La zia d’Honfleur

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LA ZIA D'HONFLEUR

commedia in tre atti di Paul Gavault

Traduzione dal Francese di Giuseppe Adami

PERSONAGGI

CARLO BERTHIER

ADOLFO DORLANGE

CLEMENTE

Il signor DORLANGE

Il Dott. DOUCE

GIUSTINO           

ALBERTINA

La signora RAYMOND

YVONNE

LUCETTE

La signora DORLANGE

GABRIELLA

ATTO PRIMO

Una sala-studio nell’appartamento di CarloBerthier. All'angolo a sinistra,porta comune che dà nella anticamera nella quale si vede la porta d'entrata dell’appartamento. A sinistra, primo, piano, porta che dà nella camera da letto. Arredo elegante senza tanta ricercatezza, come può' essere un appartamento da giovanotto.

Scena I

CLEMENTE poi la signora RAYMOND.

(All'alzarsi del sipario la scena è vuota; suonano ripetutamente alla porta. Si sente a destra la voce di Clemente. “Eccomi! Eccomi! Un momento! Bisogna bene che mi vesta !” Poi Clemente entra in scena abbottonandosi il panciotto. Attraversa la sala e si dirige alla porta d’entrata.

CLEMENTE    Vorrei' sapere chi può' suonare a quest’ora... A meno che il signore abbia dimenticato le chiavi... (apre la porta d'entrata: Appare la signora Raymond con una piccola valigia in mano) La signora desidera?...

RAYMOND     Vedere il signor Carlo Berthier.

CLEMENTE    La signora e' forse manicure?

RAYMOND     No, caro, no. Sono sua zia.

CLEMENTE    La zia d'Honfleur?

RAYMOND     La zia d'Honfleur, di dove, infatti, arrivo.

CLEMENTE    La signora mi scuserà. Non mi aspettavo certo l'onore...

RAYMOND     Dov'è mio nipote?

CLEMENTE    Non lo so, signora...

RAYMOND     Non è in casa?

CLEMENTE    No, signora.

RAYMOND     Eppure dovrebbe aver ricevuto il telegramma che gli ho spedito oggi nel pomeriggio.

CLEMENTE    Il telegramma infatti è arrivato e l'ho ricevuto io. Ma come la signora può vedere, è là sulla tavola

RAYMOND     Ancora intatto?... (lo restituisce a Clemente)

CLEMENTE    Io non apro mai la posta del signore.

RAYMOND     Allora mi - spiego la sua assenza alla "stazione dove lo avevo pregato di venire, ad incontrarmi alle 11,59

CLEMENTE    Ventitré...

RAYMOND     Come?

CLEMENTE    A Parigi si dice ventitré...

RAYMOND     Noi, ad Honfleur, diciamo undici di sera e troviamo che è ugualmente tardi.

CLEMENTE    Il signore sarà desolato.

RAYMOND     Stanca d'aspettarlo, mi sono decisa ad andare da sola all'hotel Lafontaine. dove scendo sempre da centocinquanta anni...

CLEMENTE    La signora deve esagerare...

RAYMOND     Intendo la mia famiglia. E dove avevo pregato mio nipote di fissarmi una camera,..

CLEMENTE    E siccome il signore non ha potuto fare la commissione...

RAYMOND     Camere non ce n’erano più. Allora sono risalita in carrozza, e sono venuta qui per avere notizie.

CLEMENTE    Il signor Carlo sta benissimo, grazie.

RAYMOND     Capisco che voi vi fate probabilmente di me un'idea assolutamente falsa. Non sono affatto una zia di vecchio stampo, una ridicola provinciale che non comprende come la gioventù debba godere. Dovete sapere che voglio un gran bene a mio nipote.

CLEMENTE    Sì, signora.

RAYMOND     Sono io che l'aiuto a fare a Parigi i suoi studi. di diritto, che egli frequenta assiduamente da undici anni.

CLEMENTE    Il signore me l'ha detto parecchie volte, benedicendo il nome della signora.

RAYMOND     Che caro ragazzo!

CLEMENTE    Tiene sempre la sua valigia pronta in anticamera e al primo richiamo della signora, egli corre ad Honfleur. E' veramente un nipote per bene.

RAYMOND     Ed io una gran brava zia... Houna bella fortuna e sono generosa... gli passo...

CLEMENTE    Mille lire al mese.

RAYMOND     Si può star bene.

CLEMENTE    Sì. Con un buon domestico c'è da cavarsela.

RAYMOND     Ora rispondetemi francamente, Battista.

CLEMENTE    Mi chiamo Clemente.

RAYMOND     Tutte le tradizioni vanno perdendosi. Ebbene, Clemente, dov'è mio nipote? Credete che rientrerà questa notte?

CLEMENTE    Il vostro signor nipote è stato oggi invitato a festeggiare il nuovo alloggio della signora Enrichetta de Brezaine del “Gaumont Palace”, e credo non rientrerà prima dell'alba, e probabilmente un po' brillo.

