La speranza l’è l’ultima a morire

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Antonella Zucchini

                         1994

“LA SPERANZA L'E' L'ULTIMA A MORIRE”

Commedia brillantissima

in 3 atti

di

Antonella Zucchini

©Antonella Zucchini – Tutti i diritti riservati


Personaggi

Annibale Rustichelli

Ada, sua moglie

Ugo, loro figlio

Ida, sorella di Ada

EDA, sorella di Ada

Bianca, innamorata di Ugo

Elide, sua amica

Pilade Passavanti, pigionale

Rutilio Ristori, pigionale

Orazio Pandolfini, dottore

Sinossi

E' proprio dura la vita per sor Annibale costretto a sopportare, oltre alla moglie, anche le due sorelle zitelle di lei! E nel giardino della loro abitazione, nel centro di Firenze, vede sfumare tutti i piani per trovare loro un "cane di marito" ma....la speranza l'è l'ultima a morire.


PRIMO ATTO

La scena si apre su un giardino.Si vedono un tavolo in ferro battuto con quattro sedie e sullo sfondo una bella veduta di Firenze con la cupola del Duomo che si staglia nel cielo.A destra di chi guarda si vede un cancellino di legno da dove entreranno i personaggi che vengono da fuori. La scena è deserta, poi entrano Ida e Ada, sorelle.Hanno dei veli in capo e delle candele in mano. Stanno tornando dalla processione del Corpus Domini.

ADA: (togliendosi il velo dalla testa) Ah, che bella processione! Questo anno i' prete gli ha proprio fatto le cose in grande eh ! Anche la banda gli ha chiamato!

IDA: Eh si! Che hai visto che addobbi, che fiori e che luminarie! (Poi velenosa) L'hai vista quella di fronte? Quest'anno l'ha avuto i’ coraggio di mettere i gigli su i' terrazzino .... i gigli, simbolo di purezza ..... accidenti, tanto l'è di per ridere. L'è di cartello, lo sanno tutti!

ADA:  (noncurante) Ma quanta gente c'era eh? Io dico che c'era più gente dell’anno scorso!

IDA: (mettendosi a sedere e massaggiandosi un piede) Davvero, tanta gente sì. C'era anche la Rosa, l’hai vista? Uh, con tutti quei vezzi e quegli anelli che la c'aveva la mi sembrava la Madonna di Pompei, che l'hai vista sì o no?

ADA: Se l'ho vista? La m'ha attaccato un bottone, un me la spiccicavo più. La mi diceva che tra pochi giorni partan tutti per Viareggio!

IDA: (con aria critica) Viareggio? Un c'andrei nemmeno! Come dice i' proverbio? A Viareggio c'è tre cose in abbondanza: acqua, rena e 'gnoranza!

ADA: Invece ho sentito dire che la Zaira quest'anno la va  a Montecatini. . . .

IDA: (con disgusto) A Montecatini? Lì sì che un c'andrei! Come dice i' proberbio? Montecatini purga le tasche e gli intestini!

ADA: T'hai proprio ragione ! La farebbe meglio a pagare i debiti che la c’ha invece d'andare in vacanza quella lì!

IDA: Mah, icché tu vuoi fare, a i' mondo c'è certa gente! .... (Massaggiandosi un piede) Ohi ohi, le mi fanno un male queste scarpe, accidenti a chi me l'ha vendute . . . potesse stiantare prima di domattina ... ohi ohi, (Pensando un po')... Però lo sai icché ti dico? Un ti sembra anche a te che quando si torna da una processione ci si sente ... ci si sente . . . differenti . . . più concilianti co’ i’ mondo…più boni un'è vero?

ADA: Ah si! T'entra qui’ non so che addosso ... tu vuoi più bene a tutti!

IDA: Gli è proprio vero! Anche i' tu marito stasera mi sta meno antipatico di' solito. Guarda icché arrivo a dirti!

ADA: O lascialo fare poer 'omo. Vu siete sempre a becchettallo te e quell'altra. Un giorno vu gli farete venire l'ulcera.

IDA: (sottovoce) Dio volesse!

ADA: Eh?

IDA: (riprendendosi) No, dicevo, l'ulcera la fa ma venire a noi sai ! A proposito di quell'altra o l'Eda indo’ la s'è messa? Quella, te lo dico io, a fare le cose la sembra una piattola. Nei posti l'arriva sempre a i' fumo delle candele

(Entra Eda, donna bella rubiconda,  con il velo in testa e un cartoccio in mano)

IDA: Eccola guarda! O icché t'ha fatto finora?

EDA: E c'era un monte di gente a qui’ banco ma ho aspettato eh, un ho potuto fare a di meno. Gli erano cardi cardi e mandavano un profumino! E n'ho comprati un be' cartoccio!

IDA: .Icché t'hai comprato?

EDA:I brigidini no! In questa stagione un aspetto altro che i' Corpus Domini per poterli assaggiare!

IDA: Ti parea! Lei la un sogna che manicare. . . trappoco si fa prima a saltarla che a giragli intorno!

EDA: (risentita) O scusa che è colpa mia se te t'hai la colite e un tu puoi mangiare dolciumi?

IDA: (riscaldandosi) O codesta d' icché la sa? Icché tu vorresti dire, che io so’ gelosa di te ?

EDA: Io unn’ ho detto questo. Però tu sei sempre a riguardarmi icché mangio e icché compro . . ma icché tu vuoi da me? Unne spendo mica de’ tua sai?

ADA: Via, ora un cominciate a leticare per piacere eh? Le si riguardano i conti in tasca, ma che la volete più buffa di questa?

IDA: (acida) Te chetati subito! Proprio te guarda, tanto tu sei poco attaccata ! (rivolgendosi a Eda) Oh,  quando morì la poera nonna la un mise tempo in mezzo: quest'anello lo piglio io, questa catenina la sembra fatta apposta per me. La stola  dice che la gliela aveva promessa quando l'era in vita eh? Come dice i' proverbio eh Eda? L’é meglio un piglia piglia. . . .

EDA: Già, e noi si rimase a bocca asciutta!

ADA: (urlando) Ma sentite che vipere ! Ma lo sapete che v'avete un be' coraggio a parlare così tutte e due?

IDA: Tu lo puoi dire forte: s'ha più coraggio noi di Napoleone!

ADA: (sempre vociando) Tanto vero, quando morì i nostri vecchi, chi corse subito agli armadi eh? Chi corse? Te e lei! (accennando  a Eda che mangia placidamente  i brigidini)

EDA:(col boccone in bocca) Eh ci credo! Siamo state noi che si sono assistiti fino all'ultimo, noi ci siamo sacrificate una vita ! (ironicamente) Te tu t'eri sposata con . . . qui' tangano, un tu potevi certo stare dietro ai genitori!

ADA: (avventandosi contro) Icché tu vorresti dire? Che io un ho fatto i' mi' dovere co' i' babbo e la mamma? O ripetilo, ripetilo se t'hai i' coraggio !

EDA: (urlando) Certo che lo ripeto ! Icché tu credi di farmi paura? Oh bellina, abbassa i’ galletto quando tu parli con me capito?

(entra Annibale)

ANNIBALE: (urlando più di loro) Va, ci risiamo! Le sono a leticare!

ADA: (rimasta un po' interdetta) Oh Annibale, che sei di già a casa?

ANNIBALE: Icché gli è questo vocio sempre eh? (squadrandole una per una)  Eccole lì: Ada, Ida e Eda le chiamò i' su' babbo… be’ capo di lavoro si!

(le donne danno una spallata e si mettono a sedere, tacendo)

ANNIBALE: Icché c'è si po’ sapere?

(Le donne tacciono)

ANNIBALE: Insomma che volete parlare o v'avete la bocca impeciata?

ADA: Unn'è nulla, unn'è nulla Annibale ... si discuteva fra noi… (avvicinandosi gentile) Che hai visto che bella processione?

IDA: (interrompendola, velenosa) Sie, icché tu vuoi che gli abbia visto! Unn’ è mica venuto davanti perbenino con noi oppure a portare i' tabernacolo ... s'è messo dietro dietro fra gli ultimi. Ci so’ stata attenta sai!

ANNIBALE: Certo, certo. Perché unn’ importa andare in processione in prima fila, per mettersi in mostra o per guardare quello e quell'altro come le fanno tante ....

EDA: (continuando a mangiare i brigidini) Per chi la la canta? Che la canta per noi?

ANNIBALE: Belline guarda, belline davvero! Le dican male di tutta Firenze e poi le son sempre a strusciare le panche in chiesa. Le puzzan di prete lontano un miglio.

IDA: Meglio puzzar di prete che di bischero!

ANNIBALE: (fremendo) Chi mi tiene un lo so!

ADA: (rivolgendosi a Ida) Che ti cheti? O che è possibile che in questa casa un si possa avere un po' di pace nemmeno i' giorno di Corpus Domini?

ANNIBALE: No, in questa casa la pace l'è finita da quando le ci son entrate loro! Dico io, l'avevano i' su' be' quartierino alle Cure, dunque le potevano rimanere lì a farsi compagnia tra sé. Tanto le unn’ hanno trovato un cane che l'ha volute!

EDA:Oh, piano con l'offese! Se n'era trovati tanti noi di ... "cani", eh Ida? Gli è che un si son voluti!

ANNIBALE: (proseguendo noncurante) Si poteva stare come pascià! Sie! O un gli è saltato in testa alla mi' moglie di mettere dei pigionali in casa? E allora l'aveva bisogno di una mano, (accennandole)  anzi di quattro. Un ci bastava l'aiuto della Bianchina, no! Le ci volean loro!

EDA: La Bianca l'è una figliola e noi siamo donne, che vole mettere ...

ANNIBALE: Su i' fatto che vu sia donne ho i mi' dubbi, comunque per me la Bianca la bastava a darci una mano. Poera bambina, quando morì i' su' babbo me la raccomandò a me e per me l'è come una figliola!

IDA: (sottovoce a Eda)  S'è allevato una serpe in seno e un se n'avvede qui' pitocco!

EDA: (sottovoce) Oh, un se ne accorge mica che la Bianchina la ronza intorno a Ugo che l'è un piacere. L'ha annusato l'affare la bambina!

IDA: (sottovoce) Figurati, io per il mi' nipote andrei a cercare anche il latte di gallina! Per Ugo ci vole qualcosa di meglio della figliola di' su' amico. Uh, che pitocco l’è quello lì!

ANNIBALE: (urlando) Icché le bisbigliano eh? Icché le mormorano? Qui un siamo ni' confessionale sicché se v'avete da dire qualcosa, forza, voce! E sennò state zitte!

ADA: Via Annibale un vociare, ci sentano di fori. Eh si fa una bella figura guarda, proprio i' giorno di' Corpus Domini! D'altronde l'è sempre la medesima storia. Eppure tu lo sai anche te che qualche anno fa s'era in brutt'acque. Le mi' sorelle le un c'hanno che aiutato !

IDA: Ecco, diglielo a qui' coso nachero!

