La vera storia del conte Tacchia

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LA VERA STORIA DE:

LA VERA STORIA DE:

COMMEDIA MUSICALE IN

TRE ATTI

di

NATILI & GIUSTINI

©Copyright by Claudio Natili

Tel.Fax  06- 4503337

Cell. 339-6473425

E-mail:  claudionatili@hotmail.com

Personaggi                                                                              Interpreti

Nando................................................................................... LUCA

detto er Conte Tacchia

Ninetta................................................................................ ?

figlia di Giovanni e Agnese e fidanzata di Nando

Jacaccio............................................................................. ARMANDO

braccio destro del Barone Gaetani

Flora.................................................................................... DAPHNE

la donna di Jacaccio

Sor Giovanni.................................................................... MARCELLO

proprietario dell’Osteria dell’Orso

Sora Agnese...................................................................... PINA

moglie di Giovanni

Barone Manlio Gaetani............................................. PIERLUIGI

Amico di Jacaccio

Nunziata............................................................................. ISABELLA

amica di Flora

Gnagnoletto................................................................... EMANUELE

inserviente dell’Osteria dell’Orso

Ghinghete......................................................................... ROCCO

amico di Nando

Pacchiotta....................................................................... SALVATORE

amico di Nando

ManciOla............................................................................ MAURIZIO

tirapiedi di Jacaccio

Giggetto Gramicetta................................................ DIEGO

tirapiedi di Jacaccio

Augusto dell’Ammazzatora................................. MIRKO

rivale di Jacaccio

Ghetanaccio.................................................................... VALENTINO 1

la voce del popolo romano

Lo Strillone + Guardia.............................................. GIORGIO

Delegato Ricciotti...................................................... FREANCESCO

Frangipane........................................................................ GIAN PAOLO

Evaso politico + Guardia + Burino

Don Pagnotto.................................................................. VALENTINO 2

parroco del rione

Amici dell’Osteria che fanno parte anche del corpo di ballo

Strambotto...................................................................... SERGIO                 

Cecilia................................................................................. MILENA F.

Assunta............................................................................... ELISABETTA

Teresa.................................................................................. CRISTINA

Popolana............................................................................ GIOVANNA

LA ROMANINA..................................................................... LUDOVICA

Tamburino......................................................................... MAURO

RAGAZZE DELLA “DREAM WORKS”

1° RAGAZZA................................................. eleonora

2° RAGAZZA................................................. ERIKA

3° RAGAZZA................................................. GIORGIA

4° RAGAZZA................................................. GIULIA CAVARISCHI

5° RAGAZZA................................................. giulia milano

6° RAGAZZA................................................. martina

7° RAGAZZA.................................................

8° RAGAZZA.................................................

9° RAGAZZA.................................................

10° RAGAZZA...............................................


PRIMO ATTO

Siamo nella prima metà dell’ottocento nel rione più popolare di Roma: Trastevere.

Le sue vie mantengono ancora oggi, il loro caratteristico disegno dell’età papale con le sue strade strette e i suoi bassi archi che univano le case padronali e con le sue piazzette dove allora in primavera, il profumo dei glicini si mischiava allo sterco dei cavalli delle carrozze di una modesta nobiltà di quartiere e dei barocci che trasportavano le merci dalla campagna alla città.

Roma di quell’epoca, non era semplicemente la città dei Papi, il capoluogo della cristianità ma, soprattutto era “Caput mundi”e Trastevere ne era l’anima più popolana pur con tutti i suoi difetti e la sua rozza e violenta indole. Erano appunto i trasteverini,  i depositari di quella tradizione millenaria di fierezza e di orgoglio municipale e i loro movimenti, i loro gesti, davano una sorta di teatralità istintiva come se recitassero una personalissima parte drammatica spesso portata alle estreme conseguenze.

Le numerose maschere di questo rione come il bullo con la sua aria sprezzante e coraggiosa, come il paino con la sua eleganza affettata e troppo spesso volgare, si incontravano nella celebre e inconfondibile Osteria romana e qui come in teatro, si alza il sipario della commedia romana.

ALL’OSTERIA DER SOR GIOVANNI

Osteria del sor Giovanni durante la Festa della Candelora. Musica d’introduzione a tempo di Tarantella. La piazza è gremita di gente che va e viene. Bulletti che vanno dietro alle ragazze vestite a festa tutte “incionnolate” di monili fino all’esagerazione che fingono di infastidirsi di essere seguite. Nel lato destro della piazza, sui gradini che danno accesso alla chiesa siedono ragazzi e ragazze. Sul lato sinistro i tavoli degli avventori dell’osteria sono colmi di “foijette” di vino. La confusione tra battute e risate sguaiate è traboccante di canti e di balli che sfociano nel primo brano:


01 – EVVIVA ROMA E CHI L’HA INVENTATA

intro 8 battute

TUTTI                      All’osteria  der sor Giovanni

                                  esse astemi nun se pò

                                  Bevi, bevi, bevi, bevi, bevi vino in quantità

                                  Che sto vino fa buon sangue e li mali fa passà.

STRAMBOTTO      Quattro straccetti co’ la rughetta

li manni giù co’ ‘na bella fojetta,

lumache ar sugo e ‘na panzanella

le magni insieme a ‘na ciumachella

GHINGHETE          tre chili de trippa e ‘na matriciana

e ‘na porchetta sana sana.

PACCHIOTTA        Due o tre stornelli e ‘na serenata

A TRE                      evviva Roma e chi l’ha ‘nventata.

solo orchestra saltarello

TUTTI                      All’osteria der sor Giovanni.

                                  Se beve se  magna e se fanno danni

                                  Se beve se  magna e se fanno danni

                                  all’osteria der sor Giovanni.

8 battute di sola orchestra

CECILIA                 Li rigatoni co’ la pajata

                                  co’ tre carciofi e ‘na patata

                                  cotta a la cenere sotto la brace

                                  e ‘na bruschetta come te piace.

GHINGHETE          Du’ cotolette a scottadito

                                  te lecchi er piatto pe’ fallo pulito.

TERESA                  Due o tre stornelli e ‘na serenata

STRAMBOTTO      evviva Roma e chi l’ha ‘nventata.

TUTTI                      All’Osteria der sor Giovanni                                                      esse astemi nun se pò

                                  Bevi, bevi, bevi, bevi, bevi vino in quantità

                                  Che sto vino fa buon sangue e li mali fa passà.

AGNESE                      A falla finita che c‘ho da fa’                                                                                                                                                                 

Il ballo e la musica continuano.

TUTTI                      Bevi, bevi, bevi, bevi, bevi vino in quantità

                                  Che tu moje poi a casa sai le botte che te dà.

La danza si evolve coinvolgendo tra frizzi e lazzi tutti i presenti. Anche Agnese, la moglie dell’oste, mentre porta le foijette di vino ai tavoli, viene coinvolta, suo malgrado, a ballare.

AGNESE                      A Pacchiotta, statte fermo e metti giù ste manacce...

TUTTI                      Bevi, bevi, bevi, bevi, bevi vino in quantità

                                  Che tu moje poi a casa sai le botte che te dà.

                                  Che tu moje poi a casa sai le botte che te dà.

 STOP  MUSICA e risata di tutti i presenti eccetto Agnese

AGNESE                      …Io nun cio’ tempo da perde’.

ER GHINGHETE        Oggi è festa sora Agnese…Ve fa bene fa’ du’ zompi…

AGNESE                      (tentando di dargli uno schiaffone)        Mo se nu’ la pianti… ’no zompo te lo faccio fa’ io… dentro ar Tevere!

PACCHIOTTA            Mettete a sede Ghinghete che te conviene…oggi la sora padrona mozzica. (Risate della gente. Ghinghete, affannato per il ballo fatto, si siede al tavolo dove ci sono: Pacchiotta, Cecilia e Assunta. )

AGNESE                      E tu pija in giro che prima o poi te lo faccio vedé io!

ER GHINGHETE        Sì… ma senza mutandoni, si ce l’avete. (risate)

AGNESE                      Come faccio avecceli se l’ho prestati a tu sorella che stava senza? (risate. Agnese si riprende il litro di vino che aveva poggiato sul tavolo )

Gli avventori riprendono a cantare e ballare mettendo in mezzo Gnagnoletto in una presa in giro come fosse una palla che si passano da una parte all’altra.

02 – GNAGNOLETTO

PACCHIOTTA            A Ghinghete, hai visto?...Mò la sora Agnese s’è ‘ncacchiata e nun ce porta più da beve!

AGNESE                      (Uscendo verso l’osteria) A voi ce pensa mi’ marito…

STRAMBOTTO           (gridando)Giovanni… Giovanni… vie’ fori da la tana che l’amichi mia cianno sete.

Entra in scena Gnagnoletto, l’inserviente dell’osteria. Piccolo e balbuziente viene spesso preso in giro dagli avventori.

GNAGNOLETTO        E… cchi… chi…. ecchi… chi… chi…

GHINGHETE              (entrando in battuta) Chicchirichìììì!!! (risate degli amici)

GNAGNOLETTO        Chi… me me… me… vo… le?

CECILIA                      E’ arrivato ciancicagnocchi.

PACCHIOTTA            Che te chiami Giovanni?

GNAGNOLETTO        Er pa…er pa…drone… cia…da fa! Ve se…ve…ser vo io. Che…vo….che vo…lete?

STRAMBOTTO           ‘Na foijetta de vino…ma se ce lo porti come parli, ce conviene comincià a raccoje l’uva ai Castelli. (risate)

CECILIA                      Che dici Gnagnolè…farai ‘n tempo a portaccelo pe’ la Madonna der Carmine?

STRAMBOTTO           Sì… quella de ‘st’altr’anno. (risate degli amici)

GNAGNOLETTO        Me…sta…me state a…co-co…co-co…

ASSUNTA                    (agli amici) Gnagnoletto sta a fa’ l’ovo! (risate)

GNAGNOLETTO        No, volevo dì… che-che me state a co-co jonà?

GHINGHETE              Eh daje, Assunta scherzava!... A Pacchiotta… dijelo pure te che stamio a scherzà

PACCHIOTTA            Ma certo… co-co, co-co… coome te lo devo dì che-che stamio a scherzà… (risate)

STRAMBOTTO                                       Gnagnoletto, Gnagnolé

Gli altri lo circondano                               Po-po-po-pòrtace da beve

                                                                   Ancora asciutto sto bicchiere

                                                                   la go-go-gola se sta a seccà

Gnagno cerca di uscire ma lo chiudono   Cori de là… (coro)… oh, oh….

Corre dalla parte opposta ma è chiuso     Cori de qua… (coro)... oh, oh…

Lo circondano                                                                        

TUTTI                                                       Portace presto ‘na fojetta

                                                                   La go-gola se sta a seccà

Lo afferrano e lo lanciano in aria. Si libera e corre all’interno inseguito dalle risate degli avventori. Lo afferrano e lo lanciano in aria.

                                                                   (coro)… oh, oh… oh, oh….

STRAMBOTTO(finale)                           Po-po-po-pòrtace da beve

                                                                   la go-gola se sta a seccà

                                                                   Po-po-po-pòrtace da beve

                                                                   la go-gola se sta a seccà

Fine canto

Entra in scena NANDO detto “Er Conte Tacchia”

NANDO                        Lassate perde chi sta a lavora’.

PACCHIOTTA            Anvedi chi c’è…er Conte Tacchia…

NANDO                        (intervenendo) Quanno er diavolo nun sa che fa’… se gratta le corna eh?!… (risata generale)

GHINGHETE              (rivolto agli amici) E già… lui le corna nun se le gratta perché lavora parecchio! … (risata generale)

NANDO                        No… ma ar contrario de voi perdiggiorno… ar minimo lo sto a cerca’.

PACCHIOTTA            Me raccomando… quanno l’hai trovato facce ‘n  fischio che venimo a datte ‘na mano.

Risate degli amici

ASSUNTA E CECILIA        A provacce co noi donne.

TERESA                       (da un altro tavolo)  Sor conte… nun date retta… lassatele perde… Quelle so’ chiappemosce… (risate dei presenti)

CECILIA                      A bella!?… Sentime qua… so’ dura come ‘n sanpietrino… Nun so’ mica come te… che quanno t’arzi la matina te metti la paia nelle mutande… (Risate)

TERESA                       Si… lallero. Prova a puncicamme… poi se famo du’ risate…

NANDO                        Famo ‘na cosa… così taijamo la testa ar toro… fò io da giudico… prima v’attasto e poi ve dico chi cia’ er didietro più duro…

Gnagnoletto, seduto in un angolo, ascolta ridendo le varie battute.

03 – ER LAVORO RENDE SIMILE ALLA BESTIA

CECILIA                      (cantando)  Voija de lavora’ sarteme addosso e tu pigrizia nu’ m’abbandona’… ma famme lavorà… meno che posso… quel tanto che basta…

NANDO (canta)            Er lavoro rende simile a la bestia

                                      È pe’ questo non volemo lavorà

                                      Se lo fai te pija ‘n cerchio qui a la testa

                                      Fino ar punto che te viè da vommità

NANDO, er GHINGHETE e PACCHIOTTA ballano e cantano con fiacca

I TRE                            E la fiacca

                                      e la fiacca

                                      poi t’ariva a tutte l’ossa

NANDO                        Da la punta de sto dito

                                      T’entra tosto poi te passa

                                      Dentro a tutti l’antri diti

                                      Fino a quanno la tua mano

                                      Se ristrigne e piano piano

                                      s’arza in alto e poi de scatto

                                      lei te batte sulla fronte…

I TRE                            che sei matto?... Che sei matto?

                                      Chi je và… de lavorà.

NANDO                        Er lavoro rende simile a la bestia

A DUE                          Chi lo loda lo dovrebbero ‘mpiccà

NANDO                        Se lo fai te pija ‘n cerchio qui a la testa

I TRE                            E pe’ questo nun volemo lavorà

Risate e fine canto

CECILIA                      Ma che te sei messo in testa a  rimbambito…

ASSUNTA                    Jè piacerebbe…Povero cocco…

TERESA                       Co noi nun sarza ‘na paia…è mejo che vai a lavorà, va’.

GHINGHETE E PACCHIOTTA  Sì… bonasera!

NANDO                        Io comunque… giusto pe’ fa ‘n favore a la regazza mia… ce provo… A bon conto jersera già ce fu ‘n passo avanti.

CECILIA                      E l’hai trovato er lavoro?

NANDO                        Io no… è stato er lavoro ch’a momenti trovava a me!

TERESA                       E indove t’eri nascosto? (risate degli amici)

NANDO                        Ce poco da pija ‘n giro… Ormai so’ arrivato a l’età de la raggione e abbisogna mette la testa a posto… Vordì, che si nun lo trovo lunedì lo troverò martedì… e si me dice jella martedì, lo troverò er giorno doppo o l’antro doppo ancora… venerdì me riposo perché s’avvicina er sabbato, ch’è la viggija de la domenica, e la domenica se sa… è giorno de festa… e si nun te riposi, che festa è? (risate degli amici che riprendono a cantare)

NANDO                        Er lavoro rende simile a la bestia

GHINGHETE              Chi lo loda lo dovrebbero ‘mpiccà

PACCHIOTTA            Se lo fai te pija ‘n cerchio qui a la testa

I TRE                            E pe’ questo nun volemo lavorà

NANDO                        Er lavoro rende simile a la bestia

GHINGHETE              Chi lo loda lo dovrebbero ‘mpiccà

PACCHIOTTA            Se lo fai te pija ‘n cerchio qui a la testa

NANDO                        E pe’ questo nun volemo lavorà(finalino)

I TRE (si accusano       Sei ‘na bestia,

a vicenda)                      sei ‘na bestia se te metti a lavorà.

                                      Sei ‘na bestia,

                                      sei ‘na bestia… se te(rallentato)

                                      metti a lavorà. (risate e fine canto)

NANDO                        Ner frattempo io e l’amichi mia ciavemo tanto da fa’…

ER GHINGHETE e PACCHIOTTA  (entrando in battuta) ‘co le donne

CECILIA                      Si… bonanotte… raccontatene ‘n’antra!?! (risata generale)

GHINGHETE              Guarda che noi a’mo detto, ‘co le donne…      

PACCHIOTTA            Mica ce l’avevamo co’ voi…

ASSUNTA                    Perché noi semo ommini?

GHINGHETE              Ommini no, ma chiappemosce, sì! (risate)

CECILIA                      Nun è che per caso te stai a sbajà co’ tu’ sorella, no? (risate)

GHINGHETE              (fa finta di correrle dietro) ‘Annaggia se t’acchiappo.

CECILIA                      Che me fai a beccamorto!

TERESA                       (Uscendo)Ciao…io ve saluto…

CECILIA                      E’ mejo che tanto oggi nun piove e le lumache nun escono…ciao!

Tutti ridono, compreso Gnagnoletto, che è seduto in un angolo.

SOR GIOVANNI         (affacciandosi dall’osteria) A Gnagnole’… che stamo a fa’?… Mo ho capito perché quanno lavoravi alla fabbrica de’ sedie t’hanno cacciato via… stavi sempre a sede!? Daje vedi de prenne l’ordinazioni!... (Gnagnoletto si alza di scatto. L’oste vede Nando e mentre gli si avvicina) Aòh, e voi? Che d’è sta caciara?... Aaaah!! Ecco perché! E’ arivato quello che fa er cascamorto appresso a mi fija..

NANDO                        Buon giorno signor suocero… come state?

SOR GIOVANNI         Bene… prima de vedette!... E poi aricordate che prima de chiamamme socero… tropp’acqua a da passà sotto li ponti!

NANDO                        (facendogli una “scafetta”) Bello sor Giovanni mio!… Che volete che ve do ‘na mano?

SOR GIOVANNI         Sì, a cascà!... Guarda che stamatina ciavemo da fa’… vedi de nun fa er moscone attorno a Ninetta…

NANDO                        A proposito ‘ndo sta che nun la vedo?

SOR GIOVANNI         Sta ‘n do’ deve sta’ perché… meno la vedi e meijo stamo.

NANDO                        Ma che v’ho fatto?…Me trattate sempre male…Eppure io a vostra fija je voijo bene.

SOR GIOVANNI         Ah sì?… Jé vòi bene?… Allora vaje a da’ ‘na mano a lava’ li bicchieri alla funtana, va.

NANDO                        Che fregatura a sor Giovà!… Propio mo’ che nun posso…

SOR GIOVANNI         E perché nun potresti?

NANDO                        Cio’ le mani aruinate… e la pomice me le screpola.

