LA SPADA SANTA
(La storia di San Paolo)
Sceneggiatura Cinematografica
di
Marcello Fiorentino
Tratta dal romanzo di Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Dal romanzo di 2 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
PRIMA PARTE
(L’ULTIMO VIAGGIO)
Anno 63 d.C.
001 - TITOLI DI TESTA - ESTERNO GIORNO
Una imbarcazione si avvicina lentamente verso il porticciolo di Troade. Spira un vento leggero. La nave giunge in porto. I marinai e il comandante della nave sono indaffarati a far ormeggiare il piccolo veliero. Sulla prua un uomo (Luca) attende con ansia in piedi, che le operazioni di sbarco si concludano.
STACCO
002 - PORTO DI TROADE - ESTERNO GIORNO
Sulla banchina attendono Timoteo e Gaio. Viene ancorata l'imbarcazione e gettata una passerella. Luca scende e si avvicina a Timoteo e Gaio. I tre si scambiano abbracci amichevoli.
LUCA
Che c'è di nuovo Timoteo?
TIMOTEO
(con aria rassegnata)
Poco fa ci ha detto di recarci
tutti quanti ad Asso per mare
mentre lui ci andrà a piedi.
LUCA
(un pò seccato)
Con chi?
TIMOTEO
Da solo.
LUCA
E tu?
Si incamminano tutti verso le case del villaggio di pescatori allontanandosi dal porticciolo.
TIMOTEO
Che volete? Sapete che non lo si
può contraddire.
LUCA
E vuole andare oggi?
TIMOTEO
Dal romanzo di 3 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Oggi, adesso. Per questo vi ho
chiamati.
GAIO
Ma non dovrebbe mettersi in
cammino, soprattutto da solo. E'
malato.
TIMOTEO
Gaio ha ragione. Soltanto tu Luca
puoi fare qualcosa, puoi
convincerlo. E' molto debole.
002 BIS - CASUPOLA DI CARPO - ESTERNO GIORNO
Tutti si fermano per un istante quasi in prossimità di una casupola di pescatori. Volgono lo sguardo a Luca. Lui alza leggermente le spalle.
LUCA
Proverò. Forse lo convincerò in
altro modo ma.... avremo tempo di
parlare di questo.
Poco distante, nelle vicinanze della casa, vediamo un uomo tagliare la legna e poco distante alcune donne che macinano il grano nel mortaio.
I tre discepoli giungono sulla soglia della casupola. Timoteo la apre.
003 - CASUPOLA DI CARPO - INGRESSO - INTERNO GIORNO
Tutti vi entrano, posano le loro poche cose, si scoprono dalle mantelle e siedono in attesa.
LUCA
Dove lo hai lasciato, Timoteo?
TIMOTEO
E' di là, seduto al telaio. Come
al solito sta tessendo.
Luca guarda il mare da una finestra aperta. Aspira profondamente una boccata d'aria. Lascia la stanza. Spinge la porta. Entra a sua volta in un'altra stanza più interna immersa nella penombra.
004 - CASUPOLA DI CARPO - STANZA PIU' INTERNA - GIORNO
Si scorge un uomo anziano (Paolo) seduto in terra mentre tesse alacremente. Piccolo, non necessariamente di bell'aspetto, con la barba bianca ed i capelli ricci. La testa, che cade sulle spalle esili, produce un movimento alquanto doloroso. Le sue
Dal romanzo di 4 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
dita muovono con destrezza l'ago di legno. Il telaio ritmicamente produce un rumore secco. Luca si avvicina.
LUCA
Lo osserva un attimo. Poi gli posa una mano sulla spalla
Vorrei chiederti qualcosa, Paolo.
PAOLO
(Sul volto gli appare
un'espressione di paura.)
Abbandona il lavoro. Si alza. Guarda le mani avvolte da un panno di lino.
Oh! non e' una malattia.... Non
e' niente.
Pone a Luca una delle sue mani. Luca delicatamente comincia a togliere la fascia. Guarda la ferita.
LUCA
(Sussurrando)
Si e' formata da sola? Così,
semplicemente?
Paolo si affretta a bendare di nuovo la mano. Torna a sedersi sul telaio. Luca si allontana.
Le ferite si stanno seccando,
ma...non dovresti andare.
Paolo stringe l'ago tra le dita.
PAOLO
Permettimi di riprendere il
lavoro.
LUCA
Non dovresti andare. E' una
pazzia.
PAOLO
Sei buono Luca.
Luca cammina per la stanza da una parete all'altra. Fa schioccare le dita con disappunto. Di colpo si ferma.
LUCA
Del resto....fa come vuoi. Forse
hai ragione tu.
Silenziosamente si ferma dietro le spalle di Paolo.
Dal romanzo di 5 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Paolo. Marco è qui.
PAOLO
Marco?
Si ferma. Lascia cadere l'ago. Poi si volta bruscamente.
(Sottovoce)
Marco?
(Con voce piena di gioia)
Dov'è? Dimmi! Vorrei incontrarlo.
Non lo vedo da tanti anni.
LUCA
E' qui, a Troade.
(Evitando lo sguardo di
Paolo)
E' al porto. Sulla nave.
PAOLO
Non può scendere a terra? Non
manderesti qualcuno per dirgli
che desidero incontrarlo? E se
non può venire da me, andrò io da
lui. Tutti questi anni....e ci
separammo adirati l'uno con
l'altro.
LUCA
Lo so.
PAOLO
E' come un figlio per me.
(Con veemenza)
Andrò da lui e lo pregherò di
perdonarmi. Sono stato severo. Di
sicuro ormai è un uomo maturo.
L'hai visto?
LUCA
L'ho visto. Marco mi ha chiesto
di salutarti. Non credeva tu
volessi vederlo.
PAOLO
Ma certo che lo voglio!
LUCA
Dal romanzo di 6 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Marco non è solo.
PAOLO
Non è solo? Che significa?
LUCA
Marco è arrivato insieme con
Pietro.
Breve silenzio. Paolo riprende il lavoro. Si ode il battito del telaio.
STACCO SUL PORTO DI TROADE
005 - PORTO DI TROADE - ESTERNO GIORNO
Carrellata a destra.
Si vedono schiavi che scaricano merci, mercanti che contrattano animatamente, marinai che sistemano le imbarcazioni e gente che rumorosamente sale o scende dalle imbarcazioni ormeggiate.
La mdp segueuno schiavo che sale su un piccolo veliero a remi.Porta in spalla un grosso sacco, quindi inquadra due uomini intenti a sistemare in coperta i propri bagagli (sono Marco e Pietro).
PPsu Pietro che guarda la casa di Carpo.
STACCO SULLA STANZA PIU' INTERNA DELLA CASUPOLA DI CARPO
006 - CASUPOLA DI CARPO - STANZA PIU' INTERNA - GIORNO
PAOLO
Dove sono diretti?
LUCA
(A fatica)
A....Roma.
PAOLO
Allora si può già andare a Roma?
LUCA
Si può.
Si accosta a Paolo e gli siede di fronte. Lo fissa.
Si può. Il nuovo cesare ha
abolito il decreto di Claudio.
Sua moglie, a quanto dicono, è
buona e favorevole ai nostri
Dal romanzo di 7 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
fratelli. Pietro si affretta.
Sarà lì prima.
PAOLO
Sai bene che io vado a
Gerusalemme.
LUCA
Non sei obbligato ad andarci. Va
da Pietro, e lui....
PAOLO
(Bruscamente)
....Non andrò con lui. Devo
recarmi a Gerusalemme.
(sottovoce)
Il tempo vola via.
la mdp seguei due che si affacciano ad una finestrina dellastanza. Entrambi guardano la nave di Pietro e Marco che salpa.
STACCO SULLA IMBARCAZIONE CHE ESCE DAL PORTICCIOLO 007 - IMBARCAZIONE DI PIETRO E MARCO - ESTERNO GIORNO
Pietro si affaccia sulla poppa guardando il villaggio che si allontana. Marco gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla. Pietro la tocca con la sua guardandolo.
Contemporaneamente voce fc di Paolo.
PAOLO
Egli agisce come se non dovesse
mai morire. Il mio tempo è breve.
Io devo sempre andare
oltre....oltre e più presto.
STACCO SU UN SENTIERO DI MONTAGNA 008 - SENTIERO DI MONTAGNA - ESTERNO NOTTE
La mdp inquadraPaolo che faticosamente risale un sentiero dimontagna. Piove con violenza fra tuoni e lampi. Giunge su un'altura fradicio e trova riparo in una cavità rocciosa.
STACCO SU PAOLO CHE OSSERVA LA PIOGGIA 009 - CAVITA' ROCCIOSA - INTERNO NOTTE CT della cavità con un fuoco acceso. Carrellata in dal retro su Paolo.
Dal romanzo di 8 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
CLsulla pianura sottostante. Appare con violenza un lampo,quindi irrompe un tuono.
FLASH BACK BIANCO
010 - TROADE CITTA' - ESTERNO GIORNO
La mdp inquadrale sferzate di schiuma bianca dei frangifluttidel mare.
CLdelle imbarcazioni che entrano ed escono dalla baia.
Carrellata verticalesulla porta d'ingresso della città congente, merci, animali che entrano ed escono dalle mura.
011 - DOMUS SERGIA - INTERNO GIORNO
CMdi una fontana di marmo rosa raffigurante una dea pagananuda.
CTdi una terrazza con le tende che sventolano al vento.
Appare una giovane dal volto bianco e diafano, adagiata su una comoda poltrona.
Entrano nella inquadratura il proconsole romano seguito da Paolo con sembianze giovanili.
PROCONSOLE ROMANO
Ti saluto Sergia.
Si china sulla giovane, la bacia sulla fronte, lei sorride e gli porge un giaggiolo preso dal mazzo che tiene posto sulle ginocchia.
Questo è Saulo, figlio di Baruc,
ebreo di Tarso, che predica una
nuova filosofia. Mi sembra
interessante e soprattutto nuova.
Io l'ho ascoltato e lo ascolterò
ancora volentieri.
SERGIA
Una nuova filosofia? E' bella?
PAOLO
Si china in segno di saluto.
Tu stessa ti convincerai, nobile
Sergia, che è la più bella.
SERGIA
Sorride e agita un rotolo che stringe fra le mani.
Dal romanzo di 9 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Può essere tanto bella come il
viaggio di Ulisse? E cosa afferma
la tua filosofia, Saulo?
PAOLO
La resurrezione.
SERGIA
Indica a Paolo un basso sgabello ai suoi piedi e lo invita ad accomodarsi. Il proconsole accenna un inchino e si allontana.
Parla.
FLASH BIANCO
012 - CAVITA' ROCCIOSA - INTERNO NOTTE
Appare ancora Paolo anziano che raccoglie un mantello e si avvolge. Si alza lentamente e faticosamente. Si dirige all'imboccatura della cavità.
PPPdi Paolo. Il volto si illumina per l'apparire di un violento e vicino lampo, quindi irrompe un tuono.
FLASH BACK BIANCO
013 - DOMUS SERGIA - INTERNO GIORNO
PPdi Sergia
SERGIA
E tu credi che Egli sia vivo?
PAOLO
FCL'ho visto.
SERGIA
Accarezza i rotoli con i canti di Omero.
E' realmente interessante ciò che
dici. E molto bello. Quindi è
morto per gli uomini?
PAOLO
Perché li ama. E poi è
resuscitato. Tutti siamo stati
chiamati e tutti dobbiamo
rinascere. Bisogna rinunciare al
male e bisogna amare... e saper
soffrire... Unire le Sue
sofferenze alle nostre
sofferenze. Completare ciò che
manca alla Sua Passione.
Dal romanzo di 10 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
SERGIA
Dunque il sangue del tuo Gesù non
èbastato a salvarci.
PAOLO
Non ci salverà senza di noi.
Paolo si alza, punta nello spazio uno sguardo riflessivo.
PPdella fontana scrosciante acqua.
CLdelle onde che si infrangono contro le rocce ai piedi dellaterrazza.
E' nato dal sangue oltre le mura
della città di Gerusalemme. Si è
rafforzato in esso come un
bambino nel seno materno. E'
sorto dal sacrificio e si aspetta
sacrifici.
CLDi gabbiani che sorvolano la terrazza.
E' sorto dall'amore e aspetta
solo amore. Ora è il tempo
dell'amore. E l'amore è paziente
e benigno. Non è invidioso, non
inganna, non si gonfia, non
desidera onori, non cerca il suo
interesse.
PPdi Paolo poi FI. Paolo si allontana e si affaccia al terrazzo guardando il mare.
Non si adira, non fa torto, non
serba rancore, non gode
dell'ingiustizia. Si compiace
della verità, tutto sopporta, a
tutto crede, in tutto spera, a
tutto resiste. L'amore non avrà
mai fine.
FIdi Sergia.
SERGIA
L'amore non avrà mai fine. Sento
che tu Paolo, conquisterai il
mondo che ora è di Roma.
CLDi gabbiani che sorvolano ancora la terrazza.
LA MDP INQUADRA IL CIELO POI IN PANORAMICA VERTICALE SCENDE SINO A TERRA
014 - DESERTO - ESTERNO GIORNO
Dal romanzo di 11 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Ora si vede Paolo in CT che giace esanime in terra. Riprende i sensi e apre gli occhi mentre in cielo uccelli rapaci tentano di avvicinarsi per mangiarne le carni. La calura di mezzogiorno riempie l'aria.
Segue la Soggettiva di Paolo che osserva un uomo (Hesperos) mentre si avvicina. L'inquadratura appare sfuocata.
Si ritrova la mano dell'uomo, dura e pelosa, sul petto mentre un cane lo annusa ed in lontananza si avverte la presenza di un gregge di pecore.
PAOLO
(In affanno, sussurrando)
Aiutami fratello....
L'uomo, chino su di lui lo solleva leggermente lasciandolo ancora seduto sul terreno.
HESPEROS
(Con voce sorda e rauca)
Ti sei svegliato? Alzati
Paolo invano cerca di sollevarsi aggrappandosi alle mani dell'altro.
PAOLO
(Con rammarico)
Non posso....e non vedo niente.
HESPEROS
Bevi.
Gli accosta una ciotola alle labbra. Paolo inghiotte a fatica alcuni sorsi. Prova ad alzarsi ancora ma ricade pesantemente sul suolo.
HESPEROS
(Con bonarietà)
Morirai se ti lascio quì. Vieni.
Ti prenderò sulle spalle e ti
porterò al coperto.
In CT l'uomo carica sulle spalle Paolo. La mdp riprende poi i due uomini con il cane che segue a poca distanza. Camminando ora in salita, ora in discesa raggiungono una casupola. La mdp al suo interno, li vede sopraggiungere dalla stradina.
015 - CASUPOLA DI HESPEROS - INTERNO GIORNO
CTdei due che entrano nella casupola. Il pastore distendePaolo su un largo giaciglio di pelli di montone.
HESPEROS
Dal romanzo di 12 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Resta qui. Torno subito e ti darò
qualcosa da mangiare.
L'uomo gira brevemente per la stanza raccattando arnesi.
016 - CORTILE ESTERNO DELLA CASUPOLA - ESTERNO GIORNO
Nel frattempo la mdp inquadra in FI il cane che all'esterno beve avidamente dell'acqua. Sullo sfondo si vede uscire il pastore dalla casupola. Attraversa l'inquadratura da destra a sinistra uscendone definitivamente. Il cane, sempre in primo piano cessa di bere ed uscendo dall'inquadratura raggiunge pure il padrone. La mdp si avvicina alla casupola senza entrarvi.
017 - CASUPOLA DI HESPEROS - INTERNO GIORNO
La mdp in piano sequenza mostra un focolare al centro dell'ambiente, ormai spento e fumante. Su di esso penzola una pentola annerita. Sulle pareti si vedono bigonci pieni di latte e al soffitto formaggi appesi e fasci di foglie, in un angolo un mucchio di pelli fresche.
L'inquadratura si chiuse in PP sulla figura ben identificabile di Ares (il dio della guerra greco) in forma di statuetta rozzamente scolpita e posta accanto al giaciglio dell'apostolo.
La mano di Paolo, entrando in campo, a fatica afferra la statuetta.
PPPaolo osserva la statuetta di Ares e torna con la memoria al colle di Atene ove molti anni prima aveva tentato di confrontarsi con i filosofi greci.
FLASH BACK BIANCO
017 BIS - ATENE - AEROPAGO - ESTERNO/INTERNO GIORNO
Appare istantaneamente su una collina una statua di Ares mentre la mdp avanzando entra nell'edificio.
Qui troviamo i nobili filosofi togati greci in ascolto di Paolo, il quale ci appare di aspetto fiero e giovanile, al centro del tribunale e con chiara esuberanza oratoria. Senza alcun timore reverenziale, è rivolto all'assemblea.
Con il progredire del suo discorso, le reazioni dei presenti passano dall'indifferenza, all'arroganza e presunzione intellettuale, sino alla derisione e indignazione.
PAOLO
Cittadini ateniesi, vedo che in
tutto siete molto timorati degli
dei. Passando infatti ed
osservando i monumenti del vostro
culto ho trovato anche un'ara con
l'iscrizione: al Dio ignoto.
Quello che voi adorate senza
conoscere, io ve lo annunzio. Il
Dal romanzo di 13 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Dio che ha fatto il mondo e tutto
ciò che contiene, che è signore
del cielo e della terra, non
dimora in templi costruiti dalle
mani dell'uomo né dalle mani
dell'uomo si lascia servire come
se avesse bisogno di qualche
cosa, essendo lui che dà a tutti
la vita e il respiro e ogni cosa.
Egli creò da uno solo tutte le
nazioni degli uomini, perché
abitassero su tutta la faccia
della terra. Per essi ha
stabilito l'ordine dei tempi e i
confini del loro spazio, perché
cercassero Dio se mai arrivino a
trovarlo andando come a tentoni,
benché non sia lontano da
ciascuno di noi. In lui infatti
viviamo, ci muoviamo ed
esistiamo, come anche alcuni dei
vostri poeti ha detto: Poiché di
lui stirpe noi siamo. Essendo noi
dunque stirpe di Dio, non
dobbiamo pensare che la divinità
sia simile all'oro, all'argento e
alla pietra, che porti l'impronta
dell'arte e dell'immaginazione
umana. Dopo essere passato sopra
i tempi dell'ignoranza, ora Dio
ordina a tutti gli uomini di
tutti i luoghi di ravvedersi,
poiché egli ha stabilito un
giorno nel quale dovrà giudicare
la terra con giustizia per mezzo
di un uomo che egli ha designato,
dandone a tutti prova sicura col
risuscitarlo dai morti.
La reazione generale si fa intensa al sentire parlare di resurrezione. Paolo, viene respinto e scacciato dall'Areopago.
STACCO SUL PORTO DI ASSO
018 - PORTO DI ASSO - ESTERNO GIORNO
Luca, Gaio e Timoteo ci appaiono in lontananza. Parlano animatamente fra loro agitando le mani. Le lunghe vesti sono mosse dal vento.
Nel porto sono ferme alcune imbarcazioni ma non vi sono altre presenze se non quelle di pochi marinai intenti nel loro quotidiano lavoro.
La mdp, con una panoramica verticale si alza e ritrova nell'inquadratura, dietro un colle, la figura in lontananza di un viandante che lentamente si avvicina. E' Paolo, spossato, che si regge a fatica sulle gambe accompagnato dal suo solito bastone.
Dal romanzo di 14 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
CTdei descepoli di Paolo i quali ora ben chiaramente sievidenziano essere Timoteo, Gaio e Luca.
Timoteo scorge il viandante riconoscendolo come il suo maestro e animatamente grida, getta via il suo mantello, gli corre incontro piangendo di gioia.
Gli altri due compagni corrono su per il sentiero della collinetta andando incontro alla mdp ed uscendo dall'inquadratura a destra.
STACCO SU PAOLO
019 - COLLINA ADIACENTE IL PORTO DI ASSO - ESTERNO GIORNO
La mdp riprende la figura di Paolo inquadrando i piedi sporchi ed impolverati nei sandali, pieni di ferire e ustioni solari. Quindi in panoramica verticale risale lungo tutta la figura fermandosi in PP sul nostro protagonista. I capelli, lunghi e canuti si muovono al vento. Anche il volto appare come i suoi piedi.
CTNell'inquadratura entrano i suoi discepoli. Lo abbracciano,lo sostengono sotto le braccia e lo conducono al villaggio di Asso.
STACCO SULLA BAIA DI FRONTE AD ASSO 020 - PORTO DI ASSO - ESTERNO GIORNO
CLLsul mare che appare grigio, freddo e ostile. La mdp quindi stringe l'inquadratura sulle piccole imbarcazioni ancorate nelporticciolo. Un forte vento sembra avere ragione di loro.
FCanimati dai dubbi, i discepoli di Paolo (Timoteo e Luca)discutono febbrilmente sul futuro che li attende. Gaio sembra essere assente.
LUCA
Paolo deve assolutamente
riposare. Vedi tu stesso che
aspetto ha!
TIMOTEO
Non è possibile e tu lo sai.
Vuole assolutamente arrivare a
Gerusalemme entro il sesto giorno
del mese di Siwan.
LUCA
Perché? Perché non vuole andare a
Roma, come Pietro e Marco?
Ora la mdp raggiunge in CT lunghe vesti sventolano al arruffati.
i due discepoli di Paolo. Le loro vento. I lunghi capelli appaiono
Dal romanzo di 15 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Lui sa parlare ai pagani meglio
che ai suoi. E guarda il mare. E'
una pazzìa. E il viaggio
peggiorerà le sue condizioni di
salute.
TIMOTEO
Ho saputo che domani salperà per
Seleucia una piccola nave con un
carico di vino di Chio e Rodi, e
un carico di seta di Cos. Per una
modica somma ci possono
imbarcare. Così possiamo
raggiungere la Siria.
LUCA
Aspettiamo che il mare si plachi
allora.
FIdi Paolo che fissa assorto il mare, dimentico della presenzadei suoi discepoli. Sembra sprofondare in dolorosi pensieri e sostenere una lotta interiore. I discepoli entrano in campo accostandosi a lui in attesa di un comando.
PAOLO
Vorrei che ci fermassimo a
Mileto, almeno un paio di giorni
e che mi conduceste dagli anziani
della chiesa di Efeso.
TIMOTEO
(Timidamente)
Potremmo andare noi ad Efeso.
PAOLO
(Con fermezza, come spinto
dal timore di un tentativo
di disobbedienza)
No! No! Non abbiamo tempo! Voglio
solo che mi dicano come vive la
loro chiesa, e proseguiremo
subito il viaggio.
PPdi Paolo.
Andremo a Gerusalemme. Io so cosa
mi aspetta là.
CT. Su una piccola nave, dai fianchi dipinti di rosa e con ilrostro graziosamente curvato e raffigurante Prometeo, appare Gaio. Dal ponte segnala ai suoi compagni che tutto è pronto e possono salire.
CMdelle onde che urtano contro i paletti del pontile.
Dal romanzo di 16 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
La mdp stacca sul gruppo e con una carrellata li segue mentre salgono a bordo, su una stretta passerella.
CT. Il capitano indica il posto sul ponte sopra un mucchio difuni, poi grida all'equipaggio di spiegare le vele. I pesanti teloni cadono con frastuono gonfiandosi al vento.
STACCO
021 - GERUSALEMME - OLIVETO FUORI LE MURA - ESTERNO GIORNO
La mdp seguei tre discepoli di Paolo mentre risalgono lungo unsentiero in un uliveto. La stanchezza e la calura del giorno ne fa appesantire i passi.
Particolaredelle mani di Paolo che sorreggono a fatica ilbastone. Quasi tremano, fra le bende che le avvolgono ancora.
MFdi Paolo. Appare emozionato, quasi in lacrime e sofferenteper il viaggio. Nell'inquadratura entra Luca. Poggia una mano su una spalla di Paolo, lo stringe per incoraggiarlo.
Particolaredegli occhi di Paolo che intensamente evocanodrammatici ricordi del passato, l'inquietudine per il presente, la paura per il futuro.
LUCA
FC Ecco Gerusalemme. L'hai tanto
desiderata.
STACCO SULLA CITTÀ
La mdp inquadra in CLLle mura esterne. Dietro di esse appaionoben visibili il Tempio e la fortezza Antonia. Dalla porta d'ingresso, entrano ed escono pellegrini, operai, soldati, bestie di ogni sorta, producendo un'atmosfera chiassosa.
Particolaredegli occhi di Paolo.
FLASH BACK BIANCO
022 - STRETTI VICOLI DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO
La mdp segueuna colonna di guardie del Tempio mentre siinoltra a passo deciso lungo gli stretti vicoli di Gerusalemme. Ai lati le madri terrorizzate rientrano in casa richiamando i figli, gli uomini cedono il passo. La colonna si ferma. Due guardie sfondano una porta e vi entrano.
Da una finestrella si intravvede di spalle il capo della spedizione; non si riconosce ancora. Sembra trepidare per l'attesa. Indossa chiari abiti da fariseo.
Dalla porta cui erano entrate le guardie sbuca un giovane ragazzo (Stefano). Viene strattonato e malmenato. Una donna, la madre, con un gesto di disperazione si inginocchia ai piedi del fariseo abbracciandolo. Lo implora urlando e piangendo. Il fariseo se ne libera con fermezza.
Dal romanzo di 17 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Ora si vede in modo chiaro chi è il capo delle guardie; è Paolo (Saulo). Giovane, arrogante, sprezzante e freddo. Indica al suo seguito di eseguire rapidamente gli ordini e con zelo.
STACCO SU UNA COLONNA DI SOLDATI A CAVALLO 023 - STRADA PER DAMASCO - ESTERNO GIORNO
Nell'inquadraturapassano velocemente a galoppo le guardie deltempio. Al loro comando emerge sempre la figura di Saulo (Paolo).
CLdel sole. Appare accecante.
CTdi Saulo al galoppo. Colpito da una luce fortissima,stramazza al suolo disarcionato dal cavallo. La mdp si avvicina a lui dall'alto e con una leggera zummata lo stringe nell'inquadratura. Lui punta il viso verso la mdp cercando diafferrarla, allunga le braccia in cerca di un appiglio, di un aiuto. I suoi occhi evidenziano chiaramente uno stato di cecità assoluta.
STACCO SUGLI OCCHI DI PAOLO IN DETTAGLIO 024 - GERUSALEMME - OLIVETO FUORI LE MURA - ESTERNO GIORNO
Particolaredegli occhi di Paolo. Sembra risvegliarsi dalbrutto ricordo. Con le lacrime continua a fissare le mura di Gerusalemme.
PAOLO
Gerusalemme.
STACCO SULLE AFFOLLATE STRADE DI GERUSALEMME
025 - STRETTI VICOLI DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO
Appare la città di Gerusalemme in pieno fermento. Nelle strette viuzze si fanno largo allegri gruppi di contadini, ornati di foglie di vite e spighe di grano. Alcuni di essi portano ceste di fichi, olive ed uva, pane cotto e miele, botticelle di vino.
Fra essi sbuca da una stradina con fare frettoloso Gaio. La mdp lo segue col suo passo veloce mentre si fa spazio fra i passanti.
Giunge in una piazzetta dove una folla variopinta si addensa nel mercato della lana.
CMsulla porta della Fortezza Antonia. Vi appaiono quattrolegionari con bassi elmi calcati sugli occhi, lance e scudi. La folla passando a debita distanza, cerca di evitarli temendo la contaminazione e l'impurezza.
Un soldato grida alla folla burlescamente, mentre un secondo afferra una giovane lì vicino di passaggio. La donna urla terrorizzata, il soldato la spinge con durezza facendola cadere
Dal romanzo di 18 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
sul selciato e con i suoi compagni scoppia in una sonora risata.
La mdp sposta l'inquadratura su Gaio che attraversa la porta.
FCsi odono frasi di disgusto.
PASSANTI(UOMINI)
Impuri! Cani pagani! Vi cacceremo
col sangue.
STACCO
CTdi Gaio che con passo deciso avanza. La mdp lo segue mentreattraversa una porta. Stringendo l'inquadratura essa stessa entra nella stanza.
026 - CASA DI GIACOMO - INTERNO GIORNO
Con una carrellata orizzontale appaiono diversi uomini in preda a forte agitazione, alcuni seduti, altri in piedi. Discutono animatamente fra loro. Sono presbiteri e diaconi della comunità cristiana di Gerusalemme.
FIdi Paolo. Appare seduto di fronte alla schiera deirappresentanti della comunità di Gerusalemme, pazientemente in silenzio. Giacomo gli siede accanto. In CT dietro, pure seduti,
visono Luca e Timoteo. Questi parlottano fra loro con espressioni di chiaro disappunto.
Entra in campoGaio. Si accosta a Paolo e gli bisbiglianell'orecchio qualcosa, tra il frastuono generale. Poi siede accanto a Luca e Timoteo.
CTEsron, uno dei presbiteri presenti, si alza e con decisioneesorta tutti al silenzio.
ESRON
Silenzio! Fate silenzio! Sentiamo
cosa ha da dirci Paolo ora che è
tornato fra noi.
Gradualmente la sala cala in un profondo silenzio.
Dicci fratello.
PAOLO
(Con tenace arte oratoria)
Volete sapere come questo
avviene? Tutti vengono da noi.
Tutti desiderano ardentemente la
salvezza; il mondo infatti sente
che grava su di esso il marchio
del peccato. Ma non tutti possono
avvicinarsi a Gesù allo stesso
modo. Alcuni sono deboli, altri
sono forti. Alcuni aspettano che
Dal romanzo di 19 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
il Signore li illumini con un
gesto della sua potenza, altri
cercano la saggezza. E noi
dobbiamo essere deboli con chi è
debole, dobbiamo piangere con chi
piange, e ridere con chi ride.
Cristo si è fatto crocifiggere
per tutti. E noi dobbiamo portare
a tutti la Sua salvezza. E così,
abbiamo percorso tutta l'Acacia e
la Macedonia. Attraversato la
Licia e la Panfilia. Siamo stati
a Corinto, città dissoluta. E
anche lì lo Spirito era con noi.
Sono arrivato sino ad Atene,
città arrogante per la sua
sapienza, che ha eretto statue a
un centinaio di idoli osceni. Là
mi hanno deriso. Eppure, anche se
sono stato preso in giro, molti
mi hanno seguito. Sono stato
anche ad Efeso impestata dalle
superstizioni. La buona novella è
arrivata per tutti. E' questo il
segno, fratelli. Credetemi.
I presenti guardano Giacomo, come ad aspettare una sua contestazione ma questi resta immobile, tace. Quindi riprende la parola Esron, si alza, resta pensieroso, si accarezza con un gesto la lunga barba, osserva gli altri presenti.