ANNIBALE: Sicuro, le c' hanno aiutato. L' hanno affittato i' quartierino alle Cure ... e le son piombate qui. In un primo tempo mi so' detto: poere donne, sempre sole alle Cure, le unn’ hanno un cane d' intorno…

EDA: E ritonfa co’ cani!

ANNIBALE: (proseguendo) ... se le ci danno una mano, si farà conto d' esse' tutti una famiglia, via! . . . garbate! L' hanno cominciato a comandare nini mio, un ci si salva più!

IDA: Ora gliele dico quattro eh! Un resisto più!

EDA: (continuando a sgranocchiare brigidini) Vien via grullona, un ti compromettere ! Un tu

vorrai mica mettere noi con lui eh?

IDA: T'hai ragione Eda! Io bada, fin dalla prima volta che venne in casa, lo vidi subito che un era chiaro . . .

EDA: (sottovoce) Gli avea sempre una roccia su' i' collo da far paura!

IDA: No, icchè t’hai capito? Volevo dire che già dalla prima volta che lo vidi, sentii come una voce che la mi dicea: (con voce profetica) Ida .. . Ida . . .

EDA: Come la ti diceva?

IDA: (continuando)… Ida, diglielo anche all'Eda di mettere in guardia l'Ada…

ANNIBALE: Senti che lavoro!

IDA: (continuando imperterrita). . . altrimenti che futuro l'avrà mai?

ANNIBALE: O chi l'è lei? Lo strologo di Brozzi?

EDA: (rivolta a Ada) Gli è vero, ti sta bene! Tu potevi sposare Gaetano.Lui sì che gli era un be' giovane, mica qui' botolo lì!

ADA: Ora basta davvero eh! Anche te Annibale tu sei un piccoso che un ce n'è. Che c'è bisogno a tutti i minuti di rinvangare le solite cose eh?

EDA: Hai sentito che bella riconoscenza, ma tanto a lui icché gliene importa, c'ha i' pelo su i' core!

IDA: Gli è proprio vero come dice i ' proverbio: chi vo' vivere e sta’ sano dai parenti stia lontano.

ANNIBALE: Ma vu siete sempre qui però!

IDA: (fingendo di piangere) Eda, e questo gli è i' ringraziamento di tutto icché s'è fatto per loro. Ma lo sai icché si fa Eda? Si riempie i' baule e si torna a casa nostra!

ANNIBALE: Dio volesse!

EDA: (sempre sgranocchiando)  Ormai s'anderà via domattina, dopo colazione, eh Ida?

IDA: (arrabbiata) Ma un tu sogni che mangiare eh? (fingendo di piangere) No, no, si va via subito . . .

ADAMa icché vu dite, via! E siamo tutti una famiglia! Su Ida, smetti di piangere e vai di là a sciacquarti i' viso. (rivolgendosi ad Annibale) Madonna santa,  stasera gli arriva anche i' novo pigionale. Mi dici che figura ci si fa se ci sente leticare in questo modo eh?

ANNIBALE: Altro che viso, bisognerebbe ma  che le si sciacquassero i’cervello! quelle due!

EDA: Andiamo Ida,  si va in camera nostra.. Noi siamo gradite solo quando si tratta di rimboccarsi le maniche. Vieni, vieni. Eh ma verrà i’ giorno che lo ricacherà i' fico vai!

 (Escono brontolando. Annibale le guarda uscire, poi si butta sconsolatamente  su una sedia)

ANNIBALE: Basta, io un ne posso più di quelle due ! (pregando a mani giunte) Madonnina santa eppure tutte le domeniche vi metto un cero grosso così! Fategli trovare un marito e levatemele di torno perché un le sopporto più!

ADA: Senti Annibale, io bisogna proprio che te lo dica. Gli ha più garbo un ciuco a bere a fiasco che te con le mi' sorelle!

ANNIBALE: Come sarebbe a dire?

ADA (avvicinandosi e cingendogli le spalle con il braccio) Se tu ti rivolgessi a loro perbenino e non con quelle mossacce che t' hai te, so' sicura che anche loro le verrebbero in un altro modo!

ANNIBALE: No, e so' belle stufo, t’ho detto! (dopo aver pensato un po') E pensare ch’ero tanto felice quando  t'ho sposato! Eh ho fatto un be' bollo guarda! Lo sai quanto l'è che ce l'ho tra i piedi? La bellezza di cinque anni e mi sembrano cinque secoli. Ma che te ne ricordi quando l'arrivarono? Ci toccò subito sgombrare di camera perché loro le volevano quella a solatìo, che guarda caso, l'era la nostra. L'orto, mi toccò smettere di fallo perché a sentire loro unn’ ero bono a nulla, un lo facevo bene e anche lì le c'hanno messo le mani loro. Ugo, i' nostro figliolo, le l'hanno avvezzato in questi anni a fare un lusso che nemmeno i' barone Ricasoli! Peggio di così, un lo so io!

ADA: Via Annibale, un t'abbattere!

ANNIBALE: (continuando) Per non parlare della prima volta che le vidi di notte, perché l'erano scese a fassi una camumilla ... mi viense i bordoni: l'avean tutto un unto su i' viso ... le pareano la morte in persona!

ADA: Via Annibale, ora un esagerare. Lo so, da quando le son qui, qualcosa l'è cambiato ... ma le ci fanno tanto comodo! La casa come tu vedi l'è grande, le stanze le son tante e in dei periodi s'è avuto anche tre o quattro pigionali insieme. O come avrei fatto da sola con la Bianca?

ANNIBALE: Anche la Bianchina, poverina, l'è una martire con loro. Icché tu credi che un me ne sia avvisto? Le la comandano a bacchetta. A volte mi domando a fare icché la resta in questa casa, pe' farsi offendere di seguito?

ADA: (sottovoce) E lo so io perché la resta qui!

ANNIBALE: Come t'hai detto?

ADA: Nulla, nulla. Dicevo di farla finita di leticare sempre in questo modo. L'altro giorno quella davanti la mi domandò se qualcuno si sentiva male tanto la sentiva vociare . . .

ANNIBALE: (pensando) L'altro giorno? (poi improvvisamemte ricordandos)i Ah, perdio le volevano che per entrare in casa mi mettessi quelle cose ai piedi, come le si chiamano? (si alza e imita il camminare con le pattine). Quelle cose per tenere l'impiantito lustro? Va ia, va' ia, l'hanno una grandigia, nemmen le fossin contesse!

ADA: Insomma i' vociare unn è i' sistema per cambiare le cose, che l'intendi o no?

ANNIBALE: (noncurante si alza e comincia a camminare per la stanza vociando) Te lo dico io, a avere quelle due per la casa ho avuto i' male, i' malanno e l'uscio addosso . . . Che bellezza se le potessi vedere andare via! Compro subito un cartello, l'attacco alla porta della su' camera, che poi l'era la nostra, e ci scrivo: SI LOCA!

ADA: A proposito di locare, stasera te l'ho belle detto, dovrebbe arrivare i' novo pigionale. Me lo manda i' prete, sicché si pole stare sicuri che l'è una degna persona.

ANNIBALE: Speriamo ! Gli ultimi due un avevano uno in tasca. Gli è toccato lasciarci i' baule con la roba per pagarci le stanze!

ADA: No, no stai tranquillo! I' prete me l'ha descritto come un vero signore.

ANNIBALE: Mah, speriamo! (poi pensando)  O quanti anni c'avrà?

ADA:Chie, i' prete?

ANNIBALE: Sie, i' novo pigionale!

ADA: O che lo so!

ANNIBALE: (pensando) Che sarà un bell'omotto?

ADA: O che lo so! I' prete un s'è mica messo a fammi la descrizione. M'ha detto che gli è perbene e basta! Perché?

ANNIBALE: No, no, così!

ADA: Via, ora vo di là a vedere se l'è tornata la calma! Senti, te che ti trattieni qui? Trappoco dovrebbero tornare Ugo e la Bianca. Gli andavano a pigliare i' gelato!

ANNIBALE: Sto qui, si! L'è una bella seratina, si sta bene anche fori!

ADA: Allora vo eh! (mentre esce) Madonna santa che pazienza che mi ci vole fra tutti!

(esce.Annibale rimane solo e si mette a rimuginare fra sé e sé)

ANNIBALE: Bisognerebbe vedi, che i' novo pigionale gli avesse suppergiù l'età di loro eh! Perché dei due che c'era prima, uno gli era uno studente sicché l'era troppo giovane e quell'altro gli avrà avuto ottant'anni ! Eh, ci vorrebbe un bell'omotto sulla cinquantina e allora troverei io i' modo d'appicicagnene una delle due, sai!

(Si siede in un angolo tutto sconsolato. Entrano Ugo con Elide, una ragazza che gli sta sempre appiccicata e dietro Bianca, tutta immusonita)

UGO: Oh babbo, icché la fa in un angolo tutto abbacchiato?

ELIDE: (prendendo Ugo sottobraccio) L'è vero, in una seratina come questa l'è un peccato esse’tristi, unn è vero Ugo?

UGO: T'hai proprio ragione Elide ! Vieni, mettiamoci un po' a sedere. Bianchina, vien via, vai a pigliarci un po' di limonata fresca. Qui' gelato m'ha messo una sete!

BIANCA: (risentita) Un tu ce l'hai le gambe? Tu c'hai a andare da te!

UGO: Oh oh oh? Sta' calmina eh! Un credevo di darti dimolto disturbo!

ANNIBALE: L'ha ragione la Bianca! Icché l'è la tu' serva lei? Tu ti rizzi e tu vai a pigliare la limonata, anzi già che tu ci sei, tu me ne porti un po' anche a me.

BIANCA: Lui gli è abituato a farsi servire, tanto c'è la Bianca quella grulla, vero?

UGO: Oh, ma icché tu t'arrabbi? E vo' da me!

(Ugo sbuffando esce)

ELIDE: Sor'Annibale indo’ le sono le zie? Gli volevo fare vedere i' mi vestito novo ...

ANNIBALE: Zitta, zitta nini, un me le rammentare!

ELIDE: (ridacchiando) O perché? Le son proprio brave!

ANNIBALE: Eh!

ELIDE: Le me l'hanno dato loro i' modellino per fammi cucire questo vestitino. (alzandosi e rivolgendosi a Annibale) Che gli piace?

ANNIBALE: Mah, sai io di queste cose me ne intendo un po' poco ...

ELIDE: A Ugo gli è piaciuto tanto! (rivolta a Bianca per farle rabbia)  Unn’ ha fatto che dimmi

quanto gli è piaciuto!

BIANCA:(risentita) E quando te l’ avrebbe detto? Siamo sempre stati vicini in processione ma io unn’ ho inteso!

ANNIBALE: (per tagliare corto) Via via bambine, un vi riscaldate! Che ... che v' è piaciuta la processione?

(Bianca vorrebbe rispondere ma Elide la interrompe)

ELIDE: Uh sì! Tanto! E poi quanto s'è cantato! Un fo per dire ma io e Ugo

siamo proprio intonati, l'ha detto anche i' prete!

ANNIBALE:  (orgoglioso) Eh sì, i’ mi' figliolo un avrà nulla eh, ma la voce la gli s'è data

proprio bella!

