La voce dell’amore

Stampa questo copione

LA VOCE DELL’AMORE

Commedia in un atto

Di ANDREA LANG

(Traduzione di Corrado Rossi)

PERSONAGGI

GIOVANNI MARS

BIANCA DUCHAMP

OSCAR DUCHAMP

AMELIA DUCHAMP

GIULIANO SUEDOISE

ARLETTE


Commedia formattata da

Un negozio di grammofo­ni. Nel fondo si scorge la strada. La scena è vuota. Su un fonografo gira il disco di un fox-trott alla moda.

Arlette                          - (entra e ferma subito il grammofono) Che barba! (Si siede alla cassa e s'immerge nella let­tura. Passa un minuto. A un tratto vede la famiglia Duchamp che sta per entrare. Chiude il libro e rimette in moto il fonografo). Buon giorno, signora. Buon giorno, signorina.

Amelia                          - Ah! buon giorno, signorina! Come si sta bene qui da voi! Mi siedo, permettete? Ah! è molto divertente questo disco! (A Bian­ca) L'abbiamo? Bianca, l'abbiamo?

Bianca                           - Sì, mamma. E' Halleluya. L'hai sentito una ventina di volte.

Amelia                          - Come hai detto? Halleluya? Può darsi. Trovo che qui ha un altro suono. Ma che cosa fa tuo padre? (Arlette cambia il disco).

Bianca                           - (senza voltarsi) Ha dovuto andare a comperare il « Temps ».

Oscar                            - (nella via, ad un giovanotto che gli chiede un cerino) Aspettate! Chiudo la por­ta, perché fa corrente d'aria. (Chiude la porta kl negozio).

Amelia                          - Ah! no. Dà un cerino ad un si­gnore.

Bianca                           - (ad Arlette) Che disco/ è questo?

Arlette                          - Una canzone russa. Non ricordo più il nome. S'assomigliano tutte.

Amelia                          - Del resto, potrebbe anche comprarseli i cerini, questo signore. Tuo padre è troppo buono. Ecco che ora gli presta il suo accendisigaro.

Bianca                           - Siediti, mamma, siediti,

Amelia                          - (sedendosi) E' certamente uno straniero. (Soddisfatta) Ah! signorina, siamo venuti a sentire le novità. Non vi disturbiamo?

Arlette                          - Ma signora, io sono qui ad inte­gra disposizione dei clienti...

Amelia                          - Sì, è vero, perché noi comprere­mo forse uno o due dischi... Mia figlia ha dato appuntamento qui al suo fidanzato... E' centra­lissimo, e poi è più intimo che al caffè.

Bianca                           - (ad Arlette) Scusatemi.

Arlette                          - Signorina, ve ne prego... (Cam­bia il disco).

Amelia                          - A lungo andare, vi deve annoiare questa musica!

Arlette                          - (cortese) Non ci si stanca mai, si­gnora, credetelo!

Oscar                            - (entrando) Buon giorno, signorina. Mia moglie v'ha detto? Abbiamo scelto il vostro negozio come luogo d'appuntamento... E' più allegro, e più centrale.

Arlette                          - Sì, signore, e ve ne ringrazio.

Amelia                          - Perché ti presti ad accendere il sigaro così, ,a caso, a della gente che non cono­sci? Non può comprarsi una scatola di cerini quel signore? E' comodo vivere così, a spese d'altri! Se ognuno facesse altrettanto...

Oscar                            - Non si possono rifiutare questi pic­coli piaceri. Non mi sentirei degno di essere un gentiluomo se mancassi di cortesia in simili circostanze. D'altra parte questo giovanotto è stato d'una correttezza rara. Quando, dopo aver­gli accesa la sigaretta, stavo per comperare il « Temps », egli m'ha preceduto ed ha dato i venticinque centesimi per me.

Amelia                          - Ha fatto questo?

Oscar                            - Sì.

Amelia                          - Ah! non dico più niente. Così va bene. La scatola di cerini è quattro soldi. E' molto compito... (Fin dalle prime parole Bian­ca, contrariata, s'è alzata ed è andata a mettersi vicina ad Arlette accanto al grammofono) Ma...

Oscar                            - Che cosa?

Amelia                          - Guarda dunque, senza averne l'a­ria... E' là il giovanotto... va avanti e indietro dinanzi alla porta...

