LA SPOSA DI MARZO
atto unico
(narrazione)
di
Marina Lupo
NOTE DELL’AUTORE
In tanti anni di studio sull’Ebraismo e su tutto ciò che riguarda la Shoà, ho raccolto interviste e testimonianze, senza sapere che un giorno ne avrei scritto un testo teatrale. Per questo sarei grata a chi apprezza il mio lavoro,al punto di metterlo in scena, di essere soltanto informata, con una mail. Il lavoro non è tutelato tuttavia, presso lo studio legale L. Nota di Taranto esiste un documento che attesta la genitorialità. Le vicende narrate, purtroppo sono VERE, anche se romanzate.
marinalupo@email.it cell. 347 1789975
La sposa di marzo
Personaggi : Giornalista donna sui 40 anni
Berthe Shmitz 60 anni da invecchiare 75
Berthe 2 giovane 25
Madre donna 40
Karl Shmitz padre uomo 40
Dina 25
2 nazisti
Spia donna 35-40
La scena si suddivide in tre sezioni:
1 ) a dx si svolge il presente
2 ) a sx il ricordo di Aushwitz Birkenau
3) sopra su di un praticabile ricordo di famiglia
L’illuminazione diversa degli spazi segnerà il tempo
1)Luce da studio
2)Luce ambra
3)piazzati
Un cono di luce ambra illumina una donna seduta. Sul suo tavolo macchina da scrivere e fogli. Lampada da tavolo. Legge le pagine di un quadernetto con la copertina nera.
Le due donne rimarranno sempre in scena
VOCE di Berthe fuori campo
Dopo tanti anni di silenzio e sofferenza , sono ritornata ad Aushwitz - Birkenau nella baracca 4 del campo..... Ho rivisto ciò che resta di quei luoghi dove ho vissuto gli anni più terribili della mia vita. Quel dolore rinnovato mi ha squarciato il petto in quel silenzio di tomba, ho udito voci sommesse e urla sovrumane, come uscita da un sepolcro mi sono lasciata alle spalle, il grande cancello e con gli occhi gonfi di lacrime , ho letto per l’ultima volta “ ARBEIT MACHT FREI “ BUIO
A SX appare Berthe. Un sagomatore illumina la donna che fa scivolare il foulard che le copre il capo.
BERTHE
Il lavoro rende liberi BUIO
LUCE Berthe ora è al lato della scrivania
GIORNALISTA.
Perché dopo tanti anni, perché solo ora rompe il suo silenzio?
BERTHE
Perché soltanto ora ho capito che per sperare che quell’ indicibile orrore non si ripeta, occorre che il mondo sappia ciò che è stato, che conosca quanto sia stato assurdo e tremendo il sacrificio di tanti innocenti. Noi sopravvissuti, abbiamo l’obbligo e la responsabilità di raccontare tutto quello che sappiamo e che abbiamo vissuto non tanto per amore dei nostri morti, quanto per amore dei nostri bambini, quelli che ancora devono nascere: ebrei, mussulmani, buddisti, bambini d’ogni dove. (la giornalista le indica di sedersi, poi prende un piccolo registratore per documentare l’intervista)
GIORNALISTA.
Oggi 7 aprile 1980
BERTHE
Il mio nome è Berthe, Berthe Schmitz, sono nata a Stoccarda il 16 marzo 1930 da genitori tedeschi di religione ebraica
GIORNALISTA.
Che ricordo ha della sua famiglia?
BERTHE
Il mio povero padre, Karl Schmitz, era musicista, mia madre una cantante di origine olandese. Viaggiavamo molto per lunghe tournee, in Europa e in America. Dopo la mia nascita, la mamma, decise di lasciare il teatro per starmi vicina, perché da piccola soffrivo di terribili attacchi d’asma bronchiale.
GIORNALISTA. Parla molto bene l’italiano, è da tempo vive qui?
