La visita del prefetto

Stampa questo copione

Siamo sulla scena divisa a metà

Libero adattamento teatrale della novella

La visita del prefetto

di

Renato Fucini

Tratta dal libro

All’ARIA APERTA

Sceneggiatura

di

Fulvio Barni

E

Maria Letizia Ceccuzzi

Personaggi:

11 uomini

5 donne

comparse

Trama

Un telegramma al palazzo comunale annuncia per il giorno dopo una visita del Prefetto. In paese, fervono grandi preparativi che coinvolgono tutta la popolazione. Peccato che nessuno si accorga che l'indomani sarà il 1° aprile.

Narratore: “Passeggiando per le vie del paese, nessuno, sul momento, si sarebbe accorto che c’era in preparazione qualcosa di grosso, dopo che il Sindaco aveva ricevuto quel telegramma dalla prefettura. Una gran folla dentro e davanti alla farmacia del Verdiani e niente altro. Ma dai cortili e dai giardini, per chi avesse dato un’occhiata sul dietro delle case, l’affare cambiava aspetto. A Quasi tutte le finestre era uno sventolìo di sottane e di vestiti neri tesi al sole, mentre un odore acuto di naftalina volava sottile per l’aria, mescolandosi al profumo degli amorini e delle mammole in fiore. Sulle terrazze e all’aria aperta era uno sbanchettìo e uno stropiccìo generale per levar polvere e frittelle, e per rimettere possibilmente a nuovo un arsenale di vecchi soprabiti che da qualche decina di anni dormivano saporitamente in fondo agli armadi. Un vero disastro per le tigne e le tarme. Il Telegramma giunto al Sindaco gli annunziava l’arrivo del prefetto per il giorno dopo”.  (sfuma la luce sul narratore e va sulla scena)

Siamo sulla scena divisa a metà. Da una parte la stanza  della giunta, dall’altra l’ufficio del sindaco. Il primo cittadino ha riunito d’urgenza gli assessori.

Stanza della giunta comunale: Sono presenti al momento il sindaco e gli assessori Zingoni e Banderuoli..

Sindaco: E’ un’ ora brutta! Per mio! E’ un’ora brutta per sapere se si deve preparare una colazione, un desinare o un rinfresco………..Basta. Di questo ne riparleremo più tardi, quando sarà arrivato anche l’assessore Verdiani! Ooooh! Dove s’era rimasti?…….Ah! E allora, dunque, resta fissato che lei, Zingoni,  pensa subito in serata a far avvisare i capifabbrica e la direttrice delle scuole e lei, Banderuoli, si occupi del maestro della banda…..

Banderuoli:  L’ho gia avvisato! Stia tranquillo

Sindaco: Bravo! Lei Zingoni mi diceva che si prenderà anche l’incarico delle vetture; e io penserò al Preposto e alle suore del conservatorio. Ma il Verdiani, dico io, che fa questo assessore Verdiani?…….. (urlando) Segretario! Segretario!

Segretario: (da fuori scena) Sono subito da lei, signor Sindaco.

Sindaco: Ma dunque, dico io, questo Verdiani, Segretario, viene si o no?

Segretario: Ho mandato il Trambusti a chiamarlo……..

Sindaco: Ma il Trambusti che fa? Che fa questo Trambusti? Torni almeno lui, corpo di….! Sangue d’un………

Segretario: Dovrebbe essere qui a minuti, signor Sindaco……… Se non si è fermato per strada a chiacchiere. (si sentono voci fuori scena)

Sindaco: Chi c’è di la, Segretario?

Segretario: Il Torrini e l’Ingegnere.

Sindaco: E in due riescono a fare tutto questo baccano! Mi mandi subito di qua l’ingegnere. (il segretario esce)

Segretario: (si sentono ancora voci fuori scena) (il segretario rientra) Se non sbaglio, eccolo, signor Sindaco.

Sindaco: Chi, eccolo?

Segretario: Il Trambusti. O ‘un lo sente? E’ per le scale che sale.

Sindaco: E da che cosa dovrei riconoscerlo secondo lei?

Segretario: Da fiatone e dalla voce! O ‘un lo sente che soffia come una vaporiera e tira moccoli a più non posso!

