LA SVISTA
Monologo
di ALDO NICOLAJ
PERSONAGGI
ABELE
Commedia formattata da
Non cerco giustificazioni, perché so che la mia colpa è grave, gravissima. Me ne rendo conto perfettamente. Ma bisogna riconoscere che nulla sarebbe accaduto se ci fosse stata una maggiore chiarezza. L’incidente, chiamiamolo così, è stato provocato dal fatto che questa chiarezza non c’è stata. Se si fosse stata una qualsiasi possibilità di parlare, comunicare, spiegarsi, tutto questo non sarebbe avvenuto. Ma quando la chiarezza non c’è, è logico che succedano, come in questo caso, dei malintesi. Che sono spiacevolissimi per una parte come per l’altra, mentre se tutto fosse stato chiaro non ci sarebbero state conseguenze. Tutto qui. Quel pomeriggio avevo deciso di andare al cinema ed ero entrato nella sala più che altro per rilassarmi. Ero un po’ stressato, ma normale e tranquillo. Avevo avuto una giornata accidentata e pensavo che vedermi in pace un film mi avrebbe scaricato la tensione. E, poi, starsene un poco al buio fa bene, perché il buio protegge, serve ad isolarti. Per lo meno, così è per me. Guardo il film, seguo la storia che mi racconta, non penso ad altro e passo un paio d’ore senza problemi. Quel pomeriggio, sono entrato nel primo cinema che mi è capitato, non ho nemmeno guardato che film facessero. Era la controra, la sala era vuota, mi sono seduto su di una poltrona ed ho cercato di concentrarmi per capire qualcosa della vicenda, in quanto il film era già cominciato. Davanti a me una coppia parlava forte. La zittii perché disturbava. Mi resi conto che litigavano. Innamorati, pensai. L’amore fa litigare. E gli innamorati o si baciano o litigano, cos’altro possono fare? Visto che quei due continuavano a dar fastidio, ho dovuto intervenire un’altra volta dicendo forte “Silenzio!”. Il mio intervento fece il suo effetto perché dopo essersi scambiati, piano, qualche parola, lui se ne andò lasciando lei sola… Pensai che la questione fosse risolta e cercai di seguire le vicende del film. Quando, improvvisamente, la ragazza lasciò il suo posto e venne a sedere vicino a me… Non capivo perché . Con tanti posti che c’erano in quella sala vuota. Provai subito fastidio a sentirmela accanto. Non avevo nessunissima intenzione di avere un qualsiasi tipo di rapporto con lei. Non perché essendo la donna di un altro non dovevo desiderarla. Semplicemente perché io, non l’ho mai desiderata e non la desidererò mai. Per me il nono comandamento è come non esistesse. E se tutti ci pensassero potrebbero anche abolirlo. Perché se gli altri comandamenti un senso ce l’hanno, il nono non ne ha, non capisco nemmeno cosa voglia dire. Per lo meno così è per la mia sensibilità. Ma so benissimo che non siamo fatti tutti allo stesso modo… Insomma, che la ragazza fosse venuta a sedersi accanto, mi innervosiva, perché io volevo vedermi il film in santa pace. Mentre a lei, che prima non aveva fatto altro che litigare col suo ragazzo, il film non interessava affatto. E mi ha fatto capire subito che aveva l’intenzione di non lasciarlo vedere nemmeno a me, cominciò a sfiorarmi la coscia con la sua, poi a premermela contro mentre il suo profumaccio da quattro soldi mi avvolgeva come una nuvola, dandomi quasi la nausea. Anche questo mi urtava perché io sono uno che ha le narici delicate. Pensai di cambiare posto per farle capire che non intendevo lasciarmi circuire, ma lei mi sorprese mettendomi la testa sulla spalla e vellicandomi coi capelli l’orecchio, il collo, il viso. Mi parve che stesse esagerando. Cercai di respingerla ma in quel preciso momento posò all’improvviso la mano sulla mia coscia, come se sapesse che quello è uno dei miei punti eroticamente più sensibili… Cercai di respingerla, ma la sua mano imprigionò la mia, stringendomela forte. Riuscii a liberarmi dalla sua mano, ma lei la lasciò cadere sulla mia coscia, muovendola rapidamente per cercare di introdurla nell’apertura dei