BERTHE
Ormai da più di quarant’anni’anni ma ho studiato al liceo linguistico internazionale di Stoccarda è lì, che ho conosciuto Hans Schumman, un insegnante di famiglia nobile, col quale in primavera mi sarei sposata.
BUIO sulle due donne a dx Luce sul di un praticabile
Il praticabile è arredato con pochi elementi: poltrona piccolo tavolo
BERTHE 2
mamma, ti ho mai detto che le tue marmellate di ciliege sono degne d’un re?
( le slaccia il grembiule)
MADRE
e non slacciarmi il grembiule! Fra poco rientrerà tuo padre, sistema la tavola.
( canticchia un motivetto) BUIO
BERTHE
Era sempre allegra mia madre, amava la nostra casa, sulle colline di Koningstrass curava amorevolmente il giardino che in primavera si copriva di fiori di rara bellezza e di frutti succosi e saporiti. Ignoravamo allora, che di lì a poco, la nostra vita sarebbe stata sconvolta.
GIORNALISTA
(dando uno sguardo al quadernetto) Suo padre vi amava molto...
BERTHE
Riconoscevo il suo fischio in lontananza fra i rumori della strada e il suono del grammofono.
Fuori scena si sente un fischio è Karl. La prima battuta dietro le quinte Praticabile
PADRE
Dove sono le mie donne? ( entra con due pacchi)
BERTHE 2
( lo abbraccia) Questo è per me?
PADRE
No, signorina, questo è per la mamma
MADRE
Oh, grazie Karl,( lo bacia) la cena è quasi pronta! ( uscendo)
PADRE
e questo è per la mia dolce, piccola principessa
BERTHE 2
( indovinando) un’altra bambola? (apre) è bellissima ma, devi smetterla papà, di trattarmi ancora come una bambina! Ormai sono una donna, a marzo andrò in sposa!
PADRE
Sarai la più bella sposa di marzo
BERTHE 2
siediti, chiudi gli occhi ( conta fino a tre và dietro la quinta ed entra in scena con un abito da sposa appeso ad una gruccia) che te ne pare? ( avvicina l’abito, poi si alza sulle punte) Appena un po’ di tacco eh? Che ne dici?
MADRE
PADRE Sei splendida Berthe
BERTHE 2
( fa una boccaccia) ... e così?
MADRE
ti comporti come una bambina!
( Berthe gira intorno alla poltrona dov’è seduto il padre anche al contrario mentre la madre cerca di prenderla. ridono) Basta, finirai per stropicciarlo... non porta bene, mettilo via ( Berthe esce di scena ) mettilo via, se ti prendo Berthe Schmitz
BERTHE 2
( esce di scena) Sarò la più bella sposa di marzo ed Hans, sarà il mio sposo devoto
PADRE
( alla moglie)Questa casa non sarà più la stessa quando andrà via
BERTHE 2
( ha sentito e risponde dietro la quinta) Questa, sarà sempre la mia casa…ed io non vi lascerò mai, dovesse venir giù il diluvio
MADRE
( si è accorta che Karl è preoccupato) Cosa c’è Karl, stai poco bene?
PADRE
( sottovoce) le cose si mettono male per noi, a Parigi il concerto è stato sospeso. Le SS, sono entrate a teatro e hanno fatto controlli con le armi in pugno. “ un tedesco è stato assassinato da un ebreo” dicono… e in poco tempo bruciano le Sinagoghe, i negozi… l’inferno capisci?
BUIO e LUCE scrittoio
GIORNALISTA
La notte dei cristalli
BERTHE
(uscendo) Mio padre era un grande artista. Restavo per ore al suo fianco, ad ascoltarlo. Osservavo incantata le sue mani, le dita lunghe e sottili, scorrevano veloci tra l’ebano e l’avorio. Non parlava molto, si esprimeva così, amava la musica la sua famiglia. Per accontentarmi, a volte, suonava canzoni di moda a quell’epoca , spesso italiane, io danzavo e lui era felice.