Sindaco: Lo faccia entrare! Forza! (il segretario va a chiamare il Trambusti)

Segretario: O che urlio è questo? Corpo di…….! (va verso la porta che da sulle scale e si affaccia) Silenzio! Che maniera è cotesta? Sangue d’un……! O che vi credete d’ èsse’ al mercato? Bell’educazione, si, proprio una bella educazione davero. (entra il Trambusti trafelato)

Trambusti: Ma io signor Segretario……….che c’entro?

Segretario: Gnamo, gnamo; pochi discorsi e si zitti!

Trambusti: (al Sindaco) Io ‘l Verdiani l’ho avvisato, ma m’ha mandato via di farmacia come ‘n cane e m’ha detto anche che dovete fa’ da voi senza di lui. Perché ‘un pòle venì’ in punte maniere. (si mette seduto in fondo alla stanza e sonnecchia)

Sindaco: Segretario, abbia pazienza, ci arrivi lei dal Verdiani ; senta un po’ di che si tratta, e intanto mi mandi qui l’ingegnere. (il Segretario esce)

Sindaco: Dunque, dove eravamo rimasti?

Zingoni: E chi se lo ricorda, n’ha dette tante! (entra l’ingegnere)

Ingegnere: Mi ha fatto chiamare signor Sindaco?

Sindaco: Si! Venga pure avanti. Lei signor Ingegnere si occupi di far levare da piazza Garibaldi quella montagna di terra che sta li nel bel mezzo.

Ingegnere: Sarà fatto. …..E mi scusi la domanda……ma dove la faccio mettere?

Sindaco: Ma l’Ingegnere è lei o sono io?……..Faccia fare una buca e ce l’assotterri, per mio!

Ingegnere: Va bene……faremo così! (fa per uscire) ……..ma scusi tanto è…..e la terra che tolgo della buca dove la faccio mettere?

Sindaco: (urlando) Ingegnere!…..ne faccia fare un’altra e ce la riempia. Santo Dio, ma devo pensare a tutto io.

Ingegnere: (pensoso) Sono un po’ perplesso sulla riuscita di questa operazione, ma farò il possibile.

Sindaco: E faccia riempire con del breccino tutti gli avvallamenti del lastricato di via Mazzini e del corso Umberto 1°.

Ingegnere: Non abbiamo più breccino signor Sindaco. L’abbiamo finito……….E se li facessi riempire con della terra, potrebbe andare bene lo stesso? E’h? che mi dice?

Sindaco: Io le dico che deve cavarsela da solo! Li riempia sdraiandocisi lei, ci metta dentro tutti gli stradini, faccia quello che vuole, ma li riempia. La sfilata con il prefetto passerà di lì.

Ingegnere: (entusiasta) Ho trovato!……ho trovato la soluzione più semplice e che ci permetterà di non fare brutta figura.

Sindaco: Sentiamo……avanti……parli….

Ingegnere: Perché non facciamo passare la carovana del Prefetto da via Roma………. Lì non c’è n’è  nemmeno una di buche.

Sindaco: (urlando) Ingegnere!……Ingegnere!..

Ingegnere: (mani ai fianchi e sull’attenti) Comandi, signor Sindaco!

Sindaco: La smetta, non è questo il momento di sparare fregnacce.

Ingegnere: (saluto militare) Signor si!

Sindaco: (guardandolo sull’attenti) Riposo! (l’Ingegnere esegue) E dello schizzo della fontana maggiore che cosa mi dice?

Ingegnere: Che vuole che le dica, signor Sindaco. Che ‘un ne schizza. E’ tutto mangiato dalla ruggine. Questo è tutto quello che gli posso dire.

Sindaco: Io voglio che lei mi dica che cosa possiamo fare perché torni a schizzare.

Ingegnere: La soluzione ci sarebbe, ma se poi gli dicessi che ci vorrebbe una fontana nòva, lei doppo s’arrabbia. E allora………….preferisco star zitto.

Sindaco: Vada Ingegnere, la prego, vada. E faccia del suo meglio. (l’Ingegnere esce. Entra d’impeto il Verdiani. E’ scarmigliato e scomposto negli abiti. Ha in testa una papalina E’ arrabbiatissimo)

Verdiani: (gia appena entrato) Ma che so’ cose giuste queste? Non è tollerabile, via!

Zingoni: O che è successo dottore? Sembra che l’abbi’ chiappato ‘na libecciata.