 

SOR GIOVANNI         Tu er cervello ciai screpolato!… (uscendo) A Gnagnole’… sbrigate a pija st’ordinazione… che oggi c’è tanto da fa’…

GNAGNOLETTO        Fafà… Fafà… (Giovanni rientra nell’Osteria)

PACCHIOTTA            Fafà… oggi ‘n’è venuto… e nun te sente…

GNAGNOLETTO        No,Jé… volevo… dì che… fafà facevo… presto. (risate degli avventori)

 

Strambotto per prenderlo in giro accenna al tema precedente  “Gnagnoletto Gnagnoletto”.

04 – GNAGNOLETTO

STRAMBOTTO                         Gnagnoletto, Gnagnolé

Gli altri lo circondano                 Po-po-po-pòrtace da beve

                                                     Aancora asciutto sto bicchiere

                                                     la go-gola se sta a seccà

E mentre Gnagnoletto tenta di uscire da questa situazione che lo vede al centro delle risate (mentre Gnagnoletto esce tra le risate degli amici entra in scena Ninetta. Che viene subito presa di mira dagli avventori.

STRAMBOTTO           A regà… c’è Ninetta… finarmente un po’ de luce dentro a ‘st’osteria… ”tretra” (Nina  non lo degna di uno sguardo)

NANDO                        Sì, ma nun t’allargà che questa è ‘na luce che nun illumina a te. (Nando le si fa incontro e l’abbraccia) Ciai ancora tanto da lavora’, Nine?

NINETTA                     So’ ‘mpelagata fino ar collo, però… ho saputo che c’eri…e nun potevo sta’ senza vedette…

NANDO                        Pure io so’ venuto pe’ vedette

NINETTA                     Però mo me tocca annà… Devo finì de lava’ un po’ de bicchieri e poi torno…

NANDO                        Sbrigate però!!…

GHINGHETE              Peccato che Nando nun te pò da’ ‘na mano… ’Sto poraccio cia’ le mani screpolate…

Risata degli avventori

NINETTA                     Ciavete poco da prenne in giro… voi sète dei buzzurri e Nando è un Conte… è così che lo chiamate voi, no?... E allora lui è un nobile, e voi… quelli che jè pulischeno le scarpe.

Ancora risate

PACCHIOTTA            A Niné dici così perché lo vedi co’ l’occhi dell’amore.

STRAMBOTTO           Aoh… questa quanno vede Nando cammina su ‘e nuvole (A Nando) A Na’… jè posso dedicà ‘na canzone?

NANDO                        Sì, ma ‘n t’allargà troppo!

05 – è FACILE TOCCA’ LE NUVOLE

STRAMBOTTO canta Se dice che l’amore è un’illusione

che costa caro e che nun sa durà

io dico che è mejo avella ‘st’illusione

io dico senza amore che campi a fa’

perciò me tengo stretto a ‘st’aquilone

che poi domani er cielo po’ cambià.

È facile toccà le nuvole

tu strigneme vedrai che sera

Bellissima, parole e musica,

tu che vivi la vita com’è

mejo ancora se sei qui co’ me… co me.

Amare è troppo bello

e così semplice

e de cantallo nun me stanco mai.

È facile l’amore è facile

Difficile dimenticassero.

Bellissimo si je dai l’anima

se je dici tu resta co’ me

poi domani staremo a vedè... a vedè…

È facile toccà le nuvole

Ripresa d’orchestra

Bellissimo si je dai l’anima

se je dici tu resta co’ me

poi domani staremo a vedè..

staremo a vedè…

Fine canto

NANDO                        A Ninè, guarda che questa è come se te l’avessi cantata io, eh?!

NINETTA                     (uscendo di scena) Sì… e quanno me le canti te ste canzoni!?

Risata degli amici mentre entrano FLORA e NUNZIATA.

GHINGHETE              Anvedi chi ariva….

ASSUNTA                    La simpatia in persona…ciao Cecì…ve saluto! (Esce)

Flora bisbiglia una cosa all’orecchio della sua amica, poi ridendo si siede ad un tavolo accanto agli amici. Donna Flora si volta verso Nando. Capiamo che le parole bibsbigliate erano rivolte a lui.

NANDO                        A regà… lo sapete che ve dico?... Quasi, quasi ce provo!?!

PACCHIOTTA            A Nando lassala perde… quella è la donna de Jacaccio…

NANDO                        E chi sarà mai…

ER GHINGHETE        Uno che se viene a sape’ ch’hai fatto er cascamorto co’ la donna sua… ce mette poco a fatte ‘n’asola sulla panza e sonalla come ‘n fischietto.

PACCHIOTTA            (guardando Flora) Sarà, ma io… pe’ ‘na donna come quella… nun ciavrei paura de gnente.

ER GHINGHETE        (a Nando) Aoh… quella te sta a guarda’…

NANDO                        (alzandosi dalla sedia) Guardate come se fa’ e… ‘mparate! (si avvicina al tavolo di Flora e Nunziata) Scusate donna Flora… ma la vostra bellezza ma abbajato…

NUNZIATA                  A Flò… questo t’ha preso pe ‘n cane. (risata delle due)

NANDO                        No… volevo dì che m’ha abbagliato… illuminato… confuso la vista, e mò co’ la vostra presenza tutta la piazza odora de primavera.

FLORA                         Chi saresti… un poveta?

NANDO                        (facendole un inchino) De più, donna mia bella… pe’ voi potrei esse’… quarsiasi cosa!... Comandate… volete la luna? Ve la vado a prenne… volete le stelle?… Ve vado a prenne la più brillante pe’ illuminà cor vostro sorriso… il mondo intero (Flora e Nunziata a quelle parole, ridono di gusto)

FLORA                         Ammappa  che belle frasi ch’hai detto… indove le trovi?

NANDO                        Indove le trovo? (pavoneggiandosi. A Flora e alla sua amica)Ma lo sapete co’ chi state a parla’?

NUNZIATA                  E chi sarai mai!

NANDO                        So’ er Conte Tacchia… e indove arrivo io…

GHINGHETE E PACCHIOTTA (entrando in battuta e ridendo) ‘gni botta è ‘na tacchia.


06 – ER CONTE TACCHIA

NANDO                        So’ er Conte Tacchia e si nun ce credi

                                      tutti l’amichi te lo ponno dì,

                                      le donne me se svengheno a li piedi…

                                      me ce trastullo e poi le lascio lì.

                                      So’ er Conte Tacchia pronto sempre all’uso,

                                      ogni momento è bono pe ‘nciucià,

                                      ma qui davanti a voi me sento fuso,

                                      nun so proprio da dove ‘ncomincià.

                                      O donna Flora…

                                      O donna Flora…

                                      c’è troppa gente che ce guarda annamo fora;

                                      nun ciò ‘ntenzione de portavve a letto

                                      io m’accontento solo de ‘n bacetto 

                                      O donna Flora…

                                      O donna Flora…

                                      oggi ch’è ‘r giorno della Fiumarola,

                                      ve giuro che se annamo via de qua

                                      ‘sta festa ‘n ve la faccio più scordà.

FLORA                         Sor Conte Tacchia tu stai a core troppo…

                                      e tutte ste parole che stai a dì

                                      me piaceno: sortanto c’è ‘n intoppo…

                                      ar mi’ regazzo le dovresti dì.

                                      E’ ‘n tipo ganzo

                                      e sverto de cortello,

                                      la mosca ar naso nun s’ ‘a fa passà

                                      ce n’ha mannati tanti all’ospedale  

                                      ma tanti che a contalli nun se sa.

NANDO                        O donna Flora…

                                      O donna Flora…

                                      prima che viè dateme retta annamo fora, 

                                      vo’rdi’ che non er primo dei cornuti

                                      che manna ‘n artro all’arberi pizzuti.        

Fine canzone

FLORA                         Sì, ma lì vacce te… io nun ce vojo annà… vatte a mette a sede che è mejo va’!

NANDO                        (a Flora) A Roma se usa dì pane ar pane e vino ar vino… io c’ho provato e se la donna ce sta… se coije l’attimo insieme.

Entra in scena Ninetta. Come vede Nando parlare con le due ragazze gli si avvicina mettendosi alle sue spalle con le mani sui fianchi, tutti la vedono eccetto lui.

FLORA                         E se lo vie’ a sape’ la tu’ regazza?…

NUNZIATA                  Nun sei innamorato?

Er Pacchiotta e er Ghinghete tentano di avvertirlo con dei gesti, mentre Strambotto e gli altri amici sghignazzano aspettandosi la reazione della ragazza.

NANDO                        Chi, io? Er conte Tacchia… innamorato?… Io parto dar comincio ch’è mejo sbatte er muso a le colonne… dormì co’ ‘n frate e litiga’ co’ ‘n prete… che innamorasse de vojantre donne…

STRAMBOTTO           Te voi ‘nnamora’ de noijantri ommini? (risate degli amici)

NINETTA                     Quindi tu… (Nando, come sente la voce di Nina, si volta di scatto)nun saresti innamorato?

NANDO                        (imbarazzatissimo) Ah… stai qui?… Ma nun stavi a lava’ li bicchieri a la funtana?

NINETTA                     No… te l’ho detto che me sarei sbrigata no?

NANDO                        Ma sei sicura che l’hai lavati tutti?

NINETTA                     Tutti… meno quarcuno che mò te spacco in testa.

NANDO                        Fermate Ninè… ma che te sei arabbiata…. (ridendo)guarda che se stava a scherza’… (rivolgendosi agli amici)Vero rega’ che se scherzava?

TUTTI                          Eeeehh!!!

Non fa in tempo a finire la frase che un sonoro ceffone si abbatte sulla faccia di Nando poi, girandogli le spalle, esce seguita dal ragazzo.

NANDO                        Aspetta… ’n do’ corri… parlamo… stamme a sentì… Ninetta.

NINETTA                     Gnente Ninetta… Ninetta è morta!.

NANDO                        Aspetta… nun me lascia’ solo come ‘n carciofolo. (esce dietro a lei tra le risate degli amici)

PACCHIOTTA            Addio a Ninetta!.

CECILIA                      Nun ve preoccupate… tanto rifanno pace… E’ ‘n amore… friccicarello...

FLORA                         E’ l’amore… sora Ceci’… (con voce romantica)… ma solope’noi donnecià ‘n goccio de segreto…

ER GHINGHETE        Solo pe’ voi donne?… E qual è ‘sto segreto!

FLORA                         E’ tarmente gustoso che nun potete crede… (inizia a cantare)

07 – NUN C’È DONNA SENZA AMORE

FLORA                         Nun c’è fiore senza gambo,

                                      nun c’è foja senza ramo,

                                      senza l’ali la farfalla, dimme…

                                      come fa a volà?

                                      Pe’ questo nun c’è donna senza amore,

                                      quer sentimento che te fa sognà.                        

                                      Nun c’è cielo senza stelle

                                      nun c’è pianta senza tera                         

                                      Senza luce er sole dimme…

                                      Come fa a scaldà?

                                      Pe’ questo nun c’è donna senza amore,

                                      quer sentimento che te fa sognà.

Ripresa d’orchestra e coro muto

FLORA                         Nun c’è fiore senza gambo,

                                      nun c’è foja senza ramo,

                                      senza l’ali la farfalla, dimme…

                                      come fa a volà?

                                      Pe’ questo nun c’è donna senza amore,

                                      pe’ questo io nun vivo senza te.

                                     

                                      Nun c’è cielo senza stelle

                                      nun c’è pianta senza tera                         

                                      Senza luce er sole dimme…

                                      Come fa a scaldà?

FLORA (finale)            Pe’ questo nun c’è donna senza amore,

                                      e io nun posso vive senza te.  (Fine canto)

 

La musica continua in sottofondo. L’atmosfera della canzone cantata da Flora, rende la piazza silenziosa. Nando e Ninetta rientrano abbracciati. Camminano lentamente

NANDO                        (guardandola negli occhi) Te voijo bene  Nine’…

NINETTA                     Anch’io… ma smettila de fa er lumacone co’ l’artre donne…

NANDO                        Tu lo sai ch’io scherzo… e poi so’ o nun so’ er conte Tacchia?… Devo tene’ arto er titolo che porto…

NINETTA                     (dandogli scherzando, uno schiaffetto sul braccio) Scemo!

NANDO                        Tu non sai neanche quanto te vojo bene… nun potrei mai fa’ a meno de te. (Ninetta riprende con il brano precedente)

08 – NUN C’È DONNA SENZA AMORE

NINETTA                     Nun c’è fiore senza gambo,

                                      nun c’è foja senza ramo,

                                      senza l’ali la farfalla, dimme…

                                      come fa a volà?

                                      Pe’ questo nun c’è donna senza amore

                                      quer sentimento che te fa’ sognà.

Nando e Ninetta si baciano appassionatamente mentre il coro canta.

TUTTI                          Nun c’è cielo senza stelle

                                      nun c’è pianta senza tera                         

                                      senza luce er sole dimme…

                                      come fa a scaldà?(Fine coro)

NINETTA                     Pe’ questo nun c’è donna senza amore

A DUE                          quer sentimento che te fa’ sognà.

solo orchestra

NINETTA                     Pe’ questo nun c’è donna senza amore

A DUE                          quer sentimento che te fa’ sognà

                                      quer sentimento che te fa’ sognà.

solo orchestra

NINETTA                     Nun c’è fiore senza gambo,

                                      nun c’è foja senza ramo,

                                      senza l’ali la farfalla, dimme…

                                      come fa a volà?

                                      Pe questo nun c’è donna senza amore                        

                                      Pe questo io nun vivo senza te.

TUTTI                          Nun c’è cielo senza stelle

                                      nun c’è pianta senza tera                         

                                      senza luce er sole dimme…

                                      come fa a scaldà?(Fine coro)

NINETTA                     Pe’ questo nun c’è donna senza amore

                                      e io nun posso vive senza te..

Fine canto

SORA AGNESE           (affacciandosi dalla porta dell’osteria) A Nine’ quanno hai finito co’ quello scansafatiche… ce sarebbe da fa’ ‘n cucina…

NINETTA                     Arrivo ma’…!

NANDO                        Va’, va’… Va’ tranquilla!

NINETTA                     Vabbe’… ma vedi de nun fa’ er cretino, eh?

NANDO                        T’ho detto de sta’ tranquilla!… Io cio’ ‘na parola sola…

Ninetta gli dà un bacio sulla guancia e dopo avergli detto velocemente un “Ciao…a dopo”sparisce all’interno dell’osteria, Nando si avvicina al tavolo dove sono sedute Flora e Nunziata.

NANDO                        Ariecchime… indove eravamo rimasti?

FLORA                         Nun t’è abbastato lo sganassone che t’ha dato Nina?…

NUNZIATA                  Te vòi propio fa ammuffa’ l’occhi?

NANDO                        Nun faccio mica gnente de male… e poi a me me piace er bello… e la bellezza è come ‘n fiore… presto nasce e presto more…  Solo che… bisogna ave’ er coraggio de coijelo…

FLORA                         E a te vedo che er coraggio nun te manca….

NANDO                        (vantandosi) A me?… Tseh!

 

Nando, essendo di spalle non si accorge che dal lato della piazza entra il barone MANLIO GAETANI con JACACCIO e i suoi tirapiedi er MANCIOLA e GIGGETTO GRAMICETTA. Molti escono di scena.

BARONE                      Mettemose seduti qua…

JACACCIO                  Gigge’.. va a chiama’ l’oste e dije che er barone Manlio Gaetani cia’ sete…

GRAMICETTA           Vado subito Jacà! (entra all’interno dell’osteria)

ER MANCIOLA          (a Jacaccio) Me pare che Flora e Nunziata cianno già li mosconi attorno…

JACACCIO                  Nun te proccupa’… ce penso io! (alzandosi dal tavolo) Scusate sor Barone… ma c’è Flora a quer tavolo… Si nun ve dispiace la vado a chiama’… (il barone fa con la mano il verso che può andare)

BARONE                      (Jacaccio si avvia. Dopo pochi passi il barone lo chiama bloccandolo) Jacaccio!… Ricordete che nun voijo grane!

JACACCIO                  State tranquillo Barò….

BARONE                      (che intanto trattiene ancora Jacaccio) Tranquillo?... Lo sai a Roma che j’hanno fatto ar Sor Tranquillo?

JACACCIO                  lo so… ma nun ve preoccupate, nun je faccio gnente.

Jacaccio si avvicina alle spalle di Nando. Tutti si accorgono del nuovo arrivato meno che Nando...

PACCHIOTTA            (sussurra sottovocea Nando) Bisogna sta ‘n campana!

NANDO                        (voltandosi verso l’amico) Eh?… Ah sì… (verso le due donne)Visto che amo er bello e tu cara Flora… lasciatelo dì sei proprio bona… volevo invitatte a campo Vaccino a vede’ la stella più brillante… lì è buio e se vede bene…

FLORA                         L’idea nun è male… solo che dovresti da chiede er permesso ar mi’ regazzo… se chiama Jacaccio, e lui de solito er permesso te lo dà firmannote ‘na croce sulla panza.

NANDO                        Ma chi, a me?... Ar Conte Tacchia?... Ma tu lo sai che so capace de faje io a ‘sto Jacaccio?... Io….

09 – LO SPACCONE

NANDO (canta)            Appena lo pijo, lo sfojo... lo strijo

                                      lo faccio in sarmì, come fosse ‘n conijo.

                                      L’ammacco... lo spacco, ar muro l’attacco...

                                      lo faccio a porpette e l’acciacco cor tacco.

                                      Se poi lui me sfida a giostrà de cortello,

                                      je apro la panza e poi lo sbudello.

                                      Jè magno‘na recchia, cor pepe e co’ l’ajo

                                      L’acchiappo per naso e a pezzi lo tajo...

PACCHIOTTA            A Nando, sta in campana che mò nun è cosa

                                      Mesà ch’è er momento d’annassene a casa

NANDO (parlato)         ma che stai a dì…(riprende a cantare)   

                                      Jacaccio lo gonfio, lo sgonfio e rigonfio

                                      finchè ce pijo gusto. (fine canto e solo musica; poi a Flora mostrando i bicipidi) ammazza che fusto!!!!

Fine canto

PACCHIOTTA            (c.s.) Bisogna sta ‘n campana!

NANDO                        (voltandosi di nuovo verso l’amico) Ho capito!… (a Flora) allora che fai?... Ce vieni?…

PACCHIOTTA            No… nun hai capito… Bisogna sta ‘n campana!

NANDO                        A Pacchio’… nun so’ mica… (si volta di scatto sbattendo il naso sul naso di Jacaccio)… sor… do!

Pacchiotta torna a sedersi al tavolo insieme agli altri amici.

NANDO                        (sorridendo imbarazzato) ‘ngiorno!

10 – LO SPACCONE

JACACCIO                  Ma questo è strafatto... è un matto coatto.

