La voce umana

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LA VOCE UMANA


di Jean Cocteau

Monologo

Traduzione di Marisa Zini

Giulio Einaudi Editore - Torino - 1989

PREFAZIONE

All'autore piacciono gli esperimenti; e poiché era invalsa l'abitudine di domandarsi che cosa intendesse fare dopo ave­re veduto ciò che aveva fatto, è forse più semplice ch'egli dia schiarimenti di prima mano.

Parecchi moventi lo indussero a scrivere questo atto:

1.   Il movente misterioso che spinge il poeta a scrivere al­lorquando tutta la sua pigrizia più profonda vi si rifiuta e, senza dubbio, il ricordo d'una conversazione colta al telefono, la sin­golare gravita delle inflessioni, e l'eternità dei silenzi.

2.   Gli rimproverano di agire a mezzo di congegni teatrali, di rendere troppo macchinosi i suoi lavori, di contare troppo sulla messa in scena. Era quindi necessario puntare sulla mas­sima semplicità: un atto, una camera, un personaggio, l'amore, e il comune accessorio dei drammi moderni, il telefono.

3.   Il teatro realista sta alla vita come stanno alla natura le tele del Salone delle Belle Arti. Bisognava rappresentare una donna seduta, non una donna determinata, una donna stupida o intelligente, ma una donna anonima, ed evitare il brio, il dia­logo a botta e risposta, le parole da innamorata altrettanto in­sopportabili quanto le frasi bambinesche, in breve tutto quel teatro del teatro, che si è velenosamente, vischiosamente e sornionamente sostituito al teatro puro e semplice, al teatro vero, alle algebre viventi di Sofocle, di Racine e di Molière.

L'autore vede le difficoltà dell'impresa. Ragion per cui, se­guendo 0 suggerimento di Victor Hugo, ha legato la tragedia e il dramma con la commedia, auspici gli imbrogli suggeriti dall'apparecchio meno adatto a trattare le faccende di cuore.

4.   E infine, poiché spesso gli obbiettano ch'egli esige dai suoi interpreti una obbedienza sfavorevole alle loro doti e che sempre vuole il primo posto, l'autore ha desiderato scrivere un lavoro illeggibile, che, come il suo Romeo s'intitola pretesto per una messa in scena, fosse un pretesto per un'attrice.

Dietro la sua interpretazione, il lavoro può passare in se­conda linea poiché il dramma offre l'occasione di recitare due parti, l'una quando l'attrice parla, l'altra quando ascolta e de­limita il carattere del personaggio invisibile che viene fuori at­traverso i silenzi.

P.S. Sarebbe un errore credere che l'autore cerchi la solu­zione di qualche problema psicologico: non si tratta che di ri­solvere problemi d'ordine teatrale; difatti il male contro il quale si dovrebbe giustamente intervenire, è la mescolanza del teatro, della predica, della tribuna, del libro. Teatro puro sarebbe il termine alla moda, se teatro puro, poesia pura, non fossero un pleonasmo; poiché poesia pura significa poesia, e teatro puro: teatro. Non ne dovrebbero esistere altri.

L'autore aggiunge che ha affidato questo atto alla Comédie Française per infrangere il peggiore dei pregiudizi: quello del giovane teatro contro le scene ufficiali. Poiché il boulevard ha lasciato il posto al cinematografo e le cosiddette scene d'avan­guardia si sono a poco a poco sostituite al boulevard, una cor­nice ufficiale, cornice dorata, rimane la sola capace di dar ri­salto a un lavoro la cui novità non salta agli occhi.

Il pubblico del nuovo boulevard si aspetta di tutto: è avido di sensazioni, non rispetta nulla. La Comédie Franqaise pos­siede ancora un pubblico avido di sentimenti. La personalità degli autori scompare in pro' di un teatro anonimo, uno «spet­tacolo della Comédie Française», capace di dare ai lavori il ri­lievo e la prospettiva di cui questi godono quando non sono più deformati dall'attualità.

SCENA

La scena, ridotta, incorniciata di rossi drappeggi dipinti, rappresenta l'angolo irregolare d'una camera di donna; camera scura, bluastra, con un letto mezzo disfatto a sinistra, e, a destra, una porta semiaperta su di una stanza da bagno illuminatissima. Al centro, sulla parete, l'ingrandimento fotografico di qualche capolavoro messo storto oppure un ritratto di famiglia; in­somma una figura dall'aspetto malefico.

Davanti alla buca del suggeritore, una sedia bassa e un ta­volino; telefono, libri, una lampada che manda una luce cruda.

