La verità viene a galla

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Mario Tobino

LA VERITA VIENE A GALLA

Commedia in due tempi

Personaggi

COMMENDATORE

IL SEGRETARIO ROBERTO

gabriella, amante e segretaria del commendatore

matilde, moglie del commendatore

alfonsa, figlia del commendatore

concina, accolta dall'infanzia nella casa della signora Matilde

Mario luca, pretendente dell'Alfonsa

l'alto sacerdote

L'azione si svolge nell'ufficio del commendatore.

(II sipario chiuso; dietro una soffusa luce. La platea nel buio. Appaiono, a destra e a sinistra del palcoscenico, due sagome, quasi fossero vestite di un velluto azzurro. L'una fa eco all'altra.)

-II teatro è allegria.

-II teatro ha le parole, che si sentono per le strade.

-Nel mondo ci sono i fiori.

-Ci sono i lupi.

-I conti tornano sempre, la vita e sotto una matematica.

-La morte ci aspetta tutti.

-Abbiamo paura a rivederci in teatro cosl come siamo?

(Insieme)

                Nel mondo nascono fiori. Nel mondo azzannano lupi.

-Esiste la pieta?

-La servitiù?

-La giustizia?

-La gelosia?

-La gratitudine?

-La vendetta?

-Tutto esiste.

-Gli uomini sono un mistero, non si sanno i perche

(Insieme)

            Nel mondo ci sono i buoni. La cattiveria ha tentacoli lunghi.

-II teatro non sopporta avarizia,

-Vuole le anime nude.

-Le interroga.

-Le svela.

-II figlio arrossisce della madre.

-La figlia si innamora del padre.

-La matrigna si infiamma del figliastro.

-Oggi ci siamo, domani non piu.

-Facciamo presto a dire il nostro verso.

-Chi e rivoluzionario?

            Lo sono i burocrati che vestono i colori accesi?

            Chi e che costruisce?

-Chi sono gli inventori?

-Chi porta nel mondo festa e allegria?

(Insieme.)

            Fiumi e fion. Lupi e tempeste. Fiumi e fiori, lupi e tempeste.

-II teatro e allegria.

-II teatro non sopporta avarizia.

-II teatro ha le parole che si sentono nelle case.

-Che si sentono per le strade.

-Chi ridera alPultimo?

-Chi ridera all'ultimo?

-Passa, passa il tempo e la verita viene sempre a galla.

(Le luci leniamente si spengono del tutto  St apre il sipario e comincia la commedia.)


SCENA PRIMA

Una stanza rettangolare, che e lo studio del com­mendatore. Nell'angolo di sinistra la sagoma di un grande tavolo. Le pareti possono essere coperte interamente di tende: nera quella di sinistra, viola quella di centro, rossastra quella di destra. Sulla tenda nera c'e I'alt a figura di un santo con un giglio in mano. he tre pareti hanno tre aperture, che possono essere delle porte. La porta del centro e assai grande. L'azione si svolge ai nostri giorni. Tutti e due i tempi si svolgono nello studio del commendatore. La luce sul palcoscenico si fa ma­no a mano piu forte fino alia dimostrazione finale del commendatore, nel Secondo Tempo, che allora splendera acuta sulla sua persona.

Personaggi

CONCINA

GABRIELLA

(Si avvicinano una all'altra partendo dalle due porte laterali, con riverenze, imheccate di pas si, e malcelata inimicizia.)

Concina (e una fanciulla allegra, con gli impulsi delta prima eth. £ nata da coniadini, in una delle terre della moglie del commendatore. Sin da bambina ha vissuto in questa casa. £ cresciuta con I'Alfonsa, la figlia del commendatore): Gabriella!!! (II tono k uzzolante, ironico, cantato.)

gabriella (£ una donna che si avvicina ai trent'anni; assomiglia a Giunone. U Vamante del commendatore): Concina!!!

concina: Gabriella!!

gabriella: Concina!!

concina: Comestai?!

gabriella: Molto bene!

concina: Imbrogliona!

gabriella: Furbacchiona!

concina: Gentilissima!

gabriella: Cortesissima!

concina: Pronta a tutto.

gabriella: Servitora.

concina: Manutengola.

gabriella : Disgraziata.

concina (con tono anche lei piu secco): Profittatrice.

gabriella (con sordo rancore, e non desiderando continuare): Per il momento basta. Amen.

(Concina fa una mezza genuflessione. Gabriella la imita. Sono ormai vicine una all'altra. Adesso si sciolgono, e, con un tono usuale)

concina: II padrone e alzato?

gabriella: Il commendatore si alza sempre pre­sto.

concina (provocante): SI, il tuo signor commen­datore.

gabriella: SI, povera signorina. II tuo padrone, il commendatore, ogni mattina e in piedi...

concina: In piedi sin dall'alba e vi trovate qui per dire insieme le orazioni.

gabriella: La tua e tutta invidia.

concina: La tua e tutta servitu.

gabriella: Hai tentato di sedurre il commenda­tore.

concina: Ci sono riuscita, mia padrona, Se nello stesso tempo l'ho tenuto lontano  giu le mani, giovanotto! — e perche non sono della vostra pa­sta, non sono pasta commendatrice.

gabriella: Lei e acqua di sorgente, come I'Al­fonsa.

concina: Lo puoi dire. L'Alfonsa e istruita, libe­ra, sincera. E tu sei una serva che ti dai per i quattrini, falsa.

gabriella: Svergognata, Strega, piccola Strega! Ti farò mandar via.

concina (beffeggiatrice e sicura): Non ne avrete il coraggio, vi svergognerei, farei uno scandalo, griderei per tutta la casa. E voi avete paura.

gabriella (intimorita): Mi confondo con una bambina come te, con una stupidella che si e innamorata dell'avvocato, del segretario, e lui neppure se ne accorge.

concina (con sfida e candore): Lo amo lo stesso. E’ stato un eroe, anche se ora e solo un impiegato. Fa finta di essere cinico, è adorabile, con quel sorriso malinconico. Lo dice anche l'Alfonsa, la figlia del commendatore. (Riprendendo all'improvviso il vento dell'ira) SI, lo amo e tu sei una donnaccia che ti dai per i quattrini. Al commendatore non gli vuoi bene; gliene voglio piii io. Tu approfitti, sei una intri­gante che vuole comandare, ma con me non ce la farai.

gabriella: Smorfiosa! bambinetta! Dovresti sta­re soltanto zitta. Prima o dopo te la fard pagare.

concina:  Una smorfiosa che ti tiene testa, una bambinella che stara qui finche le piacera.

gabriella (perentoria): Bene. Ora basta. Fa' il tuo lavoro e non chiacchierare piu.

concina (che ortnai si k sfogata e quasi desidera riportare il dialogo in una innocua cerimonia): SI, gentile padrona! SI, gentile commendatrice! Farò quello che devo, punto per punto, {Tutte e due ora si mettono a parlare con una certa riflessione.)

gabriella: Ti mettero a posto un giorno.

concina: Io ti ci metto tutti i giorni.

gabriella: Prima o dopo farai uno sbaglio.

concina: Tu che sei una grande esperta ne farai mille.

gabriella (con severity, tendendo I'orecchio): Attenzione, sta arrivando il commendatore.

concina (ancora commediante): Sarò la sua eterna schiava.

gabriella: £ proprio cosl. Invece di essere ironica dici il vero.

concina: Siamo tutte e due le sue serve. Tutte e due ora insieme faremo...


SCENA SECONDA

Personaggi

GABRIELLA

CONCINA

COMMENDATORE

(Extra il commendatore che e aitante e un po' obeso. E un uomo che si e fatto da se. Sprizza ancora gioia di vivere e attivita.)

gabriella e concina (insieme): Signor commen­datore!

commendatore: Buongiorno, ragazze. Come va? Concina, ti vedo in gran forma stamani.

concina: Bonta sua, commendatore. Sono quella di ieri.

commendatore: Hai la gioventu, non sai che miracolo. Le giovani sono come le rose.

concina:  Sfioriscono presto.

commendatore: Non pensavo a questo. Quando sono vive sono quelle che sono.

gabriella (risentita): Commendatore, ci sono anch'io.

commendatore: Ma si, Gabriella, ti ho visto, sei anche tu in pieno splendore, con i tuoi capelli d'oro. Lo sai benissimo, porti la luce nelle stanze. Io invece... Ma lasciamo stare questi discorsi, mettiamoci al lavoro.

gabriella: Perche: "io invece...". Lei e ancora giovane, pieno di vitalita, di speranze.

commendatore: Cosl non la pensa Concina che se ne sta zitta e se ne vuole andare.

concina: Debbo svegliare sua figlia, commenda­tore. Alle otto. Si e raccomandata ieri sera.

commendatore {animandosi): Perche' alle otto? Potrebbe dormire fino a mezzogiorno, finche vuole. Lei non ha nessun padrone. C'e stato suo padre che ha lavorato, perche non lo vuole capire? Ci sono stato io, mi sono battuto, ho sudato. Insomma ho fatto meglio che ho potuto e lei ora potrebbe averne la ricompensa, godersela; e non come me quando ero giovane. Tutti i capricci, e invece no.

concina: Delle volte si fa svegliare alle cinque.

commendatore: Ma perche? perche? Che ha addosso? Alle cinque? Studiare, consumarsi gli occhi sui libri. Cosa ci vuole imparare sulla carta stampata? Lo domandi a suo padre che cosa e la vita. Venga da me, e invece non mi di­ce mai niente.

(A se stesso) Avere una figlia e averla studiosa e una grande soddisfazione ma e anche un bel pensiero.

concina: Ma come, commendatore? Proprio lei che ha sempre celebrato, portato alle stelle chi lavora, chi si indaffara, chi trambusta dalla mattina alia sera, e energico, operoso.

commendatore: SI, si, ma ora in questione e mia figlia, l'Alfonsa, unica figlia. Avro anch'io i miei sentimenti, perbacco! il timore che si ammali, che sciupi la gioia della gioventu... Ma sapete che cosa? Mi accorgo che voi mi avete preso la mano, troppa confidenza con me.

gabriella (acre): Appunto, commendatore. Le ricordo che stamani deve venire "L'Alto Sacerdote".

commendatore: SI, si. Sono pronto. "L'Alto Sacerdote". Sono prontissimo e faremo tutto alia perfezione.

(Alzando il dito indice e muovendolo con energia) L'insegnamento te l'ho sempre dato, muovere con precisione tutte le pedine, continuo insegnamento...

gabriella {motteggiatrice): Non mi basta mai il suo insegnamento.

concina: Commendatore, vado a svegliare l'Alfonsa.

commendatore: Vai, vai, cara, (accenna a una carezza verso il fianco di Concina ma ritira a tempo la mano) e dille che prima di uscire passi da me. Ci dovrd pur parlare qualche volta. Siete due ragazzine, due ribelli, meritereste degli sculaccioni.

concina (andandosene): A me gli sculaccioni può darsi, ma a sua figlia credo non glieli dare mai.


SCENA TERZA

Personaggi

GABRIELLA

COMMENDATORE

gabriella (compassata):  Commendatore, abbiamo delle cose important! stamani.

commendatore: Lo so, lo so. Ma quando siamo soli lascia stare il "commendatore". Mi credi conformista? di quelli che stanno in ginocchio davanti ai titoli, alle regole della societa? Non lo sono. Lo dico a te sola. Sono spregiudicato, strafottente, ma agli altri non lo posso dire. Mi nuocerebbe, crederebbero fossi un bizzarro, non darei affidamento, mi stimerebbero un incerto. {Cambiando tono) Non mi stare lontana. Consolami un po', vienmi vicino. Forse tu sola hai un certo affetto per me, perche’ assisti alle mie lotte, mi conosci, mi segui, partecipi e sai perfino a volte essere umile, stare zitta, scomparire, dimostrarti solo donna. (Commosso) In certi momenti, non so per quale miracolo, cancelliamo le eta; non mi importa se sei brutta o bella, sei unica.

gabriella: Sono bella, sono ancora bella.

commendatore: Anch'io, quando ero giovane. Le donne mi venivano dietro. A quel tempo non ci davo importanza. Mi sembrava fosse giusto eosl. Ora invece sono anziano, ho una moglie bigotta, una figlia che non mi sta ad ascoltare... e tu che godi a gloriarti di essere bella davanti a me.

gabriella: Ho fatto cosl per dire. Alle donne piace sempre essere lusingate. "Anch'io ho un'anima", come dice lei quando park con i preti. (Avvicinandosi, a mezzo scherzosa) Sei uguale a quelle casseforti che se se ne ha la chiave, se si conosce il numero, si aprono leggere e appare una calda ricchezza.

commendatore: Da quando c'e l'avvocato in questa casa tutti parlano in maniera scelta. Perfino io delle volte mi sorprendo a imbastire "similitudini"...

Ma ora basta. Stamani dobbiamo essere del nostro tempo, reali. La realta. Deve venire "L'Alto Sacerdote". La tecnica. Non lasciarsi giocare. Basta fare poco, dei piccoli passi ma sicuri, dire di si a ogni persona ma ubbidire soltanto a chi e piu di te, allora genuflettersi. E non avere passioni. Io parlo troppo con te. Confessarsi e es­sere stupidi. gabriella: E per queste sue confessioni che la vedo migliore degli altri, anche se a volte ha nel viso la luce di un diavolo.

commendatore: Che dici!

gabriella: Un diavolo un po' panciuto ma simpatico, e... virile...

commendatore: Mi sai toccare su punti piacevoli.

gabriella {avvicinandosi): Con una moglie co­me la tua non ti sarai molto stancato.

commendatore: SI, è vero, della amabilita della vita raccolgo qualche briciola prima di morire. Feci tutto da solo, mio padre era un manovale  come una volta ho fatto anch'io  non ho avuto dietro di me la famiglia che ha preparato il terreno, e il piede cammina sul morbido. Fino a qualche anno fa quando prendevo in mano la penna mi nasceva sulla fronte un vago sudore; quanto ho dovuto cimentarmi per far del­la strada, quanto ho studiato in silenzio, in segreto, riflettuto tra me e me, chiesto con arte awertimenti a chi era istruito. Quanto cammino ho fatto, e adesso  tu non ci crederai  provo gusto anche a sentir parlar l'avvocato, il mio segretario, e mi diverto anche a imitarlo.

gabriella {impettendosi): Le ricordo, commen­datore, che stamani abbiamo visite.

commendatore: Si tratta di un grosso affare, di bei quattrini. Se riuscird a impossessarmi di una maestosa autostrada oppure no. Me la rubera un altro piu astuto di me, col cuore piu arido, adatto piii di me a corrompere, cioe:  a dare in cambio.

gabriella: Vincerai. Sei tu che sei umile e superbo, ti ho sempre visto, seguito. Ti pieghi, ti metti su come una serpe, come un serpente, quelli che colpiscono col muso, come si chiamano? serpenti a sonagli? E hai d'un tratto il musino del coniglio.

commendatore: Gabriella, i paragoni lasciamoli alFavvocato, al segretario; e lui che ne e mae­stro.

gabriella: Se qui c'e un maestro, sei tu.

commendatore {con voce piu pacata): Senza vestiti sei la piu bella di tutte le donne della citta.

gabriella: E una piccola citta.

commendatore: Una citta antica che possiede tutti i tipi di bellezza.

gabriella: Siamo...

commendatore: Due perditempo.

gabriella: E tu un grande imbroglione.

commendatore: Io imbroglione? Sono come gli altri, mi sforzo di seguire le regole. Purtroppo a volte spolvero per l'aria troppa fantasia.

gabriella: E il tuo pregio. Non segui, inventi altre regole. E mi sorprendi sempre.

commendatore: Se mi parli cosl mi commuovi, divento debole. Ricordati che stamani dobbiamo allestire cose pratiche, faccende importanti.

gabriella: Ti seguirb, anzi, poiche sta certamente per arrivare qualcuno e dobbiamo seguire le regole, la seguirò.

commendatore: Gabriella, come possiamo fare diverso? Sarebbe la mia rovina. Salvare la for­ma, in questa ridicola citta, dove però ho i miei affari. Siamo costretti a essere ipocriti, a darci del tu e del lei.

gabriella: Ho accettato il mio ruolo.

commendatore: Non sai come ti sono grato e forse verra il giorno che diremo a tutti il suo, la verity esploderà per aria. E il primo che metterò a posto sar£ il segretario... il segretario fiorentino.

gabriella: Con tutti i suoi pensieri.

commendatore: Pericoloso, obliquo, tenebroso, stupido e indecifrabile. Ma or a mi serve.

{Parlando a un astratto interlocutore) Chi e che può mettermi in contatto con le sinistre? Lui. Perche" le conosce, c'e stato insieme, hanno "lottato" insieme. E un "compagno". {Le parole tra virgolette sono pronunciate con ironia) Perd, e uno che ha abbandonato il partito. £ un "traditore". Ecco la seconda mia necessita. Lui pud offrire loro del denaro e loro lo possono prendere. Un "traditore" può fare qualsiasi ignominia. Questo e l'acume delle mie mosse. II delegato del suo partito puo prendere ciò che lui gli offre senza alcuna paura. Un traditore non esiste, e un automa, non possiede ne anima ne corpo. Pero le elezioni nella nostra provincia le han­no vinte quelli del suo partito, loro, del colore acceso, il popolo li ha acconsentiti e giustamente loro amministrano, governano, dispongono, comandano, e innanzitutto hanno in mano gli affari, e la mia grande autostrada. "Io mi devo immettere", assolutamente mi devo immettere. Col mio matrimonio conservatore potrei trattare con una sola parte, la mia, e questo e il fallimento. Pero... ho il segretario. £ la mia pedina. La dimostrazione di come mi adatto, sono pronto a ogni circostanza, ad accogliere un protestante, lesto a ogni deviazione. E poi, e poi mi lusingo anche di un altro segreto che spero di aver capito: i capi del suo ex partito in sostanza sono dei preti fanatici, e, al solito, quando i preti odiano e insieme amano gli eretici e come li volessero distruggere e insieme riconquistare! Io invece, cosa voglio?

gabriella: Quattrini, commendatore, e piu potenza.

commendatore {rapidamente): SI, sposai mia moglie per interesse, anche per quello. Dovevo andare avanti, era un passo necessario. Come stamani impadronirsi dell'autostrada, che sarebbeTinizio degli affari in grande, una sequela di intese.

gabriella: Affetrare l'occasione.

commendatore: SI, Pautostrada. E la pedina piu importante sara il segretario, l'ex rivoluzionario, l'ingenuo sognatore e fanatico, colui che crede all'al di la.

gabriella: Onesto.

commendatore: Stupido.

gabriella: Come dice lei: un bambino.

commendatore: Un bamboccio.

gabriella: Uno che crede alle favole. Ma però pericoloso.

commendatore: I popoli sono con lui.

gabriella: Babbei! commendatore: Di piu. Imbecilli.