RAYMOND     Ah! Come sono contenta!

CLEMENTE    E' stato il suo amico il signor Dorlange che lo ha fatto invitare.

RAYMOND     Ha fatto benissimo. Il mio Carlo è un giovanotto perfetto e voglio che si diverta, che viva! Verrà bene il giorno in cui dovrà mettersi a fare la persona seria : quando sarà notaio a Honfleur.

CLEMENTE    So appunto che questo è il suo destino.

RAYMOND     Lostudio che io gli farò avere è eccellente. Rende sessantamila lire all'anno. Potrà vivere bene, non vi pare?

CLEMENTE    Sì. Se non si lascerà scappare il suo bravo domestico, ce la caveremo discretamente.

RAYMOND     Oh, ditemi. Dove ha messo la “chaise longue” che gli ho mandata da Honfleur?

CLEMENTE    Nel “fumoir”.

RAYMOND     Avrebbe meritato l'onore di essere messa nel salone. E' Impero... puro Impero.

CLEMENTE    E' di valore certamente. Ma nella “soaring and gillow” non sta bene.

RAYMOND     Eh?...

CLEMENTE    Nella “soaring and gillow” non sta bene.

RAYMOND     (senza capire). Ah! Si?...

CLEMENTE    Si dice così in inglese.

RAYMOND     Ditemelo in italiano.

CLEMENTE    Nella “soaring and gillow”, (indica l'angolo a destra) non sta bene.

RAYMOND     Ah! Ora capisco! E dove si trova il “fumoir”?

CLEMENTE    Di qua, signora.

RAYMOND     Benissimo.

CLEMENTE    Eccola là.

RAYMOND     Che cosa?

CLEMENTE    La “chaise longue”.

RAYMOND     Mi ci riposerò io. Quando mio nipote tornerà a casa lo lascerete andare a dormire, e domattina sarà la zia d'Honfleur che gli porterà la cioccolata.

CLEMENTE    La signora dormirà certo assai male.

RAYMOND     Sulla “chaise longue”?... Ma ci starò benissimo! Ci dormo da centocinquanta anni!

CLEMENTE    Centocinquanta anni! Dall'epoca dell'impero!... Come passa il tempo

RAYMOND     Caro Clemente, potete andare a dormire.

CLEMENTE    La signora non ha bisogno di niente?

RAYMOND     No. grazie.

CLEMENTE    (aprendo la porta a destra). La chiavetta della luce è là. (accende).

RAYMOND     Benissimo.

CLEMENTE    La signora non ha che questa valigia?

RAYMOND     Ho lasciato il baule al Lafontaine dove, domattina alle 8, sarà libero il numero 78.

CLEMENTE    Buona notte, signora.

RAYMOND     Buona notte, Clemente. (esce a destra).

CLEMENTE    (dirigendosi verso l’uscita di destra). Se fossi ricco come la zia d'Honfleur avrei preferito un bell'appartamento al Majestic, a un sonno sulla “chaise longue” di mio nipote. Contenta lei! (Spegne ed esce. La scena resta vuota un momento. Poi si sente il rumore delle chiave nella serratura dalla porta d'entrata che si apre).

Scena II

CARLO - LUCETTE.

CARLO            (fa entrare Lucette). Avete preso freddo?

LUCETTE        Affatto.

CARLO            Siete stanca?

LUCETTE        No, signor Carlo, sono contenta. Com'è bello qui, in casa vostra.

CARLO            Nostra, Lucette. Bisogna dire: casa nostra.

LUCETTE        Ah! Questo non lo dirò mai!

CARLO            Perché?... Siete pentita?

LUCETTE        Ah, no! Sapete benissimo che sono tanto felice! Ma durerà molto poi, per noi due?

CARLO            Durerà molto, moltissimo.

LUCETTE        lo non domando di meglio. Ma sono così poco fortunata, di solito.

CARLO            Siete deliziosa.

LUCETTE        Vuoi dire che proveremo, non è vero? Sarà quel che sarà.

CARLO            Lucette! Quando ci si mette a giocare non bisogna dire: adesso perderò. Porta sfortuna.

LUCETTE        (abbracciandolo). Avete ragione; dirò: ora guadagno.

CARLO            Ecco. Così mi piace!

LUCETTE        Sono già tre mesi che ci troviamo presso la mia compagna d'atelier.

CARLO            Della più parigina delle case di moda, Schenfeld e Blumenthal. Ci siamo piaciuti subito, e ci siamo fatti la corte.

LUCETTE        Io specialmente. Questa notte poi ci hanno messi vicini a cena dalla signorina Brezanne.

CARLO            Coll'intenzione evidente che si dovesse finir male.

LUCETTE        E così è accaduto.

CARLO            Il meglio ha da venire.

LUCETTE        Certo. io non so perché debba guastarmi questa gioia colla paura che passi troppo presto. Ci piacciamo non abbiamo conti da rendere a nessuno...

CARLO            Oh! A nessuno!..

LUCETTE        E dov'è?...