Il sipario rivela una camera da delitto. Davanti al letto, per terra, è sdraiata una donna con una lunga camicia, come assas­sinata. Silenzio. La donna si solleva, cambia posizione e rimane ancora immobile. Finalmente si decide, si alza, prende un cap­potto sul letto, si dirige alla porta dopo essersi fermata di faccia al telefono, che squilla proprio mentre lei tocca la porta. La donna butta via il mantello e si precipita; il mantello la intralcia e lei lo scarta con una pedata. Stacca il ricevitore.

Da quell'istante l'attrice parlerà in piedi, seduta, di schiena, di faccia, di profilo, inginocchiata dietro lo schienale della pol­trona, la testa come tagliata, appoggiata sullo schienale, andrà su e giù per la stanza tirandosi dietro 0 filo, fino alla fine quando si lascerà cadere bocconi sul letto. Allora il capo sarà penzoloni e lei lascerà cadere il ricevitore come un sasso.

Ogni atteggiamento deve servire per una fase del monologo-dialogo (fase del cane - fase della menzogna - fase dell'abbonata, ecc). Il nervosismo non si rivela con la precipitazione, ma con quella serie di atteggiamenti ciascuno dei quali deve modellare il colmo del disagio.

Camicia vestaglia, soffitto, porta, poltrona, fodere, paralume bianchi.

                                                                          

Trovare un'illuminazione dalla buca del suggeritore che dia un'alta ombra dietro la donna seduta e sottolinei l'illumina-zione del paralume.

Poiché lo stile di questo atto esclude ogni più lontana par­venza del brio, l'autore raccomanda all'attrice che lo reciterà senza la sua direzione di non metterci nessuna ironia di donna ferita, nessun'asprezza. Il personaggio è una vittima mediocre, totalmente innamorata, che tenta un solo inganno: tendere un appiglio all'uomo perché confessi la sua menzogna e non le la­sci quel meschino ricordo. L'autore vorrebbe che l'attrice desse l'impressione di sanguinare, di perdere il sangue come una be­stia ferita, di terminare l'atto in una camera piena di sangue.

Rispettare il testo in cui gli errori di lingua, le ripetizioni, le espressioni letterarie, le banalità sono frutto di un dosaggio meditato.

Pronto, pronto, pronto.................... Ma no, signora, siamo parecchi sulla linea, riagganciate.....

Pronto..... State parlando con un'abbonata.....Oh!.... pronto!.............. Ma, signora, riagganciate voi..... Pronto, signorina, pronto...... Lasciateci..... Ma no, non è il dottor Schmit........ Zero otto, non zero sette...... pronto...... è ridicolo...... Cercano di me: non so. (Riag­gancia, tiene la mano sul ricevitore. Chiamata)...... Pron­to .....Ma, signora, cosa volete che ci faccia..... disturba­te molto............. Come, colpa mia........ niente affatto....... niente affatto...... Pronto........ pron­to, signorina....... Mi chiamano e non posso parlare. C'è qualcuno sulla linea. Pregate quella signorina di ritirarsi. (Riaggancia, il telefono suona di nuovo). Pronto! Sei tu? ....... sei tu?....... Sì....... Sento malissimo........ sei lontano, molto lontano...... Pronto!..... un orrore..... c'è parecchia gente sulla linea....... Richiama. Pronto! Ri-chia-ma..... Ripeto: richiamami..... Ma, signora, ritirate­vi: vi ripeto che non sono il dottor Schmit...... pronto!... ... (Riaggancia. Altra chiamata).

Ah! finalmente..... sei tu..... sì.... .benissimo..... pronto!...... sì......Era un vero supplizio sentirti attra­verso quella baraonda...... sì..................... sì no..... è una fortuna...... Sono rientrata da dieci minu­ti..... Non avevi ancora chiamato?...... ah!...... no, no...... Ho pranzato fuori..... da Marta..... Saranno le undici e un quarto..... Sei in casa?..... allora guarda il pendolo elettrico..... Proprio quel che pensavo......Sì, sì,, tesoro................. Ieri sera? Ieri sera mi sono co­ricata subito e siccome non potevo dormire ho preso una pa­stiglia...... no...... una sola...... alle nove......