Verdiani: Non si può sopportare che in un paese civile accadano scene come quella accaduta a me dopo la notizia del telegramma. Avrei dovuto avere in farmacia una botte di benzina per smacchiare.

Banderuoli: Belle prepotenze! Come se lei fosse obbligato a tenere in farmacia una considerevole scorta di benzina.

Sindaco: Lo doveva prevedere!

Verdiani: Prevedere un corno! Quando in tempi ordinari se ne vende si e no due bòcce all’anno a dì’ parecchio. Ma chi va a pensà’……..ma poi che maniere………..

Trambusti: Ha ragione ‘l dottore. L’ho visto io come si comportavono Per arrivà’ fino al bancone per parlà’ col dottore ho rimediato (toccandosi) certi tonfi ne le costole che ancora mi dolgono.

Zingoni: Auh, che gente! Manco gli Zulù si comporterebbero cosi!

Banderuoli: Per forza! Gli zulù non ce l’hanno i vestiti frittellosi da smacchià’.

Sindaco: Zingoni, per favore, sia serio e non faccia dello spirito in momenti delicati come questi.

Verdiani: Appena ho detto che la benzina era finita, e che se avevano le frittelle nei soprabiti se le fossero levate col sapone: urli, fischi……… trattamenti che neanche a un galeotto.

Zingoni: Auh, che gente! Manco gli zulù si comporterebbero così.

Sindaco: Zingoni, almeno dica qualche altra battuta. Questa non rende l’idea.

Banderuoli: Io invece la capisco e le sono nel cuore, Verdiani.

Verdiani: E poi anche una sassata nel vetro ho avuto. Che è andato in cento pezzi, è andato.

Trambusti: (mentre dormicchia senza scomporsi) Poteva chiamare i Carabinieri.

Verdiani: Certo che li ho chiamati. E se non arrivavano loro a vuotare la farmacia dalla gente, chissà come andava a finire. (rivolto al Sindaco) E quello che è peggio, è che c’era la su’ serva che era la più scalmanata di tutti.

Sindaco: (scattando quasi offeso) Ma in fin dei conti, nessuno le chiedeva altro che di trovarsi in grado di corrispondere ai bisogni del pubblico e di avere la farmacia fornita. Come prescrive il regolamento dei medicinali…….

Verdiani: Sissignore! E siamo perfettamente d’accordo; ma la benzina, lei m’insegna, non è un medicinale.

Banderuoli: Il Sindaco ha ragione. Potrebbe anche arrivare all’improvviso un controllo della commissione provinciale.

Verdiani: Eh! Sarebbe bella davvero che mi volessero contare per medicinali anche le candele, i bottoni e i rocchetti di filo che la mi’ moglie tiene in uno scaffale a parte!

Banderuoli: Ma io volevo dire…………

Verdiani: Lei dica quello che gli pare; e io invece dico che sarebbe l’ora di falla finita.

Sindaco: (a voce alta) Signor Verdiani!

Verdiani: Sissignore; sarebbe l’ora di falla finita con queste persecuzioni.

Sindaco: Andiamo, andiamo, signor Verdiani; lei non è penetrato della gravità della situazione, e……..mi permetta di dirlo, lei non possiede il senso dell’opportunità.

Verdiani: Ma, signor Sindaco………

Sindaco: Consideri se questo è il momento……….

Verdiani: Già! E il vetro rotto chi me lo ripaga lei?

Sindaco: (in modo perentorio indicando una sedia) Si metta a sedere e finiamola. (il Verdiani non replica. Si toglie la papalina di capo e si siede rannuvolato in disparte) Si diceva…….. (guardando il Verdiani) si parlava di questo rinfresco o pranzo che sia, da offrirsi al signor Prefetto, se sarebbe bastato un bel manifesto, o………..

Banderuoli: A che ora arriva?

Sindaco: Ve l’ho detto anche dianzi: a mezzogiorno e mezzo circa…….ma poi si capisce, tra una cosa e un’altra, si fa alla svelta a fare il tocco, o magari le due.

Zingoni: E se n’anderà?

Sindaco: Di questo non ne so niente. Ma di certo, gente d’affari come quella, se n’anderà col treno delle cinque.

Zingoni:  Il treno delle cinque è stato soppresso.

Banderuoli: E allora se n’anderà con quello delle nove o, al più a lungo, col diretto delle dieci e quaranta.