(verso Flora)                  lo sciatto...  lo sbatto, jé cambio il ritratto

                                      lo prenno, lo trito… l’assaggio col dito

                                      lo sparmo sur pane e lo magno farcito.

poi rivolto a tutti           l’accenno, lo fumo, e poi cor carcagno

                                      lo spegno, lo prenno e lo scarico ar bagno

poi si gira, tira fuori il coltello e roteandolo sul volto di Nando

                                      Te tajo a fettine e t’attacco al palazzo

                                      Pe’ me tu sei un Conte… ma un Conte der cazzo!       

Fine canto

FLORA                         (a Nando ridendo) Oggi te dice propio male…

JACACCIO                  Indove la voi porta’ la mi’ regazza?

NANDO                        Mo’ te spiego… Siccome me piaciono le stelle che brilleno de notte… ho ‘nvitato Flora a vedelle insieme a me… Tu nun ce crederai ma er Campo Vaccino è er posto mijore…

JACACCIO                  Si eh? Beh… si te piaciono le stelle… nun c’è mica bisogno ch’aspetti la notte… io te le posso fa vede pure de giorno… (minaccioso) Ce l’hai er fero?

NANDO                        Perché te devo stira’ quarche cosa?

JACACCIO                  Fai lo spiritoso?… Er fero… er cortello… Questo! (gli fa girare ancora il coltello davanti al naso)

NANDO                        (timoroso) Ah… questo… Devo ave’ capito male…

FLORA                         Metti via quel cortello… Nando nun faceva gnente de male…

JACACCIO                  (continuando a guardarlo minaccioso negli occhi. Poi frugandogli sotto il gilè, gli prende il coltello) Ah… eccolo qua… Allora ce l’hai…

FLORA                         Jaca’… t’ho detto de mette via quer cortello… Nando ce stava a fa’ un complimento… gnente de più…

NUNZIATA                  (a Jacaccio)… D’artronne lo conoscemo tutti… er Conte Tacchia…

NANDO                        (ridendo forzatamente) E già… me conoscheno tutti… Io… come vedo ‘na donna… nun so com’è… nun so come nun è…

FLORA                         (entrando in battuta) Je scappa de far er cretino!

NANDO                        E già! (risate dei presenti)

JACACCIO                  E sia!… Pe’ sta vorta te sei sarvato…giusto perché oggi è festa e voijo esse bbono de core… (guardando il coltello di Nando)Però è bello ‘sto cortello… Er manico d’osso… la lama ben affilata… (nota la lama incisa)E che c’è scritto? Leggi tu… io nun so’ un litterato come te…

NANDO                        C’è scritto Ninetta… er nome de la mi’ regazza…

JACACCIO                  Ecco appunto… allora te voijo da’ ‘n consijo… Conte Tacchia der cacchio… smettila de fa er cascamorto co’ Flora… artrimenti te spanzo cor cortello tuo… se semo intesi?

Gnagnoletto entra nell’osteria per chiamare Ninetta

FLORA                         A Jaca’… lassa perde… annamo a fa’ du’ passi che è mejo.

Flora, prende Jacaccio sotto braccio che anche se restìo esce con lei. Nunziata fa per seguirli ma è fermata dal Manciola che nel frattempo si era avvicinato per dar man forte all’amico Jacaccio.

ER MANCIOLA          Vie’ qua Nunzia’… lassaje prenne er volo a quei due piccioncini… Viette a mette seduta ar tavolo nostro. (a Nando) Pe’ stavorta te sei sarvato!

Er Manciola e Nunziata si siedono al tavolo del Barone Gaetani mentre Nando va al tavolo dove lo aspettano i suoi amici. Nel frattempo Gnagnoletto esce dall’osteria con Giggetto Gramicetta per prendere l’ordinazione al tavolo del barone.

STRAMBOTTO           A Nando… .me sa che te devi anna’ a cambia’ li carzoni… Sento ‘n odore strano… (risate degli amici)

NANDO                        Ma che ve ridete… Jacaccio deve ringrazia’ Flora… sinno’ io a quello…

Risate degli amici che lo prendono in giro con battute a braccio. Ninetta esce dall’osteria e si avvicina a Nando sorridente.

NINETTA                     Ch’è successo?... Gnagnoletto m’ha detto che stavi a litigà.

NANDO                        Gnente Niné… se parlava così… tanto pe’ dì…

Entra nella piazza lo strillone seguito dal rullare del tamburino e da festose ragazze e ragazzi della Dream Works.

11 – RULLO DI TAMBURO

STRILLONE                Boni, boni… nun spignete… (il tamburino ancora suona) 

AGNESE                      E’ arrivato lo strillone de la festa… (tutti si fanno intorno all’uomo)

NANDO                        Vie’ Nine’… annamo a sentì che dice…

NINETTA                     Sì, annamo… Mesà che cominciano li giochi. (tutti si dirigono verso l’uomo stringendolo dappresso)

STRILLONE                Boni… v’ho detto… che d’è ‘sto tibbidoi? Fate silenzio e leggerò pe’ voi... (rullo di tamburo)

RIMETTERE 11 – RULLO DI TAMBURO

SOR GIOVANNI         Sì, ma vedi de fallo presto che qui ciavemo da fa’!

PACCHIOTTA            Sona tamburì… che er padrone tuo cia’ ‘na bricocola a posto del cervello.

STRILLONE                E tu… nimmanco quella! (Le risate fanno continuare il cicaleccio dei presenti. Arrivano anche Giovanni e Agnese)

AGNESE                      Sì, però se fate sta caciara, e quanno se capisce quello che dice…

GHINGHETE              Lassa perde Agné che tanto questi nun capischeno manco se ci fusse er silenzio de li morti…

GRAMICETTA           Li mia no… ma quelli vostri… si! (risate dei presenti)

STRILLONE                Fateme sali su ‘na sedia che ve leggo liscio e sbricio… la legge de quest’anno de la festa… ma er primo c’apre bocca e je da’ fiato… arzo li tacchi… ’sto zitto… e me ne vado…

NINETTA                     A Gnagnolè, va a pijà ‘na sedia, va’!!

SOR GIOVANNI         Abbasta co’ ‘sta joja sor strillone… leggi ‘st’editto… e nun ce fa er fregnone… (risate di tutta la piazza. Intanto Gnagnoletto porta una sedia e ci si mette seduto)

AGNESE                      …Ma te vòi arzà?... La sedia è pe’ lui.

STRILLONE                (Sale sulla sedia e apre l’editto. Parla alla folla che lo circonda, assumendo un’aria accademica e professionale, tentando, con scarsi risultati, di parlare in italiano Entrano anche Assunta e Teresa) Signori de Trestevere e donne tutte… statemi a sentì e nun fiatate… state vicino a me… accommodate….

AGNESE                      (porgendo una caraffa) A Strillò… lo voi ‘n gotto de vino?

STRILLONE                No!... Nun posso rifiutare sora Agné! (si scola un bicchiere e prende a parlare alla folla)Er Papa Grigorio c’hanno appena eletto… ve saluta raccomannannome ‘st’editto… e rivolgennove un’orazione... ‘na comanda e la benedizione. (ad Agnese) Mettemene ‘n antro goccio! (mentre Agnese gli riempie il bicchiere, continua)… Pe’ la comanda, ve chiede un gran favore… (beve e allunga il braccio verso Agnese perché glielo riempia ancora)… c’è gente che de cortello se rinfirza… e l’artr’anno le cortellate agnedero alle stelle… Se pure quest’anno accadranno cose arcane… (Agnese gli riempie il bicchiere)

SOR GIOVANNI         A strillò… e se je succede quarche cosa ar cane lo sai a noi quanto ce ne po’ fregà de meno?

STRILLONE                Figurate quanto me ne po’ fregà a me... Er cane manco è mio?!… (beve e riprende biascicando leggermente)… Qui c’è scritto così! Comunque er senzo è quello… cioè… se ce sarà ‘n accortellato… (allunga il braccio verso Agnese)… Metti, metti!... (Agnese riempie) L’ha giurato puro il Guvernatore  cor Vaticano… se chiuderanno l’osterie e moriammazzato! (tumulto della piazza. Lo Strillone beve)

CECILIA                      Se se chiudeno l’osterie, te come fai?

STRILLONE                (biascicando) Nun te preoccupà!... (allungando il braccio)… ’N antro bicchio sora Agné!... Fate silenzio e nun m’entruppate… la corpa è vostra se pe’ usà er cortello ve ricicciate la coratella cor budello… (la piazza continua a rumoreggiare)

STRAMBOTTO           Insomma… che se vince?

STRILLONE                (ormai ubriaco) State boni e stateme a sentì… Pe’ festeggia’ er novo papa… chi vince li giochi… diventa re d’Urione pe’ ‘n anno intero e ha da bevere aggratise…

ASSUNTA                    Come stai a fa’ te. (risate dei presenti)

STRILLONE                Fatte l’affari tua.

Urla di gioia della piazza e commenti ad alta voce.

STRILLONE                Ora abbasta… e alla bonora… (urlando)E’ ‘niziata la Festa de la Fiumarola…      

PACCHIOTTA            Meno male, così arzi li tacchi.

STRILLONE                Sì, ma prima devo finì da legge li saluti der Papa, che dice…. e io tra balli e canti…

GHINGHETE              Nun ce frega niente Strillò!... Vedi d’annattene!

STRILLONE                Ahò, te voi sta’ zitto?!… E io tra balli e canti…

STRAMBOTTO           A ‘mbriacone… falla finita!

STRILLONE                …e io tra balli e canti…

DUE/TRE PERSONE  Basta!!!

STRILLONE                …ma annatevene affanculo tutti quanti… ich!... Famme scenne tamburì… portame a casa.

Tra risate e grida di gioia, tutti cantano e ballano il saltarello con il brano “ALLA FESTA DE LU RIONE”. Lo strillone, barcollando, esce tra le risate della gente seguito dal tamburino che non smette di suonare. A questo punto Strambotto prende la chitarra e canta

12 – ALLA FESTA DELL’URIONE

STRAMBOTTO           Alla festa de lu Rione

                                      Se magna, se balla e se fa l’amore

                                      Alla faccia dei papalini

                                      Delli svizzeri e dei burini.

                                      Forza, venite venite qua

                                      Venite che famio l’incoronazione

                                      Chi vince ner gioco der troncone

                                      Diventa lu re de lu rione.

Mentre la piazza canta e balla entra il GIUDICE.

CECILIA                      Fate largo ar sor giudice…

TERESA                       Questo è un giudico viritiero…

PACCHIOTTA            Pe forza… è puro forestiero…

TUTTI                          (esultano) Ehhh!

                                      Venite, venite venite qua

                                      Venite che famio l’incoronazione

                                      Chi vince ner gioco der troncone

                                      Diventa lu re de lu rione.

GHINGHETE              Forza… portate er troncone.

Fine canto

In un’atmosfera di festa viene allestito il gioco del troncone.

Scene da costruire a soggetto.

Due alla volta, gli uomini si affrontano tentando di far cadere l’avversario dal tronco. Vince chi batte tutti. Un aitante ragazzo di nome Augusto, lavorante al mattatoio, si rivela il più forte facendo cadere dal tronco tutti gli sfidanti.

GIUDICE                      Allora vince la sfida… e dichiaro re de Trastevere…

Rientrano Flora e Jacaccio.

JACACCIO                  (entrando in battuta) Fermi tutti!… (la musica e i presenti tacciono)Ce manco ancora io!

Tutti si voltano verso Jacaccio. Ovazione generale.

ER GRAMICETTA     (altro bravo di Jacaccio) Fate largo a Jacaccio che mo’ ce pensa lui.

Jacaccio si toglie la giacca facendosi largo tra la gente che fa ala al suo passaggio. Inizia il gioco: i due contendenti si spingono a vicenda cercando di far perdere l’equilibrio all’altro e farlo cadere dal tronco. Durante la lotta però, Nando nell’incitare i due contendenti, involontariamente urta Jacaccio che cade dal tronco dando così la vittoria ad Augusto dell’ammazzatora.

GRAMICETTA           Nun vale… l’hanno spinto…

ER MANCIOLA          C’è da rifacce…

NANDO                        Nun l’ho fatto apposta…

NINETTA                     Sì, Nando nun l’ha fatto apposta.

GIUDICE                      Me dispiace ma le regole so’ regole e quest’anno vince ‘n antro… (grida di gioia della gente)Silenzio… fateme dì la frase che ‘ncurona… Quest’anno ciavemo n‘artro Re… e nun è Jacaccio… ma Augusto dell’ammazzatora.

Jacaccio si avvicina minaccioso a Nando. Ninetta vedendo la mal parata si fa incontro al fidanzato.

JACACCIO                  (sottovoce a Nando)Questa me la paghi pe’ tutte!

Nando, con la ragazza al fianco, prova a nascondere la paura facendo lo sbruffone.

NANDO                        Guarda che… nun l’ho fatto apposta…

Poi voltandogli le spalle si allontana abbracciato a Ninetta. Jacaccio ha uno scatto d’ira. Sta per mettere mano al coltello, ma viene fermato dal Barone Gaetani che nel frattempo, vedendo il suo bravo con i nervi a fior di pelle per la sconfitta subita, gli si era avvicinato.

BARONE                      Che d’è sta furia?… Oggi è festa e nun vojo vedè cortelli.

Ad Augusto gli viene messa in testa una corona e gli viene dato uno scettro. Augusto canta

13 – IL RE DEL RIONE

AUGUSTO                   Io so e’ re del rione

so’ e’ re del rione

e tutti me devono da rispettà

perché de Trastevere adesso so’ er più

e questa pe’ un anno rimane quassù.(allude alla corona)

TUTTI                          Sei e’ re del rione

                                      sei e’ re del rione

                                      e tutti te devono da rispettà

                                      la gara de forza, l’hai vinta tu

                                      pe’ questo a Trastevere da oggi sei er più.

orchestra

STRAMBOTTO riprende a cantare e gli altri a ballare il saltarello con il brano “ALLA FESTA DE LU RIONE”.

TUTTI                          Sei e’ re del rione

                                      sei e’ re del rione

                                      e tutti te devono da rispettà

                                      la gara de forza, l’hai vinta tu

                                      pe’ questo a Trastevere da oggi sei er più.

STRAMBOTTO           Alla festa de lu Rione

Se magna, se balla e se fa l’amore

Alla faccia dei papalini

Delli svizzeri e dei burini.

Forza, venite venite qua

Avemio fatto l’incoronazione

Chi ha vinto ner gioco der troncone

Pe’ ‘n anno è lu re de lu rione.

AUGUSTO (per finire) Sì… io per un anno de tutti so’ er più

E questa corona rimane quassù

Fine canto

Tutti gridano di gioia avviandosi verso l’osteria alcuni escono mentre continua la musica più soft.  Il barone si siede nuovamente al tavolo, seguito subito da Jacaccio, Giggetto Gramicetta e er Manciola. Anche Flora e Nunziata si siedono, ma poi ad un cenno di Jacaccio, vengono invitate ad allontanarsi dal tavolo accompagnate dal Manciola. I tre fanno chiacchiericcio in un angolo. La festa è all’apice mentre Giovanni, insieme alla sora Agnese e a Gnagnoletto si danno da fare servendo ai tavoli i clienti.

SORA AGNESE           (a Nina che era con Nando al tavolo a festeggiare Augusto) A Nine’… nun perde tempo… dacce ‘na mano a prende’ l’ordinazioni…

NINETTA                     Subito ma’… ce penso io a servilli.

 Nina da un bacio sulla guancia a Nando e va ai tavoli pieni di gente mentre Nando si siede con gli amici

PACCHIOTTA            A Giovanni… ciavemo sete….

SOR GIOVANNI         Vengo subbito!

GHINGHETE              (chiamando) Sora Agnese… ciavemo pure fame…

AGNESE                      A voi ce pensa mi’ marito…

PACCHIOTTA            Vostro marito nun ce piace… nun è er nostro tipo…

AGNESE                      Embè… fattelo anna’… tanto co’ te nun ce verrebbe manco mi’ nonna… (risate degli amici)

NINETTA                     Un momento… finisco qua e poi vengo da voi!

AGNESE                      (continuando a prendere le) Nun te preoccupà Niné, ce penso io!… Dite… dite pure…

Nando e i due amici, intanto, seduti al tavolo insieme ad Augusto il vincitore della Festa e ad alcune donne, ridono sguaiatamente sotto lo sguardo pieno di odio di Jacaccio e dei suoi amici.

NINETTA                     (al tavolo del barone) Che prendete?

Il barone Gaetani rimane stupito dalla bellezza della ragazza e tenta un primo approccio.

BARONE                      (guardandola insistentemente) Io… ’n’ idea ce l’avrei…

NINETTA                     Se è quello che penso… avete sbaijato indirizzo…

BARONE                      Nun v’offennete… il mio voleva esse’ un complimento alla vostra bellezza...

NINETTA                     Ve ringrazio… ma se adesso me dite quello che volete ve lo vado a prende…

BARONE                      Come ve chiamate?…

NINETTA                     E a voi che ve frega?

JACACCIO                  (stringendola per un braccio) Risponni bene ar barone Manlio Gaetani…

NINETTA                     E leveme ste mani da dosso! (a Gnagnoletto)A Gnagnole’… prendi l’ordinazioni pe’ ‘sti signori… che cianno tanta voija de scherzà… (si allontana)

BARONE                      Cia’ ‘n ber caratterino… Me piace!

MANCIOLA                 (Al barone) Se chiama Ninetta e è la fija del sor Giovanni e de la sora Agnese… i proprietari dell’Osteria dell’Orso…

BARONE                      La vojo conosce… mejo!… E’ fidanzata?

JACACCIO                  Si… co’ quello che m’ha fatto perde la gara co’ Augusto. (indicando Nando che parlotta ridendo con Pacchiotta, Ghinghete e una ragazza)un certo Nando detto er Conte Tacchia…

Flora, Nuziata e Manciola parlano in un angolo poi si uniscono alle altre donne di Trastevere che stanno festeggiando Augusto

BARONE                      (guardando Nando) Proprio co’ quello! (Intanto Ninetta ha raggiunto Nando e chiacchiera sorridendo con lui e i suoi amici)

JACACCIO                  Si… Lo conoscete?…

BARONE                      Certo che lo conosco!… Ma mica sortanto io… Lo conoscono pure ar Vaticano…

JACACCIO                  A quello?

BARONE                      Proprio a quello… Ricordete Jaca’ che spesso l’apparenza inganna. Molte volte quello che te pare nun è… e quello che nun è… lo potrebbe esse’…

JACACCIO                  Nun ho capito!

BARONE                      Nun fa gnente… lo capirai a tempo debbito… (guardandolo ancora) Me pare che sta a fa’ er galletto…

JACACCIO                  (minaccioso)  Se me dite che…

BARONE                      Hai capito bene. Levamelo da li piedi… ma me raccomando … pe’ mo’… senza violenza… Er conte Tacchia ce serve.