Avevo un po' di mal di capo, ma mi sono scossa. È venuta Marta. Ha fatto colazione con me; ho sbrigato qualche com­missione; sono tornata a casa. Ho messo tutte le lettere nella borsa gialla. Ho..... Cosa?........ Coraggiosissima ........ te lo giuro...... Ho molto, molto coraggio.................. Poi? Poi mi sono vestita; Marta è venuta a pren­dermi, ed ecco........ Torno da casa sua. È stata a postissimo.......... Molto, molto buona, molto a posto........ ha quell'aria, ma non lo è. Avevi ragione, come sempre............................. L'abito rosa, con la pelliccia............ il cappello nero............ Sì, ho ancora il cap­pello in testa....... no, no, non fumo. Ho fumato solo tre sigarette...... Sì, è vero............ sì, sì............ sei gentile....... E tu? sei appena tornato?....... Sei ri­masto a casa........ Quale causa?........Ah! già...... non devi stancarti........... Pronto! pronto! non interrom­pete. Pronto! pronto! Amore...... pronto!...... Se inter­rompono, richiamami immediatamente...... certo...... Pronto! No...... ci sono....... La valigia?.......... le tue lettere e le mie. Puoi farle ritirare quando vuoi...... Un po' duro...... Capisco....... Oh! amore, non giustificarti, è naturalissimo, sono io che sono stupida.................... Sei gentile............................ Sei gentile............ Nemmeno io, non mi credevo cosi forte............... Non c'è da ammirarmi. Mi muovo pressappoco come una sonnambula. Mi vesto, esco, rientro macchinalmen­te. Domani forse sarò meno brava.......................................... Tu?....... Ma no....... ma, tesoro, non ho da farti neanche l'ombra d'un rimprovero......

io...... io...... lascia stare...... Come?...... Natura­lissimo...... anzi...... Era deciso da sempre che avremmo agito con franchezza e mi sarebbe parso un delitto che tu mi piantassi senza dirmi niente fino all'ultimo momento. Il colpo sarebbe stato troppo brutale, mentre invece, ho avuto tempo di abituarmi, di capire................ Che commedia?.................. Pronto!...... Chi?...... Che ti reciti la commedia, io!........ Mi conosci, sono incapace di atteggia­menti ............ nient'affatto.......nient'affatto..... Calmissima....... Lo sentiresti...... dico che lo sentiresti. Non ho la voce di chi nasconde qualcosa............. No. Ho deciso di avere coraggio e l'avrò........ Permetti.....

.... non era la stessa cosa...... può darsi, ma si ha un bel so­spettare, aspettarsi il peggio, si casca sempre male................... .Non esagerare.......... ho avuto tempo di

abituarmi. Avevi avuto cura di coccolarmi, di addormentarmi ....................... Il nostro amore andava contro troppi inciampi. Bisognava resistere, rifiutare cinque anni di felicità oppure accettare i rischi. Non ho mai pensato che la vi­ta si sarebbe aggiustata!. Pago cara una felicità inestimabile ....... Pronto...... inestimabile e non rimpiango...... non...... non rimpiango nulla, nulla, nulla................ Tu....................... t'inganni...... ti...... ti...... t'inganni. Ho........... Pronto!...... Ho quello che merito. Ho voluto essere pazza e avere una felicità pazza .............. amore...... senti...... pronto!.......................... amore....... lascia........ pron­to......... lasciami parlare. Non accusarti. È tutta colpa mia. Sì, sì.......... Ricordati della domenica di Versailles e del telegramma...... Ah!...... allora! sono stata io cheho voluto venire, sono stata io che ti ho chiuso la bocca, sono stata io che ti ho detto che non m'importava niente........... No.......... no........... no...... insomma, sei ingiusto ....... Ho....... ho telefonato io la prima....... no, il martedì............... un martedì.......... Ne sono sicura. Un martedì 27. Il tuo telegramma era arrivato il lunedì sera, il 26. Le so a memoria, quelle date, sta' certo.................. tua madre? Perché....... Davvero, non importa ....... Non so ancora........ Sì........ forse...... Oh!  no,  certo non subito,  e tu?........ Domani?........... Non sapevo che fosse cosi immediato...... allora, aspetta...... è semplicissimo......... domattina la borsa sarà dal portiere; basterà che Giuseppe venga a ritirarla............. Oh! per me, può darsi che resti qui, oppure che vada qualche giorno in campagna, da Marta........... È qui: sembra un'anima in pena. Ieri, passava il tempo tra l'en­trata e la camera. Mi guardava; rizzava le orecchie; stava in ascolto. Ti cercava dappertutto. Sembrava mi rimproverasse perché me ne stavo seduta e non cercavo con lui.........….

.................. Il meglio sarebbe che te lo prendessi............. piuttosto che questa bestia sia infelice......... Oh! per me!.........Non è un cane da donna. Non saprei occuparmene bene. Non lo farei uscire. Meglio che resti con te.............................. Mi dimenticherebbe presto........ Vedremo.......... vedremo.......... Ma non è tanto complicato. Basterà che tu dica che è il cane di un amico. Vuol tanto bene a Giuseppe. Verrebbe lui a prender­lo............. Gli metterò il collare rosso: quello senza tar­ghetta...........  Vedremo........... sì.......... sì........ sì, tesoro........ d'accordo........ ma sì, tesoro...... I guanti?............. I guanti foderati di pelo, quelli che adoperavi per guidare?............. Non so. Non ho visto niente. Può essere. Vado a vedere.................. Aspetta. Non lasciarti interrompere.

