La tebana

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LA TEBANA

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Titolo

Eventuale titolo

LA TEBANA

ANTIGONE

Autore ed aventi diritto

Giuliano Angeletti  poetangeletti@gmail.com

tel. 3317115597

Data pubblicazione

13 .03.2017

Anno di stesura

2017

Genere

Dramma

Atti

1

Durata (minuti)

80

Lingua

italiano

Personaggi maschili

9

Personaggi femminili

3

Minimo attori maschili

9

Minimo attrici femminili

3

Depositato S.i.a.e.

Sezione DOR numero posizione SIAE 198563

Codice Opera 927464A

Reparto proventi : concordato tra gli Aventi Diritto

Da effettuarsi dalla SIAE

100%

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SINOSSI:

“ LA TEBANA” di Giuliano Angeletti è una rivisitazione della famosa tragedia di Sofocle“Antigone” , ma visto dalla parte di Emone il promesso sposo della principessa.  Nella stesura originale Sofocle focalizza tutto su Antigone e Creonte mentre gli altri  rivestono un ruolo marginale e sono relegati a ininfluenti comparse. Nella nuova scrittura, il dramaturg ligure pur non discostandosi dall’originale da un’ anima anche agli altri personaggi, pur  continuando ad esaltare la figura dell’eroina tebana, una donna che si ribella alle leggi emanate dal re Creonte , seppellendo ed onorando il corpo del fratello Polinice condannato dal duce tebano ad essere divorato dai corvi e dilaniato dalle fiere. La ribellione di Antigone non rappresenta solo la non sottomissione al “nomos“ del re , ma anche un tentativo di evoluzione sociale, rispetto della condizioni delle donne greche dell’epoca, sempre piegate al volere dell’uomo. Creonte, la condanna a morte, non solo perché ha disobbedito ad un suo ordine, ma perché a farlo è una donna che potrebbe creare un precedente: destabilizzare la società del tempo, per questo le azioni della principessa sono considerate come un atto di tracotanza.  Al contrario di Antigone: la mite, Ismene è lo stereotipo della donna greca, tutta casa e famiglia. Anche Emone nello scritto creativo del drammaturgo, vive la sua ribellione contro il padre padrone, ma il suo odio verso il re è più dettato dall’amore verso la sua futura sposa che dal fattore sociale, per cui la morte dell’eroina è anche la simbolica sconfitta dell’emancipazione femminile, mentre il suicidio di Emone è dettato dall’amore passionale . Angeletti a differenza di Sofocle  da voce anche ad Euridice, che dapprima per il bene del figlio , è in cuor suo quasi contenta della morte dei due nipoti eredi al trono, ma poi si pente e cerca di dissuadere il marito nel compiere l’atto scatenante l’evento, ma non può fare nulla per impedire tutto ciò; mentre il re talmente pieno di se continua imperterrito a beffarsi degli dei da considerarsi lui stesso un dio. Nel dramma rimane sbiadita la figura di Ismene, Sofocle la mantiene in vita, mentre con Angeletti si suicida anch’essa, e il suo togliersi la vita ha doppio significato, il dolore per la morte della sorella e la  misera condizione umana delle donne del tempo.

SCENE:

Su fondo neutro , un trono con teli bianchi  grezzi che calano dall’alto,  sempre utilizzando teli e juta  si simula il sepolcro di Antigone… luci psichedeliche e voci amplificate di luttuosi  canti achei . Epilogo: dall’alto calano una serie di cappi , accompagnati da pianti e grida, e di nuovo canti di morte achei

GIULIANO ANGELETTI

Numero posizione SIAE 198563

Codice Opera 927464A

Dramma

LA TEBANA

eventuale titolo

ANTIGONE

Di Giuliano Angeletti

PERSONAGGI:

ANTÌGONE

ISMENE

EURIDICE

CREONTE

EMONE

CORIFERO

CUSTODE

TIRESIA

UN RAGAZZO

MESSO

2 GUARDIE

(il pubblico rappresenta il popolo)

IL CORO (fuori scena, canta in greco)

SCENA 1

CREONTE, EMONE

(musica achea)

Reggia di Creonte

(Creonte è seduto su trono )

CREONTE: Emone !Emone !

(entra Emone)

EMONE: ( si inginocchia)

Si padre mio e duce di Tebe in cosa posso servirti ?

CREONTE: ( si alza dal trono e si avvicina al figlio)

Alzati figlio mio, non sono il vero duce di questo luogo abbandonato dagli dei, ma Eteocle era l’erede purissimo , ma l’eroe ora giace trafitto accanto alsuo sciagurato fratelloe traditore di Tebe Polinice, e ora per volere degli dei, entrambi i figli della sventura sono morti, e poiriguardo al regno di Tebe tu sai bene figlio mio che io sono solo il reggente di questa città e delle sue conquiste, e presto sarai tuil vero duce appena saranno celebrate le nozze con Antigone.

EMONE: si padre,io sposerò la figlia di Edipo anche perché per volere degli dei noi due ci amiamo veramente

CREONTE: e sia figlio mio: e che il vostro amore porti prosperità a Tebe

EMONE: e che sia anche il volere degli Dei: per quale ragione mi hai chiamato padre!

CREONTE: Emoneio ti ho chiamato perché il dovere di un tiranno è anche quello di fare delle scelte per il bene degli dei, e del suo popolo …

EMONE: non capisco mio sovrano!

CREONTE: figlio mio sai bene che i fatti recenti,hanno purtroppo funestato le nostre vite, per questo io in quanto redi Tebeho deciso che : ad Eteocle vengano resi i solenni onori funebri in modo che entri da re nel regno delle tenebre godendo del favore degli dei ( pausa) per quanto riguarda Polinice invece voglio che il suo corpo venga spogliate delle vesti e venga abbandonato fuori dalle mura e che delle sue carni ne facciano scempio i cani e i corvi; e che questo serva come monito per coloro che prendono le armi contro Tebe, a breve farò una grida.

EMONE:mio sovrano, tu comandi e io eseguo , però posso mostrare il mio dissenso…

CREONTE: avanti sentiamo! Adesso cosa hai da dire!

EMONE: io mio duce vorrei dire che la mia futura sposa Antigone, la donna che amo è anche la figlia di Edipo e la sorella di Eteocle e di Polinice.

CREONTE: anche lei è una portatrice di sventura! Ma la sventura la creano gli uomini

EMONE: ma è la donna che amo, e che mi farà diventare re :e in futuro mi darà dei figli … discendenti non solo di Edipo ma anche nostri padre mio …

CREONTE: bravo figlio hai fatto un attento esame dell’evento come un futuro capo e degno re, ma veniamo al dunque.

EMONE: vedi padre,la futura regina di Tebe è veramente affezionata al fratello, che amava al pari di Eteocle , e sarà molto dispiaciuta  per le esequie non date a Polinice , perché anche per me, anche il principe ha diritto di entrare nel regno di Ade.

CREONTE: figlio sei ancora troppo giovane e troppo poco smaliziato per capire gli uomini eseguire il volere degli dei . E adesso ascolta tuo padre, Polinice va punito per l’atto che ha compiuto: lui ha osato sobillare parte del popolo contro di me e con un esercito guidato da sette condottieriha sfidato Tebe e per prendersi un regno che non gli spettava.

EMONE: ma padre, nessuno tra gli umani sa chi era il vero successore al trono di Tebe, solo gli Dei dell’Olimpo sannochi tra i due ha ragione, perché il patto era che dovessero governare a vicenda alternandosi anno per anno. Dopo Eteocle doveva regnare  Polinice, ma Eteocle, non solo si è rifiutato di lasciare il trono ma lo ha esiliato : e lui è tornato per riprendersi ciò che era suo …

Concedi padre una degna sepoltura al fratello di Antigone e gli dei te ne renderanno merito.

CREONTE: Polinice aveva ragione ma tornando con un esercito di stranieri ad assediare Tebe , è passato dalla parte del torto … e riguardo agli dei, loro sono lassù che si beffano degli uomini, ricorda che a volte sono più pericolosi gli umani con le loro bassezze che tutti i figli di Zeus …

EMONE: ma Polinice è sempre figlio di re

CREONTE: Polinice! Lo lasciamo mangiare dai corvi e dai cani fuori dalle mura della città e servirà da monito per coloro che vogliono prendere le armi per abbattere la potenza tebana , e poi se il suo corpo non riceve una adeguata sepoltura, non interessa a me! Adesso vai ed esegui i miei ordini.

EMONE: si mio sire, li eseguo ma a malincuore, gli dei con te non saranno contenti.

CREONTE: gli dei, gli dei, sempre gli dei! Anche gli dei hanno paura di Creonte come hanno paura di te Emone e della futura regina Antigone … segui i miei consigli e sarai un tiranno temuto e rispettato in tutta l’Attica

EMONE: ti ringrazio padre perchìè con i tuoi avveduti consigli mi indichi la via da seguire: e sempre io la seguirò.

CREONTE: adesso figlio vai; e fa che la mia grida venga rispettata

(Emone esce di scena)

SCENA2

EURIDICE, CREONTE

(entra Euridice)

EURIDICE: Creonte, pur non volendo sentire, ho sentito quello che vuoi mettere in pratica: ma non sai e né ti rendi conto di  cosa stai facendo: non vuoi rendere le esequie al corpo di Polinice, non per punire colui che ha sbagliato ricorrendo alle armi ma analizzando bene era nel giusto, secondo il patto del regno dell’alternanza. Perché sai che Polinice e Eteocle dovevano alternarsi al regno e questo per volere di Edipo, ma tu come ti sei comportato: hai messo i fratelli l’uno contro l’altro; li hai sobillati, inducendo Eteocle a non dare il regno a Polinice non perché lo ritenevi non idoneo, ma perché avevi paura di lui e della sua fierezza , e lo sai bene! Cosi ha plagiato Eteocle,  inducendo così Polinice a prendere le armi per riprendersi il regno che gli spettava. La causa di tutto questo, sei tu Creonte, hai fatto tutto per trarne beneficio. Ed ora pur governando con artifici subdoli, un regno non tuo, perché hai gioito per la morte dei tuoi nipoti, stai usando il corpo di Polinice. Lo stai usando come monito non contro i nemici di Tebe … ma contro i tuoi nemici interni, per zittirli, per rendere il cittadino tebano ancora più succube del tuo potere.

