La verità, cara?

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La verità, cara

La verità, cara?

commedia in due tempi

di

Luciano Bernardini

PERSONAGGI

ERSILIA ALBERTI - la "più grande attrice del secolo"

DOSOLINA - la sua tata devota

CONTE - l'ospite

AUGUSTA - la prima, somigliante, figlia dell'Alberti

GIULIO - il rassegnato marito di Augusta

BABETTA - la seconda, per nulla somigliante, figlia dell'Alberti

MASSIMO - l'appassionato marito di Babetta

CESARE - l'unico figlio, maschio, dell'Alberti

ADALGISA - l'improbabile fidanzata di Cesare

ZARINA - la figlia più piccola, e suora, dell'Alberti

GIULIETTO - il figlio di Augusta e Giulio

ERSILINA - la sorella di Giulietto

STEFANO - il fidanzato ideale

PONZIANI - agente immobiliare

UOMO CON LA BORSA - ragioniere

La scena si svolge a Villa Ersilia, in aperta campagna, intorno a ferragosto.

Primo tempo

SCENA 1

Villa Ersilia un tempo doveva essere una residenza estiva molto elegante, ma dell'antico splendore, quando Ersilia Alberti e Dosolina, guidate da Ponziani, fanno il loro ingresso nel salone dei ricevimenti, si vede ben poco.

Le due ampie portefinestre che si affacciano sul parco della villa, abitualmente usate come porte d'ingresso. ora sono chiuse, e i pochi raggi di sole che filtrano attraverso le persiane lasciano appena intravedere le sagome dei mobili. Ogni arredo - divano, poltrone, mobili, camino, tavolo, sedie sparse e tutto il resto - è coperto da lenzuoli bianchi, protezione efficace forse contro la polvere, ma del tutto inutile di fronte al passare degli anni e all'abbandono, che a Villa Ersilia la fanno ormai da padroni.

PONZIANI - Non sempre la prima impressione è quella migliore. Voi adesso stenterete a crederci, ma questo salone è molto luminoso (inciampa in una sedia che non ha visto e la fa cadere a terra) come tutta la villa, del resto.

ALBERTI - E' adorabile! Proprio come ce lo aveva descritto! Che atmosfera magnifica.

DOSOLINA - (posa per terra due valigie) Io non vedo un bel niente.

PONZIANI - (Si avvicina alla finestra) Preparatevi ad uno spettacolo mozzafiato.

ALBERTI - Ci sono abituata, tesoro.

PONZIANI - (Prova ad aprire la finestra) Solo un momento di pazienza...

DOSOLINA - (Con tono confidenziale, all'Alberti, incurante del fatto che Ponziani le ascolti) Signora, qui non funzionano neanche le finestre.

PONZIANI - Come vi ho spiegato, la villa è rimasta disabitata per molti anni... (riesce finalmente ad aprire le finestre, che cigolano sinistramente, e le persiane che lasciano entrare la luce del giorno: nel salone regnano desolazione, abbandono e polvere) Non è una meraviglia?

ALBERTI - (Si guarda intorno distrattamente) Assolutamente adorabile, non potevamo aspettarci niente di meglio. Vero, cara?

DOSOLINA - Parlando con rispetto, signora, mi viene da vomitare.

ALBERTI - Oh, cara! Stai poco bene?

PONZIANI - Venga vicino alla finestra, signora, respiri profondamente. Sarà la polvere.

DOSOLINA - No, quella la sopporto. Sono le curve. La strada per arrivare quassù è tutta tornanti, e lei guidava come un pazzo, non si riusciva a starle dietro!

ALBERTI - Ma cara, non puoi sperare di trovare una villa elegante e riservata come questa nella via principale di un paese!

PONZIANI - Appunto. Parole sacrosante.

DOSOLINA - Ci mancava quel cimitero, proprio lungo la strada che porta alla villa: deve avermi impressionato.

PONZIANI - Lei è solo un po' stanca, si sieda (scopre una poltrona ma è tutta rotta, la ricopre con il lenzuolo e prova con un'altra, che non è in migliori condizioni, quindi raccoglie da terra la sedia nella quale era inciampato e la offre a Dosolina) ecco, qui starà più comoda.

DOSOLINA - (Rifiuta l'offerta di Ponziani) Non mi convince.

ALBERTI - Pensa cara, lontane dai rumori della città, dal traffico...

DOSOLINA - Sperdute nei boschi.

PONZIANI - (Tra sé, ma Dosolina lo sente) Poveri Cappuccetti Rossi.

DOSOLINA - (Con lo stesso tono sottile, facendosi sentire solo da Ponziani) Bada che ho messo in fuga lupi più pericolosi e meno spelacchiati di te!

ALBERTI - Oddio, magari proprio sperdute no, certo che effettivamente...

PONZIANI - Ma è questo il bello di Villa Ersilia: la discrezione, cara signora!

DOSOLINA - Talmente "discreta" che se ci viene un mal di pancia improvviso, qui non c'è uno straccio di vicino che ci possa soccorrere nel raggio di cinquanta chilometri!

PONZIANI - Ma via, signore, c'è sempre il telefono!

ALBERTI - A proposito, dov'è?

PONZIANI - Si può installare...

DOSOLINA - Cosa le dicevo? Non c'è contatto con il mondo.

PONZIANI - Non avete un cellulare?

DOSOLINA - (tra sé) Ce ne vorrebbe uno per lui, di quelli con le sbarre d'acciaio!

PONZIANI - E poi perché mai dovrebbe venirvi un malanno? Siete in perfetta forma, sembrate due ragazzine.

ALBERTI - (Va ad affacciarsi alla finestra) La vista è splendida: alberi, prati, prati, alberi... (tra sé) ci saranno anche quegli sgradevoli pennuti che all'alba iniziano a cinguettare e non la smettono finché non ti hanno svegliato: ci sono sempre dove c'è un filo d'erba, figuriamoci se mancano da queste parti.

DOSOLINA - (A Ponziani, con aria di sfida) Tu non m'incanti, ragazzo.

PONZIANI - (A Dosolina, con fare minaccioso) Attenta nonnina, se mi fai sfumare l'affare ti accorcio la vita.

DOSOLINA - Bada a come parli, potrei essere tua madre.

PONZIANI - A quest'ora saresti qualche curva più giù.

ALBERTI - (Ostenta entusiasmo) Sono completamente soddisfatta (a Ponziani) sì, tesoro, la prendiamo!

DOSOLINA - Signora!

PONZIANI - Lei fa un'ottima scelta, glielo dico col cuore.

DOSOLINA - Quale, quello che hai strappato via dal petto della tua mamma?

ALBERTI - Non trovi anche tu che sia il posto ideale per noi, cara?

DOSOLINA - Scusi, ma non mi piace! Ho molte riserve.

Squilla il telefono portatile di Ponziani.

PONZIANI - (A Dosolina) Cerca di scioglierle in fretta, nonnetta, non so se sono stato chiaro (all'Alberti) mi scusi, solo un momento (risponde al telefono che tira fuori dalla tasca della giacca) sì? Signor conte, è lei! E' riuscito ad avere anche il mio numero privato... no! Dispiacermi? Affatto! (Si allontana dalle donne, per non farsi sentire) Sono sul posto, sì, ci siamo quasi.

ALBERTI - (Prende sottobraccio Dosolina e si sposta con lei dalla parte opposta rispetto a Ponziani) Allora, cara? Come ti sembra?

DOSOLINA - Mi piace, proprio... tantissimo!

ALBERTI - Fa esattamente al caso nostro.

DOSOLINA - Certo che è ridotta male, anzi...

ALBERTI - Malissimo, lo vedo. Ma non abbiamo scelta, è l'unica "Villa Ersilia" che siamo riuscite a trovare, lo sai anche tu!

Le due donne confabulano e curiosano tutto intorno, mentre dall'altra parte del salone Ponziani è impegnato in una conversazione delicata.

PONZIANI - Le dico che sono interessate. Sarà per via dell'età. No che non voglio essere scortese, signor conte, ma ammetterà che per prendersi un rudere come questo bisogna essere... (si tocca la testa con il dito indice, ad indicare la sventatezza delle sue clienti) certo che lo so, me lo avrà ripetuto cento volte: qui c'è nata sua madre, e la madre di sua madre. Ma parliamoci chiaro una volta per tutte, conte: a chi interessa comprare una casa che sarà anche nobile, d'accordo, ma che da un momento all'altro ti può crollare sulla testa?

DOSOLINA - (Sbircia insieme all'Alberti sotto i lenzuoli impolverati) Lei però, scusi se glielo dico signora, non dovrebbe dimostrare tanto entusiasmo, altrimenti come possiamo tirare sul prezzo, con questo tagliagole?

ALBERTI - Ma cara, che importanza può avere qualche lira in più o in meno?

DOSOLINA - Ah sì, tanto...

ALBERTI - Lascia che me la sbrighi io, con lui: e' vero che gli affari non sono il mio forte, ma con gli uomini, se permetti, ci ho sempre saputo fare.

DOSOLINA - Quello lì è un mascalzone.

ALBERTI - Oh, sono dettagli. L'importante è che sia di sesso maschile, cara.

PONZIANI - (Con aria spavalda) Tranquillo, non è ancora nato il cliente che fa fesso il Ponziani. Ho con me il contratto, nero su bianco, le ho in pugno! No, calma, quale domani! Lei i suoi soldi li avrà... più avanti, ad affare concluso.

ALBERTI - Prepara il libretto degli assegni, cara.

DOSOLINA - Signora, è un tipo pericoloso, non so se il solito sistema questa volta...

ALBERTI - Ne conosci un altro?

DOSOLINA - (Fa cenno di no con la testa).

ALBERTI - Andrà tutto bene, fidati di me. E non avere paura.

DOSOLINA - (Ostenta una sicurezza che non ha) Paura, io? Di quello lì? Lei non conosce Dosolina, allora!

PONZIANI - (Sempre al telefono) Ehi, vecchio, piano con le minacce! L'avvocato? E come lo paghi un avvocato, con il tuo bel titolo nobiliare, ora che non ti resta altro da vendere? Su, non sia impaziente, conte: abbiamo concluso molti affari, noi due insieme, e le ho sempre dato la sua parte, no? L'avrà anche questa volta, ma ora mi lasci lavorare! (Richiude il telefonino, lo rimette in tasca e torna verso le due donne con il suo bel sorriso falso stampato sulle labbra). Scusate, un seccatore.

DOSOLINA - Un creditore?

PONZIANI - Un "cliente". (All'Alberti) Ah, se potessi isolarmi io, in un posto tranquillo, senza telefono e scocciatori di ogni tipo.

DOSOLINA - Chissà quante galere sarebbero liete di ospitarla.

ALBERTI - Caro Ponziani, veniamo a noi.

PONZIANI - E' sempre un piacere, trattare con una vera signora.

DOSOLINA - Sono sicura che non ti capita spesso.

ALBERTI - Affrontiamo una volta per tutte il più volgare degli argomenti, la prego, dobbiamo farlo.

PONZIANI - Lei sta chiudendo l'affare della sua vita, glielo dico sinceramente, signora.

DOSOLINA - La bocca della verità ha parlato. Siamo a posto.

ALBERTI - Ha preparato qualcosa, una scrittura, un pezzo di carta?

PONZIANI - Ho qui un contrattino (estrae dalla tasca una foglio più volte ripiegato, che spalanca portandolo a misura normale) bell'e pronto, manca solo la sua firmetta.

DOSOLINA - Che "carino"!

ALBERTI - Cinque milioni adesso, il resto fra dieci giorni, e ci abitiamo da subito.

PONZIANI - Veramente s'era detto dieci, e il trasloco a saldo avvenuto. Voi mi mettete in difficoltà con il mio cliente, lo avete sentito, prima, al telefono. Era lui, ed ha una certa fretta di concludere. Io non ci guadagno niente, vi ho fatto condizioni anche troppo vantaggiose, voi capite che... E' un affare, una villa regalata.

ALBERTI - Lei non dà alcun valore alla riconoscenza di due vecchie signore?

PONZIANI - Sì ma...

ALBERTI - (Seria) Crede in cuor suo di trovare altri acquirenti per questa catapecchia, a parte due anziane signore bislacche come noi?

PONZIANI - No ma...

ALBERTI - (Di nuovo con il suo tono dolce) Lo sapevo, lei in fondo è un bravo ragazzo. (A Dosolina) Cara, hai compilato?

DOSOLINA - Sto scrivendo le cifre (compila un assegno).

PONZIANI - Non dimentichi gli zeri, "signora", mi raccomando.

DOSOLINA - Tanti zeri per uno zero assoluto.

PONZIANI - (Porge all'Alberti il contratto) Una firma qui, prego.

DOSOLINA - (Si mette accanto a Ponziani e porge all'Alberti il libretto degli assegni e la penna) E una qui, signora.

ALBERTI - (Firma senza guardare, come se firmasse autografi per un gruppo di ammiratori) Grazie cari, grazie. Per oggi però basta, non vorrete farmi slogare un polso, sono un po' stanca, scusatemi.

DOSOLINA - (Stacca l'assegno e lo porge a Ponziani).

PONZIANI - (Porge a Dosolina il contratto e prende contemporaneamente l'assegno. Entrambi studiano con diffidenza il documento che ricevono, prima di lasciare nelle mani dell'altro il proprio).

DOSOLINA - Il sottoscritto... in nome e per conto... vende... Villa Ersilia... le solite cose. Ecco le clausole... (ha qualche difficoltà con le clausole scritte in piccolo) ehi, ma questi sono puntini neri... secondo me li ha fatti una mosca.

ALBERTI - Giovanotto, sia gentile. Ci riassuma per sommi capi quel che dice il contratto nelle righe scritte in piccolo. Non costringa la povera Dosolina a sforzare senza motivo la vista. Tanto ci fidiamo di lei... ciecamente.

DOSOLINA - Infatti credo sia scritto proprio in braille, signora.

PONZIANI - Sono soltanto le solite annotazioni, è la prassi.

ALBERTI - (Con un tono che non ammette repliche) Coraggio, "tesoro", ce le ripeta con parole sue.

PONZIANI - Se entro dieci giorni non pagate, la vendita viene annullata, io mi tengo l'anticipo e la villa resta al legittimo proprietario. Le solite modalità, tutto alla luce del sole, mie irresistibili diffidenti! Ora, se vogliamo sbrigarci, io devo tornare in ufficio.

DOSOLINA - Addio.

PONZIANI - Avete intenzione di restare qui davvero?

ALBERTI - Naturale, è casa nostra, no? Dobbiamo dare una sistematina, ci sono un mucchio di lavori da fare, per renderla abitabile.

PONZIANI - Come volete. Contente voi...

ALBERTI - Arrivederci, caro.

PONZIANI - Arrivederci... tra dieci giorni.

DOSOLINA - Tra dieci giorni è ferragosto.

PONZIANI - Ci rivedremo il sedici. Mattina (Esce).

DOSOLINA - (Si guarda intorno) Signora, io non mi sento tranquilla.

ALBERTI - Dosolina, cara, abbiamo studiato ogni dettaglio del nostro piano, tutto sta andando come previsto: di cosa ti preoccupi?

DOSOLINA - Come la paghiamo, questa villa? Non abbiamo una lira, non ci resta niente da vendere, e appena quello là si accorge che l'assegno è scoperto...

ALBERTI - Oh, cara, che ridicole preoccupazioni. Credi davvero che due signore come noi possano essere incolpate di una svista? Siamo anziane, cara, e con i numeri è più che legittimo che si faccia qualche errore... E poi l'assegno qualcuno lo coprirà, prima che il nostro bellimbusto se ne accorga.

DOSOLINA - Già... ma chi?

ALBERTI - La stessa persona che acquisterà per noi la villa, no? Male che vada, avremo fatto una vacanza diversa, e passato ferragosto si torna a casa. Figurati se posso fermarmi qui, io. Io la detesto, la campagna!

DOSOLINA - A casa? E quale, se ci hanno appena sfrattate?

ALBERTI - Cara, quando ti metti a fare la pignola diventi insopportabile. La troveremo, una casa, no? Abbiamo mai dormito sotto i ponti, fino ad oggi?

DOSOLINA - No, ma non ci siamo neanche mai andate così vicino.

ALBERTI - Basta con i discorsi inutili, ti prego. Abbiamo altro da fare. Il mio specchio.

DOSOLINA - (Prende dalla borsa uno specchietto e lo porge all'Alberti) Sì, signora.

ALBERTI - Dosolina! Perché non me lo hai detto? Sono un mostro! Ho un aspetto orribile, presto, il mio rossetto.

DOSOLINA - (Le porge il rossetto) Signora, lei è in splendida forma.

ALBERTI - (Si dà il rossetto senza quasi guardarsi nello specchietto che Dosolina le tiene) Lo dici solo per compiacermi, piccola bugiarda, ma sappiamo entrambe che dell'Alberti di un tempo ormai non resta che un'ombra, vagamente somigliante.

DOSOLINA - Guardi che se è in cerca di complimenti, oggi non posso accontentarla. Lo sa quante cose abbiamo da fare? Non possiamo perdere nemmeno un momento.

ALBERTI - (Le restituisce specchio e rossetto) E allora si proceda con l'operazione "Ufficio postale", avanti, si torna a valle. Speriamo solo di non incontrare nessuno che mi conosce, potrei morire di imbarazzo (esce, con il suo incedere regale).

DOSOLINA - (Sistema specchio e rossetto nella borsa e segue l'Alberti, continuando a frugare nella borsa) Dove le avrò messe, le chiavi della macchina...

ALBERTI - (Voce fuori scena) Le hai lasciate nel cruscotto, come al solito.

DOSOLINA - Ah, sì, è vero. Dopotutto non è quello il loro posto? (Esce).

BUIO

SCENA 2

La seconda scena si svolge in penombra.

VOCE ALBERTI

"Ersilia Alberti ha bisogno di te. Stop. E' una questione di vita o di... Stop. Ti prego, vieni subito a Villa Ersilia, strada statale numero centoventitre, Vallantica. Stop. Ricorda che oltre ad essere la più grande attrice del secolo, l'Alberti è anche tua madre. Stop. Firmato: Dosolina".

Alberti e Dosolina entrano e scoprono i mobili: prendono insieme un lenzuolo alla volta, lo alzano e lo tengono teso per qualche istante, trasformandolo in uno schermo sul quale vengono proiettate le ombre dei personaggi che si sentono parlare.

MASSIMO - Amore, non credi che dovremmo andare a vedere cosa sta succedendo a tua madre?

BABETTA - Tipico della mamma, mai pronunciare la parola morte. Altro che Dosolina, riconosco il suo stile. L'Alberti che ha "bisogno" di qualcuno: tanto strano da essere inquietante.

Appena il dialogo è terminato, le due donne lasciano cadere a terra il lenzuolo, e passano a quello successivo.

ADALGISA - Una settimana di mare tutta per noi: non riesco a crederci.

CESARE - Infatti andiamo in campagna.

ADALGISA - In campagna? E a fare che?

CESARE - Solo una questione di famiglia da sbrigare. Se conosco mia madre, ce la caveremo in un paio di ore.

Terzo lenzuolo.

AUGUSTA - Le serve qualcosa, io la conosco bene: non è il caso di allarmarsi.

GIULIO - Si tratta di tua madre. Non la vedi da mesi.

AUGUSTA - Appunto. E' "mia" madre. Tu non ti preoccupare.

GIULIO - Povera donna, un tempo aveva il modo ai suoi piedi, e adesso nemmeno i suoi figli si degnano di ascoltarla.

AUGUSTA - Il mondo ai suoi piedi... Certo, se le succede "qualcosa", i giornali ne parleranno... Dobbiamo andare. Presto, telefona ai ragazzi, tutti al capezzale della nonna, subito!

GIULIO - Capezzale? Speriamo non sia così grave.

AUGUSTA - Come può non essere grave, la vecchia egocentrica ha quasi ottant'anni!

Quarto lenzuolo.

ZARINA - Madre, si tratta di mia madre.

VOCE MADRE SUPERIORA - Non esitare, figliola, corri da lei.

ZARINA - Chissà le mie sorelle, quando mi rivedranno...

VOCE MADRE SUPERIORA - Noi ti aspetteremo, e pregheremo tutte per te, non temere.

ZARINA - Sì, questo lo so. Sono le mie sorelle "vere", quelle che mi preoccupano.

SCENA 3

Villa Ersilia appare adesso in tutto il suo fatiscente squallore: spalancate le grandi portefinestre e tolti i lenzuoli dai mobili, il salone si rivela molto più vecchio e malandato di quel che la penombra lasciava intuire.

Le pareti sono scrostate, mobili e poltrone cadono a pezzi, il camino è stato trasformato in una mensola, i quadri appesi alle pareti sono coperti di muffa.

E' evidente che la casa è abbandonata da anni, e le nuove inquiline hanno potuto fare ben poco per renderla accogliente: sedie e poltrone sono ora disposte con ordine, sul tavolo c'è un vassoio con molti bicchieri e una caraffa di limonata.

Dalle portefinestre affacciate sul malandato parco della villa entrano Dosolina, Augusta, Giulio, Babetta e Massimo.

DOSOLINA - (Fa gli onori di casa)

Accomodatevi, adesso vi preparo qualcosa da bere.

BABETTA - Grazie, Dosolina. Fa un caldo...

AUGUSTA - (Si guarda intorno) Mio Dio! Ma è... è tremendo!

DOSOLINA - Limonata per tutti?

GIULIO - Sì, grazie.

AUGUSTA - E' la villa degli orrori, questa!

BABETTA - La solita esagerata.

MASSIMO - (Si avvicina alla credenza che ha uno sportello spalancato, prova a chiuderlo ma gli rimane in mano) Credo di aver combinato un guaio.

BABETTA - Amore, ma stai attento!

DOSOLINA - Non importa, quello sportello era difettoso. Ghiaccio per tutti?

AUGUSTA - (La trattiene) Dosolina, per cortesia!

DOSOLINA - Non avete sete?

AUGUSTA - Lascia stare la limonata! (Con il tono seccato di chi ripete per l'ennesima volta una domanda che rimane senza risposta) Vuoi dirci, per favore, cosa ci fate in questo rudere tu e l'Alberti?

DOSOLINA - (Come se la domanda non fosse rivolta a lei, sistema nervosamente le sedie) Sei sempre stata la più curiosa, Augusta, anche da bambina. Abbi pazienza, e quando sarà il momento saprai tutto quel che c'è da sapere.

AUGUSTA - Siete due vecchie pazze, lo sapevo che non dovevamo venire, non c'era da fidarsi.

BABETTA - Ma la mamma come sta? Almeno questo ce lo puoi anticipare, no?

AUGUSTA - Sta meglio di tutti noi messi assieme, non l'hai capito che è tutto un trucco?

DOSOLINA - Vostra madre scenderà quando ci sarete tutti.

MASSIMO - Se scende con le sue gambe, è buon segno: almeno non è in pericolo di vita.

AUGUSTA - Pericolo? Qui gli unici in pericolo siamo noi, questo rudere può cascarci addosso da un momento all'altro! Ci ha preso in giro un'altra volta. Sarà in camerino a prepararsi, oppure ci starà spiando nascosta da qualche parte.

Un cigolio sinistro lascia tutti senza fiato per qualche istante, solo Dosolina sembra non farci caso.

GIULIO - Cara, adesso calmati.

AUGUSTA - Non sono "cara", non per te.

GIULIO - Vorrei che i tuoi parenti vedessero i conti di casa nostra... mi autorizzerebbero a chiamarti anche "carissima".

Il rumore di un auto che si ferma poco distante interrompe opportunamente la solita lite coniugale.

MASSIMO - Arrivano ospiti.

ZARINA - (Voce fuori scena) Mamma! Dosolina! Siete qui?

DOSOLINA - Zarina! E' la sua voce!

AUGUSTA - Sento già puzza d'incenso.

BABETTA - Ma allora questa è una riunione di famiglia in grande stile!

AUGUSTA - Tu che parli di stile: questa è bella!

SCENA 4

Entra Zarina (vestita da suora), seguita da Ersilina, Giulietto e Stefano.

DOSOLINA - Zarina, bambina mia! I ragazzi di Augusta! Fatevi guardare: siete cresciutissimi! Come sono contenta di rivedervi... proprio contentissima!

Tutti abbracciano tutti, in un groviglio di "come stai", "ti trovo in forma", "quanto tempo", "che piacere rivederti". L'unico a rimanere in disparte, impacciato perché nessuno fa le presentazioni, è Stefano.

ZARINA - Cara Dosolina, che piacere rivederti!

DOSOLINA - Zarina, ma tu sei pelle e ossa! Non ti danno da mangiare in quel benedetto convento?

ZARINA - Oh, mangio parecchio, sta' tranquilla. (Si rivolge ad Augusta e Babetta) Buongiorno, sorelle.

AUGUSTA - Modera i termini.

BABETTA - Zarina, cosa ci fai qui?

DOSOLINA - Ragazze, è vostra sorella!

AUGUSTA - Oh, lei è sorella di chiunque, è una suora. O almeno lo era: ti hanno cacciata dal convento?

ZARINA - Ho chiesto un permesso speciale alla madre superiora. E comunque non sono più in clausura, se è questo che intendi.

ERSILINA - Indovinate un po' dove abbiamo incontrato zia Zarina?

AUGUSTA - Salvava il mondo predicando all'angolo di qualche strada?

GIULIETTO - Suor Rina stava facendo l'autostop davanti alla stazione!

ZARINA - Che c'è di male? Una suora deve sapersi arrangiare in ogni situazione.

BABETTA - Chiedevi un passaggio per il paradiso?

ZARINA - Ci provavo...

GIULIETTO - Ma per fortuna siamo arrivati noi.

AUGUSTA - Che come noto abitualmente vi dirigete dalla parte opposta.

ZARINA - La verità è una sola: l'abito fa la monaca, ma a volte la lascia a piedi. Allora, dov'è l'Alberti? L'avete vista?

BABETTA - Non ancora. Sta preparando la sua entrata.

ZARINA - Signore ti ringrazio, allora sta bene.

DOSOLINA - (Vede Stefano, che è rimasto in disparte) E questo bel giovanotto (guarda Ersilina) chi è? Nessuno ce lo presenta?

ZARINA - Come, non si vede? E' il mio angelo custode.

GIULIETTO - Lui è Stefano, il mio... un mio amico.

GIULIO - (Ad Augusta, in disparte) Io quello non l'ho mai visto. Ne sai niente, tu?

AUGUSTA - Escludendo che possa essere il fidanzato di Zarina...

GIULIO - Ersilina? Tu lo sapevi?

AUGUSTA - Naturalmente no, io sono sempre l'ultima a sapere, in famiglia.

GIULIO - Mi sembra un ragazzo a posto.

AUGUSTA - Almeno ha un aspetto distinto, e visti gli straccioni che di solito tua figlia raccatta per strada, non è un passo avanti da poco.

STEFANO - Scusate l'intromissione, ma io non volevo... solo che Giulio, cioè Giulietto... sì insomma lui ha insistito e...

ERSILINA - E Stefano ha una paura matta di disturbare chissà quale riunione di famiglia. Durante il viaggio non ha fatto che chiedere di tornare indietro.

STEFANO - Io non vorrei essere di troppo...

BABETTA - Benvenuto, Stefano. Scusaci se siamo tutti un po' agitati, è che credevamo di venire ad un funerale, invece, per fortuna, è solo... veramente non lo sappiamo ancora, che cosa è, questo raduno.

ERSILINA - Dosolina, la nonna?

DOSOLINA - Manca ancora tuo zio Cesare.

BABETTA - Mai una volta che arrivi puntuale. Quel ragazzo ha proprio la testa fra le nuvole.

MASSIMO - Beato lui, certe nuvole bionde...

BABETTA - (Gli dà una gomitata nello stomaco).

GIULIETTO - Scommettiamo che porta una fidanzata nuova? (A Stefano) Mio zio Cesare è un produttore televisivo, e ha sempre delle ragazze notevoli... sai il tipo: "piccola, amami e farò di te una stella", e la cosa, come puoi immaginare, non piace alle mie zie, che sono tutte gelose del loro unico fratellino e detestano sistematicamente ogni sua "fidanzata".

MASSIMO - Che in compenso viene sempre molto apprezzata dagli zii.

AUGUSTA - Lo sa solo lui, dove le trova tutte quelle ragazzotte così... ordinarie.

ZARINA - Ha parlato Madama Dorè!

ERSILINA - (Tra sé) Il mondo dello spettacolo straripa di bonone col cervello annientato dalle troppe decolorazioni di capelli, tutte convinte che l'unico talento necessario sia quello di scegliere il parrucchiere giusto.

BABETTA Ve la ricordate l'ultima? In vita mia non ho mai visto due labbra tanto gonfie... per non parlare del resto.

AUGUSTA Vostro fratello non ha mai avuto un briciolo di buon gusto. In questo non assomiglia certo a me...

BABETTA - Cosa vorresti dire?

AUGUSTA - Tu cosa hai capito?

DOSOLINA - Ragazze, non incominciate.

AUGUSTA - Per carità, chi ve lo tocca il vostro bambolotto.

BABETTA - Povero Cesare, non ha ancora trovato la sua anima gemella... E' triste, alla sua età.

AUGUSTA - (Facendole il verso) Beata te che hai trovato il grande amore della tua vita quando eri una bambina, e ancora non te ne sei stufata!

MASSIMO - E perché mai tua sorella dovrebbe stufarsi di me?

AUGUSTA - Forse perché le hai fatto fare solo sei bambini... o sono già sette?

BABETTA - Sono sei (a Stefano) abbiamo sei splendidi bambini. Due sono gemelli.

AUGUSTA Che tenerezza... Che aspettate a fare il settimo? Almeno potrai giocare a fare Biancaneve, ti piaceva tanto da piccola (inorridisce di colpo) o mio Dio, ora che ci penso tu preferivi "La carica dei 101"!

CESARE - (Voce fuori scena) C'è qualcuno, in casa, a parte i fantasmi?

DOSOLINA - Cesare! E' arrivato Cesare!

GIULIO - Allora il dado è tratto.

ERSILINA - Papà!

GIULIO - Era solo una battutina...

AUGUSTA - Meno male che lo hai specificato.

SCENA 5

Entra Cesare, accompagnato da Adalgisa, una vistosa ragazza con un ampio cappello di paglia da "gita in campagna" e grandi occhiali da sole che le nascondono il viso, strizzata in una maglietta e un paio di pantaloni aderentissimi, arrampicata su tacchi a spillo vertiginosi.

CESARE - Amore, questa è la mia famiglia. Ecco le mie sorelle, i loro mariti... ehi, ma ci siete proprio tutti!

BABETTA - Mancavi solo tu.

AUGUSTA - (Sarcastica) E la tua "amichetta".

Baci e abbracci, saluti e convenevoli.

ADALGISA - Piacere, piacere, piacere a tutti.

CESARE - E la mamma? Dove si è nascosta? (A Dosolina) Non starà male sul serio, eh?

DOSOLINA - Scenderà fra poco. Adesso posso andare a chiamarla (esce).

ADALGISA - (Si siede al centro del vecchio divano, e a poco a poco catalizza l'attenzione generale e tutti le si mettono intorno) Mi dispiace, è colpa mia. Il ritardo voglio dire. Avrei dovuto mettere la sveglia, e invece me ne sono dimenticata. Così ci siamo alzati tardi, e poi io... questa è un'occasione importante, non sapevo cosa mettere...

AUGUSTA - (La squadra dalla testa a i piedi) Dobbiamo credere che questo è il risultato di una lunga riflessione?

CESARE - (Guarda male Augusta e con tono di sfida) E poi abbiamo avuto problemi al motore: va meglio così?

AUGUSTA - Oh, per me va benissimo in ogni caso.

MASSIMO - (Ad Adalgisa) Benvenuta, signorina, e... non si preoccupi per il ritardo, siamo arrivati tutti da pochi minuti.

BABETTA - (A Massimo) Cosa sono queste smancerie?

MASSIMO - Potrebbe essere nostra cognata, un po' di cordialità, in famiglia.

AUGUSTA - (A Zarina) Questa è pane per i tuoi denti, una bella peccatrice da redimere: sarai contenta!

ZARINA - Cosa ne sai, tu? A me sembra una brava ragazza.

AUGUSTA - Vestita in quel modo? E' un oltraggio al comune senso del pudore.

