanzo di                                                                        102                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


112 - PICCOLA TAVERNA SULLA RIVA DEL TEVERE - ESTERNO /INTERNO GIORNO

Dal fondo di una stradina sterrata adiacente la sponda del Tevere sopraggiunge Arie. E' solo, l'ambiente circostante sembra deserto. Indossa una semplice tunica grigia ed è coperto con una lacerna. Ha il passo affrettato ed inquieto. Il luogo, cupo e losco, assomiglia più ad una baracca poco curata, con qualche misero tavolo al suo interno ed uno o due poveracci, ubriachi e dormienti per lo stato comatoso in cui versano.

Accanto ad un tavolino appaiono Fileros e Satabus con facce piene di mistero. Arie li raggiunge.

Fileros e Satabus gli fanno posto in mezzo a loro, gli mettono innanzi il vino e senza parlare si guardano l'un l'altro, come incerti su chi sia il primo a dover parlare. Arie quindi si spazientisce.

ARIE

Perché        non        parlate?        Dovevate

essere        presenti         alla         grande

preghiera.  Ci  siete  stati?  Che

dicono là di Paolo?

FILEROS

(Scuotendo              la               testa

impacciato)

Vedo,   Arie   che   tu   non   sai

niente... Alla preghiera ci siamo

stati.  Ma  non  era  il  caso  di

parlare di Paolo.

(Con        voce         sommessa         ed

emozionata)

Pietro è in città!

ARIE

(Restando pensieroso)

Pietro?

FILEROS

Si.  Ha  battezzato,  predica,  ha

spezzato  il  pane.  Si  è  lamentato

che  tra  noi  ci  sia  discordia  e

diffidenza...

SATABUS

(Interrompendo Fileros)

... Ha detto che la gente cattiva

ci sobilla.

ARIE


Dal romanzo di                                                                        103                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Proprio  allora  bisognava  gridare

e  farsi  sentire.         Siete  degli

inetti!

Fileros e Satabus si scambiano un'occhiata.

FILEROS

E' quello che ho detto a Satabus.

Io volevo farlo... ma lui...

Satabus, imbarazzato, comincia a grattarsi la testa sentendo fisso su di sè lo sguardo di Arie.

SATABUS

(Balbettando,  con  gli  occhi

bassi)

Come  si  poteva  gridare?  Pietro

parlava così bene.

Alza gli occhi, ma incontrando lo sguardo minaccioso del sicario, li abbassa subito. Si versa del vino e beve un sorso.

(Sottovoce)

Ma          poi...           Abbiamo           davvero

ragione?

ARIE

(Aspramente)

Sei uno stupido!!

(Rivolto a Fileros)

Anche  tu  sei  così  tenero  come

lui?

In campo entra il tavernierecon aria indifferente. Si accostaal tavolo per servire del pane e delle olive. Poi si allontana immediatamente uscendo dalla inquadratura.

FILEROS

(Con forza, quasi gridando)

No! No!! Io volevo gridare. Io lo

so che Paolo è pericoloso...

ARIE

(Zittendolo)

... Non gridare così.

Arie, sprezzante, volta le spalle a Satabus.

Bene.  Ora  farai  il  giro  di  tutti

i  cimiteri  e  degli  altri  luoghi

d'incontro.  Proverai  a  sollevare

ancora una volta gli animi contro

Paolo.   Poi   ti   informerai   se


Dal romanzo di                                                                        104                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Pietro  lo  ha  già  incontrato.  Del

resto,  puoi  dire  quello  che  mi

hai raccontato, che cioè, secondo

Pietro,  durante  la  sua  assenza,

gente  cattiva   ha   sobillato   i

fedeli contro di lui.

Arie si alza, tira fuori una moneta e la getta sul tavolo. Quindi velocemente esce dalla taverna. Satabus accenna ad afferrarla ma diviene subito remissivo ad uno sguardo di Fileros, che lo fissa ed afferra rapacemente il compenso, dimostrandogli impietosamente la sua superiorità.

STACCO

113 - BASILICA GIULIA - PALCO E GRADINI - INTERNO GIORNO MF sul Pretore.

PRETORE

(Leggendo)

E'  ora   sottoposto   a   giudizio

Paolo   di   Tarso,   ebreo   della

Cilicia.

Capitone tocca Paolo con il gomito per indicargli di muoversi.

Paolo si alza ed esce dal campo.

MFsul Pretore.

PRETORE

Si             facciano             avanti             gli

accusatori!

Al richiamo del Pretore nessuno si fa avanti. Il funzionario cerca imbarazzato fra il pubblico qualcuno che intervenga per muovere le accuse contro Paolo. Poi guarda Tigellino.

Tigellino gli fa segno di continuare a leggere il capo di accusa.

MFsul Pretore.

(Leggendo a voce alta)

Divino  Cesare,  l'atto  di  accusa

da  parte  del  Sinedrio  e  del  Gran

Consiglio           dei            farisei            di

Gerusalemme,

PPdi Nerone con il viso annoiato.

FC     mi  ha  indotto  a  scriverti

quanto segue:

FIdi Paolo con lo sguardo tranquillo, la figura piccola,brutta e miserevole ai piedi della scalinata.


Dal romanzo di                                                                        105                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


FC      Paolo   di   Tarso,   cittadino

romano,  e  che  mando  davanti  al

tuo  tribunale,  è  colpevole  di

aver        predicato         una         dottrina

diversa da

I cortigiani ridono e additano Paolo. Sono impomatati, incipriati, riccamente vestiti e ornati di gioielli preziosi.

FC        quella         che         predicano         i

sacerdoti  della  Giudea  nel  loro

tempio,   il   che   è   motivo   di

disordini           e            agitazioni            a

Gerusalemme.                Firmato:                il

procuratore        di        Giudea        Porcio

Festo.

FIsul Pretore.

(Rivolto a Paolo)

Che hai da dire in tua difesa?

Senza sentire i sogghigni fastidiosi dei cortigiani, l'apostolo si alza con gravità e fa un passo in avanti. Il suo sguardo si incontra con gli occhi dell'imperatore.

PAOLO

Non   è   reato,   grande   cesare,

predicare  in  questo  impero  una

fede  diversa  da  quella  che  si

predica  sul  Campidoglio  e  sul

Palatino.

Nerone esce dal torpore e dalla noia, colpito dalla brevissima introduzione di Paolo che lo chiama direttamente in causa.

FC  Ho  sentito  perfino  che  i  tuoi

antenati,        quando        conquistarono

Cartagine,  pregarono  gli  dei  di

quella città di scendere tra loro

e  di   mostrarsi   benigni,   come

prima  erano  stati  benigni  con  i

cartaginesi.

L'inquadratura torna su Paolo in FI.

Mi   hanno   detto   anche   che   i

sovrani di  Roma   invitavano  nella

loro  città        anche  altri  dei  e

davano                 loro                 ospitalità,

costruivano           per            loro            dei

templi... Forse,  come   avviene  ad

Atene  e  come  ho  visto  con  i  miei

occhi,  anche  qui  si  può  trovare

un  altare  dedicato   a  un  Dio

sconosciuto,  a  un  Dio  il  cui

nome, o romani, non conoscete...


Dal romanzo di                                                                        106                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Le beffe dei cortigiani cessano e tra loro si solleva un mormorìo di sorpresa.

PPdi Lucia, sempre chiusa fra i soldati e la calca della plebe. Mostra una chiara espressione di soddisfazione per l'arringa introduttiva dell'apostolo.

FC  ...  Ma  io  non  annuncio  un  Dio

diverso  da  Quello  adorato  nel

tempio di Gerusalemme, e al quale

anche   tu,   cesare,   e   i   tuoi

predecessori,  avete  disposto  di

offrire sacrifici a nome vostro.

FIdi Paolo.

Voi conoscete questo Dio e sapete

che  ognuno   di  noi  Ebrei,   Lo

considera  la  cosa  più  sacra.  Hai

permesso,  o  cesare,  che  venisse

adorato  anche  qui  a  Roma.  Per

questo  ogni giorno  preghiamo per

te... Non un altro Dio, ma questo

io adoro e servo...

Nel profondo silenzio che domina la piazza, Tigellino interviene flemmaticamente.

TIGELLINO

Allora  perché  il  procuratore  ha

scritto  in  altro  modo?  Vuoi  dire

che        Porcio        Festo        ti        accusa

ingiustamente?

PAOLO

(Tranquillo)

No.  Ma  l'illustre  procuratore  è

stato male informato su di me.

TIGELLINO

Sei cristiano?

PAOLO

Lo sono, o nobile prefetto.

TIGELLINO

Tutti dicono che i cristiani sono

persone ripugnanti e perfide.

PAOLO

(Allargando le braccia)

Oh,          signore!           Quante           volte

qualcuno  è  stato  calunniato?  Il


Dal romanzo di                                                                        107                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


malanimo  non   genera   forse   la

menzogna?  Ancora  oggi  i  retori

piangono  la  morte  di  Socrate,

accusato di essere blasfemo, ma a

quanto pare ingiustamente.

Paolo si volta verso Seneca che, ascolta sempre più attentamente le sue parole.

MFdi Seneca. Il suo volto si illumina muovendo le mascelle,come se ruminasse qualcosa, e assentendo alle parole di Paolo.

FC    Quanti  saggi  furono  accusati

di   empietà?   E   cosa   si   può

imputare         ai          cristiani?          Che

adorano  un  Dio  che  dimora  nei

cieli e nelle anime umane?

FIdi Paolo.

Che per  essi  la  vita       è  un'opera

di  virtù  e  la  morte  la  fine  di

questa  prova?  Che  disprezzano  i

piaceri  e  mortificano  la  carne?

Che per essi un povero è santo?

FIdi Seneca mentre alza lo sguardo verso Nerone.

SENECA

Quest'uomo è un filosofo.

TIGELLINO

(Interrompendolo

bruscamente)

Non è difficile essere stoici.

(Rivolto a Paolo)

Hai  detto  che  il  malanimo  genera

la   menzogna.   Ma   perché,   pur

essendo  ebreo,  gli  ebrei  non  ti

amano?

PAOLO

Nessuno   è   profeta   nella   sua

patria dice un nostro proverbio.