JACACCIO                  Nun dateve pensiero… (guardando ancora con astio la combriccola di persone che sta ancora ridendo e festeggiando Augusto)Ciò già ‘n piano in mente…  (Jacaccio si alza dalla sedia)Se permettete sor Barone… vado ‘n attimo a parla’ co’ Flora… (il nobiluomo gli fa cenno di andare)Torno subbito!

GNAGNOLETTO        (avvicinandosi al tavolo del Barone) Che… vo… che vo… che vole.. te?

BARONE                      Portace ‘na foijetta de quello asciutto.

GNAGNOLETTO        Subbito! (esce)

Jacaccio intanto si è avvicinato alla combriccola di persone che ancora festeggiano il vincitore. 

JACACCIO                  (affiancandosi a Flora) Vedo che er Conte Tacchia te sta sempre ‘n mezzo alle gonnelle…

FLORA                         Nun esse’ geloso… a Nando je piace fa er cascamorto… ma poi all’atto pratico… è innocuo…

JACACCIO                  (allontanandola dal gruppo di amici) Beh… pe’ ‘sta vorta… vedi de fallo diventa’ ‘n mandrillo… ‘stasera ar campo Vaccino… co’ lui ce vai davero!

FLORA                         Stai a scherza’?

JACACCIO                  No… nu’ scherzo… ce devi anna’ ma co’ ‘n compito preciso… comandato de persona dar barone Gaetani…

FLORA                         E che vole er sor barone?

JACACCIO                  Vole che je rubbi er cortello… ma devi esse’ de mano sverta… perché nun se deve accorge de gnente.

FLORA                         E a te nun te frega gnente se vado ar Campo Vaccino co’ ‘n omo?

JACACCIO                  Certo che me frega… pe’ questo nun ce vai da sola… Te fai accompagna’ da Nunziata… tanto co’ du’ donne che po’ fa?

NUNZIATA                  (avvicinandosi) Ma che state a fa’ in disparte?… Le chiacchere se fanno dopo… Venite a festeggia’!

JACACCIO                  Annate voi… io stasera so’ ‘mpegnato cor barone… (a Flora)Se semo capiti?

Jacaccio si allontana sedendosi nuovamente al tavolo del Barone.

NUNZIATA                  Che voleva?

FLORA                         Gnente… nun te proccupa’… Nunzia’… come te trovi cor Ghinghete?… Me sembra che t’ha messo l’occhi addosso…

NUNZIATA                  Beh… nun è male… Perché?

FLORA                         Te lo spiego dopo…

Er Ghinghete nel frattempo, alzatosi dal tavolo di Augusto, si era avvicinato a Nunziata sorridendo.

GHINGHETE              Nunziata… tu stasera nun me scappi… Avemo deciso de anna’ tutti quanti alla festa a Monti…

NUNZIATA                  E chi vo’ scappa’…

Er Ghinghete la prende sotto braccio e ridendo la porta in mezzo al suo gruppo insieme a Flora.

GHINGHETE              Guardate chi v’ariporto…

Sulla piazza è sceso il tramonto. All’improvviso viene illuminata da un gruppo di persone che portano in mano dei grandi lanternoni. Tutti gioiscono e cantano per recarsi alla festa.

Fine musica d’occasione dove tutti cantano e ballano

Poi sempre cantando escono. Esce anche Er Ghinghete sotto braccio a Nunziata, er Pacchiotta con un'altra “ciumachella” e tutti gli altri.

PACCHIOTTA            (prima di uscire) Nando, allora?... Che aspetti… volemo annà? (esce)

La piazza pian piano si svuota. Per ultimi escono il Barone, i suoi tirapiedi e Flora che prima di uscire, con la compiacenza di Jacaccio, canta uno stornello rivolto a Nando.

FLORA                         Fior de scarlatto… sulle porte de Roma ce sta scritto… gira quanto tu voi… ma lì t’aspetto…(esce)

Nando si avvicina a Ninetta che sta pulendo i tavoli

NINETTA                     Beate loro che vanno a la festa de San giovanni…

NANDO                        Nine’… io pure ce vado… viecce pure te!

NINETTA                     Nun posso… devo aiutà mi’ padre a pulì l’osteria. Vatte a diverti’ armeno tu…

NANDO                        No… io senza de te nun ce vado…

Nando e Ninetta rimasti soli cantano in duetto.

14 – SENZA TE

NANDO                        Senza te,

me sento come un vòto dentro l’anima

Senza te,

nun ciò nessuna cosa da sognà.

Senza te,

nun c’ha più senso niente, manco vivere

Senza te,

me sembra brutta pure sta città, senza de te, 

ma adesso abbracciame; no, nun tremà…

più forte strigneme, amore mio.

Io t’amerò tutta la vita

perchè nun posso stare senza te.

NINETTA                     Io con te,

me sembra de volare co’ le rondini.

Io con te,

nun smetto ogni momento de sognà.

Strigneme

famme sentì più donna, amore strigneme,

E vorrei

che ‘sto momento nun finisse mai, vicino a te

me sento er còre che me sta a scoppià,

ma adesso abbracciame

no, nun parlà

io t’amerò tutta la vita

perchè nun posso stare senza te

NANDO                        Io con te,

                                      con te che me sei entrata dentro l’anima.

NINETTA                     Io con te,

                                      nun posso chiede artro pe’ campà.

I DUE                            Io con te,

staremo uniti amore pe’ l’eternità.

Io e te,

che me regali ‘sta felicità.

Ma adesso strigheme,

non me lascià…

più forte strigneme, no nun parlà…

io t’amerò tutta la vita,

perché io questa vita,

nun la potrò mai vive senza te. (fine canto)

Fine canto

A rompere l’atmosfera d’amore che si è creata ci pensa “Er Pacchiotta” che tornato indietro, facendo precedere la sua frase con un fischio di richiamo

PACCHIOTTA            Nando?... Allora?

NANDO                        (abbracciato a Nina) Che te dispiace, Ninè se….

NINETTA                     Va… va… Oggi è festa… pure pe’ te!

Nando raggiunge l’amico ed esce correndo. Ninetta segue con lo sguardo il suo amore che si allontana.

AGNESE                      A Nine’… che te sei incantata?... Quanno hai finito a li tavoli… vie’ dentro a lava’ le pentole…

NINETTA                     Vabbe’ ma’… vengo subito…

E sulle note di “Senza te” si chiude il sipario.

15 – SENZA TE MUSICALE

FINE PRIMO ATTO


SECONDO ATTO

E’ notte e la fioca luce della luna illumina magicamente alcuni ruderi romani al centro della scena. Un cono di luce segue l’entrata in scena del Ghinghete abbracciato a Nunziata e Nando con Flora. Tutt’intorno a loro è buio. Si intravedono nell’oscurità, altre coppiette che, abbracciate, cercano posti solitari per appartarsi. 

Musica d’occasione.

16 – MUSICA D’OCCASIONE

GHINGHETE              Che notte maggica…

NUNZIATA                  E’ vero… nun me n’ero mai accorta…

NANDO                        Quanno ce s’ennamora… tutto sembra più bello… La vita stessa cia’ ‘n sapore diverso…er sapore segreto dell’amore.

FLORA                         (a Nando) Lo vedi allora che sei innamorato pure tu?

GHINGHETE              Noi annamo a vedè che c’è da qu’a parte. Che ve dispiace?

FLORA                         Annate pure. (Ghinghete abbracciato a Nunziata si allontana nel buio)… Siamo rimasti soli! (Flora al centro della scena si siede in terra mentre un cono di luce la illumina) Ha raggione er Ghinghete… questa notte è ‘n incanto!

NANDO                        (sedendosi in terra accanto a Flora) E’ vero… sembra che la luna abbia acceso tutte le stelle ad una a una.

Nando canta una canzone resa ancora più struggente da quel posto unico al mondo, illuminato dalla luna.

FLORA                         A Na’… ce so’ de le vorte che parli come ‘na perzona ‘struita… dici delle parole che nun conosco… Chi sei tu?

NANDO                        Come “chi so’”… So’ Nando detto er Conte Tacchia… e dove arrivo io… ’gni botta è ‘na tacchia…

FLORA                         (ridendo) Embeh… allora ch’aspetti? (coricandosi sul prato)

NANDO                        (la guarda preoccupato) Veramente… io… Flora… nun posso!

FLORA                         (ridendo) Ce lo so… vòi bene a Nina… e quello ch’hai detto te fa onore… E’ ‘na brava ragazza… e se merita ‘n omo come te… (cambiando discorso)Ma io te dicevo de mettete giù… pe’ vede’ meijo le stelle… Nun hai detto che volevi famme vede’ quella più brillante?…

NANDO                        Ciai raggione… (coricandosi sul prato)così se vedono mejio… Guardala… (indicando il cielo)Eccola là… è quella la più luminosa… se chiama… Sirio…

FLORA                         (avvicinandosi gli ruba il coltello) A Na’… quante cose sai!

NANDO                        Ma la stella più bella nun sta mica lassù…

FLORA                         A no? E ‘ndo sta?

NANDO                        Sta qua! E’ Roma. (battuta con sottofondo musicale)Dopo che Dio creò er mondo… s’accorse che je mancava quarche cosa. Allora alzò l’occhi ar cielo… e…

17 – LA STELLA PIU’ BELLA

NANDO                        Da ‘na coperta trapunta de stelle

                                      Prese la mejo tra  quelle più belle

                                      e con ‘un soffio de stilla vitale

                                      l’appoggiò su li colli… e fu Natale.

                                      E quanno er sole s’affacciò all’orizzonte

                                      illuminò ‘sta città dolcemente

                                      e con ‘n acquerello de mille colori

                                      la sparpaijò de petali e fiori.

FLORA (parlato)          Ci hai ragione Na’….

FLORA                         Che bella Roma!... Chi l’ha inventata

è stato senz’artro un mago o ‘na fata

che ha scerto dar mazzo de mille colori

er fiore più bello tra tutti li fiori.

Roma sei tu la stella più bella

FLORA (parlato)          Roma …eccote, sei sempre quella

che t’abbraccica ogn’ora e de sera

grida ar monno ch’è già primavera…

grida ar monno… ch’è già primavera.

Pe’ mettece er fiume più mejo der mondo

Ha messo un po’ d’oro ner Tevere biondo

Li mejo brillanti quer giorno ha portato

Pe’ fa’ sta coperta de cielo stellato.

FLORA:                        Che bella Roma!... Chi l’ha inventata

è stato senz’artro un mago o ‘na fata

che ha scerto dar mazzo de mille colori

er fiore più bello tra tutti li fiori.

tra tutti li fior, tra tutti li fiori, tra tutti li fiori.

Fine canto

Flora abbraccia Nando e si fa buio. Cambio scena. L’alba si riaccende sulla piazza dove Gnagnoletto sta rimettendo le sedie sotto i tavoli. E’ in compagnia di Giggetto Gramicetta, tirapiedi del Barone Gaetani; Giggetto è seduto ad un tavolo davanti ad un bicchiere di vino. Entra correndo un uomo che attira, con il suo fare sospetto, l’attenzione dei due presenti. L’uomo alla vista dei due frena la corsa. Gnagnoletto prima lo guarda poi, scrollando le spalle, continua il suo lavoro. L’uomo indossa una sola camicia sporca e stracciata in più parti ed è sudato e affaticato per il gran correre. Si guarda intorno inquieto poi, velocemente, entra nella chiesa alla destra della piazza e subito dopo, si sente in lontananza un colpo di cannone. Entra in scena Strambotto.

18 – COLPO DI CANNONE

STRAMBOTTO           Gnagnole’… hai sentito er colpo de cannone?….

GNAGNOLETTO        Si… ho… ho… se..sentito!

STRAMBOTTO           Me sa ch’è scappato uno da Castello!

GNAGNOLETTO        Io… me… me faccio… l’affa… l’affari mia.

STRAMBOTTO    Ciai raggione…è meijo fasse l’affari propi….

Nel frattempo Er Ghinghete entrando in scena con Cecilia, si avvicina alla piccola statua della piazza e si accorge che c’è un foglio attaccato.

GHINGHETE              (urlando) Aoh… ha parlato!… Venite… Pasquino ha parlato.

CECILIA                      Corete gente… Pasquino ha parlato!

Le grida dei due richiamano alcune persone. Anche Gnagnoletto, incuriosito dall’evento si avvicina alla statua. Il crocchio di persone man mano si infoltisce di più.  Risate della gente con chi tenta di leggere balbettando qualche parola. Dall’osteria esce anche Ninetta con i suoi genitori.

SOR GIOVANNI         Che d’è ‘sta cagnara?

GHINGHETE              Pasquino ha parlato…

NINETTA                     e che dice… che dice?

GHINGHETE              Nun lo so…

NINETTA                     Ce vorebbe uno che sa legge…

STRAMBOTTO          Fatelo voi sor Giova’…voi de certo saprete legge… uno ch’è capace de fa’ li conti… saprà pure legge no?... ’N ve pare?

SOR GIOVANNI         Boni, aòh… boni! Io conosco solo li nummeri sui baiocchi… le lettere nun l’ho mai sapute…

NINETTA                     (urlando alla piazza) Allora?... Chi è che sa legge?

GRAMICETTA           Io Ninè!… Fateme passa’… quarche parola la conosco… (si avvicina alla statua)Pa… pa… Gri…Gri.. Gri… Gri…

AGNESE                      Ce so’ li grilli?… Così so’ capace a legge pur’io…

STRAMBOTTO          E allora dateme qua… ce penso io… (prende il foglio e tenta di leggere)“ Pa… pa… Gr.. Gri..

NINETTA                     Questo ciancica peggio de Gnagnoletto…

SOR GIOVANNI         Me sa che sète annati a la stessa scola mia… quella dell’asini… e così sia.

TUTTI                          Amen! (risate dei presenti)

Entra in scena Nando uscendo dalla stessa chiesa da dove era entrato quello strano personaggio. Gnagnoletto lo guarda meravigliato. Anche Gramicetta, il solo, insieme a Gnagnoletto che stava sulla piazza all’entrata in scena di quello strano personaggio: Gramicetta lo guarda dubbioso. Ninetta gli si avvicina e lo abbraccia. Nando è seguito da Pacchiotta.

PACCHIOTTA            A Strambotto…ch’è successo? Che d’è sto bailamme...

STRAMBOTTO           Pasquino ha parlato…

Si sente ancora la voce della sora Agnese che urla.

AGNESE                      Chi sa legge senza imita’ li grilli… se faccia avanti…

NANDO                        Io so legge!

PACCHIOTTA            Fate largo… fate legge ar conte Tacchia…

NINETTA                     (risentita) Co’ sto Tacchia m’avete stufato… er mi’ regazzo se chiama Nando, avete capito?... Nando e basta!

SOR GIOVANNI         (ad Agnese) Ce mancava solo lui pe’ fa sparì l’urtima briciola de cervello ch’è rimasto ne la testa de tu fija…

GHINGHETE              Zitti tutti… che mò ce penza er letterato… (risate della gente)

STRAMBOTTO           Ma no… er Conte Tacchia è ‘n prete… è uscito adesso adesso da la chiesa!?

GRAMICETTA           Già… lo visto pur’io… Che ce sei annato a fa’?… A chiede a la Madonna der Carmine er miracolo de fatte legge?…

PACCHIOTTA            Ecco ‘n artro che stava a la stessa scola mia… Me lo ricordo bene… perché eravamio compagni de stalla… i a, i a, i a… (risate della gente)

NANDO                        (facendo zittire tutti) Boni e fateme legge… ’gnoranti!

NINETTA                     Lascia perde’ Na’… nun te fa’ pija ‘n giro…

NANDO                        Nun te preoccupà Nine’… li faccio rimane’ tarmente a bocca aperta che pe’ richiudela je ce vòle er torchio… (si avvicina alla statua e comincia a leggere)Zitti tutti!!… C’e scritto così...

Tutti tacciono

NANDO                        Papa Gregorio è assai spregiudicato,

                                      un omo de talento e pe’ la quale,

                                      che quasi te direi ch’è libberale

                                      e si se tratta d’arricchì lo Stato

                                      lui nun ce fa er sofistico perdio,

                                      pija quatrini puro da ‘n giudio.

Risate della gente

NINETTA                     (meravigliata) Ma tu sai legge…

AGNESE                       Me lo potevi dì… ch’eri ‘n avvocato…

NANDO                         Pe’ legge nun c’è mica bisogno d’ esse’ avvocato…

AGNESE                       Come no… légge fa rima co’ legge.

STRAMBOTTO           A rega’… nun è vero gnente… mesà che er conte Tacchia cià coijonato ‘n artra vorta.

CECILIA                       Le parole ch’ha letto se l’è ‘nventate…

NINETTA                     Nun è vero… Nando mio sa legge…

Tutti ballano e cantano prendendo in giro Nando.


19 – NANDO SA LEGGE

STRAMBOTTO           Nando sa legge… Nando sa legge.

Nando sa legge oilì, oilà

Nando sa legge… Nando sa legge

Nun è vero che sa rajà!

DONNE                        Nando sa legge… Nando sa legge.

Nando sa legge oilì, oilà

UOMINI                       Nando sa legge… Nando sa legge

Nun è vero che sa rajà!

TUTTI                          I-à, I-à, I-à, I-à nun è vero che sa rajà

STRAMBOTTO           I-à, I-à, I-à, I-à nun è vero che sa rajà!(fine canto)

Tutti s’interrompono con l’entrata in scena del delegato Ricciotti al seguito di due guardie. Il delegato è affiancato dal barone Gaetani.

RICCIOTTI                  Che d’è ‘st’assembramento?… Nun ciavete gnent’artro da fa’ stamattina?

SOR GIOVANNI         Delegato Ricciotti bona giornata…

RICCIOTTI                  Bona giornata a voi! Allora?… Che d’è ‘sta cagnarata? Ha dato de fori er Tevere?

SOR GIOVANNI         Sor delegato… la statua ha parlato…

Il dialogo tra i presenti è concitato…

MANCIOLA                 Stavorta ce l’ha cor papa…

STRAMBOTTO           Ma ch’hai capito…

CECILIA                      Ce l’ha coi giudii che je danno li sordi…

NINETTA                     Se je li danno… se vede che qualcuno je li chiede…

RICCIOTTI                  Fate silenzio e dateme er foijo!… (tacciono)Lo sapete ch’è reato parla’ male der papa?… Volete anna’ tutti ‘n galera?

NANDO                        Per carità sor delegato mio… se ne guardamo bene. Vero rega’? (offrendogli il foglio. Poi ironico)Eccove servito!