GIULIO - Semmai è istigazione a delinquere, cara. Un reato che tu non potresti mai commettere, perlomeno non usando le sue stesse armi...

CESARE - Su per questa salita la macchina si è fermata due volte, ma per fortuna è ripartita.

ADALGISA - Se avessimo dovuto spingere, sarebbe stato drammatico.

AUGUSTA - O comico.

GIULIO - Qualche chilometro prima sarebbe stato comunque di cattivo auspicio.

MASSIMO - Cattivo auspicio rimanere in panne in aperta campagna con una così? Sei diventato matto?

GIULIO - Con quel cimitero...

ADALGISA - (Toglie cappello e occhiali da sole, mostrando una fluente chioma biondo platino) Pensate che sciagura, nei campi con questi tacchi. Lo so, sono poco adatti per una scampagnata, ma io non riesco a camminare con le scarpe basse... E poi un po' di tacco, magari rallenta, ma slancia la figura. Sono sicura che le signore mi capiscono.

AUGUSTA - No, le "signore" no.

MASSIMO - Ma sa, signorina, che mi sembra di averla già vista?

ADALGISA - (Sorride imbarazzata) E' probabile.

BABETTA - Quando l'avresti vista? E perché?

STEFANO - Ma non è...

GIULIETTO - Direi proprio che assomiglia a...

STEFANO - E' lei!

MASSIMO - Ma certo, tu sei... cioè lei è quella gran fi... quella bella figliola che balla in quello show...

ERSILINA - Ora ho capito perché mi sembrava di averti già vista, tu lavori in tivù!

GIULIO - Come abbiamo fatto a non rendercene conto subito? Lei è Betty Bombay, "la bionda che vorrei"!

CESARE - E poi gli intellettuali non guardano la televisione, eh? Sì, lei è Betty Bombay.

ADALGISA - Che gentili... è vero, io lavoro nella televisione.

ERSILINA - Proprio "dentro"?

AUGUSTA - Non ci aspettavamo niente di meglio, da Cesare.

BABETTA - Augusta!

AUGUSTA - Mi riferivo alla professione di nostro fratello, cosa hai capito?

MASSIMO - (Si avvicina ad Adalgisa e le porge carta e penna) Scusi, Betty, ma se vuol essere tanto gentile...

BABETTA - Amore, cosa fai?

MASSIMO - E' per i bambini, lo sai che sono pazzi di lei.

ADALGISA - (Scarabocchia un autografo sul foglio) Ma con piacere, i bambini sono il mio pubblico più affezionato.

ERSILINA - Per forza, non capiscono.

MASSIMO - Grazie infinite, signorina Betty.

ADALGISA - Oh no, per favore, datemi del tu.

MASSIMO - Con piacere.

GIULIO - E' un onore, per noi.

CESARE - Ragazzi, con moderazione. Betty Bombay, come riferiscono le cronache mondane, è fidanzatissima con il suo produttore, che per inciso sarei io.

AUGUSTA - Scusa, signor produttore, dobbiamo chiamarla "Betty Bombay" ogni volta, o possiamo limitare i danni ad un confidenziale "Betty"?

ADALGISA - Oh no, Betty è solo il nome d'arte. Il mio vero nome è Adalgisa.

AUGUSTA - Allora hai fatto bene a cambiarlo.

ADALGISA - Lo so, non è un granché, ma è il mio, anzi era quello di mia nonna, e le sono molto affezionata.

ERSILINA - (Facendole il verso) Al nome o alla nonna?

ADALGISA - A tutti e due. Ma nonna Adalgisa è morta due anni fa, poverina. Ora mi è rimasto solo il nome.

CESARE - Insomma, arriva o no l'Alberti? Qualcuno l'ha già vista?

ADALGISA - L'Alberti? E chi è, un amico di famiglia?

BABETTA - E' nostra madre. Noi la chiamiamo per cognome, è una specie di scherzo, una vecchia abitudine.

ADALGISA - Simpatico. Come quella famosa attrice, Ersilia Alberti, non so se ve la ricordate, ha smesso di recitare tanti anni fa, ma era la più brava.

SCENA 6

Accompagnata da Dosolina, l'Alberti fa il suo ingresso. Si avvicina al gruppo lentamente, si muove con la sicurezza dell'attrice consumata, abituata ad avere su di sé gli sguardi del pubblico. Tutti la guardano e restano a bocca aperta: è bellissima, sembra una regina. Una donna che non passa inosservata, anche alla sua età. L'unica a non accorgersi del suo ingresso è Adalgisa, che continua a parlare.

ALBERTI - Lei, signorina, l'ha mai vista recitare?

ADALGISA - (Senza voltarsi verso chi le ha fatto la domanda, risponde tutta entusiasta) Per mia fortuna sì. Ho visto solo un suo spettacolo, ma l'ho visto undici volte, ero una ragazzina, lei interpretava un personaggio di... di Pirandello, io dello spettacolo ho capito pochino, ma lei era strepitosa, assolutamente straordinaria! Quella era arte, è stato allora che ho deciso di dedicarmi allo spettacolo.

ALBERTI - Lei è un'attrice?

ADALGISA - Sì, ma televisiva... non ci vuole molto per dire quattro battute da oca. Io lo so che non diventerò mai un'attrice come l'Alberti, però quando lavoro penso sempre a lei, è come se la sua arte venisse ad ispirare me, magari sono un po' una cretina, ma mi piace pensarla in questo modo.

ALBERTI - (A Cesare) A quanto pare, hai finalmente trovato una ragazza in gamba, era ora. (Ad Adalgisa) Benvenuta a Villa Ersilia, signorina. Questa è la mia famiglia, Cesare avrà già provveduto a fare le presentazioni, mi auguro. Buongiorno a tutti, ragazzi.

Come se il saluto dell'Alberti fosse il via che tutti aspettavano, iniziano saluti e abbracci dai quali l'Alberti si lascia cullare volentieri, e domande a raffica che rimangono puntualmente senza risposta, solo Augusta se ne resta in disparte.

ADALGISA - (Sopraffatta dall'emozione di trovarsi davanti il suo mito, si lascia cadere sul divano) Non ci posso credere, è lei...

AUGUSTA - Dosolina, cara, la signorina ha bisogno di un bicchiere di acqua fresca.

DOSOLINA - O Signoriddio, signorina! (Corre a prendere qualcosa da bere).

ADALGISA - No, non è niente, non disturbatevi per me, è solo un pizzico di emozione...

Cesare e Massimo cercano di farle vento come possono.

DOSOLINA - (Porge ad Adalgisa un bicchiere)

Coraggio, beva, respiri profondamente.

ADALGISA - (Beve) Come potevo immaginare... Cesare, ma perché non me lo hai mai detto?

CESARE - Non pensavo che la conoscessi, la mamma ha lasciato il teatro da tanti anni...

ALBERTI - Mi hanno dimenticato i miei figli, come posso sperare che il pubblico si ricordi di me. (Ad Adalgisa) Va meglio, cara?

ADALGISA - Sto bene, grazie. Scusatemi.

ALBERTI - E di che cosa, cara? (A Dosolina) Dosolina, procediamo.

DOSOLINA - Subito, signora (esce).

AUGUSTA - Dove va, Dosolina?

ALBERTI - Ah, ci sei anche tu?

AUGUSTA - E' ovvio.

ZARINA - Mamma, ci siamo tutti.

ALBERTI - Lo vedo. tu piuttosto, cosa ci fai vestita in questo modo?

ZARINA - Io sono una suora, lo hai dimenticato?

ALBERTI - E tu hai dimenticato di essere una donna? Che bisogno c'è di mortificare la propria femminilità con degli abiti tanto austeri?

BABETTA - Mamma, Zarina ha lasciato la clausura.

ALBERTI - Lo vedo. Ma non ha accorciato l'orla della gonna. E' ancora peccato mortale mostrare un ginocchio?

ZARINA - Non è indispensabile.

ALBERTI - Dove ho sbagliato, con te?

BABETTA - Mamma, ma non sei contenta? Ora potremo vedere Zarina ogni volta che vorremo!

ALBERTI - Cioè una volta ogni tre anni. Non è questa la frequenza delle vostre visite?

AUGUSTA - Sono passati tre anni dall'ultima volta che ci siamo visti? Impossibile. Mi sembra ieri.

STEFANO - (A Giulietto, sottovoce)

Non mi avevi detto che siete una famiglia unita?

GIULIETTO - (A Stefano, sottovoce) Certo che lo siamo! Ma siamo anche tutti pacifisti convinti, a parte quando ci incontriamo tra di noi, quindi per evitare inutili spargimenti di sangue, cerchiamo di non esagerare con le riunioni di famiglia.

ALBERTI - Evitiamo le banalità sdolcinate. Sedetevi, devo parlarvi (si siede, e gli altri si dispongono intorno a lei).

AUGUSTA - (E' l'unica a rimanere in piedi) Ecco, brava, spiegaci cos'è questa buffonata del telegramma, del pericolo...

ALBERTI - Se c'è qualcuno che si è comportato da buffone, nella mia famiglia, quella sei soltanto tu, quando hai sposato quel professorino insignificante.

GIULIO - Ma... mamma!

ALBERTI - Non chiamarmi mamma, non ti ho mai permesso di farlo. Eri un professorino insignificante, è la verità, anche se di buona famiglia, "Pallavicini", e Augusta ti ha sposato per il tuo nome. E ovviamente per fare un dispetto a me. Pazienza, cara, hai pagato salato il tuo orgoglio. La cosa stupefacente è che siate riusciti a darmi due nipoti belli e intelligenti, che non vi assomigliano neanche un po'.

AUGUSTA - Ma basta, sono passati più di vent'anni...

ALBERTI - E ne ha fatta di strada, il tuo bel professore... docente universitario e politico corrotto!

GIULIO - Non ho mai preso una lira, io! Era tutta una montatura, quella storia!

ALBERTI - Non importa, caro, non ti agitare.

AUGUSTA - Se è per umiliarmi, che mi hai fatto venire qui, ho sentito abbastanza! (A Giulio) Andiamocene subito.

CESARE - Prima ascolta cosa ha da dirci l'Alberti, no?

SCENA 7

Dosolina rientra ansimando, ha fatto una corsa.

DOSOLINA - Fatto, signora.

ALBERTI - Splendido, cara.

DOSOLINA - (Si avvicina all'Alberti e le consegna una chiave).

ALBERTI - Il cancello è chiuso a chiave (nasconde in tasca la chiave) ma puoi scavalcare e scendere in paese a piedi, se ci tieni ad andartene prima che io abbia finito di dirvi il motivo della... convocazione.

AUGUSTA - Tu sei pazza!

ALBERTI - Tuo padre usava il termine "stravagante". Lo preferivo.

ADALGISA - Che temperamento, siamo suoi prigionieri... eccitante come una diretta via satellite!

ALBERTI - Ovviamente la regola del cancello vale anche per i tuoi fratelli. Mentre questa brillante signorina, se vuole andarsene... (vede Stefano) e tu chi sei? Non ci hanno presentati. Vuoi andartene?

STEFANO - Mi chiamo Stefano, e per niente al mondo perderei questo pezzo di teatro verità!

ADALGISA - Io resto, assolutamente resto!

ZARINA - Mamma, nessuno di noi vuole andarsene, neanche Augusta.

AUGUSTA - Parla per te, "sorella"!

GIULIO - Augusta, per favore, controllati.

CESARE - Restiamo mamma, restiamo tutti. Però devi dirci cosa sta succedendo, come ci sei finita, qui?

ALBERTI - Io non sono "finita" qui, sono "venuta" qui per un motivo preciso.

BABETTA - Ci hai fatto spaventare!

ALBERTI - Che madre snaturata, eh? Ma chi di voi sarebbe qui, adesso, se non vi avessi attirato con un piccolo stratagemma?

Un silenzio colpevole mette tutti a tacere.

ALBERTI - Ho bisogno del vostro aiuto.

Nessuno risponde, sono tutti esterrefatti dalla dichiarazione dell'Alberti.

ALBERTI - Il vostro slancio mi commuove.

BABETTA - Lo sai che ti aiuteremo... ma a fare che cosa?

ALBERTI - Ho deciso di risposarmi.

ADALGISA - (Si lascia scappare un gridolino di eccitazione, subito soffocato dagli sguardi severi dei figli dell'Alberti ).

ZARINA - Sposarti? Perché?

CESARE - Tu forse non lo puoi capire, ma... già, perché mamma?

MASSIMO - Mi sembra un'ottima idea.

BABETTA - In fondo, perché no?

AUGUSTA - La domanda è: perché sì?

ALBERTI - Non è questo il punto.

ZARINA - E dovevi farci arrampicare fino quassù per dircelo?

ALBERTI - Io vivo qui, adesso.

AUGUSTA - In questo rudere? E da quando?

ALBERTI - Da poco. Ma non vi ho fatto venire qui solo per darvi la comunicazione del matrimonio, né per sentire le vostre sciocche domande. Dosolina ed io abbiamo bisogno di voi.

DOSOLINA - (Annuisce) Oh sì, proprio tantissimo.

ALBERTI - Ho intenzione di invitarlo a trascorrere qui il ferragosto.

TUTTI - Invitare... chi?

ALBERTI - L'uomo che ho deciso di sposare. Il mio futuro marito.

ZARINA - Allora tu sei già... "fidanzata"!

ALBERTI - (Si volta verso Dosolina) Devi essere stata tu, le hai preparato delle pappe avariate quando era piccola: io non l'ho certo fatta così!

DOSOLINA - Signora, Zarina sta scherzando.

BABETTA - (A Zarina) Devi farla arrabbiare subito? Trattieniti, no?

ZARINA - Non ho detto niente di male.

AUGUSTA - La domanda non era furba, ma nemmeno inutile.

ALBERTI - Voglio che Villa Ersilia per quel giorno sia presentabile. E degna di noi.

BABETTA - Presentabile a chi?

DOSOLINA - Io non c'entro, ho sempre scelto alimenti genuini e puri, per tutti e quattro.

ALBERTI - (A Babetta) A che punto sei rimasta, cara?

BABETTA - Ho capito tutto. Tu lo hai invitato qui, il tuo... il signor...

AUGUSTA - Ha un nome, o possiamo già chiamarlo "papà"?

CESARE - Augusta!

ALBERTI - Lo conoscerete, il nome non conta.

AUGUSTA - Lo dici tu.

BABETTA - Credo di non riuscire a seguirvi...

MASSIMO - Rilassati, amore, lo sai che quando ti agiti vai in confusione. Va tutto bene.

BABETTA - Ma noi cosa dovremmo fare?

ALBERTI - Babetta, tesoro, guardati intorno.

ZARINA - Certo è piuttosto desolante, come panorama...

ALBERTI - Voi dovreste fermarvi con Dosolina e me per qualche giorno. Diciamo fino a ferragosto.

AUGUSTA - Manca una settimana, a ferragosto!

BABETTA - (Guarda Massimo preoccupata) E i bambini?

MASSIMO - Possono restare da mia madre.

GIULIO - In fondo, una settimana di relax in campagna...

CESARE - Non credo di potere, noi dovevamo...

ADALGISA - Le vacanze passano in secondo piano, di fronte alle questioni di famiglia. Sarà un'esperienza straordinaria, lo sento!

GIULIETTO - Sperduti nella campagna.

STEFANO - Sarà straordinariamente bucolico!

ERSILINA - Ma c'è posto per tutti?

DOSOLINA - Villa Ersilia può ospitare un esercito di parenti, se è per questo.

ZARINA - Non potremmo tornare tutti a ferragosto? Sarebbe più semplice.

DOSOLINA - Ecco, noi conteremmo su di voi per un piccolo aiuto, la casa ha bisogno di qualche intervento di ristrutturazione... (estrae dalla tasca una lunga lista di lavori da fare) dobbiamo riverniciarla, dentro e fuori, riordinare le camere, restaurare i quadri, riparare gli armadi, foderare il divano, le poltrone... (interrompe la lettura) ma possiamo farcela, sapete? Abbiamo calcolato tutto, e con un po' di buona volontà... (riprende la lettura) c'è la cucina da sistemare, qualche sedia da riparare, anche il parco avrebbe bisogno di qualche intervento un po' energico... C'è anche la piscina, dietro la casa: basta ripulirla e riempirla d'acqua...

ALBERTI - Possiamo trasformare questo rudere nella villa aristocratica che era. Prendetela come una vacanza alternativa, non è così che voi giovani chiamate quelle vacanze fatte in campagna a mungere vacche e pulire stalle? Se non altro, qui non ci sono animali.

AUGUSTA - Altro che riunione di famiglia, voi siete matte, tutte e due! Qui ci vogliono falegnami, muratori, giardinieri... è un'assurdità inconcepibile! Tu ci hai preso per schiavi!

ALBERTI - Malauguratamente ho parlato di voi al conte Leone...

AUGUSTA - Chi è adesso questo conte?

ALBERTI - Il conte Leone de' Lanai Sforza Castelli.

ADALGISA - Il futuro sposo?

ALBERTI - Appunto. Grazie, cara. Adoro le donne perspicaci.

ADALGISA - Ah... e io lo sono?

ALBERTI - Vedete, il conte "sa" che noi trascorriamo le feste comandate insieme, qui a Villa Ersilia, "sa" che siamo una famiglia molto unita, quindi ho bisogno della vostra collaborazione per non deluderlo.

BABETTA - Non era più semplice continuare ad essere una famiglia unita a casa tua, a Roma?

ALBERTI - Col caldo che fa in città ad agosto? Improbabile. E poi Dosolina ed io è da tempo che sogniamo di ritirarci a vivere in campagna, nella villa di famiglia.

DOSOLINA - Cosa? Ah, sì, è un vecchio sogno segreto, proprio... segretissimo.

ZARINA - E hai scelto questo posto dimenticato anche da Lui!

ALBERTI - E' solo un po' più lugubre del previsto, ma conto di far cambiare aspetto a tutto l'insieme, anche grazie a voi.

CESARE - Deve esserti costato poco, se non altro...

ALBERTI - Un buon affare, praticamente regalato.

AUGUSTA - Quanto l'hai pagata?

DOSOLINA - Noi veramente non...

ALBERTI - (La interrompe) Dobbiamo metterci a fare i contabili, adesso?

BABETTA - Ma perché ti sei inventata la storia della villa di famiglia?

ALBERTI - Quando l'ho incontrato, il conte mi ha raccontato le interminabili storie della sua famiglia, che io ovviamente non ho ascoltato. Poi è venuto il mio turno, e a quel punto ho attaccato per scherzo le battute di una vecchia commedia, la storia lacrimevole di una famiglia felice. Vecchio repertorio, ma sfortunatamente la cultura teatrale del conte è piuttosto lacunosa, per cui la mia citazione è caduta nel vuoto e... il conte mi ha presa in parola. Risultato: ci crede una famiglia affiatata e felice.

CESARE - Mamma, ma tu gli vuoi bene, a questo conte?

ALBERTI - E' una cara persona. E mi adora.

AUGUSTA - Naturale, sennò come avresti potuto prenderlo in considerazione?

ALBERTI - A quanto pare l'invidia continua ad essere alla base di ogni tuo pensiero, Augusta. Sì, il conte mi adora, e non può vivere senza di me, da quando ci siamo incontrati.

CESARE - Vale a dire?

ALBERTI - Due mesi e dodici giorni.

BABETTA - Due mesi?

ALBERTI - E dodici giorni.

BABETTA - Non sono molti, per decidere di sposare un uomo.

ALBERTI - Ti ci è voluto di più, per decidere di sposare tuo marito?

BABETTA - E' vero, possono bastare. Ma lui dev'essere molto affascinante.

ZARINA - Basta questo, per sposarsi? Il fascino?

ALBERTI - E' anche molto ricco, il che come potete immaginare non guasta e conferisce ad un uomo quel certo "nonsoché" in più che non è da tutti.

ADALGISA - E' senza dubbio l'uomo ideale. Rallegramenti, signora Alberti.

ERSILINA - Auguri, nonna.

GIULIETTO - Evviva gli sposi!

ALBERTI - Cercate di non correre troppo. Non lasciamoci prendere da facili entusiasmi, non ho ancora detto sì. Né lui mi ha chiesto di sposarlo.

TUTTI - Non te lo ha chiesto?

ALBERTI - Non ancora.

MASSIMO - Ma lo farà, lo farà. A questo penserà l'Alberti, per lei sarà uno scherzo, "lavorarsi" il conte.

ALBERTI - La tua sicurezza nelle questioni di cuore mi ha sempre meravigliato. In effetti però hai sempre dimostrato un certo intuito, anche se mi hai preso una figlia in tenera età e me l'hai ridotta una sforna-bambini.

BABETTA - Mamma, Massimo ha fatto di me una donna appagata.

ALBERTI - Hai anche il tempo di sentirti appagata, tra tutti quei pannolini e quelle pappette?

MASSIMO - (Si guarda intorno) Mentre lei farà poltiglia del cuore del povero conte...

AUGUSTA - Come sarebbe a dire, "povero"?

ALBERTI - E' soltanto un modo di dire, cara.

MASSIMO - ... noi, intanto, ci occuperemo di tutto il resto. Mi pare un buon programma.

DOSOLINA - Il conte è una persona tanto cara, e vuole un bene alla signora... lo vedrete voi stessi, se deciderete di restare con noi. Io spero di sì, lo spero proprio tantissimo!

ZARINA - Mamma, non è con le menzogne che si conquista un uomo!

ADALGISA - Oh, altroché! E' uno dei metodi più efficaci. Funziona al 99% dei casi.

CESARE - Come sarebbe a dire?

ADALGISA - Io non l'ho mai adoperato, me lo hanno detto...

ALBERTI - Non vi ho mai chiesto nulla, e lo sapete tutti. Non ho mai interferito nelle vostre vite, né ho cercato di influenzare le vostre scelte, sebbene le abbia puntualmente commentate, anche in maniera aspra, talvolta. Ma lo sapete, io non ho un carattere facile. Noi ci frequentiamo poco, non so se sia un bene o un male, ma è così. Non vi chiedo di amarmi ora, all'improvviso, come si fa con le madri tradizionali, dal momento che io non sono mai stata una donna tradizionale, e non lo diventerò alla mia età, né pretendo che voi diventiate i figli che non siete. Silenzio, non è il caso che mi interrompiate con battute melodrammatiche, è già abbastanza patetico il mio, di discorso.

So che questa idea del matrimonio non piace a nessuno di voi, ed è comprensibile. Ma non è certo la prima cosa che faccio senza la vostra approvazione, e probabilmente non sarà l'ultima. Se non chiedo la vostra opinione è perché non voglio che la mia decisione, visto che l'ho già presa, possa sembrare uno schiaffo per voi e per i vostri sentimenti. Vostro padre sarebbe d'accordo, e se non lo fosse... sarebbe lo stesso: nelle faccende di cuore siamo sempre stati piuttosto disinvolti, non è un mistero. Sappiate solo che non è mia intenzione ferirvi con il mio comportamento, e non lo è mai stata, nemmeno in passato. Io vi chiedo di aiutarmi in questa ultima recita, e poi non vi disturberò più. Parola di Ersilia Alberti. Potete fermarvi anche subito, se volete darmi una mano, ma vi prego, non fatemi altre domande.

DOSOLINA - (Piange commossa) E' sempre la migliore!

ADALGISA - Straordinaria! (Sta per applaudire, ma Cesare la ferma in tempo).

ALBERTI - Dosolina (Estrae dalla tasca nella quale l'aveva riposta la chiave del cancello e la porge a Dosolina).

DOSOLINA - (Prende dalle mani dell'Alberti la chiave e si allontana, asciugandosi le lacrime).

ALBERTI - Vi ricordate quel che vi dicevo quando eravate piccoli? "La vostra ricchezza è la libertà". Non ho cambiato idea, anche se vi ho derubato di qualche ora. Dovevo dirvelo, prima o dopo, e... insomma, volevo pure rivedervi, invecchio e divento una stupida sentimentale. Comunque il vostro dovere di figli, arrampicandovi fino a qui, lo avete già fatto, e sono contenta. Il cancello è aperto, date solo il tempo a quell'altra povera vecchia di raggiungerlo e sarete di nuovo liberi. Il sequestro di persona è terminato. Siete liberi, se ve ne andate tutto resterà come prima, vi do la mia parola che da parte mia non ci saranno rancori, per nessuno. Coraggio, andate, cosa aspettate? Oh, no, non sperate di vedermi piangere, non ce n'è motivo. Anche perché... lo sapete, mi riesce solo in teatro.

BUIO

SCENA 8

I preparativi per la scena sono accompagnati dalle battute dell'Alberti e di Dosolina, pronunciate mentre le due donne sono fuori scena.

DOSOLINA - Vuole sapere una cosa, signora?

ALBERTI - Vuoi dirmela, cara?

DOSOLINA - Non credevo che sarebbero rimasti tutti.

ALBERTI - Evidentemente non sapevano dove andare in ferie.

DOSOLINA - Non dica così, lavorano sodo, lo vede anche lei, no?

ALBERTI - Vedo, cara, vedo.

E' l'alba, a Villa Ersilia.

Il salone sembra un cantiere, ma sta cambiando aspetto: le pareti sono state riverniciate per metà, scale e secchi di pittura sono radunati in una angolo.

Zarina è pensierosa, cammina avanti e dietro per il salone con il suo libro di preghiere, poi si ferma alla finestra e guarda fuori: la luce del primo mattino e il canto dei galli annunciano il risveglio della campagna.

ZARINA - (Sospira profondamente, poi guarda verso il cielo) Lo so che tu non approvi, ma cosa devo fare io? Le tue regole sono chiare, O.K., ma si tratta di mia madre...

Mentre Zarina è alla finestra, entra nel salone Adalgisa: indossa una camicia da notte molto sexy, e mangia con gusto una pesca.

ZARINA - (Si volta, vede Adalgisa e le va vicino) Buongiorno. Ben alzata, sorella.

ADALGISA - (Non si era accorta della presenza di Zarina, ha un sussulto appena la vede) Uh! Ah, sei tu. Scusa, credevo di essere sola.

ZARINA - Mi dispiace se ti ho spaventata. Sei piuttosto mattiniera.

ADALGISA - Mattiniera? Io? Oh, non mi sono mica alzata! E' che da un po' di tempo mi capita di svegliarmi nel cuore della notte con una fame, una fame... se non metto qualcosa nello stomaco mi vengono i crampi.

ZARINA - (Sospira preoccupata) Eh.

ADALGISA - Hai fame anche tu? (Le offre la sua pesca) E' deliziosa, prova a dare un morsino!

ZARINA - (Rifiuta l'offerta) Non ho chiuso occhio, tutta la notte a girarmi e rigirarmi nel letto.

ADALGISA - Scommetto che sei una di quelle persone che quando cambiano letto non dormono. A me non è mai successo, ma dev'essere una sensazione fastidiosa, e molto imbarazzante quando ti capita di dormire con uno che si muove e... no, forse non è il tuo caso.

ZARINA - E' stata tutta questa storia, a tenermi sveglia.

ADALGISA - C'è una storia? Nessuno me ne ha parlato.

ZARINA - La truffa.

ADALGISA - (Allarmata) Di quale truffa stai parlando?

ZARINA - La truffa del restauro della villa. La storia della famiglia felice.

ADALGISA - Ah! "Quella" storia! Perché la chiami truffa? Stiamo cercando di riordinare questa villa per accogliere degnamente il futuro marito dell'Alberti: a me sembra un gesto così nobile...

ZARINA - E invece è una truffa. E Nostro Signore non ci ha insegnato a mentire!

ADALGISA - Dare una mano di bianco ai muri scrostati sarebbe mentire, per te? E allora, gli imbianchini? Tutti all'inferno?

ZARINA - E' inutile cercare di apparire diversi da quel che si è realmente! La verità viene sempre a galla, prima o poi.

ADALGISA - (Delusa) Sempre? Dici sul serio? Comunque, sarà anche peccato apparire diversi da quel che si è realmente, ma ti assicuro che c'è un sacco di gente che prima di guardarti "dentro" ti esamina attentamente "fuori", e in questi casi un filo di rossetto e un abitino scollato "giusto" aiutano moltissimo!

ZARINA - Ragazza mia...

ADALGISA - Grazie per la "ragazza", ma guarda che siamo coetanee (sottovoce) io non ho mica gli anni che dico nelle interviste!

ZARINA - Io apprezzo il tuo animo candido, ma ciò non mi impedisce di pensare che la messinscena organizzata dall'Alberti è una follia, e che noi, per il suo bene, dovremmo aiutarla.

ADALGISA - Non siamo tutti qui per questo?

ZARINA - Aiutarla a cambiare idea.

ADALGISA - Aspettiamo almeno di vedere il promesso sposo, no? (Sbadiglia) Sarà meglio che torni a letto. E se posso darti un consiglio, tornaci anche tu. Una buona dormita, e domani vedrai tutto meno complicato. Buonanotte Zarina (esce).

ZARINA - Grazie, Ada. Buon riposo (esce).

BUIO

SCENA 9

E' mattino avanzato.

Arrampicati su scale che hanno un aspetto tutt'altro che sicuro, ai lati opposti della scena, Cesare e Massimo dipingono le pareti del salone.

Giulio, che ha il compito di porgere il secchio con la vernice nel quale i pittori intingono il pennello, corre in continuazione da una parte all'altra del salone.

CESARE - Avremmo dovuto iniziare dalla stessa parte.

GIULIO - Avremmo dovuto chiamare un'impresa edile.

MASSIMO - E dove la trovi, a ferragosto?

CESARE - E soprattutto, chi la paga? Per sistemare tutto qui ci vuole una fortuna, e scommetto che l'Alberti ha già speso buona parte del suo patrimonio per questa catapecchia. Tipico della mamma, togliersi un capriccio costi quel che costi.

GIULIO - Si potrebbe chiedere un contributo al futuro sposo... dopotutto sarà lui ad usufruire del restauro.

MASSIMO - Sì: "Piacere, papà, ecco il conto. Sa, questa sembra la villa di famiglia, ma in realtà è un rudere rattoppato per l'occasione, e visto che lo abbiamo fatto per lei, se lo paghi!" Se ti sembra un buon inizio.

GIULIO - Non dico di essere così diretti, ma si poteva cercare un'altra strada.

CESARE - Tanto sappiamo tutti come è fatta l'Alberti, no? Quando ha deciso, ha deciso. Ha organizzato tutto il progetto nei minimi dettagli, come al solito, e a noi non resta che eseguire.

MASSIMO - L'Alberti è davvero straordinaria. Un matrimonio alla sua età!

CESARE - Se è per questo, nessuno può biasimarla. Chi sa qual è la sua età? L'ha sempre tenuta segreta a tutti, anche a noi! Credo che nemmeno mia padre l'abbia mai saputa, con precisione.

MASSIMO Auguriamoci soltanto che sia un brav'uomo, tua madre se lo merita. Si faranno compagnia tutti e tre: lui, l'Alberti e l'immancabile Dosolina.

GIULIO - Credete che resterà con loro? Dopo il matrimonio, intendo.

CESARE - Mia madre senza Dosolina?

MASSIMO - Dosolina senza l'Alberti?

GIULIO - Ho fatto una domanda idiota, lo ammetto.

CESARE - La mamma e Dosolina vivono in simbiosi ormai, stanno insieme da mezzo secolo!

MASSIMO - Non sarà certo un conte qualsiasi, a dividerle! (Scende dalla scala, ha finito di pitturare il suo pezzo di parete).

CESARE - Sono proprio curioso di conoscerlo, questo conte (scende dalla scala, anche la sua parte di parete è finita).

GIULIO - Bene, abbiamo finito.

CESARE - E il piano di sopra?

MASSIMO - E la cucina?

CESARE - E la facciata esterna?

Scala in spalla, Cesare e Massimo escono.

GIULIO - (Rassegnato, li segue con pennelli e pittura) Scusate se ve lo dico, cognati, ma mi sembra che vi stiate lasciando prendere la mano (esce).

SCENA 10

Dosolina entra facendo trillare un campanello.

Al segnale, tutta la famiglia entra in scena, ognuno porta con sé una traccia del lavoro che ha interrotto (un pennello, una scopa, le forbici per il giardinaggio, le tende che sta cucendo...), sistema alcuni degli elementi che faranno parte della scena a lavori ultimati, poi va a sedersi in un posto prestabilito, e solo quando tutti sono seduti, ordinati e composti come scolaretti, entra l'Alberti con una cartellina sotto il braccio.