TIGELLINO

Non sono uno stupido perché tu mi

debba citare i proverbi! Rispondi

a  ciò  che  ti  chiedo.  Ti  odiano

gli ebrei o no?

PAOLO

(Con voce pacata e ferma)


Dal romanzo di                                                                        108                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Mi         odiano         quelli         che         non

comprendono  la  Legge  che  hanno

ricevuto.

TIGELLINO

E        tu        pensi        di        comprenderla

meglio?

PAOLO

Non  è  difficile  comprendere  la

Legge.

TIGELLINO

E        tuttavia         soltanto        tu         la

comprendi.

Seneca interviene con la sua voce stridente e senile.

SENECA

Perché  tante  domande,  Tigellino?

E' sempre stato così, che bisogna

restare  soli  per  comprendere  le

cose   più   semplici.   Tutto   il

pensiero greco...

TIGELLINO

...  ma   non   è   che   un   ebreo

Seneca...

SENECA

...  ci  sono  ebrei  che  pensano

come i greci...

TIGELLINO

...  ed  è  cristiano!  Ed  io  ti

chiedo, o divino, di condannarlo.

I        cristiani        sono        una        setta

pericolosa.         Sono          sempre          in

contrasto        con         gli        ebrei         e

dappertutto  provocano  disordini  e

agitazione.  Finché  li  avrai  nel

tuo   impero,   sarà   come   avere

sempre         Spartaco         e         i         suoi

gladiatori.

Tigellino lancia verso Seneca una occhiata astiosa e questi gli risponde con uno sguardo di disprezzo e disgusto. Nerone, resosi conto dell'astio fra i due, batte leggermente a terra la verga.

FIdel Pretore.


Dal romanzo di                                                                        109                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


PRETORE

Silenzio!          Parla           il           divino

cesare!!

Nerone, dal suo trono, si china leggermente verso il prigioniero.

NERONE

Dunque  sei  ebreo  e  cristiano?  Ho

sentito che gli ebrei credono che

dalla        loro        terra        uscirà        il

conquistatore e  il   salvatore  del

mondo...  Tu,  filosofo,  che  ne

pensi?

PAOLO

Non  solo  gli  ebrei  credono  a

questo,         grande          cesare.          Noi

cristiani, sappiamo che Colui che

doveva arrivare è già arrivato.

NERONE

(Con   una   espressione   di

beatitudine)

Chissà se non avete ragione.

Si piega all'indietro, abbraccia i presenti con lo sguardo. Poi guarda con aria di attesa le facce assiepate davanti a sé.

(Rivolto a Paolo)

Poiché  nessuno  ti  accusa,  non

voglio essere severo con te.

(Con un gesto patetico)

Sei libero.

Sulla via Sacra giungono fanciulli con ceste piene di pane. Si pongono in fila dietro i soldati pronti ad un cenno di comando.

Perché io  so  che  si          avvicina  il

secolo d'oro, e che è già apparso

il salvatore del mondo...

Si alza, si getta sulle spalle la toga e continua a parlare come se recitasse. Nello stesso istante, contemporaneamente, un pretoriano si avvicina a Tigellino mormorandogli nell'orecchio una informazione importante ed urgente.

(In sottofondo)

FC    Il  salvatore  amato  da  tutti.

Lui, che  penetra   nei  continenti,

unisce  i   mari,   traccia   nuove

strade         fin         nel         cuore         del

terribile         deserto,         costruisce

palazzi  quali   nessuno   mai   ha


Dal romanzo di                                                                        110                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


costruito,        e        comprende        canti

quali nessuno ha mai composto. Un

uomo così vorrei poter decantare.

PRETORIANO

(Con        voce         sommessa         ma

sicura.        Contemporaneamente

a Nerone)

Una  notizia  grave  e  importante

mio signore.

TIGELLINO

(Allarmato)

Parla, su svelto.

PRETORIANO

La  piccola  Augusta.  Pare  molto

grave.

(Esitante)

E Poppea...

TIGELLINO

(Impaziente)

... Cosa?

PRETORIANO

Ha  paura. Teme  per la  sua vita.

Mi   ha   ordinato   di   avvisarti

immediatamente.

TIGELLINO

E  Tiburzio  ha  procurato  le  prove

contro Seneca?

PRETORE

Ancora  no.   Ma  è  sulla   buona

strada...

TIGELLINO

...  Bene.  Ora  parti  subito  per

Anzio;  questa  notte  stessa.  E

avvertila        che        la        raggiungerò

appena possibile. Va, presto!

Il pretoriano gli mostra il saluto romano ed esce di scena velocemente. La mdp allarga il campo carrellando verso Nerone che torna in PP.

La folla è in delirio, incantata ed assordante.


Dal romanzo di                                                                        111                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Seneca, accortosi del colloquio fra il soldato e Tigellino, trasale incuriosito e preoccupato.

FIdel pretore.

PRETORE

Domani,         per          festeggiare          la

nascita della piccola Augusta, il

divino  cesare  vi  donerà  anche

farina, olio, vino...

I fanciulli con le ceste di pane, lanciano in mezzo alla folla delirante il dono del cesare. Lo stato di esaltazione, crescendo, esplode in un vero uragano di grida. Il popolo chiede i giochi nel circo e afferra, litigioso il pane.

NERONE

(Rispondendo  al  popolo  con

declamazione)

... e sia. E sia. In suo onore si

svolgeranno  in  un  solo  giorno  le

corse,  e   i   combattimenti   dei

gladiatori.

Si volta verso i cortigiani, con il viso bagnato di lacrime di gioia.

(Gridando)

Guardate,        guardate,         come         mi

amano... Guardate.

STACCO

114 - PONTE DI LEGNO SUL TEVERE - ESTERNO NOTTE

Ci appare una serata nebbiosa ed umida. Arie cammina lungo un ponte di legno sul Tevere.

Una lanterna proietta una tenue luce giallastra sulla rapida corrente del fiume.

Dalla parte opposta sopraggiungono due ubriachi con torce accese.

STACCO

115 - VIA APPIA FUORI ROMA - ESTERNO NOTTE

Due uomini, visti di spalle (Marco e Pietro), camminano lentamente seguendo una corrente di carri e carretti che lasciano la città pieni di viveri. La strada è avvolta da una moltitudine di fiaccole accese.

STACCO

116 - STRADA PER ANZIO - ESTERNO NOTTE


Dal romanzo di                                                                        112                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Al galoppo, un drappello di soldati a cavallo con il pretoriano al comando, risale una collina da una strada sterrata. Sullo sfondo, in lontananza, appare Roma. Il drappello va incontro alla mdp e questa lo segue mentre si allontana dalla parteopposta.

STACCO

117 - STRADA DI ROMA - ESTERNO NOTTE

Arie cammina speditamente verso il Foro, senza fermarsi e senza guardarsi intorno.

Ad un certo punto, verso di lui sopraggiunge una lettiga con un dignitario, circondata da servi con torce.

Arie si nasconde nell'ombra di una stradina laterale.

STACCO

118 - VIA APPIA FUORI ROMA - ESTERNO NOTTE

La mdp segueMarco e Pietro nel loro sciolto peregrinare. Sonoin procinto di passare oltre un posto di guardia. Due soldati trattengono per se della merce dal carretto di un uomo, il quale passivamente è costretto ad accettare la perquisizione.

Pietro appare come un uomo tarchiato, di aspetto sano e forte, con spalle larghe e fronte spaziosa, con una folta ed ondulata chioma di capelli bianchi. Vivace, schietto e trasparente.

PIETRO

Lo  hai   avvertito,   Marco,   che

sarei andato a trovarlo?

MARCO

No,  Pietro!  Non  l'ho  avvertito.

Penso         che         sarà         meglio         se

arriverai             inatteso.             Soffre

molto... La sua salute è di nuovo

peggiorata.                     E                     questa

diffidenza...

PIETRO

... Hai ragione.

STACCO

119 - PONTE SULLA STRADA PER ANZIO - ESTERNO NOTTE

CLAl galoppo, lo stesso drappello di soldati a cavallo con ilpretoriano al comando, attraversa un ponte di pietra. La mdp ne segue il tragitto sino a che scompare inoltrandosi in una fittaboscaglia.

STACCO


Dal romanzo di                                                                        113                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


120 - TEMPIO DI MARTE - FRONTONE - ESTERNO NOTTE

Arie è fermo davanti all'alto frontone del tempio di Marte. Lo guarda con insistenza, come se stesse studiando un piano per entrare. L'edificio è immerso nella nebbia e in una flebile luce notturna. La mdp entra nell'edificio sino ad inquadrare in dettaglio la spada di Giulio Cesare, posta come una reliquia suun cuscino, davanti ad una enorme statua di Marte.

STACCO

121 - ANZIO - VILLA DI NERONE - ESTERNO NOTTE

Al galoppo, lo stesso drappello di soldati a cavallo, entra in un cortile. I soldati frettolosamente scendono da cavallo.

Un servo corre incontro al pretoriano inviato da Tigellino e prende in consegna il cavallo.

Il pretoriano, sempre in tutta fretta, risale dei gradini che conducono alle sale interne ed entra nella villa.

STACCO

122 - CASA DI ARIE - VESTIBOLO - INTERNO NOTTE

Dall'interno vediamo aprire una porta. Arie entra nel vestibolo senza far rumore, camminando in punta di piedi. Dal cenacolo giunge la fiamma gialla di una lampada ad olio.

STACCO

123 - CASA DI ARIE - CENACOLO - INTERNO NOTTE

Arie entra nel cenacolo; la fiamma gialla della lampada ad olio fa emergere la figura femminile di Lucia, con la testa appoggiata sul tavolo già imbandito. La donna si sveglia, fa un brusco movimento come a voler uscire dalla stanza ma si accorge della presenza del marito.

LUCIA (AKSA)

Sei tu, Arie!?

ARIE

(Seccamente, come annoiato)

E  chi  vuoi  che  sia?  Perché  non

dormi? E' tardi.

Lucia si alza, sorride, si avvicina ad Arie e con le mani leggermente alzate sembra volerlo abbracciare.

LUCIA (AKSA)

(Con  affetto,  dedizione  e

gioia)

Ti aspettavo...