{Si sente suonare il campanello. Sono quasi le nove del mattino.)

gabriella: Deve essere il segretario. Vado ad aprire.

commendatore: E non ritornare. Ma stai alle mosse. (Fa il gesto, indica, e, sottovoce) Stai vicino alia porta.

[Gabriella annuisce con intesa ed esce.)


SCENA QUARTA

Personaggi

COMMENDATORE

SEGRETARIO

segretario (£ un uomo alto; di circa quarant'anni. B accompagnato da un velo di ironica tnalinconia, anche su se stesso e perfino a sua insaputa. Da poco ha abbandonato, dopo una profonda crisi, il suo partito rivoluiionario. Entra dalla parete di destra. Chiude con disavveduta eleganza la porta a chiave; e poi leggermente si inchina. B vagamente untuoso e beffar do): Commendatore, buon giorno! Stamani come vede in petfetto orario.

commendatore: Lasci stare I'orario; non e il tempo che voglio da lei.

segretario: Quello che posso darle, come e mio dovere prendendo uno stipendio, spero di averlo da to.

commendatore: Non cominciamo con le solite complicazioni, con le "sofferenze morali"... deve essete una frase che ho imparato da lei. segretario: Non mi esprimo in questo modo.

commendatore: Trascuriamo queste faccenducole. Veniamo ai fatti.

segretario {con serieta): L'aiuterb secondo le mie forze.

commendatore (gridando): No, di piu. Niente scrupoli. Niente onesta. Lei e un bambino, anzi, un bamboccio. La prego di scusarmi queste parole ma e tutto affetto. Vede, ci vuole la dedizione, lei mi deve ubbidire. Abbia pazienza, sono io che dirigo.

Deve essere pronto anche a dire ai suoi "ex amici” delle brutte minacce, se non seguono le regole, se, in sostanza, non mi danno l'autostrada. {Quasi fosse un cospiratore, avvicinandoglisi) Lei non era il capo dei gappisti? insomma di quelli lì? Secondo quello che mormorano lei ripetutamente avrebbe... {Fa un vago cenno co­me intendesse di uccidere, ma sospende la mimica intimorko) Lei sa come stanno le cose, sa quanto lei pub intimorire; che lo si ascolti dunque con attenzione.

segretario {pacato): Per avere l'appalto dell'autostrada ci vogliono innanzitutto i cosiddetti rivoluzionari. E questi li devo corrompere io, cioe li devo "trattare". In questa citta son loro che comandano, le elezioni le hanno vinte loro. AI partito opposto, al partito diciamo così dei "rosei", dei "pallidi", ci pensa lei. La nostra politica e riscuotere la confidenza della mano sinistra senza corrucciarsi con la destra, essere in confidenza con i sovvertitori e i conservatori. Dico giusto? E intanto dimostrare che lei e un uomo di larghe vedute, aperto a ogni novita, e fidatissimo per il lato finanziario, non per nul­la appartenente a una delle piu solide famiglie della citta. Insomma che destre e sinistre sappiano che lei e un uomo senza scrupoli. Dico giusto? Del resto lei anche in passato ha seguito, e sempre stato fedele a questa politica, della convenienza, e non se ne e trovato male; e una politi­ca amata dalla generality, seguita in sostanza anche dai sovvertitori...

commendatore: E spero infatti che non ci faremo battere, non ci faremo infinocchiare da quei corrotti.

segretario: Dobbiamo venire alle strette, parlare cinicamente, essere spietati, anche con noi stessi.

commendatore: Carissimo! Finalmente! Cosl va bene. Spietati significa essere pratici. Ci diano le mani destre e le mani sinistre l'appalto dell'autostrada e noi le ricompenseremo. Io parlero ai "pallidi".

segretario: E io fraternamente mi ingaggerò con i cosiddetti "sovvertitori".

commendatore: Li ricompenseremo.

segretario: Li ricompenseremo di quel giusto.

commendatore:   Bravo!  Bravissimo!  Perfetto. Di quel giusto. Se no si entrerebbe, come lei mi ha insegnato, in una delle sue definizioniespressioni, si entrerebbe in un: "equivoco sentimentale".

segretario: Su queste cosiddette mie "espressioni", non riusciremo mai, commendatore, ad avere un accordo. Tra noi c'e un bell'equivoco. Io continuero a fare il mio dovere di stipendiato, parteciperò a ogni suo gioco, il piii triste, finche...

commendatore (impazientito): Via, veniamo ai fatti. (Leggendo I'orologio) Stanno per scoccare le nove.

segretario: Se "L'Alto Sacerdote" e preciso, tra trenta minuti sara qui.

commendatore: Preme anche a loro. Infine sono poi io che do i soldi.

segretario: Sarebbe bene ripassare la parte alia Gabriella anche se ha gia avuto da lei certe istruzioni confidenziali.

commendatore (sospettoso): Che cosa vuole di­re: confidenziali?

segretario: Commendatore, non si abbui per una innocente allusione. Di fronte all'appalto, di fronte all'autostrada, dobbiamo perdere ogni ritegno.

commendatore: Giustissimo. Approvo. Chiamiamo la Gabriella.

segretario: Basta aprire la porta. La vostra itdele non manca mai di ascoltare.

commendatore: Giovanotto, stiamo esagerando.

segretario: Commendatore, mi lasci approfittare di questi pochi minuti di tesa franchezza per prendermi un pizzico di confidenza.

(II segretario mima, avvicinandosi alia porta, fa cenni di burlesca intesa al commendatore, apre d'improvviso la porta, e, Candida, appare la Ga­briella intenta qll'ascolto. Essa poi, con noncuranza, entra nello studio.)


SCENA QUINTA

Personaggi

COMMENDATORE

SEGRETARIO

GABRIELLA

ALFONSA

segretario: Gabriella, ripassiamo la parte. (Alzando il dito, e rivolgendosi intanto al commendatore) Prima cosa: la Gabriella e stata veramente avvertita di tutto, in ogni particolare? Le e stato spiegato il piccolo congegno? Le e stato spiegato bene?

(Si sente bussare con energia alia porta laterale di destra, quella per cui e entrato il segretario.)

COMMENDATORE (preoccupato): Chi e? E giS qui? Chi e? PercheV Non siamo ancora pronti. Chi l'ha fatto passare? E troppo presto. Come e possibile quando si da un orario? (Gridando) Chi e?

alfonsa (da dietro la porta): Papa, sono io. Non si puo venire? sei con qualcuno?

commendatore: Mia figlia! No, non sono con nessuno, non sono mai con nessuno. Vieni, vieni pure.

alfonsa: Non posso, e chiuso. La porta e chiusa.

segretario: Ah! gia! L'avevo chiusa io per precauzione, perche non ci sorprendessero prima del momento giusto. (II segretario si affretta ad aprire.)

alfonsa (e una ragazza di nemmeno vent'anni. I capelli corvini.) {Burlona): Che aria di segreto! Che trama! E se mi riuscisse indovinarla? Ciao, papa. (Intanto bacia distrattamente il padre e fa un gesto di amichevole saluto al segretario.)

segretario: Benvenuta, Alfonsa. Ma, nessuna trama. £ semplicemente una commedia, un gioco, un gioco del nostro tempo, commedia di fal­si contrasti, dove chi e nemico e amico.

alfonsa: II mistero si fa piu denso.

segretario: Non mistero, la pratica di ogni giorno. Uno con l'altro si urlano in pubblico ingiurie, cupi sospetti, reciproche vergogne e poi in segreto si serrano le mani a suggellare certi loro patti.

alfonsa: Mi piacerebbe daU'alto assistere a tutto il balletto.

segretario: Lei e una testolina curiosa, un diavoletto che ha una gran voglia di metter fuori il ricciolino delle coma.

alfonsa: E lei avrebbe una gran voglia di rimettere fuori i suoi denti di lupo, ma non può, le cose le sono andate male, hanno rivinto i pasticcioni.

segretario: Ormai sono un uomo dell'ordine, della pratica quotidiana; ho sbagliato, ho sbagliato tutto. {Con un'ombra di avvilimento) So­no rimasto solo.

alfonsa: Io forse sono una sua alleata.

commendatore {che gia piu volte ha tentato di interrompere): Alfonsa, cosa sono queste parole. L'avvocato lavora con me, abbiamo nostri affari.

segretario (imitando il commendatore)'. Alfon­sa, signorina Alfonsa, lei ci disturba. Questo e un momento delicato. C'e la commedia dei fal­si contrasti e lei osa proporre una pubblica intesa, un accordo ufficiale? Come possiamo sopportare?

commendatore: Senti, Alfonsa, non e il momen­to. Tu sei intelligente, hai letto tutti i libri, ma ora c'e la vita pratica.

gabriella (con sorda inimicizia, perchS k stata ignorata): L'orario.

commendatore: SI, l'orario.

ALFONSA: Ho capito. Me ne devo andare.

commendatore: Dai un bacino al tuo papa.

alfonsa (distrattamente bacia il padre, si avvia alia porta, e, rivolta al segretario). Perd io cre­do di aver indovinato le mosse della vostra com­media dei contrasti...

segretario: ... dei falsi contrasti.

COMMENDATORE: Alfonsa, e un momento acuto. alfonsa: Me ne vado, me ne vo. Arrivederci a tutti. (Esce.)

segretario: Lasciamo stare questa inquieta gioventu e veniamo all'affare. Comincia a essere tardi.

commendatore: Facciamo presto. £ la mia unica figlia e mi trovo a dargliele tutte vinte.

segretario: Allora, commendatore, siamo rimasti a sua moglie, alia signora Matilde. £ la per­sona piu importante. Le ha parlato? Le ha spiegato chiaro? Chiamiamola, ormai si tratta di concludere, di agire.

commendatore {impacciato): Gliel'hodetto, glielo ho accennato. Ora la chiamo. £ necessario, e necessario.

segretario: La cosa e importante. Commenda­tore, i "pallidi", quelli che deve trattare lei, non sono completamente nella sua mano. Lei mi insegna che ci sono altri imprenditori che potrebbero sotto il naso rubargli l'affare, entrare anche loro in contatto. Lei sa bene che la faccenda e incerta, e su un filo, e cosl rimarra fino all'ultimo momento. Sa­ra "L'Alto Sacerdote" a far cadere la bilancia. Solo se "L'Alto Sacerdote" dara l'ordine ai visi pallidi di votare per lei, questi lo faranno, se "L'Alto Sacerdote" li costringersi. Presto ci so­no le elezioni. Quindi per sua moglie non si tratta di accennare, tenerla nel vago, ma con lei essere netti, chiarissimi, darle ordini precisi.

commendatore: Lo so, lo so. £ vero.

segretario: Nel teatro della vita la cosa piu im­portante e Pazione, i fatti, la presenza, la meccanica dei passi. Delia Alfonsa non ce ne possiamo fidare, sarebbe capace di far crollare le destre, rendere perplesso perfino "L'Alto Sacer­dote".

commendatore: Alfonsa? Alfonsa niente. Lei non la deve nominare. Mia figlia non va immischiata in queste cose.

segretario: Siamo d'accordo. Chiami sua mo­glie. Abbiamo pochi minuti, se tutti rispettano l'orario. Fra poco sarà qui "L'Alto".

commendatore: Quante ne devo sopportare per questo appalto! La vita e dura, dura, tremendamente dura.

segretario: Nonostante che io sia un bambino, anzi un bamboccio, l'ho capito anch'io.

commendatore {apre la porta laterale di destra e): Matilde! Matilde!

(La voce della signora Matilde): Che c'e? Vengo.

commendatore {nervosa): Matilde! Matilde! Non mi fare aspettare.

(La voce): Vengo! Vengo!


SCENA SESTA

Personaggi

COMMENDATORE

SEGRETARIO

GABRIELLA

MATILDE

(Entra la signora Matilde. Frequenta le chiese Ha una voce melodiosa.)

matilde (rivolgendosi al marito): Eccomi, ecco­mi. Ma perche" sei cosl impaziente stamani? Stavo per uscire.

{Scorgendo il segretario) Buongiorno, awocato. Ho piacere di vederla. Quanto sento parlare in casa di lei! Venga piu spesso, venga a trovarci. Fa piacere a tutti, sento ripetere le sue parole, le sue battute; specialmente dall'Alfonsa, che ci fa delle matte risate.

segretario: Grato, signora. Le sono tanto grato delle sue parole.

commendatore (intervenendo): Senti, Matilde, stamani ho bisogno di te. Cerca di capirmi. Lo faccio pet la famiglia, per te, per l'Alfonsa. Innanzitutto per l'Alfonsa.

matilde: Che e successo?

commendatore: Te l'ho accennato, te l'ho mormorato, avrei dovuto essere piu drastico, tu sai il mio rispetto, la mia delicatezza per la tua intimita.  Speravo tu indovinassi di quanto stamani ho bisogno del tuo aiuto. Invece mi accorgo che non mi stai piu ad ascoltare, per te io non conto niente. Io parlo, parlo, e tu sei tutta intenta alle beneficenze, ai tuoi istituti. Adesso ti rispiego quel che voglio da te. Stammi a sentire. Te lo dico in due parole. Eri vestita per andare in chiesa? Ebbene, prega qui, nella nostra Cappella, prega in famiglia, tra noi. Ti domando soltanto questo. Prega per me. Abbiamo un bellissimo altare. Cera gia quando sono venuto, ma io l'ho abbellito di marmi, di candelabri, di fiori, della bella statua della Ma­donna. Matilde, tra poco viene "L'Alto Sacerdote". E lui la testa di tutto. Lo sai che gli altri alia fine non contano nulla. Matilde, e un momento che devo far presto. Poi ti spieghero meglio. Ora capisci a volo. Ecco: "L'Alto Sacerdote" ti deve trovare a pregare sull'inginocchiatoio, ti deve sorprendere con gli occhi rapiti alia Madonna, come ti e solito, come fai sempre, perche credi in lei.

matilde: Cos'e questa storia? SI, me ne ricordo, me ne hai parlato. L'ho raccontato all'Alfonsa e non ti so dire come si e messa a ridere, sembrava fosse ammattita, mai l'ho vista cosl allegra. E voleva le ripetessi: "Dimmi, dimmi, mamma, come ti insinuava...". Lo so, rideva delle tue brighe, e non ha voluto spiegarmi...

commendatore: Spiegare che cosa? E un fatto semplicissimo, cara, un piccolo adattamento, una cosa da nulla, una necessita. Lo sai come sono le ragazze, delle puledrine, ombrano di tutto.

Matilde, sono in ginocchio davanti a te, ti dico tutto: ho bisogno dell'appalto dell'autostrada. £ il mio mestiere, sono un imprenditore, un modesto imprenditore. Ecco qui: la nostra, la tua famiglia e sempre stata religiosa. Ho que­sta fortuna, essere parte di una famiglia che ogni mattina conosce l'acqua benedetta. Reli­giosa, non bigotta, non ipocrita, profondamente religiosa.

matilde: E con questo? Mi vuoi mettere in qualche bruttura?

commendatore: No, no, Matilde! Non mi far arrabbiare, non mi far perdere tempo, non mi far uscire dai gangheri. Poi ti spiegherò tutto, ora devi soltanto ubbidire, ubbidire a tuo marito che lavora dalla mattina alia sera, e lo sa lui in che mondo e costretto a vivere.

matilde (remissiva): Non ti inquietare, non ti inr quietare. Ti ubbidiro. Dimmi quel che debbo fare.

commendatore: Cara, grazie. Ti domando la cosa semplicissima: che tu preghi, finche passera "L'Alto Sacerdote".

matilde: Quale "Alto"...?

commendatore: Lo so io. Lo chiamiamo cosl per intenderci. Uno veramente caldo di rosarii; uno dei tuoi, che tu conosci. E che lui ti veda. SI, lo sa gia che sei veramente religiosa, ma ti veda, ti osservi qui, in casa mia, vicino a me, vicino al mio studio, e che ci batta il capo, capisca che qui e come in casa sua, in famiglia, massima fiducia, che abbia la prova a portata di mano, che quell'altare vicino al mio ufficio e anche il mio. Tra poco verra. Per arrivare, in questa stanza, passera dalla Cappella. Non l'abbiamo fatto apposta, e la casa che e stata costruita cosl. L'hanno fatta i nostri vecchi, tuo padre. {Dolcissimo) Matilde! Devi soltanto pregare nella tua Cappella. {II commendatore fa cenno alia Gabriella che apra la tenda sul fondo. La Gabriella eseguisce e appare nella piccola Cappella di fami­glia un grande altare addobbato a festa.) Vedi, l'ho fatto illuminate per te. "L'Alto Sa­cerdote" sara costretto a constatare presso chi si trova, in che famiglia. {Convinto) Migliore della sua. Vedi, non ti domando nulla. Pregare per la nostra Madonna, quella di casa tua.

matilde: Quanti bei fiori! Ci hai pensato tu?

commendatore: Naturale! Credi che io non abbia più sentimenti?! E invece li ho, li ho. E perchi tu non hai piu fiducia in me, non mi guardi piu come una volta.

matilde: SI che ho fiducia. Ma mettermi a pre­gare cosl, all’improvviso...

commendatore: Poi ti spiegherò tutto. Io sono molto piu religioso di quel che credi. Posso avere avuto delle crisi, dei ritorni. II Signore non abbandona mai, un ritorno di fede. {Mettendole un braccio intorno alia vita, la accompagna verso I'altare.)

matilde: Tu ritornassi buono come una volta!

commendatore: Ritornerb, cara, come ero da giovane, se tu non mi abbandoni. Prega per me. Anche tu ritorna la Matilde di una volta, Tunica che aveva cura dei miei interessi, delle mie preoccupazioni, alia quale mi confidavo.