(Raccoglie sul tavolo, dietro la lampada, un paio di guantoni fo­derati dipelo e li bacia con passione. Parla con i guanti appoggia­ti alla guancia).

Pronto....... pronto...... no....... ho cercato sul comò, sulla poltrona, in anticamera, dappertutto: non ci sono ......... Senti...... guarderò ancora, ma sono sicura................ Se per caso li ritrovo domani, li farò lasciare

giù con la borsa........ Amore?......... Le lettere..... sì...... le brucerai........... adesso ti chiedo una cosa cretina...... no, ecco, volevo dirti, se le bruci; mi piacerebbe che tu serbassi la cenere nella scatoletta di tartaruga che ti ave­vo regalata per le sigarette, e che tu...... Pronto!........ no........ sono idiota........ perdonami. Ero cosi forte. (Piange) ............................. Ecco, finito. Mi soffio il naso. Insomma sarei contenta di avere quella cenere, ecco......................................... Co­me sei buono!......Ah!

(Il brano tra virgolette l'attrice lo reciterà nella lingua straniera che le è più familiare).

« In quanto alle cane di tua sorella, ho bruciato tutto nel fornello di cucina. Sulle prime ho pensato di aprire per togliere il disegno di cui mi avevi parlato, ma siccome mi avevi detto di bruciare tutto, l'ho fatto.................. Ah! bene................... bene...... sì »................................................................. (Di nuovo in francese)  È vero, sei in vestaglia......... Vai a letto?........ Non devi lavorare cosi tardi, devi coricarti se ti alzi presto domattina. Pronto!...... Pronto!...... e adesso?...... Pure, parlo forte..................... Su, mi sen­ti?...... Dico; mi senti?...... strano perché io ti sento co­me se tu fossi qui in camera.......... Pronto!....... pron­to! pronto!....... Ecco! adesso son io che non ti sento pi ......Sì, ma lontano, lontano......Tu invece mi senti. Un po' ciascuno....................... No, non riaggancia­re!....... Pronto!........ Sto parlando, signorina, sto parlando!........ Ah! ti sento. Ti sento benissimo. Sì, era antipatico. Pare di essere morti. Si sente e non ci si può far sen­tire........ No, benissimo. Straordinario che ci lascino chiac­chierare tanto. Di solito interrompono dopo tre minuti e ri­danno un numero sbagliato......... Sì, sì.............. anzi sento meglio di prima, ma il tuo apparecchio rintrona; si direbbe che non sia il tuo........................... Ti vedo, sai. (Lui le fa indovinare) ........Quale, foulard) ........ quello rosso........ Ah!..................... in­clinata a sinistra................ Hai le maniche rimboc­cate...... la mano sinistra? il ricevitore. La mano destra? La stilografica. Sulla carta assorbente stai disegnando profili, cuori, stelle. Ridi! Io ho due occhi al posto delle orecchie..... (Fa il gesto macchinale di celarsi il viso) ........Oh! no, tesoro, non guardarmi, per carità......................................... Paura?........ No, non avrò paura........ è peggio............... Insomma non ho più l'abitu­dine di dormire sola....... Sì...... sì...... sì...... sì, sì...... ti prometto........... ti..... ti prometto...... ti prometto...........................

........................... sei caro................................. Non so. Evito di guardarmi. Non oso più accedere nella toeletta. Ieri, mi sono trovata faccia a faccia con una vecchia signora...................... No, no! Una vecchia signora magra dai capelli bianchi e un'infinità di pic­cole rughe..................................................... Come sei buono! ma, tesoro, un viso meravi­glioso, è la cosa peggiore, va bene per gli artisti....................... Preferivo quando dicevi: ma guardate qui que­sto brutto musetto!........ Sì, caro signore!....... Scher­zavo....... Sei sciocco........ Per fortuna sei goffo e mi ami. Se tu non mi amassi e fossi astuto, il telefono diventereb­be un'arma spaventosa: un'arma che non lascia tracce, che non fa rumore............................ Io, catti­va?...... Pronto!..... pronto! pronto!..... pronto, amo­re...... dove sei?.............. Pronto, pronto, pron­to, signorina. (Chiama) Pronto, signorina, m'interrompono. (Riaggancia. Silenzio. Stacca il ricevitore). Pronto, signorina. (Chiama; suona il telefono). Pronto, sei tu?............... Ma no, signorina. Mi hanno interrotta....... Non so...... cioè....... sì...... aspettate...... Auteuil 04 virgola 7. Pronto!...... non è libero?....... Pronto, signorina; mi

