La stazione

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due atti di

LA

STAZIONE

due atti di

Umberto Marino


Personaggi:

CAPOSTAZIONE  38 anni, pugliese, uomo grigio e magro.

FLAVIA     giovane e ricca ragazza romana.

DANILO    giovane, robusto ed atletico imprenditore romano.

Scena

L’ufficio di una stazioncina della ferrovia Calabro-Lucana.

Sulla parete di fondo si apre la porta principale a due battenti. Sempre sulla parete di fondo, in corrispondenza dell’angolo sinistro, c’è una grande stufa a legna. Sulla parete di destra, due finestre.

Sulla parete di sinistra, nella parte più vicina al proscenio, l’incasso di una porta (con scalini) che conduce al piano superiore. Sulla stessa parete si apre lo sportello per fare i biglietti.

L’interno dell’ufficio è arredato con mobili burocratici anni ‘40-’50: scrivanie, sedie, cassettiere, un attaccapanni.

E’ essenziale che la scena preveda, appoggiato ad una delle pareti, un mobile da ufficio in ferro costruito come un secrétaire molto alto, dotato di un piano ribaltabile pesante. Sotto questo piano ci sono due sportelli.

Sulla scrivania del Capostazione sono appoggiati due telefoni, quello grigio è un telefono normale: comunica e riceve con e dall’esterno; quello nero è piuttosto vecchio, serve per le comunicazioni di servizio.


PRIMO TEMPO

All’aprirsi del sipario la scena è vuota. E’ notte, piove forte, ogni tanto la scena è rischiarata dai fulmini e si odono dei tuoni.

Nell’ufficio è accesa la stufa, l’orologio appeso ad una delle pareti segna la 1,50.

Si apre la porta di fondo ed entra il Capostazione. L’uomo indossa il cappello d’ordinanza rosso, coperto da un piccolo accessorio impermeabile dello stesso colore. Cappello, giaccone, scarpe, sono fradici di pioggia.

CAPOSTAZIONE – ( chiude la porta, rabbrividisce, va alla stufa, butta un

ciocco di legno nel fornello e guarda l’orologio. Si accorge che la legna sta finendo e che ce ne vorrebbe dell’altra, fa per andare verso la porta per chiamare il manovale, ci ripensa. Si toglie il giaccone ed il cappello e li appende all’attaccapanni dal quale pende una sciarpa a strisce fatta a mano, che si avvolge intorno al collo .Si frega le mani, va alla stufa, si scalda un po’. Si accorge che un bottone della patta dei pantaloni è rimasto aperto, con qualche difficoltà si abbottona. Sospira. Ritiene di essersi scaldato a sufficienza. Va allo sportello-biglietteria, ne chiude tutte le finestrelle salvo una, sistema nelle scansie qualche blocchetto di biglietti. Va alla scrivania di destra, si siede, rovista tra le sue carte, non riesce a trovare qualcosa, guarda il suo orologio, lo controlla guardando l’orologio sulla parete. Continua nella ricerca. Borbotta) E questo è Tiziano! ( Rovista ancora, si alza, va a cercare altrove, trova alla fine il suo vocabolario di frasi inglesi, lo libera dalla polvere dandogli un colpo col palmo della mano) Guarda dove l’è andato a mettere! (Si rimette a sedere alla sua scrivania. Legge, quasi tra sé, le frasi italiane e ne ripete sottovoce la traduzione in inglese). Do you want to spend a penny? (Pausa, legge ). Yes, I want. ( Pausa). Milk and coffee, please. (Pausa). An italian express, please. (Squilla il telefono grigio) The telephone!It rings. ( Si avvia svogliatamente verso il telefono). Pronto…? Pronto…? Fai lo scherzo, eh? Metti pure il juke-box adesso… (tra sé) Madonna come deve essere la gente! … Non si sente niente. (Un fulmine). Coi fulmini! … ( Parla più forte). Coi fulmini non si sente niente! ( Più forte).  Non funziona! E’ lei che ha telefonato, ritelefoni! (Sbatte giù la cornetta) . Ma vedi le pretese che tengono! They pretend. ( Va al vocabolarietto, non trova la traduzione di quel che ha detto). Pretend, pretend … mi sa che non è quello. ( Guarda l’orologio, va verso la stufa, apre lo sportello e ci butta dentro un altro ciocco, tocca il suo orologio. Si ferma un attimo di fronte alla stufa, è soddisfatto del calore che produce, si toglie la sciarpa dal collo e la appende con cura all’attaccapanni, torna alla scrivania, si rimette a studiare l’inglese). Tony’s mother is a woman… la  madre di Antonio è una donna. Tony’s father isn’t a woman. ( Pausa. Pensa a quello che ha detto ) E certo! Se è il padre! Mah! ( Poggia il vocabolario. Sospira. Tira fuori dalla sacca un thermos, si versa dell’orzo nel coperchio a forma di bicchiere. La sua attenzione è attratta da un rumore proveniente dall’esterno, sorbisce il suo orzo, sente di nuovo il rumore. Si alza e va verso la porta centrale, si ripara dal vento rialzandosi il bavero, guarda fuori da uno spiraglio, rientra, prende una lampada elettrica, la accende, torna alla porta, cerca con la lampada nel buoio esterno). Agosti’, sei tu? ( Pausa)  Oh, Agosti’! (Pausa, ascolta). Vabbé, vattene. ( Ascolta). Alle sei, arriva alle sei e dodici. (Pausa). Buona notte, Agosti’! ( Chiude la porta, spegne e ripone la lampada. Suona la campanella che segnala l’imminente passaggio di un treno. Guarda l’orologio. Riprende la lampada, si fa alla porta e muovendo la lampada fa una segnalazione.)

Passa un treno passeggeri, le luci dei finestrini accesi, attraverso l’effetto del riflettore puntato su degli specchi rotanti, si riverbera all’interno dell’ufficio.

CAPOSTAZIONE –  (Torna alla scrivania, scrive un appunto su un registro,

tira fuori dalla tasca della giacca un Vicks-Spray-nasale, se lo porta al naso e tira sù, richiude il flaconcino e lo rimette in tasca. Si schiarisce la gola, continuando a stronfiare va verso il telefono di servizio, compone un numero, aspetta, quindi entra in comunicazione con il collega che presta il servizio notturno in  un’altra stazione). Oh! Palo? … 1,55. Si, eh! E’ passato adesso. … Come quale? Il 285, quello dell’1,50, porta cinque minuti … Eh, cinque minuti … Vince’, i soliti, quelli soliti che porta il 285… No, no. Guarda… Ti andrà male l’orologio… Eh, se qua porta cinque minuti, vuole dire che li portava pure da te… Ma sì, sì: 1,50! Quello ha sempre portato i cinque minuti suoi! Da quando ci sta la Calabro-Lucana, sempre all’1,55 è passato… Che? … No, no, niente… Tutto tranquillo… alla villa ci stanno le luci alle finestre… Ah, da te?! … Ah sì? Le tedesche? … Ah. E mo’ che fai? … Te porti a … Te porti a casa. Eh, a Palo tenete la comodità che la stazione sta dentro il paese, e qua invece stiamo in mezzo al deserto. Ma… Sì, sì, dico: come sono? … ah! Belle, eh? … Vince’, beato a te! … Come? Come sta chi? … Bene, bene, cioè benino, lo sai com’è mamma. Proprio bene non ci sta mai… Il solito … Mo’ dice pure il fegato… Vabbe’, senti, io ti lascio. Sì, le frasi inglesi … eh non si sa mai… Eh, se vado a Francoforte … Allora, cinque minuti sul 285, oh!Auguri per le tedesche!... La minigonna. Vince' sei sempre il solito fetente... No, no, tieni ragione... Di coscia lunga? Di coscia lunga, marcia-longa. E certo, se sono tedesche!... Allora ci sentiamo per il 405? chiami tu, vabbuò, buona notte Vince'. (Riappende la cornetta, va alla radio e l'accende, la radio trasmette un pezzo molto moderno tipo "0 Superman" di Laurie Anderson. Ascolta per un po’ contrariato,quella canzone non gli piace proprio. Cerca altre stazioni, non trova musica di suo gradimento, spegne la  radio. Comincia a sistemare delle cose per l'indomani mentre inizia a cantare il "Ragazzo della Via Gluck" di Adriano Celentano. Nel frattempo si toglie la  giacca e gli occhiali, si affaccenda con blando impegno e si trova a volgere le spalle allo sportello-biglietteria).

Qualcuno bussa da fuori, in corrispondenza dello sportello della biglietteria. Una mano entra dalla finestrella dello stesso sportello e bussa sul piano del bancone interno.

FLAVIA- (da fuori) Non c’è nessuno? (Il capo  stazione non risponde) C'è

nessuno?

Il Capostazione continua la sua azione e, non sentendo, non risponde.

Un solo battente della  porta di fondo si apre e  appare Flavia. La ragazza è in abito da sera e pelliccia. E' bagnata di pioggia. Appena entrata si mette a guardare sulla parte esterna  del battente - che ora è nella  stanza – e, per leggere meglio  il foglio delle partenze,  si mette dei graziosi occhiali  da sera. Trova quel che cercava,  si toglie gli occhiali, si scrolla un po’  d'acqua di dosso, entra. Il Capostazione non si accorge del suo ingresso.

FLAVIA -  Senta, scusi, io vorrei una  prima per Lecce.

CAPOSTAZIONE - ( Si  volta, si  accorge della  presenza di  Flavia, resta     

 folgorato, si rimette velocissimamente  la giacca).

FLAVIA- Una prima per Lecce. (Cerca nella  sua borsetta da sera. Non

            ricevendo risposta) Non è mica chiuso,vero?

CAPOSTAZIONE - Cosa?    

FLAVIA - No, dico: la biglietteria è chiusa?

CAPOSTAZIONE - Chiuso?  No, no, è aperto.

FLAVIA - Ecco.  Allora mi darebbe una prima per Lecce su quello delle 6,12?

CAPOSTAZIONE - Si, benissimo. (Si gira intorno senza costrutto, si rimette

gli occhiali) Grazie.

FLAVIA - Ma come grazie? Mi scusi, è lei che  fa i biglietti o no?

CAPOSTAZIONE - I biglietti? Si, ecco, subito. (Va a prendere i biglietti,  e fa

cadere delle cose. Flavia non vede quel  che combina perché si sta guardando intorno) Allora: prima...

FLAVIA - Si può  fare una  telefonata?

CAPOSTAZIONE - Eh no, il telefono pubblico non c'è.

FLAVIA - Ma lei non può  farmi telefonare?

CAPOSTAZIONE - Io...veramente non potrei.

FLAVIA- Guardi, mi faccia  questa cortesia, è  una cosa...urgente.

CAPOSTAZIONE - E' che...dove deve telefonare?

FLAVIA- Una interurbana.

CAPOSTAZIONE - Eh, un'interurbana. . .Ma lontano?

FLAVIA - (Seccata) Non vuole sapere altro? Guardi, non  fa niente, come non

detto.

CAPOSTAZIONE - No, che  c'entra, se è urgente. Sa, è il regolamento. Poi

arriva la bolletta e …

FLAVIA - (Estrae un foglio da centomila dalla borsetta) Per Roma possono

 bastare?

CAPOSTAZIONE - (Respingendo la banconota) No, dicevo, lei non lo sa, ma

qua c’era uno che  telefonava in Venezuela e è  arrivata una bolletta... Prego, faccia pure, a disposizione.

FLAVIA - (Riprendendo il suo denaro, secca) Grazie. (Va al telefono nero).

CAPOSTAZIONE - No, quello grigio, quello nero è il servizio.

FLAVIA - Ah, quello nero...

CAPO STAZIONE - Per Roma è 06.

FLAVIA - Lo so. (Alza la cornetta, compone  il numero).

CAPOSTAZIONE - (Si mette a fare qualcosa, ma cerca di sentire quel che la

 ragazza dice al telefono)

FLAVIA - Mario? Si, sono  Flavia. Scusi per l'ora, Mario. Senta... Sì, sto bene.

Senta,  Mario, avverta il signore che domani sera sarò a casa… sì, domani sera. Ah, Mario, per chiunque dovesse chiamare: io non  ci sono e voi non sapete quando torno… Si, chiunque. Buona sera, Mario. (Riappende  la cornetta).

CAPOSTAZIONE - Va a Roma?

FLAVIA - Non capisco cosa le possa interessare dove vado io. Le ho detto una

prima  per Lecce. E lei mi dia una prima per Lecce.

CAPOSTAZIONE - Si, però ... in effetti non c’è,  scusi, ma sul 391 non c'è la

Prima: è un locale.

FLAVIA - Non c'è la prima?

CAPOSTAZIONE - No, non c'è.

FLAVIA - Ma che  razza di treno è?

CAPOSTAZIONE        - Sono treni cosi, in  effetti...

FLAVIA - E allora faccia una seconda se c'è almeno la seconda, altrimenti mi

metta sul  carro bestiame.

CAPO STAZIONE -  (ride a quella che crede sia una battuta molto spiritosa) La

signorina vuole  scherzare. Certo che  ci sta la seconda! (tra sé, cercando tra i biglietti) Una  seconda, una seconda,  e  dove sta?

FLAVIA- E' puntuale?

CAPOSTAZIONE        - Come?

FLAVIA - Il treno!  Il treno per Lecce è puntuale?

CAPOSTAZIONE        - Beh...

FLAVIA- (Scandendo) Dico: questo treno delle 6,12 arriva alle 6,12?

CAPOSTAZIONE        - Ah, il 391?

FLAVIA- Il  391, il 392… quello per Lecce.

CAPOSTAZIONE - (Guardando nelle sue  carte) Si, si, abbastanza,  è

     abbastanza puntuale, porta quei cinque-dieci minuti che...no, non è puntuale.

FLAVIA - Va bene. Adesso me lo da questo biglietto?

CAPOSTAZIONE - Il biglietto...Il biglietto...(Armeggia coi vari blocchetti).

FLAVIA- Una  seconda  per Lecce. (Pausa) Ah, da Lecce, poi, c'è la

    coincidenza per Roma o...o anche per Milano?

CAPOSTAZIONE -6,57 binario 2: Bari-Napoli-Roma; 7,05 binario 3: Bari-

Bologna-Milano-Copenaghen.

FLAVIA - 6 e 57...?

CAPOSTAZIONE        - ... .Bari-Napoli-Roma, e 7,05 binario 3...

FLAVIA - … Milano.

CAPOSTAZIONE        - Via Bologna.

Pausa.

FLAVIA - Quant'è il biglietto?

CAPOSTAZIONE        - Fino a Roma?

FLAVIA - (Spazientita)  Ho detto fino a Lecce.

CAPOSTAZIONE - (Guardando sul suo prontuario) Allora:  seconda...Lecce...

Sul piazzale  arriva una grossa berlina. Fari, frenata, il motore viene lasciato

acceso, lo sportello viene  aperto. Qualche imprecazione per la pioggia.

FLAVIA- (Improvvisamente allarmata sentendo il rumore della macchina) C'è

un bagno qui?

CAPOSTAZIONE - (Alzando gli occhi dal prontuario) Come? (Lo sportello

dell'auto viene chiuso)

FLAVIA - (Più forte) C'è un bagno?

CAPOSTAZIONE - Ci stanno i cessi, ma è fuori... C'è...

FLAVIA - Grazie, non fa niente.

CAPOSTAZIONE - Come, non le serve più?

FLAVIA - Ormai... (Entra Danilo, Flavia  si volge dalla parte opposta a

quella dell'entrata)

CAPOSTAZIONE - Mi dispiace, ma come mai?

DANILO - (E' in smoking, è bagnato di pioggia, biascica qualche imprecazione.

Al capo stazione) Scusi, che ha visto?...(Vede Flavia) Ah, tu stai qua.   

CAPOSTAZIONE - Desiderava?

DANILO - (Distrattamente senza guardarlo) Niente. (Pausa) Ho detto: Tu stai

qua! (Pausa) Dico a te, è  un’ora che giro, sono andato pure all'ospedale del paese.