CREONTE: Euridice! Se tu sapevi, perché sei stata zitta, anche tu ne eri con me complice: forse anche tu in cuor tuo hai gioito, perché entrambi erano un impedimento per il futuro di Emone, il tuo figlio prediletto. E non provare a negare! Quante volte mi hai detto! Che fine farà Emone, quale futuro avrà ! Nostro figlioMeneceo è morto ed è rimasto in solo lui Emone, ed è vero … il fato per lui hanno previsto un futuro radioso, diventerà re sposando Antigone e per questo noi ne dobbiamo gioire, perché tutto è stato fatto per il bene di nostro figlio,ed anche la fine ingrata di Polinice ha il suo scopo che è quello di monito al popolo che deve temere Creonte e suo figlio Emone, futuro re di Tebe.

EURIDICE: si ho gioito, non nego!  Nostro figlio, dai tragici fatti ne ha avuto giovamento: ma tu stai esagerando, non si possono sfidare gli dei, come fai tu!  Non si può impedire l’ingrasso nel regno di Ade. Gli dei ci puniranno per questo …

CREONTE: gli dei! Gli dei! Sempre a parlare degli dei. Ma anchetu che sei figlia di nobili sai che per ingraziarsi gli dei e il popolo basta dareoro al sacerdote e giochi e baccanali per il popolo

EURIDICE: si lo so, il popolo si ammaestra ma gli dei, quelli veri, esistono e ti puniranno per quello che vuoi fare.

CREONTE: gli dei se vogliono possono impedire! Ma smettila di dire panzane, loro non intervengono in favore di Polinice e non mi puniscono per quello che voglio fare: perchéio sono più grande e potente degli dei ! (ride)

EURIDICE: Creonte, non ridere , non ti prendere gioco di loro ! ( Euridice esce di scena piangendo)

( Creonte ridendo esce di scena)

SCENA 3

ANTIGONE - ISMENE

La scena sull'acropoli di Tebe, dinanzi alla reggia.

(È l'alba. Dalla reggia escono Antigone e Ismene)

ANTIGONE:cara sorella Ismene, compagna di sventura , triste è la nostra vita e infausto il nostro futuro per noi che abbiamo il sangue di Edipo e la voglia del serpente: gli dei non perdonano le colpe di nostro padre e  condannati siamo anche noi suoi figli … figli della sventura …

ISMENE: solo il pensiero del corpo di Polinice disteso nella polvere, coperto di mosche e divorato da corvi e cani mi lascia sgomenta …

ANTIGONE: ecco perché sorella mia, ti ho detto di uscire dal vestibolo, dove troppe orecchie indiscrete sono pronte a riportare tutto a nostro zio Creonte

ISMENE:hai qualcosa di importante da dirmi

ANTIGONE: Creonte vile usurpatore, ha concesso a nostro fratello Eteocle gli onori degli Dei, per poter entrare benevolmente nel regno di Ade, mentre a Polinice il mio e nostro fratello prediletto, non solo non ha concesso gli onori e i tributi agli dei che da principe gli spettano ma ha fatto gettare il suo corpo nella polvere del disonore, a fare da pasto alle fiere e ai corvi ; neppure vuole che nessun tebano lo pianga e pena la morte se qualcuno gli dia sepolcro … io sorella confido in te e nell’amore che proviamo per nostro fratello per fare a lui una cerimonia degna del suo rango

ISMENE: sorella:malgrado l’ amore che provo per nostro fratello Polinice, purtroppo non si può infrangere la legge di Tebe

ANTIGONE: infrangere la legge di Tebe, fatta da un usurpatore come nostro zio Creonte, di cui rinnego il sangue

ISMENE: il nostro, non il suo è sangue maledetto…il nostro è sangue di Edipo, abbiamo la maledizione degli dei, e gli dei ci hanno marchiato con il segno del serpente, in modo che tutti ci possano riconoscere.

ANTIGONE: parli di questo ( e mostra sulla spalla una voglia a forma di serpente)

ISMENE: proprio come la mia ( la mostra) e la solita voglia che aveva nostro padre ed ha trasmesso a noi … figli della sventura

ANTIGONE: ci vuole piùdi una voglia a forma di serpente per essere un figlio della sventura

ISMENE: silenzio Antigone, non farti sentire echiedi perdono agli dei per quello che hai detto, non farli adirare ancora di più verso do noi

ANTIGONE: sorella mia carissima, io vorrei il tuo aiuto!

ISMENE: il mio aiuto per te è totale, mia amata sorella e ormai mia unica parente… mi sei rimasta solo tu … ti adoro sorella mia!

ANTIGONE: ascoltami Ismene: io vorrei infrangere la legge di Creonte

ISMENE: infrangere la legge! No ! Non si può fare , e tu ti prego, non lo fare … Creonte è spietato, il popolo lo teme, ma anche lo odia perché è profondamente ingiusto: solo i sacerdoti sono dalla sua parte, ei sacerdoti sono la voce degli dei

ANTIGONE: i sacerdoti sono la voce dei potenti, e i potenti usano gli dei per mettere dei gioghi invisibili e soggiogare il popolo!

ISMENE: ma cosa stai dicendo Antigone, ti scongiuro, non parlare più e invoca il perdono divino

ANTIGONE: il perdono divino deve invocarlo Creonte per avere offeso e fatto profanare il corpo di suo nipote impedendogli di entrare nel regno di Ade!

ISMENE: Purtroppo, noi sorella siamo costretti a vivere stretti dentro un nodo, un nodo soffocante, un nodo di sventura che non si può sciogliere ed ogni giorno diventa, sempre più stretto

ANTIGONE: e mai si scioglierà se non abbiamo la forza di ribellarsi!

ISMENE: ribellarsi, quale parola: già siamo una volta state rapite da Creonte, molte intercessioni fece nostro padre per liberarci, e poi siamo donne

ANTIGONE: liberarci per essere , donne libere per sempre, e mai più ostaggi né di nostro zio né di ogni altro uomo

ISMENE: nostro zio, si atteggia a re, lui è solo il nostro tutore, ma rimarrà reggente solo fino a quandotu avrai il titolo di regina sposando il figlio di Creonte. Attenta che non ti sposi solo per interesse.

ANTIGONE: no Ismene, non è solo interesse, io amo Emone e lui ama me, il nostro è amore vero, non riuscirei mai a vivere senza di lui

ISMENE: sorella, ricorda che è sempre il figlio di Creonte, un tiranno infido e crudele che ci sta usando per i suoi fini.

ANTIGONE: Emone non è come pensi, lui è differente, si assomiglia molto a sua madre Euridice, il suo carattere buono, mite e i suoi sentimenti sono sinceri.

ISMENE: la sincerità nell’essere umano è come foglie che dallo stesso albero il dio Eolo disperde chissà dove, non fidarti degli uomini, credi solo nella pietà degli dei

ANTIGONE: gli dei non avranno pietà se noi non plachiamo la loro ira

ISMENE: gli dei parlano a nome dei sacerdoti e per bocca di lui demandano Creonte che ne esegue il volere in nome del popolo tebano, non credo che sacerdoti siano corrotti

ANTIGONE: Creonte mistica, Creonte si prende gioco del popolo per incutere timore, per paura che il popolo si ribelli

ISMENE: non parlare , zitta sorella se qualcuno ci sentisse e glielo riporterebbe per noi è la fine, e sai che non aspetta altro

ANTIGONE: lo so, purtroppo !Maio preferisco morire, piuttosto che assistere alle ingiustizie e allo scempio del corpo di nostro fratello. Ismene ormai ho deciso, io stessa seppellirò il corpo di mio fratello per fare in modo  che così possa entrare con dignità nel regno delle ombre, se vuoi vieni con me e appena la luna ci è propizia lo faremo

ISMENE: no, sorella mia, tu sai il bene che ti voglio, e sai anche che sei rimasta solo tu come mia congiunta: tutti sono morti, nostro padre, nostra madre, i nostri fratelli … tutti noi siamo colpiti dalla sventura degli dei … no non farlo ti prego… tu presto diventerai regina, pensa a te, rischi di gettare tutto via, non farlo…

ANTIGONE: lo devo farlo per salvare l’onore di Polinice e placare l’ira degli dei, e in quanto a diventare regina, non mi interessa più di tanto: perché sarei senza trono; Emone sarà anche lui re ma comanderà suo padre ed io sarò regina ma comanderà Euridice mia tutrice.

ISMENE: sorella lascia stare il cadavere di Polinice, se ti scopriranno, Creonte ti condannerà a morte

ANTIGONE: meglio morire che vivere in questo modo, ma tu non mi hai ancora detto se mi seguirai?

ISMENE: Antigone, mia unica sorella, sai quanto ti amo, e gli dei ne sono testimoni, ma io non ti seguirò, perché la legge di Creonte è spietata e non si può trasgredire una legge di Tebe, neppure se fossi un guerriero e avessi fatto giuramento … e poi sono una donna e una donna non ha potere di decisione il nostro destino è subire gli eventi.

ANTIGONE:Ismene ma come ragioni, con questo tuo atteggiamento, le donne non si evolveranno mai, ma rimarranno libere schiave o regine senza trono. È il momento adesso per sottrarsi al giogo, ma la mia ribellione non è una ribellione è solo un atto di giustizia verso gli uomini e verso gli dei

ISMENE: Antigone, vorrei tu capissi, io non posso non me la sento, e tu cerca di darmi ascolto non lo fare … io ti voglio bene e mi rimani solo tu!

