La tomba del guerriero

Stampa questo copione


LA TOMBA DEL GUERRIERO

Titolo originale: Kjampehòjen

Atto unico

di HENRIK IBSEN

Traduzione di Ole Jo Norbye e Kirsten Waadeland

PERSONAGGI

Roderik, un eremita

Blanka, sua figlia adottiva

Re Gandalf, sovrano dei mari di Norvegia

Asgaut, vecchio

Jostein, vichingo

Hrolloug, vichingo

Primo vichingo

Secondo vichingo

Hemming, un giovane scaldo al servizio di re Gandalf

Altri vichinghi

In una piccola isola della Sicilia, qualche tempo prima che la Norvegia divenisse cristiana.

Commedia formattata da

Radura circondata da alberi, in prossimità della spiaggia. In fondo, a sinistra, un antico tempio quasi cadente. Nel mezzo della scena, una tomba di guerriero su cui s'erge una pietra, vicino alla quale è una ghirlanda dì fiori.

Roderik è seduto a destra, è intento a scrivere. A sinistra Blanka semidistesa in terra.

Blanka                          - Le ultime luci del crepuscolo tremano come un mare infuocato. La spiaggia è calma come un tempo, calma sotto una cupola di rami verdi... La pace d'una sera estiva avanza tran­quillamente come un volo di colomba, e si diffonde sui fiori silvestri e sulle onde del mare come un candido cigno. Nel bo­sco d'aranci divinità antiche sonnecchiano e il vivo ricordo d'un mondo scomparso resta scolpito nel marmo. Fedeltà, virtù, coraggio, sono cose simili a un vecchio rudere: si potrebbe trovare una immagine più espressiva del meridione decaduto? (Si alza.) Mio padre m'ha parlato spesso d'un paese in mari lontani dove ferve una vita feconda, non scolpita nei marmi, né dipinta sui muri. Qui invece la vita degli dèi si sta estin­guendo, si manifesta soltanto nella pietra, mentre laggiù essa può essere paragonata ad un guerriero forte e ardito! Quando il silenzio profondo della sera colma il mio animo, al mio sguardo appare l'immagine del nord scintillante di neve! Qui non vi sono che rovine prossime ad esser polvere e qui domina un torpore molle e pesante... là vi sono le valanghe spaventose, il risveglio della primavera e il letargo invernale! Se avessi le ali d'un cigno...

Roderik                         - (scrivendo): Si dice che il giorno in cui Ragnarok avrà placato le forze demoniache, e dato agli uomini una vita più pura Alfader e Balder, nonché la dolce Freia domineranno in pace la razza d'Ankur! » (Dopo aver guardato Blanka in silenzio:) Sara, ecco che di nuovo stai sognando: il tuo sguardo si per­de lontano dinanzi a te... che cerchi?

Blanka                          - (avvicinandosi a lui): Perdonami, padre mio, mi accom­pagnavo al cigno che vola sul mare con le sue candide ali, ma per un attimo soltanto.

Roderik                         - E se io non ti avessi fermata nel tuo volo, tu, mio giovane e bellissimo cigno, chissà dove te ne saresti volata. Lontano, lontano... forse anche fino a Thule, non è così?

Blanka                          - E perché no? È precisamente là che il cigno se ne vola in primavera, mentre in autunno è sempre di ritorno. (Si siede ai piedi di Roderik.) Ma io non sono un cigno, sono un falchetto prigioniero; addomesticato, fedele e che porta legata al piede una catena d'oro.

Roderik                         - Quale catena d'oro?

Blanka                          - Il mio amore per te, padre mio; è con questo amore che hai incatenato il tuo falchetto: anche se volesse non potrebbe volare via. (Si alza.) Ma, vedi, quando l'etereo cigno naviga sulle onde, come nuvola nel vento, mi ricordo tutto ciò che mi hai narrato della vita degli eroi nella estrema Thule. Ed allora quell'uccello mi sembra un vascello con la testa di drago e con le ali dorate. Verso la prora scorgo il giovane eroe dagli occhi azzurri, con un elmo di bronzo sui riccioli biondi, orgoglioso, con la spada brandita nella sua forte mano. Io seguo quell'eroe nel suo ardito viaggio; i miei sogni fluttuano attorno al vascello e, fantasiosi come i delfini, giocano con le onde profonde e fredde della fantasia.

Roderik                         - Non lasciarti esaltare dai sogni, mia cara bambina... temo che troppo spesso il tuo pensiero si fermi tra la gente dell'estremo nord.

Blanka                          - E se anche fosse, padre mio, di chi mai sarebbe la colpa?

Roderik                         - Intendi dire che io stesso...

Blanka                          - Certamente! Tu stesso vivi aggrappato ai ricordi della tua giovinezza, fra gli eroi nordici: non puoi negarlo, e con quanta frequenza mi parli di spedizioni, di tornei, di duelli nelle isole... ed allora le tue guancie s'infiammano, il tuo sguardo scintilla, ed appari ringiovanito.

Roderik                         - È vero, ma anche naturale poiché io ho vissuto fra gli eroi del nord, e tutto ciò che il ricordo mi bisbiglia, molto spesso è una pagina della mia vita! È ben strano invece che i miei racconti non abbiano conquistato te, che sei stata invece allevata nel sud, dove nessuno ha mai veduto mon­tagne argentate né sentito mai suoni di corni...

