La stella di Benine

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                                            LA STELLA DI BENINE

                                               

                                                (LA FUGA DEI DISPERATI)

                                                                 Opera musicale moderna  in due

                                                                  tempi, un prologo e  un epilogo

                                                                 Musiche di E. Minorini e M. Palermo

                                                                 Arrangiamenti per il coro di C. Monti

                                                                 Ottimizzazione musicale di N. Fiorentino

                                                                                   

                                                                                      PRESENTAZIONE

                Come sempre a lavoro ultimato è utile scrivere le note di regia da allegare al fascicolo per la stampa. Un compito non facile, soprattutto quando ormai l’opera è completata. Tutto quello che si è voluto dire è semplicemente scritto nel copione.

                L’idea di questo soggetto e della conseguente sceneggiatura, nasce da un fugace incontro con un maestro di musica. Il suo profetico suggerimento, probabilmente coltivato da tempo, e il susseguirsi dei tragici avvenimenti riguardanti gli sbarchi negli anni 2013 – 2014 a Lampedusa, mi hanno indotto ad affrontare un simile impegnativo testo. E le stesse ricerche effettuate in un breve lasso di tempo grazie a internet e ad articoli di giornale o libri, mi hanno consentito di conoscere drammi umani inconciliabili con i nostri tempi ma che purtroppo esistono ancora.

                L’inizio della storia di Benine è ispirato a un luogo di tranquilla serenità e gioia per i frutti della terra. La Musica del prologo aiuta a percepire il delicato equilibrio fra terra , aria, luce  e acqua con cui l’intero villaggio asperge la propria anima più che il proprio corpo. Perché qui è l’anima di un popolo che ci viene esibita. Quell’anima rimasta immacolata e che all’inizio si mostra attraverso la sua luminosa semplicità.

                Io non so se allo spettatore arriveranno tutte le motivazioni, forse no o forse solo in parte…Resta però il fatto che questo progetto mi ha spinto a cercare, sviluppare e approfondire un viaggio che suggerisce con chiarezza una sola cosa. Il desiderio, l’aspirazione di Benine e dei suoi due amici, Yulu e Hamidi, di trovare una stella che li conducesse a una vita semplicemente diversa, migliore.

                La seconda nota che vorrei approfondire è rivolta allo sguardo dei ragazzi. Sarà importante per chi affronta il lavoro, tenere sempre presente il progressivo cambiamento nello sguardo di Benine e dei due fratelli durante l’evolversi del racconto.

                All’inizio comunque non è Benine il centro gravitazionale attorno al quale ruota tutto il racconto. Tutti gli sguardi convergono su Yuli e Hamidi. Lei entrerà in scena con il tipico ingresso ritardato, ovvero del “dicono di lei”  e più precisamente, verso la fine del primo atto.

                E’ Yulu in questa prima fase il vero protagonista, e ci appare come uno dei tanti ragazzi che siamo abituati a vedere nella quotidiana consuetudine, con le classiche aspettative e le domande degli adolescenti. Immaturo fra gli immaturi, sorridente e inconsapevole del futuro che lo attende, della stessa morte che sarà costretto a procurare ai propri simili.

                Però l’arrivo dirompente dei  “cattivi” nella sua vita sarà l’elemento che solleciterà una reazione positiva. Quella di liberare il fratello dalla condizione di schiavo e il desiderio del ritorno a casa, la casa dei padri, nel suo villaggio natio.

                Ma l’incontro con i Padri Saveriani e Benine cambierà ogni progetto iniziale sostenendone uno alternativo e in fondo più logico: la fuga verso un mondo nuovo e diverso.

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                Dunque, “ La Stella di Benine” sottolinea un tema a me caro e punto di arrivo di un percorso di scrittore nell’ambito del teatro-documentario. Ho proprio voluto rispettare, avendoli studiati in corsi di sceneggiatura passati, modi e stili conosciuti anche nel cinema-documentario, ed è per questo motivo che ho scelto scene in location del mondo reale. Ed è per questo che il progetto si presta a mio avviso, anche e soprattutto ad attori non professionisti.

                Le varie esperienze di regia negli anni passati mi avevano permesso di apprezzare i racconti in un contesto di fantasia. In questo caso ho invece potuto costruire e apprezzare una storia inventata, ma in un contesto reale, aiutandomi a capire come con esso sia possibile scoprire la dimensione intima e profondamente umana della realtà, anche di tematiche urgenti e attuali della società odierna.

                Da qui la giustificazione, spero non troppo banale, di dover creare una storia stimolante che raccontasse in sintesi ciò che assilla l’Africa oggi ma che trae origine da sofferenze lontane, senza la pretesa di dare giudizi socio-antropologici o trovare soluzioni, pretese che esulano dalle mie competenze.

                Le fonti sono articoli di giornale di cronisti i cui nomi sono pure di fantasia (non quello di Fabrizio, Fabrizio  Gatti del Corriere della Sera). Il nome di padre Angelo citato (ho omesso il cognome) è reale ma vissuto in epoca antecedente di qualche decennio. E così la sua morte. E’ reale ma antecedente e in un luogo diverso. Anche l’epilogo è una pura e sofferta scelta personale.

                Togliendo la voce fuori campo preregistrata, gli attori necessari sino fondamentalmente 16. Di questo solo 6 interpretano i personaggi principali. Altri 10 rivestono ruoli più semplici e di passaggio affrontando o una singola battuta o una sola scena/quadro. Per il coro si consigliano 4 gruppi: 4 baritoni/ bassi, 4 tenori, 4 soprani e 4 contralti, con un minimo di 2 per sezione. Per il balletto si consigliano 8 uomini e 8 donne con un minimo di 4 e 4. I fondali di scena possono essere proiettati per ridurre al minimo la scenografia e creare le diverse ambientazioni. I brani musicali non cantati ma solo danzati o di sottofondo possono riprendere, a secondo delle intenzioni della regia, altre scene o quadri non previsti dal copione.

                Un sentito ringraziamento va infine a tutti i collaboratori che hanno prestato la propria esperienza in campo musicale ed editoriale. Prima di tutto a Egidio e Marco, con le loro soluzioni originali, a Claudio con la sua pregiata esperienza in campo orale e a mio fratello Nicola, capace di intervenire, correggere, abbellire là dove i miei limiti appaiono profondamente palesi. La musica.

                                                                                                                                                Marcello Fiorentino

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                                                                            PERSONAGGI

BALLERINI/CANTANTI

Contadini del villaggio di Yulu

Contadine del villaggio di Yulu

Pastori del villaggio di Yulu

Pescatori del villaggio di Ylu

Artigiani del villaggio di Yulu

Artigiane del villaggio di Yulu

ATTORI

Matondo (gratitudine) Padre di Yulu

Nzola (amore)  Madre di Yulu

Cantante/Attore

HAMIDI  Fratello minore di Yulu

ATTORi

Zayi (saggezza) maestro di Yulu

Cantante/Attore

Yulu (cielo)  Primogenito di Matondo

COMPARSE

Compagni di scuola di Yulu

Attori/Comparse

Ribelli

Cantanti/Attori

Terminetor   Capo ribelle

Attori

Segretario – presso l’ufficio per i Diritti Umani dell’ONU

Francesco  -  giornalista ed inviato di Amnesty International

Ballerini/Cantanti

Minatori

COMPARSE

Guardie della miniera

ATTORI

Fabrizio – giornalista del corriere della sera

Comparse

Giovani soldati ribelli

Passeggeri all’aeroporto parigino

Personale dell’aeroporto  parigino

Attore

Voce fuori campo – Annunciatrice dell’aeroporto

Ballerini/Comparse

Guardie ribelli nel campo dei minatori

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Attori

Rambo   Aguzzino dei ribelli

Padre Angelo   Missonario Saveriano

Cantanti/Attori/Comparse

Benine

Cantanti/comparse

Studenti della Missione Saveriana

Comparse

Il loro maestro indigeno

ATTORI

Hassan – Tuareg del Ciad

Ballerini

Tuareg del Ciad

Comparse

Una sentinella (Tuareg)

Due gendarmi del Niger

Disperati in fila ad Agadez

Attori

Elvis Giovane in fuga dal Senegal

Victor Giovane in fuga dalla Nigeria

Traorè Giovane in fuga dalla Costa d’Avorio

Comparse

Tuareg del Niger

Hausa del Niger

Ballerini/Comparse

Disperati in viaggio

Ballerini

Gendarmi nel deserto del Tenèrè

Predoni del deserto

Conducente di camion

Comparse

Scafisti

Gli stessi interpreti del coro o del corpo di ballo possono essere utilizzati come cantanti, ballerini o comparse in più ruoli diversi. Anche gli attori possono interpretare più ruoli.

Molto personaggi, come Matondo, Nzola, Zayi, il segretario dell’ ONU, Rambo, Padre Angelo, Hassan, Vicotro, Traorè, sono di “passaggio”, e partecipano a una sola scena e affrontano una sola battuta.

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                                                                                BRANI

                                                                Musiche – Canti – Danze  

Autori:

MINORINI

Titolo:    Acqua, terra, Aria e Luce

Palermo

Titolo: GENOCIDIO – prima parte

MINORINI

Titolo: Il mio nome è Terminetor

MINORINI

Titolo:  Per ogni colpo di piccone

PALERMO

Titolo. RAMBO

MINORINI

Titolo. Io sono solo un soldato

PALERMO

Titolo: FUGGIRE O MORIRE

MINORINI

Titolo: SI CHIAMA BENINE

PALERMO

Titolo: GENOCIDIO – Seconda parte

MINORINI

Titolo: E’ LA MIA STELLA

PALERMO

Titolo: I PREDONI DEL DESERTO

PALERMO

Titolo: SCHIAVITU’

MINORINI

Titolo:  LIBERTA’

PALERMO

Titolo: IL MERCATO DI AGADEZ

PAELRMO

Titolo: RACCONTI AFRICANI

PALERMO

Titolo: SOGNO

6

PALERMO

Titolo: MATTINO DI PREGHIERA

PALERMO

Titolo: IL VIAGGIO – Parti I – II – III

MINORINI

Titolo: LA VOSTRA TERRA

MINORINI

Titolo: SI CHIAMA BENINE – Finale

                                                                         

                                                                             BREVE SINOSSI

                Yulu, un giovane ragazzo del Congo, ha un fratello più piccolo che viene brutalmente frustato in una miniera da cui si estrae il COLTAN. Per sottrarlo a quella condizione disumana tenta di liberarlo e di fuggire verso il sud.

                Lungo il tragitto, in una missione di Padri Saveriani, i due giovani incontrano una ragazza di nome Benine Mbuete. Anche lei è una fuggitiva poiché la famiglia, dopo aver subito violenza, la ripudia lasciandole come unica alternativa la prostituzione.

                I tre ragazzi, a seguito di un violento massacro nella missione, decidono di cambiare itinerario tentando la fuga verso nord. Affrontando disagi, pericoli e privazioni, riescono a raggiungere Agadez in Niger e da qui, aggregandosi ad altri disperati fuggitivi, e attraverso il deserto del Tènèrè, raggiungono le coste della Libia per imbarcarsi alla volta dell’Italia…

                Ma vi raggiungeranno tutti sani e salvi? O qualcuno morirà lungo il tragitto nella speranza di veder realizzato il proprio sogno?

                                                           

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                                                       PROLOGO

                                                         

                                                         (La famiglia di Yulu)

                                                                                         Anno 2009

                         A sipario ancora chiuso si spengono le luci in sala e inizia la sigla con il brano in overture.

                                           ACQUA, TERRA, ARIA E LUCE

                                                                                            (Musicale)

                                                  

                                                                          Quadro unico – Villaggio di Yulu

                                                                                   

                                                                                                  Scena 1

                                                                                      Contadini, Contadine

All’alzarsi del sipario appare subito un villaggio.

Su un lato si intravede una capanna bene tenuta, tipica delle regioni del nord-est della Repubblica Democratica del Congo, ossia della regione del Kivu. Al centro appare un piccolo arbusto di ebano e sul fondo una dolce radura collinare e lagunare.

MUSICALE  - Danzato e cantato a più voci maschili e femminili

Sotto l’incalzare della musica entrano in scena i suoi abitanti in festa per il raccolto e la pesca che dai campi e dal Lago Kivu viene portato nei depositi.

I primi a entrare in scena sono contadini. Uomini e donne con bambini in fasce raccolti dietro la schiena, fanno ingresso con ceste ricche di pannocchie e frutta.

Contadini e Contadine  Acqua, terra, aria e luce

                                               Acqua, terra, aria e luce

                                               Acqua, terra, aria e luce,

                                               tu buon raccolto per noi sei vita.

                                               Ma senza l’uomo non si produce.                          

                                               La povertà così è bandita.

                                               Braccia nude e facce scure.

                                               Con l’aratro e con la scure,

                                               sotto il sole che scalda e brucia,

                                               questo lavoro ci dà fiducia.  

                                               Acqua, terra, aria e luce.                            

                                               La nostra terra così ci accoglie.

                                               Ma quanto odio, quanta fatica,

                                               e quante guerre, è storia antica.

                                            

                                         

8

                                                      Quadro Unico – Villaggio di Yulu

                                                                                 Scena 2

                                                             Contadini, Contadine, Pastori

Entrano in scena i pastori.

Questi accatastano sacchi pieni di lana appena tosata.

Pastori e i precedenti    Acqua, terra, aria e luce.

                                               Acqua, terra, aria e luce.

                                               Acqua, terra, aria e luce,

                                               tu buon raccolto per noi sei vita.

                                               Ma senza l’uomo non si produce.