CARLO            E' là. (apre la porta a sinistra).

LUCETTE        Volete che vi faccia una confessione?

CARLO            Fate pure.

LUCETTE        Non avrei mai creduto che noi due...

CARLO            Eppure vedete che siamo sulla buona strada.

LUCETTE        Mi pare che ormai possa dirsi cosa certa.

CARLO            Credo anch'io!

LUCETTE        Sono così poco abituata a vedere i miei desideri esauditi, che non oso ancora credere che fra poco...

CARLO            Vi assicuro che mi sento in grado di garantirvelo...

LUCETTE        Temo.... non so bene... temo l'ostacolo dell'ultimo momento, Sono una sciocca, non è vero?

CARLO            Si. Ma sempre tanto deliziosa!

LUCETTE        Passerà...

CARLO            Passerà, Un momento : prendo il vostro mantello e spengo. (spegne. Le va vicino e le cinge la vita andando verso sinistra). Credo che la mia sicurezza si concreti, (la scena resta al buio. sotto la porta, in primo piano a destra si vede un po’ di luce).

LUCETTE        Toh!... Della luce!

CARLO            Scusatemi. E' quella bestia di Clemente che dimentica sempre di spegnere nel “fumoir”. (apre la porta).

Voce della Signora RAYMOND Sei tu Carlo?

LUCETTE        Una donna?

CARLO            (che ha rinchiuso la porta) Mia zia!

Voce della Signora RAYMOND Puoi entrare.

CARLO            Ma certo zia, entro subito. Un momento ed entro. (a Lucette). E' mia zia che mi piomba addosso all'improvviso. E' la prima volta che mi fa uno scherzo simile.

LUCETTE        I miei presentimenti non sbagliavano. Me ne vado.

CARLO            Purtroppo è necessario. Bisogna che andiate. (le mette il mantello), A ben presto, Lucette, arrivederci. (l'abbraccia).

LUCETTE        Lo sapevo bene che non se ne sarebbe fatto niente.

CARLO            Vi giuro che se non fosse dipeso che da me.,, Ah! Com'è seccante! (ritorna verso destra) Ah! Che bella sorpresa!... (entra nel “ fumoir”).

Voce della Signora RAYMOND Non te l'aspettavi, briccone...

LUCETTE        (alla porta in fondo) Chiusa a chiave! (ritornando in scena) Ora entreranno qui... Come avvisarlo? (scorge la porta del “fumoir” che si apre) Eccoli! (entra a sinistra) Ah! tanto meglio!

SCENA III

CARLO - SIGNORA RAYMOND.

RAYMOND     (Entrando seguita da Carlo)

CARLO            Zia mia, sono desolato! Non sono venuto alla stazione, e per colpa mia passerete una notte infame...

RAYMOND     Vogliamo dunque un po' di bene alla zia d'Honfleur?

CARLO            La adoro! Ormai non hoche lei al mondo.

RAYMOND     Ti sei divertito almeno a questa inaugurazione?

CARLO            Ho fatto male ad accettare quell'invito. E' stato Adolfo a condurmi.

RAYMOND     Non gliene faccio una colpa. Non vorrei che tu conducessi la vita di Adolfo... che non prenderà mai la sua laurea... Ma tu che da undici anni sei rimandato a tutti gli esami, e tuttavia speri di essere finalmente promosso fra un paio d'anni, hai ben diritto di procurarti delle distrazioni,

CARLO            Come siete buona, zia mia! Dio mio, quanto siete buona!

RAYMOND.    C'erano delle belle donnine?

CARLO            Sì, zia

RAYMOND     Artiste?

CARLO            Sì, zia.

RAYMOND     Hai flirtato?

CARLO            Zia...

RAYMOND     Hai fatto bene. Soltanto, ricordati delle raccomandazioni che ti hogià fatto in queste ultime vacanze. Farfalleggia, ma niente cose serie. Evita i legami, Fra due anni devi essere dottore in legge, libero e pronto a sposare la ragazza che ti sto preparando. Chi obbedirà alla zia?

CARLO            Carlo.

RAYMOND     Ed ora, caro, va a dormire, e arrivederci domani. Dovrai sopportarmi per otto giorni. Sei contento?

CARLO            Sono felice, felice.

RAYMOND     E non ti risparmierò nessun museo.

CARLO            Benissimo. Sono tanti anni che ho voglia di vederli. Questa è una buona occasione.

RAYMOND     Buona notte.

CARLO            Buona notte, zia. Ma no, no!...

RAYMOND     Cosa?

CARLO            Non posso adattarmi all'idea che voi dormiate così incomoda, mentre io vado a distendermi nel mio letto.

RAYMOND     Ma sto benissimo, ti assicuro.

CARLO            No, no, no. Dovete andarci voi.

RAYMOND     Lo vuoi assolutamente?

CARLO            Assolutamente.

RAYMOND     Ebbene, accetto. Chi vuole dunque tanto bene alla zia d’Honfleur?