Blanka                          - Forse che l'uomo può sentire soltanto con i sensi? Non possiede anche lo spirito e l'anima per ascoltare e vedere chiaramente? Con gli occhi vedo i colori della rosa, ma l'ani­ma è l'occhio che può scorgere, nella corolla, il bell'elfo dalle ali di farfalla che, celandosi sotto i petali di porpora; sussurra il potere segreto del cielo che ha dato al fiore bellezza e profumo.

Roderik                         - È giusto, figlia mia.

Blanka                          - Anzi sarei disposta a credere che tutto ciò m'appare molto più bello poiché non l'ho mai veramente visto con i miei occhi. Del resto, anche a te, padre mio, accade la stessa cosa: le antiche Saghe degli dèi e i canti degli eroici, tu li ricordi e ne parli con gioia, e poi li incidi in caratteri runici. Ma quando m'accade d'interrogarti sulla tua vita nei paesi nordici, il tuo sguardo s'incupisce, le tue labbra tacciono, e qualche volta, sembra che nel tuo cuore si agitino cupi ricordi.

Roderik                         - (alzandosi): Non parlarmi più di questo argomento, cara bambina... Quali ricordi di giovinezza non si trovano accomunati a tristi rimorsi?... La gente del nord, lo sai, è una razza di forti, duri guerrieri...

Blanka                          - Forse i soldati del sud sono meno crudeli? Non rammenti quella notte, dieci anni or sono, quando su questa costa, sbar­cò gente straniera e saccheggiò ogni cosa?

Roderik                         - Adesso, andiamo via: il sole -sta per tramontare... su vieni!

Blanka                          - (mentre stanno per uscire): Dammi la mano. (Interrom­pendosi:) No, un momento!

Roderik                         - Che cosa c'è?

Blanka                          - Ho dimenticato per la prima volta...

Roderik                         - Che cosa?

Blanka                          - (indicando la tomba): Guarda: la pietra e la ghirlanda!

Roderik                         - È quella di...

Blanka                          - Sì, quella di ieri, tutta appassita! Stasera mi sono di­menticata di cambiarla; prima però ti accompagnerò alla ca­panna, e poi raccoglierò altri fiori. La violetta odora più in­tensamente quando è ricoperta di rugiada, e il bocciolo della rosa non è mai tanto bello come quando è colto nel suo primo sonno! (Escono dal fondo a destra.) (Re Gandalf e i vichinghi entrano da destra, in avanti.)

Asgaut                          - Eccoci arrivati.

Gandalf                        - Dov'è?

Asgaut                          - No, aspetta d'esser arrivato oltre il bosco. Quando par­timmo da qui, sulla roccia che scende verso il mare, c'era un muro diroccato... ci sarà ancora, immagino!

Jostein                           - Capo, ci dici a cosa serve correre come pazzi su e giù per quest'isola?

Hrolloug                       - Già, cos'è che noi...

Gandalf                        - Tacete! Fate silenzio! Obbedite ciecamente agli ordini del vostro re! (Ad Asgaut) E poi, se non sbaglio, in questo luogo, quando ci siete capitati, avete razziato tutto quello che era possibile. Avreste potuto lasciar qualche cosa per me e per la mia vendetta!

Hrolloug                               - Tu sei il nostro re, i tuoi uomini, riuniti in assem­blea, t'hanno giurato fedeltà... ma se ti abbiamo seguito in questa spedizione, è stato per ottenerne onore e fama...

Jostein                           - Nonché oro e tesori.

Hrolloug                       - Già, oro e tesori. primo vichingo: Sì, re Gandalf, questa è la legge e devi rispet­tarla anche tu!

Gandalf                        - Conosco la legge bene quanto voi; ma non era forse nelle nostre antiche usanze vendicare un parente, ucciso da un nemico, allorché il suo corpo fosse rimasto insepolto e preda dei corvi?

Secondo vichingo         - Sì, è così!

Gandalf                        - E allora tenete sguainate le spade e alti gli scudi... Avete il dovere di vendicare un capo, come io debbo vendicare un padre! (Commozione fra i vichinghi.)

Primo vichingo             - Un capo?

Secondo vichingo         - Un padre?

Gandalf                        - Sì, ora vi racconto quello che avvenne. Mio padre, lo sapete, era un potente vichingo. Son trascorsi dieci anni dalla primavera in cui partì per la sua ultima spedizione con i suoi fedeli guerrieri e con Asgaut, qui presente. Per due anni errò da una costa all'altra; visitò Bretland, Valland ed anche Blaaland; e, per finire, portò la devastazione in Sicilia. Ivi, sentì parlare d'un signore che possedeva nell'isola un castello co­struito sulla roccia, circondato da alte fortificazioni, dove si diceva fossero nascosti preziosi tesori. Sbarcato nell'isola du­rante la notte, mise il castello a ferro e fuochi e furiosamente si lanciò in prima linea: nell'inferno della mischia, non si rese conto che quasi tutti i guerrieri cadevano attorno a lui. Alle prime luci dell'alba il castello non era che una fumante rovina, ma dei guerrieri non rimanevano che Asgaut e pochi altri... Anche mio padre, e con lui un centinaio d'uomini, erano periti nelle fiamme, raggiungendo il Valhalla.