Zingoni: Se ‘un fosse pe’ la spesa, una cena a quell’ora farebbe comodo anche a noi.

Banderuoli: Ha proprio detto giusto assessore Zingoni. Sarebbe il male del ritardo di una mezz’ora ma finalmente si cenerebbe anche noi.

Sindaco: Assessore Verdiani! Il suo cognato che ha la trattoria, il Bargelli, sarà in casa a quest’ora?

Verdiani: Credo di si. Mandi qualcuno a vedere.

Sindaco: Vorrei parlare con lui per il banchetto. Che ne dicono lor signori?

Zingoni: Mi parrebbe fatto bene, perché se la spesa ‘un è molta…………

Sindaco: Segretario! Segretario! (entra il Segretario)

Segretario: Mi diceva signor Sindaco?

Sindaco: Mandi subito il Trambusti a dire al trattore Bargelli se può arrivare un momento qui, perché abbiamo bisogno di lui.

Segretario: Lo farei volentieri, se sapessi dove è. E’ gia un po’ che non lo vedo. (il Sindaco scorge il Trambusti in fondo alla stanza che dorme)

Sindaco: (che da un gran tonfo sulla scrivania) Trambusti! Trambusti!

Trambusti: (si sveglia di soprassalto) Eh! Si, chi mi vòle? Arrivo.

Sindaco: Trambusti! Il comune la paga per lavorare non per dormire.

Trambusti: (si mette sull’attenti) Ai suoi ordini, signor Sindaco.

Sindaco: vada a chiamare il Bargelli e le dica di venire subito qui. Lo sto aspettando.

Trambusti: Sarà fatto, signor Sindaco. ( il segretario e il Trambusti escono)

Sindaco: Ma che cosa dobbiamo vedere. Dormire sul lavoro. Nessuno ha più voglia di fare il proprio dovere. Dunque, dove eravamo rimasti?…………….. (rientra il Segretario)

Segretario: Signor Sindaco, di là c’è il presidente della società operaia che aveva bisogno di parlargli.

Sindaco: Vengo, vengo subito. Con permesso, signori. (sfuma la luce dalla stanza della giunta e va sull’ufficio del Sindaco)

Sindaco: Buongiorno presidente (stringendo la mano), mi dica velocemente che cosa vuole perché ho molto da fare.

Pres. Soc. op: Dicevo che ai festeggiamenti per il prefetto, farei intervenire tutti gli iscritti della società. Che ne dice?

Sindaco: No, no, per carità, tutti sono troppi! Io direi che potrebbe bastare una rappresentanza della società operaia. Quando ne ha portati otto……………al massimo dieci.  Mi parrebbe…………………se no si fa una processione che non finisce più.

Pres. Soc. op: Ah! E chi glielo dice a quelli che restano fuori, che non possono venire?

Sindaco: Lei!…………Senta, le faccio il conto: Giunta, Consiglio,…….cioè, prima la Banda. Dunque: Banda, Giunta, Consiglio, clero, scuole, società operaia………….

Pres. Soc. op: (esterrefatto) Noi dopo le scuole!? Ma non credo proprio.

Sindaco: E allora facciamo così: Dunque si diceva: Banda, Giunta, Consiglio, clero, reduci, società operaia……….

Pres. Soc. op:  (con il veleno nel fiato) Noi dopo i reduci?……. Noi? Mai!

Sindaco: Ma caro lei, in qualche modo bisognerà pure adattarsi! Bisognerà che qualcuno………….

Pres. Soc. op: Guardi signor Sindaco, guardi bene, vediamo se fosse possibile…………..

Sindaco C’è poco da guardare! Il preposto mi manda a dire che lui e i suoi preti, se non sono messi subito dopo il Consiglio, si rifiutano di venire; i reduci hanno detto che dietro la Società operaia loro non ci stanno; lei mi dice così……………e allora ditemi come si fa ad accontentarvi tutti!

Pres. soc. op: Se si trattasse di cosa mia particolare, capirà bene, Sindaco……….ma quei giovanotti?  Sa……….. sono ragazzi piuttosto allegri, di mano lesta…………

Sindaco: Bè! Parlerò di nuovo col Ciangalli e guarderò se si piega………….Mi rincresce, ma ci ho di là la Giunta riunita, mi rincresce di non potermi trattenere………….