ANTIGONE: io vado, non ho paura di ciò che mi attende, non ho paura della punizione umana, solo gli Dei mi renderanno merito…

ISMENE: non andare ti prego, getti al vento tutta la tua vita

ANTIGONE: nulla si può contro il volere degli dei

ISMENE: ti prego non andare e non fare … ascoltami

ANTIGONE: la tua voce e le tue suppliche non fermerannoil mio fare e la delusione che nutro verso di te

ISMENE: perdonami, io non me la sento di seguirti, ma non farò nulla per impedire ciò che hai deciso, e nè sarò ostacolo al tuo caritatevole intento.

( Antigone esce di scena)

ISMENE: (rimasta sola) povera sorella mia, quale futuro, quale tormentol’attende, vogliano gli dei avere pietà di lei … la maledizione del serpente si annida funesta nella stirpe di nostro padre Edipo

(esce di scena)

CORO:

(Fuori scena)

(Coro tebano in greco antico)

Strofe prima

O Raggio di sole che appari alla porte di Tebe, vedi i guerrieri Argivi in essetto di guerra davanti alle nostre  mura guidati da Polinice il Tebano, vedi o sole gli elmetti e i cavalli da guerra

Antistrofe prima

Assediarono Tebe , soffocarono la città in una stretta mortale e già gridavano vittoria

Strofe seconda

   Isette duci, schierati con gli armati. Ognuno accanto ad una porta, decisero di sfondare, ma Tebe resisteva allora lasciarono le armi e decisero che i due fratelli Eteocle e Polinice figli di Edipo si sfidassero a duello all’ultimo sangue , il vincente diventava di Tebe il re… maZeus dall’alto dell’Olimpo decise che tutti e due gli eredi morissero trafitti entrambi dal ferro del fratello

Antistrofe seconda

La guerra fini…e a tebe si tenne una grande festa, vennero fatte omaggi agli dei , danze tutte le notti, e Creonte  per volere degli dei divenne duce della florida terra Tebana

SCENA 4

CREONTE – CORIFERO – CUSTODE

(Dalla reggia esce Creonte parla al pubblico)

CREONTE: nobili di Tebe, gli dei ancora non paghi si sono abbattuti sulla polis e portato sventure a tutti noi, ed io che ho il compito che i Numi mi hanno affidato devo preservare le leggi e governare questo valoroso popolo che il re Laio portò allo splendore… (pausa)

fedeli guerrieri tebani iovi ho convocati per rendervi  consapevoli di alcune disposizioni che voglio attuare, e perseverare ciò che il mio illustre predecessore attendeva operare

agire con giustizia ed equità, per questo io da voi esigo che:

il principe Eteocle sia vestito con vesti pregiate e a lui vengano tributati elogi  funebri parificati al suo rango e una cerimonia degne di un re, e il mio volere è che tutto il regnosia in lutto e che il dolore tebano sia protratto incessantemente per un mese e per tutto il periodo siano vietate le opere teatrali , e tutte le manifestazioni orgiastiche  in modo che lui possa con onore entrare nel regno delle tenebre.

Per il traditore Polinice invece voglio ed esigo che il suo corpo venga lasciato ignudo e abbandonato davanti alla prima porta tebana … e li il suo corpo sorvegliato da guardie,  sia scempio per cani e corvi, e nessun cittadino si azzardi.pena la morte: ad avvicinarsi per compiere esequie:

in modo che questo traditore mai e poi mai entri nel sacro regno dei morti…

questo è il mio volere

e che il popolo esegua.

(con voce imperiosa) Corifero

(entra il corifero)

CORIFERO: hai chiamato duce di Tebe!

CREONTE: si ti ho chiamato mio fido, ho bisogno di te

CORIFERO: sono qui per servirti, prode figlio di Menèceo, re che imponi la tua leggesui morti e sui vivi 

CREONTE: mio fido, il tuo compito è quello di vigilare che il popolo osservi le mie grida

CORIFEO: mio duce perché proprio me hai scelto, quando puoi farlo fare a uomini più giovani e più prestanti

CREONTE: io mi fido solo di te

CORIFEO: ti ringrazio mio duce

CREONTE: hai trovato i custodi del cadavere

CORIFEO: si ma è stato difficile, nessuno voleva andare! Quale altro ordine, vuoi darmi?

CREONTE: ma tutti hanno paura atrasgredire

CORIFEO:né uomo e né dio vorrebbe scatenare la tua ira, neppure gli uomini un giorno fidati di Polinice

CREONTE: l’uomo è volubile e soloper cupidigia si muove , l’oro è la rovina del genere umano

SCENA 5

EMONE, ANTIGONE

(i due giovani si incontrano)

EMONE: amore mio (si avvicina ad Antigone e cerca di abbracciarla e baciarla)

ANTIGONE: non mi stare a toccare, vattene!

EMONE: io non centro niente, non prendertela con me

ANTIGONE: tu hai approvato quello che ha fatto tuo padre, ti credevo differente invece sei come lui

EMONE: ma lui è il re, ed io sono suo figlio, e un suo suddito

ANTIGONE: Creonte non merita di essere re, il trono era di mio padre!

EMONE: tuo padre è morto, i tuoi fratelli sono morti, degli eredi del re Edipo ci sei rimasta solo tu e Ismene, e per quanto mio padre, il valoroso Creonte lascerà il regno a me appena noi due ci saremo sposati, ti prego, ascoltami non adirarti io ti amo (l’abbraccia)

ANTIGONE: non hai capito, non è il regno che mi interessa, mi interessi tu : perché io ti amo e ti sposerei anche se tu fossi un povero pastore e non un nobile tebano, ma il comportamento di tuo padre non mi sta bene

( i due si abbracciano, Antigone piange)

EMONE: non piangere mia cara, non piangere ci sono io, ed io ti rimango vicino …non piangere..

ANTIGONE: Creonte ha permesso lo scempio del corpo del principe Polinice, cani e corvi stanno facendo banchetto delle sue carni, non doveva accadere tutto ciò!

EMONE: tutto è accaduto solo perché Polinice voleva la distruzione di Tebe

ANTIGONE: Polinice non doveva muovere guerra, ma doveva avere il regno per il patto per l’alternanza con Eteocle

EMONE: Polinice non doveva schierare gli armati, perché facendo così dalla ragione è passato al torto, e mio padre ha agito nei suoi confronti con giustizia!

(Antigone si libera dell’abbraccio)

ANTIGONE: e tu la chiami giustizia! Mio fratello non entrerà mai nel regno dell’ Ade

EMONE: Polinice non ha nessun diritto di entrarci!  Mio padre con giusta ragione dice che è un traditore

ANTIGONE: e lui è un usurpatore

EMONE: non parlare così di mio padre che oltretutto è anche tuo zio, e cerca di rispettare le sue leggi!

ANTIGONE: io rispetto le leggi ma non tollero le ingiustizie, per questo ho deciso di andare a dare degna sepoltura a mio fratello

EMONE: non lo fare amore, non lo fare, se ti prendono gli armati,verrai condannata a morte!

ANTIGONE: allora,visto che tu sei suo figlio, ma mio promesso sposo… ma suddito fedele, cosa aspetti ad andare da tuo padre il prode Creonte e denunciarmi

EMONE: no, amore io non ti denuncerò mai, ma faccio finta di non aver sentito niente, ma ti prego, desisti e non farlo, ne va della tua e della mia vita

ANTIGONE: della tua vita proprio no, dopo di me pur di diventare re sposeresti anche mia sorella Ismene

EMONE: no, io amo solo te, se ti dovesse accadere qualcosa io morirei

ANTIGONE: se mi ami veramente, vieni con me e aiutami!

EMONE: io ti amo, e sai che con te verrei in capo al mondo ma, non posso infrangere le leggi ti Tebe, io figlio di re e prossimo re

ANTIGONE: allora vai , prossimo re e lasciami sola …

EMONE: desisti amore mio , non esporti, lascia perdere

ANTIGONE: adesso vai,vattene : lasciami sola, e non chiamarmi più amore

EMONE: no, io non me ne vado io ti amo!

ANTIGONE: allora me ne vado io!

(Antigone esce di scena)

EMONE: (rimasto solo e al pubblico) Antigone amore mio,non lo fare, non infrangere la legge: mio padre ha condannato a morte gente per molto meno: io amore non posso fare niente per impedire il volere degli dei , ma io non ti denuncerò mai, anzi spero solo che le guardie non ti prendano e tu riesca nel tuo caritevole intento

(Entra, a passo tardo, esitante e pavido, un oplita. È uno

dei custodi posti a guardia del cadavere di Polinice)

SCENA 6

CREONTE, CUSTODE, CORIFERO

CUSTODE: mio duce

CREONTE: non esitare, guerriero tebano cosa devi dirmi

CUSTODE: mio re, io purtroppo non ho buone notizie da dare

CREONTE: dimmi tutto, leggo nel tuo volto un tuo pentimento, per un tuo malefatto , parla se non vuoi io ti punisca

CUSTODE: mio duce nonposso esitare e in cuore mio desistere o al limite fingere ma se tu, mio unico re se avessi saputo da un altro, questo misfatto con me ti saresti comportato in maniera più feroce: se quello che sto per dire mio duce, per me comporterà una pena ed è giusto scontarla, ma non infierire troppo su un tuo guerriero che sempre ha combattuto al tuo fianco e con la sua famiglia per generazioni ha dato sangue per peronare le cause tebane, spero solo in una tua clemente pena

CREONTE: tebano non mi hai ancora detto la ragione della tua pena ?

CUSTODE:mio re abbi pietà ! Io sono tebano per origine, i miei avi misero le prime pietre delle sette porte, agisci mio duce con me con giustizia

CREONTE: tebano stai girando troppo intorno all’ostacolo, dammi subito la verità se non vuoi che ioinasprisco la pena per lo sbaglio che hai fatto e che io non so ancora

CUSTODE: non sono riuscito a portare a compimento il mio compito.

CREONTE: avanti parla e vattene

CUSTODE: mio Duce purtroppo qualcuno contraddicendo i tuoi ordini ha seppellito con terra il corpo del principe, compiuto il sacrificio ad Esculapio e dopo il misfatto è scomparso

CREONTE: Che dici mai, scomparso? Ma quale uomo osa sfidare l’ira di Creonte?