Asgaut                          - Allora issai la vela all'albero maestro e diressi la pro­ra verso il nord per tornare nel nostro paese. Quando arri­vammo là, cercai subito te, Gandalf, ma l'aquilotto, così mi dissero, se n'era andato di là dal mare, verso l'Islanda o alle isole Faeroer. Cercai dì raggiungerti, ma non riuscii a tro­varti... benché il tuo nome fosse noto ovunque. Poiché il tuo vascello filava come nube sotto il turbine, la tua fama volava con ali propizie. Incontrandoti finalmente, nella scorsa estate nel Valskland, ho potuto raccontarti ciò ch'era accaduto ed informarti della morte di tuo padre. Fu allora che Gandalf giurò per tutti gli dèi del Valhalla di vendicarsi ferocemente, col ferro e col fuoco!

Jostein                           - È una vecchia usanza da rispettare, senonché, se mi fossi trovato al posto di re Gandalf, avrei preferito rimanere nel paese dei Velchi, dove c'era da guadagnare dell'oro.

Hrolloug                       - E della gloria.

Gandalf                        - Sarebbe dunque questa la vostra fedeltà ad un capo che è caduto sul campo dell'onore?

Stein                             - Via, non andare in collera: vendicare il padre morto non è un affare da sbrigar su due piedi.

Asgaut                          - (contenendosi): Razza di miserabili!

Tostein                          - Ma visto che ci troviamo qui...

Hrolloug                       - Sì, innalziamogli un monumento degno di lui!

Alcuni vichinghi           - Sì, sì!

Secondo vichingo         - A ferro e a fuoco!

Asgaut                          - Ecco, è così che mi piace!

Gandalf                        - Ora occorre esplorare tutta l'isola. Stanotte deve esser compiuta la vendetta, altrimenti m'ucciderò.

Asgaut                          - L'hai giurato.

Gandalf                        - L'ho giurato su tutti gli dèi del Valhalla! E ritorno a giurarlo...

(Hemtning, con un liuto sulla spalla, si è avvicinato ai guer­rieri durante le ultime battute.)

Hemming                      - Non giurare, re Gandalf!

Gandalf                        - Che cosa vuoi?

Hemming                      - Non giurare in questo luogo! I nostri dèi qui non possono udirti. Sul tuo vascello, sulle nostre montagne nor­diche, ti udiranno, certo, ma non qui!

Asgaut                          - Anche a te ha tolto il senno l'aria malefica del sud?

Hemming                      - Ho sentito pii sacerdoti raccontare nel Velskand le magie del Cristo bianco; tutto quel che dicevano, lo ricordo con intensità, giorno e notte, ininterrottamente.

Gandalf                        - Ti ho preso con me perché, fin da ragazzo, promet­tevi di diventare un ottimo scaldo. Ecco perché dovevi esser presente alle mie intrepide imprese, e quando io, re Gandalf, ormai vecchio, sarò seduto fra i guerrieri alla tavola di quercia, tu, giovane poeta, potrai accorciare le eterne notti invernali con canti eroici; per ultimo canterai il mio inno di gloria, perché la fervida voce e l'impeto d'uno scaldo celebrano un prode guerriero più che una pietra tombale. Se hai paura, vattene, spezza il tuo liuto e mettiti un saio. Ah! Ah! Avrà un bel cantore, re Gandalf! (I Vichinghi entrano nella foresta a sinistra. Hemming va con loro.)

Asgaut                          - Viviamo in un'epoca di decadenza: assistiamo al declino della fede e delle antiche usanze. Che fortuna, la mia! L'età m'incurva le spalle ed i miei occhi non vedranno la sconfitta del nord. Ma tu, re Gandalf, sei giovane e forte; dovunque ti conducano le tue audaci imprese ricordati che ogni re ha la missione di tutelare gli dèi che sono la forza del popolo! (Rag­giunge gli altri.)

Gandalf                        - (dopo un momento di silenzio): Meglio che se ne sia andato: non ha una completa fiducia in me! Quando mi è vi­cino, mi sembra che un peso gravi sulle mie spalle. Quel vec­chio sembra scolpito negli annosi tronchi del bosco sacro, accanto alla casa di mio padre. La casa di mio padre!... Chi può sapere in quali condizioni si trovino adesso quelle vecchie terre? Le montagne e le foreste certamente saranno le stesse; ma il cuore del popolo?... Vibrano ancora tutte le antiche corde? No, un velo di muffa ha forse coperto uomini, luoghi e costumi e cor­rompe la razza nordica. È un veleno che fa appassire i fiori più belli. Vorrei tornare al mio paese, voglio salvare qualcosa, prima che tutto crolli! (Dopo un breve silenzio si guarda intorno.) Quanta vita c'è in questi boschi meridionali! La mia foresta d'abeti non esala un profumo come questo. (Vede la tomba.) Una tomba di guerriero? Certo vi è sepolto qualcuno del tempo della nostra giovinezza, una tomba di guerriero vichingo qui nel mezzo­giorno!... Ma è giusto, perché è appunto il meridione che ci ha colpiti a morte. Quanto è bello questo posto! Mi fa pensare ad una sera invernale quando, bambino, mi trovavo sulle gi­nocchia di mio padre, accanto al fuoco, ed egli mi raccontava la storia dei nostri dèi: Odin, Balder e il forte Thor. E quando domandai del bosco di Freja, mi fu descritto simile a questo... Senonché quando gli chiesi notizie sulla bella Freja sorrise e, rimettendomi a terra, mi rispose: « Questo saprà dirtelo meglio una donna! » (Tende l'orecchio.) Ssst! Dei passi nel bosco! Piano, Gandalf... ecco la prima vittima della tua vendetta! (Si fa da parte in modo da essere nascosto dagli arbusti a destra.) (Blanka, con foglie dì quercia nei capelli e un cesto di fiori, entra da sinistra.)