Pres. Soc. op: Ma le pare signor Sindaco! Anzi, mi scusi……sa? Glielo ripeto, non è per un’idea mia, ma ripensando che…………….

Sindaco: Vedremo, vedremo. Vedremo di fare il meglio che sarà possibile…..Arrivederlo.

Pres. Soc. op: Arrivederlo signor Sindaco. (il sindaco esce e la luce torna nella stanza della giunta) (fuori si sentono le note stonate di un trombone che sta provando)

Sindaco: Il trattore Bargelli non si è fatto vivo? (intanto, l’assessore Zingoni, cascato di traverso, con un braccio allungato sulla tavola, dormiva come un tasso) (guardandolo disgustato) Che sconvenienza, che sconvenienza! Verdiani! Mi faccia il piacere, lo scòta un po’ che si svegli. (Il Verdiani, nero com’era, gli fiancò una gomitata nel groppone da stroncargli una costola. Lo Zingoni si sveglia con un sussulto)

Zingoni: Eh! Oh! Il Prefetto! Ah! (sorridendo, insonnolito) Io capisco che è una sconvenienza, ma anche a casa mia, quando ho mangiato………… (facendo i versi) Cascaggini! Cascaggini! Da tutte le parti……..

Sindaco: Segretario! Segretario! E’ tornato il Trambusti? (il segretario accorre e si ferma sulla porta come facesse capolino)

Segretario: Sissignore!

Sindaco; C’era il Bargelli a casa?

Segretario: Sissignore! E ha mandato a dire che a momenti sarà qui.

Sindaco: Va bene.  dica al Trambusti che vada subito a chiamarmi il Ciangalli, perché ho bisogno di vederlo. (il Segretario si ritira e rientra subito)

Segretario: Eccolo il Bargelli, signor Sindaco. Sta salendo le scale. (esce di scena)

Sindaco, Meglio così. Lo faccia passare subito. E quando torna il Trambusti gli dica che vada di corsa a dire di star zitto a quell’accidente di trombone che ci leva di sentimenti. (rientra il Segretario)

Segretario: (sventolando un foglietto di Carta) Ah! Mi ero dimenticato. Un telegramma, signor Sindaco, un telegramma.

Sindaco: Ah! È del deputato. Sentiamo.

Segretario: (legge) “Trattenuto capitale- importantissimi lavori commissione bilancio- non posso- mio grande rammarico- presenziare festa- ricevimento solenne- prego ossequiare mio nome conte senatore prefetto- DEL MAZZO”

Verdiani: Ma guarda, l’aveva saputo anche lui! Non c’è pericolo che a quell’uomo gli sfugga nulla. Che mente! Che mente! Segretario: bisognerà rispondergli.

Segretario: Ho gia preparato il telegramma e quando avremo finito qui, vado subito a spedirglielo.

Verdiani: Va benissimo, e lo faccia uno anche al prefetto.

Segretario: Lo farò, ma ho pensato che per oggi è inutile telegrafare, perché a quest’ora gli uffizi della prefettura sono chiusi, e domattina sarà inutile ugualmente perché gli uffizi non si aprono prima delle dieci; e alle nove il signor prefetto sarà già in viaggio per venire da noi. Che mi dite?

Sindaco: Va bene, va bene. Faremo i nostri ringraziamenti e le nostre scuse a voce così non si sta ad ammattire……….. (il Segretario riesce)

Zingoni: E si risparmia una lira. Che ci s’ha tanto bisogno.

Sindaco: (mentre gli da una manata sulla collottola) Ben detto Zingoni: Lei è sempre solerte nel risparmiare. (il segretario rientra)

Segretario: Signor Sindaco, c’è di la sua signora  con sua figlia che desiderano vederla.

Sindaco: Auff! Vengo subito! Vogliate scusarmi. (sfuma la luce sulla stanza della Giunta e si accende sull’ufficio del Sindaco) (vi trova dentro un giovane)

Sindaco: Chi è lei? Chi l’ha fatto entrare?  Che ci fa qui?

Segr. Velocip: Sono il Segretario dei velocipedisti……….. Vorrei dirle……….

Sindaco: (quasi urlando mentre lo spinge fuori) Non posso, non posso, parli col Segretario………

Segr. Velocip: Con quanti velocipedi veniamo, sei o dieci?