CARLO            (abbracciandola). Carlo. (si dirige verso la porta a sinistra). Vengo io stesso a mettervi a posto. (apre la porta, accende all’interno e chiude precipitosamente) Santo Dio!

RAYMOND     Che c'è?

CARLO            Cara zia. non è possibile che voi dormiate nella mia stanza...

RAYMOND     E perché?

CARLO            C'è un disordine spaventoso.

RAYMOND     Non importa.

CARLO            E poi un odore di pipa insopportabile... Ho preso la pessima abitudine di fumare la pipa mentre dormo.

RAYMOND     Ma sai bene che l'odore di tabacco non mi ha mai dato fastidio.

CARLO            No, no, sono sicuro che vi farebbe male... Sono responsabile della vostra salute... Insomma, non posso lasciarvi entrare in quella camera.

RAYMOND     Ah!... Va bene. non insisto più. Chiama il tuo cameriere, ti prego.

CARLO            Se avete bisogno di qualche cosa... sono qua io...

RAYMOND     No, ho bisogno di Clemente.

CARLO            Se non avete sonno. posso tenervi compagnia fino a domattina. Volete che vi legga qualche cosa?

RAYMOND     No, grazie. Con chi parlavi quando sei entrato?

CARLO            lo?... Con nessuno

RAYMOND     Ti sbagli. Il rumore delle voci mi ha svegliata...

CARLO            Ah!...Ora ricordo... Parlavo con Clemente.

RAYMOND     Quel bravo Clemente...

CARLO            Sì... sì... Con quel bravo Clemente che mi aspettava.

RAYMOND     Perfettamente.

SCENA IV

Gli stessi - CLEMENTE.

(Clemente entrando, finisce di abbottonare il suo gilet come alla sua prima entrata).

CLEMENTE    La signora ha suonato? Ah! Il signore è rientrato? Buonasera, signore.

RAYMOND     Dio! Com'è distratto il tuo servitore. Non ricorda più che ti ha già visto.

CARLO            E' il sonno, cara zia. E tu dormi ancora, animale, alle 4 meno 20.

CLEMENTE    Sì, signore.

RAYMOND     Svegliatevi, Clemente e mettetevi la giacca per accompagnarmi.

CLEMENTE    Va bene, signora. (esce).

CARLO            Ve ne andate?

RAYMOND     Sì, caro. Il mio cappello?

CARLO            Ma se non ci sono più camere al Lafontaine.

RAYMOND     Troveremo in qualche altro albergo.

CARLO            Allora vi accompagno io.

RAYMOND     No, no. Tu sei stanco, hai bisogno di riposarti. Ti lascio.

CARLO            Mai più.

RAYMOND     Sì! Sì!

CARLO            No! Vi assicuro... Non saprò mai dirvi quanto sia desolato. (l'aiuta con molta premura a mettersi il cappello).

RAYMOND     Vedi, figlio mio. Una zia ha sempre torto a piombare così all'improvviso in casa di un nipote.

CARLO            (accompagnandola). Certo che se fossi stato prevenuto...

RAYMOND     Eh! Certo. Avresti preso delle altre disposizioni. Non avresti fumato la pipa. Eppure. l'odore mi sembra piuttosto di sigarette bionde.

CLEMENTE    (entra vestito con la valigia in mano) Sono ai suoi ordini, signora.

RAYMOND     Andiamo. A domattina. Vieni a prendermi alle otto?

CARLO            Alle otto! Sarò puntuale!

RAYMOND     E ricordati. Farfalleggia, ma non attaccarti.

CARLO            Sta tranquilla.

RAYMOND     Niente legami.

CARLO            Niente.

RAYMONO     Buona notte, figlio mio.

CARLO            Buona notte, zia. (le manda un bacio).

RAYMOND     (a Clemente). Dovevate avvertirmi che mio nipote non torna a casa sempre solo, la notte.

CLEMENTE    Non era solo? Strano! E' la prima volta, signora.

RAYMOND     La prima volta?.... Diavolo, ciò mi dà ancor più da pensare. (escono.).

SCENA V

CARLO - LUCETTE.

CARLO            (verso la porta di sinistra). Ah! .Ma come mai è ancora qui? (chiamando) Lucette!

LUCETTE        (entrando). Signor Carlo! Sono sicura che siete in collera con me, perché sono rimasta... Ma non ne ho colpa! Come potevo uscire se avevate chiuso l'uscio a chiave?

CARLO            Avevo chiuso io?... Che stupido! Sono un grande imbecille.

LUCETTE        Così sono stata costretta a rifugiarmi di là. Non potevo far altro.

CARLO            Certamente.

LUCETTE        Abbiamo corso il pericolo di essere separati, e invece...

CARLO            Eccoci riuniti...

LUCETTE        Ne sarete contento, spero.

CARLO            Ma sicuro! Mia zia avrà forse sospettata la verità, ma ha saputo sciogliere la situazione con molta delicatezza!