Blanka                          - (intenta ad intrecciare una ghirlanda di fiori): Limpide fonti scorrono per le vallate, chiare onde lambiscono le rive, ma il mormorio dell'acqua e la voce dell'onda non hanno l'armonia di questi fiori che s'intrecciano amorosamente petalo contro petalo, e s'avvolgono in un serto intorno a questa tomba. Come è bello sognare e desiderare ininterrottamente in questo luogo. La ghirlanda è pronta e potrà nascondere la pietra dura e gelida dell'eroe! Sì, sta bene! (Indicando la tomba.) Una vita spenta! Tutto il vigore d'un gigante annientato sotto un cumulo di terra!... E per ricordo una fredda pietra come questa! Ma l'arte, con mano amica, interviene, e cogliendo fiori ricopre la pietra con bianchi gigli e con odorose miosotidi. (Sale sulla tomba, depone la ghirlanda sulla pietra, e, dopo qualche momento di raccoglimento, aggiunge:) I miei sogni, come uno stormo di uccelli migratori, fanno ritorno al di là dei mari; ed io li seguo, con tutti i miei desideri. Seguo dolce­mente quella forza misteriosa che è nell'anima mia. Eccomi nel nord; sono la fidanzata d'un guerriero! e guardo con oc­chio d'aquila dalla vetta della montagna. Sul mare argentato avanza una nave... Vola come un gabbiano verso la riva na­tale! Sono una figlia del sud e non possiedo la pazienza della attesa. Tolgo dalle mie chiome la corona di quercia... prendila tu, mio signore! Questo è un nuovo messaggio che ti reca il mio saluto... il primo era contenuto nel mio desiderio. (Lancia la corona.) (Gandalf si fa avanti e la raccoglie.) Ma come? Che accade? (Poggiando le mani sugli occhi.) Non è un sogno. Chi sei tu, straniero? Che cosa cerchi su questa spiaggia?

Gandalf                        - Scendi da quel tumulo; potremo parlare meglio.

Blanka                          - (discende): Eccomi a te. (A parte, guardandolo:) La cot­ta di maglia sul petto... l'elmo di bronzo... è proprio così che mio padre l'ha descritto! (A voce alta:) Togliti l'elmo!

Gandalf                        - Per qual motivo?

Blanka                          - Fa come ti dico! (A parte:) Due occhi azzurri, riccioli d'oro come un campo di grano... È proprio così che t'ho incontrato nei miei sogni!

Gandalf                        - Chi sei tu?

Blanka                          - Io?... Una povera fanciulla.

Gandalf                        - Certo la più bella che esista nell'isola.

Blanka                          - (ridendo): La più bella? Sì, è possibile: qui non ne esi­stono altre.

Gandalf                        - Nessun altro vive qui con te?

Blanka                          - Nessuno, tranne mio padre., è molto vecchio, ha una lunga barba argentata... No, credo proprio che vincerei il premio.

Gandalf                        - Sei di buon umore, fanciulla!

Blanka                          - Oh, non sempre!

Gandalf                        - Quale spiegazione puoi dare alla tua storia? Dici di viver qui sola con tuo padre, quando invece mi si è dato per certo che l'isola è molto popolosa!

Blanka                          - Lo era una volta; tre anni or sono; ma... è una lunga storia... Se vuoi posso raccontartela.

Gandalf                        - Certo che lo voglio!

Blanka                          - Allora ascolta: sono trascorsi tre anni... (Siede.) Vieni a sederti qui, vicino a me...

Gandalf                        - (indietreggiando d'un passo): No siedi tu, io resto in piedi.

Blanka                          - Tre anni or sono, capitò qui una banda di briganti, sbucati da chissà dove. Erano armati e saccheggiarono ovunque, Massacrando uomini e donne. Quei pochi che ebbero fortuna si salvarono con la fuga o rifugiandosi nel castello di mio padre, che si ergeva su quel promontorio non lontano dal mare.

Gandalf                        - Di tuo padre? Lanka: Ma sì, di mio padre... In una sera nuvolosa, i pirati abbatterono la porta del castello e scavalcando le mura inva­sero la corte uccidendo tutti. Io, spaventata fuggii nella notte buia e mi rifugiai nella foresta. Di là ho veduto il nostro castello avvolto nelle fiamme, e potei sentire il rumore dei colpi che cadevano sugli scudi, e le grida di morte... Poi tutto divenne silenzioso e quella gente selvaggia discese dal promontorio e riprese il mare... L'indomani tornai su quella roccia: non restavano che rovine, e io ero in quella desolazione l'unico essere umano!