La scena deve essere veloce, e deve solo accennare a quel che la famiglia sta facendo: quando l'Alberti apre la sua cartellina con gli appunti, Dosolina con una bacchetta di quelle che si usano per le carte geografiche indica un oggetto, e a questo punto la scena si conclude.

BUIO

SCENA 11

Sono le prime ore del pomeriggio, adesso. Il sole è alto, la campagna riposa sfiancata dal caldo, si sentono solo le cicale.

Nel salone entra Augusta, seguita da Giulietto e Stefano che trasportano con una certa difficoltà un pesante divano, malandato quasi quanto quello che è già nel salone.

AUGUSTA - E' assurdo, tutto quello che stiamo facendo, possibile che nessuno se ne renda conto? Sgobbiamo dalla mattina alla sera per realizzare un sogno... ma quale sogno, è il piano criminale nato dalla mente malata di quelle due vecchie pazze! Rendere abitabile una villa sfasciata, con pochi mobili e tutti malridotti! Chissà dove sono finiti i pezzi antichi davvero. Se penso all'inutilità di tutto questo, mi viene una crisi di nervi. Una cosa è certa: se è davvero un conte, dico un nobile vero, il promesso sposo di vostra nonna, non crederà a questa carnevalata neppure per un istante. Ammesso poi che venga davvero a trovare l'Alberti, questo misterioso conte di non si sa che. Io alla storia del matrimonio non ci credo, per me è una delle fantasie di vostra nonna. Un conte che vuole sposarla. ma vi siete domandati perché?

GIULIETTO - Ti dispiace se ce lo domandiamo più tardi? Questo catafalco pesa una tonnellata.

AUGUSTA - E' tutto inutile. Inutile.

STEFANO - Cioè dobbiamo riportarlo in soffitta?

AUGUSTA - E la scena della famiglia felice? Con quelle vipere? Giuro che io non ci resisto, me ne torno a casa mia. Non possiamo ridurci a fare i guitti, oltre ai facchini.

GIULIETTO - Quello per la verità è il "nostro" ruolo.

AUGUSTA - Non ce la faremo mai, in una settimana, a rendere presentabile questo trionfo di squallore! Mettetelo qui. E dovremmo lasciar credere al nostro ospite che noi in tanto orrore ci siamo cresciuti e ci ritorniamo periodicamente! No, un po' più in là. Roba da profughi, da rifugiati, io morirò dalla vergogna, se la fatica non mi uccide prima. Lo so, lo sento, stanno per saltarmi i nervi!

Giulietto e Stefano, stremati dalla fatica, riescono finalmente a sistemare il divano accanto all'altro e vi si sdraiano sopra per riprendere fiato.

GIULIETTO - Mamma, ti prego, lasciaci almeno respirare, ci saranno cinquanta gradi all'ombra, da stamattina abbiamo sceso più scale noi di Wanda Osiris in tutta la sua carriera!

AUGUSTA - Che citazione poco raffinata: se ti sentisse tua nonna. (Osserva Stefano con interesse) Sei stanco anche tu... come hai detto di chiamarti?

GIULIETTO - E' lo stesso nome che urli nelle scale o dalla finestra quando non ci vedi se ti lasciamo sola per più di dieci minuti.

STEFANO - Stefano, signora.

AUGUSTA - Questo l'ho capito, non sono mica rimbambita. Il cognome.

GIULIETTO - Attenzione, tutto quello che dirai a partire da questo momento sarà immancabilmente usato contro di te.

STEFANO - De Camillis.

AUGUSTA - De Camillis... I De Camillis di Napoli? Discendenti dei Borbone?

STEFANO - Quello è il ramo nobile della famiglia, io appartengo all'altro, quello decaduto.

AUGUSTA - E sarebbe?

STEFANO - Mio nonno per vivere faceva il pescatore, signora Pallavicini.

AUGUSTA - (Delusa) Ah, ho capito.

GIULIETTO - Sei pazzo? Ora ci farà sgobbare il doppio.

AUGUSTA - (Con aria fintamente distratta) E... da quanto tempo conosci Ersilina?

STEFANO - (Guarda Giulietto sperando in un suo intervento) Ersilina? Un anno, forse due.

AUGUSTA - Non te lo ricordi neanche? Non devi essere un tipo romantico, tu.

STEFANO - Vede, signora, io e Giulio...

GIULIETTO - Mamma, Stefano è un "mio" amico, per favore non torturarlo con le tue domande.

AUGUSTA - Ma certo, una madre "tortura" i figli, non ha diritto di sapere come vivono e chi frequentano. Va bene, scusate tanto, torno al lavoro! Dopotutto io sono solo una madre, che diritto ho di sapere? Su, coraggio: lavora, Augusta, non perdere tempo! C'è una montagna di roba da portare giù, dobbiamo arredare tutta la villa, te ne sei dimenticata? (Esce).

STEFANO - ((Si tira su Aspetti, signora Pallavicini...

GIULIETTO - (Lo trattiene prendendolo per un braccio) Calma, riprendiamo fiato.

STEFANO - Ma tua madre ci aspetta.

GIULIETTO - E tu lasciala aspettare. Sta parlando con l'unica persona che non si stanca di ascoltarla: se stessa! Non si accorgerà di essere sola prima di una buona mezz'ora.

Giulietto e Stefano si siedono a terra, tra i divani, uno accanto all'altro.

GIULIETTO - Dì la verità, che te ne pare della mia famiglia?

STEFANO - Siete strani, ma simpatici.

GIULIETTO - Anche mia madre?

STEFANO - A suo modo, sì. Però avevo ragione io, te ne rendi conto? Come facciamo a dirglielo, proprio adesso?

GIULIETTO - Lascia che arrivi il momento giusto...

Il discorso viene interrotto dalle urla che arrivano dal parco.

STEFANO - Cosa sta succedendo?

GIULIETTO - E' la voce dell'Alberti, ma con chi sta litigando?

STEFANO - Vengono da questa parte.

SCENA 12

L'Alberti e Dosolina entrano dalla portafinestra più distante dal divano, stanno discutendo animatamente con Ponziani e non si accorgono di Giulietto e Stefano, che si rannicchiano tra i divani per ascoltare la conversazione senza essere visti.

ALBERTI - Lei è un farabutto, fatto e finito! Questa sarebbe la villa signorile che mi ha descritto?

PONZIANI - (Con il suo solito sorriso falso e l'arroganza di chi è abituato a fare la voce grossa solo con i più deboli) Non ci formalizziamo sui particolari, mi pare che sia riuscita a rimetterla in sesto, e se lo ha fatto in così poco tempo, evidentemente non era malridotta come vuol darmi ad intendere.

DOSOLINA - Sapesse la fatica che ci costa, renderla appena presentabile.

PONZIANI - Nonnina, non ti ci mettere anche tu.

ALBERTI - Badi a come parla, se chiamo i miei figli lei passa un brutto quarto d'ora, lo sa?

PONZIANI - Brava, ottima idea! E chiamiamola, la famigliola felice, che lo facciamo vedere anche a loro, quel bell'assegno scoperto... (a Dosolina) Vai tu a chiamare il branco, nonnuccia?

DOSOLINA - Non mi tocchi, delinquente!

PONZIANI - Piano con le parole, signorinelle, perché se qui c'è qualcuno che ha violato la legge...

ALBERTI - Credevamo che lo avrebbe incassato dopo Ferragosto!

PONZIANI - Dice davvero? E a che serve un acconto, se non si può incassare? Sa che potrei annullarlo, questo contratto (mostra il contratto che ha portato con sé) letto, firmato e sottoscritto. Se lo ricorda, no? Non ne ha una copia anche lei?

ALBERTI - Non alzi la voce, possono sentirla!

PONZIANI - Guarda guarda: ci diamo le arie da granduchesse ma siamo in rosso, e non vogliamo sputtanarci con i parenti!

ALBERTI - Sta parlando davanti a delle signore, cerchi di moderare il suo linguaggio!

Nel corso della discussione, Giulietto è più volte sul punto di intervenire, ma Stefano lo trattiene.

PONZIANI - Non intendo perdere altro tempo con voi due, entro una settimana voglio tutti i miei soldi, e questa volta senza scherzi.

ALBERTI - Li avrà, non dubiti che li avrà, fino all'ultimo centesimo, anche se non se li merita perché ha approfittato di due donne sole vendendoci un rudere al prezzo di un castello, ma non importa! Io nella mia vita non ho mai fatto volgari questioni di denaro, e non intendo farle adesso con uno strozzino da latteria di periferia. Ha detto tutto quello che aveva da dire e anche di più, ora la invito a liberarci della sua fastidiosa presenza, guardarla non è uno spettacolo edificante, sa? Oltretutto lei ha anche un tono di voce talmente sgradevole che dev'essere ripugnante anche quando dice cose gentili, ammesso che sia capace di dirle, e che esista qualche sciagurata disposta ad ascoltarla!

PONZIANI - (Rimane interdetto dalla fierezza con cui l'Alberti reagisce)

Io...

ALBERTI - E ora se ne vada! Giri quel catorcio di auto comprato con i soldi estorti a chissà quale altro sprovveduto, caduto come me nei suoi loschi tranelli, e torni da dove è venuto, o vada dove preferisce, ma si allontani da qui, lei rende l'aria irrespirabile a chi le sta accanto! Via! Mi ha sentito? Fuori da casa mia!

PONZIANI - (Travolto dall'imprevista energia dell'Alberti, ha perso buona parte della sua faccia tosta, ma recupera prontamente)

Non è prematuro definirla "sua" ?

ALBERTI - C'è un contratto, l'ha detto lei, no? Io ho onorato tutti i contratti, in vita mia. Immancabilmente. Ero famosa anche per questo!

PONZIANI - Allora me lo dimostri: ripasserò, cara la mia bella signora, e allora o mi darà i miei soldi, o mi riprenderò la villa. Guardi che non sono il tipo che si lascia intenerire, io! Gli affari sono affari! E tenga presente che le faccio anche un doppio favore: non solo non la denuncio, ma le evito pure il fastidio di trattare direttamente con il proprietario, che non è certo una persona ragionevole come me! (Si avvia alla portafinestra dalla quale era entrato) Era famosa, ha detto? Interessante. Se è vero, può darsi che questa bella storia interessi ancora a qualcuno che si ricorda di lei... no, mi creda, è meglio pagarli, i debiti, sarebbe spiacevole ritrovarsi su tutti i giornali per uno scandaletto finanziario, non le pare? (Se ne va sghignazzando) Arrivederci, bambole!

Le due donne restano a guardarsi in silenzio per qualche istante.

DOSOLINA - Un essere sgradevole. Proprio tantissimo!

ALBERTI - Credi che qualcuno possa aver ascoltato questa spiacevole conversazione?

DOSOLINA - No, sono tutti al lavoro, è stata una fortuna averlo intercettato prima degli altri.

ALBERTI - Già, che fortuna.

DOSOLINA - Delinquente! Si meriterebbe una bella lezione.

ALBERTI - L'avrà, prima o dopo qualcuno lo sistemerà, purtroppo dubito che avverrà entro la prossima settimana.

DOSOLINA - Cosa intende dire, signora?

ALBERTI - Che ha il coltello dalla parte del manico, ho firmato il suo contratto, mi sono impegnata a pagare.

DOSOLINA - E se il conte non...

ALBERTI - E' la nostra unica speranza.

DOSOLINA - Abbiamo venduto tutto, non abbiamo più un quattrino.

ALBERTI - (Ride esageratamente) Un "quattrino"! Dosolina, cara, quanto tempo che non sentivo questa espressione! Se non ci fossi tu, a farmi tornare il buonumore...

DOSOLINA - Io però non sono di buonumore.

ALBERTI - Sta' tranquilla, cara, tutto sta andando a meraviglia, secondo i piani. Ci riusciremo, ci riusciremo. Non vedi che siamo già a buon punto?

DOSOLINA - Sì, ma...

ALBERTI - E poi, cara, vuoi saperla, una cosa?

DOSOLINA - Me la dica.

ALBERTI - Questo posto inizia a piacermi. Per viverci, intendo. Lo sento già mio. Si vede che dovevo arrivare alla mia età, per rendermi conto che in fondo la campagna è come gli uomini... basta prenderla per il verso giusto.

Le due donne escono, Giulietto e Stefano spuntano fuori dal loro nascondiglio.

GIULIETTO - Dovevi lasciarmi intervenire.

STEFANO - Voleva solo spaventarle. Avresti rovinato tutto, qui c'è sotto qualcosa, l'Alberti ha un segreto.

GIULIETTO - Ma allora questo è un matrimonio strategico: la nonna è nei guai! Dobbiamo fare qualcosa... ma che cosa?

STEFANO - Non ne ho la più pallida idea, però un'idea bisogna farsela venire, e subito!

SCENA 13

Si ripete la SCENA 10: Dosolina chiama con il campanello, gli ospiti di Villa Ersilia interrompono le loro occupazioni, entrano, sistemano nuovi elementi della scenografia definitiva e poi prendono posto, quindi entra l'Alberti e apre la sua cartellina, Dosolina - unica differenza rispetto alla SCENA 10 - indica con la bacchetta un oggetto diverso, poi le luci si spengono, tutti escono rapidamente ed inizia la scena successiva.

SCENA 14

In un angolo del salone, riuniti in gran segreto, si ritrovano i figli dell'Alberti.

BABETTA - Augusta, scusa ma non capisco.

ZARINA - Ci fai perdere un sacco di tempo, ne abbiamo già così poco...

AUGUSTA - Qualcuno qui dovrà pur ragionare. Vi rendete conto che tutto questo è una pazzia?

BABETTA - I mobili che ci sono in soffitta non bastano?

AUGUSTA - Non capite che noi non dobbiamo assecondarla? Avete pensato a cosa ci porterà tutta questa pagliacciata?

BABETTA - In fondo quest'avventura ha i suoi lati divertenti.

AUGUSTA - Solo una pazza incosciente può parlare in questo modo.

CESARE - Via, Augusta, tu hai un modo un po' brusco di dire le cose: d'accordo, è un progetto strampalato, ma...

ZARINA - ... non possiamo dimenticare che si tratta del futuro di nostra madre!

AUGUSTA - Non possiamo? Lei non ha forse potuto dimenticarci a casa, quando eravamo piccoli?

BABETTA - E' una storia di quasi quarant'anni fa, possibile che tu debba tirarla fuori in ogni occasione?

AUGUSTA - Io non l'ho dimenticata.

ZARINA - Era il suo lavoro.

AUGUSTA - Era solo la sua ambizione! Non ha fatto altro che seguire i suoi desideri e le sue ambizioni, per tutta la vita!

BABETTA - Noi in fondo siamo stati fortunati, abbiamo avuto due madri: l'Alberti e Dosolina. Dosolina per le cose pratiche, l'Alberti...

AUGUSTA - L'Alberti?

BABETTA - Per tutte le altre.

ZARINA - Dopotutto se aveva il teatro nel sangue... Lo avessimo avuto noi, magari ci saremmo comportati allo stesso modo.

AUGUSTA - Ma quanto sei buona e dolce! Non essere stupida anche tu, come tua sorella!

BABETTA - Mica si può soffocare, l'amore.

AUGUSTA - Giuro che se non la pianti con questo sciroppo di rose da supermercato, ti salto addosso! (Facendole il verso) L'amore è una cosa meravigliosa per i babbei che ci credono!

CESARE - Augusta controllati, stai esagerando. L'Alberti a suo modo ci ha sempre seguito e amato, non ci ha mai fatto mancare niente, non puoi negarlo.

AUGUSTA - Oh, una madre telefonica, che ti dà la buonanotte da mille chilometri di distanza e ti sorride dalle copertine dei giornali che parlano di lei. Ma dov'era, quando noi avevamo bisogno di lei? Troppo impegnata con le sue trionfali tournée, o tutta presa dall'ultimo litigio con la Corradi!

BABETTA - Per carità, non nominarla: lo sai come reagisce, se ti sente!

AUGUSTA - Cosa vuoi che me ne importi!

CESARE - E vorresti vendicarti adesso?

AUGUSTA - In qualche modo dobbiamo intervenire, dobbiamo fare qualcosa!

BABETTA - Oltre a tutto quello che stiamo già facendo? Ci manca solo di far credere al promesso sposo che intorno alla villa c'è una piantagione di asparagi!

ZARINA - Sapete tutti che io non sono affatto convinta dell'onestà della nostra operazione di "restauro", ma visto che siamo in ballo... prima completiamo il peccato, prima potremo pentirci e domandare a Nostro Signore se è disposto a perdonarci anche stavolta.

AUGUSTA - D'accordo, mi arrendo, con voi è inutile ragionare. Sì, trasformiamola anche in un Grand Hotel, questa baracca abbandonata, ma sappiate che lei non ci sarà riconoscente, nemmeno ci ringrazierà, alla fine. E soprattutto, ricordatevi che l'Alberti non ci ha detto la verità: la conosco, io, qui c'è sotto qualcosa.

Escono, ognuno in una direzione diversa.

SCENA 15

Dall'altra parte del salone, come cospiratori, si radunano Giulietto, Stefano, Ersilina e Adalgisa. E' un segreto importante, quello di cui devono discutere.

ADALGISA - Ma siete sicuri?

ERSILINA - Se dicono di aver ascoltato quella conversazione!

GIULIETTO - Insomma, la nonna è nei pasticci, credo che non abbia il denaro per pagare la villa, e che in generale non se la passi bene.

ADALGISA - Vado a chiamare Cesare, deve sapere che sua madre...

STEFANO - (la trattiene) Brava, è quel che vogliamo evitare!

ADALGISA - Ma dobbiamo dirlo ai suoi figli!

GIULIETTO - Te l'immagini come reagirebbe mia madre, ad una notizia del genere?

ERSILINA - Anche gli altri: le direbbero di tutto, sai che tragedia?

STEFANO - Dobbiamo risparmiare all'Alberti l'umiliazione di chiedere aiuto.

ADALGISA - Se le cose stanno in questo modo, allora il matrimonio... No! Dobbiamo evitare che l'Alberti sposi quel conte solo per i suoi soldi! Non possiamo lasciare che scelga l'infelicità!

ERSILINA - (A Stefano) Tu credi che la tua idea potrebbe funzionare?

STEFANO - Dobbiamo almeno tentare.

GIULIETTO - (Guarda Adalgisa) Intanto, evitiamo di parlarne con gli altri.

ADALGISA - Se mi impegno io so essere la creatura più discreta della Terra, cosa credete?

GIULIETTO - Sì, ma se lei non accetta la nostra proposta?

ADALGISA - Io potrei parlare...

TUTTI - No!

ADALGISA - ... con qualcuno dell'ambiente, magari con una partecipazione speciale in un film, oppure un'ospitata in tivù col gettone di presenza... non è molto, ma sarebbe già meglio di niente, e da cosa nasce cosa.

ERSILINA - Ci vuole qualcosa che sia alla sua altezza, non le volgarate televisive. Potrebbe insegnare recitazione nella mia scuola!

ADALGISA - Quale scuola?

GIULIETTO - Sai tenere un segreto?

ADALGISA - Un altro? Ci posso provare, ma non garantisco.

STEFANO - Tu ed Ersilina siete colleghe.

ERSILINA - Non propriamente.

ADALGISA - Sei anche tu una soubrette? Sul serio?

ERSILINA - No, io sono un'attrice, se capisci la differenza.

ADALGISA - Questione di ruoli.

ERSILINA - No di talento.

ADALGISA - Ecco perché sei tanto poco gentile, con me.

ERSILINA - Non è vero.

ADALGISA - Non capisco perché: abbiamo un fisico talmente diverso che non possiamo mica aspirare agli stessi ruoli, perché essere rivali?

GIULIETTO - La signorina è invidiosa del tuo successo. Lei fa solo quegli spettacoli d'autore, sai, quelli un po'...

ADALGISA - ... pallosi? Oh, scusa, però di solito lo sono.

ERSILINA - Giura di non dirlo a nessuno!

ADALGISA - Scusami se te lo dico, ma se fai l'attrice di nascosto, il pubblico come fa a...

GIULIETTO - Il problema è che se lo viene a sapere nostra madre...

ERSILINA - Ce ne sono tante, di cose, che la mamma non sa...

STEFANO - Invece di litigare, cerchiamo il modo per convincere l'Alberti.

Mentre i ragazzi confabulano fra di loro, entra l'Alberti.

GIULIETTO - Potremmo chiedere all'Alberti di... (vede l'Alberti e si interrompe).

ALBERTI - Che cosa vorreste chiedermi, cari?

GIULIETTO - Nonna, noi vorremmo aiutarti.

ALBERTI - Non lo state già facendo?

ERSILINA - Sì, ma...

ALBERTI - Ma?

ADALGISA - Ma non sappiamo se...

ALBERTI - Se?

STEFANO - Vede, signora Alberti...

ALBERTI - Ragazzi, vanno ancora di moda gli allucinogeni? Non era roba degli anni settanta?

GIULIETTO - Siamo un po' confusi.

ALBERTI - E' l'unica cosa che ho capito.

STEFANO - Signora Alberti, se noi le facciamo una proposta un po' ardita, lei ci promette di prenderla almeno in considerazione?

ALBERTI - Promettere, io? (Scoppia a ridere).

GIULIETTO - Ti prego, nonna!

ERSILINA - E' importante!

ADALGISA - La supplico, signora Alberti, ascolti la proposta di Stefano!

ALBERTI - (Indica Adalgisa) Questa ragazza sa come prendermi. Dopotutto, fra colleghe... E va bene, vi ascolterò, se ci tenete tanto. Allora, cosa volete propormi?

GIULIETTO - (A Stefano) Diglielo tu.

STEFANO - Lei promette, signora Alberti?

ALBERTI - Ma sì, caro, prometto, certo. Per quel che vale la promessa di un'attrice...

BUIO

SCENA 16

Dosolina entra nel salone e prepara i suoi arnesi: campanello e bacchetta.

Prima che possa usarli, gli ospiti di Villa Ersilia entrano portando gli ultimi elementi della scenografia che trasformano definitivamente il salone semi-diroccato in un salone accogliente e dall'aspetto "vissuto" : quadri alle pareti, fodere sui divani, tende alle finestre, soprammobili sul camino e sul tavolo, libri negli scaffali. Ogni cosa è al suo posto, pronta a testimoniare lo stratificarsi dei ricordi della classica "villa di famiglia".

Tutto è in ordine quando Dosolina inizia a scampanellare: come vuole il segnale convenuto, ognuno va a sedere al proprio posto, entra l'Alberti con la sua cartellina e ha inizio la scena.

ALBERTI - (Come un regista che riprende le prove del suo spettacolo, apre la cartellina e sfoglia il "copione")) Ersilina, tesoro, vuoi iniziare tu?

ERSILINA - Questa villa è stata comperata dal nonno, che l'ha regalata all'Alberti nel primo anniversario di nozze. Da quel giorno, la famiglia si è sempre ritrovata qui in tutte le occasioni ufficiali: per le vacanza estive, per le feste di Natale, gli anniversari...

ALBERTI - Molto bene. Giulietto, caro, prosegui.

GIULIETTO - La villa è un po' malandata, ma tutti noi ci divertiamo a restaurarla come possiamo, lavorandoci nel tempo libero. Del parco invece se ne è sempre occupato il nonno, che aveva una grande passione per i fiori...

ALBERTI - (Gli dà la battuta) La sola cosa che.

GIULIETTO - (Prosegue guardando intimorito Augusta) La sola cosa che il nonno sapeva fare con un gusto e un'arte squisita era scegliere i fiori adatti a... ad una donna e gli omaggi floreali adeguati ad ogni occasione... Da quando ci ha lasciato per passare a miglior vita, il parco è andato via via decadendo, ma per fortuna zia Babetta ha preso dal nonno, oltre ad un certo temperamento... passionale, anche il pollice verde, e infatti è lei che oggi cura le piante...

AUGUSTA - Almeno il rispetto per i morti. Almeno quello.

ALBERTI - Parli proprio tu che non lo hai neanche per i vivi. Il rispetto manca quando si nasconde la verità. Non corrispondono forse al vero le battute che parlano di vostro padre?

CESARE - Scusa, mamma, però non capisco che bisogno ci sia di andarlo a raccontare ad un estraneo!

ALBERTI - L' "estraneo", come lo chiami tu, presto sarà uno della famiglia, non dimenticarlo. E poi noi non racconteremo nulla. In caso di necessità però dobbiamo essere preparati: queste lezioni di storia familiare servono proprio a non rimanere a bocca aperta davanti al conte, se per caso si cade in qualche discorso più confidenziale.

AUGUSTA - Straordinario! Allora non si parlerà soltanto della più strabiliante attrice del secolo!

ALBERTI - Purtroppo nulla ci impedirà di parlare anche della sua invidiosa figlia maggiore.

BABETTA - Mamma, cerchiamo di non esagerare, sarà meglio tenersi sul vago, potremmo cadere in contraddizione.

ALBERTI - E' per evitarlo, che stiamo provando.

ZARINA - Scusate, scusatemi solo un momento.

ALBERTI - Dì pure, cara.

ZARINA - Poniamo che tu e lui... sì, insomma, se poi vi sposate... dovremo continuare la favola per sempre, o un giorno potremo dirgli la verità, al conte?

ALBERTI - Verità, favola, stai facendo un gran confusione, cara.

ZARINA - Sto facendo confusione, "io"?

ALBERTI - Non essere drastica come al tuo solito. Noi non stiamo inventando niente, aggiustiamo solo i ricordi.

ZARINA - Ma se dobbiamo dire perfino su quali alberi giocavamo da piccoli!

ALBERTI - Ebbene? Non è forse vero che tu e tuo fratello da bambini avete costruito un rifugio su un albero e vi divertivate a giocare a Robin Hood?

ZARINA - Questa sì, ma...

ALBERTI - Spiegami che male ci trovi nel dire che l'albero era quella splendida quercia che c'è nel nostro parco.

ZARINA - Questo è mentire!

ALBERTI - Non direi, è solo saper usare la fantasia. Comunque tu chiamalo come ti pare, se ti giova usa l'attenuante del peccato fatto a fin di bene.

ZARINA - Qui non è in gioco la salvezza di un' anima.

ALBERTI - Hai ragione, si tratta solo della più modesta e insulsa felicità di una vecchia madre.

ZARINA - No, io non...

AUGUSTA - Se non è un ricatto morale questo...

ALBERTI - Non ho delle figlie, ho delle mammole di primavera.

ZARINA - Mi dispiace, mamma, finora ho collaborato mio malgrado, e arrivata a questo punto continuerò a farlo, ma ti chiedo di esentarmi dal mentire, questo no. Non posso. E' contro i miei principi morali e le mie regole di vita.

ALBERTI - Lo sapevo, che non ce l'avresti fatta. Pazienza, racconteremo al conte del tuo incidente.

ZARINA - Quale incidente?

ALBERTI - Quella volta che sei caduta dal rifugio di Robin Hood.

ZARINA - Sono caduta mille volte!

ALBERTI - E in una di queste hai battuto la testa e hai perso la memoria.

ZARINA - Mamma!

ALBERTI - D'accordo, allora diremo che ti sei andata a rinchiudere in quel convento contro la mia volontà - e prova un po' a dire che non è vero! - all'età di... quindici anni, va bene? Tu qui ci sei venuta solo da piccolina, e ci torni molto più raramente dei tuoi fratelli, quindi tante cose non le puoi sapere. Ti sembra accettabile, questa versione dei fatti?

ZARINA - (Rassegnata) Accettabile, certo. Anche se io in convento ci sono da neanche cinque anni, e da ragazzina ero in collegio...

ALBERTI - Un collegio di suore, no? Per favore, cara, non essere petulante.

ZARINA - (Abbassa la testa, disarmata dalla logica stringente con cui l'Alberti riesce ad accomodare ogni cosa) E sia.

ALBERTI - Dunque riprendiamo. Un po' di attenzione, per favore. E' stato inutile ripulire la villa se poi non siamo in grado di spiegare ad un ospite che cosa rappresenta per noi tutto quello che c'è dentro.

BABETTA - Ma queste storie, mamma, le abbiamo già ripetute almeno cento volte!

ALBERTI - E le ripeteremo duecento, se cento non sono sufficienti per interpretarle con naturalezza e credibilità! Sapete quante volte ho ripetute le stesse scene, io, durante le prove dei miei spettacoli? Fino alla nausea! Eppure, se il regista non era soddisfatto di un tono di voce, o di un movimento, o di qualsiasi altro dettaglio, via! Si ricominciava, ancora e ancora e ancora... Avete idea di cos'era lavorare con Bistolfi? Grandissimo regista, un genio, le sue regie erano dei capolavori e non c'è nessuno che possa affermare il contrario, ma solo noi che abbiamo lavorato e sudato con lui possiamo sapere quanto era meticoloso... Le ricostruzioni degli ambienti erano perfette, i suoi spettacoli magici, ma le prove erano da esaurimento nervoso... (sorride cercando lo sguardo complice di Dosolina) ti ricordi, cara, "quella poverina", quando ha provato a lavorare con il maestro? Contestata dopo due giorni di prove, era sempre stanca, non voleva adeguarsi al ritmo massacrante cui tutti noi eravamo abituati.

DOSOLINA - Sì, signora. Una scena penosa, ce l'ho ancora davanti agli occhi.

STEFANO - (Sottovoce a Giulietto) Chi è "quella poverina" ?

GIULIETTO - La Corradi, la rivale storica dell'Alberti.

ALBERTI - (Si volta di scatto verso Giulietto e Stefano, li fulmina con uno sguardo) "Quel" nome, in mia presenza, non si pronuncia. Mai.

STEFANO - (Mortificato, si scusa) Mi dispiace, signora Alberti, io non lo sapevo...

ADALGISA - (Spiega sottovoce) Brigida Corradi era la grande rivale dell'Alberti! Sono state le primedonne più importanti della scena italiana, si sono sempre odiate, hanno passato la vita ad insultarsi pubblicamente, a rubarsi le parti e... (sorride maliziosa) gli uomini!

ALBERTI - Ora non cercate di distrarmi ancora con questi vecchi ricordi, non è il momento. Riprendiamo dal quadro. Dosolina.

DOSOLINA - Sono pronta, signora (prende la sua bacchetta e indica un quadro appeso alla parete, raffigurante un volto femminile piuttosto spigoloso).

ALBERTI - Chi è, quella?

TUTTI - La nonna De Regibus, la mamma di papà, che in quel ritratto è molto brutta, ma in realtà era una donna affascinante.

ZARINA - Mamma, non le somiglia neanche un po'!

ALBERTI - Tu non l'hai conosciuta, quando era giovane. Del resto è il ritratto più somigliante che ho trovato in soffitta, ma in fondo c'è qualcosa, forse in quell'orribile naso aquilino. E poi, scusa, tu tanto non collabori, no? Sei solo un'ascoltatrice, quindi non ci interrompere, e non farci perdere tempo con tua nonna, era così poco interessante anche di persona. Proseguiamo.

CESARE - (Si è addormentato e russa beato).

ALBERTI - Cesare!

CESARE - (Si sveglia di soprassalto) Sì? Sono qui!

ALBERTI - Finirai col rovinare tutto, tu e il tuo sonno!

ADALGISA - Cesare, cerca di collaborare: non puoi dormire sempre, alle prove!

CESARE - Non stavo dormendo, vi ho seguito, poi mi sono messo a pensare ad occhi chiusi, ma non stavo dormendo!

BABETTA - E allora vediamo se sei pronto. Dove lo facciamo il presepe?

DOSOLINA - (Indica il camino e suggerisco come può).

CESARE - (Esita, poi coglie al volo il suggerimento di Dosolina) Sopra il camino! Dipingiamo le stelle sulla cappa e appendiamo gli angeli sul bordo.

ERSILINA - E noi da piccoli ci divertivamo a gettarli nel fuoco: volevamo fare l' "arrosto celeste" per sfamare le pecore del presepe!

GIULIETTO - Solo che zia Zarina recuperava le statuine carbonizzate, ci costringeva a ripararle e riverniciarle e poi voleva a tutti i costi che andassimo a confessarci!

ZARINA - Figuriamoci se io potrei mai aver fatto una scemenza simile! Roba da idolatria pagana!

AUGUSTA - E invece quando disegnavi le mutande sulle nostre bambole perché ti sembravano impudiche, eri convinta di fare qualcosa di più serio?

BABETTA - Questo è vero, Zarina, non puoi negarlo!