Quando la nube del nazismo, iniziò ad addensarsi sul destino di noi ebrei, si chiuse in se stesso...non suonò più. Fissava la pendola del soggiorno per ore, ore, anche di notte BUIO
LUCE praticabile
L’uomo è sempre seduto con lo sguardo perso nel vuoto
( bussano alla porta con insistenza)
VOCE
Aprite, Aprite…(entrano due uomini in borghese seguiti da Berthe)
c’è un ordine di cattura per Karl Schmitz! (l’uomo si alza)
PADRE sono io ( i due lo portano via strattonandolo)
MADRE
ma è malato, dove lo portate!
BERTHE ( tentando di abbracciarlo) stai tranquillo papà, sarà di certo un errore!! BUIO
LUCE scrittoio
BERTHE
Quella fu l’ultima volta che vidi mio padre, lo portarono al commissariato e poi fu subito deportato a Mathaussen, nel campo della morte. Per i primi tempi, ci giungevano sue notizie, lettere, censurate, che ci rassicuravano sulla sua salute,... e che ci lasciavano illudere che un giorno lo avremmo riabbracciato. BUIO
LUCE praticabile (la madre entra in scena con un’urna di zinco)
MADRE
Ecco cosa ci rimane di un uomo e della sua esistenza (posa l’urna sul pavimento e si
in ginocchia, Berthe la raggiunge alle spalle abbracciandola)
BERTHE 2
Ci hanno consegnato le sue ceneri in un’urna, deceduto per broncopolmonite, c’ è scritto sul referto.
MADRE
Abbiamo soldati dappertutto, nelle sale, in cucina.
BERTHE 2
la città è assediata, per ordine di Hitler, siamo espulsi dalle scuole, ci sono preclusi tutti i posti pubblici, è proibito persino prendere il tram
MADRE
I nostri patrimoni sono stati espropriati, ci mandano al ghetto…tutto questo è assurdo!
Dobbiamo fuggire di quì, in Inghilterra, in sud america, in un paese libero, è l’unica via di salvezza!
BERTHE 2
Il mio posto è quì mamma, accanto ad Hans. Lui verrà a cercarmi, a marzo dobbiamo sposarci! BUIO
Luce scrittoio
BERTHE portammo dietro le cose più care mentre, alle nostre spalle si scatenava il saccheggio delle nostre case abbandonate.
GIORNALISTA
Sua madre riuscì a mettersi in salvo?
BERTHE
Si, ma non voleva lasciarmi, la convinsi dicendole che appena trovato Hans, l’avremmo raggiunta
GIORNALISTA.
Ma non riuscì a trovarlo ?
BERTHE
Di Hans non ebbi più notizie, sapevo che il mio sposo aveva indossato la divisa ed era partito per servire il Furer BUIO
MADRE (le due donne sono sempre sul praticabile ma sono illuminati solo i volti)
Qui al ghetto, quel prete italiano dice che l’unica via di salvezza, per sottrarsi alle persecuzioni, è sposare uno straniero
BERTHE 2
Non è semplice mamma, i nazisti, sanno anche questo, cominciano ad ostacolare i matrimoni misti, raggiungi gli zii, non pensare a me.
MADRE Ti prego, Berthe, ascoltiamo il consiglio di quel prete, partirò più tranquilla. BUIO
BERTHE Fra tante difficoltà, riuscii a sposare Geremia, un ebreo di nazionalità italiana. Era un antiquario, aveva una galleria a Firenze, un brav’uomo. Ottenuto il documento, senza accettare alcun compenso, partì e scomparve dalla mia vita, in silenzio.
GIORNALISTA.
Sua madre si mise in salvo in sud America e lei trovò rifugio in Italia. Cosa faceva per vivere?