Oscar                            - (guarda senza averne l'aria) Sì, è strano...

Amelia                          - Bianca! Guarda dunque! (Ad Ar­lette) Signorina, guardate dunque! Il signore che ha chiesto un cerino passeggia in modo stra­no davanti al negozio...

                                      - (Arlette e Bianca gettano uno sguardo).

Oscar                            - Se ne va. Ha visto che lo osserviamo.

Amelia                          - (a Bianca) A che ora viene il tuo fidanzato?

Bianca                           - M'ha detto alle cinque e mezzo, fra un quarto d'ora. Perché, mamma?

Amelia                          - Perché sarei più tranquilla se ci fosse un uomo qui.

Oscar                            - Sei scortese con me, Amelia! Mi consideri un vile! Non ti ho sempre fatta ri­spettare ?

Amelia                          - Ma sì, amico mio. Tu non. capisci. Volevo dire: se ci fosse un altro uomo qui, con te... (Bruscamente) Ah! mio Dio! ritorna! ec­colo! Sta' a vedere che ora entra...

Oscar                            - (vagamente inquieto) Sì, è strano...

Arlette                          - Non tormentatevi così, signora.

Amelia                          - (ad Arlette) Lo conoscete?

Arlette                          - Niente affatto. Ma non sono in­quieta.

Amelia                          - E' così ch'essi s'introducono nel­le gioiellerie!

Arlette                          - Io non vendo che dischi, signora.

Amelia                          - Certo, non è per i vostri dischi che viene! (A suo marito) Ha visto la mia col­lana. Che cosa fa ora? Non oso più voltarmi.

Oscar                            - E' arrestato...

Amelia                          - Sì? Le guardie lo portano via?

Oscar                            - Ma no, s'è arrestato, è immobile, se preferisci, davanti alla porta.

Amelia                          - E' spaventoso! Oh! un'idea! (Ad Arlette) Non potreste avvertire la telefonista che forse fra due minuti chiederete la polizia, perché non vi si faccia attendere la comunicazione ?

Bianca                           - Ma, mamma, te ne supplico...

Arlette                          - (ridendo) Signora, non abbiate timore: questo signore non esiterebbe tanto se preparasse un brutto colpo.

Oscar                            - Senza dubbio, signorina. Tuttavia è sempre meglio stare in guardia. Mia moglie ha ragione. Resterò vicino al telefono. Se entra, accarezzo l'apparecchio. Così capirà.

Amelia                          - (sentendo la porta aprirsi) Bian­ca, non lasciarmi sola.

                                      - (Giovanni Mars, 32 anni, simpatico, un piz­zico d'originalità nel vestire, entra tranquilla­mente, saluta i Duchamp e va a sedere in una poltrona all'altra estremità del negozio, Arlette ha messo un nuovo disco. Bianca le sta vicino).

Amelia                          - (nervosa, maneggiando la sua colla­na, a voce alta) T'assicuro, Oscar, sono con­tenta come se fosse vera... E poi, almeno, così, se me la rubano...

Oscar                            - (che accarezza l'apparecchio telefoni­co) Sì, oggi i ladri lavorano spesso per nien­te,.. (Tutt'e due cercano di ridere).

Arlette                          - (a voce bassa, a Bianca) Anche voi avete paura?

Bianca                           - Niente affatto. Ma non gli chiede­te cosa desidera?

Arlette                          - Sì, ci vado... (Bianca s'avvicina ai suoi genitori. Arlette va da Mars) Desiderate, signore?

Mars                              - (gentilmente) La pace, signorina.

Arlette                          - Come, signore?

Mars                              - (alzandosi, in modo da voltare le spal­le ai Duchamp) La pace, signorina. Non oc­cupatevi di me. (Estrae il portafogli) Eccovi trecento franchi per il disco che sceglierò fra poco, o che voi sceglierete per me quando questi signori se ne saranno andati...

Arlette                          - Attendono qualcuno. E ciò può durare parecchio.

Mars                              - Tanto meglio. Più durerà, più sarò contento. Andate presto a cambiare il disco. Ma niente opera cc mica, vi prego! Risvegliate­li! Un « Layton e Johnson» oppure un « Revellers ». E tornate a salutarmi.

Arlette                          - (sottovoce) Sapete che vi prendo, no per un malfattore...