ZARINA - Ma avevo cinque anni!

ALBERTI - L'indole ecclesiastica era già evidente. Chi vuole parlare della biblioteca?

DOSOLINA - (Indica i ripiani colmi di libri e copioni).

ADALGISA - Lì ci sono tutti i testi scritti appositamente per l'Alberti, con tanto di dediche e autografi, e i copioni originali degli spettacoli che l'Alberti ha interpretato, con le annotazioni dei registi. Moltissimi, negli oltre cinquant'anni di spettacolo dell'Alberti, sono andati perduti, ma tutti gli altri sono qui, custoditi gelosamente insieme ai ricordi più cari: studiosi, scienziati, premi Nobel dello spettacolo, biblioteche di Hollywood, il Louvre...

ALBERTI - (Tossisce: Adalgisa si sta lasciando prendere la mano).

ADALGISA - (Abbrevia) Comunque, fondazioni e teatri stabili - questi davvero! - chiedono in continuazione tutto questo materiale all'Alberti, per poterlo studiare, per divulgarlo come merita, o anche solo per arricchire i loro patrimoni e le più prestigiose collezioni teatrali, ma... no, l'Alberti non vuole che la sua storia si disperda, e soprattutto non se la sente proprio di separarsi dai suoi copioni, perché per lei sarebbe come separarsi dai suoi figli.

AUGUSTA - Qui carina hai proprio esagerato, è notorio infatti che l'Alberti tiene e ha sempre tenuto molto di più ai suoi copioni e al suo bel teatro, che ai suoi figli.

DOSOLINA - Augusta!

AUGUSTA - Scusate, la sacerdotessa del culto albertiano mi guarda male, ho detto qualcosa di proibito.

ALBERTI - No, solo di sbagliato, e lo sai bene, anche se continui a renderti ridicola considerandoti la povera orfanella abbandonata, nonostante l'età in cui avevi bisogno di cure sia passata da un numero di anni che è solo per generosità che non voglio ricordare ai presenti.

GIULIO - Le cure necessarie oggi sarebbero altre...

AUGUSTA - Cosa vorreste dire? La solita congiura contro di me, no? La conosco, questa storia. Io sarei un'isterica, io!

MASSIMO - (Cerca di evitare che la conversazione degeneri nella solita lite familiare e riprende il gioco dei ricordi) E l'orologio antico che batte le ore solo quando vuole lui?

DOSOLINA - (Si affretta ad indicarlo).

GIULIETTO - A turno tutti abbiamo provato a ripararlo, ma quello continua a fare di testa sua!

BABETTA - Infatti a capodanno brindiamo sempre all'ora sbagliata, di solito in ritardo.

GIULIO - L'anno scorso di venti minuti!

DOSOLINA - Signora, l'orologio...

ALBERTI - Cara, ne stiamo parlando.

DOSOLINA - L'ora locale...

ALBERTI - (Guarda l'orologio) Grazie, cara. D'accordo. Ancora una scena, poi quindici minuti per tutti.

DOSOLINA - Abbiamo tutti bisogno di prendere una boccata d'aria fresca, sta calando il sole (si avvicina alla finestra e vede qualcosa che la lascia senza fiato).

ALBERTI - (Nota immediatamente l'alterazione di Dosolina) Cara, qualcosa che non va?

DOSOLINA - (Indica la finestra e fa gesti incomprensibili).

ALBERTI - (Preoccupata) Dosolina, ti prego non fare così, dì qualcosa o ci farai preoccupare.

DOSOLINA - Lui... qui!

STEFANO - (A Giulietto, preoccupato, piano) E' tornato il creditore?

GIULIETTO - (Piano, a Stefano) Questa volta lo ammazzo, se si permette di insultare l'Alberti!

ALBERTI - (Decodifica i versi di Dosolina) Qui?

DOSOLINA - Sta arrivando!

CONTE - (Voce fuori scena) Ehi, di casa, c'è nessuno?

ALBERTI - (Si alza di scatto, è piuttosto scossa) Molto bene, miei cari, state per conoscere il conte Leone: sparite, e non fatevi vedere fino a quando non vi chiamo.

TUTTI - E' arrivato? Ma come? Adesso? Dove andiamo? Cosa facciamo?

ALBERTI - Dosolina, lo riceverai tu. Come se niente fosse, cara. Abbiamo superato di peggio. Adalgisa, tesoro, tu aiuta Dosolina.

ADALGISA - Volentieri, ma... senza gobbo?

AUGUSTA - Se vuoi ti lascio Giulio!

ADALGISA - Sono anche senza trucco!

ZARINA - Potessimo dirlo tutti...

ALBERTI - (Batte le mani, richiama l'attenzione generale) Signori, per tutti: tra cinque minuti si va in scena (esce).

TUTTI - (Vanno a nascondersi, per poter assistere non visti all'ingresso del Conte).

SCENA 17

Dosolina e Adalgisa restano sole in scena, preparano caraffe e bicchieri per servire la limonata.

DOSOLINA - (Riprendendosi, recita con freddezza la sua parte) Una bella bibita fresca è quel che ci vuole, con questo caldo. Tra poco gli altri saranno qui, ti prego, cara, aiutami con i bicchieri.

ADALGISA - (Dopo un iniziale smarrimento, si cala senza difficoltà nella parte: ha dimenticato il trambusto e vive con naturalezza il momento della preparazione della limonata pomeridiana) Quello della limonata è il momento che preferisco: adoro gli spuntini e le pause, quando si lavora.

CONTE - (Arriva dal parco, si avvicina alla portafinestra, guarda dentro e segue i movimenti di Adalgisa).

Le due donne posano sul tavolo i vassoi e si accorgono che qualcuno le sta osservando. Dosolina rimane in disparte, mentre Adalgisa, candidamente, sorride allo sconosciuto.

ADALGISA - Salve!

CONTE - (Resta a guardare dalla finestra, ansima, è sudato) Mi perdonerete se sono entrato, ma ho trovato il cancello aperto... Ho chiamato, ma nessuno ha risposto...

ADALGISA - Si vede che nessuno ha sentito... (lo vede accaldato) Le possiamo offrire un bicchiere di limonata fresca? Ha l'aria piuttosto affaticata, sa?

CONTE - Con vero piacere, grazie.

ADALGISA - Dosolina è un'artista della limonata, veramente lei è una donna fantastica, sa fare tutto.

CONTE - (Si sporge all'interno, vede Dosolina e con stupore) Dosolina, cosa ci fa qui?

DOSOLINA - (Balbetta imbarazzata) Buongiorno... ben arrivato.

ADALGISA - Non abbiamo sentito neanche il rumore dell'auto, eravamo tanto presi dalle nostre faccende. Ma perché non entra?

A partire dal momento in cui entra in casa il Conte, tutti i componenti della famiglia, a turno, facendo attenzione a non farsi vedere dal nuovo arrivato, entrano in scena, o fanno capolino dai loro nascondigli, per vedere la faccia dell'ospite.

CONTE - Grazie (entra) mi hanno dato un passaggio fino al cancello... (Confuso per la sorpresa) Non è possibile, questo vuol dire che...

ADALGISA - Coraggio, beva allora! La strada non è molta, dal cancello a qui, ma con questo caldo! (Gli porge il bicchiere di limonata).

CONTE - (Beve con gusto) Squisita.

ADALGISA - Il merito è tutto di Dosolina. Beva, beva tranquillo. Lei, scusi se glielo domando, signor co... signor "come-si-chiama", ma... chi è?

CONTE - Legittima curiosità, specie quando la persona che si ha di fronte non è straordinariamente bella e famosa come lei, l'ho riconosciuta, sa, signorina Bombay?

ADALGISA - Davvero? Grazie, è molto gentile.

CONTE - Sono venuto qui per sbrigare una piccola questione, una formalità, oserei dire (guarda Dosolina e fa un inchino) certo mai mi sarei aspettato di trovare...

DOSOLINA - Adalgisa, ti presento il conte Leone de' Lanai Sforza Castelli.

CONTE - Onoratissimo (si inchina cavallerescamente di fronte ad Adalgisa).

ADALGISA - L'onore è assolutamente mio... questa sì, che è una sorpresa! Cioè, noi la aspettavamo, solo che... quando la vedranno gli altri, saranno felicissimi!

CONTE - Dosolina, vuole essere tanto cortese da avvertire la signora Alberti che sono arrivato?

ALBERTI - (Entra dal parco, sorprendendo alle spalle il Conte) Non ce n'è bisogno, cara. Sono qui (si avvicina al conte porgendogli la mano) conte Leone, che magnifico colpo di teatro.

A partire dal momento in cui l'Alberti entra in scena, anche i suoi parenti iniziano ad affacciarsi senza più preoccuparsi di essere visti.

CONTE - Amica mia adorata, la rivedo con un piacere... sorprendente, non so esprimerle quanto! (Le bacia elegantemente la mano).

ALBERTI - Ha fatto benissimo, ad anticipare la sua venuta.

CONTE - (Impacciato) Eh? Ah, sì, ecco... io... non...

ALBERTI - Assolutamente nessun disturbo, si figuri! Villa Ersilia è un porto di mare abituato ai viavai degli amici: se ne accorgerà, in questi giorni.

CONTE - Certo, un porto di mare... in aperta campagna.

AUGUSTA - (Fa capolini e sottovoce) Che uomo irresistibile!

BABETTA - (Si avvicina ad Augusta e la zittisce con una gomitata).

AUGUSTA - Ahi!

ALBERTI - Mi sembra alquanto accaldato. Ha fatto buon viaggio, caro Conte?

CONTE - Ottimo, grazie.

ALBERTI - Il suo bagaglio?

CONTE - Bagaglio? Certo, il bagaglio... l'ho dimenticato. Sì, l'ho dimenticato a casa, cioè sul treno.

ADALGISA - Non ha detto di essere venuto in macchina?

CONTE - Ecco dove l'ho lasciato! In macchina! Speriamo che il mio autista se ne accorga e torni indietro...

ADALGISA - (Tra sé) Mi pareva avesse parlato di un passaggio. Uno chiede un passaggio al suo autista?

ALBERTI - La trovo in splendida forma, caro Conte.

CONTE - Mai quanto lei, mia dolcissima Ersilia.

BABETTA - (Dà di gomito ad Augusta, e sottovoce) Hai sentito anche tu, come l'ha chiamata?

AUGUSTA - (A Babetta, sottovoce) Mi vuoi disintegrare lo stomaco?

CESARE - Qui c'è sotto qualcosa.

MASSIMO - Si chiama amore.

AUGUSTA - Alla loro età?

GIULIO - Non è una malattia adolescenziale, tesoro.

ALBERTI - Sono felice, che lei sia qui: avremo più tempo per stare tutti insieme e conoscerci meglio. Dev'essere stata la telepatia, a guidare i suoi passi verso di me. Io non credo ai fenomeni paranormali, naturalmente, ma credo alla forza che spinge le persone che si cercano ad incontrarsi. Dio, che sbadata! Non so più controllare le mie emozioni, sono talmente confusa che non le ho ancora presentato la mia famiglia! (Chiama) Ragazzi!

Tutti escono contemporaneamente dai loro nascondigli, sorprendendo il Conte.

TUTTI - Ben arrivato a Villa Ersilia, signor Conte!

ALBERTI - Non badi al nostro aspetto, qui in campagna ci divertiamo con i lavori di casa e di solito ci mettiamo, come si suol dire, "comodi". Certo, se avessimo saputo del suo arrivo...

CONTE - Probabilmente sarebbe stato tutto meno "spontaneo", vero? (Con un sorriso malizioso va verso i parenti dell'Alberti e inizia a stringere le mani di ognuno, facendo un compito inchino di fronte alle signore).

SIPARIO

Fine primo tempo

Secondo tempo

SCENA 1

Le portefinestre del salone nel quale era ambientata la prima parte sono ancora al centro della scenografia, ma adesso il salone rimane sullo sfondo, e l'azione si svolge interamente all'aperto.

La scena rappresenta infatti quella parte di parco, antistante il salone, nella quale la famiglia si riunisce durante il giorno: qui, grazie all'ombra di un pergolato, gli ospiti di Villa Ersilia consumano i loro pasti, qui trascorrono il loro tempo libero. Un tavolo da giardino, alcune sedie tra le quali una più comoda delle altre, con schienale alto e braccioli (la sedia dell'Alberti), una panchina sistemata in proscenio, in disparte, un carrello con le stoviglie e il necessario per apparecchiare il tavolo sono gli elementi necessari per la scenografia.

Solo una delle portefinestre è aperta, ed è quella che verrà usata da Augusta e Babetta. L'altra è chiusa.

E' mattino presto, a Villa Ersilia, ma l'Alberti e Dosolina sono già al lavoro: tra poco gli ospiti scenderanno per la prima colazione e per la prima giornata in compagnia del Conte Leone.

Dosolina apparecchia per la colazione, sistema sul tavolo tazze, caffettiere e latte, l'Alberti prepara, con una cura in lei insospettabile, tartine con burro e marmellata.

ALBERTI - Cara, delle due l'una. O il conte era talmente impaziente di rivedermi che ha deciso di infischiarsene del mio invito e si è presentato con un anticipo che per un gentiluomo è inammissibile, ma si può perdonare in un ardente innamorato...

DOSOLINA - Ma chi se lo aspettava, tre giorni prima?

ALBERTI - Oppure è un uomo privo, ahimé, del minimo tatto, e spaventosamente maleducato. Il che, trattandosi di un mio corteggiatore, sarebbe per me una tale caduta di tono che me lo farebbe detestare con tutte le forze.

DOSOLINA - Il conte maleducato? Un uomo dai modi raffinati come i suoi? No no no.

ALBERTI - Allora perché presentarsi come un vagabondo? Non riesco a spiegarmelo.

DOSOLINA - Se posso dire la mia, sono preoccupata. Sì, proprio preoccupatissima.

ALBERTI - Ne hai motivo, cara. I debutti anticipati non portano mai bene. Andare in scena senza neanche la generale, poi... abbiamo provato talmente poco!

DOSOLINA - A me, la cosa che dà pensiero è un'altra.

ALBERTI - Ti prego di non essere pessimista, lo sai che non lo sopporto.

DOSOLINA - Quando il conte è arrivato qui, ieri, per prima ha visto Adalgisa, ed è rimasto molto colpito da lei... ci mancherebbe altro, è tanto bella!

ALBERTI - Si può capire, quella ragazza è molto esuberante, ma mi piace, sai cara? Mi sembra adatta per Cesare, sempre che si decida, una buona volta!

DOSOLINA - Quei due insieme mi sembrano perfetti.

ALBERTI - Non divaghiamo, ti prego.

DOSOLINA - No, signora. Cosa le stavo dicendo? Ah! Sì: il conte ieri, appena arrivato, ha guardato Adalgisa, l'ha riconosciuta, le ha fatto i complimenti e tutto il resto ma prima, quando si è accorto della mia presenza, si è meravigliato... tanto, si è meravigliato proprio tantissimo!

ALBERTI - Con tutto il rispetto, cara, sei convinta di quel che stai dicendo? Il conte vede Adalgisa e si meraviglia di fronte a te?

DOSOLINA - So che può sembrare strano, detto così, ma non mi fraintenda, signora. Capisco bene che tra Adalgisa e me c'è mezzo secolo buono di differenza - per quanto alla sua età avevo anche io delle curve da fermare il traffico, è che in quegli anni circolavano poche automobili, ecco cos'è, sono sicura che è per questo, che non mi sono mai sposata! - eppure lo stupore del conte era diverso, e genuino, come se non si aspettasse di trovarmi lì, cioè qui, no, non nel parco, eravamo in salone, insomma: sembrava sorpreso di trovarmi a Villa Ersilia!

ALBERTI - Ipotesi suggestiva, cara, un po' da film giallo, solo che non ho capito dove vuoi arrivare. Il Conte ci viene a trovare ed è sorpreso di... trovarci?

DOSOLINA - (Sottovoce, come se svelasse un importante segreto)

Signora, secondo me quell'uomo ci nasconde qualcosa.

ALBERTI - "Lui" a "noi" ? (Scoppia a ridere) Di qualsiasi cosa possa trattarsi, cara, sarà certamente un peccato veniale, come direbbe Zarina, se lo confronti alla menzogna colossale che stiamo allestendo per lui, non credi?

DOSOLINA - Sarà, ma io insisto che c'è sotto qualcosa.

ALBERTI - Evitiamo inutili allarmismi, cara, e cerchiamo di tenere a bada la fantasia, abbiamo già il nostro bel da fare con lo spostamento continuo del confine tra la realtà di questo posto e la fantasiosa storia della nostra famiglia.

DOSOLINA - Come vuole, signora. Ha ragione lei, per fortuna.

Le due donne tornano in silenzio alle loro occupazioni, finché Dosolina non riprende a parlare.

DOSOLINA - Signora?

ALBERTI - Cara.

DOSOLINA - Scusi se glielo domando ancora, ma lei... è davvero decisa a rinunciare alla sua libertà?

ALBERTI - (Con tono di rimprovero) Dosolina!

DOSOLINA - (Prosegue sfidando le ire dell'Alberti) Sposare un uomo che non si ama... io non me ne intendo, ma credo che non sia bello, possiamo sempre cavarcela in qualche altro modo, siamo ancora in tempo.

ALBERTI - In tempo per che cosa?

DOSOLINA - Per confessare la verità, signora.

ALBERTI - La verità, cara? (Ride nella sua solita maniera teatrale) Tu la preferisci, forse?

DOSOLINA - Magari il conte la prende bene...

ALBERTI - E tutti gli altri?

DOSOLINA - Forse loro no, ma se noi provassimo...

ALBERTI - No, è inutile tornare sulle decisioni prese. Il conte Leone è un uomo ancora piacente, è raffinato - o almeno così pare - e di buona compagnia, e soprattutto è l'unico che possa aiutarci. Qualcuno dovrà pur occuparsi di... anche di noi, no? E chi meglio di un uomo devoto?

DOSOLINA - Ah, se fossimo state più attente alle spese, negli anni passati...

ALBERTI - Se se se. Basta! Abbiamo speso quel che c'era da spendere, il denaro è fatto apposta.

DOSOLINA - I ragazzi da crescere, e poi da sistemare. La mania del gioco del signore. La bella vita per tutti, nessuno ha mai fatto economia... e lei, scusi sa, ma lei è sempre stata troppo generosa.

ALBERTI - Questo è un argomento che come sai detesto affrontare.

DOSOLINA - (Continua imperterrita) Li ha aiutati tutti, e adesso ci mancava l'aumento della retta dell'istituto... un furto! Certo, non si può fare altrimenti, però è diventata quasi insostenibile. Ecco cosa ci siamo ridotte a fare, per andare avanti!

ALBERTI - Cara, basta con queste volgari questioni di denaro, te ne prego! Abbiamo sempre avuto denaro a sufficienza, per noi e... per tutto il resto. Sta' tranquilla, continueremo ad avere ciò di cui abbiamo bisogno. Con la vita ritirata che facciamo, ormai ci basta poco per vivere.

DOSOLINA - Ma dobbiamo pagare questa catapecchia!

ALBERTI - Non capisco di cosa parli.

DOSOLINA - Villa Ersilia! E quel brutto ceffo fra giorni tornerà...

ALBERTI - Ci aiuterà il conte, non lo sposo per questo? Sempre che si decida a chiedermelo.

DOSOLINA - E se...

ALBERTI - Un altro se?

DOSOLINA - Se lui non si decidesse?

ALBERTI - Vorrà dire che al posto di un regalo di fidanzamento gli chiederemo un prestito: un uomo del suo rango non vorrà negarlo, a due vecchie amiche!

DOSOLINA - Spero tanto di no.

ALBERTI - Suvvia un po' di ottimismo cara

(mette al centro del tavolo il vassoio colmo di tartine ben imburrate).

DOSOLINA - (Le guarda, poi guarda l'Alberti)

Signora, sono perfette.

ALBERTI - Ti sono venute meglio del solito, brava.

DOSOLINA - Ormai può dirlo, ai ragazzi, che è sempre stata lei a prepararle, non le pare?

ALBERTI - La più grande attrice del secolo che prepara tartine per i figli? Cara, hai deciso di rovinarmi la reputazione?

DOSOLINA - Magari al conte farebbe piacere sapere che lei se la cava egregiamente in cucina...

ALBERTI - Stai insinuando che per conquistare un uomo devo ridurmi a fare la cuoca? Cosa credi, cara, che l'Alberti sia finita?

SCENA 2

Entra Augusta.

AUGUSTA - (Gentile e affabile come non l'abbiamo mai vista fino a questo momento) Buongiorno a tutti! Che magnifica giornata! Sono di un umore eccellente! (Si avvicina all'Alberti e la bacia, poi va a baciare Dosolina: le due donne rimangono immobili, esterrefatte) Che buon profumo... ma come, dormono ancora tutti? Che dormiglioni! E pensare che le ore più belle, in campagna, sono quelle del mattino! Come sta, la nostra Alberti? Hai riposato bene? E tu, cara Dosolina?

DOSOLINA - Sì, ho dormito... abbastanza bene. Ma tu cos'hai, Augusta?

AUGUSTA - Io? Proprio niente: sono solo straordinariamente rilassata, come al solito.

ALBERTI - Tranquillizzati, cara: il "pubblico" non si è ancora alzato. Risparmia i tuoi sfarfallii per lui.

AUGUSTA - (Cambia immediatamente espressione) Non è ancora sceso, il ganzo?

ALBERTI - Se ti riferisci al conte Leone, no. Per fortuna no: altrimenti adesso dovremmo spiegargli che non sei deficiente, ma solo un'attrice dilettante che vuole strafare.

AUGUSTA - Se non apprezzi i miei sforzi dillo pure, posso tranquillamente essere me stessa.

ALBERTI - (Tra sé) Tra il marcio e la muffa...

DOSOLINA - Eppure mi sembrava un inizio così familiare, tu che baci la mamma. E me... (si commuove).

ALBERTI - Dosolina! Possibile che tu debba piangere sempre nei momenti sbagliati?

Entra Zarina, arriva dalla strada.

ZARINA - Se il pianto è di pentimento o di letizia, arriva sempre al momento giusto.

AUGUSTA - Amen. Gloria. Alleluia.

ALBERTI - Cara, hai dormito fuori... con qualcuno?

ZARINA - No, mi sono alzata presto e ho fatto una meravigliosa passeggiata nei campi.

ALBERTI - Ah, mi pareva.

ZARINA - Nel silenzio del mattino, le meraviglie del creato ci appaiono in tutto il loro splendore, ed è questo il momento migliore per ringraziare nostro Signore.

ALBERTI - Guarda che siamo sole.

ZARINA - (Sorpresa) Lo vedo.

DOSOLINA - (All'Alberti) Lei non stava recitando.

ALBERTI - (Delusa) Vuoi dire che quella non era una battuta ad effetto, ma una sua opinione? (Si lascia cadere su una sedia) Dove, dove ho sbagliato?

Dalla portafinestra della villa arriva Babetta.

BABETTA - Buongiorno a tutti! Che magnifica giornata! Sono di un umore eccellente! (Si avvicina all'Alberti e la bacia, poi va a baciare Dosolina).

ALBERTI - Sento che questa potrebbe essere la giornata più monotona della mia vita.

DOSOLINA - Però sarebbe bello iniziarla sempre così... proprio tantissimo.

BABETTA - (Si guarda intorno) Ah, non c'è! Ho detto qualcosa di sbagliato?

AUGUSTA - Quando dico che è una vita che mi copi... Lo facevi anche da bambina. Non hai un briciolo di personalità.

BABETTA - (Infuriandosi) Senti, ne ho abbastanza dei tuoi insulti: adesso facciamo un'altra cosa che facevamo da bambine, ti do una scarica di botte così la finisci di rompermi le scatole (si avvicina con fare minaccioso ad Augusta).

AUGUSTA - (Riparandosi dietro Zarina) La solita zoticona manesca. Tu prova solo ad avvicinarti...

BABETTA - Hai ragione, è meglio che non ti tocchi, potrei rovinare la tua bella faccia rifatta! Cosa credi, che non ce ne siamo accorte che ti sei fatta tirare tutta?

AUGUSTA - Rifatta io? Come ti permetti, lurido barile di cellulite!

BABETTA - Attenta, se muovi i muscoli del viso troppo in fretta rischi che ti si stacchino i punti, e addio visetto senza rughe, ritorni la cartapecora che sei!

AUGUSTA - (Va contro Babetta) Ora ti aggiusto io...

Le due donne si azzuffano, travolgendo anche Zarina e Dosolina che cercano invano di dividerle.

ZARINA - Sorelle, per amor del cielo! Ahi!

DOSOLINA - Ci risiamo, proprio come quando eravate bambine...

ALBERTI - (Senza scomporsi) Dosolina, cara, quante volte te l'ho detto? Non sei stata abbastanza severa, con loro. E me le hai fatte crescere viziate e capricciose. E irresponsabili: speriamo che il nostro ospite abbia il sonno pesante, altrimenti possiamo già chiudere il sipario.

Entrano Cesare e Massimo, in tenuta da jogging, di ritorno dalla corsa mattutina.

Intervengono subito e dividono le due donne.

CESARE - Siete diventate pazze?

MASSIMO - Babetta, fermati!

CESARE - Si può sapere cosa vi passa per la mente?

MASSIMO - Vi rendete conto che se vi vede il conte, è la fine?

AUGUSTA - Per quel che me ne importa...

BABETTA - E' lei che ha iniziato.

ZARINA - Veramente ad aggredire per prima sei stata tu.

BABETTA - Lei mi ha provocato.

AUGUSTA - Sei una sciocca.

BABETTA - E tu una stupida.

Il rumore della portafinestra ancora chiusa che qualcuno sta maldestramente cercando di aprire interrompe ogni discorso: tutti restano immobili, senza parlare, a guardare.

GIULIO - (Spalanca la portafinestra ed entra) Questa finestra è difettosa, bisognerà ripararla. Buongiorno a tutti.

Tutti sollevati nel vedere che non si tratta del conte, si abbandonano ad un sospiro di sollievo.

ALBERTI - Buongiorno, caro. E' un vero piacere, vederti.

AUGUSTA - Meno male che sei tu.

GIULIO - (Si guarda intorno, sorpreso da una simile accoglienza) Dite a me?

CESARE - Non farci caso, siamo tutti un po' tesi.

GIULIO - E perché mai? E' una così bella giornata! Sono di un umore eccell...

ALBERTI - (Lo interrompe) D'accordo che la colazione non l'abbiamo mai provata, ma cerchiamo di essere più disinvolti, o crederà che siamo tutti contenti e cerebrolesi.

GIULIO - Ho detto qualcosa di sbagliato?

AUGUSTA - "Lui" non è ancora sceso.

GIULIO - Allora ve lo posso dire: ho dormito malissimo, e per giunta ho una fifa tremenda di sbagliare qualcosa.

ALBERTI - Dosolina, cara, è tutto pronto?

DOSOLINA - Pronto, signora, proprio... prontissimo!

ZARINA - Manca solo lui.

ALBERTI Una cosa è certa: il conte sarebbe un pessimo attore, sbaglia sistematicamente le entrate e le uscite!

CONTE - (Voce fuori scena, arriva da un punto indefinito) Buongiorno, ben alzati a tutti!

TUTTI - Buongiorno... (si guardano intorno senza capire da dove provenga la voce del conte).

ALBERTI - Buongiorno, caro Leone... scusi, ma noi non la vediamo...

CONTE - (Voce fuori scena) Sono qui!

AUGUSTA - Una bella caccia al tesoro: è quel che ci vuole per iniziare la giornata.

BABETTA - (Sottovoce) Augusta, non essere venale! Un po' di rispetto: fino a prova contraria l'Alberti è innamorata di quell'uomo!

ALBERTI - "Qui" dove, esattamente?

CONTE - Quassù, non mi vedete?

TUTTI - (Alzano la testa verso il tetto della villa).

ALBERTI - Lei è davvero imprevedibile. Cosa ci fa, in soffitta?

CONTE - Mi era sembrato di sentire dei passi, e sono venuto a controllare di persona.

AUGUSTA - (Seccata) Ha intenzione di dare la caccia ai fantasmi per tutta la mattina, o pensa di scendere a fare colazione?

ALBERTI - (Sottovoce ad Augusta) Ti pare il tono da usare?

AUGUSTA - (Sottovoce) Quell'uomo è un ficcanaso, perché è salito in soffitta?

CONTE - (Sempre fuori scena) Scendo subito!

ALBERTI - (Al Conte) L'aspettiamo!

ZARINA - E se ci ha sentito? Magari era alla finestra già da un po'.

ALBERTI - Nel caso, cara, lo spettacolo prenderà una piega imprevedibile, e dovremo improvvisare. (Agli altri) Possiamo accomodarci, intanto.

Ognuno prende posto a tavola, l'Alberti al centro, il posto alla sua destra rimane vuoto, mentre tutti gli altri si siedono e si rialzano in continuazione, scambiandosi i posti.

ALBERTI - (Cerca di mettere ordine) Babetta, tu vicino a tuo marito.

BABETTA - Naturale, non vorrei finisse accanto alle dive della televisione.

ALBERTI - Tu, Giulio, accanto ad Augusta.

AUGUSTA - E' indispensabile? Preferirei ti accomodassi accanto alla signorina Bombay.

CESARE - Non se ne parla neanche. Adalgisa si siede vicino a me!

ALBERTI - No, Zarina, non vicino a Dosolina, cosa facciamo l'angolo delle vergini? E i ragazzi? Possibile che dormano ancora?

SCENA 3

Il valzer dei posti a tavola termina appena in tempo: entra il Conte, insieme ad Adalgisa che lo tiene sottobraccio e ride di gusto.

ADALGISA - (Ridendo) Sul serio lei è sonnambulo?

CONTE - E' per questo che dormo vestito: sono sempre pronto per andare a spasso!

ADALGISA - Per fortuna ci siamo incontrati, pensate, il conte si era perso nei corridoi!

AUGUSTA - Ma davvero!

ADALGISA - Ed era finito in soffitta!

CONTE - Una fortuna insperata, per un povero vecchio, essere salvato da una meravigliosa fanciulla come Adalgisa!

ADALGISA - Che gentile... ci accomodiamo?

Il Conte e Adalgisa prendono posto a tavola: il Conte alla destra dell'Alberti, Adalgisa accanto a Cesare.

CONTE - Buongiorno a tutti. Che magnifica giornata! Sono di un umore eccellente!

ALBERTI - Anche lei? Ne sono felice: vedrà, l'allegria di questo posto ha un che di... contagioso!

ZARINA - (Sottovoce, a Babetta) Cosa vi avevo detto, io? Ha sentito tutto!

BABETTA - (Sottovoce) Figurati, è impossibile!

DOSOLINA - (All'Alberti) Posso iniziare a servire?

ALBERTI - Direi di sì, cara. Il Conte Leone non si formalizza, i ragazzi arriveranno.

CONTE - Beati i giovani, che hanno il sonno pesante: non li svegliano neanche le cannonate.

Dosolina versa ad ognuno il caffè, tutti si servono dai piatti al centro del tavolo e se li passano.

AUGUSTA - Lei va sempre in giro... quando dorme, conte?

CONTE - No, non sempre. Ma ho fatto degli strano sogni, questa notte.

ALBERTI - Mi auguro non siano stati incubi.

CONTE - Assolutamente no. Ho sognato di tornare bambino: un vero viaggio nel tempo!

Ersilina, Giulietto e Stefano entrano.

ERSILINA - Buongiorno a tutti.

GIULIETTO - Che magnifica giornata.

STEFANO - Sono di un umore...

ALBERTI - Eccellente! Sì caro, ne eravamo certi. Cosa le avevo detto, conte Leone? L'aria pura di villa Ersilia è contagiosa!

BABETTA - (Porge al Conte le tartine) Signor conte, lei deve assaggiare le famose tartine di Dosolina: noi ci siamo cresciuti, con queste squisitezze, la sfido a dirmi se ne ha mai mangiate di più buone.

Babetta si serve, poi passa il vassoio al suo vicino, prima che il conte possa servirsi. Per tutta la scena il conte cercherà invano di servirsi e di assaggiare le tartine, ma senza accorgersene tutti glielo impediranno allontanando da lui il vassoi.

GIULIO - Ha riposato bene, signor conte?

CONTE - Magnificamente, questo posto è un vero paradiso, tranquillo, silenzioso...