ELIDE: Un avrà nulla? Ma icché la dice sor'Annibale, la vole scherzare. Allora la unn'ha visto come le lo guardavano tutte le ragazze di' rione quando portava i' tabernacolo . . .

(Bianca struffia)

ANNIBALE: Ma se tu lo dici te che tu sei una ragazza ... gli assomiglia tutto a i’ su' babbo, eh Bianchina?

(Bianca struffia ancora)

ANNIBALE: O icché tu soffi bambina?

ELIDE: (a presa di giro) Che ti fa cardo?

BIANCA: Si, m'è presa l'afa!

(Cala un silenzio imbarazzante)

ANNIBALE:(non sapendo cosa aggiungere)... . Allora, che siete stati a pigliare i' gelato?

(Bianca fa per rispondere ma Elide la interrompe)

ELIDE: Davvero! Quando la processione la s' è sciolta, gli ho visti con la coda dell'occhio che s'allontanavano e allora gli ho detto “Indo’ vu andate?” e Ugo m'ha risposto "A mangiare i' gelato" e allora io gli ho detto "E vengo anch'io"!

BIANCA: Eh, si stava in pensiero!

ELIDE:Che t'ho dato noia forse?

BIANCA: Noia? A me un mi dà noia proprio nessuno!

(rientra Ugo con una caraffa piena di limonata e tre bicchieri)

UGO: Ecco, uno a me, uno all'Elide e uno a lei babbo.

ANNIBALE: E alla Bianchina? Un tu gliel’ hai preso i' bicchiere?

BIANCA: (amareggiata) Unn’ importa, tanto unn’ ho sete!

ANNIBALE: (bevendo un sorso e poi sputando) Accidenti, meno male che l'aveva a essere fresca! L'è carda come i' piscio!

UGO: (bevendo) O babbo, si vede che l'hanno fatta da poco.

ELIDE: Via, ora bisogna proprio che scappi. Che vieni a accompagnarmi Ugo? Sai, basta fino alla cantonata, c'è un po' di buio!

BIANCA: Un t'avessero a pigliare poerina!

ANNIBALE: Torna presto eh Ugo? Perché domattina tu lo sai indove t'hai da andare ...

ELIDE: Indo’ tu vai Ugo?

UGO: (un po' imbarazzato) ... E vo’ a presentarmi a un lavoro ...

ELIDE: A un lavoro? ... In dove?

UGO: (vergognandosi)  ... A i' mercato centrale ...

ELIDE: Impiegato là?

UGO: ... No, a scaricare la roba.

ELIDE: Uh poerino, chissà che fatica!

ANNIBALE: Chi un vo' durare fatica a questo mondo un ci nasca. Oh, un c'è mica da vergognarsi sai! L'è un lavoro onesto ... finché un tu trovi di meglio ... l'è meglio che stare a strasciconi! O io unn’ ho cominciato così! Poi piano, piano ho fatto un po' di quattrinelli ...

UGO: (interrompendolo) ... Si, si babbo, la so a memoria questa storia ... via, andiamo

Elide sennò la tu' mamma la sta in pensiero!

ELIDE: Allora buonanotte sor'Annibale ! (rivolgendosi ironicamente a Bianca) Buonanotte anche a te, Bianchina!

BIANCA:(sul punto di piangere) Notte!

 (I due escono)

ANNIBALE: O icché tu hai Bianchina? Prima di sortire t'eri tutta allegra e contenta e ora guarda, sembra che t'abbia un morto ai piedi!

BIANCA: (piangendo) Nulla, unn’ ho nulla!

ANNIBALE: Ma come un tu c' hai nulla, o se tu piangi!

BIANCA: (piangendo a calde lacrime e tirando in su con il naso)Che s'è mai ritrovato lei ad avere qualcuno fra i piedi che la un pole sopportare?

ANNIBALE: Uh, per l'amor di Dio, come ti capisco ! Io ce n' ho due tra i piedi che un sopporto, figurati!

BIANCA: Ecco, io invece c' ho l'Elide. L'ha sempre mille scuse per entrare in questo giardino e quando so’ fori la ce n' ha altre mille per venirmi dietro !

ANNIBALE: Che discorsi! O la unn’ è la tu' amica?

BIANCA: Amica? L'è un'invidiosaccia che un ce n'è,  altro che!

ANNIBALE: Oddio, da un pezzo a questa parte l'è vero eh, l'è sempre qui…

BIANCA: Ecco, vede la se n'è accorto anche lei.

ANNIBALE: (pensando un po’)  Lo sai icché ti dico? A volte penso . . . sì, penso che gli garbi un po' Ugo…

BIANCA: (disperata) La crede?

ANNIBALE: Mah, io icché t' ho a dire? Di queste cose me ne intendo un po'

poco ma ... qualcosa l'ha quella figliola!

BIANCA: (sempre più disperata) Poi vero, quelle due, la sora Ida e la sora Eda, le un fanno che elogiarla quando c'è Ugo, le la portan così (fa il gesto con la mano) L' arebban caro che Ugo la sposasse…

ANNIBALE: Eh, come tu corri! Le pensano di farla sposare co' Ugo! L'hanno ma a pensare a sposarsi per sé quelle vipere!

(entra Ada)

ADA: Oh Bianchina, un c'è Ugo?

BIANCA: No, gli è andato a accompagnare l'Elide. Gli ha detto che l'accompagnava fino alla cantonata ma sarà passato almeno mezz' ora!

ANNIBALE: Sie, esagerata ! Sarano cinque minuti !

ADA: (rivolgendosi a Annibale) Tutto calmo su. Finalmente le sono andate a letto. (sospirando) Dio che pazienza mi  ci vole! Via, mi metterò un po' a' i' fresco anch'io, ho patito un caldo oggi! (si siede)

(da fuori scena si sente una voce chiamare)

PILADE: Sora Rustichelli! O sora Rustichelli!

ADA: O chi c'è che mi chiama?

PILADE: Sora Rustichelli!

ADA: (si avvicina e apre il cancellino) So' io chi è?

(entra un uomo vestito modestamente con una borsona in mano. Ha modi molto  grezzi e contadineschi)

PILADE: Bona sera. Scusate se mi presento a quest'ora ...

ADA: Che voleva me?

PILADE: Si, m'hanno indirizzato a lei per via che mi ci vorrebbe una camera.

ADA: Ah, l'ha mandata i' priore!

PILADE: No, veramente m' ha mandato i' vinaio qui vicino. M'ha detto che vu prendete dei pigionali . . .

ADA: (un po' interdetta) Ma ... sa ... noi s'aspettava un'altra persona…

ANNIBALE: (avvicinandosi interessato) Icché vole,una camera? La venga, la venga avanti!

(porgendogli la mano)  Bonasera io so’ Annibale Rustichelli!

PILADE: (ricambiando la stretta con forza) Piacere! Io so' Pilade Passavanti !

ANNIBALE: Ecco, allora la passi avanti! La s'accomodi qui a i' fresco. La vole

un po' di limonata?

PILADE: Grazie, dimolto gentili vah!

(Bianca esce e ritorna subito con un bicchiere)

ADA: (avvicinandosi ad Annibale e parlando sottovoce) MaAnnibale,  noi s'aspettava una altra persona veramente . . .

ANNIBALE:(rivolto ad Ada che non capisce) Chetati, questo gli è perfetto! (a Pilade) E così lei  la vorrebbe una camera?

PILADE: Sie! Siccome m' hanno preso a fare i' giardiniere in una villa sotto Fiesole, avrei bisogno d' una stanza qui vicino perché io un so' di Firenze, so' di campagna!

ADA: (storcendo il naso) Si vede!

PILADE: (continuando) E vengo da Dicomano, sto un po' lontanino, che ha capito? M'è toccato lasciarla sola, poera donna .. .

ANNIBALE: Eh, oggigiorno per il lavoro icché un si farebbe! (Dopo aver pensato un po’) E la mi dica . .. chi l'ha lasciato sola? La su' moglie?

PILADE: No, no, che moglie! Ho lasciato sola la mi' sorella, un m'è rimasto che lei! (ridendo) No, un' ho moglie io…pe’ i’ momento, via!

ANNIBALE: (lanciando occhiate allusive ad Ada) Via, via, un bell'omo così ! Allora chi l'ha lasciato a Dicomano, la fidanzata?

PILADE: (un po' vergognandosi) No, un c' ho nemmen quella!

ADA: Oh Annibale!

ANNIBALE: (infine soddisfatto) Vai, la stanza l'è sua. Se la gli piace e il prezzo gli sta bene, la ci pole stare quanto la vole!

ADA: Ma ... la stanza l'era pronta pe' quello di' prete . . .

ANNIBALE:O che ti sgomenti? Gli si prepara un'altra camera no? Se c'è una cosa che la un manca in questa casa le son proprio le camere. Bianchina, vai a fargli vedere se la gli piace!

PILADE: Che è la su' figliola?

ANNIBALE: No, ma l'è come se la fosse. L'è venuta in questa casa che l'era piccina ...

PILADE:Ah, l'è una nocentina!

BIANCA: (risentita) Macché nocentina, la mi faccia i' piacere!

PILADE:Pepatina ma bellina!

ANNIBALE: Poi c'è Ugo, quello gli è davvero i' mi' figliolo e poi ... poi  ci son le mi' cognate. Du' donne brave, brave che un ce n’è ma s'avrà tempo di parlarne poi ... La vada a vedere la camera prima . . .

PILADE: Macché un ce n'è di bisogno. A me, basta ci sia i' letto pe' buttarsi quando so’ stracco e l'orinale . . .

(Ada e Bianca si guardano disgustate)

ADA:No, no, la venga a vederla. Noi un si vole casi.

PILADE: Via, allora andiamo. Vo' con la signorina?

ADA No, vengo anch'io: l’è meglio!

(Escono. Annibale si assicura che siano usciti poi si frega le mani tutto contento)

ANNIBALE: Vai! E uno! Madonnina santa, domenica vi metto un cero grosso così! L'età l'è giusta, mi pare un po' rustico ma unn’ importa. A volte son proprio questi gli omini che garbano!

(entra Ugo con Rutilio, il nuovo pigionale, tutto vestito per bene, i capelli tutti ritti e con una valigia in mano. E’ un tipo molto bizzarro, con un tic che gli fa strizzare gli occhi )

UGO: La venga la venga ... ah ecco i' mi' babbo!

RUTILIO: (dando la mano a Annibale) Bonasera, piacere Ristori Rutilio.

UGO: Babbo, l'ho visto in mezzo alla via che gli occolava, gli occolava dentro i cancelli e ho pensato che fosse i' pigionale che ci mandava i' prete.

RUTILIO: (strizzando gli occhi) Sicuro, già, ero proprio io. Scusate se sono arrivato a quest'ora ma ho perso i' treno ... e m'è toccato aspettare quello dopo ...

ANNIBALE: Perché di do’ la viene?

RUTILIO:Da Montecatini!

UGO: (ridendo) …Indo’ purgan le tasche e gli intestini ... (e siccome Rutilio lo guarda male)... La scusi eh, la lo dice sempre la mi' zia Ida ... (Annibale gli tappa la bocca con la mano per farlo tacere) Ma icché la strizza gli occhi, icché gli è entrato un bruscolo?