BERTHE
Conoscevo bene la lingua e mi fu facile trovare un lavoro in una casa editrice.Traducevo testi di mitologia, fiabe e una volta anche dei documenti per un gruppo di partigiani, in cambio di un nuovo documento d’identità
GIORNALISTA.
Aveva contatti con sua madre? Si, dico vi scrivevate?
BERTHE
Un paio di lettere. Ormai eravamo al sicuro entrambe o almeno, lo pensavamo. Lei era preoccupata per me, chiedeva notizie di Hans, sapeva che delle persecuzioni in Italia.
Lo sa che i fascisti facevano bene il loro lavoro per compiacere gli alleati tedeschi.
( sul praticabile le due donne ai lati opposti)
BERTHE 2
Mamma cara, io quì sono al sicuro, sono Alberta Corsini di nazionalità italiana, di religione Cattolica. Lavoro a Firenze e vivo in un grazioso appartamento nei pressi della stazione.
MADRE
Cara figlia, mio unico amore, è triste vivere lontano da te, non mi perdonerò mai di averti lasciata, di essere stata così sciocca a lasciarmi convincere. Qui, i cugini sono molto cari e gentili, sono impazienti di riabbracciarti e di conoscere Hans. Ignorano l’inferno che si è costretti a patire in Europa.
BERTHE 2
ti prego mamma cara, non chiedermi più notizie di Hans, non so dove sia, non voglio più saperlo. Parlami invece di mio padre, di quando ero piccola, di quanto eravamo felici insieme nella nostra casa...
MADRE
Figlia adorata, bambina mia, sapessi quanto vorrei stringerti fra le braccia . Mi manchi, è un grande dolore stare lontana da te, dai miei fratelli, dalla mia terra.
BERTHE 2
L’ultima volta che ho visto gli zii, stavo per partire per l’Italia, volevo salutarli prima di lasciare Stoccarda. E’ successo tutto all’improvviso: una camionetta è arrivata a tutta velocità, si è fermata all’angolo sbarrandoci il passo, ci hanno ammassati sul marciapiede e dopo un rapido controllo hanno cominciato a sparare mandando in frantumi le vetrine del negozio...poi hanno portato via lo zio Samuel e zia Ruth. BUIO
GIORNALISTA
Lavorava, aveva una casa, degli amici e…. se i nazi-fascisti l’avessero fermata, avrebbe potuto esibire il suo nuovo documento, aveva il lasciapassare perla vita
BERTHE
Si, per la vita. Una vita vuota, fatta di ricordi, popolata da fantasmi. In quella stanza, la notte, non riuscivo a prender sonno, vivevo col terrore che qualcuno potesse bussare alla mia porta. Rivedevo la mia casa quella dove avrei dovuto iniziare la mia vita da sposa, immaginavo i banchetti di pasqua con i miei cari, le mie feste di compleanno con gli amici... le lunghe passeggiate a braccetto con Hans, il mio vestito bianco, lasciato in bella mostra sulla gruccia, appeso al grande specchio della camera da letto dei miei.Una notte sentii dei passi sul pianerottolo, non ebbi il tempo di alzarmi dal letto, quando vidi la portinaia: stringeva tremante le chiavi tra le mani...poi alzò le spalle “ scusami Alberta, non ho potuto far nulla!” dietro di lei c’era una donna... BUIO
(praticabile)
DONNA
E’ lei Berthe Schmitz?
BERTHE 2
no, mi chiamo Alberta Corsini, ci dev’essere un error...
DONNA
nessun errore, difficilmente ci sbagliamo, abbiamo abili informatori. Prenda la sua roba e mi segua, giù c’è una macchina ad attenderla, si sbrighi, niente storie!
BERTHE 2
Ho un regolare documento d’identità (lo esibisce)
DONNA
(rapido sguardo) Falso, sono giorni che la controlliamo, lei ha contatti con i partigiani, qualcuno ha parlato.