Sindaco: Ho detto dal segretario!…………. Ma non parlo mica arabo! (il veloc. esce di scena) (Chiama la moglie) Erminia, Maria! Venite, potete entrare.

Erminia: (ha in testa un cappello che è un vero e proprio catafalco di fiocchi, di fiori e spennacchi) (è agitatissima) Bella figura faranno tua moglie e tua figlia domani al ricevimento!

Sindaco: Che c’è, che c’è, siamo alle solite?

Erminia: (mostrandosi tutta allargando la sottana) Guarda tua moglie! Guarda tua figlia! Guardi signor Sindaco di Torrefosca! Osservi pure!

Sindaco: Ti sto vedendo!………….. Bè, che c’è di strano?

Erminia: Ah! Che c’è di strano? Belli, domani! Io a braccetto, e lei alla sinistra di un conte con queste calìe addosso! Bella figura!

Sindaco: Ma a me non sembra………

Erminia: Guardi questa bavera, spilorcio! Guardi quest’ombrellino! (lo apre) Si guardi cotesta cravatta, (con sarcasmo) Signor cavaliere.

Sindaco: Ma io non vedo poi……….

Erminia: (sempre più arrabbiata) Sei un avaraccio! Uno spilorcio! Un micragnoso!

Sindaco: Ma scusa, Erminia……………..

Erminia: vergogna!…….con quattro poderi e un mulino!

Sindaco: Ma corpo di un……! Giurammo Baccaccio…! Ma che vuoi che io supponessi…? Ma chi va a pensare….Ma si rimedia, si provvede. Dimmi, vuoi un po’ di quattrini?

Erminia: Ora, èh? E di qui a domattina, secondo te, si stacca e si cuce un vestito?

Sindaco: Ma è successo tutto così all’improvviso………

Erminia: E di qui a domattina si riveste questa povera figliola che non ha un cencio da mettersi addosso? Spilorcio!

Sindaco: Ma almeno una cravatta per me…………..

Erminia: L’egoista! Ma tua moglie non è fatta della tua stessa pasta; il sangue della mia famiglia, (enfatica) casa Stanganini! Non si smentisce.

Sindaco: Va bene, me ora calmati Erminia. Calmati.

Erminia: Tua moglie, ci aveva gia pensato alla tua cravatta, e l’avresti gia avuta nel cassettone, se Pioppino, il merciaio, non le avesse finite tutte stamani. (si sente bussare alla porta. E’ il Trambusti)

Sindaco: Chi è?

Trambusti: Amici!

Sindaco: Quali amici?

Trambusti: Io, signor Sindaco.

Sindaco: Ma chi, io?

Trambusti: Io, il Trambusti, per mio!

Sindaco: Allora avanti, per mio! (il Trambusti si affaccia appena sulla porta)

Trambusti: Signor Sindaco, di là la stanno aspettando perché il Bargelli ha furia, se no, col tempo contato che c’è, lui ‘un rimane “galante” di poter preparare tutto.

Sindaco: (alterato nella voce mentre fa segno di andarsene) Ho capito. Vengo subito. Lei vada intanto. Vada………vada…….vada!……… E vada!………

Trambusti: Vò, Vò! Per mio. ‘Un c’è mica bisogno di bocià’ tanto……………. Per mio!

Erminia: Dammi una trentina di lire, vedrò che cosa potrò fare……….e farò quello che mi è possibile.

Sindaco: O venti ‘un basterebbero….?

Erminia: (urlando come un’ossessa) Giulianoooooooo……..!

Sindaco: (tira fuori il portafogli) No, no, non t’arrabbiare, via Erminia, non t’inquietare. Tieni, tieni.

Erminia: Vorrei portare con me il Trambusti per un paio d’ore. Ti serve?

Sindaco: Non so quello che ci sia da fare in ufficio. Senti il Segretario. Io torno di là. (la moglie esce ed entra il Trambusti)

Erminia: Trambusti! Lei deve uscire con me.  Lo dica al Segretario.

Trambusti: “Signor Sindaco, ha detto l’Ingegnere che quelle antenne non è stato possibile trovarle”. ”Il presidente dei velocipedisti vuol sapere a che ora è la riunione? E se è qui o alla stazione?”.  “Il presidente dei reduci e della fratellanza militare è di là che l’aspetta”. “Il grassi della Banda è venuto a dire che la montura la mandò ad allargare e ancora non gliel’hanno riportata. Come si rimedia?”.    “ Dice Pallino se quel mandato glielo vuol firmare subito o se deve ripassare più tardi.” “ La signora direttrice dice che si sente male”.