richiama................ Bene. (Riaggancia: di nuovo il telefono). Pronto! pronto! 04 virgola7? No, non 6,7. Oh! (Ri­chiama) Pronto!....... pronto, signorina. Sbagliano; mi danno virgola 6: chiedo virgola 7. 04, virgola 7, Auteuil. (Aspet­ta) Pronto! Auteuil 04, 7? Ah! sì. Siete voi, Giuseppe...... È la signora...... ci hanno interrotto con il signore...... non c'è?...... già...... già......... non rincasa stasera...... è vero, che stupida! Il signore mi telefonava da un risto­rante, hanno interrotto e io ho rifatto il suo numero......... Scusatemi, Giuseppe...... Grazie...... grazie...... be­ne ...... Buonasera, Giuseppe...... (Riaggancia, e quasi si sente mancare. Suona il telefono) Pronto! ah, tesoro, sei tu? ...... avevano interrotto...... No, no, aspettavo; il telefono chiamava, io staccavo e non c'era nessuno............ Certo ...... ma sì, sicuro..... .Hai sonno...... Sei stato buono a telefonare..... tanto buono (Piange)...... (Pausa)..... No, sono qui...... Cosa?................. Perdonami ...... è assurdo...... niente, niente...... Non ho niente .......... ti giuro che non ho niente....... È così...... niente. T'inganni....... Assolutamente come prima...... solo che, lo capisci, si parla, si parla, e non si pensa che biso­gnerà tacere, riagganciare, ricadere nel vuoto, nel buio...... e allora...... (Piange)...... Senti, amore. Non ti ho mai mentito........ Sì, so, so, ti credo, ne sono persuasa...... no, non è questo....... è perché ti ho mentito...... or ora ........... qui......  al telefono, da un quarto d'ora, sto mentendo. Lo so che non ho più niente di buono da aspettarmi, ma mentire non porta fortuna, e poi non mi piace mentirti, non posso, non voglio mentirti, anche per il tuo bene............................................ oh! caro, nulla di grave, non spaventarti........ Però mentivo mentre ti de­scrivevo il mio abito e ti dicevo di avere pranzato da Marta............... Non ho pranzato, non ho il vestito rosa. Ho un cappotto sulla camicia, perché a furia di aspettare la tua chia­mata, di guardare l'apparecchio, di sedermi, di alzarmi, di cam­minare in lungo e in largo, diventavo pazza, pazza! Allora ho infilato un cappotto e stavo per uscire, per prendere un tassi e farmi portare davanti alle tue finestre, per aspettare.................... Ma sì! aspettare, aspettare non so cosa........... Hai ragione.............. Sì...... sì, ti ascolto.... sarò buona... ti ascolto...... Risponderò a tutto, te lo giuro .......... Qui....... non ho mangiato nulla....... non potevo....... sono stata malissimo...... Ieri sera, ho vo­luto prendere una pastiglia per dormire: mi sono detta che se ne avessi prese di più avrei dormito meglio e che se le prendevo tutte, avrei dormito, senza sogni, senza risveglio, sarei morta. (Piange)............. Ne ho trangugiate dodici........ in un po' d'acqua calda......Come un masso. E ho fatto un sogno. Ho sognato la realtà: mi sono svegliata di soprassalto felice che fosse un sogno, e quando mi sono resa conto che era vero, che ero sola, che non avevo la testa sul tuo collo e sulla tua spalla, e le mie gambe fra le tue, ho sentito che non potevo, che non potevo vivere.................................. leggera, leggera e fredda, e non mi sentivo più battere il cuore, e la morte tardava a venire, e siccome avevo un'angoscia spa­ventosa, dopo un'ora ho telefonato a Marta. Non avevo il co­raggio di morire sola.................................................... Tesoro....... tesoro..... Erano le quattro del mattino. Marta è venuta con il medico che abita nella sua stessa casa. Avevo più di quaranta. A quanto pare è difficilissimo avvelenarsi e ci si sbaglia sempre di dose. Il me­dico ha scritto una ricetta e Marta mi è stata vicina fino a sta­sera. L'ho scongiurata di andarsene perché avevi detto che mi avresti telefonato un'ultima volta e temevo che mi si proibisse di parlare............ Ma bene, benissimo............ non ho più niente..... Sì, è vero..... un po' di febbre..... 38°e3..... era nervoso................ non preoccupar­ti .............................................................................. Come............. sono sciocca! M'ero giurata di non darti inquietudini, di lascia­re che te ne andassi tranquillo, di dirti arrivederci come se do­vessimo ritrovarci domani..... Si è stupidi..... Sì, sì, stu­pidi! ..................................................................... quello che è duro è riaggancia­re, fare il buio..... (Piange)........ Pronto!............ Credevo che avessero interrotto......Sei buono, amore ...... mio povero amore a cui ho fatto del male......................................................Sì, parla,