CAPOSTAZJONE        - (A Flavia) Allora viene 3.850.

DANILO - Che?

CAPOSTAZIONE        - Il biglietto viene  3.850.

DANILO – Vabbe’, 3.850, 3.850! (Si avvicina Flavia e la prende per un

 braccio, la porta un po’  più  lontano dal Capostazione) Flavia, mi senti?

FLAVIA - Ti sento,  non c'è nessun bisogno di alzare la voce.

DANILO- Va bene, va bene, è tutto  regolare,  arrivo fino  al paese, ti cerco casa

per casa, torno indietro. Al bivio penso: forse di là, e ti trovo nella bicocca della ferrovia.  Non c’è  niente di strano: tu te  ne vai, io ti cerco, e...però, adesso  sali in macchina con me, ti calmi, e torniamo alla festa.

FLAVIA - Mi dispiace ma  alla  tua  festa ci torni da solo.

DANILO - Alla mia  festa, Flaviuccia? Non scherziamo per favore.

FLAVIA- Io non scherzo,

DANILO - Flaviuccia, amore, stammi a  sentire, la  festa l'ho organizzata per te, me l'hai chiesta tu, o mi ricordo male? Non era:.la villa barocca, il giardino con gli oleandri, la         cornice? Hai detto così: la cornice, il profumo dei gelsomini. Hai fatto tutto tu, il menù, il programma musicale, e tutte le altre stronzate. Lo sai chi c'è, no?

FLAVIA - Chi c'è?

DANILO - Gente che conta c'è, la lista l'abbiamo fatta insieme, tutta gente

che...

FLAVIA - Ah, a very nice people!

CAPOSTAZIONE – (tutto contento di saper tradurre la frase inglese) Gente

molto simpatica.

DANILO - Si, gente simpatica! E' inutile  che  fai l'ironica, io con quella gente ci

lavoro, ci stanno pure un sacco di amici dei tuoi, tanto che  fai la schizzinosa. Quelli vengono qua  per me  e per te, e tu...

FLAVIA -  ...e io mi sono scocciata e  me  ne  vado.

DANILO - Tu lo sai che per me conta.

FLAVIA - Conta  cosa?

DANILO - Lo sai: che sto con te...se ci vedono insieme...anche il credito, in

certo senso...

FLAVIA - Ah! Adesso sarei una specie  di banca ambulante.

DANILO - Ma no, che banca! Tu sei il mio amore. (Breve pausa) Dico: quello

 che hai chiesto io l'ho fatto?

FLAVIA - Ti ricordo che il filmetto a luce rossa  e il  resto non te l'ho chiesti io.

DANILO -  Ma il resto che? Dai! Ti sei incazzata e hai fatto la  tua  uscita da

gran signora. Va bene. Ha fatto effetto. Adesso però torni e vedrai che  fa ancora più  effetto.

FLAVIA - T'ho detto che là io non ci torno.

DANILO - Flaviuccia,  e dai! Fuori c'è la macchina col motore acceso. (Pausa)

Lo senti? (Pausa, ascolta improvvisamente rapito da quel suono) E' pure un po' scarburata.

FLAVIA - Ecco, portaci il tuo meccanico alla villa.

DANILO - Così non torni?

FLAVIA - (Alza gli occhi al cielo)

DANILO - Fla',  vedi di non farmi saltare i nervi, che poi...

CAPOSTAZIONE – (a causa della sua inclinazione alla gaffe, ma anche per

cercare di togliere d’impaccio la ragazza) Allora? Lo devo staccare il biglietto per Lecce?

DANILO - No, un momento. Non c'è bisogno, non stacchi niente.

FLAVIA - (Cerca nel portafogli e  va verso il  Capostazione) Ha detto 3.850?

CAPO STAZIONE - Sì, 3.850, solo andata.

DANILO - E dai! Smettiamola  con questa storia! (Prende Flavia per un braccio

 e  cerca di attirarla a sé, sicuro  che lei lo segua)

FLAVIA - (Arriva alla scrivania del capo stazione, sbatte sul tavolo il denaro)

Solo andata!

DANILO - Ma quale solo andata! (La tira a sé)

FLAVIA - Lasciami!

DANILO - (La lascia) Ti lascio. E che t'avrò fatto mai?! Te lascio, non te

 preoccupa', tu non sai quanto m'hai rotto le palle co' tutte ‘ste storie!(Fa

 per andarsene)

CAPOSTAZIONE - Spicci non ce l'ha?

DANILO - (Si volta) Io vorrei proprio sapere che cavolo ti credi di essere.

FLAVIA - Vanno bene diecimila?

CAPOSTAZIONE - Sì, le do subito il  resto. (Va ad un cassetto a cercare degli

 spiccioli)

DANILO - Parlo con te! T'ho chiesto chi cazzo ti credi di essere.

FLAVIA - Io?

DANILO - Tu, tu.

FLAVIA – Io? Nessuno.

CAPOSTAZIONE - (Armeggia cercando di aprire lo sportello inferiore del

secretaire) Ma guarda se questo...(Desiste dalla sua azione, peraltro inutile)

DANILO -  (Al capostazione) A che ora parte il treno?

CAPOSTAZIONE        - Dove deve andare?

DANILO -  Dove devo andare? Il treno! Quello delle 3.850, quello che prende  la 

signorina.

FLAVIA-  Non è una  cosa che  ti può interessare.

DANILO -  E invece,  guarda un po’, a me m'interessa proprio sapere a che ora

parte il treno per Lecce. (Al capostazione) Allora, a che ora parte questo treno?

CAPOSTAZIONE -  Per Lecce bisogna aspettare. (Cade il piano ribaltabile del

secretaire) E di sotto non s'apre,  e di sopra s'apre da solo! (Fa scattare il suo cronometro e poi richiude il piano)

DANILO -  E guarda se ti risponde, questo! (A Flavia) Flavia, guarda,  ti do un

consiglio gratis: ti rilassi, ti dai una calmatina, e poi mi telefoni e  ti vengo a prendere,  tanto è là che devi tornare.

FLAVIA -  Prendo il treno proprio perché là io non ci torno. Non credo che

sentirete la mia mancanza,  c'e molta gente più  adatta di me per certe feste...Io prendo il  treno.

DANILO -  Ma che  treno e  treno! Ti voglio vedere a te nel treno dei

sottosviluppati. Il  treno! Ma se sei sempre andata con l'autista! Le orsoline  e la signorina  inglese, che  cazzo ne sai tu dei treni  e degli autobus?! Si, stattene  qua, divertiti, aspetta il  treno, voglio proprio vedere quanto ci resisti qua dentro, col tavoliere delle Puglie!

Esce sbattendo la porta. Dopo qualche secondo si sente lo sportello della macchina che viene sbattuto. Avvio del motore, l’auto esce dal piazzale della stazione con una forte.

Pausa.

 Flavia  si siede. Il Capostazione poggia il  resto ed il biglietto sul tavolo davanti a  sé. Va  alla stufa a scaldarsi le mani. Guarda l'orologio,  aggiunge un ciocco nel fornello della stufa. Flavia guarda davanti  a sé, batte ritmicamente  un piede in terra.

CAPOSTAZIONE - (Torna  alla scrivania, prende il biglietto ed il  resto  e li

va  a mettere sul tavolo presso il quale è seduta Flavia. Si schiarisce la gola) Permette? (Accenna, con lo sguardo ed indicando,  al fatto che vuole lavorare. La ragazza non si avvede delle sue segnalazioni. Lui si mette al suo tavolo e riordina con forzato efficientismo, le carte che già all'inizio della commedia aveva sistemato. Tossicchia. Accende la radio. Flavia  si riscuote dai suoi pensieri e rabbrividisce. Il capostazione spegne la radio e si concentra di nuovo sul suo lavoro)

FLAVIA - (Si stringe nella pelliccia) Fa freddo, eh?

CAPOSTAZIONE - Si, in effetti...(Guarda le sue carte  scrive qualcosa. Si alza

gli occhiali, come  facendo una pausa nel lavoro) In effetti fa un po’  freddo.(Si alza, va alla stufa, ne apre  lo sportelletto,  guarda l'orologio, controlla il fuoco, si stropiccia le mani, riguarda l'orologio, decide di aggiungere un altro ciocco, si stropiccia ancora le mani) Ecco qua, in  effetti...un po' di fuoco mette allegria.

Pausa.

FLAVIA - Scusi, l'ha  fatto poi il biglietto?

CAPOSTAZIONE - Come?

FLAVIA - Dico: il biglietto?

CAPO STAZIONE - (Indica il tavolo) Gliel'ho messo lì, c’e pure il resto delle

diecimila lire.

FLAVIA - (Si volta, vede il biglietto ed il denaro) Ah. (Distrattamente prende

tutto nella mano destra, poi passa il tutto nella mano sinistra). Molto gentile, grazie.

CAPOSTAZIONE - Prego. Se vuole controllare…(Indica il denaro)

FLAVIA - (Butta un'occhiata distratta al denaro) Cosa? Ah, non c'è

bisogno, grazie.

CAPOSTAZIONE - Prego. (Si siede alla scrivania e meticolosamente riordina

    timbri, blocchetti, penne, registri)

FLAVIA - (Respira forte e si alza. Va alla stufa, vi si siede accanto, accavalla

 le gambe. Pausa) Non avrebbe una rivista, per caso?

CAPOSTAZIONE - (Butta un occhio alle  cosce della ragazza, distoglie lo

 sguardo) Le riviste?

FLAVIA - Si, qualche  cosa da leggere.

CAPOSTAZIONE - Le riviste! Sì, ci stanno  da qualche  parte. Un momento.

FLAVIA - Faccia, faccia pure con comodo, non c'è nessuna fretta.

CAPOSTAZIONE - In  effetti...Le 6,12.. .(Cerca) Stavano negli elenchi, chissà

Tiziano dove le ha messe. (Cerca ancora tra gli elenchi. Dalle pagine gialle  estrae un numero di OGGI nel quale è contenuto un numero di  LE ORE) Ecco qua: c'è OGGI. (Sventola nell'aria il rotocalco dal cui interno fuoriesce la copia di LE ORE. La rivista pornografica atterra vicino ai piedi di Flavia. La ragazza si china  e fa appena in tempo a leggere il titolo e a capire di cosa si tratti perché, con grande rapidità, il capostazione la recupera) Non è niente, questo è Tiziano che…Ci ha la  fissazione  di questi giornaletti di porcherie.

FLAVIA - Tiziano?

CAPOSTAZIONE -Eh, Tiziano! L'altro capo stazione. (Breve pausa) In effetti è

per il  fatto dei turni. Ci stanno tre turni e  allora ci stanno pure tre capi stazione.

FLAVIA -  Capisco.

CAPOSTAZIONE - Si, c'è il titolare, che è una  specie  di direttore: è il titolare.

Ci ha pure il  diritto all'appartamento. (Indica la  scala e la porta a sinistra)

FLAVIA - Ah, sopra c'è un appartamento?

CAPOSTAZIONE - E come no!  E' l'appartamento del titolare.

FLAVIA - E ci vive?

CAPOSTAZIONE - In  effetti  ci potrebbe stare lui, e pure  la famiglia, cioè,

ha diritto perché è il titolare: niente incidenti, gli scatti di anzianità  e  quelle cose che...

FLAVIA - Ma vive qua sopra?

CAPOSTAZIONE - No, no, in effetti non ci vive nessuno,  stanno tutti ai paesi,

sa, per i figli: la scuola; la moglie, i treni che passano...Poi ci siamo io...e Tiziano, che siccome è giovane, legge pure queste porcherie qua. Sa com'è: sono giovani. (Rimette LE ORE dentro OGGI e ripone il tutto nel libro delle Pagine Gialle) Mi dispiace, le riviste non ci stanno.

FLAVIA - E OGGI?

CAPOSTAZIONE - OGGI che?

FLAVIA - E' quella dove dentro c'era LE ORE.

CAPOSTAZIONE - Ma quella non è roba  per le signorine.

FLAVIA - OGGI?

CAPOSTAZIONE - OGGI, ieri, domani, è sempre materiale  scottante.

FLAVIA - Io dico: OGGI, la  rivista.

CAPOSTAZIONE - Eh, no, magari OGGI ce lo scordiamo di fuori,  e se

quell'altra non sta dentro a OGGI poi Tiziano si accorge che io mi sono accorto che lui...Magari (ridacchia) pensa pure che io gli ho letto LE ORE suo, e poi che pensa?! E' meglio che lasciamo tutto come stava. (Ripone le riviste)

FLAVIA - (Seccata) E lasciamo tutto come  stava.

CAPOSTAZIONE – Scusi, sa.

FLAVIA - Niente, niente.

CAPOSTAZIONE - No, è perché, così...In  effetti è una  questione di amor

proprio, quell'amor proprio che anche per forza di causa maggiore...

( Pausa. Si siede)

FLAVIA - (Si accende una sigaretta) Ne vuole una?

CAPOSTAZIONE - No, no, ho smesso da cinque anni.

FLAVIA -Ma com'è che di là non c’è neanche una panca per chi deve aspettare?

( Dopo essersi accesa la sigaretta lascia accendino e pacchetto sulla scrivania)

CAPOSTAZIONE- La gente le rompono.

FLAVIA - E allora?

CAPOSTAZIONE - La società che  ce  le  rimette  a fare?

FLAVIA - Già, un bel modo di ragionare.

Pausa.

Flavia  sbuffa. Si alza,  gira per la stanza, attorno ai tavoli e alle scrivanie, muove qualche oggetto,giocherella con qualche altro. Il Capostazione la guarda rapito. Si ferma di fronte alle cartoline che  stanno attaccate al muro e le guarda. Nel corso successivo del dialogo il Capostazione, senza parere, rimette al loro posto tutti i piccoli oggetti spostati dalla ragazza.

FLAVIA – (accennando alle cartoline) Com'è che vengono tutte dagli stessi

posti?

CAPOSTAZIONE - (Sorpreso mentre metteva a posto qualcosa) Che?

FLAVIA - Le cartoline, qua.

CAPOSTAZIONE - Eh? Come dice?

FLAVIA - Sono tutte di Abano, Salsomaggiore, Viterbo  e Castellammare.

CAPOSTAZIONE - Ah, si, in effetti sono tutte di Abano, Salsomaggiore, Viterbo

 e  Castellammare.

FLAVIA - Eh! Dico: com'è?

CAPOSTAZIONE - Sono i reumatismi...

FLAVIA- I reumatismi?  E cosa c'entra?

CAPOSTAZIONE - Già, lei che ne può  sapere. In  effetti.

FLAVIA - Di cosa?

CAPOSTAZIONE - Dei reumatismi.

FLAVIA – Ah! Si fanno i fanghi! Ad Abano, a Salsomaggiore e in quegli altri

posti, si fanno i fanghi. I reumatismi si curano coi fanghi. Sono cartoline di località termali.

CAPO STAZIONE - Giusto! Località termali! E lei come lo sa?

FLAVIA – Be’, non è una notizia cosi riservata, lo sanno tutti che a Abano ci

Sono le terme, è per quello che si chiama Abano Terme, non le pare?

CAPOSTAZIONE - Già, è vero! (collegando per la prima volta la parola Abano

con la parola Term) Abano-Terme. Abano-Terme! Vedi che uno... Lei ci è stata con i suoi?

FLAVIA - A Salsomaggiore (Piu' piano) Con mio padre.

CAPO STAZIONE - (Interdetto) Ma...Suo  padre pure ci ha le cure

termali?...Pure suo padre è un assistito:"INPS?

FLAVIA - (ride) No, non è un "assistito INPS e non ha  i reumatismi. A

 Salsomaggiore si fanno i congressi.

CAPO STAZIONE - Sui fanghi!

FLAVIA - Non lo so. Si, forse anche sui fanghi.

CAPOSTAZIONE - E suo padre fa i congressi?

FLAVIA -Non è che faccia i congressi, va ai congressi. Presenta delle relazioni.

CAPOSTAZIONE - E che  dice?