CUSTODE:Non  so: nessuno lo sa , io non ho visto nessun colpo di zappa, e non uno di pala, intorno la terra era ancora dura ed arida, ma il morto era sepolto, e non  più alla merce dei cani e dei corvi ma era stato spostato e coperto con cenere, ma non cenere comune ma con cenere bianca di olivo sacro ad Atena … e intorno vi era un odore di spezie non più il nauseabondo odore di carne putrefatta … tutto sembrava cambiato.  Alla vista io e l’altro custode, come invasi da irrefrenabile e paura e sviare la responsabilità del misfatto siamo arrivati ad accusarci a vicenda e addirittura a pugnare il ferro e tra noi due sfidarci, poi abbiamo cominciato ad indagare ma nessuno ha visto e nessun colpevole è stato trovato. Tra noi due abbiamo tirato a sorte per venire a comunicare a te grande duce tebano il grave misfatto forse compiuto sicuramente da un dio

CORIFEO: mio Duce, la mia coscienza pensa, che questa sia opera d'un demone.

CREONTE: servo taci! prima chela mia ira si sfoghi su di te e ti faccia rimpiangere le tue parole.  Tu sei un uomo vecchio ma poco saggio: ma come puoi pensare che gli dei rendano omaggio e onori a un uomo che non solo ha tradito la sua gente, i Numi non onorano i malvagi, e in quanto al misfatto a compierlo possono essere stati solo uomini. In Tebe ci sono uomini che mal sopportano la mia tirannide e mormorano, abbassando vigliaccamente il capo, ma affilando nascosti il loro ferri per assassinarmi … è di questi relitti umani che bisogna dubitare, ma, adesso sta a voi interrogare il popolo, qualcuno avrà sicuramente visto! Io vi ordino di portare questo o questi orchi vivi al mio cospetto affinché abbia una punizione esemplare che servirà da monito a tutti i nemici della sacra città

CUSTODE: posso parlare mio duce o devo subito partire?

CREONTE:vai e taci non pensi di avere causato anche troppi danni!

CUSTODE: bisogna ascoltare la voce del popolo?

CREONTE: precisa , cosa vuoi dire?

CUSTODE: io ti ho ferito mio re, ma sarò il tuo orecchio…

CREONTE: il parlare non mitigherà la tua colpa!

CUSTODE: non sono reo di questa colpa

CREONTE: vuoi dirmi che tu hai veduto e ti sei venduto per denaro!

CUSTODE: sono solo falsità, io ti sono fedele!

CREONTE: allora, per dimostrare la tua fedeltà e per allontanare il sospetto che grava su di te,devi trovare l’autore del misfatto

(esce di  scena)

CUSTODE (Fra sé, allontanandosi):io indagherò per fare in modo che si scopra il colpevole, spero che la fortuna mi aiuti, ma in ogni caso se fallissi io non tornerò più a Tebe, non posso di nuovo sfidare le ire del re, perché conoscendolo mi condannerebbe a morte, se fallissi andrò via dalla città, per salvare la mia vita e quella della mia famiglia.  Auspico ai Numi la mia speranza …

PRIMO CANTO

( fuori scena )

CORO:( in lingua madre)

Strofe prima

Molti si dànno prodigi, e niuno

meravigliosopiú dell'uomo.

Sino di là dal canuto mare,

col tempestoso Noto, procede

l'uomo, valica l'estuare

dei flutti, e il mugghio; e la piú antica

degli Dei, l'immortale Terra,

l'infaticata, col giro spossa,

anno per anno, degli aratri,

col travaglio d'equina prole.

Antistrofe prima

E degli augelli le stirpi liete

cinge di reti, ne fa preda,

e le tribú di selvagge fiere,

e le marine stirpi del ponto

con le spire d'inteste reti,

l'uomo scaltrissimo: è signore,

con l'astuzia, di quante fiere

movon selvagge pei monti, e il giogo

pone al crinito cavallo, e al toro

infaticato, sovressi i monti.

Strofe seconda

L'infaticato pensiero, e i suoni

vocali rinvenne, e le norme

del viver civile, e a fuggire

glietèrei dardi

d'inospiti ghiacci,

di piogge nemiche.

Gran copia d'astuzie possiede;

né verso il futuro, se mezzi

di scampo non vede, s'inoltra.

Solo trovar dall'Ade

scampo non può; ma contro immedicabili

morbi, rinvenne salutari strade.

Antistrofe seconda

Oltre ogni umana credenza, il genio

dell'arti inventore possiede;

ed ora si volge a tristizia,

ed ora a virtú.

Se onora le leggi

dei padri, e degl'Inferi

il giuro, la patria egli esalta.

Ma patria non ha chi per colmo

d'audacia s'appiglia a tristizia.

Vicino all'ara mia

mai non s'annidi l'uom che cosí adopera,

e mai concorde al mio pensier non sia.

(Si avanza Antigone trascinata dalle guardie)

CORO:

È questo un divino portento

che incerto mi lascia. Io ben veggo

che Antigone è questa fanciulla:

e come negarlo potrei?

O misera, o figlia

d'un misero padre, d'Èdipo!

E come? Tu forse ai comandi

del principe fosti ribelle,

e, colta nell'opra insensata,

t'adducono qui?

SCENA 7

 CREONTE, CUSTODE, ANTIGONE, ISMENE, CORIFERO

( il custode entra portando Antigone in catene)

CUSTODE: tebani questa donna, la principessa Antigone è colei che ha compiuto il misfatto, noi custodi l’abbiamo sorpresa mentre seppelliva il cadavere : ma dov'è Creonte? Chiamate il mio duce

CORIFEO: ecco sta arrivando

CREONTE: ho sentito il mio nome, chi ha osato! Esco a buon punto, e chi mi vuole? E per quale evento?

CUSTODE: mio duce, io ho giurato,ed ora ho mantenuto: a pensare che solo ieri tremavo per le minacce e per le punizioni che volevi infliggermi, ora invece eccomi qui ho trovato la colpevole dell’infamia e meritato l’onore di Tebe. Adesso o re prendi la principessa in custodia è lei larea, giudicala e condannala, ed io non più vincolato da promesse torno libero …

CREONTE: dove hai catturato questa donna? E come?

CUSTODE: la principessa, era davanti al cadavere, stava seppellendo il corpo: il tutto sai.

CREONTE: tebano è vero è ciò che dici?

CUSTODE: vidi questa donna che contro il tuo divieto seppelliva il corpo?

CREONTE: e come fu catturata?

CUSTODE: noi guerrieri, colpiti dalle tue giuste minacce siamo ritornati dal cadavere e pulitolo dalla cenere lo abbiamo rimesso a nudo; dopo siamo andati a nasconderci dietro il poggio e seduti al riparo e controvento per non sentire il fetore che emanava  ci siamo messi all’erta. Abbiamo atteso molte ore ,sotto il caldo intenso, abbiamo resistito , sembrava che gli dei stessi si fossero messi d’accordo ma noi non abbiamo ceduto, perché il guerriero tebano muore ma non si piega. Molte clessidre passarono, quando sentimmo lontano un lamento, le grida erano soffocate ma il pianto era forte, imprecava e piangeva la donna e intanto con la cenere e la terra cercava di ricoprire di nuovo il corpo: infine la rea prese la brocca che aveva con se, una brocca votiva, lussuosa e di bronzo e con quella fece libagioni al putrido cadavere del traditore. Noiavendo visto il fatto ci scagliammo con furore verso di lei, ma essa non solo non oppose resistenza, ma non provò nessun pentimento per ciò che aveva fatto, ma il suo pianto accese in me la pietà , e io pur contento perché la sua cattura che ha reso salva la mia vita … sono sgomento  per lei la principessa e per la fine che farà.

CREONTE (Ad Antigone): Antigone non chinare il capo come un’ancella, alza gli occhi e guarda il tuo re : confessi o neghi le accuse che ti hanno fatto

ANTIGONE:confesso, ho compiuto io l’atto:  non nego.

CREONTE: (Al custode):e tu mio prode vai sei libero e scagionato dalla grave accusa (esce di scena)

   (Ad Antigone)

   Principessa Antigone dimmi:il bando che vietava di toccare il traditore, lo conoscevi?

ANTIGONE: certo. E come ignorarlo? Esso era pubblico.

CREONTE: e perché hai osato violarlo?

ANTIGONE: il bando non è stato emesso da Zeus eneppure i demoni dell’Averno dettarono le parole dell’editto a te e ai sacerdoti che hai corrotto …tu  sei solo un mortale Creonte, un mortale che si crede simile a un dio e come dio ti permetti di soverchiare le leggi degli inferi. Il tuo editto è contro le leggi divine e gli dei un giorno ti infliggeranno atroci sofferenze. Io si ho violato consapevolmente le tue leggi e consapevole sono del mio infausto futuro, perché io sapevo di essere presa , io sapevo di dover morire, ma morire con il cuore felice per aver compiuto un dovere divino. Tu Creonte ti domandi: come mai una principessa futura sposa di tuo figlio Emone e quindi in procinto di diventar regina, da un calcio alla vita e agli onori per compire e morire facendo un gesto folle. Ma io dico di che follia mi può accusare un re più folle di tutti i folli.

CORO:

(fuori campo e in greco) 

A fiero padre, fiera figlia.

CREONTE: sappi principessa che ogni cosa si può domare, sia i cavalli impetuosi che appena sentono il morso della briglia diventano docili come agnelli, sia  il rigido ferro  che temprato si piega tra le mani del fabbro. Anche costei che ha infranto le leggi pur sapendo della funerea condanna. Anche tu figlia di mia sorella, non avrainessun trattamento di favore, ma come ogni altro suddito ti inchinerai alle leggi di Creonte, di Tebe e degli dei.

ANTIGONE: puoi solo uccidermi o duce ma non piegarmi?

CREONTE: hai infranto le leggi di Tebe, morirai!

ANTIGONE:nel tuo pensiero e dalle tue parole non si intravvedono segni di ravvedimento, ed io ne accetto le conseguenze. Io ho vissuto la gloria mai paga di dare sepolcro a mio fratello, il principe Polinice: cosa che tu per miopia ed ingiustizia non vuoi né sapere né ammettere …

Creonte tu non puoi parlare di giustizia, perché la tua giustizia non è del popolo tebano?