Dal romanzo di                                                                        114                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Arie non risponde ma reagisce con una smorfia, spazientito ed irritato per l'affetto di Lucia. Toglie il mantello e lo getta su una seggiola.

...  Mangi  qualcosa?  Ultimamente

mangi così poco. Oggi ho comprato

del  vero  vino  siriano...  C'è  del

formaggio.  Ho  fatto  io  stessa  il

pane.  Ho  pensato  che  così  ti

piacerà di più.

Non potendo non trattenersi, Arie siede e affonda le dita nei capelli e nella barba.

ARIE

Va bene, dammi pane e vino.

LUCIA (AKSA)

(Allegramente)

Subito mio signore.

Corre all'interno di un'altra stanza facendo frusciare la sua veste.

Arie, approfittando della momentanea assenza di Lucia, estrae da una tasca una sica (la stessa acquistata da Menahem al mercato di Gerusalemme). La osserva e con le dita ne accarezza dolcemente la lama e il manico, come a volerne apprezzare la linea, la fattura e pensando al delittuoso piano che da tempo occupa la sua mente. Poi la posa sul tavolo.

Lucia rientra portando una bacinella con acqua, una brocchetta con olio profumato ed un asciugamano. Si accorge del coltello sul tavolo quindi fissa il marito cercando una risposta. Infine, posa la bacinella accanto ai piedi di Arie.

Arie la fissa negandole la spiegazione, poi torna a guardare il coltello. Lucia, volendo interrompere quella situazione imbarazzante e senza via d'uscita, allunga le mani verso i piedi del marito.

Permettimi che io te li lavi.

Gli toglie i sandali. Con cura e delicatezza passa una pezza umida sui piedi coperti di polvere.

Hai camminato molto oggi?

ARIE

(Borbottando rudemente)

Si.  Ora  va  a  dormire.  Non  c'è

bisogno che tu rimanga qui.

LUCIA (AKSA)

Non mi permetti di aspettarti?


Dal romanzo di                                                                        115                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


ARIE

(Facendo        di         tutto         per

sembrare             scontroso             e

scostante)

Se vuoi aspetta.

Comincia a mangiare con appetito. Lucia, immobile gli resta accanto, attenta ad ogni suo gesto.

Sei stata alla preghiera?

LUCIA (AKSA)

(Rallegrata)

Ci  sono  stata.  E  ho  pregato...

come sempre...

ARIE

E il maestro?

LUCIA (AKSA)

(Con entusiasmo)

Ah!  Tu  ancora  non  lo  sai!  E'

stato  liberato!  Il  giudizio  del

cesare                  l'ha                   prosciolto

dall'accusa e dalla pena. Eravamo

tutti così felici quando è venuto

tra noi senza le catene.

Arie trasale. Gli occhi si inebriano di odio misto a stupore. Picchia il tavolo, afferra il coltello e lo infila nella cintola; quindi si alza.

ARIE

(Con durezza)

Libero  o  in  catene,  ammaestra

male.

LUCIA (AKSA)

Arie,  ti  prego...  vedrai  che  ti

sbagli.  Domani,  al  crepuscolo,

nei giardini Emiliani Pietro dirà

a  tutti  che  è  una  menzogna  ciò

che  raccontano  di  Paolo.  E  noi

pregheremo          insieme.           Te           ne

convincerai.

Arie comincia ad avvertire lentamente un sentimento contrapposto, pieno di inquietudine, di passione per l'odio nei confronti di Paolo, nemico del suo popolo, e di tenerezza per Lucia.

ARIE


Dal romanzo di                                                                        116                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Forse verrò.

Prende il mantello e velocemente esce indeciso, come se sentisse che quella donna gli è sempre più cara. Ora ci appare come incapace di sopportare e sostenere quella lacerazione interiore che lo avvilisce da tempo.

LUCIA (AKSA)

(Con  rammarico  e  calore.

Seguendolo)

Oh Arie!! Sei ostinato. Eppure...

io         per         te         sono         diventata

cristiana! Sei tu che...

Si accosta allo stipite della porta, come a volerne cercare disperatamente un appiglio. Dal cenacolo sentiamo sbattere con violenza la porta del vestibolo e discendere i gradini di legno. Arie ora è lontano.

(Piangendo disperatamente)

... Ti sbagli.

Nel buio della notte e nella foschia, Arie si allontana a passo veloce lungo la strada.

STACCO

124 - STRADA DI ROMA - ESTERNO NOTTE

In mezzo alla foschia, in una strada completamente deserta, vediamo sopraggiungere Arie a passo deciso.

Un gatto nero, avanzando lentamente, gli taglia la strada. Il giovane con rabbia gli sferra un calcio deciso.

Il gatto, miagolando per il dolore, si allontana.

Due loschi individui, poco lontano, nascosti dalla foschia sembrano seguirlo senza timore di farsi notare.

Arie si accorge dei due inseguitori, si accosta al muro di un edificio e continua con un'andatura incerta.

Improvvisamente, da un vicolo laterale immerso nel buio, due grosse e callose mani lo afferrano e lo trascinano nell'oscurità.

STACCO

125 - VICOLO LATERALE DI ROMA - ESTERNO NOTTE

PPdel volto di Tiburzio. La luce di una lampada, sostenuta da un secondo uomo, ce lo fa apparire ripugnante, segnato da un marchio e da profonde cicatrici.

In CT vediamo i due inseguitori fermarsi nei pressi dell'angolo e guardarsi intorno, come a voler accertarsi che non vi siano presenze estranee all'incontro.


Dal romanzo di                                                                        117                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Tiburzio lascia Arie dalla stretta, gli accarezza il mantello, come se volesse rassicurarlo e con tono amichevole gli dà uno schiaffetto sulla guancia.

TIBURZIO

Allora? Hai qualche buona notizia

da darmi?

ARIE

Certo.

TIBURZIO

E allora. Parla?

ARIE

Domani, al crepuscolo.

TIBURZIO

Dove?

ARIE

Nei giardini Emiliani.

TIBURZIO

Saranno molti questi cristiani?

ARIE

Si. Devi  prendere   molti  soldati.

Più che puoi.

TIBURZIO

Ho  soltanto  due  coorti.  Le  altre

sono   andate   col   prefetto   ad

Anzio.

ARIE

Prendi tutti. Prendi i vigili.

TIBURZIO

So da me cosa devo fare. Stupido!

Dettagliodella mano di Tiburzio mentre porge delle monete alsicario.

Prendi. Questo è per te.

Arie respinge il pugno teso di Tiburzio.


Dal romanzo di                                                                        118                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


ARIE

Non voglio denaro?

TIBURZIO

(Con stupore e sospetto)

Non vuoi il denaro?

Tiburzio alza le spalle con indifferenza.

Bene.  Non  ci  scapperanno  questi

tuoi cristiani.

Tiburzio fa cenno ad Arie di andarsene ma questi indugia.

(Ridendo)

Si?  Che  altro  vuoi?  Forse  ti

dispiace di lasciare questo oro?

ARIE

No.  Solo che...  vedi Tiburzio...

là   nella   folla   ci   sarà   mia

moglie.

TIBURZIO

(Con aria beffarda)

Ah!   Nessuno   te   la   prenderà!

Potrai portarla via con te.

STACCO

126 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - GIARDINO - ESTERNO GIORNO

Pietro e Marco entrano nel giardino della domus, pieno di edera e lauro. Attraversano un sentierino coperto da un tetto verde di vite rampicante, poi aprono un cancelletto e questi prende a cigolare.

Paolo, seduto su una panca, trasale, come strappato bruscamente ai suoi pensieri dal rumore del cancelletto. Alza la testa in alto, con un movimento tipico di un cieco e muovendo la mano cerca un sostegno.

PAOLO

Chi è?

Pietro, con un gesto della mano, indica a Marco di restare davanti al cancelletto.

PIETRO

Paolo, sono io, Pietro.


Dal romanzo di                                                                        119                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Paolo si alza dalla sua panca e con un brusco movimento resta in piedi davanti a Pietro.

PAOLO

(Con voce bassa e rauca)

Vado via da qui. Vado via...

PIETRO

Dove vuoi andare? Perché?

PAOLO

(Con tono concitato)

Lo  so   che   questa   è   la   tua

terra... il tuo campo... Ora sono

libero.  Posso  andare...  e  me  ne

andrò... andrò via... subito.

PIETRO

Qui  a  Roma  c'è  campo  sufficiente

per  molti.  C'è  posto  per  tutti  e

due.

I due apostoli stringono uno le braccia dell'altro e le scure dita di Paolo, sporgenti dalle pezze, afferrano l'amico come una tenaglia.

PAOLO

Per  tutti  e   due.  Sei  troppo

buono. Ma io...

PIETRO

Roma  è  come  un  mare  al  quale

affluiscono  i  fiumi.  E  questo  è

il nostro mare.

PAOLO

Dunque  anche  tu  pensi  così.  Come

me.  Il  mondo   oggi  è  romano.

Domani forse  sarà   parto,  gallico

o  germanico.  Ma  qualunque  esso

sia, deve essere di Gesù.

I due apostoli, appaiono commossi e felici di scoprire che finalmente, dopo tanti anni, li unisce lo stesso pensiero. Paolo, ad un certo punto sente mancare le forze, si appoggia a Pietro; poi lentamente siede sulla panca e invita l'amico a fare altrettanto indicandogli il posto accanto a lui.

(Ansimando)

Siediti Pietro.

PIETRO


Dal romanzo di                                                                        120                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


E tu? Adesso vorresti andartene?

PAOLO

A  che  servirebbe  restare?  Sai

bene che qui non vuole ascoltarmi

nessuno.

PIETRO

Lo  so.  Mi  hanno  scritto  perfino

delle  lettere,  mi  hanno  mandato

informatori.

PAOLO

(Con voce tremante)

E tu?

PIETRO

Io  so  bene  che  tu  ammaestri  in

modo giusto. Si, Paolo! Io guardo

più  vicino,  tu  più  lontano.  A  me

il Signore ha ordinato di pascere

il  gregge.  Ma  tu  devi  far  sì  che

questo  gregge  si  avvicini  e  si

senta di appartenere al Signore.