GIULIO E noi siamo felici, caro conte, di averla qui: mi permetto, a nome di tutti, di porgerle il più caloroso "benvenuto" a Villa Ersilia! (Brinda solennemente con la tazza piena di caffè).

CONTE - Grazie, è davvero straordinario come io qui mi senta... come se fossi a casa mia!

ALBERTI - E' per l'appunto quel che in cuor mio speravo, conte Leone.

AUGUSTA - Lei dove vive, abitualmente?

CONTE - (Sospira) Cara... Babetta?

AUGUSTA - Augusta, la maggiore.

CONTE - Cara Augusta, cosa vuole, ho sempre vissuto senza stabile dimora, un po' qui, un po' là, ma non le nascondo che oggi, alla mia veneranda età, non ho più la forza, né la voglia, di girare il mondo, ho solo bisogno di quiete e tranquillità. Possibilmente, accanto ad una persona cara.

AUGUSTA - Legittimo desiderio. Lei non ha figli?

CONTE - Purtroppo no, il cielo non ha voluto.

ZARINA - E' sicuro che la colpa sia del cielo? E' facile, sa, prendersela con chi è troppo buono per replicare alle nostre parole e troppo disponibile a coprire con un pietoso silenzio i nostri egoismi.

ALBERTI - Non badi all'intransigenza della nostra Zarina, caro conte: per lei tutti quelli che non indossano una tonaca sono automaticamente responsabili del calo demografico del nostro paese. Babetta esclusa, naturalmente. E' fatta così.

MASSIMO - Noi abbiamo sei bambini.

CONTE - Complimenti. (A Zarina) Mia buona sorella, temo che lei abbia ragione, mi sono occupato principalmente di me stesso, e non ho pensato ad investire il mio amore nella scelta di una compagna e nella continuazione della stirpe, quando ero giovane.

AUGUSTA - Io ricordo di aver conosciuto una contessa Sforza Castelli, molti anni fa... allora non era sua moglie?

CONTE - Mia cugina. Io non sono mai stato sposato... fino ad oggi.

MASSIMO - Mai ipotecare il futuro, signor conte.

CONTE - E' una regola d'oro. Sentite, avrei una preghiera da rivolgere a voi tutti.

AUGUSTA - Ne parli con Zarina, è lei l'esperta.

CONTE - Vorrei che mi chiamaste per nome, il mio titolo mi ha sempre messo a disagio. Niente conte, solo Leone.

BABETTA - Volentieri, ma Leone è un nome talmente aggressivo!

CONTE - Sono un agnellino, invece: guardate, bevo il latte.

ALBERTI - (Tra sé, sarcastica) Che uomo spiritoso... Goldoni a confronto era un guitto. (Scoppia a ridere fingendosi molto divertita) Che uomo spiritoso, conte Leone!

ADALGISA - In ogni nome c'è un destino: lei non si chiama De' Lanai, di cognome? Lana, agnelli, latte!

ALBERTI - Cara, il conte Leone ha molti cognomi.

CONTE - Leone De' Lanai Sforza Castelli. Un lavoro, ricordarseli. Per questo non ho mai fatto altro, nella vita.

ZARINA - (Tra sé) Se questo è un vanto...

GIULIETTO - (Tra sé) Se questo è un uomo...

ALBERTI - (Tra i denti, senza farsi sentire dal Conte) Se questo è il modo di comportarsi...

(Al conte) Ha assaggiato le tartine, conte Leone?

Il vassoio delle tartine riprende la corsa oltrepassando il conte prima che possa servirsi.

BABETTA - (Stupita) Davvero lei non ha mai lavorato?

ALBERTI - Perché ti stupisci, cara? Il tuo povero papà cosa faceva?

CONTE - Mi sono occupato di... amministrare il patrimonio di famiglia...

BABETTA - Ecco, anche papà lo faceva!

ALBERTA - Devo contraddirti cara, a meno che tu non consideri sinonimi "amministrare" e "dilapidare". Purtroppo non lo sono.

CESARE - (Seccato) Perché non lasciamo che il conte finisca di parlarci dei suoi nomi?

CONTE - Con piacere. Mio padre diceva che i nostri avi erano ricchi feudatari, proprietari di molte pietre preziose che custodivano nei forzieri dei loro castelli, ma io ho il sospetto che la verità sia un'altra.

BABETTA - Ma il suo casato allora è antichissimo: i feudi non sono roba del Medio Evo?

AUGUSTA - Babetta non ha fatto solo bambini nella sua vita, è anche andata a scuola, non l'avrebbe mai detto, vero conte Leone?

CONTE - Ci sono antichi documenti che attestano che i miei avi i castelli li "forzavano": sissignore, li assalivano e li ripulivano di ogni oggetto di valore! Eccoli gli Sforza Castelli.

BABETTA - De' Lanai allora...

CONTE - E' il ramo della famiglia dedito agli allevamenti. Discendo da pastori e predoni, niente male eh?

DOSOLINA - (Preoccupata, all'Alberti) Signora, ha sentito?

ALBERTI - Cara, sono vecchie storie.

CONTE - A loro discolpa si può dire che a quei tempi non si andava per il sottile: se ne combinavano di tutti i colori, poi una volta arricchiti ci si comperava una patente di nobiltà, e col tempo le origini, quelle vere, venivano dimenticate.

ALBERTI - Pensate, cari, fra qualche generazione sparirà anche l'onta infamante di discendere da un'attrice, basta saper aspettare.

CONTE - Quello è un privilegio, mia cara Ersilia.

ALBERTI - Non tutti sono del suo illuminante parere, caro amico.

ADALGISA - Però una cosa è sicura, i suoi genitori volevano un figlio aggressivo e forte, non a caso l'hanno chiamata Leone.

AUGUSTA - Che conforto, avere un'esperta onomastica in famiglia!

ADALGISA - No, il mio onomastico è il venti aprile.

CONTE - In confidenza, credo che i miei genitori non mi volessero affatto. Solo che per non lasciare che il nome di famiglia si estinguesse... eccomi qua. Ma ci ho pensato io a fermare la stirpe di pastori predoni!

ZARINA - Abbiamo avuto la stessa sorte, neanche io sono stata voluta, solo accettata.

ALBERTI - No cara, ti sbagli, tu sei stata voluta, e amata, come tutti i tuoi fratelli. Semplicemente, era mio desiderio che tu fossi l'ultima.

CESARE - I nostri genitori avevano stabilito di scegliere un nome per uno per i loro figli. Il nome della primogenita lo ha scelto nostro padre.

AUGUSTA - Augusta, con la a. Papà aveva legittime ambizioni, per me.

ALBERTI - Puntualmente deluse.

BABETTA - Poi sono arrivata io, bi, Babetta: la mamma è stata più originale.

ALBERTI - Mi è bastato un colpo d'occhio, per riconoscere in te i tratti somatici dell'originalità.

CONTE - (A Cesare) Quindi tu sei il terzo figlio, Cesare!

CESARE - Nobile e romano.

AUGUSTA - E dissoluto.

CONTE - (Indica Zarina) E per concludere, last but not least...

ALBERTI - Mio marito avrebbe voluto proseguire fino ad onorare una buona parte delle lettere dell'alfabeto, amava le famiglie numerose, non a caso spargere figli per il mondo era uno dei suoi hobby preferiti.

ZARINA - Ma quando sono arrivata io...

ALBERTI - La scelta del nome toccava a me, e prima ancora che tu nascessi era già stabilito che ti saresti chiamata con la zeta: a buon intenditor...

ZARINA - Zarina, il più improbabile dei nomi.

ALBERTI - Le alternative erano Zoe, Zazà, Zaccaria e Zenda: poteva andar peggio! Del resto, per storpiarlo in un banale Suor Rina qualsiasi nome andava bene.

BABETTA - Adesso conosce uno degli aneddoti storici della nostra famiglia, Leone.

CONTE - E' per me un privilegio impagabile.

ALBERTI - Vi prego, evitiamo di lasciarci prendere dalla malinconia dei discorsi seri, a quest'ora del mattino è proibito!

DOSOLINA - Ancora una tartina, signor conte?

Dosolina porge al conte il vassoio, che però viene intercettato prima che il conte riesca a servirsi.

CONTE - Non potrei fare nulla che le risultasse sgradito neanche se lo volessi, cara Ersilia. In questo piccolo paradiso... (si volta verso Zarina) parlando con il dovuto rispetto, sia chiaro. In un posto come questo non si può che essere lieti e in pace con se stessi e col mondo.

MASSIMO - Capisce per quale motivo tutti noi ci rifugiamo qui, appena possibile? Non esiste niente di simile, al mondo!

CONTE - Non vorrei contraddirla, ma c'è una curiosa coincidenza. Io da bambino trascorrevo le mie vacanze estive in campagna.

AUGUSTA - Ma guarda! E dove, di preciso?

CONTE - In un posto... molto simile a questo, era la villa della nonna, la madre di mia madre. Sapete com'erano le ville di una volta, la mia somigliava a questa, grande, con un bel parco e la campagna tutto intorno, elegante di un'eleganza d'altri tempi. Pensate che combinazione, si chiamava Villa Ersilia anche la mia!

ALBERTI - C'è un'altra Ersilia, nella tua famiglia?

CONTE - Mia madre: si chiamava Ersilia anche lei.

BABETTA - Che combinazione! E magari somigliava a quella befana del ritratto che c'è in salone!

ALBERTI - Cara, un po' di rispetto per tua nonna!

CONTE - Quale ritratto? Non l'ho notato.

ZARINA - Strano.

ALBERTI - Quella faccia triste con il naso aquilino che a momenti spunta fuori dalla cornice, nel salone! Meglio, se non l'ha visto. La madre della buonanima di mio marito: una santa donna, ma di una bruttezza pari quasi alla sua antipatia.

CONTE - La guarderò con attenzione.

ADALGISA - Che strano, il mondo è pieno di Ville Ersilie!

AUGUSTA - E di deficienti.

CESARE - (Approfitta della distrazione del Conte, che parla con l'Alberti, per avvicinarsi ad Augusta) Se non la lasci in pace, giuro che finisce male.

AUGUSTA - Cesare, caro, che carattere! Una volta eri il primo a ridere delle mie battute sulle tue amichette.

CESARE - Ada non è una mia "amichetta".

AUGUSTA - Ha qualcosa di diverso dalle altre, a parte le misure?

CESARE - Stai attenta, Augusta, questa volta faccio sul serio.

AUGUSTA - Con me, o con lei?

CESARE - Con tutte e due!

DOSOLINA - Qualcuno vuole dell'altro caffè? Ancora tartine?

ADALGISA - Oh sì, un'altra tartina la mangio volentieri!

Dosolina prende il vassoio delle tartine e prima che il conte possa servirsi lo passa ad Adalgisa.

CONTE - (Lasciandosi sfuggire per l'ennesima volta le tartine) Siete fortunati, avere un rifugio simile tutto per voi (si rivolge a Zarina) non è così, mia giovane sorella?

ZARINA - Certo, signor conte. Cioè, Leone.

ADALGISA - (Mangia con gusto) Queste tartine sono addirittura fantasmagoriche.

AUGUSTA - (Le fa il verso, poi si trattiene guardando l'aria minacciosa di Cesare) E' per questo che ne hai mangiate una trentina?

CESARE - Qui ci scappa il morto...

ALBERTI - (Si altera di colpo, e con un tono che non ammette repliche) Cesare! Bada a quel che dici!

CESARE - (Mortificato) Scusa, mamma.

Imbarazzo generale: l'Alberti è molto contrariata.

CONTE - (Sempre rivolto a Zarina) Chissà che delizia, trascorrere le feste tutti insieme a Villa Ersilia... no?

ALBERTI - (Sospira, fingendosi addolorata) Povera la mia Zarina, quella caduta...

CONTE - Quale caduta? Ho forse detto qualcosa di inopportuno?

CESARE - Vede quell'albero laggiù, Leone?

CONTE - Quello del rifugio?

CESARE - Io e Zarina da piccoli avevamo costruito un rifugio fra i rami di quell'albero, andavamo su e giù tutto il giorno...

ALBERTI - Come fa a sapere del rifugio? Chi glielo ho detto, che su quell'albero c'era un rifugio?

CONTE - Io? E' semplice: in ogni parco i ragazzi costruiscono i rifugi sugli alberi più alti!

ADALGISA - Lo fanno tutti i bambini che crescono nei parchi?

STEFANO - Solo i bambini ricchi che crescono nei parchi privati: in quelli pubblici invece ci si va a fare a botte!

ADALGISA - Ci andavi anche tu? Certe risse... io ero sempre in mezzo ai maschi!

AUGUSTA - Ma chi l'avrebbe detto? Ecco, dove sta andando questa famiglia... non c'è più distinzione di classe, oggigiorno!

BABETTA - Insomma, quella volta la povera Zarina...

ALBERTI - Un piede messo male, uno scivolone, uno dei tanti, ma... (finge di trattenere una lacrima) dopo quella caduta non si è più ripresa.

ZARINA - Mamma!

ALBERTI - Normalissima, una cara ragazza, generosa e buona, ma... (sospira)

BABETTA - La memoria...

ALBERTI - E la vocazione è spuntata dopo quella caduta.

ZARINA - Sì, come un bernoccolo! Mamma! Non è vero!

CONTE - Non è vero? E' una... favola?

ALBERTI - Cara, non sei mai caduta dall'albero?

ZARINA - Certo, che sono caduta.

CESARE - Abbiamo battuto la testa migliaia di volte, non te lo ricordi più? (Al Conte) Vede, Leone?

ALBERTI - E dopo sei andata a richiuderti in quel convento.

ZARINA - Mamma, io non mi sono "rinchiusa", ho preso i voti!

ALBERTI - C'è qualche sostanziale differenza, ai fini pratici?

ZARINA - Tra le cadute e la vocazione non c'è alcun nesso, sono due cose del tutto distinte! Una volta per tutte, vi prego di rispettare le mie scelte di vita, ho forse mai commentato le vostre, io? E ne avrei, di cose da dire, su ognuno di voi...

CONTE - Interessante, per esempio cosa?

ALBERTI - Zarina ha ragione, ragazzi. Smettete di prenderla in giro!

BABETTA - Erano solo vecchi ricordi.

CESARE - Non è il caso di offendersi.

AUGUSTA - Che carattere, quella ragazza. Logico: l'avete viziata da quando è nata, con la scusa che era la più piccola!

DOSOLINA - Non ho viziato nessuno, io!

AUGUSTA - La prima gallina che canta...

ALBERTI - Non ti permettere un tono così villano con Dosolina, sai!

DOSOLINA - Augusta non voleva offendermi, signora.

AUGUSTA - Naturalmente, Dosolina. Scusami. Come avrà capito, Leone, un'infinità di ricordi ci lega a questa villa.

CONTE - (Afferra il vassoio che gli passa vicino, e sta per servirsi).

AUGUSTA - Dove sono finite le tartine?

CONTE - (A malincuore le porge il vassoio) Prego, signora Augusta.

AUGUSTA - Grazie, ha sentito che bontà?

CONTE - Sì, come no?

CESARE - E che fine ha fatto, conte, cioè Leone, la sua Villa Ersilia?

CONTE - Ah, quella... E' rimasta disabitata per molti anni, e adesso...

AUGUSTA - Adesso?

CONTE - Sta per essere venduta, se ne occupa un... una persona di mia fiducia. Pare che abbia finalmente trovato un compratore, dopo anni...

ADALGISA - Scommetto che le dispiace, vendere.

AUGUSTA - Perché vendere, se non se ne ha bisogno?

CONTE - Ho aspettato per anni che qualcuno si decidesse a comperarla, e ora che ci siamo... sì, ammetto che mi dispiace. Specie ora che l'ho rivista...

BABETTA - E' tornato a Villa Ersilia? La sua?

CONTE - Io? No!

BABETTA - Ma se ha appena detto...

CONTE - Ho rivisto... ho visto la vostra casa, il calore familiare... E' molto commovente, per un vecchio solo e sentimentale come me. Comincio a pensare che vendere sia un po' come rinnegare le proprie radici, le origini della propria famiglia...

ADALGISA - E lei non venda! Se è ancora in tempo per farlo, rifiuti l'offerta e si tenga la villa!

CONTE - Non le nascondo che ci ho pensato tutta la notte, ma questo potrebbe comportare un riassestamento definitivo del mio patrimonio, e non so se venire a vivere in campagna, alla mia età... Non lo so, vedremo: è una situazione assai delicata.

ALBERTI - Nessuno al mondo meglio della sottoscritta può capire quel che sta provando, caro Leone. Sono scelte difficili, alla nostra età.

CONTE - Lei è ancora giovane, cara Ersilia.

ALBERTI - Se hai la cortesia di confrontarmi con Matusalemme sì, sono una fanciulla in fiore.

CONTE - L'ideale sarebbe dividere con qualcuno la propria solitudine.

ALBERTI - Potrebbe essere una soluzione.

CONTE - Purché decisioni del genere non scontentino nessuno...

ALBERTI - E' un requisito fondamentale.

CONTE E non siano viziate da secondi fini... Scusi se mi permetto, Ersilia... naturalmente lei ha tutto il diritto di non rispondere ad una domanda tanto personale e, lo riconosco, pure indiscreta...

ALBERTI - La prego, conte Leone, non esiti.

CONTE Lei ha mai pensato di trasferirsi qui a Villa Ersilia? Per viverci, intendo. Stabilmente.

ALBERTI - (Sospira profondamente) Caro conte, anch'io sono piuttosto stanca, sa? Diciamo che è un'idea che da qualche tempo circola con una certa insistenza nella mia mente, o meglio, nella nostra mente, la mia e quella di Dosolina...

CONTE - Certo adesso ci sono questi meravigliosi figli, tutti i nipoti che vengono a trovarvi, permetta che le faccia i complimenti per la sua meravigliosa famiglia, ma la campagna è pericolosa, la nostalgia è sempre in agguato, e appena uno resta solo...

ALBERTI - La vita qui è talmente diversa da quella alla quale sono abituata...

CONTE - ... che non accetterebbe mai di viverci, a Villa Ersilia?

ALBERTI - Le confesso, conte Leone, e lo confesso ora per la prima volta alla mia famiglia, che Dosolina ed io molto probabilmente ci trasferiremo qui, per quel poco di tempo che ci resta da vivere.

Un mormorio generale accompagna la dichiarazione dell'Alberti.

CONTE - Da sole?

ALBERTI - Se non troviamo qualcuno disposto a sopportare i nostri capricci... sì, da sole: perché, anche lei come i miei figli non crede che siamo cresciute abbastanza per potercela cavare? Ne abbiamo affrontate tante, di situazioni, Dosolina ed io, ed eccoci ancora qui. Abbiamo la pelle dura, noi, siamo coriacee!

CONTE - (Afferra il vassoio e riesce a prendere l'ultima tartina rimasta, se la infila in bocca tutta intera e la assapora soddisfatto) Hm!

BABETTA - Buone, eh?

CONTE - Eccellenti. Complimenti, Dosolina, mai mangiate di migliori.

DOSOLINA - Grazie, ma sono solo semplici tartine con burro e marmellata.

ALBERTI - Come sarebbe a dire, "semplici tartine"? Cara, ti prego di non sminuire il "tuo" lavoro!

DOSOLINA - No, sì... ha ragione, avete ragione, tutti!

ALBERTI - Bando alle chiacchiere inutili, al mattino sono sempre di pessimo umore, lo sapete. Non avete di meglio da fare che ascoltare gli sproloqui senili di una povera attrice per ridere di lei?

DOSOLINA - (Si alza di scatto, come ad un segnale convenuto)

La cucina, le camere... sono in ritardissimo!

BABETTA - Ti aiutiamo io e Zarina!

CESARE Ragazzi, che ne direste di dare un'occhiata alla piscina? Dovremo pur deciderci a rimetterla in funzione, con questo caldo!

MASSIMO - (Fa cenno a Giulio) Siamo con te!

GIULIO - Sarà un gioco da ragazzi!

GIULIETTO - (A Ersilina, Stefano e Adalgisa) Noi abbiamo quel lavoro da preparare...

ADALGISA - Noi?

ERSILINA Non ti "ricordi" che dobbiamo prepararci per "scrivere" le... cartoline agli amici...

ADALGISA Ma certo! Che "memoria"! Bisogna proprio fare qualcosa per "non dimenticare"...

AUGUSTA - Ragazzi devo parlarvi, dove scappate?

Uno dopo l'altro escono, portando via quanto è stato usato per la colazione.

SCENA 4

L'Alberti e il conte sono rimasti soli.

CONTE - Tutti al lavoro?

ALBERTI - Ognuno ha il suo compito, siamo una piccola comunità molto operosa, anche se siamo in vacanza.

CONTE - Vorrei rendermi utile anche io...

ALBERTI - (Indica la panchina in proscenio) Non crede che accompagnarmi a quella panchina sia un compito di una certa responsabilità?

CONTE - Non è un incarico, questo, ma un privilegio.

ALBERTI - Quanto saprebbe resistere, prima di iniziare a definirlo un fastidio?

CONTE - E' una sfida?

ALBERTI - Solo una riflessione a voce alta.

CONTE - (Le offre il braccio) Mi concede l'onore?

Si avviano alla panchina, si siedono.

CONTE Cara Ersilia, siamo stati lontani solo qualche giorno, ma mi è sembrata un'eternità.

ALBERTI - Ammetto di aver sentito anch'io la sua mancanza, ma la sua bella sorpresa...

CONTE - (Prende la mano dell'Alberti fra le sue) Finalmente eccoci di nuovo insieme.

ALBERTI - (Cerca di ritrarre la sua mano) Caro, potrebbero vederci.

CONTE - (La trattiene tra le sue) Non stiamo facendo niente di male.

ALBERTI - Ci staranno sicuramente osservando, li conosco.

CONTE - Sono convinto che gli splendidi figli della grande Ersilia Alberti saranno gentili e affettuosi con me come lo è la loro affascinante madre.

ALBERTI - Caro conte, non si sta sbilanciando troppo?

CONTE - "Affascinante" è il più blando degli aggettivi che mi vengono in mente pensando a lei, mia adorata.

ALBERTI - Ci mancherebbe altro: non ho mai tollerato gli amanti tiepidi, io! Mi riferivo ai miei figli, loro sono "splendidi" soltanto per chi li conosce appena, mi creda.

CONTE - Come sempre modesta.

ALBERTI - Chi, io? Vede, caro conte...

CONTE - La prego, mi chiami Leone.

ALBERTI - Vede, caro Leone...

CONTE - La prego, diamoci del tu.

ALBERTI - Senti, Leone, non amo essere interrotta, è giusto che tu lo sappia!

CONTE - Non succederà più, tu parla pure, Ersilia, dì tutto quello che vuoi: io terrò occupate le mie labbra in questo modo (bacia con trasporto la mano dell'Alberti) parla, cara, lascia che io ascolti la tua voce suadente...

ALBERTI - (Lo lascia fare) Hai bisogno del ciucciotto per stare buono, alla tua età? Allora è proprio vero che si torna bambini... però un bambino che bacia con tanto ardore io non l'ho mai visto... comunque: tieni ben presente, Leone, che io non prenderò nessuna decisione che possa dispiacere ai miei figli, loro mi adorano, avranno un modo tutto loro di adorarmi, questo sì, ma... io non posso deluderli. Assolutamente non posso.

CONTE - (Continua a baciare con trasporto la sua mano) E' più che legittimo.

ALBERTI - Non vorrei che tu ti sentissi messo alla prova, però il loro parere su di noi... Se non avessi l'ottimo carattere che ho... non crederai che io d'abitudine consenta ad un uomo che conosco... come conosco te, cioè da poco tempo, e del quale non so quasi nulla... di trattarmi con tanta impudente familiarità, vero Leone?

CONTE - (Continua il suo sbaciucchiamento) Tutto quello che vuoi tu, cara, per me va bene.

ALBERTI - (Sempre più confusa) Io non ho acconsentito a farmi dare del tu, non ti ho dato il permesso di baciarmi, anche se...

CONTE - Anche se? Dillo, cara, dillo.

ALBERTI - Sono rari gli uomini capaci di un baciamano così impetuoso e tanto... ardente, e non mi stai neanche sbavando addosso, come succede puntualmente in queste circostanze.

CONTE - Ersilia, io non so cosa mi prende, perdonami, ma non riesco a trattenermi, questo posto per me è talmente ricco di emozioni e di ricordi...

ALBERTI - Ricordi?

CONTE - E' stato qui che ho dato il mio primo bacio ad una donna, molti anni fa.

ALBERTI - Qui? Leone, cosa intendi dire?

CONTE - Che qui io... cioè: in un giardino che ricordava in maniera impressionante questo, praticamente identico... qui, mia Ersilia... posso chiamarti "mia", me lo permetti?

ALBERTI - (Ritrae decisa la mano) Non ti aspetterai che mi senta lusingata all'idea che mentre baci me tu pensi ai tuoi amorazzi giovanili! Nessun uomo - e non faccio per vantarmi ma ho fatto perdere la testa a molti, moltissimi uomini nella mia vita - nessuno ha mai amato l'Alberti di riflesso, perché convinto di amare in lei un'altra donna!

CONTE - Mi hai frainteso, cara.

ALBERTI - (Imbronciata) Ah sì?

CONTE - E' a te, e soltanto a te che penso stringendo la tua mano, ed è solo con te che dopo tanti anni riesco di nuovo a provare quelle emozioni intense... posso dire travolgenti?

ALBERTI - Puoi dirlo (gli porge nuovamente la mano, accetta le sue scuse).

CONTE - (Riprende a baciarla) Quell'esplosione di sentimenti che non provavo dai giorni della mia giovinezza.

ALBERTI - Leone, hai parlato di sentimenti?

CONTE - Sì, cara: affrontiamolo una volta per tutte questo argomento. Dobbiamo, non credi?

ALBERTI - Sì. Tu hai qualcosa da... domandarmi?

CONTE - E tu Ersilia, non c'è niente che tu voglia confidarmi?

ALBERTI - C'è bisogno di una confessione?

CONTE - E' necessaria una domanda precisa?

ALBERTI - Allora hai capito... quando, Leone, ti sei reso conto di... di tutto?

CONTE - Ero venuto per... ma mi è bastato uno sguardo, dopo la sorpresa iniziale, per capire.

ALBERTI - Non mi credevi capace di tanto, eh?

CONTE - Nulla al mondo può fermare una donna innamorata.

ALBERTI - Sei piombato talmente all'improvviso, non ero ancora pronta.

CONTE - E' stato il destino, ad organizzare questo nostro incontro.

ALBERTI - Alla mia età, fare tutto quel che ho fatto e che sto facendo...

CONTE - Grazie a te, io ritrovo me stesso. Dimmelo, che hai organizzato tutto questo per amor mio!

ALBERTI - "Organizzato" ? Caro, non ti seguo.

CONTE - Che straordinaria attrice, sei!

ALBERTI - Cosa c'entra la carriera, adesso? Mi sono ritirata da tanti anni...

CONTE - Tu fai di me un uomo felice, dopo tanta tristezza.

ALBERTI - Tristezza? O questa poi! Leone, non so se ci basteranno i giorni che ci restano, per raccontarci tutto.

CONTE - Perché, non bastano due parole?

ALBERTI - Tu vuoi farmi arrossire. Bada, Leone, ci sono cose di me che tu non conosci, e che potresti non approvare.

CONTE - Ho già capito, e perdonato.

ALBERTI - Tanto meglio, almeno non dovremo tornarci sopra.

CONTE - Questa villa, per esempio.

ALBERTI - La villa di famiglia.

CONTE - La "tua" famiglia?

ALBERTI - La "mia", certo, anche se a questo punto...

CONTE - Non credi sia arrivato il momento di parlar chiaro?

ALBERTI - E' la dichiarazione più arzigogolata della mia vita, perché Leone... la tua è una dichiarazione, non è vero? Tu vuoi che io dica "nostra", non è così?

CONTE - Io voglio che tu dica quel che senti, cara, e... vorrei la verità, Ersilia. Solo la verità.

ALBERTI - (Ride forte in maniera molto teatrale) Che parola impegnativa, mio Dio: la "verità" ! E quale verità vuoi, Leone? Quella della foresta? Quella degli uomini? Oppure quella dell'anima? Chi la conosce, la verità, mio ruggente Leone? Tu alla tua età la cerchi ancora? Credi ancora che esista "la verità", magari quella con la "v" maiuscola? Sei un uomo d'altri tempi, caro mio, e sei anche un bell'ingenuo, qualità un po' ridicola e del tutto inutile, ma pur sempre da apprezzare, in un uomo... (Si alza e lo ammonisce dall'alto) Quale verità pretendi di ascoltare, da una donna come me? Io appartengo a quella generazione di donne che neanche sotto tortura ammetterebbero che il colore dei loro capelli non è quello naturale, perché la verità è... opinabile, mio caro, e del tutto personale, e francamente il più delle volte è così poco fantasiosa! E poi hai dimenticato che per oltre mezzo secolo la sola verità che è uscita dalla mia bocca e dal mio cuore, sì, anche da quello, è stata la verità che altri hanno inventato per le donne alle quali io ho prestato la mia anima? (Si allontana ed entra in casa) La verità, come se servisse a qualcosa.

CONTE - (Resta a guardarla mentre si allontana: la sua espressione è contrariata, eppure quella donna lo affascina più di quanto sia disposto ad ammettere. Si avvia verso il parco, pensieroso, ed esce).

SCENA 5

Augusta arriva dal salone.

AUGUSTA - Qui si perde il senso delle proporzioni! (Chiama) Babetta, dove sei?

BABETTA - (Arriva subito, era anche lei nei paraggi) Eccomi...

AUGUSTA - Chiama i tuoi fratelli!

BABETTA - Ma stanno lavorando...

AUGUSTA - Fai in fretta, chiamali! Dobbiamo fare una riunione di famiglia, prima che sia troppo tardi!

BABETTA - (Allarmata, chiama a gran voce) Zarina? Zarina!

VOCE DI ZARINA - Che c'è? Chi mi chiama?

BABETTA - Quella è convinta di essere Giovanna d'Arco! Sono io, chi vuoi che sia, l'Immacolata Concezione?

AUGUSTA - Sì, proprio tu!

BABETTA - Vieni immediatamente, chiama anche Cesare!

AUGUSTA - Li hai visti? Sono patetici, sembrava la scena di un fotoromanzo, neanche la fantasia perversa di una Liala avrebbe l'ardire di arrivare a tanto.

BABETTA - Era un quadretto tanto romantico...

AUGUSTA - (Va su tutte le furie) Si può sapere come ragioni? Ah già che non usi il cervello, tu sei una femmina tutta passioni e istinto materno!

BABETTA - Io non ci vedo niente di male, nell'amore.

AUGUSTA - (Alza gli occhi al cielo spazientita) Ah, la vie en rose! Tutta questa melassa mi dà il voltastomaco!

Arrivano trafelati Zarina e Cesare.

CESARE - Se mi avete fatto venire qui solo per dividervi un'altra volta, giuro che questa volta divento violento io!

ZARINA - Si è fatta male una di voi due?

AUGUSTA Sedetevi, dobbiamo discutere in privato di una questione di famiglia... gravissima.

CESARE - Ancora? Basta, per pietà, non ne posso più di riunioni, piani e congetture! Meglio lavorare!

AUGUSTA - Non c'è un attimo da perdere. Li avete visti?

CESARE - Chi?

AUGUSTA - L'Alberti, e quella specie di Conte!

CESARE - Vuoi parlare chiaro?

AUGUSTA - Stavano tubando, come due innamorati, lì, su quella panchina!

CESARE - E tu, Augusta, come lo sai? Li hai spiati?

AUGUSTA - Mi ci è caduto l'occhio...

CESARE - Hai spiato la mamma!

BABETTA - Che paroloni!

CESARE - Babetta, l'hai fatto anche tu!

BABETTA - Mica si erano nascosti...

CESARE - "Loro" no, ma "voi" dove eravate? Dietro le finestre?

ZARINA - Non è il caso di allarmarsi. Suppongo sia normale, tra fidanzati, tenersi per mano...

CESARE - Zarina, mi meraviglio di te!

ZARINA - Io non... cioè...

AUGUSTA - (A Cesare) Senti un po', santarellino, dobbiamo pur capire che razza di tipo è questo Conte, no?

BABETTA - Nel baciamano sembra piuttosto abile...

