La vigilia

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La Vigilia

di

Lino Moretti

Dall'Autore a

S. V. Illustrissime Signore Attici

…Permesso? Chiedo scusa per la maleducata intrusione che mi accingo a fare, ma credo sia per me importante da umile servitore delle S.V. Illustrissime e del pubblico, mettere una nota al principio di questa commedia sperando che la stessa sia di Vostro gradimento.

Vorrei immaginarmi per un solo attimo un vero scrittore e non uno scribacchino del teatro quale sono. E così come Goldoni fece alle sue commedie io a testa bassa m'inchino e dico la mia.

Come nelle altre prose che ossequiosamente scrissi, le mie miserevoli parole sono linguaggio del volgo a cui appartengo e me ne faccio carico. "La Vigilia" scritta appositamente per le S. V. Illustrissime è una di queste, un pensiero in un giorno della gente comune che nel nostro loco non vi mise mai piede ma conosce sicuramente molto più di me la vita di tutti i giorni.

La mia simpatica ma sincera intrusione non vuole presentare la commedia che è ciò che successivamente nelle battute ho scritto, ma solo un ringraziamento alle S.V. Illustrissime Dott.sse della parola nonché Mentitrici con il pubblico ma Immortali allo stesso tempo, per aver permesso ad un plebeo come me di entrare nel loro spirito ed essere parte delle loro azioni sulla scena, e dando così modo alle mie follie di essere sprigionate dalle Loro eccelse voci.

Rispettosamente devoto e servitore. Vostro

Lino Moretti

Personaggi

Chiara

Lidia

(Vigilia di capodanno del duemila. La scena si svolge a casa di Chiara. Donna con fare rozzo ma di animo sensibile. Nubile. Lavora in una salumeria in periferia. Fervono i preparativi. Si nota dall’apertura del sipario che la donna aspetta qualcuno e che la festa sta per cominciare in quanto le sue azioni sono molto frenetiche e ansiose. La stanza è molto ben arredata ma spoglia di mobili. Un tavolo basso al centro è imbandito a festa per quattro persone. Un televisore, uno stereo, un divano basso ed un telefono posto a terra. Lo stereo è acceso. La donna oltre ad apparecchiare la tavola, si veste, balla, canta e beve spumante.)

CHIARA: (Alza la cornetta per telefonare) …Uhm… Come cavolo è il numero di Lidia? Zero… Zero… Lo zero lo ricordo, sono gli altri numeri che dimentico. Con tutti questi prefissi… 0330, 0347, 0360, 0338… Family, business, dual band, dual face, con le ali, senza ali… E Lidia cambia numero in continuazione. Non posso ricordare tutti i numeri di telefono a memoria, ho una certa età. Non potete pretendere da me che impari tutto a memoria. Poi in questo periodo ho la testa che solo Dio sa dove. (Intanto cerca la sua rubrica telefonica che è messa in un angolo della stanza.) Dove ti sei cacciata? Su, non farmi stare con la testa abbassata che mi viene da vomitare. Vuoi che rovini il mio capodanno? …Rubry? Lo vedi come sono buona con te? Perché non vieni fuori? …Rubry? …Mi sa che non dovrò bere tanto questa sera, comincio a dare i nomi ad una rubrica telefonica. …Ti pare il momento di nasconderti? Sai che ore sono? …Non lo sai? …Aspetta, perché non lo so neanche io. (Guarda l’orologio) Porca mignotta di una lancetta. Come cavolo corri. Avrai bisogno di un controllo anti-doping, cara. Slacci la fibbia, e giù con la pipì. …Le sei è mezzo? E’ tardissimo! …Rubry? …Come mai Lidia non arriva? (Vede la rubrica telefonica) Eccoti lì! Eccoti in bella mostra. …Dovrò farmi dare una controllatina ai fanali. (Si strofina gli occhi, poi sfoglia la rubrica) Lidia… Lidia… Ecco il numero nuovo. 0347… 0347… (Va al telefono lasciando la rubrica allo stesso posto) …0347… e poi? …Chiara pensi di avere ancora molto da dire a questo mondo? Tiè!!! (Fa il gesto) E allora su. Un bel respiro che questa notte ci aspetta… Ci aspetta… Cavolo, devo chiamare Lidia! (Prende la rubrica e va al telefono) Eccolo. 0347… (compone il numero e attende) …Non è al momento raggiungibile. (Urla contro la cornetta) Come speri di raggiungerla, se ci metti tutto questo tempo. Sei sicuro di aver cercato bene? Puah! Dovrò cambiare telefono. Mi hai stufata. Sei vecchia. Sei del vecchio millennio. Sai tra poche ore cos'è? (Molto euforica) E' il duemila. E' l'anno duemila, ci pensi? Tutto cambierà. Tutto sarà nuovo. Cambieremo vita, attività, immagine, modo di mangiare, modo di dialogare. Cambierà il mondo, cambierò uomo, …adesso che ne troverò uno. Cambieremo le abitudini. Domani tutto sarà cambiato. Non ci innamoreremo più, ci pensi? Sarà tutto virtuale… L'amore virtuale. Evidentemente io ho precorso i tempi. Non ho un uomo da molti anni. (Ride) …Ed io che ancora sto qui a parlare con una cornetta. Sei ubriaca cara Chiara. Sei ubriaca e non sai quello che dici. …Dovrò chiamare Lidia prima o poi. Quanto ci vorrà a comprare delle patatine? Ha detto: "Scendo un attimo io. Qualcuno troverò, che abbia il negozio aperto". Se me lo avesse detto, le avrei prese dalla salumeria nella quale lavoro. Che stupida, non ci ho pensato. Cosa manca? (Controlla le cose in tavola) Tu ci sei… Tu ci sei… (Bussano alla porta) Chi sarà? Oh Dio! …Chi sarà?! (Bussano ancora alla porta. Chiara chiama ad alta voce come se ci fosse qualcuno in casa) Accidenti. Giuseppe vai ad aprire tu? Io non posso. …Ho capito. Allora mandaci Franco, o Paolo, o Gigi, o… (Bussano) o… Dio! Va bene, vado io. (Si avvicina alla porta) Chi è?

LIDIA: (Dalla porta) Sono Lidia, apri!

CHIARA: Lidia Lidia?

LIDIA: (c.s.) Si, Lidia Lidia.

CHIARA: Ma Lidia… Lidia!

LIDIA: (c.s.) Si, Lidia Lidia! Dai apri.

CHIARA: Senti Lidia… Cos'è che hai comprato?

LIDIA: Non potrei dirtelo di persona?

CHIARA: No. Allora non sai cos'hai comprato!?

LIDIA: Certo che lo so. E che sta per cadere tutto per terra. Sbrigati ad aprire!

CHIARA: Sarei scema. Fa una cosa. Hai un foglio?

LIDIA: Cosa vuoi che ci faccia?

CHIARA: Scrivimi qualcosa. Che so… Scrivimi che sei Lidia e cosa hai comprato.

LIDIA: (Ride) Che gioco è?

CHIARA: Non è un gioco. Fai come ti ho detto, se no passerai il tuo capodanno fuori dalla porta! (Apre la porta lentamente)

LIDIA: (Irrompe con violenza nella stanza dando una spallata alla porta e urlando) Ahh!!!

CHIARA: Ahh!!!

LIDIA: (Ridendo come una matta) …Ti sei spaventata, brutta vecchia fifona? (Continua a ridere)

CHIARA: Vaffanculo, Lidia! (Poi ride)

LIDIA: (Donna piacente sui trentacinque anni. Amica di Chiara. Nubile. Nulla facente. Ha convissuto con un uomo, ma questi l'ha lasciata poco tempo fa. Ama vestirsi bene. E' anarchica, simpatica, giocherellona, loquace, aggressiva, veemente e passionale.) Chi vuoi che bussi alla tua porta nel giorno di capodanno? Non c'è nessuno che ti cerca, non preoccuparti. O pensavi fosse un maniaco che vuole festeggiare il duemila alzandoti la gonna e stringerti tra le sue braccia? Il mondo è cambiato, Chiara. Neanche più quelli ci cercano. A proposito, hanno chiamato?