BARONE                      Lo sapevo che c’eri de mezzo tu… Che fai… .hai cambiato nome? Il conte Tacchia… mo’ se fa chiamà Pasquino?

PACCHIOTTA            A sor barò, Nando ‘n c’entra gnente… ha sortanto letto er foijo.

STRAMBOTTO           Nun jè date retta sor barò…

CECILIA                      Ha fatto finta… ma mica è bono!

NINETTA                     La vostra è tutta ‘nvidia… ve ce rode perché Nando sa legge e voi no.

RICCIOTTI                  (avvicinandogli il foglio) Famme ‘n po’ sentì?

AGNESE                      Daije… faije vede… (sottovoce a Nando)Se me fai fa’ brutta figura… tu Nina te la scordi.

NANDO                        (prende il foglio dalle mani del delegato e legge qualche riga)

Papa Gregorio è assai spregiudicato,

                                      un omo de talento e pe’ la quale,

                                      che quasi te direi ch’è libberale e….

RICCIOTTI                  (togliendogli il foglio dalle mani) Abbasta così…

NINETTA                     Che ve dicevo, ma’?

AGNESE                      (ad alta voce)… Cio’ ‘n letterato pe’ casa.

STRAMBOTTO           Ammazza… e chi ce lo faceva!

GRAMICETTA           Tutte ‘ste manfrine e ‘nvece er nostro baciachiappe cià er cervello nella capoccia…

RICCIOTTI                  (a Nando) Nun ce lo sai ch’è vietato legge in mezzo alla pubblica piazza, le parole contro er papa?

NANDO                        Lo so… ma se nun le leggevo… come facevo a sapello…

NINETTA                     Nando mio cia’ raggione…

RICCIOTTI                  Pe’ stavolta ce passo sopra… ma che nun se ripeta più… (urlando alla gente)Stateme a sentì… E’ scappato un carcerato da Castello. E’ un criminale… un libberale giacubbino e senzaddio… Se ve capita de vede’ uno sospetto… veniteme a chiama’.

Nel frattempo, mentre il delegato Ricciotti arringa la folla, Gramicetta prende in disparte il barone parlandogli ad un orecchio.

GRAMICETTA           Sor Barone… ’na parola!

Si vede il tirapiedi che indica concitatamente, l’entrata della chiesa e subito dopo fare un cenno con la testa verso Nando. Il barone fa segno di aver capito.

RICCIOTTI                  … È un nemico der papa… e voi sapete che succede a chi lo nasconne… jè dà asilo… o peggio ancora chi cavarca le stesse idee alimentando l’odio per papato. Ve lo ricordo io, ve lo ricordo… sarà squartato… bruciato… o se jè dice bene dovrà fa’ festa, se lo condanneno ar tajo de la testa. (Il delegato fa un cenno ai militari che si allontanano con lui dalla piazza)Annamo và!

BARONE                      (a Nando con sarcasmo) Immaggino che tu… nun hai visto nessuno?

NANDO                        Io sor barone?… (ironico)Se avessi visto ‘na persona sospetta… ve pare che nun l’avrei denunciata subbito?…

BARONE                      Me sa de no… visto che quella persona la conosci bene.  (silenzio di Nando)Stai zitto, eh?… Fai bbene… è meijo tace’ che trovasse ‘n mezzo a ‘n vicoletto… E… che ce stavi a fa’ prima in chiesa?

NANDO                        Vedo che l’hanno già ‘nformata… Beh… che ce se va a fa’ ‘n chiesa?… So’ annato a dì du’ Avemarie e quattro Patri nostri.

BARONE                      Quattro saranno li tui, perché io de padre ce n’ho solo uno… comunque hai fatto bene annà a pregà, perché… so’ sicuro che si mori in ‘sto momento vai dritto dritto ‘n Paradiso senza nemmeno passa’ per Purgatorio…

NINETTA                     Mbeh… pe’ vostra sfortuna er mi’ regazzo nun cià nessuna ‘ntenzione de fa’ ‘sto viaggetto che dite voi…

NANDO                        Brava Ninetta.

BARONE                      (ridendo) Nun se sa mai… stamo tutti in de le mani de Cristo… Arrivederci sor conte… me sa che ce rivedremo presto. (esce)

NINETTA                     (a Nando) Ma che vòle er barone da te? E chi è ‘sta persona che dovresti conosce?

NANDO                        Niente Nine’… ma che dai retta ar barone?

Dalla chiesa esce Don Pagnotto e a passo svelto va verso Giovanni

DON PAGNOTTO       Sia lodato gesù Cristo

AGNESE                      Sempre sia lodato.

NINETTA                     Bona giornata Don Pagnotto

SOR GIOVANNI         …finarmente ogni tanto lo vedemo fora dalla canonica

NINETTA                     Iersera l’avemo aspettato a la festa dell’Urione…

GHINGHETE              Doveva fa da giudico pe’ risorve ‘na questione tra Jacaccio e Augusto dell’ammazzatora…

DON PAGNOTTO       Io nun partecipo a le feste che nun so’ religgiose…  Schivo la violenza…

STRAMBOTTO           (a Nando) Ch’ha detto?

NANDO                        Che la violenza je fa schifo…

PACCHIOTTA            E allora, ce doveva esse’ pe’ riporta’ all’ovile le pecorelle smarrite della casa del Signore…

DON PAGNOTTO       Fiolo caro… te conviene parlà dei fanti… e lascià sta’ li santi se nun voi che nu’ furmine der Signore… te corpisca là… dove nun ce sbatte er sole…

GRAMICETTA           E indove nun ce sbatte?

DON PAGNOTTO       In de le chiappe… (guarda in cielo facendosi il segno della croce. Risate della gente che si allontana)Scusate… ma quanno ce vò… ce vò…

NINETTA                     Ha bisogno de quarche cosa, padre?

DON PAGNOTTO       Si… fiola cara…ho finito lu vino pe’ la messa de domani pe’ la Festa della Madonna del Carmine… dici che tu’ padre nun ce l’avrebbe da dammene ‘na fojetta?

AGNESE                      Certo che ce l’ho…

SOR GIOVANNI         Basta che me lo pagate!?

NINETTA                     Nun je date retta… mi’ padre scherza sempre…

AGNESE                      Annate pure… je lo porto io stessa… così già che ce so’… me confesso pure…

DON PAGNOTTO       Grazie fiola cara…

AGNESE                      (baciandogli la mano) Grazie… a dopo…

DON PAGNOTTO       Che Iddio te ne renda merito… (rientra a passo svelto in chiesa)

AGNESE                      (a Giovanni) Certo… te pe’ fa’ le figuracce… sei fatto apposta.

SOR GIOVANNI         E che ho detto de male?… (abbracciandola)Annamo… nun t’arabbia’…

AGNESE                      E chi s’arabbia… ormai co’ te cio’ fatto l’abbitudine…

SOR GIOVANNI         Gnagnole’… (mentre esce con Agnese)  Sbrigate a mette a posto li tavoli che c’è da capà le patate…

GNAGNOLETTO        (bofonchiando) Lo… lo… sa… sapevo… io! Quanno c’è de… de lavora’… a chi to… tocca? A Gnagnoletto… se… se capisce…

NINETTA                     Nun te preoccupa’ Gnagnole’… ce penso io… ( a Nando)Io vado in cucina… tu che fai?

NANDO                        E che faccio… sto qua… e aspetto che finisci… (Nina da un bacio a Nando e si avvia ad entrare all’osteria)

NINETTA                     Ciao, e vedi de nun fa er provolone co’ l’artre donne. (esce)

NANDO                        E tu nun lavora’ troppo che te po’ fa male… (agli amici)A rega’… semo fregati!... Il barone Gaetani sa chi c’è nascosto ‘n chiesa

PACCHIOTTA            E chi je l’ha detto?

NANDO                        Nun lo so… ma l’ho capito dalle domande che m’ha fatto! So’ sicuro ch’è annato a fasse fa’ er mandato de cattura pe’ entra’ ‘n chiesa co’ le guardie…

GHINGHETE              E come famo a fallo uscì?… la piazza è piena de gente…

Entra in scena Ghetanaccio.

Ghetanaccio era chiamato così per il suo aspetto trasandato, da accattone e per il suo atteggiamento sempre ribelle. Linguacciuto e caustico, piazzava il suo casotto dei burattini nelle varie piazze di Roma ed iniziava il suo spettacolo indirizzando i suoi frizzi e lazzi contro i potenti della città. Conosciuto da tutti anche dalle forze dell’ordine che malvolentieri lo sopportavano, entrava ed usciva da galera sempre per lo stesso reato: vilipendio all’autorità costituita.

GHETANACCIO         (urlando la solita frase riconosciuta in tutta Roma) Ecchime rega’… so’ arrivato!

NANDO                        (agli amici) Ne parlamo dopo… ma quarcosa bisogna ‘nventasse.

STRAMBOTTO           (gridando) Ommini… è arrivato Ghetanaccio…

Tutti gli sono intorno per festeggiarlo con frasi a braccio.Anche Nina con i suoi genitori e Gnagnoletto come sentono Ghetanaccio, escono dall’osteria per assistere alla sua rappresentazione. Nina si avvicina a Nando abbracciandolo.

NANDO                        Ghetana’… è da molto che nun te se vedeva… ’ndo se’ stato tutto ‘sto tempo?…

GHETANACCIO         Fori Roma!

GHINGHETE              M’hanno detto che sei annato a fa’ ‘no spettacolo a la corte de Francia… L’hai conosciuto Luiggi?

GHETANACCIO         Luiggi!?… Come no… Eravamo tarmente amici che lo chiamavo Giggetto…

PACCHIOTTA            A si?… E com’era… com’era Luiggi?

GHETANACCIO         Com’era?… Era grosso… e fregnone… Tale e quale a te! (risate dei presenti)

NINETTA                     E com’è la corte de Francia?

GHETANACCIO         Ummida… come la galera ‘ndo so’ stato fino a ieri.

Risate. Tutti cantano e ballano un’allegra canzone sui potenti e prepotenti mentre Ghetanaccio monta lo spettacolo dei pupazzi.

NANDO                        De che ce parli oggi?

NINETTA                     Facce lo spettacolo c’hai fatto da Luiggi!

GHINGHETE              Vai Ghetana’… me metto io da piedi ar vicolo… e se arivano le guardie… t’avverto.

GHETANACCIO         Grazie amici. Però prima de comincià… dovete da sapè che l’arte è nemica de li quadrini e a panza vota… crepano pure li commedianti… perciò (si toglie il cappello)  me raccomanno alla vostra generosità…

Risate della gente. Tutti fanno un’offerta…

BURINO                       (mentre offre l’obolo) A lu paese meo se dice che chi se raccomanda da’ l’anima a lu diavolo.

GHETANACCIO         A lu paese teo!?… (prendendolo in giro)E qual è lu paese teo?

BURINO                       Io songo della Sgurgola Marsicana…

GHETANACCIO         E nin ce potevi arimane’ a lu paese tuo? Saresti stato meijo tu… (guarda tra le monete dentro il cappello)e pure io… (riprendendo il dialogo con i presenti) Grazie romani pe’ la vostra bontà… (dal cappello oltre al denaro, trova anche un bottone)La generosità che mostrate ve fa grandi… come grande è stata la nostra città… ma anche fessi… come fessi so’ li burini che ce vengheno ad abbità… (si avvicina al burino)Tiè… aripijete ‘sto bottone… te potrebbero cascà li carzoni. (risate della gente. Poi si rivolge alla piazza)Fedeli dilettissimi… romani… cittadini … popolo scalognato. Perché ve sete arzati così presto?… Perché invece de sta’ spaparanzati a letto… sete usciti de casa?…  Perché?

BURINO                       So’ cavoli nostri!

GHETANACCIO         Risposta da burino! Te l’ho già detto… era meijo ch’arimanevi a Sgurgola… Ve lo dico io perché… Perché sete ‘na massa de poracci che deve anna’ a lavorà pe’ rimedia’ ‘n pezzo de pane…

SOR GIOVANNI         Ha parlato er fijo der papa…

GHETANACCIO         Ma a tutto c’è un rimedio…

AGNESE                      Siii… e qual è ‘sto rimedio miracoloso?

GHETANACCIO         Abbasta sapè dì le bucie e te riempiono le saccocce de sordi….

NANDO                        A Ghetanà… se accusì fusse… saremmo tutti mijonari…

NINETTA                     E poi… hanno detto che chi dice le bucie… va dritto all’inferno… e co’ tutte le scarpe…

ASSUNTA                    E laggiù… è brutto forte… Ce fa ‘n caldo!…

GHETANACCIO         Nun date retta… cari concittadini romani… l’inferno l’hanno ‘nventato pe’ li poracci come voi… e poi le bucie bisogna sapelle di’… Come credete abbiano fatto li ricchi a fa’ li sordi?… Co’ le bucie! Li ricchi… prima de esse’ ricchi… erano disgraziati… come voijartri morti de fame… poi però… hanno ‘mparato a dì le bucie e se so’ aricchiti. (si mette velocemente dietro il casotto da burattinaio e da sotto esce un pupazzo vestito di tutto punto) Chi so?

PACCHIOTTA            Luiggi de Francia!

GHETANACCIO         Aoh… ma tu ce l’hai co’ Luiggi… se po’ sape’ che t’ha fatto quer poraccio? (risate della gente)… No… io so’ ‘n aristocratico… un nobbile… che pe’tirà a campà ve leva le mutanne senza toijeve li carzoni… So’  ‘n barone… come uno de nostra conoscenza… che fa er lacchè der Vaticano. (risate della gente)

Gramicetta e er Manciola fanno per prendere il coltello poi desistono parlandosi in un orecchio. Alla fine Gramicetta esce di corsa.

GHETANACCIO         So’ la bucia fatta persona e trovo sempre er modo e la maniera… d’intrufolamme ne la fantasia… de quella gente che nun è sincera… Mi madre se chiama Ipocrisia… sposò l’Inganno e fa la fattucchiera… la truffa pure è ‘na parente mia… ma appena sbaija… si nun ciai nessuno… va a dormì ‘n galera…. Assieme a mi’ sorella Maldicenza… frequento li salotti… e sto benone… perché ner gusto de la confidenza… io tengo viva la conversazione. Me dicheno cattiva e velenosa… ma la verità nun te fa fa’ li sordi a iosa… So’ perfida lo so perché so’ ria… indovinate un po’… io so?

TUTTI                          (urlando) BUCIA!

Come fosse un segnale, alla parola “bucia”, tutti cantano e ballano finché Dubbajocchi di guardia al vicolo, urla “PIOVE!”

GRAMICETTA           (urlando) Ghetanaccio…. ”Piove!”

GHETANACCIO         Grazie! Arriva l’autorità costituita… Costituita non dar popolo, ma da uno che a nome suo se crede sovrano. (In quattro e quattr’otto si prende la sua roba e se la dà a gambe tra le risate della gente) Se rivedemo… (sta per uscire quando le guardie fanno irruzione nella piazza)

SERGENTE                 (ai suoi uomini) Eccolo… prendetelo!

I soldati si gettano all’inseguimento ma, nell’attraversare la piazza, i popolani cercano di disturbare il passaggio della forza pubblica nella speranza che Ghetanaccio possa sfuggire alla cattura.

SERGENTE                 Lasciatece passa’… sinno’ arestamo pure a voi… (escono di corsa)

GHINGHETE              Annamo a vede se Ghetanaccio riesce a scappa’…

TUTTI                          Si annamo…

STRAMBOTTO           Annamoje a da’ ‘na mano…

La piazza si svuota. Rimangono soltanto i bravi di Jacaccio che nel frattempo si erano seduti al tavolo, sor Giovanni e la sora Agnese, Augusto dell’ammazzatora, anch’esso seduto ad un tavolo intento a scolarsi una “foijetta”, poi c’è Nando con Ninetta e i suoi amici.

SOR GIOVANNI         (prima di rientrare all’osteria. Verso la figlia) Annamo Nine’… lo spettacolo è finito…

AGNESE                      E lassali perde…

SOR GIOVANNI         “Lassali perde” un corno! Io de quello nun me fido.

AGNESE                      Ma cammina… (prendendolo sotto il braccio e tirandolo dentro l’osteria)Annamo… e nun te fa’ trascina’ come ‘n somaro… Almeno lui sa legge… te nimmanco er nome tuo riconosci… (entrando con il marito e Gnagnoletto) 

NANDO                        (nervosamente) Forza rega’… è arrivato er momento de fa’ uscì quella persona dalla chiesa.

NINETTA                     Allora ciaveva raggione er barone… (Fuori di sé e tenendo le mani sui fianchi)Chi è ‘sta persona?

NANDO                        (prendendole le mani) Nine’… te lo dico dopo…

NINETTA                     No… tu me lo dici adesso… Di che persona parli?…

NANDO                        Nun c’è tempo… Fidate de me…

PACCHIOTTA            Nun te lo potemo dì…

NINETTA                     A no eh?… Tanto ce lo so… che voi je reggete er moccolo.

NANDO                        Ma quale moccolo… (Guardandola negli occhi)Nina… se tratta de vita o de morte…

NINETTA                     (ridendo)Si… buonanotte! Mo’ te metti a fa’ er conte Tacchia pure co’ me?

NANDO                        Senti Nine’… anch’io te devo parla’… C’è ‘na cosa che nun t’ho mai detto…. ma mo’ lasciace anna’… ne parlamo dopo… mo’ se sta a fa’ tardi…

NINETTA                     Dopo?!... Dopo quanno?… No tu me lo dici adesso senno’ me ne vado e nun me vedi più…

NANDO                        Ma…

NINETTA                     Gnente ma… Ce lo so che nascondi ‘n’ artra donna…

NANDO                        (tenta di interromperla) Ma quale artra…

NINETTA                     (entrando in battuta) Si… è così!… Tu ciai ‘n’ artra donna… Adesso capisco tutti ‘sti sotterfugi… Ma mo’ me dici la verità… e senza  nasconneme gnente…

NANDO                        (otturandole la bocca con la mano) Zitta pe’ carità… parla piano… Voi la verità?… E vabbe’… ma prima me devi giurà che quello che te ‘sto pe’ di’… nun lo dici a nessuno… nemmeno a tu’ padre e tu’ madre…

NINETTA                     Vabbe’… te lo giuro… Basta che nun me dici bucie…

NANDO                        Nessuna bucia… te dirò la verità.(Agli amici)Intanto voi annate in chiesa e diteje de tenesse pronta… (Ghinghete e Pacchiotta si allontanano ed entrano in chiesa)

NINETTA                     De tenesse pronta?!… Hai visto?… Allora è vero che ciai ‘n amante…

NANDO                        Ma quale amante… Intendevo di’… la persona che se deve tene’ pronta… no ‘na donna…. Nine’… nella chiesa c’è…

NINETTA                     C’è?…

NANDO                        Io te lo dico… ma tu ricordete ch’hai giurato eh?