(Matilde inclina la testa accennando di si e si inginocchia davanti all'alt are. II commendatore cala lentamente la tenda che nasconde la porta della Cappella mentre si vede che la signora Ma­tilde aha il volto verso I'alto, verso la statua del­la Madonna.)


SCENA SETTIMA

Personaggi

COMMENDATORE

GABRIELLA

SEGRETARIO

segretario: Gabriella, mettiamoci anche noi al lavoro. Le prime mosse commendatizie non si sono messe male.

{Ironicamente professional) Vi sono due strade...

commendatore (interrompendo): Come le e parso, awocato?

segretario: Ottimo, un maestro, specie nel fi­nale, quando ha detto "Ritornero come ero da giovane, se tu non mi abbandoni. Totna la Matilde di una volta".

commendatore: Lei mi crede un cinico? In quel momento ero sincere

segretario: So bene la fortuna di tipi come voi, preda delle emozioni e poveri di passioni.

commendatore: Cosa vuol dire?

segretario: I tempi stringono, commendatore. Parleremo in seguito della sua capacita emotiva. {Con rapidita) L'ltalia e piena di Don Giovanni.

commendatore: Io Don Giovanni?

segretario {riprendendo il discorso con la Gabriella): Ci sono due strade. Una {indicandola), quella dell'"Alto Sacerdote" dove la signora Matilde sta pregando, cioe la via della Cappella. Per venire qui, in questo ufficio, "L'Alto" deve passare (indicando) di lì. Assolutamente di lì. C'e anche un'altra strada, ma la sua e soltanto quella. {Indica il fondo della seem) Che "L'Al­to Sacerdote" veda, osservi, si inchini, si genufletta, sappia ciò che ispira il commendatore, quale e il tessuto della sua vita, sappia che i nostri, i denari del commendatore, sono i soli denari presi bene, denari sicuri, santi, sacrosanti. Dunque, questo e Pufficio. Mancano pochi minuti all'appuntamento. "L'Alto Sacerdote" per venire qui deve passare di lì, dalla Cappella, sfiorare l'altare davanti al quale la signora Ma­tilde prega con sincerita, con devozione. Ga­briella, ci siamo capiti?

GABRIELLA: SI.

segretario: Ma lo sai che oltre le destre, i conservatori, ci sono gli opposti? Quelli che creano gli atei, gli illuministi, gli scettici, i proletari, i classisti, gli utopisti come me, insomma i sovvertitori? Lo sai che oltre le destre ci sono le sinistre?

gabriella: Lo so benissimo.

segretario: Allora, per questi altri, che devo ricevere io — il traditore — e a giusto tempo interverra {indicandolo) il commendatore, il nostro padrone  sappi che c'e un altro passaggio, un'al­tra via, un'altra strada tutta diversa dalla Cap­pella, dall'altare, dalle luci, dalla religione, e la porta che apre su questa via e quella {indica la porta di destra), non quella. {Indica la parete di fondo.)

Va bene? Ci siamo capiti? Hai afferrato il £unzionamento?

gabriella: Ma sl, non sono mica babbea. E molto semplice. Qui davanti la Via delle destre, di la il Corso delle sinistre. Da questa parte i san­ti, da quella parte il popolaccio.

segretario: Un congegno facilissimo ma di gtande importanza. Un corridoio non deve sapere i passi delPaltro corridoio. L'ipocrisia e la dea del nostro tempo. Tutti siamo suoi devoti servitori. I santi e gli atei possono sospettare la presenza sotto lo stesso tetto uno delPaltro, pos­sono anche esserne sicuri, ma assolutamente non si devono incontrare.

gabriella: Ma perche tutte queste complicazioni? Bastava invitarne uno la mattina e uno la sera.

segretario: Brava, e i quattrini?

commendatore: I miei, che mi sono sudato. Non vorrai che li butti fuori dalla finestra?

gabriella: Chi ha detto questo?

segretario: Cara Gabriella, tanto "L'Alto Sa­cerdote" che il Rappresentante del popolo non vengono qui per una ragione ideologica. (Rivolgendosi al commendatore) Qui siamo in famiglia, ed e bene che la Gabriella abbia ben chiara la meccanica della faccenda.

commendatore: Parla chiaro, parla chiaro. Io sono sempre stato per la franchezza,

segretario: Si tratta, Gabriella, di dare denaro all'uno e all'altro, pero se ci assicurano l'appalto... lo chiamiamo "appalto" per raodo di dire. Se "L'Alto Sacerdote" ci assicura che il partito dei "pallidi" votera per noi, £ una bella cosa ma non e tutto. Se fossero soltanto i "pallidi" a votare per noi e gli altri votassero contro, noi non si prende l'autostrada. E allora perche dar denaro all'" Alto Sacerdote" se non ci serve a niente?

commendatore {con energia): Non gli do nemmeno un soldo, può spifferare tutti gli incensi che vuole. Neppure un soldo, non sono un istituto di beneficenza.

segretario: Se invece anche i sowertitori, i cosiddetti rossi votano per noi, se cioe riusciamo  "a loro insaputa"  a metter d'accordo "rossi e pallidi", allora la battaglia e vinta, l'autostrada e nostra, e il commendatore sara generoso sia per le "Opere di bene" sia per il "Progresso del popolo". Una volta messi d'accordo "rossi e pallidi", i due grossi, degli altri partitini, che nel Gran Consiglio fanno finta di sbraitare, ce ne ridiamo.

commendatore: Li sbeffeggiamo. Non gli paghero neppure un caffe.

segretario: E non b tutto.

commendatore {preoccupato): Che c'e altro ancora?

segretario: L'orario. Dobbiamo spiegare alia Gabriella il perche dell'orario.

commendatore: Ah! Gia, giustissimo.

segretario: E bene tu lo sappia, Gabriella, per non sbagliare nella precisione dei passi. L'accordo deve avvenire contemporaneamente, sotto i nostri occhi. I due, idealmente, si debbono stringere le mani, anche se non si vedono. Del resto li divide una sottile parete. (Indica la parete di destra.) II commendatore parla con "L'Alto Sacerdote" e si metton d'accordo. Del resto questo prelato si mette d'accordo con una famiglia religiosissima, con un uomo di fede sicura. Ma prima di stringere definitivamente il patto e quindi pagare, il commendatore viene di la, dove ci sono io, attraversa questa porta di destra e viene da me che ho gia fatto le necessarie mosse con l'ex compagno, con il rappresentante dei cosiddetti estremisti. Se tanto i "visi pallidi" che i "rossi accesi" hanno detto di si, ecco, in quel momento, "ideal­mente", si stringono le mani. Vittoria! L'auto­strada e nostra. Ci rimane solo la pratica burocratica. Fra nemmeno due ore, alle undid, si riunisce il Gran Consiglio. I "visi pallidi" "in coscienza" votano per noi. I "rossi accesi", per "il bene del popolo", fanno lo stesso. Gli altri partitelli sono stupidi che non contano nulla. E tutti siamo contenti.

gabriella: Sard una donna scioccamente sospettosa, ma se questi due vi pigliano i soldi e poi non votano affatto per voi, se l'autostrada non ve la danno?

segretario: E una cosa molto difficile. Esiste il futuro t Intanto i soldi non glieli diamo tutti; prendono solo un acconto. Ma innanzitutto c'e il futuro, un bellissimo futuro che sarebbe peccato sciupare. Finalmente e nata un'intesa tra persone oneste e la vogliamo sciupare, la vogliamo buttar via? Perche mai? Siamo persone che hanno la testa sulle spalle.

commendatore: Dei realisti.

segretario: Dei realisti. Infatti questo può es­sere il primo di una sequela di brillantissimi affari. Questa idea di mettere d'accordo "a loro insaputa" "rossi e pallidi"  lasciandoli ufficialmente acerrimi nemici — pub diventare un pozzo di petrolio.

commendatore: Bisognerebbe essere matti per sciupare un cosi simpatico accordo.

segretario: Intanto pero {guardando Vojologio) i minuti passano e non si vede nessuno.

commendatore {con impwvviso sospetto): Che qualche altro imprenditore abbia slealmente fatto pressioni... {Fissando il segretario) Che qualcuno mi abbia tradito?

segretario: Arriveranno, arriveranno. Non c'e in citta una famiglia come la sua.

commendatore: I miei soldi sono sicuri. Non ho mai mancato.

(Si ode squillare il campanello.)

gabriella: Chi sara? "L'Alto" o il "Sovversivo"? la religione o l'ateismo?

segretario: Calma, Gabriella. La precisione. Hai capito bene? Tutti dobbiamo essere servi della precisione. Va' in fretta alia porta principale, alia porta di casa. Ti ricordo che per arrivare qui  o nel salottino dietro questa parete di destra — vi sono due strade. Se h "L'Alto", passare dalla Cappella, dall'altare illuminato. Se e il "Rosso", condurlo per il corridoio che mena al salottino qui da presso.

gabriella: So ormai alia perfezione: far stringere le mani senza che si vedano.

(Gabriella esce per and are ad aprire la porta di casa.)

segretario: E adesso non c'e che affidarsi al Signore, che dolcemente ci aiuti. {Indicando la porta chiusa del fondo, dove al di la e la Cappella di famiglia.) Anima innocente, e la che prega per noi tutti. Prega per suo marito, per l'autostrada, per le Opere di bene, per il Progresso del popolo,

commendatore {con voce trattenuta): Voi fanatici estremisti siete capaci di fare tutte le parti. Lo debbo riconoscere, siete dei maestri.

segretario: £ soltanto la dialettica.

(Mette energicamente il dito sul naso a far se­gno di silenzio.)

{Dopo alcuni secondi di attesa la Gabriella apre la porta di fondo e appare V alt are illuminato e davanti a questo c'£ gid "L'Alto Sacerdote", che sta devotatnente inchinandosi.

"L'Alto Sacerdote" veste appropriati abiti e per apparire piu alto usa scarpe ortopediche.

La signora Matilde che e inginocchiata davanti all'altare ha un pudico movimento come a far posto qualora "L'Alto Sacerdote" si volesse unire

nella preghiera.

II commendatore, appena vede "L'Alto Sacer­dote", gli corre incontro e piegando umilmente il ginocchio, affiancandolo con passettini untuosi lo invita e sprona a entrare nel suo studio. Ormai V alt are illuminato e la signora Matilde hanno svolto il loro compito.

II segretario sta sgattaiolando per la porta di destra, verso il suo salottino.

In quel momento suona di nuovo acuto il campanello, un suono piu autoritario e grossolano. II segretario si sofferma sulla porta e con energia, con autorita, avverte la Gabriella, le ricorda la via del "Rosso", per il corridoio.

La Gabriella con la mimica risponde che lo sa bene, sa tutto a memoria e avvicina lentamente le mani e se le stringe.

II segretario t scomparso, cosi la Gabriella.

II commendatore riceve nel suo studio "L'Alto Sacerdote".

Inizia tra i due la mimica dell'accordo, la mimi­ca della stipulazione del patto, mentre lentamente la luce si affievolisce e poi si spenge.)


SCENA OTTAVA

Personaggi

SEGRETARIO

GABRIELLA

(Sul palcoscenico il buio e vissuto meno di un minuto. Si riapre la luce. La stessa scena, I'ufficio del commendatore, le porte tutte chiuse. L'affare dell'autostrada si e concluso pochi minuti prima.)

(La Gabriella sta riassettando delle carte sul tavolo del commendatore).

SEGRETARio (ironicamente affettuoso): Gabriella, la bandiera sventoli dunque sull'edificio. L'appalto e nostro! Cioe non l'appalto, quella spe­cie di appalto che non e un appalto e che significa dare, al di fuori delle leggi, a chi piu paga (fa il cenno di contare il denaro), a una impresa, per esempio una autostrada, a prezzi certamente vantaggiosi. (La Gabriella continua a ordinare le carte.) Il commendatore sara contento.

gabriella {con stifficienza): Credo di si. {Con sfida) E lei?

segretario:   Spettatore tristemente contentissimo.

{Si avvicina al proscenio, al pubblico; parla a se stesso e trascura, si dimentica delta Gabriella.)

Fu una scena deliziosa, anzi in verita furono due scene, la mia e quell'altra del commenda­tore, ambedue degne di essere vissute. "L'Alto Sacerdote" lo faceva per i poveri, per la sua lstituzione, il suo Ordine, per qualcuno che non era lì presente. Quando il commendatore gli ha offerto il denaro, l'obolo, la ricompensa, i quattrini, "L'Alto" era ben diritto, superiore, sapeva cosa eseguiva, U suo volto leggeva il peccato, lo sopportava ma non lo perdonava; era leggero, astratto, una funzione, un rito, continuava ad essere addobbato di quei voluttuosi colori, quei drappeggiamenti, era come un bonzo, un Lama, un investito, un fanatico, un maledetto, e vestito da uomo, era lì la sua persona ma la sua anima chissa dove; si mescolava alle cose del mondo, ai bassi peccati, li prendeva in mano, li soppesava, ma l'essenza, il soffio della sua anima chissa dove era. Forse fanatico, cmdele, capace anche di torture ma lo faceva per un al di la, per redimere, perche gli uomini un giorno si salvas'sero. Con il mio rappresentante invece e stato naturalmente tutto materia, duro, pesante, anzi: "forte"  si fa per dire. Siamo rimasti sulla terra, con le stesse leggi delle galline che razzolano e fanno Puovo e se non lo fanno sono ammazzate. Lui rappresentava la materia ma perd anche lui lo faceva per la sua parte, per una futura organizzazione dell'umanitsi, per una misteriosa avanguardia, era un esecutore di duri ordini. Sono state due belle scene che mi dispiace non abbiate visto, l'unto del Signore e la spietatezza della materia, le sfumature di voce del Tartufo e la materiale violenza che lacera ogni schermo, denuda ogni brama. Un bellissimo spettacolo del nostro tempo, un balletto, una danza, dove anch'io ero uno dei personaggi. Per la mia parte non ho, spero, mancato. Dissi tutte le parole, non ne mancai alcuna e il mio cuore mai fu piu freddo, deserto di passione, si­mile a quelle terre che hanno ripugnanza di ogni seme, nemiche anche degli sterpi. La mia scena si svolse cosl. Lui arrivb mentre gia qui, in questo ufficio, il commendatore cominciava gli umili approcci con "L'Alto Sacer­dote". Lui arrivo; io ero gia ad attenderlo nella saletta qui appresso {indica la parete di destra). La Gabriella aveva eseguito alia perfezione ogni via, ogni cammino. Non era costui uno di quei tempi, non rappresentava la passione di quegli anni, non eravamo stati insieme a combattere e sperare e non ci guardammo come due fratelli che con uno sguardo sconvolgono e chiariscono ogni posizione. Quel rappresentante della estrema in quei giorni ormai lontani, quando con facilita la morte si affacciava, era ancora un £anciullo.

Questo d'oggi era un burocrate, uno convinto. Davanti a lui non ebbi alcuna incertezza. Gli dissi (con sarcasmo) che ero addolorato di trovarmi davanti a lui che rappresentava il popolo, e spensi quest'ultima parola come le attrici che con il patetico tentano Papplauso. Per essere completo avrei dovuto anche arrossire, ma la natura non elargisce i suoi benefici a comando. Entrai dolcemente nell'argomento, che lui era il capo della maggioranza, che nella prossima riunione del Gran Consiglio si doveva decidere a chi affidare la costruzione dell'autostrada, che io conoscevo il suo valore — non dissi coraggio , che essendo io stato tra loro comprendevo le necessity, i desideri delle avanguardie, i bisogni del suo Partito  mai piu pronunciai la pa­rola: fazione.

Gli feci capire che gli parlava un traditore, che di me si poteva fidare, tranquillamente fidare, avrebbe, se del caso, potuto smentire ogni mia accusa. Accennai, allusi, che se mi avessero concesso questa autostrada avrei forse potuto abiurare, fare l'autocritica, prosternarmi, dichiarare che mi ero sbalorditivamente sbagliato. Feci tutti i giri dell'asiatico labirinto, gli detti tutte le carte in mano, poteva giocare il sette bello, la donna matta, l'asso di picche, gli det­ti in mano tutti gli ori, e allora gli dissi senza pudore che il denaro sarebbe stato dato a lui, soltanto a lui, che come "L'Alto Sacerdote", il "Gran Lama", era per avere la sua parte, lui aveva il dovere di accettare la sua, per il suo Partito. II voto del Gran Consiglio sarebbe sta­to praticamente unanime, tranquillita assoluta, il popolo accontentato. Io ero un traditore che aveva forse capito il suo gravissimo sbaglio e forse tentava disperatamente di riavere la fiducia dei confratelli.

Bevvi fino all'ultimo la feccia del mio calice Lui fu piu rapido di quel che avevo calcolato, fu piu che frettoloso. Gli avevo proposto alcuni milioni e subito rispose: "Ne voglio il doppio". Avreste dovuto vedere in quel momento la sua faccia, sapeva di rigovernatura di piatti, di sgridate della moglie che impreca perche ancora non le ha comprato la pelliccia, era in lui riflessa la irrazionale rabbia della plebe. "Ne voglio il doppio" ripete alzando la voce co­me in un alterco, e, poveretto!, scarso di tutte le schermaglie non sospettava che il commendatore mi aveva dato carta bianca per una cifra ben superiore.

"Ah!" esclamai preoccupato "dovrd sen tire il commendatore. £ una grossa somma." E feci presto a uscire dalla stanza perche se no calava le sue pretese, sarebbe sceso, avrebbe accettato i tre quarti e perfino la meta. II commendatore intanto mi aspettava; era divenuto un frugoletto, tutto percorso da un brio.

Con "L'Alto Sacerdote" aveva gia avuto parti­ta vinta, aveva ratificato, si era nel saluto profondamente inchinato.