CHIARA: Macché!

LIDIA: Si staranno facendo belli per noi.

CHIARA: Sei sicura che verranno?

LIDIA: Ma scherzi. Carlo mi ha promesso di passare il capodanno del duemila con me. L'ho sentito ancora oggi. Verranno non preoccuparti.

CHIARA: A che ora gli hai detto?

LIDIA: Alle.. Alle sette e trenta, se non sbaglio.

CHIARA: E l'indirizzo?

LIDIA: Gliel'ho dato.

CHIARA: Il mio?

LIDIA: E quale sennò?

CHIARA: Cos'hai comprato?

LIDIA: (Prendendole dalle buste) Patatine… cinque pacchetti.

CHIARA: Brava. Ricordiamoci di non buttare le buste…

CHIARA E LIDIA: (Insieme) …Perché ci sono i punti "Grandi Marche"!

LIDIA: Anch'io faccio la raccolta.

CHIARA: Mi dispiace cara. I soldi erano miei, perciò toccano a me.

LIDIA: Mi dispiace cara. Le tue cinquanta non le hanno potute cambiare. Eccole. (Gli da i soldi) Perciò, i punti sono miei.

CHIARA: Va bene i soldi sono tuoi. Ma è solo per un fatale caso che non hanno potuto cambiare i miei. Quindi, vale chi ha dato i soldi.

LIDIA: Si, ma li ho dati io.

CHIARA: Li hai dati tu materialmente, ma virtualmente io.

LIDIA: Dai Chiara, mi manca poco per vincere il premio.

CHIARA: Anche a me.

LIDIA: Facciamo così. Questi li prendo io, e in cambio ti do quelli del latte, va bene?

CHIARA: (Ride) Quelli del latte? Non so più dove mettere i porta bicchieri, le tovaglie, i cocci da soprammobile, la lattiera, la caffettiera… Ho tutto. Ho perfino il peluche dello Zio Tom. Dimmi tu se è un premio da mettere. Quando compro il latte, i punti li butto.

LIDIA: Li butti, ma sei pazza? E' un anno che faccio la raccolta per prendere il vassoio d'argento! E tu butti i punti?

CHIARA: Hai bisogno di un vassoio d'argento? Se vuoi, ne ho uno in più.

LIDIA: In verità, ne ho tre di vassoi. Ma è il gusto di vincere, capisci?

CHIARA: E come se ti capisco.

LIDIA: A proposito… Hai tu il biglietto della lotteria di capodanno che comprammo a Firenze, vero?

CHIARA: Lo prendesti tu.

LIDIA: No, no, no! Tu mi dicesti che avevi un posto sicuro dove metterlo.

CHIARA: Un posto s… E' vero. Scusa, hai ragione vado a prenderlo. (Esce e va in bagno. Unica porta oltre quella d'entrata.)

LIDIA: (Ride) Non ci credo. L'hai messo in bagno?

CHIARA: (in quinta) Si. Credo che sia l'unico posto ordinato della casa. Allora ho pensato di metterlo qui. (Entra) Puzza un po', ma è sano come un pesce. (Ha un cartoccio di carta di giornale molto grosso) Eccolo.

LIDIA: E il biglietto dov'è?

CHIARA: E' protetto. Ecco. Tolgo il giornale… Il cellophane… La carta argentata… La pellicola…

LIDIA: Ma che l'hai messo al forno?

CHIARA: …La custodia… Cacchio, la chiave! Ah no, non c'è chiave. Pensavo di averla chiuso col lucchetto.

LIDIA: Ma che hai nascosto il tesoro di Nefertari?

CHIARA: Shhh! Che mi fai perdere la concentrazione. Concentrati anche tu.

LIDIA: (Ride a bocca chiusa) A me viene da ridere.

CHIARA: Shhh!!! Si apre e…

LIDIA: Adesso esce il Pulcinella?

CHIARA: (Ride) Shhh! Eccolo. (Lo prende con cura)

LIDIA: (Stando al gioco) Dammelo. Lo metto qui sul televisore. (Poggia il biglietto sul televisore)

CHIARA: Aspetta. (Al biglietto) Non muoverti di lì, e ricorda che ti ho curato per un anno intero. (A Lidia) Tante volte se ne dovesse scordare…

LIDIA: Hai fatto bene. Allora… Ho comprato… Un po' di fichi secchi…

CHIARA: Fammeli vedere. (Come per specchiarsi) Mi riconosco. (Ridono)

LIDIA: …Salsa piccante…

CHIARA: (L'afferra e poi la pone sul tavolo) Si. Tutto piccante. A mezzanotte devo strillare… "Brucio! Brucio!".

LIDIA: Poi… vediamo un po'… Perché non mi versi qualcosa da bere?

CHIARA: Hai ragione. E' che ero presa dalle tue compere e… (Si accorge di aver finito tutta la bottiglia di spumante. La prende, la posa, la riprende…) Cosa vorresti bere? Sai, c'è tanta roba…

LIDIA: …Un po' di spumante.

CHIARA: (Tra se) Lo sapevo! (Cerca nella stanza) Spumante, …spumante…

LIDIA: (Tira fuori dalla busta una bottiglia di spumante) Cerchi questa?

CHIARA: Si era nascosta nella busta?

LIDIA: (Ride) Si.

CHIARA: (Alla bottiglia) Per punizione ti aprirò senza botto. (Prende la bottiglia e la stappa. Poi versa a Lidia)

LIDIA: Immaginavo di non trovarne più, allora ho pensato di comprarne una. Fatto bene, no?

CHIARA: Certo una bottiglia è sempre una bottiglia… Una… bottiglia? Lidia, ma come faremo a festeggiare la mezzanotte con i tuoi due amici senza spumante?

LIDIA: Ho un'idea. La beviamo e poi la riempiamo d'acqua. Togliamo l'etichetta, così potremo dire… "Che schifo questo spumante! Questa marca non la comprerò più" Intanto noi abbiamo già fatto il pieno. Carina, no?

CHIARA: Carina. Ma non era meglio comprarne qualcuna in più?

LIDIA: Erano soldi sprecati, credimi.

CHIARA: Lidia?!… Guardami negli occhi.

LIDIA: Si.

CHIARA: Non è che anche questa volta è una delle tue stronzate? Hai invitato i tuoi due amici, vero?

LIDIA: Ma certo che si! Ma ti pare che facevo una cosa del genere a Capodanno del duemila? (Continua a bere) Poi, lo sai che non voglio più stare sola. Mi sono stufata. Non voglio passare tutta la mia vita così, in questo squallore. Ogni giorno che passa mi sembra un secolo. Guardo il mio orologio in continuazione sperando che venga presto domani, che qualcosa cambierà, che il nuovo giorno mi porti consigli. Spero sempre che arrivi il mio angelo custode a dirmi qualcosa. Spero di guardarlo negli occhi un giorno, e dirgli… "Che cazzo vuoi? Cosa vuoi adesso da me? Dove sei stato per tutto questo tempo?! …Perché ti presenti così in punta di piedi, senza far rumore? Perché non bussi violentemente alla porta prima di entrare? Perché entri come un fantasma, e appari come il soffio di una madre con il suo figliolo? …Non senti il frastuono della gente? Non senti il rumore dei motori, delle macchine da lavoro, degli stadi, delle preoccupazioni, delle delusioni… Non ti pare di essere troppo silenzioso per come è chiassosa la mia vita? Dov'eri tu quando volevo essere madre? Dov'eri tu quando ho avuto le morti, le malattie…Chi sei tu che vuoi entrare nella mia vita? Lasciami sola! Lascia che il tempo trascorra come deve. Perché se tu esistessi ti direi… che mi fai schifo! Hai capito? …(Volgendo gli occhi al cielo) Mi fai schifo! (Piange)

CHIARA: (Si avvicina a Lidia e cerca di consolarla)

LIDIA: (A Chiara) …Certo che verranno! …Verranno.