NINETTA                     (Con le mani sui fianchi. Ripete minacciosa) C’è?

NANDO                        Mi’ fratello de latte…

Nando non fa in tempo a dirlo che un altro sonoro ceffone si abbatte sulla sua faccia poi gli gira le spalle ed esce seguita da Nando.

NANDO                        Aiho!…

NINETTA                     (seguitando a camminare verso l’entrata dell’osteria) Mo’ pure er fratello de latte….

NANDO                        Ma ‘ndo cori… avevi giurato… Aspetta Nine’!

NINETTA                     Gnente Ninetta… Ninetta è morta ‘n’artra vorta… (esce cantando)Fior de patata… è meijo assai de beve la cicuta… che prenne ‘na minestra riscaldata…

NANDO                        Aspetta… parlamo! (Nando e Ninetta entrano nell’osteria)

Pacchiotta esce di scena entrando in chiesa. Entra in scena Jacaccio e va a sedersi al tavolo dei suoi tirapiedi Manciola e Gramicetta.

JACACCIO                  Ce semo… è arrivato er momento che co’ ‘na fava pijamo du’ piccioni…

MANCIOLA                 Che dovemo fa’?

JACACCIO                  (prende dalla tasca un coltello a serramanico) Sapete de che d’è questo?… E’ er cortello der conte Tacchia…

GRAMICETTA           E chi te l’ha dato?

JACACCIO                  L’ha rubbato Flora a Nando iersera a Campo Vaccino…

GRAMICETTA           (ridendo) Ammazza che donna!     

JACACCIO                  E mo’… guardate ‘n po’ là chi c’è? (i due bravi si voltano dove è seduto Augusto)

MANCIOLA                 Augusto dell’Ammazzatora!

JACACCIO                  Appunto… E’ arivato er momento de lava’ li panni sporchi… ma stavorta nun li lavamo ‘n famija… er barone… cia’ dato carta bianca…

GRAMICETTA           Era ora!

JACACCIO                  Ve lo ricordate er piano?

MANCIOLA                 Certo!       

GRAMICETTA           Nun vedevo l’ora! Semo co’ te!!

JACACCIO                  Allora annamo ar tavolo de Augusto (a Gramicetta)Pija le du’ foijette de vino e seguece…

Jacaccio con i suoi due tirapiedi, va al tavolo di Augusto dell’ammazzatora che è tutto concentrato a bere una “foijetta”.

JACACCIO                  (sorridendo cortese) Onore al re dell’Urione!

AUGUSTO                   (alzando lo sguardo) Come mai sei così gentile stamatina?

JACACCIO                  Io e l’amichi mia avemo visto ch’eri solo ar tavolo e ce semo detti “ perché nun annamo a renne onore ar vincitore de la Festa de la Fiumarola”?… E allora eccoce qua….

AUGUSTO                   Grazie…

JACACCIO                  Te potemo fa’ compagnia?…

AUGUSTO                   (facendo cenno di sedersi) Accommodateve… (Si siedono allo stesso tavolo)

JACACCIO                  Ieri sei stato bravo… Nun è da tutti batte Jacaccio…

AUGUSTO                   Nun è stato difficile… Sei tu che te credi de esse’ troppo forte…

MANCIOLA                 (Mette la mano sul coltello. Minaccioso) Che vòi di’?

JACACCIO                  Stai carmo! (ad Augusto)Scusalo sa… ma er Manciola pija subbito d’aceto… (a Manciola)Augusto nun voleva mica manca’ de rispetto… Vero?

AUGUSTO                   Insomma se po’ sape’ che volete?

JACACCIO                  Gnente… te l’ho detto! Visto ch’eri solo avemo deciso de  ‘nvitatte a fasse ‘n giro de passatella…

AUGUSTO                   Me dispiace ma nun cio’ voija…

JACACCIO                  (sorridendo) E no… nun poi di’… ”nun cio’ voija”…  Er Re nun po’ tratta’ male i suoi sudditi… (ridendo agli amici)Vero rega’? (ridono acconsentendo)Visto… nun li poi delude; famo ‘na cosa… invece de fa’ la conta… li regnanti li facciamo noi… (prende il coltello e lo pianta sul tavolo)Io so’ er Padrone… e er Manciola è er Sotto.

AUGUSTO                   (Si alza in piedi di scatto e prende il coltello. Poi guardando minaccioso Jacaccio, lo pianta affianco all’altro coltello) Credi de famme paura?

JACACCIO                  (sorridendo) Meijo così… (sedendosi)Metteteve asede... Er primo giro se sa… .spetta ar Padrone… (si versa il vino lentamente e beve)… Aaaah… E’ propio bbono!

MANCIOLA                 Er secondo… spetta pe’ legge ar Sotto! (si versa il vino e beve)Aaaah… ’sta bevuta ce voleva propio…

JACACCIO                  (versando un altro bicchiere) E mo’ a chi lo damo ‘sto bicchiere de vino?

MANCIOLA                 Io direi de dallo… (sarcastico)al re de Trastevere…

JACACCIO                  Io dico de no!… Il re è ‘n farzo re!… Si nun era per Conte Tacchia… che m’ha dato ‘na spinta… avrei vinto pure quest’anno.

Augusto si alza di scatto dalla sedia, sta per afferrare il coltello piantato sul tavolo ma viene bloccato dal Manciola e Gramicetta.

JACACCIO                  Guarda… guarda…che volevi fa?Me volevispanza’?… (agli amici)Avete visto tutti?… Sete testimoni che Augusto dell’ammazzatora m’ha minacciato…

GRAMICETTA           (a Jacaccio) Vado da piedi ar vicolo a vede’ se arriva quarcuno.

AUGUSTO                   Ve ce sapete mette in tre co’ ‘n omo solo eh?

JACACCIO                  (prende il coltello di Nando e si mette minaccioso davanti ad Augusto) Ricordete che stai a parla’ co’ Jacaccio e io nun cio’ bisogno de nessuno… Purtroppo mo’ c’è ‘n probblema…

AUGUSTO                   Che probblema?

JACACCIO                  Nun cio’ tempo da perde’!  

Jacaccio gli pianta il coltello nello stomaco. Augusto colpito a morte,  tenta di sfilarsi il coltello ma cade pesantemente sulla sedia e muore cadendo con la faccia riversa sul tavolo.

JACACCIO                  Via rega’… squaijamosela… prima che arivino le guardie! (escono velocemente)

NANDO                        (entrando) Ammazza quanto è capocciona… Ma dico io… pe’ ‘na vorta che je dico la verità… perché nun medeve da crede?… (vede Augusto con la testa reclinata sul tavolo gli si avvicina e si siede accanto) Certo Augu’… che le donne so’ proprio strane… Quanno je dici le bucie te credono… poi ‘na vorta che je dici laverità… (le parole gli restano sospese in aria mentre preoccupato guarda l’uomo con la testa reclinata sul tavolo)Augusto… Augusto… che fai dormi?… (guarda le foijette di vino sul tavolo) Pe’ forza… guarda quante foijette de vino te sei scolato…

Dalla chiesa fa capolino Pacchiotta. Si guarda intorno…vede Nando e lo chiama…

PACCHIOTTA            (sottovoce) Nando… Nando…

NANDO                        (va velocemente verso l’amico) Ah…. sei tu!

PACCHIOTTA            C’è nessuno ‘n piazza?

NANDO                        No… c’è solo Augusto ma è ‘mbriaco come ‘n caratello…

PACCHIOTTA            (chiamando all’interno della chiesa) Forza rega’… è er momento… (insieme al Pacchiotta escono dalla chiesa Ghinghete e lo strano personaggio scappato dal Castello avvolto in un grande mantello nero. Come Nando vede l’uomo, gli si avvicina e lo abbraccia con trasporto)

NANDO                        Sono felice di rivederti… finalmente libero…

FRANGIPANE             Grazie… senza di te… non sarei mai riuscito a fuggire dal Castello…

NANDO                        Non è stato difficile… Si paghi bene… ciai tutte le porte aperte… e poi sei sempre mi’ fratello… anche se de latte… Faccio pe’ te… quello che tu faresti pe’ me… (si abbracciano nuovamente)Hai deciso dove andrai?

FRANGIPANE             Si… vado a raggiungere gli altri bonapartisti a Forlì… ed insieme a Luigi Napoleone organizzeremo una resistenza contro gli austriaci..

GHINGHETE              Conte Frangipane… andiamo…se sta facendo tardi… er cavallo che ho legato alla Quercia der Tasso speriamo che nun se lo so fregato.

NANDO                        (abbracciandolo) Stai attento a che non ti accada gnente… Adesso andate… nun c’è tempo da perde… (al conte Frangipane) Fammi sapere tue notizie…

FRANGIPANE             Certo… al più presto!

NANDO                        Via via… annate via prima che arivino le guardie. (escono di corsa)Meno male… e così er sor barone se la pija ‘n saccoccia… (Nando si avvicina ad Augusto e si siede nuovamente accanto a lui)Augu’… me raccomando… se te dovessero chiede se hai visto quarcuno uscì dalla chiesa… dije de no… Questo me lo devi… Se sei diventato re dell’Urione è pe’ merito mio… perché a Jacaccio la spinta je l’ho data pe’davero… (lo guarda incuriosito per quel silenzio)Augusto… perché nun me risponni? Che te senti male? (scuotendolo) Augusto… (il pover’uomo scivola lentamente a terra mentre Nando spaventato, fa un salto dalla sedia)Porca zozza… ecco perché nun parlava, l’hannoammazzato! (gli si avvicina lentamente riconoscendo il suo coltello) Ma questo… è er cortello che me so’ perso iersera a Campo Vaccino. (gli sfila il coltello dal petto proprio mentre Ninetta esce dall’osteria)

NINETTA                     (Vede Nando con il coltello in mano urla spaventata) Nando… che hai fatto!!!

NANDO                        Nine’… guarda che nun ho fatto gnente… nun so’ stato io.

Entrano le guardie con il delegato Ricciotti, il barone Gaetani e i suoi .

JACACCIO                  Eccolo… è stato lui a ammazza’ Augusto… L’ho visto co’ l’occhi mia mentre lo spanzava…

RICCIOTTI                  Arrestatelo.!

NANDO                        Nun so’ stato io! (fugge inseguito dalle guardie)

RICCIOTTI                  Gli altri vengano con me in chiesa! (entrano in chiesa di corsa)

Ninetta rimane pietrificata in piedi davanti al corpo senza vita di Augusto. Entrano Giovanni e Agnese. La madre si avvicina alla figlia e la abbraccia piangendo. Si chiude il sipario del secondo atto.

FINE DEL SECONDO ATTO


TERZO ATTO

Il sipario si alza sulla piazza. All’osteria ci sono soltanto Gnagnoletto che sta pulendo i tavoli con uno strofinaccio e Strambotto con la sua inseparabile chitarra che accenna uno stornello

STRAMBOTTO (canta) Fior de migragna… vie’ a vede le bellezze de mi’ nonna… ha du’ parmi de pellaccia sotto ar gozzo… e er naso in ner parla’ povera donna… je fa conversazione cor barbozzo…

Entrano Er Ghinghete e Pacchiotta e si siedono al tavolo.

GNAGNOLETTO        Cooominciamo a bo… a bon’ora a lu… lustra’ li serci… de la piiiazza?

PACCHIOTTA            Gnagnole’ lassa perde… oggi nun è giornata…

GNAGNOLETTO        Aoh!… Si ve do… iiimpiccio… me… me ne posso puuure… anna’…

GHINGHETE              Scusa… ma stamattina semo ‘n po’ nervosi… S’è vista Nunziata?

STRAMBOTTO           Ancora no!

GHINGHETE              Grazie!

GNAGNOLETTO        Prego! (allontanandosi dal tavolo)Co’…  quuuelle facce a pe… a pennolone… me state a meeeette ‘n allegria … (continua a pulire i tavoli mentre Strambotto riprende a stornellare)

STRAMBOTTO           Fior de mentuccia… si cerchi ‘na forca che t’empicca … nun te sposa’ ‘na pora scorfanella… procura armeno de trovalla ricca…

SOR GIOVANNI         (uscendo dall’osteria con una scopa in mano) A Gnagnole’… lavoramo… damose da fa’!

GNAGNOLETTO        Peeeerchè… che… che sto… a fa’?

SOR GIOVANNI         Stai a sentì cantà quello scanfafatiche de Strambotto… e quanno uno canta se sa… che l’artro nun lavora…

GNAGNOLETTO        Nooi… inveeece amio fatto ‘na coppia inseparabbile… lui canta e io… lavoro.

SOR GIOVANNI         Bravo… mo imparate a fanne tre (gli da la scopa)Da pure ‘na scopata pe’ terra prima ch’arivino li clienti… (vede Pacchiotta e Ghinghete seduti)Anzi… già so’ arivati… Va a vede’ che vonno…

GNAGNOLETTO        Ma mo… le coooose so’ quattro!

SOR GIOVANNI         Meijo… vordì che c’è da lavora’. Chi bene sementa… bene ariccoije… dice er proverbio (rientrando nell’osteria)Damose da fa’… Gnagnole’… damose da fa’!

GNAGNOLETTO        (spazzando in terra) Diiice… ”damose… daaa fa” lui… Ma chiii la… lavora poi… è sempre er sotto… er sotto…  insooomma… io!

SOR GIOVANNI         Te e perché io… dalla matina a sera che sto a fa’? A Gnagnolé mettetelo in testa, è stabbilito prima… C’è chi nasce pe’ lavorà e chi pe’ nun fa niente… (canta “C’è chi lavora e c’è chi nun fa gnente”)

20 – SEMPRE UGUALE

GHINGHETE              Prima de nasce da che monno è monno

                                      Doppo evè fatto un largo girotondo

                                      Er Padreterno sceje e dice chiaro

                                      Chi fa er padrone e chi farà er somaro.

Sta cosa nun l’approvo ma a che vale?

Che tanto mai nun cambia, è sempre tutto uguale.

 

PACCHIOTTA            Mio caro amico, tra tutta la gente

                                      C’è chi lavora tanto e chi ‘n fa niente

                                      Purtroppo questa è la legge der Menga

                                      Che dice chi l’ha preso se lo tenga.

Sta cosa nun l’approvo ma a che vale?

Che tanto mai nun cambia, è sempre tutto uguale.

 

STRAMBOTTO           ‘Na  vorta se diceva così, no, nun po’ durà

                                      Sto mondo ingiusto un giorno cambierà

                                      Ma adesso ciai sortanto la speranza

                                      De tirà avanti pe’ riempì la panza.

                                      Oggi stai ganzo solo bene o male

                                      Se te fai prete oppure cardinale.

Sta cosa nun l’approvo ma a che vale?

Che tanto mai nun cambia, è sempre tutto uguale.

 

GHINGHETE              C’è chi nasce gnudo e chi co’ la camicia

                                      Chi è destinato a fa’ ‘na vita grigia;

                                      er Papa a noi ce dice che chi soffre un dì

                                      starà          beato pre l’etrnità.

A noi però sta cosa nun ce cale

Perché qui sulla terra è sempre tutto uguale

A TRE                           Morale Gnagnolè nun t’o scordà

                                      Pe avè ‘n pezzo de pane, te tocca lavorà!

Fine canzone. Entra Nunziata e si siede al tavolo con i due amici.

GHINGHETE              Allora?

NUNZIATA                  Gnente… Flora nu’ l’ha visto…

PACCHIOTTA            Ma indove se po’ esse’ nascosto?… Avemo guardato dapertutto… pure sotto li ponti der Tevere… Gnente!

NUNZIATA                  Roma è grande… ce so’ mille posti pe’ nasconnese… vedrai che prima o poi… se farà vivo lui… E poi lo conoscemo tutti come è fatto, no?…

PACCHIOTTA            Speramo!

NUNZIATA                  Vedrai che cio’ raggione… Nun me meravijerei se mo’ me lo vedessi davanti….

GHINGHETE              Insomma ch’ha detto Flora… è disposta a testimonia’ a favore de Nando?

NUNZIATA                  No!… Ha paura che se vie’ fori la faccenda der cortello… Jacaccio jela farebbe paga’…

GHINGHETE              Anche se ierisera l’ha lasciata pe’ ‘n artra sciacquetta?

NUNZIATA                  Si… Flora vorrebbe vendicasse…ma cia’ paura…

Entra in scena, uscendo dalla chiesa il parroco urlando.

DON PAGNOTTO       Sagrileggio… sagrileggio…

Affranto si siede sulla sedia circondato prima dagli amici poi da Giovanni, da sora Agnese e da Ninetta che escono di corsa dall’osteria alle prime grida. A poco a poco la piazza torna ad animarsi di gente e tutti si mettono intorno al prete a voler sapere… ad informarsi…

AGNESE                      Nu’ je state tutt’intorno… lasciatelo parla’… don Pagnotto… ch’è successo?

NINETTA                     Don Pagnotto… hanno… per caso… ammazzato quarcuno?

DON PAGNOTTO       Peggio fioli miei… peggio! Hanno arubbato il saio del Beato fra’ Giulivo… (tutti gli uomini a braccio commentano fregandosene, girando le spalle e fare capanello tra di loro “E chi se ne frega”” Sì… vabbe’”)

PACCHIOTTA            E io che sa che me credevo!

DON PAGNOTTO       Come sarebbe a di’?! Era ‘na reliquia miracolosa… bastava un’offerta… e quella faceva er mestiere suo...

NINETTA                     E come l’hanno arubbato ‘sti miscredenti?

DON PAGNOTTO       (agitato e piagnucolante) Hanno rotto la teca e l’hanno arubbato… Ma mica sortanto il saio?

AGNESE                      A no?… E che artro?

DON PAGNOTTO       Se so’ rubbati pure la mantella mia da prete. L’avevo lasciata dentro er confessionale della cappella dei Conti Frangipane… stamattina so’ annato pe’ prendela… e nun l’ho più ritrovata… poi ho arzato l’occhi… e… (alza gli occhi al cielo)

TUTTI                          (curiosi guardano in alto dove guarda lui) E…?

DON PAGNOTTO       Ma ‘n do’ guardate, la teca rotta mica stava là… (piagnucolante)hanno rubato er saio de fra’ Giulivo!

NUNZIATA                  Poraccio!

DON PAGNOTTO       Grazie fiola!

NINETTA                     Nun ce l’avevo co’ voi…ma cor poro Beato che mò ciavrà freddo!