Alia mia notizia agito tutte le code. Voile conoscere quel "galantuomo", e venne di là, nellasaletta (indica a destra); gli strinse la mano, firmo subito il primo assegno, l'anticipo. "Gli altri a stasera!" aggiunse "dopo il Gran Consiglio. Io sono sempre stato un socialista, mio padre era povero, con me vi intenderete sempre" e mi dette una occhiata per f armi capire che di me ormai non aveva piu bisogno, finalmente aveva stabilito "contatti diretti" anche con le sinistre e io, io {con voce piu accentuatd) ero io il reazionario, il ricco, il rettile sfruttatore al quale bisogna col calcagno schiacciare il muso; e per di piu ero anche un traditore.

gabriella {che era rimasta ad ascoltarlo): Proprio cosi, grande avvocato. Lei qui non serve piu. Tra tutti i suoi discorsi uno finalmente l'ha imbroccato. Mi sono imbambolata a sentirlo. Come park! "II labirinto asiatico." Eh! SI, sarebbe anche un bel giovanotto, ma in quella sua testa c'e qualche cosa che non va.

segretario:   Hai ragione, Gabriella. Mi sono messo a parlare da solo, a me stesso, come un poveretto. Volevo fare una ricapitolazione. Co­me dicono i politici? Fare il punto.

gabriella: Eh! SI, e una testa matta. Era un capo, un politico, temuto da tutta la citta, avevano paura perfino a pronunciare il suo nome e pianta tutto, abbandona quelli della sua parte, clamorosamente, dichiara che non sono liberi e rimane solo, diventa nulla. Bastava che dicesse si, tirasse via, come fanno tutti, e lo avrebbero fatto deputato, ministro o che so io? Ma che ci avra in quella testa?

segretario: Sapere di se stesso b difficile, la coscienza soffia come il mantice sui carboni accesi: "Devi fare cosi" ti dice, ti impone, e lo ripete di giorno, lo ripete di notte, in certi momenti urla: "Non devi tradire te stesso. Vivi una volta sola, sii onesto, dai l'esempio, indica" Hai sempre combattuto per la liberta e per di piu ora hai maggiormente compreso come e sacra la persona umana, che felicita essere individui, che oscuro dolore brancolare nel gregge. E allora allontanati da questi aridi, da questi calcolatori, dai burocrati che tutto vorrebbero appianare. Li hai conosciuti, li hai toccati, ti hanno per­fino loro stessi confidato i loro piani e allora scappa lontano. E facile essere coraggioso una volta, siilo due, siilo sempre, mettiti contro tutti ma non contro la coscienza che parla, che ti incita a rimanere un uomo.

gabriella {con un sospiro): Ah! Ascoltandola capisco l'Alfonsa, che si e innamorata.

segretario: Lascia stare quella fanciulla, non la mescolare con le nostre vicende. Essa e come un fiorellino che e sbocciato stamani...

gabriella {gelosa): Capisco, capisco. Ma senta, awocato, se sa tutto di tutti, dica qualcosa anche su di me. Illustri anche questa povera segretaria.

segretario {quasi volesse precisare a se stesso): Femminile, femminile, estremamente femminile, gelosa, istintiva, slanci e cadute, avida, avida di tutto...

gabriella: Io avida? Bravo, bravo, lo vada a di­re al commendatore. Sa che cosa e lei? un bel superbo.

segretario {umilmente): Tentavo di spiegare, an­che a me stesso. Lei mi ha chiesto, io ho cominciato a rispondere. Non volevo in nulla insultarla. Spero di non essere ipocrita, interessato; ero per dirle che io la credo anche capace di improvvise generosita, quasi cieche. Questa mia since­rity mi portera alia miseria; {sorridendo) presto avro gli abiti sdruciti...

gabriella: Temo di si, avvocato.

(Si sente bussare, e subito dopo entra I'Alfonsa, la figlia del commendatore.)

gabriella {saluta in iretta): Buongiorno, signorina Alfonsa. {Ancora indispettita) Sua serva, avvocato.

{La Gabriella esce.)


SCENA NONA

Personaggi

segretario

alfonsa

alfonsa {e giovane; con quei suoi capelli corvim £ difficile distinguere in lei cib che $ genuino impulso da cib che deriva da una combattuta timidezza): E un pezzo che voglio parlare con lei. Ora che l'ho incontrata da solo non me la lascerd scappare. (Alzando il ditino) Lei mi crede piu bambina di quel che sono.

segretario: Le donne non sono mai bambine Appena hanno gli occhi belli sanno sempre tutto.

alfonsa {incerta)'. E allora?

segretario: Allora?

alfonsa: SI, coraggio, diro tutto.

segretario: Eccomi qui. Sono un segretario, un povero segretario.

alfonsa: No, no. Lei e un eroe, un ex eroe.

segretario (con naturalezza): Lo fui sema saperlo, ero un figlio di quel tempo. Allora tutto era facile.

alfonsa: Sentivo parlare di lei; mi pareva una leggenda. Era un nome, i nomi sono piccoli, poche sillabe, e però mi grandeggiava, immaginavo la persona, ci sognavo, lo temevo, forse lo amavo.

segretario (senza sottolineare I'ultima confessione):  A quel tempo, nella clandestinita, ci eravamo tutti messi un nome posticcio, falso, chi si cbiamava Iacopo, chi Alfeo, chi aveva seel to il nome di un vecchio 2io e chi ne aveva inventati di enfatici e infantili come "Terremoto", oppure "Fulmine", quel ragazzo che morl fucilato.

alfonsa: Ne parla volentieri di quel periodo?

segretario: No, ne sono stato sorpreso oggi, adesso, per via delle sue parole. Fu un periodo cosl diverso, lo facevamo per nulla, per alcun interesse, ce lo dettava il cuore. Cera stata la dittatura ed era la prima volta che eravamo sinceri. La mente non calcolava, l'orgoglio era scomparso.

alfonsa: Eravate degli ingenui?

segretario: Non me ne pento, non sono mai sta­to furbo. La parola "compagno" a quel tempo era piu che fratello.

alfonsa: Ed ora invece si cattura un'autostrada

segretario: E vero. Gioco, mi indaffaro, tento di distrarmi, faccio un nuovo mestiere. Tutto cid che fu sembra andato in fumo. E, pero!

alfonsa: Però che?

segretario: Sa che mi era venuto in mente?

alfonsa: Che cosa?

segretario: Pisacane.

alfonsa: Quello dei trecento?

segretario: SI, noi italiani quando va male siamo in trecento, quando va bene siamo milioni. Pisacane fu scannato dai contadini, ma non fu inutile.

alfonsa: Non sara romanticismo?

segretario: L'ltalia e antica, cara Alfonsa, un giorno lo awertira. Non e colpa mia se sono nato qui. Ma senta (con affetluosa malizia), queste sue politiche domande, non ne nascondono qualche altra che per timidezza...

alfonsa: lo timida? le dimostro subito che no. Ecco: perche lei e venuto a fare il servitore a mio padre per quattro soldi?

segretario: Perche ero solo, tutti mi voltavano il muso, le persone piu care, quelli che erano stati con me in quel tempo cupo e celeste... Non ero cosl disperato da uccidermi, da averne la forza. Amavo ancora la vita, nonostante tutto credevo ancora, speravo ancora. E suo padre, suo padre fu l'unico, ebbe l'estro, era apparentemente cinico, anche gli servivo, innanzitutto; era un imprenditore e aveva capito che io potevo inoltre essere un bravo impiegato, adatto a certe mansioni, stabilire dei nuovi produttivi contatti, ed ero esperto delle leggi. Poi, poi, lui viene dal popolo e questo suo segreto, che di rado confessa, lo spronava, lo incitava, lo ispirava. Cera anche in suo padre una piccola ferita non bene rimarginata, quella di essersi unito a una famiglia cosi ligia, cosparsa di cenere, quella di sua madre, e ambiva ribellarsi almeno una volta, dimostrarsi indipendente... mi scusi, se parlo cosl chiaro. E sono capitato io, un ex sovvertitore, adesso innocuo ma con una fama di pericoloso, uno di quelli che oggi i piu desiderano sfatare, un poco deridere. Mentre tutti i miei ex compagni, i rimasti fedeli, quando passavo storcevano il muso perche" avevo l'ingombro della coscienza, la macchia della liberta, il vituperio dell'individuo, suo padre, lui solo, il commendatore, mi strizzb l'occhio, mi invitò, mi prese con se; ed ero un uccellino intirizzito che in ogni direzione trova il ghiaccio. Che dovevo fare? Gli fui grato, gliene sono ancora, comunque si comportera; fui fdi­ce dell'allegra occhiata che mi lancio. Capivo che lo faceva perche gli servivo, perche nella nostra provincia e l'amministrazione rossa che ha vinto le elezioni e lui aveva panni troppo neri, cioe — che dico?  troppo impregnati di incenso. {Con leggera declamazione) Una righina rossa, semitrasparente, alFocchiello della giacca gli faceva comodo, una righina che andasse bene per tutti, anche per i suoi — "visi pallidi"  che ogni tanto, di rado, amano tingersi di roseo  e hanno gusto a recuperare la pecorella smarrita. E allora suo padre prese me, gli era capitato questo affare.

alfonsa {incerta): E cosl e finito servitore di una autostrada, prezzolato...

segretario: Triste personaggio del mio tempo.

alfonsa {con commozione): No, no, non volevo dire cosl, mi perdoni. Che stupida! volevo fare la spavalda. Lei non e prezzolato... quanto ci ho pensato. Lei è superiore a tutti, di esempio, e tanto piu adesso che e stato abbandonato dai suoi. Di nascosto io seguivo le sue malinconie. La mattina quando entrava in questa casa io aspettavo, spiavo dietro le persiane. Se lo vedevo un poco spensierato ero felice, se scorgevo nel suo volto l'amarezza avrei voluto aiutarla, esserle vicino, dimostrarle che non ero solo nel mondo. Mi riempiva la vita, mi sembrava di essere segretamente legata, di partecipare a qualcosa di bello, di generoso. A tavola, a mezzogiorno, interrogavo mio padre per sapere cosa lei aveva detto, le sue reazioni, le sue risposte, imparavo a memoria le sue frasi. I giorni mi passavano, questa casa mi era divenuta piu coraggiosa.

segretario: Le sono grato, le sono profondamente grato. Non merito, non merito questo. Co­me vorrei in questo momento essere dawero forte, quale lei mi ha immaginato!

alfonsa {con innocente stupefazione): Non e, non e stato valoroso?!

segretario: Non lo sono e forse non lo sono veramente stato. Mi trascino la passione, un miraggio. (Beffardo su se stesso) Credevo gli uomini fossero divermti santi, ero avvinto da un delirio, la politica piu bella di una donna, non vedevo altro, solo quello mi sembrava il vero, far tutti uguali nel mondo, quella l'unica necessita, l'unico amore.

alfonsa: Ce n'e un altro...

segretario: Purtroppo non l'ho mai coltivato, frequentato per caso e con donne d'occasione. Mi perdoni se sono cosl franco.

alfonsa {a tratti parlando lentamente): Pud dire tutto, accetto tutto, sono pronta. Un momento fa le dicevo die ci pensavo, ci sognavo.;. usavo Pimperfetto, il tempo passato. Non sono stata precisa. Continuo ora, nel presente, ed anzi di piu. Non mi sono ancora spiegata, ansimo di dirlo, di dirglielo, avevo pensato di scriverle, mi capita di parlare, la piu bella gioia e esprimere cio che ho qui e insieme guardarla. Non voglio altro che amarla e non le chiedo nulla.

segretario: Alfonsa, cosa dice...

alfonsa {a tratti parlando con lentezza): Lei e per me il piu giusto, il piu buono, il piu generoso. Non solo aspettavo la sua venuta dietro le persiane la mattina, ma poi venivo sotto quella finestra, qui sotto c'e una aiuola, ci sono dei fiori, facevo finta di venire a coglierli, a coltivarli, con la speranza di udire la sua voce, che lei si accorgesse di me...

segretario: Ricorderd sempre le sue parole con commozione, gratitudine, riconoscenza. Mi ero accorto dei suoi occhi, avevano una luce, indovinavo che mi era vicino e in tan to rifuggivo dal capire.

alfonsa: Ti amo, non voglio altro che dire questo.

segretario: £ tanta la purezza che mi arriva che risponderò meglio che posso, il piu onestamente. Lei è bella, giovane, mi piacerebbe abbracciarla, tenerla a lungo vicino, here la sua gioventu, ma il mio cuore e uno sterpo che non riesce a rinverdirsi. Lei ha tutta la vita davanti a se’, e una ragazza... quando ripensero alle sue parole mi commuovero piu. che in questo momento, avrò nostalgia, forse anche rimpianto per non aver approfittato, non aver rubato. Lei mi ha parlato con Panima, le rispondo con quella. Ha messo i suoi sentimenti in una tortuosa persona, un ragionatore che mira ai suoi interessi anche se questi non sono materiali. Forse in seguito mi perdonerà, quando si innamorera.

alfonsa: Non avro altri amori.

segretario: La vita e corta e lunghissima. Tutto fugge.

alfonsa: Perche" parla cosl? come un vecchio.

segretario: Perche in questo momento lo sono. Mi hanno tradito, o cioe, e stato un equivoco.

alfonsa: Che cosa e successo? Me lo spieghi, io non lo so, non so nulla.

segretario: La politica all'improvviso vuole la spietatezza, mette al bando il cuore, aspetta, apparentemente ripudia, cambia alleati, travolge i colori della bandiera. Io invece sono a tu per tu con la mia coscienza, con me stesso, individuo, sono un bambino, non posso mutare, la politica per me in ogni momento e stata: "collaborare all'universale bonta".

alfonsa: Voglio anch'io partecipare. Farò tutto quel che lei vuole, sono pronta anche alia miseria.

segretario: Alfonsa, e stato un momento di smarrimento, mi sono sfuggite parole confuse. Non posso piu niente, non comando nulla. So­no vinto e solo. Ho sbagliato tutto, ho creduto neiranima, la cosa piu impolitica che ci sia.

alfonsa: Vicino a te ci sono io.

segretario: Se ti potessi comandare ti direi...

alfonsa: Bello sentirsi dare del tu...

segretario: ... Ti direi: sii felice, allegra e continua ad essere cosl pronta e pura a donare, co­sl generosa, ma non amarmi. Sarei solo un profittatore, tuberei. Un uomo non si approfitta di questi stati. E poi temo che la sua sia una infatuazione, sogno di gioventu, credenza nella purezza della vita, ci deve essere qualcuno che impersona lo spirito, e superiore al greve interesse, rappresenta l'ideale.

alfonsa {smarrita e addolorata): No, non so. Credo di no.

segretario: Quanti interrogativi per la sua confessione, che commozione! Ma io ho la testa dietro un'altra cosa, non so neppure quale, ma I'aspetto, nonostante tutto ogni tanto ho delle nuove accensioni, delle violente speranze. Non ho la forza per l'amore...

ALFONSA: Cosa devo fare? che debbo fare?

segretario: Continui a dedicarsi ma non a me che non lo merito, si dedichi a qualcosa di chiaro, di veramente nobile. Io sono come un prete... un prete del mio tempo.

alfonsa: Sarebbe stato tanto bello. Come faro a passare le giornate? Tentero, mi ripeterò che e stata una infatuazione, un sogno di bambina.

segretario: Non caliamo nessuna barriera. La vita e anche lunga. Possiamo di nuovo incontrarci, aiutarci, essere amici, alleati. Esiste anche la tenerezza del cameratismo.

alfonsa: Se ho capito, lei aspetta gli avvenimenti, non ha per nulla disarmato; allora ritornera se stesso.

segretario {perdendo la diplomazia): Tornera 'un tempo bello? di generosita? dove si combatte per qualcosa? e anche si muore ma per un perche? Potremmo essere insieme, accosto accosto.

alfonsa {con amarezza): Invece ora e un tempo cosl.

segretario: E lei dunque non deve aspettare, deve rubare la felicita fin che le e possibile, far presto.

alfonsa: Gia, sono una donna.

segretario: Una ragazza, che ha tanto tempo davanti.

alfonsa: Lei crede che avrei l'eroismo di aspettare?

segretario: Lei all'occasione pud fare tutto, lei e piu brava di me. La gioventu e la luce del mondo, ha sempre ragione. Io le ho dato quelle risposte perche" ora sono un tizzone, ho la cenere addosso, mi sono bruciato. Forse, perche’ no?, mi rinverdirò, chissa mai. Anche se ora sono arido.

alfonsa: Allora me ne debbo andare. Questa la verita.

segretario: Mi saluti, la prego, senza avvicinarsi.

alfonsa: Perche?

segretario: Sono senza piu volonta, come uno in bilico che e per precipitare. Sono rapito della sua bellezza. Pronto a rinunciare a tutto, ripudiare ogni mio discorso, tutto quello che ho detto. Come nel suo dolore mi e parsa affascinante!!

(Rimangono in silenzio e distanti uno dall'altra per diversi secondi. Basterebbe un movimento da una delle due parti  per corrersi incontro e freneticamente abbracciarsi, ma forse il precedente dialogo lo impedisce.)

segretario (riprendendo la matassa in mano): Addio, innocenza. alfonsa (trasognata): Addio, malsano segretano.

(Si ode un tramestio di passi.)