BERTHE 2
Sono italiana, di religione cattolica, mi chiamo...
DONNA
Falso, tutto falso ( la prende per un braccio) mi segua, sta solo peggiorando la situazione. BUIO
BERTHE
Mi portarono al commissariato per un controllo di routine, e di lì, in carcere dove rimasi per alcuni giorni. In piena notte venivo prelevata dalla mia cella, anche per due , tre volte. Intanto le urla strazianti di altre detenute che subivano le torture più atroci, mi giungevano dritte nel petto. Volevano una lista. Con i nomi, gli indirizzi, volevano sapere da chi avevo avuto il mio documento di identità. BUIO
praticabile
BERTHE 2
Basta, lasciatemi in pace, non ho fatto niente, state perdendo tempo, non sono unaspia dei partigiani, sono una traduttrice, lavoro per una casa editrice, questo è il mio tesserino di lavoro.
DONNA
Sono stanca delle tue menzogne, fate tutte così. Speri che il tuo papà ricco e potente venga a toglierti dai guai? Parla! Da quanto tempo collabori con i partigiani? ( le dà uno schiaffo)
BERTHE 2
Non vi basta di aver ucciso mio padre e tanti innocenti solo perché ebrei, volete uccidere anche me? Fate pure!
DONNA
A...ah! Così sei ebrea...sei una spia e sei pure ebrea! Lo sapevo che saresti crollata, La tecnica del paparino, funziona sempre.
BERTHE 2
Non sono una spia e non parlare così di mio padre, non offendere la sua memoria! Mi chiamo Berthe Schmitz, sono nata a Stoccarda, sono tedesca di religione ebraica, non ebrea, soddisfatta? BUIO
BERTHE
Fui condotta quella notte stessa, in un campo di raccolta, i soldati ci tenevano d’occhio, ci puntavano i mitra. Gli anziani curvi sulle spalle si lamentavano, i bambini piangevano
GIORNALISTA. (riprende il quadernetto e legge)
Ammassate nei carri bestiame, in quel vagone chiuso, il caldo era soffocante, insopportabile . Un viaggio atroce, sovrumano. Ma che cosa avevamo fatto di male per meritarci tutto quell’odio ...avevamo sete, in quel vagone si respirava un’aria nauseabonda di urina, di feci e la fame, la sete ci aveva stremati. Si può impazzire per la sete e alcuni effettivamente sono diventati pazzi. Dio mio aiutaci, dio mio salvaci da questo inferno, pregavo.In quel momento il convoglio si è fermato,era ancora notte.
BERTHE
Abbiamo pregato, abbiamo implorato Dio che ci aiutasse...ma Dio non ci ha ascoltato. Il treno poi si era fermato ad una piccola stazione di un posto che allora nessuno conosceva. Aushwitz.
Le SS ci urlavano ordini in tedesco, ci aizzavano i mastini ( voci - cani)
Una donna disperata ripeteva: Non capisco la loro lingua, perché gridano, cosa dicono?
Dicono di sbrigarci, dobbiamo depositare pacchi e valigie sulla banchina, le risposi, chi è troppo stanco può proseguire al campo in camion. Dicono che ci dividono in due gruppi. Gli anziani, i bambini, le donne visibilmente incinte salgono sul camion, noi proseguiamo a piedi.
Una massa silenziosa procedeva tra il fango e la neve verso una meta precisa: Birkenau, a circa tre chilometri dal campo principale di Aushwitz, da cui dipendeva. Quel percorso, stabilito avrebbe cancellato l’esistenza di molti di noi che sarebbero diventati cenere nei campi di sterminio del III Reich.
Si illumina la parte sx del palco e appaiono Berthe 2 e Dina indossano abiti sporchi e strappati il capo coperto per nascondere la rasatura
BERTHE 2
Come ti chiami?
DINA
Dina, mi chiamo Dina...