SOR GIOVANNI         Nun ve preoccupate don Pagnotto… certe zappate Dio nun le perdona…

AGNESE                      Si… ma ‘ntanto semo rimasti senza er saio miracoloso…

STRAMBOTTO           (ironico) E’ robba che ’na vorta… ’nvece de mettece l’obbolo m’è abbastato segnamme (fa il segno della croce)pe’ ave’ ‘na grazia…

NINETTA                     E bravo… così avresti pure scroccato ‘n miracolo?!

SOR GIOVANNI         Se vede che quer giorno ar Beato fra Giulivo… i sordi nun je servivano… (risate dei presenti)

AGNESE                      La volete fa’ finita?... E te Ninè… me fa specie de te…vaje a pijà un bicchiere de vino. (Ninetta esce)

DON PAGNOTTO       Oggi è la festa della Madonna del Carmine… durante la procissione… pregheremo la Nostra Signora che faccia ravvede’ il ladro… Anche lui…è un su’ fiolo…

SOR GIOVANNI         Solo che noi nun semo ladri.

PACCHIOTTA            Noi no, ma se tu seguiti a mette l’acqua ner vino!?!

NINETTA                     (entra di nuovo in scena portando una fojetta di vino e un bicchiere) Bevete don Pagnotto… bevete…Ripijateve!

SOR GIOVANNI         (sottovoce a Nina) Nun era sufficiente ‘n bicchiere? Addirittura tutta ‘na foijetta?

AGNESE                      (guardando il marito) E statte zitto…

DON PAGNOTTO       (prendendo il bicchiere di vino offerto da Ninetta) Grazie… (beve tutto di un fiato)

GHINGHETE              A la faccia!

DON PAGNOTTO       (ad Agnese) E’ tutto aggratise vero?

AGNESE                      Certo don Pagnotto… certo…

DON PAGNOTTO       Allora me bevo ‘n artro bicchiere… Lo spavento è stato forte…

NINETTA                     (versa altro vino a Don Pagnotto) Bevete pure questo e ve passa la paura.

AGNESE                      Brava Ninetta!… Bevete… bevete…

SOR GIOVANNI         A… bevete! (sguardo fulminante della moglie)Bevete Don Pagnotto… bevete!

AGNESE                      Ambeh! (Nina riempie di nuovo il bicchiere. Pacchiotta, prima che don Pagnotto se lo scoli di nuovo gli toglie il bicchiere dalle mani)

PACCHIOTTA            (beve tutto di un fiato) Grazie… lo spavento è stato forte pure pe’ me!

AGNESE                      (togliendo dalle mani di Ninetta la fojetta) Damme qua!… Tu sei troppo bona… e Pacchiotta nun c’entra gnente… (risate della gente)

PACCHIOTTA            Come “nun c’entro”?… Stamattina volevo anna’ ‘n chiesa pe’ chiede ‘n miracolo a fra Giulivo… e mo ch’ hanno arubbato la sacra reliquia… come ce so rimasto maaale… pure io me dovrò riprenne, no?!

STRAMBOTTO           E perché io che te volevo accompagnà nun ce so’ rimasto male?! (risate della gente)Ce sta un sorso pure pe’ me, sora Agné?

SOR GIOVANNI         Metti giù quelle manacce… quanno c’è da scrocca’ ‘n bicchier de vino… voi sete sempre li primi…

STRAMBOTTO           Embé sor Giovà che d’è… a Roma se dice che “er vino fa l’omo scrocco”

21 – ER VINO FA L’OMO SCROCCO

STRAMBOTTO               Er vino a scrocco er mejo che ce sta

                                           Perché se beve senza mai pagà

                                           Me piace a garganella o succhiallo dalla fiasca

                                           Specie bevello senza sordi in tasca.

GHINGHETE (parlato)        Ciai ragione Strambò

(canta)                                Er vino bianco asciutto o tonnarello

                                           T’aggiusta panza, stommico e cervello,

                                           si poi lo bevi rosso, fino a sentitte sbronzo,

                                           sei proprio er mejo fico der bigonzo.

STRAMBOTTO               Scrocca te che scrocco io

Scrocca, scrocca amico mio

Anche un goccio che te frega,

l’importante è che ‘n se sprega.

GHINGHETE                   Forza amichi, forza belli

Questo er vino dei castelli

A scroccà che male c’è

Se poi ar dunque paghi te.

TUTTI                               Scrocca te che scrocco io

Scrocca, scrocca amico mio

Anche un goccio che te frega,

l’importante è che ‘n se sprega.

Forza amici, forza belli

Questo er vino dei castelli

A scroccà che male c’è

Se poi ar dunque paghi te.

DON PAGNOTTO            Se poi lu Padreterno tu vòi vede

E cor vin Santo vòi trovà la fede

Ne la tinozza piena ci affonni tutto er viso

Così vai dritto in Paradiso.

TUTTI                               Scrocca te che scrocco io

Scrocca, scrocca amico mio

Anche un goccio che te frega,

l’importante è che ‘n se sprega.

Forza amichi, forza belli

Questo er vino dei castelli

A scroccà che male c’è

Se poi ar dunque paghi te.

STRAMBOTTO               Io lo bevi e paghi te

PACCHIOTTA                 Tu sei scemo, ma de che (rivolto a Don Pagnotto)

                                           Lui ha scroccato pure quello de noi tre.

STRAMBOTTO               Paghi te

PACCHIOTTA                 No, paghi te

DON PAGNOTTO            fussi matto

GHINGHETE                   allora embè…

TUTTI E 4                         mo scroccamo tutti, tanto poi che male c’è

Fine canto

Durante la canzone che tutta la piazza canta, Agnese con la foijetta di vino in mano, viene messa in mezzo dai presenti che cantando, tentano di “scroccargliela”. Interviene Giovanni che se la nasconde dietro la schiena. Anche Gnagnoletto cerca di aiutare il sor Giovanni a nascondere il vino “scroccarello”. E così tra un passaggio di “foijetta”  ed un altro finisce la canzone.

SOR GIOVANNI         Pe’ voi nun ce sarà male… ma io che ce guadambio?

DON PAGNOTTO       Tu ce guadambi lu Paradiso, fijolo.

TERESA                       A Don Pagnò… se cusì fusse, voi sète er primo annacce.

DON PAGNOTTO       Fioli cari… nun è per caso che me state a coijonà, no?

GHINGHETE              No… Don Pagnotto… nun sia mai… Anzi sai che famo?… Annamo tutti quanti ‘n questura a denuncia’ er furto sagrilego…

STRAMBOTTO           E’ vero… annamo rega’! Lo devono pija quer ladro… fijo de ‘na reliquia…

DON PAGNOTTO       (alzandosi dalla sedia) Lo vedete che me state a coijona’?

STRAMBOTTO           Ma no… che dite… piavve ‘n giro è come da’ ‘na cortellata a ‘na pora vecchierella… vero rega’? (tutti annuiscono ridendo “Aoh!”…”Che scherzi!”… “Freghete!”)  E poi oggi è la festa della Madonna della fiumara… nun me permetterei mai… (risate della gente)Annamo… a fa’ ‘sta denuncia! (lo prendono sottobraccio sollevandolo dalla sedia. Don Pagnotto comincia a scalciare con i piedi in aria)

DON PAGNOTTO       Boni… boni co’ ste mani… mo nun se po’… (viene poggiato in terra)

GHINGHETE              E perché nun se po’?

DON PAGNOTTO       Perché… tra ‘n po’ arrivano le barche de li pescatori che portano er santo volto della Madonna del Carmine… Se me volete accompagna’… annamo tutti ar fiume… e poi ‘n processione, ‘n chiesa a chiede il perdono e riconsacra’ così ‘sta piazza, dopo l’assassinio der povero Augusto de l’Ammazzatora…

NINETTA                     Giusto… annate incontro a la Madonna…

PACCHIOTTA            Brava Ninetta… annate tutti ar fiume…

SOR GIOVANNI         Ecco annate… e quanno tornate… tutti a pranzo all’Osteria dell’Orso…

DON PAGNOTTO       (mettendosi davanti alla gente) Seguite tutti me…

Tutti dietro a Don Pagnotto fanno finta di avviarsi in fila in processione, tutti iniziano a cantare le prime frasi del brano d’apertura “all’Osteria dell’Orso”.

STRAMBOTTO           All’Osteria dell’Orso esse astemi nun se po’

TUTTI                          Che se ne bevi un sorso poi ne chiedi un altro po’…

DON PAGNOTTO       Ho detto preghemo… no, bevemo… metteteme giù… cammino da solo… metteteme giù…

Lo mettono giù. Don Pagnotto si avvia in chiesa seguito dagli altri. 

AGNESE                      Beh… lo spettacolo è finito arinnamo a lavora’…

GIOVANNI                  Annamo va… che tra ‘n po’ arrivano l’affamati…

Agnese e Giovanni rientrano nell’osteria scambiandosi un paio di battute, mentre er Ghinghete, Nunziata e Pacchiotta si siedono nuovamente al tavolo, Nina si avvicina a loro.

NINETTA                     (a Nunziata) Allora… s’è visto?

NUNZIATA                  No… Ghinghete e Pacchiotta hanno girato tutta Roma… gnente… Nando sembra sparito…

GHINGHETE              Me dispiace Nine’… l’avemo cercato dapertutto…

NINETTA                     (sedendosi affranta) Voi due è meijo che ve state zitti… Se Nando è ‘n mezzo a l’impicci… è anche pe’ corpa vostra che j’avete sempre tenuto spago……

GHINGHETE              Nostra!?

PACCHIOTTA            E mò che c’entramo noi!?

NINETTA                     Si… voi! (piangendo)Io… nun credevo che potesse commette’ ‘n omicidio… Ammazza’ Augusto poi… Mi’ padre nun fa artro che ripeteme… ”Te l’avevo detto io”… “Te l’avevo detto io”…

NUNZIATA                  Nine’… guarda che te sbaj… A ammazza’ Augusto… nun po’ esse’ stato lui…

NINETTA                     (sempre piangendo) Stava cor cortello suo ‘n mano… l’ho visto co ‘st’occhi.

GHINGHETE              Appunto pe’ questo!… Credeme… nun po’ esse’ stato lui… dal momento… (titubante)che… (tace)

NINETTA                     Dal momento che?… Diteme quello che sapete… nun ve fate tira’ fori le parole co’ le pinze… ve prego. (in modo alterato)Si nun è stato lui… chi è stato allora?

NUNZIATA                  Nine’… c’è ‘na cosa che nun sai…

NINETTA                     ‘N’artra!?… Prima er fratello de latte… mo che è quest’altra cosa che nun so?

PACCHIOTTA            L’artra sera… (titubante)Flora…

NINETTA                     Mo… che c’entra Flora?

GHINGHETE              C’entra… c’entra… L’artra sera… dopo la festa dell’Urione …  semo annati a Campo Vaccino…

NINETTA                     Semo annati… chi?... (esce Giovanni dall’osteria chiamando la figlia)

SOR GIOVANNI         (entrando in battuta) Nina… annamo ‘n po’?! C’è da da’ ‘na mano a tu’ madre ‘n cucina…

NINETTA                     (tidubante si alza dalla sedia)… Arrivo

SOR GIOVANNI         Forza… volemo annà?

NINETTA                     Voi… nun moveteve da qui… dopo ‘sta cosa me la dovete raccontà… Torno subbito… (esce)

PACCHIOTTA            Quando Nina vie’ a sape’ che Flora è stata a Campo Vaccino cor conte Tacchia… nun vorei esse’ nei panni de Nando!

Entra dal vicolo Nando vestito da frate. Come vede gli amici seduti al tavolo si mette il cappuccio in testa e si avvicina a loro a mani giunte.

NANDO                        (contrito) Sia lodato Gesù Cristo!

GHINGHETE              (svogliatamente) Vabbe’… Sempre sia lodato!

NANDO                        (mettendo le mani giunte) Orate frates!

PACCHIOTTA            Le orate nun me piacciono… preferisco la trippa e li carciofi alla giudia…    

NANDO                        Che hai capito fijolo… orate frates vorebbe di’ …  ”Pregate fratelli”…

NUNZIATA                  (tra sé ad alta voce) Ce vorebbe propio ‘na preghiera pe’ sarva’ chi dico io!

NANDO                        E allora famela… (a Pacchiotta)Pregamo pe’ lui e pe’… li morti tua…

GHINGHETE              Come sarebbe a di’?

NANDO                        Hai raggione scusa… te sei offeso… Dichi “A lui si… e a me no?” Allora famo ‘na cosa… Pregamo pe’ li morti sua (indica Pacchiotta)…e de tu’ nonno… (indica Ghinghete)

PACCHIOTTA            Si… ’n cariola…

NANDO                        ’Na preghiera pe’ chi soffre… nun ve po’ fa’ male…

GHINGHETE              Scusate fratello… ma stamattina nun cio’ proprio voja…

PACCHIOTTA            Ciavemo certi cacchi pe’ la testa…

NANDO                        Ve capisco fioli cari…sapessi quanti ce n’ho io!… Ad esempio… come frate questuante e da stamattina che ‘sto incerca… ’nvece gnente… me devo rimette ne le mani de Maria!

NUNZIATA                  Ma che state a cerca’?

NANDO                        Maria pe’ Roma! (gli amici si guardano stupiti)Volevo di’ che sto a cerca’… ’n po’ de baiocchi pe’ li poverelli der convento de li Carmelitani Scalzi…

NUNZIATA                  (stupita) Pe’ i Carmelitani?

NANDO                        Scalzi… pensa come semo combinati…

PACCHIOTTA            Vabbe’… (prende una moneta dalla tasca)Ecco qua er mio obolo… fratello.

NANDO                        Grazie!… (a Ghinghete)E tu… nun dai gnente pe’ i bambini scarzi e affamati…

GHINGHETE              Mo’ ‘n abbastaveno li Carmelitani, pure li bambini so’ scarzi… vabbè va’! (prende anche lui una moneta dalla tasca)Ecco qua fratello… mo lasciace soli…

NANDO                        Grazie fratello… saluteme a tu’ sorella!

GHINGHETE              (alzandosi dalla sedia e spostandogli il cappuccio) Ma chi cacchio… Nando! (sta per abbracciarlo)

NANDO                        (rimettendosi il cappuccio) Sta bono… aoh… me voi fa’ riconosce’?

NUNZIATA                  (agli amici) Che v’avevo detto che ce sarebbe apparso davanti come pe’ miracolo?… (guardandolo)Che te sei fatto frate?

NANDO                        Ma quale frate!

GHINGHETE              (stupito) Ma… questo è… er sacro saio der Beato fra Giulivo!…

PACCHIOTTA            Sei stato tu a rubballo… allora!

NANDO                        L’ho solo preso ‘n prestito… (si siede affranto)Rega’… me dovete aiuta’… nun so’ stato io a ammazza’ Augusto…

NUNZIATA                  Lo sapemo!

NANDO                        Lo sapete?!

GHINGHETE              Si… Me dispiace dittelo… ma t’hanno messo ‘n mezzo!

NUNZIATA                  Er cortello che pensavi d’ave’ perso a Campo Vaccino… pe’ la verità… nun l’avevi perso…

NANDO                        (meravigliato) A no?

PACCHIOTTA            No… Te l’ha fregato Flora…

NANDO                        Flora!?… E perché?

NUNZIATA                  Perché l’ha costretta Jacaccio… E dopo che te l’ha preso… l’ha consegnato a lui e ai suoi amici…

NANDO                        (basito) Ma allora… è stato Jacaccio a ammazza’ Augusto

GHINGHETE              Bravo…ce sei arivato!

NANDO                        Allora è facile scaggionamme… abbasta che Flora dice la verità... e semo a cavallo…

GHINGHETE              Si… de ‘n asino…

NUNZIATA                  Flora… nun farà mai la spia… cia’ paura…

NANDO                        Lasciatemece parla’ a me… a ‘n frate… nun potra’ di’ de no

PACCHIOTTA            Come… a ‘n frate?

NANDO                        (alzandosi nuovamente il cappuccio e mettendosi a mani giunte) A me!… Perché nun so’ ‘n frate?… Mo… annate via… meno ce vedono ‘n sieme… e meijo è…

NUNZIATA                  A raggione annamo via… Tra ‘n po’… arriva la processione della Madonna…

PACCHIOTTA            Beh… se è proprio ‘na processione de la Madonna… nun lo so’…  ma tra ‘n po’ c’è la festa della Nostra Signora de la Fiumara…e la piazza se riempe de gente…

NANDO                        A Pacchio’… t’ho lasciato ‘mbecille... e te ritrovo cretino!

GHINGHETE              Noi ‘ntanto annamo a chiama’… Flora

NANDO                        Ecco… bravi… Annate!

PACCHIOTTA            E no… io da qua… nun me ne vado…

NANDO                        E perché?

PACCHIOTTA            Prima aridamme i sordi che m’hai fregato… 

NANDO                        E no… nun se po’mica fiolo caro... ormai l’elemosina l’hai fatta… Nun vorrai  anna’ all’inferno… Su… annate!… (escono. Nando rimane solo in piazza. Parla da solo)L’unica speranza che cio’… è quella de convince Flora a di’ la verità… e se nun ce riesce er conte Tacchia… ce riuscirà fra Giulivo…

NINETTA                     (dalla soglia dell’Osteria) Ce penso io ma’… i tavoli l’apparecchio io… (Nando si nasconde dietro alla botte all’entrata dell’Osteria. Nina si gira ed ha in mano  alcune tovaglie. Si guarda intorno)Ma dove so’ andati?… Pe’ fortuna j’avevo detto d’aspettamme… (mette la tovaglia su di un tavolo)speriamo che so’ andati a cerca’ Nando… (pensa ad alta voce)Nando… dove sei… amore mio… Se mo te vedessi arriva’… in sto momento

22 – SENZA TE

NANDO                        Senza te,

me sento come un vòto dentro l’anima

Senza te,

nun ciò nessuna cosa da sognà.

Senza te,

nun c’ha più senso niente, manco vivere

Senza te,

me sembra brutta pure sta città, senza de te, 

ma adesso abbracciame; no, nun tremà…

più forte strigneme, amore mio.

Io t’amerò tutta la vita

perchè nun posso stare senza te.

NINETTA                     Io con te,

me sembra de volare co’ le rondini.

Io con te,

nun smetto ogni momento de sognà.

Strigneme

famme sentì più donna, amore strigneme,

E vorrei

che ‘sto momento nun finisse mai, vicino a te

me sento er còre che me sta a scoppià,

ma adesso abbracciame

no, nun parlà

io t’amerò tutta la vita

perchè nun posso stare senza te

NANDO                        Io con te,

                                      con te che me sei entrata dentro l’anima.

NINETTA                     Io con te,

                                      nun posso chiede artro pe’ campà.

I DUE                            Io e te,

staremo uniti amore pe’ l’eternità.

Io e te,

che me regali ‘sta felicità.