SCENA DECIMA

Personaggi

SEGRETARIO

ALFONSA

COMMENDATORE

MARIO LUCA

(Entra il commendatore accompagnato da Ma­rio Luca.)

commendatore: Sei qui? Ti credevo in giardino.

alfonsa: Qui con l'avvocato.

commendatore {con superiorità): Segretario.

alfonsa: Forse l'unico mio buon amico.

commendatore (rivolto a Mario Luca): Le ragazze moderne fanno le bizze, vogliono apparire ma sono piu buone delle altre.

alfonsa: SI, siamo uccellini con le penne turchine. (Venendo ai fatti, e con beffardia) Allora, papa, non mi presenti al nuovo pretendente!

commendatore {serio): Un bravissimo giovane, figlio di un industriale mio amico. (A Mario Luca) Mario Luca, le presento mia figlia.

alfonsa (sarcastica): Ma io la conosco! L'ho vi­sta tante volte passare. Lei e un campione di tennis, uno del gran mondo.

mario luca (e un giovane elegante, senza alcuna caratteristica.) {Con fatuita): Si, ho questo hobby, il tennis.

alfonsa (ancora provocatoria): No, no, lei e un vero campione, un asso della racchetta e uno dei giovani piu brillanti della citta, dei piu eleganti. {Rivolta al segretario) Non lo trova anche lei, avvocato, un giovane, per dirla con voce corrente, "in gambissima", uno che potrebbe diventare un capo partigiano e uccidere senza pieta.

segretario {simulando spavento): Signorina Al­fonsa, non mi susciti immagini di triste violenza.

commendatore: Che ti salta in mente di rivangare certe brutture?

alfonsa: In certi momenti, papa, sei un esemplare, il tipico esempio di una societa.

commendatore: Non ci far caso, Mario Luca, al­ia mia ragazza ogni tanto piace mostrarsi intellettuale. L'ho fatta studiare, era la prima della classe; mi ha dato in verita delle soddisfazioni.

mario luca: Ma io la capisco, Alfonsa, sono con lei. Anch'io sto molto con gli artisti e i piu astratti.

alfonsa (con ironia): Come e bello conoscere delle persone spregiudicate e che lavorano con le proprie braccia, il proprio cervello e intanto conducono le industrie.

mario luca: Oh! Le industrie vanno da se\

alfonsa (saputa): Ma senza la vostra energia si svuoterebbero.

mario luca: Diamo qualche consiglio, qualche ordine.

alfonsa: Bene, c'e chi deve stare sotto. Ci vuole polso a tenere i sottoposti. (Rivolta al segretario) Ero per dire "servi", ma mi sono corretta a tempo.

segretario: Sono rapito da come parla. £ pro­prio vero che nel mondo nulla va mai perso.

commendatore: Che discorsi pacciughi, Alfon­sa. Non ti ho mai visto cosi strana. Lascia stare il segretario. (Tra se) Questo fallito.

alfonsa (con maliziosa ubbidienza): Ah! Devo occuparmi del tuo nuovo pretendente, figlio di industrial!, famiglie a cui e permesso tutto (distaccando le sillabe) ma che non verra mai a letto con me.

commendatore: Ma, Alfonsa, Alfonsa, come parli! chi ti ha insegnato?

segretario (commedtante): Signorina, non mi faccia arrossire, mi associo al commendatore, sono un cattolico!

alfonsa (anche lei commediante): Non si intrometta tanto lei,, che potrei d'improvviso illuminare certi suoi vecchi altarini tinti di sanguigno.

segretario (divertendosi e facendo finta di protestare): No, no, sempre amai la pace, la modestia, la concordia, l'umilta, e lasciare che tutto corra, mai disturbare.

alfonsa (affettuosamente): Imbroglione! imbro­glione!

segretario: Mi lasci un poco divertire, sono gli ultimi minuti di mio segretariato. Se non sbaglio Giunone... la segretaria del commendatore mi ha dato un certo anrmncio..

alfonsa (allarmata): Quale annuncio?

segretario: Sciocchezze, sciocchezze, glielo dirò un'altra volta. Ora mi dia retta: approfitti della sua gioventii e della fortuna. In quanto a me debbo stare cauto, per me questo e un momento di silenzio e cautela, ero per dire, Dio mio!, un periodo di meditazione.

commendatore {che, stupito, ha seguito nervosamente quel dialogo): Insomma, Alfonsa, smettila. Ti porto il figlio di un mio caro amico e tu ti confondi con questo avvocato senza cause.

alfonsa {vivace): Papa, non ci siamo mai capiti. Non e il momento di presentarmi dei pretendenti.

commendatore {con energia): Sono tuo padre e tu ubbidisci. {Ritornando persuasivo) Vedi, ora ho da parlare, da consultarmi proprio con lui, col tuo avvocato. Ti chiedo aiuto. Perche" non vai in giardino con Mario Luca? Ai nostri tempi adoravamo la natura, ci dava ispirazioni. alfonsa: Anche ai nostri, papa, anche ai nostri. Siamo naturisti. {Commediante) Mario Luca, mi vuole offrire il braccio? (Mario Luca off re il braccio.) (Con enfasi) Andiamo in mezzo alia natura, andiamo ad ispirarci. Arrivederci, avvocato. Voglio rivederla presto e Ie chiedero tante altre spiegazioni.

(I due giovani lentamente si allontanano.)

commendatore (deciso): A noi, avvocato, devo parlarle.

SEGRETARIO:   Lo SO.


SCENA UNDICESIMA

Personaggi

COMMENDATORE

SEGRETARIO

segretario (invece $ lui che, sorprendendo il commendatore, e il primo a parlare, e con autoritarismo): Ora veniamo a noi. Vi licenzio. Non mi servite piu. Ormai I'appalto l'ho avuto, il cosiddetto "appalto", insomma l'autostrada. Per il futuro i contatti con le sinistre me li tengo da me.

commendatore: Proprio cosi, giovanotto. Pro­prio cosi. Lo sapevo che e intelligente, capisce al volo, proprio quel che dovevo dire io. Lei e forse un genio, ma un genio che non serve piu. {Con crudezza) Lei, signor awocato, ha detto il giusto, mi ha rubato le parole.

segretario: Le ho rubato le parole, ma "il genio che non serve piu" e una sua creazione.

commendatore {benevolo): Pero, non vogliamo lasciarci nemici. Lei ha le sue strane qualita ma la vita ha le sue regole, caro ragazzo. Mi e anche simpatico ma io debbo sorvegliare i miei affari. Per chi lavora i tempi sono sempre duri, per gli idealisti come lei...

segretario: C'e la morte.

commendatore: Non ho detto questa parola ma insomma costoro debbono mettere la testa a par­ti to; lei e un ragazzo.

segretario: Quelli come me debbono andarsene, e salutare rispettosamente. (Un cenno ad inchinarsi.)

commendatore: Giovanotto,, non la prenda cosi. Io le debbo un poco di soldi, non creda che non lo sa'ppia.

segretario: Mi lasci essere davanti a lei almeno una volta spavaldo. Del resto mi sono anche divertito. Lei non mi deve nulla. Io ho sempre amato entrare nel gioco, frugare, {accennando alia porta di jondo) illuminare gli altari.

commendatore: Chiacchiere, chiacchiere, giova­notto. (Mettendo mano al portafoglio) So che lei e un poco alle basse; un piccolo gruzzoletto e ci lasciamo da vecchi amici.

 segretario: Del denaro?

commendatore: Ma naturale, dei quattrini. La­sci stare, giovanotto, le faranno comodo. Non faccia il superbo.

segretario: Mi permetta, commendatore, una mia piccola ultima grazia. {Si allontana, in un garbato balletto, dal com­mendatore e si avvicina alia porta, che poi apre) Lasci che la saluti e mi dichiari il suo "devotissimo servitore".

(Sparisce.)

commendatore (che h rimasto solo): Come?! Se n'e andato! E gli stavo dando dei soldi. Ma come? Che razza di presuntuoso, macche' presuntuoso, e un ingrato. Macche' ingrato (eccitandosi), e un imbecille, un imbecille! Non capisce nulla della vita. Gli davo dei quattrini e se ne e anda­to! (Ripone il portafoglio) Che faccia tosta! Quando l'ho preso io era ridotto un cane tignoso, non lo voleva piu nessuno, se avessero potuto i suoi ex compagni l'avrebbero preso a calci per la strada. Con tutti i suoi discorsi alambiccati, il grande segretario. Ma io alia sua eta badavo a costruirmi una vita. Gli stavo dando dei quattrini, ma e un bamboC' cio. Macche bamboccio, ho detto bene prima: e un imbecille. Si! (Gridando verso la porta per cui il segretario è sparito) Imbecille! Imbecille!

(Si chiude il sipario. Fine del Primo Tempo.)


Secondo Tempo

SCENA PRIMA

Persottaggi

CONCINA

GABRIELLA

{Come nel Vrimo Tempo, dalle due pareti laterali, entrano Gabriella e Concina. Sono passati venti giorni.)

concina {con sfida): Gabriella!

gabriella (con uguale sarcasmo): Concina!

concina (piu provocatoria): Gabriella!!

gabriella (di rimando): Concina!!

concina: Maledetta.

gabriella: Stupidella.

(Le variazioni dei toni di voce sono a beneplacito delle attrici.)

concina: Donna di malaffare.

gabriella: Cretinella fallita.

concina: Sudiciona da vecchi.

gabriella: Stupida babbea. Avete perso tu e la tua padroncina.

concina: Sei tu che andrai via, non lei. Io lo impedird. E se io non ci riesco, c'e la signora Matilde, c'e il segretario che oggi verra, ci sara la giustizia. Una donna come te non può vincere. Se non lo piglia a schiaffi la signora, ce lo piglio io il commendatore.

gabriella: Poveretta, come sei buff a! Quando vedi il commendatore; ti rintani. Chiacchieri adesso perche non c'e. Sei una sventurata che ti hanno preso bambina, una orfanella.

concina: Questa casa e come fosse la mia. Sono una serva ma mi hanno trattata come una figlia. Faro tutto per loro, per la mia padrona, per l'Alfonsa. Mi vedrai, se ce ne sara bisogno.

gabriella: II commendatore ti fara vedere un po' di soldi e te ne andrai via anche te come un cucciolino, come un cane che e contento di aver preso una pedata dal padrone.

concina: Si vedra. Mi sa che oggi qualche cosa deve venir fuori. E vedremo se avrai coraggio, se il commendatore e capace di difenderti. Ve­dremo come sono i vostri sentimenti. Tu per me sei una donnaccia che fa tutto per i soldi, hai perso ogni pudore, non credi a niente. Dici che sono un cucciolino ma quando dico la verita ti spaurisci e per farti coraggio immagini i denari del commendatore, quel brillio d'oro e la tua gran difesa, Pavidita ti rida cuore.

gabriella: Vattene via. Via di qui. Presto sarò solo io qui dentro, forse oggi o domani. Tu non conti niente, le tue sono solo parole.

concina: Park chiaro. Tu volevi dire: "Sono io che vado a letto col commendatore ed e per questo che comandero".

gabriella: Vattene via. Tu non c'entri nulla. Ti manderd al tuo ovile, devi andare a guardare le pecore come eri destinata. E per un caso che sei qui.

concina: Ci posso anche andare ma prima diro tutto davanti a tutti. Conoscerai la mia voce, voglio che questo palazzo senta che ci sono passata.

gabriella: Non farai nulla, sei una stupidella che appena sente il tuono scappa.

concina: Mi piacerebbe essere gia a domani per sapere se e vero.

gabriella: Domani a quest'ora stai facendo la valigia, per andartene. Qui comanda il com­mendatore.

concina (inchinandosi): E cioe vostra signoria, la baldracca.

gabriella: Tornerai alle tue capre, e sara meglio per te. Non ci sei fatta per la ricchezza, non ci hai disposizione, ci sei capitata sopra per caso e per misericordia.


SCENA SECONDA

Personaggi

MATILDE

CONCINA

GABRIELLA

matilde: Voglio parlare con lei, Gabriella. E Tor a che ci si spieghi.

gabriella: Signora, buongiorno.

matilde: Lasci stare i saluti. Lei e l'amante di mio marito, anzi, si potrebbe dire la baldracca.

CONCINA: Si, baldracca, la parola che ho scoperto io.

matilde: Non ho avuto mai voglia di parlare con lei. I vostri affari da tempo non mi riguardano. Ma ora c'e mia figlia, lei e giovane, non sopporta; ogni giorno vede la mia solitudine. II concubinaggio tra lei e mio marito le serve di spinta per fuggire. £ tanto che maturava. II segretario la teneva attaccata per un filo. Ora lui se ne e andato e io con le mie preghiere non riesco a nulla. Non voglio che mia figlia se ne vada. Questa e casa mia. {La Gabriella ha un moto come per andarsene.) Stia lì. E’ tempo che ci spieghiamo.

gabriella: Signora, io non ho fatto niente, io non sono nulla col commendatore.

concina: Bugiarda! Un momento fa mi dicevi che qui eri la padrona, che comandavi, che il com­mendatore eta tuo, il tuo baldraccone.

matilde: Mia figlia vuole andare via da questa casa e ha ragione, andare a fare l'hostess, in cielo, in aeroplano. Questo perche" io sono stata sempre zitta, ho lasciato far tutto. Perchè, perche non ho avuto energia? {La Gabriella ha di nuovo un moto come per andarsene.) Non se ne vada. Cosa crede? che non abbia nessun coraggio? Lei non mi ha preso il marito, so­no io che l'ho lasciato andare per la sua strada. Non ho nessun livore contro di lei. Ma ora c'e mia figlia, non voglio che abbia ripugnanza di questa casa.

gabriella: Signora, debbo tornare...

matilde: Aspetti il commendatore, e per arrivate.

gabriella: Io non ho fatto nulla, signora.

matilde: Non è per me che la incolpo. £ per mia figlia. Ne ho una sola.

gabriella: Io non gliela ho mai toccata.

matilde: In apparenza. Lei e l'emblema di que­sta casa, lo specchio della nostra ipocrisia.

gabriella: Io non sono niente, sono la segretaria. Non ho fatto nulla. Nessuno può dire di avermi visto. Ho lavorato, ho ubbidito.

matilde: Mia figlia vuole andar via da questa ca­sa perche disprezza il suo trionfo, il potere sensuale della sua bellezza. Se e necessario la scaccero con la frusta davanti al commendatore. So­no stata troppo zitta in questa casa. La mia sopportazione e una colpa.

gabriella {infine ribellandosi): Quanta superbia perche" Iui non e qui. £ lui che ha il denaro e vi mantiene.

matilde: Non sia eccessivamente volgare, oltre a essere falsa.


SCENA TERZA

Personaggi

MATILDE

CONCINA

GABRIELLA

ALFONSA

alfonsa {entrando, rivolta alia madre): Ti ho cercato nelle tue stanze. Ho pensato tu fossi qui.

matilde: Si, sono venuta a chiarire alcune cose con la signorina.

alfonsa (leggera): L'amante cfi papa.

gabriella: Io non sono l'amante di nessuno.

concina: Prima facevi tanto la sicura.

gabriella {ribollendo d'ira, rivolta alle due ragazze): Siete voi che siete innamorate del segretario. E per questo soltanto che siete in £uria, perche e stato mandato via.

concina: Si, cara, io innamorata ma non venduta.

matilde (sorpresa): Anche tu, Concina!

concina: Ci avevo un debole, ma lui non lo sapeva.

alfonsa: Mamma, è bene tu lo sappia, io non sono innamorata. II segretario mi ha aperto gli occhi, mi ha mostrato un'altra via.

MATILDE: SI, lo SO.

alfonsa: E’ che non voglio finire come te.

matilde: Non ci finirai.

alfonsa: Voglio sposare chi voglio.

matilde: Succedera, anche se non vai via. Credi che sappia solo sopportare, che non sia capace di difenderti, che non abbia il coraggio di mettermi a pari are.

alfonsa: Ma no, lo so che alFoccasione puoi an­che essere brava.

matilde: Non credi che sappia dire la verita davanti a tutti, sia incapace a essere spavalda co­me voi giovani, che non sappia pronunciare le mie parole.

alfonsa: Non ti ho mai sentita.

matilde; Chissa che ora tu non mi senta.

concina: Le brutte parole le lasci dire a me.

alfonsa: Anche tu, Concina? Oggi volete parlare tutti. Ci vorrebbe il segretario, il nostro storico.

matilde: Verra anche lui. Deve venire. Tuo pa­dre l'ha mandato a chiamare.

alfonsa: E perche?

matilde: Crede col denaro di rimediare a tutto.

alfonsa: Rimediare a che cosa? Denaro o non denaro, io ho trovato il posto e me ne vado. Voglio essere allegra e felice. Non ho voglia n€ di sopportare ne di far penitenza.

matilde {quasi parlando solo a se stessa): Si, si hai ragione. Perche sopportare? perche dover non vedere? perche" star soli? perche in ogni ora gocciolare pazienza?

alfonsa: L'hai fatto per me.

matilde: E per la famiglia, la mia famiglia, l'educazione che ho ricevuta, che mi hanno impartita... Non so nemmeno io perche l'ho fatto. Per­che" lo dovevo fare.

alfonsa: Io invece non voglio stare zitta.

matilde: Erano altri tempi. Ci avevano abituate cosl, Le donne a sopportare, gli uomini con la briglia sciolta.