Gandalf                        - Non mi hai detto che tuo padre era vivo?

Blanka                          - Si tratta di mio padre adottivo, come ora ti spiegherò. Quando sostai sulla roccia, addolorata e con il cuore angoscia­to, rimasi a lungo in ascolto: solo uno spaventoso silenzio. Ad un tratto, da un crepaccio della roccia, sentii venire un ge­mito soffocato. Al primo momento rimasi terrorizzata, poi discesi in quella grotta e trovai uno straniero. Era pallido e san­guinante. Vincendo ogni timore mi avvicinai, gli medicai la ferita e lo curai...

Gandalf                        - E quello?

Blanka                          - Mi disse, quando rinvenne che, in quella stessa gior­nata era sbarcato nell'isola, e che, essendosi rifugiato nel ca­stello, era stato costretto a combattere contro i pirati ; finché stanco e sanguinante, era caduto in quella grotta tra le rocce dove l'avevo trovato. Da allora abbiamo vissuto insieme. Ha costruito per noi una capanna in fondo al bosco. GÌ i voglio molto bene: mi è caro come nessun altro. Vieni, devi cono­scerlo.

Gandalf                        - No, aspetta! Ci ritroveremo presto, credo.

Blanka                          - Come vuoi, ma sta certo che ti accoglierebbe molto bene nella sua capanna, perché credilo, l'ospitalità non è una prerogativa della gente del nord.

Gandalf                        - Il nord? Ma allora tu sai...

Blank                            - Da qual paese tu venga? Certo! Mio padre ha spesso parlato di voi; ecco perché, appena ti ho visto...

Gandalf                        - E ciò nonostante mi sei venuta incontro senza timore?

Blanka                          - Timore? E perché?

Gandalf                        - Ma tuo padre non ti ha spiegato...

Blanka                          - ... che siete uomini intrepidi? Certamente, ma perché questo avrebbe dovuto farmi paura? Voi cercate fama,, su lidi lontani, in aspri combattimenti, contro guerrieri famosi... io non posseggo né spada né corazza, e allora...

Gandalf                        - Ma quella gente straniera che diede fuoco al cartello?..-

Blanka                          - Ebbene?...

Gandalf                        - Tuo padre non t'ha detto donde venisse?

Blanka                          - No, mai. Per lui erano stranieri come per me.. Ma se tu vuoi, posso andare a chiederglielo.

Gandalf                        - (subito): No, lascia stare.

Blanka                          - Adesso capisco! Tu vorresti sapere dove trovarlo pervendicarti sanguinosamente su lui.

Gandalf                        - La vendetta! Certo! Tu mi ricordi... pensa che con te tutto avevo dimenticato!

Blanka                          - Mi pare un'usanza crudele!

Gandalf                        - (avviandosi verso il fondo): Addio!

Blanka                          - Te ne vai?

Gandalf                        - Ci rivedremo presto. (Si ferma.) Dimmi ancora una cosa: chi riposa sotto quella pietra?

Blanka                          - Non lo so.

Gandalf                        - Non lo sai, e tuttavia adorni di fiori la pietra tombale di un guerriero?

Blanka                          - Una mattina mio padre mi condusse in questo luogo e m'indicò la tomba. Era stata fatta di recente e prima non l'avevo mai vista. Mi pregò d'innalzare a Dio un pensiero per coloro che ci avevano assaliti e distrutti, dicendo le mie pre­ghiere del mattino.

Gandalf                        - E tu?

Blanka                          - Da quel giorno, ogni mattina ho detto una preghiera per la loro salvezza; e tutte le sere ho deposto fiori freschi sulla tomba.

Gandalf                        - Come puoi avere la forza di pregare per il tuo nemico?

Blanka                          - La mia fede me lo comanda!

Gandalf                        - (con violenza): Codesta fede è vile: è una fede che snerva ogni guerriero. Ed è per questo che nel sud è finito ogni eroismo!

Blanka                          - Se mai accadesse che questa fede vile, come la chiami, venisse trapiantata nella vostra terra... allora, sono sicura, vi germoglierebbe una tal fioritura, che coprirebbe tutta la roccia arida delle vostre montagne.

Gandalf                        - Lascia che quelle montagne con la loro arida roccia, resistano al tempo!

Blanka                          - Ascolta! Vuoi portarmi lassù?

Gandalf                        - Che dici? Io tornerò nel mio paese...

Blanka                          - Sì, ed io partirò con te. Da molto tempo, ho viaggiato col pensiero dove tu vivi, fra i ghiacci, la neve e le grandi foreste di abeti. Se dipendesse da me, la gioia si diffonderebbe nella grande sala! Hai con te uno scaldo, un cantore di gesta eroiche?

Gandalf                        - Ne avevo uno, ma, all'aria indolente del sud, le corde della sua arpa si sono allentate e non suonano più...

Blanka                          - Ottimamente! Sarò io il tuo cantore!

Gandalf                        - Tu?... Tu ci seguiresti?... Oseresti lasciare il tuo paese?... Tuo padre?