Sindaco: Dal Segretario, via, dal Segretario! Io non ci sono per nessuno! (fa per uscire)

Trambusti: Signor Sindaco, io ‘un glielo posso dì’, a me mi tocca di escire. Devo andare con la sua signora.

Sindaco: Ah! Si! Allora lo dica  al Segretario. (esce di scena)

Trambusti: Ma quante gli si devono dì’ al Segretario? (sfuma la luce sull’ufficio del Sindaco e torna sulla stanza della Giunta)

Sindaco: (appena entrato batte forte una manata sul tavolo. L’assessore Zingoni quasi cade dalla seggiola dove si era addormentato di nuovo) Quando fece la luna nuova Zingoni?

Zingoni: Sabato notte alle quattro e venticinque.

Sindaco: Ne siete sicuro?

Zingoni: Perdiana baccone! Ho letto il lunario stamani; e quello non fallisce.

Sindaco: Allora siamo a cavallo! (la luce sfuma anche qui)

Narratore: Il Trambusti, prima di mettersi dietro alla signora Erminia, mandò un ragazzo a dire a sua moglie che poi alle sette gli facesse trovar preparato il solito paiolo d’acqua calda per il pediluvio; ma che, per carità, non se ne scordasse.

Il Sindaco e la Giunta, alle ventiquattro sonate, uscivano dal palazzo comunale allegri e soddisfatti per andarsene a cena. Tutto era ordinato: pranzo, legni, banda, associazioni….; tutto era stato previsto, e ora, per grazia di Dio, non mancava altro che una bella giornata piena di sole, perché ogni cosa riuscisse come era stata immaginata.

Siamo sulla piazza, davanti casa del Sindaco e dell’assessore Zingoni.

Sindaco: Ah! Che mattina di paradiso!…. (saluta dei giovanotti della banda che provano gli strumenti)

Zingoni: Ben alzato, signor Sindaco.

Sindaco: Buon giorno Zingoni. Ma che mattinata, èh?

Zingoni: Bella entratura di mese! Ma per le campagne ci vorrebbe un po’ d’acqua. Per i grani non proprio, ma per le robe baccelline sarebbe una manna. E poi, caro Sindaco, i proverbi non mentiscono mai: Acqua d’aprile, ogni goccia vale un barile.

Sindaco: Arriverà…..cioè: pioverà, non dubiti. (schiarisce la voce e prova il discorso) “In questa solenne occasione, in questa classica terra, non seconda a nessuna di questa patriottica e fertile vallata…….. mentre al di là degli oceani…”

Bambino: Signor Sindaco!…signor Sindaco!…..

Sindaco: Che volevi bambino?

Bambino: M’ha mandato il legnaiolo, quello che prepara la tavola da mangiare, a sentire se lei ci avesse una ventina di bullette di Francia, perché alla ferramenta della Magoncina non hanno ancora aperto.

Sindaco: Ci dovrebbero essere. Vai su in casa mia…… senti quelle donne. “ mentre al di là degli oceani….” (passano un gruppo di ragazze)

Ragazze: Buon giorno, signor Sindaco. Ben alzato.

Sindaco: Buongiorno signorine. Brave, brave ragazze. Uh! Come siete belle!

Una ragazza: O la signora Esterina? E’ in casa sua?

Sindaco: E’ al di là degli oceani che cuce…cioè…no…volevo dire: sono su che fanno colazione. (passa un ragazzo che suona un organino)

Bambino: (canta) Ah, che la morte ognora è tarda nel venir…..

Sindaco: (sospira mentre da un soldo al ragazzo) Che opera la Semiramide! (esce di scena) (rimane il via vai di gente mentre il Narratore racconta)

Narratore: “Benché fossero appena le otto, il paese si animava a vista d’occhio. La strada brulicava di gente, e le botteghe si aprivano, una dopo l’altra, tutte adornate a festa, davanti a quel bel cielo di primavera. Era un via vai affaccendato e giocondo; saluti festosi, chiamate da lontano, berci di tromboni, e strilli di ragazzi matti dalla contentezza perché era vacanza”.