FLAVIA - Questo non lo so, sono tutte questioni tecniche. Si incontrano tutti

questi primari, lì, per due-tre giorni, un week-end e...

CAPO STAZIONE - Si: un fine  settimana.

FLAVIA - Si incontrano,  e  discutono di un argomento specifico che in genere

da il titolo al congresso: eziologia dell'ipertensione…problemi cardiovascolari…

CAPOSTAZIONE - Già i congressi che si sentono dire: "nel corso del congresso

 a Salsomaggiore..." E…e com'è Salsomaggiore?

.FLAVIA - Perché, lei non c’è mai stato?

CAPOSTAZIONE - No. Io…sono le cartoline del titolare e di Tiziano. Loro ci

         andavano sempre.

FLAVIA - Sempre i reumatismi?

CAPOSTAZIONE -E' l'umidità, i turni di notte… adesso poi loro hanno messo

quelle altre terme vicino a Bari e così i fanghi non  se  li fa più nessuno. E' stata una cosa grossa, è venuta pure sui giornali. L'INPS ha detto che bisognava andare  a queste terme della Puglia,  e  allora c’è stata la polemica, proprio.

FLAVIA - Perché i fanghi di queste nuove terme non sono curativi?

CAPOSTAZIONE - No, sono buoni,  dice  che sono buoni.  Ma  è l'INPS che

è stato un po’  così... un po' fetente. Sa, era pure un po’  per cambiare aria. Uno si faceva i fanghi, e intanto si faceva anche un po' di villeggiatura in un bel posto. Dice che  la sera c’è movimento. Ci stanno pure le  aste e l'orchestrina.

FLAVIA - Già, è vero, ci sono le  aste, l'orchestrina, tutti quei vecchi...

CAPOSTAZIONE        - E' bella, eh, Salsomaggiore?

FLAVIA - Si, carina.

CAPOSTAZIONE – Be’, una volta o l'altra ci vado pure io. (sospira) Eh! Si gira,

si va qua si va là, si mandano le  cartoline, e così uno le mette nello specchio del mobile della sala, nell'ufficio, nella scarrazza della biglietteria... In  effetti è proprio così.

Pausa.

Flavia torna  a  sedersi vicino alla stufa, si toglie  la pelliccia,sbadiglia.

CAPOSTAZIONE - Le è venuto sonno, eh?

FLAVIA - No, no.

CAPOSTAZIONE        - Si annoia.

FLAVIA - No. Scusi.

CAPOSTAZIONE - Eh, il turno di notte è duro, gli altri se ne stanno a  casa belli

belli, si vedono la  televisione,e alle undici se ne  vanno a letto. Noi invece, eccoci qua, si lavora la notte...E quelli magari ti vengono a rompere i lampioni a sassate perché il bar Cristallo ha chiuso… si lavora per la collettività, come  i medici, i piloti, i carabinieri...

FLAVIA - (sbadiglia ancora) Mi scusi, non so com'è.

CAPOSTAZIONE - No, e che scusa? Lei non ci è abituata.

FLAVIA - Veramente io...ci sono abituata a fare tardi.

CAPOSTAZIONE - E non le  viene  sonno?

FLAVIA - Se sto in compagnia prima delle tre o delle quattro a letto non

ci...Scusi, cioè, volevo dire, che...

CAPOSTAZIONE - No, no, qua è proprio noioso. (Pausa) A me, sarà strano,

quando mi viene proprio sonno e non posso dormire mi cominciano  a far  i piedi e mi devo slacciare le  scarpe.

FLAVIA - Si metta delle scarpe  aperte, che ne so: dei mocassini.

CAPOSTAZIONE - (sorridendo a chi non capisce) I mocassini! Le scarpe

stanno nella divisa. Le vede? (Mostra le sue scarpe) Sono quelle della  società, però  ce le dobbiamo pagare da noi, in effetti le paghiamo scontate: quindicimila lire! Sono scarpe buone, loro ci fanno il prezzo politico  per via che stanno nella divisa e allora... E così, quando è tardi e mi fanno male  i piedi, io me le slaccio  e allargo i lacci. Non glielo fa pure a lei quell'effetto che gli si gonfiano  i piedi?.. Cioè, scusi, mi sono un  po'...Certe volte uno dice le  cose senza quel l'amor proprio  che...

FLAVIA - Ha  ragione.

CAPOSTAZIONE - In effetti ho  detto una  cosa scostumata.

FLAVIA - No, ha proprio ragione, mi fanno male  i piedi. Saranno i tacchi. (Si

toglie le scarpe buttandole un po' lontano  da sé col semplice gesto del piede)

CAPOSTAZJONE        - Ma, veramente...

FLAVIA - (E' assorta nel gesto di muovere i piedi e guardarli. Alza lo sguardo

e  vede la  faccia del capostazione) Vuole che me  le  rimetta? (Il capo stazione non risponde) Se le da  fastidio me  le  rimetto.  Le  da fastidio  vedere piedi nudi? (Si alza in piedi e si rimette le scarpe)

CAPOSTAZIONE - No.

FLAVIA - E allora perché fa quella  faccia?

CAPOSTAZIONE - Così, in  effetti è che...

FLAVIA - Cosa?

CAPOSTAZIONE - Sono belle. Tutte lucide,  col tacco, gli stanno bene  a  lei

che è così alta.

FLAVIA - Ah, per quello! Allora mi scusi ma  me le tolgo proprio. (scende dalle

 scarpe) Così vede anche che non sono per niente  alta.

CAPOSTAZIONE - (sorride) E come no?! E' proprio alta, una  ragazza ...Una

donna  alta.

FLAVIA - (Si siede) Sarà! Senza tacchi io mi sembro una  specie di papera.

CAPOSTAZIONE - Ma che dice? Una papera! Lei le papere non le  ha viste

mai,  vedesse quelle  qua  del paese,  tutte con quel... (con le mani mima un sedere spropositato) No, dico, in  effetti, lei è slanciata pure senza  i tacchi.

FLAVIA - (Sbadiglia  di nuovo) Sì, una donna slanciata! Un giorno gliene

presento qualcuna di donna slanciata, le porto Kristin, così si rende conto della differenza.

CAPOSTAZIONE – Kristin? Lei la conosce?

FLAVIA - Perché, la  conosce, anche lei? Ecco, così non mi viene  a dire che io

sono una  donna  slanciata e alta. Uno e ottantadue. Quella è una donna  alta!

CAPOSTAZIONE        - Kristin è 1,82?

FLAVIA - Certo, non ha  detto che la conosce?

CAPOSTAZIONE        - Io?

FLAVIA - Ha detto che la conosce, no?

CAPOSTAZIONE - Kristin?

FLAVIA - Eh!

CAPOSTAZIONE - (Come se parlasse di un personaggio storico) No,no.

FLAVIA -  E allora perché ha detto che  la conosce?

CAPOSTAZIONE - No, dicevo se lei la conosce.

FLAVIA - Già, in effetti, lei come fa  a conoscerla.

CAPOSTAZIONE - No, no, io non la conosco proprio. E… che fa Kristin?

FLAVIA - E' una pittrice, una amica di mio padre, una pittrice svedese.

CAPOSTAZIONE - E' amica di suo padre...svedese...

FLAVIA - Sì.

CAPOSTAZIONE        - Già.

Pausa.

FLAVIA - (Mette la testa fra le mani, ritira le gambe sotto il bacino)

CAPOSTAZIONE - (Deciso, vedendo l’ azione di lei) Le faccio un caffè, è

meglio che si sveglia un po'.

FLAVIA - Ma io non ho sonno.

CAPOSTAZIONE- Vuole OGGI?

FLAVIA - Che?

CAPOSTAZIONE        - La rivista.

FLAVIA - Ah,  OGGI!

CAPOSTAZIONE - (Si avvia per prendere la rivista) Adesso gliela prendo.

FLAVIA - No, no, magari ce la scordiamo, e poi il suo amico Tiziano...

CAPOSTAZIONE - A Tiziano gli fa pure piacere se glielo racconto.

FLAVIA - Veramente! Non mi va di leggere.

CAPOSTAZIONE - E allora accetta un caffè.

FLAVIA - No, non si disturbi. E poi dove lo va a trovare un caffè a quest'ora?

CAPOSTAZIONE - (Tutto attivo ed allegro) Dove lo vado a trovare, dove lo

vado a trovare! Qua siamo organizzati, non deve mica credere, nel nostro piccolo teniamo quell’amor proprio che in effetti...(Tira fuori una macchinetta per il  caffè e una bottiglietta di birra,  da questa versa dell'acqua nella macchìnetta)

FLAVIA - Scusi, ma per fare il caffè ci mette la birra?

CAPOSTAZIONE - Allora mi vuole offendere! Quella è solo la boccetta, dentro

c'è l'acqua. La boccetta è del Peroncino, ma dentro c’è l'acqua pura.

FLAVIA - Me ne darebbe un goccio, per favore?

CAPOSTAZIONE - Mo', trovo subito il bicchiere. Ma è meglio di no, tanto deve

pigliarsi il caffè.

FLAVIA - Ma adesso mi va un sorso d'acqua.

CAPOSTAZIONE - Agli ordini! (Tira fuori un bicchiere della Peroni)

Bicchiere! Guardi, pure il bicchiere è della birra. Sa, qua è tutto alla buona, così, nel nostro piccolo. (Porge il bicchiere a Flavia) Ecco qua, la signora è servita.

FLAVIA - Grazie. (Beve. Porge di nuovo il bicchiere al capo stazione)

CAPOSTAZIONE - (Guardando la ragazza e sorridendole) E com'è, eh?

FLAVIA - Buona.

CAPOSTAZIONE - Eh, lo sapevo che  se  ne intendeva. Questa è l'acqua della

 sorgente qua del paese, è diuretica.

FLAVIA - Ah, è diuretica?

CAPOSTAZIONE - Sì, manda al bagno,  è per i reni, è proprio la morte sua dei

 reni.

FLAVIA - Si, in  effetti è buona.

CAPOSTAZIONE        - (ride)

FLAVIA - Che c'è?

CAPOSTAZIONE - Niente.

FLAVIA - Come niente, perché ride?

CAPOSTAZIONE - Ha  detto  "in effetti" pure lei. A me mi sfottono perché dico

sempre "in effetti", ma in effetti è un modo di dire che, se è appropriato, significa quello che  significa. (Mette la macchinetta sulla stufa) Tra tre minuti è pronta.

FLAVIA - Anche fossero quattro è lo stesso.

CAPOSTAZIONE - No, no, ci mette proprio tre minuti di cronometro. L'ho

misurata col pulsante qua. (Indica il suo orologio) E' proprio precisa come un orologio.

FLAVIA - Ma, cioè, lei ha cronometrato quanto ci mette la macchinetta per fare

 il  caffè?

CAPOSTAZIONE - Certo! Due minuti e cinquantasette o cinquantanove secondi,

dipende da quanta polvere ci mette, se ce ne mette poca fa prima, se ce ne  mette di più piglia quei  due secondi di ritardo.

FLAVIA - Ah, due secondi che...

CAPOSTAZIONE - Sa com’è,  qua  la notte che  devi fare? Io  ci ho l'orologio

con il cronometro, vede? (Mostra il suo orologio) Che  ci vuole?! Uno sta qua e controlla tutto. Per esempio: un ciocco di legno per essere consumato ci mette o diciotto o diciannove minuti. Sono calcoli che, come  si dice, nel corso degli anni, uno man  mano  se li fa, e rimane quell'esperienza che  ti dice che il  caffè ci vogliono tre minuti,  e il ciocco o diciotto o  diciannove minuti. Sono cose cosi: esperienza. (Guarda l'orologio) Per esempio quella… (indica,il piano ribaltabile del secretaire)

FLAVIA - Quella,cosa?

CAPOSTAZIONE - La tavola dell’armadio, cioè il piano ribaltabile. Quello gli

manca una quindicina di secondi e  casca.

FLAVIA - No, non è possibile.

CAPOSTAZIONE - Vuole vedere? Facciamo  la prova?

FLAVIA - Va bene,  facciamo la prova.

CAPOSTAZIONE - (Guarda l'orologio) L'ho fatto partire prima, quand'è

 cascato che c'era pure...

FLAVIA - E adesso, secondo lei, quanto manca?

CAPOSTAZIONE - (Guarda l'orologio) Sei secondi e casca. Meno

cinque..quattro… (Conta mentalmente guardando l’orologio, aspetta qualche ulteriore secondo, ma il piano ribaltabile non cade. Si volta verso Flavia) Vabbe’, più o meno.

FLAVIA - Lo sapevo che non era possibile.

CAPOSTAZIONE -Bisogna  che  rifaccio le medie, in genere fa...Stavolta però

non ha fatto. (Il piano cade) Ah! Eccolo là! M'ha dovuto far fare la brutta figura con la signorina.

FLAVIA - Che brutta figura!?  E' fantastico! Ne sa fare altri?

CAPOSTAZIONE        - Di che?

FLAVIA - Di giochi così.

CAPOSTAZIONE - E mica è un gioco. E' la statistica, al giorno d'oggi tutto

cammina con le statistiche.

FLAVIA - Si, le statistiche, ma… perché cade?

CAPOSTAZIONE - E' rotto, ci metto le zeppe, le cose, ma  è rotto il    coso, il

gancetto.

FLAVIA - Ma...a tempi precisi...

CAPOSTAZIONE - Eh, saranno le vibrazioni, che ne so, l'umidità, ma

fa...cosi...ho controllato (batte con l'indice sul l 'orologio)

FLAVIA - Beh...è vero... nello studio a casa mia, c'è un  secretaire con una

catenella e… cade sempre.

CAPOSTAZIONE - Lo vede?! E i tempi l'ha  presi?

Squilla il telefono grigio.

FLAVIA - Chi è a  quest'ora?  Altre stazioni?

CAPO STAZIONE - No, quello è il diretto, chissà chi è adesso. Oggi con questo

temporale non funziona niente. (Fulmine) E guardalo! (Va all'apparecchio e alza  la cornetta) Hello? Sì? Ah!... Sì, sì, no, no...il fegato?...  Sì, sì, no, nessuno, sto qua così...L'antispasmina l'hai presa?...Vabbe’, quando torno te lo... Sì, me lo ricordo...Studiavo un po' l'inglese...My mother is the more beautiful mother in the world....Come? Ma’, vuole dire: che mia madre è la più bella del mondo...(Fa cenno a Flavia di starsene zitta) E la  televisione? …Ah, tieni ragione, Raffaella è finita alle undici  e mezza,  certo... Era bello?...Ah, la solita. E vabbe’, quella sempre Raffaella è.

Bolle l'acqua del caffè.

FLAVIA - (sottovoce) Il caffè sta uscendo.

CAPOSTAZIONE - Oddio , il caffè! (alla cornetta) No, ma' ...ma che scherzi,

quale caffè? Lo so che mi fa male! Io mi piglio l'orzo tuo... Sì, sì, nel thermos,  dicevo... Ma', lo faccio per Silecchia, il manovale. (Si scusa con Flavia  a gesti. Girandosi e protendendosi, cerca di raggiungere la macchinetta del caffè restando alla  cornetta. Non ci riesce)...E certo che piove pure qua... Ma', stiamo a tre chilometri come vuoi che là piove e qua no.( Fa  cenno  a Flavia di togliere la macchinetta da sopra la stufa e di portargliela)

FLAVIA - (Prende la macchinetta per il manico che, per essere parzialmente

 consumato, le scotta le dita) Ah! Ma il manico non funziona!