BERTHE 2
Dina, hai un bel nome...stai tranquilla, dobbiamo resistere...sei sola qui?
DINA
Non so dove siano mia madre e gli altri. Cos’è questo posto? Dove siamo portarci?
BERTHE 2
E’ un campo di lavoro, dicono. Non avere paura, io non ti lascio, vedrai che presto tutto ci sembrerà solo un brutto sogno.
DINA
Che umiliazione, mettersi nude davanti a sconosciuti, perquisite, rasate, questi abiti sono di una sporcizia ripugnante, ma non potevamo tenerci i nostri? BUIO
BERTHE
Sudice divise da lavoro, appartenute ad altre anime che ridotte a larve umane, in poco tempo, erano passate per il camino che illuminava a giorno l’intero campo e riempiva l’aria di un orribile odore di morte. A Dina fu assegnato il compito di controllare il block dei bambini e a me, che conoscevo bene la lingua, mi fu affidato un lavoro d’ufficio. BUIO
BERTHE 2
Sono proprio contenta che siamo state assegnate alla stessa baracca, vedrai insieme ci daremo forza.
DINA
Sai Berthe, io so disegnare se solo potessi avere un po’ di carbone, potrei rallegrare le pareti del block dei bambini, per te non sarà difficile prenderne un po’ dalle stufe degli ufficiali.
BERTHE 2
( dalla tasca esce una palla di carta, un lapis e della carbonella) stai attenta, nascondi i tuoi disegni, se ti scopre Helga Muller durante il controllo, per noi è la fine. (Dina a testa bassa esce lentamente di scena Berthe la guarda dalla finestra di spalle)
Ma dove la portano, la camionetta si dirige verso le docce! BUIO
BERTHE
No, grazie a Dio si era fermata davanti all’accampamento degli zingari. Ho avuto il terrore di non rivederla mai più. Ad attenderla c’era l’angelo della morte, il doctor Mengele. Le consegnò fogli da disegno, acquarelli e pennelli e le commissionò una serie di ritratti, i soggetti li scelse tra i rom. Fu la sua arte a salvarla ma anche il suo coraggio. Mentre Mengele, soddisfatto, guardava quei ritratti, Dina con la più grande faccia tosta del mondo gridò:
Continuerò a dipingere solo quando avrò mia madre accanto, altrimenti preferisco la morte!
Mengele per amore dell’arte accettò, le due donne sopravvissero ai campi di sterminio. Oggi Dina, vive a Los Angeles ed è una famosa disegnatrice di cartoons BUIO
DINA
Berthe, è successa una cosa terribile, Ruth, la polacca, non ce l’ha fatta. ( le due donne si abbracciano) Era così contenta di essere stata assegnata alla nostra baracca...quanto dolore siamo costrette a patire in questo inferno che solo Dante saprebbe raccontare.
BERTHE 2
E il suo bambino? (Dina abbassa la testa come per dire è morto)
Ma era così piccolo… di poche settimane.
DINA
Il bimbo piangeva, aveva fame, ma lei non aveva più latte. Quel pianto continuo disperato, infastidiva quell’uomo che con rabbia incideva le cifre indelebili, sulla nostra carne. Ad un tratto si è alzato, le ha messo fra le mani una fiala di morfina e l’ha obbligata di uccidere il figlioletto, altrimenti avrebbe fatto un massacro. Ruth l’ha fatto si, ma poi si è tolta la vita.
BERTHE 2 Siamo state private di tutto, non possediamo più nulla della nostra vita precedente un oggetto, una fotografia...pure l’ultima cosa che possedevamo ci hanno tolto: il nostro nome, ormai ci chiamano solo con questo numero inciso sulla pelle, nulla è più nostro.