Ma adesso strigheme,

non me lascià…

più forte strigneme, no nun parlà…

io t’amerò tutta la vita,

perché io questa vita,

nun la potrò mai vive senza te. (fine canto)

NANDO                        (entrando in scena durante la ripresa d’orchestra) Ninetta!

NINETTA                     (voltandosi vede il frate) Buon giorno padre!

NANDO                        (si toglie il cappuccio) Nun so’ tu’ padre… so’ Nando… nun me riconosci?

Ninetta gli corre incontro e lo abbraccia.

NINETTA                     Nando!

NANDO                        Senza te,

me sento come un vòto dentro l’anima

Senza te,

nun ciò nessuna cosa da sognà.

Senza te,

nun c’ha più senso niente, manco vivere

Senza te,

me sembra brutta pure sta città, senza de te, 

ma adesso abbracciame; no, nun tremà…

più forte strigneme, amore mio.

Io t’amerò tutta la vita

perchè nun posso stare senza te.

Alla fine della canzone i due giovani si abbracciano di nuovo ma quando si staccano Nina da un ceffone a Nando dandogli poi le spalle.

NANDO                        Aioh!… E mo che t’ha preso?

NINETTA                     Che m’ha preso!?… Prima ammazzi ‘na persona… scappi inseguito da le guardie… poi te ripresenti a me e come se gnente fosse te dovrei riceve a braccia aperte? E no eh… ‘no schiaffone è er minimo che te meriti…

NANDO                        (toccandosi la guancia) M’hai fatto male!

NINETTA                     Perché tu… m’hai fatto bene?… Dove sei stato?  Tutti te stanno a cerca’…

NANDO                        Pure le guardie… ce lo so!… Ma nun so’ stato io a ammazza’ Augusto…

NINETTA                     E allora chi è stato?… Io t’ho visto cor cortello tuo ‘n mano…

NANDO                        Nine’… te devo di’ ‘na cosa… (toccandosi la guancia)Ma nun t’arabbia’, eh?

NINETTA                     Se me dici la verità… nun m’arabbio!

NANDO                        La sera dopo la festa dello Urione... te ricordi che dovevamo anna’ co’ tutti gli amici a Monti?

NINETTA                     Embeh?

NANDO                        Te ricordi che t’ho detto?… Annamo ‘nsieme Nine’… Tu ‘nvece nun sei voluta veni’…

NINETTA                     E certo… dovevo aiuta’ mi’ madre a puli’ la cucina…

NANDO                        E allora è corpa tua se me trovo ‘n mezzo all’impicci… perché se c’eri tu… io a Campo Vaccino (titubante) co’ Flora… nun ce sarei annato… Ecco… mo te l’ho detto!

NINETTA                     (minacciosa con le mani sui fianchi) Indove sei stato tu?

NANDO                        Bona… aoh! Ricordate che cio’ er saio del Beato fra Giulivo… Si meni a me… meni pure a lui!

NINETTA                     Pure er saio di San Giulivo hai rubato… Oltre a assassino… pure ladro… E che ce sei annato a fa’ a Campo Vaccino co’ Flora?

NANDO                        Io te lo dico… però ce devi crede… Ce so’ annato… pe’ fa compagnia a Ghinghete e Nunziata… (tentando di rabbonirla)A proposito… lo sai che se so’ messi ‘nsieme?

NINETTA                     (avanzando minacciosa verso Nando che indietreggia) Che ce sei annato a fa’ a Campo Vaccino co’ Flora?

NANDO                        E vabbe’… te lo dico… Flora m’ha chiesto de vede’ la stella più brillante del cielo… e lì… quanno è buio… le stelle se vedono meijo!…

NINETTA                     Mo te le faccio vede’ io le stelle!

NANDO                        (fuggendo dietro un tavolo) Questa l’ho già sentita… Nine’… credeme… nun cio’ fatto gnente… nun avemo fatto gnente… Anzi… è stata proprio lei che m’ha fregato er cortello e je l’ha dato a Jacaccio… che poi lui ha usato pe’ ammazza’ Augusto… Dijelo a Flora si nun ce credi…

NINETTA                     (girando in tondo al tavolo insieme a Nando) Ah… nun ciai fatto gnente, eh?

NANDO                        (c.s.) None… Anzi sai che famo?… Visto che l’unica persona che me po’ scaggiona’ è lei… parla co’ Flora… convincila a di’ la verità… solo così me posso sarva’…

NINETTA                     A si?… Prima fai er conte Tacchia co’ le donne… e poi vieni da me… a cerca’ aiuto?… Vie’ qua… fermete che te devo menà!

NANDO                        Fossi matto !

NINETTA                     E vabbe’… fosse l’urtima cosa che faccio pe’ te… co’ Flora ce parlo io… ma se m’hai detto ‘na bucia… è meijo che scappi sur serio…

NANDO                        Nine’ t’ho detto la verità… Mo vie’ qua… famo pace! (Nina si avvicina e fa la mossa di dargli un ceffone) Aiho…

NINETTA                     Ma simmanco t’ho toccato!

NANDO                        Nun se sa mai! (i due giovani si abbracciano)Te voijo bene Nine’… t’ho sempre voluto bene!

Cantano un pezzo del brano precedente. Alla fine della canzone si abbracciano nuovamente mentre dal vicolo della quinta di destra entrano nella piazza non visti er Manciola e Giggetto Gramicetta.

Manciola nel vedere Nando abbracciato a Nina, da’ una spallata di richiamo a Gramicetta, indicandoglielo con la testa.

23 – SENZA TE

NANDO                        Senza te,

me sento come un vòto dentro l’anima

Senza te,

nun ciò nessuna cosa da sognà.

Senza te,

nun c’ha più senso niente, manco vivere

Senza te,

me sembra brutta pure sta città, senza de te, 

ma adesso abbracciame; no, nun tremà…

più forte strigneme, amore mio.

Io t’amerò tutta la vita

perchè nun posso stare senza te.

NINETTA                     Io con te,

me sembra de volare co’ le rondini.

Io con te,

nun smetto ogni momento de sognà.

Strigneme

famme sentì più donna, amore strigneme,

E vorrei

che ‘sto momento nun finisse mai, vicino a te

me sento er còre che me sta a scoppià,

ma adesso abbracciame

no, nun parlà

io t’amerò tutta la vita

perchè nun posso stare senza te

NANDO                        Io con te,

                                      con te che me sei entrata dentro l’anima.

NINETTA                     Io con te,

                                      nun posso chiede artro pe’ campà.

I DUE                            Io e te,

staremo uniti amore pe’ l’eternità.

Io e te,

che me regali ‘sta felicità.

Ma adesso strigheme,

non me lascià…

più forte strigneme, no nun parlà…

io t’amerò tutta la vita,

perché io questa vita,

nun la potrò mai vive senza te. (fine canto)

MANCIOLA                 Guarda ‘n po’ co’ chi se sta a abbraccica’ Ninetta?

GRAMICETTA           Ecco perché nun riuscivamo a trovallo… s’è fatto frate! Annamojelo a di’ ar Barone Gaetani…

MANCIOLA                 Bono…. bono! Je lo dimo dopo... ’Gni cosa ar su’ tempo!

Nando, accortosi dei due, si copre velocemente la testa col cappuccio del saio.

MANCIOLA                 (fingendo di non averlo riconosciuto) Buon giorno fratello… e bona festa!

NANDO                        Buon giorno fiolo caro… bona festa pure a te…

GRAMICETTA           Come mai… nun è annato ar Tevere ad aspetta’ l’arivo de la Madonna della fiumara?

NANDO                        Ho preferito rimane’ ‘n piazza e aspetta’ la processione perché l’umidità der fiume… me fa’ venì li reumatismi…

NINETTA                     (intervenendo) Perché nun ve fate l’affari vostri?… Il francescano fra… fra… (guardando Nando)

NANDO                        Fra Gervaso fiola cara… Fra Gervaso de Rialto de Sotto…

NINETTA                     Ecco… fra Gervaso de Rialto de Sotto l’ho chiamato io… perché me deve confessa’…  Sete contenti mo?

GRAMICETTA           E a me che me frega… Sortanto me pareva che ciavesse ‘na certa rissomijanza… co’ ‘na persona ricercata da la questura…

NANDO                        Te sbaj fiolo caro… io so’ ‘n povero frate… Forse te sei confuso co’ mi’ fratello gemello… anche lui è ricercato … da la moije… (sorride della sua battuta. Ninetta gli da un calcetto)Aiho!    

MANCIOLA                 Scusate fra Gervaso… allora se semo sbaijati… (si siedono ad un tavolo dell’osteria)

NANDO                        Prego fiolo!

NINETTA                     (sottovoce preoccupata) Ma sei scemo?… Er fiume che te fa’ venì li reumatismi… Fra Gervaso de Rialto de Sopra… er fratello gemello ricercato da la moije… Tu pe’ mettete all’impicci sei fatto apposta…

NANDO                        E la prima cosa che m’è venuta ‘n mente…

NINETTA                     Tu nun devi parla’ mai quanno te vie’ ‘n mente la prima cosa… ma la seconda!

Dal fondo della strada entra in scena la processione. Davanti a tutti c’è il quadro con l’effige della Madonna del Carmine portata da due fedeli incappucciati e con camice bianco, poi due guardie e dietro Don Pagnotto e due chierichetti;  poi ancora il conte Gaetani, Jacaccio con la sua nuova donna e la gente de Trastevere compresa Flora, Nunziata e i due amici di Nando, Ghinghete e Pacchiotta. Chiude la fila il delegato Ricciotti ed altre due guardie. Nando come vede la processione ingiunge le mani assorto.

NANDO                        (prega a mani giunte) Munda… mundis… urbi et orbi… cave canem… et mea maxima culpa…Amen… amen… siam…

NINETTA                     (sottovoce a Nando) Ma che stai a di’?

NANDO                        (c.s.) E che ne so?… So’ le sole parole ‘n latino che conosco…

NINETTA                     Ma statte zitto ch’è meijo…

Manciola e Giggetto Gramicetta si alzano dal tavolo e vanno verso Jacaccio. La controscena deve essere ben visibile perché si deve notare che i due bravi parlottano concitatamente con Jacaccio e che indicano Nando.

NANDO                        Nine’ guarda… c’è pure Flora. Vacce a parla’… convincila a di’ la verità…

NINETTA                     Vabbe’… ma tu sta’ calmo… Ricordate… se m’hai detto ‘na bucia… è meijo che scappi… (mentre va verso Flora il barone l’avvicina)

BARONE                      Bon giorno Ninetta… buona festa…

NINETTA                     Buongiorno a voi!… Scusate sor barone… ma cio’ da fa’!

Sta per allontanarsi ma è fermata per un braccio dal nobiluomo. Nando come vede che il barone ha fermato Nina si affretta a raggiungerla.

BARONE                      Aspetta… che è ‘sta fretta?… Te volevo dì che me dispiace de quello che t’è capitato. Esse additata come la donna de ‘n assassino… nun è piacevole… (allusivo)ma se avete bisogno de me… pe’ quarsiasi cosa… sarò a vostra disposizione… sempre.

NANDO                        (intervenendo) Me dispiace contraddivve caro barone Gaetani… ma Ninetta nun è pe’ gnente additata… e poi nun cia’ bisogno de nessuno… (riprendendosi dalla gaffe)… solo de la fede pe’ Cristo (si segna)… Amen!

BARONE                      (guardandolo stupito) Noi… ce conoscemo?

NANDO                        None… fiolo caro!

BARONE                      E allora come conoscete er nome mio?

NINETTA                     (entrando in battuta) Je l’ho detto io!… Se parlava prima de le persone influenti a borgo… ed io ho fatto er vostro nome…

BARONE                      Questo me fa piacere… Allora se vòi… so’ a tua disposizione…

NINETTA                     Grazie… ma nun cio’ bisogno de gnente… Adesso scusate… (si allontana affiancando Flora. Anche Nando si allontana dal barone Gaetani)Te devo parla’… de Nando!

FLORA                         Lo so Nine’… lo so… Dopo la funzione…

DON PAGNOTTO       (arringando i fedeli) Fioli cari… che il sacro volto della Nostra Signora del Carmine ce sia sempre vicino e ci aiuti nei momenti di difficolta’… Pregamo ‘n silenzio.

Jacaccio si avvicina al Barone Gaetani.

NANDO                        (alzando la testa e le braccia al cielo come per rispondere alle parole del prete) Alleluia… post scriptum meum…

JACACCIO                  Signor Barone… Avemo trovato er Conte Tacchia…

BARONE                      E dove lo avetetrovato?

JACACCIO                  (indicandolo) Eccolo là…

BARONE                      Ma chi… quel frate?

JACACCIO                  Quello nun è ‘n frate… ma è Nando travestito…

BARONE                      Ecco perché me conosceva!… Beh… mo basta co’ quer buffone… M’ha fregato ‘na vorta facendome scappa’ er Conte Frangipane da sotto er naso ma stavorta nun me scappa… Jacaccio, te do l’urtimo compito… Er conte Tacchia è ricercato pe’ omicidio… e se anche lo fai fori… nessuno te potrà incolpa’ de gnente… Aspetta er momento opportuno e quanno ce sarà confusione ne la piazza…

JACACCIO                  (entrando in battuta) Ce penso io!… E’ da tanto che aspettavo ‘sto momento…

DON PAGNOTTO       (C.S.) Adesso andiamo ‘n chiesa pe’ la funzione.  Vedo che tra noi c’è ‘n frate… (a Nando)Vòi tu fratello… aiutamme a ripulì l’anima di queste pecorelle smarrite? 

NANDO                        Non poterem fratello!… Lo so’ che ‘na bella risciacquata a l’anima de li meijo… peccatori nun je po’ fa’ che bene… ma ego tornarem in conventum…

DON PAGNOTTO       E allora… tutti ‘n chiesa fioli…

I fedeli si apprestano ad entrare in chiesa. C’è ressa. Il barone Gaetani dà una manata sulla spalla di Jacaccio come per indicargli il momento opportuno.

BARONE                      Vai… questo è er momento!

La mossa però, non sfugge a Nina che capisce subito che qualcosa non va e si avvicina velocemente al suo ragazzo proprio mentre Jacaccio, sguinzagliato dal barone, si avvicina con fare sospetto a Nando travestito da frate.

NANDO                        (a Jacaccio cercando di nascondersi il volto) Chi sei fiolo?

JACACCIO                  Fai finta de nun riconosceme?…

NANDO                        E non che nun te conosco… Se te vedo ‘n artra vorta… è la seconda…

JACACCIO                  A già… perché tu sei ‘n frate…

NANDO                        Cacchio!… Volevo dì… accidempolina che nun se vede?…

JACACCIO                  A vede’ se vede… ma spesso l’abbito nun fa er monaco e ‘nfatti sotto l’abbito se nasconne… (con uno scatto gli toglie il cappuccio dalla testa)er conte Tacchia! (la gente al grido di Jacaccio, si volta di scatto facendo un lungo “Ooooh!” di meraviglia)‘Sta vorta la paghi pe’ tutte…

Tira fuori il coltello a serramanico e mentre sta per dargli una coltellata…

DELEGATO                (grida) Fermo…

Nina s’intromette mettendosi in mezzo tra Nando e Jacaccio.

NINETTA                     (urla) Nooo!… (prende la coltellata in pieno petto)

La scena deve essere tanto veloce da non dare la possibilità al delegato di intervenire.

NUNZIATA                  Jacaccio… no!

NANDO                        (abbraccia Ninetta per non farla cadere e la poggia dolcemente in terra) Nina… Ninetta mia!

JACACCIO                  (rimane per un attimo interdetto poi…) No… nun volevo… (indietreggia lentamente)nun volevo…

DELEGATO                (urla) Guardie… arrestatelo!

Jacaccio fugge dal vicolo di sinistra inseguito dalle guardie. Nella piazza c’è confusione. Tutti accorrono verso Nina accasciata in terra. Don Pagnotto si avvicina abbassandosi verso Nina…

DON PAGNOTTO       Stai calma fiola… mo annamo a chiama’ er dottore vedrai che nun è gnente…

GHINGHETE              Vado io a chiama’ er dottore… (esce di corsa) 

Dall’osteria escono di corsa Agnese, il Sor Giovanni e Gnagnoletto. Agnese nel vedere la figlia in terra, la chiama ad alta voce.

AGNESE                      Nina!!!... Ninetta mia!!!

NINETTA                     A ma’… Nando è innocente… A ammazza’ Augusto… è stato… Jacaccio… Vero Flora? Dijelo tu!

FLORA                         Si è vero… ma ora sta calma…

NINETTA                     Hai visto… che te dicevo?…

NANDO                        (affranto) Nine’… Nine’… nun me lascia’ solo…

NINETTA                     (sorridendo con dolore) Hai paura de rimane’ solo… come ‘n torzo de broccolo?… (tossisce)

NANDO                        Si… cio’ paura…

NINETTA                     Tu… paura!?… Er Conte Tacchia… nun deve ave’… paura de gnente…

NANDO                        Hai raggione tu, Nine’… me chiamo Nando… e no Conte Tacchia… e io cio’ paura…

NINETTA                     Come fa… quella canzone che m’hai cantato prima?… (inizia a cantare ma un colpo di tosse la fa smettere)Cantemela… tu…

24 – SENZA TE

NANDO                        Senza te,

me sento come un vòto dentro l’anima

Senza te,

nun ciò nessuna cosa da sognà.

Senza te,

nun c’ha più senso niente, manco vivere

Senza te,

me sembra brutta pure sta città, senza de te, 

ma adesso abbracciame; no, nun tremà…

più forte strigneme, amore mio.

Io t’amerò tutta la vita

perchè nun posso stare senza te.

NINETTA                     Io con te,

me sembra de volare co’ le rondini.

Io con te,

nun smetto ogni momento de sognà.

Strigneme

famme sentì più donna, amore strigneme,

E vorrei

che ‘sto momento nun finisse mai, vicino a te

me sento er còre che me sta a scoppià,

ma adesso abbracciame

no, nun parlà

io t’amerò tutta la vita

perchè nun posso stare senza te

NANDO                        Io con te,

                                      con te che me sei entrata dentro l’anima.

NINETTA                     Io con te,

                                      nun posso chiede artro pe’ campà.

I DUE                            Io e te,

staremo uniti amore pe’ l’eternità.

Io e te,

che me regali ‘sta felicità.

Ma adesso strigheme,

non me lascià…

più forte strigneme, no nun parlà…

io t’amerò tutta la vita,

perché io questa vita,

nun la potrò mai vive senza te. (fine canto)

Nando canta un piccolo brano della canzone. Ninetta piega la testa e muore.

NANDO                        (piangendo ed urlando) Ninetta mia… no… no…

Sulle note della canzone si chiude lentamente il sipario.

F I N E