CAPOSTAZIONE - (Si scusa con ampi gesti per l'inconveniente) No, ma', è la

radio, l'annunciatrice della radio. Una commedia che s’intitola: “ Il manico non funziona”… E non lo so che commedia è… (Fa cenno a Flavia di aspettare a prendere la  macchinetta. Prepara una specie di presina con dei pezzi di carta, fa avvicinare Flavia,  le porge la  presina) Il Nirvanil te lo sei preso? Non fa effetto? Senti a me, mo' ti metti là…(Flavia ha preso la macchinetta dalla stufa, a  cenni chiede dove siano le tazze. Il capo stazione, mentre continua a parlare al telefono, le da mimicamente le indicazioni necessarie a trovare l'occorrente) Ti metti là...E vabbe’, te lo ripeto! Ti metti là, pigli NOVELLA 2000 e vedi che a poco a poco...(Flavia trova le tazze e i cucchiaini, cerca qualche altra cosa: lo zucchero. Il capo stazione fa dei gesti che Flavia interpreta come un rifiuto dello stesso zucchero) Ah, dall'altra parte ci stava Mike Buongiorno,  e che  ha fatto Trevisan?… Ha vinto un'altra volta! E quanto? Allora sta a quota settantacinque milioni! (Flavia gli mette nelle mani la  tazzina ed il cucchiaino, meccanicamente il capo stazione  gira il  caffè col cucchiaino. Flavia si siede e sorbisce il suo caffè) Vabbe’, mo' ti pigli l'altra antispasmina e vedi che il fegato...Eh! Te lo tieni sul comodino, senza che ti stai a alzare...Quando torno poi ti porto il Maalox e il latte…Sì...Ciao, ma’, adesso ci ho da fare...C'è…(guardando Flavia che non lo sta osservando) …un merci speciale...Sì, adesso, è straordinario. Ciao. La radio? Come la radio? Ah, la radio! L'ho abbassata. (Cenni a Flavia) Ciao, vedi di farti qualche oretta di sonno. … Ma’, se ci diciamo tutto adesso, di che parliamo mo’ che vengo a casa? …Si, ecco, buona…buona…buona notte! (Riappende la cornetta, gira ancora il suo caffè) Sa, mia madre. (Sospira). Eh, povera donna! (Beve il  caffè, ha un caricato brivido di piacere) Buono! Ci voleva proprio! (Continua a centellinare il  caffè).

FLAVIA - Anche lei lo prende senza zucchero?

CAPOSTAZIONE - Si, tre cucchiaini colmi.

FLAVIA - Mi dispiace.

CAPOSTAZIONE - Perché?

FLAVIA - Non l'ho trovato.

CAPOSTAZIONE - Che cosa?

FLAVIA - Lo zucchero.

CAPOSTAZIONE - Non c'era  lo zucchero?

FLAVIA - Non lo so, io non l'ho trovato.

CAPOSTAZIONE - E per lei non ce l'ha messo?

FLAVIA - Io lo prendo senza zucchero, dicevo per lei.

CAPOSTAZIONE - Per me non fa niente.

FLAVIA - Ma come? Ha detto che  le piace con tre cucchiaini di zucchero?

CAPOSTAZIONE - E in effetti il mio è zuccherato.

FLAVIA - No.

CAPOSTAZIONE - Noo?

FLAVIA - Io lo zucchero non ce l'ho messo.

CAPOSTAZIONE - Davvero?

FLAVIA - Sì, non l'ho trovato.

CAPOSTAZIONE - (Pausa. E' imbarazzato) Non...Non era...(ride) Eh! Il  caffè

 è un piacere, più lo mandi giù e più ti tira su.

FLAVIA - (ride) Ce ne è rimasto un altro po’, lo vuole? Magari dentro a questo

ci mette un po' di zucchero.

CAPOSTAZIONE - No, no, in effetti era buono pure così. Ma vuole lo

zucchero? Sta qua. (Va a prenderlo)

FLAVIA - No, io lo prendo senza.

CAPOSTAZIONE  - Anzi, quasi quasi.. .piglio pur' io l'abitudine e da domani me

lo prendo senza zucchero.

FLAVIA - Ma a sua madre però gli ha detto che prende solo l'orzo.

CAPOSTAZIONE  - Quella sennò si preoccupa. Vuol dire che pure l'orzo me

lo piglio senza zucchero.

FLAVIA - Era sua madre?

CAPOSTAZIONE        - Chi?

FLAVIA - Prima, il telefono, era sua madre?

CAPOSTAZIONE - Si, eh, povera donna, sta malata. Telefona così, si vede la

televisione. Che ci vuole fare, sta sempre là dentro a quel letto.

FLAVIA - E' immobilizzata al letto?

CAPOSTAZIONE- Come?

FLAVIA - Dico , per  la malattia, deve stare sempre così, sempre  a letto?

CAPOSTAZIONE - No, certe volte si alza, per esempio per i bisogni... corporali.

FLAVIA - Ah, per… i bisogni.:..

CAPOSTAZIONE - Eh! Per quelli va benissimo. E' una  meraviglia! Due volte al

 giorno a otto ore precise di differenza.

FLAVIA - Ha cronometrato anche i ...bisogni corporali di sua madre?

CAPOSTAZIONE - No, quelli no. L'ha cronometrati lei. E' una donna precisa.

Certo, uno dice: è un problema, tieni la madre malata a casa, che fai? Ma, pure se non ce l'hai, che fai? Lavori, torni  a casa mangi...

FLAVIA - Ma lei non è sposato?

CAPOSTAZIONE - (ride furbescamente) Seeh! Lei non la conosce  a mia madre.

Quella mica la buggerano le  gatte  morte che ci sono qua. In effetti lei ci avrà pure il carattere suo, però tu non gli puoi rispondere male, quella è la padrona di casa, vuole quella maniera. E che ti chiede?! E invece...

FLAVIA - ...E invece le gatte morte non erano rispettose.

CAPOSTAZIONE - In  effetti...Però mica si deve credere che qua sono zone

maleducate, senza amor proprio, no, che c'entra, però c'è quel fatto che sicuramente in città non ci sta: la chiacchera (Fulmine)  E sentilo! (riprendendo il filo del discorso) Non si fanno gli affari  loro: "non è malata qua, non è malata là, lo stipendio glielo porta tutto a lei…" Gatte morte. (Pausa) Lia no, Lia era proprio brava, teneva la merceria di proprietà, la domenica portava le paste, portava rispetto... (Pausa).

FLAVIA - E allora che è successo?

CAPOSTAZIONE - Eh, che è  successo che è successo. S'è sposata col

maresciallo. Quello è arrivato qua, sa com’è, in effetti: un bel giovanotto del nord, alto, carabiniere! La divisa è sempre la divisa. Pure noi la teniamo la divisa, ma quella dell'arma è faraonica proprio. Un po' m'è dispiaciuto, così…le telefonate, le lettere anonime senza il nome...Comunque, quando mamma muore,  fra mille anni per carità, mi sposo pure io. Trovo una bella ragazza, non di qua, di Altamura, là tengono tutte gli occhi celesti, e poi non sono gatte morte (pausa). Mah!...Il matrimonio, uno dice dice, ma è proprio una bella cosa.

FLAVIA - (Dubitativa) Insomma.

CAPOSTAZIONE - E lei che  ne può sapere, così giovane com'è.

FLAVIA - Lo so, lo so.

CAPOSTAZIONE - (irrigidendosi un po') Perché, che è sposata? Io

credevo...La fede non la porta.

FLAVIA - No, io no. Dico in generale.

CAPOSTAZIONE - Come in generale? (Manca la luce per qualche  istante).  E

guarda l'Enel che scherzi fa, ci hanno fatto pure la cabina nuova!

FLAVIA - (Molto allarmata) Ma...Torna? Torna  la luce?

CAPOSTAZIONE - E chi lo sa! C'è la cabina nuova e  poi: due gocce d'acqua...

FLAVIA - Scusi, me la prenderebbe la pelliccia?

CAPOSTAZIONE        - Ha freddo?

FLAVIA - Si. Ho un po' di freddo.

CAPOSTAZIONE - Un momento, quando trovo la lampada, che così troviamo

 pure la pelliccia.

FLAVIA - E non la può trovare subito?

CAPOSTAZIONE - E che fretta c'è? Non stiamo mica dentro  a un frigidaire.

FLAVIA - E' che...

CAPOSTAZIONE - (Al buio si scontra con una  scrivania) Guarda se il

 chitammuorto del tavolino!

FLAVIA - E' che...

CAPOSTAZIONE - Che è…?

FLAVIA - E' che io ho un po' paura del buio.

CAPOSTAZIONE - (Raccogliendo quel che ha  fatto cadere scontrandosi con la scrivania, da le spalle alla porta di ingresso e, chinandosi, scompare dietro uno dei tavoli. Torna la luce) Eccola qua, stavolta ha  fatto subito.

Sulla porta è Danilo con dei fiori in mano. Flavia lo vede e caccia un urlo.

CAPOSTAZIONE – ( non vedendo Danilo) Che è? (Va verso Flavia).

FLAVIA –  (a Danilo )Cosa vuoi ancora?

CAPOSTAZIONE – Io niente, dicevo: che è stato?

DANILO – Flavia…

CAPOSTAZIONE – Diceva… (riemerge da dietro la scrivania e vede Danilo)

 Ah…buonasera, che belle rose…

FLAVIA – Prendi il treno anche tu?

DANILO – Flavia, senti…

FLAVIA – E porti anche dei fiori come gentile omaggio al capostazione.

CAPOSTAZIONE – ( a Danilo) La signorina vuole scherzare. Sa, sono serate un

po’…

DANILO – Flavia, i fiori sono per te, io – lo vedi –sto qui, mi sto anche

 umiliando davanti…

CAPOSTAZIONE – ( si schiarisce la gola, finge di sentire un rumore di sopra).

E questi sono i topi! Scusate, con permesso… ( si avvia per andare di sopra).

FLAVIA – Resti, resti pure, c’è lo spettacolo e lei se ne va?

CAPOSTAZIONE – Lo spettacolo…?

DANILO – Quale spettacolo? ( al capostazione) Scusi, è un fatto che…

CAPOSTAZIONE – ( uscendo) E sentili che sarrabanda che fanno! Eh, come si

dice: quando il gatto non c’è i sorci ballano. (esce)

Pausa. Flavia batte ritmicamente sul tavolo con una matita.

DANILO – Flavia, scusa per prima, io… (pausa) Però adesso pensavo che

 queste rose potessero…

FLAVIA – Potessero cosa?

DANILO – Non lo so, non lo so. Flavia, io… che ti devo dire? Lo sai: ti amo.

FLAVIA – Ah si? E quando te ne sei accorto?

DANILO – Come quando? Stasera, per esempio, guardavo la luna e pensavo

 che…

FLAVIA – Non hai proprio vergogna. Tu mi ami!

DANILO – Si.

FLAVIA – E la luna. L’hai pensato guardando la luna?! Danilo, piove da due

giorni, non c’è nessuna luna. Le rose! Mi porta le rose che ha tolto dai vasi di casa!

DANILO – Senti, vabbe’, le rose non le vuoi, va bene, quando torniamo a Roma

però, ho pensato, se ti piace, un Rolex che io vorrei…

FLAVIA – Ce l’ho già il Rolex, Danilo.

DANILO – D’oro.

FLAVIA – Anche quello d’oro, non credere che io sia una di quelle squinzie che

per un Rolex o un giro in macchina… e, se lo vuoi sapere, trovo assolutamente cafone che tu adesso ti metti a fare il fidanzatino di Peynet e te ne esca poi con i Rolex e con le rose, potevi pensarci prima. Eh, no! E’ troppo facile, caro il mio Rolex.

DANILO – E vabbe’, le rose no! (le butta in un angolo)Il Rolex no, ma che

c’hai, che è?

FLAVIA – Sono offesa.

DANILO – Che?

FLAVIA – Offesa! Lo sai cosa vuol dire offesa?

DANILO – Ma amore, la nostra storia…

FLAVIA – Danilo, cerca di essere serio per un momento, se ci riesci. Quale

 amore? Quale storia? Ci conosciamo da poco prima di Natale: venti giorni...

DANILO – Ventinove, non ti ricordi neanche…

FLAVIA – Va bene, un mese! E tu dopo un mese credi di sapere chi sono io?

DANILO – No, non dico…

FLAVIA – Ecco, appunto, non lo puoi sapere. Invece io, adesso, lo so chi sei tu.

DANILO – Flavia, queste sono proprio le cose delle monache.

FLAVIA – Te l’ho detto io delle monache, non è mica una scoperta.
DANILO – Beh, se lo vuoi sapere t’hanno fatto proprio male.
FLAVIA – Lo sai benissimo che adesso le orsoline non c’entrano niente, da

quelle maledette monache ci sono stata io a scuola,  non tu, la multa se ti cadeva la penna, l’inchino… insomma non sono cose che… era mia madre che…

DANILO – Te la raccomando, quella!

FLAVIA – Non ti permetto!

DANILO – (ridacchiando allusivo) Si permette lei, però.

FLAVIA – Basta. ( va alla porta del piano superiore) Signor… Scusi… può

 scendere per favore?

DANILO – Vabbe’, vabbe’, ti saluto, io ci ho quelli che m’aspettano. Ah, alle sei

e dodici, l’ho saputo: è alle sei e dodici ( andandosene inciampa nelle rose che ha gettato in terra) Che cazzo! ( scalcia le rose) Le rose del cazzo!

( esce).

CAPOSTAZIONE – (rientra) Mi aveva chiamato?

FLAVIA – Si… no.

CAPOSTAZIONE – E’ andato via il suo …

FLAVIA – Si, si è calmato… ha capito e … si scusa anche con lei.

CAPOSTAZIONE – Ah, grazie, cioè no, prego, insomma… ( vede le rose). Uh,

guarda che peccato! Gli sono cascate?

FLAVIA – No, veramente…

CAPOSTAZIONE – (raccoglie le rose e le pone in un recipiente) Ecco, fanno

figura proprio. Pure qui dentro sono sempre… in effetti.

Pausa.

FLAVIA - C'è un bagno qui?

CAPOSTAZIONE - No, veramente sta fuori, ci stanno i cessi, ma per una

signora...In effetti sono un po' sporchi, che Filippo...E poi c'è...Come si chiama? La...La cosa alla turca.

FLAVIA - Va bene, non si preoccupi, è lo stesso.

CAPOSTAZIONE - No, no, che  c'entra, in casi di forza di causa maggiore,

ci sono le chiavi.

FLAVIA - Come le chiavi?

CAPOSTAZIONE - Le chiavi di sopra. (Indica l'appartamento superiore)

 L'appartamento del titolare, ce la porto subito.

FLAVIA - Ecco,  se non le  dispiace vorrei andare subito. (ride) M'è venuta una

  certa urgenza, sa com'è, alla pipì non si comanda.

CAPO STAZIONE - (Scoppia  a  ridere) "Alla pipì non si comanda"! Questa è

mondiale! Gliela devo raccontare a Tiziano.

FLAVIA – Be’, forse non è proprio necessario.

CAPOSTAZIONE - No, no almeno si fa quattro risate, in fondo è un tipo allegro.

(Estrae la chiave da un cassetto) Please, madame, do she want comes with me?

FLAVIA - Do you want to come with me!

CAPOSTAZIONE        - Mi sono sbagliato, eh?

FLAVIA - Si,  varie cose, soprattutto ha messo la  terza al posto della seconda.

CAPOSTAZIONE - Eh! (Ridacchia) Ho sbagliato col cambio.

FLAVIA - Col cambio?

CAPOSTAZIONE - Niente. Dico la seconda, la terza, le  marce della macchina.

FLAVIA - Sì, sì, le marce. Andiamo adesso? Deve essere stata la sua acqua

 diuretica.

CAPOSTAZIONE - (Guarda l'orologio) Un momento solo.

FLAVIA - Sta per passare un  treno?

CAPOSTAZIONE - No, no, che  treno.

FLAVIA - Allora,  se non le dispiace, andiamo.

CAPOSTAZIONE - Le volevo solo far vedere una  cosa che… E' curiosa.

FLAVIA - Mi scusi, ma  adesso proprio non mi interessa, magari dopo.

 Andiamo?

CAPOSTAZIONE - (Si gingilla ancora un attimo) Sì, sì, subito, peccato, però,

mancavano solo sette secondi. (I due escono di scena. Dopo qualche secondo il piano ribaltabile del secretaire cade con fragore)

Pausa.