pantaloni. Mi alzai di scatto ed andai a sedere in fondo alla sala per farle capire la mia assoluta indisponibilità. Non volevo far guerra, soltanto dimostrarle che rifiutavo le sue inequivocabili proposte e che volevo vedermi in pace il film. Non erano passati nemmeno cinque minuti quando lei lasciò il suo posto per venirsi a sedere accanto a me. E subito, ansante e sospirosa, cominciò a toccarmi, cercando con frenesia di mettere le mani sulle parti più intime della mia persona… Mi stava addosso col suo corpo sul mio, mi sospirava in faccia, tentava di baciarmi, cercava di eccitarmi con la lingua mentre io mi divincolavo per staccarla da me. Le sue sfacciate effusioni mi provocavano nausea e repulsione… Non sapevo cosa fare per difendermi, ero disposto a tutto per liberarmi di lei. Non potevo nemmeno chiamare aiuto, perché in sala non c’era nessuno. Mi sentii perduto. Dovevo difendermi da lei perché nella mia vita non c’era mai stata una donna e non volevo che ci fosse. Al posto di Adamo nessuna Eva e nessun serpente mi avrebbero mai convinto a mordere il frutto proibito, facendomi per questo cacciare dal paradiso terrestre, dove sicuramente l’uomo starebbe ancora. Se Dio mi avesse chiesto una costola per fare la donna, gli avrei detto di no. Ed, ora, io che nella mia vita avevo sempre evitato il contatto con una persona dell’altro sesso, ero lì, indifeso, nelle mani di una scatenata, che si era eccitata… mi aveva preso la testa tra le mani… cercava di stringermi… di baciarmi… Nello sforzo che feci per respingerla mi accorsi che aveva una sciarpa di seta attorno al collo ed allora presi i capi di quella sciarpa e cominciai a stringere, a stringere… con tutte le mie forze. Lei si dibatteva, cercava di respingermi, senza riuscirci. Ma io continuai a stringere e lo feci finché non la sentii calmarsi. La lasciai soltanto quando non si difendeva più e mi rimase tra le braccia, inerte… Con delicatezza, perché così è la mia natura, cercai di ricomporla sulla poltrona come se continuasse a guardare quel film, che aveva impedito di vedere a me. Urtai la sua testa col gomito e le scivolò via la parrucca. Mi accorsi che i suoi capelli cortissimi, avevano un taglio maschile. Con la mano sfiorai la sua guancia e rabbrividii: si sentiva una barba, che era stata appena rasata. Cercai di documentarmi meglio allungando una mano e mi resi conto che non si trattava di una donna, ma di un uomo, di un travestito. Ci rimasi molto male. E mi pentii subito di quel gesto inconsulto anche se in fondo giustificato. Purtroppo sono fatto così, non posso sentirmi provocato. E, poi, andiamo, perché non parlare, perché non farmi capire subito con chi avevo a che fare? Come in quel buio potevo immaginare di avere a che fare con un ragazzotto in cerca di esperienze erotiche non regolari? Lasciamo perdere l’abbigliamento, ma il comportamento era proprio quello di una donna. La stessa sfacciataggine, la stessa prepotenza, il tipico modo che usa una femmina per accalappiare il maschio. Sarebbe bastato chiarire subito e tutto si sarebbe risolto ben diversamente. E con piena soddisfazione di entrambe le parti. Oltretutto, era anche un gran bel ragazzo. Ho sbagliato, non cerco giustificazioni, è colpa mia, lo ammetto, ma ero in buona fede… È stata legittima difesa. Ma andiamo, è possibile abbordare una persona senza nemmeno indagare per capire con chi si ha a che fare? Ragazzi, seguite pure i vostri istinti, ma cercate di usare almeno un po’ di psicologia. Capisco, il sesso è il sesso, ma prima di tutto è importante comunicare. No, nessuno mi sospetta. E chi potrebbe? Il cadavere lo ha scoperto il giorno dopo la donna delle pulizie. Oggi c’è la foto sui giornali con tutte le generalità Aveva appena vent’anni, quello stupido. Ed era di una bellezza… Per questo sono pentito. Pentito e strapentito, ma non ci sarebbe stato questo brutto incidente, se ci fosse stata un po’ di chiarezza…
FINE