{Accennando a Concina e Gabriella) Ci siamo messe a confessare le nostre faccende davanti...

alfonsa: Anzi, bene. Ti abitui.

concina: Potessi aiutarla, signora.

matilde: Non c'e bisogno, cara. E cosl facile tutto e cosl difficile. Come vedo e gia in chiaro tutto quello che mi preme: mia figlia vuole andare via e non c'e commendatore ne segretario che le faccia mutare consiglio.

alfonsa: II segretario e tanto simpatico, ma ognuno prende la sua strada. Ho una gran vo­glia di liberarmi, mettere le ali, volare, disporre di me secondo il mio estro. Forse e solo il lavoro che permette questo e io non ho mai lavorato.

concina: Che dici? E tutti i tuoi libri? E la mattina quando ti svegliavo presto? Quanto ti sei consumata! Ti dovresti invece riposare ora, di­ver tirti.

alfonsa: Ti displace che vada via?

concina: SI, tanto.

alfonsa: Mi credi paurosa?

concina: No, ma non sei abituata, i primi tempi non sara come qui. E poi, io, io che faccio?

alfonsa: £ giusto cosl, dobbiamo uscire dall'infanzia tutte e due. La vita e coraggio, se no non e vita. Anche tu ti troverai uno, lo devi scegliere come ti parra. Sei bella, sei piii bella di me, piu spiritosa.

concina: Che dici mai, Alfonsa. Io? Come e possibile?

alfonsa: £ la verita.

concina: La Gabriella dice che sono una serva.

alfonsa: £ lei la serva degli istinti, della sensualita, delle civetterie, del lusso, della voglia di impadronirsi.

gabriella: Ce I'avete tutte con me, oggi. Vi siete montate la testa, di poter fare e disfare. Io so­no solo una segretaria...

matilde: ... che pensa di avere in mano tutto, che io sia una bigotta e queste delle bambine.

gabriella {di nuovo sputando ira): Si vedra co­me la prendera il commendatore. Ora fate le superbe perche" siete in tre, e tutte strette tra di voi. (Di nuovo accenna ad andarsene.)

matilde: No, rimanga, mio marito e per ritornare. Lei non deve temer nulla. Rimanga, dimentichi le parole di mia figlia, non ci badi. Anche lei ha le sue ragioni, come io ho le mie. Mio marito mi sposo per i soldi, da anni ho ca­pita lo sbaglio, la mia ottusa ubbidienza. La vittima se mai sono io. E lei ha dalla sua parte la gioventu, la bellezza. Rimanga, non ho nessuna intenzione di produrmi in scenate. Ci spiegheremo.

gabriella: Non ho nulla da spiegare.

concina: Di' chiaro che ti vuoi impadronire del commendatore, che sei felice che la figlia vada via, che questa famiglia si dissolva.

gabriella: Fai tanto il galletto perche’ c'e la signora Matilde, la ricca.

matilde: In questo caso, se sono ricca, sia benedetta la ricchezza.

gabriella: Lei sposd suo marito perche" lui era povero.

matilde: Mi commuoveva la sua gran voglia di essere qualcuno, i miei genitori erano favorevoli. £ vero, l'ho imparato dopo, non lo sposai per amore. Non sapevo che fosse l'amore. E lei lo sa? Lo ama mio marito?

concina: Avanti, rispondi, non fare la vigliacca.

matilde: Non si e approfittata della sua delusione?

gabriella: Di quale delusione?

matilde: Di quella che non si confessa: che il denaro una volta che uno ce l'ha, e troppo tardi, non serve a nulla.

gabriella: Il commendatore ha un affetto per me, senza di me non puo vivere. Sono la sola sua alleata.

matilde: E allora si chiarira tutto.

alfonsa {alia madre): E tu pensi che dovrei ancora indugiare, ripetere queste scene?

matilde: Aspetta, ti preparero un ambiente do­ve tutto e precise Ci potrai stare, potrai rimanere. I peccati confessati non sono piu peccati. Sono stata paurosa, forse ipocrita, ho sopportato, ora affronterd ciò che e necessario. In questi giorni ho tanto riflettuto.

{Si ode suonare il campanello.)

concina: Chi sara? II commendatore o il segretario?

{Tutte guardano verso la porta di fondo che lentamente si apre. La Gabriella da una parte, so­la; le altre donne in gruppo alia parete opposta.)


SCENA QUARTA

Personaggi

SEGRETARIO

MATILDE

GABRIELLA

ALFONSA

CONCINA

segretario {etttra dalla porta di fondo; appare Vallate per un attimo. II segretario viene avanti e scorge soltanto la Gabriella, nell'angolo, e a lei si rivolge con voce prelatizia): Per la porta dell'"Alto Sacerdote", della Cappella, una volta anch'io entrare come il Gran Lama, e senza alcuna autostrada, senza nessun intrigo, soltan­to, cosi, per il piacere della commedia. Vi benedico, fanciulla... {Scopre presso la parete oppo­sta le altre donne) Oh! signora Matilde, mi perdoni, mi e piaciuto entrare per una volta per la strada, per la porta che non mi si adatta. Non l'avevo mai vista in questo ufficio e non credevo che vi fosse. Qui, di solito, quando non c'e il commendatore fanno le bizze la Concina e la Gabriella; (con ironica enfasi) due poli opposti sulla concezione del mondo.

alfonsa (con un che di vago dispetto): Le piace recitare, avvocato?

segretario: £ sempre stata la mia passione, forse un pudore, una invincibile timidezza, una strana malinconia.

alfonsa: Una speciale forma di dongiovannismo?

segretario: II piacere di dire le parole, di esprimere con precisione, di incoraggiare gli altri a fare altrettanto, a trasfigurare gli oggetti pesanti della vita, un passo di leggiadria come se invece della cronaca gia si facesse parte di una scena, di una commedia gia tutta scritta, con i rapporti equilibrati, con le passioni che hanno esse stesse un ordine, dove tutto e contemplato.

alfonsa: E perche non ha fatto l'attore?

segretario: Perche non sono un commediante, recito soltanto il mio cuore, la mia verita, desidero soltanto dire me stesso.

concina: Come mi piace starlo a sentire! segretario (indicando Concina): Una fanciullina che se fosse ticca farebbe girare la testa a tanti. Si deve contentare [indicando la signora Matilde e I'Alfonsa) di aver intanto trovato delle buone persone. alfonsa: Un po' di giulebbe! segretario: Se avesse potuto istruirsi, se non fosse stata figlia di un contadino... e deve chiamarsi fortunata perche’ la natura l'ha fatta bella e ha trovato voi. In qualche modo si e potuta cosl coltivare.

matilde: Delle volte ci ho pensato a questi destini, non e nostra forza mutarli.

segretario: Gik pensarci, meditarci sopra e una bella virtu. Per questo mi ero dispiaciuto di essere entrato qui, mentre gia c'era lei, essere entrato dalla sua porta, dalla Cappella. (La indica: £ la porta di fondo.)

matilde: Ha fatto benissimo. £ meglio fare, divertirsi, confessarsi, sfogarsi, dire tutto, se no, che si diventa? Una povera bigotta come me oppure una bestia che solo quando ha fame mugghia.

segretario: E quando e satolla...

matilde: Ha gli occhi gelatinosi.

segretario: Signora Matilde, non I'avevo mai sentita parlare cosl, con questa dolorosa preci­sione. Ha qualche dispiacere?

matilde (guardando I'Alfonsa): Ho dei rimproveri verso me stessa, e qualche piccolo inconveniente da chiarire; mio marito dovrebbe es­sere per arrivare.

segretario: Mi ha infatti invitato qui per le un­did, sono gia passate.

matilde: L'aspettiamo tutti.

alfonsa: Compresa l'amante di papa\

segretario: Come? che impudiche parole!

alfonsa: Caro avvocato, c'e caso che ci divertiamo stamani.

segretario: In questo ufficio infatti c'e un venticello irrequieto. E se il commendatore non venisse?

gabriella: II commendatore èsempre preciso. (Con sfida) E si vedrà.

alfonsa: Tutti zitti. Sento dei passi.

segretario: E lui! Perche mai mi ha mandato a chiamare? E con quanta insistenza! Ci deve essere sotto qualche imprevista autostrada.


SCENA QUINTA

Personaggi

COMMENDATORE

SEGRETARIO ROBERTO

MATILDE

GABRIELLA

ALFONSA

CONCINA

commendatore (entra preoccupato, e con I'ansia di sbrigare la faccenda): Ci siete tutti, benissimo. Quel che ci voleva. La provvidenza! {Al segretario) Caro Roberto, sei finalmente arrivato. (E sul punto di indugiare su qualche iniziale quisquilia ma decide di passare subito al discorso che gli preme, ha un gesto di chi rompe le delicatezze.) Parliamo subito; via ogni equivoco. Ti riassumo. Sei per me come un figlio. Ti riassumo. Per lo stipendio, ti sar£ raddoppiato, triplicate Quello che chiederai.

segretario: In questi venti giorni che non ci siamo visti mi sono trovato un altro lavoro. Non e poi difficile per chi ha voglia di fare ed e modesto.

commendatore: Giovanotto, lascia stare le stupidaggini. Ho detto che ti riassumo e ti paghero quel che ti spetta.

segretario: A me non spetta niente.

commendatore: Non mi costringa a darle di nuovo del lei. Di qui in avanti mi sarai come figlio. Non buttar via la vita, che e sacra.

segretario: Appunto, non la voglio buttar via

commendatore {sottovoce): Lei mi deve aiutare Mi ci vuole il suo aiuto.

segretario: Lo faro volentieri ma senza stipendio; ne ho gia un altro.

commendatore: Spero che almeno lei non sia caparbio come mia figlia.

segretario: Non so cosa sia per lei esser caparbio. Gli uomini cercano di essere felici; per esempio, io divento allegro quando sono since­re Abbandonai il mio partito apparentemente sovvertitore appunto per questo, volevo star bene con me stesso, addormentarmi sereno, es­ser f elice.

commendatore {con ulteriore slancio): Roberto! Via questi sciocchi discorsi, lascia che ti ridia del tu, potresti essere mio figlio; e spero tu lo di venti.

segretario: Non mi faccia commuovere, com­mendatore. Ma cosa e'entra "il figlio"? Io ormai ho un altro impiego e del resto ho anche un po' di memoria, non mi sono dimenticato che appena lei fu sicuro dell'appalto dell'autostrada mi mandd via come una serva rimasta incinta.

commendatore: Giovanotto, sei la mia disgrazia. Le generosita si pagano. (Con malinconica rabbia) La mia disgrazia e averti portato in questa casa.

segretario: Non fu generosita, fu calcolo. Nella sua posizione cittadina le conveniva agire cosl. Delle volte far finta di essere spregiudicati e ricattare i contemporanei.

commendatore:  Lasciamo stare questi inutili discorsi. Io la riassumo. Voi siete giovani. Io ho lavorato. La vita per me e stata dura, mi sono sacrificato. Voglio che voi vi divertiate, che siate allegri, proprio cosl, che siate' felici. Di me quello che e stato e stato. Ora e il vostro tempo. Io mi ritiro. Fate voi tutto quel che volete.

segretario: Commendatore, non la capisco. La prego di parlare piu chiaro. Che cos'e che la tormenta, sua figlia?

commendatore: SI, quella, non si sa che le e preso, infatuazione da libri, vuole andar via, io l'avevo capito che leggeva troppo, la stanza zeppa di volumi, troppo intelligente... e poi, anche se nessuno ci crederebbe, e l'influenza sorda di sua madre, l'influenza che si somma giorno dopo giorno. Nessuno sa che ho una moglie testarda come una mula, nessuno la toglie dal suo cammino. E umile, sopporta, ma non cambia mai di pensiero, non viene a patti, solo in superficie, io la conosco, e sua figlia ha preso da lei, o almeno ha preso anche da lei.

segretario: Una donna brava e coraggiosa, un altro ne sarebbe stato felice.

matilde: Perche" did che sono testarda? Ho avuto la testardaggine di sopportare, ma ora la pago; mia figlia vuole andar via, non vuole piii sopportare lo spettacolo di questa casa.

commendatore: Forse ho sbagliato a parlare Volevo dire che quando ti impunti nel silenzio nessuno ti smuove. Non e una grande colpa.

matilde: Nostra figlia vuole andare a lavorare, lontano. Considera infelice questa casa dove non c'e sincero amore, dove non si ha coraggio di dire la verita. Se tu ami la tua segretaria, {indicandola) la Gabriella, dillo, portatela via.

commendatore: Io la segretaria? ma che dici? Io la Gabriella? Non c'e nulla. Che vi salta in mente? Potrei essere suo padre. Che succede in questa casa?! Vengo di corsa ad accomodare le cose, a salvare mia figlia, mettere tutto a posto e mia moglie mi accoglie con delle pazzie, mi insulta. Ma io non mi perdo di coraggio. Avanti! ora si rimedia. (Rivolto al segretario) Si, l'ho licenziata, mi sono sbagliato. Non ci si pud sbagliare? Chi e senza peccato scagli la prima pietra. Ecco fatto. Ora si riaccomoda tutto. Avanti, non fate tanto i difficili. {Al segretario) Su, mettiamoci d'accordo.

segretario: Ma su che cosa?

commendatore: Via, consideratevi fidanzati.

alfonsA: Papa, e un equivoco. Si, e vero, ero un po' infatuata, una ragazzina. Lui e stato buono e mi ha spiegato. Ho capito. Quello mio lo de­vo ancora trovare... se lo troverd.

commendatore: Sciocchezze, sciocchezze. Orgogli di bambina.

alfonsa: Sono diventata una donna.

commendatore: Macche! sei una bambinetta. Date retta a me. Siete giovani, siete belli. {Ri­volto al segretario) Mia figlia'e ricca e lei, avvocato, lo riconosco, ha del taJento. Ci sono qui io che ho lavorato per voi, che sono pronto anche a ritirarmi. Non mettete fuori complicaziont Tutto e facile. Non fate tanto i complicati.

alfonsa: Le complicazioni e le confusioni le metti fuori tu. Se ti piace la Gabriella, via con la Gabriella. La mamma ti lascia fare quel che vuoi.

commendatore: Che Gabriella, che Gabriella! Da quando sono entrato ce l'avete con questa Gabriella. Ma cos'e questa accusa?

gabriella: Come accusa? Io sono una ragazza e tu sei vecchio. Hai approfittato di me. Non ti vergogni, dopo tutto quel che mi hai detto?

commendatore: Cosa devo sentire oggi! Lei e la mia segretaria e basta. Non mi dia noia, se no la licenzio.

gabriella: Bel porco che sei dopo tutte le paroline che mi hai detto, dopo tutto quel che ho fatto per te.

commendatore: Per me? Cosa hai fatto per me? Ti ho dato dei soldi. Credi sia un imbecille? Cosa mi succede oggi? Tutti mi odiano, mia figlia, mia moglie...

matilde: Se hai un sentimento per questa ragazza, non l'abbandonare.

commendatore: Non ho sentimento per nessuno. Mi sono costruito una posizione e voi me la volete rovinare. Siete dei maledetti. Vengo, trafelato, per salvare questa mia figlia che vuole andare in cielo, sugli aeroplani come io non l'avessi fatta ricca e istruita, vengo per riaccomodare le cose e proprio voi mi mettete i bastoni tra le ruote.

matilde: Chiarisci sulla Gabriella.

commendatore: Cosa vuoi su questa Gabriella? Sia quel che sia, non e il mio problema. Io non voglio che mia figlia vada a servire come suo padre non l'avesse fatto per lei, come suo padre fosse stato un debole, uno che non ha capito il suo tempo. (Rivolto alia figlia) Il tempo e brutto, e un tempo crudele; se non si e crudeli si e sconfitti. Tu non lo sai perche" sei una fanciulla. Non ti mancherebbe nulla e che diavolo mai ti e saltato in mente?

alfonsa: Hai detto che e un tempo crudele, co­sa vuol dire?

commendatore: Se lo vuoi sapere significa, significa colpire gli altri, in qualche modo far ma­le senza pieta e per il proprio interesse, e si può per questa strada arrivare fino alia morte co­me si sussurra abbia fatto il tuo bel segretario col risultato che Pho dovuto impiegare io. Ma lui naturalmente era complicato, aveva l'idea rivoluzionaria, lo faceva per quella, per cambiare, per mutare non si sa che, e io non mi accorgo sia mutato nulla. Tuo padre invece non e crudele, lo e meno degli altri, e anzi e dolce, buono, accomodante, conosce i sentieri della vi­ta, tuo padre non e feroce, non e testardamente feroce, non si impunta, sa che il mondo e pieno di peccati e nessuno, nessuno può cambiare la natura degli uomini.

alfonsa: Indipendente però lo posso diventare.

commendatore: Ma lo sei, con tuo padre lo sarai sempre. Ti levero ogni soddisfazione, potrai sposare anche un povero.

alfonsa: Ho capito, mi comprerai un povero.

gabriella: Ma per lei, commendatore, io dunque non ci sono? Ho consumato la vita per lei; sono cinque anni.

commendatore: Senti, cara Gabriella, non e il momento, non mi dare noia, se no ti piglio a schiaffi.

gabriella: Come?

commendatore (avanzando): Ti ci piglio subito. Se ti credi di fare gli affari con me ti sei sbagliata. Perche un plebeo si innalzi ci vuole del genio e tu non ce l’hai.

gabriella: Mi tipudia, mi awilisce davanti a tutti e prima mi diceva che senza di me non poteva vivere, che solo con me si sentiva un uomo.

commendatore: Ma una epidemia, oggi tutti si mettono a dire quel che non va mai detto.

segretario: Siete un leone, commendatore.

commendatore: Lei stia zitto che e la mia rovina.

matilde {al marito): £ per causa tua che PAlfonsa se ne va.

commendatore: Ma io ho fatto tutto bene, sempre. Nella mia vita ho sempre usato la cautela. Perche? perche mi dite questo? Non e vero, non e vero niente, nessuno e testimone, nessuno pud dire nulla di me, le mie carte sono in regola. (Rivolto all'Alfonso) Avanti, dimmi quel che ti ho fatto. Se e per la Gabriella, lei e una isterica, non c'e stato nulla, non ci sara mai nulla  alla mia eta! E una illusa. (Urlando) Non c'e stato nulla con nessuno! So­no piu innocente di voi.

Alfonsa: Ora me Thai spiegato bene cosa intendi quando did che la vita e crudele. E io voglio andare a scoprire il mondo con gli occhi miei. Ho gia firmato il contratto.

commendatore: Quale contratto?