CHIARA: (c.s.) Si verranno. Ne sono certa.

(Squilla il telefono)

CHIARA: (Agitata) Sono loro! Che gli dico?

LIDIA: (Asciugandosi le lacrime) Cosa vuoi dire? Siamo qui.

CHIARA: …E' vero, siamo qui! (Va al telefono) …Siamo qui! … Chi? (Comincia a ridere)

LIDIA: Chi è?

CHIARA: (Ride a crepapelle ma cerca di contenersi. Dopo un po' riattacca la cornetta e continua a ridere)

LIDIA: Chi è? …Che è successo?

CHIARA: (c.s.) E' l'inquilino del piano di sopra. …Pensava che ce l'avessi con lui.

LIDIA: (Ride a crepapelle e abbraccia Chiara)

CHIARA: (c.s.) …E' che proprio ieri gli ho detto… "Mi fai schifo!" …Sputa ogni due scale…

LIDIA - CHIARA: (c.s.)

(Musica. Le due donne ballano)

CHIARA: Ho un’idea.

LIDIA: Cosa?

CHIARA: Ti va di giocare a carte?

LIDIA: (Con gioia) Si!

CHIARA: Nell’attesa dei due dinosauri…

LIDIA: Dai, prendi le carte.

CHIARA: Eccole. Mettiamoci qui. A cosa si gioca?

LIDIA: Naturalmente a scopa.

CHIARA: E’ tanto che non ci giochiamo. Di solito solitari…

LIDIA: A me piace quello delle tre carte.

CHIARA: A me quello incolonnato.

LIDIA: Com’è quello incolonnato?

CHIARA: Quello delle carte dispari… Non puoi conoscerlo. Me l’insegnò mia nonna.

LIDIA: Chi ci giocava, Giulio Cesare?

CHIARA: (Ironica) Spiritosa.

LIDIA: Su, dai le carte.

CHIARA: Cosa ci giochiamo?

LIDIA: …Chi vince sceglie!

CHIARA: In che senso?

LIDIA: Chi vince sceglie per prima il T. Rex da domare.

CHIARA: Ci sto.

LIDIA: A quanto?

CHIARA: A undici… Due su tre.

LIDIA: Ok.

CHIARA: …A me non piace domare.

LIDIA: A me si.

CHIARA: Io vorrei tanto un uomo che mi dicesse parole dolci… Che mi accarezzasse e mi declamasse una poesia, mentre le sue braccia mi stringono forte e mi proteggono come una bimba indifesa. Vorrei sentirmi la sua principessa. Vorrei essere in una favola dove i cattivi sono già stati sconfitti, e l’unico vincitore resta l’amore.

LIDIA: …’A Cenerè! Lo vedi che sei dell’altro millennio? Lo vedi che non riesci ad adattarti, ad adeguarti ai tempi? …Ma sai che palle se trovassi uno così? Mi farebbe perdere tutta la fantasia. Ma ti pare che le favole cominciano dalla fine? Hai mai sentito una favola iniziare con "…e vissero felici e contenti"? Non è possibile. La realtà è un'altra. La realtà dice che l’amore non esiste, ma c’è solo una storia che va avanti a colpi di frusta con ricatti morali e sopportazioni. Il masochismo diventa il cuscino del rapporto, e l’uomo su cui si fonda il simbolo della forza, diventa il pupazzo sul quale le apparenze devono restare intatte. La donna si umilia, si fa schiava del pupazzo, abbassa gli occhi, ma mentre lo fa guarda dove mette i piedi, e se il pupazzo prende un’altra strada, sempre con gli occhi bassi s’inchina, e gli lega i lacci per farlo cadere.

CHIARA: Lidia?!

LIDIA: Che c’è, non sei d’accordo?

CHIARA: Come no. Io sono d’accordo con te… Ma non ci ho capito una parola! Perché dovrei legargli i lacci per farlo cadere? …E se poi si fa male?

LIDIA: Non fa niente, Chiara. …Dai le carte?

CHIARA: Si, do le carte. Però posso dirti una cosa? …Sei troppo forte! (Mischia le carte e fa una sorta di rito) …"Mischia le carte senz’arte né parte. Apriti mazzo e falli trasire. Uno per uno. Il primo con forza e gli altri a gioire. …Asso e cavallo so’ due sciaraballo… Lo piglia lo mette beata chi aspetta. Se so’ due fantesse spalancano ‘a pressa. Se so’ tutti mazza, mo’ escene pazzi. Danari so’ sani, spada so guai… Le coppe villane ci vonno pazziare. Li prende li leva con sta tiritera, e adesso che è chiuso fuori l’intruso". (Distribuisce le carte. A Lidia) …Non so cosa significhi ma me l’ha insegnato mia nonna. Una a te, una a me… (Mette le carte a terra) Otto di spade… Uhm, questa sei tu. …Tre di danari… Otto di danari… Whau! (Euforica) …Sette bello!

LIDIA: (c.s.) E vai!!!

CHIARA: Non è possibile. E’ stupendo. Sono delle carte meravigliose. …E’ la nostra giornata fortunata!

LIDIA: Come fai a dirlo?

CHIARA: Lo vedo dalle carte.

LIDIA: E cosa hai visto?

CHIARA: (Scherza) …Che un giorno un cavaliere alato… un cavaliere alato…

LIDIA: Un cavaliere alato?!

CHIARA: (Ride) Cosa era, un cavallo o un cavaliere?

LIDIA: Magari il cavallo!

CHIARA: (c.s.) E' che le carte hanno scritto male. Hanno una calligrafia di merda. …Un giorno un cavallo alato, come un uccello… Poveri noi!

LIDIA: Cosa?

CHIARA: Te lo immagini se tutti i cavalli volassero come gli uccelli? …Adesso capisco perché fino all'800 le donne avevano gli ombrellini…

LIDIA: Hai ragione. Avrebbero dovuto camminare con gli ombrelloni da spiaggia trattandosi di un cavallo.

CHIARA: …Un giorno una cavallo alato, cavalcato da un principe…

LIDIA: …Con l'ombrello in mano…

CHIARA: Dai non interrompe!

LIDIA: Va bene.

CHIARA: Un giorno un cavallo alato cavalcato da un principe azzurro…

LIDIA: Chi è il fratello di E.T.?

CHIARA: (Ride) Tutti i principi sono azzurri.

LIDIA: Questa cosa non l'ho mai capita. Anche da bambina, quando mi narravano le favole e dicevano del principe azzurro, mi ha sempre fatto paura.

CHIARA: Davvero?

LIDIA: Pensa di vedere un uomo alto, biondo ma azzurro, e ti si presenta davanti. La prima cosa che farei è fuggire. Hai voglia a dirmi e ad urlare… "Sono il principe azzurro!" …Ma sai quanto me ne frega!

CHIARA: Ma azzurro s'intende l'abito.

LIDIA: Questo non è mai stato specificato. Hanno sempre parlato di un principe azzurro e basta.

CHIARA: Il colore, forse, è per accostarlo al cielo. Ecco, si… è per dire che è bello come il cielo.

LIDIA: …E poi i principi non mi piacciono.

CHIARA: Ma che dici? Vorrei averlo io un principe.

LIDIA: Ti immagini a letto con Carlo d'Inghilterra?

CHIARA: Oh Dio!!! (Ride)

LIDIA: (c.s.) Hai visto!? Quello è un principe vero.

CHIARA: Vabbè che c'entra?

LIDIA: Che c'entra? Quello si che sarebbe da verniciare d'azzurro. Almeno non lo riconosci.

CHIARA: Hai ragione. A morte i principi azzurri…

LIDIA: …E tutti gli altri principi!

CHIARA: (Ride) …C'era una volta un cavallo alato… senza un principe che lo cavalcasse.

LIDIA: …Il cavallo sgomento cominciò a cercare per tutto il regno alla ricerca di qualcuno che lo cavalcasse.