Tutto il popolo sa e vede, ma per timore tace.Devi essere più saggio o re!

CREONTE:saggia sei tu che da sola, osi ribellarti?

ANTIGONE: Creonte devi onorare la morte di Polinice

CREONTE: tuo fratello era un ignobile bastardo nemico di Tebe, ?

ANTIGONE: aveva un padre e una madre

CREONTE: tu offendi l’onore tebano?

ANTIGONE: onore è rendere omaggio ai morti

CREONTE: tu sei una traditrice alla pari di Polinice.

ANTIGONE: il morto è mio fratello.

CREONTE: Assalì Tebe; e la difese Eteocle.

ANTIGONE: la morte è uguale per tutti

CREONTE: i traditori non devono entrare nel regno di Ade.

ANTIGONE: comportati in modo degno se vuoi avere rispetto?

CREONTE: un uomo degno, non ha pietà per il nemico.

ANTIGONE: lascia, perdere: l’odio ed aiuta Polinice ad attraversare il fiume

CREONTE: La pietà è debolezza e la debolezza non si addice ad un re

(Sulla soglia della reggia appare Ismene)

CORIFEO: Ecco Ismene dinanzi alla soglia,le sue lacrime e la sua disperazione non hanno eguali

CREONTE: anche tu Ismene che come una vipera abiti nella reggia, confessa che hai partecipato con tua sorella al misfatto, oppure ti ritieni innocente

ISMENE: confesso mio re, anch’io ho partecipato alla sepoltura del mio nobile fratello,

per cui io sono rea e  complice e con Antigone divido la colpa.

ANTIGONE: Ismene, macosa dici, mia sorella è innocente, lei non partecipò né ideò l’atto

ISMENE: io sapevo, ma non ho fatto niente per impedirlo, mi merito la stessa pena di Antigone.

ANTIGONE: solo i defunti sanno la verità;

ISMENE: sorella, no, non reputarmi indegna. Io voglio morire al tuo fianco

ANTIGONE: Ismene non devi morire, tu non hai fatto niente, la mia morte basta e avanza…

ISMENE: senza te: la mia vita non ha scopo?

ANTIGONE: dillo a Creonte! È il tuo tutore!

ISMENE: perché mi ferisci?

ANTIGONE: Ismene sebbene, io non ti stima, fammi un favore…

ISMENE: Dimmi, in che cosa posso aiutarti?

ANTIGONE: salva te stessa.

ISMENE: no, io voglio morire con te!

ANTIGONE: tu devi vivere ed io morire

ISMENE: non mi convinci

ANTIGONE: siamo due sorelle ma non abbiamo il solito destino!

ISMENE: entrambe abbiamo commesso il solito errore

ANTIGONE: tu devi vivere, per essere d’aiuto ai vivi e per fare sacrifici ai morti

CREONTE: di queste due giovani, una si svela demente mentre l’altra maledetta

ISMENE: anche la ragione fugge le sciagure!

CREONTE: certo fugge da te, che hai osato coprire il misfatto, e volere la morte senza essere rea

ISMENE: non riuscirei mai a vivere senza lei?

CREONTE: lei è una donna morta

ISMENE: vuoi uccidere la futura sposa di tuo figlio ?

CREONTE: ci sono altre donne in giro!

ISMENE: ma Antigone era la donna giusta

CREONTE: per i miei figli servono altre donne

CORO:

( fuori scena e in greco)

vuoi davvero costei rapire a tuo figlio?

CREONTE: Ade metterà fine a queste nozze

CORO:

( coro fuori scena e in greco)

Decisa è, pare, di costei la morte.

CREONTE:Antigone hai deciso da sola il tuo destino, servi prendetele e fate in modo che non fuggano,

(entrano due armati, Antigone ed Ismene sono trascinate fuori palco . Creonte s'allontana)

SECONDO CANTO

(fuori scena e in greco)

CORO:Strofe prima

Beato chi scevro di mali trascorre la vita.

Ché, quando l'ira degl'Inferi scuote la casa,

nessuna sciagura risparmia la stirpe, ma sovra le repe.

Cosí, quando un flutto rigonfio

per le raffiche infeste di Tracia

corre sopra gli abissi marini,

dal fondo travolge

la livida arena;

e all'urto dei venti,

un fremito mandano le opposte scogliere.

Antistrofe prima

Gli antichi cordogli vedo io nella casa di Làbdaco

sopra i cordogli dei morti piombare: né tregua

la stirpe concede alla stirpe: ché alcuno dei Numi a rovina

la spinge, né accorda riscatto.

Ed or, su l'estrema radice,

nella casa d'Edípo, una luce

brillava; ma polvere

sanguigna degl'Inferi,

follia di parole

adesso, e delirio di mente la spengono.

Strofe seconda

Qual mai tracotanza degli uomini,

Giove, frenare può la tua forza,

cui ne' suoi lacci non stringe il Sonno che preda tutto,

non i mesi che corrono

infaticati; ma da vecchiezza mai sempre immune,

reggi, sovrano, d'Olimpo

lo sfavillante bagliore.

E il passato ed il presente

e il futuro reggerà

questa legge: senza pena

verun eccesso mai nella vita sarà degli uomini.

Antistrofe seconda

La molto errabonda speranza

utile a molti mortali adduce,

ad altri molti di vane frivole brame l'inganno.

Né alcun ciò che s'appressa

sa, se col piede prima non tocca l'ardente fiamma.

Celebre è quella parola

detta da un uom di saggezza:

Spesso il male sembra un bene

ad un uomo a cui la mente

volse un Nume alla rovina.

E da rovina ben poco tempo lontano resta.

SCENA 8

 CREONTE, EMONE, CORIFERO

(Esce dalla reggia Creonte, e poco dopo appare anche Emone)

CORIFEO:Creonte ecco Emone ed è triste per la sorte della sua amata Antigone

CREONTE: (Ad Emone) figlio mio hai sentito della condanna alla fanciulla a te promessa, io ti capisco, capisco la tua ira contro di me, tuo padre, ma Antigone aveva volutamente infranto la legge , ed io a malincuore ho dovuto applicare

EMONE: padre io sono tuo figlio e tu mi tracci la via da seguire, e io la seguo. Se tu hai deciso di condannare Antigone per la grave colpa io a malincuore ne prendo atto

CREONTE: bravo figlio mio sono contento che malgrado, il tuo e mio dolore hai capito che ho dovuto farlo per il bene di Tebe e per il rispetto delle leggi della città sacra. Antigone non è la sposa che fa per te, non è obbediente ma anzi, irriverente: e quello che ha fatto è ignobile, non è una donna da sposare ma da domare e per te sarebbe una pessima regina che renderebbe triste la tua vita , ed è bene che sia sposa di qualche dio degli inferi. Essa è stata catturata mentre a dispetto delle leggi a dava sepoltura al corpo del traditore, giusta è la pena … perché è con la disciplina e la paura  che si governa un popolo e tutti si devono prodigare che le leggi vengano rispettate e non rigettate e alla mercé delle parole di una femmina.

CORO:

(fuori scena e in greco)

Giusti, se pur non ci privò del senno

la grave età, ci sembrano i tuoi detti.

EMONE: padre tra i beni che concedono gli dei agli uomini c’è un bene prezioso ed è l’intelletto, ed io essendo giovane eprivo di esperienza non sono in grado di giudicare un padre e un re,però per tuo vantaggio indago e nell’ombra, non visto sento voci che commiserano la sorte di questa fanciulla colma di puro sentimento, più di ogni altra donna, perché Antigone al cospetto del popolo ha compiuto l’opera più nobile e in cambio ne riceve la morte. La sua unica colpa è stata quella di non lasciare alla mercé di cani e uccelli il corpo del fratello: questa non è una donna da uccidere ma deve essere coperta d’oro ? Ecco le voci che io sento, basse e oscure, il popolo mormora. Ebbene padre io come figlio e come suddito auguro a te e a il popolo di Tebe tanta prosperità, ma aspetto anche tanta pietà, perché una sua liberazione sarebbe un gesto di saggezza e ti renderebbe più amato dai tebani

CORIFEO:parole sagge

CREONTE:che non sia mai: che io dovrò apprendere saggezza da un giovane inesperto ?

EMONE: non saggezza ma solo rimediare all’ingiustizia, io sono giovane, non posso dare consigli, pensa alla ragione.

CREONTE: ragione, è fare onore ai ribelli, è una bella opera?

EMONE: non onore, il tuo sarebbe un gesto di pace!

CREONTE: se solo lo facessi sarebbe un’ingiustizia?

EMONE: no, ascolta il popolo di Tebe

CREONTE: non io devo ascoltare il popolo, ma il popolo deve ascoltare me?

EMONE: padre: ora non stai parlando da duce?

CREONTE: io sono il re e devo comportami da re?

EMONE: la polis è fatta dal popolo

CREONTE: ogni polis ha il suo duce

EMONE:e tu saresti il duce del deserto

CREONTE: ma tu da che parte stai? Non starai per caso per quella donna!

EMONE: io sono dalla parte della giustizia!

CREONTE: Ribaldo cosa dici ! Osi mettere in discussione un ordine di tuo padre!

EMONE: io vedo solo che stai sbagliando

CREONTE: devi rispettare le mie volontà

EMONE: padre: ora stai calpestando la sacralità degli dei

CREONTE: Emone tu sei diventato il servo di una femmina!

EMONE: io non sono servo di nessuno

CREONTE: non negare, tu stai facendo tutto per difenderla!

EMONE:no io sto facendo di tutto, per difendere te stesso dalla collera degli dei

CREONTE: mai e poi mai, in questa vita sposerai quella donna!

EMONE:ma se lei muore, qualcunola seguirà

CREONTE: ma cosa fai osi minacciarmi!

EMONE: non è minaccia opporsi alla stoltezza!

CREONTE: smettila di parlare, schiavo di una femmina!