STACCO

127 - ROMA - VILLA DI NERONE - CUBICOLO - INTERNO GIORNO

Nerone appare sul seggio, profondamente depresso per la morte di sua figlia Augusta e stanco per una notte insonne, passata fra lamenti strazianti e grida di dolore. I cappelli sono arruffati, la barba incolta e disordinata, il vestito è aperto e il petto sembra sanguinare per le ferite inferte dal dolore.

Nella sala notiamo la servitù terrorizzata e appoggiata disordinatamente alle pareti. Sul pavimento giacciono la corona, una forminga (cetra o arpa greca) e statue completamente andate a pezzi.

Dal fondo della sala avanza a passo spedito Tigellino. La servitù esce lentamente, cercando di non farsi notare.

Dettagliodegli occhi di Nerone.

PPdi Tigellino inquieto, alla ricerca di una frase intelligente, utile a mitigare la collera di Nerone.

TIGELLINO

Ave  o cesare!!  Mi hai  mandato a

chiamare  e  sono  qui.  Ai  tuoi

ordini.


Dal romanzo di                                                                        121                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Nerone, con un solenne gesto di disperazione, alza la mano con le dita distese.

NERONE

Perché          ti          tengo          con          me,

Tigellino?  Perché  sei  qui,  se

ella è potuta morire?

Tigellino non si lascia intimidire. Socchiude gli occhi e a bassa voce risponde crudelmente.

TIGELLINO

Mi  tieni,   o   divino,   affinché

azzanni  i  tuoi  nemici  come  un

cane.  Se  mi  indichi  il  colpevole

del  tuo  dolore,  lo  colpirò.  Se

non  me  lo  indichi,  lo  troverò  da

solo.

La mano di Nerone cade inerte, fra lo sbigottimento e l'impotenza.

NERONE

Non  credi  che  ella  sia  colpevole

della morte della mia bambina?

TIGELLINO

(Con  voce  sorda,  sicura  e

controllata)

No, divino. L'imperatrice è stata

una  buona  madre.  Lo  hanno  visto

tutti.  Amava  sua  figlia.  Ella  ti

adora o cesare!!

NERONE

(Sibilando)

Allora chi? Forse Trasea?

TIGELLINO

Potrebbe aver fatto un maleficio.

Il viso di Nerone assume un'aria modesta, quasi vergognosa.

NERONE

(Guardando i suoi piedi che

spuntano dalla toga)

Ho  detto  a  Seneca  che  mi  sono

riconciliato  con   lui.   Gli   ho

mandato i miei carmi.

TIGELLINO


Dal romanzo di                                                                        122                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


(Con voce carica di odio)

E sei sicuro, o divino, che anche

Seneca  non  abbia  desiderato  la

morte della piccola Augusta?

NERONE

Maledetti         stoici!          Li          odio!

Ignobili         vecchiacci          che          ci

invidiano          l'allegria           e           la

felicità. Ma il popolo li ama.

Guarda negli occhi Tigellino e questi sostiene il suo sguardo.

TIGELLINO

E  se tu,  o divino,  avessi delle

prove  che  congiurano  contro  di

te?

Negli occhi di Nerone appare un lampo di paura.

NERONE

(Con voce fioca)

Hai queste prove?

TIGELLINO

Non  ho  detto,  divino,  che  le  ho.

Ma se riuscissi a trovarle?

NERONE

Allora  Trovale!!  Io  non  ho  tempo

per  queste  cose.  Lo  sai  che  mi  è

rimasta           solo            la            bellezza

dell'arte... Perciò mi rifugio in

essa.  Troverò  un  popolo  nuovo  e

che   mi   sappia   apprezzare   ad

Alessandria,        ad        Antiochia,        a

Gerusalemme         dove          uscirà          il

salvatore del mondo.

TIGELLINO

Temo  o  divino  che  se  i  tuoi

viaggi  dureranno troppo  a lungo,

altre  mani  potrebbero  allungarsi

sul trono abbandonato.

NERONE

(Con una smorfia di dolore)

Cosa  vuoi   tu   da   me?   Ne   ho

abbastanza di Roma e dell'Italia.

Mi   hanno   ucciso   qui   l'unica

creatura  che   amavo...   La   mia

figlioletta.


Dal romanzo di                                                                        123                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa

(Prorompendo in singhiozzi) Vae mihi! Non voglio il trono! Del resto ci sei qui tu a custodirlo.

TIGELLINO

Ma il popolo romano... Cesare, è necessario che tu rimanga a Roma.

NERONE

(Andando su tutte le furie) Sei impazzito? Io dovrei fare ciò che dici tu!

TIGELLINO

Cesare, il popolo si offenderà se tu partirai.

NERONE

Che si offenda pure. Il popolo vuole sempre le stesse cose: gladiatori che si uccidono e animali.

TIGELLINO

Inventerò        qualcosa        di        nuovo.

Vedrai, o divino.

NERONE

Me lo prometti?

TIGELLINO

Si.  Comincia  il  tuo  canto  da

Roma!

NERONE

Ma... tu pensi che mi applaudiranno?

TIGELLINO

Te lo assicuro.

NERONE

Vuoi scherzare? Dove potrei esibirmi? Roma è brutta e angusta. Volevo costruire un palazzo unico al mondo e i miei architetti mi dicono che non c'è posto.


Marcello Fiorentino


Dal romanzo di                                                                        124                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


TIGELLINO

E se io ti facessi tanto posto da

contenere la Domus Aurea?

STACCO

128 - ROMA - VILLA DI NERONE - UN CORRIDOIO - INTERNO GIORNO

La mdp precede Tiburzio mentre avanza con una schiera di pretoriani al seguito lungo un corridoio del palazzo.

STACCO

129 - ROMA - VILLA DI NERONE - UN ALTRO CORRIDOIO - INTERNO GIORNO

Tigellino avanza con una schiera di pretoriani al seguito lungo un altro corridoio del palazzo. Poi incrocia Tiburzio ed il suo seguito. I due gruppi si incontrano in una nuova sala del palazzo proseguendo insieme il loro cammino.

130 - ROMA - VILLA DI NERONE - UNA SALA - INTERNO GIORNO

Tigellino  e  Tiburzio  ci  appaiono  affiancati  con  la    mdp  che

continua a precederli.

TIGELLINO

Ebbene?

TIBURZIO

Mi sembri felice o nobilissimo.

TIGELLINO

Parla, che sei riuscito a sapere?

TIBURZIO

Tutto,  signore.  I  miei  uomini

hanno trovato quel Paolo.

TIGELLINO

E' sempre a Roma?

TIBURZIO

Si,  vive  là  dove  viveva  prima.

Oltre   la   porta   della   città.

Seneca lo ha mandato a chiamare.

Tigellino improvvisamente si ferma. Una ruga sul viso ne accentua la sorpresa e la gioia. Anche il seguito dei soldati resta immobile.

TIGELLINO


Dal romanzo di                                                                        125                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Seneca?

STACCO

131 - ROMA - VILLA DI NERONE - SCALINATA VERSO L'USCITA - INTERNO GIORNO

La mdp carrellamentre i nostri personaggi discendono unascalinata verso l'esterno della villa accingendosi ad entrare nei giardini della villa.

TIBURZIO

Hanno  conversato  a  lungo.  Hanno

parlato  di  come  bisogna  vivere.

Le  loro  parole  differivano  ben

poco.

TIGELLINO

Bene.   Entrambi   cadranno   nella

trappola che ho preparato.

TIBURZIO

Non   so   signore...   Seneca   ha

intuito i tuoi piani.

TIGELLINO

Cosa vuoi dire?

TIBURZIO

Sta  preparando  la  fuga  da  Roma.

Non  si  sente  sicuro.  Forse  è  già

fuori le mura.

TIGELLINO

(Con                  uno                   sguardo

penetrante)

A Seneca penseremo dopo. E che mi

dici  di  quel  Paolo?  Lui  e  quei

cristiani  sono  nemici  di  tutti.

Li dobbiamo...

Fa un gesto eloquente. Tiburzio annuisce con la testa in modo significativo. Poi ride sommessamente, con uno sguardo feroce.

I due entrano nei giardini restando soli ed appartati.

STACCO

132 - ROMA - VILLA DI NERONE - GIARDINI - ESTERNO GIORNO

TIBURZIO


Dal romanzo di                                                                        126                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Signore...  Presto  ci  sarà  una

buona occasione.

TIGELLINO

Parla.

TIBURZIO

Questa  sera  si  riuniranno  tutti

insieme.  In  questa  riunione  ci

saranno   Paolo,   Pietro,   tutti.

Allora,  con  un  colpo  solo  li

potremo...

Particolare della mano di Tiburziomentre viene aperta e dicolpo stretta con forza.

Tigellino si asciuga la fronte coperta da un denso sudore.

TIGELLINO

Dove si riuniranno?

TIBURZIO

Nei  tuoi  giardini.  Anche  i  tuoi

servi e custodi sono della setta.

TIGELLINO

(Pensieroso)

Ascolta.        Quel        fetido        mercato

intorno  al circo  avvelena l'aria

nei   giardini   Emiliani   e   nei

giardini  del cesare.  Ne ostacola

anche la costruzione del palazzo.

Perciò,  quando  ti  occuperai  dei

cristiani,   approfitta   per   dar

fuoco  a   quelle   baracche.   Poi

diremo        che        l'hanno        fatto        i

cristiani  e  per  questo  li  hai

imprigionati.  Avremo  i  giardini

puliti         ed         il         cesare         sarà

contento.

STACCO

133 - CASA DI ARIE - CENACOLO - INTERNO CREPUSCOLO

La mdp inquadra in MF Arie. E' in attesa di uscire e osserva il tramonto.

STACCO

134 - STRADE ROMANE - ESTERNO CREPUSCOLO

Il sole diventa sempre più color rame, tingendo di un rosso caldo le facciate delle case.


Dal romanzo di                                                                        127                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


STACCO

135 - PORTA ESQUILINA - ESTERNO CREPUSCOLO

La porta Esquilina viene aperta da soldati di guardia. Il traffico notturno si intensifica ed una fila di carri carichi di merce, tirati da muli ed asini, nel fracasso delle ruote e delle grida dei mulattieri, comincia ad entrare in città.