LUCETTE        Oh! Avevo già pensato a quello che le avrei detto, se mi avesse scoperta.

CARLO            Cosa le avreste detto?

LUCETTE        Che mi ero sbagliata di piano.

CARLO            Ah!... Allora è una gran bella cosa che mia zia non vi abbia vista.

LUCETTE        Vedete però, che i miei presentimenti non mi avevano ingannata.

CARLO            Sì, lo vedo... lo vedo bene.

LUCETTE        Ma ora non ne ho più... proprio più... forse hotorto!

CARLO            (deciso). Ora niente può impedirci di essere l'uno dell'altro!

LUCETTE        Signor Carlo...

CARLO            Piccola Lucette!... (Si baciano. Suonano alla porta).

CARLO            Ancora!...

LUCETTE        E' inutile!... E' destinato che non debba succedere! (suonano ancora).

CARLO            Suonano proprio qui, non si sbaglia!

LUCETTE        Cosa dobbiamo fare?

CARLO            Cosa volete?... Non si può far altro... Entrate nella mia camera. Il tempo di aprire.., di buttare dalla finestra l'importuno, e sono subito da voi.

LUCETTE        Volete che ve lo dica?... Oramai, credetelo, non si fa più! (esce).

CARLO            Si farà, si farà!... Ve lo assicuro! Lucette, è necessario che si faccia! (va all'uscio d'entrata e apre).

SCENA VI

CARLO - ADOLFO.

CARLO            Tu!...

ADOLFO          (entrando con una valigia). Si, sono io.

CARLO            Cosa ti è accaduto, Adolfo?

ADOLFO          Ho avuto adesso una scenata spaventosa con Albertina.

CARLO            E perché?

ADOLFO          Per il suo contegno scandaloso con Brigard, durante la cena. Ma non avevi visto niente, tu?

CARLO            Si... Ho visto che scherzavano un po'... Ma eravamo là per divertirci, non per assistere a un funerale.

ADOLFO          Dopo il caffè lui l'ha condotta sul balcone, e vi sono rimasti insieme una buona mezz'ora.

CARLO            Ebbene?... E dopo?...

ADOLFO          Una mezz'ora con Brigard sul balcone, è una cosa che non tollero!

CARLO            Ma perché?... Sei pazzo?...

ADOLFO          Perché conosco Brigard!... Quando era soltanto autore drammatico, era con le donne molto intraprendente. Figurati ora che è autore e direttore!...

CARLO            E così?...

ADOLFO          Così, sono venuto via lasciando Albertina ai suoi nuovi amori. Sono andato a casa. ho messo in una valigia una camicia da notte, una spazzola, un pettine, e sono venuto qui dal mio migliore amico perché mi presti. la sua “chaise-longue” per passarvi la notte.

CARLO            Va pure, mio caro... Ma credo che ti sveglierai domattina con le ossa rotte, e mi pregherai di andare a chiedere scusa per te ad Albertina.

ADOLFO          No.

CARLO            Ma sì, ne sono certo. Soltanto devo avvisarti che domattina non sono libero. Devo condurre mia zia a visitare i musei.

ADOLFO          Ascoltami bene, Carlo: fra Albertina e me è finita!

CARLO            Sarà. Allora, mio caro, accomodati come puoi. Buonanotte a domattina.

ADOLFO          Non hai voglia di discutere con me, e di difendere Albertina che ti vuole tanto bene e che è sempre stata con te una così buona amica?!...

CARLO            Dal momento che la tua risoluzione è irrevocabile!

ADOLFO          Capisco che le mie pene non ti interessano affatto!

CARLO            Sono tanto stanco! Sono le tre e...

ADOLFO          E va bene! Buonanotte!

CARLO            E poi, se devo dirti proprio la verità: non sono solo

ADOLFO          Ah ah!... Lucette...

CARLO            Sì.

ADOLFO          Vi siete dunque decisi?... Allora comprendo come i miei dispiaceri ti lasciano indifferente... Va, mio caro, va...

CARLO            A domani.

ADOLFO          Senti... Se per caso vi bisticciaste, puoi venire a svegliarmi. Io non chiederei di meglio che poter discorrere un po' (esce).

CARLO            (andando verso sinistra). Che tipo!... (aprendo la porta) Non è niente, Lucette, non è proprio niente...

SCENA VII

CARLO - LUCETTE.

LUCETTE        (entrando). Veramente?...

CARLO            E' Adolfo che si è bisticciato con Albertina, ed è venuto a dormire qui.

LUCETTE        Per causa di Brigard?... Me lo immaginavo!... Con la gelosia non si ragiona!

CARLO            Ma tutto si accomoderà!

LUCETTE        Avete detto ad Adolfo che...

CARLO            Per chi mi prendete Lucette? Non ho fiatato!

LUCETTE        Tanto meglio. Perché capirete bene, che se non si dovesse continuare, preferisco che nessuno lo sappia...

CARLO            Non è gentile da parte vostra, Lucette. questa mancanza di fiducia.