ESRON
Ci rallegriamo Saulo, che tra i
pagani sia stato adorato il Nome
del Signore. Ebbene, anche da noi
si diffonde la parola divina, ma
nessuno di quelli che l'accolgono
ripudia i precetti della Legge.
Subito intervengono disordinatamente, animati da questa frase, alcuni fra i presenti.
PRESBITERI E DIACONI
Tutti offrono sacrifici nel
Tempio, tutti circoncidono i
propri figli. Perché dovrebbe
essere diversamente? Il Signore è
venuto per il mondo intero, ma
anzitutto è venuto per noi. E'
nato quì, in Giudea. Fu
circonciso e consacrato al
Tempio. Pagava le imposte divine.
ESRON
(Stimolato da queste
parole)
Dal romanzo di 20 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Perché allora? Dicono che
dissuadi la gente dalla
circoncisione e dal fare offerte.
Nella sala le voci si alzano, gridando sempre di più. Paolo li ascolta accigliato.
PRESBITERI E DIACONI
Raccontano che dai la priorità ai
pagani. Che hai rinnegato le tue
origini, il tuo popolo. Che non
vuoi essere Ebreo!
PAOLO
(Con sdegno represso)
Dunque che volete?
ESRON
Vogliamo...che tu ci dica se è
vero che insegni come dicono. E
se è così, perché lo fai.
PAOLO
Si alza improvvisamente e con un gesto deciso indica i suoi discepoli.
Vorreste gettare su di loro il
giogo che voi stessi non avete
saputo portare!? Ora, se tu ti
vanti di portare il nome di
Giudeo e ti riposi sicuro sulla
legge, e ti glori di Dio, del
quale conosci la volontà e,
istruito come sei dalla legge,
sai discernere ciò che è meglio,
e sei convinto di esser guida dei
ciechi, luce di coloro che sono
nelle tenebre, educatore degli
ignoranti, maestro dei semplici,
perché possiedi nella legge
l'espressione della sapienza e
della verità... ebbene, come mai
tu, che insegni agli altri, non
insegni a te stesso? Tu che
predichi di non rubare, rubi? Tu
che proibisci l'adulterio, sei
adùltero? Tu che detesti gli
idoli, ne derubi i templi? Tu che
ti glori della legge, offendi Dio
trasgredendo la legge? Infatti il
nome di Dio è bestemmiato per
causa vostra tra i pagani, come
sta scritto. La circoncisione è
utile, sì, se osservi la legge;
ma se trasgredisci la legge, con
la tua circoncisione sei come uno
Dal romanzo di 21 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
non circonciso. Se dunque chi non
è circonciso osserva le
prescrizioni della legge, la sua
non circoncisione non gli verrà
forse contata come circoncisione?
E così, chi non è circonciso
fisicamente, ma osserva la legge,
giudicherà te che, nonostante la
lettera della legge e la
circoncisione, sei un
trasgressore della legge.
Infatti, Giudeo non è chi appare
tale all'esterno, e la
circoncisione non è quella
visibile nella carne; ma Giudeo è
colui che lo è interiormente e la
circoncisione è quella del cuore,
nello spirito e non nella
lettera; la sua gloria non viene
dagli uomini ma da Dio. Qual è
dunque la superiorità del Giudeo?
O quale l'utilità della
circoncisione?
I presenti tacciono sconcertati. Si guardano vicendevolmente.
ESRON
No. Nessuno di noi esige che i
neofiti ubbidiscano a tutti i
precetti della Legge. Sai bene
come hanno deciso Giacomo e
Giovanni. Però ai figli
d'Israele....
PAOLO
(Interrompendolo con
impeto)
.....Volete che ci siano di nuovo
i figli d'Israele e i figli del
peccato? Il cammino verso la
salvezza è fuori da questa città.
I presenti cominciano a gridare con impeto crescente. Nel frastuono generale emergono frasi diverse. Fra l'indignazione generale sollevano i mantelli ricoprendo i volti.
PRESBITERI E DIACONI
Vuoi forse cambiare Gerusalemme
con la scellerata Corinto? O con
la dissoluta Babilonia romana?
Paolo!! Che stai dicendo? E' una
bestemmia! Gerusalemme è Santa!
Si, è una bestemmia la tua!!
Di colpo si calmano. Uno di loro indica che Giacomo vuole prendere la parola. Tutte le teste si volgono verso l'anziano
Dal romanzo di 22 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
apostolo. Giacomo solleva una mano e la posa affettuosamente sulla spalla di Paolo.
GIACOMO
(Sottovoce e pacatamente)
Mi rallegro, Saulo, che tu sia
arrivato.
I presenti attendono guardandosi vicendevolmente. Il vecchio, a testa alta, sembra guardare attraverso la finestra un punto lontano, al di là dei tetti delle case. Un'ombra di tristezza offusca il suo viso.
Quando Gesù per l'ultima volta
venne a celebrare la Pasqua, si
fermò sul Monte degli Ulivi. Si
coprì il volto e pianse. Pensava
a questa città. Verranno i giorni
in cui i nemici ti circonderanno,
ti assedieranno, ti abbatteranno
al suolo, uccideranno i tuoi
figli. Non resterà pietra su
pietra.
Tutti piombano in un austero silenzio. Sul viso di Paolo ora si legge una profonda commozione.
PAOLO
Farò ciò che tu ordini.
GIACOMO
Non ti ordino nulla. Te lo
chiedo.
Paolo si alza, cerca di gettarsi ai piedi di Giacomo. Questi glielo impedisce e allora entrambi cadono uno fra le braccia dell'altro.
PAOLO
(A Giacomo)
Farò ciò che vorrete.
Si rialza, guarda i presbiteri e i diaconi. Improvvisamente sorride.
(Con voce serena)
Servire il Tempio per me non è un
peso, è una gioia. Perché anche
io sono Ebreo come voi.
STACCO SULLA BANCARELLA DEL GOBBO NACHUM
027 - BANCARELLA DI NACHUM AL MERCATO DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO
Dal romanzo di 23 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
La mdp inquadra in dettaglio e in carrellata una serie di coltelli leggermente ricurvi e dalla comoda impugnatura.
In CTsi vede una calca di compratori che osservano, provano lelame sull'unghia, scelgono. Il mercante sorride con noncuranza.
NACHUM
Tutti buoni, tutti buoni. Non
dovete scegliere tanto. Servono a
tutto: ci intagli un bastone, ci
ammazzi una vacca, anche un cane,
se hai coraggio.
PPdi Nachum che strizza l'occhio come a voler indicare sarcasticamente un soldato romano.
Fra i compratori scoppia una risata generale con approvazioni e disgusto nei confronti dell'invasore pagano.
ACQUIRENTE A
(Ridendo volgarmente)
Nachum ha ragione.... Ci scanni
un cane....
STACCO
028 - VICOLO AL MERCATO DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO
La mdp segue in carrellata dal retroun uomo robusto, conmantello nero e ampie pieghe. Cammina fra la gente del mercato. Ha un passo agile, deciso, sembra a suo agio.
Particolaredella sua mano che impugna un coltello infilatonella cintola delle braghe.
STACCO
029 - BANCARELLA DI NACHUM AL MERCATO DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO
In CMnotiamo Nachum alle prese con una sua bilancia. Controllail peso delle monete ricevute da un compratore.
NACHUM
Ma che mi dai? Pesa meno!!
ACQUIRENTE A
Ma Nachum, che dici! Me l'hanno
data quando ho cambiato in casa
del rabbi Eleazar.
NACHUM
(Scuotendo la testa)
Pesa meno.
Dal romanzo di 24 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
ACQUIRENTE B
(Con impeto)
Cosa? Anche Eleazar non cambia in
modo giusto? Farà la fine di
Jonatas.
(Sottovoce e con timore)
Ucciso dai sicari.
I presenti lo guardano con timore e rispetto, ben conoscendo la storia.
PPPdella mano dell'uomo dalla corporatura robusta e il mantello nero. Questa, toccando i diversi coltelli sulla bancarella, ne afferra uno con decisione.
In dettagliovediamo il coltello sul palmo della mano. Ilmisterioso individuo sembra soppesare l'oggetto.
Dalla cintura tira fuori una moneta d'argento, la getta a Nachum e si allontana.
PAdi Nachum che al volo afferra la moneta senza pesarla. Fa uninchino con aria dimessa. Cerca il resto fra le monete migliori.
PPdi Nachum che mostra i denti, in un lezioso sorriso. In CT lo vediamo farsi largo fra la gente.
NACHUM
La tua moneta Menahem, è sempre
buona. Sempre....
(Rivolgendosi ai presenti
che premono intorno alla
bancarella)
Scansatevi!
(Raggiungendo Menahem)
La pace sia con te, Menahem.
STACCO
030 - VICOLI DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO
L'uomo, che ora riconosciamo essere Menahem, cammina fra la gente. Si guarda intorno con indifferenza. La mdp lo segue e finalmente ne fà intravvedere il volto, duro, cupo, segnato da esperienze passate violente. Appare essere di mezza età, con capelli e barba biondo-grigi. Il passo è agile, ma da sembrare ancora giovane. Giunge così nei pressi di una piazzetta.
In CT la mdp staccasu alcuni dottori che discutonoanimatamente circondati da una piccola folla di curiosi.
DOTTORE A
Dal romanzo di 25 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Dici male rabbi, non è permesso
pulire l'ansa di un vaso
macchiato. Essa ormai è impura;
la donna deve portarlo fuori
della città e romperlo.
PRESENTE TRA LA FOLLA
E se non lo fa?
DOTTORE A
Allora, chi tocca il vaso sarà
impuro, e chi tocca quest'ultimo
sarà anch'esso impuro.
Menahem entra in campo con un atteggiamento di disgusto per quelle futili discussioni sulla purezza. Quindi si allontana.
DOTTORE B
No rabbi, no! Il vaso toccato da
un impuro diventa impuro. Ma
l'ansa del vaso si può strofinare
con uno straccio, e il recipiente
diventerà di nuovo puro.
I presenti fanno accenni di assenso e soddisfazione.
La mdp riprende a seguirlofra la gente che gli si accalca frai vicoli. Da una bancarella afferra un frutto, e senza pagare lo addenta allontanandosi.
In CT la mdp staccasu altri dottori che discutono animatamentecircondati da un'altra piccola folla di curiosi. Subito Menahem entra in campo.
DOTTORE C
Sarà un tempo di grande
prosperità. Ogni figlio d'Israele
riceverà tre lotti di terreno:
uno in collina, dove soffia il
vento e non si soffre il gran
caldo, il secondo sulla fertile
pianura, ed il terzo nella valle
del Giordano.
FIMenahem si mischia fra i curiosi, appoggia un piede su unmucchio di sacchi e continua ad addentare il frutto seguendo il discorso dei dottori.
UN CURIOSO
Tre lotti!?
DOTTORE C
Dal romanzo di 26 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Tre lotti. Ognuno avrà la terra.
Il grano sarà più alto delle
palme, e un uomo solo non potrà
sollevare un grappolo d'uva.
UN ALTRO CURIOSO
Ma prima dovrà essere infranto il
giogo.
DOTTORE C
(Alzando un dito, in tono
silenzioso)
Sssst! Non è necessario. Verrà il
Messia e sarà un grande
guerriero.
Si leva un mormorìo di approvazione.
PPdi Menahem.
MENAHEM
(Con strafottenza,
spavaldo, in tono
provocatorio)
E quando arriverà il Messia?
I presenti rivolgono uno sguardo di curiosità prima a lui, poi al dottore, aspettando la risposta.
FIdi un fariseo presente.
UN FARISEO
(A mezza voce, con ironia)
Aspettiamo Elia! Abbiamo tempo.
PPdel dottore.
DOTTORE C
(Evasivamente)
Perché lo chiedi? Non leggi le
scritture?
CTFra il gruppo emerge improvvisamente un filarca reale lìpresente vestito con una tunica ed un mantello di fattura greca.
UN FILARCA REALE
E' già nato! E' Agrippa, il
pronipote di Erode.
Serpeggia un mormorìo tra la folla.
FIDel dottore C.
Dal romanzo di 27 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
DOTTORE C
(Guardando con diffidenza
il filarca)
Se il Messia è già nato lo
proveranno le sue azioni.
La mdp ora inquadra il volto di Menahem in MF. In campo, sullo sfondo, appare un uomo. I due si osservano vicendevolmente. Dallo sguardo reciproco, sembra che i due si conoscano perfettamente.
FC. Chi porrà fine alla schiavitù
sarà il Messia. Anche una stella
lo indicherà.
UN FARISEO
(Con ardore)
FC. Che venga! E distrugga Roma
come un vaso d'argilla.
CT.I presenti si agitano serrando i pugni verso la fortezzaAntonia, baluardo dei romani invasori.
MENAHEM
FI. Ma forse il Messia non verrà,
se prima non ci libereremo dal
giogo.
Si copre con il mantello e si allontana. Di nuovo si fa largo fra la gente. La mdp lo segue mentre fa cenni con la testa ai presenti che lo salutano con timore e rispetto. Con noncuranza raggiunge l'uomo che prima aveva fatto notare la sua presenza.
Particolare delle mani di Menahemche stringono vigorosamentein segno di cordiale saluto, le mani dello sconosciuto.
STACCO
031 - UNA TAVERNA DI GERUSALEMME - INTERNO SERA
Nella taverna, piena di gente rumorosa, compaiono in CT Menahem e lo sconosciuto (Arie). Questi, ha un aspetto giovanile, con una ben evidente espressione di sicurezza e spavalderia. Sono entrambi seduti in un angolo. Mangiucchiano cibo assortito imbandito davanti a loro. Si guardano con riluttanza, celando i propri sentimenti sotto una maschera di cortesia.
ARIE
Sei venuto per le feste?
MENAHEM
Si. Anche tu? Dove sei stato
ultimamente?
Dal romanzo di 28 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
ARIE
(Ridendo con aria
soddisfatta)
A Traconitide. Quei coltivatori
hanno molto oro di cui non hanno
bisogno. Chi non è con me deve
pagare, altrimenti....
MFdi Arie che passa il pollice sinistro sul suo collo come sevolesse sgozzare qualcuno. I suoi occhi brillano come quelli di un lupo.
MENAHEM
FC.Dunque hai portato molto oro?
ARIE
Non posso lamentarmi.
MENAHEM
(Con tono lievemente
ironico)
Dicono che speli anche il re di
Calcide...
ARIE
(Scoppiando in una sonora
risata)
Agrippa? E lo chiamano già
Messia.
MENAHEM
Ho sentito.
La mdp stacca su un gruppo di uomini in ascolto di un piccolo fariseo. Questi parla animato da forte agitazione. Come un rapace tende la sua mano sulle teste e le spalle dei suoi ascoltatori.
PICCOLO FARISEO
Sono dappertutto. In ogni
sinagoga. Arrivano e cominciano a
raccontare la loro dottrina.
Parlano continuamente di quel
Gesù...
Stacco su Arie in PP.Di spalle si vede in campo Menahem.
FC. Lo chiamano il Messia.
ARIE
Dal romanzo di 29 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
I greci hanno attaccato i nostri.
C'è stato uno scontro.
Naturalmente i legionari li hanno
aiutati. Poche vittime, peccato.
In ogni caso c'è fermento.
MENAHEM
FC. Bene.
SIMONE
Direi magnifico.
Entrambi ora ridono con un atteggiamento di reciproca comprensione, rompendo le diffidenze iniziali.
Staccosul piccolo fariseo ed il gruppo di ascoltatori.
PICCOLO FARISEO
Il padre Agrippa ha ordinato di
decapitare uno dei loro capi. Gli
altri sono scappati. E' rimasto
soltanto Giacomo, fratello di
quel Gesù.
Stacco su Menahem in MF. Di spalle si vede Arie.
FC. E certamente avrete sentito,
credo, quante persone ha tolto
dalle sinagoghe quel maledetto
Paolo.
Menahem trasale, mentre il fariseo fuori campo continua a trasmettere informazioni ai suoi ascoltatori. La mdp inquadra Arie e Menahem in CT. Menahem afferra il coltello dallacintola, cerca di alzarsi ma Arie, avvertendo uno strano pericolo, lo ferma silenziosamente afferrandogli il braccio. Menahem, convinto, si ricrede e rinfodera il coltello.
PICCOLO FARISEO
FC. Egli incanta tutti. A Corinto
ha intontito un saggio ebreo di
nome Aquila. E adesso, viaggia,
predica, conquista la gente.
Tutto per quel Paolo, un tempo
chiamato Saulo. E' come un impuro
che trasmette impurità.
CT.Menahem si alza e avanza verso il piccolo fariseo facendosilargo fra i presenti scansandoli bruscamente. La mdp in soggettiva riprende il piccolo fariseo terrorizzato perl'avvicinarsi di Menahem.
CT. Menahem afferra per il collo il piccolo fariseo, quasialzandolo di peso da terra.
Dal romanzo di 30 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
MENAHEM
(Con tremito)
Come hai detto? Saulo? Saulo di
Tarso? Il figlio di Baruc?
PICCOLO FARISEO
(Con voce strozzata e
stretta nella morsa delle
dita di Menahem)
Si. E' come dici tu signore.
STACCO
032 - VICOLO DI GERUSALEMME - ESTERNO GIRNO
La mdp in carrellata verticale inquadra la folla chiassosa eaffaccendata mentre si incammina nel vicolo. Tra di essa appare chi vende, chi compra, chi discute animatamente, chi sonnecchia, chi trasporta merci; l'attenzione si ferma su un ambulante con una benda all'occhio, sguardo viscido e sospettoso. Traina un piccolo carretto con gabbie di vari uccelli. Ne apre una, prende un piccione e vi lega alla zampa un biglietto. Si guarda circospetto, quindi lo lascia librare nell'aria. La mdp inquadra il piccione e lo segue nel suo percorso, sopra i tetti delle abitazioni, sino a che,delicatamente, posa le sue zampette sul davanzale di una casa.
La mdp entra nella stanza.
STACCO
033 - CASA DI MENAHEM (GERUSALEMME) - INTERNO GIORNO
Si addentra e in CT inquadraMenahem e un suo ospite (Arie).Poco distante, impalato e in attesa, passivo, c'è un servo. I due sorseggiano lentamente una bevanda, sdraiati su una stuoia di ottima fattura. Menahem appare agitato e ansioso; Arie in trepidante attesa, giovane e spavaldo, a suo completo agio. Anch'egli giocherella con un suo pugnale leggermente ricurvo. Sembra conoscere l'arte della lotta molto bene.
PPdel piccione. In campo entra il servo. Le sue mani afferranol'uccello, sciolgono un laccio dalla zampa e prelevano il piccolo carteggio ben ripiegato.
ARIE
FC. E credi che tutti gli altri
siano pronti a unirsi veramente a
noi?
MENAHEM
Si. Si.... Naturalmente se...
ARIE
Se....
Dal romanzo di 31 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
CT. Menahem si alza e va incontro al suo servo. Questi gliporge il carteggio, fa un inchino e si licenzia uscendo di scena.
MENAHEM
(Dispiegando il carteggio e
osservandone il contenuto.
Con aria pienamente
soddisfatta)
.... Se vedrai la spada.
Si avvicina ad Arie, gli posa la sua pesante mano sulla spalla.
Arie, voglio confidarti un
segreto che pochi conoscono. Non
te ne ho parlato prima perché
attendo nuove notizie. Ma credo
che sia venuto comunque ora il
momento giusto.
Si siede su una stuoia lì accanto.
Ascolta.... Ricorda che dovrai
custodire questo segreto come un
occhio della testa. Ma so che lo
custodirai.
Con impazienza si batte una mano su un ginocchio.
STACCO
034 - VICOLO DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO
La mdp inquadra due uomini,l'uno accanto all'altro, mischiati fra la gente che cammina. Sono due informatori al servizio di Menahem. Il primo, occhi infossati, con una cicatrice sul volto, accosta le sue labbra alle orecchie dell'altro, vestito con un mantello nero, viso pingue e sguardo remissivo. Si passano una informazione di estrema importanza. I due si lasciano prendendo strade opposte, disperdendosi fra i passanti.
STACCO
035 - CASA DI MENAHEM -(GERUSALEMME) INTERNO GIORNO
MENAHEM
Dunque ascolta. L'ultimo degli
asmonei, Ircano, si fidò di
Erode. Gli permise di governare
la Giudea in sua vece. Fu benigno
con lui e all'inizio Erode lo
serviva fedelmente. Ma quando i
parti conquistarono Gerusalemme,
Ircano fu preso prigioniero ed
Erode salì in superbia e prese il
suo trono.
Dal romanzo di 32 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Si alza, gira per la stanza eccitato.
Nel frattempo gli Ebrei di
Babilonia avevano riscattato
Ircano dalla prigionia ed egli
tornò in Giudea come un
miserabile. Si presentò a Erode
che in quel momento si trovava a
Masada. Ma qui, capì subito che
Erode lo aveva tradito e che
voleva la sua morte. Ircano non
poteva più salvarsi, tutto era
nelle mani dell'idumeo. Decise
quindi almeno di vendicarsi.
Prima che Erode lo uccidesse,
nascose la sua spada, la vecchia
spada di Giuda Maccabeo.
PPPdi Menahem.Il suo sguardo appare selvaggio; i suoi occhirapaci.
ARIE
FC. Ho sentito parlare di questa
spada.
CTMenahem si ferma davanti al giovane Arie.
STACCO
036 - VICOLI DI GERUSALEMME - ESTERNO GIORNO
La mdp segue l'uomo con il mantello nero fra i vicoli di Gerusalemme. Ha il passo frettoloso e affaticato dalla sua obesità. Con un lembo di tessuto, di tanto in tanto, asciuga il sudore sul viso. Appare come ansioso.
STACCO
037 - CASA DI MENAHEM -(GERUSALEMME) INTERNO GIORNO
MENAHEM
(Con fermezza e gravità)
E' vero. La spada esiste. Io
stesso l'ho tenuta in mano. Una
vecchia lama con l'impugnatura
rivestita di oro, la vittoriosa
spada di Giuda.
ARIE
PPLa spada santa!
MENAHEM
Si, la spada santa della libertà.
Capisci, Arie, che chi la
solleverà trascinerà alla lotta
Dal romanzo di 33 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
tutta la terra di Canaan?! Che
dico, inciterà alla lotta tutta
Israele, tutti gli Ebrei,
dovunque essi si trovino: ad
Alessandria, a Babilonia,
(con più forza e decisione)
a Roma.
Il volto di Arie si accende di entusiasmo, le guance cominciano a tremargli come preso da forte eccitazione.
ARIE
Ma dov'è questa spada?
Il viso di Menahem si incupisce denotando preoccupazione. Affonda lentamente le dita nei capelli, poi stringe il pugno con rabbia.
MENAHEM
(Abbassando la voce)
Si tratta proprio di questo,
Arie, dove si trova.
ARIE
Non hai detto che l'hai avuta
nelle mani?
MENAHEM
E' vero, ma ciò è accaduto anni
fa. Allora ero molto giovane...
Fummo in due a nasconderla.
ARIE
Chi era l'uomo che la nascose con
te?
MENAHEM
(Titubante)
Un tale... Pensavo fosse morto...
invece....
Gli porge il biglietto appena ricevuto. Arie lo afferra con impazienza e decisione, come un rapace. Lo legge velocemente e, cercando una spiegazione, punta il suo sguardo su Menahem ora alla finestra, fisso con lo sguardo nel vuoto, come a cercare il luogo dove potrebbe trovarsi.
Non so. E' impazzito. Si è
schierato con i nazareni.
STACCO
Dal romanzo di 34 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
038 - CASA DI MENAHEM - ESTERNO GIORNO
La mdp, in soggettiva di Menahem, dall'alto della finestra, inquadra l'informatore dal mantello nero. Questi apre un cancelletto, lo attraversa, entra in un ampio cortile. Un servo entra in campo raggiungendolo. I due scambiano velocemente qualche frase a sottolineare l'importanza del messaggio da riferire, poi attraversano una porta che conduce alle stanze superiori della casa.
STACCO
039 - CASA DI MENAHEM (GERUSALEMME) - INTERNO GIORNO
ARIE
(Con rabbia)
Dimmi dove devo cercare
quell'uomo?
MENAHEM
(In ansia, aspettando
notizie dall'informatore)
Si stacca dalla finestra correndo verso la porta della stanza.
Te lo dirò, forse.
In campo entra il servo, fa accedere l'informatore. L'uomo appena arrivato ha il fiato grosso.
INFORMATORE
Ti saluto Menahem
MENAHEM
Parla, presto: dov'è ora?
INFORMATORE
(Inghiottendo con la saliva
le parole dette a fatica)
E' lui.
Menahem con impazienza, impeto e rabbia incontrollata afferra il pingue uomo per il bavero.
MENAHEM
Questo lo so già. Dov'è!? Ora?
INFORMATORE
(Sgranando gli occhi, come
se stesse affogando.
Balbettando)
Dal romanzo di 35 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
E' qui... Menahem... Qui in
città... E' arrivato... E' appena
arrivato.
Arie e Menahem si guardano. Gli occhi del giovane sicario lampeggiano.
ARIE
Lo troverò.
STACCO
040 - GERUSALEMME - OLIVETO FUORI LE MURA - ESTERNO GIORNO
CL.In carrellata orizzontale la mdp inquadra Gerusalemme.Appaiono ancora le luci in un'alba grigia appena sfumata di rosa. L'inquadratura lentamente si sposta e si restringe sino a mostrare una collina con alberi di olivo e Paolo. Appare inginocchio, intorpidito dopo una lunga preghiera durata tutta la notte. Poi si alza a fatica, appoggia la mano al tronco di un olivo, si passa l'altra mano sulla fronte e siede sul muschio.
FIdi Luca che dorme addossato ad una pietra.
CTdi Timoteo e Gaio che dormono profondamente accanto ad unalbero di olivo.
La mdp torna sulla figura intera di Paolo . Lo inquadra dal retro mentre sullo sfondo, in lontananza, si intravvede la città di Gerusalemme con tutto il suo brulicare di gente, animali, soldati. Con una transizione temporale a flash back le nuvole si muovono velocemente nel cielo (time lapse)e tutto l'ambiente passa dai colori del mattino a quelli Della notte di molti anni prima.
La mdp con una ripresa aerea giunge ad inquadrare la piazza antistante la Sala Quadrata ove presiede il Sinedrio.I soldatidel tempio tengono a freno i ripetuti tentativi di una folla inquieta che preme all'ingresso, nell'ostinato tentativo di entrare.
041 - GERUSALEMME - SALA QUADRATA DEL SINEDRIO - INTERNO NOTTE
In CT, nella Sala Quadrata, vengono inquadrati tutti i componenti del Sinedrio: Caifa (il sommo sacerdote), i farisei e gli scribi. Regna un tale chiasso da far presagire una condanna a morte. I farisei gridano, si afferrano l'un l'altro per le maniche. Altri alzano le braccia inorriditi, agitano convulsamente le mani. Altri ancora osservano gli eventi con occhi minacciosi.
Nel frastuono generale emergono frasi diverse e confuse. Qualcuno dei presenti viene ripreso in FI, MF o PP, alternando le inquadrature con un CT della sala, sempre in totale fermento.
FARISEI - SACERDOTI
Dal romanzo di 36 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Egli vuole lottare con noi. Aizza
i contadini. Sobilla il popolo.
Anche prima era così. Non ha
rispetto per il Sabato. Si! Vìola
il Sabato, lo sanno tutti! E
adesso svìa il popolo. Se il
popolo cessa di seguire i nostri
insegnamenti, sarà divorato dai
pagani. Israele perirà. Israele
non può perire!! Il popolo è
nostro. Il popolo deve restare
con noi.
FI di Caifa.Di spalle compare la figura di un Uomo (Gesù)incatenato e visibilmente sofferente per le percosse subite dalle guardie del Tempio. Il suo volto resta nascosto. Caifa lo indica, poi si strappa le vesti inorridito con un gesto palesemente spettacolare.
STACCO
042 - GERUSALEMME - UN PORTICO DEL TEMPIO - ESTERNO NOTTE
In CT viene inquadrata lateralmente la figura di uomo con un abito dalla trama fine e ben lavorata. Appare voltato. Sullo sfondo Giuda, visibilmente trafelato ed inquieto, riceve una borsa da un incaricato del Tempio. Due guardie, poste accanto all'inviato, lo respingono intimandogli di allontanarsi velocemente e sparire. Giuda, prima riluttante, poi con passo incerto, raggiunge l'uomo e rallenta. I due si scambiano uno sguardo fortemente espressivo e finalmente appare la figura dell'uomo: è Saulo con sembianze giovanili. Giuda, con un chiaro senso di confusione nella testa, misto ad incertezza, delusione e rabbia, guarda Saulo.
PAOLO
Ascolta. Dimmi: chi credi che sia
il tuo maestro?
GIUDA
Non so... non so... Egli dice che
è il Figlio dell'Uomo...
PAOLO
(Afferrandolo per il
mantello)
E tu? Tu chi credi che Egli sia?
Saulo lo osserva con preoccupazione ed inquietudine per gli eventi che pare presagire. Nello stesso tempo gli afferra con tenacia il braccio, come se volesse trattenerlo forzatamente.
GIUDA
(Con il fiato pesante,
incertezza e delusione)
Dal romanzo di 37 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Non lo so... non lo so... Io
credevo. Io... io... Egli è il
Messia... Egli era... Malki
Masiach. Ma ora non lo è più!
Egli ha rigettato tutto!
E'impazzito. Non so... non so.
Giuda osserva la sua borsa, la soppesa, si libera dalla morsa di Saulo ed esce velocemente dall'inquadratura andando incontro alla mdp. Saulo ne segue brevemente l'uscita.
PPPdi Saulo mentre osserva inquieto l'allontanamento di Giuda.
DISSOLVENZA AL NERO IN CHIUSURA
043 - GERUSALEMME - OLIVETO FUORI LE MURA - ESTERNO GIORNO
DISSOLVENZA DAL NERO IN APERTURA
FIdi Luca che, addossato ad una pietra, dorme ancora.
Particolaredei piedi di un uomo che si incammina lungo unsentiero. Porta calzari ben rifiniti. Il passo appare lento ma sicuro, come se sapesse già dove andare.
CTdi Timoteo e Gaio che dormono profondamente accanto ad unalbero di olivo.
Particolaredei piedi dello stesso uomo che si incammina.
PPdi Paolo. Copre il suo viso in lacrime con il lembo del suoimatio. L'inquadratura si apre lasciando apparire alle sue spalle Menahem. L'uomo ha uno sguardo cupo ed una mano nascosta nella tasca del mantello.
PAOLO
(Voltandosi e con un
flebile e sereno sorriso)
La pace sia con te fratello.
Menahem non risponde ma si avvicina a Paolo.