Mars                              - (sorridendo) Hanno ragione... Sto per rapir loro un tesoro.

Arlette                          - Come sarebbe a dire?

Mars                              - Zitta! (Arlette, divertita, se ne va a cambiare il disco).

Amelia                          - (sottovoce) Ebbene?

Arlette                          - E' un originale, ma certamente non pericoloso.

Amelia                          - Credete? Tuttavia diffidate.

Bianca                           - (ch'è la più vicina a Giovanni, par­lando ad Arlette) Che disco è questo?

Mars                              - « Because I love voti », signorina.

Bianca                           - (a Mars) Grazie, signore

Amelia                          - (a Bianca) con noi.

Oscar                            - Il giovanotto conosce l'inglese.

Mars                              - (ad Arlette) Sono clienti?

Arlette                          - Non esageriamo. Un disco ogni due mesi.

Mars                              - Come si chiamano?

Arlette                          - Duchamp.

Mars                              - Quanto ai genitori, va benissimo. Dove abitano?

Arlette                          - Siete troppo indiscreto. Questo n«n posso dirlo.

Mars                              - Ditemi almeno il quartiere.

Arlette                          - Europa.

Mars                              - Quale Europa? Nord? Sud? Est?

Arlette                          - Europa Centrale.

Mars                              - Vienna? (Arlette non risponde e si allontana sorridendo).

Amelia                          - (E' di nuovo molto agitata guardando Mars Ad Arlette) Ebbene?

Arlette                          - E' un simpatico giovane.

Amelia                          - Ma avete osservato la tasca destra della sua giacca?

Oscar                            - Sì, presenta una protuberanza.

Arlette                          - La tasca destra?

Bianca                           - (sorridendo) Sentite. Finitela! E' una cosa che sta diventando ridicola.

Amelia                          - E' certamente una rivoltella. (Sot­tovoce) Oh! si alza. Viene verso di noi! Attenzione, Oscar! Avvicinati al telefono. E, al primo gesto, « Danton-Polizia »! Non hai che a dire: « Danton-Polizia »! Bianca, non lasciarmi sola. Signorina, fermate il grammofono! Nel silenzio, non oserà forse sparare... (Mars, che non sembra affatto notare, l'emozione dei Du­champ, s'avanza tranquillamente verso il signor duchamp che ha raggiunto il telefono. Arlette si è  fermato il grammofono).

Mars                              - (è a due passi dal signor Duchamp. Lo Isolata) Scusatemi, signore, desidererei dirvi luna parola.

Oscar                            - (con la gola un po' secca) Parlate.

Mars                              - Voi m'avete fatto un piacere, poco fa, con tanta buona grazia, che mi spinge amettervi a parte d'una mia decisione, che è dinatura tale da interessarvi, e gradirei che foste il primo a conoscerla.

Oscar                            - (interdetto, abbandona il telefono. Le tre donne ascoltano Mars con un'attenzione più o meno dissimulata) Vi ascolto, signore.

Mars                              - Signore, ho trentacinque anni. Sono sano. Il mio bisavolo fu ucciso dagli inglesi a Waterloo. Il mio bisnonno fu ucciso dagli arabiad Algeri. Mio nonno fu ucciso dai russi a Seba­stopoli. Mio padre non è ancora stato ucciso da nessuno, ed io sono uscito dall'ultima guerra con una ferita insignificante. Sono intelligente, attivo, ambizioso. Mi guadagno la vita. Ho il senso del movimento e della poesia, e ho l'ono­re di domandarvi la mano della signorina vostra figlia, di cui sono perdutamente innamorato.

Oscar                            - Come, signore?

Mars                              - (imperturbabile, ricomincia) Signo­re, ho trentacinque anni. Sono sano. Il mio bisa­volo fu ucciso dagli inglesi...

Oscar                            - Signore, se siete uno che ha voglia di scherzare... (S'allontana di qualche passo, seguito da Mars. La signora Duchamp, tratte­nendo il respiro, ascolta. Bianca ha raggiunto Arlette e finge di cercare dei dischi).