STACCO

136 - CASA DI ARIE - CENACOLO - INTERNO CREPUSCOLO

Arie appare seduto su un divanetto come raccolto in preghiera, una preghiera rituale. Ha una espressione fanaticamente lucida, come se sapesse esattamente cosa fare. Le mani sono appoggiate sulle ginocchia. Ad un certo punto, raccoglie i capelli dietro la nuca e con un laccetto fa un codino. Poi cinge la testa con una fascetta nera, si alza, afferra un lungo mantello scuro e se lo avvolge intorno.

STACCO

137 - VILLA DI SENECA IN ROMA - VESTIBOLO - INTERNO SERA

C'è un gran movimento di servi intenti a trasportare, bagagli, pesanti casse finemente lavorate, suppellettili di varia grandezza e fattura. La confusione è totale. Tutti sembrano ossessionati dalla fretta.

STACCO

138 - VILLA DI SENECA IN ROMA - STRADA ADIACENTE - ESTERNO SERA

Lungo la strada vi sono carri trainati da cavalli e servitù a piedi e al seguito di una lettiga. La lettiga è ferma sul selciato.

La mdp avanza inquadrando un libertoche esce dalla villa e conpasso deciso si dirige verso la lettiga. La tendina viene aperta dall'interno facendo entrare in campo Seneca.

LIBERTO DI SENECA

E'        quasi         tutto         pronto         mio

signore.

SENECA

Bene. Ma  facciamo   presto.  Domani

potrebbe essere troppo tardi.

LIBERTO DI SENECA

(Con un inchino)

Certamente.

La tenda viene richiusa e il volto di Seneca scompare.


Dal romanzo di                                                                        128                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


STACCO

139 - ROMA - PALAZZO DI TIGELLINO - TERRAZZO - ESTERNO SERA

La mdp ruotando intorno alla FI di Tigellino si ferma inquadrandolo su un lettino. E' assorto nei suoi pensieri. Unaprima schiava entra in campo e gli allunga un vassoio con sopra una coppa piena di vino. Lui afferra con indifferenza la coppa degustandolo lentamente. Una seconda schiava, con un corpo sinuoso, appena visibile attraverso abiti trasparenti, gli tiene compagnìa accarezzandolo in continuazione, come se lo volesse rilassare. Altri due schiavi neri agitano sulla sua testa due ventagli di piume di struzzo.

FLASH BACK CON DISSOLVENZA INCROCIATA

140 - ANZIO - VILLA DI NERONE - TERRAZZO SUL MARE - ESTERNO GIORNO

La mdp, continuando a ruotare intorno a Tigellino, ce lo faapparire in un ambiente e situazione simili, ma al posto della schiava, vediamo Poppea distesa al suo fianco, in una bellissima veste di mussola, attraverso la quale traspare il suo corpo formoso.

Poppea guarda il prefetto con i suoi grandi occhi sbattendo le palpebre.

Ha capelli acconciati a forma di torre e ornati con fili di perle, la fronte e le spalle incipriate di bianco, le labbra e le guance arrossate con succo di vino. Ha una miriade di anelli infilati alle piccole dita e al collo un magnifico vezzo di opali. Sulle braccia luccicano braccialetti e dal piede spunta un peplo sopra sandaletti di pelle rossa.

TIGELLINO

Come sta il cesare?

POPPEA

Il  cesare?  Che  importanza  ha?  Mi

ha  fatto  segregare  qui  ad  Anzio.

Per la piccola Augusta capisci?

TIGELLINO

Non  dimenticare.  Se  tua  figlia

dovesse  morire  dovrai  avere  un

altro figlio.

POPPEA

(Con una smorfia)

Oh, non seccarmi, Tigellino.

Gli prende la mano premendola sul petto e divertendosi ad osservare le narici e le pupille dilatarsi.


Dal romanzo di                                                                        129                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Eppure lo sai Ofonio, che i figli

rovinano la figura.

Tigellino con stizza strappa la sua mano da quella di Poppea.

TIGELLINO

E'  possibile  che  tu  sia  così

stupida?  Devi  dare  un  figlio  al

cesare.

(Abbassando la voce)

Devi  avere  un  figlio  che  Nerone

consideri   come   suo.   Hai   già

dimenticato  tutto?  Se  Nerone  se

ne va, non tornerà più e tutte le

coorti non basteranno a soffocare

le cospirazioni. E tu moriresti.

POPPEA

Ti  preme  la  mia  vita  oppure  temi

per la tua?

TIGELLINO

Per entrambe.

POPPEA

Non  ti   preoccupare.   Non   l'ho

dimenticato. Ma tu sai cosa mi ha

predetto Ptolomeo...

(Con                    un                    sorriso

provocatorio)

Ed            io            voglio             godermela,

divertirmi, darmi ai piaceri...

TIGELLINO

Si alza di scatto allontanandosi da lei.

Stupida!  Devi  avere  un  figlio.

Augusta  è  fragile.  Ha  i  giorni

contati...

POPPEA

...  E  Nerone  è  impazzito  con

quell'efebo             dalle             fattezze

femminili.

TIGELLINO

Che  impazzisca  pure  ma  un  figlio

gli è assolutamente necessario.

DISSOLVENZA AL NERO


Dal romanzo di                                                                        130                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


141 - ROMA - PALAZZO DI TIGELLINO - TERRAZZO - ESTERNO SERA

INSOLVENZA

Ritroviamo Tigellino con la schiava avvenente al suo fianco, e i due uomini dalla carnagione nera che agitano sulla sua testa due ventagli di piume di struzzo. Tutti ripresi dal retro in CT.

Dal fondo sopraggiunge un pretoriano. Si avvicina, salutaallungando energicamente il braccio in avanti, si colpisce il petto con un energico pugno, poi appoggia la mano sul manico del gladio serrato alla destra della cintola e china il capo come a voler produrre un deciso inchino.

PRETORIANO 2

E' tutto pronto generale.

STACCO

142 - FORO ROMANO - ESTERNO NOTTE

Il foro si presenta ancora semi deserto. Solo alcuni carri carichi di merce, tirati da muli ed asini, nel fracasso delle ruote e delle grida dei mulattieri, comincia ad entrare nella piazza. Sono gli stessi che abbiamo incontrato alla porta Esquilina.

La mdp restando ferma, lascia scorrere i carri da sinistra e dal fondo ci mostra Arieche sopraggiunge guardandosi intorno,con l'aria di chi non vuole far notare la sua presenza, nel suo lungo mantello scuro.

STACCO

143 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE

Panoramicadi una enorme moltitudine di fedeli sui pendii deigiardini Emiliani.

Alcuni uomini danno fuoco ad una grande pira ai piedi di un macigno spianato. Un altro, in piedi sul macigno, dà indicazioni alla folla.

Carrellatasui componenti di un coro intento a cantare un salmoimplorante e pieno di nostalgia.

STACCO

144 - SCALE DEL TEMPIO DI MARTE - ESTERNO NOTTE

Con passo sicuro, senza indugiare e senza far rumore, Arie sale le scale del tempio di Marte.

STACCO

145 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE


Dal romanzo di                                                                        131                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Da un gruppo di fedeli, seduti poco distanti dal fuoco, si fa avanti Pietro accolto da grida e applausi. Il pescatore raggiunge speditamente una tribuna e con un cenno della mano chiede alla folla di far silenzio. Gli ascoltatori ammutoliscono.

STACCO

146 - COLONNATO DEL TEMPIO DI MARTE - ESTERNO NOTTE

Muovendosi cauto e leggero come un gatto, Arie toglie il mantello abbandonandolo in terra, mette il coltello fra i denti, salta agilmente afferrandosi alla sporgenza di un muro e ritrovandosi seduto sul parapetto di una finestra.

STACCO

147 - SALONE CENTRALE DEL TEMPIO DI MARTE - INTERNO NOTTE

Con altrettanta agilità si ritrova all'interno del tempio toccando il pavimento con i piedi. Nell'edificio regna un assoluto silenzio. Dalla finestra giungono i rumori uniformi dei carri, come il brontolio di un lontano temporale.

STACCO

148 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE

MFdi Pietro.

PIETRO

Fratelli  miei.   Ho   voluto   che

foste  qui  riuniti  per  potervi

parlare           di            una            questione

importante.

Un breve mormorìo serpeggia tra la folla. Pietro con gesti delle mani li acquieta e di nuovo torna il silenzio, in cui si ode solo il crepitìo della legna che brucia.

Prima  ancora  del  mio  ritorno  a

Roma,   mi   è   giunta   la   lieta

notizia  che  era  arrivato  qui  un

uomo molto amato dal Signore...

PPdi Paolo presente fra i presbiteri e diaconi.

PPdi Lucia tra la folla dei fedeli.

FC  ...  perché  gli  ha  permesso  di

conquistare  nel  Suo  nome  molte

terre  e  molte  città  vicine  al

mare e lontane dal mare.

Chiedete  a  chi  volete,  ma  tutti

sanno  che  chi  ha  penato  di  più

per  predicare  il  Vangelo  è  il


Dal romanzo di                                                                        132                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


nostro  fratello  carissimo  Paolo

di Tarso.

MFdi Paolo.

STACCO

149 - SALONE CENTRALE DEL TEMPIO DI MARTE - INTERNO NOTTE

La mdp segue in dettaglio i piedi di Ariementre lentamente,con passo leggero cammina lungo il pavimento della sala. Sul fondo, accanto alla statua di Marte, vediamo un guardiano seduto ed appisolato. Il dio è rappresentato anch'esso seduto con la grande mano destra poggiata su un ginocchio e le dita stese, come a voler ghermire qualcosa o qualcuno nelle tenebre.

Un pipistrello, frullando, esce dalla sala. La sua figura attraversa quella di una enorme e chiara luna piena.

La mdp torna sui piedi di Arieimmobili sul pavimento e, sempresul fondo, ci mostra il guardiano. L'uomo sembra svegliarsi dal torpore, disturbato dal rumore del mammifero ma poi emette un grugnito e torna a sonnecchiare.

Arie riprende a camminare silenzioso e guardingo lasciandosi guidare dal respiro dell'uomo addormentato.

PPdel custode che sonnecchia. In campo entra la mano sinistra di Arie che chiude la bocca della sua vittima. Questi si desta cercando di divincolarsi dalla stretta ma senza riuscirvi.