                                               La povertà così è bandita.

Pastori                                 nasce, fischia, sibila il vento,

                                               con il soldato che dà spavento.

                                               E porta l’eco di un ruggito amaro.

                                               Che uccide e strazia senza riparo.

Pastori e i precedenti    Acqua, terra, aria luce.

                                               Questa terra così ci accoglie.

                                               Ma quanto odio, quanta fatica,

                                               e quante guerre, è storia antica.

                                                                        Quadro Unico – Villaggio di Yulu

                                                                                              Scena 3

                                                                    Contadini, Contadine, Pastori, Pescatori

Entrano in scena i pescatori.

Questi posano cassette ricolme di pesce.

Tutti                                      Acqua, terra, aria e luce.

                                               Acqua, terra, aria e luce.

                                               Acqua, terra, aria e luce,

                                               tu buon raccolto per noi sei vita.

                                               Ma senza l’uomo non si produce.

                                               La povertà così è bandita.

Pescatori                            Fiumi, laghi, occorre fortuna,

                                               sotto le stelle o con la luna.

                                               Le nostre barche, le nostre reti,

                                               sfamano bocche di uomini lieti.

Tutti                                      Acqua, terra, aria e luce.

                                               La nostra terra così ci accoglie.

                                               Ma quando odio, quanta fatica,

                                               e quante guerre, è storia antica.

9

                                                          Quadro Unico – Villaggio di Yulu.

                                                                                 Scena 4

                                   Contadini, Contadine, Pastori, Pescatori, Artigiani, Artigiane,

                                                      Hamidi, suo padre Motondo, sua madre Nzola.

Entrano in scena gli artigiani e le artigiane.

Questi mostrano le loro opere. Gli uomini: piccole sculture, maschere e bassorilievi in legno scuro di ebano, le donne:  tessuti di ogni genere, sgargianti e coloratissimi.

Dalla capanna vediamo in controscena comparire la madre, il padre e il fratello più piccolo di Yulu, Hamidi, che sembra accingersi ad andare a scuola.

Il padre gli consegna alcuni libri esortandolo a comportarsi bene mentre la madre lo accarezza dolcemente.

Tutti                                      Acqua, terra, aria e luce.

                                               Acqua, terra, aria e luce.

                              

                                               Acqua, terra, aria e luce,

                                               tu buon raccolto per noi sei vita.

                                               Ma senza l’uomo non si produce.

                                               La povertà così è bandita.

Artigiani e Artigiane       Legno duro, spezie e tessuti.

                                               Senza commercio saremo perduti.

                                               Sembrate incerti! Volete provare?

                                               E senza impegno! Volete comprare?

I genitori di Yulu salutano il figlio Hamidi e questi uscendo di scena si allontana attraversando tutto il palcoscenico.

Dal lato opposto escono i genitori di Yuli e Hamidi.

                                                                   Quadro Unico – Villaggio di Yulu

                                                                                            Scena 5

                                           Contadini, Contadine, Pastori, Pescatori, Artigiani, Artigiane

Tutti                                      Acqua, terra, aria e luce.

                                               La nostra terra così ci accoglie.

                                               Ma quanto odio, quanta fatica,

                                               e quante guerre, è storia antica.

                                               Acqua, terra, aria e luce.

                                               Acqua, terra, aria e luce.

Quando la musica cessa di colpo dopo un finale impetuoso in crescendo i ballerini restano immobili.

La sala cade nel buio.

Escono tutti portandosi via il materiale inerente le proprie attività lavorative.

                                            

                                                     FINE DEL PROLOGO

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                                                                                    PRIMO ATTO

                                                                                    (La famiglia di Yulu)

                                                                                      Anno 2010

                                                                       

                                                                          Quadro I  - Villaggio di Yulu

                                                                                         Scena Unica

                                                                              Matondo, Hamidi, Nzola

Matondo e sua moglie riappaiono dal lato ove erano usciti e il figlio Hamidi va loro incontro ricomparendo dal lato opposto.

MATONDO         Hai visto Hamidi il raccolto di questa mattina?

HAMIDI                               Sì, padre.

MATONDO         E dimmi: come è andata oggi a scuola? 

HAMIDI                               Bene.

MATONDO         Avete discusso di qualcosa in particolare? Di interessante?

HAMIDI                               Sì. Veramente interessante.

MATONDO         Anche oggi il villaggio potrà godere dei frutti della terra. La nostra terra!

NZOLA                 Certo. Questo è un buon posto per vivere felici…

MATONDO         …se le cose andassero diversamente…

HAMIDI                               Cosa volete dire?

NZOLA                                 Tuo padre cerca di spiegarti che quando si pensa all’Africa due sono le idee romantiche che vengono in mente: la prima la vede come una terra dimenticata, sfruttata, martoriata, abitata solo da bambini nudi e con la pancia gonfia. La seconda, al contrario, la dipinge come un continente incontaminato e non abbruttito dalle storture della vita, dove le persone sono povere ma felici, vivono libere, in sintonia con la terra.

H

                 AMIDI                  E quindi?

NZOLA                 Quante ne vuoi sapere tu!

HAMIDI               Me lo avete insegnato voi che è necessario conoscere. Dunque?

MOTONDO        Dunque noi vorremmo che le cose cambiassero. Che ad esempio non ci fossero bambini denutriti e la seconda, che noi tutti si restasse puri soprattutto dentro. Ma forse tutto questo resterà un sogno. Solo la tua generazione, con la conoscenza potrà cambiare le cose.

HAMIDI               Insomma, la pensate proprio come il mio insegnate. Il maestro dice che questo paese è fondato su un’utopia. Tu sai cosa vuol dire questa parola?

MOTONDO        No, figliolo.

HAMIDI               Be’! Lui dice che un giorno, quando finirà la guerra, la nostra terra sarà un paradiso. A me sembra proprio il tuo pensiero. Non te ne rendi conto ma parli come lui.

MOTONDO        E hai imparato tutto questo oggi? L’utopia?

HAMIDI               Sì, più matematica  e scienze.

MATONDO         (ironico) Ah! Vedi? Impari troppo in fretta e troppe cose tu! Allora domani resterai a cucir e le reti con me in riva al lago. Va bene?

HAMIDI               (contrariato) No, papà!

MOTONDO        No?

HAMIDI               No!

MOTONDO        (ironico) Ma come? Adesso tu vuoi andare a scuola tutti i giorni?

NZOLA                 E tuo fratello Yulu? Lo hai visto?

HAMIDI               E’ ancora con i compagni. Sul sentiero che porta alla foresta.

NZOLA                 Come mai?

HAMIDI               Credo che abbiano da studiare le piante e le loro proprietà…ma!? Non so altro. A cosa servirà poi. Comunque mi ha detto di riferirvi che ci raggiungerà più tardi.

NZOLA                 (rivolta al marito preoccupata) Non sarà troppo imprudente inoltrarsi nella foresta?

MATONDO         Sta tranquilla, l’insegnate sa come comportarsi in questi casi. Sa che non deve inoltrarsi troppo.

NZOLA                 Sei sicuro?

11

MOTONDO        Certo! E poi siamo in pieno giorno. Cosa vuoi che accada?

Il buio totale invade la sala e inizia il secondo brano musicale il quale produrrà un clima indispensabile per

sottolineare gli avvenimenti successivi.

Nel frattempo si prepara il cambio per il prossimo quadro.

                          

                                                                            

 GENOCIDIO  - prima parte

                                                                                  (solo musicale)

Improvvisamente si sentono rumori lontani di jeep in avvicinamento. Le urla e gli schiamazzi di soldati sbandati sotto l’effetto di allucinogeni e cocaina, fanno da sfondo al brano di musica, ritmico, intenso, penetrante, ossessivo.

Motondo si accorge del pericolo imminente che giunge da lontano e afferra il figlio per fuggire il più lontano possibile.

MOTONDO        Andiamo. Correte. Presto. Su, via…via. Di qua.

Entrambi corrono lungo il corridoio centrale della platea.

La musica si fa più serrata.

Si odono spari di fucile a ripetizione, scariche di mitragliatrice, urla di donne e uomini in preda al disperato tentativo di fuga, il frastuono di capanne avvinte dalle fiamme.

A questo punto la musica cessa improvvisamente.

                                                                         

                                                          Quadro 2 – Foresta poco lontano il villaggio

                                                                                      Scena I

                                                 Yulu, diversi suoi compagni di scuola, l’insegnante Zavi.

In scena appare un nuovo ambiente, immerso in un’ immutevole apparente calma.

Una foresta fitta fa da sfondo e l’arbusto di ebano nel mezzo da protagonista.

Zayi è attorniato dai suoi studenti ed è febbricitante nel trasmettere le singolari proprietà benefiche della vegetazione locale.

ZAYI                                      Su ragazzi, avvicinatevi. Bene, così. ed ora fatemi spazio per favore. Qualcuno sa come si  chiama questo piccolo arbusto? (Tutti tacciono) Nessuno? Si chiama Ebano e da esso si ricava forse il più noto legno esotico conosciuto al mondo, conosciuto per le sue caratteristiche di durezza e quindi di peso. Pare che il migliore venga proprio dalla nostra terra. Viene usato per costruire mobili e oggetti di lusso nel mondo occidentale. Data la sua rarità ha un costo elevato. Si dice che riscaldandolo emetta un odore di vaniglia e che tenendone un pezzettino in bocca, si senta un sapore piccante. Malgrado ciò l’ebano può essere initato facilmente con altri legni duri,

l’insegnante viene interrotto da un ironico brusio degli studenti.

ZAYI                      Silenzio per favore. Se avete da aggiungere qualcosa di interessante fatelo ad alta voce e non come adolescenti privi di maturità. Tu, Yulu, che mi sembri più infervorato degli altri.

YULU                    (Osservando con titubanza la reazione dei compagni) Ci chiedevamo…sì, insomma…(Prendendo coraggio) Vuole forse far riferimento alla nota leggenda e alla sua creatura leggendaria? (La leggenda che racconta che la vita sulla terra è stata creata dal seme fuoriuscito da un grande pene d’ebano)

I compagni ridono stupidamente.

12

ZAYI                      (rivolto alla scolaresca) Silenzio per favore. Silenzio? Avete voglia di scherzare dunque! (Rivolto a Yulu) Vedo caro Yulu che la tua sagace ironia è giunta al vertice dell’originalità. Lo farò presente a tuo padre e vedremo se in quella occasione sarai pronto nel trovare battute all’altezza di questa.

L’insegnate estrae da una tasca dei pantaloni una piccola statuetta raffigurante il mezzo busto di un dio nelle fattezze di un uomo.

ZAYI                      Ecco, porta a tua madre questa statuetta. E’ appunto di ebano. Rappresenta una divinità della popolazione Ngombe. Il dio supremo e creatore Akonady. Nella prossima lezione studieremo l’Animismo nella cultura e tradizione africana, visto il vostro interesse per l’antropologia e la sociologia.

                               Segue un debole disappunto dei presenti. Durante il loro rumoreggiare si odono suoni provenienti dalla foresta.

                               Zayi richiama al silenzio concentrando gli sguardi e l’attenzione su di sé.

ZAYI                      Zitti..fate silenzio ragazzi. Per favore!

                                                      Quadro 2 – Foresta poco lontana dal villaggio

                                                                                         Scena 2

                             Yulu, diversi suoi compagni di scuola, l’insegnate Zayi, i ribelli, Terminator

Improvvisamente entrano in scena i ribelli che hanno appena perpetrato il massacro nel villaggio di Yulu. Hanno con sé tute mimetiche, qualcuno un berretto verde, armi pesanti come gli AK – 47 e fucili d’assalto GR16 R4, coltelli e quant’altro in grado di terrorizzare le popolazioni locali. Con loro, impietosamente legato a un bastone posto dietro la nuca, appare Hamidi con lo sguardo assente e sofferente. Il fratello Yulu trasale nel vederlo e tenta una reazione istintiva ma Zayi lo ferma. Il capo dei ribelli, il cui nome è familiarmente “Terminator”, entra in scena dopo i ribelli. Porta un berretto rosso, comanda urlando e sguainando rabbiosamente un macete con una mano e una pistola nell’altra.

Zayi si pone istintivamente fra gli studenti e i ribelli nel tentativo di proteggere i ragazzi.

TERMINETOR    (rivolto all’insegnate) Tu. Devi essere l’insegnate. (girovagando fra gli studenti con aria minacciosa) Questi ragazzi non hanno bisogno dei tuoi insegnamenti. Non gli hai spiegato che il governo e i suoi padroni bianchi hanno stuprato la vostra terra per la loro avidità? Noi siamo qui per liberarvi. Noi combattiamo per il popolo. Non ci sono schiavi e padroni. Ma questo non basta. Glielo hai spiegato tu, questo?

Alcuni ribelli circondano e nascondono uno degli studenti agli occhi del pubblico, obbligandolo a piegarsi e ad allungare le braccia. Uno di loro alza un macete in attesa del comando di Terminator.

TERMINATOR    Il governo vuole che tu voti. Il futuro nelle tue mani. Ma adesso siamo noi il futuro.

(tira fuori dal taschino un foglio9 e ci prendiamo le tue mani. Niente più mani, niente più voto. Passate parola. Il fronte rivoluzionario unito sta arrivando. M23, M23.

                            Uno di loro alza il macete in attesa del comando di Teminator. Il comando arriva con un deciso gesto. La lama cade veloce e implacabile. Un urlo straziante precede quello dei ribelli. Il ragazzo stramazza a terra.

RIBELLI                 (urlando all’unisono) M23, M23

TERMINATOR    Avanti il prossimo. Avanti il prossimo.