(Ancora sorridendo.
Soavemente)
Perché vuoi uccidermi?
Menahem scoppia a ridere cercando di nascondere il proprio imbarazzo. Tira fuori la mano dalla tasca poi fa un gesto di noncuranza.
MENAHEM
(In tono beffardo)
Chi ti ha detto che voglio
ucciderti? Non temere. Ti ho
riconosciuto. Però vedo che tu
non riconosci me. Dunque Paolo,
non sai chi sono?
Dal romanzo di 38 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
PAOLO
(Annuendo)
Lo so. Ora lo so. Ti ho
riconosciuto. Sei Menahem.
Menahem porge un inchino come se volesse burlarsi di Paolo e nuovamente fa una fragorosa e rozza risata.
MENAHEM
(Girando in tondo a Paolo.
Con spavalderia)
I miei rispetti.... Dunque mi hai
riconosciuto! Molto bene. Vedo
che sei tornato a Gerusalemme.
PAOLO
Sono tornato.
MENAHEM
Me lo hanno detto. Da tempo
aspettavo il tuo arrivo.
FIdi Luca che, addossato ad una pietra, dorme ancora. La lucedel sole comincia a colorarne le vesti.
PAOLO
Aspettavi? Perchè?
In CL si vede Gerusalemme ed il sole che sorge.
MENAHEM
FC. Come perchè? Te ne sei andato
senza dire niente, eppure il
nostro giuramento dura ancora.
Hai forse dimenticato?
MFDi Menahem.
Tu, che eri così zelante. Mi
hanno detto che sei cambiato. Sei
un seguace di quel... Nazareno.
Non volevo crederci. Tu, un
seguace di un Messia morto?
CT. Paolo guarda impavido gli occhi di Menahem colmi discherno.
PAOLO
Ti hanno detto la verità. Sono un
servo di quel Messia di cui
parli.
Dal romanzo di 39 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
MENAHEM
(Con voce sempre più
minacciosa)
Di quel Cristo?
PAOLO
Si!
MENAHEM
(Gridando)
E per Lui hai preso la spada di
Giuda?
PAOLO
(Con meraviglia)
Non ho preso la spada.
MENAHEM
L'hai presa. Se non per il tuo
Messia, per te. Ci conosciamo! Un
tempo dicevamo: forse il Messia
non arriverà, forse il Messia
bisogna crearlo... Eh? Anche
questo hai dimenticato?
PAOLO
No, non l'ho dimenticato,
Menahem.
Paolo si passa una mano sulla fronte, come se volesse cancellare da essa una immagine sbiadita.
Non l'ho dimenticato.
FLASH BACK BIANCO
044 - MASADA - SENTIERO ROCCIOSO DI MONTAGNA - ESTERNO GIORNO
Appare improvvisamente una giornata fredda e nuvolosa. La pioggia, frammista a nevischio, scende fitta. Due uomini seguono un impervio sentiero di montagna, stretto e tortuoso; si arrampicano a fatica fra sassi enormi. Sono Paolo e Menahem con sembianze giovanili. Menahem porta con se una spada avvolta in un panno di lino. In lontananza si intravedono le mura di una città e un lago. I due giovani, giunti in cima alla montagna, cercano un nascondiglio. Trovatolo, Paolo si fa porgere la spada e la introduce in una fessura della roccia; quindi la ricopre facendosi aiutare e lasciando un segno.
FLASH BACK BIANCO
045 - GERUSALEMME - OLIVETO FUORI LE MURA - ESTERNO GIORNO
Dal romanzo di 40 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
PAOLO
(Con voce soave e mite)
Non l'ho presa. Te lo assicuro.
Non ne avevo bisogno. Ed io ti
prego, Menahem: se la spada non è
là, dove l'abbiamo messa, non
cercarla più.
Menahem ride con sarcasmo.
MENAHEM
Non dovrei cercarla? Cioè dovrei
rinunciare alla lotta, alla
grandezza, alla possibilità di
essere libero? E' questo che
vuoi, vero? No! Se non libererò
la nazione, la seppellirò. E
anche tu morirai se non
restituisci la spada. Vieni con
me a Masada.
PAOLO
(Con voce forte e decisa)
Io non l'ho presa e comunque non
verrò con te perché non voglio
che qualcuno la tocchi. E' finito
per noi il tempo della spada.
MENAHEM
Tu, canaglia!!
Gli occhi di Menahem fiammeggiano, lanciando su Paolo uno sguardo di fuoco. La sua mano si stringe con forza sul coltello appena estratto dalla tasca, quindi si appresta a sollevarla per colpire, ma d'improvviso resta come paralizzato. Arretra lentamente ardendo ancora di rabbia. I suoi occhi incrociano quelli di Paolo che, senza battere ciglio, sembra sostenere la lotta, il confronto, senza alcuna paura.
Pensaci e restituisci la spada!
Altrimenti, morirai...
Paolo osserva le sue mani tremanti avvolte nelle bende di lino. Queste lentamente cominciano a sanguinare. Poi, con una espressione di pace, mista a sofferenza, volge i suoi occhi verso quelli di Menahem.
PAOLO
Ascolta fratello. Io non Lo
tradirò; anche se mi toccherà
pagare molto caro per questo.
MENAHEM
Dal romanzo di 41 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Pensaci. Perchè ti ucciderò senza
alcuna pietà.
Si volta bruscamente in direzione della città e si allontana velocemente, con il sole, la cui luce più vigorosa, sale all'orizzonte.
FI di Paolo. Entrano in campo Luca Timoteo e Gaio,risvegliatidalle minacce di Menahem. I tre discepoli si accostano al maestro con visi perplessi, in cerca di una spiegazione.
LUCA
Chi era Paolo?
PAOLO
(Dopo una breve pausa di
riflessione)
Il mio passato.
LUCA
Chi?....
PAOLO
(Sbrigativamente, con la
chiara intenzione di
cambiare discorso)
Ascoltate fratelli. Domani andrò
solo al Tempio.
I tre discepoli accennano una debole reazione di disappunto.
Voi tornerete alla comunità di
Gerusalemme. Lì Giacomo vi
indicherà la strada. Quella
preparata per voi.
LUCA
Sento un pericolo Paolo....
PAOLO
.... Non vi preoccupate per me.
Ricordate fratelli che sarete
giudicati sull'amore.
Luca, Timoteo e Gaio siedono accanto all'apostolo, in ascolto quasi contemplativo.
Non abbiate alcun debito con
nessuno, se non quello di un
amore vicendevole; perché chi ama
il suo simile ha adempiuto la
legge. Infatti il precetto: Non
commettere adulterio, non
Dal romanzo di 42 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
uccidere, non rubare, non
desiderare e qualsiasi altro
comandamento, si riassume in
queste parole: Amerai il prossimo
tuo come te stesso. L'amore non
fa nessun male al prossimo: primo
compimento della legge è l'amore.
Su, andate ora, abbiate fede e...
ricordate le parole di Gesù:
chiunque si volta indietro, non è
degno di chiamarsi mio discepolo.
Luca, Gaio e Timoteo fanno cerchio intorno a Paolo, istintivamente lo abbracciano, consapevoli che quel gesto per loro, ora rappresenta forse l'ultimo saluto.
La mdp inquadra il gruppo dall'alto e lentamente esegue una carrellata verticale (Dolly).
STACCO
046 - GERUSALEMME - CORTILE ESTERNO DEL TEMPIO - ESTERNO GIORNO
Paolo cammina tra la folla di fedeli, sorridente. Sembra avere nel cuore una gioia profonda per il servizio al Santuario che si appresta a fare. Accarezza i bambini, saluta gli uomini che acquistano gli animali per il sacrificio, passa attraverso le bancarelle dei cambia valuta. Il frastuono è generale.
Ad un certo punto si intravvede la porta che separa il cortile esterno da quello interno. Ai lati dell'ingresso più guardie controllano la calca dei fedeli. Attraverso una gradinata di ingresso, i pellegrini, entrano ed escono a fatica.
Dettaglio di una tavolettache riporta la scritta in aramaico:
I PAGANI CHE OLTREPASSANO QUESTA PORTA SARANNO RESPONSABILI
DELLA PROPRIA MORTE.
(In sovra impressione appare la traduzione)
Paolo alza il capo e si sofferma sulla scritta; poi esce dal campo visivo della mdp.
Due fedeli si accostano ad una bancarella e acquistano una cesta piena di uva, pane, olive e fichi.
Un sacerdote, ad un lato della porta, riceve i doni dei fedeli, li passa ad un suo subalterno e si appresta, con grandi forbici, a tagliare i capelli di quelli che hanno già versato il loro sacrificio.
Entra dunque in campoPaolo ed anche lui si sottopone allastessa procedura della purificazione.
047 - GERUSALEMME - CORTILE INTERNO DEL TEMPIO - ESTERNO GIORNO
La mdpsegue la calca della folla mentre attraversa la porta esi introduce nel cortile interno. Paolo, a fatica riesce ad
Dal romanzo di 43 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
entrare quando improvvisamente, al di sopra del clamore che regna nel cortile, risuona una voce.
Appare un fariseo che si accorge della presenza di Paolo. Lo riconosce e velocemente gli corre incontro. Si avvicina in tono chiaramente minaccioso a Paolo.
FARISEO
Guardate! E' lui! L'ho
riconosciuto. Guardate! Il
traditore!
In CT viene inquadratoPaolo al centro. Si guarda intornoconsapevole degli sviluppi che lo attendono. Centinaia di occhi lo fissano. Tutto il cortile piomba in un rigoroso silenzio.
La mdp esegue qualche veloce PP, ad osservare Paolo con rabbia, inquisitorio.
FIo MF dei presenti, intentidisgusto, sospetto e sguardo
Poi si vedono ancora tutti i presenti. Sembrano essere indecisi sul da farsi, poi cominciano a bisbigliare, prendono lentamente coraggio, si osservano vicendevolmente per cercare tra loro uno che trovi il coraggio dell'iniziativa.
Uno di loro si fa portavoce ed urla.
UN UOMO
E' Paolo! Guardate! Ha profanato
il tempio! Ha fatto entrare un
non circonciso!
Immediatamente scoppia uno strepito selvaggio. Tutti i presenti si gettano su Paolo. Lo afferrano per le braccia, per i capelli, per la barba, lo buttano in terra, lo prendono a calci e lo calpestano.
Dall'alto, la mdp stringe l'inquadratura sulla mischia sino a raggiungere in MF il volto di Paolo inondato di sangue. Decine di mani gli strappano le vesti.
Soggettiva di Paoloche osserva gli aggressori dal basso. Vedefacce furiose ed occhi stravolti, bocche spalancate e piene di schiuma, denti balenanti.
PPdel fariseo.
FARISEO
Non qui! Non nel Tempio! Qui non
si può uccidere! Non qui!!
STACCO
048 - GERUSALEMME - UN VICOLO - ESTERNO GIORNO
Dal romanzo di 44 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
CMDi un gruppo di legionari romani al seguito di un decurionementre corrono.
STACCO
049 - GERUSALEMME - CORTILE INTERNO DEL TEMPIO - ESTERNO GIORNO
La mdp segue la follaaccalcata su di lui mentre lo trascinaattraverso la scalinata nel cortile esterno del Tempio. Paolo appare a brandelli, insanguinato, senza chitone e mantello.
STACCO
050 - GERUSALEMME - UN ALTRO VICOLO - ESTERNO GIORNO
Lo stesso gruppo di legionari romani al seguito di un decurione sbuca correndo da una viuzza, va incontro alla mdp. La mdp ne segue l'azione sino a che questi scompaiono dietro l'angolo diuna casa.
STACCO
051 - GERUSALEMME - ESTERNO DEL TEMPIO - ESTERNO GIORNO
Paolo ora è trascinato all'esterno del Tempio. Dietro di lui viene richiuso con violenza il portone.
La mdp inquadra dal basso Paolo e la calca di persecutori.Ilcerchio di aggressori intorno a lui improvvisamente si apre, le gambe e le schiene si disperdono in preda al panico. Dal fondo sopraggiungono velocemente i soldati romani con a capo il decurione. Un soldato si mette a suonare una piccola tromba per richiamare soccorsi.
I soldati raggiungono Paolo colpendo con decisione quelli più vicini con le lance e gli scudi. Poi formano un ferreo cerchio intorno a lui.
Da lontano, a passo veloce giunge un altro nutrito manipolo di soldati con a capo un centurione che immediatamente entra nel cerchio dei legionari; a due di loro ordina di incatenare l'uomo e di rimetterlo in piedi. Nel frattempo, il resto della coorte respinge a fatica la folla sempre più imbestialita e urlante.
Paolo appare in uno stato pietoso: seminudo, con il corpo pieno di lividi, sangue e fango, barcollante fra le braccia di due legionari.
STACCO
052 - GERUSALEMME - FORTEZZA ANTONIA - INTERNO GIORNO
La mdp segue un uomo. E'il tribuno Claudio Lisia che velocemente, in tutta fretta, percorre un angusto e stretto corridoio. E' seguito da due ufficiali. Due guardie, presenti all'uscita, lo salutano.
STACCO
Dal romanzo di 45 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
053 - GERUSALEMME - CORTILE DEL PRETORIO - ESTERNO GIORNO
Lisia esce con passo deciso e nervoso sul cortile. Ha uno sguardo chiaramente irritato per i disordini. I due ufficiali, preoccupati, continuano a seguirlo.
La mdp lo segue frontalmente poi apre l'inquadratura facendo entrare in campoPaolo, il centurione, il decurione e tutti isoldati rientrati dal tumulto. Paolo appare incatenato in terra, accanto ad una bassa colonna di marmo con un cerchio di ferro in cima. Con le mani cerca di asciugare il sangue che gli inonda la fronte. Accanto a lui, un torturatore ha fra le mani un ben visibile flagellum, altri due le sferze, in attesa di ordini. All'esterno del cortile del pretorio si sente ancora la folla urlante.
LISIA
Chi sei?
PAOLO
Mi chiamo Paolo.
LISIA
(Osservando Paolo con
sdegno e disprezzo)
Parli la nostra lingua. Di dove
sei? Sei forse greco?
PAOLO
No. Sono di Tarso.
LISIA
Parla canaglia! Che cosa hai
detto o fatto alla folla per
creare tutto questo disordine?
(Pausa) Dunque?
Paolo muove la testa negando la risposta.
LISIA
(Con voce rabbiosa,
gridando)
Flagella!!
Si allontana dal cortile rientrando con i due ufficiali al suo fianco. Due soldati afferrano Paolo, lo spingono in terra. Uno dei due gli appoggia sul petto un piede e gli strappa l'ultimo lembo di abito rimasto. Poi lo legano alla colonna con delle cinghie di cuoio, lo afferrano per i capelli sbattendogli il viso sul marmo.
Particolaredelle mani di Paolo avvolte nelle bende e tremantiper il dolore inferto.
Dal romanzo di 46 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Con la guancia accarezza la pietra, come se volesse condividere in un abbraccio le sofferenze del suo Gesù.
Paolo si volta sollevando lo sguardo verso il centurione.
Appare pallido, febbricitante.
PAOLO
(Inaspettatamente e a
fatica)
Il tuo superiore ti ha ordinato
di flagellarmi? Da quando è
permesso frustare un cittadino
romano?
STACCO
054 - CAMERA DI COMANDO DEL TRIBUNO - INTERNO GIORNO
Nella camera entra con passo deciso il centurione. Si avvicina a Claudio Lisia che nel frattempo appare discutere con i due ufficiali osservando carte e mappe su un tavolino. Il centurione saluta e senza indecisione, pervaso da inquietudine, interrompe la discussione.
CENTURIONE
Tribuno.
LISIA
(Infastidito)
Che c'è ancora?
CENTURIONE
L'uomo afferma di essere
cittadino romano.
LISIA
Per Hecate! Solo questo mancava!
Dagli Ebrei ci si può aspettare
tutto. Dunque la questione si
complica, come tutto in questa
maledetta città che divora
procuratori e tribuni. Slegatelo
e mettetelo in prigione. Dategli
da bere, da mangiare e qualche
straccio da mettersi addosso.
La voce FCdel tribuno Claudio Lisia accompagna le immaginisuccessive in cui Paolo viene trasferito nella prigione di Cesarea.
STACCO
055 - GERUSALEMME - CORTILE DEL PRETORIO - ESTERNO GIORNO
Dal romanzo di 47 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
La mdp inquadra da una finestra il cortile del pretorio. Una coorte è pronta a partire ed i soldati iniziano la marcia. Vi sono anche schiavi posti su due file, legati con catene alle mani e ai piedi. Un carro, nel cui interno è ben visibile Paolo, li precede. Claudio Lisia osserva le operazioni della partenza.
LISIA
FC Claudio Lisia, all'illustre
Felice, procuratore romano. Ti
invio, illustre, un uomo di nome
Paolo, ebreo di Tarso, che i suoi
compatrioti hanno aggredito nel
tempio e volevano uccidere.
DISSOLVENZA INCROCIATA
056 - STRADA PER CESAREA - ESTERNO GIORNO
La coorte, con gli schiavi e il carro, avanza lentamente marciando su una strada battuta. Ai lati appaiono pastori con greggi di capre e pecore.
FCMa io, vedendo che si trattava
di un cittadino romano, e temendo
che si perpetrasse un tal
crimine, ho preso le sue difese.
L'ho strappato dalle mani della
marmaglia.
DISSOLVENZA INCROCIATA
057 - VILLAGGIO SULLA STRADA PER CESAREA - ESTERNO GIORNO
La coorte entra in un villaggio. Le donne accanto ad un pozzo, ritirano velocemente i loro piccoli. I battenti delle porte vengono prontamente richiusi lasciando trasparire il chiaro desiderio di evitare i pagani impuri.
FC Dopo aver rinchiuso questo
Paolo nel nostro castro, ho
ordinato ai sacerdoti e alle
autorità ebree di precisare che
cosa avevano da imputargli.
DISSOLVENZA INCROCIATA
058 - STRADA ANTISTANTE LE MURA DI CESAREA - ESTERNO GIORNO
In CL si intravedono le mura di Cesarea. Il sole, calando ad occidente, illumina con un rosso fuoco le nuvole sopra la città. La coorte, con gli schiavi ed il carro di Paolo, entra in campo. Lentamente tutti avanzano verso il portone diingresso.
FC Pare che abbia visto un certo
Uomo morto, che il procuratore
Pilato avrebbe fatto
Dal romanzo di 48 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
crocifiggere, ma ciononostante
sarebbe ancora vivo.
DISSOLVENZA INCROCIATA
059 - CESAREA - PRIGIONE NEL PALAZZO DEL PROCURATORE - INTERNO NOTTE
Due soldati romani trascinano Paolo lungo un angusto corridoio della prigione. Senza dire nulla lo spingono brutalmente all'interno di una cella. Uno dei due lo guarda con disgusto e gli lancia del pane ammuffito in terra. L'altro lascia una ciotola di acqua in terra, poi richiude con un catenaccio la cella.
FC Come vedi dunque, Felice, è
una faccenda di poco conto. Ho
pensato quindi che tu, e la tua
illustre consorte potreste
desiderare di ascoltarlo a
Cesarea.
DISSOLVENZA INCROCIATA
060 - CESAREA - CELLA DI PAOLO - INTERNO NOTTE
FI. Paolo appare accovacciato su un pagliericcio e appoggiatoalla fredda parete di pietra. Dal suo volto traspare una chiara sofferenza interiore per il vuoto e la desolazione dei giorni che passano, senza che egli possa continuare la sua missione. La mdp sposta l'inquadratura attraverso la finestrella della sua cella, su una luna piena in PPP, quasi palpabile.
FC Ho allora disposto che il
prigioniero fosse portato via da
Gerusalemme per essere consegnato
a te.
Su un piccolo colle appare la sagoma di un uomo. Il chiarore della luna ne fa intravvedere leggermente la figura: è Arie. Un debole vento gli accarezza la cuttona di lino, senza maniche, ormai vecchia e sgualcita. Lui appare eretto, ben posato sulle gambe, con un atteggiamento inquieto e insoddisfatto; consapevole che la sua missione non potrà essere conclusa così presto.
Con una carrellata verticale Arie viene ripreso dal retro e sullo sfondo appare l'edificio dove Paolo è incarcerato. Sulle mura adiacenti alcune guardie, illuminate dalle fiaccole e dalla luna, fanno la ronda.
STACCO
061 - CESAREA - ATRIO DEL PALAZZO DEL PROCURATORE - ESTERNO GIORNO
FIdi una fontana che zampilla in una coppa di marmo bianco.
Dal romanzo di 49 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
FIdel procuratore romano Felice. Indossa una toga, siedecomodamente su un grande seggio dorato, con le gambe muscolose distese davanti a sè. Sulla sua faccia grossa e volgare di liberto si ravvisano boria e cupidigia. La sua consorte Drusilla, siede al suo fianco: giovane, molto bella, con uno sguardo sensuale e indolente.
FIdi una statua dell'imperatore romano.
Nell'atrio appaiono guardie che introducono Paolo, libero dalle catene. Felice, con un cenno della mano ordina ai soldati che lo facciano avanzare. Una delle guardie esegue prontamente l'ordine spintonandolo. Paolo avanza con passo affaticato e resta in piedi davanti ai due consorti, basso, col viso smunto, con la testa inclinata. Felice fa cenno ai soldati di uscire e questi eseguono.
Il procuratore e Drusilla fissano con attenzione Paolo.
FELICE
Dunque, tu sei quel Paolo di
Tarso cui mi ha descritto il
tribuno Claudio Lisia.
(Con tono perentorio)
Parla.
PAOLO
Di che devo parlare, o illustre
procuratore?
FELICE
Ebbene, parla di tutto... di quel
Gesù... è per causa sua che ti
accusano, non è così? Le altre
imputazioni sono inezie!
PAOLO
Dici bene, illustre Felice! Di
nient'altro gli Ebrei mi possono
accusare, oltre alla fede in
Gesù.
DRUSILLA
(Con curiosità)
Dici che Egli è resuscitato?
PAOLO
(Con gravità)
Si, Drusilla. E' resuscitato!!
Felice e Drusilla si guardano con una espressione che lascia trasparire curiosità e superstizione.
Dal romanzo di 50 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
FELICE
E come fai ad essere così sicuro,
Paolo?
PAOLO
L'ho visto.
FELICE
(Con diffidenza e timore al
tempo stesso)
L'hai visto? Ti ha detto
qualcosa?
PAOLO
Si, illustre. Mi ha detto di
andare a predicare nel mondo e di
portare il Vangelo affinché tutti
credano.
Il procuratore fa un gesto di non curanza con la mano poi con un movimento delle dita accenna a Paolo di avvicinarsi. Paolo esegue.
FELICE
Ascolta... Per caso, quel tuo
Resuscitato non sa predire il
futuro? Eh?
PAOLO
Egli sa tutto, illustre
procuratore. Ciò che fu, che è e
che sarà. Non esiste segreto per
lui.
FELICE
(Con chiara espressione di
furbizia)
Ehm, sai... forse il tuo Gesù
potrebbe dirmi che cosa mi
aspetta...
Drusilla batte le mani, e di scatto si alza dalla sedia.
DRUSILLA
Si, si! Che il tuo Gesù ci dica.
Entrambi fissano Paolo aspettando la sua risposta.
PAOLO
(Annuendo con la testa)
Dal romanzo di 51 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Posso farti, Felice, un'autentica
predizione.
Paolo resta un attimo in silenzio, mentre Felice e Drusilla lo guardano con occhi luccicanti.
PAOLO
Se crederai in Gesù e Lo servirai
fedelmente, avrai una vita piena
di fatiche e di dure prove, ma...
FELICE
(Con la delusione dipinta
sul viso)
Sei uno stupido. E' chiaro.
PAOLO
Non sono uno stupido.
FELICE
E il mio destino?
PAOLO
Tu stesso te lo creerai.
FELICE
(Sul suo viso ora più
spigoloso, comincia a
diffondere la rabbia)
Io stesso? E' troppo oscuro. Mi
hanno predetto che mi ritirerò
all'ombra di una montagna e poi
questa vomiterà fuoco. Io dovrei
morire così miseramente e tu ti
burli di me?
PAOLO
(Con fermezza ed estrema
calma)
Non crescerai al di sopra del tuo
destino. Al di sopra della tua
misura del male e del bene.
FELICE
(Borbottando con disgusto)
La mia misura del bene e del
male? E cos'è? Che cosa è il
bene, e che cosa è il male?
Con un pugno, Felice colpisce il bracciolo dorato del seggio.
Dal romanzo di 52 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Vedo che non sai predire.
Drusilla posa la sua mano sul braccio del marito, con la chiara intenzione di calmarlo ma di cercare al tempo stesso un conforto e una protezione.
DRUSILLA
Lascialo stare Felice. Ho paura
di lui.
FELICE
Vedo che non sai predire. Ancora
non so che cosa farò di te. Ma i
tuoi mi chiedono di consegnarti a
loro.
STACCO
062 - GERUSALEMME - ANGUSTI VICOLI E STRADINE - ESTERNO NOTTE
La mdp segue in piano sequenza tre uomini: sono Menahem e due sue guardie del corpo. Camminano con passo affrettato fra i vicoli e le stradine anguste e deserte di Gerusalemme, col chiarore della luna, in una notte asciutta, opprimente e silenziosa. La sua prima guardia anticipa il passo, attenta, tesa, circospetta, controllando le vie di accesso; l'altra lo segue guardandogli le spalle e verificando che nessuno li segua.
Appare così una piazzetta. Entrano in campo Menahem e le sue due guardie del corpo. Queste si accostano ad un portone, sempre guardandosi intorno circospette. Menahem, in attesa, comanda ad uno dei suoi sicari di bussare. Subito viene eseguito l'ordine e poco dopo viene aperto. Appare la figura di un servo della casa che riconoscendoli, accenna un debole inchino e li invita ad entrare. I tre, prontamente si introducono in casa, uno alla volta e concedendo la precedenza a Menahem. Il portone viene rapidamente richiuso.
STACCO
063 - CASA DI TERTULLIO - SALA PIU'INTERNA - INTERNO NOTTE
FIdel padrone di casa. E' Tertullio: basso, calvo, con gliocchi azzurri in continuo movimento. Vestito con tipico abbigliamento fariseo: con i filatteri sulla fronte e sul braccio, ed un lungo mantello con ampie pieghe e ornato di nappe. Con passo sicuro ed il sorriso sulle labbra va incontro a Menahem. Tuttavia dal suo sguardo trapela una punta di inquietudine accuratamente dissimulata.
TERTULLIO
(Salutando l'ospite con
effusione)
Benvenuto Menahem. La pace sia
con te. Mi rallegro di vederti.
Dal romanzo di 53 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Lascia che la mia servitù ti lavi
i piedi, e poi accetta una
modesta cena.
La mdp allarga il campo visivo lasciandovi entrare Menahem con le sue guardie del corpo e alcuni servi di casa lì presenti. Tertullio schiocca leggermente le dita e con gesti consueti ordina agli schiavi di imbandire rapidamente la tavola. Questi con un inchino cominciano ad organizzare la cena uscendo dalla inquadratura.
STACCO
064 - CASA DI TERTULLIO - TERRAZZO - ESTERNO NOTTE
Tertullio e Menahem sono adagiati su comodi canapè. Dinnanzi a loro è imbandito abbondante cibo e l'olio bollente delle lampade lì presenti, schioppetta e illumina l'intero terrazzo.
TERTULLIO
Bevi Menahem. Noi farisei abbiamo
promesso di digiunare per i
peccati di molti. Ma questo non
riguarda te.
MENAHEM
Tertullio, non sono venuto qui
per parlare di purificazione.
Voglio comunicarti una cosa che
sicuramente ancora non sai.
Felice è stato destituito. Andrà
esiliato in una città chiamata
Pompei. E' arrivato il nuovo
procuratore capisci!?
TERTULLIO
(Con amabile meraviglia)
Oh!
Fa cenno ad un servo di versare del vino all'ospite e questi esegue.
STACCO
065 - STRADA CHE CONDUCE A CESAREA - ESTERNO NOTTE
In CM appare una colonna di uomini a cavallo. Proseguono lentamente, con cautela, avvicinandosi alla mdp. Sono una decina di sicari assoldati da Arie. In testa alla colonna, pure a cavallo appare proprio Arie.
STACCO
066 - CASA DI TERTULLIO - TERRAZZO - ESTERNO NOTTE
TERTULLIO
Dal romanzo di 54 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Una notizia davvero interessante.
Ne sei sicuro Menahem?
MENAHEM
Si. Il nuovo procuratore domani
sarà qui a Gerusalemme. Si chiama
Festo.
TERTULLIO
Benissimo. Sicuramente vorrà che
sia fatta un'offerta al Tempio e
noi ne otterremo grossi vantaggi.
MENAHEM
Naturalmente, naturalmente. Ma
c'è una questione più
importante. Questo procuratore è
considerato molto indulgente.
Forse vorrà liberare alcuni
prigionieri.
TERTULLIO
Alludi sicuramente a Paolo di
Tarso.
MENAHEM
Si. Alludo a lui.
Beve il vino dalla coppa.
TERTULLIO
(Giocherellando con una
nappa del suo mantello)
E allora?
STACCO
067 - CESAREA - COLLINE ADIACENTI LA STRADA - ESTERNO NOTTE
I sicari scendono da cavallo.
Arie dà ordine di disperdersi e trovare riparo. Si accingono chiaramente ad organizzare una imboscata.
MENAHEM
FC Un mio fidato lo osserva da
tempo. Ben nascosto, e
cautamente ne segue ogni
spostamento.
PPDi Arie. Appare febbrilmente nervoso, inquieto per l'attesa.
Dal romanzo di 55 Jan Dobraczyňski
La spada santa
068 - CASA DI TERTULLIO - TERRAZZO - ESTERNO NOTTE
MENAHEM
Paolo, una volta libero non resterà da queste parti. Partirà sicuramente per l'Asia.
TERTULLIO
(Con indignazione)
Per fare del proselitismo. Per distogliere la gente dalla sinagoga! Lo sai Menahem, che per colpa dei suoi insegnamenti
dappertutto diminuiscono le offerte? Abbiamo chiesto molte volte a Felice di sottoporlo al giudizio del Sinedrio senza aver mai avuto soddisfazione.
(Riflessivo)
Sembrava come se avesse timore di lui.
MENAHEM
(Senza guardare Tertullio e
rigirando la coppa fra le
dita.)
Allora chiedetelo a Festo.
TERTULLIO
E se rifiuta?
MENAHEM
Probabilmente rifiuterà se gli confessate che desiderate la morte di Paolo. Ma ditegli che volete riesaminare il caso di un uomo che per colpa di Felice soffre ingiustamente.