Blanka                          - (ridendo): Tu prendi le cose sul serio!

Gandalf                        - Scherzavi?

Blanka                          - Sì, è un folle sogno che inseguo da molto, da prima a incontrarci. E sono certa che lo inseguirò anche quando tu... interrompendosi bruscamente:) Perché mi guardi cosi-?

Gandalf                        - Io?

Blanka                          - Sì, che cosa pensi?

Gandalf                        - Io? Niente.

Blanka                          - Proprio niente?

Gandalf                        - Neppure io so a che penso; ossia, forse lo so... Ascol­tami: mi chiedevo come avresti fatto a coltivare i tuoi fiori nel nord. Pensando a questo, ecco che nel mio spirito si è ridestata la mia fede. Contiene una parola che mai, fino ad oggi, avevo potuto afferrare: e sei stata tu a farmela ricono­scere, a farmela comprendere.

Blanka                          - Che cosa intendi dire?

Gandalf                        - Valfader, il dio, ' accoglie solo la metà dei guerrieri caduti sul campo; l'altra metà appartiene di diritto a Freja. Non avevo mai potuto capirlo, questo, ma ora lo comprendo: per­ché io stesso sono un guerriero colpito a morte ed appartengo a quella metà di cui può disporre la dea dell'amore.

Blanka                          - (esitante): Che significato ha questa storia?

Gandalf                        - Te lo spiego brevemente...

Blanka                          - (subito): No, lascia stare! Non oso restare più qui... Mio padre m'attende, debbo andarmene: addio!

Gandalf                        - Te ne vai?

Blanka                          - (raccoglie la corona di quercia che aveva lasciato cadere e ne adorna l'elmo di Gandalf): Prendila, è tua. Vedi; ciò che ti avevo dato nel sogno, te lo do anche ora che sono sveglia!

Gandalf                        - Addio! (Esce a destra, quasi correndo.)

Blanka                          - (rimasta sola): Se n'è andato! Quale cupo silenzio regna su questa riva deserta! Anche nel mio cuore c'è un silenzio mortale. È forse venuto fin qui per poi scomparire come un raggio di sole nella nebbia? Spiegherà le ali come un gabbiano, per volare molto lontano nel vento della notte. E a me cosa resterà? Forse un fiore per i miei sogni e per la mia solitu­dine; forse il destino di volare, come una procellaria, intorno alla sua nave. (Si ode, da sinistra, lo squillo di una tromba dei Vichinghi) Com'è possibile? Una tromba nella foresta? (Re Gandalf entra da destra.)

Gandalf                        - (a parte): Troppo tardi!

Blanka                          - Oh, eccolo tornato! Che cosa vuoi?

Gandalf                        - Ti prego! Va subito via di qui!

Blanka                          - Che significa?

Gandalf                        - Vattene! Sei in pericolo!

Blanka                          - Quale pericolo?

Gandalf                        - Un pericolo mortale!

Blanka                          - Non capisco.

Gandalf                        - Volevo nascondertelo! Ero andato per richiamare miei uomini al vascelli e ripartire con loro. Tu non avresti mai saputo la verità... Mapeja tromba mi dice che ormai è troppo tardi! Sono già qui.

Blanka                          - Chi?

Gandalf                        - E allora sappio! Quegli stranieri che una volta de­vastarono quest'isola enne vichinghi. Come me!

Blanka                          - Uomini del nord?

Gandalf                        - Sì; e mio paté che ne era a capo, fu ucciso qui. E adesso deve essere terdicato.

Blanka                          - Vendicato?

Gandalf                        - Questa è la nostra usanza!

Blanka                          - Ora, comprendi

Gandalf                        - Vengono! Nasconditi dietro di me!

Blanka                          - Lasciami, va via, uomo crudele!

(Entrano Asgaut, Hemirg e tutti i vichinghi che trascinano Roderik.)

Asgaut                          - (a Gandalf): i%n cattura, re Gandalf, ma è tutto quel che s'è trovato!

Blanka                          - Mio padre! (Sìietta nelle sue braccia.)

Roderik                         - Blanka, figlia »!

Jostein                           - Una donna! Eoe: gli terrà compagnia.

Asgaut                          - Sì, all'inferno!

Blanka                          - Padre mio, perde non mi hai detto...

Roderik                         - Zitta, figlia mi. (Indicando re Gandalf.) Costui è il vostro capo?

Asgaut                          - Sì, è lui (A Gandalf) Quest'uomo potrà raccontarti come morì tuo padre Si trovava presente; e per un caso è sfuggito alla morte.

Gandalf                        - Non voglio saperne nulla.

Asgaut                          - Compiamo allora il nostro dovere.

Blanka                          - Dio! Che cosa inno intenzione di fare?

Gandalf                        - (sottovoce): Asaf, non posso!

Asgaut                          - (come sopra): forse un vigliacco il nostro capo? Le dolci parole di una donna sono bastate a sedurlo?

Gandalf                        - Non importa, b detto...

Asgaut                          - Pensaci bene, («prometti la tua autorità sui tuoi uo­mini! Hai fatto un solo» giuramento ai grandi dèi del Valhalla, e se lo rompessi, sarà un vile per tutti! Non dimenticare: il sentimento religioso  più saldo nei nostri animi; se ancora un solo altro colpii fosse infetto dal nostro capo... sarebbe quello decisivo.