Mars                              - Se fossi uno che ha voglia di scher­zare, signore, non vi avrei parlato così. Avrei manovrato diversamente. I miei propositi sono serissimi. (Mette la mano nella tasca destra. La signora Duchamp si lascia sfuggire un piccolo grido. Mars estrae un mazzo di violette avvolte in carta satinata, che offre a Bianca ma che questa non prende) Mi sono permesso, signori­na, di cogliere poco fa queste poche violette per voi, nel cesto di una fioraia... (Depone il mazzo sul tavolo d'Arlette).

Oscar                            - (solenne) Signore, non sono mai sta­to abituato a lasciar trattare con leggerezza la sacra istituzione del matrimonio. Quando sono stato presentato alla persona che oggi divide con me l'esistenza...

Mars                              - Signore, se non è che questione di forma, e per quanto mi permetta di trovare la vostra obbiezione terribilmente inutile e inde­gna d'un uomo intelligente come voi, sono pronto ad adottare il cerimoniale al quale siete abituato.

Oscar                            - Signore, ve ne prego, tagliamo corto a questa conversazione. D'altra parte, mia figlia è fidanzata.

Mars                              - Non è che fidanzata? Arrivo in tempo.

Oscar                            - Non avrete, spero, l'audacia d'im­maginare che Bianca possa rompere il suo fi­danzamento con un distinto ragazzo, per spo­sare voi!

Mars                              - Eh! sì, signor Duchamp, precisa­mente!

Oscar                            - Sapete il mio nome?

Mars                              - So tutto ciò che devo sapere. Signor Duchamp, bisogna ch'io sposi la signorina Bianca.

Oscar                            - Giovanotto, cominciate a divertirmi. E perché dovreste sposarla?

Mars                              - Anzitutto perché l'amo. Poi perché lei non ama il suo fidanzato...

Bianca                           - (mettendosi in faccia a Mars) Non amo il mio fidanzato?

Mars                              - (avvicinandosi e con voce dolcissima) No, signorina, non l'amate.

Bianca                           - (con voce un po' tremante) E come lo sapete, signore?

Mars                              - (più vicino e sorridendo) Perché sie­te stata ad ascoltare tutto, e perché se l'amaste veramente non mi avreste lasciato continuare.

Bianca                           - (che non sa cosa rispondere) Ah! così... allora... questo... (Gli volta le spalle).

Mars                              - (ad Arlette) Un disco leggero, vi pre­go, signorina... (Senza inquietarsi, rivolgendosi al signor Duchamp) E infine noi siamo eviden­temente fatti l'uno per l'altra...

Oscar                            - (sarcastico) Per essere così bene in­formato, si può sapere da quanto tempo...

Mars                              - Ho avuto la gioia di vedere la signo­rina Bianca un'ora fa, per la prima volta.

Oscar                            - Allora?

Mars                              - E' in grazia alla mia professione.

Oscar                            - Alla vostra professione? E qual'è?

Mars                              - (avvicinandosi, un po' misterioso) Leggo nelle voci.

Oscar                            - Come?

Mars                              - Leggo nelle voci. (Senza lasciargli il tempo di dire una parola) Soprattutto non fate parola ancora con nessuno, sono il solo! E non confondetemi con quegli avventurieri che col pretesto della chiromanzia toccano e accarezza­no le mani delle signore. Le calligrafie, le linee della mano, la marca del caffè? Bambinate e soperchierie! Balbettamenti e sortilegi! Ciarla­tanerie! La mia scienza è autentica, e nuova. Oggi io sono quasi padrone di un grande av­venire, che nessuno ha ancora pensato a rico­noscere e a coltivare, e che lo sviluppo della te­lefonia, della grammofonia e della radiofonia mette al primo piano dell'attualità universale! Non siete mai stato colpito dal senso psicologi­co delle voci? Dalla loro varietà infinita, dalla loro personalità, dalla loro originalità? Ogni voce è un mondo da scoprire e una straordinaria rivelazione! Il timbro, la sonorità, la musicalità, il senso riposto, il ritmo, il colore, l'accento na­sale, l'apporto gutturale, la grazia, infine il mistero vocale peisonale... mi informano infal­libilmente in un minuto, e meglio d'un lungo studio, sulla moralità, l'intelligenza, il cuore, la sensibilità, il carattere (guardando all'improvviso Bianca) e i più segreti pensieri degli esseri ai quali m'interesso. E' così che da quando ho sentito la signorina Bianca dirmi: « Non amo il mio fidanzato?... E come lo sapete, signore?... Ah! così... allora... questo... », so che noi siamo fatti l'uno per l'altra, e che ci sposeremo.