CESARE - (Sorpreso) Le baciava la mano? Lui? Qui, nel giardino di casa nostra?

ZARINA - Casa "nostra"?

CESARE - La stava baciando o no?

AUGUSTA - Eccome!

CESARE Come si è permesso! Quel... quel.... E voi perché non mi avete chiamato subito?

BABETTA - Cesare, calmati: la mamma aveva tutta l'aria di essere consenziente.

CESARE - Figuriamoci, lui l'avrà costretta!

ZARINA - No no! Cioè... sembrava di no. Erano quel che si dice un quadretto romantico, mi pare.

AUGUSTA - Avete capito perché vi ho chiamato, adesso?

CESARE - Sono senza parole, mai più mi sarei aspettato una cosa del genere, l'Alberti che si scambia delle effusioni con un uomo che non è nostro padre...

ZARINA - Devo ricordarti che la "fedeltà" non è mai stata una virtù di nostra madre?

BABETTA - E tantomeno di nostro padre, siamo sinceri.

CESARE - E' l'ambito familiare che mi sconcerta. Farlo davanti a noi...

ZARINA - Ad essere onesti, non è successo esattamente "davanti" a noi, ma questo non cambia i termini del problema, vero?

AUGUSTA - Sono indecenti, non c'è altro termine.

CESARE - Indecenti non direi, non più di quanto voi siete state indiscrete, solo che... adesso mi rendo conto che l'Alberti ha davvero intenzione di risposarsi, e...

BABETTA - E...?

CESARE - Non credo sia un Edipo non superato, però... forse non mi fa piacere.

BABETTA - Sei geloso dell'Alberti?

CESARE - E' a papà, che sto pensando. L'Alberti che prende un altro cognome diverso dal nostro, l'idea di avere un patrigno...

ZARINA - Dal momento che nessuno di noi è più un adolescente, se non altro non rischiamo di finire in collegio, ci si incontrano certe suore cattive, in quei posti...

BABETTA - Scusate, ma non capisco il vostro stupore: non ce l'ha detto subito, l'Alberti, che aveva intenzione di risposarsi?

ZARINA - Stiamo facendo tutto quello che stiamo facendo proprio per questo, ve lo siete scordato?

CESARE - D'accordo, ma...

BABETTA - Nostra madre non è una donna? E quel conte non è un uomo? E' naturale, no?

AUGUSTA - Babetta, tesoro, sforzati per una volta di considerare le cose partendo da un punto di vista differente da quello per te abituale...

CESARE - L'Alberti è nostra madre!

BABETTA - E mica ce la consuma, il Conte! Per me fanno benissimo a sposarsi, se si amano.

AUGUSTA - Amarsi? Ma non sono mica due ragazzini!

BABETTA Non ti sei accorta che al cuore non vengono le rughe e nemmeno i reumatismi?

AUGUSTA Infatti è il cervello, il primo a spappolarsi, e il tuo ha iniziato presto: scodellare marmocchi a ripetizione ti ha dato alla testa!

BABETTA - E a te fa male la mancanza di - scusa Zarina, tappati le orecchie un attimo - di un marito che ti "copra" di "attenzioni", e abbiamo capito tutti a cosa alludo! Ecco, ho dovuto dirtelo!

AUGUSTA - Tu e il tuo calciatore erotomane monomaniaco...

BABETTA - Non ti è ancora andata giù che quel giorno sulla spiaggia abbia preferito me, eh?

Augusta e Babetta si affrontano faccia a faccia, ma Cesare e Zarina le dividono in tempo, prima che possano venire di nuovo alle mani.

ZARINA - Siamo qui per parlare dell'Alberti, smettetela di fare le galline!

AUGUSTA - Possibile che siate tutti così ottusi? Non è una banale questione di sesso o di cognome, non capite che l'Alberti si sta impelagando in una storia che non è da lei? Vi pare credibile che Ersilia Alberti, "la più grande attrice del secolo", una che ha sempre trattato gli uomini con distacco, calpestandoli come stracci appena le cadevano ai piedi, si riduca ora a tubare come una donnetta qualsiasi con quel vecchio? Che sarà anche ben conservato, ma certo non è un tipo da far perdere la testa, meno che meno a una donna come l'Alberti, che di energia ne ha da vendere e non si è certo rincoglionita nonostante l'età, tanto per parlare chiaro. Altro che ritirarsi a fare la castellana in questa catapecchia!

L'osservazione di Augusta è acida ma puntuale, e sorprende tutti.

CESARE - Di tutte le stranezze alle quali l'Alberti ci ha abituato, questa è senza dubbio la più incredibile...

AUGUSTA - Qui c'è sotto qualcosa, vostra madre per me può fare quel che vuole e cacciarsi nel più aggrovigliato degli intrighi, passionali, criminali o demenziali, ma una cosa è certa: a me non la darà ad intendere! Questo matrimonio...

ZARINA - Non s'ha da fare? Già sentita. E comunque non ha funzionato.

AUGUSTA - Questo matrimonio non avrà la mia approvazione fino a quando non sarà chiaro qual è il vero motivo dell'unione di quei due vecchi!

BABETTA - Ma l'Alberti mica l'ha chiesta, la nostra approvazione!

ZARINA - Io dico solo una cosa: quel conte non mi convince, fa un mucchio di domande.

AUGUSTA - Vi siete accorte che i suoi vestiti sono lisi? E le sue scarpe? Sono state risuolate, ne ho la certezza! Per non parlare della camicia? Possibile che non l'abbiate notata?

ZARINA - E' sporca?

AUGUSTA - Ha il colletto tutto consumato! Sarà anche un conte, ma sono sicura che è decaduto. Quello lì non ha una lira, ci scommetterei qualsiasi cosa! Altro che villa di famiglia da vendere, a chi vuole darla a bere?

CESARE - Ragazze, teniamo gli occhi aperti: lo dobbiamo all'Alberti e... anche alla memoria di nostro padre! Babetta?

BABETTA - Zarina forse ha ragione, io sono favorevole ai matrimoni, lo sapete, però è vero che quel conte ha qualcosa di misterioso, ha una luce negli occhi... bell'uomo, e da giovane deve essere stato uno dei più corteggiati d'Europa, ma... dobbiamo vederci chiaro, ed essere sicuri che agisca per il bene di nostra madre e non per secondi fini...

Si separano, si avviano in direzioni differenti poi ognuno ritorna sui propri passi.

CESARE - L'Alberti non deve sposarsi, se non è più sicura di quel che fa.

AUGUSTA - E poi, questo conte Leone de' Lanai Sforza Castelli chi è? Da dove viene? Sarà nobile davvero? Bisogna vederci chiaro.

BABETTA - La mamma non deve sposare un uomo che non ama.

ZARINA - Non deve farlo per... solitudine: ha noi!

Tutti si fermano e si voltano a guardare Zarina.

BUIO

SCENA 6

L'Alberti, Ersilina e Adalgisa stanno conversando, sedute sulla panchina.

Poco distanti da loro, Giulio e Cesare, intenti a leggere i giornali.

Sullo sfondo, si vede il conte che gira nel salone e si guarda intorno con interesse.

ERSILINA - Dai nonna, racconta!

ADALGISA - E lui era disposto a lasciare tutto per lei?

ALBERTI - Era pazzo d'amore, poverino!

Ridono. Entra Augusta.

ALBERTI - Contegno, signorine, il nemico ci osserva.

AUGUSTA - Disturbo? (Si avvicina) Perché non fate ridere anche me?

ALBERTI - Non capiresti. Il tuo senso dell'umorismo è troppo... raffinato.

AUGUSTA - (Ad Ersilina) Dì un po', signorina, non credi che noi due dovremmo parlare di un certo argomento?

ERSILINA - (Sorpresa) A cosa ti riferisci?

AUGUSTA - Non fare la svampita, carina.

ADALGISA - Non è mica bionda, lei!

AUGUSTA - Quel ragazzo.

ERSILINA - Quale ragazzo, mamma?

AUGUSTA - Guarda che mi piace. Sono felice che tu abbia finalmente trovato uno con la testa a posto.

ERSILINA - Stai parlando... stai parlando di Stefano?

AUGUSTA - Non sarà del tuo stesso rango, ma almeno questo è un ottimo ragazzo, rispetto agli scansafatiche di cui ti invaghisci di solito. Ho avuto modo di osservarlo bene, in questi giorni, e mi piace, devo riconoscerlo: è gentile, ben educato, molto rispettoso. Sono certa che lui saprà renderti felice.

ERSILINA Stai dicendo davanti a testimoni che non avresti nulla in contrario ad accettarlo nella nostra famiglia, se lui volesse farne parte?

AUGUSTA Qualcosa del genere, precisamente. Non ho intenzione di influenzare nessuno, lo sai bene, è talmente importante scegliere in piena libertà la persona con cui si vuole dividere la propria vita, che io non... comunque Stefano mi va bene, volevo che lo sapessi. E sono contenta di avertelo detto davanti a tua nonna e a... alla tua amica Betty Bombay.

ADALGISA - Adalgisa, anche Ada. Non siamo mica in scena, ora.

ALBERTI Augusta è talmente abituata a fare le sue scene melodrammatiche, che confonde in continuazione la realtà con la fantasia...

AUGUSTA - Quello che hai appena fatto è il tuo ritratto, non il mio! Una scenata, io? Figuriamoci!

Alle spalle di Augusta arriva il conte Leone.

AUGUSTA - (Con disprezzo, non si accorge che il conte la ascolta) Io sono una donna seria, non sono un'attrice!

ALBERTI - (Al Conte) Curioso, vero? Mia figlia detesta il teatro. Dev'essere un meccanismo freudiano, una faccenda da psicoanalisi... io non ci faccio più caso.

CONTE - E' normale che i figli non vogliano fare il mestiere dei genitori.

ADALGISA - Che c'è di male ad essere un'attrice?

ALBERTI - Non le badare, cara, ignorala. E' una delle sue fissazioni.

ADALGISA - (Ad Ersilina) Ah! Ecco perché non glielo vuoi dire! (Si rende conto di aver detto qualcosa che avrebbe fatto meglio a tacere).

AUGUSTA - (Si avvicina ad Ersilina) Cos'è che tu "non" vuoi dire a tua madre?

ADALGISA - (Si avvicina premurosa ad Augusta) Niente, assolutamente niente, signora Augusta. Sono io che... io ho invitato Ersilina in una mia trasmissione, ma lei non viene, cioè viene ma vuole farle una sorpresa e non voleva dirglielo per non sciupare la sorpresa!

AUGUSTA - Giulio!

GIULIO - (Senza alzare la testa dal suo giornale) Sono qui.

AUGUSTA - Giulio, tua figlia deve dirci qualcosa.

GIULIO - Bene.

AUGUSTA - Giulio, vieni qui per cortesia!

ALBERTI - Questo ha l'aria di essere un momento solenne.

GIULIO - (Si avvicina Cosa succede? Avete litigato di nuovo?

AUGUSTA - Ersilina!

ERSILINA - Sì, mamma.

AUGUSTA - Ersilina, tu hai uno sguardo strano.

ADALGISA - (Avvilita per il guaio che ha combinato) No, non è vero, è tutta colpa mia.

ALBERTI - (Consola Adalgisa) Cara, ormai è fatta... non so di cosa si tratta, ma godiamoci lo spettacolo!

AUGUSTA - Cos'è che sa anche Betty Bombay e tua madre ignora?

ADALGISA - (Timidamente) Ada...

ERSILINA - Mamma, papà, il mio è uno sguardo... da attrice.

AUGUSTA - Ripetimelo, forse ho sentito male.

ERSILINA - Mi dispiace, mamma, ma io all'università non ci sono mai andata: frequento una scuola di teatro.

ALBERTI - Ma è meraviglioso, cara! (Abbraccia Ersilina) Perché non lo hai detto neanche a me?

AUGUSTA - (Irrigidita nella sua espressione altera, soffoca la rabbia. All'Alberti) Devo credere che tu non ne eri al corrente?

ALBERTI - No, altrimenti me ne sarei rallegrata prima! E' una notizia strepitosa.

CONTE - Io credo che la ragazza sia portata, per lo spettacolo. E' un talento di famiglia!

GIULIO - Almeno a tuo padre, però, potevi dirlo.

ERSILINA - Avrei voluto confidarlo a tutti e due, ma avevo paura, perché sapevo di darvi un dispiacere.

AUGUSTA - Parlare di dispiacere è esagerato, certo che se lo avessi saputo prima... avrei potuto strangolarti appena nata!

CESARE - (Si avvicina richiamato dal clamore) E' successo qualcosa?

AUGUSTA - Ho una figlia traditrice.

ADALGISA - Amore, anche Ersilina è un'attrice!

CESARE - Tutti recitiamo, nella vita.

CONTE - Ne sono più che persuaso.

ALBERTI - Ersilina è una mia collega, ha ereditato il mio amore per lo spettacolo, l'ho appena scoperto.

CESARE - Davvero? Splendido! Poca fantasia, in famiglia, ma le tradizioni... (Ad Ersilina) Ma perché non me la hai detto prima, te lo trovo io un agente come si deve!

ERSILINA - Devo finire la scuola, ancora.

ADALGISA - Ma quale scuola, questo è un mestiere che si impara sulla strada!

Silenzio sbigottito di tutti.

AUGUSTA - E' esattamente quel che temevo.

ALBERTI - Ma cosa avete capito? La strada nel senso della vita quotidiana, mica nel senso del marciapiede! Brava, Ersilina: al giorno d'oggi una buona scuola aiuta, anche se ai miei tempi le scuole non esistevano, e bisognava rubarlo ai maestri, il mestiere. Noi non avevamo le opportunità che avete voi oggi...

CONTE - Sono sicuro che Ersilina diventerà una grande attrice, la degna discendente della grande Alberti. Dopotutto, porta quasi il suo stesso nome!

AUGUSTA - (Tra sé) E' stato quello, il primo sbaglio.

ALBERTI - Oggi è stata scritta una pagina fondamentale nella storia della nostra famiglia: ho un'erede in arte! (Prende il Conte sottobraccio e si allontana con lui) Ti rendi conto, caro Leone, che in questi giorni ti trovi ad essere testimone di momenti straordinari per la storia della nostra famiglia?

CONTE - Certo che è una bella serie di coincidenze.

ALBERTI - Non trovi che tutto questo abbia il sapore acre della vita vissuta?

CONTE - Non c'è dubbio, mia cara Ersilia.

ALBERTI - Dopotutto, se siamo fatti così perché mai dovremmo fingerci diversi? (Escono).

AUGUSTA - Voi ve ne eravate accorti che i piccioncini si danno già del tu?

TUTTI - No...

CESARE - C'era da aspettarselo, però, vista l'intimità...

AUGUSTA - (Scuote la testa contrariata) Che giornata!

SCENA 7

Al centro della scena, indaffarata con i preparativi per la cena, intenta a pelare patate, Dosolina. Viene raggiunta dal Conte, che arriva dal parco.

DOSOLINA - (E' sola, al centro della scena).

CONTE - (Entra e si avvicina a Dosolina) Dosolina...

DOSOLINA - Signor Conte, cosa ci fa tutto solo?

CONTE - Ho fatto due passi... la campagna è meravigliosa, questa zona poi mi ricorda talmente la mia gioventù...

DOSOLINA - Lo so, è una gran bella zona.

CONTE - Sa dove posso trovare Ersilia? Vorrei parlarle.

DOSOLINA - Con chi vuol parlare?

CONTE - Ersilia... la signora Alberti.

DOSOLINA - Ah! No, la signora adesso è... impegnata. Mi scusi, non avevo capito. Sa, nessuno la chiama per nome, lei per tutti è "l'Alberti" e basta. Capirà, un'attrice del suo rango.

CONTE - Posso considerarmi privilegiato, allora, visto che ho ottenuto il permesso dall'Alberti di chiamarla per nome.

DOSOLINA - Stare accanto ad una donna come lei, questo è il vero privilegio. Usare un nome o l'altro, che importa?

CONTE - Ha ragione, Dosolina. Lei ne sa qualcosa, no?

DOSOLINA - (Insospettita) Di che cosa? Io non so nulla!

CONTE - Di come si vive accanto all'Alberti: non è da qualche anno che voi...

DOSOLINA - Ah, di quello! Certo: sono al servizio della signora da cinquant'anni, io!

CONTE - Ormai fa parte della famiglia.

DOSOLINA - Lo può ben dire! Eravamo due bambine, quando ci siamo conosciute. Quelli sì che erano bei tempi. Lo sa come ci chiamavano, noi gente di teatro? Gli "scavalcamontagne"! Sempre in viaggio, sempre a fare e disfare valigie, tournée massacranti nei paesini più sperduti, questo paese lo abbiamo girato in lungo e largo non so più quante volte!

CONTE - Dunque anche lei, Dosolina...

DOSOLINA - Per favore, signor Conte, mi dia del tu come fanno tutti: ogni volta che dice "lei" mi sembra che si rivolga a qualcuno che non sono io.

CONTE - Con piacere, Dosolina. E' un onore per me. (Si siede accanto a Dosolina e si mette a pelare patate insieme a lei).

DOSOLINA - Onore o no, è molto più pratico. Conte Leone, cosa fa?

CONTE - Ti aiuto, no?

DOSOLINA - (Perplessa) Un conte che pela patate... non dovrei permetterglielo.

CONTE - Perderesti un valido collaboratore.

DOSOLINA - Riconosco un certo stile...

CONTE - Visto? Dunque anche tu, Dosolina, hai lavorato in teatro?

DOSOLINA - Se ho lavorato in teatro? Ma vuole scherzare? Abbiamo iniziato insieme, io e l'Alberti! Solo che io mi sono ritirata quasi subito, lei invece ha continuato ed è diventata famosa...

CONTE - Facevi anche tu l'attrice?

DOSOLINA - Io attrice? (Ride di gusto) Ma mi ci vede? No, l'Alberti era l'attrice giovane, io facevo... l'assistente costumista, oggi credo si dica così. Allora ero semplicemente la sarta della compagnia. Vestivo e svestivo tutti, ma ho capito subito che la signora aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei, solo di lei: è sempre stata troppo attenta alla sua arte per curarsi delle faccende pratiche, così dopo un po' ho lasciato il mio posto e sono passata al suo servizio. Quanto tempo è passato... Eravamo giovani, allora. Tutte e tre.

CONTE - Tre?

DOSOLINA - Certo, la signora, io e... quell'altra.

CONTE - Chi è "quell'altra"?

DOSOLINA - (Stupita) Come, non lo sa?

CONTE - Dovrei?

DOSOLINA - Lo sanno tutti! (Sottovoce) La Corradi: la rivale storica dell'Alberti!

CONTE - Un'altra attrice?

DOSOLINA - Sono state le primedonne del teatro italiano per mezzo secolo. Ma lei dov'era, per non averne mai sentito parlare? In letargo? Non andava a teatro, da giovane?

CONTE - Sì, mi sembra di ricordare vagamente, i giornali ne parlavano, ma... io preferivo un altro genere, andavo soprattutto al varietà.

DOSOLINA - Per amor del cielo non lo dica alla signora, la ferirebbe molto... proprio moltissimo!

CONTE - No, non glielo dirò, grazie del consiglio.

DOSOLINA - Visto che sa così poco di teatro, di teatro vero, è bene che la avverta: non nomini mai la Corradi davanti alla signora, diventa una furia se sente quel nome!

CONTE - Ancora oggi? Sono passati parecchi anni...

DOSOLINA - Non per la signora. Una vita per il teatro non si dimentica, e poi... si ricordi che attrici si nasce, caro conte.

CONTE - Interessante.

DOSOLINA - E non si smette di esserlo fino a...

CONTE - Alla morte?

DOSOLINA - Ecco, questa è l'altra parola tabù: non se la lasci mai scappare davanti alla signora, se non vuole farla star male.

CONTE - Quante regole, Dosolina! Non dev'essere facile, vivere con una donna come l'Alberti.

DOSOLINA - (Seccata) Nessuno è obbligato a farlo, nemmeno i suoi figli. Se uno non si sente in grado di dare l'amore che merita ad una persona, allora è meglio che non ci provi neanche, a viverle accanto! Non so se mi sono spiegata, signor conte! (Raccoglie le patate e i suoi utensili e si alza) Se crede di poter mancare di rispetto alla signora con me, si sbaglia di grosso!

CONTE - Messaggio ricevuto, Dosolina, e ti assicuro che apprezzo molto la tua sincerità. Perché credo di aver capito che tu sei una donna molto sincera, non è così?

DOSOLINA - E il suo affetto, signor conte? Il suo interesse per la mia signora è abbastanza sincero? L'Alberti non è una donna comune, conte Leone, ma questo sono sicura che l'ha capito da solo. Quel che è mio dovere dirle, a questo punto, è che se io dovessi per caso accorgermi che lei la fa soffrire, potrei diventare pericolosa, proprio pericolosissima. Bisogna passare sul mio cadavere, prima di riuscire a ferire l'Alberti. Finché vivo io, le garantisco che nessuno al mondo le torcerà un capello, parola di Dosolina! Per favore, signor conte, se i suoi sentimenti non sono più che sinceri, torni sui suoi passi prima che sia troppo tardi, e lasci in pace due povere vecchie. Ce la caveremo anche da sole.

CONTE - Io non ho intenzione di fare del male a nessuno, e stimo profondamente l'Alberti...

DOSOLINA - Meglio così. E visto che siamo in vena di confidenze, le "confido" che se lei va a raccontare quel che le ho appena detto all'Alberti... le avveleno il pranzo di ferragosto!

SCENA 8

BABETTA - (Entra portando con sé un album di fotografie) Conte Leone, la stavo cercando.

CONTE - Facevo quattro chiacchiere con Dosolina, è un'ottima conversatrice.

DOSOLINA - Oh, non sono brava a parlare, io. Ma riesco lo stesso a farmi capire. (Esce).

BABETTA - Le è successo qualcosa? Sembrava nervosa.

CONTE - Dosolina è una donna con le idee molto chiare.

DOSOLINA - E' stata lei, che ci ha fatto da madre quando l'Alberti era in tournée, cioè undici mesi all'anno. Fa parte della famiglia, e noi le vogliamo tutti un gran bene, come ad una madre vera. Dosolina poi è anche la migliore cuoca che ci sia, qualsiasi cosa prepari, è sempre buona da morire!

CONTE - (Tossisce) Me ne stava parlando giusto un attimo fa, di come alcuni suoi piatti siano... micidiali!

BABETTA - Allora, la vuole dare un'occhiata alla mia famiglia? (Gli mostra l'album di fotografie) Questi sono i miei bambini.

CONTE - Sono... tutti suoi?

BABETTA - No, solo questo, questo, quei due in basso, quello lassù e... dov'è finito? Ecco, questo è l'ultimo.

CONTE - Una bella nidiata di frugoletti, non c'è che dire.

BABETTA - La mamma mi rimprovera sempre di aver sprecato la mia vita, lei avrebbe voluto che io mi dedicassi ad un lavoro, diventassi una donna importante, ma io... Io sono quel che si dice una madre professionista. Una madre e una moglie convinta: è questa, la mia professione, e non è mica una cosa da ridere!

CONTE - (Sfoglia l'album) Non direi proprio.

BABETTA - Vede, quando ho incontrato Massimo, mio marito...

CONTE - Mi sembra un uomo in gamba, me ne rallegro.

BABETTA - Lo è, lo è. Il nostro è stato amore a prima vista. Eravamo giovanissimi, diciannove anni io, appena finita la scuola, e ventidue lui, ma abbiamo capito subito che il nostro futuro era quello.

CONTE - Quello... quale?

BABETTA - Ma quello di fare tanti bambini, no? Cosa può dare più gioia di una bella famiglia, felice e numerosa? Il nostro sogno è fare una squadra di calcio tutta nostra, sa, mio marito era un calciatore famoso.

CONTE - Oh, che disdetta: fosse stato un giocatore di pallavolo adesso sareste già a posto!

BABETTA - (Sorride) Ha ragione, sa che lei mi piace?

CONTE - Anche lei, Babetta: la trovo molto simpatica.

BABETTA - Potremmo diventare amici, noi due.

CONTE - Secondo me lo siamo già.

BABETTA - Dice davvero?

CONTE - Eccome !

BABETTA - Allora possiamo farci delle confidenze!

CONTE - Volendo...

BABETTA - Voglio!

CONTE - Bene...

BABETTA - Perché vuole sposare l'Alberti?

CONTE - Ehi! Babetta...

BABETTA - Via, ad una vecchia amica lo può dire.

CONTE - Mi prende alla sprovvista.

BABETTA - Nel vostro caso possiamo escludere l'idea di mettere su famiglia.

CONTE - Escludiamolo pure.

BABETTA - Un colpo di fulmine?

CONTE - Escludiamo anche quello.

BABETTA - Un ritorno di fiamma?

CONTE - Conosco sua madre da poche settimane.

BABETTA - Appunto. Anche l'ipotesi di un'amicizia che si consolida e diventa amore, non regge.

CONTE - Non per noi. No.

Entra Cesare.

CESARE - Avete visto Adalgisa?

CONTE - Quel fiore di ragazza? No.

BABETTA - Dev'essere con l'Alberti.

CESARE - Ancora? (Esce).

BABETTA - Dunque?

CONTE - Eravamo rimasti...

BABETTA - Perché lei vuole sposare l'Alberti, se non la ama.

CONTE - Non sta correndo troppo? Parlare di matrimonio...

BABETTA - Scusi, ma allora cosa è venuto a fare, qui?

CONTE - Se glielo dicessi, non mi crederebbe.

BABETTA - Io non sarei contraria, se la mamma volesse risposarsi, però vorrei capire. Si metta nei nostri panni, non possiamo lasciarla nelle mani del primo venuto! Niente di personale, ma è una situazione delicata.

CONTE - Capisco, ci mancherebbe.

BABETTA - Sono molto preoccupata, Leone, e il suo silenzio mi spaventa. Non ci vedo chiaro, in tutta questa faccenda, e lei non mi aiuta a capire. Perché non vuol dirmi la verità? (Esce).

CONTE - Non mi ha lasciato nemmeno il tempo di rispondere (richiude l'album di foto che ha in mano, si alza per seguire Babetta e restituirglielo).

SCENA 9

AUGUSTA - (Entra e ferma il conte che seguiva Babetta) Conte Leone, dove corre?

CONTE - Sua sorella Babetta, ha dimenticato le foto dei bambini...

AUGUSTA - Gliele darà più tardi, venga, godiamoci un po' di fresco, facciamo quattro chiacchiere, le va?

CONTE - Con vero piacere.

Si siedono.

CONTE - Sua sorella è molto innamorata del marito, fa tenerezza.

AUGUSTA - Beato lei, a me fa solo pena! Cosa sarà mai, questo amore che ci manovra come burattini e ci fa commettere degli spropositi...

CONTE - Eterno mistero.

AUGUSTA - Caro Leone, essersi arrampicato fin quassù per venire a trovare una vecchia e bizzarra signora come l'Alberti, non è forse uno sproposito?

CONTE - Dipende dai punti di vista.

AUGUSTA - Non dovrei sorprendermi, ha ragione, gli uomini di follie per l'Alberti ne hanno fatto a centinaia - che dico? a migliaia! - ma succedeva molti anni fa, l'Alberti non è più la donna di una volta, era bella, famosa, "ricca"...

CONTE - Sarà meno famosa, non lo discuto, ma quanto a bellezza, non teme il confronto con donne anche molto più giovani di lei, se posso dirlo.

AUGUSTA - E quanto alla ricchezza?

CONTE - Dove vuole arrivare, Augusta?

AUGUSTA - Caro Leone, io non ho un carattere facile.

CONTE - Una bella signora come lei...

AUGUSTA - Lo so perfettamente, me lo ripetono tutti: mia madre, le mie sorelle, mio marito, i miei figli... tutti, in continuazione. Loro esagerano, ma riconosco che c'è del vero. Ho molte manie, vorrei che tutto fosse perfetto, che tutto quel che riguarda me e la mia famiglia fosse preciso ed ordinato, ma è chiaro che sono capitata nella famiglia sbagliata. Un caos indescrivibile, lei non immagina. E scaricano tutto sul mio carattere. Sa perché? Perché io ho un certo gusto per la battuta, un'ironia a volte troppo sottile, ma non sono cattiva, solo un po' pungente. Dopotutto, che male c'è a dire quel che si pensa? Io non ho l'ipocrisia di nascondere i miei pensieri.

CONTE - Sono d'accordo con lei, questa è una dote, non un difetto!

Entra Cesare.

CESARE - Qualcuno ha idea di dove si sia andata a cacciare Adalgisa? La sto cercando da un'ora (esce).

AUGUSTA - Starà scegliendo l'abito più adatto per la serata: una bella maglietta di tre taglie più piccola.

CONTE - Questo era un esempio di ironia sottile, vero?

AUGUSTA - Quale?

CONTE - La maglietta di Adalgisa.

AUGUSTA - Era una semplice supposizione innocente : non ha notato come si veste?

CONTE - Altroché, se l'ho notato!

AUGUSTA - Io assomiglio molto all'Alberti.

CONTE - Ho notato anche questo.

AUGUSTA - Non solo fisicamente.

CONTE - Ah no?

AUGUSTA - Badi che quel che le sto dicendo mi costa un'enorme fatica: detesto che qualcuno sottolinei la mia somiglianza con l'Alberti, i rapporti tra noi sono un po' conflittuali. E sa perché?

CONTE - Me lo dica.

AUGUSTA - Io e mia madre abbiamo lo stesso carattere. Identico. Siamo egoiste, prepotenti, egocentriche, indisponenti, orgogliose...

CONTE - Non so perché, ma ho come l'impressione che lei stia facendo soprattutto il ritratto di sua madre, più che il suo.

AUGUSTA - Infatti tutte queste "doti" in lei sono sviluppate all'ennesima potenza. Lei non è egoista, è "l'egoismo"! Non è prepotente, è "la prepotenza"! Lei non è...

CONTE - Tutto l'elenco. Credo di aver capito.

AUGUSTA - E sa perché le dico tutto questo? Badi che sono indiscrezioni che le faccio in via del tutto confidenziale...

CONTE - Forse per mettermi in guardia nel caso mi venisse in mente di proporre a sua madre di... frequentarmi più assiduamente?

AUGUSTA - No.

CONTE - No?

AUGUSTA - Neanche per idea. Le sto parlando della vera personalità di mia madre perché sono sicura che lei è un uomo intelligente e sveglio.

CONTE - Nonostante l'età?

AUGUSTA - Nonostante quella, certo! E tutte queste cose lei le ha già capite!

CONTE - E allora?

AUGUSTA - E allora è chiaro che se lei è disposto a sopportare quella donna con tutta la sua famiglia, parlo delle mie sorelle e del resto della banda, non della sottoscritta!

CONTE - Ci mancherebbe...

AUGUSTA - Se lei, conte Leone, è disposto ad entrare in pianta stabile in questa strampalata e insopportabile compagnia di pazzi...

CONTE - Sono pazzo pure io.

AUGUSTA - No! Lei ha uno scopo! Qual è il suo piano, conte? Mi dica in tutta franchezza, Leone: qual è la sua situazione finanziaria? L'Alberti è un bel bocconcino, lo sappiamo tutti e due no? Una donna famosa, ancora piacente...

CONTE - Non era un mostro, qualche minuto fa?

AUGUSTA - Guardiamoci negli occhi, signor conte: il suo casato sarà nobile e glorioso, ma oggi è molto meno altisonante di un tempo, vogliamo usare il termine "decaduto"?

CONTE - Vada avanti, la sua franchezza è davvero sorprendente.

AUGUSTA - Crede che non abbia notato con quali sguardi lei si aggira per Villa Ersilia? Crede che mi sia sfuggito il suo interesse per ogni piccolo particolare? E tutte quelle domande? No, conte Leone, a me non la fa.

CONTE - Lei ha capito tutto.

AUGUSTA - Riuscirà forse ad ingannare quella vecchia isterica di mia madre, ma io le darò filo da torcere, è bene che lo sappia!

CONTE - E' una minaccia?

AUGUSTA - Neanche per idea: è una pacata conversazione fra compagni di vacanza. A volte io sono un po' impulsiva, lei mi perdonerà per questo, ma non è meglio dire sempre quel che si pensa, anziché nascondersi dietro giri di parole tortuosi e inutili?

CONTE - Apprezzo la sincerità.

AUGUSTA - Ero certa che ci saremmo intesi.