TERTULLIO
(Con stizza)
Ingiustamente. E poi? Se non ci consegna Paolo?
MENAHEM
Ho pensato anche a questo. Allora fate il processo a Cesarea. E proclamate l'innocenza di Paolo! Ma al tempo stesso esigete che
Marcello Fiorentino
STACCO
Dal romanzo di 56 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
venga con voi al Tempio per
purificarsi. In fin dei conti è
un fariseo.
TERTULLIO
(Interrompendolo e sputando
a terra)
E' un cane impuro, non un
fariseo.
(Ora con calma lucida e
fredda)
E voialtri? Che farete?
MENAHEM
Lascia il resto a noi. Ho solo
bisogno di trecento talenti.
STACCO
069 - CESAREA - COLLINE ADIACENTI LA STRADA - ESTERNO GIORNO
CLLa mdp inquadra il mare adiacente e con una carrellata orizzontale, allargando il campo, mostra i versanti collinariche terminano sulla strada che conduce a Cesarea.
La mdp si ferma in CTsui cavalli dei sicari; legati aglialberi di olivo e sparsi disordinatamente sul colle.
Con una serie di FI, MF, PP, PA, la mdp inquadra i sicari appostati dietro arbusti, grossi massi, in attesa dell'assalto. Gli uomini appaiono febbricitanti, concentrati e determinati. Indossano abiti sgualciti, sporchi di polvere, ed impugnano lunghi coltelli. Hanno visi sudati e rugosi, barbe poco curate, cicatrici. L'intero ambiente appare verdeggiante e fiorito, ricco di alberi e cespugli, di boschetti e vigne, malgrado l'estate torrida e la calura presente.
Particolaredal retro dei piedi sporchi e dei calzariimpolverati di Arie. Nella inquadratura si staglia una lunga ombra sul selciato, a testimoniare il sole basso al tramonto. Sullo sfondo, la strada discende lungo il colle nascondendo la vallata. Quindi, sempre dal retro, con una carrellata verticale, la mdp sale lungo la figura di Arie lasciandoapparire l'intera vallata e in lontananza le mura di Cesarea.
Lungo la strada, con passo veloce, avanza un ragazzo, di aspetto non ancora maturo ma sveglio e servile. Questi sbracciandosi richiama l'attenzione di Arie.
RAGAZZO
Arrivano...
Quindi raggiunge il capo dei sicari.
(In affanno per la lunga
corsa)
Dal romanzo di 57 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Tre uomini in groppa ad asini.
Non sono romani... e nemmeno
contadini.
Tre uomini, in groppa ad asini, risalgono lentamente lungo la strada della collina. Sono Tertullio e altri due sacerdoti. Sono reduci dal processo a Cesarea che vede imputato Paolo. Appaiono stanchi per la fatica del giorno e la marcia.
SACERDOTE A
(Con voce irritata)
Ma da dove arriverà il Messia?
Non lo sappiamo. Perfino lui non
saprà di essere il Messia.
Soltanto quando verrà nel Tempio
e farà sgorgare una fonte...
Giunti a pochi passi da Arie, bruscamente si interrompe.
FIdi Arie. Appare saldamente fermo nel mezzo della strada, conuna mano pronta ad afferrare il coltello da una tasca.
CTdei tre sacerdoti sorpresi e quasi presi dal panico.
SACERDOTE B
Chi sei? Siamo devoti dottori che
pregano per tutti i figli
d'Israele.
ARIE
(Con voce vibrante)
C'è tra voi il rabbi Tertullio?
SACERDOTE B
(Con voce spaventata e
bassa)
E anche se ci fosse? Che cosa
vuoi?
Arie si fa brutalmente largo tra gli asini. Quindi afferra per la manica Tertullio.
ARIE
Sei tu, rabbi?
TERTULLIO
(Tremante di paura)
Si, e allora? Chi sei? Che vuoi?
ARIE
Sono Arie, il figlio di Johannan.
Dal romanzo di 58 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
TERTULLIO
(In tono più tranquillo)
Ebbene, perché gridi tanto?
Perché ci molesti?
Arie lo tira per il mantello disarcionandolo, poi afferra l'esile braccio premendolo con forza.
ARIE
Che ne è di Paolo? Lo avete con
voi?
SACERDOTE A
Quella canaglia! Quel porco
rognoso! Quell'impostore!
ARIE
(Interrompendo con una
terribile reazione e sempre
rivolto a Tertullio)
Cosa? Parla!
Strattona Tertullio.
TERTULLIO
(Con voce tremante e
lamentosa)
Quel ladrone... Arie... quel
porco... si è appellato a
Cesare... al cesare di Roma.
Vigliacco! E quello stupido
romano ha detto che lo manderà
là... gli abbiamo offerto
dell'oro.
UN SICARIO
FCOro, Arie!
ARIE
(Con voce spaventosa e
delirante)
Lo manderà a Roma? A Roma!?
TERTULLIO
(Gemendo)
Si. Si, ma noi lo abbiamo
maledetto. Per i sette
arcangeli... affinché il suo
viaggio sia irto di pericoli...
affinché sia preso dalla
disperazione.
Dal romanzo di 59 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
ARIE
(Riflessivo e delirante)
Lo manderà...a Roma.
Serra i denti ed emette un grido lungo e selvaggio.
Noooo!!
Con una mossa fulminea afferra il coltello e lo immerge fino all'impugnatura nel petto di Tertullio. Poi lo estrae con altrettanta decisione e violenza.
PPdi Arie: pago del suo gesto violento.
La mdp inquadra i piedi di Arie e il selciato della strada. Tertullio entra in campomentre stramazza a terra, privo divita, con il sangue che gli esce dalla bocca e gli occhi sgranati, a voler testimoniare l'ultimo tragico e violento evento della sua vita.
STACCO
070 - CESAREA - CELLA DI PAOLO - INTERNO GIORNO
In FI, dietro le sbarre appaiono una guardia romana ed un centurione: non più giovane e brizzolato. Ha un volto largo e scuro, screpolato dai venti, dalla canicola e dal gelo. E' il tipico pedante esecutore di ordini militari, senza crudeltà. Appare robusto, con una espressione che lascia trasparire la soddisfazione per quella sua ultima missione, prima di godere della pensione a Roma.
Ordina di aprire la cella e la guardia esegue. Il centurione si ferma sulla soglia, posa entrambe le mani sui fianchi, osserva attentamente Paolo. Quindi entra.
FIdi Paolo. Appare accovacciato su un pagliericcio. Le manisono sempre avvolte da un misero panno di lino. E' visibilmente sereno e consapevole del viaggio che lo attende a Roma. Sul viso appare una chiara felicità ma anche una stanchezza per il lungo tempo di prigionia.
PAOLO
Il signore sia con te, romano!
PPdel centurione. Ride reagendo alla frase di Paolo.
GIULIO
(Guardando Paolo con
curiosità)
Ti saluto, Paolo. Mi chiamo
Giulio. E così verrai a Roma con
me. Dicono che ti sei appellato a
Cesare.
PAOLO
Dal romanzo di 60 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Mi sono appellato e sono contento
di andare.
GIULIO
(Con sorpresa e diffidenza)
Tieniti pronto! Salperemo domani
o dopodomani. Siamo già in
ritardo, sono le ultime navi che
prendono il mare.
Fa per uscire ma ad un tratto sembra ricordarsi qualcos'altro. Tira su il naso, si passa la mano sulla parte destra del ventre.
Sei pratico di cure? Ho un dolore
qui. Non posso mangiare grassi,
il vino mi nuoce... Voi ebrei, a
quanto pare, avete dei buoni
medici.
PAOLO
(Con gioia ed un leggero
sorriso)
No Giulio, non sono un medico. Ma
ho un amico, un greco di
Antiochia, che è un grande
medico. Anche lui vorrebbe
recarsi a Roma... Se tu gli
permettessi di venire con
noi...Potrebbe esserti utile.
GIULIO
(Con una debole esitazione)
Va bene. Quel tuo amico può
venire con noi! Scrivigli due
righe, e io stesso gli manderò un
corriere, perché si affretti.
CTGiulio esce facendosi riaprire la cella.
FIdi Paolo con un evidente sguardo di gioia e commozione. Siaccosta alle sbarre, vi si appoggia pesantemente osservando Giulio che si allontana con passo deciso.
STACCO
071 - PORTO DI CESAREA - ESTERNO GIORNO
Nel porto di Cesarea appare una nave con una doppia fila di rematori. Il vento soffia impetuoso penetrando nel porto. Il mare batte contro gli enormi macigni che formano il frangiflutti. Sulla baia volteggiano gabbiani. Il capitano della nave incita i marinai a far presto. Le vele restano piegate. Ad un certo punto, un guardiano lancia un forte grido e subito gli schiavi immergono i remi in acqua. La nave comincia a muoversi sulle acque calme del porto. L'agile legno
Dal romanzo di 61 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
dalle fiancate nere, vibra dirigendosi verso l'uscita, facendosi sempre più leggero e veloce. Doppia speditamente il faro all'estremità del molo e si abbandona con grazia al dondolìo delle onde in mare aperto.
STACCO
072 - NAVE - MARE APERTO - ESTERNO GIORNO
CTAppare Giulio seduto su un suo bagaglio, accanto a grosseballe contenenti le sue ricchezze, accumulate in tanti anni di guerra. Accanto a lui siedono, su grossi rotoli di corde, Paolo (in catene), con i polsi scorticati e le bende sulle mani, Luca ed un soldato della scorta (Capitone). Questi è un giovane greco, con la faccia larga e scura, la corporatura robusta e una chiara espressione di soddisfazione per l'incarico che lo porterà a Roma. Tra lui e Paolo, una catena li tiene saldamente vincolati.
Le vele sono ormai gonfie e si sente il battito regolare dei remi insieme ai comandi del guardiano rivolto ai rematori. La nave segue le onde di un mare increspato, che oppone resistenza, sollevandosi ed immergendosi in continuazione.
La mdp inquadraLuca dal retro e Giulio frontalmente. Questi haevidenti segni di malore e nausea. Luca tira fuori dal suo sacco alcuni limoni e li porge a Giulio.
LUCA
Succhiali, Giulio. E proverai
sollievo.
Giulio li afferra, accenna col capo un leggero ringraziamento e ne prova il succo, sentendo subito un pò di sollievo. Quindi, dondolando in coperta, comincia a passeggiare osservando i passeggeri presenti. La mdp ne segue gli spostamenti.
Un uomo, seduto accanto al bordo della imbarcazione, osserva Paolo con occhi attenti e rapaci. E' Arie il quale, ad un certo punto alza lo sguardo verso Giulio che entra in campo. E' pervaso da profondo odio anche per il centurione. Senza sosta tiene la mano infilata sotto il mantello, come per stringere l'impugnatura di un coltello.
PAdi Giulio. Il centurione nota Arie ed il suo sguardo. Appareimpensierito e sospettoso. Continua a succhiare il limone.
Giulio avanza verso il soldato Capitone. Gli indica Arie senza farsi scorgere da questi. Il soldato sposta lo sguardo verso Arie.
GIULIO
Lo vedi?
CAPITONE
Lo vedo, Giulio.
Dal romanzo di 62 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
GIULIO
Tienilo d'occhio. Non mi piace.
Si accosta a Paolo fissandolo negli occhi.
(A Paolo)
Ascolta. Quando saremo a Sidone,
mi prometti che non cercherai di
scappare, se ti lascio entrare in
città?
PAOLO
(Annuendo con gravità)
Non scapperò.
GIULIO
Bene.
(Rivolgendosi a Capitone)
Tu andrai con loro.
(Voltandosi verso Paolo)
Fate provviste, perché il
capitano pensa che sarà un
viaggio lungo e difficile.
PAOLO
Che Gesù, nostro Signore ti
ricompensi.
GIULIO
Guarda quello là.
(Indicando il giovane Arie)
Lo conosci?
PAOLO
(Spostando lo sguardo verso
Arie)
No.
GIULIO
Ti guarda come se gli avessi
ucciso il padre e la madre.
PAOLO
Molti mi guardano così, Giulio.
STACCO
073 - PORTO DI SIDONE - ESTERNO GIORNO
Dal romanzo di 63 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Paolo (in catene), con i polsi scorticati e le bende sulle mani, Luca e il soldato di guardia (Capitone) scendono a terra attraverso la passerella. Quindi entra in campo Giulio che, già presente sul molo, li attende e li fa passare.
La mdp stringe l'inquadratura sulla FI di Giuliomentre Paolo,Luca e la guardia ne escono. Giulio, con molta attenzione, osserva le operazioni di sbarco delle merci e dei viaggiatori.
Paolo Luca ed il soldato si allontanano percorrendo il molo, brulicante di operai, marinai, schiavi, commercianti. Tutti presi nei loro quotidiani lavori.
Arie, molto debole, si alza in piedi. Si avvolge nel mantello e vacillando, comincia ad avanzare fra la gente verso il ponticello di sbarco.
Arie, discendendo dalla passerella, incautamente continua ad attirare l'attenzione di Giulio il quale lo ferma dopo averlo osservato con molta attenzione. Con la mano posata con indifferenza sull'impugnatura del gladio, gli sbarra l'uscita con il proprio corpo.
PAdi Arie che fermandosi osserva Giulio con rabbia mal celata.Poi, segue con lo sguardo il gruppetto che si allontana sul molo.
Particolaredella mano di Giulio sulla impugnatura del gladio.
PPdi Arie
ARIE
(Con voce dura e roca)
Togliti di mezzo.
GIULIO
(In tono beffardo)
FCDove corri così?
Particolaredella mano di Arie che istintivamente si infilasotto il mantello.
Giulio, altrettanto rapidamente sguaina la spada e la punta sul petto del ragazzo. Arie indietreggia sollecitato dalla punta del gladio.
GIULIO
(Con durezza)
Torna al tuo posto.
Arie raggiunge il suo giaciglio e Giulio torna a sedere sui suoi sacchi in coperta. Prende una caraffa lì vicino e ne beve il contenuto, poi batte con soddisfazione la mano sui suoi sacchi.
STACCO
Dal romanzo di 64 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
074 - NAVE - MARE APERTO - ESTERNO GIORNO
Con una inquadratura aereaappare la biremi in mare aperto,sballottata dal mare mosso.
A poppa, in coperta, Paolo è avvolto nel suo mantello. Sembra raccontare a Luca dei suoi viaggi e questi reagisce con attenzione e profondo interesse. Sono entrambi accostati al bordo della nave.
Dettagliodei remi che affondano ritmicamente in acqua,emergendo e rituffandosi, tra gli schizzi e la schiuma prodotta dalle onde.
FIdi Paolo e Luca sempre accostati al bordo dell'imbarcazione.Paolo dà una affettuosa pacca sulla spalla di Luca che resta voltato a guardare il mare, ed esce dal campo.
FIDi marinai che eseguono gli ordini del capitano: tirandofuni, spiegando vele, facendo nodi.
La mdp seguePaolo, che camminando lungo il bordodell'imbarcazione, si accosta ad un barile. Più in là Giulio sembra dormire profondamente sui suoi sacchi. Paolo, raggiunto il barile, prende una ciotola che porta alla cintura e la riempie di acqua.
MFdi Arie che appare accasciato e sofferente lì accanto.
La mdp in dettaglio segue il percorso della catenaposta fraPaolo e Capitone. Quindi giunge, allargando il campo, sino al volto del soldato. Questi sta sonnecchiando.
MFdi Arie. In campo entra Paolo il quale si china, allunga lamano con la ciotola e gliela porge.
PAOLO
Bevi.
Con una mossa fulminea Arie afferra la ciotola, beve avidamente fino in fondo. Poi emette una smorfia di rabbia, si appoggia su un gomito e tende la mano per afferrare una borsa lì accanto. In campo entra il piede di Capitone che, schiacciando con forzail braccio di Arie, ne ferma il delittuoso tentativo di afferrare ancora una volta un coltello. Arie solleva il capo guardando in faccia Capitone con una smorfia di sfida.
CAPITONE
(A Paolo, indicando Arie)
FI Non ti azzardare ad
avvicinarti a questo qua.
Lo strattona tirandolo per la catena.
STACCO
075 - NAVE - UNA BAIA DI CIPRO - ESTERNO NOTTE
Dal romanzo di 65 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
In coperta tutti i viaggiatori, sparsi e rannicchiati, dormono profondamente. Il mare appare calmo, e battendo contro la nave, di tanto in tanto, sembra gemere. La biremi, ancorata in una piccola insenatura coperta dai venti, si lascia dondolare da un vento leggero. Il fasciame e le travi cigolano. Anche nella stiva gli schiavi riposano ed i loro remi sono ritirati. Ma in lontananza si intravedono grossi e minacciosi nuvoloni. I lampi, seguiti a tempo dai tuoni, proiettano il loro bagliore sulla superficie dell'acqua. La luna fa capolino creando un'alternanza di luci ed ombre. Il timoniere osserva con preoccupazione l'incalzare del cattivo tempo, presagendo l'arrivo di una bufera.
La mdp si avvicina aPaolo stringendo il campo sino ad un PPP.Questi appare disteso, assorto nei suoi pensieri, come in attesa di un tragico evento.
FLASH BACK BIANCO
075 (I) - APPARIZIONE DI SERGIA
Ricompare Sergia in MF. Gli tende le braccia come a volerlo sollevare da terra per poi sorreggerlo e guidarlo. La sua voce, con un chiaro riverbero, sembra provenire da un altro tempo, un altro luogo lontano.
SERGIA
L'amore non avrà mai fine. Sento
che tu Paolo, conquisterai il
mondo che ora è di Roma.
DISSOLVENZA INCROCIATA
075 (II) - GERUSALEMME - LAPIDAZIONE DI STEFANO - ESTERNO GIORNO
Con una dissolvenza bianca in chiusura ed apertura, Paolo tornacon la mente e i pensieri alla lapidazione di Stefano. Le immagini, in veloce sequenza, appaiono con una serie di effetti panning, quindi con i soggetti in movimento e gli sfondi mossi.
Una folla urlante trascina Stefano verso il Tempio, tirandolo per i capelli e la cuttona.
Stefano compare coperto di sangue e di lividi. Cade in ginocchio e alza gli occhi al cielo. Spalanca le braccia e sul suo volto appare una strana espressione di gioia liberatoria.
La turba urlando e fischiando, lo trascina nella valle del Cedron, nell'alveo di un sassoso torrente.
Falsi testimoni stendono i propri mantelli ai piedi di Saulo e raccolgono pietre.
Saulo assiste freddo ed impassibile, con i mantelli ai suoi piedi.
Dal romanzo di 66 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
I testimoni lanciano le pietre contro Stefano e la turba, rabbiosamente li segue.
Stefano cade fra le pietre che continuano a sommergerlo, grondante di sangue.
FLASH BIANCO
075 (III) - TRASFIGURAZIONE
Con una dissolvenza bianca in chiusura, l'immagine torna suPaolo, disteso in coperta, sulla imbarcazione.
In campo entrano due manicon i segni della crocifissione. Siallungano per sollevare Paolo il quale a sua volta tenta di raggiungerle per afferrarle, toccarle, baciarle, condividerne la sofferenza. Le sue mani sono sempre avvolte da un panno di lino. L'immagine è sottolineata da una luce intensa, come a
voler evidenziare una presenza ultraterrena, una trasfigurazione. Ad un certo punto la luce si affievolisce scomparendo del tutto. Le mani si trasformano in quelle di un comune uomo: quelle di Luca, e afferrano con decisione Paolo.
075 (IV) - NAVE - UNA BAIA DI CIPRO - ESTERNO NOTTE
La mdp allarga l'inquadratura ed entra in campo Luca.
LUCA
Paolo! Ti senti male?
Paolo accenna una negazione col capo.
PAOLO
Va, non ti preoccupare. Va a
riposare. Roma è ancora lontana.
Luca esce dal camporiprendendo la sua posizione in coperta.
Arie comincia a strisciare sul ponte, tentando di avvicinarsi a Paolo in un suo ennesimo tentativo di assalto. Giulio, con un grugnito, si volta nel sonno cercando una nuova posizione sui suoi sacchi. Arie si ferma istintivamente, e accertandosi che tutto sia tranquillo, riprende a strisciare. Paolo resta in silenzio, senza muoversi e, come in attesa, continua ad ascoltare il fruscio sul ponte.
Arie incalza Paolo con voce soffusa, per non attirare l'attenzione del soldato di guardia e di Giulio. Le sue labbra, infuocate dalla febbre, toccano il volto di Paolo.
ARIE
Zitto. Ti ucciderò se non mi
dirai...
PAOLO
Dal romanzo di 67 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
... Che cosa devo dirti?
ARIE
Dov'è la spada?
PAOLO
Quale spada?
ARIE
Quella di Masada... la spada
reale.
PAOLO
Ti manda Menahem?
ARIE
Non fare domande! Rispondi
soltanto, altrimenti...
A fatica stacca dal suolo la mano destra, sulla quale si appoggiava e la alza su Paolo. L'apostolo avverte immediatamente attraverso il chitone la punta di una lama.
Con una serie di campi/controcampiArie continua ad incalzarePaolo.
PAOLO
(Mormorando con voce calma)
La spada... la nascosi insieme a
Menahem.
ARIE
Menahem non l'ha trovata.
PAOLO
Meglio così. La spada non è
necessaria.
ARIE
(Con un bisbiglìo
intermittente e sibilante)
Parla... dov'è... altrimenti...
ti uccido.
PAOLO
Non lo so dov'è. Ma Cristo non
vuole...
ARIE
Dal romanzo di 68 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
(Gridando con voce
soffocata)
... Allora muori!
Arie alza la mano con il coltello. Paolo istintivamente l'afferra e questa ricade inerte. Il coltello sfiora appena il braccio dell'apostolo ma Arie con un urlo tenta di colpire di nuovo. Nello stesso istante il sicario viene colpito alla testa da Capitone e i presenti sul ponte vengono risvegliati. Giulio accorre con la spada sguainata.
PAOLO
Non lo uccidete fratello, non lo
uccidete.
Qualcuno accende una torcia facendone agitare la fiamma, mossa dal vento. Alla sua luce vacillante si intravvede Arie in una pozza di sangue.
GIULIO
Finiscilo.
Capitone sguaina la sua misericordia. Paolo si getta sul corpo inerme di Arie coprendolo.
PAOLO
(Gridando con gemito di
disperazione)
Non lo uccidete!
GIULIO
(Infuriato)
Togliti di lì!
PAOLO
Non lo uccidete...
GIULIO
Togliti di lì, ti ho detto! Deve
morire.
PAOLO
(Con estrema sicurezza)
Ti prego Giulio, non farlo. In
compenso arriverai sano e salvo
in Italia. Ti prego.
Il centurione scoppia in una risata sarcastica, poi l'attenua turbato, incerto. Osserva Paolo cercando di afferrare il senso di quelle sue parole. All'improvviso, rompe il silenzio facendo disperdere i curiosi.
Dal romanzo di 69 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
GIULIO
(Gridando)
Via di qui! E tu, che fai lì
impalato? Porta via il
prigioniero.
Capitone esegue e trascina con decisione Paolo sull'altro fianco della nave.
PAOLO
(Rivolto a Giulio)
Ti prego.
GIULIO
(Con perentorietà)
Quando saremo a Mira cambieremo
nave e questo lo lasceremo a
terra.
STACCO
076 - PORTO DI MIRA - ESTERNO GIORNO
Nel porto appare una galera egiziana triremi. La mdp, in piano sequenza, segue tutti i lavori di manutenzione sul ponte e loscafo mentre viene incatramato da operai. Poi si sposta sugli schiavi che caricano sacchi di grano nella stiva e trasportano i bagagli di Giulio. Quindi si ferma su Capitone in FI.
FIdi Paolo e Luca. Sono seduti poco distante su corde, sacchie balle di merce accumulate sul pontile.
Intorno a loro, un nutrito gruppo di fedeli e curiosi, animato dalla fede e dalle parole di Paolo, è fermo e in austero e silenzioso ascolto. Tutti sembrano essere rapiti dalla voce calda e appassionata del piccolo apostolo, le cui parole escono di getto, impetuose e trascinanti.
I presenti, sparpagliati, seduti o in piedi, sono giovani e anziani, uomini e donne, bambini in braccio alle madri, lavoratori che hanno terminato di svolgere il proprio lavoro quotidiano, passanti, ricchi mercanti e poveri marinai.
Paolo si alza, e trascinato dal suo stesso entusiasmo, gira fra i presenti, li coinvolge, accarezza i bambini, riuscendo a carpire l'attenzione con il suo sguardo penetrante.
PAOLO
Riguardo ai doni dello Spirito,
fratelli, non voglio che restiate
nell'ignoranza. Voi sapete
infatti che, quando eravate
pagani, vi lasciavate trascinare
verso gli idoli muti secondo
l'impulso del momento. Ebbene, io
Dal romanzo di 70 Jan Dobraczyňski
La spada santa
vidichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire "Gesù è anàtema", così nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo. Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, il linguaggio di scienza; a uno la fede e a un altro il dono di far guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia. Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se
fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli
Marcello Fiorentino
Dal romanzo di 71 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
sono più necessarie; e quelle
parti del corpo che riteniamo
meno onorevoli le circondiamo di
maggior rispetto, e quelle
indecorose sono trattate con
maggior decenza, mentre quelle
decenti non ne hanno bisogno. Ma
Dio ha composto il corpo,
conferendo maggior onore a ciò
che ne mancava, perché non vi
fosse disunione nel corpo, ma
anzi le varie membra avessero
cura le une delle altre. Quindi
se un membro soffre, tutte le
membra soffrono insieme; e se un
membro è onorato, tutte le membra
gioiscono con lui. Ora voi siete
corpo di Cristo e sue membra,
ciascuno per la sua parte. Ecco
fratelli. Questo è il messaggio
che mi è stato chiesto di offrire
oggi a voi, ed io ve lo dono,
esortandovi a rientrare alle
vostre case, con la gioia e la
pace nel cuore.
Stanco, siede accanto a Luca. Tutta l'assemblea, avvertendo la conclusione della sua omelia, si disperde. Qualcuno si allontana e i più si accostano all'apostolo, rendendogli omaggio, inchinandosi, offrendo qualche piccolo dono, baciandogli le mani.
(A Luca)
Non mi hai detto che cosa hai
fatto mentre io ero in carcere a
Cesarea. Sei andato da Giacomo?
Non ti sei recato da nessuna
parte?
LUCA
Sono rimasto a Gerusalemme e a
Betlemme. Poi sono andato a
Cafarnao.
PAOLO
Perchè?
Luca abbassa gli occhi imbarazzato. Prende un sacco e ne preleva un oggetto avvolto in un telo. Le sue dita nervosamente estraggono l'oggetto.
LUCA
(Con voce smorzata)
Non so se... è lecito.
Dal romanzo di 72 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Porge a Paolo una tavoletta e lui la osserva con intensa commozione. E' una icona con il viso di Miriam, la madre di Gesù, ben delineato.
Dettaglio dell'icona. Le dita di Paolo accarezzano dolcementela tavoletta seguendone i particolari.
PAOLO
(Senza alzare il capo)
E' lei?
LUCA
Si. Era così.
Paolo continua a non distogliere lo sguardo sull'immagine, con una espressione strana, pallida.
PAOLO
E' lei. Non l'ho mai vista.
Alza lo sguardo sul medico.
Ma l'ho riconosciuta subito. E'
così simile al Figlio.
Il pontile brulicante di passanti presi da diverse attività. Da lontano sopraggiunge Giulio, con un'aria festosa e riposata. Con se ha una brocca di vino. Osserva la gente e beve di tanto in tanto dalla brocca. Quindi raggiunge Paolo, Luca e Capitone che entrano in campo.
GIULIO
(Sedendo accanto a Paolo)
Come stai Paolo? Su, bevi un pò
di vino. E' buono. Sai, domani di
sicuro partiremo. Le riparazioni
sono quasi terminate e il vento è
cambiato. Senti? Soffia da Sud.
PAOLO
Proprio di questo volevo
parlarti...
GIULIO
... Allora?
PAOLO
Sarebbe meglio passare l'inverno
qui, Giulio. La stagione è
avanzata e il viaggio è lungo.
GIULIO
Dal romanzo di 73 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Ma il vento è cambiato. La nave è
grande e i rematori sono forti.
PAOLO
Se dopo Creta di abbatterà il
vento del Nord, perderemo il
carico, e anche le persone.
Credimi Giulio, quel vento è
pericoloso!
Giulio posa la brocca, si passa un braccio sulle labbra per asciugarle.
GIULIO
(Con preoccupazione)
Mi hai messo in pensiero. Sei un
uomo strano. Prima mi assicuri
che arriverò felicemente a
destinazione, e adesso mi dici
che potremo affondare. Il
capitano non ti prenderà in
parola. Partiremo comunque.
STACCO
077 - NAVE - MARE APERTO - ESTERNO ED INTERNO NOTTE
L'uragano, previsto da Paolo, piombando inaspettatamente da Nord-Est, si abbatte sulla nave. In rapida sequenza la mdp riprende gli eventi che seguono.
Piove con estrema forza ed il vento, tesissimo, ulula. Onde molto alte si impennano e si lanciano con furia contro le fiancate. I remi si spezzano come rami secchi. L'acqua, mugghiando e scrosciando, penetra attraverso i boccaporti provocando il panico fra i rematori legati con le catene.
PETESUCOS (IL CAPITANO)
(Urlando)
Tirate su i remi. Chiudete i
boccaporti.
La nave si piega su un fianco e le casse sul ponte finiscono in mare. I marinai restano sospesi alle corde. Poi si risolleva ed un'onda gigantesca spazza via dal ponte uomini e merci.
PETESUCOS (IL CAPITANO)
Il timone! Il timone!
Il timoniere, con una energica sterzata, gira la nave con la poppa contro l'uragano. I passeggeri, atterriti si rifugiano nella stiva, già strapiena di sacchi di grano ormai inzuppati. Attraverso la scala penetrano ondate di acqua. I sacchi di grano vengono rovesciati alla rinfusa. Alcuni topi corrono
Dal romanzo di 74 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
spaventati nell'oscurità attraverso le persone ed il carico. Le onde, nere come la notte, colpiscono in faccia i marinai.
PETESUCOS (IL CAPITANO)
Tirate su quella corda. Attenti.
Adesso.
Alcuni marinai provano ad eseguire l'ordine ma la fune irrimediabilmente si spezza. Le scotte e i bozzelli volano ia alto lasciando il boma e i pennoni in balìa del vento. La cambusa viene allagata ed il cuoco fugge inzuppato di acqua.
GIULIO
(Afferrando Paolo per la
mano)
Per Giove, avevi ragione.
Bisognava svernare a Mira. Ma tu
hai detto che mi salverò...
ricordalo!!