RUTILIO: (strizzando gli occhi) No, gli è un ticche.

ANNIBALE: Accidenti, allora la sarà stanco! Ma ora l' ha a salire in camera a riposarsi ...

RUTILIO: La scusi ma io la camera la vorrei prima vedere. Sa', quando si paga

ANNIBALE: (interdetto) Diamine, l'ha ragione! (piano fra sé) Accidenti, senti che differenza, a quell'altro gli bastava che ci fosse il letto e l'orinale ... Si, si, Ugo accompagnalo su! (mentre i due fanno per uscire) A proposito, che è sposato lei?

RUTILIO: (stupito) Ma certo che no!

ANNIBALE: Allora la vada pure! (mentre i due s’ allontanano, si frega contento le mani) Madonnina santa, domenica ve n'accendo due de' ceri anzi du' dozzine e poi fo dire anche una messa!

CALA LA TELA

SECONDO ATTO

E' già passato qualche tempo, siamo a settembre. La scena si apre sul giardino di sera. Bianca sta apparecchiando la tavola perchè cenano fuori. Ha uno scialle sulle spalle perché l'aria si è raffrescata.

BIANCA:(parlando da sola mentre apparecchia) Mah,  siamo alla fine di settembre e le "care zie" le si intestardiscono a mangiare fori. L'è quasi fresco ora la sera ma le un hanno paura che gli resti la cena sullo stomaco. (fa una pausa) Da quando sono entrati in casa quei due pigionali, e oramai son tre mesi, le son tutte ringalluzzite, le fanno conto d'essere du' ragazzine. Tanto son garbati guarda! I' sor Pilade un fa che starmi appiccicato e farmi discorsucci e quell'altro? Rutilio? Me ne son avvista sai, un si leva di torno alla sora Ada. Se se ne accorge i' sor Annibale gli stanno lustri! I' sor Annibale stasera voleva mangiare dentro ma loro oh, quando l'hanno detto, l'hanno scritto. (dopo un breve pausa) Poero sor Annibale, in questa casa conta quanto i' Sussi e io gli voglio ancora più bene. Lui dice come una figliola ... io gli vorrei dire: come una nuora !. .. (sorride al pensiero poi si rabbuia) Ma sì, Ugo gli è sempre preso dalle altre ragazze, unn’ ha tempo d'accorgersi di me!

UGO: (apparso improvvisamente al cancello) Oh Bianca, che mi ringrullisci? Che parli da sola?

BIANCA: (visibilmente imbarazzata) Chi? Io? Icché?

UGO:(vedendo la tavola apparecchiata) Che si mangia in giardino anche stasera? (staccando un pezzetto di pane che si trova in un cestino sul tavolo) Unn’è un po’ freschino?

BIANCA: Alle tu' zie gli fa cardo!E guarda se tu lo brancichi meno questo pane, scommetto un tu ti sei lavato nemmen le mani.

UGO: (mettendosi stancamente a sedere) Ohi ohi, un ne posso più! Mi so' levato alle cinque anche stamani. Gli è tre mesi che fo questa vita, ma ora arrivo fino a sabato e poi mi licenzio. Chè, chè, che so' nato pe' far questa vita io!

BIANCA: Scusa, o un tu sei andato a riposarti dopo mangiato?

UGO: Sì…

BIANCA: E ora un tu sei stato a giocare a stecca?

UGO: E allora?

BIANCA: E allora icché tu ti lamenti? Tu sei ma un brindellone che unn’ ha voglia di fare nulla! Alla pala sai, ti metterei!

UGO: (alzandosi e avvicinandosi a lei) Oh Bianchina o perché tu mi brontoli sempre? O icché t'ho fatto eh?

BIANCA: (continuando a darsi da fare) Nulla, nulla tu m'hai fatto.

UGO: (avvicinandosi di più con intenzione)Fammi vedere… (alzandole il viso con la mano) ..tu sei diventata tutta rossa!

BIANCA: (sottraendosi a lui) Te t'hai rosso ma il cervello sai?

(Entrano Ida e Eda)

IDA: Ovvia, che è tutto pronto Bianca?

BIANCA: So' a finire d'apparecchiare.

EDA: Allora pena poco nina eh!

IDA: (avvicinandosi a Ugo e carezzandogli i capelli) Ughino, poera stella! Guardate come gli è dimagrito da quando va a lavorare, poer’angiolo! Ora dico, che c'era bisogno di mandarlo a scaricare giovane come gli è, unn’ ha nemmeno 25 anni!

EDA: Gli ha fatto un musino! Ma che mangi eh? Bisogna tu mangi sennò alle ragazzine un tu gli piaci mica sai!

IDA: Anche l'Elide, stamani in chiesa, la m'ha detto che tu gli sembravi dimagrito . . . (avvicinandosi e prendendolo a braccetto) L'è bellina l'Elide eh? ... E poi la c' ha questi …(intendendo i quattrini)

UGO: (guardando Bianca che lo sta osservando ansiosa) Oh zia Ida! Sempre l'Elide, l’Elide!

EDA:Poero angiolo, gli ha ragione! Alla fine tu gliela fai venire a noia. Lascia che la scopra da sé, piano piano.

UGO: Ecco, sarà meglio! Ma piano piano .. . via vo a cambiarmi per la cena. Che son de' nostri anche i' sor Pilade e quell'altro come si chiama?

IDA:(prontamente) Rutilio . . . Rutilio si chiama. Che nome importante eh? Un se n'è mai sentiti punti prima vero?

EDA:Gli è più bello Pilade invece (riprendendosi) …intendo dire i' nome eh! C'era anche nei libri di scuola.

UGO: Mah! A me mi sembrano buffi tutt’ e  due!

(Esce mentre Ida e Eda si siedono)

EDA:I’ prete gli ha sonato le campane a tutto spiano o che festa l'è oggi?

BIANCA: S' è sposato la sora Amelia.

IDA: (incredula) Chie? La sora Amelia? Va' via .va' via!O se l'ha 60 anni per gamba?

BIANCA:L'ha la vostra età suppergiù.

EDA: Chetati sfacciata! Ci corre un po'!

IDA: E con chi la si sarebbe sposata?

BIANCA: Con un impiegato delle Poste in pensione.

EDA: A me la un m'è mai piaciuta quella donna. L'ha sempre una ghigna che nemmeno !

IDA:Sapete icchè vi dico? A volte alle donne gli puzza i’ benestare. Ora, dico io, anche l'Amelia  o la unne stava meglio da sé sola, così la faceva icché gli pareva no? Se gli parea di mettere la pentola a' i’ foco la la metteva e sennò la facea a meno. L'è andata a sposarsi, così la lava, la fa da mangiare, insomma la diventa la serva di casa.

EDA: T'ha' ragione! O noi un si sta bene sole, eh Ida? Icché ci manca? Nulla! Quando si vole la compagnia per fa' du' chiacchere la si trova . . . Sie, marito? Per fare icché? (rivolta a Bianca) Se tu sei furba nina, tu fai come noi. (sottovoce a Ida)  Tanto Ugo un tu lo becchi!

BIANCA: E allora come mai vu vi siete messe in pompa magna da quando c'è quei due pigionali?

IDA: Chetati sfacciata, sai ! ! Vai a vedere se i' tegame bolle piuttosto ! Sfacciata!

(Bianca esce)

IDA: (non appena Bianca scompare) Certo, i' sor Rutilio l'è proprio discreto eh?

EDA: A me un mi dice nulla. E sembra ciucciato dalle streghe!

IDA: Eddie, bello quell'altro, i’contadino. Gli ha una testa pare una palla di biliardo, pare.

EDA: E Rutilio allora? Con quei ciuffi ritti pare un galletto marzolo!

IDA:Tu dici così perché mi sta dietro e te tu te ne struggi.

EDA: Sie, m'importa icché, su gusti un ci si sputa.

IDA: Lo sai, l'altro giorno m'ha fatto l'occhio pio?

EDA: Icché t'ha fatto?

IDA: L'occhio pio, ti dico!

EDA: Sie, grullerella! Gli ha un ticche, allora sennò me l'ha fatto anche a me!

IDA: (ansiosa di piacere) Come sto?

EDA: Senti, a dirti la verità tu mi sembri la strega di Benevento. Vai a pettinarti, sai. E io?

IDA: Anche te, un tu sei più dell'erba d'oggi cara mia! Vai a darti un po' di cinabrese alle gote, tu mi sembri un cadavere!

EDA:(correndo verso l' uscita) Allo specchio vo' prima io eh?

IDA: (passandole avanti) No bellina! Lo specchio l'era quello di camera mia. Prima tocca a me.

(escono spintonandosi mentre Bianca rientra con i tovaglioli)

BIANCA: (sorridendo)  Ovvia, le zie le sono innamorate! Eh le si son conciate di nulla!

(dal cancellino entra Pilade)

PILADE: (tutto contento di trovarla sola) Buonasera Bianca . .. che è sola?

BIANCA: (che dopo averlo visto soffia di disappunto)  Si, son sola... ma son tutti di là sicché la stia attento, la un faccia discorsucci, sennò li chiamo!

PILADE: (avvicinandosi) La senta Bianca ... bisogna che glielo dica ... io quando l'ho vista la prima volta che venni qui ... so’ rimasto .. . abbacinato!

BIANCA: (continuando a apparecchiare) Lei l'ha dato barta a i' cervello.

 PILADE: Se la mi dicesse di sì...

BIANCA: (fermandosi e guardandolo risoluta) La guardi  che lei l'ha preso una bella cantonata.

PILADE: Un gli piaccio forse? Da piccino ero bruttino ma lo sa come dicono: brutti in fascia, belli in piazza! Avevo un ciuffo di capelli ... la vedesse, li portavo all'Umberto sa?

BIANCA: (guardandolo) L'avrà avuto anche un be' ciuffo ma ora l'è andato dimolto in piazza.

PILADE: (Confuso) Eh, icché la vole ... sono i pensieri, i' lavoro e poi ho fatto vituccia sa? (continuando imperterrito) Ma se la mi dicesse di sì...

BIANCA: (infastidita)Ma di sì icché? Ma la mi sorta di qui per piacere. Sennò piglio e glielo vo a raccontare a i' sor Annibale.

PILADE:Su, la stia bonina. La un voci. Io so aspettare.

BIANCA: Ecco allora l'aspetti, l'aspetti.

(entra Eda all'improvviso. Ha una rosa nei capelli. I due rimangono interdetti)

EDA: Icché succede? Icché deve aspettare?

BIANCA: No ... gli dicevo.. l'aspetti tra un po' si mangia ... c'ha una fame!

EDA:Ah poerino ! Venga, la si metta a sedere. Quando ci siamo tutti si

mangia. Anch'io la sapesse ... lo stomaco come mi gurguglia ...

(entra Ida reggendo il vassoio dei crostini. E’ esageratamente truccata e anche lei ha una rosa nei capelli)

IDA: (sedendosi) Ovvia, siamo a buon punto per la cena eh?