EMONE: allora parla da solo, se non vuoi che nessuno ti risponda!

CREONTE:tu sei un pazzo Emone, ma con me non l’avrai vinta!

EMONE: ti darei del pazzo se non fossi mio padre!

CREONTE: dai del pazzo a tuo padre! Allora ti faccio vedere io di cosa sono capace( grida) portatemi quell’odiosa femmina, voglio che muoia davanti al suo sposo

EMONE: davanti a me! Ma non ci sperare , io non la vedrò morire, come tu non vedrai più il mio viso .Re vivi pure il tuo delirio!

(Esce furibondo)

CORIFEO: che temperamento degno di un principe

CREONTE:Emone può fare quello che vuole, ma non riuscirà a salvare quelle fanciulle !

CORIFEO: dunque le vorresti uccidere tutte e due.

CREONTE: quella non rea, no: Antigone si!

CORIFEO:E di qual morte vuoi farla morire?

CREONTE: Antigone verrà portata in un luogo isolato, dove nessun uomo transiti e li sarà seppellita viva in un antro roccioso: solo da uno spiraglio della larghezza di una mano potrà prendere aria. Dentro la caverna lascerò accanto a lei tanto cibo, ma solo quanto basta per evitare il sacrilegio e rendere immune Tebe dalla maledizione degli dei. E lìAntigone chiederà ad Averno: il suo dio prediletto di non farla morire, o forse apprenderà quanto è superfluo onorare i morti

(Si allontana)

TERZO CANTO

(fuori scena e in greco)

CORO:Strofe

Amore, invitto nelle battaglie,

Amor che piombi fra le contese,

che su le molli gote

di vergine dimori,

che sopra il mare, sopra le agresti

case t'aggiri,

né alcuno t'evita dei Numi eterni,

né alcun degli uomini che un giorno vivono,

e i cuor delirano che tu pervadi!

Antistrofe

Ad ingiustizia tu sin le menti

spingi dei giusti, con loro scorno.

Tu questa lite or provochi

fra genti consanguinee.

E della vergine bella dai cigli,

chiaro è, la Brama

vince, che siede signora presso

le Grandi Leggi. Fra i Numi è Cipride

invitta, e domina col suo capriccio.

SCENA 9

 CREONTE, ANTIGONE, CORIFERO, DUE GUARDIE

(Dalla reggia esce, fra le guardie, Antigone condotta al supplizio)

CORIFEO: io ho sempre rispettato le leggi tebane, ma questa volta non riesco a trattenere il pianto

ANTIGONE: cittadini di Tebe, mi conducono nella mia dimora di morte,  presto mai più vedrò il sole , la bellezza del fiume Acheronte sarà un ricordo, alla vigilia delle mie nozze non cantano più i cantori e non di vesti preziose sono vestita,  come dimora non avrò più la reggia, ma una fredda caverna e un giaciglio di paglia, e lì non ci sarà Emone ad attendermi,  ma il dio della morte mi avrà in sposa.

CORIFEO: gloriosa e lodata Antigone tu muovi passo dopo passo, e senza una macchia ti appresti a scendere viva nella tua ultima dimora, scendi perché hai scelto di morire onorando gli dei e gli dei nell’Ade ti renderanno conto, perché sì morirai ma non sacrilega …

ANTIGONE: io so che la morte mi accompagna, sapevo che era la mia terza sorella, la morte mi sorregge e mi accompagna al mio ultimo giaciglio

CORIFEO: Antigone tu sei di stirpe divina, anche da morta rimani dea evigilerai sul destino degli uomini proteggendo la città sacra

ANTIGONE: ma corifero, ora ti penti, ma quando potevi non hai fatto niente per impedirlo. Ti stai comportando non con giustizia, ma come i cittadini opulenti di questa città che con un sacrificio ai sacerdoti pensano di comprare i favori degli dei. Io adesso,verrò condotta al mio sepolcro e per un’ingiustizia non sarò più la futura regina  né per i vivi, né per le ombre ma solo per i morti.

CORIFEO: o figlia di Edipo stirpe maledetta dagli dei, tu porti con te la sventura paterna.

ANTIGONE: io vittima sono della peggiore pena, figlia di un incesto, infelice fu mia madre e maledetto dagli dei mio padre ed io ho vissuto negli agi, ma nella miseria umana, con mio padre e mia madre morti, i miei fratelli morti, e la loro scomparsa ha distrutto la mia vita: solo mia sorella è viva ma quale infausto futuro l’aspetta. Ed io finisco in un sepolcro.

CORIFEO: il sacro culto degli dei si lega a te, ma non ha il potere di violare una legge umana, ed è per questo che Creonte ti condanna, lui si beffa della legge degli dei

ANTIGONE:io non piango, e non rimpiango ho permesso a mio fratello di entrare con lui nel regno di Ade, ma dal mio cuore non ci sarà un lamento e dai miei occhi non una lacrima.

(Giunge improvviso Creonte)

CREONTE: mio fido non sai che non devi mai far parlare un condannato a morte, perché i suoi gemiti e le sue nenie potrebbero turbarti. Allora cosa aspetti, conduci Antigone nella profonda tomba e li sola sia condannata a morire, lascia solo un piccolo spiraglio per poter respirare, ma che sia subito chiuso se la si sente gridare, metti del cibo nella grotta, finito il cibo la fame e la sete faranno il suo corso

ANTIGONE: la mia tomba sarà la mia camera nuziale, dove finalmente incontrerò i miei cari defunti tutti ospiti di Persefone ed io l’ultima a scendere in mezzo a loro e laggiù incontrerò mio padre, mia madre e i mie fratelli Eteocle e il mio prediletto Polinice, corpo che io lavai con queste mani con le solite mani offrii ad Esculapio sacrifici ed orazioni funebri poi amorevolmente lo vestii e mi presi cura della sua salma o Polinice. Il mio compenso è questo. Triste è il destino per essere pia e onorare troppo gli dei,triste è la giustizia degli uomini e grande è la giustizia divina.

CORIFEO:duce non è ancora pronta la tomba!

CREONTE: pagheranno cara la loro lentezza

ANTIGONE: duro è aspettare la morte

CREONTE: non bearti del ritardo la tua vita non avrà esito diverso!

ANTIGONE: città paterna,Tebe quanto ti amo, io sono figlia di re e voi dei dell’Olimpo e antenati vedete quanto devo soffrire perché pietosa  io  superstite di stirpe reale

(Antigone esce accompagnata dal corifeo)

QUARTO CANTO

(fuori scena e in greco)

CORO:Strofe prima

Anche la bella Dànae

mutò la luce eterea

con un bronzeo carcere,

nascosta fu nei vincoli

di sepolcrale talamo.

Ed era, o figlia mia,

o figlia mia, di nobile sangue, e il germine

di Giove custodía,

disceso in grembo a lei come aurea piova.

Ma del Destino è grave

la potenza; e non armi e non ricchezza

né torre o negra nave

ch'erra per mare ad evitarla giova.

Antistrofe prima

E di Driante l'iracondo figlio

anch'esso, il re degli Èdoni,

in un roccioso carcere

chiuderefe' Dïòniso

pei suoi rabbiosi oltraggi.

Il furente rigoglio

stillacosí di sua demenza. E apprese

che nel suo folle orgoglio

lanciati oltraggi a un Nume avea. Ritegno

alle femmine infuse

del Dio porre voleva, e il fuoco bacchico

spengere; e delle Muse

del flauto amiche provocò lo sdegno.

Strofe seconda

E presso le cerule rocce del duplice mare

le spiagge si stendon del Bosforo,

Salmidesso si stende, ove Marte

che presso dimora,

la piaga mirò maledetta

che accecava i due figli di Fíneo.

L'aprí la selvaggia noverca

con le mani cruente e le cuspidi

delle spole; e nell'orbite cieche

s'annida vendetta.

Antistrofe seconda

Piangeano, struggendosi, miseri!, la misera pena,

retaggio per essi del talamo

della madre infelice. E progenie

pur era d'Erèttidi,

e in antri remoti cresciuta,

fra i nembi paterni, la figlia

di Borea, l'emula, in ripidi

sentieri, ai cavalli, la prole

di Numi; e pur, lei prosternarono

le Parche longeve.

SCENA10

EMONE, ANTIGONE

( Emone va nel luogo dove è prigioniera la principessa Antigone)

EMONE: Antigone amore mi senti

(Emone non vede la sua amata ma solo le sue mani)

ANTIGONE: si amore mio, anche se i miei occhi non riescono a vedere i tuoiocchi ti voglio stringere a me

EMONE: i miei occhi sono nelle tue mani che ora sto stringendo forte come il mio amore legato al tuo amore.

ANTIGONE: se il tuo fosse veramente amore, non permetteresti tutto ciò, e non mi lasceresti tra le braccia della morte, il dio Ade mi sta prendendo in sposa ogni giorno lo sento sempre più vicino, sento i suoi brividi freddi, sento la sua bocca sulla mia, il suo bacio di morte, la sua lingua cerca la mia, il suo respiro gelido mi entra dentro, ogni giorno sento sempre più forte il suo abbraccio… ogni giorno sento sempre di più di appartenergli.

EMONE: no amore tu non appartieni al re degli inferi, tu appartieni a me, come io appartengo a te

ANTIGONE: no amore, io forse domani non riuscirò a vedere il refe di luce che entra nel mio sepolcro, nè scorgerò il bacio che la dea Aurora da sulla terra, anche il cibo e l’acqua scarseggiano, e le mie vesti non sono più quelle di una regina

EMONE: tieni cibo ed acqua, voglio che tu viva amore mio

(passa ad Antigone dell’ acqua e del cibo)non riesco a vivere senza di te  , ti ho portato anche un “ peblo “ nuovo, mai indossato, e fatto solo per te dalle ancelle di mia madre, era un dono tuo … ornato con fregi e ricamato da mani sapienti, filato con lana migliore, era il dono di mia madre per le nostre nozze, ma non ha avuto il tempo di donartelo…

ANTIGONE: non credo riuscirò ad indossarlo, io sono stata costretta da tuo padre a sposare la morte e alla morte non importa come sei vestita, riporta il peblo a tua madre, che lo serberà con cura per farlo indossare alla tua futura sposa, perché tu sposerai mia sorella Ismene, perché solo lei ti può condurre al trono e fare in modo che il sangue della stirpe di Edipo viva.