PAOLO
Non moriremo! Nessuno di noi
morirà! Soltanto la nave...
STACCO
078 - MALTA - SPIAGGIA - ESTERNO GIORNO
In CL la mdp inquadrauna spiaggia di Malta, con l'imbarcazionein pessime condizioni, ripiegata su un fianco e poggiata sul fondo. Le onde, leggere, accarezzano la sabbia bianca.
Poi, con una carrellata orizzontale, la mdpavanza lungo laspiaggia, mostrando i naufraghi esausti fra sacchi, corde, legni spezzati e tutto quanto la nave ha lasciato alla deriva dopo l'uragano.
STACCO
FINE DELLA PRIMA PARTE
Dal romanzo di 75 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
SECONDA PARTE
(ROMA)
Anno 64 d.C.
079 - ROMA - VIA SACRA - ESTERNO GIORNO
Lungo una strada larga, fra il Palatino ed il Campidoglio, avanzano le coorti pretorie in parata. La mdp, con una inquadratura fissa, lascia scorrere i musicanti, con corni etrombe ricurve, poi quelli con le aquile, le insegne e i vessilli.
Particolaredelle lastre di pietra della strada e del passaggiodei soldati. Il rumore delle calzature ferrate risuona uniforme e martellante, a sottolineare il potere militare dell'impero.
In una colonna compatta, sfila la massa dei soldati, dai visi giovanili, spavaldi e inflessibili.
La calca di pedoni, spinta dai pretoriani che avanzano, si stringe contro i muri indietreggiando.
In testa ad un gruppo di tribuni, emerge la figura di un uomo, in groppa ad un cavallo bianco: è Tigellino. Il suo cavallo avanza capricciosamente inarcando la coda e il collo.
Tigellino appare nel pieno delle forze, con una faccia severa, larga, angolosa, come tagliata da un'accetta. Da sotto l'elmo si scorgono capelli grigi. Con estrema attenzione saluta la folla, cercandone consensi e prestando attenzione ai volti con uno sguardo indifferente.
La mdp, con una carrellata verticale scende e inquadrala follafestante che grida e saluta dalle finestre e dalle scale laterali di un'insula a più piani; quindi si ferma sulla figura di Arie. Appare fermo e indifferente, sulla soglia della bottega di Chalafta, un orafo ebreo trasferitosi da molti anni a Roma. Arie, con un'espressione annoiata, rientra nella bottega scomparendo dietro la calca.
STACCO
080 - INSULA - BOTTEGA DI CHALAFTA - INTERNO GIORNO
Dall'interno della bottegasi scorge Arie che rientra e lafolla festante che si dilegua ritornando alle proprie attività. La musica, sempre più lontana, ci fa comprendere come la sfilata sia ormai giunta alla fine.
Quindi appare, entrando in campo, Chalafta. Ha una chiara espressione di soddisfazione per i buoni affari conclusi in giornata. Si accosta ad un banchetto, apre un cofanetto di legno decorato e ben rifinito, prende alcuni oggetti d'oro e li ripone con cura maniacale. Il giovane sicario, siede su un panchetto lì accanto, con una evidente espressione smaniosa e ansiosa al tempo stesso.
CHALAFTA
Dal romanzo di 76 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Oggi, ho concluso ottimi affari
ragazzo mio. Specie con quel
senatore che è appena rientrato a
Roma con i pretoriani di
Tigellino. Un uomo a posto. Paga
quanto si chiede, non
mercanteggia. A quelli così vale
la pena mostrare le cose
migliori. E' una miniera d'oro
Arie. Te lo dico io. Impara
questo mestiere. Tutto allora
sarà tuo. Avrete di che vivere
tu, i tuoi figli e i tuoi nipoti.
Arie resta in silenzio; poi improvvisamente contrae le labbra, come a rivelare i suoi pensieri e le sue aspettative: diverse e opposte a quelle dell'orafo.
ARIE
Mi avevi promesso, Chalafta,
d'informarti.
Il mercante fa un gesto d'impazienza con le mani.
CHALAFTA
Tu pensi solo a questo! Ho
promesso, ho promesso... Verrai a
sapere tutto su quei tuoi
cristiani! Ma a che ti servono?
Insomma, impara questo mestiere.
Io ti ho preso in simpatia. Tu
non sei come gli ebrei romani che
sono diventati troppo simili ai
pagani. Io non penso, io so...
Abbassando la voce come per non farsi sentire, si accosta ad Arie.
... quel che vale la mia fortuna.
(Riprendendo il solito tono
di voce)
E voglio che con questo denaro la
mia Aksa sia felice. Allora? Hai
avuto lei e avrai anche il
denaro, la bottega e anche
l'insula. Devi solo imparare
questo mestiere.
Arie, senza rispondere, infastidito si alza e velocemente esce dalla bottega. Chalafta, voltato di spalle, segue l'azione di Arie, poggiando le mani sui fianchi, con una chiara espressione di insoddisfazione.
STACCO
081 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - GIARDINO - ESTERNO GIORNO
Dal romanzo di 77 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
La mdp ci mostra, dietro una collina e in lontananza, lemaestose mura di Roma. Carrellando in verticale scende nel giardino esterno di una lussuosa domus romana, su una collina. Il giardino, lussureggiante di vegetazione e di fiori, è ben tenuto e ci fa comprendere come la stagione estiva sia nel suo pieno vigore. L'inquadratura si ferma sull'apostolo Paolo che appare ancora incatenato, magro, pallido, sofferente per le fatiche del viaggio ma senza più bende alle mani. E' seduto, circondato da una schiera numerosissima di fedeli, di tutte le estrazioni sociali. Parla a fatica ma con animosità e tutti lo seguono con estrema attenzione. Spezza il Pane e ne distribuisce. Poco distante notiamo la presenza del soldato Capitone.
Con una serie di veloci dissolvenze incrociatenotiamo come ilnumero dei fedeli diminuisce sempre di più ed in modo evidente e significativo.
DISSOLVENZA INCROCIATA
082 - PORTO SUL TEVERE - ESTERNO GIORNO
La mdp ci mostrale rive del Tevere. Sono piene di miseriscaricatori seminudi. I marinai, bruciati dal sole dell'estate, sistemano le imbarcazioni. Pesanti galere si accostano alla riva trasportando mercanzìe. Mercanti e clienti contrattano il prezzo delle merci. Gli schiavi eseguono i lavori più disparati: trasportano i loro padroni, ornati con ricche vesti e gioielli su lettighe, scaricano e caricano le merci su carri trainati da buoi.
La mdp si sposta su Arie, poco lontano, sul ponte di legno diSublicio sotto il quale scorre il Tevere. Dal ponte, sotto un sole cocente, osserva con curiosa attenzione ciò che accade. Sembra cercare qualcuno o qualcosa che gli permetta di concretizzare le sue ricerche.
DISSOLVENZA INCROCIATA
083 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - GIARDINO - ESTERNO GIORNO
La mdp tornanella domus di Quinto Hermes. Il giardino, è tintodei colori dell'autunno. L'inquadratura si ferma sull'apostolo Paolo che appare ancora incatenato e senza bende alle mani. E' in piedi, accanto a Giulio, circondato da una schiera esigua di fedeli. Paolo sembra parlare del miracoloso e avventuroso viaggio che lo ha portato a Roma e dell'incontro con Giulio. Quindi lo presenta come uno di loro. I fedeli gli si accostano e lo abbracciano dimostrando affetto e gioia per la sua conversione.
DISSOLVENZA INCROCIATA
084 - INSULA - BOTTEGA DI CHALAFTA - INTERNO GIORNO
La mdp tornanella bottega di Chalafta attraverso la finestrache guarda sulla strada. Fuori piove ininterrottamente con forza, in una giornata cupa tipicamente autunnale. L'orafo, con entusiasmo, mostra ad Arie gli arnesi per lavorare e modellare
Dal romanzo di 78 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
l'oro, e alcuni gioielli da vendere. Il giovane lo segue pigramente, mostrando un superficiale interesse.
DISSOLVENZA INCROCIATA
085 - PORTO SUL TEVERE - ESTERNO GIORNO
La mdp tornanel porticciolo sul Tevere: piove con insistenza el'ambiente manifesta i segni dell'autunno ormai avanzato. Su un pontile, notiamo con maggiore attenzione due scaricatori molto robusti: Satabus e Fileros, mentre trasportano a riva, enormi casse. Si accorgono della presenza di un uomo che sembra interessato a loro.
La mdp si sposta su Arie, poco lontano, sul ponte di legno di Sublicio sotto il quale scorre il Tevere. Dal ponte, sotto l'imperversare del diluvio, con lo sguardo osserva i due operai.
DISSOLVENZA INCROCIATA
086 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - PERISTILIO/GIARDINO - INT./ EST. GIORNO
La mdp torna su Paolo. L'inquadratura, da un CT, stringesull'apostolo che appare ancora incatenato e senza bende alle mani, sotto il colonnato del peristilio della domus. E' solo con Giulio e Capitone.
La mdp li seguementre escono attraverso un portico nelgiardino esterno, brullo per l'inverno ormai sopraggiunto. Paolo e Giulio si salutano calorosamente e il centurione si allontana velocemente discendendo lungo una stradina ornata di enormi cipressi.
DISSOLVENZA INCROCIATA
087 - INSULA - BOTTEGA DI CHALAFTA - INTERNO GIORNO
La mdp torna nella bottega dell'orafo.Ritroviamo Arie eChalafta alle prese con il lavoro. Chalafta ordinatamente dispone collane, bracciali ed orecchini sul banco, conta le monete e le ripone in un cofanetto con soddisfazione. Arie lì accanto, con attrezzi da orafo, modella un gioiello. Dall'esterno sopraggiunge un soldato della guardia di Tigellino; questi raggiunge Chalafta invitandolo al palazzo del Prefetto del Pretorio. Chalafta accenna un inchino, compiaciuto e allo tempo stesso impaurito e timoroso. Il soldato esce di scena.
STACCO
088 - PORTO SUL TEVERE - ESTERNO GIORNO
La mdp torna sul porticciolo del Tevere. Ritroviamo Satabus eFileros durante una pausa di lavoro, sdraiati fra i sacchi di grano e con in mano il loro pasto. E' di nuovo estate. Accanto a loro ritroviamo anche Arie. I tre uomini sembrano aver fatto conoscenza da poco tempo.
Dal romanzo di 79 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
FILEROS
(Masticando avidamente)
Dunque, vieni da Gerusalemme?
ARIE
Si.
FILEROS
Ma sei anche un seguace di Gesù?
ARIE
(Con voce malferma)
Si. Anch'io credo in Gesù.
SATABUS
Sono molti i nostri fratelli a
Gerusalemme?
ARIE
Si. Ma lì è molto difficile
ritrovarsi. E voi... dove vi
riunite?
SATABUS
Dipende. La città è così grande,
e noi siamo così numerosi che non
èpossibile riunirci in un posto solo. Nella sinagoga dell'Olivo, in casa del fornaio Apuleio o nei giardini di Lucullo. E sai, alcuni fratelli si riuniscono perfino nei giardini del palazzo del cesare. La stessa imperatrice li protegge.
STACCO
089 - VICOLI DI ROMA - ESTERNO GIORNO - TRAMONTO
La mdp segueArie, Fileros e Satabus. I tre si addentrano nelleaffollate strade romane. Camminano presi dai loro discorsi senza avvertire la caotica confusione e la miseria che li circonda e che fa da contrappunto alla potenza militare e politica dell'impero. Nell'implacabile caldo dell'estate romana vediamo venditori che invitano i passanti ad avvicinarsi alle ceste. Alcune donne dalle guance vistosamente pitturate di ocra e con collane di corallo al petto, spavaldamente ammiccano e abbordano uomini agli angoli delle strade. I barbieri radono all'aperto i propri clienti. I salumai espongono filze di salsicce calde. I calderai martellano metalli. I mendicanti mostrano i loro ascessi e le loro piaghe chiedendo la carità. Uomini ubriachi escono dalle taverne e dalle bettole.
Dal romanzo di 80 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
FILEROS
Ma tra gli israeliti di
Trastevere, ci sono pochi
cristiani. Dalla sinagoga di
Augusto ci scacciano. Hanno la
protezione di Sabina Poppea.
Questa Poppea, che a quanto pare
èuna donna molto bella, ha conquistato il cuore del cesare. E Nerone ha mandato suo marito a governare la Lusitania.
Arie, ascoltando questa storia, fa una smorfia di disgusto.
Vedo che ti scandalizzi. Davvero
non sai in quali peccati è
immersa questa città.
SATABUS
E' una vera Babilonia!
FILEROS
(Abbassando la voce)
Il cesare è un dissoluto e un
incestuoso. Viveva con la propria
madre e l'ha fatta uccidere. Ha
avvelenato Britannico, al quale
spettava il trono. Adesso
trascura la moglie e commette
adulterio con Poppea.
SATABUS
Roma è la vera capitale di
Satana!!
FILEROS
E anche fra i cristiani i cattivi
maestri vengono come lupi
nascosti sotto la pelle di
pecora. Permettono di trasgredire
i comandamenti del Signore.
SATABUS
Proprio da Gerusalemme hanno
portato qui in catene quel
Paolo...
ARIE
... Paolo di Tarso?
STACC0
Dal romanzo di 81 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
090 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - SOLARIUM - ESTERNO SERA - TRAMONTO
In CT appaionoPaolo e Luca. L'apostolo è seduto su una panca,con gli occhi consumati dal tempo e dalle continue sofferenze fisiche. E' appoggiato ad un bastone; le sue mani tremano debolmente mostrando le cicatrici delle piaghe. Porta una corta catena che collega i polsi. Luca, in piedi da un terrazzo (il solarium), osserva il lontananza le colline circostanti e la città immersa in un meraviglioso tramonto giunto ormai alla fine.
LUCA
Temo che sia la cattiva volontà
di qualcuno. Ma finché Pietro non
torna, si può fare ben poco.
CLdi Roma al tramonto.
FCSoltanto le sue parole possono
soffocare tutte le calunnie. A
quanto pare Pietro è già in
Italia.
MFPaolo annuisce mostrando un sorriso doloroso, esternatoancor più faticosamente sul suo volto consumato dalla malattia e dalla parziale cecità.
STACCO
091 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - ESTERNO SERA - TRAMONTO
FIdi Capitone. Appare in primo piano, seduto su un muretto dipietra. Affila la spada e controlla lo stato delle armi. In secondo piano si vede sopraggiungere due uomini. Sono Timoteo e Marco.
CTCon passo veloce, camminano lungo la via Appia, risalendol'altura coperta di cipressi e inondata da una debole luce serale. Giunti nei pressi della domus di campagna, si accostano a Capitone. Chiedono informazioni e questi, con benevolenza e cortesia, annuisce ed indica l'edificio.
STACCO
092 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - SOLARIUM - ESTERNO SERA - TRAMONTO
LUCA
(Accorgendosi dell'arrivo
dei discepoli)
Paolo! Ci sono visite.
Paolo avverte l'improvviso cambiamento di umore di Luca e trasale.
Dal romanzo di 82 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
PAOLO
Chi sono?
LUCA
Non so. Sono in due.
STACCO
093 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA)DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - VESTIBOLO - INTERNO SERA - TRAMONTO
La mdp segue Lucamentre attraversa il vestibolo. In lontananzaavverte la presenza dei due uomini, esita, poi li riconosce e gli corre incontro.
STACCO
094 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - CORTILE - ESTERNO SERA - TRAMONTO
CT. Luca esce nel cortile esterno. I due uomini, entrando in campo gli corrono incontro abbracciandolo.
STACCO
095 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - PERISTILIO - ESTERNO SERA - TRAMONTO
CMPaolo, aiutandosi con il bastone e appoggiandosi allecolonne del peristilio, avanza lentamente nel tentativo di raggiungere i nuovi arrivati.
Soggettiva di Paolo. In CT vede avvicinarsi Luca e i discepoli. L'inquadratura appare sfuocata e l'apostolo fatica ariconoscere i presenti.
PAOLO
(Con voce soffocata)
MF Luca... per caso... non c'è
Timoteo con te?
FITimoteo, guarda Luca e Marco, sembra esitante alla vista delpessimo aspetto di Paolo. Poi gli si getta ai piedi di slancio. Paolo prende la sua testa e la stringe con forza sul petto.
CTFiglio...
TIMOTEO
... Paolo.
PAOLO
Di nuovo sei con me. E' passato
tanto tempo.
Dal romanzo di 83 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
FITimoteo si discosta e Paolo, con lo sguardo annebbiato,tende le braccia verso lo sconosciuto, posa le mani tremanti sulle spalle di Marco, per cercarne la fisionomia.
Una serie di campi e controcampi segue il dialogo fra i due.
PAOLO
Chi sei?
MARCO
Non mi riconosci, Paolo?
PAOLO
Non ti vedo...
MARCO
Sono io. Marco.
PAOLO
Marco?
Entrambi ammutoliscono per un istante come a voler ricordare i malintesi che bruciavano da anni.
Non mi serbi rancore? Puoi
perdonarmi? Tutto?
MFdi Paolo e Marco.
MARCO
Non parlare così. Fui io... fu
solo colpa mia.
La mdp carrella verso l'alto, esegue una lenta zummata e stringesulla fiamma di una lampada posta nel peristilio,quindi sfuoca l'immagine.
DISSOLVENZA INCROCIATA
096 - INSULA ROMANA - SALA (CENACULA) DI FILEROS E SATABUS - INTERNO NOTTE
La mdp rimette a fuoco l'immaginedella fiamma di una lampadaposta nella stanza, poi esegue una lenta zummata ad allargare. La mano di Satabus entra in campo, afferra la lampada e la ripone su un tavolo.
In CT notiamo la presenza di Arie e Fileros intorno ad un tavolo già imbandito. Satabus prende del pane e siede accanto ai due.
ARIE
Dal romanzo di 84 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
E dove si trova ora?
FILEROS
Vive con un soldato in casa di
Quinto Hermes sulla via Appia. I
romani sono benevoli con lui.
Attira molta gente. Dice di
pregare, è vero, ma predica il
falso.
ARIE
Allora perché lo ascoltate?
SATABUS
Non tutti lo ascoltano. Ma egli
sa abbindolare la gente. E'
subdolo. Insegna in modo
sbagliato.
FILEROS
Dice che la Legge non conta
niente, la Legge si può
eludere... Alla gente tutto è
permesso. Ha addirittura ammesso
figure umane dipinte nei luoghi
di preghiera.
ARIE
E voi? Tollerate questo?
FILEROS
Che possiamo fargli. Gesù ha
chiesto di amare, di perdonare.
Arie si alza, raggiunge la finestra, guarda lontano le colline del Gianicolo, le luci di fiaccole accese nella città fanno da sfondo alla notte. E' pensieroso, sembra ritrovare le forze e la sete di vendetta. Ancora una volta l'odio gli suggerisce un piano di battaglia.
ARIE
(Sottovoce, come a se
stesso)
Elia uccideva i sacerdoti
corrotti!
Fileros e Satabus si guardano turbati ed incerti.
STACCO
097 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - TRICLINIO - INTERNO NOTTE
Dal romanzo di 85 Jan Dobraczyňski
La spada santa
TIMOTEO
Ho due liete notizie Paolo.
PAOLO
Dunque, parla.
TIMOTEO
Colossi conquistata! C'è già una chiesa lì. I fedeli ti mandano i loro saluti. Pregano perché cadano le tue catene. Aspettano e li conforta la speranza che andrai da loro. E Sergia? Dovresti vederla! E' una grande cristiana. Antiochia è piena delle sue opere.
PAOLO
Sono felice Timoteo. E tu? Parlami di Pietro. Sei arrivato quì con lui, vero?
MARCO
No Paolo. Siamo approdati insieme a Brindisi. Ma Pietro prima di venire a Roma ha voluto visitare le comunità dei fedeli a Venusia,
Benevento, Pompei, Napoli...
Arriverà qui dopo la festa dei Tabernacoli, non prima. E per questo ha mandato me per...
PAOLO
... Per?
MARCO
(Esitante)
Per trasmetterti i suoi saluti.
PAOLO
(Ansioso)
Enient'altro?
MARCO
Pietro è felice perché presto ti vedrà. Prega affinché finisca la tua prigionìa.
PAOLO
Marcello Fiorentino
Dal romanzo di 86 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
E niente altro, Marco?
MARCO
A Pietro sono arrivate le accuse
contro di te. Ma lui ha detto che
tu hai ricevuto una grande
sapienza dal cielo.
L'apostolo alza adagio le mani, si copre il volto con esse, poi le scosta lentamente mostrando un debole sorriso di liberazione.
STACCO
098 - PALAZZO DI TIGELLINO - ESTERNO GIORNO
Davanti al palazzo vediamo già riunita dalle prime luci dell'alba una folla enorme e urlante di clienti con pesanti toghe di lana, bucate e sfilacciate agli orli.
Chalafta ed Arie si insinuano a spintoni tra la folla.
CHALAFTA
(Urlando con tutte le sue
forze)
Nobili romani! Onorati quiriti!
Lasciatemi passare! Mi aspetta il
prefetto! Nobili e illustri
quiriti! Abbiate pietà e
lasciatemi passare, affinché
l'ira del nobilissimo Tigellino
non si abbatta su di me e su di
voi! Nobili figli di Roma!
Lasciate passare un umile
mercante.
I clienti, si scostano davanti a Chalafta e Arie, e urtandosi tra loro vociferando frasi diverse.
CLIENTI
Scostati babbeo! Togliti
imbecille! Lasciate passare
questo ebreo che il nobilissimo
Tigellino ha mandato a chiamare!
Presto, fate largo! Svelti!
Spinti, pigiati e gridando essi stessi nello schiamazzo della folla, li ritroviamo entrambi davanti al nomenclatore con al fianco alcuni erculei germani. Questi, con dei nerbi sottili ed elastici, colpiscono i clienti che premono con insistenza, per impedire che entrino nel vestibolo senza autorizzazione.
FIdel nomenclatore.
NOMENCLATORE
Dal romanzo di 87 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
(Urlando)
Chi siete?
CHALAFTA
(Urlando)
Chalafta e Arie.
Il nomenclatore controlla su una tavoletta di cera i loro nomi.
Quindi li invita ad entrare.
NOMENCLATORE
Passate, svelti, svelti!
STACCO
099 - PALAZZO DI TIGELLINO - VESTIBOLO - INTERNO GIORNO
I due ebrei avanzano immersi in un grande silenzio, fra molti clienti che attendono. Al centro del vestibolo, c'è un liberto con un viso sprezzante, le mani ai fianchi e le gambe divaricate. Ai suoi piedi ci viene mostrata la scritta "CAVE CANEM". Chalafta ed Arie gli si accostano in silenzio, con rispetto, e si chinano.
CHALAFTA
Salve, Encolpios... Che il divino
Euquio non ti faccia mancare né
vino né allegria... Se permetti.
Chalafta lascia ai suoi piedi un pugno di sesterzi. Encolpios, senza rispondere al saluto, corruga minacciosamente la fronte. Il mercante, a malincuore, tira fuori dalla tasca un fermaglio d'oro. Il liberto fa un cenno con la testa ad uno schiavo e questo accompagna i due uomini all'interno del palazzo.
STACCO
100 - PALAZZO DI TIGELLINO - CUBICOLO - INTERNO GIORNO
La grande porta del cubicolo viene aperta e i due ebrei con lo schiavo entrano. Avanzano e accennano un profondo inchino. Lo schiavo, sempre chino, arretra, poi si volta e scompare dalla sala.
Su un enorme e largo divano con le gambe a forma di zampe di animale e rivestito in oro, avorio, tartaruga e madreperla, giace Tigellino con indosso una lunga vestaglia rossa, cinta con una fascia dorata. La sua faccia appare pallida, quasi come una maschera di cera, ancora non rasata, con mascelle ossute e guance scarne. Gli occhi, profondamente infossati, guardano con penetrante intensità.
Al suo fianco appare seduto il genero Cosuciano Capitone, noto per la sua cupidigia e sporcizia, e zelante segugio in fatto di cospirazioni.
Dal romanzo di 88 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Sotto un enorme candelabro raffigurante un groviglio di corpi, siede su un panchetto un ragazzo agghindato e arricciato. Con le gambe accavallate si dondola svagatamente avanti e indietro.
Tigellino guarda in silenzio i due mercanti mentre loro sprofondano in riverenze, poi ha un attacco di tosse secca e nervosa. Uno schiavo, da dietro il divano, subito gli porge un fazzoletto.
TIGELLINO
(Appoggiandosi a un gomito)
Sei tu Chalafta, l'orafo che ha
la bottega vicino al portico
della basilica di Emilio?
CHALAFTA
(Facendo un profondo
inchino)
Sono io, tuo indegno servitore
che hai desiderato vedere...
TIGELLINO
(Indicando Arie con un
dito)
E questo è il tuo schiavo?
CHALAFTA
No, nobilissimo, questo è il
marito di mia figlia.
TIGELLINO
(Con crudele malizia)
Ah! Dunque hai una figlia? Magari
anche bella.
(guarda Cosuciano)
Le ebree di solito sono belle.
Chalafta impallidisce, guarda timorosamente Arie che resta invece tranquillo per non aver compreso esattamente il senso del discorso.
CHALAFTA
(Frettolosamente)
No, nobilissimo, no, no, ella non
vale un tuo sguardo.
(Sforzandosi di mostrarsi
allegro)
A stento, illustrissimo, ho
convinto questo giudeo a
prendersela...
Dal romanzo di 89 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
TIGELLINO
(Inaspettatamente,
stiracchiandosi)
Puoi chiamarmi divino. Passo
tanto di quel tempo con dio, che
ormai anch'io ho acquistato le
virtù divine. Non pensi?
Chalafta comincia a tremare, temendo il peggio. Cosuciano interviene in modo inatteso, ridendo e prendendo una manciata di mandorle al miele da un grande vassoio.
COSUCIANO
Sono ebrei, Ofonio!
Si riempie la bocca e poi si pulisce le mani con la toga.
Vedrai che con il nuovo
amministratore mandato in Giudea
resisteranno poco.
Tigellino continua ad osservare Chalafta con uno sguardo penetrante, tra la burla e la minaccia.
TIGELLINO
(Seccamente)
Rispondi!!
CHALAFTA
(Gemendo)
O signore! O stimatissimo! Il
nobile Capitone ti vuol dire che
noi ebrei abbiamo un solo Dio e
non ci è permesso usare questa
parola con nessuno. Ma, o
signore, permettimi di onorarti
in altro modo.
Strappa bruscamente dalle mani di Arie un cofanetto.
Ecco un fermaglio, signore, un
fermaglio molto bello. E' ambra
montata in oro, signore... e
nell'ambra, guarda signore, c'è
una mosca. Guarda nobilissimo,
contro luce.
TIGELLINO
(Seccamente, troncandogli
la presentazione)
Avete un solo Dio? E' una
sciocchezza... Ci sono molti dei.
Uno sta qui su di te e ti ordina
Dal romanzo di 90 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
di darmi quel fermaglio. Hai
capito?
CHALAFTA
(Tremando come una foglia)
O signore... grazia, grazia,
pietà... sei grande.
TIGELLINO
Dunque, quanti dei ci sono?
Chalafta lentamente si raddrizza, sospira con un gemito, le gambe gli si piegano, la fronte gronda sudore col volto esangue, gli occhi appaiono velati come un moribondo.
CHALAFTA
Uno solo, signore.
Tigellino lo guarda con aria di scherno e con crudele soddisfazione, godendo della paura del mercante.
TIGELLINO
Meglio uno che nessuno. Negli dei
bisogna credere. Perché tremi
tanto? Sembra che tu debba
crepare da un momento all'altro.
Fa un cenno ad uno schiavo.
Dagli un pò di vino.
Lo schiavo esegue. Lui osserva Chalafta che prende la coppa con le mani bevendo rumorosamente.
E allora? Ti senti meglio?
CHALAFTA
Oh si, signore, oh si. Farò tutto
ciò che vorrete.
TIGELLINO
Allora ascolta.
Fa segno ad un altro schiavo e quello gli porge una corta spada presa da sopra un cuscino di porpora. Lui la accarezza con una certa voluttà e malinconia.
Sai cos'è questa?
Chalafta accenna debolmente un no con la testa.
Dal romanzo di 91 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
E' un voto del tempio di Marte
Ultor, una reliquia; la spada del
divino Giulio.
I due mercanti chinano la testa umilmente.
Voglio avere un'altra spada come
questa. Sarà... un regalo per il
cesare. Capisci? Ma non devi dire
niente a nessuno. Nessuno deve
sapere che il santo simbolo si
trova in casa tua. Finché non
finirai il lavoro, la guardia
sorveglierà la tua bottega. Ti dò
tre giorni. Riceverai la lama. Tu
devi fare l'impugnatura.
STACCO
101 - INSULA - BOTTEGA DI CHALAFTA - INTERNO GIORNO
La mdp inquadra in PP Chalafta. E' stanco e provato per illavoro febbrile commissionato da Tigellino, ansioso e preoccupato. Giace in un angolo della bottega con la testa avvolta in una pezza di lana e geme.
La mdp, con un piano sequenza, sposta l'inquadratura verso Arie, mostrando il banco di lavoro con gli attrezzi. Il ragazzo
èintento a confrontare in ogni suo dettaglio, le due spade.
CHALAFTA
(Gemendo)
FC Guarda bene, Arie, mi
raccomando. Con Tigellino non si
scherza. Ci ammazza se la spada
non sarà come lui vuole.
ARIE
Non temere, tutto è a posto.
Alzati, possiamo consegnare il
lavoro.
CHALAFTA
No Arie, non posso alzarmi...
questo dolore.
ARIE
Allora resta quì. Consegnerò la
spada da solo.
CHALAFTA
Vuoi farlo da solo? E se qualcosa
non va? E se si infuria? Hai
sentito quell'altro cosa diceva
Dal romanzo di 92 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
del nuovo amministratore in
Giudea. Se ci sarà la guerra? Se
i nostri si ribelleranno! Noi
come faremo? Ho paura.
Arie osserva e accarezza la spada, profondamente attirato da essa. Nei suoi pensieri comincia a balenare l'idea di utilizzarla per dare slancio alla lotta del suo popolo contro la tirannide romana.
ARIE
Me la caverò.
STACCO
102 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - ESTERNO NOTTE
Su una collina, molti fedeli, sparpagliati e disposti a gruppi, sono in silenzioso ascolto di Paolo. Le fiaccole accese e tenute in mano dagli uomini, illuminano tutta la vegetazione circostante. Paolo, con voce calda e sicura, come un oratore di vecchia e sicura esperienza, si rivolge a tutta l'assemblea.