CHIARA: …Una bella principessa, si fece subito avanti…

LIDIA: (Ride) Come una principessa?!

CHIARA: Scusa, il cavallo è alla ricerca di qualcuno che lo cavalcasse? …Il regno è piccolo, le donne che hanno saputo questa cosa, subito si mettono in allarme… Chi corre di qua, chi si prepara di là. Chiaramente chi ha la meglio è sempre una principessa. Ma questo lo sappiamo solo noi, le donne del regno non l'immaginano neppure.

LIDIA: Ma di solito è un principe cha cavalca il cavallo.

CHIARA: Chi ha scritto questo cose non ha le idee ben chiare. Secondo te il cavallo si fa cavalcare da un maschio?

LIDIA: (Ride) Possibile che non pensi ad altro!

CHIARA: Hai ragione. Mi perdoni madre superiora. Io almeno dico quello che penso, tu… Lasciamo perdere!

LIDIA: No. Dì, cosa vuoi dire?

CHIARA: Niente.

LIDIA: Adesso devi dirlo.

CHIARA: Lo sai cosa sei.

LIDIA: Dimmelo tu.

CHIARA: …Al lupo! Al lupo! (Ulula) Uhh! Uhh!!! A quel povero cavallo alato lo faresti tornare senza penne. Povera pecorella! …Non tu, lui! (Ride)

LIDIA: (Ride) …Allora cosa dicono le carte?

CHIARA: Meglio non consultarle, potrebbero rivelarci quanto sei po… povera! Poi chi ti raffredda?! A proposito. Questi non arrivano, si è fatto tardi. Che ora è?

LIDIA: Le nove.

CHIARA: Le nove? Porca… Non a te, ma all'ora che fugge e se ne và. (Canticchia) Chissà dove andrà… la la la la! …Allora. …C'era una volta un cavallo alato… senza un principe che lo cavalcasse.

LIDIA: …Il cavallo sgomento cominciò a cercare per tutto il regno alla ricerca di qualcuno che lo cavalcasse.

CHIARA: …Una bella principessa, che era nascosta tra i rami…

LIDIA: E cos'è un ramarro? Il principe azzurro e la principessa ramarro.

CHIARA: E' per dare un senso di mistero. Nascosta. Tra i rami.

LIDIA: …Con l'impermeabile addosso. Ma che è il film del guardone?

CHIARA: Va bene, senza rami. …Una bella principessa che era lì a guardare cominciò a cantare. La sua voce era dolce e sottile tanto da poterla udire dall'altro capo del mondo.

LIDIA: …Però potevano sentirla solo quelli con la parabola satellitare.

CHIARA: E dai!

LIDIA: Ma ti pare che il canto di una persona arrivi fino all'altro capo del mondo? E' un'enorme stronzata.

CHIARA: Nelle favole tutto è permesso. E' fantasia.

LIDIA: Va bene, vai avanti.

CHIARA: C'era una volta…

LIDIA: …Un cavallo con le ali che non ce la faceva più a farsi solitari… l'hai detto già. E così una bella principessa che stava peggio di lui cominciò a cantare così forte che le stelle cominciarono a cadere. Ma il cavallo niente! Era più sordo di un sordo. Lei continuava imperterrita, ma il cavallo ignaro e deficiente non riusciva a sentirla. E neanche la vedeva! Perché bisogna pure dire questo… Ma ti pare che in un piccolo regno dove l'unica fanciulla presente in questa favola, tra l'altro principessa e bella, cammina sola soletta per le strade del paesino, e uno stupido cavallo alato più cretino degli altri uomini, non si accorge che questa povera indifesa vuole essere accalappiata? Se io fossi una bambina direi alla mia mamma: "Mamma, quest'uomo che ha scritto questa favola, non poteva sostituire il cavallo?". Si cambia. Il cavallo si cambia. Non sei tosto, via! Subito via da questa favola.

CHIARA: Come lo cambi? Con cosa? Se lei è l'unica fanciulla, lui è l'unico cavallo rimasto.

LIDIA: Hai ragione. Neanche più nelle favole ci sono i maschi. Che delusione. Sarà stato lo scarto dei cavalli inseriti nelle fiabe. Poverino. Sai come si sente senza un ruolo? Potremmo trovarglielo noi. Costruiamogli un ruolo. Lo facciamo diventare…

CHIARA: Si. Lo facciamo diventare un bel canguro. Salta canguro, salta. (Le due donne cominciano a saltare) Hop, hop…

LIDIA: (c.s.) Hop… hop! Un bel canguro che salta e si ferma al nostro… Stop! (Le donne si fermano).

CHIARA: Un rinoceronte. Eh, ti piace. …E su a saltare… (Salta da sola) Hop… hop (si ferma)

LIDIA: I rinoceronti non saltano.

CHIARA: …Come no! L'ho visto… l'ho visto… Hai visto che ora è? E' tardissimo Lidia. Se questo è uno dei tuoi stupidi scherzi… (si ferma di colpo) …Dai diamoci da fare a preparare questo unico capodanno della nostra storia. (Urla) Entreremo nella storia! (Prende un pennarello e scrive per terra) Chiara e Lidia erano in questa lurida stanza mentre nasceva l'alba del duemila. Noi l'abbiamo vista! Punto esclamativo. …Sai l'invidia di chi abiterà qui tra cento anni? Si sentirà come un verme che strisciando sul pavimento lascia un impronta di bava che potrà essere pulita da una piccola goccia d'acqua.

LIDIA: (Nel frattempo è alla finestra, in proscenio) Chiara, guarda! (incantata) La neve.

(Musica)

CHIARA: La neve, qui? (Va alla finestra)

LIDIA: (Estasiata) La neve!

CHIARA: Che culo! Questa poi è da scrivere…

LIDIA: Non l'avevo mai vista cadere. E' bellissima.

CHIARA: (Tra pianto e gioia) Lidia, la neve! (Corre e va a scrivere sul pavimento) …E nevicava!!! Tre punti esclamativi. (Va alla finestra)

LIDIA: Non sapevo fosse così bello guardarla. Ascolta! Non fa rumore. Non è possibile.

CHIARA: …Altro che i tuoni.

LIDIA: Guarda è tutto bianco. Come vorrei essere tra le braccia di mia madre adesso. Sentire sul mio viso le dolci carezze del vero amore. Quello sincero. Quello che nasce dal profondo del cuore e che ti fa accapponare la pelle. Sembra un quadro impressionista, guarda.

CHIARA: Una certa impressione la fa per davvero. Non ha mai nevicato in questo lurido paese. Non si vede niente.

LIDIA: Le cose si intravedono. Pare che qualcuno stia buttando lo zucchero filato sul panettone.

CHIARA: Cazzo, il panettone! Non l'abbiamo comprato. Come facciamo senza panettone?

(La musica termina)

LIDIA: Non hai quello che ti è rimasto a Natale?

CHIARA: No. L'ho usato nel latte. Sai, mi piace molto intingere il panettone nel latte al mattino.

LIDIA: Anche a me. Però lo preferisco nel latte e caffè.

CHIARA: A me piacerebbe fare colazione all'inglese.

LIDIA: All'inglese?

CHIARA: Si. Sai, loro fanno la colazione come se fosse il pranzo. Uova, prosciutto, latte, miele, biscotti, pane, pasta…

LIDIA: Che schifo! Al mattino a stento riesco a bere un po' di latte con un biscottino. La gola mi si chiude, non gli piace che vi introduca qualcosa. E' come se avesse un senso di ribrezzo. Se a te piace perché non la fai la colazione all'inglese?

CHIARA: Perché non ho il tempo. Dovrei cucinare il giorno prima. Io, quando rientro a casa non vedo l'ora di mettermi a letto. Mi accendo la televisione e… A proposito! Quando c'è l'estrazione per la lotteria di capodanno?

LIDIA: Stasera, credo verso le undici.