La mdp inquadra dal bassoi piedi del guardiano mentre battonosul pavimento. Dietro di lui, nell'ombra, notiamo la figura oscura di Arie. Un rivolo di sangue cade sul pavimento facendo sentire il suo gorgoglìo. In campo entra anche la mano dell'uomo ormai deceduto: pesante, inerte.

STACCO

150 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE

Durante il monologo di Pietro la mdp inquadra in PP FI o MF alcuni presenti che ascoltano tra i quali Satabus e Fileros.

PIETRO

Io  so  che  voi  non  ascoltate  la

sua parola, so che vi allontanate

da  lui  e  che  gli  rimproverate  di

istruirvi  male. Ciò  mi addolora.

Io ho forse parlato qualche volta

in modo diverso da lui? No! Mai!!

Un tempo si, forse... Sappiatelo.

Una volta, anni fa, ebbi paura...

Sono  un  uomo  debole.  Il  signore

ha  affidato  il  suo  gregge  al  più

misero  degli  uomini.  Proprio  io

ho  rinnegato  il  Signore.  E  come


Dal romanzo di                                                                        133                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


per  viltà  ho  rinnegato  Lui,  così

per  viltà  cominciai  a  evitare  i

cristiani   che   non   provenivano

dagli ebrei.

PPdi Paolo.

FC  E  fu  lui  ad  ammonirmi.  Fu  lui

a dirmi che sbagliavo.

PPdi Marco.

FC     Egli  mi  riprese  ed  io  gli

detti ragione.

Carrellatasui presbiteri e diaconi.

FC     E  il  Signore  volle  che  io

benedissi        Paolo        per        il        suo

lavoro. Paolo insegna bene. Siete

voi        che        lo        avete        ascoltato

male...

STACCO

151 - CIRCO - BARACCHE DEL MERCATO - ESTERNO NOTTE

Dal fondo di una stradina dai cui fianchi emergono baracche fatiscenti di legno, avanza Tiburzio al comando di un manipolo di uomini. Sono pretoriani, armati e con fiaccole accese ma vestiti con mantelli e cappucci per non farsi riconoscere. Tutto intorno non vi è nessun altro; il mercato è vuoto.

STACCO

152 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE

PIETRO

...  E  oggi  voglio  che  Paolo  vi

dica come vide Gesù.

MFdi Paolo mentre si alza dalla tribuna.

La collina immersa nell'oscurità ci mostra il popolo cristiano in silenzio, senza un applauso. Paolo raggiunge il macigno accostandosi alla gigantesca figura del pescatore. Con la testa inclinata sulla spalla, il petto infossato ed il viso smunto comincia il suo discorso.

PAOLO

(Con            voce            bassa             e

balbettante)

Non  sono  qui  per  lodarmi  davanti

a  voi,  perché  non  sono  degno

della  fortuna  di  aver  visto  il

Signore.         In         me         non         c'era

debolezza, ma soltanto ira, odio,


Dal romanzo di                                                                        134                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


desiderio di uccidere... Così ero

io...  L'amore  è  una  cosa  buona,

lo  sapete...   Tuttavia   io   non

volevo  amare   il   prossimo,   ma

soltanto        essere         amato         dagli

altri.   Ma   amare   come   Cristo

significa  non  desiderare  niente

in   cambio.   Fu   così...   Avevo

deciso  di   recarmi   a   Damasco.

Credevo che là si nascondessero i

discepoli        del        Signore        e        di

Pietro.         Desideravo          il          loro

sangue.  Li  odiavo.  Ero  come  un

segugio  lanciato  su  una  traccia

di sangue.

STACCO

153 - SALONE CENTRALE DEL TEMPIO DI MARTE - INTERNO NOTTE

La mdp ne segue l'azione in piano sequenza. Arie tende lebraccia nell'oscurità della sala. Allunga la mano toccando quella della statua, poi la grossa e muscolosa gamba di pietra. In basso, in una cavità, afferra lo scrigno, legato e sigillato. Senza esitare strappa il sigillo, recide la corda e solleva il coperchio. Quindi afferra la spada posata su un cuscino.

Particolare della spada. E' proprio quella con l'impugnaturache termina a becco d'aquila e con le due else a forma di zampe di tigre: la spada di Giulio Cesare. Con la mano sinistra la tiene ben ferma e con la destra l'accarezza come fosse una reliquia.

STACCO

154 - CIRCO - BARACCHE DEL MERCATO - ESTERNO NOTTE

Due pretoriani, sempre incappucciati e coperti da lunghi mantelli scuri, entrano in una baracca appiccando il fuoco.

FIdi Tiburzio con aria sadica e soddisfatta, illuminato dallaforte luce rossa del fuoco proveniente da una baracca.

STACCO

155 - UNA BARACCA DEL MERCATO - INTERNO NOTTE

Diversi soldati buttano all'aria oggetti di ogni tipo presenti, quindi appiccano il fuoco in più punti, su pagliericci, su legna secca agli angoli.

Un soldato con un poderoso calcio rovescia una otre piena di olio e un altro gli dà fuoco.

STACCO

156 - CIRCO - BARACCHE DEL MERCATO - ESTERNO NOTTE


Dal romanzo di                                                                        135                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


In CT vediamo in una strada i soldati uscire dalle baracche ormai incendiate. Il fuoco divampa e le fiamme si alzano sospinte dal vento. Altri soldati si danno alla fuga.

FI di Tiburzio. Entra in campo un soldato.

SOLDATO

Possiamo        andare        ora.        Abbiamo

eseguito   gli   ordini   come   ha

voluto il divino Tigellino...

TIBURZIO

Interrompe e afferra con decisione il soldato per il mantello.

Poi lo spintona.

...  Idiota.  Il  suo  nome  non  deve

trapelare. Ora va.

Il soldato esce dal campo e la mdp restringe l'inquadratura sul PP di Tiburzio inondato di luce rossa.

STACCO

157 - SALONE CENTRALE DEL TEMPIO DI MARTE - INTERNO GIORNO

Arie si dirige verso la finestra che si staglia davanti a lui come un quadrato luminoso. Una strana luce irradia da essa posandosi come una macchia rosata sul pavimento a mosaico.

Particolaredella mano della statua di Marte che emergedall'ombra tingendosi di rosa.

Arie mette la spada alla cinta, si arrampica sino alla finestra e resta in piedi sul davanzale, come paralizzato per lo spettacolo che gli si para davanti.

STACCO

158 - FORO ROMANO - ESTERNO NOTTE

Sopra la ghirlanda di statue che girano intorno al foro, vediamo il bagliore rosso che si spande nel cielo.

STACCO

159 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE

PAOLO

...  Capite,  fratelli,  che  cosa

provai  dopo   avere   sentito   il

Signore        che        chiedeva        ragione

della  mia  vendetta?  Comprendere

il  caos  di  pensieri  che  si  formò

nella  mia  mente?  Soltanto  una

cosa  capivo  bene:  tutto  ciò  che

era        stato        doveva        essere        al


Dal romanzo di                                                                        136                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


contrario.  Il  mio  mondo  doveva

mettersi  a testa  in giù.  O, per

meglio  dire,  doveva  mettersi  in

piedi, perché fino a quel momento

era  stato  a  testa  in  giù  e  così

non  poteva  più  continuare!  Ma  ci

si può rassegnare a un mondo così

diverso?  E'  possibile  rinunciare

a tutto, a ciò cui si è legati, a

ciò  che  si  è  servito  e  negare

tutto?  Anche  se  stessi?  Oh...

fratelli...  Fu  terribile.  Eppure

sentivo  che  ero  nelle  mani  del

Dio  Vivente..   E  che,  se   non

avessi  negato  me  stesso,  avrei

dovuto  negare  Lui...  Così  fu.

Così         fratelli...          L'uomo          fa

propositi,  ma  Dio  per  la  propria

gloria   si   serve   anche   della

cattiva  volontà  dell'uomo.  Voi

volevate  sapere.  Volevate  sentire

perché chiamo me stesso apostolo.

Perché  ho  visto  il  Signore...

come vedo voi ora.

Indica Pietro con la mano.

L'ho  visto,  benché  non  ne  sia

degno.  L'ho  visto...  Il  Signore

si lascia vedere.

Lascia cadere le braccia e scende dal macigno. Tutti tacciono impietriti dalla commozione. La legna arde in modo silenzioso e uniforme nell'aria.

Una grande colonna di fuoco si sprigiona da dietro l'altura, impennandosi, dilagando. Da lontano giungono grida, richiami, colpi di gong, improvvisi squilli di trombe, mescolati con il ruggito del fuoco.

Tra la moltitudine dei cristiani, turbata da questo fatto inatteso, si ode una sola voce piena di terrore.

UN FEDELE

La città brucia!!

STACCO

160 - COLONNATO DEL TEMPIO DI MARTE - ESTERNO NOTTE

Arie ci appare accanto ad una colonna: appoggiato cautamente, con il suo mantello ed il cappuccio scuro addosso. Estrae la spada dalla cintola, l'avvicina agli occhi per osservarla meglio. La luce rossa delle fiamme ora illumina la spada e ne fa intravvedere i minimi dettagli. Nello stesso istante lancia un grido di sorpresa e di rabbia.

ARIE


Dal romanzo di                                                                        137                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Noooo...!!

Una mano lo afferra alla nuca e lui, istintivamente, reagisce facendo un brusco movimento per liberarsi. Un soldato gli si para davanti facendo balenare la sua corazza da pretoriano. Arie solleva la spada per colpire ma altre mani e soldati entrano in campo e piombano su di lui storcendoglidolorosamente il braccio.

Particolare rallentatodell'impugnatura d'oro della spada chegli sfugge dalle dita inerti e della spada che cade in terra, roteando sui gradini.

STACCO

161 - VELIA CARINAE - BARACCHE DEI COMMERCIANTI - ESTERNO NOTTE

L'incendio si abbatte sulle baracche dei commercianti inghiottendole di colpo. La gente fugge per le strette e tortuose stradine, gridando e chiamandosi a vicenda, come impazzita, con le tuniche in fiamme, correndo alla cieca, cadendo nel fuoco e morendo fra sciami di scintille che sprizzano in cielo.