                                      - (Bianca, che arrossisce, ritorna vicino ai di­schi senza rispondere).

Oscar                            - (interessato) E' strano...

Amelia                          - Che cosa arriva a fare ora!

Oscar                            - Potete riconoscere i caratteri dalla voce?

Oscar                            - Un gioco da ragazzi! So, così, che voi siete un uomo fra i quarantacinque e i qua­rantotto anni...

Oscar                            - E' ammirevole!

Mars                              - ... probo, intelligente, abile, lavo­ratore, marito fedele e tenero padre, che avete lo spirito aperto alle grandi idee, che amate il cinema del vostro quartiere, che vi chiamate Oscar Duchamp e che abitate in via Vienna.

Oscar                            - (con voce soffocata) Via Vienna! Questo è formidabile! E' la mia voce che vi ha fatto conoscere che abito in via Vienna?

Mars                              - E' la vostra voce.

Oscar                            - E il numero? Potete dare il numero?

Mars                              - (con un grazioso gesto di rimpianto) Lo stato attuale delle mie ricerche non mi permette ancora di dare il numero con certezza.

Oscar                            - E' meraviglioso! E ci arriverete?

Mars                              - L'anno prossimo, forse... So anche... (guarda Bianca che crede voglia parlare a lei, ma egli si volta verso la signora Duchamp)... che la signora Duchamp è una donna d'appena quarant'anni..

Oscar                            - (a sua moglie) E' bene educato!

Amelia                          - E' simpatico!

Mars                              - ... attaccata ai principi domestici che formano le grandi famiglie. La signora Duchamp ha il senso dell'ordine, il rispetto dell'amore coniugale, un senso acuto dell'educa­zione dei figli e un'intuizione eccezionale.

Amelia                          - (trionfante, a suo marito) Vedi, t'avevo sempre detto: un'intuizione ecceziona­le! (A Mars) E' proprio così.

Mars                              - (con lo stesso tono di prima si rivolge ad Arlette, dopo aver guardato Bianca) So che la signorina è vivace, fine, maliziosa, corte­se, che le sue rare qualità pratiche non sono pari che alla sua grazia e alla sua distinzione, e che l'avvenire le sorriderà.

Arlette                          - Mille grazie, signore. Siete troppo amabile.

Mars                              - Dico ciò che leggo. Non ringrazia­temi.

Oscar                            - E il nome della signorina? Sapete trovare il suo nome?

Mars                              - (finge di concentrarsi, si avvicina ad Ar­lette e dopo un segno d'intesa) Genoveffa Battisti.

Oscar                            - (esultante) Ah! ha perduto! Si chia­ma Arlette!

Mars                              - (dopo un nuovo segno ad Arlette) No, Si chiama forse Arlette qui, per i clienti. Ma il suo nome è Genoveffa Battisti.

Oscar                            - (ad Arlette) E' vero?

Arlette                          - E' vero.

Oscar                            - E' formidabile! (Bianca crede ve­nuta la sua volta, ma il signor Duchamp si riavvicina a Mars) Ditemi, un trucco come questo vi deve far guadagnare molto!

Mars                              - Niente ancora. Continuo le mie ri­cerche. I miei soci attendono, per sviluppare l'idea, che abbia finito i miei studi.

Oscar                            - Ah! Avete dei soci?

Mars                              - La B.A.T.A.

Oscar                            - La B.A.T.A.?

Mars                              - « Banca Aerea per Traversate Atlantiche ».

Oscar                            - Conoscete il direttore?

Mars                              - E' mio padre.

Amelia                          - (a suo marito) E' molto per bene, questo ragazzo...

Bianca                           - (si decide, mal dominando il suo tur­bamento. A Mars) E io, signore?... La mia voce?

Mars                              - (la guarda. S'avvicina. La guarda an­cora) Ah! signorina!... La vostra voce!... Mi stordisce, mi inebria, mi paralizza!... Se non ve n'ho ancora parlato, non è che mi sia man­cato il desiderio, ma temevo soltanto di la­sciarmi trasportare! La vostra voce!... Mi tur­ba come so, perdonatemi, che la mia deve tur­bare voi, perché esse si comprendono e si com­pletano, perché s'accompagnano e s'accordano, si chiamano e si rispondono... La vostra voce, per me, è la vita... Non posso più immaginare un mondo in cui non potessi sentirla, e qualun­que cosa accada, anche se dovessi perdervi, i vo­stri squisiti timbri biondi potrò riudirli sempre quando vorrò, sul grammofono della mia me­moria, come una musica incisa...