CHIARA: Fammi controllare… (Va a prendere il biglietto sul televisore) Mi raccomando resta buono qui e pensa che se tu sei vincente io ti farò un regalo che neanche te lo immagini. Ti comprerò… ti comprerò… Su sforzati! Ti comprerò?… Non lo sai vero? A dir la verità non lo so neanche io ancora, ma ti prometto che sarà una cosa bellissima. (Ripone il biglietto dove lo ha preso) Resta qui, che la tua mamma ti tiene d'occhio.

LIDIA: Cosa puoi prestarmi per stanotte?

CHIARA: In che senso?

LIDIA: Nel senso che avrai qualcosa di carino da indossare per la gran festa.

CHIARA: Credo di si. Ho qualcosa che potrebbe andare bene per l'occasione, ma non credo ti entri.

LIDIA: E come farò io?

CHIARA: …Perché non hai portato nulla da indossare?!

LIDIA: Certo che no.

CHIARA: Vorrà dire che verrai a ballare vestita così.

LIDIA: Ma sei pazza. Ti pare che vado in giro così nel giorno di capodanno del duemila.

CHIARA: Bella mia, cosa posso farci io? Possibile che tra tutti i tuoi amanti nessuno ti abbia regalato un bell'abito da sera?

LIDIA: Si che me li hanno regalati.

CHIARA: E allora?

LIDIA: Ma li ho restituiti tutti.

CHIARA: Ma dai.

LIDIA: Quegli schifosi hanno voluto tutto restituito, dalla prima all'ultima cosa.

CHIARA: Che bastardi! E tu glieli hai dati?

LIDIA: Per forza. Me li hanno chiesti. Abiti, anelli, perfino un vecchio tostapane che avevamo comprato insieme.

CHIARA: Se lo avevate comprato insieme…

LIDIA: …Ma quel giorno non avevo soldi. Così lui anticipò con la promessa che tornati a casa gli avrei reso la mia parte. Sinceramente l'ho dimenticato. Intanto il tempo passava ed il tutto era andato nel dimenticatoio. Poi ci lasciammo e lui si ricordò di questo particolare. Ti rendi conto che schifo di gente esiste sulla Terra? Si va a ricordare del tostapane. Che poi non l'abbiamo mai usato. Sai, quelle cose che si comprano perché al momento pare che siano utili e indispensabili ma che in fondo usi un paio di volte nella vita solo perché te lo trovi davanti quando spolveri? Ecco, il tostapane è uno di quegli oggetti inutili ma indispensabili. E adesso mi trovo senza uomo, senza abiti, ma soprattutto senza tostapane.

CHIARA: Soprattutto senza abiti vuoi dire.

LIDIA: No. Soprattutto senza tostapane. Se avessi il tostapane di quello stronzo significherebbe avere anche tutto il resto, non ti pare?

CHIARA: A me non ha mai tolto nulla nessuno. Tutti i regali che ho ricevuto sono miei. Nessuno mi ha mai chiesto niente.

LIDIA: Certo, sapevano che li tieni al cesso.

CHIARA: (Ride) Mica sono lì per caso. Furba, no?

LIDIA: Non posso dire altrettanto di me. Io sono una credulona incallita. Non ho vie di scampo, credo a tutto ciò che mi dicono. Per questo sono diventata più cattiva e vorrei vedere tutti morti, soprattutto gli uomini. Li azzannerei come farebbe una lupa in piena notte. Capiscono subito le mie debolezze ed io non riesco a scoprire le loro. Mentre lo faccio mi apro, e così… zac! Colpiscono senza pietà. Si può colpire chi è disarmato? Ma a loro questo non interessa. Si sentono sempre traditi, per questo dal primo momento che ti conoscono già hanno uno scudo con cui ripararsi. Si chiudono in un'armatura invisibile ma forte in modo che come attacchi li ferisci, ma loro poi ti ammazzano.

CHIARA: Non pensi qualche volta che non hai trovato gli uomini giusti? Mi spiego. Non tutti gli uomini sono come tu li descrivi… Belve feroci ai quali bisogna dare grande quantità di carne fresca in pasto. Credo che hanno solo bisogno della loro mamma, e per questo di riflesso, si aspettano da noi le stesse attenzioni, le stesse cure... Questo è impossibile, ma loro non lo sanno. …Quante cose non sanno gli uomini di noi. Poveri. Noi ci immaginiamo vulnerabili da tutte le parti, al contrario di quello che credono loro. Per loro la mamma non può essere presa di sorpresa, è sempre attenta; sa cosa fai, dove vai, cosa pensi. Allora si sentono allo scoperto, come in un campo immenso ed infinito senza alberi e senza piante. Sono nudi dei loro sentimenti, dei loro pensieri, delle loro azioni. I loro comportamenti aggressivi sono solo una protezione del piccolo territorio di conquista che cercano di proteggere con tutta la forza. Quello che gli sta intorno, il resto del campo; è nostro, siamo noi. Come ti sentiresti nella loro posizione? Male, molto male. Quel piccolo e minuscolo territorio che avevano glielo abbiamo tolto, siamo arrivate di gran carriera dicendo: "Ehi, cosa ci fai tu qui?" …E loro: "In verità sono sempre stato qui". …E noi: …"Via, via di qui. Ci sei stato per troppo tempo. Non paghi nemmeno l'affitto!?". E lui: "Ed io dove vado, cosa farò?" …E noi: "Ti troveremo un posto da occupare, ti diremo noi cosa dovrai fare, un giorno". Quel minuscolo territorio era il loro lavoro, l'unica cosa dove si rifugiavano e venivano poste tutte le inquietudini di un uomo. E adesso sono lì senza un territorio da occupare e senza una identità chiara di cosa sono e a cosa servono. Noi siamo diventati uomini, Lidia. Ma loro non potranno mai essere madri.

LIDIA: Chiara, ti sei drogata? Non ti ho mai sentito parlare così. Dimmi la verità, in salumeria è venuto un filosofo a dirti queste cose, vero?

CHIARA: No, è quello che penso. Sarà l'effetto del vino. Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma so bene cosa voglio dire.

LIDIA: Anche se non sono d’accordo con te, mi complimento. Brava.

CHIARA: Grazie.

LIDIA: E senti… In questo territorio a cui fai riferimento, non c'è qualcosa da sgranocchiare che ho una fame da lupo?

CHIARA: (Sorridendo ulula) Uhh! Uhhh!

LIDIA: (c.s.) Uhh! Uhhh!!!

(Squilla il telefono)

CHIARA: Lidia, il telefono!

LIDIA: L'ho sentito.

CHIARA: (Comincia a girovagare per la stanza) Porca miseria, dove ho messo la trousse.

LIDIA: Ma che hai il video telefono?

CHIARA: (c.s.) Che c'entra. Se sono loro per dirci che sono qui sotto?

LIDIA: Rispondi prima, poi si vedrà. Speriamo che non sia l'ospedale…

CHIARA: (Alza la cornetta) Pronto? (Fa cenno che al telefono sono gli inquilini del piano di sopra. Comincia a ridere)

LIDIA: Chi è?

CHIARA: (c.s.) No, non ho cani lupo.

LIDIA: (Comincia a ululare) Uhh!… Uhhh!

CHIARA: …Le assicuro che non ho lupi in casa, ci mancherebbe altro.

LIDIA: (c.s.) Uhh! Uhhh! (Ride)

CHIARA: …Sarà la televisione… (A Lidia) Smettila stronza!… No. Non a lei signora, non mi permetterei mai…

LIDIA: (c.s.) Uhh! Uhhh!

CHIARA: …E' che stiamo guardando un programma al TV… "Lupi mannari". Si, è il nuovo programma di Piero Angela.

LIDIA: (c.s.) Uhh! Uhhh!

CHIARA: (Fa un cenno di calcio a Lidia) Sta guardando la televisione ma non riesce a trovare il programma? …Uhm… Ha la parabola, signora? …E allora non può vederlo.

LIDIA: (c.s.) Uhh! Uhhh!