Alfonsa: Col cielo. Non te l'ha detto la mamma? Vado a fare l'hostess. Mi hai fatto imparare le lingue!

commendatore: Le lingue? Te le ho fatte studiare perche era moderno, da signori, il francese, l'americano, il tedesco, non perche" tu andassi via di casa. Anche tu, anche tu, insieme agli altri, per spezzare tutto, per colpire me.

alfonsa: Faro un lavoro semplice, come tante altre.

commendatore: Non sei come tante altre e oltretutto mi nuoceresti; direbbero che come non so­no stato buono a condurre una famiglia, non sono buono a condurre gli affari. Diranno che sono un egoista, che non voglio mantenere Tuni­ca figlia, che sono un avaro, che mi voglio liberare di tutti i pesi. Siamo in una citta di provincia.

alfonsa: Dicano quel che vogliono.

commendatore: Chi ti ha fatto diventare cosl ribelle? tu, la mia bambina, e vuoi andare lassu, in cielo; e se caschi? se vieni giu? se precipiti? Prima o dopo il cielo punisce; credi che non abbia alcun sentimento? mi credi incapace di affetto? credi che non abbia sofferto nella vita? Cosa ti manca? ti ho fatto mancare qualcosa?

alfonsa: Se continuo cosl un giorno mi potrebbe mancare tutto, potrebbe accadermi come a mia madre: un oggetto, un oggetto per la chiesa, da mettere sull'inginocchiatoio quando viene l'Al­to Monsignore, il Gran Lama

commendatore: Che did, che dici! Cosa vai a rinvangare, quelli furono affari, furono giochi, scherzi del segretario e poi la vita e fatta così. Come credi che si facciano i soldi? sono sempre costati servitu, sacrificio e ipocrisia. Dica lei, segretario, se non era necessario fare cosl?

segretario: Degni figli del nostro tempo e pertanto necessitava cosl condursi.

matilde: Capisco che per essere anch'io una degna figlia del nostro tempo dovrei tornare a pregare nella nostra cara Cappellina per la grazia ricevuta, per Pappalto conquistato.

commendatore: Stamani tutti acri, tutti ispidi, tutti serpi.

segretario: Pigliamo l'occasione per dire un po' di verita.

commendatore: La verita, la verita! Che ve ne importa? Non serve a niente, non rende nulla.

segretario: D'accordissimo: per gli affari la ve­rita e la cosa piu deleteria che ci sia.

commendatore: Avrebbe delle qualita lei, se non fosse indirizzato male.

matilde: Sulla verita la Gabriella la pensera certo come il commendatore.

gabriella: Mi ha buttato via come una ciabatta.

commendatore: Mi sembra di essere in una gabbia di matti.

segretario: Siamo forse dei deliranti?

commendatore: Siete dei perditempo, degli insulsi. Credete di cambiare il mondo. Parlate co­sl perche io sono buono, mite, paziente, ma non cambierete nulla; mi giocate soltanto sui sentimenti. La vita e brutta, voi non lo sapete, ma e cosl. (Alia Alfonso) Tu vai a servire. Avrai dei padroni.

alfonsa: Mi difendero da loro.

commendatore: Cera tuo padre che aveva lavorato per te... E tua madre e ricca.

alfonsa: Per questo vorresti che mi sposassi con uno che poi mi manda a pregare in Cappella.

commendatore: II mio sbaglio e averti fatto studiare, i libri portano fuori del mondo.

segretario: E delle volte aprono la mente e fanno diventare adulti quando si e ancora giovani.

commendatore: Non faccia tanto il saputo, lei approfitta di una situazione per umiliarmi.

matilde: L'unica umiliata sara la Gabriella.

segretario: Ma no, il commendatore in qualche modo provvedera, e un uomo di cuore, di fan­tasia, di invenzioni, per nulla sprovvisto di tenerezze...

commendatore (alia Gabriella): Ma si, ma si, non forziamo le cose, poi si accomoda tutto, doe, lasciamo stare... (Al segretario) Stia zitto lei e non si immischi. Ma che avete, che avete, voi tutti, ho lavorato, ho sofferto, ho costruito da me, con queste mie mani, con questa testa che forse, caro il mio signor segretario, e migliore della sua, e voi tutti mi volete rovinare. (Al segretario) E lei, lei, e il mio massimo nemico; mi ha messo in subbuglio la famiglia, me l'ha buttata per aria. Andava tutto bene, mi ero messo in grosso, in affari sostanziosi, tutto scorreva regolare, liscio ed e entrato in casa mia un mascalzone... e sono stato io, io a chiamarlo... Non me lo perdonero mai. Fate i rivoluzionari ma non siete nulla; questo di stamani e un inutile fracasso. {Di nuovo al segretario) Lei vive come me, partecipa agli stessi imbrogli, soltanto che io sono il padrone.

segretario: Lei ci guadagna e io...

commendatore: Prendeva uno stipendio da morto di fame.

segretario: E vero. Per resistere in quel momen­ta dovetti fare cosl.

commendatore: Io l'ho portata a salvamento e lei in ricompensa mi ha portato il subbuglio nella famiglia.

segretario: Non sono io, era gia tutto pronto, io sono una piccola causa, un granellino. E la verita che e irresistibile e prima o dopo ineluttabilmente viene a galla.

commendatore: Non e vero, non e vero niente. Io non la fard venire. La verita non esiste, e se esiste la affogo.

alfonsa: Papa, me ne vado, non ho bisogno di te. {Lentamente si allontana.)

commendatore: Vai a fare la serva.

alfonsa: Sarò piu felice. {Esce.)


SCENA SESTA

Personaggi

commendatore

segretario

matilde

gabriella

CONCINA

commendatore: Se ne e andata!

matilde: Anch'io ho la mia parte di colpa.

segretario: Quando la speranza sembra morta i giovani la rifanno viva. Si va avanti a piccoli passi e ogni volta ci vuole un grande coraggio.

commendatore: Lei stia zitto che non ha saputo amministrare neppure se stesso. Lei e un fallito.

segretario: Non completamente, la passione di un tempo ha da to qualche frutto.

commendatore: Le solite parole insulse. II mondo non cambia. Se non mi comportavo in un certo preciso modo...

matilde : Non diventavi ricco, non diventavi grosso, nostra figlia ci avrebbe amati, ora non avresti un'amante non amata, solo pagata.

gabriella: Anch'io me ne andrò, non ci voglio piu restare qui.

commendatore: Bravi, bravi! Tutti, tutti. Nessuno manca all'appello. Rimane da sentire solo la Condna. Volete distruggere me, i miei affari, disonorarmi davanti alia citta, e proprio ora che cominciavo con gli affari in grande, avevo il vento nella poppa. (Severo) Matilde, tu sei mia moglie.

matilde: Stai tranquillo, io rimarro. Tanto ormai l'Alfonsa se n'e andata e posso continuare a sopportare.

commendatore: Non ti ho fatto mai mancare niente.

matilde: SI, la gioia, la confidenza, l'amore... Stai tranquillo, continuero, sono tua moglie, il mio compito e quello. Non si puo cambiare dopo tanti anni, quando si e diventati pallida ombra. Non ho piu la forza di ribellarmi, forse non Fho mai avuta. Ho fatto ora un vago tentativo per tenermi vicino la figlia; era un'altra vilta, un altro egoismo. Stai tranquillo, non saro il tuo disonore, continuerò a dire le stesse parole, saro I'ammirazione di altri esseri come me, una perfetta moglie, rispettero le regole. Soltanto mi comporterd con te piu chiaramente che nel passato: invece della tua persona vedro il vuoto, ignorero anche il tuo viso, le tue parole saranno un suono senza significato.

CONCiNA {verso la signora Matilde): Come faremo senza la nostra Alfonsa?

matilde: L'aspetteremo, ritornerd piu allegra. Ci portera tante novita, e un po' di cielo. Vieni, Concina, non abbiamo piu nulla da fare qui. {Escono.)


SCENA SETTIMA

Personaggi

COMMENDATORE

SEGRETARIO

GABRIELLA

segretario: Commendatore, non mi rimane che porgerle i miei omaggi. Questa volta l'autostrada non l'abbiamo presa.

commendatore: Abbiamo presa la verity, un bel guadagno; e spero che si sara divertito.

segretario: Non divertito, ho seguito le diverse ragioni. Ha detto bene anche su di me: sono un falii to. In un periodo della mia vita ho creduto che si potesse tutto cambiare, invece le cose so­no tanto lente. Sono stato uno stupido, cioe un illuso. Ma ora vedere sua figlia che faceva un piccolo passo mi ha ridato un piccolo lume, un lucignolo di speranza.

commendatore: Caro giovanotto, noi due siamo agli opposti. Io ho tenuto i piedi troppo sulla terra, lei si e messo a volare.

segretario: Siamo due sconfitti.

commendatore: Io almeno ho creduto aH'imbroglio, e ancora ci credo. Lei mi pare die adesso non creda piu a nulla. Non so preciso come fiammeggiava a quei tempi.

segretario: Credevo a tutto, di tramutare anche i cattivi.

commendatore: Se fossi un benefattore lo aiuterei, le darei una pensione, ma sono soltanto un imprenditore.

segretario: Non mi voglia male, commendatore, non ho nessuna colpa.

commendatore: Lo so, lo so, maturava gia tutto. II mondo non si ferma, al contrario di come dicevo prima quando cercavo di rimediare. II mondo va avanti e lei è uno che aspetta la sua occasione, anche se non ne e proprio consapevole.

segretario: Bene, arrivederla.

commendatore: Un momento, non vada via, dobbiamo ancora un poco affrontarci, ho qualcosa qui nel gozzo che mi pesa. E tu, Gabriella, non star lì rintanata come un passerottino.

gabriella: Mi hai trattata male davanti a tutti.

commendatore: Dovevo difendermi; e per via della societa; cercavo di rimediare. Non potevo che fare cosl. Se si sollevano gli schermi crolla tutto. Potevo sperare che tu capissi, dopo tutti gli insegnamenti che ti ho dato. Tu seguissi an­che questa volta la mia battaglia.

gabriella: Ho anch'io il mio orgoglio. Mi e rimasto un groppo qui; non mi sono sfogata. Non so cosa mi e successo; non mi riusciva parlare.

commendatore: Che volevi? che facessi l'eroe? Butta via Porgoglio e la verita; non servono a nulla.

gabriella: Avevo per te un'ammirazione, mi sembrava tu sapessi tutto, fossi il dominatore di ogni situazione. Mi sentivo tranquilla vicino ate.

commendatore: Hai sbagliato, oggi era difficile, ma hai sbagliato. Dovevi seguirmi, dire che ero un santo, che tu stessa eri un giglio. Sempre per l'orgoglio, per la verita. Sei quella che oggi mi ha tradito piu di tutti.

gabriella: Mi sono fatta vincere dalla rabbia; non ho capito piu nulla.

commendatore: E ho perso anche la figlia.

gabriella: Questo sara il maggior dolore.

commendatore: Ho fatto tante cose per essere ammirato da lei, e invece se n'e andata.

gabriella: Me ne devo andare anch'io. Pero qui sono stata bene. Non sono venuta con te per i quattrini. Mi hai insegnato molto, vincevi sem­pre, ti ammiravo. Forse anche oggi hai vinto.

commendatore: Non te ne andare. Aspetta che si rimedia. Mi hai fatto passare dei bei momenti. Non sono stati mold nella mia vita. Da giovane non potevo perdere tempo con l'amore. E tu, quando gia ero vecchio, mi hai fatto capire come era dolce.

gabriella: Sono quasi una zitella.

commendatore: Sei una ragazza.

gabriella: Come faccio a rimanere qui?

commendatore:   Aspetta. Si rimedia. Staremo anche meglio di prima, gia che hanno voluto la verita. E un affare nostra. Rimani. Ne parleremo da soli. {Rivolgendosi al segretario) E adesso, a noi due

segretario: Siamo due emblemi.

commendatore {beffardo): Tu sei lo spirito, l’ispirato.

segretario: Lei la forza della materia.

commendatore: So che cos'e la vita.

segretario: Io ci fantastico.

commendatore: Pericolose fantasie. Ne hai fatto esperienza.

segretario: Sto pagando.

commendatore: Ora va un poco male anche a me, ma ho ragione lo stesso.

segretario: A me va peggio e continuo a fantasticare che un giorno il mondo sara migliore.

commendatore: II mondo rimarra sempre uguale. II mondo e per i furbi, anche se oggi mi e entrato un pallino sotto Pala.

segretario: Un giorno sara onorato il talento e derisa la malizia.

commendatore:  Le ho sempre detto che e un imbecille.

segretario: Prima diceva un bamboccio.

commendatore:  Siete misteriosi, voi rivoluzionari. Siete preti senza parrocchia. Siete nati per portar confusione, per eccitare le donne sognatrici.

segretario: Crediamo.

commendatore: Finche" siete giovani vi può an­che andar bene. Ti vorrei vedere alia mia eta.

segretario: Gia ora m'e andata male. Pochi mesi fa era un cane rognoso, anzi peggio, perche" un cane rognoso e almeno un cane, io non era niente. Quando lei mi raccolse un po' per interesse, un po' per divertimento e spavalderia, non esistevo piu.

commendatore: II mondo scorre come Polio e voi vi affannate ad arruffarlo.

segretario: Forse cerco Panima. C'e caso che anche lei se la senta battere.

commendatore: Giovanotto, vorresti tentare an­che con me, sono ancora duro.

segretario: Lei e un leone.

commendatore: Ti voglio fare una confessione e proprio oggi che mi hai visto colpito: con te ci parlo bene anche se mi hai portato lo scompiglio in casa. Mi sei simpatico, non so perche" mi viene in mente quando io ero giovane.

segretario: Alia sua maniera a quel tempo era un rivoluzionario.

commendatore: No, giovanotto! No! A voi appena si da un dito prendete una mano. Io sono un conservatore. Ho la testa chiara. Voi siete i miei nemici, infatti ho appena tentato di salvarne uno, di dargli una mano, ecco la famiglia distrutta.

segretario: Non ho fatto nulla,

commendatore: Sei andato a stuzzicare. Accendi gli zolfanelli e poi ti stupisci se viene l'incendio?

segretario: No... nessun incendio.

gabriella: Voi rivoluzionari non credete all'amore, all'amore di noi donne. Credete di essere bravi sol tan to voi. Invece le donne possono fa­re tutto. L'Alfonsa e una ragazza col fuoco addosso e lei non ha capito niente. Lei non capisce nemmeno la politica. Sbaglia anche in quella. Se era prete perche si e messo a fare il "nerorosso", l'estremista, il sollevatore?

segretario: Sono del mio tempo. Vi agisco co­me posso. Ubbidisco alia mia coscienza, anche se rimango solo, anche se mi e proibito lamentarmi.

commendatore: Stiamo attenti, Gabriella, se l'avvocato si mette a parlare ci impania tutti e due.

segretario: Sono io che sono smarrito. Quando ho scoperto che la mia parte, la mia fazione era di burocrati, erano loro che comandavano, e stato un grande dolore. A digerirlo, a vedere la realta mi ci son voluti giorni e giorni, ci ho battuto la testa tante volte. Ora ricomincio il cammino come un mendicante che alza gli occhi al cielo.

commendatore: Te l'avevo detto, ha cominciaciato a descrivere la sua anima, io e te non contiamo piii nulla, relegati nella anonima plebe... (Tra se) Ecco! Anch'io comincio a parlar bene!

gabriella: Ma che ci ha, avvocato, in quella te­sta?

segretario: L'amore, una cosa che esiste ancora.

commendatore: L'amore per chi?

segretario: Per gli esseri umani, per tutti, anche per lei.

commendatore: Frasi generiche, debolezza.

segretario: Sono rimasto solo, ma altri verranno dietro di me. II mio partito era quello piu sicuro, piii avanzato e proprio quello era per condurre gli uomini orrendamente schiavi, ciechi tutti, completamente materia, solo muscoli comandati. Quando ne sono stato sicuro, mi so­no ribellato. Lo sapevo che ero per diventare un cane rognoso, peggio, un essere piu che puzzolente, inviso ar compagni, ai borghesi, agli aristocratici. L'ho fatto. Ormai sono passati diversi mesi, sono qui aneora in piedi. II mio personale esempio poi si dimentichera, ma sara importante, lo spero. L'uomo non pud morire. Non mi sono messo dall'altra parte, il mio compito e dimostrare che sono ancora vivo, basta che resista ancora, senza vendermi, lavorare soltanto per sostentarmi.

commendatore: Ti dovrei dire che mi piaci. Non capisco nulla di quel che vuoi, ma quasi ti invidio. Mi sembri quando io ero giovane ed ero deciso a fare qualcosa, nessuno mi avrebbe distratto dal mio proposito. Non ti capisco bene, ma mi sei simpatico.

segretario: Forse per questo mi ha dato una mano quando ero proprio nel fondo. Or a sono gia un po' piu su.

commendatore: Certo sei un giovanotto strano.

SEGRETARio: Sono un giovane completamente normale. Non sono neppure spavaldo, audace. So­no cauto, ho fatto le mosse che potevo. Ha visto come mi sono adattato all'autostrada?

commendatore: Insomma che vuoi? Spiegati una volta per sempre.

segretario: L'umana giustizia.

commendatore: Che vuol dire?

segretario: Essere per gli altri ed essere contemporaneamente per se stessi. Perseguire il progresso sociale ma continuare a udire la propria anima, la propria verita. E se non si fa questo non esiste neppure un vero scopo sociale.

commendatore: Sei al solito difficile. Dimmelo con parole semplici.

segretario: Essere liberi e sinceri prima di tutto e poi avere la bistecca. Se non si fa cosl, se non si e liberi e sinceri, si e schiavi e poi non si avra neppure da mangiare.

commendatore: Ora ho capito. Sei il solito rivoluzionario, Siamo nemici. Se si e sinceri non si fanno quattrini. Io ho dell'esperienza e lo so.

segretario: II mio scopo e essere felice, non fare quattrini.

commendatore: Ti sbagli. Con i quattrini si compra tutto, anche la felicita.

segretario: Si compra l'esterno o si ha paura della morte.

commendatore: Cosa vieni fuori con la morte?

segretario: Ho scherzato, commendatore. L'ho nominata per divertimento. La morte come la sincerita non esiste.

commendatore: No, non ci pensiamo. Stiamo allegri. Ti do Pesempio, sto allegro io anche se oggi mi e andata male! Si sono messi tutti a scoprirmi gli altarini! Se si pensasse alia morte non si farebbe nulla nel mondo.

segretario: Appunto. La lascio con la sua amante, Tunica vittima di questo piccolo avvenimento familiare. E poi vittima... anche per lei e una chiarificazione.

commendatore: Ma si, ora ci mettiamo d'accordo. In sostanza non e cambiato nulla.

segretario: L'autostrada l'abbiamo presa...

commendatore: Facemmo un buon lavoro. E tu, se non avessi per la testa delle pazzie, saresti meglio di me.

segretario: Diventerei un Cavaliere del Lavoro.

commendatore: Non ci scherzare sopra. Sono quelli che portano avanti il mondo, danno il benessere.

segretario: Non approfitteranno del genio di qualcuno?

commendatore:  Le solite cretinerie. II genio non esiste.

segretario: Esiste la turpitudine, ma ogni tanto viene impiccata.

commendatore: Lo so che saresti capace di tutto.

segretario: Anche di rimettermi con i miei rossi, rossastri, violacei e chissa quale colore prenderanno.

commendatore: Se ti servono a sfogare il tuo livore, sicuramente ti ci rimetterai. Sei un crimi­nate.

segretario: Lei e un commendatore.

commendatore: Non lasciamoci nemici. II phi grave sbaglio e avvicinarvi, darvi una ma.no. Siete dei maledetti. Bisogna lasciarvi nel vostro brodo. La piia piccola debole2za con voi si paga. Avevo una famiglia tranquilla ed e bastata la tua presenza perche tutti si siano messi a parlare

segretario: E diventata piu onesta.

commendatore: Piu cretina.

gabriella: Ci sono gia state tante arrabbiature stamani, non continuate.

commendatore: Tu mi vorresti distruggere.