(dal cancellino entra anche Rutilio. Ha una giacca in mano)

RUTILIO: Bonasera a tutti. (dirigendosi subito verso Ida) Sora Ida, lei che l'è tanto brava a cucire, la un mi raccomoderebbe mica questa giacchettina? Co' i' pagare s'intende eh? Vede, la mi fa un versuccio qui…

IDA: La faccia vedere ... sie, diamine che gliela accomodo. Ma ... oh chi glielo ha detto che so' brava a cucire?

RUTILIO: I' sor Annibale! M'ha detto che come la raccomoda le cose lei, un ce n'è in tutta in Firenze.

IDA: (stupita) Davvero gli ha detto così?

RUTILIO: Sie! M'ha detto: una donna precisa sa? Ogni cosa che la fa, la la fa alla perfezione e poi ha aggiunto che se un aveva sposata la sora Ada ... gli avrebbe sposato lei!

IDA: Meglio palaia! Via, la la metta lì, guardo se domani ci posso fare qualcosa.

RUTILIO: Veramente la mi serviva per domattina . . .

IDA: (un po' interdetta)  Ma ... allora l'aggiusterò ... quando si torna di fori ...

RUTILIO:Ah perché si va fori dopo cena?

IDA: Sie, la un se ne ricorda? La c'ha promesso che la c'avrebbe portato qualche biglietto per i' Comunale dato che lei la lavora lì come usciere.

RUTILIO: Ah già ... sì ma un m'è stato possibile averli . . . stasera tutto esaurito . . . vuol dire che andremo un po' in giro per la città. E' così bella Firenze di notte con i suoi monumenti, con la storia che parla attraverso ogni pietra!!

IDA: (estasiata) Come si sente che l'ha studiato!

RUTILIO: Sì, ho studiato ... ovvia ... ho preso un'infarinata.

IDA: Certo, come dice i proverbio: "Chi studia dimolto impara poco e chi studia poco (guardando Pilade con intenzione) unn’ impara nulla”! Io e le mi’ sorelle s'è fatto le scuole elementari e io ero bravina sa? Mi piaceva tanto l'arittimmetica . . . Infatti quando c'è da fare i conti gli fo sempre io!

RUTILIO: Ah, la li tiene lei i conteggi,via.

IDA: Eh si! Qui un si fa una spesa senza interpellarmi.

RUTILIO: (sempre più interessato) Allora l'è lei la padrona di tutto?

IDA: Padrona io? Io so’ padrona di baccellaio, vede. La casa l'è dell'Ada e di quello zuccone . . (riprendendosi) cioè di mi’ cognato Annibale ... ma so’ io la factotumme.

EDA:(rivolta a Pilade) A me invece mi piaceva tanto leggere i romanzi della Carolina Invernizio come (mettendo una mano su quella di Pilade) “La mano della morta" oppure "I' Fabbro di' convento" (a Pilade che sta guardando i crostini) Ma vedo che la un mi ascolta, che vole un crostino?

PILADE: No grazie, sennò mi sciupo.

IDA: (sottovoce) Gli è poco sciupato!

EDA: (continuando) La l'assaggi un crostino. Oh, la morte la c' ha a trovare vivi, anziuno lo piglio anch'io.

IDA: (con tono severo) Eda! Aspettiamo anche gli altri!

(entra Ada con la zuppiera del consommé e dopo qualche istante Annibale dal cancellino)

ADA: ovvia, ci siamo eh!

ANNIBALE: Bonasera ! Abbiate pazienza ma n'ho combinate una delle mie!

 ADA (impaurita) O icché t'hai fatto Annibale?

ANNIBALE: Eh, l'ho combinata grossa ma v'avrete pazienza! (vedendo solo ora le cognate tutte agghindate) Guarda come le si son rimpicchiottate!

ADA:Insomma Annibale, ti vuoi spiegare?

ANNIBALE: E me n'ero dimenticato ...

ADA: D'icché?

ANNIBALE: O un c' ha invitato a cena ... i' Biagiotti!

ADA: Chi? I' Biagiotti?

ANNIBALE: Sì, i' Biagiotti! Capirai, l'è i1 mio miglior cliente, un gli posso mica dire di no. Se l'avrebbe a male!

ADA: E un tu m’ hai detto nulla?

(entrano Bianca e Ugo dalle stanze interne)

ANNIBALE: E me ne so’ scordato! C' ha invitato noi due e i ragazzi . . . (rivolgendosi agli ospiti) Mi dispiace ma vu cenerete da soli . ..(alla moglie) Via, peniamo poco. Arrivederci..

ADA: (mentre viene trascinata via) Di’ un po’, ma che me la racconti giusta?

ANNIBALE: Dio m’accechi se unn’ è vero ! Andiamo Bianca ! Pena poco Ugo ! Arrivederci !

(escono lasciando i quattro stupiti)

IDA: Come dice i' proverbio? Da Montelupo si vede Capraia, Cristo fa le coppie e poi le appaia! Sono uno più grullo di quell'altra.

RUTILIO: (rimasto malissimo dopo l' uscita di Ada) Sì, mi pare che il sor Annibale sia un po'… EDA: La lo volle sposare di riffa e di raffa e poi visto come la si ritrova ora? Noi gli si diceva, guarda: gli è qui, gli è là ma sa lei icché la ci rispose? Meglio che nulla, marito gobbo.

IDA: Lo sapete icché si fa? Si mangia noi. Accomodatevi. Lei  (rivolta a Rutilio) la si metta qui.

EDA: (a Pilade) Ecco, s'è fatto i' consommè. (glielo versa poi lo versa agli altri)

PILADE: (Dopo averlo assaggiato, lo sputa) O icché la m' ha dato? Io questo beverone un lo voglio. La un c'è una bella bigutta di minestra?

IDA: (acida)No, la un c’è una bella bigutta di minestra

EDA: Mah, s'era pensato di fare una cenetta ... insomma un po' su….

PILADE:Già, loro le bazzicano tutte persone artolocate!

EDA: (ridendo esageratamente) Uh, come gli è simpatico! Ma l'è una sagoma sa !

IDA:(tagliente) La senta, un c'è che questo. I' convento un passa altro!

EDA: La pigli un crostino.

(Pilade si versa mezzo vassoio di crostini nel  piatto.Tutti lo guardano stupiti))

RUTILIO: Ora che mi ricordo, avevo promesso tempo fa alla signora Ada di portarvi tutte a sentire la musica al Pagliano ! Certo, i giovani d'oggi vanno a' i cinematografo! Ma che volete mettere quanto l’è meglio  ascoltare una bella musica!

EDA: Eh, la ci piace tanto la musica a noi. L'Ada poi l'è proprio innamorata!(confidenzialmente) Se la unne sposava qui’ tangano ... voglio dire i' mi cognato Annibale ... la poteva diventare violinista.

RUTILIO: (sospirando) Eh sì, la signora Ada denota in sé qualcosa di artistico.... Ah, Verdi, Rossini, che poesia!

PILADE: (alzando appena il capo dal piatto) Rossini? Si trova certi rossini a Dicomano! Ma anche prataioli e gallinacci . . .

EDA: Boni ni' sugo!

IDA: (in tono di rimprovero) Eda, che la fai finita? (poi rivolta a Rutilio) Sennò si potrebbe

andare a' i’ circo delle Meraviglie, al Parterre in Piazza S. Gallo…

EDA: Sie, gli apre solo in primavera! (poi rivolta a Pilade) Lei icché la dice?

PILADE: Io andrei a fare una capatina qui accanto, alla mescita di vino!

IDA: Meglio palaia!

EDA: (ridendo esageratamente) Uh, che sagoma!

IDA: Eda via, vai a pigliare i' tegame di secondo.

(Eda esce)

IDA: (tanto per intavolare una conversazione) Insomma, lei Rutilio, la viene da Montecatini. Eh l'è un posto di nulla! Io un ci so’ mai stata ma se avessi occasione di fare una girata, ecco, andrei proprio lì….

(Rutilio tace assorto nei suoi pensieri)

IDA:  …..insomma, l'altro giorno la mi raccontava come l'ha avuto qui’ posto di usciere a i' Comunale e prima . .. prima icché la faceva?

RUTILIO: So' stato tanto a fare i magazziniere a Campi. Ma un mi so' trovato tanto bene. Si lavorava di molto e si riscoteva poco.

IDA: Eh poerino! Come dice i’ proverbio? Brozzi, Peretola e Campi son laggiù la peggio genìa che Cristo stampi.

PILADE: O che sa tutti ì proverbi questa!

(rientra Eda)

EDA: Senti, io un lo trovo i' tegame!

IDA:O come un tu trovi i' tegame? Sarà in cucina no? Lei la un trova nemmeno l'acqua in Arno.

EDA: (risentita) In cucina un c'è! In questa casa cercare la roba l'è come cercare un cece in Domo, un si trova mai nulla!

IDA: Con permesso!

 (escono discutendo)

RUTILIO: (assicuratosi che siano uscite) Ohi ohi, le son pese vero?

PILADE:Se le son pese? Quando le cominciano a chiaccherare l'è una noia, glielo dico io. Le un si ferman più! Ah le donne!

RUTILIO:A proposito di donne, come va con la signorina Bianca?

PILADE: Uhm, poca vela. Più gli sto d'intorno e più la s'adombra. Ma io un mi arrendo: più le son bizzose e più mi intesto di domalle.

RUTILIO: (sospirando) Anch'io sospiro di molto per la sora Ada. La mi piace in tutto e per tutto. L'ha un difetto solo: l'ha marito.

PILADE: La stia attento lei, perché in questa faccenda c'è da rimettici anche i peli di’ naso.

(rientrando Eda e Ida col tegame)

EDA: Un lo trovavo no! L'Ada la l'aveva messo sulla tavola d’ salotto bono e io lo cercavo in cucina.

RUTILIO: (sospirando) Chissà cosa starà facendo la sora Ada in questo momento . ..

IDA: Un c'è da guardare l'Ada sa? Lei la ragiona sempre a seconda di come tira i’ vento. Ora, icché c'entra mettere i' tegame ni’ salotto bono?

EDA: O un tu lo sai? L'è sempre stata così. L'ha più idee che santi in camera.

IDA: La si figuri, io invece so una che, no per vantazione, ma farei gli occhi alle pulci!

EDA:  (a Pilade) La tenga, la pigli questi rinvoltini.

PILADE: Un c'era un be’ pezzo di bistecca come quello di ieri?

IDA:  (risentita) No, un c'è i' pezzo di bistecca come quello di ieri.

EDA: Uh che sagoma! Un tu vedi che gli scherza!

PILADE: No, unne scherzo invece.

IDA:  (sottovoce) Che grezzo!

PILADE: Fatemi bere va' ! (assaggia il vino ma subito lo sputa) Ma questo unn'è vino, l'è uno sciacquabudella !

IDA:  Ma lo sa che l'è meglio fagli un vestito a lei piuttosto che invitarla a cena?

RUTILIO: A proposito di vestiti ... mi raccomando la mi' giacchettina ... co' i' pagare s'intende.