CHIARA: Cosa? …Non riesco a sentirla, ho il volume del televisore alto. E' il suo film preferito?! …Vuole che glielo registri?! (Ride) Ho il videoregistratore rotto e poi sto per uscire… Mi scusi adesso devo lasciarla ho ospiti. (Riattacca il ricevitore e salta addosso a Lidia con la quale fa una lotta scherzosa) …Sei una stronza…

LIDIA: (c.s.) …Tu sei una bugiarda…

CHIARA: …Ti faccio ululare io. Ti do una ciabattata…

LIDIA: …Ti tiro i capelli e ti mordo il culo. (Le due donne restano sdraiate a terra con gli occhi verso il soffitto una di fianco all'altra e ridono)

CHIARA: (c.s.) Cosa mi mordi?

LIDIA: Il culo.

CHIARA: Non è possibile…

LIDIA: Cosa?

CHIARA: Mordermi il sedere.

LIDIA: Perché?

CHIARA: Perché porto le mutande di ferro. (Ridono a crepapelle restando nella stessa posizione) Rimarresti senza denti.

LIDIA: (c.s.) Oh, Dio!

CHIARA: Le porto per non correre in tentazioni.

LIDIA: E come fai a pisciare? (c.s.)

CHIARA: Me la faccio addosso!

LIDIA: Che schifo!

CHIARA: …La signora del piano di sopra. Lei si che le porta. In tanti anni che abito qui, non ho mai sentito cigolare il letto. E poi il marito…

LIDIA: Il marito?

CHIARA: …E' senza denti. (Ridono) Gli avrà dato un morso sul culo.

LIDIA: (Ride contorcendosi)

CHIARA: …La signora del piano di sopra. Povera donna. Non è mai uscita da casa.

LIDIA: Mai?

CHIARA: Quasi mai. E' segregata. Non ha mai conosciuto i piaceri della vita. Che so… Andare al cinema, a teatro, a ballare, a mangiare… una pizza con gli amici.

LIDIA: questo per colpa dello sdentato?

CHIARA: Lo pensavo anch'io. Invece è lei che ha voluto vivere la sua vita in questo modo. Dice che è felice, poverina. Si chiama Quintina.

LIDIA: (Ride) Quintina? Lo credo bene che ha deciso di non uscire. Sai la vergogna di rivelare il tuo vero nome? Quintina. Certo che ai nostri genitori la fantasia non li aiutava per niente. I genitori. Mi hanno chiamata ieri perché hanno ricoverato mio padre in ospedale.

CHIARA: Per quale motivo?

LIDIA: Dicono per un controllo. Gli hanno trovato un macchia nera non so dove e devono fare degli accertamenti.

CHIARA: Nulla di grave?

LIDIA: Speriamo di no. Anche se l'hanno portato con l'ambulanza.

CHIARA: (Prende la bottiglia semivuota di spumante che è al suo fianco e beve) Ne vuoi?

LIDIA: Si. (c.s.)

CHIARA: (Si alza) Bene. Prepariamoci alla cerimonia.

LIDIA: (c.s.) Credo che sia ora.

CHIARA: Guarda un po' tra le mie cose se c'è qualcosa che possa piacerti.

LIDIA: Dove sono le tue cose?

CHIARA: Guarda in giro, qua… là.

LIDIA: Ma come fai a vivere in questo disordine?

CHIARA: Perché, trovi che la mia casa sia disordinata?

LIDIA: Disordinata?!

CHIARA: (Si mette cercare gli abiti da indossare tra le altre cose) Io so bene dove ho le cose.

LIDIA: Ma è un gran casino. (c.s.) Con questo non voglio dire che non sia pulita, ma…

CHIARA: Io non ho la pazienza e il tempo che hai tu per mettere a posto… in ordine. Sei esagerata, poi non ti trovi a tuo agio quando vai in casa di altre persone che non sono come te.

LIDIA: Cosa c'entra, io tengo all'ordine perché mi piace non avere nulla in giro. Le cose vanno riposte in un certo ordine. Mi piace.

CHIARA: E a me piace così! In casa propria ognuno fa quello che gli pare, non credi?

LIDIA: Certo che si.

CHIARA: Senti, se vuoi puoi mettere questo. (Prende un abito da sera nero elegantissimo che tiene ben conservato) Me lo aveva regalato un tipo circa quindici anni fa. Avevo l'età tua a quel tempo. Che bei ricordi. L'indossai per un matrimonio di alcuni nostri amici. Ero bellissima. E' la cosa più cara che ho. E' proprio giusto per te. Prendilo.

LIDIA: Ma se tieni così tanto a questo vestito è meglio di no.

CHIARA: Prendilo!

LIDIA: No, lascia perdere, troverò qualche altra cosa.

CHIARA: Che palle! Prendilo ti ho detto! Ma è si o no la vigilia di capodanno del duemila? …Me ne ero quasi scordata. (Urla) Cazzo è il duemila! E' Il duemila!!! Non ci posso credere. …Prendi questo cazzo di vestito sbrigati! (Gli porge il vestito)

LIDIA: Come vuoi. (Prende il vestito con molta cura ed abbraccia Chiara) Grazie.

CHIARA: Figurati. Ci starai benissimo. Va, va ad indossarlo.

LIDIA: Vado al bagno. (Esce dalla porta del bagno)

CHIARA: Attenta a dove metti il vestito che mi si è rotto il rubinetto ed ho tutta l'acqua a terra.

LIDIA: (f.c.) Me lo potevi dire prima porca miseria?

CHIARA: (c.s.) E' andato?

LIDIA: (c.s.) Si.

CHIARA: Prendi il phon che è nel cassettino in basso, sotto gli asciugamani… Tira su la scatola delle medicine, dovrebbe esserci la scatola degli aghi e del filo… Ecco, sotto questo c'è un cassetto piccolo, toglilo perché sennò non vedi che dentro c'e' la chiave per aprire il cassetto più grande che e a fianco a questo. …Prendi la chiave e gira nel verso antiorario altrimenti non si aprirà mai. Aperto il cassetto grande c'e' la collezione dei profumi, toglili tutti ed alza, sollevando la leva, quel fondo di legno che poggia su di un asciugamano da bidet bianco, sotto c'è una custodia che sembra la fondina di un poliziotto, aprila e trovi il phon.

LIDIA: Chiara?

CHIARA: Si?!

LIDIA: Mentre mi dicevi dove trovarlo… il vestito si è asciugato!

CHIARA: Meglio così. Lidia?

LIDIA: Si?!

CHIARA: Per favore, rimetti tutto a posto dopo che l'hai usato se ti serve. Sai, tengo molto all'ordine della casa.

LIDIA: Chiara?!

CHIARA: Si?!

LIDIA: Vaffanculo!

CHIARA: Buon anno tesoro.

LIDIA: Anche a te.

CHIARA: (Tra sé) Dovrò trovare qualcosa anche per me. Questo… no. …Questo! (Verso il vestito) Che dici, ti va di entrare nella storia? D'altronde cosa saresti senza questo giorno? Un semplice vestitino indossato per un paio di volte con quel figlio di puttana che ti ha comprato. Ti piace essere per l'eternità il vestito di un figlio di puttana? A nessuno piacerebbe. Allora, vuoi avere il piacere di accarezzarmi al passaggio dei due millenni? …Ti metto pure la collana, quella che piace a te. …Quella tutta fronzoli che fa tutto… frù frù. Te la ricordi? …Non puoi ricordarla. Ti sei fatto anzianotto caro, se non ti sfoggio adesso passerai quel che ti resta della tua breve vita chiuso in un armadio o in una cassapanca tutta tarli e polvere. Immagina un po'… Morto in una vecchia cassapanca rosicchiato dai tarli e ricoperto di polvere come figlio di puttana. (Ride) Non è una grande consolazione per te che potresti essere ricordato diversamente. Questa volta decido io. Tu sarai il vestito della grande festa indossato da una bella signora che per un giorno invece di indossare un camice bianco da salumiera, indossa uno straordinario vestito come te. Ed insieme entriamo a braccetto nel nuovo millennio. Guarda la tua mamma che regalo ti fa. (Prende una spilla di strass che poi tiene nascosta nella mano) E' un segreto. Guarda. (Apre la mano lentamente) Eh?! Non te lo aspettavi vero? Invece è così. Dovrai avere un posto d'onore anche tu, non ti pare? (La mette sul vestito) Qua. …Medaglia d'oro al vestito più bello del duemila. Portalo con fierezza, non tutti i tuoi parenti possono permetterselo. … Ti manca qualcosa… E' vero, che stupida! Avevo dimenticato il tocco finale. …Aspetta che deve stare da queste parti. (Prende un foulard di seta) Eccolo! …E voilà. Così saremo in due ad essere accarezzati. (Ride) …Saremo due bimbi in braccio alla loro mamma. Sei contento? …Anch'io. Gli amici di Lidia resteranno a bocca aperta. Ed ora a noi. Lidia?