13

Un altro ragazzo viene afferrato e circondato dai ribelli come il precedente.

TERMINATOR    Ehi! Sbrigati! (sadicamente ironico) Manica lunga o manica corta? Taglia. (ripensandoci) No! Buono, buono, buono!! Aspetta, aspetta, aspetta!! No, questo no. Hai visto? Mettilo sul camion. (indicando Hamidi) Va alle miniere come questo. Legatelo. Questo può lavorare. Muoversi, muoversi, muoversi. Gli altri al campo!!

ZAYI                      (trovando un ultimo coraggioso, disperato tentativo di reazione) Siete…dei barbari senza alcun timore della giustizia. Prendervela con esseri umani inermi, indifesi. (piangendo come atto liberatorio) Vigliacchi!

Buio in sala.

Segue uno sparo.

Escono tutti lasciando sul proscenio il capo ribelle.

Inizia il nuovo brano musicale.

                                                         

                                                           Quadro 2 – Foresta poco lontano dal villaggio

                                                                                         Scena 3

                                                                                       Terminator

                                               IL MIO NOME E’ TERMINATOR

                                                                                (Musicale – cantato)

TERMINATOR    Qui da noi, chi vuol votare, lo fa sena le mani.

                               Qui da noi, chi vuol studiare, lo fa senza la testa.

                               Qui da noi, chi vuol danzare, lo fa senza i suoi piedi.

                               Qui da noi, chi vuol fuggire, lo fa senza le gambe.

                               Se vuoi mangiare lo fai pregando Dio.

                               Se vuoi pregare lo fai chiedendo a me.

                               Ovunque vada, semino scompiglio,

                               e metto a morte ogni vostro figlio.

                               Soltanto il nome semina paura,

                               sgomento e pianto, e infine la tortura.

Ovunque sono, semino terrore…io,

non ho timore e sino senza onore…io.

Sono un ribelle, e sempre ben pagato,

ma è l’Occidente a commettere reato.

Qui da noi, chi vuol votare, lo fa senza le mani.

Qui da noi, chi vuol studiare, lo fa senza la testa.

Qui da noi, chi vuol danzare, lo fa senza i suoi piedi.

Qui da noi, chi vuol fuggire, lo fa senza le gambe.

Se vuoi mangiare lo fai pregando Dio.

Se vuoi pregare lo fai chiedendo a me.

Ovunque vada, semino scompiglio,

e metto a morte ogni vostro figlio.

Soltanto il nome semina paura,

sgomento e pianto, e infine tortura.

14

                               Voi non sapete che fame di potere

                               hanno gli Stati e i trafficanti d’armi.

                               Ovunque sono, seminano orrore,

                               senza vergogna, timore, senza onore.

La musica cessa con inattesa decisione e drammaticità.

                               (Parlato) E’ vero

                               (Urlato  al pubblico) Il mio nome è terminator.

                               (Parlato) Ma guardatevi le spalle!

Terminator lancia una risata di profonda, sadica e irriverente soddisfazione.

                               (Parlato) C’è chi al mondo vi racconta solo…balle.

Buio in sala.

Terminator esce di scena.

                                                                  (Francesco e Fabrizio)

                                                                            Anno 2010

                            Quadro 3 – Ufficio del Consiglio per i Diritti Umani dell’ ONU a Ginevra.

                                                                            Scena unica

        Segretario dell’ufficio di presidenza; Francesco: inviato di Amnesty International e giornalista.

Al riaccendersi delle luci in scena, appaiono due eleganti poltrone di rappresentanza e sul fondo finestre di              un antico palazzo, con arazzi e tendaggi di nobili fattezze.

Dietro le finestre si intravvede la città di Ginevra.

Il segretario è intento a sorseggiare un bicchiere di Cognac durante la lettura di un manoscritto, quando improvvisamente si fa avanti Francesco.

Il segretario con chiaro accento francese, si alza pronto a ricevere il giornalista che gli va incontro stringendogli la mano.

SEGRETARIO      Ah!...Dottor?

FRANCESCO       Francesco. Mi chiami semplicemente Francesco, signor segretario.

SEGRETARIO      Bene! Come vuole allora. La chiamerò solo così. ma la prego! Si accomodi.

FRANCESCO       Grazie. Molto gentile.

I due prendono posto.

Francesco appare un po’ a disagio, spazientito e deciso a concludere velocemente e positivamente il colloquio.

SEGRETARIO      Gradisce un Cognac? Le faccio portare del Whisky? O altro se lo desidera.

FRANCESCO       No grazie. Molto gentile ma non bevo.

SEGRETARIO      Bene. Come vuole.

FRANCESCO       (dopo una breve esitazione) La ringrazio signor segretario per aver accettato questo incontro, se pur in modo informale con me. E questo a nome di tutta la Sezione Italiana di Amnesty International e naturalmente del mio giornale.

SEGRETARIO      Sa? Stavo appunto leggendo un’ultima relazione sulla campagna di Control Arms, di cui voi siete promotori, e che denuncia la presenza di proiettili realizzati in Grecia, Cina, Russia ed USA. E questi proiettili sono stati trovati nelle mani dei ribelli nella Repubblica democratica del Congo. È appunto di questo che voleva parlare, no?

FRANCESCO       Certamente, ma non solo.

15

SEGRETARIO      Dunque? Mi dica.

FRANCESCO       Bene. Dunque…(gli porge un dattiloscritto) Siamo di fronte solo a un esempio di come controlli insufficienti sulle armi alimentino i conflitti e la sofferenza a livello mondiale. Gli embarghi dell’ONU sono come dighe contro l’alta marea: da soli, non possono impedire i flussi delle armi. Solo un rigoroso Trattato internazionale su questo commercio potrà fermare l’ingresso nelle zone di guerra.

SEGRETARIO      (sfogliando il dattiloscritto) Lei ha perfettamente ragione. Mi rendo conto come la situazione sia…sgradevole e di difficile soluzione.

FRANCESCO       Sono felice che lei se ne renda conto. Dunque?

SEGRETARIO      Ha ragione quando sollecita la necessità di un Trattato ma…

FRANCESCO       …Mi perdoni. Secondo me, è molto difficile che le armi e le munizioni in questione siano state vendute direttamente ai ribelli della Repubblica del Congo, cosa che costituirebbe una violazione dell’embargo ONU sulle armi. Più probabilmente sono entrate nei distretti dell’ituri e del Kivu dai paesi confinanti. Parliamo di Uganda e Sudan meridionale signor segretario, di Rwanda. Questo è un ulteriore esempio di quanto sia necessario stabilire standard globali sulle vendite di armi, basati sul diritto internazionale.

SEGRETARIO      Ha ragione, caro Francesco. Il suo giornale, grazie ai suoi articoli, si è abbondantemente espresso con chiarezza, ma sa di cosa stiamo parlando? Se ne rende conto?

FRANCESCO       Mi rendo conto perfettamente. Il mio stesso paese è infatti il quarto produttore e il secondo esportatore mondiale di armi leggere, eppure la nostra legislazione è vecchia di 30 anni e ad oggi non esiste alcuna forma di controllo sugli intermediari internazionali di armi.

SEGRETARIO      No. Lei non si rende conto affatto della reale situazione venuta sia creare! Vuole veramente che le elenchi gli Stati implicati? Crede sia solo il suo? E le banche? Le multinazionali? Vuole che le dica come girano i soldi, in un infinito intreccio di…ma lasciamo perdere. Ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli!! Crede sia facile fermare tutto questo con una sola denuncia? Una sola relazione?

FRANCESCO       Appunto. Ed è peer questo che io sono molto preoccupato. Dovremmo esserlo tutti. i gruppi ribelli nella Repubblica Democratica del Congo orientale hanno un raccapricciante curriculum di stupri, torture, uccisioni di civili e arruolamento di bambini soldato. E questo è solo un esempio! L’Africa è martoriata dalla tratta di schiavi, dalla raccolta del coltan e dei diamanti. Intere popolazioni sono allo sbando e molti di loro fuggono per raggiungere l’Europa. Il fatto che proiettili da così tanti paesi abbiano favorito tutto questo è un’altra conferma che il Trattato deve diventare una realtà. Noi chiediamo solo questo. Le semplici relazioni e denunce non bastano più.

SEGRETARIO      Mi rendo conto.

I due si alzano dalle poltrone.

Francesco si prepara ad essere congedato dal segretario.

SEGRETARIO      E noi tenteremo di concretizzare questo suo drammatico appello. Cosa pensa di fare ora?

FRANCESCO       Mi recherò nella regione del Kivu. Avrò molto da scrivere…denunciare e non solo. Spero di poter essere utile all’intera Comunità locale e internazionale.

SEGRETARIO      Bene. Vada e ci tenga sempre informati. E non si faccia ammazzare. Non abbiamo certo bisogno di altri martiri! Noi agiremo nel tentativo di fermare tutto questo. O almeno…limitarne i danni con i mezzi che ci sono più congeniali. A lei la penna, a noi la diplomazia. L’aspetto quando sarà rientrato in Europa. Mi raccomando. Ci conto.

FRANCESCO       Grazie. E…arrivederci.

SEGRETARIO      Arrivederci.

I due si stringono la mano.

Francesco esce mentre il segretario resta in piedi osservando

L’uscita dell’interlocutore.

Buio in sala.

Inizia il quarto brano musicale.

16

                                                      PER OGNI COLPO DI PICCONE

                                                      (Musicale – cantato in coro – danzato)   

                                                      Quadro 4 – Miniera di raccolta del coltan

                                                                                 Scena unica

                                                                   Hamidi, minatori, guardie

Al riaccendersi delle luci sul palco appare la scena libera ma con un fondale che rappresenta una collina

arida e scura, ossia una miniera da cui si raccoglie il coltan.

I minatori sono già in scena con picconi, pale e ceste, seminudi o vestiti con stracci.

Durante il canto e la danza eseguono le tipiche mansioni di un minatore, come lo scavare, il caricare e

Trasportare il minerale.

Le guardie li osservano.

MINATORI          (ad ogni colpo di piccone o badile)

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

                               Soli e immersi nella sabbia,

                               dentro abbiamo solo sabbia.

                               Soli e immersi nella sabbia,

                               dentro abbiamo solo sabbia, solo rabbia.

                               Lavoriamo ad occhi bassi,

                               fango e terra, solo sassi.

                               Lavoriamo ad occhi bassi,

                               fango e terra, solo sassi, solo sassi.

                               (ad ogni colpo di piccone o badile)

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

                               Perché l’inferno è qui da noi,

                               per ogni colpo di piccone,

                               con la pioggia e con il sole.

                               (ad ogni colpo di piccone o badile)

                               Ah! Uh! Ah!

                               Abbiam bisogno di parole,

                               di preghiere e di conforto.

                               Abbiam bisogno di libertà!!

                               (ad ogni colpo di badile o piccole)

                               Ah! Uh! Ah!

                               Il piccone nella roccia,

                               questa vita è carta straccia.

                               Il piccone nella roccia,

                               questa vita è carta straccia, carta straccia.

                               Poi scaviam con le mani,

                               fra ribelli disumani.

                               Poi scaviam con le mani,

                               fra ribelli disumani, disumani.

                               (ad ogni colpo di piccone o badile)

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

17

                               Solo l’Inferno è qui da noi,

                               per ogni colpo di piccone,

                               con il vento e la tempesta.

                               (ad ogni colpi di piccone o badile)

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

                               Sempre chini ad ogni costo,

                               non c’è un Dio in questo posto.

                               Sempre chini ad ogni costo,

                               non c’è un Dio in questo posto, in questo posto.

                               Resteremo qui a morire,

                               chi di voi potrà capire?

                               Resteremo qui a morire,

                               chi di voi potrà capire? Può capire?

                               (ad ogni colpo di badile)

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

                               Ma sì l’Inferno è qui da noi,

                               per ogni colpo di piccone,

                               con il sangue ed il sudore.

                               (ad ogni colpo di piccone o badile)         

                               (Ah! Uh! Ah!

                               Abbiam bisogno di parole,

                               e di preghiere e di conforto.

                               Abbiam bisogno di libertà!!

                               (ad ogni colpo di piccone o badile)

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

                               Uh! Ah! Uh! Ah!

                               Uh! Ah! Uh! Ah! Ah!

Al termine del canto e della danza restano tutti fermi, immobili nella posizione acquisita.

La musica cessa improvvisamente.

Contemporaneamente buio in sala.

                             Quadro 5 – Parigi – Aeroporto  Charles De Gaulle – Area di imbarco.

                                                                               Scena unica

                                  Francesco, poi Fabrizio, passeggeri, personale dell’aeroporto.

Al comparire delle luci sul palcoscenico appare una immensa vetrata da cui si vedono aeroplani fermi in aeroporto. In scena è presente solo una fila di tipiche sedie da sala d’attesa, facilmente trasportabili.

Sono le 11 di un improbabile caldo mattino d’Autunno parigino.

Le procedure d’imbarco sono concluse.

Una continua e disordinata presenza di passeggeri o personale dell’aeroporto fa da sfondo alla scena.

Squilla il cellulare di Francesco il quale lo estrae d un taschino, ne osserva velocemente lo schermo riconoscendo l’identità dell’interlocutore.