Gente per strada: (vede rientrare  il Sindaco) Viva il nostro Sindacooooooo! Evvivaaaaaa!

Sindaco: Zitti, zitti! E’ presto, ancora è presto. Più tardi, più tardi! Quando ci sarà il prefetto! (ripassa il discorso) “In questa solenne occasione, in questa classica terra……” (arriva la sua signora indossando un vestito fatto della stessa stoffa della sua cravatta) (grasse risate della gente) (arrivano anche il Segretario, lo Zingoni, il Verdini, il Banderuoli e il Trambusti tutto vestito a festa) (la folla li cinge e il Trambusti ed una guardia dispensano gomitate a destra e a sinistra per fare largo) (il Segretario comunale, salito in cima ad un banchetto, con un foglio in mano, comincia a fare la chiama per ordinare il corteggio) (si rivolge ad immaginari partecipanti al di là delle quinte)

Segretario: Reduci e fratellanza militare.

Voce tra la folla: Presenti!

Segretario: Sfilate, sfilate e andate al vostro posto….. Società operaia…….Società operaia……

Voce tra la folla: Non vengono!

Voce tra la folla: Si farà anche senza di loro!

Segretario: Avanti, avanti, giovanotti, se no si fa tardi.  Filodrammatici “provando e riprovando”.

Voce tra la folla: Presenti!

Segretario: Costà dal lampione. Bravi! Bravi! Costì! C’è recita stasera giovanotti?

Voce tra la folla: Nossignore: domenica. Stasera si prova.

Segretario: Circolo ricreativo “l’amicizia”.

Voce tra la folla: Hanno litigato

Voce tra la folla: No, no, non è vero, siamo presenti!

Segretario: Laggiù, dietro a loro, va benissimo. Circolo ricreativo “Onore e Concordia”

Voce tra la folla: Hanno protestato e sono andati in campagna a fare una merenda.

Voce tra la folla: Buon appetito!

Voce tra la folla: Legnate nella schiena!

Voce tra la folla: Allora, si vòle fa’ silenzio?

Segretario: Velocipedisti.

Voce tra la folla: So’ scappati a piedi!

Voce tra la folla: Siamo qui

Segretario: Si mettano costì. E voi, Trambusti, andate in testa a dire alla banda che faccia una cinquantina di passi avanti, se no, quaggiù non ci rimane posto. Forza, fate a modo, via smettetela di dar le spinte. Così, va bene.  Tiro a segno.

Voce tra la folla: Presenti

Segretario: Più serrati, più serrati. Così……Bravo sor Giuseppe…… Scuole elementari…..

Risponde uno strillo di ragazzi: Presenti.

Segretario:No, no, signora maestra in fondo, in fondo. Costì va bene.

Trambusti: (urlando lontano da lui) Segretario! Dicono quelli della banda se  possono comincià’ a smusicà’?

Segretario: Ditegli di si. E ditegli anche che facciano meno stecche possibili.

Voce tra la folla: Arriva! Arriva! Eccolo! Ecco il Prefetto. (compare un uomo ben vestito e dall’aspetto signorile. Il Sindaco e la moglie, , gli vanno incontro facendo poi un profondo inchino) (la signora Erminia gli consegna un mazzo di fiori)

Voce tra la folla: E’ lui! E’ lui! Viva……viva……Viva il nostro Prefetto. (in quel momento le suore dell’asilo fanno intonare ai bambini) ”Salve, salve! All’orizzonte spunta fulgida una stella….Salve, salve…

Voce tra la folla:  Che bell’uomo! Cosi giovane e gia prefetto! Avete visto, ha gli occhiali d’oro!

Sindaco: (visibilmente commosso, attacca il discorso) “In questa solenne occasione, in questa patriottica terra non seconda………..” (l’uomo lo interrompe porgendogli un biglietto da visita e se ne va) (il Sindaco legge)   “Premiata casa Fratelli Broken e compagni –Zurigo”.

(In quel momento, entrano due bambini che portano uno striscione dove sta scritto: “Viva il sindaco, viva il Prefetto, Viva il 1° aprile)

Erminia: Ma Giuliano!……..e il Prefetto dov’è?

Sindaco: Ma! Che vuoi che ti dica! Forse sarà in prefettura. (cala il sipario)

Fine