SIPARIO


SECONDO TEMPO

In  scena si  vede solo Flavia. E' seduta su una sedia, di tre quarti rispetto al pubblico,  è scalza e sulle spalle ha la sciarpa che nel primo tempo era al collo del Capostazione. Flavia mangia dei Ritz, è allegra e divertita, si capisce che aspetta qualcosa o qualcuno.

Da dietro una scrivania compare all’improvviso il Capostazione che si toglie  gli occhiali.

CAPOSTAZIONE - (Imitando Mike Buongiorno) Signore e signori, allegria!

(Flavia ride ed applaude) Ahi, ahi ahi! Signora Flora, pardon, signora Flavia, una  domanda da due milioni! Due milioni! Qual’è la  cura per i reumatismi dei capi stazione? (Con la voce riproduce il rumore elettronico che nei quiz televisivi scandisce il passaggio dei secondi)

FLAVIA - (Finge di concentrarsi) I reumatismi...la cura per i        reumatismi...

CAPOSTAZIONE - (C.S.) Eh, signora Flavia, mi sa che lei ha scelto una

domandina difficilina, che i nostri esperti...

FLAVIA - I fanghi di Salsomaggiore!

CAPOSTAZIONE - Salsomaggiore? Non  so. (Guarda nel suo foglio) Il notaio

 conferma? (Pausa) La risposta è incompleta! (Scandisce ancora i secondi)

FLAVIA -  Abano.

CAPOSTAZIONE - Abano?.. .Ancora un piccolo sforzo.

FLAVIA - Abano Terme...

CAPOSTAZIONE        - Bene.

FLAVIA - Viterbo.

CAPOSTAZIONE - Viterbo?...

FLAVIA - E Castellammare di Stabbia!

CAPOSTAZIONE - Risposta esatta! Fiato alle trombe, Turchetti!

FLAVIA - (Saltella felice per la scena) Due milioni! Due milioni!

CAPOSTAZIONE - Signora Flavia, stasera è doppiamente fortunata!

FLAVIA  - Lo credo: due, due milioni!

CAPOSTAZIONE -No, cara la mia  signora Flavia, stavolta ha dato la risposta

errata!

FLAVIA - E perché?

CAPOSTAZIONE - Perché, signora Flavia, un attimo. Turchetti, fiato alle

trombe! (Si nasconde sotto la scrivania) Perchè stasera è nostro ospite il “molleggiato”,  ecco a voi e a noi, Adriano  Celentano! (Emerge da dietro la scrivania imitando Celentano) "Era un ragazzo della Via Gluck".

FLAVIA - (Intendendo l'andatura dinoccolata di Celentano) Le gambe, le

 gambe! (Imita l'andatura di Celentano)

Squilla il telefono grigio. Flavia continua a ballicchiare.

CAPOSTAZIONE - (Si ferma) E mo' che è?

FLAVIA - Sarà sua madre.

Pausa, il telefono non squilla

CAPOSTAZIONE - Non era  nessuno.

FLAVIA - Guardi, provi a  telefonare a casa sua, magari era sua madre che...

CAPOSTAZIONE -No, no, se poi non  era lei, si sveglia  e è peggio. Quella           ormai dorme, sono le cinque passate...(Squilla il telefono. Si precipita

 a rispondere) Pronto? Ma'? Mamma?! Pronto?!  (Ascolta, riappende 

la cornetta) Questi sicuramente sono quelli degli scherzi.

FLAVIA - E Morandi?

CAPOSTAZIONE - (Fra sé) Non ci hanno proprio niente da fare.

FLAVIA - Morandi lo sa fare?

CAPOSTAZIONE        - Gianni Morandi?

FLAVIA -  Eh! E' un altro dinoccolato.

CAPOSTAZIONE - Eh,  adesso non lo so...(Prova a mettersi in posizione. Si

ferma) A scuola lo facevo sempre, doveva vedere,  tutti a  ridere come pazzi.They were crazy for laughing.

FLAVIA - Bravo! Questa volta ci ha  azzeccato.

CAPOSTAZIONE - Ha visto? Ogni tanto...Ma  in effetti, quelli ridevano come

pazzi, però non si capiva se ridevano per Morandi o per me.

FLAVIA - Forse anche un po' per lei.

CAPOSTAZIONE        - Dice?

FLAVIA - Mi faccia  vedere, cosi lo capiamo meglio.

CAPOSTAZIONE. - Vado?

FLAVIA - Sì, sì. (il capo stazione si mette in posa. Flavia ride) E che...Che

 canzone  fa?

CAPOSTAZIONE - (Già cantando) "Fatti mandare dalla mamma" (Squilla

 ancora il telefono grigio) Aaah! It rings continuativity!

FLAVIA - Continuously.

CAPOSTAZIONE – Vabbe’, è lo stesso: di continuo. Vediamo un po' chi è. (Alza

la cornetta) Pronto? Hello? Who are you? (ridacchia complice all'indirizzo di Flavia) You have scocciated us… Pronto? No, scusi, sì, sì, stava facendo come...In effetti oggi l'inglese... Ah, sì, sì, certo, gliela passo. (Fa cenno a Flavia che è per lei)

FLAVIA - (Che durante la battuta precedente, per scherzare, diceva delle cose al

        capostazione nel suo perfetto inglese, si rabbuia) Chi è?

CAPOSTAZIONE - (Ottura il microfono della cornetta, e parla sottovoce) E' lui,

gli ho  detto che...

FLAVIA- Non gli può dire che non ci sono?

CAPOSTAZIONE - Veramente gli ho detto che gliela passavo. (Pausa) Che

faccio? (Nella cornetta) Sì,  sta venendo. (Ottura di nuovo il microfono) Facciamo finta che casca la linea? Tanto ci sono i lampi.  (Pausa ) Facciamo che casca la linea?

FLAVIA - (Prende  in mano la cornetta) Pronto? Chi è?

CAPOSTAZIONE - (Sottovoce) E' lui.

FLAVIA - (Gli dà un'occhiataccia, il  capo stazione la raccoglie, si allontana

un po’, guarda l'orologio, va all'attaccapanni, si veste,  si prepara, con lampada fischietto, per il passaggio imminente di un treno) Che cosa vuoi ancora? (Lunga pausa, ascolta) Senti, Danilo, mi sembra  che  a  questo punto sia...Sì, sì, tu mi ami, me l’hai detto... Ah! Adesso sarei io la...Tu e il tuo smoking comprato da Brioni...Si, precisamente! Lo smoking già fatto lo comprano soltanto gli scrausi, si, hai sentito bene!...Precisamente: mio padre...Si, mon cher, anche le mutande, se ti può interessare, anche le mutande ...dal sarto...Sì, dal sarto!...Va bene, io sono la principessa sul pisello.. .Ho capito! Ma, ricordatelo bene, caro il mio re del Circeo, io sarò anche la  principessa sul pisello, ma sul tuo, e soprattutto su quello dei tuoi amici  col filmetto, la principessina non ci sale, hai capito?!… Quando sono entrata nella  stanza.. Quando sono entrata nel la  stanza!...Danilo, cerca di non essere più volgare di quello che sei. (Un fulmine, manca la luce)

CAPOSTAZIONE - Allora ditelo! Quando piove staccate tutto  e andiamo a

candele!

FLAVIA -  Cerca di…(lunga pausa) No, è mancata la luce... Io ho...Lo sai che il

buio mi fa paura ...Io ho paura del buio come tante altre persone. (piange) No, non sto piangendo… ( Lascia il telefono. Torna  la luce).

Suona il telefono nero. Il Capostazione  fa per rispondere, vedendo però il

telefono grigio con la cornetta penzolante, lo prende.

CAPOSTAZIONE        -  Signor Danilo,  piange… così  da sola…Veda se...Non

le vuol dire...  (Riappende la cornetta) Aveva già attaccato.

FLAVIA - (Piange  sommessamente)

Lunga pausa.

Il Capostazione  si allontana  dal telefono, cerca di prendere una

posizione lontana  da quella di Flavia per non  disturbarla. Ogni tanto si volge a  spiarla, anche come se dovesse cominciare un  discorso.

Via via Flavia si calma.

Un fulmine.

CAPOSTAZIONE- (guardando in alto) Queste giornate di pioggia sono

proprio... (All'esterno passa un treno. Il capostazione lascia  a mezzo la  sua frase e scappa fuori. Dopo un po’  ritorna. Sbatte la porta, è decisamente contrariato. Si spoglia  sbattendo le sue  cose, da dei  pugni sul  tavolo). Il porco iggiuda del treno merci! Neanche un avventizio! M'ero pure preparato. M'hanno telefonato. Che porco iggiuda si distrae uno? Stai al lavoro e ti distrai! (Alza la cornetta del telefono nero, forma un numero, il telefono evidentemente non funziona) Ci si mettono pure i telefoni che non funzionano. (Sbatte la cornetta sull'apparecchio. Da un pugno sul tavolo, ne cade un posacenere che va in terra) Eccolo là, sempre così,  le disgrazie non vengono mai sole! (Raccoglie i pezzi del posacenere, fa un tentativo sommario di riconnetterli, decide che è impossibile) E come lo metti più  a posto questo?!  Era pure di Tiziano, era. (Getta i pezzi nel cestino delle cartacce) E è andato pure questo, è andato. (Si siede alla  scrivania, smania, segna qualcosa su un registro, borbotta tra sé) Neanche due parole puoi dire.  Sì!  E che porco iggiuda dici due parole  di notte?! (Fra i denti) Porco iggiuda!

FLAVIA -  Scusi, è stata colpa mia.

CAPO STAZIONE- Ma no, no, è che sono un fesso.

FLAVIA - Veramente lei è stato così  gentile.

CAPOSTAZIONE - Gentile! Gentile! Sul rapporto ci scrivono che sono stato

gentile. La gentilezza!  A loro che gliene frega? E quelli manco ti rispondono al telefono.

FLAVIA - Ma è tanto grave? Può succedere qualcosa?

CAPOSTAZIONE - Non succede niente. Succede che  se se ne accorgono mi

fanno un'altra volta il  rapporto.  Ecco quello che  succede. (Fra sé, girando delle penne tra le mani) Ti  fanno il rapporto, ti fanno! Non  vedono l'ora di azzannarsi gli uni con gli altri.

FLAVIA - Mi scusi, se avessi saputo...

CAPOSTAZIONE - E come lo poteva sapere.  (Citando) "Mettendo   repentaglio

l'incolumità dei  treni  e  delle persone nonché l'immagine  commerciale della  ditta .....

FLAVIA -  Ma  allora  è pericoloso, può  succedere un disastro ferroviario.

CAPOSTAZIONE - Il disastro...Quale disastro, qui non può  succedere niente, è

il rego1arnento che è un disastro. (ride). Il capotreno Senise  altro galantuomo quello, mi ero addormentato,  ero ancora avventizio,  e non gli ho presenziato il  cavolo di merci che portava.

FLAVIA - Ma sarà previsto in questi casi, che uno, di notte...

CAPOSTAZIONE - Glielo vada a dire a quelli  di Bari. Non è previsto.  A me mi

ci è scocciato per mio padre,  quello  era pure lui capostazione.

FLAVIA - Anche suo padre era un capostazione?

CAPOSTAZIONE - Quarantadue anni di servizio e non gli avevano fatto neanche

un rapporto. Non m'ha detto una parola per un mese,  a  tavola  faceva la  faccia  appesa e guardava dentro al piatto, poi sospirava, si alzava, e si andava a buttare sul letto. Allora io mi ci so no messo di punta per vedere se era vero: uscivo senza divisa, con la lampada rotta, telefonavo  e con quello di Palo mi mettevo a parlare di calcio. Niente,  non è successo mai niente. I treni passavano: merci, passeggeri, postali...: Fischiavano prima della stazione e - bobobom - bobobom - li sentivi che  se  ne andavano, sempre più lontani; un  altro fischio e poi niente, se piove la pioggia, se è  estate i grilli. Niente, non è successo mai niente. Quelli passano, ripassano, e non succede niente, ci stanno i binari, è tutto previsto. La divisa, la  lanterna, il  telefono, me lo dice lei a che servono? All'inizio, da avventizio, ti pare che sei tu; dice: la  divisa  si vede, la lanterna verde via libera, la telefonata lasciare libero il binario. Ma il binario è già libero, la divisa è scura e di notte  non  si vede,  e la luce verde al massimo vuol dire speranza! Non  servono  a niente. Se ti sbagli ti fanno il rapporto, ma,  a  servire, tu non servi a niente.

FLAVIA – Be’, non mi sembra che...

CAPOSTAZIONE - Guardi che sono anni che me ne  sono accorto: niente.

FLAVIA - Fate i biglietti.  (Mostra il suo)  A me serviva questo biglietto e lei me

l'ha staccato dal blocchetto.

CAPOSTAZIONE - (Con un blocchetto in mano) Si, certo, eh, quello è il bello,

uno fa il biglietto, va  a Bari,  e da lì: 7,20-      8,40- 9,37- 11,05: Bologna! Bologna: 12,13; 14,07- 15,22: Bologna- Brennero - Francoforte.

FLAVIA - L'ho preso una  volta quel  treno…

CAPOSTAZIONE - Per Bari?

FLAVIA - (sorride) No, quello che ha detto: Bologna- Brennero - Francoforte,

doveva essere quello  delle tre.

CAPOSTAZIONE - Davvero?

FLAVIA - Sì, certo.

CAPOSTAZIONE -  E com'è?

FLAVIA - Cosa?

CAPOSTAZIONE - Non lo so, il treno, Francoforte.

FLAVIA - Come tutti i treni e tutte le città.

CAPOSTAZIONE - No, Francoforte no.

FLAVIA - Francoforte è una bella  città, un po' tetra, una città del nord, una bella

città.

CAPOSTAZIONE - E' un gran treno. Vagone  ristorante quarta carrozza, dopo il

postale,  prima  in  testa e dalla quinta all'ottava, la seconda tutta  in coda. Locomotore 636, l'orgoglio dei locomotori italiani.

FLAVIA - Non me ne ero accorta.

CAPOSTAZIONE - Di che, che il vagone  ristorante è la quarta carrozza?

FLAVIA - Sì, sì…Non lo so.

CAPOSTAZIONE - E' perché prima c'è la carrozza postale che non ci ha  il

Numero; è così, come una carrozza fantasma che non c'è.

FLAVIA - Il postale è quello  che c’è solo il corridoio e le cuccette dei ferrovieri?

CAPO STAZIONE - Sì, c'è il bagagliaio, il reparto valori, la ritirata personale...(Si

ferma, si alza e va accanto alla finestra) Madonna! Ma che m’è preso stanotte? Parlo, parlo, parlo, sembro un avvocato, o…un primario ai congressi. E c'è mamma che  dice che sto sempre zitto...Scusi, non so com'è. (Fulmini) Sarà questo cacchio di temporale.

FLAVIA - No, almeno passiamo un po' il tempo.

CAPOSTAZIONE        - Già, passiamo il  tempo.

Pausa.

FLAVIA - E perché vuole  andare a Francoforte?

CAPOSTAZiONE         - E lei  come lo sa?

FLAVIA - No, m'era sembrato.

CAPOSTAZIONE - Eh, è  tutta una storia. Ci voleva andare mio padre, ha

sempre desiderato di andarci.

FLAVIA - E invece non ci è andato.

CAPO STAZIONE - No.

FLAVIA - Succede sempre cosi.

Pausa.

CAPOSTAZIONE - Era per via dell'8 settembre, siccome era anziano l'avevano

sbattuto in Sicilia, all'artiglieria costiera

FLAVIA -  A fare il militare?

CAPOSTAZIONE - No, quello l'aveva già fatto, era la guerra.

FLAVIA - La prima guerra mondiale?

CAPOSTAZIONE - No, la seconda,  questa qua del ‘40. Insomma, eh, stava con

l'artiglieria costiera in Sicilia, e era cosi: c’era una mitragliera italiana  e una tedesca, una tedesca e una italiana: alternate, no?  E a forza di stare là - che poi non succedeva niente, sparavano qualche colpo ogni tanto, di notte - s’era fatto amico col tedesco della mitragliera accanto. Si facevano vedere le  fotografie del portafoglio, cantavano le  canzoni napoletane, che papà ha sempre tenuto una bella voce. Erano amici, sa com’è la guerra.