18

FRANCESCO       Pronto? Carlo, dimmi. Mi hai cercato? (Breve pausa) Sì. Potevi lasciare un messaggio. (Breve pausa) No. Certo. Ho già incontrato il Segretario per i Diritti Umani a Ginevra. 8Breve pausa) Ospitale ma vago. (Breve pausa) Sfiduciato. 8Breve pausa) Ora sono a Parigi. (Breve pausa) Ero in procinto di partire. (Guarda il proprio orologio) Ho l’imbarco a minuti. (Breve pausa) Sì. Hai una penna? Scrivilo!! Volo AF428. Con l’Air France. Dovrei arrivare a Niamey per le 17 ora italiana. (Breve pausa) Non ti preoccupare. Ho già avvisato. (Breve pausa) Sì. Mi verranno a prendere con tutto il necessario. Ho tutto ti dico. Non ho dimenticato nulla…Passaporto, carta d’imbarco, lettera di presentazione…tutto. Sì. Ciao. E saluta la redazione del giornale.

Chiude il cellulare e lo introduce nel taschino.

Nel frattempo entra in scena Fabrizio, il reporter del Corriere della Sera. Come Francesco, ha con sé il

Necessario per un viaggio pratico ma di lunga permanenza.

All’incontro si stringono la mano come due buoni amici e colleghi.

FABRIZIO            Ciao Francesco.

FRANCESCO       Fabrizio! Ciao. Ancora Africa, dunque.

FABRIZIO            Ancora. E tu?  

FRANCESCO       Come te, naturalmente. Ormai sembra essere una malattia.

FABRIZIO            Vero. Proprio come la malaria…e con febbre terzana.

FRANCESCO       Ti fermi in Niger? Vedo….

FABRIZIO            Sì.

FRANCESCO       Io proseguo.

FABRIZIO            Per dove?

FRANCESCO       Proseguirò fino in Congo. Ho una guida attrezzata con jeep e (sorridendo alla propria battuta) Tipici vestiti alla moda.

FABRIZIO            Già (sorridendo alla battuta del collega). Proprio alla moda.

FRANCESCO       E speriamo che la jeep non sia malandata come la volta precedente.

FABRIZIO            Cosa ti porta in quella regione?

FRANCESCO       Guai, purtroppo. Attraverserò l’Africa Centrale sino alla regione del Kivu in Congo. Dovrò verificare la presenza di vendite illecite di armi, e come arginare il fenomeno.

FABRIZIO            La vedo dura.

FRANCESCO       E tu?

FABRIZIO            Conosci bene il problema degli sbarchi a Lampedusa?

FRANCESCO       Sì.

FABRIZIO            Seguirò tutto il tragitto sino in Libia. Vedremo di scrivere un buon articolo.

FRANCESCO       Ne sono sicuro.

FABRIZIO            Se ti va possiamo collaborare. Dammi il numero del tuo cellulare.

FRANCESCO       Certo…

VOCE FUORI CAMPO…Mesdames et Messieurs commencent….

I due reporter continuano a parlare amichevolmente scambiandosi i numeri di telefono e gli indirizzi in

Controscena, mettendosi in fila con gli altri passeggeri, mentre una voce fuori campo annuncia l’imbarco.

Francesco e Fabrizio consegnano i documenti alla hostess ed escono di scena con tutti gli altri.

VOCE F. C.          …Signore e signori iniziamo l’imbarco del volo Air France AF458  in partenza per Niamey attraverso l’uscita numero sedici. Per motivi di sicurezza invitiamo i signori passeggeri a prendere la carta d’imbarco insieme al passaporto. Per una migliore sistemazione vi preghiamo di seguire le istruzioni. Per i posti assegnati dalla fila uno alla fila tredici si accede a bordo dalla porta anteriore. I signori passeggeri con posti assegnati dalla quattordici in poi possono accedere dalla porta posteriore.

Musica di sottofondo.

19

                                                                                  RAMBO

                                                                                 (Musicale)

                                                                      Quadro 6 – Campo dei ribelli

                                                                                   Scena 1

Yulu, i suoi compagni di scuola, poi Rambo con altri soldati ribelli, quindi Terminator.

Il fondo del palco  è totalmente nero e buio.

Yulu appare a piedi nudi disteso e ammassato con altri suoi compagni.

Indossa solo una maglietta e un paio di pantaloni malandati.

All’improvviso, con una veloce e violenta entrata in scena giungono Rambo con altri suoi compagni ribelli.

Sono armati di scudisci e mitra. Cominciano allora a frustare e travolgere i giovani inermi nel pieno sonno.

RAMBO               (urlando) Sveglia. Forza. I vostri padri e le vostre madri sono morti. I vostri fratelli e le vostre sorelle sono morti. Voi siete morti. Noi vi abbiamo fatto rinascere. Siamo noi ora la vostra famiglia. I vostri genitori sono deboli. Sono contadini. Sono pescatori. Non hanno fatto altro che succhiare il sangue di questo paese. Ma voi siete gli eroi che salveranno la nazione. Non siete più bambini. Siete uomini. Nessuno vi ha mai mostrato rispetto (mostrando un fucile a ripetizione) ma con questo tra le mani avranno paura di voi. Se non otterrete il rispetto che meritate, ve lo dovrete prendere versando il loro sangue. (Spingendo i ragazzi fuori scena) Al campo. Via! Tutti al campo.

                                                                                Quandro 6 – Campo dei ribelli

                                                                                          Scena 2

                                                                                  Yulu, Terminetor

L’attenzione si rivolge totalmente a Yulu che, restando un po’ indietro rispetto al gruppo, appare

Improvvisamente solo.

Terminator gli si avvicina con un macete in mano, dopo aver osservato tutta la scena precedente,

quindi si accosta accanto a lui con improbabile atteggiamento paterno.

TERMINATOR                   (perentorio) Tu! Resta. (con falsa affabilità) Lo so, lo so. E’ dura essere uomo. Hai provato a resistere nel voler restare un ragazzo ma non hai potuto resistere alla tentazione di migliorare la tua vita. Ma tu…sarai presto un soldato della rivoluzione.  E io sono il tuo comandante. Se ti serva una cosa. Armi, CD, cibo, donne…vieni da me. Tutti potrete venire da me. E io ti do tutto. (Gli  mette in testa un berretto con visiera guardandolo con soddisfazione) E un domani…tu potresti essere promosso al grado di capitano. Un vero capo.

Terminator estrae da un taschino una busta trasparente con una polvere bianca e la porge a Yulu.

Il ragazzo, con sguardo assente, la osserva tenendola fra le mani.

TERMINATOR                    Ah! dimenticavo. Se lo vuoi sapere…tuo fratello sta bene. Lavora presso le miniere     di Kasese. Non ti preoccupare. Se saprai fare il tuo dovere lo farò promuovere come te, e così non dovrà più scavare ma solo osservare che gli altri lo facciano bene al suo posto.

Terminator dà uno schiaffetto a Yulu, poi si alza ed esce di scena con il macete in mano.

20

                                                         Quadro 6 – Campo dei ribelli

                                                                              Scena 3

                                                                                  Yulu

YULU                    La guerra la puoi odiare davvero solo se l’hai provata sulla pelle, se hai imbracciato un fucile e sparato a qualcuno, se hai visto gli occhi terrorizzati di chi sta per morire…e lo sa…ma non vuole. (Pausa) Solo ieri eravamo in cento, oggi di più. C’erano fuoco e proiettili, e morte ovunque mi girassi; la stessa morte che poi un giorno potrebbe scegliere me, me per il suo ultimo ballo. A volte, per la paura sento gli arti farsi rigidi, il freddo salire lentamente lungo i fianchi. (Osserva la polvere bianca che ha fra le mani) Non sono i morti a spaventarmi. Sono i vivi a farmi paura. Sono l’odio, la guerra e il potere che distruggono ogni cosa. Amare la vita, amare lp’altro, questo è un atto di coraggio. Perché le vere battaglie non sono mai quelle in cui impugni delle armi e ne esci vincitore. Le vere battaglie sono quelle in cui acquisti un abbraccio, stringi una mano, prendi a cuore e ne cuore qualcuno. In quel momento vinci te, vinci ogni muro tu possa mettere fra te e l’amore. Ma io, che tipo d’uomo vorrò diventare? Uno come quello che mi ha appena comprato?

                               Che mi ha promesso delle ricompense? In cambio di cosa?  (mostrando al pubblico la polverina nella busta trasparente) Di questo?....

Sul fondo del palco appare una meravigliosa luna piena e stelle chiarissime e splendenti.

Termina la musica per dare spazio al nuovo canto.

                                        

                                          IO NON SONO SOLO UN SOLDATO

                                                                          (Cantato a singola voce)

YULU                    No. Domani non ci saranno battaglie.

                               No. Domani non ci saranno violenze.

                               Ora ho solo molti ricordi lontani,

                               come teschi allacciati alla mia cintura.

                               Dove sono mio padre e mia madre?

                               Io non ho scelto di fare il ribelle.

                               Mi hanno cucito la bocca,

                               mi hanno rinchiuso in un campo.

                               Mi hanno azzerato la mente,

                               e hanno drogato il mio corpo,

                               e hanno rubato il mio sogno.

Ma io, non sono solo un soldato.

Io, non sono solo un ribelle.

E voglio tornare quello di prima,

senza teschi allacciati alla mia cintura.

Dove sarà mio fratello?

Devo trovarlo, liberare il suo corpo.

                       

21

                                   Quadro 7 e doppio – Campo dei ribelli – Kasese, campo dei minatori

                                                                                  Scena unica

                                                                      Yulu, Hamidi, suoi compagni minatori.

L’attenzione si sposta su Hamidi che, restando in penombra, sembra apparire in controscena, improvvisa-

Mente dal nulla con altri suoi compagni.

Sono tutti rannicchiati per terra, uno accanto all’altro, e dormono profondamente dopo una giornata di

Stenti e lavoro massacrante.

YULU                    Lo hanno legato a un palo,

                               lo hanno rinchiuso in un campo.

                               Gli hanno azzerato la mente,

                               e hanno drogato il suo corpo,

                               e hanno rubato il suo sogno.

Il brano musicale cambia tono e volume per fare da sfondo alla battuta e alla scena che seguono.

YULU                    (Pausa) Ed ora sono qui, la luna sembra volermi dire di agire presto. È passato già troppo tempo. Ma è ancora vivo. Dunque?...Cosa aspetto?! Devo liberare mio fratello. A Kasese allora.

Buio in sala.

Il brano musicale continua in sottofondo.

                                  

                                                             Quadro 8 – Kasese, campo dei minatori

                                                                             Scena unica

                                                                Yulu, Hamidi, suoi compagni minatori

L’attenzione si sposta su Hamidi che, restando in penombra, sembra apparire in controscena. Yulu gli si

Avvicina lentamente, guardingo e con circospezione. Passa attraverso i corpi dormienti dei giovani minatori.

Raggiunge il fratello legato a un palo con i piedi e, per evitare che questi emetta un urlo, gli chiude la bocca

Con una mano.

Fine della musica.

YULU                    Silenzio…Sono Yulu, tuo fratello.

HAMIDI               Yulu? Cosa fai qui?

YULU                    Sono tornato per liberarti.

HAMIDI               Sei forse impazzito? Tu non sai quello che dici!

YULU                    Ci ho pensato molto e ora non si può più tornare indietro.

HAMIDI               Ma come hai fatto…

YULU                    ….Taci. Ora ti slego.

HAMIDI               Se ci prendono vivi durante la fuga sai cosa succede?....vero?

YULU                    Lo so ma ho con me più armi di quante tu ne possa immaginare. Ed ora ascoltami bene. La vedi quella radura prima della collina?

HAMIDI               Sì.

YULU                    Bene. Dobbiamo raggiungerla prima che sorga il sole. Ci inoltreremo nella foresta e via verso sud. A casa. E saremo liberi.

HAMIDI               Yulu…

YULU                    …Che c’è ancora?

HAMIDI               Ho paura.

22

YULU                    Non devi averne. Hai vissuto in questo luogo maledetto e dimenticato da Dio per troppo tempo. Dunque non puoi, non devi aver paura.

HAMIDI               Ho paura ti dico.

YULU                    Stammi vicino allora, come un’ombra, e vedrai che troverai tutto il coraggio necessario. Sei pronto?

HAMIDI               Sì.

YULU                    Andiamo.

                                                                      FUGGIRE O MORIRE

                                                                              (Musicale – Danzato)

                                                                         Quadro 9 –Foresta in Congo

                                                                                 Scena unica

                                                                                   Hamidi, Yulu, guardie

Sul fondale appare una foresta al chiaro di luna e durante la scena, con sottofondo musicale, verrà

costruita una coreografia che rappresenta Yulu e Hamidi in fuga e le guardie nel tentativo di catturali,

in un ambiente ostile e semibuio.

Lampi, luci, spari, suoni e versi di animali, richiami e urla faranno da sfondo a questa scena.

Fine della musica.

Buio totale in sala.

                                                                             L’incontro con Benine

                                                                                       Anno 2011

                                        Quadro 10 – Missione dei padri Saveriani nella Diocesi di Bukavu

                                                                                          Scena 1

                          Padre Angelo, Francesco, Hamidi, Yulu, Benine, studenti, un maestro

Con il nostro quadro ritroviamo la missione dei Padri Saveriani in Congo.

Sul fondale notiamo l’immagine di una tipica missione nei pressi di una collina e una casa con veranda.

Alcuni ragazzi, tra cui Hamidi, Yulu e Benine, leggono e scrivono rannicchiati in terra seguendo alla lavagna

La lezione di un maestro indigeno.

Il Padre Saveriano e Francesco sono comodamente seduti su sedie in vimini poste sulla veranda e

Sorseggiano lentamente una tipica bevanda locale.

L’ambiente appare vivace e sereno.