EMONE: no amore, io non sposerò Ismene, io sposerò te o partirò eandrò a combattere come mercenario cercando la morte in battaglia, tieni e indossa il caldo peblo ( passa la tunica alla sua adorata)

ANTIGONE: io morirò amore, le mie forze ogni momento che passa stanno venendomi meno

EMONE: no tu vivrai, ed io sono venuto ad aprire questo sepolcro per poter fuggire con te

( cerca con le mani di aprire il sepolcro)

EMONE: non riesco a smuoverla (si dispera) ( tenta ancora una volta, si dispera esausto)

ANTIGONE: non un uomo solo ha posizionato questa pietra

EMONE: non mi arrendo amore, vado a cercare gente, qualche pastore ignaro dell’editto o qualche buon cuore sensibile alla mia disperazione mi darà una mano a liberarti

ANTIGONE: amore mio non troverai nessuno, nessuno rischierà la vita per liberare una condannata a morte anche se principessa

EMONE: odio mio padre, odio la vita, odio Tebe e tutti i tebani che pavidi non si ribellano, adesso vado a cercare qualcuno

ANTIGONE: amore vai, ma fai presto le forze stanno lasciandomi, ed io non ho più volontà, solo il tuo pensiero mi rende in vita

( Emone esce di scena)

SCENA 11

 CREONTE, TIRESIA, CORIFERO, MESSO

(Giunge Tiresia, il vecchio profeta cieco, guidato per la mano

da un fanciullo)

TIRESIA: principi tebani noi siamo qui , siamo in due , viviamo in simbiosi, facciamo la stessa strada, sono venuto a trovarti duce di Tebe

CREONTE:nobile Tiresia, nessuno aspettava il tuo arrivo, ma sempre tu sia il benvenuto a Tebe …quale nuova porti e quale nuovo evento profetizzi messaggero degli dei?

TIRESIA: io Creonte, sono venuto con urgenza e non invitato, sono venuto da Atene a portarti un messaggio degli dei …e tu duce devi ascoltare

CREONTE: mai o divino ho negato la tua parola.

TIRESIA: per questo la città è prospera e temuta.

CREONTE: grazie a tutti i tuoi consigli

TIRESIA: la fortuna e le capacitàsi abbinano alla mente

CREONTE: Che c'è? Sento parole di rimprovero!

TIRESIA: come tu sai,con la mia arte profetica auspico il futuro che può essere radioso come no, sincero e vero ma non asservile. Un giorno mentre ero seduto nel seggio degli auspici, sentii uno schiamazzo strano di uccelli che strillavano come umani, con voci orride e barbare, sembrava si lacerassero tra loro, avevano le unghie sanguinanti. Il rombo d’ali era un indizio sfavorevole, allora subito accesi un fuoco per tentare di fare sacrificio, ma il fuoco non divampò anzi colò sulla cenere come un viscido rigagnolo, fumava e in aria si sparpagliava, e nel fuoco la legna sembrava lacrime grondanti. Questi funerei presagi e questi riti che io appresi fin da fanciullo sono funesti per la tua città. Cani ed uccelli hanno e fanno banchetto delle carni del figlio di Edipo, così avviene che i Numi

Non accettano più sacrifici, e gli uccelli smettono di cantare e gridano di dolore al cospetto di un umo trafitto ed esangue. A tutti gli uomini è ammesso lo sbaglio, ma disgraziato è quello che si adagia sull’errore e non ne cerca rimedio anzi va avanti con la sua stoltezza. Ora tu Creonte hai fatto scempio di un morto, e hai ucciso più volte un cadavere, per il tuo bene io parlo, e ti conviene ascoltare chi parla bene e non ti nuoce.

CREONTE: mi sembrate degli arcieri che tirano al bersaglio e il bersaglio è il duce di Tebe, ma il re non si lascia impressionare nè dal popolo e nè dagli indovini scaltri. Voi indovini siete capaci di mercanteggiare su tutto, siete capaci di vendere elettro di Sardi o se vi piace oro dell’india …ma non avete la forza di seppellire Polinice, neppure se venisse l’aquila di Zeus a predare e fare scempio delle sue carni e portare il cuore dell’infame al cospetto del re degli dei, neppure alloraconsentirò di fare seppellire il corpo. So benissimo che nessun uomo può corrompere un dio, lo so bene, ma anche i più furbi degli uomini turpemente cedono e al cospetto del denaro fanno si beffa degli dei . per questo nessun tebano seppellirà il corpo del traditore

TIRESIA: rifletti ! pensa a quello che ho detto

CREONTE: che mai? Quale sono effettivamente i tuoi consigli?

TIRESIA: i miei consigli sono per il tuo bene e per il bene di Tebe

CREONTE: il tuo consiglio è il peggiore dei mali

TIRESIA: il male è dentro di te

CREONTE: facendoti scudo della profezia tu offendi un re

TIRESIA: lo farei solo se predicassi il falso!

CREONTE: i profeti sono avidi e tu non sei da meno!

TIRESIA: tu ami essere circondato da gente ossequiosa ma che alla prima debolezza ti colpirà alle spalle

CREONTE: se sei a conoscenza di qualcosa, di qualche complotto dillo al tuo duce?

TIRESIA:tu non sei il mio re , ma ricorda che fu per opera mia che salvasti Tebe e il tuo regno fittizio

CREONTE: a te piace predicare bene e fare male

TIRESIA: nella mia mente ho la soluzione, ma è chiusa in uno scrigno.

CREONTE: apri lo scrigno e parla, se vuoi ti do tanto denaro

TIRESIA: pensi proprio, che io ho bisogno del tuo oro

CREONTE: può dire e dare quello che vuoi, ma non mi smuoverai dalla decisionepresa

TIRESIA: sappi mio duce che non molti soli passeranno che tu dovrai in cambio del cadavere del tuo stesso sangue, una,altri e più cadaveri, perché spingesti all’Orco e desti sepolcro e onori a un anima che causò maleficio e invece all’altro hai precluso la via dell’Ade, rendendolo senza tomba e senza onori il cadavere nefando. Ma tale diritto non appartiene a te, ma ai celesti dei dell’Olimpo. Questo è un tuo sopruso e per questo le Erinni e i Numi dell’Averno, vendicatrici e vendicatori aspettanoche tu rimedi ai tuoi mali o si vendicheranno su tutta la tua stirpe in modo che tu venga ripagato dei medesimi mali. Ora pensa: se sono o non sono corrotto dall’oro e queste parole fossero dettate dalla cupidigia, darei solo ragione alle tue parole senza senno per racimolare più oro. Invece la giustizia che tu brami di avere si sta rivoltando contro di te , e la città e i tebani per quanto fedeli sono uomini volubili.  Il popolo prima potevadare la vita per te, ora i tebani scaglierebbero dardi contro di te , ma se potrai sfuggire alla vendetta umana, non potrai fuggire al crudele vampo divino.

(al ragazzo che lo accompagna) figlio ora tu guidami a casa , sperando  che questo povero re sfoghi la sua bile e renda più tranquille le sue parole e diventi almeno per una volta saggio

IL RAGAZZO: torniamo ad Atene, nobile Tiresia

TIRESIA: no Merole, adesso andiamo a Corinto, il suo duce Efeliseo ci sta aspettando

CREONTE: buon viaggio e che gli dei ti assistano, nobile Tiresia.

TIRESIA: che gli dei assistano te, duce tebano … non me

Io sono un profeta che porto la loro voce

(Tiresia Parte, esce di scena accompagnato dal ragazzo)

CORIFEO: o mio re, dopo tutto quello che ha detto il profeta è verità, ed io so che nei confronti di Tebe non ha mai detto il falso

CREONTE: purtroppo anch’io lo so ed è per questo che ho sconvolto il cuore, cedere è duro, ma se non cedo, una grande sciagura si abbatterà su Tebe

CORIFEO: mio duce, conviene ascoltare i buoni consigli ed arrendersi

CREONTE:insomma cosa devo fare? Dammi un consiglio e lo seguirò

CORIFEO:allora, vai alla grotta, fai rimuovere il macigno e libera Antigone mentrea Polinice innalza per lui un tumulo e fai sacrifici votivi

CREONTE:ma Corifero anche tu mi esorti a cedere?

CORIFEO:sie fallo al più presto, la vendetta degli dei può essere rapida

CREONTE:ebbene:dovrò farmi forza e indurmi ad operare di proposito, nulla si può contro il fato e contro gli dei

CORIFEO: ora vai agisci e non ripensarci

CREONTE: sì andrò senza indugiare, dirò ai miei servi di andare al poggio con le asce a tagliare la legna per il tumolo per onorare il principe Polinice e contemporaneamente io stesso andrò a rimuovere il macigno che imprigiona la principessa Antigone, e non solo, sarò io stesso a programmare presto le future nozze tra la principessa e mio figlio a cui lascerò il regno. Sìandrò io stesso a sciogliere ciò che infaustamente promisi con la speranza che gli dei mi perdonino lasciandomi illeso

(Esce in fretta coi suoi seguaci)

QUINTO CANTO

(fuori scena e in greco)

CORO:Strofe prima

Orgoglio di Sèmele, Dio dai molteplici

nomi, figliuolo di Giove

signore del tuono, che Italia proteggi, che regni

sui piani ospitali d'Elèusi

aDèmetra sacri, che presso

il molle fluir dell'Ismeno,

in Tebe dimori,

che te vide nascere, presso

la stirpe del drago selvaggio!

Antistrofe prima

Il fumo corrusco del duplice vertice,

dove le Ninfe coricie

baccanti s'aggiran, te mira, te l'onda castalia.

E i clivi dei monti di Nisa

che d'ellera han chiome, e la verde

pianura ferace di grappoli,

fra un evio clamore

di cantici sacri t'inviano

di Tebe a mirar le contrade.