CONTE - A meraviglia, cara Augusta. Posso ancora chiamarla così?

AUGUSTA - Ma certamente, mio buon Leone. Ha visto che in fondo non ho poi quel caratteraccio che mi si attribuisce? Soltanto, non amo le sorprese.

CONTE - Che combinazione, io le adoro! Dopotutto, cara Augusta, lei è proprio sicura che non sarò io a dover scoprire dei retroscena imprevisti, durante il mio soggiorno a Villa Ersilia?

SCENA 10

Entra Cesare.

CONTE - Di qui non è passata, sarà ancora con l'Alberti e gli altri ragazzi.

CESARE - Mi domando cos'avranno da dirsi, tutto il giorno!

AUGUSTA - Sarebbe bello sapere cos'è che hai tu da dirle, che la cerchi in continuazione!

CONTE - Sono giovani, e innamorati...

CESARE - Innamorato io? Figuriamoci! Di Betty Bombay!

CONTE - Di Betty forse no, ma di Adalgisa non c'è dubbio!

CESARE - Non c'entra, l'amore! Noi siamo solo...

CONTE Parla già al plurale: questo non è amore? Me ne compiaccio, Adalgisa è un'ottima ragazza, cerchi di non lasciarsela scappare!

AUGUSTA - (Sarcastica)

Altrimenti sai dove la ritrovi un'altra come lei?

CESARE - Augusta! Attenta a quel che dici, o...

AUGUSTA Guarda che parlo seriamente: una ragazza così attraente, e così dolce e ingenua nello stesso tempo... io fossi in te la porterei subito in campidoglio!

CESARE - Cosa c'entra il campidoglio?

AUGUSTA - Scusa, mi sono sbagliata, volevo dire in municipio.

CESARE - Lo farò quando porterò te in ospedale per farti medicare le contusioni aggravate che prima o poi ti provocherò!

AUGUSTA - Ecco un fulgido esempio di rispetto verso una sorella maggiore. Scusate, ma abbandono la compagnia (esce).

CONTE - Avanti, Cesare. Tocca a lei.

CESARE - Non capisco...

CONTE Via, Cesare! Prima Babetta, poi Augusta, ora lei... Scommetto che Zarina ritroverà la memoria per venirmi ad insultare!

CESARE - No, lei sta cercando di smuovere le sue conoscenze altolocate... prega in continuazione!

CONTE - Per non parlare delle minacce di Dosolina.

CESARE - E' stato minacciato? Da Dosolina?

CONTE - Se maltratto la sua signora, mi avvelena.

CESARE - (Sorride) Ma guarda... No l'intervento di Dosolina non era previsto.

CONTE - L'avevo immaginato, che la sua era un'iniziativa privata.

CESARE - Vogliamo fare quattro chiacchiere tra uomini?

CONTE - Con piacere, anche se credo di sapere quel che sta per dirmi.

CESARE - Conte Leone, lei ha mai frequentato persone del mondo dello spettacolo?

CONTE - In qualche occasione.

CESARE - Assiduamente?

CONTE - Non molto. E' capitato.

CONTE - Io sì. E non parlo solo dell'Alberti, io ci lavoro, nello spettacolo. E nessuno meglio di me può saperlo: le attrici non sono persone facili.

CONTE - E' per questo che non si è ancora deciso a sposare Adalgisa?

CESARE - Lei non c'entra.

CONTE - Chiedo scusa.

CESARE - Le attrici sono egocentriche, capricciose, e viziate. Sono abituate ad essere sempre al centro dell'attenzione. Vogliono essere riverite e servite in tutto, hanno bisogno di un servo, più che di un compagno.

CONTE - Qualcosa mi dice che il discorso si sta spostando su sua madre.

CESARE - La mamma è una donna speciale.

CONTE - Ma siccome è un'attrice...

CESARE - ... è egocentrica, capricciosa e viziata.

CONTE - Tanto per essere chiari.

CESARE - L'Alberti nella sua vita ha fatto solo ed esclusivamente ciò che ha voluto, infischiandosene di tutto e di tutti: per lei non sono mai esistite regole, né convenzioni sociali da rispettare.

CONTE - Splendido, una donna libera.

CESARE - "Molto" libera, e so che lei mi capisce. Quel che diceva la gente, per lei, non ha mai avuto alcun peso.

CONTE - Ma cosa mi dice!

CESARE - A parte le recensioni dei suoi spettacoli. Quelle le ha sempre lette, per poter poi insultare i critici che osavano "non capire" la sua arte.

CONTE - Non si può invocare la legittima difesa, in quei casi?

CESARE - Forse per i critici. Leone, non mi prenda per uno che vuole intromettersi.

CONTE - Ci mancherebbe.

CESARE - Ma un figlio ha il dovere di...

CONTE - ... mettere il naso nelle faccende di sua madre, anche a costo di farne un ritratto spaventoso!

CESARE - La verità è bene che venga a galla subito.

CONTE - Gran bella frase, Cesare, ma, da uomo a uomo, tutto questo discorso dove ci dovrebbe portare?

CESARE - (Timidamente) Noi vorremmo capire quali sono i suoi sentimenti verso la mamma.

CONTE - Bravo Cesare, alla fine ci siamo arrivati. Eccole una dichiarazione ufficiale, da diramare anche alle sue inquiete sorelle. Quel mostro di sua madre ed io siamo legati da una buona amicizia, basata sulla sincerità... diciamo piuttosto sul reciproco rispetto.

CESARE - Non le pare che per due persone che decidono di vivere insieme ci sarebbe bisogno anche di un po' di affetto?

CONTE - Se non altro per la rima.

CESARE - Conte Leone, io non sto scherzando.

CONTE - Nemmeno io, caro ragazzo. Vuoi che ti dica che sono perdutamente innamorato di tua madre? Ammetti che sarebbe sciocco, da parte mia. Alla mia età, se ci si innamora perdutamente si è soltanto ridicoli. E se poi si va a confessare un simile sentimento ai figli dell'amata, a quel punto si diventa patetici. Volete che vi chieda la mano di vostra madre?

CESARE - Vogliamo soltanto capire quali sono le sue vere intenzioni.

CONTE Questo mi sembra un atteggiamento più adatto alle circostanze: non processiamole, le intenzioni, limitiamoci a dichiararle. Le mie sono modeste. Ho molta simpatia per l'Alberti, e in parte ho la presunzione di essere corrisposto. Vostra madre è una donna che non smette di sorprendermi, e questa è la qualità che prediligo in una donna.

CESARE - Non c'è dubbio che l'Alberti sia una donna molto sorprendente.

CONTE - Non mi è altrettanto chiaro quali siano invece le vostre, di intenzioni.

CESARE - Le "nostre"? Cosa intende, con "nostre"? Noi lo facciamo per il vostro bene, il suo e quello della mamma!

CONTE Credo che ci siano molte cose, che voi siete disposti a fare per il bene dell'Alberti, non è così?

CESARE - E' normale, siamo i suoi figli: l'Alberti ha bisogno di noi...

CONTE - Ma non è altrettanto sicuro che abbia bisogno di me, vero?

CESARE - Leone, lei che cosa vuole esattamente da nostra madre?

CONTE - Cosa potrei volere, secondo voi? E cosa vorrà lei, da me? E voi, da due poveri vecchi, cosa vi aspettate? Mettiamo che io sia un povero vecchio che cerca un po' di compagnia per i giorni che gli restano da vivere, è un delitto? Vostra madre cerca le stesse cose? Io spero di sì, ma soltanto lei è in grado di dircelo. E in tutto questo voi, cosa volete voi? Cosa ci fate, qui? Chi di noi ha qualcosa da nascondere? Io? Voi? Non sarà che tutti abbiamo la coscienza sporca, e ci confondiamo dietro le intenzioni degli altri, per non dover ammettere le nostre, di colpe? Io non lo so, cosa sta succedendo qui, ci sto pensando da quando sono arrivato, ma giuro che non l'ho ancora capito. Cosa vogliamo esattamente? Cosa ci stiamo nascondendo?

BUIO

SCENA 11

ALBERTI - (Uscendo dal salone) Dosolina, cara, fai in modo che "nessuno" ci disturbi, tieni sotto controllo "la situazione".

DOSOLINA - (Nel salone) Stia tranquilla, signora.

L'Alberti va verso la sua sedia, al centro della scena, seguita da Ersilina, Adalgisa, Giulietto e Stefano. Ersilina, Adalgisa e Giulietto portano libri, giornali, e vecchie foto, Stefano un registratore che sistema vicino all'Alberti.

ALBERTI - Siamo sicuri che siano tutti fuori?

GIULIETTO - Tutti a passeggio. Da quando siamo qui nessuno ha mai oltrepassato il cancello della villa, e oggi improvvisamente tutti sentono il bisogno di fare "quattro passi".

ALBERTI - Non mi meraviglia: la scena della famiglia felice sta diventando insostenibile, e quelle sciocche non perdono occasione per battibeccare davanti a Leone.

ERSILINA - Vuoi dire che la mamma e zia Babetta si sono defilate, con i rispettivi mariti, per evitare di trascorrere il pomeriggio insieme al conte?

ALBERTI - Non è detto cara. E' possibile che abbiano finalmente deciso di praticare quello scambio di coppie che sognano da anni!

GIULIETTO - Nonna! Sei impazzita! La mamma con zio Massimo?

ERSILINA - Papà con zia Babetta?

ADALGISA - Sul serio?

ALBERTI - Non guardatemi in quel modo, dopotutto cosa c'è di male? Resta tutto in famiglia!

ADALGISA - Ecco perché Cesare ha preferito restare in casa a dormire!

GIULIETTO - Nonna, ci stai prendendo in giro!

ALBERTI - Neanche per idea. E smettila di chiamarmi nonna, che mi invecchia. Vostra madre ha sempre avuto un debole per il marito di Babetta. Per quale motivo è così acida con lei, secondo voi?

ERSILINA - Che c'entra, zio Massimo è un bell'uomo, ma...

ALBERTI - Mi consola sapere che non ti è sfuggito che Massimo è decisamente più prestante e... probabilmente più focoso di tuo padre, che peraltro...

GIULIETTO - Peraltro?

ALBERTI Giulio ha il fascino dell'intellettuale, può sembrare un po' ebete e addormentato... (previene le proteste dei figli) sto parlando per paradossi, è ovvio! Con quell'aspetto riflessivo - è più adatta come definizione? - sono sicura che a Babetta non dispiacerebbe, se non altro per il gusto di provare qualcosa di diverso!

ADALGISA - Ehi, ha proprio ragione! Ho notato anch'io che...

ERSILINA - Cosa vuoi avere notato, tu!

ALBERTI - (Ride) Cari, come siete teneri! Così giovani e così perbene!

GIULIETTO - Tu stavi scherzando!

ERSILINA - E noi che ci siamo cascati.

STEFANO - Non ci sarebbe niente di male, se...

GIULIETTO E ERSILINA - (Insieme) Stefano!

ALBERTI - (Si siede sulla sua poltrona) Qualcuno ha notizie del nostro ospite speciale?

ERSILINA - Il conte Leone? Starà curiosando in giro, come al solito.

ADALGISA - Oppure sta cercando di far parlare la povera Zarina: quella ragazza alla fine è la migliore attrice, fra tutte noi! La sua interpretazione della parte della smemorata è da Oscar!

GIULIETTO - E dire che il conte ci prova in tutti i modi, a farla cadere in contraddizione!

ALBERTI - Non sa con chi ha a che fare, Zarina è ostinata come un mulo.

GIULIETTO - Riconosco una certa somiglianza...

ALBERTI - Bada a quel che dici, giovanotto!

STEFANO - (Ha finito di sistemare registratore e microfono) Vogliamo iniziare?

ALBERTI - Non capisco perché mi sono lasciata coinvolgere in questa folle idea (si schiarisce la voce) devo essere diventata matta, il vostro è un progetto talmente assurdo... più assurdo del mio! State facendo un lavoro inutile.

STEFANO - Questo proprio no. Sarà assurdo e strampalato finché vuole, ma non accetto che si definisca inutile. Il teatro non è inutile, e la sua memoria va salvata.

GIULIETTO - Nonna, Stefano ha ragione.

ALBERTI - Mi piace, questo ragazzo, ha carattere. (A Stefano) Di chi sei fidanzato, tu? (Guarda Adalgisa, poi Ersilina, infine Giulietto) Di Adalgisa no, per Ersilina non mi sembri adatto...

STEFANO - Io...

GIULIETTO - Nonna, lui...

ALBERTI - Non importa, sono dettagli da alcova, e in quanto tali rigorosamente privati. Dunque, che ne facciamo, poi, delle storie di questa vecchia attrice dimenticata?

ERSILINA - Le pubblichiamo!

GIULIETTO - Attenzione, ho una grande notizia: sono riuscito a trovare quel mio amico, gli ho parlato della nostra idea, lui ne ha parlato con suo padre...

ALBERTI - Il quale ne ha parlato con suo nonno, che non si ricorda di me!

GIULIETTO - E' disposto a pubblicare la sua biografia! Abbiamo l'editore!

ADALGISA - "Ersilia Alberti: la mia vita". Come le star americane.

ALBERTI - Ah, quelle: tutte finte.

GIULIETTO - "Tutta la verità di Ersilia Alberti."

ALBERTI - Questo titolo non mi piace. E comunque quel tuo amico, e suo padre, o suo nonno, devono essere pazzi.

STEFANO - No, hanno fiuto per gli affari, e quando gli ho proposto in esclusiva le memorie dell'ultimo mostro sacro del nostro teatro, non hanno esitato ad accaparrarsele!

ALBERTI - Se il termine "mostro sacro" è riferito a me, sappi che non lo trovo adeguato.

ERSILINA - Nonna, è importante che tutti conoscano la tua storia!

ALBERTI Ma a chi volete che interessino, i ricordi di una vecchia attrice ormai dimenticata?

TUTTI - A tutti!

ALBERTI - Tutti chi?

ERSILINA - Gli amanti del buon teatro!

ALBERTI - Quattro gatti. Vecchi e spelacchiati come me.

ADALGISA - Lei non è spelacchiata!

ALBERTI - Ma sono vecchia, cara. E molto.

ADALGISA - Lei "è" lo spettacolo italiano.

ALBERTI - Lo "ero", cara. Moltissimi anni fa.

GIULIETTO - Il tuo libro andrà a ruba, c'è ancora un mucchio di gente che ama il teatro, quello vero.

ALBERTI - Oh, lo amano tutti, il teatro: è da quando sono nata che sento ripetere questa bella verità, peccato che quando si tratta di andarci, a teatro, il discorso cambia. Oggi poi, tutti chiusi in casa a guardare quella scatoletta magica! Che pena!

ERSILINA - E noi andiamo controcorrente e raccontiamo la storia della più grande attrice del secolo.

ADALGISA - Evviva! Sarà il ritorno dell'Alberti!

ALBERTI - Cari, ho deciso di accontentarvi, ma vi prego, un minimo di self - control. Dalle nostre conversazioni non potrà uscire niente di più che un banale diario da lasciare ai posteri, quando avranno dimenticato anche il mio nome. Anzi, quello lo hanno già dimenticato i contemporanei, non occorre aspettare il ricambio generazionale.

GIULIETTO - Tu sai che non è vero: faremo un grande lavoro! Abbiamo già raccolto articoli, fotografie...

ALBERTI - Sia chiaro che sulla scelta delle foto voglio io l'ultima parola: non vi azzardate a pubblicare quelle che scarto!

STEFANO - Lei avrà l'ultima parola sulla versione definitiva, ci mancherebbe altro: è il "suo" libro!

ADALGISA - Avrà di nuovo il mondo ai suoi piedi!

ALBERTI - Cara, che esagerata!

ERSILINA - Saranno un grande successo!

ALBERTI - No, basta, sono stanca per il successo. Non faccio per vantarmi, ma ne ho avuto molto, sapete. Oggi mi accontenterei di un po' di rispetto. Quello sì, mi manca. Ma il pubblico ti dimentica, appena smette di vederti, e per un attore passare inosservato è peggio che non esserci più. E' vero, non lasciamo niente, dietro di noi. Diamo tutto finché siamo su quel beato palcoscenico, e poi... via! Scomparsi. Senza lasciare tracce. Dopotutto noi non creiamo nulla che valga la pena di conservare, nulla di tangibile, di concreto. Come fa, un attore, a dimostrare che esiste, quando smette di recitare?

STEFANO - (Azione il registratore e fa un cenno agli altri) Signora Alberti, lei che sa benissimo di essere la più grande attrice di questo secolo, sta forse andando in cerca di complimenti?

Tutti si raccolgono intorno all'Alberti per ascoltare i suoi racconti.

ALBERTI - I complimenti, io? Non ci ho mai tenuto. Però preferirei essere rispettata oggi che ci sono ancora, piuttosto che ricevere degli elogi quando sarò in quell'affollatissimo teatro buio dove tutti andiamo, ad un certo punto, oltretutto non sono affatto sicura che... "là" ci sia un'acustica accettabile. Purtroppo in questo Paese non si ha nessuna considerazione per chi come me e i miei colleghi ha dedicato all'arte una vita intera. Sono vecchia, cari, e non servo più a nessuno, figurarsi cosa ci può essere di interessante nella storia di un attore, fatta immancabilmente di fame, gavetta, pensioni, alberghi, teatrini, teatri, applausi, successo, trionfi... l'addio alle scene. E' tutto qui, sapete, cambia solo il successo, perché non tutti sono fortunati e arrivano a conoscere l'affetto del pubblico, ma le paure, le emozioni e i sacrifici, quelli sono gli stessi per tutti. La mia è una storia vera e gloriosa, ma vecchia, vecchia come me. (Si guarda intorno) Quattro persone e un registratore, pubblico modesto, ma un professionista fa il suo spettacolo anche per uno spettatore solo. Allora, dove eravamo rimasti?

ERSILINA - (Timidamente) "La poverina"...

ALBERTI - (Seccata) Ancora? Siete sicuri che è di me, che volete parlare? Non si fa altro che nominare "quella là"!

GIULIETTO - (Sfogliando alcuni ritagli di giornale) Siamo arrivati agli anni in cui tutti i giornali parlano di te, del tuo successo e del successo della... Sì, e tutti insistono sulla vostra presunta rivalità.

ALBERTI - Hai detto bene, caro, "presunta". In quegli anni andava di gran moda inventare, per un personaggio di successo, una rivalità con un collega che avesse, più o meno, le sue stesse caratteristiche. Avrete sentito parlare di Coppi e Bartali nello sport, la Loren e la Lollobrigida nel cinema. In teatro qualche buontempone pensò a me e... quella "collega", solo perché avevamo la stessa età e una vaga somiglianza, che lei accentuava ad arte, imitandomi in tutto e per tutto.

Tutti ascoltano con interesse e prendono appunti.

ALBERTI - In realtà la "poverina" era anche bravina, a suo modo, ma aveva più ambizione che talento, e per una copertina avrebbe venduto la madre. Ho sempre avuto il sospetto che sia stata proprio lei a montare tutta questa storia, per farsi pubblicità a mie spese.

STEFANO - Non avete mai lavorato insieme, lei e la Corradi?

ALBERTI - (Tagliente) Come ti permetti?

STEFANO - Scusi, mi è scappato...

ALBERTI - All'inizio della carriera è accaduto. Siamo state in compagnia insieme quando eravamo tutte e due delle illustri sconosciute. Ti confesserò che per un breve periodo siamo state anche amiche - incredibile vero? - poi la sua gelosia e la sua invidia hanno rovinato tutto. Del resto, tra due attrici della stessa età e con lo stesso fisico - io era molto più bella, a detta di tutti - non può esserci amicizia...

ERSILINA - (Mostra una vecchia foto di scena che ritrae due giovani donne, sono l'Alberti e la Corradi) Ho trovato questa...

ALBERTI - (Getta solo uno sguardo di sfuggita sulla fotografia) E' l'unica foto che ci ritrae insieme, ma io sono venuta male.

ADALGISA - (Prende la foto dalle mani di Ersilina e la osserva ammirata)

C'è stato un episodio, un incidente che vi ha portato alla rottura?

ALBERTI - Non c'è stata una rottura, perché non c'era nulla da rompere. Io andavo per la mia strada e lei per la sua, poi, stando a quel che dicevano i giornali, abbiamo iniziato a rubarci le parti e... a farci qualche dispetto.

STEFANO - Ci andavate piuttosto pesanti, però... (legge) "Dopo il trionfale successo nella parte di "Minnie la candida" l'Alberti dichiara: "Se la Corradi vedesse il mio spettacolo le scoppierebbero le occhiaie per l'invidia!"

ALBERTI - Montature giornalistiche, è evidente: io quel nome non l'ho mai pronunciato!

ADALGISA - Anche allora i giornalisti stravolgevano le interviste?

ALBERTI - Io non ci ho mai badato, cara.

ADALGISA - E' un inferno, con me si divertono a farmi passare per un'oca giuliva...

ERSILINA - Chissà come mai! Prova a scurirti i capelli e a coprirti un po', scommettiamo che la piantano?

ADALGISA - Ma sarebbe un suicidio professionale: cambio d'immagine, calo di audience, addio sponsor, mi licenziano in tronco!

GIULIETTO - (All'Alberti) Quali altri dispetti vi facevate?

ALBERTI - Il nostro preferito era quello di rubarci i cavalieri. In questo avevamo tutte e due molto buon gusto, devo ammetterlo: avevamo ai nostri piedi gli uomini più belli e importanti del nostro tempo, e appena una faceva una conquista, l'altra si precipitava a portarglielo via!

ERSILINA - E chi aveva la meglio, delle due?

ALBERTI - Cara, che domanda inutile!

GIULIETTO - Ma il nonno?

ALBERTI - Non perdeva tempo neanche lui.

STEFANO - Ma la vostra rivalità non è mai finita? Non vi siete mai rappacificate?

ALBERTI - Col tempo abbiamo preso strade diverse: io ho continuato col teatro serio, fino a quando ho deciso di ritirarmi dalle scene, lei si è buttata nella scatoletta magica, sceneggiati e tutta quella robetta da donnicciuole, ma le hanno dato ruoli modesti, sempre più piccoli, finché si è resa conto che nessuna la voleva più neanche per la pubblicità delle dentiere, e ha finalmente deciso di ritirarsi.

STEFANO - Non ha più avuto sue notizie?

ALBERTI - (Ignora la domanda volutamente) E' triste, la sorte degli attori: ti osannano sul palcoscenico, poi ti dimenticano appena ti allontani, e se ti incontrano per strada non ti salutano neanche più, mentre una volta non potevi fare due passi per strada che ti bloccavano in continuazione per chiederti un autografo e stringerti la mano.

Entra il Conte Leone, arriva dalla strada, E' molto agitato.

CONTE - Ersilia, ho bisogno di parlarti.

ALBERTI - Leone, che brutta cera! E' successo qualcosa?

CONTE - No, niente, ma vorrei parlarti.

ALBERTI - Caro, come vedi in questo momento sono occupata.

CONTE - E' importante, Ersilia!

ALBERTI - Anche quello che stiamo facendo noi, lo è.

CONTE - Vi chiedo scusa, ma sono molto agitato, e vorrei...

ALBERTI Caro, rimettiti in sesto. Respira profondamente, siediti qui con noi - ma prometti di tacere, altrimenti saremo costretti ad allontanarti - un po' di pazienza e poi potrai dirmi tutto quello che adesso diresti in maniera troppo confusa.

CONTE - (Va a sedersi poco distante, rassegnato) D'accordo, come vuoi tu, Ersilia.

ALBERTI - (Chiama) Dosolina!

Dosolina arriva e va vicino all'Alberti. Le due donne parlano senza farsi sentire dal Conte.

DOSOLINA - Mi ha fregato, credevo fosse di sopra, quando l'ho visto arrivare era tardi, ormai.

ALBERTI - Non importa, cara. Portagli da bere e tienilo d'occhio.

DOSOLINA - Ora non mi scappa più, signora. Non lo mollo nemmeno agli angeli del Paradiso, se vengono a reclamarlo.

ALBERTI - Per carità, ne abbiamo bisogno qui!

Durante il dialogo che segue, infatti, Dosolina porterà da bere al Conte e cercherà di impedirgli di avvicinarsi all'Alberti per ascoltare quelle storie che sembrano interessarlo molto.

ALBERTI - (Ai ragazzi) Possiamo continuare... se ve la sentite.

ADALGISA - Certo, che ce la sentiamo!

STEFANO Parliamo della Compagnia degli Affascinati. Un'avventura teatrale straordinaria.

ALBERTI - Ragazzi, quello è teatro delle caverne! Comunque vediamo: sì, alla fine degli anni cinquanta sono diventata capocomico di me stessa. Io e alcuni colleghi, la Grossi, la Ceppa, Pannelli... c'era anche Lazzaro, sicuro! E "la poverina", all'inizio c'era anche lei. eravamo molti, tutti giovani e coraggiosi, e innamorati del nostro lavoro. Abbiamo raccolto i nostri risparmi e con un coraggio da leoni, e quell'incoscienza che si ha solo da giovani, abbiamo messo in piedi la nostra compagnia, assumendoci la responsabilità di tutto, scelta dei testi, regia, divisioni delle parti, insomma, facevamo tutto da soli.

GIULIETTO - Affascinati dal teatro, è questo il motivo del nome?

ALBERTI - E' chiaro! Anche se...

ERSILINA - Se?

ALBERTI - Questo è un piccolo segreto. Io mi sono opposta, quando abbiamo scelto il nome. Avrei preferito "La compagnia degli Affascinanti", mi sembrava più adatto, ma la maggioranza ha preferito la "Compagnia degli Affascinati", era più da commedia dell'arte, dicevano.

STEFANO - Ma il vostro non era un repertorio solo comico.

ALBERTI - Li abbiamo scoperto noi, gli autori più importanti del secolo! Siamo stati noi a rappresentare per primi in Italia quei nomi che adesso riempiono i teatri!

GIULIETTO - Chi faceva le scelte?

ALBERTI - Tutti, rigorosamente insieme. Discutevamo ore ed ore, notti intere, a volte. Più le prove, più tutto il resto... Una fatica immane, ma abbiamo avuto soddisfazioni straordinarie. Era un esperimento senza precedenti, tenete presente che nessuno di noi era realmente famoso, eravamo tutti giovani e promettenti attori, non proprio dei debuttanti, ma nessuno aveva ancora un nome... e siamo andati avanti per quasi dieci anni! Se pensate che una normale compagnia, oggi come allora, spesso fatica ad arrivare alla fine della stagione... Noi eravamo tutti innamorati del nostro lavoro, e soprattutto non c'era rivalità, tra di noi, ognuno aveva i suoi ruoli e i suoi compiti. (Ha un momento di commozione ma si riprende subito) Purtroppo di quella stagione memorabile non restano che i nostri ricordi, quelli di chi c'è ancora, s'intende... Qualche foto, ritagli di giornale e forse qualche registrazione televisiva, poca roba, che però non rende neanche un millesimo della magia che si accendeva tra noi, in palcoscenico.

GIULIETTO - (Sfoglia i suoi ritagli) Di quel periodo abbiamo moltissimo materiale.

STEFANO - Signora Alberti, lei oggi ha nostalgia del palcoscenico?

ALBERTI - (Sospira ed esita prima di rispondere) Si ha "nostalgia" del pane, dopo un digiuno? Non è nostalgia, mio giovane amico, è un vuoto, una voragine che ti si apre nello stomaco e nell'anima, e non c'è niente se non "quello" che possa aiutarti a colmarla, ma "quello" appartiene al passato, ti devi rassegnare all'idea che per te in teatro non c'è più posto, e che il passato non torna. Poi si impara. Col tempo si impara a sopravvivere anche senza pane: si sa, ci sono i grissini, i cracker, tante altre cose simili, ma è tutto diverso, è un'altra cosa. Ti abitui, ma non dimentichi. Come vedi si continua, a vivere, ma è... è sopravvivere.

SCENA 12

CESARE - (Voce fuori scena) Dosolina! Dove sei!

ALBERTI - Per oggi può bastare.

Stefano spegne il registratore, gli altri raccolgono le loro cose.

DOSOLINA - Sono qui, cosa succede?

ADALGISA - Quando si sveglia è sempre intrattabile!

CESARE - (Voce fuori scena) Mi si sono scuciti i pantaloni, ho bisogno di te.

ADALGISA - Non disturbare Dosolina, con tutto quello che ha già da fare, ci penso io!

ALBERTI - (Trattiene Adalgisa) Lascia che vada lei, cara. Ha sempre avuto un debole per Cesare, vuoi negarle in piacere di rimirarselo un po' in mutande? (A Dosolina) Dosolina, cara, vuoi placare le ansie di quello scalmanato? Si è offerta Adalgisa, ma ho ancora bisogno di lei.

DOSOLINA - Vado subito (sottovoce) ma lui? (indica il Conte).

ALBERTI - (Fa un cenno di assenso a Dosolina) Leone caro, vuoi dirmi cosa ti succede?

CONTE - (Si avvicina, guarda perplesso i ragazzi che circondano l'Alberti)

ALBERTI - Ti sei calmato? Ci hai fatto prendere uno spavento, prima.

CONTE - Non volevo disturbare, ma...

ALBERTI - Dunque, cosa ti era preso?

CONTE - Stavo passeggiando per il parco, e ho incontrato Zarina...

ALBERTI - Non sarà elegante, sempre con lo stesso vestito, ma nemmeno spaventosa, povera ragazza!

CONTE - Non è questo, anzi.

ALBERTI - Vuoi che provi ad indovinare? Suor Rina ti ha fatto una delle sue prediche!

CONTE - Abbiamo parlato...

ALBERTI - (Tra sé) Le avevo raccomandato di non farsi tornare la memoria per i predicozzi...

CONTE - E' una ragazza molto acuta.

ALBERTI - Molto, a volte un po' troppo.

CONTE - Ha iniziato a raccontarmi la storia di Natale.

ALBERTI - Quale storia?

CONTE - Il presepe, le statuine carbonizzate...

ALBERTI - (Incredula) "Lei" ti ha raccontato "quella" storia?

CONTE - E tante altre cose.

ALBERTI - Sorprendente.

CONTE - E poi... mi ha aiutato a far luce dentro di me.

ALBERTI - (Sollevata, tra sé) Ah! Era un'esca!

CONTE - Mi ha fatto riflettere.

ALBERTI - Ti ha convertito?

CONTE - Devo aprirmi con te, Ersilia, dirti esattamente quella verità che... (si guarda intorno) se potessi parlarti in privato!

GIULIETTO - Vi lasciamo.

ERSILINA - Subito.

STEFANO - Seduta stante.

ADALGISA - Ma se siamo al momento clou!

L'uscita dei quattro ragazzi viene bloccata dall'ingresso di Zarina.

ZARINA - Mamma!

ALBERTI - Dolcissima Zarina, cosa c'è?

ZARINA - Scusate se vi disturbo (si avvicina al Conte) salve, Leone.

CONTE - Zarina, amica mia.

ZARINA - Mamma, c'è un signore che vuole parlare con te...

ALBERTI - Un signore? Un altro? E' il mio momento! Che tipo è?

ZARINA - Ordinario, un po' volgare, molto insistente!

CONTE - Vuoi che vada a sentire io?

ZARINA Vuole parlare solo con la mamma, e nessun altro. Dice che è una cosa importante.

SCENA 13

Un uomo di mezza età dall'aspetto comune, vestito scuro e occhialini da ragioniere sul naso, con una cartellina di pelle nera sotto il braccio e una ingombrante borsa in mano, entra e va verso l'Alberti.

UOMO CON LA BORSA - (Si inchina e saluta con la faccia contrita) Buongiorno, signora Alberti.

ALBERTI - (Non appena lo riconosce un'espressione di spavento si dipinge sul suo volto) Lei?

STEFANO - Noi ce ne stavamo andando...

ALBERTI - (Lo trattiene prendendolo per un braccio) Dosolina... chiamatela...

L'espressione dell'Alberti lascia presagire qualcosa di grave, Giulietto esce di corsa per andare a chiamare Dosolina, Ersilina e Adalgisa si trattengono.

CONTE - (Guarda con sospetto l'Uomo con la borsa).

ALBERTI - (Si sforza di tenere sotto controllo i suoi nervi, rimane immobile e si rivolge con un filo di voce al nuovo arrivato) E'... successo, vero?

UOMO CON LA BORSA - (Abbassa la testa) Purtroppo sì.