Padre A.              I belgi sono stati i primi a tagliare le mani in Africa. Re Leopoldo staccava una mano ad uno schiavo ogni 100 nel Congo per tenerli sotto controllo. Molti di questi bambini erano stati rapiti dai ribelli. Poi noi ce li siamo ripresi. Alcuni di loro sono stati costretti a fare cose orribili. Noi cerchiamo di riportarli alla vita.

FRANCESCO       Quanti attacchi ci sono stati in questa zona? 

PADRE A.            Ah! io conosco quasi tutti i ribelli da quando erano bambini. Il comandante ha ancora paura che io lo mandi in castigo dietro la lavagna.

FRANCESCO       E lei crede che viste le vostre buone intenzioni vi risparmieranno.

PADRE A.            Il mio cuore mi dice che in fondo le persone sono buone. La mia esperienza suggerisce il contrario. Mi dica come la vede lei Fancesco…nella sua carriera di giornalista. Ha trovato che le persone sono in fondo buone?

FRANCESCO       No…direi che sono solo persone.

PADRE A.            Esatto!! È quello che fanno che le rende buone o cattive. Un momento di amore…anche in un uomo malvagio, riesce a dare significato a una vita. Nessuno conosce il cammino che conduce a Dio. Ma lei…cosa pensa di questa terra?

Francesco           quando ho messo piede per la prima volta in Congo, devo dire che la mia idea dell’Africa la vedeva come una terra dimenticata, sfruttata, martoriata. Molti aspetti della vita occidentale non mi vanno a genio, mi stanno stretti e a volte sembrano soffocarmi.

23

                               Pensavo che in Africa avrei trovato il mio stile di vita ideale, avrei appianato le tante contraddizioni del nostro modo di vivere. Ma ogni idea astratta deve, prima o dopo, fare i conti con la realtà.

PADRE A.            Capisco.

FRANCESCO       E io, per quanto mi sforzi, resto immerso nella mia ossessiva cultura occidentale. È la nostra cultura, giusta o sbagliata che sia. Non riusciamo a liberarci dalle comodità.

PADRE A.            Comodità! Questa parola non esiste nel loro vocabolario!!

FRANCESCO       Se per puro caso non posso usare il computer per scrivere i miei articoli e trasmetterli o il cellulare per comunicare, mi innervosisco, lesino addirittura il bagnoschiuma in modo che possa durare per mesi, per non dovermi lavare con la saponetta che mi seccherebbe terribilmente la pelle.

PADRE A.            In Occidente avete una quantità infinita di stimoli, di possibilità, di svaghi, di cose belle da fare. Ma qui le cose sono molto diverse.

FRANCESCO       Diverse. Capisco.

PADRE A.            Caro Francesco, credo invece che non possiate capire. Bisogna viverle le storie, non solo ascoltarle. Lei scrive solo quello che vede dal di fuori. Non vi partecipa appieno. Se in questa avventura proverete ad affrontarne una non da vicino, ma dalla sua interna drammaticità, allora vi ricorderete queste mie parole. E non credo che sia solo retorica. Vedete quei ragazzi laggiù?

FRANCESCO       Sì. Sembrano sereni.

PADRE A.            Sereni?

FRANCESCO       Sì.

PADRE A.            Ma quanta fatica, e quante privazioni. Quanta sofferenza caro il mio giornalista. Fra quei ragazzi ve ne sono tre che meritano una particolare attenzione e lei potrebbe seguirne gli sviluppi. Yulu, un adolescente costretto ad uccidere. Hamidi, un bambino costretto a scavare la terra con le proprie mani nude. Ma quella di Benine è ancora più atroce come storia.

FRANCESCO       Benine?

PADRE A.            Quella ragazza accanto al maestro. Si. Vi racconterò la storia di Benine. Merita di essere ascoltata.

Il Padre Saveriano si alza e si dirige sul proscenio, intenzionalmente rivolto verso il pubblico per coinvol-

gerlo. In controscena restano Francesco, gli studenti e il loro maestro.

PADRE A.            E voglio che tutti chiudiate gli occhi mentre ve la racconto. Perché, mentre ascoltate me, voglio che ascoltiate voi stessi. Coraggio. Chiudete gli occhi per favore. Questa è la storia di una bambina che tornava dai campi in una giornata piena di sole. Cercate di immaginarvela questa bambina. A un tratto arriva un camion pieno di soldati. Saltano giù e l’afferrano. La trascinano nel campo vicino. La legano stretta. Le strappano tutti i vestiti di dosso. Ora le sono sopra.

 Prima, uno, poi un altro, poi un altro ancora. La stuprano, lacerando tutto ciò che è innocente e puro. Con una furia bestiale. In una puzza di sudore e vomito e alcol. Una volta sazi. Dopo averla uccisa nel grembo minuscolo, dopo aver distrutto per sempre la sua capacità di avere figli, di dare la vita al di là della sua, decidono di usarla come bersaglio e le gettano addosso lattine di birra piene. Le lanciano con violenza. La carne si strappa. Le ossa si spezzano. Adesso le urinano addosso. Decidono di impiccarla. Prendono una corda, ci fanno un cappio. Immaginate il cappio che le si stringe intorno al collo. E poi uno strappo fulmineo. Viene sollevata in aria. I piedi cercano e non trovano il terreno. Il ramo a cui la impiccano non è abbastanza robusto. Si spezza e la bambina precipita a terra. Allora i soldati la prendono. La gettano dentro il camion. E corrono sino a un ponte buttandola nel torrente.

                                La bambina fa un volo di dieci metri. Cade giù in mezzo alle pietre. La vedete? Stuprata, picchiata, col corpo martoriato. Fradicia e sporca del proprio sangue. Lasciata lì a morire. Voglio che la vediate. Signore e signori, quella creatura…e ora immaginate che sia bianca. Che sia vostra figlia, a casa vostra, che accada nella vostra strada. Oggi. Domani.

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A questo punto Francesco, Padre Angelo e l’insegnate dei ragazzi escono di scena.

                                      Quadro 10 – Missione dei padri Saveriani nella Diocesi di Bukavu

                                                                               Scena 2

                                                            Hamidi, Yulu, Benine, studenti

La luce focalizza l’attenzione sugli studenti fra cui spiccano Hamidi e Yulu.

Si tengono in disparte formando un coro unito e compatto.

Benine si porta sul proscenio e si rivolge al pubblico.

                                              

                                              SI CHIAMA BENINE

                                                (Cantando a singola voce  e coro)

BENINE                                   Sono nata in una terra lontana,

                                               dove i fiumi scorrono lenti.

                                               Sono cresciuta serva e schiava,

                                               solo ombra di padri potenti.

                                               A sedici anni mi hanno venduta,

                                               non ero pura, ero solo reietta.

STUDENTI YULU HAMIDI       Si chiama Benine.

                                               Dolce perla africana.

                                               Con i capelli profumo di ebano.

                                               Gli occhi neri come la notte africana.

                                               E la pelle che splende alla luna.

BENINE                                   Sono nata in una terra lontana,

                                               dove i fiumi corrono pigri.

                                               Dove il vento porta da sempre

                                               il profumo dell’ebano antico.

                                               Così laggiù ho ben presto imparato

                                               che i miei sogni eran solo illusioni.

STUDENTI YULU HAMIDI       Si chiama Benine.

                                               Dolce perla africana.

                                               Con i capelli profumo d’ebano.

                                               Gli occhi neri come la notte africana.

                                               E la pelle che splende alla luna.       

BENINE                                   Volevo solo cercare fortuna

                                               ma dovevo lasciare ogni cosa.

                                               Poi venduta al miglior offerente

                                               Mi davo a tutti senza amare nessuno.

                                               Così laggiù ho ben presto imparato

                                               che i miei sogni eran solo illusioni.

L’intero coso si fa avanti circondando Benine.

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STIDENTI YULU HAMIDI         Si chiama Benine.

                                               Dolce perla africana.

                                               Con i capelli profumo di ebano.

                                               Gli occhi neri come la notte africana.

                                               E la pelle che splende alla luna.

Fine del brano musicale.

Buio totale in sala.

                                  Quadro 10 – Missione dei padri Saveriani nella diocesi di Bukavu

                                                                                Scena 3

                                                           Hamidi, Yulu, Benine, studenti.

                                                GENOCIDIO – seconda parte

                                                             (solo Musicale)

Luci, ombre e penombre confuse accompagnano la scena.

Improvvisamente si sentono rumori lontani di jeep in avvicinamento.

Le urla e gli schiamazzi di soldati sotto l’effetto di allucinogeni e cocaina fanno da sfondo al brano di musica,

ritmico, intenso, penetrante, ossessivo e che riprende la prima parte.

Tutti i giovani presenti si accorgono del pericolo imminente che giunge da lontano, quindi fuggono disordi-

natamente disperdendosi nella sala.

Benine, Hamidi e Yulu restano in scena.

Yulu mostra agli altri due una lettera di Padre Angelo. Hamidi una cartina per raggiungere il Niger e Benine

del denaro.

I tre si stringono in un forte abbraccio solidale, poi Yulu indica una direzione sicura per la fuga.

I tre escono velocemente di scena.

Fine del brano musicale.

Buio totale in sala.

                                         

                                           FINE DEL PRIMO ATTO

                       

26                             

                                                  SECONDO ATTO

                                                    (La fuga verso Agades)

                                                                                   Anno 2012

                                                       Quadro 1 – Bivacco nella foresta tropicale nel Ciad

                                                                    Scena 1

                                                                                  Yulu, Benine, Hamidi.

Hamidi, Yulu e Benine ricompaiono al centro della scena, intorno a un bivacco.

La luce vibrante del fuoco ne illumina i volti sfiniti e sospettosi.

La foresta sul fondo, buia e inquietante, trasmette suoni e versi di animali nascosti.

I tre giovani sorseggiano acqua passandosi fra le mani un piccolo otre fatto di pelle.

Di tanto in tanto ravvivano il fuoco.

YULU                    Mio nonno narrava di molte storie che parlavano di guerra. Di tribù che ne combatteva un’altra perché qualcuno aveva rubato una donna, oppure del bestiame. Io capisco che i bianchi vogliano i nostri diamanti, il minerale nero, e solo il Dio Ignoto sa cos’altro ancora, ma come fa il nostro popolo a fare del male a sé stesso, questo non lo capisco.

BENINE                C’è della brava gente che dice che c’è qualcosa di sbagliato in noi. Dentro la nostra pelle nera.

HAMIDI               Stavamo meglio quando l’uomo bianco governava.

YULU                    Nostro padre era bravo. Un uomo meraviglioso. Mi diceva che, quando sarei diventato un uomo, sarebbe arrivata anche la pace. Il nostro paese diventerà un paradiso, diceva. E senza l’uomo bianco.

HAMIDI               La libertà ce la riprendiamo, sai?

BENINE                Sì, ma ora siamo in fuga. Questa come la chiamate’ libertà?

YULU                    E dobbiamo ringraziare l’uomo bianco.

BENINE                Padre Angelo, vorrai dire.

YULU                    Sì, Padre Angelo.

BENINE                Se non ci fosse stato lui con la sua missione ad accoglierci! Ma ora sarà tutto distrutto.  Chissà chi sarà riuscito a fuggire e salvarsi.

YULU                    Questa guerra distrugge tutto..non perdona nessuno.

BENINE                Solo questa o tutte le guerre?

YULU                    Immagino tutte. La guerra mostra solo il lato più oscuro del genere umano. Non si tratta di bianchi o di neri. E’ l’uomo che ha dentro di sé questo seme marcio che  trae origine sin dalla creazione.

BENINE                Parole già ascoltate. Padre Angelo. Appunto.

YULU                    Diceva: “L’ispirazione massima del genere umano dovrebbe essere quella di poter cancellare la parola guerra dal vocabolario”:

HAMIDI               Ma di chi stiamo parlando? Da chi stiamo fuggendo, ora?

YULU                    Da tutti, caro fratellino. Da tutto e da tutti. io ero fra i ribelli di un movimento chiamato M23 ma ora ci sono quelli di Seleka che combattono contro i governativi di Francois Bozize. Il resto lo conoscete già. Ma guardate. Avvicinatevi.

Yulu estrae una cartina da una sacca e la mostra ai compagni di viaggio. Tutti si avvicinano per osservare la

Descrizione.

YULU                    (indicando i diversi punti descritti) Ecco. Qui c’era il nostro villaggio, qui la Missione, qui il nostro campo e qui la miniera.

BENINE                (interrompendo e indicando il luogo sulla mappa) E qui la mia casa.

YULU                    Brava Benine!

BENINE                (cercando di trattenere le lacrime e l’emozione) Ma continua ti prego.

YULU                    Per evitare i combattimenti abbiamo seguito questa pista lontana dalle principali vie di comunicazione. Questi sono o villaggi che abbiamo visto e naturalmente evitato.

27

HAMIDI               Ma dove siamo ora?

YULU                    Se i miei occhi non m’ingannano…Noi dovremo essere qui. Oltre il confine fra la Repubblica Centrafricana e il Ciad.

HAMIDI               Ma come fai a saperlo?

YULU                    Perché ieri ho letto un’indicazione che segnava questo villaggio lasciato alle spalle: Sarh. E qui c’è la biforcazione di due fiumi. Non ne conosco il nome ma la luna ce li mostra in modo chiaro. Guardate come la luce riflette l’acqua nel buio della notte.

Tutti si alzano per osservare la luce dell’acqua dei due fiumi descritti.

YULU                    E noi andiamo contro la corrente dell’acqua quindi verso nord.

BENINE                Fortuna che abbiamo te, Yulu!