Strofe seconda

Di Tebe a te cara piú molto

che ogni altra città,

al par di tua madre, dal folgore spenta.

Ed ora, da morbo veemente

ella è tutta invasa.

Col pie' salvatore

tu valica il giogo parrasio,

o il gorgo sonante del mare.

Antistrofe seconda

Oh duce degli astri dall'alito

di fiamma, che i riti

notturni presiedi, figliuolo di Giove,

ormóstrati insieme alle Tíadi

di Nisa, che ebbre

ti seguono, e intera

la notte danzando, delirano

per Bacco dator di fortuna.

SCENA12

MESSO, CORIFERO, EURIDICE

(Giunge correndo, esterrefatto, un messo corre tra il pubblico e disperato torna sul palco)

MESSO: popolo di Corinto, gente di Cadmo e di Anfïone, la tragedia si è abbattuta su Tebe e sul suo duceun giorno  temuto ed invidiato da tutti.Ora il re Cadmeo che fino a ieri guidava Tebe e le sue colonie, è rimasto solo ed abbandonato dagli dei, perché anche se ha ricchezze immense non ha più la gioia più importante l’affetto e l’amore dei suoi cari

CORIFEO: corifero cosa vuoi annunciare al popolo di Tebe

MESSO: sono morti tutti e la colpa ricade all’unico rimasto vivo

CORIFEO: racconta, chi uccise ? Chi è morto? Parla, facci sapere?

MESSO: Emone è morto; e non per mano estranea.

CORIFEO: chi lo ha ucciso! Forse suo padre Creonte con il suo ferro

MESSO: no il principe Emone si è suicidato per il dolore causato da suo padre

CORIFEO: come profetica, la vendetta degli dei si è purtroppo avverata !

MESSO: altra tragedia si è abbattuta sul duce

CORIFEO: ecco la mia regina Euridice

EURIDICE: cittadini tebani, mentre uscivo e mi avviavo verso il tempio della dea Pallade,  , ho sentito delle gride che mi colpiscono orecchie e cuore, allora corro verso le ancelle, alla ricerca della causa e della voce disperata ed ho incontrato tu … mio fido

MESSO: o mia diletta sovrana, io ero presente e con il cuore in gola parlerò, ma ti posso assicurare che dirò esclusivamente la verità, senza mentire per apparire benevolo nei tuoi confronti, perché purtroppo per la gente di Cadmio e per i sovrani è un grave lutto. Io ho seguito il re, verso quel corpo dilaniato da corvi e cani e con lui ho invocato Ade chemettesse freno all’ira e insieme purificammo il corpo e ardemmo i suoi tristi avanzi, con un tumulo alto in modo che gli dei irati si placassero

e gli fui guida. Dopo con i servi ci recammo al talamo di rocce, dove giaceva la giovane, ed ecco uno dei nostri senti delle grida intorno a quel sepolcro e quindi di corsa tutti ci muovemmo verso la roccia che chiudeva l’antro. Creonte quando sentii i gemiti provenienti dalla caverna, per primo si accinse a togliere il macigno, il re singhiozzava, piangeva gridando“ me misero, sono io , la profezia di Tiresia

; correte tutti ad aiutarmi cerchiamo di aprire il sepolcro al più presto”, Emone si strappò le unghie per aprire il sepolcro, infine il vano si aprì, e fu allora che il grido di Emone si fece da stupore a disperazione. Ecco cosa gridava Emone nella sua disperazione “ Ecco cosa succede a non ascoltare gli dei” il re entrò nell’antro e vide la principessa Antigone che penzolava impiccata dal suo lino nuziale, ed Emone accanto a lei disperato che si lamentava ed imprecava contro gli ordini del padre, e la morte dell’infelice futura sposa, il giovane abbracciava e baciava quel corpo esangue, ormai freddo e la chiamava per nome, la chiamava amore con insistenza, e il suo pianto e la sua disperazione sembrava intenerissero perfino gli dei: Emone come il padre, un fiero gemito, lo avvolse, e la furia distruttrice di un dio si impossessò di lui, e disse a Creonte. “ misero hai visto che cosa hai combinato, vai via e allontanati dai miei occhi, non sei degno di essere mio padre, sei un sacrilego” Creonte capisce il dramma e si avvicina al figlio, supplicandolo: “ Vieni via Emone, vieni via da li , figlio ti prego e ti scongiuro, vai via “ ma il figlio come impossessato da un dio, con le pupille infiammate dal furore , si alzò, sputò in viso al padre, tirò fuori il ferro e menò verso il genitore un colpo mortale, ma Creonte evitò il colpo e fuggi, il figlio con furore inseguì il padre pugnando il ferro, poi si fermò di colpo e ritornò dalla sua amata, la baciò più volte e la abbracciò e come fosse viva le giurò amore eterno, infine diede un ultimo abbraccio, prese il ferro e si gettò sul suo ferro e se lo confisse in mezzo al petto, morendo stringendosi al corpo della fanciulla. Così il rito nuziale dei due giovani continuò nell’averno al cospetto del dio Ade.

(Al fine del racconto, Euridice fugge di corsa)

CORIFEO: (Veduta fuggir la regina, si volge al messo):Messo hai spaventato la regina?

   Presa dal dolore è fuggita senza dire una parola

MESSO: sono stupito anch’io, il dolore che le ho dato è troppo grande, vuole ritirarsi nella sua disperazione per non farsi vedere piangere, dalle ancelle e dai servi, ma non credo sia uscita di senno

( Euridice si ritrova sola in scena)

EURIDICE:me tapina, me lo sentivo che la sventura entrava nella mia casa, io lo sentivo e scongiuravo Creonte di non sfidare gli dei: lamaledizione del serpente è riuscita a prendere anche noi: Creonte nè è stato la cagione: Polinice doveva essere tumulato con tutti gli onori, invece … oh dei voi ci avete punito, ma io non posso vivere senza mio figlio… la morte ci sta prendendo tutti

(esce di scena) (pausa)

(un grido)

(il fascio luminoso mette in rilievo un cappio)

CORIFEO: ma il suo silenzio e la sua assenza di pianto sono gravi segni

MESSO: questo silenzio è grave, dobbiamo sapere se per la sua disperazione nasconde qualche disegno infausto, andiamo alla reggia presto!

(Entra nella reggia)

(canto di morte acheo)

CORIFEO: sta arrivando il re, ed è lo stesso sovrano che disperato porta lui stesso nella reggia a braccia il cadavere del figlio, ma tutto è successo per errore suo

(Entra Creonte, seguito dai famigli con il cadavere di Emone)

CREONTE: duri con me sono stati gli dei, ora vedete uccisori ed uccisi per un folle pensiero, Emone giovane figlio per te avevo in procinto un futuro radioso, tu moristi non per i tuoi deliri, ma per i miei

CORIFEO: o duce ormai è tardi per porne rimedio!

CREONTE:me tapino, ho appreso a mio danno, che un dio mosso da grande ira nei miei confronti si accanì contro di me povero mortale

MESSO: o mio re, tu sei come colui che essendo carico di beni, usi il potere per arrecare danni agli altri , ma più rechi danni e più gli dei si vendicano

CREONTE: o messo cosa vuoi annunciarmi, altro male sul male!

MESSO: o mio re, sorreggiti alla grave notizia che sto per darti … purtroppo anche la tua sposa è morta, per il dolore che le hai arrecato … si è inpiccata proprio ora!

CREONTE:Nume accogli anche me nel buio porto dell’averno, uccidi questo uomo già morto… mio figlio, la regina di Tebe sono già entrati nel regno delle ombre … ti prego Ade fammi entra anche me con loro, io non ho il coraggio per farlo.

(S'aprono le porte e si vede Euridice morta)

CORIFEO: guarda duce, tua moglie morta

CREONTE:Ahimè! Non so se riuscirò a superare anche questa sciagura, ma quale sarà la mia sorte, ho tra le braccia mio figlio morto e ora mia moglie si è uccisa: e sono io la causa del male e dell’infelicità di Tebe

MESSO: tu mio duce sei la causa dei tuoi mali

ISMENE: no! I miei fratelli morti, mia sorella morta, Emone morto, Euridice morta … io sono viva ma non merito di vivere, voglio raggiungervi nelle sventura ( si suicida trafiggendosi con un ferro)

CREONTE:Ahimè, ahimè! Anche Ismene morta.   Perché, perché nessun giunge a trafiggermi, preferisco morire che vivere questo tragico destino!

MESSO: anche la morte della bella e saggia regina, è per causa tua !

CREONTE: la sua vita è finita nel sangue

MESSO: la corda le ruppe il collo, appena seppe della morte del figlio

CREONTE: tutte le colpe ricadono su di me , è come se li avessi uccisi io, e ora da tutto mi ritrovo meno che nulla!

CORIFEO: triste è la tua vita

CREONTE: dei, dei abbiate pietà di me , e fate in modo che anch’io raggiunga loro , vi prego fate che io non possa scorgere l’alba del nuovo giorno

CORO:

(fuori campo e in greco)

Questo il futuro; ma conviene adesso

qualche partito sul presente prendere.

All'avvenire penserà chi deve.

CREONTE:

   Nella mia preghiera chiedo solo di morire

CORO:

(fuori campo e in greco)

Piú non pregare: la prescritta sorte

modo non c'è che schivi alcun degli uomini.

CREONTE: Dei portatemi via e trafiggetemi con un dardo, ho causato la morte di mio figlio, di mia moglie e della mia futura nuora di Ismene ed ora sono solo … o dei abbiate pietà ed uccidete anche me … ucciso dalla mia stoltezza, preferisco morire che vivere con ricchezza ma nella disperazione

(Si allontana seguito dai famigli)

CORO:

(  fuori campo e in greco)

Arra prima del viver felice

è saggezza; né mai sacrilegio

contro i Numi ti macchi. I gran vanti

dei superbi, da duri castighi

colpiti, ammaestrano

troppo tardi, a far senno, i vegliardi.

( canto di morte acheo)

SIPARIO