LUCETTE        Ma no... mi sono forse male espressa... Già io non credo alla mia buona stella...

CARLO            Le ultime che brillano in cielo stanno scomparendo. Andiamo a riposare.

LUCETTE        Carlo, volete che ve lo dica? Non ne ho più voglia!

CARLO            Ah, ciò è molto simpatico!... Tutto questo andirivieni vi ha forse smontata?

LUCETTE        Sì, sarà stato questo...

CARLO            Datemi la mano...

LUCETTE        Eccola, amico mio...

CARLO            Vi sentite più calma, se vi accarezzo la mano?

LUCETTE        No, ma mi fa bene.

CARLO            Allora vedrete che vi rimetterete.

LUCETTE        Ero così felice quando mi avete detto laggiù: “Volete che vi accompagni?”

CARLO            Ah! Una cosa divina!... Piccola Lucette, non è vero che è pur sempre divino l'amore? Ci si prende con delle parole...

LUCETTE        E ci si lascia con delle altre...

CARLO            Ma quelle...

LUCETTE        Non le pronunzieremo mai.

CARLO            (baciandola sul collo). Dimmi: “Sono tua!”

LUCETTE        Lo sarò.

CARLO            Allora dimmi: “Ora sarò tua!”

LUCETTE        Ora sarò tua! (si baciano. Suona il campanello).

CARLO            St...Sst!..

LUCETTE        Ah, no !... Pare uno scherzo!

CARLO            Uno scherzo di pessimo genere!

LUCETTE        Sento che sta per prendermi una crisi di nervi! (il campanello torna a suonare).

CARLO            Non qui! In nome di Dio, non qui! In camera!

LUCETTE        (nervosissima) Va bene!... Ma appena il passaggio sarà libero filo... Sono stanca di lottare contro il destino! (esce; nuova scampanellata).

CARLO            Chi ci sia dietro quella porta, non so. Ma so come sarà ricevuto! (va fino alla porta di fondo) Chi è?

Voce di ALBERTINA Sono io.

CARLO            Chi io?

ALBERTINA    lo, Albertina.

CARLO            (aprendo le porta). Ah! Albertina! Vi chiedo scusa! Già dovevo immaginarlo che sareste capitata qui!

SCENA VIII

CARLO - ALBERTINA.

ALBERTINA    (entrando). Adolfo è qui?

CARLO            Sì.

ALBERTINA    Lo immaginavo! Quando non l'ho trovato a casa...

CARLO            Vi siete detta: è andato da Carlo.

ALBERT!NA    E sono corsa come una pazza...

CARLO            Tutto si accomoderà. Vi domando scusa un momento. (va alla porta di sinistra e l'apre) Non è niente. Lucette, non è proprio niente... E' Adolfo che si è bisticciato con Albertina, e perciò è venuto a dormire da me. Allora Albertina è venuta a cercare Adolfo. Potete venire.

ALBERTINA    Ah, è Lucette?

CARLO            Si.., e questo andirivieni l'ha un po’ smontata! Tanto più che prima c'è stata anche mia zia.... Venite cara Lucette... Non risponde... (entra un momento nella camera).

ALBERTINA    Sono desolata di darvi tanto disturbo...

CARLO            (rientrando}. E' svenuta!

ALBERTINA    Ah, Dio mio!

CARLO            Oh! non è nulla! Le bagnerò un po' le tempie con l'aceto! Ne ho sulla toilette

ALBERTINA    Dov'è Adolfo?

CARLO            Là, nel “fumoir”... Avrei voluto fare io stesso la riconciliazione. ma non posso lasciarla svenuta... Se non vi mettete subito d'accordo, chiamatemi...

ALBERTINA    Un momento, Carlo... Se Adolfo sa che sono qui, non esce...

CARLO            E allora?

ALBERTINA    Chiamatelo voi, e poi lasciateci. Siate buono.

CARLO            Sì. Sono felice di potervi essere utile, Credete che non vi sia pericolo per Lucette? Che possa lasciarla?

ALBERTINA    Ma sì! Le farà bene un po' di riposo!

CARLO            Allora vado. (va verso destra e bussa) Adolfo!

Voce di ADOLFO Che c'è?

CARLO            Dormi?

ADOLFO          Cominciavo.

CARLO            Vorrei parlare un po' con te.

ADOLFO          Vengo subito.

CARLO            Ecco fatto... Un po' d'aceto sulle tempie, va bene?

ALBERTINA    Sì... e caso mai non rinvenisse. slacciatele il busto.

CARLO            Farò meglio che potrò. (esce).

SCENA lX

ALBERTINA - ADOLFO.

ADOLFO          (entrando) Sono qua... (vedendo Albertina) Ah! Un tranello? Credo di trovare Carlo, e casco sulla signora Brigard...

ALBERTINA    Adolfo, te ne prego! Non prendere quel tono! Sono venuta qui per avere con te una spiegazione. Non puoi rifiutarmela...

ADOLFO          Te la rifiuto.