STACCO

162 - VELIA CARINAE - INSULA ROMANA - ESTERNO NOTTE

Carrellata Verticaledi un'insula. La scala laterale in legno èimmersa dalle fiamme. Due uomini, avvolti dalle fiamme la discendono velocemente precipitandosi verso la strada. Dalle finestre, gli inquilini si lanciano all'esterno, avvolti da un fumo denso e scuro, minaccioso.

STACCO

163 - QUARTIERE SUBURRA - ESTERNO NOTTE

Una moltitudine di gente corre all'impazzata in direzione del Foro di Cesare, in preda al panico. La confusa massa di persone, formata da uomini e donne urlanti, bambini che piangono, cerca di aprirsi un varco alla cieca negli stretti vicoli.

FIdi un bambino seduto sul selciato. Piange disperatamentesenza la madre accanto. Decine di piedi gli passano vicino. Nessuno si degna di raccoglierlo.

PPdi una madre. Urla e richiama il suo figlioletto.

UNA MADRE

Livio! Livio!!

L'inquadratura torna sul bambino. Entra in campo la madre chelo raccoglie e lo porta via, tenendolo in braccio.

Tra la popolazione in fuga, i più deboli cadono ed altri rotolano su di essi. Altri ancora calpestano quelli che


Dal romanzo di                                                                        138                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


giacciono in terra. I carri e carretti abbandonati vengono rovesciati dalla calca urlante.

STACCO

164 - TEVERE - UN PONTE DI LEGNO E PALAFITTE - ESTERNO NOTTE

Il ponte è pieno di gente che lotta per la sopravvivenza. I più deboli vengono scaraventati in acqua dai più forti, senza alcuna pietà.

Il Tevere riflette i bagliori del fuoco, pullulando di teste e braccia che invocano aiuto, di cadaveri tornati in superficie.

Ad un certo punto il ponte scricchiola in modo pauroso e di colpo si inclina. I presenti, gridando, cadono in acqua in massa.

STACCO

165 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE

Nei Giardini Emiliani comincia ad insinuarsi una sorta di inquietudine tra i fedeli. Il cielo arrossato sembra evocare un segnale di sventura. Il vento, il fragore del fuoco, lo strepito delle persone all'esterno, le scintille e la frusciante pioggia di scorie creano una profonda agitazione collettiva. I volti appaiono atterriti.

FEDELI

(Con        singhiozzi,        gemiti,

lamentele e pianti)

Pietro!   Pietro!!   Che   succede?

Questa   non   è   la   venuta   del

Signore!  Abbiamo  paura  Pietro!

Moriremo!

Pietro alza una mano cercando di calmare i presenti.

PIETRO

(con           voce            forte            ed

impetuosa)

Silenzio,  figli   miei.   Non   vi

lamentate        e         non         piangete...

Nemmeno  io  so  ancora  che  cosa

significa  questo  fuoco.  Potrebbe

significare che il Signore viene,

o  potrebbe  essere  una  sciagura  e

un  castigo   per   questa   città,

immersa   nei   crimini   e   nelle

oscenità...

FEDELI

Pietro!   I   miei   figli...   Mia

moglie!  Se  il  signore  punisce  i

peccatori   perché   noi   dobbiamo


Dal romanzo di                                                                        139                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


morire?  Prega  Pietro.  Noi  non

vogliamo morire.

FIdi Pietro.

PIETRO

(Con voce tonante)

Calmatevi! Cercate di dominare la

paura. Ve  lo  ripeto:  non            so  che

significa  questo   fuoco   ma   il

Signore è sempre vicino!!

In campo entra Paolo. Gli si accosta apparendo con la suafigura piccola e ingobbita e con la testa dolorosamente piegata. Pietro posa la sua mano sulla spalla di Paolo.

PIETRO

Guarda. Roma muore...

PAOLO

... E nasce di nuovo.

STACCO

166 - CASTRO PRETORIO - UNA CELLA - INTERNO NOTTE

Alcuni soldati aprono una cella e spingono violentemente Arie, che rotola per una lunga scala di pietra, cadendo a faccia in giù sulla nuda terra umida.

Le spalle e le cosce grondano sangue. Le labbra sono profondamente spaccate e il viso appare gonfio per i colpi ricevuti. Presenta tumefazioni ovunque.

A fatica si alza dirigendosi verso una finestrella dalla quale entra un forte chiarore rosso.

STACCO

167 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO GIORNO

La mdp inquadra il soleche cerca invano di perforare la nubedi fumo.

Quindi ci mostra i superstiti che cominciano a riempire i giardini. Avanzano tra gli arbusti e le piante calpestando le aiuole. I volti sono sudati, anneriti, con i capelli e le sopracciglia bruciacchiati. Negli occhi è vivo un terrore mortale.

I cristiani si avvicinano a quelle presenze trafelate e stanche per dare un aiuto, con espressioni sorridenti e serene. C'è chi porge dell'acqua, chi del cibo, chi offre il proprio mantello, chi prende in braccio i bambini. Ma le razioni, conseguenti al terrore e alla disperazione, suscitano rabbia e non gratitudine.


Dal romanzo di                                                                        140                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Una cristiana si china su un bambino. La madre la spinge indietro urlando selvaggiamente.

UNA SECONDA MADRE

Non  toccarlo!  Mi  è  rimasto  solo

questo!! Lascialo stare.

UNA CRISTIANA

Voglio aiutarti...

UNA SECONDA MADRE

Non voglio aiuto.

Una piccola folla circonda le due donne.

Va  via! Guardate  com'è contenta,

come           sorride            perché            l'ha

scampata!!

UNA DONNA

Certo.  Non ha  perso niente  e si

rallegra...

UNA SECONDA DONNA

...        Loro        qui        sapevano        dove

rifugiarsi.  Sono  scappati  mentre

noi abbiamo perso tutto.

Tra gli sfollati comincia a serpeggiare quel vocìo suggerito dall'odio e dalla maldicenza e che vola di bocca in bocca.

SFOLLATI

I  cristiani  rubano.  Approfittano

perché  l'hanno  scampata.  Ladri.

Avvelenano  i  pozzi.  Rapiscono  i

bambini.        Si        rallegrano        della

nostra  disgrazia.  Sono  loro  che

hanno  appiccato  il  fuoco.  Si,

sono        loro.         I        cristiani!         I

cristiani!!

Pietro, turbato da questa esplosione di odio, guarda Paolo. Con uno sguardo di reciproca intesa, i due apostoli richiamano i fedeli i quali si accostano a loro a piccoli gruppi, baciano le mani in segno di riverenza e ringraziamento, quindi si allontanano dai giardini.

STACCO

168 - PICCOLA ALTURA FUORI ROMA -     ESTERNO GIORNO


Dal romanzo di                                                                        141                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


In lontananza, un uomo, con dietro i pretoriani a cavallo, spicca maestoso da dietro un'altura, immerso nel grigio fumo e nella nebbia mattutina.

La mdpci mostra lo stesso uomo accanto al suo cavallo tenutofermo per le briglie da un soldato. E' Tigellino con indosso una ricca toga. La sua faccia, pallida ed incavata ancora più del solito, ha una espressione di fosca furia. Con un fazzoletto copre la bocca per non respirare l'aria malsana.

In campo entra Tiburzio. Accenna un inchino.

TIBURZIO

Roma brucia ancora divino.

TIGELLINO

Questo lo  vedo da  me.   Il  cesare

potrà costruire finalmente la sua

nuova  Roma  e   tutta  la  Domus

Aurea. Sai chi è il responsabile?

TIBURZIO

Gira  voce  che   siano  stati  i

cristiani.

TIGELLINO

Non         era         forse         quello         che

volevamo?  Ma   servono   prove   e

testimoni.

Con un semplice gesto ordina alla cavalleria di scendere dalla collina e raggiungere i cristiani che si stanno disperdendo in città.

Un tribuno incita il suo cavallo e fa partire immediatamente al galoppo una colonna di pretoriani.

Un secondo e consistente gruppo di soldati resta poco distante come scorta del prefetto.

CLdei cavalieri che al galoppo discendono la collina.

MFTiburzio, mi hai servito bene.

Puoi andare.

CTdi Tiburzio e Tigellino.

TIBURZIO

C'è  dell'altro  mio  signore.  Il

testimone        che        tu        cerchi        lo

abbiamo già.

TIGELLINO


Dal romanzo di                                                                        142                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Parla.

TIBURZIO

Quell'ebreo. Ha cercato di rubare

la  spada  del  divino  Giulio.  E'

stato  preso.  Ma  è  risultato  che

la spada non era...

TIGELLINO

...  Basta  così.  Custodisci  la

spada!  E  quelli  che  lo  hanno

acciuffato.

Tigellino accenna una smorfia significativa. Il liberto capisce subito le intenzioni del suo padrone scoppiando in una crudele risata.

TIBURZIO

Non        temere,        nobilissimo,        non

arriveranno a stasera.

Tigellino monta a cavallo, alza il braccio ordinando con un gesto la partenza. La colonna di soldati discende la collina al galoppo.

STACCO

169 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO GIORNO

Un cordone di soldati a cavallo circonda un gruppo di cristiani fra i quali ritroviamo Paolo. La reazione generale è di inquietante paura e tutti, con un istintivo gesto, si abbracciano reciprocamente, come a cercare una comunitaria protezione.

L'apostolo resta fermo e sicuro, ormai abituato ai continui arresti da parte di soldati romani.

TRIBUNO

Tu sei Paolo di Tarso?

PAOLO

Si.

Si avvicina al tribuno.

Se   volete   me,   sono   qui.   Ma

lasciate        liberi         questi         miei

fratelli.

STACCO

170 - CASTRO PRETORIO - UNA STANZA DI TORTURA - INTERNO GIORNO


Dal romanzo di                                                                        143                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


La mdp carrella in piano sequenzamostrandoci diversi strumentidi tortura, quindi alcuni uomini seminudi e muscolosi ed infine, chiudendo su Arie in MF. E' legato ad una colonna con delle catene, visibilmente mal messo a seguito di torture durate tutta la notte.

La porta si apre e Tigellino irrompe con alcuni soldati ed uno scrivano greco, con tavoletta di cera ed una stilo in mano.