FLAVIA - Ma come si parlavano?

CAPO STAZIONE - Papà col  tedesco?

FLAVIA - Sì,  tra loro.

CAPOSTAZIONE        - Mezzo e mezzo.

FLAVIA - Un po' in tedesco  e un po'  in italiano?

CAPOSTAZIONE        - Sì.

FLAVIA -  E' strano, due persone così...

CAPO STAZIONE - Papà si era imparato un po' di parole  tedesche  e l'altro un

po'  di parole italiane.

FLAVIA - (Soprappensiero)  E si capivano.

CAPOSTAZIONE - Sì, si capivano.

Pausa.

FLAVIA - E così erano diventati amici?

CAPO STAZIONE - Sì, però è arrivato l'8  settembre. Papà se ne è andato  e

invece li amico suo, Kurt, è restato là, in  Sicilia, con la mitragliera.  Dice

che non gli ha detto niente, l'ha  guardato fisso, ha  preso uno straccio  e s'è messo a  dare il grasso alla mitragliera, stava colla  testa bassa, ingrassava e faceva così:  (parla  tra i denti) "italiensch merd", proprio così diceva: "italiensch merd". Per quello voleva andare a Francoforte, perché Kurt era di Francoforte, glielo voleva spiegare il  fatto dell'8  settembre. Poi è morto prima  di andare in pensione,  e a Francoforte non ci è  andato. (Pausa) Può  essere che è morto pure Kurt. Oppure era già morto in guerra.  (Pausa) Chi lo sa? (Pausa. .Il        piano ribaltabile del secretaire cade, il capo stazione guarda l'orologio e si alza per rimettere a posto la tavola) Eh, è puntuale, è puntuale. (Rimette a posto la  tavola, tocca il suo orologio, si rimette a sedere)

FLAVIA -  E' strano.  Le stazioni stanno sempre  su una piazza grande, le

persone  ci passano davanti e non ci fanno caso, però,  se ti va, prendi  un treno  e da quella piazza si può  arrivare dove si vuole, basta prendere un  treno.

CAPOSTAZIONE - (Ride) E magari ti ritrovi a Francoforte. Mah,  sarà quello

sarà quell'altro, io non sono andato da nessuna parte.  E, in  effetti, col  fatto della Calabro-Lucana, terrei pure  la riduzione  del 4%  sulle  ferrovie dello  Stato, che è pure un peccato sprecarla, la  riduzione la riduzione, eppure...

FLAVIA- Non è che  abbia perso molto,  alla fin fine  tutte le città sono uguali. I

bar, il teatro dell'Opera, il porto, i negozi, gli autobus, gente che passa e ripassa.

CAPOSTAZIONE -Io una volta sono  stato a Roma, come città.

FLAVIA – Dove è stato?

CAPOSTAZIONE - AlI'INPS, per la pensione  di mia madre.

FLAVIA - L'INPS? Sta all'EUR?

CAPOSTAZIONE - Non lo so, sta davanti all'ospedale, un palazzo bianco vicino

alla piazza coll'obelisco.

FLAVIA - Ma... non sta mica  a Piazza del Popolo?

CAPOSTAZIONE - No,  a  Piazza del Popolo ci sono stato, ma  era  lontano

dall'INPS. Ma perché, lei è di Roma?

FLAVIA - Sì.

CAPOSTAZIONE - E, scusi, perché m'ha chiesto pure del treno per Milano?

FLAVIA - A Milano c'è la casa di mia madre.

CAPOSTAZIONE - Ma come, sua madre sta a Milano e lei…. Cioè,  in effetti

non sono  fatti miei.

FLAVIA - No, è semplice: i miei sono separati.

CAPOSTAZIONE        - Suo padre e sua madre?

FLAVIA - Eh, proprio loro.

CAPOSTAZIONE        - Ah, mi dispiace, che  peccato.

FLAVIA - Già, che  ci vuol fare.

Pausa.

CAPOSTAZIONE        - E cosi è di Roma.

FLAVIA - Sì.

CAPOSTAZIONE - La parlata non pare.  E come  mai che non sa dove sta

l'INPS? E' un palazzo grande.

FLAVIA- (Si accorge che l'orlo della  sua gonna  si è scucito) Ma guarda come

s’è andato a scucire l'orlo. (Si scopre un po' la gamba)

CAPOSTAZIONE - A me non mi piace Roma. Tutte quelle stazioni piene di

gente, quelle macchinette dei biglietti che se non c'hai gli spicci non puoi andare da nessuna parte. E' una confusione che ti confonde la testa, uno pensa: "Ma dove sono andato a finire: dentro a un flipper?”

FLAVIA - Per caso non avrebbe un ago con un filo?

CAPOSTAZIONE        - Che?

FLAVIA - Un ago con un filo?

CAPOSTAZIONE - E come no! Nel nostro piccolo due punti li sappiamo dare.

(Trova una, scatoletta contenente: aghi, fili vari, un ditale di ottone. Si dispone ad infilare il filo nell'ago).

FLAVIA - No, non c'è bisogno che  si disturbi, e poi non me lo posso togliere.

 Dia pure  fino a questo ci arrivo.

CAPOSTAZIONE – Lei…lei sa cucire?

FLAVIA - No, qualche piccolo lavoro. Dalle orsoline si faceva un corso di

 economia domestica.

CAPOSTAZIONE - (Che non ha  capito) Ah, dalle torsoline.

FLAVIA - (Ride) Orsoline! Sono monache, è una  scuola  di monache.

CAPOSTAZIONE - E lei è andata alla scuola delle monache?

FLAVIA - Tante  ragazze le  mandano alla scuola delle monache.

CAPOSTAZIONE - Ma poi… e poi si fanno monache?

FLAVIA - (ride).. No, è una scuola, una  ci va, ma poi fa una  vita normale, non

 sono seminari, sono scuole a pagamento.

CAPOSTAZIONE - (Valutando le informazioni) E stanno a Roma.

FLAVIA - A Roma, ma anche a Milano, in Svizzera.

CAPOSTAZIONE - Sempre monache?

FLAVIA - Si.

CAPOSTAZIONE - Ma guarda un po'. In effetti...

FLAVIA - (Cucendo) E di sera,  a Roma,  dove è andato?

CAPOSTAZIONE - Da nessuna parte, la sera a Roma non sai dove andare.

FLAVIA - Come non sa dove andare?! Ci sono tantissimi posti carini, bar,     teatri, locali.

CAPOSTAZIONE - No, non dico, è che  tutti se ne vanno. Che ne so, sanno tutti

dove devono andare, sanno le  strade, il senso unico, gli spicci per la macchinetta. Se ne vanno  a casa, oppure magari vanno a quelle feste che si  vedono alla televisione. Quelle  feste che ci stanno le donne con le scollature e gli spacchi, che,  a un certo punto, se io ci andrei, non saprei neanche  dove buttare l’occhio, con tutto quel...(guarda le cosce di Flavia)

FLAVIA - (Ride e si assesta la gonna)

CAPOSTAZIONE – Be’, che poi glielo vado a  dire  a lei che...Come si dice…a

Un certo punto lei ci andrà sempre a quelle feste che fanno, tipo Vecchia Romagna Etichetta Nera (Riproduce con la bocca  la musica della pubblicità della Vecchia Romagna, poi imita la voce che pronuncia la frase dello spot del liquore) "Una fredda giornata, ma dopo...a casa..." Eh! e invece, se non sei cittadino, a Roma  che fai? Non c'è un bar, non c’è la piazza, non c’è un biliardo. Stai come il militare di leva. Guardi quelli della città e pensi: quanto me ne vorrei stare al paese mio! (Pausa) E' la sera che ti frega! La sera fa così, quell'effetto...

FLAVIA - E' vero, soprattutto alle otto e mezza.

CAPOSTAZIONE - Alle otto  e mezza?

FLAVIA - Si.

CAPOSTAZIONE - Cioè alle 20,30?

FLAVIA - Si, alle 20 30. Per esempio una volta…(pausa) Stavo in macchina  a 

Piazza Ungheria, avevo parcheggiato e aspettavo e...

CAPOSTAZIONE - Perché, lei porta pure la macchina?

FLAVIA -  E che  c'è di  strano?

CAPOSTAZIONE - No...già…E così stava là...

FLAVIA- Sì, stavo nel parcheggio e le  macchine  passavano con i fari accesi e

gli stop rossi…(pausa) Chissà dove andavano. A un certo punto sono passati dei ragazzetti in motorino  che strillavano: "Oho, oho, oho!" perché la Roma aveva vinto col Torino.

CAPOSTAZIONE -  Era la decima del ritorno! Roma-Torino 2 a 1!

FLAVIA - Non lo so.

CAPOSTAZIONE - E allora?

FLAVIA – Allora ho alzato gli occhi e ho visto una  grande finestra illuminata, in

un palazzo moderno che  stava proprio di  fronte a dove stavo.C'era questa finestra grande senza tende, ma da dove stavo io si vedeva solo il soffitto.

CAPOSTAZIONE - Eh! Sempre il soffitto! Pure in quei palazzi vecchi che  ci

stanno  al  centro, si vede sempre il soffitto delle  case,  qualche  quadro, quei mobili di legno con tutti i libri dentro,  e le luci basse. .Ma perché a Roma nelle case tenete sempre  le luci basse?

FLAVIA - Le luci soffuse? Perché?...Non lo so.

CAPOSTAZIONE - E' per le  feste?

FLAVIA  - Le  feste??

CAPOSTAZIONE - Si, quelle della Vecchia Romagna Etichetta Nera.

FLAVIA - No, non è per le feste. Forse è per rendere più intime delle case troppo

 grandi.

CAPOSTAZIONE - Già,  me n'ero accorto che  le fanno un po' troppo grandi

quelle  case.

FLAVIA - Magari nei saloni le luci sono accese, i televisori funzionano, e  dentro

non c’è nessuno.

CAPOSTAZIONE - E dove stanno questi?

FLAVIA - Nei locali, in altre case… lasciano le  luci accese perché così quando

tornano a  casa trovano una atmosfera più calda.

CAPOSTAZIONE - Eh, le luci basse, in effetti, creano un'atmosfera. (Pausa) E

casa sua è così?

FLAVIA - Come?

CAPOSTAZIONE        - Col salone e luci basse.

FLAVIA – Si, proprio così.

Pausa.

   

CAPOSTAZIONE        - E pagate assai la luce?

FLAVIA - Di luce? Non lo so. Paghiamo, paghiamo…ma non è una questione di

soldi.

CAPOSTAZIONE - E di che  allora?

FLAVIA - Non lo so. Forse c'è troppo spazio e poca gente. Non c’è neanche mia

madre. Perché lei sta a Milano e là ha un'altra casa con un altro salone  e altre luci basse. (Pausa). Non lo so, certe volte penso che mi piacerebbe  avere una casa piccola con tanta gente dentro che  fa confusione, che non c’è neanche bisogno di portarsi le chiavi perché a tutte le ore c’è qualcuno, ma non la colf, o Mario. Oppure no, non ci saprei stare, non lo so, senza la colf  o Mario. (Pausa) Che dicevo? Ah,sì: quella finestra a Piazza Ungheria. Chi c'era là dentro? Era uno studio? Può darsi che fossero avvocati, con le loro scarpe di cuoio inglese, oppure architetti, con i loro gilet di cachemire giallo. Forse lavoravano. Facevano tardi lavorando per comprarsi altre scarpe di cuoio inglese e altri gilet di cachemire giallo. Ma io stavo là, fuori. Non so  se le  è mai capitato, le macchine se ne andavano verso le loro storie,  a casa, al cinema,  e io stavo là, nella macchina, ad aspettare.

CAPOSTAZIONE - Eh, è la vita della città: gente che va, gente che viene… Mah!

A me mi andrebbe  di andare a Francoforte. Può  essere che trovo a Kurt e così gli dico il fatto di papà.

Sul piazzale  si sente il rumore di una automobile che  arriva  a forte velocità. Una frenata, uno sportello che viene aperto e poi richiuso.

Flavia è allarmata, si infila in fretta  le  scarpe.

CAPOSTAZIONE - Eccolo qua! Ha visto che è arrivato subito il suo... (La frase

 Viene troncata dall'entrata di Danilo)

DANILO - (E' ubriaco, ha  evidentemente sniffato della cocaina. Ha il colletto

della camicia aperto, non porta più il papillon, i polsini della camicia sono slacciati, si asciuga ripetutamente la fronte con un grosso fazzoletto bianco che poi ripone nel taschino dello smoking. Si dirige direttamente verso l'attaccapanni, ne strappa la pelliccia di Flavia facendo cadere in  terra lo stesso attaccapanni. Raggiunge Flavia, tenta di metterle a forza la pelliccia sulle spalle) Pigliate 'sta pelliccia e andiamocene!

FLAVIA - Danilo...per favore.

CAPOSTAZIONE - (Si precipita a raccogliere la pelliccia, la  spazzola con la

mano. Nel seguito della scena resta con la pelliccia  in mano ed accenna a volerla  ridare ora a Flavia ora a Danilo)

DANILO - Che  cazzo ti credi di fare, eh? Che voi fa’?

FLAVIA - Danilo, calmati, non c'è bisogno di fare scene.

DANILO - (Afferra Flavia per le spalle) Ma che m'hai preso per un ragazzino?

FLAVIA - Lasciami.

DANILO - (La scrolla) Le mutande di tuo padre! Lo sai che ci faccio io con le

mutande di tuo padre fatte dal sarto?

FLAVIA - (Irrigidita e gelida) Lasciami il braccio.

DANILO - Ci piscio sopra alle mutande  di tuo padre! Alle mutande di tuo padre,

a  quelle di tua madre,  a quelle di tua nonna e a quelle  di tutta la tua  famiglia  di teste di cazzo.

FLAVIA - (come sopra.) Danilo, basta.

DANILO - Basta il  cazzo! Tu adesso pigli il tuo bel culetto di figlia  di papà, lo

metti sul sedile della macchina,  e  te  ne torni da me.  E quello che fai e non  fai lo decido  io.

FLAVIA - (c.s..) Basta, lasciami.

DANILO - Ti lascio? Ti lascio?

CAPOSTAZIONE - (Umilmente conciliante) Signor Danilo, la lasci.

DANILO - (Quasi senza sentirlo)  Che dice l’amico tuo? Che fa, adesso parla

pure?

FLAVIA - (Con grande calma assesta uno schiaffone a Danilo)

CAPOSTAZIONE        - No!

DANILO - (Si porta la mano sulla  guancia dolorante) A chi?

FLAVIA - A te. Non ti meriti altro.

DANILO - (Più forte) A chi?

FLAVIA - A te.

DANILO - A me'. A brutta stronza,  te lo faccio vedere io! (Le molla un

tremendo ceffone)

FLAVIA - (Cade contro un tavolo. Subito reagisce prendendo una sedia e

tentando di lanciarla contro Danilo) Me la paghi. Questa me la paghi!

CAPOSTAZIONE        - La sedia no! Per favore.

FLAVIA - Statti zitto tu.

DANILO - (Schiva la  sediata, si impadronisce della,sedia ,la butta via,  avanza

verso Flavia con l'evidente intenzione di colpirla)

CAPOSTAZIONE - No, signor Danilo,  adesso basta.

DANILO - Ma  che cazzo vuoi?! (Mostra a Flavia la sua mano destra) La vedi

questa mano qua? Guardala bene, perché adesso vengo a fartela  vedere più  da vicino.

FLAVIA - (Al capo stazione) Lo fermi, lo fermi, faccia qualcosa!

CAPOSTAZIONE - Non è che io...In  effetti…

DANILO - (Colpisce con violenza Flavia che  cade in terra con un grido sordo.

Mentre  lei  tenta di rialzarsi la trascina verso la porta. Flavia  si lamenta) Statti zitta. Statti zitta. Statti zitta e cammina.