LIDIA: (Parte la musica, entra in scena indossando il vestito della festa e ben truccata) Ti piace?

CHIARA: (Rimasta senza parole e commossa) E' fantastico! Sei bellissima! (Le due donne si abbracciano)

LIDIA: Grazie. Ti voglio bene.

CHIARA: Anch'io te ne voglio. (Dopo un po') Non lo ricordavo più questo vestito. Mi fai tornare indietro nel tempo. Fatti guardare ancora. (Felice) E' bellissimo tutto questo.

LIDIA: Mi mancano gli orpelli ma...

CHIARA: Guarda un po' in giro qualcosa troverai. Io vado a farmi bella. (Esce e va al bagno chiudendo la porta)

LIDIA: (Tra sé e cercando) Guarda un po' in giro… è una parola! Come fa a vivere in questo disordine?!

CHIARA: (Come se avesse sentito, dal bagno) Ognuno a casa propria vive come meglio crede!

LIDIA: Ma che hai i microfoni in questa stanza?

CHIARA: E' che ti conosco bene. So cosa stai pensando in questo momento. Guarda in giro che troverai.

LIDIA: E' come una caccia al tesoro qua.

CHIARA: Non ti piacciono le avventure?

LIDIA: (Allusiva) Eh!

CHIARA: …Non le avventure che intendi tu. Le avventure, quelle dove non sai cosa trovi ma cerchi lo stesso.

LIDIA: Si ho capito. Mi piacciono e come. Ma le avventure si fanno nella savana o in qualche safari o…

CHIARA: …A casa mia! Fingi di essere sull'isola del tesoro e hai smarrito la piantina che ti ha portato fin qua. Sai che lì intorno a te c'è il tesoro ma non sai dove è nascosto. Cosa faresti, andresti via non sapendo in che modo o converrebbe cercare ciò che volevi?

LIDIA: Quanto tempo ho per rispondere a questo rebus?

CHIARA: Il tempo è poco purtroppo. Manca pochissimo all'evento.

LIDIA: …Conviene cercare!

CHIARA: Come vuoi.

LIDIA: …E' praticamente impossibile. Tu cosa faresti?

CHIARA: Io rinuncerei.

LIDIA: (Ride) Anch'io.

CHIARA: E allora che vadano a farsi sfottere gli orpelli!

LIDIA: (c.s.) Hai ragione.

(Squilla il telefono)

CHIARA: Cazzo, ancora non sono pronta.

LIDIA: Che faccio rispondo io?

CHIARA: Non vuoi mica che risponda al telefono in mutande?

LIDIA: Perché no?! Questa cosa non la capisco.

CHIARA: Non mi va di stare nuda al telefono, mi imbarazza.

LIDIA: Ma mica ti vedono.

CHIARA: Non è per questo ma… Come ti sentiresti a chiacchierare con una persona che magari nemmeno conosci con la passerina all'aria?

LIDIA: Beh…

CHIARA: Così mi sento io al telefono, capisci?

LIDIA: Può darsi. Allora che faccio rispondo io che sono vestita?

CHIARA: Ti ho detto di si!

LIDIA: E se chiedono di te cosa dico, che hai la passerina all'aria e non puoi rispondere?

CHIARA: Dì che… richiamino perché sono uscita un momento.

(Il telefono termina di squillare)

LIDIA: Va bene.

CHIARA: (Dopo una breve pausa) Chi è?

LIDIA: Hanno sbagliato!

CHIARA: Chi cercavano?

LIDIA: Cercavano… cercavano… Non lo ricordo.

CHIARA: Non fa niente.

LIDIA: Ma che stai facendo una ristrutturazione del tuo corpo?

CHIARA: Perché?

LIDIA: Ci vuole ancora tanto?

CHIARA: …Devi fare la pipì?

LIDIA: No.

CHIARA: Eccomi. (Parte la musica ed entra in scena con l'abito da cerimonia. Ha la testa bassa dall'imbarazzo)

LIDIA: Chiara!

CHIARA: (c.s.) Si?

LIDIA: Ma sei bellissima! (Si abbracciano)

CHIARA: Grazie. Spero di essere all'altezza della situazione. Mi sono sempre vergognata a vestirmi bene. Mi sento in imbarazzo.

LIDIA: Fai male. Sei straordinariamente affascinante. Ti va di ballare?

CHIARA: Si. (La musica cresce e le due donne ballano allegre avvolte dalle note)

LIDIA: (La musica termina) Balli bene.

CHIARA: Mi è sempre piaciuto ballare. Con Franco lo facevamo spesso.

LIDIA: A lui piace tanto. Prima di conoscerlo non sapevo fare un passo, poi lui me lo ha insegnato.

CHIARA: Anch'io non sapevo farlo. Le prime volte fu una tragedia. Mi ricordo che mi mise con i miei piedi sopra i suoi e cominciammo a danzare per ore. Imparai solo perché sapevo che gli faceva piacere. …E' da tanto che non lo senti?

LIDIA: Da allora.

CHIARA: Nemmeno per un saluto?

LIDIA: Macché.

CHIARA: Lui è fatto così. Quando decide ti troncare… via!

LIDIA: Eppure mi aspettavo che i giorni passati insieme avessero lasciato un bel ricordo. In tre anni non abbiamo mai litigato, pensa. Mai. Solo una volta cominciammo a strillare come pazzi. Ma forse per fare qualcosa di diverso. Era talmente stupido il motivo che a un certo punto non sapevamo più perché stavamo litigando.

CHIARA: Su questo devo dire che è sempre stata una persona tranquilla. In casa non ha mai alzato la voce o preteso qualcosa. Quindici anni sono volati insieme a lui, sembra ieri.

LIDIA: Mi dispiace.

CHIARA: Ma figurati. E' passato talmente tanto tempo che l'ho rimosso dalla mia vita.

LIDIA: Quando ci trovasti qui, mi sentii uno schifo. Volevo sprofondare negli abissi dell'oceano. La mente mi si chiuse, mi si annebbiò che non capivo più dove mi trovavo, cosa stavo facendo e con chi ero. Se avessi saputo che stavo con uno stronzo…

CHIARA: Quel giorno almeno è servito a qualcosa, no? Ho perso un uomo ma ho conosciuto un'amica come te.

LIDIA: E' vero ci siamo conosciute qui in quella situazione… Come è strana la vita. Presentarsi nel momento meno adatto e restare amiche. Io non ce l'avrei fatta. Mi ricordo le tue parole, i tuoi movimenti, le tue azioni. Dicesti: "Chiedo scusa, non volevo disturbare. E' che ho dimenticato di prendere il biglietto del treno dal cassetto, ma faccio subito". …Prendesti il biglietto del treno e mi dicesti: "Piacere, sono Chiara. Ero la moglie di questo verme che è a letto con te". …Ti diedi la mano ma tremavo come una foglia.

CHIARA: (Con sorriso) Lo ricordo.

LIDIA: …Poi andasti via ma subito rientrasti: "Lidia, non preoccuparti se nonostante gli sforzi non senza riesci a farglielo venire su. Non è colpa tua. Buon divertimento… Ah, per dopo se ti servono teli da bagno sono nel primo cassetto in alto alla credenza. Basta sollevare il coperchio e sotto trovi uno sportellino che si apre… lui sa come. Dopo averle usate per favore dagli una sciacquatina perché questa cosa mi farebbe schifo a farla, ciao." …E andasti via.