YULU                    Fortuna? Quale fortuna? La mappa si ferma qui, non dà altre indicazioni, l’altra metà è andata perduta una settimana fa. Ricordate? Ed ora abbiamo terminato le riserve di cibo da un pezzo e siamo stremati dalla fatica. Fortuna vuole che almeno l’acqua non manca. Ecco, questa è la situazione.

BENINE                Ci siamo persi?

YULU                    (falsamente indeciso, con l’intenzione di non preoccupare i compagni) No. Per ora no, ma da ora in poi saremo come ciechi nel deserto.

BENINE                Padre Angelo mi raccontava di una stella.

YULU                    Una stella?

BENINE                Sì. Una stella che indica sempre il Nord. Dunque potrebbe sostituire la mappa!

YULU                    Guarda in alto, Benine.

Benine osserva il cielo stellato e si discosta dai due fratelli.

YULU                    Meraviglioso vero?

BENINE                Sì. Quante?!

YULU                    (ironico) Qual è?

                                                                  E’ LA MIA STELLA

                                                                   (Cantato a singola voce)

BENINE                C’è una stella da qualche parte, dove ancora non so.

                               Ma so che esiste tra le altre là nel cielo.

                               È la più bella, la più nascosta, la più lucente.

                               Sono sicura…indica il Nord.

                               È la mia stella, è la mia stella…altro non ho.

                              

                               Quando ero triste cercavo là nel buio,

                               una luce che infondesse a me il coraggio,

                               una strada che indicasse a me il cammino,

                               un approdo che donasse a me la pace.

                               Quando ero sola cercavo là nel buio,

                               una luce che rischiarasse il cuore,

                               una casa che desse protezione,

                               un futuro che donasse a me speranza.

                               C’è, c’è una stella da qualche parte,

                               dove ancora non so.

                               Ma so che esiste tra le altre là nel cielo.

                              

28

                               È la più bella, la più maestosa, la più lucente.

                               Sono sicura…indica il Nord.

                               È la mia stella, è la mia stella…altro non ho.

Ripete due volte la strofa che segue.

                               Sono qui che mi stupisco, e mi perdo nella notte,

                               ascoltando nel silenzio, il fruscio nella foresta.

                               Strappo il velo di tristezza,

                               che mi cinge a ogni fianco,

                               e gioisco per voi due, amici veri e solidali.

                               C’è, c’è una stella da qualche parte,

                               dove ancora non so.

                               Ma so che esiste tra le altre là nel cielo.

                               È la più bella, la più maestosa, la più lucente.

                               Sono sicura…indica il Nord.

                               È la mia stella, è la mia stella…altro non ho.

Benine raggiunge i due fratelli sedendo accanto a loro e al fuoco.

YULU                    Ho capito.

HAMIDI               Cosa ci possiamo aspettare ancora?

Un fruscio e a seguire dei passi interrompono i ragazzi dai loro discorsi.

Tutti si allertano mentre Yulu tranquillizza il fratello e Benine esortandoli al silenzio.

Poi, istintivamente, estrae un coltello da una tasca dei pantaloni.

                                      

                                                  Quadro 1 – Bivacco nella foresta tropicale nel Ciad

                                                                                    SCENA 2

                                                         Yulu, Benine, Hamidi, Hassan un tuareg.

Dal profondo buio emerge la figura di un tuareg del Ciad.

HASSAN              Fermo, giovane ragazzo.

YULU                    (nervosamente) Chi sei?...Parla!!

HASSAN              Mi chiamo Hassan. Come puoi vedere sono un tuareg di queste terre. E sono disarmato. cosa molto insolita per la mia gente.

YULU                    Non fare un altro passo o…

HASSAN              …la tua foga non ti fa riflettere. Avete acceso un fuoco che si vedrebbe sino alle coste della Somalia. Ho sentito suoni e rumori, voci che hanno destato in me una profonda curiosità.

La tensione dei tre giovani si allenta.

HASSAN              E ora potresti benevolmente mettere via quel coltello?

Yulu, non del tutto convinto, esegue.

Hassan tenta di avvicinarsi destando ancora qualche timore.

HASSAN              Ed ora, posso godere dell’ospitalità dovuta a uno straniero?

29

Yulu lo fa sedere accanto al fuoco offrendo dell’acqua.

HASSAN              (ironico) Grazie giovane guerriero. Perché tu sei un soldato, vero? O lo sei stato. Il vostro silenzio non sembra di buon auspicio per una perfetta conversazione fra uomini che aspirino a solidarizzare.

HAMIDI               (rompendo ingenuamente il silenzio) Sì. Lo è stato.

YULU                    (con una vena di rimprovero nei confronti del fratello) Mio fratello ha la lingua facile alla parola. Comunque…se vuoi sapere che cosa facciamo qui, te lo dirò. Cerchiamo di raggiungere il Nord ma ci siamo con molta probabilità persi.

HASSAN              Era quello  che sospettavo e temevo, e io sono qui per servirvi.

YULU                    Dici il vero’

HASSAN              Certo. Che Allah possa mozzarmi la lingua se dico il falso!! Dove siete diretti, per l’esattezza?

YULU                    In Europa. Italia.

HASSAN              Ho capito. Allora dovrete raggiungere una città chiamata Agadez. Quella è la porta per l’Europa.

YULU                    E tu sai come raggiungere questa…Agadez?

HASSAN              No. Purtroppo no.

YULU                    Dunque? Che aiuto ci puoi dare?

HASSAN              Io ho solo sentito parlare della città ma conosco chi vi potrà guidare sin lì.

YULU                    Bene. Allora indicaci quest’uomo.

HASSAN              Dovrete seguire me. A poche leghe da qui c’è un accampamento e da lì una carovana potrà accogliere voi e le vostre poche cose sino ad Agadez.

YULU                    Bene allora. Siamo pronti a seguirti mio caro amico.

HASSAN              Ma non basta, giovane guerriero.

YULU                    Cosa vuoi dire?

HASSAN              Con un piccolo compenso Hassan sarà al vostro servizio.

YULU                    Compenso? Ma noi non possediamo nulla!

HASSAN              Se non hai monete o banconote..puoi offrire la ragazza!!

YULU                    La ragazza? Sei forse impazzito?

              

                                        

                                      I PREDONI DEL DESERTO

                                                 (Musicale – Danzato)

Irrompe una musica di sottofondo, drammatica e ritmica.

Un fruscio e a seguire molti passi interrompono i loro discorsi

I tre ragazzi si allertano mentre Hassan con un flebilissimo cenno del braccio

Invita altri suoi compagni a raggiungere il centro del palco.

Dal buio emergono le figure di altri Tuareg vestiti di bianco, armati

di fucile e lunghi coltelli ricurvi. Hassan furtivamente esce di scena.

Istintivamente Yulu estrae il solito coltello da una tasca dei pantaloni.

Al cessare della musica improvviso buio in sala.

Cambia il brano musicale per una nuova danza.

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                                                    SCHIAVITU’

                                                (Musicale – Danzato)

                                   Quadro 2 – Accampamento tuareg nel deserto del Ciad

                                                               Scena 1

                                                                   Tuareg, Yulu, Benine, Hamidi.

Il deserto sul fondo, con un cielo limpidissimo e pieno di stelle e una mezzaluna calante, trasmette una

Improbabile serenità che cela l’incubo dei nostri giovani protagonisti.

Luci lontane di bivacchi accompagnano l’intera scena rendendola inquietante.

I tuareg, nella loro danza, prendono i tre giovani ragazzi circondandoli.

Poi allestiscono tre pali nel centro del palco e li legano ben saldi con corde ben strette, costringendoli

A restare seduti sulla sabbia del deserto.

Quando il brano musicale cambia tono tutti i guerrieri escono di scena, lasciandone uno solo di guardia ,

in disparte.

                                                     Quadro 2 - Accampamento tuareg nel deserto del Ciad

                                                                                            Scena 2

                                                    Yulu, Benine, Hamidi, una sentinella, quindi Francesco

Sul fondo l’ambientazione non cambia.

La sentinella rimasta, travolta dalla stanchezza, si lascia andare a un profondo sonno appoggiandosi

Al lungo fucile, di spalle ai tre prigionieri.

Una figura guardinga appare dal lato opposto.

Si avvicina lentamente ai tre ragazzi chinandosi su Yulu che trasale con i compagni.

La figura li esorta al profondo silenzio tagliando i legacci dai pali di legno con il tipico lungo coltello tuareg.

Francesco, infiltrato nell’accampamento, finalmente si rivela.

La musica termina.

YULU                    (con voce squillante) Chi?

FRANCESCO       …Silenzio!

YULU                    …Siete?...

FRANCESCO       …(mostrando il viso) Volete svegliare tutto l’accampamento?

YULU                    No!...

FRANCESCO       …Allora state zitti.

YULU                    Certo…

FRANCESCO       …Vi siete cacciati in un bel guaio!

YULU                    Ci siamo fidati di un certo Hassan.

FRANCESCO       (ironico) Bravi! Una eccellente idea quella di fidarsi di uno sconosciuto.

YULU                    Eravamo privi di tutto e….

La sentinella muovendosi, sembra destarsi dal sonno.

Si risistema meglio sul giaciglio poi riprende a dormire.

FRANCESCO       …Silenzio!

YULU                    Avevamo finite le scorte di viveri.

Il gruppo di ragazzi, ora liberati, e Francesco si allontanano dai tre poli, piùdistanti dalla sentinella.

                                

                                        Quadro 2 – Accompagnamento tuareg nel deserto del Ciad

                                                                                        Scena 3

                                                     Francesco, Yulu, Benine, Hamidi, una sentinella.

31

FRANCESCO       Bene. Ed ora? Cosa pensate di fare’

YULU                    Raggiungere Agadez. Ma non sappiamo dove sia. Questi uomini avrebbero dovuto indicarci la via tramite una stella ma poi….

FRANCESCO       …vi hanno presi prigionieri.

YULU                    Appunto.

FRANCESCO       Ascoltatemi ragazzi. Agadez è ancora lontanissima e la stella che cercate sicuramente è quella lassù.

I ragazzi guardano il punto indicato da Francesco.

FRANCESCO       Vicino a quel gruppo che forma un grande carro. Lo vedete?

YULU                    Certo.

BENINE                Eccola.

HAMIDI               Sì. La vedo!

FRANCESCO       Ma non vi servirà a molto.

YULU                    Perché?

FRANCESCO       Perché non indica la via per Agadez ma solo il Nord. Vi perdereste comunque nel deserto. Il che significa…morte sicura.

YULU                    Come possiamo fare allora?

BENINE                Voi non venite con noi?

HAMIDI               Venite ve ne prego!

FRANCESCO       No, ragazzi. Io devo seguire questi delinquenti in incognito. Ho il compito di capire e poi scrivere una relazione sul come raggiungono l’Etiopia. Devo documentare e confermare lo scambio di uomini con armi. Quelle stesse che tu Yulu conosci molto bene! Quelle stesse che hanno massacrato Padri Saveriani al villaggio.

YULU                    Dunque?  

Da una piccola bisaccia estrae un portafoglio con banconote, cibo ed acqua, quindi un GPS.

FRANCESCO       Prendete questi e nascondeteli molto bene quando sarete ad Agadez. Questi sono cibo ed acqua. Saranno sufficienti se saprete farne buon uso. E questa…la cosa più importante. Un GPS.

YULU                    Che cos’è.

FRANCESCO       Uno strumento che vi indicherà la strada per Agadez.

YULU                    Possibile?

FRANCESCO       Si accende così.

Francesco, mostrando lo strumento dà istruzioni ai tre ragazzi sul GPS.

FRANCESCO       Ecco. Tenetelo sempre carico con la luce del sole. Vedete? È una mappa con tutte le indicazioni. Ora vi imposto Agadez. Qui, mercato generale. La lettera di Padre Angelo l’avete ancora?

YULU                    Sì.

FRANCESCO       Bene ma…non fatela vedere a nessuno e non mostratevi a far gesti che possano indurre a pensare che siete cristiani. Nessuna parola a sproposito o gesti di alcun tipo. Mi raccomando.

YULU                    Capito.

FRANCESCO       Ed ora la cosa più importante. Una volta in città cercate di un certo Fabrizio. E’ un mio amico italiano. Vi potrà aiutare e magari, se necessario, togliere dai guai.

YULU                    Come faremo a riconoscerlo fra tanta gente?

FRANCESCO       Vi troverà lui.

YULU                    Va bene.

FRANCESCO       Vi dirà solo questa parola: “LIBERTA’”. Voi risponderete “IN ITALIA”. (Abbracciandoli) Ed ora via. Su, andate.

32

Buio completo in sala e in scena.

Escono tutti di scena tranne Yulu che si porta al centro del palco. 

                                                                

                                                                Agadez

                                                                                     Anno 2013

                                                                Quadro 3 – Sulla via per Agadez

                                                                              Scena unica

                                                                                        Yulu

Yulu riappare solo, ben focalizzato da una luce in un buio totale circostante.

                                                         LIBERTA’

                                                                          (Cantato a singola voce)

YULU                    Libertà. Sogno irraggiungibile!

                               Libertà. Parola mai sentita!

                               Libertà. Pensiero mai sognato!

                               Libertà. Realtà mai vissuta!

                               Porto su di me le cicatrici della schiavitù.

                               Sembrano medaglie stampate sul mio petto.

                               Ma ora, anche se stanco, desidero rialzarmi,

                               e non fermarmi lungo questa strada.

                               E allora, scrivetela:

                               sulle armi dei guerrieri,

                               sulle corone dei potenti,

                               sopra  il pane che spezzate,

                               su ogni soffio dell’aurora.

                               Libertà. Sogno irraggiungibile!

                               Libertà. Parola mai sentita!