ALBERTINA    No, non è, possibile, non può finire così un legame che dura da tre anni... Non è degno di te. E' necessario ch'io ti parli, ch'io mi spieghi. Dopo, vedremo quello che resta a fare. Ma adesso parliamo un po'.., Tu mi accusi, lascia ch'io mi difenda.

ADOLFO          Parla.

ALBERTINA    Non è possibile che tu sia veramente geloso di Brigard.

ADOLFO          Non sarò geloso di Brigard, ma sono assolutamente deciso a non fare una figura ridicola.

ALBERTINA    Non vorrai sostenere ch'io ti tradisco

ADOLFO          Non so se tu mi tradisca... ma sono convinto che ne hai l'intenzione... E questo mi basta...

ALBERTINA    E così, dopo essere stata per tre anni la tua amica fedele, dopo averti consacrato tutte le ore, tutti i momenti che il mio lavoro mi lasciava liberi, dopo avere accettata la vita che mi facevi fare senza essermi lagnata mai... dopo tutto il bene che t'ho voluto... così, da un momento all'altro, mi sarei data a Brigard, che ha tante donne... tutte quelle che vuole... una alla settimana!... Ma via! E' assurdo!

ADOLFO          (si alza imbarazzato allontanandosi). Tutte le donne che ingannano i loro amanti parlano così... Questi discorsi non provano niente....

ALBERTINA    (alzandosi). Ma noi non siamo soltanto due amanti... siamo qualche cosa di più.. di meglio... ti giuro... E' ridicolo che continuiamo a bisticciarci.. Non possiamo vivere l'uno senza dell'altra...

ADOLFO          (siede sopra un angolo del tavolo). Chi sa!...

ALBERTINA    E poi, ascolta: voglio anche ammettere d'essere stata un po’ civetta, se vuoi... Si tratta sempre di una piccola mancanza... della mia prima mancanza e tu puoi perdonarmela, mi pare.

ADOLFO          Sono stato lo zimbello di tutta Parigi, questa sera!

ALBERTINA    (agitata). Ma no!... Cosa ti metti in testa!,... Mi conoscono, sai Tutti sanno che, se per necessità di cose, frequento gli ambienti allegri, sono “premiere” inuna casa di mode, e sanno che non sono una cocotte... Non sono passata da un amante all'altro, prima di darmi a te!

ADOLFO          Ti sei data spontaneamente.

ALBERTINA    Non ti rimprovero nulla. Ti dico tutto ciò perché tu mi distingua da tante altre donne alle quali tu fai la corte, e che non valgono quanto me.

ADOLFO          Benone!... Sono io ora che ho torto ! La solita tattica. (siede sulla poltrona)..

ALBERTINA    (siede su una poltrona presso il camino). Ma non lo faccio apposta... Ti dico quello che mi viene in mente... così. E' naturale. Tu mi attribuisci a delitto il non aver tenuto a distanza Brigard... e allora ti faccio osservare che io sono molto più generosa. So tollerare i tuoi lunghi colloqui con...

ADOLFO          (le va vicino). Con chi?...

ALBERTINA    Con delle altre.

ADOLFO          Quali altre?

ALBERTINA    (alzandosi). Per esempio, la regina della festa, la signorina de Brezanne, So del resto che sarebbe felice di portarmi via l'amante. (attraversa la scena).

ADOLFO          Ti ha detto questo Brigard?

ALBERTINA    Ebbene, sì... lo ha detto Brigard... forse l'avrà fatto apposta.

ADOLFO          (agitato). Quello lì... Ah! Ma gliela faccio fischiare la sua prossima commedia!...

ALBERTINA    (verso il centro). Eppure vedi che invece di arrabbiarmi, ho finto di non vedere, e forse con un po’ di cattiveria, mi sono vendicata sul balcone… Ma non hofatto niente di male!

ADOLFO          E poi, non è soltanto per Brigard... Da qualche tempo tu sei cambiata. Forse non te ne accorgi.

ALBERTINA    lo sono cambiata?

ADOLFO          Dal principio dell'anno io non so ricordare una domenica in cui non abbiamo fatto lite... Non so ricordarla.

ALBERTINA    (appoggiata al tavolo). Perché tu non sei mai contento... perché non va mai bene quello che faccio io!

ADOLFO          Insomma, la nostra vita è diventata un inferno.

ALBERTINA    Ma facendo un piccolo sforzo tutti e due, potremmo rivivere bei giorni.

ADOLFO          No, no... Non ho più quella tranquillità che mi ci vuole per lavorare. (attraversa la scena e siede su una poltrona).

ALBERTINA    (siede sopra il tavolo). Decisamente tu non vuoi essere giusto. Quante volte non ti ho detto: Adolfo, gli esami si avvicinano. Mettiti a studiare! Non mi hai mai voluto dar retta.

ADOLFO          Perché, per dirmelo, scegli sempre il momento in cui non mi sento disposto a studiare.