CAPO STAZIONE - (Immobilizzato alla  scrivania, trema) Lei non può ...Io, in

qualità di...

DANILO - In qualità de' sto' cazzo, che fai?

CAPOSTAZIONE - Non posso permettere...

DANILO - Addio!

CAPOSTAZIONE - (Con un gesto della mano  spazza  via dalla scrivania quello

che vi si trovava) E mo' basta, mo'! (Si getta contro Danilo e gli sferra un goffo pugnetto sulla spalla)

DANILO - (Non accusa minimamente il colpo.  Assestando un violento

 manrovescio al capo stazione) Ma levate!

CAPOSTAZIONE -(Finisce a terra. Toccandosi la mascella  che  evidentemente

si è slogata) Io...Se io...

DANILO - (Colpito dalla involontaria comicità del capostazione, si mette a

ridere) Ah Fla', Flavia,  e guarda! Lo vedi qua Ettore Fieramosca! (al Capostazione) Capo', te sei fatto male? Con che ti sei scontrato?

CAPOSTAZIONE - (Per assecondare Danilo ride anche lui) No, è che certe

Volte…(Si alza, sempre toccandosi la mascella dolorante) in  effetti, certe volte Si va un po’ fuori dal seminato...Anzi, scusi se...

DANILO - Capo', sono cose che succedono, oggi a te e domani ...a te. (ride

sguaiatamente)

CAPOSTAZIONE - (ride) Si, in effetti...Ma, non ci vogliamo mica lasciare

cosi.

DANILO - Capo', e come ci dobbiamo lasciare?

CAPOSTAZIONE - Non lo so...E' stato come ..Un malinteso, che non vorrei...

FLAVIA   - Che schifo!

DANILO   - Ah Fla', e lascialo parlare.

CAPOSTAZIONE - Volete un caffè?! Non ci vuole niente, tre minuti e è fatto. Ci

sediamo qua, ci facciamo il caffè, due chiacchiere e poi ve ne andate belli e tranquilli. Poi, se la signorina non prende il treno, devo ridargli i soldi.

DANILO - ( Ridacchia )Oh, ma vedi questo! Vuole darti i soldi. Che ci

facciamo?

CAPOSTAZIONE - Se volete accettare un caffè

DANILO - Andiamo, Fla'. Ma ti pare che ... ( a Flavia ). L'hai sentito questo? Il

caffè!

FLAVIA - Andiamo via, ti prego, andiamocene subito.

DANILO - Aspetta. ( Nota il trucco sfatto della ragazza) E’ meglio che ti dai una

sistemata. ( Al Capostazione) Facce 'sto caffè, va.

CAPOSTAZIONE – Subito. Per il trucco la signorina può andare di…

FLAVIA - Danilo, ti prego, evitami almeno questo.

DANILO - E che è?! Un caffè. I veri amici prima  si prendono a cazzotti e poi si

bevono un caffè insieme. Rifatte il trucco e stai zitta. (si avvicina alla stufa, protende le mani verso la fonte di calore, le sfrega tra loro) Aah! Almeno ci riscaldiamo un po’ prima di riprenderci questa cazzo di pioggia.

CAPOSTAZIONE - Ooh! Mi  fa piacere, mi  fa proprio piacere!

FLAVIA - E' una  farsa! Non so se ti rendi conto...

DANILO - No, non mi rendo conto.

CAPOSTAZIONE - Ecco, è presto fatto. (Prende la macchinetta, vuota il filtro,

versa l'acqua nel contenitore, prende il pacchetto del caffè, sta per mettere la polvere nel filtro. Fulmine. Si batte sulla fronte col palmo della mano e si avvia  di scatto verso il telefono grigio) Ecco qua, mo' mi scordavo pure il 612, certe volte uno non ci sta proprio con la testa.

DANILO - (Fulmineamente raggiunte l'.apparecchio e ne strappa il filo.

Minaccioso  al Capostazione) Capo' vediamo di non fare troppo i furbi. Hai

detto che ci fai  il  caffè, no?  E allora non ti  distrarre. Fai il  caffè.

CAPOSTAZIONE - Ma era per il servizio.

DANILO - (Incalzandolo) E sii bbono, fai il caffè.

CAPOSTAZIONE - Non  vorrei che lei credesse...

DANILO - (Molto forte) Fai il  caffè!

CAPOSTAZIONE - Certo, subito, ma non vorrei che  la signorina...

FLAVIA - (Ironica) Complimenti!

DANILO - Statte zitta, t'ho detto! Lui ha detto che ci fa il caffè,  e ci fa il  caffè.

E se lui ci fa il caffè … Se ci fa...Che dicevo? Se lui ci fa il  caffè si comporta da amico e noi pure ci comportiamo da amici suoi. Giusto?

CAPOSTAZIONE – (Tornando alla preparazione del caffè) Giusto. E' proprio

quello che io...

DANILO - Sì, sì , bravo.

FLAVIA – (comincia a sistemarsi i capelli ed il trucco guardandosi nello

specchietto del portacipria)

DANILO - (A Flavia) Allora! Lo vedi che quando stai con me va tutto bene?

(Pausa) E parla! (pausa) Parla! (pausa) Va bene: scusa, scusa. (Pausa) E dai! T'ho chiesto scusa! Ti fa male? (Tenta di accarezzare la guancia di Flavia)

FLAVIA - (Si sottrae alla carezza) No!

DANILO - Ho bevuto un po'. Era una festa, no? Tu però mi hai  fatto proprio

incazzare.

FLAVIA - Non ne puoi proprio fare  a meno di dire parolacce, è vero?

DANILO - E dai! Va bene: m'hai  fatto proprio arrabbiare,con tutta questa...Che

poi è girata pure…un po' di... (Tira su col naso) Capito?

FLAVIA - Lo vedo. Ti  fa un bell’effetto.

DANILO - Amore mio,  allora non posso proprio dire niente. E va bene!  (al

  Capostazione) Allora, è pronto questo caffè?

CAPOSTAZIONE - Un  attimino, mancano 75 secondi precisi e è fatto.

DANILO - (ridendo) 75 secondi, eh?

CAPOSTAZIONE - Si, precisamente.

DANILO - (a Flavia ridendo) Dice che mancano  75 secondi precisi. Boh!

CAPOSTAZIONE - (Guarda il suo orologio) Senta...

DANILO - Che voi?

CAPOSTAZIONE - Scusi, volevo dirle che adesso...

DANILO – Di’, di’, che voi?

CAPOSTAZIONE -...Da un momento all'altro squilla il telefono nero.

DANILO -  E allora?

CAPOSTAZIONE - Ecco,  lo dico perché non vorrei che lei dovesse...

DANILO - Dovessi che?

CAPO STAZIONE- E' la stazione di Palo che  avverte, deve passare il 612.

DANILO - Ah, allora non siamo più  amici!

CAPOSTAZIONE - No, il treno deve passare per davvero. Guardi,senta, posso

pure non rispondere, ma  di fuori a presenziare il treno ci devo proprio andare.

DANILO - Che devi fare?

CAPOSTAZIONE - Devo stare sul marciapiede colla lampada quando passa il

treno, è il  lavoro mio.

Squilla il telefono nero. A segni il capo stazione fa capire  che non c’è bisogno di rispondere.

Esce il  caffè.

.

CAPOSTAZIONE - Ecco qua il  caffè. (Toglie la macchinetta da sopra la stufa.

Serve il  caffè. Flavia lo rifiuta)

DANILO - E bevi! Ti va e non lo vuoi bere per principio. Che te ne importa?!

Secondo te che cambia se te lo bevi o se non te lo bevi? (Flavia accetta il  caffè) Lo vedi che t'andava!

CAPOSTAZIONE - Allora?

DANILO - Bravo, è buono.

CAPOSTAZIONE        - No, dicevo, posso uscire?

DANILO - E dove vuoi andare?

CAPOSTAZIONE - Il treno. Quello che le ho detto, quello della telefonata.

FLAVIA - E' vero, ci deve andare per il lavoro.

DANILO - E va’, va’. Vatti a guardare il trenino.

CAPOSTAZIONE - Scusi, sa, ma è per via del lavoro.

DANILO - Sì, sì, va’, va’.

CAPOSTAZIONE - (Si veste sommariamente, prende i suoi attrezzi, sta per

 uscire) Scusate, è questione  di un minuto. (Esce)

DANILO - Madonna, quanto me  fa ride questo a me!

FLAVIA - Si è veramente  ridicolo.

DANILO - E' un poveraccio.  Che ne puoi sapere tu  dei poveracci. E' una  brava

persona. Mi sembra mio padre (Pausa) Un poveraccio, con quella pezza che si è rimediato ci ha  fatto pure il  caffè. Oh! Però ti ha difeso. Di’ un po': l'hai affascinato, eh? (Facendosi più vicino  a Flavia con intenti affettuosi) E affasciname un po' pure a me, eh? Dai! A lui si e a me no? Non sta mica bene. (Si avvicina di più a Flavia che si  scosta. Da fuori il fortissimo rumore di un antifurto di auto. Danilo salta in piedi) La macchina! Hai capito il pezzetto di merda! (uscendo) Si sta fregando la  macchina mia!

Flavia si alza  in piedi. Il Capostazione bussa alla finestra. Flavia  la  apre, l’uomo scavalcando il davanzale si riversa all’interno dell’ufficio.

CAPOSTAZIONE - La porta! Chiuda la porta! (Flavia  si precipita a chiudere la

porta mentre il  Capostazione raggiunge di corsa la porta e all'altra finestra  e  le spranga. Spegne la luce elettrica e accende  la sua lampada di servizio, che da una luce fioca di colore verde. All'esterno passa il treno 612. Fulmini. Il capostazione  va  al  telefono nero) Palo! Palo! Vince', mi senti? (A Flavia) E' rotto. Porco iggiuda del temporale, dei fulmini,  e della maledetta ferrovia privata a scartamento ridotto Calabro-Lucana! (all'esterno  l'antifurto  tace).

FLAVIA - (Terrorizzata) Adesso torna! Adesso torna! (Si avvicina al capo

stazione. Questi le da dei buffetti sulla spalla)

CAPOSTAZIONE - Non si preoccupi, Flavia, ci sono io.

FLAVIA - Prima io  avevo pensato...

CAPOSTAZIONE - Non fa niente, è logico, in  effetti…

DANILO - (Da fuori tempesta la porta e le  finestre di pugni). Apri! Mi senti?

T'ho detto apri! Flavia! Flaviaaaa!! Apri questa cazzo di porta o la butto giù! Apri, grandissimo figlio di puttana! (Pugni più forti) Apri, che te sfondo tutto e te do fòco!  Esci fuori! Stronzo! A stronzo! Esci fori!!! (Comincia a tirare dei sassi contro le finestre, dei vetri vanno in pezzi) Lo senti? Li sentì i  vetri? Apri, che più  sto qui  e  più m incazzo! Pezzo di merda! Guarda che se non apri  te l'apro io il culo, hai capito? Stronzo, apri!!!

CAPOSTAZIONE - (Va vicino alla porta) Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo!

DANILO - Esci fuori!

CAPOSTAZIONE - Cazzo! Cazzo! Va bene così?  Te ne ho dette abbastanza di

parolacce?  Adesso capisci?

DANILO - Esci fuori, porca puttana! Fatte vede', che  t'ammazzo!

CAPOSTAZIONE - Cazzo, mi senti? Qua  tu non  ci entri, capito?

DANILO - (Rompe  un  altro  vetro)  Aspetta che  adesso ti faccio vedere io.

Pausa.

FLAVIA - Se ne è andato.

CAPOSTAZIONE - (Con l’orecchio alla porta) Non si sente niente.

FLAVIA - Lei ha  fatto  tutto quel… il  caffè...

CAPO STAZIONE - (Pausa) Scusi.

FLAVIA - Che cosa?

CAPOSTAZIONE – Prima: le parolacce, ma quello non capisce altro…

FLAVIA - Scusi lei per quello  che ho  detto prima.

CAPO STAZIONE - (Urla) Te n'hai da 'sci’!

FLAVIA – Così non la capisce.

CAPOSTAZIONE - Te ne  devi andare! (In lontananza si sente un rumore di

vetri rotti) Ma che fa? adesso,  che fa?

FLAVIA - Sembrano altri vetri.

Pausa.

DANILO - (E' tornato alla porta) Hai sentito? L'hai sentiti i vetri? Era  la  127

Tua. C’avevi una macchina,  adesso è ridotta un po’ maluccio e va a fuoco. Vieni fuori,  vieni  a  vedere come brucia bene.

CAPOSTAZIONE - (Si munisce di una  sbarra e fa per aprire  la porta) Io lo

ammazzo,  adesso lo ammazzo!

FLAVIA -  (Lo trattiene) No, la prego, lasci stare,  adesso si stanca,  si stanca.

CAPOSTAZIONE - Me la paga, questa me la paga! La macchina mia non me la

doveva toccare! (Gira infuriato per l'ufficio)

DANILO - Allora che fai: li vieni a  vedere i fuochi?

FLAVIA - (Seguendo preoccupata il  capostazione) Lasci stare, qua  è chiuso, è

ubriaco, lasci stare.

CAPOSTAZIONE - (Trova una pala fonda per il brecciolino, ne avvolge il

manico con uno straccio, apre lo sportelletto della stufa, vi infila la pala e  la riempie di brace ardente) Il cazzone adesso la paga per tutti!  Scrivete le lettere,  fate gli scherzi, rompete il  cazzo! Adesso te lo faccio vedere io il fuoco, te lo faccio provare io, ti accendo come una sigaretta!

DANILO - Guarda che se  aspetti ancora non ci trovi più niente.

CAPOSTAZIONE - (Avviandosi  verso la porta che conduce al piano superiore,

 nell’appartamento del titolare) Arrivo, stai tranquillo!

DANILO - E vie’, vie'!

FLAVIA - No, la prego, no. Così finisce male, lei non lo conosce, finisce male.

CAPOSTAZIONE - (Uscendo di scena) Per lui finisce male, lo  accendo come

 una  sigaretta!

FLAVIA - (Si avvicina alla porta) Danilo! Danilo! Vattene,  te ne  prego.

DANILO - (Picchia sulla porta con qualcosa) Statti zitta, stronza! Stai con lui o

 con me?

FLAVIA - Danilo!

DANILO - Apri la porta! Che cazzo fai là?  Apri la porta!

FLAVIA - Danilo, sta attento, così finisce male.

DANILO - (Urla dal dolore)

FLAVIA - Danilo! (Pausa) Che è successo? (Pausa) Danilo! (Pausa)

CAPOSTAZIONE - (Rientra  in scena) Che ha detto la bestia?

FLAVIA - Non parla. Che gli ha fatto? Danilo!

CAPOSTAZIONE - Non lo so se l'ho preso,  è troppo buio, ho visto l'ombra e

  ho tirato.

Dul piazzale il rumore dell’auto di Danilo che viene accesa e parte.

I due ascoltano  il rumore della macchina che si allontana.

Silenzio.

FLAVIA - Adesso se ne è andato?

CAPOSTAZIONE - Sembra  di sì.

FLAVIA - Usciamo a  vedere?

CAPOSTAZIONE - No, è meglio di no, aspettiamo il  treno.

FLAVIA - Quale treno?

CAPOSTAZIONE - Il 391, quello che  deve prendere lei, arriva tra poco.

FLAVIA - E noi che facciamo?

CAPOSTAZIONE - Aspettiamo, quando  si ferma apriamo. C'è gente, colleghi…

Pausa.

Il capo stazione si siede esausto.

FLAVIA - Non si può  accendere la luce adesso?

CAPOSTAZIONE - Non lo so.

FLAVIA - La prego, io ho paura del buio.

CAPOSTAZIONE        - E' che non so se...Vabbe’, la luce accendiamola. (Preme

 l'interruttore). Niente, manca  la luce.

FLAVIA - Ma perché? Perché adesso manca anche la luce?

CAPOSTAZIONE - E' la pioggia.