parla, di' qualunque cosa....... Soffrivo talmente da roto­larmi per terra, e basta che tu parli perché io mi senta bene, che chiuda gli occhi. Sai, certe volte quand'eravamo a letto e io ave­vo la testa nel suo angolino, con l'orecchio contro il tuo petto e tu parlavi, io sentivo la tua voce, proprio come stasera nel ri­cevitore......... Vigliacco? Vigliacca sono io. Mi ero giu­rata .......... io.....oh no! Tu che...... tu...... tu

che non mi hai mai dato che felicità.......Ma, amore, lo ripe­to, non è giusto. Ma se sapevo - sapevo - aspettavo quello che è successo. Mentre tante donne s'illudono di passare l'esistenza vicino all'uomo che amano e sanno della rottura senza essere preparate - Io sapevo........................ Anzi, non te l'ho mai detto, ma dalla modista, su un giornale di mode, ho veduto la sua fotografia............ Sul tavolo, spalancato alla pagina giusta.......... È umano o meglio femminile................ Perché non volevo sciupare le nostre ultime settimane....... no. Naturalissimo......... non farmi mi­gliore di quel che sono................... Pronto! Sento della musica................ Dico: Sento della musica................... Be', dovresti picchiare alla parete e impe­dire ai tuoi vicini di suonare il grammofono in ore simili; han­no preso delle cattive abitudini perché tu non eri mai in casa........ È inutile. D'altronde il dottore di Marta tornerà domani........ No, tesoro; è un medico bravissimo e non c'è nessun motivo che io lo offenda chiamandone un altro............Non preoccuparti......Ma sì......ma sì.....Ti darà lei notizie........................................... .................. Capisco............ capisco...... D'altronde, stavolta, sono coraggiosa, coraggiosissima...... Cosa?...... Oh! sì, infinitamente meglio. Se tu non avessi chiamato, sarei morta........ No....... aspetta........ aspetta...... Cerchiamo un mezzo.............. (Va su e giù e la sofferenza le strappa dei gemiti)........ Perdonami. Lo so che questa scena è insopportabile e che tu sei molto pa­ziente, ma capiscimi, soffro, soffro. Questo filo è l'ultimo che ancora mi riallaccia a noi........ L'altro ieri sera? ho dormi­to. Mi ero coricata con il telefono................... No, no. Nel mio letto........Sì, lo so. Sono molto ridicola, ma avevo il telefono nel letto, perché, nonostante tutto, il telefono unisce, va fin da te, e poi avevo la promessa della tua telefonata; e allora, pensa, ho fatto un'infinità di sogni. Quel colpo di tele­fono diventava un colpo vero che tu mi davi e io cadevo, op­pure un collo, un collo da strozzare, oppure ero in fondo a un mare che rassomigliava all'appartamento di Auteuil, e io ero riallacciata a te da un tubo di scafandro e ti supplicavo di non tagliare il tubo - insomma sogni stupidissimi da raccontarsi, ma nel sonno vivevano, ed era terribile.................. ....... Perché tu mi parli. Sono cinque anni che vivo di te, che sei la mia unica aria respirabile, che passo il tempo ad aspettarti, a crederti morto se tu ritardi, a morire perché ti cre­do morto, a rivivere quando entri e finalmente quando ci sei, a morire di paura che tu te ne vada. Adesso, ho un po' d'ossigeno perché mi stai parlando. In fondo il mio sogno non è poi tanto stupido. Se tu tagli; tagli il tubo.............................. Inteso, amore; ho dormito. Ho dormito perché era la prima volta; l'ha detto il medico: è un'intossicazione. La prima sera, si dorme. E poi la sofferenza distrae, è nuova di zecca, la si tollera. Quel che non si tollera è la seconda notte, ieri, o la terza, stasera, fra qualche minuto e domani e dopodomani, e giorni e giorni a fare che cosa, Dio mio?............................................. Non ho febbre, neanche una linea; vedo giusto.............. E siccome è insolubile, avrei fatto meglio ad avere coraggio e a raccontarti delle bugie ....... E....... e anche ammesso che io dorma, dopo il sonno ci sono i sogni e il risveglio e mangiare e alzarsi e lavarsi e uscire e andare dove?................ Ma, povero tesoro, non ho avuto mai niente altro da fare che te....... Scusa! Ero sempre impegnata, d'accordo. Impegnata da te, per te............... Marta ha la sua vita organizzata.......... È co­me se tu chiedessi a un pesce in che modo conti di sistemare la propria vita senz'acqua......... Te lo ripeto, non ho biso­gno di nessuno...........Delle distrazioni! Ti confesserò una cosa non troppo poetica ma vera. Da quella famosa dome­nica sera, mi sono distratta un'unica volta, dal dentista, quan­do mi ha toccato un nervo.......... Sola.......... Sola............................. Da due giorni non si muo­ve dall'anticamera. Ho provato a chiamarlo, ad accarezzarlo; ma non si lascia toccare; per poco non mi mordeva...... Sì, me, me! torce il muso e ringhia. È un altro cane, te l'assicuro. Mi fa paura........Da Marta? Ti ripeto che non gli ci si può accostare. Ce n'è voluto perché Marta potesse uscire, non vo­leva lasciare aprire la porta.......Ma sì, è più prudente. Ti giuro che mi spaventa. Non mangia, non si muove più. E quando mi guarda, mi fa venire la pelle d'oca...... Cosa vuoi che ne sappia? Forse crede che io ti abbia fatto del male................... Povera bestia!.................. Non ho nes­suna ragione di volerle male; lo capisco fin troppo. Ti è affe­zionato, non ti vede più rientrare, crede che sia colpa mia.... ....... Prova a mandare Giuseppe...... Credo che lo se­guirebbe...... Oh ! per me...... .Un po' più, un po' meno ....... non mi adorava affatto. Tant'è vero...... Ma sì, sem­brava, può darsi, ma ti giuro che se lo toccassi............. Se non vuoi riprendertelo, lo affiderò a qualcuno; è inutile che questo cane si ammali e diventi cattivo.............. Da te non morderà nessuno. Amerà quelli che tu ami......... Ma sì, intendevo dire: amerà le persone con cui tu vivi..................... Sì, amore. D'accordo, ma è un cane; nonostante la sua intelligenza, non può indovinarlo.......... davanti a lui mi lasciavo andare; e Dio sa quello che ha visto!...... Vo­glio dire che forse non mi riconosce, che forse gli ho fatto pau­ra ...... Non si sa mai........... Anzi........... Per