SEGRETARIO:   SI.

commendatore: Bella ricompensa.

segretario: Non la sua persona, il suo metodo

commendatore: E il metodo di tutti. Lo gridero fino a diventare rauco.

segretario: E il metodo d'oggi. Verra presto un giorno...

commendatore: Non ricominciamo con le prediche. Lei e un bambino.

segretario: Un bamboccio, anzi un imbecille.

commendatore: Un povero giovane die aiuterei ancora, perche... non so neppure io perche.

segretario: Per l'umanita, che e superiore alla politica.

commendatore: Io non sono umano, sono un commendatore.

gabriella: Via, salutatevi. Siete all'incontrario. Piu vi confessate, piu diventate nemici o forse invece amici.

commendatore: Da parte mia nessun rancore.

segretario: Da parte mia riconoscenza e ammirazione come l'ho per tutti quelli che si battono.

commendatore: Oggi mi hai visto alle basse. Ti sara piaciuto.

segretario: Non ho mai amato le vittorie meschine. Si e difeso come un leone. Aveva ragione lei. E lei che ha dato.

commendatore: Capisci tutto e pero mi odi.

segretario: Rappresenta il periodo che combatto.

commendatore: Non ricominciare con: verra un giorno...

segretario: La saluto, commendatore. Questa commedia deve finire.

commendatore: La verita ormai e venuta a galla.

segretario: Ha ragione. In Italia non la vuole nessuno.

commendatore: Per dirla, dovremmo essere tut­ti ricchi.

segretario: Intanto, pur nelle nostre condizioni, un pochino l'abbiamo detta.

commendatore: Speriamo che non ci abbia ascoltato nessuno, se no mi tolgono l'autostrada, dopo tutti i milioni che ho regalato.

segretario: Non la tradiro.

gabriella: Staremo tutti zitti.

commendatore: Una cosa in famiglia. Finisce che siamo mezzo alleati.

segretario: E tempo di calare il sipario.

commendatore: Non mi imbrogli! Voi sovversivi avete il diavolo addosso. Pur di accendere gli zolfanelli, autostrada o non autostrada, non sentite stanchezza.

segretario: Via, commendatore. Io mi metto da una parte. Fate voi il discorso finale. II pubblico Paspetta. Ama voi, non me. Io sono un Amleto da pochi soldi, in questo momento le mie azioni sono molto basse. Sono anche un traditore, ho la peggiore infamia.

commendatore: Credi che potrei avere degli applausi?

segretario: Li avra.

commendatore: Come devo cominciare?

segretario: Una piccola aggressione a me, un accenno alia mi a ambiguita e...

commendatore: Questo sicuramente, e la verita.

segretario: E poi dire quanto le e costato innalzarsi.

commendatore: Uscire dalla plebe.

segretario: Mi affido a lei.

commendatore: Dird solo la verita, non avrà alcun freno. Ho qualche cosa qui dentro che non ho mai detto. Forse per qualcuno sarò una sorpresa, apparirò un po’ meno ridanciano. E, non ti dispiace se parlero anche di te? il mio sereno giudizio...

segretario: Sono pronto a tutto.

commendatore: Comincio?

segretario: SI.

commendatore: In sostanza mi piace l'avventura e forse senza di quella non posso vivere. Mi dispiacerebbe se il pubblico non mi contraccambiasse con un applauso, una partecipazione, se non intendesse...

segretario: Non sia antiquato. Se non Papplaudono subito e ancora piu bello. Sono gli interrogativi che contano, quando gli spettatori sono tornati a casa, e poi, prima di addormentarsi, mentre sono a letto, ci ripensano.

commendatore: Voi sovversivi...

segretario: SI, pur di toccare l'anima saremmo capaci... ma ora, a lei.


ULTIMA SCENA

COMMENDATORE (avanza verso il pubblico. Gli altri due, il segretario e la Gabriella, quasi svaniscono. La luce del palcoscenico e al massimo del suo splendore e batte sopra il comtnendatore): Ora tocca a me, che sono rimasto solo. Ce la fa­ro a dire tutto? Come cominciai, ed ero sensi­ble. Mi ricordo di tutto. Un discorso lungo dovrei farvi, da vero attore, da grande attore. Ah! se fossi Ettore Petrolini. Lui canterebbe con la voce, aprirebbe il ventaglio della facondia, della oratoria, sarebbe il Cicerone della mia vita. Quello sarebbe stato il mio grande segretario. Oppure quel conte inglese, Olivier. Lui sarebbe ancora piu bravo, co­me mi direbbe sottile, quel che di sottile c'e in me; e io purtroppo non so. Nessuno sa la mia verlti, neppure la virtuosa mia moglie, la signora Matilde, nessuno sa le viscere, le vene, gli anfratti, gli intestini di quel che sono stato. Potessi dirvi il groppo del mio pianto, il grumo di me, del mio sangue, le ali delle mie farfalle, i colori dei miei sogni. Di dove prenderò il filo? Non sono istruito, viaggio tutto sull'intuizione, sul cuore; il mio intelletto non ha l'impalcatura degli studi. Avete mai provato a infilarvi per la prima volta tra lenzuola candide e siete gia in eta, un poco anziani, lenzuola lievi, di pelle d'uovo? £ la prima volta che vi scivolate dentro. Ma prima di arrivare a quel letto, quante ne avete sentite di rugosita, di asprezze, ferocie, meschinita; quanta sopportazione.

Fui un bambino con i geloni alle mani, lo stomaco vuoto. Intorno a me tutti comandavano, si disponeva di me con assolutezza. Mi ritenevo fortunato se riuscivo a dormire poche ore senza che alcuno mi interrompesse il sonno. Immagini che ho ancora qui dentro, e non spariranno mai, mai mi si cancelleranno. Quale sensazione essere ricevuti per la prima volta in una casa di lusso, vedere da vicino la trasparenza delle tende, sulla tavola tazze leggere, l'argento pesante delle posate, e intanto le parole si librano, volano come senza senso, Dentro di me avevo ancora, segreta, la paura del padrone, che può mandarmi via e rimango senza lavoro, per la strada, ramingo, e mi sento nessuno.

Eccovi, amici del mio segretario, rivoluzionari con le calze calde, voi che mi disprezzate, voi che mi avete in uggia perche" sono un commendatore e avete assistito a una leggera mia burla, a una piccola manovra, una treschetta per ottenere del lavoro, Pappalto di una autostrada, accrescere la mia impresa. Rammentatevi dei giorni miei passati, quando lavoravo come un asino, anzi come un ciuco o quanto sudavo per fare un passo in avanti, farmi piu indipendente, avvicinarmi di un poco a quelli che sono allegri, che ridono liberi, felici. Poi, poi, quando uno come me arriva, si accorge che ormai e troppo tardi, una piccola briciola appena raccoglie. Ora grido: perche? perche mi e capitato questo destino? perche e cosl diffi­cile che uno da anonimo, dalla plebe, riesca a respirare, a distinguersi, a innalzarsi? £ questa una legge eterna? che non cambiera mai, quali che siano i tempi, comunque sia la storia? Voglio parlare come fossi solo, solo con me stesso, come viene viene, via ogni ambizione, che la verita venga a galla, la mia e quella degli altri, che mi sono intorno, che avete conosciuto. In che solitudine^i sono sempre aggirato! Non sono mai stato veramente felice; in ogni mia stagione c'era la spia del dolore. Ma fummo proprio noi imprenditori, trescatori, inventori, noi che venivamo dalla miseria ed eravamo abituati, eravamo stati costretti alia lotta, che bramavamo la conquista, ardevamo di impossessarci, afferrare, aggranfiare, fummo noi che creammo il boom, il massimo dei consumi, da mangiare per tutti, e tanti vestiti, tante scarpe, maglie, camicie, cravatte, automobili, lavatrici, aspirapolvere, di tutto, di tutto, le trattorie affoliate e brindare alTabbondanza, dopo tanti secoli di fame, dopo tanti secoli di miseria ecco l'abbondanza, anche in Italia! E brindate al nostro genio. Perche fummo noi che avevamo tanta sete di sole, di lavoro, di oro, si di oro, fummo noi a voler produrre sempre di piu per­che era dare a tutti di piu. Parlo senza un filo diretto, senza belle parole, ma parlo giusto.

Una volta a Marsiglia ebbi le prime monete, il primo gruzzolo, il primo risparmio, e mi azzardai, lo misi in una piccola impresa, denaro tutto sudato e che poteva incenerirsi. Lo difesi con tutta la forza, lo accrebbi usando ogni fanta­sia, affrontando tutti i sacrifici. Poi andai su su, ogni volta di un grado, e con coraggio, con tenacia, cercavo, scoprivo, sorprendevo un'altra via, una strada dove potevo immettermi. Non dormivo la notte, mi sentivo addosso una febbre.

SI, si, voi volete sapere del mio matrimonio, l'unione con la famiglia ragguardevole, tra le piu belle della citta, di mia moglie, la signora Matilde. Eccomi all'argomento, a dire anche questa verita.

Che scialbore fu, che monotonia, che noia. E vero, fu innanzitutto per la posizione della sua famiglia, per il placido fasto, che la corteggiai e poi la sposai. Mi accolsero perche avevo gia dato delle prove, il padre indovino che avevo il vigore della speranza. Però, però, se esistesse sopra di noi un essere giusto che tutto osserva e misura, che traduce in cifre come un banchiere, in una votazione come un maestro, allora testimonierebbe cosa detti in contraccambio; elargii tenerezza, mi fiorl la gratitudine. Forse da nessun altro lei, la signora Matilde, sarebbe stata cosl abbracciata, cosl a lungo e sinceramente. Ero un plebeo che sa meditare e si commuove, legge in una sua bilancia, sa fare i suoi conti, tiene fede alle sue regole.

Mia moglie continuava a essere monotona, virtuosa, noiosa, dedita alle opere di bene, agli istituti di beneficenza. E io mai usai anche un piccolo sgarbo, una insofferenza, mai la distolsi da quelle nebbiose e pigre usanze tanto dissimili dalle mie.

Questa e la verita: se profittai, pagai, sopportai, pazientai. E naturalmente a un certo momento mi trovai vicino un'amante, una donna mia, che proteggevo, con la quale ero allegro, mi trovai vicino un tepore, una bellezza da adorare con calma, a piacimento, una femmina, una tenerezza femminile.

Dio mio, anche il lavoro merita una ricompensa. In sostanza poi con la Gabriella, con la amante tentavo di gustare quella felicita giovanile che mi era mancata, stringere con la punta delle dita quel vestito di gioia che irrimediabilmente mi era sfuggito.

E veniamo a mia figlia, avanti tuttil Uno dopo I'altro. Mia figlia, unica efede. II mio stupido egoismo paterno sognerebbe per lei una vita insulsa, priva di pericoli, come mia moglie, la signora Matilde. Ma lei, lo dico con una trepida gioia, ha pre so da me e se ne va in cielo. Io a quel tempo andai all'estero, all'avventura, e lei, moderna, vola da un continente all'altro. Ha preso da me e, lo spero, anche tra le stelle non si fara ingannare. Quante volte caleranno sul mio cuore le ombre immaginandola lassii in alto, dove c'e solo l'immobile azzurro oppure la immaginero tra gente sconosciuta, che e pronta a ghermire. Tentero di scacciare, di allontanare quelle tristi visioni e insieme perd credo che avvertiro un senso di orgoglio per questa mia unica figlia che avendo qui da star tra le piume se ne va con gli. altri giovani a lavorare.

Per mia figlia, come vedete, e stato facile, padre che si intenerisce. Ed ora ecco, avanti con la mia segretaria, con l'amante, la Gabriella, formosa, tutta liscia, la bionda, emanazione di vitalita, avida della vita eppure stranamente insieme modesta, alleata, capace di scoprire ancora gioventu in un uomo anziano, con le ternpie grigie.

Convenite che provo tutti gli struirienti, an­che la Gabriella, la mia cara. II volto di un commendatore e grasso, anche brutto, ma questa volta sincere Delia Gabriella conosce a menadito, pollice per pollice, rid che e purezza e cid che e interesse, ma sempre autentica, sempre imprevedibilmente femminile, con quell'avidita e noncuranza in­sieme che fanno esclamare: divino mistero delle donne!

La Gabriella a sua insaputa si era legata con me, si divertiva, partecipava alle mie tresche, assisteva a come stavo all'erta, ero tenace e rapido, oppure usavo l'inganno della sonnolenza. Si divertiva a vedermi come un'ape che succhia avidamente i fiori. E mi consolava mater namente quando mi si profilava una sconfitta, quando brancolavo nel buio, ero nella morsa del dubbio, dell'incertezza.

Come le sono grato di essersi dimenticata almeno a tratti del mio adipe, di questa eta, di aver partecipato al mio fervore; spero che un giorno abbia nostalgia di me, non sia avara di un sorriso al mio ricordo... Voi volete sapere dell'altro, naturalmente, del menestrello, il segretario, la dialettica, la rivoluzione, lo chic, la moda, lo snob. II segretario e il mio contrapposto; a lui le parole scendono come fresche cascatelle e io le devo tirar su ad una ad una dalle nozioni strappate qua e la, dalle vicende che ho attraversato, da quello che sono riuscito a rubare. II segretario e specialissimo, e un sowersivo contro i sowersivi. Ci può essere un manicaretto piu raffinato, con un profumo piu soave della vaniglia? Egli si muove agilmente per territori intricati, per meandri da me sconosciuti, le gambe zoppe le vuole diritte e viceversa. E sempre lucida ogni discorso, lo inamida; c'e da rimanerne stupefatti.

Per me la vita e stata una continua battaglia e lui soffre, recita la commedia, si tormenta, si lacera, risponde tremebondo, ribolle di critica, e, pensate, se era un poco piu calmo, piu positivo, piu semplice, poteva essere a quest'ora placidamente alia Camera, a quella alta, non so piu se dei Lord o come si chiama, insomma quelli che siedono in emiciclo e fanno, disfanno le leggi e potrebbero a volte anticipare conf idenze che costano mandate d'oro. Invece lui e moderno, si inchina a baciare le scarpe ben rotte, studiatamente sfondate, e se abbraccia un povero questo deve avere una barba dichiaratamente sporca; se no non lo abbrac­cia e mai piu, assolutamente mai piu, lo bacera. £ anche disposto — adatto  a intricarsi sempre con il suo distacco  con un commendatore, con le mie malefatte, Narciso che ama specchiarsi nei rappresentanti  come lui dice — di una classe in sfacelo. Narciso che si trastulla. SI, e vero, il mio segretario — anzi ex segretario  e un maestro di tutte le mosse, tormentato fino alle ultime sottigliezze, ed e giusto che i giovani Pammirino, anche perche in certo tem­po e stato un eroe, come declama mia figlia. E credo sia vero. A quel tempo ebbe una fiamma, che lo rende nobile per il resto della vita. Lo riconosco, lo intuisco; deve essere stato cosl. Ci fu tra loro una dedizione per la quale adesso possono quasi vivere di rendita. E non lo fanno con intenzione, per ricatto; e invece la resa delle loro azioni, la logica conseguenza di generose vicende.

Io di quel loro periodo non ne so nulla, ero a quel tempo un semplice soldato, uno anonimo del popolo che si trova in guerra, ce l'hanno mandato; e poi assonnatamente mi trovai trasformato in prigioniero, in India, lontanissimo, dentro una baracca, e che aveva per corona il filo spina to.

Quel loro periodo di gloria, quello del mio se­gretario, mi e ignoto, non lo conosco, non lo so leggere, ne sono ignorante. Io parlo di dopo, quando mi misi a lavorare, quando fui libero e cominciai la vita, la mia vita. Io conosco soltanto questo secondo periodo. In questo posso intromettere la mia verita, la mia conoscenza. E in questo periodo io ho visto soltanto che uno vuol comandare sull'altro, le scuse sono molteplici, la politica, I'efficienza produttiva, I'ordine dello Stato, ma in verita tutti cercano di impossessarsi, avere maggior potere, avere piu stretto il pugno, comandare, possedere, anche a nome del fanatismo e in sostanza vogliono piu denaro, piu godimento, piu albagia, piil prepotenza, piu applausi dalla piebe, dai servi, dagli iscritti, dalla clientela. Questo e quello che nella mia vita di lavoro mi sono visto di fronte, non eroi della giustizia, mai piu, invece avidi, assetati, di ogni colore, di ogni eta, perfino di ogni eta, anche i giovani col sorriso di perla sulle labbra. Anche loro. Allora come posso oggi credere al mio segretario, al mio ex segretario, all'avvocato ora in ombra?

Oso dire perfino che io, io commendatore, nonostante i miei appalti, sono forse piu umano, piu capace di afferrare lo sguardo di un povero, mi brucia di piu che a loro la sofferenza. Anche se questi che mi disprezzano mi superano in dialettica.

Sbandierino per Ie strade i nuovi rivoluzionari le bandiere e cosl facciano con le parole nei comizi. Io mi sento migliore di loro, piu capace di amare.

Mi avete sentito? Ho parlato troppo? Sono stato confuso? E che volete da me, che non sono di moda?

Addio, addio, perdonatemi, se mi sono sbagliato.

(Lentamente si spengono i riflettori sulla perso­na del commendatore. Si chiude il sipario; è tutto buio. La commedia La verita viene a galla è finita.)