                               Libertà. Pensiero mai sognato!

                               Libertà. Realtà mai vissuta!

                               Porto sul mio corpo i segni e le catene.

                               Sembrano uncini sopra la mia pelle.

                               Ma ora, anche se stanco, desidero alzarmi,

                               e non fermarmi lungo questa strada.

                               E dunque, scrivetela:

                               su ogni lume che si accende,

                               sopra i muri e per le strade,

                               sulla fronte del nemico.

                               E infine, scrivetela:

                               sulle porte delle prigioni,

                               fra le pagine di un libro,

                               sopra i vetri alle finestre,

                               nella mente degli umani.

33

                                        IL MERCATO DI AGADEZ

                                                  (Musicale – Danzato)

All’accendersi delle luci in scena appare sul fondale una piazza con camion in attesa del carico

Di umani e merci.

Il brano musicale fa da sfondo alla scena.

                                           Quadro 4 – Agadez – Il mercato dei disperati

                                                                           Scena unica

               Yulu, uomini e donne in fuga in fila, due gendarmi, Fabrizio, quindi Benine e Hamidi

L’azione appare confusa: la controscena, una fila di uomini e donne lentamente viene controllata da due gendarmi del Niger. Portano con sé abiti sgualciti, i più fortunati sacchi di iuta e calzari consumati. I gendarmi, armati e ben equipaggiati, fermano i disperati uno ad uno, controllano le poche cose e trafugano il necessario per il pedaggio.

Chi paga e riesce a soddisfare le pretese dei gendarmi passa, chi non ha nulla viene malamente respinto. Yulu nel frattempo viene raggiunto da Benine e dal fratello Hamidi.

Restano appartati sul proscenio in attesa di prendere una decisione.

Nella fila dei disperati, Fabrizio, ben mimetizzato e travestito da indigeno, si accorge della loro presenza e li raggiunge.

Fine della musica.

FABRIZIO            Ragazzi! Conoscete un certo Francesco?

I tre giovani lo guardano con diffidenza.

FABRIZIO            Tu devi essere Yulu. (Accorgendosi della loro titubanza e diffidenza) Giusto. Dimenticavo. “LIBERTA’”.

YULU                    (prontamente) “IN ITALIA”.

La tensione finalmente si allenta e tutti si rilassano.

FABRIZIO            (sorridendo) Perfetto. Ma non diamo nell’occhio! Francesco mi ha avvisato. Dunque…tu devi essere Yulu.

YULU                    (prontamente) Sì.

FABRIZIO            Tu Hamidi, il più piccolo e tu..Benine.

BENINE                (prontamente) Sì.

FABRIZIO            Meraviglioso. Avete fame? Avete mangiato qualcosa?

YULU                    No.

FABRIZIO            Ascoltate. (indicando con un debole gesto della mano) Vedete quella fila di uomini e donne? Ebbene…dobbiamo raggiungerla, ma per poter passar ela frontiera del Niger e raggiungere la Libia bisogna convincere le guardie. E quelle non vanno tanto per il sottile se si accorgono che non siete in grado di pagare.

BENINE                Cosa ci consigliate?

FABRIZIO            Avete con voi del denaro? È la prima cosa che vogliono.

YULU                    (prontamente) Sì.

FABRIZIO            Vediamo.

I tre ragazzi mostrano tutto quel che potrebbe servire per pagare il pedaggio.

BENINE                Ecco.

34

FABRIZIO            (raccogliendo dalle mani quel che i ragazzi gli porgono) Bene. Molto bene!

HAMIDI               Passeremo?

FABRIZIO            Certamente Hamidi. Passeremo. Non vi preoccupate. Vediamo: un GPS…perfetto. Questo rabbonirà il più focoso dei due. (Contando i soldi) 100,200,300,400,500…1000 dollari. Ma siete ricchi!! Passeremo. Passeremo ragazzi. Con i miei mille euro passeremo tutti e quattro. Tranquilli…E questa?

YULU                    Una lettera di Padre Angelo.

FABRIZIO            (aprendola e leggendo) Saveriani. È proprio indispensabile?

YULU                    E’ il nostro lasciapassare per l’Italia.

FABRIZIO            Va bene…ma lo terrò io. Avete altro di….compromettente? monili, immagini di Santi, medagliette, crocifissi? Qui vi uccidono per niente sapete!! E non abbiamo certo bisogno di martiri.

BENINE                (porgendo un monile in argento) E’ un consiglio gìà sentito. Prendete.

FABRIZIO            Cos’è?

BENINE                Una stella. La mia stella.

FABRIZIO            In argento!

BENINE                Non so se sia argento.

FABRIZIO            E’ argento mia piccola incosciente! Nascondila bene. Ed ora mettiamoci in fila. E che Dio…Che dico?...Allah ce la mandi buona.

I quattro raggiungono la fila dei disperati. Buio in scena e in sala. Sul fondo appare un cielo stellato. Buio in

Scena e in sala. Sul fondo appare un cielo stellato e in evidenza la stella polare con il grande carro.

Brano musicale di sottofondo.

                                                 RACCONTI AFRICANI

                                                                (Musicale)

        

                                                                   Quadro 5 – Agadez – un bivacco

                                                                                          Scena 1

                                                     Elvis, Fabrizio, Yulu, Benine, Victor, Hamidi, Traorè

ELVIS                    Mi chiamo Elvis. Ho 15 anni. Sono fuggito dal Senegal. Raccoglievo avanzi per le strade che neppure i cani avrebbero mangiato e così mi sono deciso di attraversare il Mali per arrivare qui. Conoscete Hombori?

QUASI TUTTI     (disordinatamente No!

FABRIZIO            Io sì. È nella parte settentrionale. C’è una guerra lì. Fra i governativi e un Gruppo salafita che predica il combattimento. Questo gruppo è appoggiato dal Movimento per l’Unità e il Jihad in Africa Occidentale. So che vogliono la dichiarazione dell’indipendenza del settentrione di quel paese. Ebbene’ racconta.

ELVIS                    In un piazzale del commissariato sono stato frustato dai soldati. (Mostrando i segni sulla schiena) Guardate. Ma non erano quelli che dite voi. Il capoposto era in tuta mimetica e si è sfilato il cinturone militare. Poi, davanti a tutti mi ha colpito per rapinarmi una banconota da cinquemila franchi. La stringeva in mano ridendo soddisfatto. Quella banconota l’avevo messa da parte chiedendo l’elemosina. Poi sono improvvisamente arrivati altri uomini dal deserto. Erano vestiti di nero e mostravano con minacce un libro, e nella loro lingua urlavano qualcosa di incomprensibile…

FABRIZIO            …Allahu Akbar.

ELVIS                    Sì…mi sembra. Cosa vuol dire?

FABRIZIO            Dio è il più grande. Poi, se non ricordo male segue la solita tiritera..(In tono solenne, leggermente ironico) Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpi teli tra capo e collo, colpi teli su tutte le falangi! Ecco cosa dicevano.

ELVIS                    Certo! Uccidevano mozzando teste o mani a chi in ginocchio implorava pietà.

35

FABRIZIO            E tu, come sei riuscito a fuggire?

ELVIS                    Mi sono nascosto negli escrementi di una latrina fuori dal campo. Poi, nella notte ho preso un sentiero e mi sono ritrovato in un fiume. Mi sono lavato. Ho aspettato tutto il giorno seguente e, viaggiando con altri fuggitivi scampati, solo, nel buio, ho raggiunto questo luogo.

YULU                    Un vero miracolo!

FABRIZIO            Sì ragazzo. Puoi ben dirlo. Un vero miracolo.

BENINE                Ma come hai potuto senza i tuoi franchi?

ELVIS                    (cercando di mostrare l’ano) Ne avevo altri ben nascosti…qui…

FABRIZIO            …Abbiamo capito Elvis. Abbiamo capito. (Cercando di cambiare tema) E tu ragazzo? Chi sei? Come ti chiami?

VICTOR                Io sono Victor, provengo da Lagos, Nigeria. Ma dire Lagos, immagino non lo sappiate, significa baraccopoli di Makoko. Sapete cosa vuol dire? Fogne assenti, criminalità a ogni angolo, analfabetismo assoluto, la vita sospesa a un esile filo. Ora mangi e sei vivo, domani forse sei ucciso a causa della stessa fame di un altro tuo simile. Io ho potuto raggiungere Agadez perché so leggere e scrivere grazie ai missionari protestanti che mi hanno accolto due anni fa. Hanno anche provato a curare la mia gamba senza riuscirci.

HANIDI                Appunto! Perché cammini a fatica?

VICTOR                Sono così da sempre.

FABRIZIO            Poliomielite.

HAMIDI               Cos’è?

FABRIZIO            Una brutta malattia ragazzi! Pensate…Gli sforzi dell’Organizzazione mondiale della sanità per sradicarla sono stati in parte vanificati dal caos politico del suo paese. E come se non bastasse, i capi religiosi musulmani hanno ripetutamente inveito contro le vaccinazioni, denunciandole come un tentativo dei paesi occidentali per sterilizzare le ragazze mussulmane. E tu? Chi sei? Come sei riuscito a raggiungere questo posto?

TRAORE’              Il mio nome è Traorè. Il mio paese è la costa d’avorio. Io sono stato rinchiuso in una grotta al freddo e ho dovuto mangiare topi, insetti, dopo aver consumato l’ultima manciata di miglio. I soldati mi hanno fatto scendere dal camion vicino a un pozzo sperduto nel deserto e lì abbandonato perché non avevo più nulla da dare, neppure un paio di scarpe bucate con cui pagare l’estorsione.

BENINE                E ora come farai?

TRAORE’              Mi fermerò qui o tornerò a casa.

BENINE                (con decisione) Mai! Non devi darti per vinto!

TRAORE’              E chi può aiutarmi? Siamo tutti disperati…

BENINE                …Io potrei darti…

TRAORE’              …Cosa?

BENINE                (mostrando la sua stella d’argento) Questa. E’ la mia stella! Il mio sogno.

TRAORE’              (riconoscendola) La stella polare! (Indicandola) Eccola. E’ quella lassù. Vedi?

BENINE                Quella?

TRAORE’              Sì.

BENINE                Come fai a saperlo?

TRAORE’              Perché mio padre era un pescatore e mi ha insegnato a riconoscere le stelle.

BENINE                Era tanto che desideravo vederla.

TRAORE’              E quelle sono la costellazione dell’Orsa Minore e dell’Orsa Maggiore. Poi, Drago e Cassiopea.

FABRIZIO            (ironico) Un bel gruppo di stelle fa da cornice a disperati come noi. Ora riposiamo. E copritevi bene. La notte porta freddo in questo deserto. Domani sarà una lunga e faticosa giornata. Ci organizzeremo per restare uniti. Voi? Pensate di unirvi a noi?

TRAORE’              (guardando gli altri due) No.

Buio in scena e in sala. Il brano musicale cessa per dar spazio al successivo.

36

                                                       SOGNO

                                                        (Solo musicale)

                                                           Quadro 5 – Agadez – Lo stesso bivacco

                                                                                     Scena 2

                                                Fabrizio, Yulu, Benine, Hamidi, Traorè, Victor ed Elvis

Sul fondo appaiono in dissolvenza i luoghi e le situazioni che i ragazzi sognano.

Sul proscenio i personaggi restano addormentati al bivacco. Tutti si addormentano

Sognando le coste della Libia, il mare, Malta, Lampedusa, Pantelleria, la Sicilia, i pescherecci,

le barche a vela, i monumenti italiani, l’Europa, volti occidentali felici e sereni, gente che lavora,

case e strade grandi e pulite con tutti i servizi, abiti alla moda, automobili, abbondanza e serenità,

insomma…tutto quanto rende edificanti le speranze del genere umano.

Buio in scena e in sala. 

Traorè, Victor ed Elvis escono di scena.

Il brano musicale cessa per dar spazio al successivo.

                                              MATTINO DI PREGHIERA

                                                                            (Solo musicale)

                                                            Quadro 5 – Agadez – lo stesso bivacco

                                                                                          Scena 3

                              Fabrizio, Yulu, Benine, Hamidi. Poi un tuareg, due hausa e due soldati nigeriani

Sono le 4 e 30 minuti del mattino.

Il fondale di scena presenta una pallida alba con il deserto dalla polvere rossa.

Le luci riempiono lentamente e delicatamente l’azione.

Da lontano, fuori scena, la voce di un adhan sunnita della moschea li sveglia

Recitando a gran voce la preghiera. (Si consiglia di creare una preregistrazione)

Allah è il Sommo

Testimonio che non c’è altro dio che Allah

Testimonio che Maometto è il Messaggero di

Allah

Affrettatevi alla preghiera

Affrettatevi alla felicità

Pregare è meglio che dormire

Allah è il Sommo

Non c’è altro dio tranne Allah

Un tuareg con il turbante bianco e due hausa con le cicatrici tribali, entrano in scena da un lato.

Dal lato opposto entrano due soldati nigeriani che imbracciano i mitra.

Tutti raggiungono i nostri quattro protagonisti del viaggio raccogliendo i soldi e dividendoli fra loro.

Il fondale di scena cambia presentando la stessa pallida alba con il deserto dalla polvere rossa e camion

pronti  alla partenza e stipati di gente.

Quindi scortati e messi in fila, i quattro viaggiatori vengono fatti uscire di scena.

Il rumore assordante di un mezzo malconcio che si mette in moto pronto ad affrontare il deserto del Tenerè

conclude l’azione scenica.