PAOLO
Se anche parlassi le lingue degli
uomini e degli angeli, ma non
avessi la carità, sono come un
bronzo che risuona o un cembalo
che tintinna. E se avessi il dono
della profezia e conoscessi tutti
i misteri e tutta la scienza, e
possedessi la pienezza della fede
così da trasportare le montagne,
ma non avessi la carità, non sono
nulla. E se anche distribuissi
tutte le mie sostanze e dessi il
mio corpo per esser bruciato, ma
non avessi la carità, niente mi
giova. La carità è paziente, è
benigna la carità; non è
invidiosa la carità, non si
vanta, non si gonfia, non manca
di rispetto, non cerca il suo
interesse, non si adira, non
tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia, ma si
compiace della verità. Tutto
copre, tutto crede, tutto spera,
tutto sopporta. La carità non
avrà mai fine. Le profezie
scompariranno; il dono delle
lingue cesserà e la scienza
svanirà. La nostra conoscenza è
imperfetta e imperfetta la nostra
profezia. Ma quando verrà ciò che
è perfetto, quello che è
imperfetto scomparirà. Quand'ero
Dal romanzo di 93 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
bambino, parlavo da bambino,
pensavo da bambino, ragionavo da
bambino. Ma, divenuto uomo, ciò
che era da bambino l'ho
abbandonato. Ora vediamo come in
uno specchio, in maniera confusa;
ma allora vedremo a faccia a
faccia. Ora conosco in modo
imperfetto, ma allora conoscerò
perfettamente, come anch'io sono
conosciuto. Queste dunque le tre
cose che rimangono: la fede, la
speranza e la carità; ma di tutte
più grande è la carità!
Dalla collina, illuminata ancora da fiaccole accese, discendono disordinatamente i fedeli. Tornano alle proprie case, parlando fra di loro animatamente e con serena gioia.
Luca e Timoteo salutano i fedeli sulla soglia della domus salutando e ringraziando i fedeli per la partecipazione.
STACCO
103 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - GIARDINO - ESTERNO NOTTE
FIDi Paolo seduto su un panchetto. Due o più fedeli, chini aisuoi piedi, lo salutano e si congedano rendendogli omaggio. Lui li accarezza affettuosamente.
CTdi Paolo seduto sul panchetto. Gli ultimi fedeli dellacomunità rimasti si incamminano verso la mdp incrociando una giovane donna. Questa, entrando in campo, si dirige timidamente verso l'apostolo. Cammina con la testa bassa avvolta da un mantello ed un cappuccio scuri: il passo lento e indeciso la fa sembrare spaventata. Po si ferma con pudore a poca distanza da Paolo. Si china verso di lui restando voltata. Non cogliamo ancora il suo volto, come se volesse negarcelo, lasciandolo ancora avvolto nel mistero. La mdp, carrellando lentamente in avanti e poi girando intorno a lei, va a cogliere finalmente ilsuo viso, nella semioscurità. Solo la fiamma di una fiaccola posta vicino ce lo mostra debolmente.
LUCIA (AKSA)
Hai permesso... e hai voluto,
rabbi... che io parlassi con te.
PAOLO
(Benevolo. Con voce calda)
Si, figlia mia. Volevo parlarti.
Ho sentito che qualcosa ti
tormenta. Forse sarebbe bene che
tu mi svelassi i motivi della tua
tristezza. Sei cristiana, tuo
marito...
Dal romanzo di 94 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Finalmente Lucia toglie il cappuccio e la scorgiamo in tutta la sua bellezza mediterranea. Sembra ancora quasi una bambina, una fanciulla giovane, con gli occhi grandi sotto gli archi regolari delle sopracciglia. Sul suo delicato viso si legge innocenza e dolcezza.
LUCIA (AKSA)
(Affannosamente, tentando
di non piangere)
... Mio marito... Ci siamo
sposati da poco... e lui...
PAOLO
... Ha smesso di amarti?
Lucia non risponde.
E tu lo ami? Lo ami per lui o
soltanto per te stessa? Come
amano i pagani?
Lucia continua a non rispondere, concedendo a se stessa una breve pausa per pensare, riflettere.
LUCIA (AKSA)
(Con impeto inatteso)
Si! Si, rabbi. Io lo amo...
(Trattenendo le lacrime e i
singhiozzi. Con una voce
indurita dallo sforzo)
Ho commesso un grave peccato.
PAOLO
Un peccato?
LUCIA (AKSA)
Io... Io per lui sono diventata
cristiana. Per lui.
PAOLO
(Con soavità)
Se sei arrivata a Gesù per amore
di una persona, non hai nulla da
rimproverarti. Ma se tu restassi
solo per amore di un uomo,
agiresti male.
Lucia alza su Paolo i suoi occhi raggianti e privi di lacrime.
LUCIA (AKSA)
Dal romanzo di 95 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Rabbi, come sei buono. Mio padre
non è cristiano. E pensavo lo
stesso di mio marito quando l'ho
sposato. Ma poi ho scoperto che
aveva un segreto. La sera andava
chissà dove, mi trascurava.
Pensavo che mi tradisse. Ero
gelosa. Poi ho scoperto che
andava a pregare con i cristiani.
E per amor suo mi sono fatta
battezzare e... e adesso...
Ora, nei suoi occhi comincia a brillare una strana luce. Sulle sue labbra delicate appare un debole sorriso.
... adesso credo di amare
veramente Gesù.
PAOLO
Allora perché sei triste?
La luce sul viso di Lucia si spegne improvvisamente. Le labbra si serrano con forza, il mento comincia a tremare come se volesse liberare un lungo pianto.
LUCIA (AKSA)
Ancora non ti ho detto tutto,
rabbi. Pensavo di avergli fatto
piacere. Niente affatto! Mi
guardava come se fossi impazzita.
Allora fui presa dalla
disperazione e da un atroce
sospetto.
PAOLO
Sospetto?
LUCIA (AKSA)
(Lentamente comincia a
singhiozzare)
Quando gli dissi che venivo qui,
sembrava sorpreso, adirato.
Camminava su e giù per la stanza.
Poi ha cominciato a farmi domande
sui fratelli e su di te. Ed io
credo... si... che voglia farti
del male. Forse qualcuno gli ha
raccontato su di te diverse
menzogne.
(Esplodendo in un pianto
liberatorio)
Ed io gli ho raccontato tutto.
PAOLO
Dal romanzo di 96 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Non piangere figlia mia.
Qualunque cosa accadrà in futuro,
ètuo marito. Ricordati che tu non puoi smettere di amarlo.
La mdp chiude la scena con un PP di Lucia mentre asciuga le sue lacrime.
STACCO
104 - PALAZZO DI TIGELLINO - CUBICOLO - INTERNO GIORNO
Tigellino, con indosso un lungo sudario bianco, siede su un seggio mentre un barbiere è intento a massaggiare il suo volto. Nel frattempo, il suo aiutante, il cincitor, ripone il rasoio e gli oli profumati.
Accanto a Tigellino c'è un pretoriano con la spada sguainata in mano.
Sul bordo del divano siede un ragazzo col viso truccato che stuzzica distrattamente i propri denti brutti e cariati.
La mdp segueil barbiere ed il suo garzone, intenti a ritirareil sudario e a licenziarsi con un profondo inchino. Quindi raggiunge Arie che, entrando in campo, ci appare con un piccoloforziere fra le mani, in attesa.
TIGELLINO
(Con un tono fra il
minaccioso e sarcastico)
FC Ah, sei tu ebreo. Dov'è tuo
suocero?
ARIE
E' malato nobile Tigellino.
Tigellino allunga le mani e gli ordina di consegnare le spade. Arie avanza, apre il piccolo forziere e gli si accosta. Il prefetto prende ciascuna spada e le confronta. Poi stacca uno sguardo rapido e penetrante sul giovane. Infine scoppia in una risata secca e sgradevole.
TIGELLINO
Bene. Conoscete il vostro lavoro.
Con un cenno della mano ordina ad uno schiavo di porgergli una cassettina intarsiata posta accanto al canapè, appoggia le spade sulle sue gambe, prende una manciata di aurei e li soppesa sul palmo della mano.
Sei arrivato a Roma da poco,
vero? Il tuo modo di parlare lo
rivela.
ARIE
Dal romanzo di 97 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Si, signore. Sono giunto dalla
Giudea non più di un anno fa.
TIGELLINO
Oh!!
La sua frase viene improvvisamente interrotta dall'ingresso di un liberto con indosso una tunica verde e con alcuni fogli di papiro tagliati in piccoli quadratini stretti fra le mani. Il libero avanza.
Cosa sono?
LIBERTO
Le cause per il giudizio di
cesare, illustrissimo.
TIGELLINO
Ah...
Accenna al liberto di allontanarsi. Questi dispone le cause per il giudizio su un tavolino ed esce dal cubicolo.
Dunque sei da poco arrivato dalla
Giudea.
Tenendo sempre fra le mani le monete continua a fissare il giovane con sguardo penetrante.
E' vero che voi Ebrei credete che
il mondo sarà conquistato da un
uomo uscito dalla vostra terra?
ARIE
Si signore. Questo si dice tra
noi.
TIGELLINO
(Burlandosi di Arie)
Oh, oh!!
Versa gli aurei nelle mani di Arie. Solleva la spada originale, chiude un occhio e guarda attentamente la lama intaccata in più punti.
Ho sentito che fra voi però ci
sono due sette... perché anche i
cristiani sono dei vostri.
Arie tace trattenendosi forzatamente per evitare una imprevedibile reazione di Tigellino. Il prefetto posa la spada e preleva i ritagli di papiro.
Dal romanzo di 98 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Mi è stato detto che essi adorano
la testa di un asino e uccidono i
bambini. E se invece eliminassi
io i loro capi?
(Breve pausa di attesa)
Dunque. Che mi dici?
ARIE
(Incapace di resistere ad
una tale provocazione)
Bisognerebbe sterminarli. Sono
delle canaglie! Dei traditori...
sono...
TIGELLINO
(Con sguardo ipnotico)
Vuoi la loro rovina? Eppure anche
tu...
(marcando le parole)
... eppure anche tu sei un
cristiano.
ARIE
Non sono cristiano.
TIGELLINO
Hai paura di ammetterlo?
ARIE
(In fretta, con calore e
passione)
Non è la paura...
TIGELLINO
(Beffardamente, con
l'intento di irritarlo
ancora di più)
Tu hai paura cristiano.
ARIE
(Gridando, incapace di
controllare i suoi
sentimenti)
No!! No. Non sono cristiano! Li
odio. Odio... Ascoltami
signore...
Nei suoi occhi iniettati di sangue e sulle sue labbra tremanti si legge tutto il furore represso da tempo.
Dal romanzo di 99 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
... se... se potessi, darei fuoco
alla città intera, solo perché
bruciassero in essa.
TIGELLINO
(Con improvviso interesse)
Incendieresti la città?
ARIE
Si. Farei venire un diluvio e li
annegherei tutti. E' vero,
frequento le loro riunioni ma
solo per osservarli da vicino.
TIGELLINO
(Ridendo)
Quindi sei venuto a Roma per
spiarli. Ti sei scomodato
inutilmente. Io ho occhi e
orecchi sufficienti per sapere
tutto ciò che succede a Roma. Ma
forse hai ragione.
Fa scorrere fra le dita un quadrato del papiro.
(In tono brusco ed aspro)
Per il lavoro ho pagato. Nessuno
deve sapere di questa spada.
Adesso va.
Si china sui papiri e ne legge il contenuto. Arie si allontana.
Quando giunge sulla porta viene fermato dal comando di
Tigellino. Si volta.
Presentati al mio liberto
Tiburzio. Gli dirai sempre tutto
ciò che vedrai fra i cristiani.
STACCO
105 - FORO ROMANO - VIA SACRA - ESTERNO GIORNO
La Via Sacra ci appare con il colonnato del Foro sulla sinistra e la Basilica Giulia sulla destra. Un folto cordone di pretoriani fa spazio lungo la strada trattenendo la folla rumorosa ammassata nel Foro e circondando tutto il colonnato della Basilica Giulia.
La plebe è accalcata e trattenuta a fatica da un cordone di pretoriani.
La mdp si ferma in su Lucia, lì presente in prima fila, pressata fra i soldati e gli spettatori alle sue spalle. Osserva e cerca con ansia e forte preoccupazione la presenza di Paolo fra i cittadini sottoposti a giudizio.
Dal romanzo di 100 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
STACCO
106 - FORO ROMANO - BASILICA GIULIA - PORTICO LATERALE - ESTERNO GIORNO
Con una carrellata verticale ci viene mostrata una statua equestre. Sullo sfondo entrano in campo Paolo e Capitone. Uno dei pretoriani che circondano il colonnato della basilica Giulia, vedendo il prigioniero in catene con il soldato, li lascia passare.
La mdp segue il prigioniero e Capitonementre salgono i gradinie attraversano il portico fra pilastri e colonne doriche.
STACCO
107 - BASILICA GIULIA - SALA DEL TRIBUNALE DEI CENTUM VIRI - INTERNO GIORNO
Nella sala del tribunale è presente un centinaio di giurati. Sono seduti su appositi seggi di marmo bianco. Un deciso vocìo fà da sfondo all'ambiente interno.
La mdp avanzadall'interno della sala, e attraversando ilcolonnato, aperto verso il Foro, raggiunge alcuni musici che suonano corni e trombe per annunciare l'arrivo dell'imperatore. La folla è in delirio.
STACCO
108 - FORO ROMANO - VIA SACRA - ESTERNO GIORNO
Dal fondo della Via Sacra avanzano i littori con le asce, seguiti da bambini con corte vesti bianche. Questi, gettando fiori sul selciato, fanno strada alla quadriga di Nerone. I pretoriani che seguono, velocemente si dispongono in formazione di rinforzo, formando un ampio corridoio per far passare l'imperatore.
STACCO
109 - BASILICA GIULIA - SALA DEL TRIBUNALE DEI CENTUM VIRI - INTERNO GIORNO
La mdp eseguei cittadini sottoposti al giudizio, cogliendo neiloro sguardi, ansia, paura e preoccupazione per le sorti a cui potrebbero andare incontro. Si presentano in catene, con le barbe incolte e gli abiti consumati. I loro atteggiamenti e il portamento ne rivelano comunque una diversa estrazione sociale. Alle loro spalle emergono i soldati che li hanno avuti in consegna. La mdp si ferma sul viso di Paolo. Ci appare sereno, facendo da contrappunto agli altri.
STACCO
110 - FORO ROMANO - BASILICA GIULIA - GRADINI - ESTERNO GIORNO
Nerone appare ora sui gradini di accesso alla sala del tribunale. E' voltato verso la plebe urlante e ben protetto dai
Dal romanzo di 101 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
pretoriani che gli fanno scudo. Sembra ancora un ragazzo, con un viso corto e largo, molto latino, il naso grosso e le mascelle sporgenti, ed una incolta barba rossiccia sulle guance e sul mento. La fronte, bassa e rientrata, è coperta di riccioli, finemente acconciati e fissati. Su di essi troneggia una corona di rose.
Pur essendo tozzo e alquanto obeso, sale i gradini con passo leggero, quasi danzante. Non smette di sorridere alla folla e continua a mandare baci con la sua mano ben curata e sovraccarica di anelli. Appare esaltato, desideroso di assorbire quel chiasso inebriante.
Ad un certo punto si sfila da un dito uno degli anelli, e con un gesto teatrale, lo getta tra la folla. Subito riceve un ruggito di ammirazione. Poi toglie anche gli altri anelli gettandoli tra la plebe sempre più esaltata e litigiosa. Infine alza le mani mostrando a tutti le dita nude.
Terminato il teatrale prologo, di dirige verso il seggio del giudice posto su un palco in cima alla scalinata, trascinandosi dietro la toga scarlatta.
STACCO
111 - BASILICA GIULIA - PALCO - ESTERNO GIORNO
MFdi Tigellino seduto su un seggio alla destradell'imperatore. Il suo viso pallido e malaticcio mostra segni di insofferenza. Ha la fronte sudata e stringe nella mano un fazzoletto che senza sosta tiene premuto sulla bocca.
Un uomo salta fuori da un gruppo di cortigiani, accorre vicino al cesare. In fretta e con perizia gli sistema i lembi della toga e gli porge una sottile verga d'oro. Nerone la prende in mano e siede mostrandosi al pubblico con un'aria grave e maestosa.
MFdi Seneca seduto alla sinistra di Nerone. Lo vediamo essereun vecchio canuto con un bel viso da patrizio, pieno di gravità e dignità.
FIdel pretore. Regge in mano i fogli di papiro con le causefissate per quel giorno. Fa un gesto di intesa a Tigellino.
Tigellino gli indica con la testa che può iniziare.
FIdel pretore.
PRETORE
Silenzio! Silenzio! Inizia il
giudizio del divino cesare!!
Il rumoreggiare della plebe scompare lentamente.
STACCO
Dal romanzo di 102 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
112 - PICCOLA TAVERNA SULLA RIVA DEL TEVERE - ESTERNO /INTERNO GIORNO
Dal fondo di una stradina sterrata adiacente la sponda del Tevere sopraggiunge Arie. E' solo, l'ambiente circostante sembra deserto. Indossa una semplice tunica grigia ed è coperto con una lacerna. Ha il passo affrettato ed inquieto. Il luogo, cupo e losco, assomiglia più ad una baracca poco curata, con qualche misero tavolo al suo interno ed uno o due poveracci, ubriachi e dormienti per lo stato comatoso in cui versano.
Accanto ad un tavolino appaiono Fileros e Satabus con facce piene di mistero. Arie li raggiunge.
Fileros e Satabus gli fanno posto in mezzo a loro, gli mettono innanzi il vino e senza parlare si guardano l'un l'altro, come incerti su chi sia il primo a dover parlare. Arie quindi si spazientisce.
ARIE
Perché non parlate? Dovevate
essere presenti alla grande
preghiera. Ci siete stati? Che
dicono là di Paolo?
FILEROS
(Scuotendo la testa
impacciato)
Vedo, Arie che tu non sai
niente... Alla preghiera ci siamo
stati. Ma non era il caso di
parlare di Paolo.
(Con voce sommessa ed
emozionata)
Pietro è in città!
ARIE
(Restando pensieroso)
Pietro?
FILEROS
Si. Ha battezzato, predica, ha
spezzato il pane. Si è lamentato
che tra noi ci sia discordia e
diffidenza...
SATABUS
(Interrompendo Fileros)
... Ha detto che la gente cattiva
ci sobilla.
ARIE
Dal romanzo di 103 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Proprio allora bisognava gridare
e farsi sentire. Siete degli
inetti!
Fileros e Satabus si scambiano un'occhiata.
FILEROS
E' quello che ho detto a Satabus.
Io volevo farlo... ma lui...
Satabus, imbarazzato, comincia a grattarsi la testa sentendo fisso su di sè lo sguardo di Arie.
SATABUS
(Balbettando, con gli occhi
bassi)
Come si poteva gridare? Pietro
parlava così bene.
Alza gli occhi, ma incontrando lo sguardo minaccioso del sicario, li abbassa subito. Si versa del vino e beve un sorso.
(Sottovoce)
Ma poi... Abbiamo davvero
ragione?
ARIE
(Aspramente)
Sei uno stupido!!
(Rivolto a Fileros)
Anche tu sei così tenero come
lui?
In campo entra il tavernierecon aria indifferente. Si accostaal tavolo per servire del pane e delle olive. Poi si allontana immediatamente uscendo dalla inquadratura.
FILEROS
(Con forza, quasi gridando)
No! No!! Io volevo gridare. Io lo
so che Paolo è pericoloso...
ARIE
(Zittendolo)
... Non gridare così.
Arie, sprezzante, volta le spalle a Satabus.
Bene. Ora farai il giro di tutti
i cimiteri e degli altri luoghi
d'incontro. Proverai a sollevare
ancora una volta gli animi contro
Paolo. Poi ti informerai se
Dal romanzo di 104 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Pietro lo ha già incontrato. Del
resto, puoi dire quello che mi
hai raccontato, che cioè, secondo
Pietro, durante la sua assenza,
gente cattiva ha sobillato i
fedeli contro di lui.
Arie si alza, tira fuori una moneta e la getta sul tavolo. Quindi velocemente esce dalla taverna. Satabus accenna ad afferrarla ma diviene subito remissivo ad uno sguardo di Fileros, che lo fissa ed afferra rapacemente il compenso, dimostrandogli impietosamente la sua superiorità.
STACCO
113 - BASILICA GIULIA - PALCO E GRADINI - INTERNO GIORNO MF sul Pretore.
PRETORE
(Leggendo)
E' ora sottoposto a giudizio
Paolo di Tarso, ebreo della
Cilicia.
Capitone tocca Paolo con il gomito per indicargli di muoversi.
Paolo si alza ed esce dal campo.
MFsul Pretore.
PRETORE
Si facciano avanti gli
accusatori!
Al richiamo del Pretore nessuno si fa avanti. Il funzionario cerca imbarazzato fra il pubblico qualcuno che intervenga per muovere le accuse contro Paolo. Poi guarda Tigellino.
Tigellino gli fa segno di continuare a leggere il capo di accusa.
MFsul Pretore.
(Leggendo a voce alta)
Divino Cesare, l'atto di accusa
da parte del Sinedrio e del Gran
Consiglio dei farisei di
Gerusalemme,
PPdi Nerone con il viso annoiato.
FC mi ha indotto a scriverti
quanto segue:
FIdi Paolo con lo sguardo tranquillo, la figura piccola,brutta e miserevole ai piedi della scalinata.
Dal romanzo di 105 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
FC Paolo di Tarso, cittadino
romano, e che mando davanti al
tuo tribunale, è colpevole di
aver predicato una dottrina
diversa da
I cortigiani ridono e additano Paolo. Sono impomatati, incipriati, riccamente vestiti e ornati di gioielli preziosi.
FC quella che predicano i
sacerdoti della Giudea nel loro
tempio, il che è motivo di
disordini e agitazioni a
Gerusalemme. Firmato: il
procuratore di Giudea Porcio
Festo.
FIsul Pretore.
(Rivolto a Paolo)
Che hai da dire in tua difesa?
Senza sentire i sogghigni fastidiosi dei cortigiani, l'apostolo si alza con gravità e fa un passo in avanti. Il suo sguardo si incontra con gli occhi dell'imperatore.
PAOLO
Non è reato, grande cesare,
predicare in questo impero una
fede diversa da quella che si
predica sul Campidoglio e sul
Palatino.
Nerone esce dal torpore e dalla noia, colpito dalla brevissima introduzione di Paolo che lo chiama direttamente in causa.
FC Ho sentito perfino che i tuoi
antenati, quando conquistarono
Cartagine, pregarono gli dei di
quella città di scendere tra loro
e di mostrarsi benigni, come
prima erano stati benigni con i
cartaginesi.
L'inquadratura torna su Paolo in FI.
Mi hanno detto anche che i
sovrani di Roma invitavano nella
loro città anche altri dei e
davano loro ospitalità,
costruivano per loro dei
templi... Forse, come avviene ad
Atene e come ho visto con i miei
occhi, anche qui si può trovare
un altare dedicato a un Dio
sconosciuto, a un Dio il cui
nome, o romani, non conoscete...
Dal romanzo di 106 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Le beffe dei cortigiani cessano e tra loro si solleva un mormorìo di sorpresa.
PPdi Lucia, sempre chiusa fra i soldati e la calca della plebe. Mostra una chiara espressione di soddisfazione per l'arringa introduttiva dell'apostolo.
FC ... Ma io non annuncio un Dio
diverso da Quello adorato nel
tempio di Gerusalemme, e al quale
anche tu, cesare, e i tuoi
predecessori, avete disposto di
offrire sacrifici a nome vostro.
FIdi Paolo.
Voi conoscete questo Dio e sapete
che ognuno di noi Ebrei, Lo
considera la cosa più sacra. Hai
permesso, o cesare, che venisse
adorato anche qui a Roma. Per
questo ogni giorno preghiamo per
te... Non un altro Dio, ma questo
io adoro e servo...
Nel profondo silenzio che domina la piazza, Tigellino interviene flemmaticamente.
TIGELLINO
Allora perché il procuratore ha
scritto in altro modo? Vuoi dire
che Porcio Festo ti accusa
ingiustamente?
PAOLO
(Tranquillo)
No. Ma l'illustre procuratore è
stato male informato su di me.
TIGELLINO
Sei cristiano?
PAOLO
Lo sono, o nobile prefetto.
TIGELLINO
Tutti dicono che i cristiani sono
persone ripugnanti e perfide.
PAOLO
(Allargando le braccia)
Oh, signore! Quante volte
qualcuno è stato calunniato? Il
Dal romanzo di 107 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
malanimo non genera forse la
menzogna? Ancora oggi i retori
piangono la morte di Socrate,
accusato di essere blasfemo, ma a
quanto pare ingiustamente.
Paolo si volta verso Seneca che, ascolta sempre più attentamente le sue parole.
MFdi Seneca. Il suo volto si illumina muovendo le mascelle,come se ruminasse qualcosa, e assentendo alle parole di Paolo.
FC Quanti saggi furono accusati
di empietà? E cosa si può
imputare ai cristiani? Che
adorano un Dio che dimora nei
cieli e nelle anime umane?
FIdi Paolo.
Che per essi la vita è un'opera
di virtù e la morte la fine di
questa prova? Che disprezzano i
piaceri e mortificano la carne?
Che per essi un povero è santo?
FIdi Seneca mentre alza lo sguardo verso Nerone.
SENECA
Quest'uomo è un filosofo.
TIGELLINO
(Interrompendolo
bruscamente)
Non è difficile essere stoici.
(Rivolto a Paolo)
Hai detto che il malanimo genera
la menzogna. Ma perché, pur
essendo ebreo, gli ebrei non ti
amano?
PAOLO
Nessuno è profeta nella sua
patria dice un nostro proverbio.
TIGELLINO
Non sono uno stupido perché tu mi
debba citare i proverbi! Rispondi
a ciò che ti chiedo. Ti odiano
gli ebrei o no?
PAOLO
(Con voce pacata e ferma)
Dal romanzo di 108 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Mi odiano quelli che non
comprendono la Legge che hanno
ricevuto.
TIGELLINO
E tu pensi di comprenderla
meglio?
PAOLO
Non è difficile comprendere la
Legge.
TIGELLINO
E tuttavia soltanto tu la
comprendi.
Seneca interviene con la sua voce stridente e senile.
SENECA
Perché tante domande, Tigellino?
E' sempre stato così, che bisogna
restare soli per comprendere le
cose più semplici. Tutto il
pensiero greco...
TIGELLINO
... ma non è che un ebreo
Seneca...
SENECA
... ci sono ebrei che pensano
come i greci...
TIGELLINO
... ed è cristiano! Ed io ti
chiedo, o divino, di condannarlo.
I cristiani sono una setta
pericolosa. Sono sempre in
contrasto con gli ebrei e
dappertutto provocano disordini e
agitazione. Finché li avrai nel
tuo impero, sarà come avere
sempre Spartaco e i suoi
gladiatori.
Tigellino lancia verso Seneca una occhiata astiosa e questi gli risponde con uno sguardo di disprezzo e disgusto. Nerone, resosi conto dell'astio fra i due, batte leggermente a terra la verga.
FIdel Pretore.
Dal romanzo di 109 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
PRETORE
Silenzio! Parla il divino
cesare!!
Nerone, dal suo trono, si china leggermente verso il prigioniero.
NERONE
Dunque sei ebreo e cristiano? Ho
sentito che gli ebrei credono che
dalla loro terra uscirà il
conquistatore e il salvatore del
mondo... Tu, filosofo, che ne
pensi?
PAOLO
Non solo gli ebrei credono a
questo, grande cesare. Noi
cristiani, sappiamo che Colui che
doveva arrivare è già arrivato.
NERONE
(Con una espressione di
beatitudine)
Chissà se non avete ragione.
Si piega all'indietro, abbraccia i presenti con lo sguardo. Poi guarda con aria di attesa le facce assiepate davanti a sé.
(Rivolto a Paolo)
Poiché nessuno ti accusa, non
voglio essere severo con te.
(Con un gesto patetico)
Sei libero.
Sulla via Sacra giungono fanciulli con ceste piene di pane. Si pongono in fila dietro i soldati pronti ad un cenno di comando.
Perché io so che si avvicina il
secolo d'oro, e che è già apparso
il salvatore del mondo...
Si alza, si getta sulle spalle la toga e continua a parlare come se recitasse. Nello stesso istante, contemporaneamente, un pretoriano si avvicina a Tigellino mormorandogli nell'orecchio una informazione importante ed urgente.
(In sottofondo)
FC Il salvatore amato da tutti.
Lui, che penetra nei continenti,
unisce i mari, traccia nuove
strade fin nel cuore del
terribile deserto, costruisce
palazzi quali nessuno mai ha
Dal romanzo di 110 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
costruito, e comprende canti
quali nessuno ha mai composto. Un
uomo così vorrei poter decantare.
PRETORIANO
(Con voce sommessa ma
sicura. Contemporaneamente
a Nerone)
Una notizia grave e importante
mio signore.
TIGELLINO
(Allarmato)
Parla, su svelto.
PRETORIANO
La piccola Augusta. Pare molto
grave.
(Esitante)
E Poppea...
TIGELLINO
(Impaziente)
... Cosa?
PRETORIANO
Ha paura. Teme per la sua vita.
Mi ha ordinato di avvisarti
immediatamente.
TIGELLINO
E Tiburzio ha procurato le prove
contro Seneca?
PRETORE
Ancora no. Ma è sulla buona
strada...
TIGELLINO
... Bene. Ora parti subito per
Anzio; questa notte stessa. E
avvertila che la raggiungerò
appena possibile. Va, presto!
Il pretoriano gli mostra il saluto romano ed esce di scena velocemente. La mdp allarga il campo carrellando verso Nerone che torna in PP.
La folla è in delirio, incantata ed assordante.
Dal romanzo di 111 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Seneca, accortosi del colloquio fra il soldato e Tigellino, trasale incuriosito e preoccupato.
FIdel pretore.
PRETORE
Domani, per festeggiare la
nascita della piccola Augusta, il
divino cesare vi donerà anche
farina, olio, vino...
I fanciulli con le ceste di pane, lanciano in mezzo alla folla delirante il dono del cesare. Lo stato di esaltazione, crescendo, esplode in un vero uragano di grida. Il popolo chiede i giochi nel circo e afferra, litigioso il pane.
NERONE
(Rispondendo al popolo con
declamazione)
... e sia. E sia. In suo onore si
svolgeranno in un solo giorno le
corse, e i combattimenti dei
gladiatori.
Si volta verso i cortigiani, con il viso bagnato di lacrime di gioia.
(Gridando)
Guardate, guardate, come mi
amano... Guardate.