FLAVIA - Non  ce  la faccio più. (Piange)

CAPOSTAZIONE - Flavia, si calmi, un momento, un momento solo. (Cambia

luce alla sua lampada di servizio. Ora la luce è bianca e più forte.Mette la lampada vicino  a Flavia) Ecco qua, un po' di luce. Va bene?

FLAVIA - Scusi, scusi, ma è stato troppo...

CAPOSTAZIONE - Ma che scusi! In  effetti è stato tutto troppo... Senta,

Flavia,  adesso ci mettiamo tutt'e due qui. (si siede di spalle rispetto al pubblico e fa sedere Flavia al lato opposto della  scrivania) Stiamo così  e aspettiamo quei dieci minuti che mancano, va bene? E dica qualcosa! Va bene?

FLAVIA - Sì, grazie, non so che m'ha preso, se non ci fossi stato tu...

CAPOSTAZIONE - Non è niente,  adesso è tutto passato. Come va? Va meglio?

FLAVIA - Sì, meglio.

CAPOSTAZIONE - Vuole parlare un po'?

FLAVIA - No. Sì. (Pausa) Non lo so.

CAPOSTAZIONE - Allora stiamo zitti.

FLAVIA - Sì.

Pausa.

FLAVIA - Che silenzio che c'è  adesso.

CAPOSTAZIONE        - C'è ancora un po' di pioggia.

FLAVIA - (Ascolta) Sì. E' vero. Però la pioggia sembra quasi che faccia sentire

di più il silenzio.

CAPOSTAZIONE - (Ascolta) E' vero,  si sente  meglio il silenzio.

Flavia si toglie  i suoi  vistosi orecchini a molla e  fa una  piccola smorfia di

sollievo, evidentemente le  davano  fastidio.

CAPOSTAZIONE - (Alludendo agli orecchini) Sono quelli con la molla?

FLAVIA - (Mostrandoli) Si, vede, sono una  specie  di trappoletta per topi.

(Pausa) Quando ero piccola mio padre diceva sempre  che avevo il musetto di un topo.

CAPOSTAZIONE - Non è vero.

FLAVIA - Come non è vero? Il mio papà ha sempre ragione. Guardi… (Fa una

smorfia imitando un topo)

CAPOSTAZIONE - (Giocherellando con un orecchino) Lei i buchi alle orecchie

non  ce li ha?

FLAVIA - No. Vede? (Mostra i lobi delle  orecchie).

CAPOSTAZIONE - In  effetti al nord non c'è la  tradizione di fare i buchi alle

 orecchie alle bambine appena nate.

FLAVIA - No, li  fanno anche  da noi, anche  da grandi, però io non ce li ho.

CAPOSTAZIONE - Qua  invece... Be’, qua è il meridione,  fanno i buchi per

metterci gli orecchini d'oro, quegli orecchini  a palletta.

FLAVIA - Quelli che sono  fatti a mezza sfera.

CAPOSTAZIONE – Sì, una mezza sfera, però vuota; eh, per forza, così c’è

meno peso d'oro e l'orecchino costa meno. E' per via che sono orecchini da bambini, si regalano  ai  battesimi, sa quelli che tengono la vitarella che si mette da dietro, la vitarella con le scannellature che servono per stringere.

FLAVIA - Ah sì,  ce li devo avere pure io da qualche  parte.

CAPOSTAZIONE - E come  se  li mette se non c'ha i buchi?

FLAVIA - Non me li metto, c'è tanta roba che una  non  si mette.

CAPOSTAZIONE        - A lei le fanno tanti  regali, vero?

FLAVIA - I regali? Sì, abbastanza.

CAPOSTAZIONE - E' bello, no? Quando le persone  glieli portano.

FLAVIA - (Sorride) Be’, in genere i regali non li porta la persona che li fa.

CAPOSTAZIONE - E come arrivano?

FLAVIA - Con un fattorino, che è sempre una  persona, certo, ma non è lui che

fa il regalo. Pacchi grandi grandi, oppure pacchetti piccoli piccoli.

CAPOSTAZIONE - E come mai pure quelli piccoli?

FLAVIA - Nei pacchetti piccoli si mandano i gioielli, le cose preziose.

CAPOSTAZIONE - E allora quelli grandi?

FLAVIA - Le pellicce , gli animali di peluche  giganteschi. A Natale Danilo m'ha

mandato un elefante di peluche che non entrava dalla porta. (Ride fra sé) L'elefante di peluche!

Pausa.

CAPOSTAZIONE - E così non entrava dalla porta?

FLAVIA - No, non ci passava, era enorme. (Pausa. Giocando con gli orecchini)

L'elefante di peluche, pellicce, gioielli… eccoli qua i miei  regali.

CAPOSTAZIONE        - (Sospira)

FLAVIA - Che c'è?

CAPOSTAZIONE        - Niente.

FLAVIA - Come  niente?

CAPOSTAZIONE – Pensavo, così…una  cosa, una stupidaggine. Niente, niente.

FLAVIA - Riguardava i regali?

CAPO STAZIONE- Sì, cioè no… Era così, una cosa  in generale. No, per i

battesimi ai maschietti noi gli regaliamo i gemelli d'oro, così quando il maschietto cresce ci ha i gemelli per il vestito buono, c’è sempre qualche battesimo, comunione, i matrimoni… in effetti i gemelli servono. (Pausa)

FLAVIA - Era proprio a  questo che pensava?

CAPOSTAZIONE        - Quando?

FLAVIA - Prima.

CAPOSTAZIONE – (Si volge verso Flavia, per la prima  volta la guarda

negli occhi)  No. Pensavo a come  gli starebbero gli orecchini a palletta.

FLAVIA - (Un poco civettuola) E come  mi starebbero secondo lei?

CAPOSTAZIONE - (Abbassa gli occhi) Bene. A lei gli starebbe bene qualsiasi

cosa.  (Pausa. Di nuovo la  guarda  in viso) Flavia. (Pausa).

FLAVIA - Sì?

CAPOSTAZIONE - In  effetti c'è… c'è un regalo che io gli farei proprio.

FLAVIA - Ah sì?

CAPOSTAZIONE - Sì.

FLAVIA - E che cos'è?

CAPOSTAZIONE- Certo, non è una di quelle cose  che lei è abituata. E poi non

è che ho le possibilità...Ecco, io...(abbassa gli occhi) Però non rida perché in effetti è una  stupidaggine. Le ciliegie!

FLAVIA - (Mettendo un finto  e grazioso broncio) Un cestino di ciliegie?

CAPOSTAZIONE - No, no il cestino! Il  cavalluccio. Le  due ciliegie col gambo

attaccato , quelle così… (con due  dita mima quel che dice) Il cavalluccio! Quello che si faceva da bambini, pure i maschi, le ciliegie messe così sugli orecchi come due orecchini, due per ogni orecchio. A lei gli starebbero bene pure da grande, dico perché...in un certo senso, in effetti, lei è così giovanile. Cioè no! Così giovane! E ha un viso...i capelli...gli occhi...così, così … belli! (Pausa)

FLAVIA - La sa una  cosa che vorrei io?

CAPOSTAZIONE        - ( Fa cenno di no con il capo).

FLAVIA - Io vorrei... non tutte quelle cose che... E' difficile, come si può dire?

Vorrei un premio perché sono stata brava.

CAPOSTAZIONE - E che  premio  vorrebbe?

FLAVIA - Non lo so,  che mi portassero alle giostre e mi comprassero un

palloncino. Io me lo lego al mignolo col filo e poi sto col naso per aria, tutta contenta, a guardare il mio palloncino azzurro (Pausa) Poi guardo negli occhi il mio papà e gli do un bacio forte forte,  con lo schiocco,  sulla guancia (Schiocca un bacio sulla guancia del  Capostazione)

CAPOSTAZIONE - (Pausa resta imbambolato, prova a dire qualcosa, ma non

 gli riesce)

All’improvviso la porta si spalanca e Danilo irrompe in scena con una traversina, che ha usato come ariete. E’ sporco, ha i vestiti sbruciacchiati dalla brace che il Capostazione gli ha scaricato addosso, è furibondo per gli smacchi subiti e per la fatica che ha dovuto fare.

DANILO - (Gettando in  terra la traversina) Non entravo, eh? Non entravo!

(Il Capostazione fugge per la stanza. Danilo sposta un mobile per intrappolarlo. Flavia  tenta  di mettersi in mezzo. Danilo la scaraventa via) Giri intorno al tavolo, eh? Gira, gira., che mo' te faccio gira’ io! (Afferra il capostazione) Eccolo qua! (Con una mano lo tiene  e con l'altra lo picchia) Il caffè, eh?! I tizzoni?!  Te li ficco in culo io i tizzoni,  te  li ficco! (Lo trascina verso la stufa).

FLAVIA - No Danilo, no, lascialo, lascialo!

DANILO - Lo lascio?  Io ce lo lascio,  ce lo lascio, lo faccio ai ferri questo

 stronzetto!

CAPOSTAZIONE - (Si divincola, riesce a trascinarsi ai piedi del secretaire.)

DANILO - Dove vai?  Dove vai? Voi sta' qua? Te ce incarco dentro a

‘st'armadio! (A calci e pugni lo sbatte nel vano inferiore, quello degli sportelli, che sono aperti).

CAPOSTAZIONE - (Mentre prende i colpi  cerca di guardare l'orologio) Flavia!

Che ora è?  Che ora  è?

DANILO -  E' l'ora  che te ne  vai affanculo, brutto stronzo!

CAPOSTAZIONE - Flavia, che ora  è?

FLAVIA - Le sei e cinque.

CAPOSTAZIONE - I secondi! I secondi! I secondi! (Continua a  ripetere queste

parole mentre soccombe sotto i colpi di Danilo)

Il pesante piano ribaltabile del mobile si abbatte sulla  nuca di Danilo che, dopo una specie di breve pausa,  stramazza al suolo.

CAPOSTAZIONE -  I secondi!

FLAVIA - (Corre dal Cap stazione  e l'aiuta a rialzarsi) Come stai? Ce la fai?

 Eh? (Pausa) Rispondi.

Smette di piovere.

CAPOSTAZIONE - Sì, sì, ce la  faccio, non è niente.

FLAVIA - Respira forte, respira.

CAPOSTAZIONE - (Respira profondamente)

FLAVIA - Come ti senti adesso?

CAPOSTAZIONE - Meglio, grazie. Un po' meglio. (Scuote  la  testa per cercare

di ritrovare un po’ di lucidità)

FLAVIA - (Si china su Danilo) Non si muove. Che ha? Non si muove per niente.

CAPOSTAZIONE - L'ho fregato. L'ho  fregato. (Sferra dei calci a Danilo) Il

caffè, t'ho  fatto pure  il caffè!

FLAVIA - Basta,  basta, non lo vedi che non respira. Non respira!

CAPOSTAZIONE - (Si china dolorante su Danilo) E' vivo,è vivo il pagliaccio.

(Si cerca intorno)  Dove sta la corda? La  corda.

FLAVIA - Ma  a che ti serve adesso la corda?

CAPOSTAZIONE        - Lo lego.

FLAVIA - E perché?

CAPOSTAZIONE - Non lo so. Nei film americani della televisione fanno così:  li

legano.  Eccola qua (Ha trovato la corda e lega Danilo, nel frattempo torna la  luce).

FLAVIA - La luce è tornata.

CAPOSTAZIONE - Ma che ora  è?

FLAVIA - Come? (Ride) Non sai che ora è?

CAPOSTAZIONE        - No. Che c'è di strano?

FLAVIA - (Indica l'orologio a muro)

CAPOSTAZIONE - (Guarda l'orologio) Oh, madonna! (Si veste di corsa,  si

rassetta alla meglio gli abiti e i capelli. Si passa una mano sulla faccia per cercare di pulirsi dallo sporco e dal sangue) Il fischietto! (Prende  con sé il fischietto,  apre tutte  le imposte  che aveva sprangato in precedenza,  fuori sta albeggiando)

FLAVIA  - Ma...è il treno  che io...?

CAPOSTAZIONE - Sì.

FLAVIA - Io non  so se...

CAPOSTAZIONE - (Pausa,  le si avvicina,  le  carezza i capelli). Vai, è meglio

che vai.

FLAVIA - (Mettendosi la pelliccia) Ti do il mio indirizzo, mi dai il tuo? Non lo

so, vieni a Roma?

CAPOSTAZIONE - (Cortesemente cingendole la  vita col braccio la conduce

fuori) Aspettiamo fuori, così ci prendiamo anche una boccata d' aria.

FLAVIA - Sì.

Il Capostazione apre le due ante della porta di fondo.

I due si fermano nel  riquadro della porta,  all'esterno dello stabile dalla parte dei binari, rabbrividiscono per l'aria fredda del mattino..

FLAVIA - Fa giorno  adesso.

CAPOSTAZIONE        - Sì. Ha visto? Ha schiarito.

FLAVIA - Non piove più. (Pausa. Prende la mano  del Capostazione). Guarda.

CAPOSTAZIONE - E' la luce.

Pausa.

FLAVIA - Che bel cielo.

CAPOSTAZIONE- Uhm.

FLAVIA - Ma tu...

CAPOSTAZIONE        - Io?

FLAVIA - Tu…come  ti chiami?

CAPOSTAZIONE - Arceri Domenico.

Suona il telefono  di servizio.

FLAVIA - Domenico.

CAPOSTAZIONE - Arceri  Domenico.

FLAVIA - E' un bel nome. (Pausa) E il mio non lo vuoi sapere?

CAPOSTAZIONE - Già lo so: Flavia.

FLAVIA - E il cognome?

CAPOSTAZIONE - A me mi basta il nome.

 Arriva il treno.

 Il  Capostazione fa qualche  segnalazione.

CAPOSTAZIONE -  Adesso vada, signorina  Flavia.

FLAVIA - Ciao.

CAPOSTAZIONE        - Buon viaggio, e...

FLAVIA - Cosa?

CAPOSTAZIONE        - So long.

FLAVIA - (Sorride) So long, Domenico.  (Fa per andare. Torna indietro, abbraccia il Capostazione e gli da un lungo bacio) Grazie, grazie di tutto. (Scappa via uscendo dal campo visivo della porta)

Il capostazione  fa un segnale  con la paletta, fischia. Il treno riparte lentamente. Domenico si accorge solo ora del fatto che il

Telefono sta squillando.

CAPOSTAZIONE - Il telefono,  accidenti a te! (Alza la cornetta). Palo, Palo! Sì,

Vince', lo so... La luce... Il  612? Sì, no, è che c'è stata un po' di maretta. ..Si, maretta, uno  dei soliti, uno grande e grosso… No, Agostino stava a casa... Eh! Non è tornato neanche per il  treno…Niente di; grave, ha  sbattuto la testa a uno spigolo e è svenuto da solo. Senti, i carabinieri chiamali tu… sì, chiama pure a mamma, ma, oh! Non gli dire niente! Perché il telefono grigio è… Si, è fuori servizio … No, niente, ti dico, è  stato più lo spavento che... Ah, senti, la denuncia all'assicurazione per la macchina quanti giorni  ci stanno? …Sì, ha scassato un po'  di vetri… Eh, la solita... ordinaria amministrazione. Vabbuo’, Vince’, il 391 è partito adesso… Sì, cinque minuti di ritardo: i suoi. Ciao, Vince’, statti buono, ciao, ciao, ciao. ( Riappende il ricevitore, mette in ordine qualche cosa. Danilo si lamenta) Sì, sì, romanaccio bello, mugugna, mugugna. (Da a Danilo uno schiaffetto) Fa male, eh? Lo vedi che succede a fare il pagliaccio? (Sistema il nodo della sua cravatta. Senza pensarci prende una sigaretta dal pacchetto che Flavia ha dimenticato sulla sua scrivania e se la accende. Aspira voluttuosamente. Si accorge di avere in mano l’elegante accendino di Flavia. Lo guarda, sorride al destino che gli ha lasciato per sempre quel ricordo, quindi, mentre la luce si abbassa. Stringe l'accendino nel pugno.

BUIO.

SIPARIO