Gandalf                        - Quale terribile lamento!

Asgaut                          - (ai vichinghi): Animo, guerrieri!

Blanka                                         - E uccidereste questo vecchio indifeso?

Asgaut                          - Troverete la me tutti e due insieme!

Blanka                          - Dio mio!

Hrolloug                       - La donna è «la, può seguirci sul vascello.

Jostein                           - Già, come una valchiria.

Gandalf                        - Indietro!

Roderik                         - Abbiate pietà almeno della mia bambina! Se la rispar­miate, vi compenserò consegnandovi l'uccisore del vostro capo!

Gandalf                        - (subito): Consegnalo a noi e la fanciulla sarà libera!

I vichinghi                    - Sì, sì!

Blanka                          - (a Roderik): Non promettere niente agli stranieri!

Asgaut                          - E allora consegnalo a noi!

Roderik                         - Eccomi: sono io!

Alcuni                           - Oh, tu vecchio?

Gandalf                        - Sventura!

Blanka                          - No, tu non andrai...

Roderik                         - Questa mano uccise il valoroso vichingo; ed egli riposa sotto quella pietra.

Gandalf                        - Quella è la tomba di mio padre!

Roderik                         - Era un valoroso; e volli seppellirlo secondo le usanze del suo paese.

Gandalf                        - Poiché ha avuto degna sepoltura, io...

Asgaut                          - No, tu devi vendicarlo; ogni re caduto lo esige!

Blanka                          - V'inganna, vichinghi! (A Gandalf) Non hai compreso che vuole salvare sua figlia? È vero tu non puoi comprendere lo spirito di sacrificio di un affetto profondo...

Gandalf                        - Credi davvero che io non comprenda? (Ai vichinghi:) Non deve morire!

Asgaut                          - Ma come?

Blanka                          - Quest'uomo è di animo buono, padre.

Asgaut                          - E tu verresti meno al tuo giuramento?

Gandalf                        - No, lo manterrò!

Jostein                           - Che cosa pensi di fare?

Hrolloug                       - Parla!

Gandalf                        - Il mio giuramento m'impone di vendicare mio padre oppure di sacrificare la mia vita; lascio libero quest'uomo... la mia anima salirà al Valhalla.

Blanka                          - (a Roderik): Che cosa intende dire?

Asgaut                          - Dunque vorresti...?

Gandalf                        - Andate a preparare uno dei miei vascelli, issate la vela ed accendete un rogo a prora. Lascerò la vita all'antica ma­niera e partirò per il Valhalla spinto dal vento sulle ali ar­rossate dal fuoco. (Jostein si allontana a sinistra.)

Asgaut                          - Quella donna ti ha fatto un incantesimo!

Blanka                          - È necessario che tu viva!

Gandalf                        - Come potrei vivere? La fedeltà ai miei dèi deve essere mantenuta!

Blanka                          - Il tuo giuramento spietato è inviso a Balder.

Gandalf                        - Balder! Non vive più fra noi!

Blanka                          - Ma per te vive sempre, perché il tuo animo è buono

Gandalf                        - Ecco il motivo della mia disfatta; il mio dovere, come capo, era di essere fedele ai vecchi miti, mentre me ne è man­cata la forza. Asgaut, assumi dalle mie mani lo scettro reale, tu ne sei degno! Da tempo sono tormentato da uno strano male, se non posso più vivere per il mio popolo penso di poter invece morire per lui.

Asgaut                          - Hai detto bene, re Gandalf.

Blanka                          - Hai voluto scegliere da solo la tua sorte! Vuoi morire come un eroe per essere fedele ai tuoi dèi! Nell'attimo in cui ci sepa­riamo per sempre, sappi che io morirò con te!

Gandalf                        - Perché devi morire con me?

Blanka                          - La mia vita qui sbocciava come un fiore, ma non ero felice poiché mi trovavo in terra straniera. All'improvviso, dal mio paese lontano, un raggio di sole. Tu, Gandalf, imperso­navi quel raggio di sole. Come un fiore mi sono aperta alla vita, ma per un breve istante, poiché la tua morte è la mia: se il raggio di sole impallidisce, anche il fiore deve morire.

Gandalf                        - Ho compreso, e ora mantenere il mio giuramento ri­chiede una forza d'animo smisurata!

Blanka                          - Gandalf, ci ritroveremo ancora!

Gandalf                        - No, mai più: tu sei attesa in cielo dal tuo Cristo bianco, mentre io salirò al Valhalla ed in silenzio mi siederà all'estremità della tavola, accanto alla porta: per me non vi sarà la letizia del festino.

Jostein                           -(tornando con uno stendardo nelle mani): Il vascello è pronto, come tu hai ordinato; il rogo è acceso.

Asgaut                          - La tua fine sarà esaltante! Molti eroi ti invidieranno.

Gandalf                        - (a Blanka): Addio!

Blanka                          - Addio! Addio per la vita e per l'eternità!

Roderik                         - (lottando contro se stesso): Fermati, fermati! (Si getta ai piedi di Blanka.) Abbi pietà di me! Perdonami!