Oscar                            - (intervenendo) Ci sono dei timbri biondi ?

Maes                             - Come ci sono dei timbri bruni. Di­stinguere le brune e le bionde, dalla voce, è l'abici. La voce delle bionde ha delle modulazioni, dei languori, delle finezze e dei pericoli segreti che la calda voce delle brune, più pericolosa e sensuale, non conosce.

Bianca                           - Non è molto gentile per la signori­na Arlette ciò che dite ora.

Mars                              - Al contrario, è gentile. La signorina è una falsa bruna com'è una falsa Arlette. E' una bionda cenerognola.

Amelia                          - Ma è possibile? Voi siete bionda?

Arlette                          - (ridendo, a Mars) Questo è vero. Bravo!

Amelia                          - (alzandosi per la prima volta dalla sua poltrona. Ad Arlette) E' magnifica! Mi darete l'indirizzo del vostro parrucchiere!

Oscar                            - (a Mars) Sentite, caro signor... caro signor?...

Mars                              - ... Giovanni Mars. Come il mese. Bel nome, non è vero? (Sorridendo) Sono una spe­cie di Cavalier Primavera.

Oscar                            - Signor Mars, davvero mi piacete. E ho la sensazione che mia figlia non vi guar­derebbe di cattivo occhio. Soltanto, che volete! E' fidanzata!

Amelia                          - (voltandosi) Con un giovane serio.

Bianca                           - Molto serio...

Mars                              - Come si chiama?

Oscar                            - Suèdoise, Giuliano Suedoise. (In italiano: « Svedese »).

Mars                              - Giuliano? Siete sicuro che non si chiami Teodoro?

Bianca                           - Teodoro? No. Perché?

Mars '                            - Per niente. Ha fatto la guerra?

Bianca                           - Certamente.

Mars                              - Come neutro?

Bianca                           - Ma no. Ha fatto...

Mars                              - Dopo tutto, gli svedesi s'accendono qualche volta.

Bianca                           - Ha fatto una guerra utile, nell'In­tendenza.

Mars                              - Ah! è un coraggioso! Da quanto tem­po siete fidanzata?

Bianca                           - Da sette mesi.

Mars                              - Ah!  è un ardente!  E il matrimonio a quando?

Bianca                           - La data non è ancora fissata. Giu­liano trova che il matrimonio è una cosa troppo importante per essere affrettata, e che non bi­sogna decidere nulla prima di conoscersi bene e di avere preparato accuratamente l'avvenire.

Mars                              - Ah! è un metodico! Perfetto! E qua-le è la sua professione?

Oscar                            - (prevenendo la figlia) S'è fatto in­scrivere all'albo degli avvocati.

Mars                              - Ah! è un eloquente! (A Bianca)Ringraziatemi, signorina. Vi risparmio le de­lusioni, la nevrastenia, le crisi di disperazione, il divorzio e la rivoltella, la fuga o la Corte di Assise. Vi conservo la vostra allegria e il vostro bel colorito, i vostri vasi cinesi e i vostri piatti. Ringraziatemi!

Bianca                           - Ma, signore, non si tratta di... (Prende il mazzo di violette e l'aspira),

Mars                              - Andiamo, signorina, non mi' direte che potreste vivere con questo arido difensore dei deboli e degli oppressi. Lo  sento qui. (Pren­de un tono cattedratico, e con voce grave) « Si­gnori, in nome della Giustizia e del Diritto, e degli elementari principi che tanti uomini hanno pagato col loro sangue nel 1789, vi chiedo per il mio infelice cliente... ». (S'interrompe ridendo).

Oscar                            - E' prodigioso! Lo conoscete?

Mars                              - Non l'ho mai visto. Ma, che volete, ecco la scienza! La voce mi dà il carattere: ana­lisi. Il carattere mi dà la voce: sintesi. Dato quello che m'avete detto dì lui, non è possibile ch'egli abbia un altro timbro di voce. (In con­fidenza, a un tratto, ai genitori) Soprattutto non affidatela a lui. La renderebbe infelicissima.