IDA:  Laun dubiti! (piano a Eda) L'è sciupata di nulla, icché gli canto un salmo ora?

EDA:(a Pilade) Via, che ha finito?

PILADE:  Si, un vo' mangiare più. Da quando so’ qui, so' ingrassato come un maiale.

IDA:  Come gli è fine!

EDA:  Allora si va, eh? Lei Rutilio che ha finito?

RUTILIO: Diamine, la pole sparecchiare.

EDA:  No, la ci pensa la Bianchina quando la torna. La sparecchia sempre lei.

IDA:  (alzandosi) Via, che siamo pronti allora?

EDA:  Che farà freddo? Che ho a pigliare lo scialle?

RUTILIO: No, non importa tanto si rientra presto ... vero Pilade ?

PILADE: Ma, io per me, un sortirei nemmeno. Si sta proprio bene qui, a baco su una seggiola a i' fresco.

EDA:  Uh che sagomaccia! Lei la vole sempre scherzare! Via su, la mi dia i' braccio!

(lo prende a braccetto)

IDA:  Allora anche noi, eh Rutilio? Andiamo, Firenze la c' aspetta!

(Rutilio guarda costernato Pilade, poi escono tutti e quattro. La scena rimane deserta qualche attimo, poi si sentono delle voci concitate ed entrano Ada e Annibale)

ANNIBALE: Zitta, un vociare t' ho detto!

ADA: (arrabbiata) Senti Annibale, ora i' troppo gli stroppia. A me tu mi devi spiegare icché tu ti sei messo in testa . . .

ANNIBALE: In testa? I’ cappello!

ADA: Un fa' lo spiritoso perché stasera tu m’ hai belle fatto andare fori dai gangheri. Non solo unn'era vero nulla che i' Biagiotti c'aveva invitato a cena ma tu hai mandato Ugo e la Bianca a' i' cinematografo e me tu m'hai fatto stare due ore ritta dietro i' muro laggiù, perché finché un sortivano loro un si poteva rientrare noi. Unn’ ho messo in bocca nulla ! Ho una fame che allupo ! (stacca un pezzetto di pane e lo mangia rabbiosamente)

ANNIBALE: Un vociare t' ho detto! Tu mi fai venire i’ mal di testa a i' capo.

ADA: (urlando) Ma come un vociare! Che ti sembran versi da uno della tua età? Già io l'ho sempre detto: i vecchi gli andrebbero ammazzati da piccini.

ANNIBALE:Ma lo sai che un tu capisci proprio nulla! Ho fatto tutto questo per creare un po' ... d'intimità, sennò l'idillio un nasce e se un nasce l'idillio io me le ciuccio per i' resto de' mi' giorni. Che hai capito?

ADA: (urlando e staccando altro pane) No, unn'ho capito un’ acca.

ANNIBALE: Te tu se' proprio sorella delle tu' sorelle. Mi so' detto: se qualche volta le un si lasciano un po' sole con quei due, o come le fanno a accalappiarli? E allora quale occasione meglio di stasera: cenetta intima in giardino tra i fiori e la luna, poi sono andati fori e quando tornano so' sicuro che qualcosa l'è nato.

ADA: E a fare icché tu m' hai portato dietro i' muro?

ANNIBALE: Perché da dietro i' muro si vede proprio tutta la scena. Un si intendeva le parole perché s' era lontanini ma la scena la s' è vista tutta. Che hai visto? (fregandosi le mani) Sono andati via a braccetto!

ADA: E qui gli hanno lasciato ogni cosa ni' mezzo!

ANNIBALE: Un ti preoccupare! (cominciando a sparecchiare) T'aiuto io. Di regola, un omo certe cose un le fa ma questa l'è un'occasione speciale.

ADA E un si cena?

ANNIBALE: No, mi voglio tenere i' corpo voto per i confetti e per la torta degli sposi.

(Ada scuote la testa mentre sparecchiano)

CALA LA TELA


TERZO ATTO

La scena si apre su un salotto.Ci saranno una bella vetrina in legno e quadri alle pareti. Sulla sinistra Ada, Ida e Eda cuciono sedute alla tavola. A destra Bianca, in piedi,  piega dei panni e li appoggia via via su una sedia. Su un’altra sedia è appoggiato uno scialle.

IDA: (guardando sconfortata il paio di pantaloni che sta aggiustando) I' sor Rutilio m'ha dato un altro paio di pantaloni da raccomodare, ma son conciati benino anche questi. (guardandoli attentamente) Oh, sono strappati anche qui, guarda che lavoro!

EDA: (strappandoglieli di mano) Fammi vedere? Va' via, o se tu gli hai fatto un rabbercio!

IDA:(riprendendoseli) Un glieli rincincignare, ovvia!

ADA: Certo, questo sor Rutilio ci deve aver preso per una sartoria. Ogni pochino o gli strappa la camicia o gli si scuce la giacca . . .

IDA:D'altra parte, poer'omo, o icché deve fare? A stare soli si fa male, bah! Anche a lui gli ci vorrebbe una donnuccia che la gli facesse le su' cosine . . .

BIANCA: (alzando il capo dai panni) O la unn’ era lei che la diceva tempo fa che l'è meglio stare soli, che tanto la donna la diventa la serva dell'omo.. .

IDA:Io? Io ho detto così?

BIANCA: Lei, lei!

IDA: Per me tu sogni, nina. Icché, ho detto così Eda?

EDA: No, io un t' ho mai sentito fare questi discorsi. Eppoi, anche i' sor Pilade, anche lui poer'omo, da quando gli ha preso la stanza qui da noi, un fo per dire, ma gli ha cambiato da così a così. Perché gli è seguito, curato ...

BIANCA: Anche troppo, per essere un pigionale!

EDA: Chetati, sfacciata costì! Lei l'ha sempre quei discorsi in bocca, sguaiata che un tu sei altro!

ADA (alzandosi e riponendo il lavoro) Ora un cominciate a leticare eh?

IDA:Ma chi letica, chi letica? Se ora in questa casa un si pole dire più nulla, lo sai icché si fa Eda?

EDA: Si riempie i' baule e si va via!

ADA Ecco, le ci risono co' i' baule. Lo sapete icché vo' fare? Voglio andare via io! Di già che ho da andare da i' trippaio a comprare un po' di lampredotto: gliel’ ho promesso a Annibale per stasera ... la gli piace tanto la trippa!

IDA: (velenosa) Tanto n'ha poca su' i' bellico di suo!

 (Ada sbuffa poi indossa lo scialle che è appoggiato a una sedia)

ADA: Allora vo. Mi raccomando un leticate e un vociate, ci sentano sempre di fori.

EDA: Chie noi? Noi un si vocia davvero! Tu vocerai te co' i' tu marito, mica noi.

ADA: Ma sentite belline! Vo via perché tanto con voi l'è tutto tempo perso.

(esce)

IDA: Ma come la rizza la cresta eh l'Ada? L'ha tante di quelle pecche anche lei che la farebbe meglio a stare zitta.

EDA: (massaggiandosi lo stomaco) Ohi, ohi come sto male oggi! Mi sento addosso tutta Santa Maria Nova . . .

IDA: (acida) T'hai a mangiare meno! Anche stanotte a i’ buio t'ho sentito sai sgranocchiare roba! Ma icché t'hai, la tenia?

EDA: (ironica) Tu sei gelosa perché io so’ bella piena e te tu sei tutt'ossi. 

IDA: Bella piena? Uh, tra poco te lo dicevo!

BIANCA: (soffiando) Ancora unn’ è tornato Ugo. Che ora l'è?

EDA: (sgarbatamente) L'è l'ora di ieri a quest'ora!

BIANCA: (rimasta male, si trattiene, poi sbotta) Che gli sembra questo i’ modo di rispondere?

EDA: Oh, oh, oh, sta’ calmina nina!

BIANCA: Eh no, ora basta! Vu m'avete belle stufato!

IDA: O bellina, diacciati guarda!

BIANCA: Mi riscaldo invece e di molto! So’ sempre comandata a bacchetta da tutt’ e due, ma icché so’ diventata eh?

(si sente da fuori la voce del sor Annibale che si avvicina)

ANNIBALE: (da fuori) Che tempo ragazzi! Che tempo!

EDA: (sottovoce) Zitta, sai sfacciata, gli arriva lui. Fatti sentire, bellina tu sei.

(Bianca soffia e riprende a ripiegare i panni con rabbia)

(entra Annibale)

ANNIBALE: Che tempo ! Tira un vento che porta via. Oh, m'è toccato camminare rasente a' muri! Trappoco gli ha a venire un'acqua! Ma noi si fa come fanno a Prato, eh? (avvicinandosi a Bianca e dandole un buffetto su una guancia) Sai come fanno Bianca? Lascian piovere!

(le donne continuano a lavorare e tacciono)

ANNIBALE:Giusto, guarda! Dianzi mi so’ chinato a legarmi una scarpa e ho sentito fare straaa! Mi si deve essere scucito qui dietro. (a Eda)  Che mi ci dà un occhio per piacere?

(Eda tace e non lo guarda nemmeno)

ANNIBALE: (ripetendo pazientemente) Mi si deve essere strappato i pantaloni. Che mi guarda per piacere?

(Eda tace)

ANNIBALE: (perdendo la pazienza e vociando) Oh, dico a lei! Che ha i' cece nell'orecchio?

EDA:La un boci tanto! Icché l'è diventata questa, una sartoria? Tanto se n’ha poche da fare!

BIANCA: (avvicinandosi) Faccia vedere sor Annibale. Sì, gli s'è scucito un pochino qui. Dopo la me li lasci, gli do un puntino io.

ANNIBALE: Brava bambina! Te tu sei proprio un angelo, mica quelle streghe lì. Te, anche se t' hai da fare, un po' di tempo per me tu lo trovi sempre.

IDA: (velenosa) Eddie, chiamalo “daffare”! Lei, quando l'ha dato un' abborracciata in qua e in là, gli sembra d'aver fatto chissà icché.

BIANCA: (scattando) Ma sentite ...

ANNIBALE: (fermandola) Bona ... bona, un ti confondere, un ti mescolare con loro. E tu vedrai che Nostro Signore che vede, in qualche modo provvede ! Oh, so’ stanco morto. Lo sai icché vo' fare? Piglio una coperta e vo a buttammi su' i' sofà, ni' salottino.

IDA: No davvero! S' è dato i’ cencio ora. Di là la un va!

ANNIBALE: (sospirando) Allora andrò un po' su' i' letto….

EDA: Su i’ letto ora la un va. S' è messo le materasse alla finestra. Ogni tanto bisogna fare le faccende a fondo, icché la crede, che si stia in una stalla?

ANNIBALE: (arrabbiandosi) Accidenti a chi vi legò i' bellico a tutt’ e due. Io vorrei sapere icché ho fatto di male per meritarmi questo gastigo di Dio. Vu mi vorresti mandare a S. Salvi ma poverine! Per me vu v’attaccate a' i' tramme perché finora con voi, un so’ stato bono, so' stato tre volte bono!

BIANCA: Da noi vo' dire bischero! (poi riprendendosi) Uh, la scusi sor Annibale !