Nelle scure e profonde orbite, gli occhi di Tigellino brillano minacciosi.

Come un rapace assale il prigioniero. Con entrambe le mani afferra Arie alla gola e comincia a scuoterlo.

TIGELLINO

Tu,  cane.  Come  hai  osato?  Cane,

sfrontato, canaglia. Frustatelo.

Un aguzzino comincia a frustare Arie che si contorce sotto i terribili colpi delle sferze di cuoio e palline di ferro alle estremità.

Ad ogni colpo la carne si lacera. Arie trattiene con forza il dolore gemendo sordamente.

Il prefetto dà ordine di smettere e gli aguzzini gettano un secchio di acqua fredda sulla testa di Arie.

Tigellino si accosta al prigioniero.

(Con voce roca)

Perché lo hai fatto?

Senza rispondere, Arie volta la testa dall'altra parte. Tigellino lo colpisce sul volto con una bacchetta d'avorio che stringe fra le mani.

Perché lo hai fatto?

ARIE

(Balbettando)

Volevo avere la spada...

TIGELLINO

Perché?

ARIE

Per lottare... contro Roma... Per

la libertà della Giudea.

TIGELLINO


Dal romanzo di                                                                        144                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


(Sibilando  e  agitando  un

pugno  a  poca  distanza  dal

viso di Arie)

Ah!         Tu         idiota!         Tu         idiota

impazzito.

(Cambiando tono)

Sei cristiano!

ARIE

No! No!!

TIGELLINO

Sei cristiano. Non negare.

Arie nega con un cenno del capo e Tigellino lo colpisce ancora sul viso con la bacchetta.

Poi ordina di slegarlo. Gli aguzzini eseguono, gli gettano un altro secchio di acqua fredda sulla testa e lo trascinano ai piedi del prefetto.

Tigellino, con calma e con crudele premeditazione, sferra un calcio sulla bocca di Arie. Poi lo afferra per i capelli e fa avvicinare lo scrivano.

Sei cristiano?

Arie emette un gemito.

Ha confessato. Scrivi.

Il greco comincia a scrivere ai comandi del prefetto.

Hai  detto  che  i  cristiani  odiano

tutti a Roma. Lo confermi?

ARIE

Si...

TIGELLINO

Scrivi. E odiano il cesare?

ARIE

Si.

TIGELLINO

E avvelenano i pozzi? E rapiscono

i bambini?

ARIE

Si.


Dal romanzo di                                                                        145                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


TIGELLINO

Hanno incendiato Roma?

Arie esita.

Non hai sentito la mia domanda?

(Con  una  chiara  intenzione

di   accusa   nei   confronti

degli ebrei)

Sono stati loro o altri?

ARIE

(Malvolentieri)

Si, i  cristiani   hanno  incendiato

Roma.

TIGELLINO

(Rivolto al greco)

Hai scritto tutto?

Lo scrivano conferma. La faccia del prefetto si rilassa. Poi solleva la testa di Arie.

(Con        voce        minacciosa        e

perentoria)

Ricordati: se  un   giorno  negherai

le parole che sono state scritte,

ordinerò  di   farti   a   pezzi...

Morirai  nel  modo  più  orribile

possibile.

Tigellino lascia i capelli di Arie e si avvicina ad un orecchio.

(sussurrando)

Sei  stato  un  idiota...  Ma  almeno

appagherai il tuo odio.

STACCO

171 - CARCERE TULLIANUM - SEGRETE SOTTERRANEE - INTERNO NOTTE

Arie appare in una cella semi buia, illuminata solo da un tenue chiarore attraverso una grata presente sul soffitto di pietra ad arcate. E' sdraiato sul pavimento di terra umida. Alle sue spalle, stridendo, una pesante porta viene chiusa. Intorno a se sembra esserci un silenzio di tomba. Solo dall'esterno, un temporale che si avvicina, liberatorio, fa sentire la sua presenza.

In campo entranole mani di due uomini robusti che lo afferranosotto le ascelle, lo sollevano delicatamente e lo girano a faccia in su. Cambiando posizione Arie geme dolorosamente.


Dal romanzo di                                                                        146                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Nella  penombra  la  figura  di  Lucia  non  è  ancora  riconoscibile.

E' accanto ad altri suoi fratelli imprigionati.

La mdp torna ancora su Arie, in MFnascondendo i due uominirobusti.

LUCIA (AKSA)

Zitto        fratello...        zitto.        Non

lamentarti.  Cristo  ricompenserà

ogni tua sofferenza.

SATABUS

E'         tutto          insanguinato.          Non

possiamo muoverlo. Portate qui la

lampada.

La luce sfiora il suolo, si alza e si avvicina ad Arie che solleva il viso.

ARIE

(Mormorando)

Aksa!

LUCIA (AKSA)

Arie! Oh, Arie...

Lucia scoppia in lacrime. Cade in ginocchio e preme le labbra su una mano del marito.

Arie...  sei  tu.  Cosa  ti  hanno

fatto

Arie, prostrato, schiacciato, annichilito, guarda i presenti e si accorge che sono proprio coloro che ha incolpato. Un orrore raccapricciante gli attraversa la mente. Si rende conto che non

èriuscito ad impossessarsi della spada, che non ha ucciso Paolo e che all'amore di Aksa ha corrisposto una condanna a morte. Solleva allora le palpebre pesanti e gonfie.

CTPaolo gli si avvicina.

PAOLO

(Senza riconoscere Arie)

Soffri, fratello?

Paolo accosta una ciotola di acqua sulle labbra tumefatte del giovane. Arie scrolla la testa. Con muta disperazione guarda la moglie.

LUCIA (AKSA)

(Singhiozzando)


Dal romanzo di                                                                        147                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Arie,  Arie,  io  già  pensavo  che

tu... tu... che tu fossi un falso

cristiano.

(Trattenendo le lacrime )

Ma io  ti amo,  Arie...   sempre  ti

ho  amato...  Io...  io  pregavo,

affinché  tu  cambiassi.  Ma  ero  io

che dovevo cambiare. Perdonami.

ARIE

(Con voce secca)

Non ho niente da perdonarti.

(Alzando        gli         occhi         su

Paolo)

Rabbi....

Paolo gli si accosta.

... Puoi dirmi...

PAOLO

... Che cosa, figlio mio?

ARIE

(Lentamente,                                  con

difficoltà)

Dicono  che  sei  un  fariseo.  Come

hai potuto tu credere in Lui?

PAOLO

Gesù mi è apparso.

ARIE

E questo ti è bastato?

PAOLO

Oh,  no!  Lui  mi  vinse  con  un  solo

sguardo. Ma per seguirlo, dovetti

sostenere una lotta interiore che

durò anni... Ora bevi figliolo.

ARIE

No. Non berrò finché non mi avrai

detto tutto.

Paolo posa la ciotola in terra. Siede accanto ad Arie trattenendo il suo corpo fra le braccia e tutti i presenti si accostano per ascoltare le parole del piccolo apostolo.


Dal romanzo di                                                                        148                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


Paolo ed Arie vengono inquadrati con una serie di campi e controcampi.

PAOLO

Lui  mi toccò  nel cuore  pieno di

odio.  Restai  accecato.  Ma  prima

ero  stato  cento  volte  più  cieco.

Convincermi  che  quell'uomo  fosse

Dio  mi era  impossibile. Pensavo:

Morirò  piuttosto  che  ammetterlo.

L'amore  lottava  dentro  di  me  con

l'odio.

ARIE

(Con un ultimo sforzo)

Ed  io  vi  ho  denunciati  tutti.  Ho

detto        che        voi...        voi        avete

incendiato  Roma.  Ora  non  si  può

più tornare indietro, vero Paolo?

In  questo  momento  non  si  può

cambiare l'odio in amore.

PAOLO

Certamente figlio. Per Dio non ci

sono cose impossibili.

Arie chiude gli occhi e serenamente muore. Seguono un lampo ed un tuono. Paolo lo afferra stringendolo con forza a se. Anche Lucia si stringe nell'abbraccio seguita da tutti gli altri.

Gocce di pioggia, lentamente penetrano attraverso la grata, riversandosi dolcemente sui volti dei presenti.

La mdp inquadra in dettagliola fiamma della lampada che sispegne, liberando un flebile filo di fumo bianco.

La mdp segueil fumo che risale, esce dalla grata riprendendodall'alto i prigionieri stretti nell'abbraccio, quindi risale mostrandoci la città all'alba, sotto l'imperversare del temporale mattutino, e con il sole dietro l'orizzonte, pronto a sostituirsi ai nuvoloni.

Un nuovo giorno, una nuova alba fa da sfondo alla città, immersa in un'aria dove echeggia il frastuono dei carri. Per le strade, la gente è in fermento per la ricostruzione di Roma: la città eterna.

[FINE]

NERO

172 - BREVE DIDASCALIA FINALE

Sul fondo nero appaiono le seguenti frasi, in lenta insolvenza/dissolvenza e in successione per consentire i tempidi lettura:


Dal romanzo di                                                                        149                                                                      Jan Dobraczyňski


La spada santa                                                                                                                                                      Marcello Fiorentino


PAOLO CONTINUÒ ANCORA A VIAGGIARE DOPO LA SUA LIBERAZIONE

NEL 68 d.C. VENNE DI NUOVO INCARCERATO A ROMA

MORÌ, DECAPITATO CON LA SPADA, IN UNA LOCALITÀ CHIAMATA AQUAE

SALVIAE, SULLA STRADA PER OSTIA

NERO

173 - TITOLI DI CODA

Sui titoli di coda scorrono lateralmente su fondo nero, disegni che ricordano la sua storia, come ad esempio le biremi, i telai, le croci, i monumenti e le statue dell'antica Roma, la città di Gerusalemme, i soldati romani, le catene e le fiamme, le verghe, i gladi e i pugnali, le domus e le insule romane, i cipressi e le colline, gli alberi di olivo e le sbarre, i personaggi e le ambientazioni. Infine, in modo più evidente e conclusivo: la spada santa.

A mia Madre

Marcello Fiorentino

Martedì 9 Ottobre 2007


Dal romanzo di                                                                        150                                                                      Jan Dobraczyňski