CHIARA: Come minimo.

LIDIA: Lo credo bene. Poi ci rivedemmo dopo una settimana circa, vero?

CHIARA: Si appena tornai. Ti chiamai a casa, avevo trovato il numero sull'agenda di Franco. Venni io a casa tua stavolta, …ma non portai nessuno con me.

LIDIA: (Sorride) Lo ricordo. …Mi dispiace Chiara.

CHIARA: Ancora? …Vuoi che ti ci mandi adesso? Gli uomini sono delle povere bestie indifese e deboli. Se fosse capitato a me uno più giovane di vent'anni, probabilmente avrei fatto lo stesso. Mica è scemo lui. Mi dispiace per te che non avevi ancora le idee chiare sul sesso. …Diceva mia nonna: "L'uomo è stronzo, ma le donne sono puttane, io per prima". Le nonne sanno sempre tutto, anche da rincoglionite. Siamo tutte delle puttane diceva, …tranne una.

LIDIA: Chi?

CHIARA: …Quella del piano di sopra! (Ride)

LIDIA: (c.s.) …Quella del piano di sopra ha una dentiera appiccicata sul culo di ferro. E' proprio il caso di dire che ha un culo che morde! …Quella del piano di sopra.

CHIARA: …Quella del piano di sopra ha il marito che sputa in continuazione… Hai capito perché sputa in continuazione? (Ride a crepapelle)

LIDIA: …Da quando gli ha morso il sedere! (c.s.) …Quella del piano di sopra.

CHIARA: (Allusiva) …Quella del piano di sopra vuole vedere il lupo mannaro. (Ulula) Uhh!!! Uhhh!!!

LIDIA: (Ulula) Uhh!! Uhhh!!! Quella del piano di sopra non cambierà mai casa per non rischiare di essere chiamata "Quella del piano di sotto". (Ride sempre di più)

CHIARA: O… "Quel ramo del lago di Como" (c.s.) …Quella del piano di sopra… Oh Dio… Non ce la faccio più dalle risate… Quella del piano di sopra… (Ride a singhiozzi) …Quella del piano di sopra…

LIDIA: (In crisi ad un delirio di risate) …Quella del piano di sopra si è buttata di sotto. …Quella del piano di sopra.

CHIARA: (c.s.) Oh Dio, speriamo non cada di culo… Quella del piano di sopra. Basta, non ce la faccio più. Basta. (Cerca di calmare la crisi di risate) Basta così.

LIDIA: (c.s.) …Quella del piano di sopra ha i piedi che puzzano! …E si sente fino a quelli del piano di sotto. …Quella del piano di sopra.

CHIARA: …Quella del piano di sopra non è mai andata a cavallo col marito che stava di sotto. …Quella del piano di sopra.

LIDIA: …Quella del piano di sopra abita all'ultimo piano per cui sarà sempre "Quella del piano di sopra".

CHIARA: …Quella del piano di sopra ha sempre gli occhi alla finestra per guardare cosa succede di sotto. (Urla ridendo) Basta!!!

LIDIA: (Ulula) Uhh!!! Uhhh!!!

CHIARA: (c.s.) Uhh! Uhhh!!! (Si inginocchia sfinita) Oh Dio! Ho la pancia dura come una pietra.

LIDIA: (c.s.) A chi lo dici.

CHIARA: Che ore sono?

LIDIA: Le undici e mezzo.

CHIARA: (Ride a scatti) Le undici e mezzo. Ci siamo quasi. L'ora si avvicina e noi siamo qui inginocchiate alla finestra a vedere la neve che cade.

LIDIA: Senza mangiare nulla. E' passato un secolo ma tutto rimane immutato.

CHIARA: E' tutto ancora come prima. …Io, te, la neve, le case…

LIDIA: …Le chiese, le facce, il pranzo, la cena…

CHIARA: …I cavalli, i capelli, le coppie, la gente…

LIDIA: …I vestiti, l'amplesso, l'amore, le guerre…

CHIARA: …Gli odi, le indifferenze, i rancori, la pastasciutta…

LIDIA: …La pizza, le scarpe, gli orpelli, i trucchi…

CHIARA: …La politica, gli assassini, le pene di morte, gli orrori…

LIDIA: …Gli infami, i poveri, i ricchi, le ambizioni,

CHIARA: …I quadri, la musica, gli attori, le prostitute…

LIDIA: …Le madri, i padri, i fratelli, gli abusi…

CHIARA: …Gli incendi, le sepolture, le passeggiate, gli amici…

LIDIA: …Le gioie, i pianti, le risate, le penne…

CHIARA: …I maestri, gli ingegneri, il razzismo, le maldicenze…

LIDIA: …Le arti, il legno, il ferro, l'oro…

CHIARA: …I soldi, il potere, la schiavitù, le tribù…

LIDIA: …Gli animali, le cose, le tasse, le bugie…

CHIARA: …E siamo nel duemila! (Ride) Siamo nel duemila!

LIDIA: (Felicissima) Ci pensi, abbiamo visto il futuro. L'abbiamo toccato con mano. Tutto cambierà.

CHIARA: Stammi vicina che mancano pochi minuti, abbracciami. (Le due donne si stringono in un abbraccio sincero e restano in questa posizione) Grazie cara. Grazie per avermi dato la gioia di questo giorno. Grazie per avermi fatto credere che avevi invitato i tuoi amici. Il gioco mi è piaciuto fin dall'inizio e mi ci sono buttata dentro come se non sapessi. Mi sono sentita rinata, una bella ragazzina che ansiosamente aspettava la telefonata del suo fidanzatino. E' stato bellissimo. Il più bel capodanno della storia.

LIDIA: Sapevo di farti felice. Il sospetto che ti eri accorta di tutto mi è venuto quando ho visto che non avevi preparato niente da mangiare. (Ride) Sei proprio una grande stronza.

CHIARA: (Ride) Devo dire che sei sempre stata la mia maestra in questo. Ti voglio bene. …E grazie ancora.

LIDIA: Grazie a te che mi hai permesso di passare i momenti più sinceri e gioiosi della mia vita nell'attimo più singolare della nostra esistenza. Il duemila.

CHIARA: A proposito... (Lasciano la presa) Il biglietto! A che ora danno i numero del biglietto vincitore?

LIDIA: Credo adesso, …pochi minuti a mezzanotte.

CHIARA: Accendo il televisore. (Si alza ed accende il televisore) Su che canale?

LIDIA: Credo Rai uno.

CHIARA: Teniamo d'occhio il numero, AB122222.

LIDIA: Ma ancora credi a queste cose?

CHIARA: Fino a quando Dio mi darà vita ci proverò. In fondo l'abbiamo comprato insieme, no?

LIDIA: Si.

CHIARA: E allora?

(Voce fuori campo: "Tra pochi minuti vi daremo il numero del fortunato vincitore della lotteria di capodanno".)

CHIARA: (Ansiosa e incollata al televisore) Eccolo.

(Squilla il telefono)

LIDIA: Il telefono squilla.

CHIARA: Rispondi tu per favore, non posso lasciare in questo momento.

LIDIA: Va bene. (Alza la cornetta) Pronto? (Cambia umore) Si, sono io.

(Voce fuori campo: "Il numero del biglietto vincitore al quale andranno cinque miliardi della lotteria di capodanno 1999 è… serie AB122222".)

CHIARA: Oh Dio!!! (Urla di piacere e ride) Abbiamo vinto!!! Cazzo abbiamo vinto!!!

LIDIA: (Nel frattempo ha cominciato silenziosamente a piangere fino a crescere in un pianto sonoro) Papà!!! (Si inginocchia a testa bassa con le mani al volto piangendo)

CHIARA: (Ride a crepapelle)

(Si odono in primo piano i botti della festa, i fuochi d'artificio etc.)

SIPARIO