Amelia                          - Dio mio!

Oscar                            - Credete?

Mars                              - (ancora cattedratico, con la medesima voce grave) « Sulla vostra anima e sulla vo­stra coscienza, signori giurati, vi scongiuro di pensare alla responsabilità che v'incombe... ». Non ha veramente questa voce?

Oscar                            - E' proprio lui.

Mars                              - (sottovoce, avvicinandosi) Credete­mi! Impossibile! Molto pericoloso! Ipertrofia dell'io... Autoritarismo dissimulato... Velleità psicopatiche... Pericolosissimo! Se amate vostra figlia...

Oscar e Amelia             - (insieme) Se l'amiamo!

Mars                              - ... Datela a me.

Oscar e Amelia             - Ma signore...

Mars ------------------ - Sì, capisco bene... Questo urta le vostre abitudini. Non vi sono stato regolarmen­te presentato. Sono il candidato della fantasia e del caso. Non ho l'aria seria. Soltanto, la feli­cità non è una questione d'aritmetica, signorina! Voi non avete maggior sicurezza di trovare la buona fortuna esitando un quarto d'ora, piutto­sto che scegliendo il primo venuto! Un po' dì follia non nuoce mai quando il cuore v'acconsente. Perché non si potrebbe incontrare nella via la donna della propria vita? Avevo giurato di non sposarmi. Ho tutto rifiutato, ed eccomi preso, prigioniero, incatenato, stregato, ebbro di gioia per avervi vista e seguita. Niente, ora,   può più distruggere l'incanto che ci lega... Che volete di più? Che c'incontriamo ufficialmente, e per caso, ben inteso, in casa di amici? Eb­bene, eccoci siamo già! Abbiamo una graziosa amica comune, la signorina Arlette, che ha avu­to la bontà, in questo pomeriggio, di pensare a riunirci. Signorina Arlette, volete avere la corte­sia di presentarmi?

Arlette                          - Con piacere, caro signore. Signo­ra Duchamp, .permettetemi di presentarvi un giovane di grande avvenire...

Mars                              - (protestando) Ve ne prego...

Arlette                          - Il signor Giovanni Mars, figlio del direttore della B.A.T.A.

Mars                              - Signora, sono onoratissimo...

Arlette                          - (presentandolo al signor Duchamp) Il signor Giovanni Mars, il signor Duchamp.

Mars                              - Signore, sono lusingatissimo.

Arlette                          - (presentandolo a Bianca) Il si­gnor Giovanni Mars, la signorina Duchamp.

Mars                              - Signorina...

Bianca                           - (turbata) Signore...

Mars                              - (commosso) Aspettavo questo minu­to fin dalla nascita non osando credere che po­tesse mai arrivare. Volete farmi la grazia (gesto di Ariette) di accordarmi il primo fox-trott?

Bianca                           - Ma volentieri, signore.

Mars                              - (ad Arlette) « Always » o « Together »..(Arlette mette il disco. Cominciano a ballare).

Amelia                          - (bruscamente, a Bianca) Bianca, ecco il tuo fidanzato che scende dal taxi.

Mars                              - (a Bianca) Non muovetevi! (Ad Arlette) Date presto un giro di chiave, signori­na Arlette! (Arlette, complice, corre alla porta con un cartello « II negozio si chiude alle sei », dà un giro di chiave e resta rivolta verso la via, col cartello contro il vetro. Giuliano Suèdoise arriva, tutto frettoloso e miope, con gli occhiali, e manovra invano la maniglia della porta).

Arlette                          - (a Suèdoise) E' chiuso.

Oscar                            - (gridando a Suèdoise, attraverso i ve­tri) Tutto è cambiato!

Amelia                          - (c. s.) Vi scriveremo.

Oscar                            - (c. s.) Avete aspettato troppo!

Amelia                          - Vi siete lasciato prendere il posto!

Oscar                            - Venite domani a pranzo! Vi raccon­terò tutto! (Suèdoise fa dei grandi gesti, dà via. lenti colpi alla porta, alza in aria i pugni e il fazzoletto, e comincia un discorso... Ma Bian­ca e Giovanni, tutti occupati nel loro fox-trott, non lo sentono né lo vedono).

                                     

FINE