ANNIBALE: No, t'hai detto bene. Bischero so' stato! Bischero a farvi venire in questa casa, bischero a farvi impicciare de’ mi’ affari e bischero perché un mi riesce di mandarvi via.

EDA:Unn’ importa che la ci mandi via. Si va via da noi! Si riempe i' baule eh Ida?

ANNIBALE: (correndo verso la porta) Maremma cane, vo subito a farvi i’ biglietto ma no anda e rianda. Sola andata!

(si sente bussare)

ANNIBALE: E ora chi c'è?

(va ad aprire e entra Elide con un pacchetto di pasticceria in mano)

 ELIDE: Bongiorno a tutti. Sora Ida, sora Eda, come vu state?

IDA: Come tu vuoi si stia? Come l'anime ni’ limbo, si sta!

EDA: Mettiti a sedere cocchina. Che lo vuoi un po' di té ... eh?  (sgarbatamente) Bianca vai a pigliare un po' di té!

BIANCA: (secca) Ora ho da fare qui. Un posso.

ELIDE: No, tanto un lo voglio grazie. So' tornata ora dalla messa e mi so' permessa di pigliarvi du' paste alla crema . . .

EDA: (sfilandole i1 pacchetto di mano e aprendolo) Oh, che amore! Le paste alla crema! Che pensierini tu c'hai sempre per noi. Ma te tu sei un angelo ! Io glielo dico sempre a Ugo .. .

BIANCA: O la unn’ aveva tutta S. Maria Nova addosso lei?

EDA: Chetati sfacciata!

IDA: (avvicinandosi a Elide) L'è vero ! Noi a Ugo gli si dice sempre: tu sei fortunato perché (guardando Bianca con intenzione) fra tante cimbellone che t'hai d'intorno, tu ce n' hai una che l'è un gioiellino ...

ELIDE: Via, ora la mi fa diventare rossa ... chissà quante n' ha d'intorno Ugo ...

BIANCA: (inviperita) E te tu sei la peggio!

ELIDE: Che ce l'hai con me?

 ANNIBALE: Sie, la scherza sempre, vero Bianchina?

ELIDE: (avvicinandosi a Bianca) E invece mi sa che la unne scherza punto. Icché l'ha la signorina da dire su i' mi' conto?

BIANCA: (gettando stizzita i panni da parte e parandosi davanti a lei con le mani suifianchi) Ovvia, che credi di farmi paura? Io ti strappo quei tre peli che t'hai in capo, sai?

ELIDE: (dandole uno spintone) Icché la strappa lei?

ANNIBALE: Via, siete bone! Bianchina mettiti a sedere.

BIANCA: No davvero! Tutte le volte che la viene qui l'ha sempre mille frizzi!

EDA: (vociando) Ma chetati te, sfacciata!

IDA: (vociando anche lei) Un gli dare retta sai Elide! L'è gelosa, ecco icché l'è. Gelosa!

BIANCA: (vociando più che mai) Gelosa io?

ANNIBALE: Basta! Ma che volete stare zitte? Tre donne le fanno un mercato e quattro una fiera. Badate a icché mi devo ritrovare. Sapete icché fo? Vo a letto! Voi bollite pure ni' vostro brodo se vi pare! (fa per andarsene, poi torna indietro) Oh, se c'è qualche morto un chiamate me, chiamate quelli della Misericordia!

(esce brontolando)

(Ida e Eda si apprestano a consolare Elide poi si scaglaino di nuovo su Bianca)

EDA:Belle figure sì, tu ci fai fare. Vergognosa!

ELIDE: (piagnucolando) E io ... che avevo .. . avevo preso una pasta alla crema anche per lei ...

BIANCA:Un la voglio davvero! C'è i' caso che tu c'abbia messo i' veleno!

 EDA: Ma sentitela!

 (entra Pilade)

PILADE: Che è permesso? Ho sentito delle voci dall'andito e mi son detto: c’ha a essere quelle donne laggiù! (vede Bianca alterata e le si avvicina) O lei icché l'ha fatto? L'è tutta rossa, con gli occhi di fori… o icché l'ha visto, i’ diavolo?

BIANCA: Ecco, la l'ha detto Ho visto proprio i' diavolo.

EDA: Se la un si cheta, stasera succede un polverone! (poi tutta gentile a Pilade) O lei, che ha belle fatto festa?

PILADE: (scocciato) Sie, veniva qualche gocciola lassù, a Fiesole, e i' padrone m'ha mandato via.(poi rivolto a Bianca) Suvvia, la unne stia tutta rannuvolata Bianchina, la mi faccia un sorriso. L'è tanto bellina quando la ride!

BIANCA: Ma la mi lasci stare anche lei!

PILADE: (noncurante) Bianchina, Bianchina . .. Bianchina che glielo ho mai detto che a casa ci s'aveva una canina che la si chiamava Bianchina? . .. Poi la morì sotto i' carro de' boi, poerina . . .

BIANCA: (guardandolo disgustata) La senta, gli ho belle detto che la mi deve lasciare stare, che ha capito?

EDA: (risentita) Oh, bada a come tu parli a i' sor Pilade sai, che vuoi che t'allunghi un ceffone?

PILADE: (intervendo per difendere la ragazza) Icché la tira lei alla Bianchina? La stia calma cara signora

EDA: (interdetta, guarda Ida, poi lui, poi di nuovo Ida) Ma . .. ma . .. Pilade !

PILADE: Ragion vu l'hae ma dare un vu date! Inteso?

 (appare Ugo sulla porta. Tiene la giacca su una spalla e ha l’aria molto battagliera)

UGO:Chi vole dare qui?

ELIDE: (illuminandosi nel vederlo) Oh Ugo, meno male che tu sei arrivato te!Portami via da questa gente . . .Ughino . . .

(Ugo con la mano la allontana e non la degna di uno sguardo)

UGO: (minaccioso a Pilade) Lei, la Bianca la lascia di molto stare, sa?

IDA: Ughino, stella ... ma icché tu dici?

PILADE: La guardi che qui c'ha a essere uno squivoco ... lei la si sbaglia all’ingrosso!

UGO: No, la sbaglia lei caro sor Pilade. Me ne so' accorto in questi mesi come l'è stato appresso alla Bianca. Ma la si ricordi che lei la unn’ è pane per i su’ denti.

EDA: (costernata) Oh Ugo, ma icché tu dici!

PILADE: O bella! E perché la un sarebbe pane per i mi’ denti?

UGO: (guardando fissa Bianca) Per i' semplice motivo che la Bianca l'è …..la mi’ fidanzata !

BIANCA: (meravigliata) Icché?

IDA e EDA: (insieme) Ugo!

ELIDE: (balbettando) La ... su' ... fidanzata?

UGO: (avvicinandosi a Bianca e prendendole una mano) L'è tanto che lei la patisce per me e io so’stato cieco per tanto tempo ma ora no, ora lo so quale l'è la ragazza che mi ci vole!

PILADE: Boione d'un cane! (a Bianca) Che è vero? No, la lo dica perché allora posso pigliare e andare via !

BIANCA: (guardando ironicamente Elide) Gli è vero sì! E ora, chi un c'entra più nulla in questo affare, pole andare!

ELIDE: (piena di rabbia) Questa vu me la pagate eh? Oh se vu me la pagate! (fa il gesto di dire “badate”) Alla mi’ mamma!

(esce sbattendo l'uscio)

BIANCA: (ridendo) Che ha chiuso?

EDA: (avvicinandosi incredula a Pilade) Ma ... ma ... sor Pilade ... lei con la Bianca . . . ma allora io ... io ...

PILADE: Ma lei icchene? Ma che s'è vista? La sembra i' chiù!

EDA: Ma ... ma ... i' chiù?

PILADE:No, no. Io qui un ci resto. Vo a fare i bagagli e vo a cercarmi un altro posto !

UGO: La vada, la vada perché qui la un fa ova !

(Pilade esce. Dopo un primo momento di smarrimento Eda gli corre dietro e dalla porta inveisce  contro di lui)

EDA: Brutto pulendaio ! Capo grosso, contadino! Gli ha sempre mangiato pane e semi di zucca, icché tu vuoi capisca! Buzzurro! (ai presenti come se fosse colpa loro) Ecco, ora vu sarete contenti che  gli è andato via!

IDA: O grullona, icché ci s'entra noi, scusa! Unn’ e mica colpa nostra se un tu gli sei piaciuta, bella piena così!

(Eda piange sconsolatamente)

IDA: Via, su smetti ora. Vieni con me in camera, becerona! O che ti piaceva tanto poi? Io te l'ho sempre detto che mi pareva un gran bietolone.

EDA: (piangendo) Tu parli così te, ... perché tu c'hai i sor Rutilio . . . oddio mi sento abbasire…(afferrando le paste alla crema) aspetta piglio le paste!

 IDA: Vieni, ti fo annusare un po' di colonia. (rivolta a Bianca e Ugo) Con voi si fa i conti più tardi.

 (escono)

BIANCA: (felice) Ma che è vero icché t'hai detto prima?

UGO: L'ho detto e lo ripeto. Tu sei la mi’ fidanzata!

BIANCA: Ma tu hai perso i’ pigionale!

UGO: Icché me ne importa, ho trovato te!

BIANCA: L'è un po' che tu m'hai trovato! Io t'ho sempre voluto bene. Tu mi facevi una rabbia perché un tu te n’ accorgevi mai.

UGO: L'è vero. Però a poco a poco ho cominciato a vederti con occhi diversi. Poi, quando i' sor Pilade gli ha cominciato a girarti intorno, allora ho capito  che m'ero proprio innamorato.

BIANCA: Andiamo a dirlo a i' tu’ babbo!  

UGO: Subito, vieni.

 (escono felici tenendosi per mano)

(la scena resta vuota un attimo, poi entra Ada seguita da Rutilio che le porta la borsa della spesa)

ADA: Ecco, ora la mi pole dare la borsa, grazie.

RUTILIO: Ma che le pare ... l'era pesa di nulla ... Ada! La possa chiamare così vero?

ADA: (un po' meravigliata) Mah, se gli fa piacere. ... tanto ormai l'è come uno di famiglia.

RUTILIO: (sospirando) Magari, magari fosse!

ADA:(mentre disfa la borsa) Via via, la un s'accori. Se son rose le fioriranno .. .

RUTILIO: (caduto nell'equivoco) Ma ... allora . . . Ada . . .

ADA Oh, che sbadata! Ho lasciato lo scialle dall'ortolano! Ora mi tocca tornare in giù.

RUTILIO: No, no ci mancherebbe, vo io!

ADA: No, sie ... unn’ importa!

RUTILIO: Vo e ... (facendo un saltello) torno a tamburo battente.

ADA: Ma la un si disturbi . . .

RUTILIO: (avvicinandosi) Per lei Ada farei questo e altro….

ADA: (indietreggiando) Ma icché la dice sor Rutilio?

RUTILIO: (agguantandola per la vita) Ada! Un mi sazio mai di guardarla. Con lei l'è come levarsi la sete co' i’ prosciutto. La mi dica di sì e si fa una pazzia!