ALBERTI - Quando?

UOMO CON LA BORSA - Due giorni fa. Ho cercato di avvisarla, ma non è stato facile rintracciarla, nessuno conosceva l'indirizzo di questa sua nuova casa...

STEFANO - E' la villa di famiglia.

ALBERTI - Ha sofferto?

UOMO CON LA BORSA - Sapeva di essere alla fine, ha salutato tutti, si è addormentata serenamente e... fine. Se n'è andata.

ALBERTI - (Rimane immobile, le lacrime iniziano a scendere abbondanti sulle sue guance senza che lei faccia nulla per fermarle o asciugarle).

UOMO CON LA BORSA - Le sue ultime parole sono state per lei, "ringrazi la mia unica amica" (apre la sua borsa e tira fuori una vecchia scatola di cartone a fiori, sbiadita) le ho promesso di consegnarle questa, ci teneva che rimanesse a lei.

L'Alberti tremando prende la scatola dalle mani dell'uomo e la apre: dentro ci sono vecchie foto ingiallite, pacchi di lettere tenuti insieme da nastri colorati, gioielli di scena e chincaglieria di altri tempi di nessun valore.

ALBERTI - (Esamina uno dopo l'altro gli oggetti contenuti nella scatola e piange in silenzio).

Dosolina entra di corsa, seguita da Giulietto e Cesare, e contemporaneamente arrivano anche Augusta, Babetta, Giulio e Massimo, di ritorno dalla loro passeggiata.

DOSOLINA - (Riconosce l'Uomo con la borsa) Venga signora, l'accompagno in camera sua.

ALBERTI - Se ne vanno tutti, Dosolina, anche lei ci ha lasciato sole.

DOSOLINA - Cerchiamo di essere forti: vedrà, supereremo anche questa. Noi non siamo sole.

ALBERTI - (Si alza e si lascia guidare lentamente da Dosolina) Sono tutti di là, non mi resta che raggiungerli, manco solo io...

DOSOLINA - Loro possono aspettare e aspetteranno, non ne dubiti, hanno tutto il tempo che serve. Siamo noi, che abbiamo ancora un mucchio di cosa da sistemare qui, e non ce ne possiamo andare, non è assolutamente il momento.

UOMO CON LA BORSA - (Apre la cartellina di pelle che tiene sotto il braccio) Ci sarebbe anche un piccolo sospeso, la cerimonia funebre, i fiori... se ne è fatto carico l'istituto: voi capite, non è per mettere fretta, specie in momenti tanto tristi, ma la pratica amministrativa andrebbe chiusa e...

DOSOLINA - (Col tono sprezzante e deciso che avrebbe l'Alberti, se avesse la forza di rispondere a quella richiesta inopportuna) Lei non ha un briciolo di cuore, prima la tramortisce con una notizia simile senza nemmeno prepararla e poi batte cassa, mentre quella poverina è ancora calda e la signora è sconvolta dal dolore! Si vergogni! Li avrà, i suoi soldi, lasci il conto e pagheremo, come abbiamo sempre fatto con le rette principesche di quel suo istituto sciagurato! Mai che esca qualcuno vivo, da lì dentro, ma cosa gli date da mangiare, a quei poveri vecchi?

UOMO CON LA BORSA - Vedo che anche lei è sconvolta dal dolore, altrimenti non...

DOSOLINA - Ecco, vede bene, dunque ora ci lasci sole.

Dosolina e l'Alberti si allontanano, l'Uomo con la borsa tra lo stupore generale lascia una busta sul tavolo accanto al registratore, recupera la sua borsa e saluta.

UOMO CON LA BORSA - Signori, devo lasciarvi. Le circostanze non ci consentono di dire che è stato un piacere, tuttavia...

ZARINA - Scusi, ma può dirci almeno lei chi è? Noi di tutta questa storia non sappiamo niente.

UOMO CON LA BORSA - Mauro Piccini, direttore della casa di riposo "Artisti per sempre".

AUGUSTA - Casa di riposo?

CESARE - Ma noi non abbiamo nessun parente, in ospizio!

Stefano, che nel frattempo ha sbirciato nella scatola di cartone, ha trovato una foto identica a quella che poco prima aveva cercato di mostrare all'Alberti, confronta le due immagini e le fa vedere a Giulietto.

GIULIETTO - Vuoi dire che nella casa di riposo del signore c'era...

STEFANO - La Corradi, proprio lei!

UOMO CON LA BORSA - (Si volta verso i due ragazzi e conferma i loro sospetti) Certo: abbiamo avuto l'onore di ospitare la signora Corradi per quasi vent'anni. Povera donna, era tanto famosa, ai suoi tempi, ma ha trascorso gli ultimi anni in solitudine. E' la sorte di molti, non lo immaginate nemmeno quanti beniamini del pubblico finiscono in povertà, soli e abbandonati. Se non fosse stato per la signora Alberti, la povera Corradi non avrebbe avuto neanche di che pagare la retta dell'istituto.

AUGUSTA - L'Alberti pagava l'ospizio alla Corradi? Lei si sta sbagliando.

UOMO CON LA BORSA - Conosco molto bene la signora Alberti, e anche la signora Dosolina: venivano spesso a trovare la nostra ospite, e hanno sempre pagato - più o meno regolarmente - la retta della signora. E vi posso assicurare che, nonostante quel che si diceva un tempo di loro, l'Alberti e la Corradi erano molto amiche. Insieme alla signora Dosolina non facevano che ricordare i vecchi tempi, scherzavano come bambine... se sapeste le risate che si facevano, tutte e tre, insieme... (esce).

SCENA 14

Immobili, esterrefatti, tutti gli ospiti di Villa Ersilia restano in silenzio.

CONTE - Scusate, vado a vedere come sta (si alza ed entra in casa).

BABETTA - Voi l'avevate mai vista piangere?

AUGUSTA - Nessuno l'ha mai vista piangere, fuori dalla scena.

CESARE - Povera mamma, questo colpo non ci voleva, proprio adesso, poi.

AUGUSTA - Si riprenderà, è di fibra robusta.

BABETTA - E' ridotta uno straccio, sembra una donna finita.

ZARINA - Non è meraviglioso?

Tutti si voltano sorpresi verso Zarina.

ZARINA - Ha voluto bene a quella povera donna e l'ha sempre aiutata, ma ha fatto tutto in segreto: questa è autentica carità cristiana.

AUGUSTA - Si sono divertite alle spalle di tutti per cinquant'anni, lei e l'eterna rivale!

ERSILINA - E Dosolina con loro.

BABETTA - Chissà poi perché tutto questo mistero.

ZARINA - Un buon cristiano agisce in modo che la mano destra non sappia mai quel che di buono fa la sinistra.

AUGUSTA - E una vera attrice con la fama da "dura" piuttosto che ammettere di avere un cuore si farebbe scannare.

GIULIETTO - Che notizia sensazionale.

ADALGISA - Povera Alberti, che brutto colpo per lei.

CESARE - E ora, cosa facciamo?

BABETTA - Io credo di aver capito una cosa che tutti noi finora abbiamo ignorato: nostra madre è molto più fragile di quel che crediamo, sembra una donna forte e sicura, ma... ormai è solo una vecchietta stanca e sola.

ZARINA - E noi ci siamo sempre disinteressati di lei, ci ha sempre fatto comodo credere che fosse invulnerabile.

AUGUSTA - Pensiamo a cosa fare adesso.

CESARE - Alla luce delle nuove scoperte, magari la compagnia di un uomo...

BABETTA - Forse questo conte capita a proposito...

Silenzio generale: ognuno prende in considerazione l'ipotesi del matrimonio col conte.

CESARE - Invadente lo è, ma...

ZARINA - Se è per quello è anche intrigante, però c'è qualcosa di buono in lui...

BABETTA - Sembra che le voglia bene...

AUGUSTA - Ma è decaduto!

TUTTI - Augusta!

AUGUSTA - E sia! Sforziamoci di credere che sia un buon partito.

CESARE - Un compagno che la faccia sentire ancora giovane...

ADALGISA - E amata!

CESARE - ... è quel che ci vuole.

BABETTA - Secondo me, si vogliono già bene. Un pochino.

GIULIO - Comunque si faranno compagnia.

CESARE - (Guarda le sorelle) Solo che... adesso...

BABETTA - Dopo quei colloqui...

MASSIMO - (Guarda Babetta con preoccupazione) Cosa gli avete detto?

BABETTA - Niente...

ERSILINA - (Ad Augusta) Mamma, hai parlato con il conte della nonna?

AUGUSTA - Era giusto che noi figli esprimessimo le nostre opinioni...

CESARE - Abbiamo solo chiarito alcuni concetti...

MASSIMO - Per esempio quale?

BABETTA - Perché vuole sposare la mamma.

GIULIO - Ho capito: addio conte, ce lo siamo giocato.

ERSILINA - E lui ve l'ha spiegato, il motivo del matrimonio?

AUGUSTA - E' stato molto reticente.

BABETTA - Reticente in maniera preoccupante.

GIULIETTO - Qualcuno ha fatto la stessa domanda all'Alberti?

BABETTA - Perché mai avremmo dovuto?

ZARINA - La mamma quando siamo arrivati ha detto chiaramente che su questo non c'era da discutere: vuole risposarsi.

ERSILINA - (Scambia sguardi complici con Giulietto, Stefano ed Adalgisa) Povera nonna...

STEFANO - (Guarda Giulietto) Ora probabilmente cambierà idea.

ADALGISA - Se non ha più quella retta da pagare...

CESARE - (Insospettito, ad Adalgisa) Amore, non è che voi sapete qualcosa che non volete dire?

ERSILINA - Altro che interpretare la parte dell'oca bionda, tu sei... bionda dentro!

ADALGISA - Mi è scappato...

STEFANO - A questo punto è giusto che loro lo sappiano.

TUTTI - Cosa c'è da sapere?

Entra Dosolina e interrompe i loro discorsi.

DOSOLINA - (Si muove lentamente, è affranta. Viene al centro della scena e si siede).

CESARE - Come sta la mamma?

DOSOLINA - (Piange).

ZARINA - Dì qualcosa Dosolina, per carità!

DOSOLINA - (Sospira profondamente).

AUGUSTA - Non tenerci sulle spine...

BABETTA - La mamma è... la mamma è... (corre a rifugiarsi tra le braccia di Massimo).

DOSOLINA - Si è addormentata.

ZARINA - (Alza lo sguardo al cielo) Lo sapevo che non l'avresti persa d'occhio. Grazie.

DOSOLINA - L'ho convinta a prendere una pastiglia, sapete che lei odia i tranquillanti... (si asciuga le lacrime con il fazzoletto) il conte Leone è rimasto accanto a lei, le tiene la mano tra le sue... (ricomincia a piangere) le vuole bene davvero, nonostante abbia capito tutto...

AUGUSTA - Cosa ha capito?

DOSOLINA - Che la nostra è tutta una messinscena per... incastrarlo!

GIULIO - (Ad Augusta) E' stato il tuo carattere a tradirci! Se fossi stata più attenta...

AUGUSTA - Io? Se siete stati voi ad aggredirlo con le vostre domande!

BABETTA - Non gli avete lasciato un attimo di tregua, con tutte quelle balle!

MASSIMO - Avremmo dovuto restaurarla meglio, la villa.

CESARE - La storia di Zarina non poteva reggere.

ZARINA - Io ve l'avevo detto!

GIULIETTO - Ma non avete capito che l'Alberti voleva sposare il conte solo perché non ha più una lira e non sapeva come fare per mantenere la Corradi?

ERSILINA - Pur di non chiedere niente a voi, ha inscenato la commedia del matrimonio!

ADALGISA - E' per questo che noi - ormai è inutile tenere il segreto, no? - stiamo scrivendo la sua biografia!

STEFANO - Per farle racimolare qualche soldo che le garantisca un po' di autonomia...

AUGUSTA - (Affranta) Non è possibile...

ZARINA - E noi ciechi!

CESARE - E sordi...

BABETTA - No, solo stupidi ed egoisti!

DOSOLINA - Tanto ormai è tutto inutile...

Le parole di Dosolina richiamano tutti alla realtà.

BABETTA - Perché dovrebbe essere inutile? La mamma... lei ti ha detto che non vuole più sposarsi?

DOSOLINA - (Fa cenno di no con la testa) Vostra madre potrebbe non arrivare a domani.

MASSIMO - Come? Bisogna chiamare un medico! Un'ambulanza! Portiamola in ospedale!

DOSOLINA - No, non serve. Il medico le ha già detto tutto. Il suo cuore è stanco, e malandato.

BABETTA - Ma non ce ne ha mai parlato...

DOSOLINA - E quando avrebbe dovuto farlo, nel corso di una di quelle visite lampo che le fate quando vi serve qualcosa?

GIULIETTO - Siamo tutti responsabili...

DOSOLINA - Una forte emozione potrebbe esserle fatale.

CESARE - Se si è addormentata, forse ha superato lo shock...

DOSOLINA - Lo sapremo soltanto domani mattina, se...

AUGUSTA - Se... si risveglia?

DOSOLINA - (Annuisce).

Le luci si abbassano lentamente, ognuno resta immobile al proprio posto.

BUIO

SCENA 15

E' l'alba di un nuovo giorno, a Villa Ersilia.

Il parco sembra un accampamento: nessuno è andato a dormire, i parenti dell'Alberti sono rimasti fuori, ad aspettare, e si sono addormentati lì, chi su una sedia, chi sulla panchina, chi sul tavolo, chi per terra. Sono rimasti più o meno nelle posizioni in cui li avevamo lasciati al termine della scena precedente. Le uniche differenze significative sono lo strano intreccio fra Augusta, Babetta e i rispettivi mariti: Augusta dorme infatti appoggiata a Massimo, mentre Babetta è tra le braccia di Giulio. Anche Giulietto e Stefano dormono abbracciati teneramente, come Cesare e Adalgisa. Dosolina dorme seduta sulla sedia dell'Alberti.

Dal salone esce l'Alberti, maestosa ed elegante come sempre, solo i suoi movimenti sono più rallentati.

ALBERTI - (Osserva la scena) Neanche una veglia per la vecchia madre... (si avvicina ad ognuno, si sofferma su Augusta e Babetta, va accanto ad Ersilina e la sveglia) Cara...

ERSILINA - (Apre gli occhi) Nonna!

ALBERTI - (Le fa segno di tacere) Shh... (Indica Augusta e Massimo, poi Giulio e Babetta) Cosa ti avevo detto?

AUGUSTA - (Apre gli occhi e vede l'Alberti davanti a sé) Mamma!

ALBERTI - (Sorpresa) Come mi hai chiamato?

BABETTA - (Si sveglia) Non sto sognando... tu sei... con noi! (Vede Augusta) E tu cosa ci fai lì?

AUGUSTA - Io... ma cosa credi? Tu piuttosto!

Augusta e Babetta si alzano e si scambiano il posto, uno dopo l'altro si svegliano tutti.

DOSOLINA - Signora! Oh, signora! (Abbraccia l'Alberti piangendo).

AUGUSTA - Pensavate davvero che stessi... uscendo di scena?

ZARINA - (Alza lo sguardo al cielo) Sei sempre il più grande, vai così, "ragazzo"!

DOSOLINA - Sono felice... proprio...

TUTTI - ... tantissimo!

CESARE - Mamma, perdonaci!

ALBERTI - Non so se ci riuscirò, state dando uno spettacolo indegno!

ADALGISA - Lo sapevo che ce l'avrebbe fatta. Qui ci vuole una bella colazione per festeggiare!

DOSOLINA - A quella ci penso io! sarà la migliore colazione della nostra vita!

ALBERTI - Qualcuno vuole andare ad avvisare il conte Leone che non sono salita in cielo, ma soltanto scesa nel parco?

GIULIO - Ma dov'è?

ALBERTI - Dev'essere ancora su che frigna nel sonno, accanto al mio letto.

MASSIMO - "Accanto"?

ALBERTI - Fai poco lo spiritoso, tu: ho visto tutto, sai!

MASSIMO - Tutto cosa?

BABETTA - Anche io!

AUGUSTA - (Imbarazzata) Io aiuto Dosolina...

GIULIO - Questa è la villa dei misteri.

ERSILINA - Non direi: qui accade tutto alla luce del sole e... della luna!

AUGUSTA - (Andando verso casa, per seguire Dosolina, vede Giulietto e Stefano che dormono abbracciati) No... no... (arretra inorridita) è soltanto un brutto sogno...

ALBERTI - La tua espressione non era quella di chi si risveglia da un incubo, poco fa...

AUGUSTA - Ah!

L'urlo di Augusta sveglia Giulietto e Stefano.

AUGUSTA - (Indica ora uno ora l'altro) Tu e lui... no no... ditemi che non è vero...

GIULIETTO - Mamma, io avrei voluto dirtelo...

STEFANO - Signora Augusta....

AUGUSTA - Via, andatevene, tutti e due!

ALBERTI - Cara, abbiamo fatto la commedia, la farsa, il giallo, il melodramma, ma la sceneggiata no! Quella risparmiacela.

AUGUSTA - (A Giulio) Hai visto anche tu, Giulietto e il fidanzato di Ersilina...

ERSILINA - Stefano non è il mio fidanzato.

GIULIO - Calmati cara, prova a rilassarti.

AUGUSTA - Come posso rilassarmi, se ho appena scoperto che nostro figlio...

GIULIO - E' sano, felice e innamorato? Perché questa è l'impressione che ho avuto, osservandolo in questi giorni.

AUGUSTA - Tu avevi capito che tuo figlio è innamorato di un uomo?

GIULIETTO - Mamma, noi non abbiamo mai cercato di nasconderci.

STEFANO - Mi dispiace, signora Augusta.

GIULIO - Non avevamo detto che Stefano ci sembrava un bravo ragazzo? Io non ho cambiato opinione, su di lui.

ERSILINA - Mamma, tu lo hai ammesso davanti alla nonna, che Stefano ti piaceva!

AUGUSTA - Stupida, mi piaceva per te, non per tuo fratello!

ZARINA - Si può sapere cosa è successo, ancora?

ALBERTI - Niente di grave: tua sorella era troppo intenta ad intromettersi negli affari di noi tutti per accorgersi che Stefano non è il fidanzato di Ersilina.

DOSOLINA - Augusta, dove hai la testa!

AUGUSTA - Ah! Perché voi lo avevate capito?

ADALGISA - Commovente, sembra di essere in televisione.

STEFANO - Ma questa è la realtà!

ADALGISA - Perché le telenovelas cosa sono?

GIULIO - Se c'è qualcuno che dovrebbe farne un dramma, quello sono io... ma non lo faccio (tende la mano a Giulietto).

BABETTA - Si amano, non è meraviglioso?

AUGUSTA - No! (A Giulietto) Giulietto, questo da te non me lo aspettavo...

ADALGISA - E allora perché gli ha messo quel nome, scusi?

ALBERTI - Cari, se credete di rubarmi la scena con una scusa così banale come quella di un fidanzamento vi sbagliate di grosso. Quella che stava per... quella che oggi poteva non esserci più sono io, quindi pretendo la vostra attenzione.

DOSOLINA - Ce l'ha signora, ce l'ha tutta.

ALBERTI - Ci sono alcune cose che vorrei precisare con voi, a scanso di equivoci.

CESARE - Mamma, sappiamo tutto quel che c'è da sapere.

ALBERTI - A proposito del matrimonio...

SCENA 16

(Arriva dal salone il Conte).

CONTE - Di quello, se permetti cara, vorrei parlarne io (si avvicina all'Alberti, si inchina e le bacia la mano) sono felice di rivederti. Sei bellissima.

ALBERTI - Bellissima oggi no, piacente.

CONTE - Di questo matrimonio ne sento parlare da quando sono arrivato, ma vi risulta che ci sia stata una domanda? (All'Alberti) C'è qualche stravagante vecchio disposto a seguire il tuo inarrestabile spirito, in giro?

ALBERTI - Ah, chi può dirlo?

CONTE - Io, posso dirlo. Ma ho altre cose da dire, prima. Anzi, da confessare.

ALBERTI - Tu... caro?

CONTE - Torno subito, nessuno si muova (entra in casa).

ADALGISA - Siamo circondati?

DOSOLINA - Io il cancello non l'ho chiuso, questa volta.

Entra Ponziani.

PONZIANI - Infatti era aperto. E mi sono permesso di entrare. Disturbo?

DOSOLINA - Sì.

PONZIANI - Mi tratterrò lo stretto necessario. Che bella famiglia, signora "Ersilia Alberti famosa attrice di teatro"!

ALBERTI - Due visite nefaste in due giorni (a Dosolina) cara, non fa per noi questo posto.

DOSOLINA - Si ricorda quel che le ho detto appena siamo arrivate qui?

ALBERTI - Avevi ragione, cara. E' un posto triste...

DOSOLINA - Con quel cimitero a due passi...

ALBERTI - Ti nega anche la possibilità di fare un ultimo viaggio degno del nome.

PONZIANI - Adagio, signore, adagio. Non mi avrete cambiato idea, eh?

AUGUSTA - Si può sapere chi è lei?

PONZIANI - Io curo gli interessi del proprietario di questa villa.

CONTE - (Rientra con un quadro sottobraccio) Non più, caro Ponziani, non più.

PONZIANI - (Sorpreso) Conte... lei qui?

CONTE - Non dovrei? Non è ancora casa mia, questa?

TUTTI - Casa sua?

ALBERTI - (A Dosolina) Cara, una sedia...

DOSOLINA - (L'aiuta a sedersi) O povere noi.

PONZIANI - Ce l'abbiamo fatta, ha visto? Sono venuto a riscuotere.

CONTE - Anche io, Ponziani: non potevo certo fidarmi di lei. Ma si dà il caso che venendo qui io abbia incontrato... alcuni vecchi amici e molti cari ricordi (mostra il quadro) come questa "faccia triste con il naso aquilino che a momenti spunta fuori dalla cornice": permettete che vi presenti Ersilia De' Lanai? Assomiglierà a vostra nonna, ma ho più di una prova per dimostrare che la donna di questo ritratto è mia madre.

ALBERTI - (Si copre il viso con le mani) Mi dispiace.

CONTE - Non importa, è stato divertente. Dopotutto il naso è indiscutibilmente aquilino, e il ritratto in effetti è un po' lugubre. (A Ponziani) E' strano il mondo, vero Ponziani? Lei vieni qui a batter cassa e io...

PONZIANI - Ha già riscosso?

CONTE - Ponziani, un uomo di classe come lei mi stupisce: "vendere" agli amici? Che volgarità!

PONZIANI - (Tira fuori dalla tasca il contratto) Ma c'è un contratto... (glielo porge).

CONTE - (Prende il contratto e lo strappa) Dov'è? Io non lo vedo. (Getta in aria i pezzi di carta) Qualcuno vede un contratto?

PONZIANI - Questo significa che...

CONTE - Che intuito, Ponziani, che intuito formidabile! Come lei ben sa e come dovete sapere tutti, neanche la mia situazione finanziaria, come credo quella dell'Alberti, è florida come un tempo, ma nonostante questo... Villa Ersilia non è in vendita.

PONZIANI - Come? E la mia provvigione? Il tempo che ho perso?

CONTE - Quello gliel'ho già pagato tutte le volte che sono stato costretto a vendere le mie proprietà e lei ne ha approfittato pagandomele un decimo di quel che valevano! Non le è bastato?

PONZIANI - Io non... lei mi accusa...

CONTE - No, io mi tolgo la soddisfazione di prenderla a sberle, se non se ne va immediatamente! Ne sono ancora capace, vuole che glielo dimostri?

Cesare e Massimo trattengono il Conte,

GIULIETTO - (Con fare minaccioso, a Ponziani) Credo che lei qui non abbia più niente da fare.

PONZIANI - (Si lascia guidare, ma prima di uscire si ferma, si volta di nuovo ed esibisce un assegno) E l'assegno scoperto?

ALBERTI - (Tossisce per nascondere l'imbarazzo).

DOSOLINA - (Spaventata stringe la mano all'Alberti).

CONTE - Lei vende un rudere cadente e pretende un assegno buono? Sparisca!

ALBERTI - Quella firma è falsa.

PONZIANI - Se l'ha fatta davanti a me!

ALBERTI - Era uno scarabocchio, mica una vera firma! Lo confronti con i miei autografi autentici, se non ci crede!

PONZIANI - (Stropiccia l'assegno, lo getta a terra e se ne va stizzito).

AUGUSTA - E io non sapevo niente!

BABETTA - No, era il conte Leone che sapeva tutto!

ADALGISA - Come nelle commedie di una volta...

ERSILINA - Di una volta molto lontana.

ADALGISA - ... manca solo il matrimonio.

CONTE - Se dipendesse da me, quello si potrebbe fare anche subito (si avvicina e prende l'Alberti per mano).

ALBERTI - Leone, mi prendi alla sprovvista...

BABETTA - Mamma!

ALBERTI - Vogliono che dica di sì... per la prima volta in vita mia, credo che accetterò un suggerimento.

Felicitazioni e rallegramenti: il conte abbraccia l'Alberti, tutti si stringono intorno agli sposi, Dosolina piange commossa.

ALBERTI - (A Dosolina) Cara, guarda che non sei disoccupata: il tuo lavoro è appena raddoppiato!

CESARE - Scusate, aspettate.

AUGUSTA - C'è qualche altra "bella" novità?

CESARE - In quelle vecchie commedie, se non sbaglio, nel finale a volte si sposavano anche due coppie alla volta, no? (Prende Adalgisa per mano).

ALBERTI - Stiamo proprio esagerando, adesso.

CESARE - Che ne diresti se anche noi...

ADALGISA - Noi? Sto per arrossire...

AUGUSTA - Chi l'avrebbe detto, ne sei capace anche tu? Credo che questa sia una buona notizia.

ALBERTI - D'accordo, felicitazioni, auguri, adesso però facciamo colazione.

ADALGISA - Grazie, anche perché ho una fame... sarà l'eccitazione...

BABETTA - Secondo me è qualcos'altro...

CESARE - Cioè?

BABETTA - A me quando sono incinta si scatena un appetito...

CESARE - (Guarda Adalgisa) E tu... non sarai...

ADALGISA - Credo proprio di... sì!

BUIO

SCENA 17

E' il momento degli addii. Gli ospiti stanno per lasciare Villa Ersilia, si incrociano i saluti fra chi parte, i più, e chi resta, i nuovi inquilini: l'Alberti, il Conte e Dosolina. Ci sono borse e valigie sparse ovunque.

BABETTA - Arrivederci, allora. Ciao mamma (abbraccia l'Alberti).

MASSIMO - Caro Leone, posso abbracciarla?

CONTE - (Abbracciandolo) Avete promesso di farmi conoscere i vostri bambini.

BABETTA - Ve li porteremo presto.

ALBERTI - Non è il caso che vi scomodiate. Verremo a trovarvi noi, più avanti.

CESARE - Conte Leone...

CONTE - Ah!

CESARE - Leone, fai attenzione a quelle due.

CONTE - E in particolare alla cucina di Dosolina.

DOSOLINA - Guardi che dicevo per dire, non ho mai avvelenato nessuno, io!

ERSILINA - Nonna, verrai a vedere il mio saggio di fine anno?

ALBERTI - Se ti ricorderai di invitarmi.

GIULIETTO - Prima dobbiamo scegliere la copertina della biografia.

STEFANO - E correggere le bozze!

ALBERTI - A proposito, abbiamo anche un capitolo da riscrivere.

STEFANO - Un capitolo?

GIULIETTO - Quale?

ALBERTI - Quello sull'Alberti e... la Corradi, le due amiche segrete.

ADALGISA - (Abbraccia l'Alberti) Sono così felice di averla conosciuta.

ALBERTI - E io sono felice di averti accolto nella mia famiglia.

CESARE - Amore, non ti emozionare, può farti male.

ALBERTI - Caro, vorresti impedirle di frequentarmi?

ADALGISA - Non avrei dovuto dirglielo: mi assilla con le sue attenzioni, ora!

ALBERTI - Non c'è niente al mondo di più ridicolo degli aspiranti padri: tutti moine e coccole! Patetici.

GIULIO - Posso salutarla?

ALBERTI - Vorresti andartene senza farlo?

GIULIO - So che lei non mi trova simpatico...

ALBERTI - (Sottovoce) Tutt'altro, ma non sperare che lo ammetta di fronte a tua moglie.

AUGUSTA - Ecco bravi, nascondetemi ancora qualcosa, non me ne avete già fatte abbastanza di sorprese?

CONTE - Quelle non sono mancate a nessuno, in questi giorni.

ALBERTI - Ammetterete che la più sorpresa sono stata io.

CONTE - Non vorrei contraddirti, ma...

AUGUSTA - E' fuori discussione: io!

CESARE - E il sottoscritto dove lo lasciate?

ZARINA - Credo che le "sue" parole siano perfette anche in questo caso: "Chi è senza peccato..."

Un pezzo del cornicione di Villa Ersilia precipita al centro della scena.

CONTE - A quanto pare le sorprese non sono finite.

ALBERTI - Questa era prevedibilissima: se avessi visto com'era ridotto questo posto quando siamo arrivate Dosolina ed io.

CONTE - Bisognerà darsi da fare, con i restauri.

DOSOLINA - Eccome, se ne abbiamo di cose da fare!

Alla parola "restauri" tutti scattano, raccolgono borse e valigie e salutano pronti a partire.

AUGUSTA - Noi dobbiamo andare.

BABETTA - E' tardissimo.

CESARE - Arrivederci.

ZARINA - Tornerò per il Santo Natale!

Escono tutti di corsa, tra saluti e abbracci frettolosi.

Si sente il rumore delle automobili che partono e si allontanano.

L'Alberti, il Conte e Dosolina ascoltano senza parlare, poi restano soli,

Tutto tace, intorno a loro.

DOSOLINA - Partiti.

ALBERTI - Tutti?

CONTE - Siamo soli.

ALBERTI - Molto bene. (A Dosolina) Cara? Procediamo.

DOSOLINA - Certo signora (porge all'Alberti specchietto e rossetto).

ALBERTI - (Dà lo specchietto al conte).

CONTE - (Regge le specchietto senza capire).

ALBERTI - (Si dà il rossetto, con i soliti gesti sicuri che rendono superfluo lo specchio).

Dosolina entra in casa e riesce subito, portando fuori gli stessi bagagli che lei e l'Alberti avevano al loro arrivo a Villa Ersilia. Alle loro cose si è aggiunta adesso la scatola a fiori appartenuta alla Corradi.

CONTE - Ma... cosa volete fare?

ALBERTI - Caro, né tu né noi abbiamo mai amato la vita tranquilla, un giorno forse... ma è ancora presto per ritirarsi in campagna.

DOSOLINA - Anche perché bisognerà pure ammetterlo una volta per tutte. questa villa, al momento non è abitabile!

ALBERTI - Come residenza estiva può andare, sempre che i ragazzi ci aiutino a rimetterla in sesto, ma saprò convincerli io a darci una mano, non ti preoccupare, Leone.

CONTE - E adesso cosa avete intenzione di...

ALBERTI - Caro, tu non hai una casa in città? Non vivrai sotto un ponte, mi auguro!

CONTE - Ho un piccolo appartamento, ma io credevo che noi...

ALBERTI - Sarà un delizioso nido d'amore! (A Dosolina) Non è fantastico, cara?

DOSOLINA - Se è piccolo si pulisce in un attimo.

ALBERTI - Avremo più tempo per noi (a Leone) sempre che tu non preferisca aspettarci qui.

DOSOLINA - O cambiare idea... ( prende i bagagli e si avvia con l'Alberti) Con i diritti d'autore del libro saremo ricche, no?

ALBERTI - (Avviandosi) Agiate, diciamo due anziane signore agiate (guarda il Conte) e sole?

CONTE - No! Aspettate! (Le segue) Non provateci nemmeno, a lasciarmi solo! "Io" sono l'uomo di casa!

Escono di scena.

ALBERTI - (Voce fuori scena) Cara, le chiavi della macchina?

DOSOLINA - (Voce fuori scena) Nel cruscotto, no?

Si sente il rumore di: sportelli che si aprono e chiudono, un motore d'auto che si accende con qualche difficoltà, un'auto che parte e si allontana.

Poi il silenzio della campagna.

Un altro pezzo di cornicione cade al centro della scena vuota.

Poi un pezzo di muro, poi un altro.

SIPARIO

Fine