esempio, zia Gianna, la sera che le ho detto che suo figlio era stato ucciso: lei è molto pallida e piccolissima - Ebbene è di­ventata di fuoco e gigantesca............... Una gigantessa rossa; picchiava la testa contro il soffitto e aveva mani dap­pertutto, e la sua ombra riempiva la stanza e faceva paura..... faceva paura!....................... Ti chiedo perdono. Proprio la sua cagna; si nascondeva sotto il cassettone e ab­baiava come se inseguisse un animale.......................................... Ma, non so, tesoro. Come vuoi che sappia? Uno non è più se stesso; devo avere fatto cose tre­mende; pensa che ho lacerato tutto il pacco delle mie fotografie e la busta del fotografo in un colpo solo, senza accorgermene. Anche per un uomo sarebbe stata una bella impresa........ Quelle per il rilascio...... Cosa?...... No, se non mi serve più il rilascio...... Non è una perdita. Ero un orrore....... ......... Mai! Ho avuta la fortuna d'incontrarti in viaggio. Adesso, se viaggiassi, potrei avere la sfortuna di riincontrarti........ Non insistere.......... Lascia...... Pronto! pronto! Signora, ritiratevi. Siete con degli abbonati. Pronto! Ma no, signora............... Ma, signora, non cerchiamo di essere interessanti; non avete che da non stare sulla linea................Se ci trovate ridicoli, perché perdete tempo in­vece di riagganciare?.......Oh!.......Amore! amore! Non t'arrabbiare............... Insomma!...... no, no. Stavolta son io. Toccavo il ricevitore. Quella ha riattaccato; ha riattaccato subito dopo avere detto quella brutta frase.......... Pronto!...... Sembri scosso............... sì; lo sei per via di quel che hai sentito, conosco la tua voce.......... Sei rimasto male!...... Io...... ma, amore, quella donna è una maleducata e non ti conosce. Crede che tu sia come gli al­tri uomini................ Ma no, tesoro...... È tutt'al-