37

FABRIZIO            (con voce registrata, fuori campo e in sovrapposizione all’azione della scena 3 quadro 5, dopo la voce della adhan sunnita). Un mese e mezzo di spostamenti e attese, incidenti, violenze e dolore. Non tutti riescono ad arrivare fin qui. Non tutti vedranno questo orizzonte di polvere rossa che dal Niger scende finalmente in Libia, viaggiando sull’unica strada asfaltata che in un giorno porta  a Tripoli, al Mare Mediterraneo, alle barche stracariche di clandestini che salpano verso Lampedusa.

Buio totale.

Il brano musicale cessa per dar spazio al successivo.

                               

                                                                        (Il deserto del Tènèrè)

                                                                                     Anno 2014

                             

                                                                   Quadro 6 – il deserto del Tènèrè

                                                                                      Scena unica

                                                         Gendarmi e disperati. Poi Fabrizio, yulu, Benine, Hamidi

                                                                        IL VIAGGIO

                                                                        (Musicale in tre parti – Danzato)

                                                                                          PRIMA PARTE

Il fondale di scena presenta  sempre il deserto dalla polvere rossa con camion pronti alla partenza.

La danza rappresenterà la seguente azione.

I clandestini entrano in scena posando sacchi pieni di oggetti o indumenti personali e dando

L’impressione di trovarsi ammucchiati nel cassettone di un camion.

I gendarmi frugano nei vestiti cercando soldi o altri beni.

Qualcuno reagisce e viene malmenato.

Qualche donna con bambino in braccio viene molestata.

Qualcuno resta accovacciato sul fondo del cassone.

I più sfortunati rimangono in piedi, o appollaiati su due traverse di ferro, oppure aggrappati a

qualche spigolo.

Fabrizio, spintonato malamente dai gendarmi, entra in scena con i ragazzi rassicurandoli e restan-

do  ben mimetizzato accanto ai tre ragazzi.

I gendarmi escono di scena soddisfatti della razzia.

Il camion stracarico si muove facendo dondolare e sobbalzar ei viaggiatori.

Durante questa ultima azione cambiano i paesaggi e la luce solare sul fondale di scena passando

dall’alba al tramonto.

La musica continua cambiando tono e drammaticità.

           

                                                   Quadro 7 – Dirkou – Posto di blocco

                                                                      Scena unica

                                   Fabrizio, Yulu, Benine, Hamidi e gli altri viaggiatori

                                                          IL VIAGGIO

                                                     (Musicale in tre parti – Danzato)

                                                        SECONDA PARTE

Il fondale di scena presenta sempre il deserto dalla polvere rossa con camion pronti alla partenza e un

Villaggio nei pressi.

Un ragazzo Hausa in mimetica squarcia con un coltello le intercapedini di canapa che avvolgono i bidoni

dell’acqua. Poi si fa consegnare le scarpe da un gruppo di passeggeri e taglia in due le suole.

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Cerca soldi.

Chi è a piedi nudi o in ciabatte, se non paga viene portato dietro a un capanno.

Si sentono grida sommesse, colpi, il sibilo di una frusta.

La musica continua cambiando tono e drammaticità.

 

                                                   Quadro 8  - Pozzo di Achegour

                                                                    Scena unica

                Fabrizio, Yulu, Benine, Hamidi e gli altri viaggiatori. Predoni  e conducente del camion

                                                         IL VIAGGIO

                                                   (Musicale in tre parti – Danzato)

                                                        TERZA PARTE

Il fondale di scena presenta sempre il deserto dalla polvere rossa con camion pronti alla partenza e un

Pozzo nelle vicinanze. Il camion, fermandosi al pozzo di Achegour, subisce la prima e non unica razzia.

Entrano in scena alcuni predoni del deserto ben equipaggiati di armi. Questi posizionano due barili ai lati

Della strada e una corda come sbarra.

Tutti i passeggeri vengono fatti scendere e perquisiti. Costretti a stare in piedi vengono conficcati i coltelli

nelle scarpe per trafugarne banconote; altri, terrorizzati, li offrono spontaneamente e così fa Fabrizio per sé

E i tre giovani fuggitivi. I predoni hanno con sé cellulari e armi nuovissime. A un certo punto uno di loro

Parla con il conducente e si viene a scoprire la presenza di contrabbando di sigarette e soprattutto di droga

e armi.

Escono quindi tutti portando con sé quanto portato precedentemente in scena.

Buio in sala e sul palco.

La musica termina.

                                                        (Finalmente a Lampedusa)

                                                                         Anno 2014

                                   Quadro 9 – Costa della Libia nei pressi di  El -Agelat

                                                                              Scena 1

                                       Fabrizio, Benine, Yulu, Hamidi e gli altri viaggiatori

Il  fondale di scena presenta la costa della Libia e precisamente una spiaggia deserta con barconi malconci

e un cielo stellato.

Entrano tutti con visi avviliti e corpi esausti per le fatiche. Quindi si accampano disordinatamente portando

con sé ciò che resta del viaggio.

FABRIZIO            Su. Mettiamoci qui.

BENINE                Qui?

FABRIZIO            Sì. Cerchiamo di riposare e aspettiamo.

BENINE                Chi dobbiamo aspettare?

FABRIZIO            Quelli che ci faranno imbarcare, naturalmente!

BENINE                Ci vorrà molto tempo?

FABRIZIO            Ci vorrà ancora molta pazienza. (Ironico) e anche se sono stati ben pagati, non aspettatevi un servizio a cinque stelle super lusso.

YULU                    Noi non ci aspettiamo nulla del genere. Vogliamo solo arrivare sani e salvi.

FABRIZIO            (guardando gli altri due) Dici bene Yulu. La partenza però non dipende dalla nostra volontà. Gli scafisti devono corrompere le guardie libiche, poi bisognerà trovare una imbarcazione appena decente su cui far salire noi e gli altri. Ci stiperanno come sardine in scatola e non sarà divertente. E poi, per  non farci mancare nulla…il mare.

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HAMIDI               Il mare?

FABRIZIO            Sì. Certamente non si potrà attraversare con mare agitato. Vedrete che aspetteranno la bassa marea con mare calmo e il buio. Ma vedrete…ce la faremo.

BENINE                Com’è la tua terra? Bella?...E la gente? Buona?

FABRIZIO            Ogni luogo in questo mondo può essere bello o brutto. Siamo noi uomini che creiamo le condizioni per aver il meglio o il peggio. Voi volete sapere della mia terra, della mia gente..ma spiegarlo in poche parole non è facile. Vediamo…Immaginate un luogo in cui il cielo non vi sovrasta, vi attraversa; l’aria non si respira, si assapora, il tempo scorre, non corre. Un luogo dove la gente non ti evita, ti saluta, dove tutto è vero, anche le cose spiacevoli, perché tutto è vita. Ecco…la mia terra è così. o almeno…vorrei che fosse così e credo che la terra, tutta la terra, non solo la mia, appartenga a una vasta famiglia di persone. Molte sono morte, alcune sono in vita, noi siamo in vita, e innumerevoli non sono ancora nate.

                                    

                                           Quadro 9  - Costa della Libia nei pressi  di  El-Agelat

                                                                                   Scena 2

                                       Fabrizio, Benine, Yulu, Hamidi e gli altri viaggiatori. Scafisti.

Il fondale di scena  presenta sempre la costa della Libia e precisamente una spiaggia deserta con barconi

Malconci e un cielo stellato. In scena entrano due scafisti con giubbotti da salvataggio. Questi fanno alzare

tutti i viaggiatori e con maniere brutali li fanno uscire dal palco costringendoli a spintoni verso la corsia

centrale della platea.

Benine resta sul palco.

                                                      LA VOSTRA TERRA

                                                       (Musicale – Canto singolo)

BENINE                Ed eccomi qui, ed eccomi sì,

                               sotto una stella ad aspettare chi?

                               Ed eccomi qui, ed eccomi sì,

                               sopra un relitto ad aspettare chi?

                               Cerco solo un angolo di mondo,

                               dove la gente mi comprenda,

                               divisa fra ragione e sentimento,

                               e la paura di restare qui.

Altri due scafisti trascinano in scena la sagoma di un barcone.

Quindi richiamano dalla platea gli altri.

                               Ma troverò una nuova vita?

                               Vincerò questa paura

                               che vuol portarmi a casa?

Ma è la vostra terra che mi aspetta,

                dove l’aria si assapora,

                dove il cielo si attraversa,

e la gente che si incontra ti saluta.

Nel barcone vengono fatte caricare le poche cose che sono riusciti a portarsi dietro i clandestini, come

Sacchi di iuta o cartoni o valige.

40

                               Ed eccomi qui, ed eccomi sì,

                               sotto una stella ad aspettare chi’

                               ed eccomi qui, ed eccomi sì,

                               sopra un relitto ad aspettare chi’

                               cerco solo un viaggio d’affrontare,

                               devo fuggire via lontano,

                               divisa fra ragione e sentimento

                               e la paura di restare qui.

Tutti i viaggiatori vengono spinti e fatti salire dietro alla sagoma del barcone.

                               Ma troverò una nuova strada?

                               Vincerò questa paura

                               che vuol portarmi a casa?

                               Ma è la vostra terra che mi aspetta,

                               dove l’aria si assapora,

                               dove il cielo ti attraversa,

                                e la gente che si incontra ti saluta.

                               Ed eccomi qui, ed eccomi sì,

                               sotto una stella ad aspettare chi?

                               Ed eccomi qui, ed eccomi sì,

                               sopra un relitto ad aspettare chi?...

Benine raggiunge Fabrizio, Yulu e Hamidi.

                               …Ad aspettare un’amicizia

                               O un timido abbraccio,

                               un gesto di coraggio, di coraggio,

                               di coraggio.

Fine del brano musicale.

Buio totale in sala.

Veloce stacco per permettere un cambio di scena.

                                            FINE DEL SECONDO ATTO

                              

 41                                                          EPILOGO

                                                    (Avvenimenti postumi)

                                                                                Anno 2015

 Quadro unico e doppio – Ufficio di Fabrizio, sede del Corriere della Sera e banchina di un porto

                                                                                  di Lampedusa

                                                                                 Scena unica

                                         Fabrizio, poi il coro misto di tutti i personaggi precedenti.

Fabrizio, su un lato del palco batte su un Notebook un articolo per il giornale.

Durante la successiva battuta entra in scena il coro composto dalle varie componenti di personaggi citati in

Precedenza.

Il fondale appare completamente nero.

FABRIZIO            (Con voce fuori scena preregistrata) nessuna pietà protegge i clandestini che dall’Africa cercano di raggiungere l’Italia e l’Europa. Partono dal Senegal, dal Mali, dalla Guinea. Scappano dalla Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Ghana, Benin, Togo, Nigeria, Congo…Camerun. E dopo qualche migliaio di chilometri in pullman, o su camion e minibus stracolmi, si raccolgono ad Agadez, in Niger. Affrontano il Tènèeè, il deserto dei deserti. Poi il Sahara. È  un popolo in fuga: ogni mese quindicimila persone attraversano le dune e i grandi plateau in marcia verso Nord. Quasi tutti uomini, poche donne, raramente un bambino. E io ho viaggiato con loro. Ma chi sono Yulu, Hamidi..Benine? giovani, ragazzi in fuga da guerre e privazioni, con l’unica speranza di migliorare la propria esistenza. Ora, Hamidi ha 18 anni, lavora come fornaio in un piccolo paesino alle pendici del Monte Amiata. Nessuno, lì,  conosce la sua storia e nessuno verrà mai a sapere delle atrocità cui è stato testimone e suo malgrado protagonista. Suo fratello Yulu ha invece preso i voti come missionario saveriano. Ne siamo tutti felici e orgogliosi. Presto tornerà nella sua terra natale per divulgare con gioia la sua fede. Padre Angelo sono certo: ne sarebbe felice. E Benine? Benine non ce l’ha fatta. Giunta sulla costa italiana è stata raccolta come altri sfortunati. Ora giace in un luogo dove nessuno e niente potrà più privarla della libertà tanto cercata. Solo una piccola croce con inciso il suo nome, e una rosa accanto alla sua stella le fanno ora compagnia.

                                                     SI CHIAMA BENINE

                                                               Ripresa – Finale

                                                               (Musicale – cantato e gesticolato)

Inizia il coro.

Fabrizio esce di scena.

CORO MISTO     Lei è nata in una terra lontana,

                               dove i fiumi scorrono lenti.

                                               È cresciuta serva e schiava,

                               solo ombra di padri potenti.

                               A sedici anni l’anno venduta,

                               non era pura, era solo reietta.

                               Si chiamava Benine. Dolce perla africana.

                               Con i capelli profumo d’ebano.

                               Gli occhi neri come la notte africana.

                               E la pelle che splende alla luna.

42

                               Lei è nata in una terra lontana,

                               dove i fiumi scorrono pigri.

                               Dove il vento porta da sempre

                               Il profumo dell’ebano antico.

                               Così laggiù ha ben presto imparato

                               che i suoi sogni eran solo illusioni.

                               Si chiamava Benine. Dolce perla africana.

                               Con i capelli profumo d’ebano.

                               Gli occhi neri come la notte africana.

                               E la pelle che splende alla luna.

                               Voleva solo cercare fortuna

                               ma doveva lasciare ogni cosa.

                               Poi venduta al miglior offerente

                               Si dava a tutti senza amare nessuno.

                               Così laggiù ha ben presto imparato

                               che i suoi sogni eran solo illusioni.

                               Si chiama ancora Benine. Dolce perla africana.

                               Con i capelli profumo di ebano.

                               Gli occhi neri come la notte africana.

                               E la pelle che splende alla luna.

CALA IL SIPARIO

                                                       FINE