DINA
Io non ce la faccio più. (si grattano) … queste bestie che si annidano non mi danno pace … non c’è acqua da bere, n’è per lavarsi…la zuppa è sempre più scarsa
BERTHE 2
Le ho viste con questi occhi, le guardiane! Consumano il pasto con gli ufficiali, nelle baracche ben riscaldate. Fumano, bevono, ridono…mentre a noi, buttano i rifiuti, le bucce, come si fa con i porci. Ho visto Irma Greese, il terrore di Aushwitz divertirsi a schiacciarci le dita sotto i suoi stivali, come si fà con i mozziconi di sigarette. Si dice che sia l’amante del lagerfurer (sussurra)
DINA
E’ una donna perversa, l’altra notte, si è avvicinata alle più giovani ha scelto Anne, le ha riempito la bocca di pane e anche se stremata, distrutta dalla fatica è stata costretta a seguirla.
Berthe, fammi vedere le tue mani (Berthe le nasconde poi è costretta a cedere)
BERTHE 2
L’altra notte quando il soundercommando ci ha radunate nel piazzale del campo, il gelo mi ha spaccato la pelle
DINA
andiamo all’infermeria Berthe!
BERTHE 2
no, cosa dici? Andare in infermeria, significa anticipare la morte. Ho visto tanti ricoverati passare alle docce. Ho scoperto che non esce acqua da quelle docce ma un gas mortale che in poco tempo uccide. I corpi poi, vengono trasportati fuori e bruciati in grandi forni. BUIO
BERTHE
Ci fecero disporre su due file, mentre una voce gridava: 3.425 sinistra, 3.426 destra, 3.427 sinistra…
Senza mai alzare lo sguardo da quell’elenco su cui erano segnati solo numeri, decretava la nostra fine. A sinistra le ombre di quelli che un giorno erano stati uomini, donne, padri, fratelli, spose, proseguivano verso la morte, la loro vita terrena si concludeva in fondo ad un viale, verso i blocchi di mattoni rossi, a sinistra. Io, senza attendere l’ordine stavo per dirigermi a sinistra, mentre quella guardia gridò: Resta dove sei, quì gli ordini li dò solo io. Quel poco sangue che mi scorreva nelle vene si gelò. Quella a voce, aveva qualcosa di familiare...ma...non riuscivo a ricordare(fra sé)
GIORNALISTA
conosceva quell’uomo, vero? Lui aveva deciso in quell’istante che lei doveva vivere, rischiando che le guardiane armate di bastoni potessero denunciarlo.
BERTHE. Seguivamo quella fila interminabile che nel nome di un assurdo e crudele ideale di “
razza eletta” e di “un nuovo ordine sociale” veniva annientata nelle camere a gas e poi, sotto
formadi fumo nero, attraverso i lunghi camini, si alzava e si mescolava alle nuvole. Ancora
oggi percorrono come greggi senza memoria, i cieli d’ Europa.
Mentre io ero morta dentro, l’uomo che avrei dovuto sposare, il mio sposo diletto, obbediva agli ordini dei carnefici e senza alzare lo sguardo, continuava il suo triste rituale.
3.712 destra 3.713 sinistra ( continua a contare poi la sua voce pian piano si abbassa) BUIO
DINA
Berthe cos’hai? Perché non parli? E’ tutta la sera che fissi il soffitto della cuccetta , Cos’hai ? (le tocca la fronte, le asciuga il sudore Berthe trema batte i denti)
BERTHE
Avevo davanti agli occhi il volto di quell’uomo, tranquillo, rilassato, non un muscolo si muoveva o si contraeva, pareva insensibile davanti a quella sfilata di larve umane. Poi stremata per la febbre, mi addormentai ricordando i sorrisi che mi aveva regalato quando al liceo spiegava la lezione o quando al parco, sulla nostra panchina leggevamo i sonetti d’amore di Shakespeare. BUIO
DINA
La febbre fece piombare in un lungo sonno da cui mi svegliai dopo circa un mese.
BERTHE 2
(apre gli occhi) Dina! ...un letto, coperte...lenzuola candide...