STACCO
114 - PONTE DI LEGNO SUL TEVERE - ESTERNO NOTTE
Ci appare una serata nebbiosa ed umida. Arie cammina lungo un ponte di legno sul Tevere.
Una lanterna proietta una tenue luce giallastra sulla rapida corrente del fiume.
Dalla parte opposta sopraggiungono due ubriachi con torce accese.
STACCO
115 - VIA APPIA FUORI ROMA - ESTERNO NOTTE
Due uomini, visti di spalle (Marco e Pietro), camminano lentamente seguendo una corrente di carri e carretti che lasciano la città pieni di viveri. La strada è avvolta da una moltitudine di fiaccole accese.
STACCO
116 - STRADA PER ANZIO - ESTERNO NOTTE
Dal romanzo di 112 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Al galoppo, un drappello di soldati a cavallo con il pretoriano al comando, risale una collina da una strada sterrata. Sullo sfondo, in lontananza, appare Roma. Il drappello va incontro alla mdp e questa lo segue mentre si allontana dalla parteopposta.
STACCO
117 - STRADA DI ROMA - ESTERNO NOTTE
Arie cammina speditamente verso il Foro, senza fermarsi e senza guardarsi intorno.
Ad un certo punto, verso di lui sopraggiunge una lettiga con un dignitario, circondata da servi con torce.
Arie si nasconde nell'ombra di una stradina laterale.
STACCO
118 - VIA APPIA FUORI ROMA - ESTERNO NOTTE
La mdp segueMarco e Pietro nel loro sciolto peregrinare. Sonoin procinto di passare oltre un posto di guardia. Due soldati trattengono per se della merce dal carretto di un uomo, il quale passivamente è costretto ad accettare la perquisizione.
Pietro appare come un uomo tarchiato, di aspetto sano e forte, con spalle larghe e fronte spaziosa, con una folta ed ondulata chioma di capelli bianchi. Vivace, schietto e trasparente.
PIETRO
Lo hai avvertito, Marco, che
sarei andato a trovarlo?
MARCO
No, Pietro! Non l'ho avvertito.
Penso che sarà meglio se
arriverai inatteso. Soffre
molto... La sua salute è di nuovo
peggiorata. E questa
diffidenza...
PIETRO
... Hai ragione.
STACCO
119 - PONTE SULLA STRADA PER ANZIO - ESTERNO NOTTE
CLAl galoppo, lo stesso drappello di soldati a cavallo con ilpretoriano al comando, attraversa un ponte di pietra. La mdp ne segue il tragitto sino a che scompare inoltrandosi in una fittaboscaglia.
STACCO
Dal romanzo di 113 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
120 - TEMPIO DI MARTE - FRONTONE - ESTERNO NOTTE
Arie è fermo davanti all'alto frontone del tempio di Marte. Lo guarda con insistenza, come se stesse studiando un piano per entrare. L'edificio è immerso nella nebbia e in una flebile luce notturna. La mdp entra nell'edificio sino ad inquadrare in dettaglio la spada di Giulio Cesare, posta come una reliquia suun cuscino, davanti ad una enorme statua di Marte.
STACCO
121 - ANZIO - VILLA DI NERONE - ESTERNO NOTTE
Al galoppo, lo stesso drappello di soldati a cavallo, entra in un cortile. I soldati frettolosamente scendono da cavallo.
Un servo corre incontro al pretoriano inviato da Tigellino e prende in consegna il cavallo.
Il pretoriano, sempre in tutta fretta, risale dei gradini che conducono alle sale interne ed entra nella villa.
STACCO
122 - CASA DI ARIE - VESTIBOLO - INTERNO NOTTE
Dall'interno vediamo aprire una porta. Arie entra nel vestibolo senza far rumore, camminando in punta di piedi. Dal cenacolo giunge la fiamma gialla di una lampada ad olio.
STACCO
123 - CASA DI ARIE - CENACOLO - INTERNO NOTTE
Arie entra nel cenacolo; la fiamma gialla della lampada ad olio fa emergere la figura femminile di Lucia, con la testa appoggiata sul tavolo già imbandito. La donna si sveglia, fa un brusco movimento come a voler uscire dalla stanza ma si accorge della presenza del marito.
LUCIA (AKSA)
Sei tu, Arie!?
ARIE
(Seccamente, come annoiato)
E chi vuoi che sia? Perché non
dormi? E' tardi.
Lucia si alza, sorride, si avvicina ad Arie e con le mani leggermente alzate sembra volerlo abbracciare.
LUCIA (AKSA)
(Con affetto, dedizione e
gioia)
Ti aspettavo...
Dal romanzo di 114 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Arie non risponde ma reagisce con una smorfia, spazientito ed irritato per l'affetto di Lucia. Toglie il mantello e lo getta su una seggiola.
... Mangi qualcosa? Ultimamente
mangi così poco. Oggi ho comprato
del vero vino siriano... C'è del
formaggio. Ho fatto io stessa il
pane. Ho pensato che così ti
piacerà di più.
Non potendo non trattenersi, Arie siede e affonda le dita nei capelli e nella barba.
ARIE
Va bene, dammi pane e vino.
LUCIA (AKSA)
(Allegramente)
Subito mio signore.
Corre all'interno di un'altra stanza facendo frusciare la sua veste.
Arie, approfittando della momentanea assenza di Lucia, estrae da una tasca una sica (la stessa acquistata da Menahem al mercato di Gerusalemme). La osserva e con le dita ne accarezza dolcemente la lama e il manico, come a volerne apprezzare la linea, la fattura e pensando al delittuoso piano che da tempo occupa la sua mente. Poi la posa sul tavolo.
Lucia rientra portando una bacinella con acqua, una brocchetta con olio profumato ed un asciugamano. Si accorge del coltello sul tavolo quindi fissa il marito cercando una risposta. Infine, posa la bacinella accanto ai piedi di Arie.
Arie la fissa negandole la spiegazione, poi torna a guardare il coltello. Lucia, volendo interrompere quella situazione imbarazzante e senza via d'uscita, allunga le mani verso i piedi del marito.
Permettimi che io te li lavi.
Gli toglie i sandali. Con cura e delicatezza passa una pezza umida sui piedi coperti di polvere.
Hai camminato molto oggi?
ARIE
(Borbottando rudemente)
Si. Ora va a dormire. Non c'è
bisogno che tu rimanga qui.
LUCIA (AKSA)
Non mi permetti di aspettarti?
Dal romanzo di 115 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
ARIE
(Facendo di tutto per
sembrare scontroso e
scostante)
Se vuoi aspetta.
Comincia a mangiare con appetito. Lucia, immobile gli resta accanto, attenta ad ogni suo gesto.
Sei stata alla preghiera?
LUCIA (AKSA)
(Rallegrata)
Ci sono stata. E ho pregato...
come sempre...
ARIE
E il maestro?
LUCIA (AKSA)
(Con entusiasmo)
Ah! Tu ancora non lo sai! E'
stato liberato! Il giudizio del
cesare l'ha prosciolto
dall'accusa e dalla pena. Eravamo
tutti così felici quando è venuto
tra noi senza le catene.
Arie trasale. Gli occhi si inebriano di odio misto a stupore. Picchia il tavolo, afferra il coltello e lo infila nella cintola; quindi si alza.
ARIE
(Con durezza)
Libero o in catene, ammaestra
male.
LUCIA (AKSA)
Arie, ti prego... vedrai che ti
sbagli. Domani, al crepuscolo,
nei giardini Emiliani Pietro dirà
a tutti che è una menzogna ciò
che raccontano di Paolo. E noi
pregheremo insieme. Te ne
convincerai.
Arie comincia ad avvertire lentamente un sentimento contrapposto, pieno di inquietudine, di passione per l'odio nei confronti di Paolo, nemico del suo popolo, e di tenerezza per Lucia.
ARIE
Dal romanzo di 116 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Forse verrò.
Prende il mantello e velocemente esce indeciso, come se sentisse che quella donna gli è sempre più cara. Ora ci appare come incapace di sopportare e sostenere quella lacerazione interiore che lo avvilisce da tempo.
LUCIA (AKSA)
(Con rammarico e calore.
Seguendolo)
Oh Arie!! Sei ostinato. Eppure...
io per te sono diventata
cristiana! Sei tu che...
Si accosta allo stipite della porta, come a volerne cercare disperatamente un appiglio. Dal cenacolo sentiamo sbattere con violenza la porta del vestibolo e discendere i gradini di legno. Arie ora è lontano.
(Piangendo disperatamente)
... Ti sbagli.
Nel buio della notte e nella foschia, Arie si allontana a passo veloce lungo la strada.
STACCO
124 - STRADA DI ROMA - ESTERNO NOTTE
In mezzo alla foschia, in una strada completamente deserta, vediamo sopraggiungere Arie a passo deciso.
Un gatto nero, avanzando lentamente, gli taglia la strada. Il giovane con rabbia gli sferra un calcio deciso.
Il gatto, miagolando per il dolore, si allontana.
Due loschi individui, poco lontano, nascosti dalla foschia sembrano seguirlo senza timore di farsi notare.
Arie si accorge dei due inseguitori, si accosta al muro di un edificio e continua con un'andatura incerta.
Improvvisamente, da un vicolo laterale immerso nel buio, due grosse e callose mani lo afferrano e lo trascinano nell'oscurità.
STACCO
125 - VICOLO LATERALE DI ROMA - ESTERNO NOTTE
PPdel volto di Tiburzio. La luce di una lampada, sostenuta da un secondo uomo, ce lo fa apparire ripugnante, segnato da un marchio e da profonde cicatrici.
In CT vediamo i due inseguitori fermarsi nei pressi dell'angolo e guardarsi intorno, come a voler accertarsi che non vi siano presenze estranee all'incontro.
Dal romanzo di 117 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Tiburzio lascia Arie dalla stretta, gli accarezza il mantello, come se volesse rassicurarlo e con tono amichevole gli dà uno schiaffetto sulla guancia.
TIBURZIO
Allora? Hai qualche buona notizia
da darmi?
ARIE
Certo.
TIBURZIO
E allora. Parla?
ARIE
Domani, al crepuscolo.
TIBURZIO
Dove?
ARIE
Nei giardini Emiliani.
TIBURZIO
Saranno molti questi cristiani?
ARIE
Si. Devi prendere molti soldati.
Più che puoi.
TIBURZIO
Ho soltanto due coorti. Le altre
sono andate col prefetto ad
Anzio.
ARIE
Prendi tutti. Prendi i vigili.
TIBURZIO
So da me cosa devo fare. Stupido!
Dettagliodella mano di Tiburzio mentre porge delle monete alsicario.
Prendi. Questo è per te.
Arie respinge il pugno teso di Tiburzio.
Dal romanzo di 118 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
ARIE
Non voglio denaro?
TIBURZIO
(Con stupore e sospetto)
Non vuoi il denaro?
Tiburzio alza le spalle con indifferenza.
Bene. Non ci scapperanno questi
tuoi cristiani.
Tiburzio fa cenno ad Arie di andarsene ma questi indugia.
(Ridendo)
Si? Che altro vuoi? Forse ti
dispiace di lasciare questo oro?
ARIE
No. Solo che... vedi Tiburzio...
là nella folla ci sarà mia
moglie.
TIBURZIO
(Con aria beffarda)
Ah! Nessuno te la prenderà!
Potrai portarla via con te.
STACCO
126 - VIA APPIA FUORI ROMA - DOMUS (VILLA URBANA) DI QUINTO HERMES SU UNA COLLINA - GIARDINO - ESTERNO GIORNO
Pietro e Marco entrano nel giardino della domus, pieno di edera e lauro. Attraversano un sentierino coperto da un tetto verde di vite rampicante, poi aprono un cancelletto e questi prende a cigolare.
Paolo, seduto su una panca, trasale, come strappato bruscamente ai suoi pensieri dal rumore del cancelletto. Alza la testa in alto, con un movimento tipico di un cieco e muovendo la mano cerca un sostegno.
PAOLO
Chi è?
Pietro, con un gesto della mano, indica a Marco di restare davanti al cancelletto.
PIETRO
Paolo, sono io, Pietro.
Dal romanzo di 119 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Paolo si alza dalla sua panca e con un brusco movimento resta in piedi davanti a Pietro.
PAOLO
(Con voce bassa e rauca)
Vado via da qui. Vado via...
PIETRO
Dove vuoi andare? Perché?
PAOLO
(Con tono concitato)
Lo so che questa è la tua
terra... il tuo campo... Ora sono
libero. Posso andare... e me ne
andrò... andrò via... subito.
PIETRO
Qui a Roma c'è campo sufficiente
per molti. C'è posto per tutti e
due.
I due apostoli stringono uno le braccia dell'altro e le scure dita di Paolo, sporgenti dalle pezze, afferrano l'amico come una tenaglia.
PAOLO
Per tutti e due. Sei troppo
buono. Ma io...
PIETRO
Roma è come un mare al quale
affluiscono i fiumi. E questo è
il nostro mare.
PAOLO
Dunque anche tu pensi così. Come
me. Il mondo oggi è romano.
Domani forse sarà parto, gallico
o germanico. Ma qualunque esso
sia, deve essere di Gesù.
I due apostoli, appaiono commossi e felici di scoprire che finalmente, dopo tanti anni, li unisce lo stesso pensiero. Paolo, ad un certo punto sente mancare le forze, si appoggia a Pietro; poi lentamente siede sulla panca e invita l'amico a fare altrettanto indicandogli il posto accanto a lui.
(Ansimando)
Siediti Pietro.
PIETRO
Dal romanzo di 120 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
E tu? Adesso vorresti andartene?
PAOLO
A che servirebbe restare? Sai
bene che qui non vuole ascoltarmi
nessuno.
PIETRO
Lo so. Mi hanno scritto perfino
delle lettere, mi hanno mandato
informatori.
PAOLO
(Con voce tremante)
E tu?
PIETRO
Io so bene che tu ammaestri in
modo giusto. Si, Paolo! Io guardo
più vicino, tu più lontano. A me
il Signore ha ordinato di pascere
il gregge. Ma tu devi far sì che
questo gregge si avvicini e si
senta di appartenere al Signore.
STACCO
127 - ROMA - VILLA DI NERONE - CUBICOLO - INTERNO GIORNO
Nerone appare sul seggio, profondamente depresso per la morte di sua figlia Augusta e stanco per una notte insonne, passata fra lamenti strazianti e grida di dolore. I cappelli sono arruffati, la barba incolta e disordinata, il vestito è aperto e il petto sembra sanguinare per le ferite inferte dal dolore.
Nella sala notiamo la servitù terrorizzata e appoggiata disordinatamente alle pareti. Sul pavimento giacciono la corona, una forminga (cetra o arpa greca) e statue completamente andate a pezzi.
Dal fondo della sala avanza a passo spedito Tigellino. La servitù esce lentamente, cercando di non farsi notare.
Dettagliodegli occhi di Nerone.
PPdi Tigellino inquieto, alla ricerca di una frase intelligente, utile a mitigare la collera di Nerone.
TIGELLINO
Ave o cesare!! Mi hai mandato a
chiamare e sono qui. Ai tuoi
ordini.
Dal romanzo di 121 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Nerone, con un solenne gesto di disperazione, alza la mano con le dita distese.
NERONE
Perché ti tengo con me,
Tigellino? Perché sei qui, se
ella è potuta morire?
Tigellino non si lascia intimidire. Socchiude gli occhi e a bassa voce risponde crudelmente.
TIGELLINO
Mi tieni, o divino, affinché
azzanni i tuoi nemici come un
cane. Se mi indichi il colpevole
del tuo dolore, lo colpirò. Se
non me lo indichi, lo troverò da
solo.
La mano di Nerone cade inerte, fra lo sbigottimento e l'impotenza.
NERONE
Non credi che ella sia colpevole
della morte della mia bambina?
TIGELLINO
(Con voce sorda, sicura e
controllata)
No, divino. L'imperatrice è stata
una buona madre. Lo hanno visto
tutti. Amava sua figlia. Ella ti
adora o cesare!!
NERONE
(Sibilando)
Allora chi? Forse Trasea?
TIGELLINO
Potrebbe aver fatto un maleficio.
Il viso di Nerone assume un'aria modesta, quasi vergognosa.
NERONE
(Guardando i suoi piedi che
spuntano dalla toga)
Ho detto a Seneca che mi sono
riconciliato con lui. Gli ho
mandato i miei carmi.
TIGELLINO
Dal romanzo di 122 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
(Con voce carica di odio)
E sei sicuro, o divino, che anche
Seneca non abbia desiderato la
morte della piccola Augusta?
NERONE
Maledetti stoici! Li odio!
Ignobili vecchiacci che ci
invidiano l'allegria e la
felicità. Ma il popolo li ama.
Guarda negli occhi Tigellino e questi sostiene il suo sguardo.
TIGELLINO
E se tu, o divino, avessi delle
prove che congiurano contro di
te?
Negli occhi di Nerone appare un lampo di paura.
NERONE
(Con voce fioca)
Hai queste prove?
TIGELLINO
Non ho detto, divino, che le ho.
Ma se riuscissi a trovarle?
NERONE
Allora Trovale!! Io non ho tempo
per queste cose. Lo sai che mi è
rimasta solo la bellezza
dell'arte... Perciò mi rifugio in
essa. Troverò un popolo nuovo e
che mi sappia apprezzare ad
Alessandria, ad Antiochia, a
Gerusalemme dove uscirà il
salvatore del mondo.
TIGELLINO
Temo o divino che se i tuoi
viaggi dureranno troppo a lungo,
altre mani potrebbero allungarsi
sul trono abbandonato.
NERONE
(Con una smorfia di dolore)
Cosa vuoi tu da me? Ne ho
abbastanza di Roma e dell'Italia.
Mi hanno ucciso qui l'unica
creatura che amavo... La mia
figlioletta.
Dal romanzo di 123 Jan Dobraczyňski
La spada santa
(Prorompendo in singhiozzi) Vae mihi! Non voglio il trono! Del resto ci sei qui tu a custodirlo.
TIGELLINO
Ma il popolo romano... Cesare, è necessario che tu rimanga a Roma.
NERONE
(Andando su tutte le furie) Sei impazzito? Io dovrei fare ciò che dici tu!
TIGELLINO
Cesare, il popolo si offenderà se tu partirai.
NERONE
Che si offenda pure. Il popolo vuole sempre le stesse cose: gladiatori che si uccidono e animali.
TIGELLINO
Inventerò qualcosa di nuovo.
Vedrai, o divino.
NERONE
Me lo prometti?
TIGELLINO
Si. Comincia il tuo canto da
Roma!
NERONE
Ma... tu pensi che mi applaudiranno?
TIGELLINO
Te lo assicuro.
NERONE
Vuoi scherzare? Dove potrei esibirmi? Roma è brutta e angusta. Volevo costruire un palazzo unico al mondo e i miei architetti mi dicono che non c'è posto.
Marcello Fiorentino
Dal romanzo di 124 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
TIGELLINO
E se io ti facessi tanto posto da
contenere la Domus Aurea?
STACCO
128 - ROMA - VILLA DI NERONE - UN CORRIDOIO - INTERNO GIORNO
La mdp precede Tiburzio mentre avanza con una schiera di pretoriani al seguito lungo un corridoio del palazzo.
STACCO
129 - ROMA - VILLA DI NERONE - UN ALTRO CORRIDOIO - INTERNO GIORNO
Tigellino avanza con una schiera di pretoriani al seguito lungo un altro corridoio del palazzo. Poi incrocia Tiburzio ed il suo seguito. I due gruppi si incontrano in una nuova sala del palazzo proseguendo insieme il loro cammino.
130 - ROMA - VILLA DI NERONE - UNA SALA - INTERNO GIORNO
Tigellino e Tiburzio ci appaiono affiancati con la mdp che
continua a precederli.
TIGELLINO
Ebbene?
TIBURZIO
Mi sembri felice o nobilissimo.
TIGELLINO
Parla, che sei riuscito a sapere?
TIBURZIO
Tutto, signore. I miei uomini
hanno trovato quel Paolo.
TIGELLINO
E' sempre a Roma?
TIBURZIO
Si, vive là dove viveva prima.
Oltre la porta della città.
Seneca lo ha mandato a chiamare.
Tigellino improvvisamente si ferma. Una ruga sul viso ne accentua la sorpresa e la gioia. Anche il seguito dei soldati resta immobile.
TIGELLINO
Dal romanzo di 125 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Seneca?
STACCO
131 - ROMA - VILLA DI NERONE - SCALINATA VERSO L'USCITA - INTERNO GIORNO
La mdp carrellamentre i nostri personaggi discendono unascalinata verso l'esterno della villa accingendosi ad entrare nei giardini della villa.
TIBURZIO
Hanno conversato a lungo. Hanno
parlato di come bisogna vivere.
Le loro parole differivano ben
poco.
TIGELLINO
Bene. Entrambi cadranno nella
trappola che ho preparato.
TIBURZIO
Non so signore... Seneca ha
intuito i tuoi piani.
TIGELLINO
Cosa vuoi dire?
TIBURZIO
Sta preparando la fuga da Roma.
Non si sente sicuro. Forse è già
fuori le mura.
TIGELLINO
(Con uno sguardo
penetrante)
A Seneca penseremo dopo. E che mi
dici di quel Paolo? Lui e quei
cristiani sono nemici di tutti.
Li dobbiamo...
Fa un gesto eloquente. Tiburzio annuisce con la testa in modo significativo. Poi ride sommessamente, con uno sguardo feroce.
I due entrano nei giardini restando soli ed appartati.
STACCO
132 - ROMA - VILLA DI NERONE - GIARDINI - ESTERNO GIORNO
TIBURZIO
Dal romanzo di 126 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Signore... Presto ci sarà una
buona occasione.
TIGELLINO
Parla.
TIBURZIO
Questa sera si riuniranno tutti
insieme. In questa riunione ci
saranno Paolo, Pietro, tutti.
Allora, con un colpo solo li
potremo...
Particolare della mano di Tiburziomentre viene aperta e dicolpo stretta con forza.
Tigellino si asciuga la fronte coperta da un denso sudore.
TIGELLINO
Dove si riuniranno?
TIBURZIO
Nei tuoi giardini. Anche i tuoi
servi e custodi sono della setta.
TIGELLINO
(Pensieroso)
Ascolta. Quel fetido mercato
intorno al circo avvelena l'aria
nei giardini Emiliani e nei
giardini del cesare. Ne ostacola
anche la costruzione del palazzo.
Perciò, quando ti occuperai dei
cristiani, approfitta per dar
fuoco a quelle baracche. Poi
diremo che l'hanno fatto i
cristiani e per questo li hai
imprigionati. Avremo i giardini
puliti ed il cesare sarà
contento.
STACCO
133 - CASA DI ARIE - CENACOLO - INTERNO CREPUSCOLO
La mdp inquadra in MF Arie. E' in attesa di uscire e osserva il tramonto.
STACCO
134 - STRADE ROMANE - ESTERNO CREPUSCOLO
Il sole diventa sempre più color rame, tingendo di un rosso caldo le facciate delle case.
Dal romanzo di 127 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
STACCO
135 - PORTA ESQUILINA - ESTERNO CREPUSCOLO
La porta Esquilina viene aperta da soldati di guardia. Il traffico notturno si intensifica ed una fila di carri carichi di merce, tirati da muli ed asini, nel fracasso delle ruote e delle grida dei mulattieri, comincia ad entrare in città.
STACCO
136 - CASA DI ARIE - CENACOLO - INTERNO CREPUSCOLO
Arie appare seduto su un divanetto come raccolto in preghiera, una preghiera rituale. Ha una espressione fanaticamente lucida, come se sapesse esattamente cosa fare. Le mani sono appoggiate sulle ginocchia. Ad un certo punto, raccoglie i capelli dietro la nuca e con un laccetto fa un codino. Poi cinge la testa con una fascetta nera, si alza, afferra un lungo mantello scuro e se lo avvolge intorno.
STACCO
137 - VILLA DI SENECA IN ROMA - VESTIBOLO - INTERNO SERA
C'è un gran movimento di servi intenti a trasportare, bagagli, pesanti casse finemente lavorate, suppellettili di varia grandezza e fattura. La confusione è totale. Tutti sembrano ossessionati dalla fretta.
STACCO
138 - VILLA DI SENECA IN ROMA - STRADA ADIACENTE - ESTERNO SERA
Lungo la strada vi sono carri trainati da cavalli e servitù a piedi e al seguito di una lettiga. La lettiga è ferma sul selciato.
La mdp avanza inquadrando un libertoche esce dalla villa e conpasso deciso si dirige verso la lettiga. La tendina viene aperta dall'interno facendo entrare in campo Seneca.
LIBERTO DI SENECA
E' quasi tutto pronto mio
signore.
SENECA
Bene. Ma facciamo presto. Domani
potrebbe essere troppo tardi.
LIBERTO DI SENECA
(Con un inchino)
Certamente.
La tenda viene richiusa e il volto di Seneca scompare.
Dal romanzo di 128 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
STACCO
139 - ROMA - PALAZZO DI TIGELLINO - TERRAZZO - ESTERNO SERA
La mdp ruotando intorno alla FI di Tigellino si ferma inquadrandolo su un lettino. E' assorto nei suoi pensieri. Unaprima schiava entra in campo e gli allunga un vassoio con sopra una coppa piena di vino. Lui afferra con indifferenza la coppa degustandolo lentamente. Una seconda schiava, con un corpo sinuoso, appena visibile attraverso abiti trasparenti, gli tiene compagnìa accarezzandolo in continuazione, come se lo volesse rilassare. Altri due schiavi neri agitano sulla sua testa due ventagli di piume di struzzo.
FLASH BACK CON DISSOLVENZA INCROCIATA
140 - ANZIO - VILLA DI NERONE - TERRAZZO SUL MARE - ESTERNO GIORNO
La mdp, continuando a ruotare intorno a Tigellino, ce lo faapparire in un ambiente e situazione simili, ma al posto della schiava, vediamo Poppea distesa al suo fianco, in una bellissima veste di mussola, attraverso la quale traspare il suo corpo formoso.
Poppea guarda il prefetto con i suoi grandi occhi sbattendo le palpebre.
Ha capelli acconciati a forma di torre e ornati con fili di perle, la fronte e le spalle incipriate di bianco, le labbra e le guance arrossate con succo di vino. Ha una miriade di anelli infilati alle piccole dita e al collo un magnifico vezzo di opali. Sulle braccia luccicano braccialetti e dal piede spunta un peplo sopra sandaletti di pelle rossa.
TIGELLINO
Come sta il cesare?
POPPEA
Il cesare? Che importanza ha? Mi
ha fatto segregare qui ad Anzio.
Per la piccola Augusta capisci?
TIGELLINO
Non dimenticare. Se tua figlia
dovesse morire dovrai avere un
altro figlio.
POPPEA
(Con una smorfia)
Oh, non seccarmi, Tigellino.
Gli prende la mano premendola sul petto e divertendosi ad osservare le narici e le pupille dilatarsi.
Dal romanzo di 129 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Eppure lo sai Ofonio, che i figli
rovinano la figura.
Tigellino con stizza strappa la sua mano da quella di Poppea.
TIGELLINO
E' possibile che tu sia così
stupida? Devi dare un figlio al
cesare.
(Abbassando la voce)
Devi avere un figlio che Nerone
consideri come suo. Hai già
dimenticato tutto? Se Nerone se
ne va, non tornerà più e tutte le
coorti non basteranno a soffocare
le cospirazioni. E tu moriresti.
POPPEA
Ti preme la mia vita oppure temi
per la tua?
TIGELLINO
Per entrambe.
POPPEA
Non ti preoccupare. Non l'ho
dimenticato. Ma tu sai cosa mi ha
predetto Ptolomeo...
(Con un sorriso
provocatorio)
Ed io voglio godermela,
divertirmi, darmi ai piaceri...
TIGELLINO
Si alza di scatto allontanandosi da lei.
Stupida! Devi avere un figlio.
Augusta è fragile. Ha i giorni
contati...
POPPEA
... E Nerone è impazzito con
quell'efebo dalle fattezze
femminili.
TIGELLINO
Che impazzisca pure ma un figlio
gli è assolutamente necessario.
DISSOLVENZA AL NERO
Dal romanzo di 130 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
141 - ROMA - PALAZZO DI TIGELLINO - TERRAZZO - ESTERNO SERA
INSOLVENZA
Ritroviamo Tigellino con la schiava avvenente al suo fianco, e i due uomini dalla carnagione nera che agitano sulla sua testa due ventagli di piume di struzzo. Tutti ripresi dal retro in CT.
Dal fondo sopraggiunge un pretoriano. Si avvicina, salutaallungando energicamente il braccio in avanti, si colpisce il petto con un energico pugno, poi appoggia la mano sul manico del gladio serrato alla destra della cintola e china il capo come a voler produrre un deciso inchino.
PRETORIANO 2
E' tutto pronto generale.
STACCO
142 - FORO ROMANO - ESTERNO NOTTE
Il foro si presenta ancora semi deserto. Solo alcuni carri carichi di merce, tirati da muli ed asini, nel fracasso delle ruote e delle grida dei mulattieri, comincia ad entrare nella piazza. Sono gli stessi che abbiamo incontrato alla porta Esquilina.
La mdp restando ferma, lascia scorrere i carri da sinistra e dal fondo ci mostra Arieche sopraggiunge guardandosi intorno,con l'aria di chi non vuole far notare la sua presenza, nel suo lungo mantello scuro.
STACCO
143 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE
Panoramicadi una enorme moltitudine di fedeli sui pendii deigiardini Emiliani.
Alcuni uomini danno fuoco ad una grande pira ai piedi di un macigno spianato. Un altro, in piedi sul macigno, dà indicazioni alla folla.
Carrellatasui componenti di un coro intento a cantare un salmoimplorante e pieno di nostalgia.
STACCO
144 - SCALE DEL TEMPIO DI MARTE - ESTERNO NOTTE
Con passo sicuro, senza indugiare e senza far rumore, Arie sale le scale del tempio di Marte.
STACCO
145 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE
Dal romanzo di 131 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Da un gruppo di fedeli, seduti poco distanti dal fuoco, si fa avanti Pietro accolto da grida e applausi. Il pescatore raggiunge speditamente una tribuna e con un cenno della mano chiede alla folla di far silenzio. Gli ascoltatori ammutoliscono.
STACCO
146 - COLONNATO DEL TEMPIO DI MARTE - ESTERNO NOTTE
Muovendosi cauto e leggero come un gatto, Arie toglie il mantello abbandonandolo in terra, mette il coltello fra i denti, salta agilmente afferrandosi alla sporgenza di un muro e ritrovandosi seduto sul parapetto di una finestra.