Blanka                          - Oh, Dio!

Gandalf                        - Ma che cosa dice?

Roderik                         - Confesserà ogni cosa; ti ho ingannata, Blanka!

Blanka                          - È tutto smarrito per lo sgomento!

Roderik                         - (si alza, rivolgendosi a Gandalf): Tu, mio giovane capo, sei sciolto da ogni tuo giuramento poiché l'ombra di tuo padre non chiede vendetta!

Gandalf                        - Spiegati!

Blanka                          - Parla!

Roderik                         - Sono io il re Roerek!

Primo vichingo             - Il re morto?

Blanka                          - (dubbiosa): Cielo!

Gandalf                        - Tu, mio padre!

Roderik                         - Ascolta, Asgaut! Rammenti lo sfregio che mi hai fatto nella nostra prima spedizione, quando ci battemmo per il bottino? (Si denuda il braccio e lo mostra ad Asgaut.)

Asgaut                          - Sì, per il dio Thor! Costui è il re Roerek!

Gandalf                        - (gettandosi nelle sue braccia): Padre ti ringrazio, mi dai la vita per la seconda volta!

Roderik                         - (abbattuto, a Blanka): E tu... cosa puoi offrire a que­sto vecchio pirata?

Blanka                          - Lo stesso amore di prima, sono davvero tua figlia! Tre anni di tenerezze non hanno forse cancellato ogni macchia di sangue dal tuo scudo?

Asgaut                          - Ma spiegaci come hai fatto a salvarti.

Gandalf                        - È lei che l'ha salvato!

Roderik                         - Sì, come un genio benefico ha medicato le mie ferite e mi ha curato narrandomi tante cose sulla fede della mite gente del sud, intenerendomi al punto che non ho osato mai rivelarle chi fossi realmente.

Gandalf                        - Ma allora... questa tomba?

Roderik                         - In essa ho rinchiuso la corazza e la spada; mi sembrava che in questo modo fosse sepolto anche il feroce guerriero. E questa mia figliola ogni giorno prega per lui.

Asgaut                          - Addio!

Gandalf                        - Dove vuoi andare?

Asgaut                          - Sul mio vascello, verso il nord. Penso che anche la mia vita di vichingo sia terminata. Voglio recarmi in Islanda dove non ha ancora attecchito questa malattia. (A Blanka) E tu, prendi il mio posto accanto al capo. Thor non ha co­raggio, Mjolnir è un inetto. È Balder che regna per te... addio! (Esce.)

Gandalf                        - Sì, Blanka, è Balder che regna per te! Ora comprendo che non erano soltanto la fama e la ricchezza che mi spinge­vano verso paesi ignoti, bensì un desiderio segreto, un'aspira­zione verso Balder. Ora la mia inquietudine è placata e noi tutti ritorneremo nel nostro paese ed io vivrò in pace fra la mia gente. (Ai vichinghi:) Verrete con me?

Tutti                              - Ti seguiremo!

Gandalf                        - E tu, Blanka?

Blanka                          - Io? Anch'io sono una figlia del nord, perché i molti fiori del mio animo sono radicati nelle vostre montagne. Nei miei sogni venivo verso di voi e da voi ho avuto il mio amore.

Roderik                         - Allora partite!

Gandalf                        - E tu?

Blanka                          - Tu verrai con noi.

Roderik                         - No, io resto qui. (Indica la tomba.) La mia tomba è là; mi aspetta.

Blanka                          - Dovrò lasciarti solo?

Hemming                      - No! non temere! Sarò io a chiudergli gli occhi e, gli canterò il mio ultimo canto. (Prende commosso la mano di Gandalf.) Addio, mio re! Tu ormai hai trovato uno scaldo migliore!

 Oderik                         - (con fermezza): Così deve essere, Gandalf, tu sei il capo ed hai molti doveri verso il tuo popolo. (Congiunge le loro mani.) Voi siete giovani e vi attendono compiti ben difficili. Io sono l'ultimo relitto di un'epoca tramontata; quella tomba è il mio regno.

(Re Gandalf e Blanka si gettano silenziosi nelle sue braccia. Roderik sale sulla tomba, Hemming siede, con la sua arpa, ai

Gandalf                        - (con calma risolutezza): E adesso in Norvegia!

Hrolloug                       - Al nostro paese!

Tutti                              - In patria, in patria! In Norvegia!

Blanka                          - (con entusiasmo, togliendo subito lo stendardo dalle mani di Jostein): Sì, in viaggio, adesso! Alziamo la vela verso il nord attraverso la tempesta e le onde spumeggianti. Presto, sulle vette dei ghiacciai, sorgerà una nuova luce e le gesta dei vichinghi non saranno che un ricordo! L'ultimo eroe nordico è seduto sulla sua tomba e non è più il tempo in cui errava instancabile, impugnando la spada e la torcia. Il martello di Thor si abbatte nella polvere, e le stesse regioni delle nevi eterne divengono la tomba di un guerriero. Ma non dimenticare la pro­messa del re dell'Universo: quando il muschio e i fiori copriranno la tomba, l'ombra dell'eroe passerà all'Idavold. Allora il settentrione risorgerà per compiere spedizioni puramente spiri­tuali sull'onda del pensiero.

FINE