DINA
( le sorride) benvenuta tra i vivi Berthe Schmitz
BERTHE 2
( si guarda intorno) Dove sono le nostre compagne, che fine hanno fatto i soldati?
DINA
la guerra è finita, i medici russi e la croce rossa internazionale, si sono presi cura di noi, presto faremo ritorno alle nostre case, il III Reichè stato sconfitto BUIO
MUSICA
BERTHE 2
Il 27 Gennaio 1945, si aprirono i cancelli di Aushwitz- Birkenau, noi rimanemmo prigionieri per altri cinque anni perché nessun paese volle accoglierci e i cancelli furono nuovamente sbarrati. Nei giorni che seguirono, fui sopraffatta da una indicibile tristezza: non solo per le persone che ci eravamo lasciati alle spalle o...che si erano lasciati noi alle spalle, ma perché in un certo senso, istintivamente e intuitivamente, avevamo percepito la verità. Fino a quel momento eravamo convinti che il mondo non sapesse.
BERTHE
( rientra in scena con il suo impermeabile e và a sedersi allo scrittoio) Il mondo invece sapeva. La nostra storia però non bastava, non bastavano le testimonianze perché nessuno voleva recepire le nostre parole. Ma come esprimersi a parole...quando ogni parola è inadeguata, minimizza l’esperienza vissuta, più che trasmetterla.
PADRE
Gli aguzzini, non rappresentavano la feccia della società. Erano uomini colti, che amavano la musica, il bel canto, la pittura...uomini che avevano una moglie, dei figli
MADRE
Donne che però ignoravano che nel cuore di quei mariti, di quei padri, albergasse tanto odio tanta ferocia.
DINA
negarono l’evidenza, negarono l’esistenza dei campi di sterminio, considerarono le camere a gas, “ un dettaglio” del secondo conflitto mondiale. Le fotografie i filmati trovati dopo la guerra, furono considerati dei fotomontaggi, lo stesso diario di Anna Frank, : il frutto della fantasia di una piccola visionaria.
PADRE
Al processo di Norimberga il medico di Aushwitz, rispondeva dietro la sbarra per i crimini commessi contro l’umanità, con freddezza spiegò: “ un’appendice purulenta và estirpata...gli ebrei, rappresentano l’appendice purulenta del mondo, è giusto che siano stati sterminati”.
GIORNALISTA
E’ più tornata nella sua casa di Stoccarda?
BERTHE
( china il capo) la mia casa...la mia villetta sulla collina, il mio abito da sposa...solo un mucchio di macerie... tutta la Germania è andata distrutta. Le mie ferite sono vive, ancora oggi. Ancora oggi sto tentando di capire a chi mi chiede : “ cosa hai fatto della tua vita? “ Io rispondo “ non lo so “ perché la risposta non verrà da me, ma da chi avrà ascoltato la mia storia.
PADRE
La storia di Berth, è la storia di tanti uomini e di tante donne, le cui pagine pesano come macigni, sulla coscienza dell’umanità.
Sei milioni di morti, sei milioni di anime passate per un camino, hanno una tomba scavata nell’aria
BERTHE 2
(in piedi) Volevano cancellare un popolo dalla faccia della terra, ma non potranno mai cancellare il ricordo di tante vittime innocenti. Di loro non rimane neppure una tomba su cui piangere...non dobbiamo dimenticare i loro nomi:
( tutti gli attori si alternano e poi si sovrappongono)
Gunter, Frederik, Gheta, Ella,Wolf, Otto, Elsa, Margot, Eva, Isac, Karl, Abram, Franz Costantin, Isac, Artur, Peter, Joseph, Geremi, Samuel, Anna
( due attori continuano a voce bassa l’elenco)
BERTHE
Hans Schumman, implicato nel complotto per uccidere Hitler...giustiziato
(gli attori continuano l’elenco a bassa voce mentre cala il buio)
F I N E