STACCO
147 - SALONE CENTRALE DEL TEMPIO DI MARTE - INTERNO NOTTE
Con altrettanta agilità si ritrova all'interno del tempio toccando il pavimento con i piedi. Nell'edificio regna un assoluto silenzio. Dalla finestra giungono i rumori uniformi dei carri, come il brontolio di un lontano temporale.
STACCO
148 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE
MFdi Pietro.
PIETRO
Fratelli miei. Ho voluto che
foste qui riuniti per potervi
parlare di una questione
importante.
Un breve mormorìo serpeggia tra la folla. Pietro con gesti delle mani li acquieta e di nuovo torna il silenzio, in cui si ode solo il crepitìo della legna che brucia.
Prima ancora del mio ritorno a
Roma, mi è giunta la lieta
notizia che era arrivato qui un
uomo molto amato dal Signore...
PPdi Paolo presente fra i presbiteri e diaconi.
PPdi Lucia tra la folla dei fedeli.
FC ... perché gli ha permesso di
conquistare nel Suo nome molte
terre e molte città vicine al
mare e lontane dal mare.
Chiedete a chi volete, ma tutti
sanno che chi ha penato di più
per predicare il Vangelo è il
Dal romanzo di 132 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
nostro fratello carissimo Paolo
di Tarso.
MFdi Paolo.
STACCO
149 - SALONE CENTRALE DEL TEMPIO DI MARTE - INTERNO NOTTE
La mdp segue in dettaglio i piedi di Ariementre lentamente,con passo leggero cammina lungo il pavimento della sala. Sul fondo, accanto alla statua di Marte, vediamo un guardiano seduto ed appisolato. Il dio è rappresentato anch'esso seduto con la grande mano destra poggiata su un ginocchio e le dita stese, come a voler ghermire qualcosa o qualcuno nelle tenebre.
Un pipistrello, frullando, esce dalla sala. La sua figura attraversa quella di una enorme e chiara luna piena.
La mdp torna sui piedi di Arieimmobili sul pavimento e, sempresul fondo, ci mostra il guardiano. L'uomo sembra svegliarsi dal torpore, disturbato dal rumore del mammifero ma poi emette un grugnito e torna a sonnecchiare.
Arie riprende a camminare silenzioso e guardingo lasciandosi guidare dal respiro dell'uomo addormentato.
PPdel custode che sonnecchia. In campo entra la mano sinistra di Arie che chiude la bocca della sua vittima. Questi si desta cercando di divincolarsi dalla stretta ma senza riuscirvi.
La mdp inquadra dal bassoi piedi del guardiano mentre battonosul pavimento. Dietro di lui, nell'ombra, notiamo la figura oscura di Arie. Un rivolo di sangue cade sul pavimento facendo sentire il suo gorgoglìo. In campo entra anche la mano dell'uomo ormai deceduto: pesante, inerte.
STACCO
150 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE
Durante il monologo di Pietro la mdp inquadra in PP FI o MF alcuni presenti che ascoltano tra i quali Satabus e Fileros.
PIETRO
Io so che voi non ascoltate la
sua parola, so che vi allontanate
da lui e che gli rimproverate di
istruirvi male. Ciò mi addolora.
Io ho forse parlato qualche volta
in modo diverso da lui? No! Mai!!
Un tempo si, forse... Sappiatelo.
Una volta, anni fa, ebbi paura...
Sono un uomo debole. Il signore
ha affidato il suo gregge al più
misero degli uomini. Proprio io
ho rinnegato il Signore. E come
Dal romanzo di 133 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
per viltà ho rinnegato Lui, così
per viltà cominciai a evitare i
cristiani che non provenivano
dagli ebrei.
PPdi Paolo.
FC E fu lui ad ammonirmi. Fu lui
a dirmi che sbagliavo.
PPdi Marco.
FC Egli mi riprese ed io gli
detti ragione.
Carrellatasui presbiteri e diaconi.
FC E il Signore volle che io
benedissi Paolo per il suo
lavoro. Paolo insegna bene. Siete
voi che lo avete ascoltato
male...
STACCO
151 - CIRCO - BARACCHE DEL MERCATO - ESTERNO NOTTE
Dal fondo di una stradina dai cui fianchi emergono baracche fatiscenti di legno, avanza Tiburzio al comando di un manipolo di uomini. Sono pretoriani, armati e con fiaccole accese ma vestiti con mantelli e cappucci per non farsi riconoscere. Tutto intorno non vi è nessun altro; il mercato è vuoto.
STACCO
152 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE
PIETRO
... E oggi voglio che Paolo vi
dica come vide Gesù.
MFdi Paolo mentre si alza dalla tribuna.
La collina immersa nell'oscurità ci mostra il popolo cristiano in silenzio, senza un applauso. Paolo raggiunge il macigno accostandosi alla gigantesca figura del pescatore. Con la testa inclinata sulla spalla, il petto infossato ed il viso smunto comincia il suo discorso.
PAOLO
(Con voce bassa e
balbettante)
Non sono qui per lodarmi davanti
a voi, perché non sono degno
della fortuna di aver visto il
Signore. In me non c'era
debolezza, ma soltanto ira, odio,
Dal romanzo di 134 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
desiderio di uccidere... Così ero
io... L'amore è una cosa buona,
lo sapete... Tuttavia io non
volevo amare il prossimo, ma
soltanto essere amato dagli
altri. Ma amare come Cristo
significa non desiderare niente
in cambio. Fu così... Avevo
deciso di recarmi a Damasco.
Credevo che là si nascondessero i
discepoli del Signore e di
Pietro. Desideravo il loro
sangue. Li odiavo. Ero come un
segugio lanciato su una traccia
di sangue.
STACCO
153 - SALONE CENTRALE DEL TEMPIO DI MARTE - INTERNO NOTTE
La mdp ne segue l'azione in piano sequenza. Arie tende lebraccia nell'oscurità della sala. Allunga la mano toccando quella della statua, poi la grossa e muscolosa gamba di pietra. In basso, in una cavità, afferra lo scrigno, legato e sigillato. Senza esitare strappa il sigillo, recide la corda e solleva il coperchio. Quindi afferra la spada posata su un cuscino.
Particolare della spada. E' proprio quella con l'impugnaturache termina a becco d'aquila e con le due else a forma di zampe di tigre: la spada di Giulio Cesare. Con la mano sinistra la tiene ben ferma e con la destra l'accarezza come fosse una reliquia.
STACCO
154 - CIRCO - BARACCHE DEL MERCATO - ESTERNO NOTTE
Due pretoriani, sempre incappucciati e coperti da lunghi mantelli scuri, entrano in una baracca appiccando il fuoco.
FIdi Tiburzio con aria sadica e soddisfatta, illuminato dallaforte luce rossa del fuoco proveniente da una baracca.
STACCO
155 - UNA BARACCA DEL MERCATO - INTERNO NOTTE
Diversi soldati buttano all'aria oggetti di ogni tipo presenti, quindi appiccano il fuoco in più punti, su pagliericci, su legna secca agli angoli.
Un soldato con un poderoso calcio rovescia una otre piena di olio e un altro gli dà fuoco.
STACCO
156 - CIRCO - BARACCHE DEL MERCATO - ESTERNO NOTTE
Dal romanzo di 135 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
In CT vediamo in una strada i soldati uscire dalle baracche ormai incendiate. Il fuoco divampa e le fiamme si alzano sospinte dal vento. Altri soldati si danno alla fuga.
FI di Tiburzio. Entra in campo un soldato.
SOLDATO
Possiamo andare ora. Abbiamo
eseguito gli ordini come ha
voluto il divino Tigellino...
TIBURZIO
Interrompe e afferra con decisione il soldato per il mantello.
Poi lo spintona.
... Idiota. Il suo nome non deve
trapelare. Ora va.
Il soldato esce dal campo e la mdp restringe l'inquadratura sul PP di Tiburzio inondato di luce rossa.
STACCO
157 - SALONE CENTRALE DEL TEMPIO DI MARTE - INTERNO GIORNO
Arie si dirige verso la finestra che si staglia davanti a lui come un quadrato luminoso. Una strana luce irradia da essa posandosi come una macchia rosata sul pavimento a mosaico.
Particolaredella mano della statua di Marte che emergedall'ombra tingendosi di rosa.
Arie mette la spada alla cinta, si arrampica sino alla finestra e resta in piedi sul davanzale, come paralizzato per lo spettacolo che gli si para davanti.
STACCO
158 - FORO ROMANO - ESTERNO NOTTE
Sopra la ghirlanda di statue che girano intorno al foro, vediamo il bagliore rosso che si spande nel cielo.
STACCO
159 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE
PAOLO
... Capite, fratelli, che cosa
provai dopo avere sentito il
Signore che chiedeva ragione
della mia vendetta? Comprendere
il caos di pensieri che si formò
nella mia mente? Soltanto una
cosa capivo bene: tutto ciò che
era stato doveva essere al
Dal romanzo di 136 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
contrario. Il mio mondo doveva
mettersi a testa in giù. O, per
meglio dire, doveva mettersi in
piedi, perché fino a quel momento
era stato a testa in giù e così
non poteva più continuare! Ma ci
si può rassegnare a un mondo così
diverso? E' possibile rinunciare
a tutto, a ciò cui si è legati, a
ciò che si è servito e negare
tutto? Anche se stessi? Oh...
fratelli... Fu terribile. Eppure
sentivo che ero nelle mani del
Dio Vivente.. E che, se non
avessi negato me stesso, avrei
dovuto negare Lui... Così fu.
Così fratelli... L'uomo fa
propositi, ma Dio per la propria
gloria si serve anche della
cattiva volontà dell'uomo. Voi
volevate sapere. Volevate sentire
perché chiamo me stesso apostolo.
Perché ho visto il Signore...
come vedo voi ora.
Indica Pietro con la mano.
L'ho visto, benché non ne sia
degno. L'ho visto... Il Signore
si lascia vedere.
Lascia cadere le braccia e scende dal macigno. Tutti tacciono impietriti dalla commozione. La legna arde in modo silenzioso e uniforme nell'aria.
Una grande colonna di fuoco si sprigiona da dietro l'altura, impennandosi, dilagando. Da lontano giungono grida, richiami, colpi di gong, improvvisi squilli di trombe, mescolati con il ruggito del fuoco.
Tra la moltitudine dei cristiani, turbata da questo fatto inatteso, si ode una sola voce piena di terrore.
UN FEDELE
La città brucia!!
STACCO
160 - COLONNATO DEL TEMPIO DI MARTE - ESTERNO NOTTE
Arie ci appare accanto ad una colonna: appoggiato cautamente, con il suo mantello ed il cappuccio scuro addosso. Estrae la spada dalla cintola, l'avvicina agli occhi per osservarla meglio. La luce rossa delle fiamme ora illumina la spada e ne fa intravvedere i minimi dettagli. Nello stesso istante lancia un grido di sorpresa e di rabbia.
ARIE
Dal romanzo di 137 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Noooo...!!
Una mano lo afferra alla nuca e lui, istintivamente, reagisce facendo un brusco movimento per liberarsi. Un soldato gli si para davanti facendo balenare la sua corazza da pretoriano. Arie solleva la spada per colpire ma altre mani e soldati entrano in campo e piombano su di lui storcendoglidolorosamente il braccio.
Particolare rallentatodell'impugnatura d'oro della spada chegli sfugge dalle dita inerti e della spada che cade in terra, roteando sui gradini.
STACCO
161 - VELIA CARINAE - BARACCHE DEI COMMERCIANTI - ESTERNO NOTTE
L'incendio si abbatte sulle baracche dei commercianti inghiottendole di colpo. La gente fugge per le strette e tortuose stradine, gridando e chiamandosi a vicenda, come impazzita, con le tuniche in fiamme, correndo alla cieca, cadendo nel fuoco e morendo fra sciami di scintille che sprizzano in cielo.
STACCO
162 - VELIA CARINAE - INSULA ROMANA - ESTERNO NOTTE
Carrellata Verticaledi un'insula. La scala laterale in legno èimmersa dalle fiamme. Due uomini, avvolti dalle fiamme la discendono velocemente precipitandosi verso la strada. Dalle finestre, gli inquilini si lanciano all'esterno, avvolti da un fumo denso e scuro, minaccioso.
STACCO
163 - QUARTIERE SUBURRA - ESTERNO NOTTE
Una moltitudine di gente corre all'impazzata in direzione del Foro di Cesare, in preda al panico. La confusa massa di persone, formata da uomini e donne urlanti, bambini che piangono, cerca di aprirsi un varco alla cieca negli stretti vicoli.
FIdi un bambino seduto sul selciato. Piange disperatamentesenza la madre accanto. Decine di piedi gli passano vicino. Nessuno si degna di raccoglierlo.
PPdi una madre. Urla e richiama il suo figlioletto.
UNA MADRE
Livio! Livio!!
L'inquadratura torna sul bambino. Entra in campo la madre chelo raccoglie e lo porta via, tenendolo in braccio.
Tra la popolazione in fuga, i più deboli cadono ed altri rotolano su di essi. Altri ancora calpestano quelli che
Dal romanzo di 138 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
giacciono in terra. I carri e carretti abbandonati vengono rovesciati dalla calca urlante.
STACCO
164 - TEVERE - UN PONTE DI LEGNO E PALAFITTE - ESTERNO NOTTE
Il ponte è pieno di gente che lotta per la sopravvivenza. I più deboli vengono scaraventati in acqua dai più forti, senza alcuna pietà.
Il Tevere riflette i bagliori del fuoco, pullulando di teste e braccia che invocano aiuto, di cadaveri tornati in superficie.
Ad un certo punto il ponte scricchiola in modo pauroso e di colpo si inclina. I presenti, gridando, cadono in acqua in massa.
STACCO
165 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO NOTTE
Nei Giardini Emiliani comincia ad insinuarsi una sorta di inquietudine tra i fedeli. Il cielo arrossato sembra evocare un segnale di sventura. Il vento, il fragore del fuoco, lo strepito delle persone all'esterno, le scintille e la frusciante pioggia di scorie creano una profonda agitazione collettiva. I volti appaiono atterriti.
FEDELI
(Con singhiozzi, gemiti,
lamentele e pianti)
Pietro! Pietro!! Che succede?
Questa non è la venuta del
Signore! Abbiamo paura Pietro!
Moriremo!
Pietro alza una mano cercando di calmare i presenti.
PIETRO
(con voce forte ed
impetuosa)
Silenzio, figli miei. Non vi
lamentate e non piangete...
Nemmeno io so ancora che cosa
significa questo fuoco. Potrebbe
significare che il Signore viene,
o potrebbe essere una sciagura e
un castigo per questa città,
immersa nei crimini e nelle
oscenità...
FEDELI
Pietro! I miei figli... Mia
moglie! Se il signore punisce i
peccatori perché noi dobbiamo
Dal romanzo di 139 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
morire? Prega Pietro. Noi non
vogliamo morire.
FIdi Pietro.
PIETRO
(Con voce tonante)
Calmatevi! Cercate di dominare la
paura. Ve lo ripeto: non so che
significa questo fuoco ma il
Signore è sempre vicino!!
In campo entra Paolo. Gli si accosta apparendo con la suafigura piccola e ingobbita e con la testa dolorosamente piegata. Pietro posa la sua mano sulla spalla di Paolo.
PIETRO
Guarda. Roma muore...
PAOLO
... E nasce di nuovo.
STACCO
166 - CASTRO PRETORIO - UNA CELLA - INTERNO NOTTE
Alcuni soldati aprono una cella e spingono violentemente Arie, che rotola per una lunga scala di pietra, cadendo a faccia in giù sulla nuda terra umida.
Le spalle e le cosce grondano sangue. Le labbra sono profondamente spaccate e il viso appare gonfio per i colpi ricevuti. Presenta tumefazioni ovunque.
A fatica si alza dirigendosi verso una finestrella dalla quale entra un forte chiarore rosso.
STACCO
167 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO GIORNO
La mdp inquadra il soleche cerca invano di perforare la nubedi fumo.
Quindi ci mostra i superstiti che cominciano a riempire i giardini. Avanzano tra gli arbusti e le piante calpestando le aiuole. I volti sono sudati, anneriti, con i capelli e le sopracciglia bruciacchiati. Negli occhi è vivo un terrore mortale.
I cristiani si avvicinano a quelle presenze trafelate e stanche per dare un aiuto, con espressioni sorridenti e serene. C'è chi porge dell'acqua, chi del cibo, chi offre il proprio mantello, chi prende in braccio i bambini. Ma le razioni, conseguenti al terrore e alla disperazione, suscitano rabbia e non gratitudine.
Dal romanzo di 140 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Una cristiana si china su un bambino. La madre la spinge indietro urlando selvaggiamente.
UNA SECONDA MADRE
Non toccarlo! Mi è rimasto solo
questo!! Lascialo stare.
UNA CRISTIANA
Voglio aiutarti...
UNA SECONDA MADRE
Non voglio aiuto.
Una piccola folla circonda le due donne.
Va via! Guardate com'è contenta,
come sorride perché l'ha
scampata!!
UNA DONNA
Certo. Non ha perso niente e si
rallegra...
UNA SECONDA DONNA
... Loro qui sapevano dove
rifugiarsi. Sono scappati mentre
noi abbiamo perso tutto.
Tra gli sfollati comincia a serpeggiare quel vocìo suggerito dall'odio e dalla maldicenza e che vola di bocca in bocca.
SFOLLATI
I cristiani rubano. Approfittano
perché l'hanno scampata. Ladri.
Avvelenano i pozzi. Rapiscono i
bambini. Si rallegrano della
nostra disgrazia. Sono loro che
hanno appiccato il fuoco. Si,
sono loro. I cristiani! I
cristiani!!
Pietro, turbato da questa esplosione di odio, guarda Paolo. Con uno sguardo di reciproca intesa, i due apostoli richiamano i fedeli i quali si accostano a loro a piccoli gruppi, baciano le mani in segno di riverenza e ringraziamento, quindi si allontanano dai giardini.
STACCO
168 - PICCOLA ALTURA FUORI ROMA - ESTERNO GIORNO
Dal romanzo di 141 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
In lontananza, un uomo, con dietro i pretoriani a cavallo, spicca maestoso da dietro un'altura, immerso nel grigio fumo e nella nebbia mattutina.
La mdpci mostra lo stesso uomo accanto al suo cavallo tenutofermo per le briglie da un soldato. E' Tigellino con indosso una ricca toga. La sua faccia, pallida ed incavata ancora più del solito, ha una espressione di fosca furia. Con un fazzoletto copre la bocca per non respirare l'aria malsana.
In campo entra Tiburzio. Accenna un inchino.
TIBURZIO
Roma brucia ancora divino.
TIGELLINO
Questo lo vedo da me. Il cesare
potrà costruire finalmente la sua
nuova Roma e tutta la Domus
Aurea. Sai chi è il responsabile?
TIBURZIO
Gira voce che siano stati i
cristiani.
TIGELLINO
Non era forse quello che
volevamo? Ma servono prove e
testimoni.
Con un semplice gesto ordina alla cavalleria di scendere dalla collina e raggiungere i cristiani che si stanno disperdendo in città.
Un tribuno incita il suo cavallo e fa partire immediatamente al galoppo una colonna di pretoriani.
Un secondo e consistente gruppo di soldati resta poco distante come scorta del prefetto.
CLdei cavalieri che al galoppo discendono la collina.
MFTiburzio, mi hai servito bene.
Puoi andare.
CTdi Tiburzio e Tigellino.
TIBURZIO
C'è dell'altro mio signore. Il
testimone che tu cerchi lo
abbiamo già.
TIGELLINO
Dal romanzo di 142 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Parla.
TIBURZIO
Quell'ebreo. Ha cercato di rubare
la spada del divino Giulio. E'
stato preso. Ma è risultato che
la spada non era...
TIGELLINO
... Basta così. Custodisci la
spada! E quelli che lo hanno
acciuffato.
Tigellino accenna una smorfia significativa. Il liberto capisce subito le intenzioni del suo padrone scoppiando in una crudele risata.
TIBURZIO
Non temere, nobilissimo, non
arriveranno a stasera.
Tigellino monta a cavallo, alza il braccio ordinando con un gesto la partenza. La colonna di soldati discende la collina al galoppo.
STACCO
169 - GIARDINI EMILIANI - ESTERNO GIORNO
Un cordone di soldati a cavallo circonda un gruppo di cristiani fra i quali ritroviamo Paolo. La reazione generale è di inquietante paura e tutti, con un istintivo gesto, si abbracciano reciprocamente, come a cercare una comunitaria protezione.
L'apostolo resta fermo e sicuro, ormai abituato ai continui arresti da parte di soldati romani.
TRIBUNO
Tu sei Paolo di Tarso?
PAOLO
Si.
Si avvicina al tribuno.
Se volete me, sono qui. Ma
lasciate liberi questi miei
fratelli.
STACCO
170 - CASTRO PRETORIO - UNA STANZA DI TORTURA - INTERNO GIORNO
Dal romanzo di 143 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
La mdp carrella in piano sequenzamostrandoci diversi strumentidi tortura, quindi alcuni uomini seminudi e muscolosi ed infine, chiudendo su Arie in MF. E' legato ad una colonna con delle catene, visibilmente mal messo a seguito di torture durate tutta la notte.
La porta si apre e Tigellino irrompe con alcuni soldati ed uno scrivano greco, con tavoletta di cera ed una stilo in mano.
Nelle scure e profonde orbite, gli occhi di Tigellino brillano minacciosi.
Come un rapace assale il prigioniero. Con entrambe le mani afferra Arie alla gola e comincia a scuoterlo.
TIGELLINO
Tu, cane. Come hai osato? Cane,
sfrontato, canaglia. Frustatelo.
Un aguzzino comincia a frustare Arie che si contorce sotto i terribili colpi delle sferze di cuoio e palline di ferro alle estremità.
Ad ogni colpo la carne si lacera. Arie trattiene con forza il dolore gemendo sordamente.
Il prefetto dà ordine di smettere e gli aguzzini gettano un secchio di acqua fredda sulla testa di Arie.
Tigellino si accosta al prigioniero.
(Con voce roca)
Perché lo hai fatto?
Senza rispondere, Arie volta la testa dall'altra parte. Tigellino lo colpisce sul volto con una bacchetta d'avorio che stringe fra le mani.
Perché lo hai fatto?
ARIE
(Balbettando)
Volevo avere la spada...
TIGELLINO
Perché?
ARIE
Per lottare... contro Roma... Per
la libertà della Giudea.
TIGELLINO
Dal romanzo di 144 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
(Sibilando e agitando un
pugno a poca distanza dal
viso di Arie)
Ah! Tu idiota! Tu idiota
impazzito.
(Cambiando tono)
Sei cristiano!
ARIE
No! No!!
TIGELLINO
Sei cristiano. Non negare.
Arie nega con un cenno del capo e Tigellino lo colpisce ancora sul viso con la bacchetta.
Poi ordina di slegarlo. Gli aguzzini eseguono, gli gettano un altro secchio di acqua fredda sulla testa e lo trascinano ai piedi del prefetto.
Tigellino, con calma e con crudele premeditazione, sferra un calcio sulla bocca di Arie. Poi lo afferra per i capelli e fa avvicinare lo scrivano.
Sei cristiano?
Arie emette un gemito.
Ha confessato. Scrivi.
Il greco comincia a scrivere ai comandi del prefetto.
Hai detto che i cristiani odiano
tutti a Roma. Lo confermi?
ARIE
Si...
TIGELLINO
Scrivi. E odiano il cesare?
ARIE
Si.
TIGELLINO
E avvelenano i pozzi? E rapiscono
i bambini?
ARIE
Si.
Dal romanzo di 145 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
TIGELLINO
Hanno incendiato Roma?
Arie esita.
Non hai sentito la mia domanda?
(Con una chiara intenzione
di accusa nei confronti
degli ebrei)
Sono stati loro o altri?
ARIE
(Malvolentieri)
Si, i cristiani hanno incendiato
Roma.
TIGELLINO
(Rivolto al greco)
Hai scritto tutto?
Lo scrivano conferma. La faccia del prefetto si rilassa. Poi solleva la testa di Arie.
(Con voce minacciosa e
perentoria)
Ricordati: se un giorno negherai
le parole che sono state scritte,
ordinerò di farti a pezzi...
Morirai nel modo più orribile
possibile.
Tigellino lascia i capelli di Arie e si avvicina ad un orecchio.
(sussurrando)
Sei stato un idiota... Ma almeno
appagherai il tuo odio.
STACCO
171 - CARCERE TULLIANUM - SEGRETE SOTTERRANEE - INTERNO NOTTE
Arie appare in una cella semi buia, illuminata solo da un tenue chiarore attraverso una grata presente sul soffitto di pietra ad arcate. E' sdraiato sul pavimento di terra umida. Alle sue spalle, stridendo, una pesante porta viene chiusa. Intorno a se sembra esserci un silenzio di tomba. Solo dall'esterno, un temporale che si avvicina, liberatorio, fa sentire la sua presenza.
In campo entranole mani di due uomini robusti che lo afferranosotto le ascelle, lo sollevano delicatamente e lo girano a faccia in su. Cambiando posizione Arie geme dolorosamente.
Dal romanzo di 146 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Nella penombra la figura di Lucia non è ancora riconoscibile.
E' accanto ad altri suoi fratelli imprigionati.
La mdp torna ancora su Arie, in MFnascondendo i due uominirobusti.
LUCIA (AKSA)
Zitto fratello... zitto. Non
lamentarti. Cristo ricompenserà
ogni tua sofferenza.
SATABUS
E' tutto insanguinato. Non
possiamo muoverlo. Portate qui la
lampada.
La luce sfiora il suolo, si alza e si avvicina ad Arie che solleva il viso.
ARIE
(Mormorando)
Aksa!
LUCIA (AKSA)
Arie! Oh, Arie...
Lucia scoppia in lacrime. Cade in ginocchio e preme le labbra su una mano del marito.
Arie... sei tu. Cosa ti hanno
fatto
Arie, prostrato, schiacciato, annichilito, guarda i presenti e si accorge che sono proprio coloro che ha incolpato. Un orrore raccapricciante gli attraversa la mente. Si rende conto che non
èriuscito ad impossessarsi della spada, che non ha ucciso Paolo e che all'amore di Aksa ha corrisposto una condanna a morte. Solleva allora le palpebre pesanti e gonfie.
CTPaolo gli si avvicina.
PAOLO
(Senza riconoscere Arie)
Soffri, fratello?
Paolo accosta una ciotola di acqua sulle labbra tumefatte del giovane. Arie scrolla la testa. Con muta disperazione guarda la moglie.
LUCIA (AKSA)
(Singhiozzando)
Dal romanzo di 147 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Arie, Arie, io già pensavo che
tu... tu... che tu fossi un falso
cristiano.
(Trattenendo le lacrime )
Ma io ti amo, Arie... sempre ti
ho amato... Io... io pregavo,
affinché tu cambiassi. Ma ero io
che dovevo cambiare. Perdonami.
ARIE
(Con voce secca)
Non ho niente da perdonarti.
(Alzando gli occhi su
Paolo)
Rabbi....
Paolo gli si accosta.
... Puoi dirmi...
PAOLO
... Che cosa, figlio mio?
ARIE
(Lentamente, con
difficoltà)
Dicono che sei un fariseo. Come
hai potuto tu credere in Lui?
PAOLO
Gesù mi è apparso.
ARIE
E questo ti è bastato?
PAOLO
Oh, no! Lui mi vinse con un solo
sguardo. Ma per seguirlo, dovetti
sostenere una lotta interiore che
durò anni... Ora bevi figliolo.
ARIE
No. Non berrò finché non mi avrai
detto tutto.
Paolo posa la ciotola in terra. Siede accanto ad Arie trattenendo il suo corpo fra le braccia e tutti i presenti si accostano per ascoltare le parole del piccolo apostolo.
Dal romanzo di 148 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
Paolo ed Arie vengono inquadrati con una serie di campi e controcampi.
PAOLO
Lui mi toccò nel cuore pieno di
odio. Restai accecato. Ma prima
ero stato cento volte più cieco.
Convincermi che quell'uomo fosse
Dio mi era impossibile. Pensavo:
Morirò piuttosto che ammetterlo.
L'amore lottava dentro di me con
l'odio.
ARIE
(Con un ultimo sforzo)
Ed io vi ho denunciati tutti. Ho
detto che voi... voi avete
incendiato Roma. Ora non si può
più tornare indietro, vero Paolo?
In questo momento non si può
cambiare l'odio in amore.
PAOLO
Certamente figlio. Per Dio non ci
sono cose impossibili.
Arie chiude gli occhi e serenamente muore. Seguono un lampo ed un tuono. Paolo lo afferra stringendolo con forza a se. Anche Lucia si stringe nell'abbraccio seguita da tutti gli altri.
Gocce di pioggia, lentamente penetrano attraverso la grata, riversandosi dolcemente sui volti dei presenti.
La mdp inquadra in dettagliola fiamma della lampada che sispegne, liberando un flebile filo di fumo bianco.
La mdp segueil fumo che risale, esce dalla grata riprendendodall'alto i prigionieri stretti nell'abbraccio, quindi risale mostrandoci la città all'alba, sotto l'imperversare del temporale mattutino, e con il sole dietro l'orizzonte, pronto a sostituirsi ai nuvoloni.
Un nuovo giorno, una nuova alba fa da sfondo alla città, immersa in un'aria dove echeggia il frastuono dei carri. Per le strade, la gente è in fermento per la ricostruzione di Roma: la città eterna.
[FINE]
NERO
172 - BREVE DIDASCALIA FINALE
Sul fondo nero appaiono le seguenti frasi, in lenta insolvenza/dissolvenza e in successione per consentire i tempidi lettura:
Dal romanzo di 149 Jan Dobraczyňski
La spada santa Marcello Fiorentino
PAOLO CONTINUÒ ANCORA A VIAGGIARE DOPO LA SUA LIBERAZIONE
NEL 68 d.C. VENNE DI NUOVO INCARCERATO A ROMA
MORÌ, DECAPITATO CON LA SPADA, IN UNA LOCALITÀ CHIAMATA AQUAE
SALVIAE, SULLA STRADA PER OSTIA
NERO
173 - TITOLI DI CODA
Sui titoli di coda scorrono lateralmente su fondo nero, disegni che ricordano la sua storia, come ad esempio le biremi, i telai, le croci, i monumenti e le statue dell'antica Roma, la città di Gerusalemme, i soldati romani, le catene e le fiamme, le verghe, i gladi e i pugnali, le domus e le insule romane, i cipressi e le colline, gli alberi di olivo e le sbarre, i personaggi e le ambientazioni. Infine, in modo più evidente e conclusivo: la spada santa.
A mia Madre
Marcello Fiorentino
Martedì 9 Ottobre 2007
Dal romanzo di 150 Jan Dobraczyňski