tra cosa...... Quali rimorsi ?....... Pronto!...... Ma lascia, lascia. Non pensare più a quella cretineria. È finita............. Quanto sei ingenuo!...... Chi? Non importa chi. L'altro ieri ho incontrato quella persona il cui cognome inco­mincia per S....... Con la lettera S. - B. S. - Sì, Henri Mar­tin...... Mi ha chiesto se avevi un fratello, e se era quello di cui si annunzia il matrimonio.......... Cosa vuoi che m'im­porti?..... La verità......................  L'aria di condoglianze....................... Ti confesso che non sono........................................................... rimasta li un'eternità, ho detto che avevo gente a casa....... Ma non andare a arzigogolare, è sempli­cissimo; la gente odia che uno la molli, e a poco a poco io ho mollato tutti quanti............. Non volevo perdere un minuto di noi....... Proprio lo stesso. Possono dire quello che vogliono....... Bisogna essere giusti. La nostra situa­zione è inspiegabile per gli altri................ Per gli altri ...... Per gli altri, ci si ama oppure ci si detesta. Le rotture sono rotture. Sono superficiali: non gli farai mai capire...... Non...... non gli farai mai capire certe cose................................. Il meglio è fare come me e infischiar­sene..... .completamente. (Emette un grido di dolore soffo­cato) Oh!........... Niente. Parlo, parlo; mi pare che stia­mo parlando come di solito e poi d'un tratto la verità mi ritorna

...... (Lacrime)...... Perché farsi delle illusioni?....... Sì....... sì....... No! In passato ci si vedeva: si poteva perdere la testa, dimenticare le promesse, rischiare l'impossi­bile, convincere quelli che adoravamo con i baci, aggrappandoci a loro. Un'occhiata poteva capovolgere tutto. Ma con que­sto apparecchio, quel che è finito è finito...... Sta' tranquil­lo; non ci si suicida due volte.............. Forse, per cer­care di dormire............... Non sono il tipo che com­pra una rivoltella; non mi vedi a comperare una rivoltella!.......... Dove troverei la forza di inventare una menzogna, mio povero tesoro?....... Nessuna....... Avrei dovuto avere la forza; ci sono circostanze in cui la menzogna è utile. Tu, se tu mi mentissi per rendermi meno penosa la separazione.......... Non dico che tu menta. Dico: se tu mentissi e io lo sapessi. Se, per esempio, tu non fossi a casa e mi dicessi............ No, no, tesoro! Senti!.......... Ti credo........ non ho voluto dire che non ti credevo...... Perché ti arrabbi?..... Si, fai una voce cattiva. Dicevo soltanto che se tu m'ingannassi per bontà d'animo e io me ne accorgessi, avrei per te una tene­rezza ancora più grande....... Pronto! pronto!....... Pronto! (Riattacca dicendo piano e rapidamente) Mio Dio, fate che richiami - Mio Dio, fate che richiami - Mio Dio, fate che richiami - Mio Dio, fate che richiami - Mio Dio, fate (Chiama­no: la donna stacca) Avevano interrotto. Stavo dicendoti che se tu mi mentissi per bontà e io me ne accorgessi avrei per te una tenerezza ancora più grande................. Ma cer­to........................................ Sei pazzo!............................ Amore mio.................................. mio adorato................................ (Si avvolge il filo intorno al collo)...................... Lo so che è necessario, ma è atroce........................... Non avrò mai quel coraggio....... Sì, si ha l'il­lusione di essere uno contro l'altro, e di colpo ti mettono in mezzo cantine, fogne, una intera città....... Ti ricordi di Yvonne che si domandava come mai la voce potesse passare attraverso il filo attorcigliato. Ho il filo intorno al collo. Ho la tua voce intorno al mio collo....... L'ufficio dovrebbe in­terromperci per caso..................... Oh! tesoro! Come puoi credere che io pensi una cosi brutta cosa? Lo so che questa «operazione» è ancora più crudele a farsi dalla tua parte che non dalla mia...... No...... no, no...................................... a Marsiglia? Senti, caro, visto che sarete a Marsiglia dopodomani sera, vorrei...... insomma, vorrei...... vorrei che tu non andassi all'albergo dove andavamo di solito. Non ti dispiace?........ Perché le cose che non immagino, non esistono, oppure, esistono in un qualche luogo molto vago e che fa meno male....... capi­sci?....... Grazie....... grazie. Sei buono. Ti amo. (Si al­za e si dirige al letto con l'apparecchio in titano) Allora, ecco...... ecco...... Stavo per dire meccanicamente: a fra po­co...... Ne dubito...... Non si sa mai...... Oh!.......... è meglio, molto meglio........... (Si sdraia sul letto e stringe l'apparecchio tra le braccia) Amore mio......... amo­re mio bello...... Sono coraggiosa. Sbrigati - Forza. Taglia! taglia svelto! taglia! Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo.............................. (Il ricevitore rotola a terra).

Sipario.