ADA: (svincolandosi e tirandogli uno schiaffo) Oh, la stia fermo con le mani perché a forza di manrovesci gli fo passare anche i' ticche!

RUTILIO: (massaggiandosi la guancia) Ma ... Ada ... io credevo .. .

ADA: (minacciosa) Lei la credeva?

RUTILIO: Ma io ... io ...

ADA: Io un corno! L'è più buffo d'un lume a mano a fare di questi discorsi. La un si vergogna a dare noia a una donna maritata? Che ho a chiamare i' mi’ marito? (vociando) Annibale! Annibale!

RUTILIO: Zitta, zitta per carità!

ADA: No, unne sto zitta!

RUTILIO: Unn'è come la crede lei ... io un so’ uno che gli piace correre la cavallina. Con me l'è a' i' sicuro! (sottovoce) A pane co' una donna un mi c'ha mai trovato nessuno . . .

ADA: (guardandolo disgustata) Lei l'è proprio un imbecille, detto di core. E ora la pigli tutta la su' robina, tutti i' su vestiti da rammendare e la si levi dai tre passi. In casa mia un ce la voglio più. Brutto spudorato!

RUTILIO: (voltandosi per andarsene)Sì, a questo punto l'ha ragione. L'è meglio che vada via.

ADA: Fermolì! Icché la crede d'andare via così e spezzare i' core della mi’ sorella Ida?

RUTILIO: L'Ida?

ADA:: Sì, l'Ida poerina. Lei l'avea creduto . . . tutti via s'era creduto che voi due ...

RUTILIO: Ah no davvero!

ADA: (facendogli il verso) Ah no davvero? Però come la correva a farsi raccomodare i panni, come la gli stava intorno quando l'aveva bisogno, vero? Ecco, lei la va via, ma prima la gli scrive una lettera.

RUTILIO: Una lettera?

ADA: Una lettera sì! La ci scrive della su' partenza improvvisa, che gli piange i' core di lasciarla ma proprio la unne pole fare a meno. E poi, aria, via da questa casa di gente per bene.

RUTILIO: (avvicinandosi avvilito) Se proprio l'è necessario ... lo farò ... ma lo fo per amor suo.

ADA: No, lei la lo fa per dovere e per decenza. Lei l'era entrato in una casa in dove l'era trattato come un re e la se n'è approffittato. E la mi sorta di qui con quella faccia a baccalà perché da' ceffoni la rigiro.

(Rutilio esce a capo chino)

ADA: (rincorrendolo e gridandogli dalla porta) La lettera sotto alla porta della su' camera . . . e i soldi della stanza su' i' cassettone! Brutto lazzerone! Ma hai visto che roba? Meno male che lo mandava i' prete! Se me lo mandava i' sindaco icché faceva? Mi saltava addosso! (levando la robadalla borsa) Poera Ida! Eh la cascava benino! Anche Annibale, anche lui credeva . . . du’ paroline, du’ complimenti e poi da cosa nasce cosa. Poero grullo!

(entrano Ugo e Bianca per la mano seguiti da Annibale)

UGO: Mamma icché l'è quella faccia scura?

ADA: Eh nini, tu sapessi!

ANNIBALE: (tutto contento) Tu sapessi te invece! Prova a dire chi si sposa in questa casa?

ADA: Chi si sposa? Nessuno, tutto a monte!

UGO: Oh mamma ma icché la dice? Ci si sposa io e la Bianca!

ADA: (stupita) Te e la Bianca? ... Ma ... io credevo . . . meno male . . . meno male ragazzi che qualcosa finisce bene in questa casa!

ANNIBALE:(guardando prima lei poi i ragazzi) Mah, o icché la dice, io un la capisco! E si sposano loro due, fra sè, che hai inteso?

ADA: (abbracciandoli) E ho inteso sì! E un so’ contenta,  so' contentona perché io m'ero avvista da un giovedì che c'era di' tenero, eh Bianchina?

BIANCA: (sospirando felice) Ero una bambina quando m’ è cominciato a piacere.

ANNIBALE: (a Ugo) Io te l'ho belle detto. Se tu credi di pigliarla in giro, ti tiro tante di quelle giorgine che t'addormento.

UGO: (abbracciando la ragazza) Un c'è di questi pericoli babbo!

ANNIBALE: (sedendosi) Ada, dimmi un po'. Perché dianzi t'hai detto che in questa casa un va nulla bene?

ADA: (imbarazzata) Mah ... sai i' pigionale ... i' Sor Rutilio… gli ha fatto i bagagli e gli è andato via.

ANNIBALE: Gli è andato via? Anche lui!

ADA: Perché? Che è andato via anche quell'altro?

ANNIBALE: Sie ! Me l'hanno detto ora questi ragazzi.  (a Bianca) E come mai sarebbe ito via i' sor Pilade?

BIANCA: Mah, sa ... gli ho detto che doveva lasciare i’ licitte più pulito, la camera un po' più in ordine . . . insomma gli ho detto icché c'avevo da digli e allora lui gli ha preso e gli è andato via tutto a buco torto! (strizza l'occhio a Ugo)

ANNIBALE: Vai e uno! E quell'altro, i Sor Rutilio, gli era tanto perbenino?

ADA:: (imbarazzata) Mah, gli aveva degli affari urgenti ... doveva tornare alla svelta a Montecatini e ... (più risoluta) poi un sono mica affari mia. Io gli ho detto che pagasse le stanze e arrivederci.

ANNIBALE: Arrivederci? E ora come si fa?

BIANCA: Oh sor Annibale o che si preoccupa tanto! Ne verranno degli altri di pigionali .. .

ANNIBALE: Mi preoccupo sì! Vai, siamo belle ricascati ni' tritello!

(entrano Ida e Eda. Ida ha la voce tremante e una lettera in mano)

IDA: Ho trovato .. . questa lettera alla porta di camera mia ma ... unn’ ho i' coraggio d'aprirla.

ANNIBALE: Per via d'icché? Sarà qualche conto da pagare.

IDA: No ... riconosco la calligrafia. L'è di' sor Rutilio ... Eda leggila te!

EDA: (prende la busta, l'apre e inizia a leggere) Cara Ida, purtroppo dei divani ... divani? No .. doveri, dei doveri urgenti mi chiamano. Vado via a malelingue ... no… a malincuore.

IDA: (rabbiosa) O un tu sai più leggere anche te?

EDA: Unn’ è che un so leggere. L'è che con questa luce un ci veggo.

ANNIBALE: La si metta un occhio in mano!

EDA: (prosegue dopo avergli lanciato un occhiataccia) ... Vado via a malincuore ma devo. Non la scorderò mai, suo affezionatissimo Rutilio Ristori .. .

IDA: (piangendo) Gli è andato via? Oddio sento che mi viene una cardana

(Si mette a sedere mentre Eda la sventola con la lettera)

ANNIBALE: O via via! Un se ne fa di nulla nemmeno questa volta. Eh gli è un bel lavoro!

IDA: (piangendo,  a Eda) Hai visto Eda . . . anche lui! Gli è proprio vero come dice i’ proverbio: a tutti i poeti gli manca un verso. Anche lui, gli è ito via come gli hanno fatto quegli altri.

EDA: (piangendo anche lei) Come siamo disgraziate!

ANNIBALE: (vociando) I' disgraziato so' ma io ! Credevo che me le portassero via e invece gli hanno tagliato la corda loro. Avevo voglia di mettile bene, di dirgli: "Le sorelle della mi’ moglie? Due donne che un ce n'è, brave, brave" . . . appena se ne sono accorti di che cassettoni le sono, se la son dati a gambe!

IDA: (che ha ascoltato attentamente, si inviperisce) Ah! E così la c'ha messo lo zampino lei eh? Hai sentito Eda? Ci voleva fare l'affare! Certo, come dice i' proverbio? Chi t'accarezza più di quello che suole, o t'ha ingannato o ingannar ti vole. Lo sai icché si fa Eda?

ANNIBALE: (speranzoso) Vu' fate i’ baule e v'andate via?

IDA: No! Si rimane qui vitam eternam amen!

ADA: Ora basta vociare ! Che volete che tutto i’ rione sappia dei nostri affari?

ANNIBALE: Basta davvero! Da oggi si cambia anche per rispetto di questi du’ ragazzi. (accennando a Ugo e Bianca) Che esempio gli si dà a due che si dovranno sposare? Vociare, leticare e offendere! Ma da ora in poi si cambia registro. Tanto per cominciare, da ora in poi niente più pigionali.

ADA: Niente pigionali? E d'icché si campa, d'aria?

ANNIBALE: Un ti preoccupare, ci bastano e c'avanzano. Chè chè, un vo' più gente per la casa. Un mi voglio più dannare l'anima per cercare un marito a quelle due. (Ida e Eda piangono sommessamente) E poi da qui innanzi si fa come voglio io. Chi è il capo di casa? Io! Chi comanda? Io! E a chi un gli va bene, quello l'è l'uscio!

BIANCA: Bravo sor Annibale, così si parla!

(si sente bussare ma nessuno si muove. Ida e Eda piangono, Ugo e Bianca si guardano teneramente negli occhi e Ada è assorta nei propri pensieri)

ANNIBALE: E bussano! Ada vai a aprire.

 (entra un signore vestito elegantemente con una valigetta in mano)

ORAZIO: Scusate, cerco la signora Rustichelli.

ADA: Sono io. Icché la voleva?

ORAZIO: (dandole la mano, battendo i tacchi e facendo un lieve inchino) Dottor Orazio Pandolfini. Avrei bisogno di una camera per un certo periodo ... diciamo un annetto. Sa, io faccio il dottore e m'hanno dato la condotta qui.

ADA: (si volta verso Annibale) Ma ... veramente . . . Annibale…

ORAZIO: Che ho sbagliato indirizzo forse?

ANNIBALE: No, no, la unn'ha sbagliato indirizzo ma vede . .. per certi affari di …famiglia, le camere noi le un si possono dare più.

ORAZIO: (con disappunto) Ohi, ohi, questa non ci voleva, mi dispiace. Ne avevo proprio bisogno. Inizio il mio lavoro fra tre giorni e avrei preferito accomodarmi alla svelta.

ANNIBALE: Eh, mi dispiace anche a me ma pigionali qui un se ne piglia più.

ORAZIO: La un saprebbe mica indicarmi dove danno delle camere?

ADA:Sì, diamine. Allora, lei la va ... in fondo alla strada, poi la gira a destra. . . .

ANNIBALE: (dopo averlo ben squadrato) Abbia pazienza sor dottore . . . che è

sposato lei?

ORAZIO: (sorpreso) Sposato? Mio Dio no! ma ...

 (tutti guardano Annibale accigliati)

ANNIBALE: Allora si pole fare uno strappo alla regola. D'altronde che volete mettere? Avere un dottore in casa, se ci dole qualcosa, gli si fa un fischio! (prendendolo a braccetto) La venga dottore, gli fo vedere la stanza ... Ah, queste le son le mi’ cognate, du' donne la guardi che un ce n’è! (poi rivolto a Ida) Come dice i' proverbio Ida? "La speranza l'è l'ultima a morire! "

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