ALBERTINA    E' desolante

CARLO            (entrando da sinistra si avanza). Vi chiedo scusa. Lucette non sta affatto meglio. Non so che cosa fare... vuole bere... vado a cercare dell'acqua, in sala, da pranzo. E voi due, vi siete rappacificati? Non vi siete ancora abbracciati?

ALBERTINA    Non ancora.

ADOLFO          No. Va a cercarle il “fleur d'orange” e poi lasciaci in pace, hai capito?... (Carlo esce a sinistra).

ALBERTINA    (sempre sulla tavola). Allora resti qui?

ADOLFO          (sempre sulla poltrona). Sì.

ALBERTINA    Sei deciso a finirla?

ADOLFO          Vedremo! Se non sopporterò la separazione, saremo sempre in tempo...

ALBERTINA    Ah, no, no... se vuoi finirla non posso tenerti per forza, ma ti garantisco che non. intendo di restare a tua disposizione... Rifletti, Adolfo.

ADOLFO          (alzandosi le si avvicina). Ho sempre ammirato l'abilità della donna nelle discussioni. Ecco: adesso sono io che ho tutta l'aria di aver torto... Torniamo al vero punta di partenza. Tu questa sera mi hai offeso gravemente e pubblicamente, e io ti dico: Albertina, e' finita!

ALBERTINA    Come vuoi! Non mi metterò certo a pregarti in ginocchio. (va verso il fondo).

ADOLFO          (camminando). Sta sicura però, che farò le cose in modo conveniente.

ALBERTINA    Oh, ti prego! Non ti domando nulla... Non mi mancherà l'occasione per rifare la mia vita seio voglio.

ADOLFO          Brigard?

ALBERTINA    Brigard o un altro.

ADOLFO          Buona fortuna! (esce a destra).

ALBERTINA    Villano!

SCENA X

CARLO - ALBERTINA.

CARLO            (entrando da destra con un bicchiere in mano). Ho messo tre pezzi di zucchero... (vedendo Albertina) Oh, siete sola?

ALBERTINA    Sì, sono sola! Più sola di quanto credete!

CARLO            Adolfo se n'è andato?

ALBERTINA.   Non è mica andato via... e di là!

CARLO            Continua questo malinteso?

ALBERTINA    Non è un malinteso... e una rottura!

CARLO            (posando il bicchiere sulla tavola). No, via, cosa mi dite?!

ALBERTINA    Mi è stata annunciata proprio adesso,

CARLO            Forse era meglio che lasciaste passare la notte sull'incidente Brigard... Domattina...

ALBERTINA    Domattina sarebbe stato come adesso. Vedete, Carlo, voi siete un ragazzo intelligente.

CARLO            Sì.

ALBERTINA    (sempre seduta). C'è fra quello che mi rimprovera e la sua condotta e le decisioni che prende, una tale sproporzione, che evidentemente Adolfo mi nasconde qualche cosa.

CARLO            Credete?

ALBERTINA    Ne sono sicura. E che cosa può nascondere un uomo alla sua amante, all'infuori, s'intende, di piccoli tradimenti? Che cosa? (va verso Carlo) Dite, Carlo. Rispondete.

CARLO            Non saprei.

ALBERTINA    Molto semplice. Un matrimonio.

CARLO            No, Albertina, non è possibile! Se Adolfo avesse dei progetti di matrimonio me lo avrebbe confidato. Sonoil suo migliore amico.

ALBERTINA    Non lo hadetto a voi perché sa che avete dell'amicizia per me e me ne avreste avvertita.

CARLO            Non posso credere che Adolfo vi lasci. So quanto bene vi vuole.

ALBERTINA    (torna e sedere). Ma cosa vuol dire questo!? Forse che noi contiamo qualche cosa, noi, povere donnine? Ci prendete così, per divertirvi due o tre anni, e poi quando ne avete abbastanza, là, ci piantate, ed è ancora il meno che ci possa capitare... E' giusto, del resto. Non sono affatto indignata

CARLO            Si che lo siete, e ne avete tutte le ragioni... Vi confesso che io ne sono veramente sconvolto.

ALBERTINA    Ma non è il caso!... (alzandosi) Per un amante perduto: dieci ritrovati Non bisogna darci troppa importanza! Mi sono divertita con lui... mi divertirò con un altro... (si ritira verso il fonda piangendo).

CARLO            Albertina, voi dite delle cose che non pensate, e che avreste torto di pensare...

ALBERTINA    (andando verso di lui) Soltanto, quello che mi offende è che mi abbia preso per una stupida... Voglio che egli sappia che ho perfettamente compreso che Brigard era un pretesto e che egli sposa una provinciale bene imbottita di biglietti da mille...

CARLO            Domandateglielo...

ALBERTINA    A me non direbbe certo la verità, state sicuro.

CARLO            E allora?

ALBERTINA    Tocca a voi farlo parlare.

CARLO            Dio sa se vorrei esservi utile, e quanta amicizia ho per voi, ma come faccio?

ALBERTINA    Niente di più facile!

Voce di LUCETTA Da bere! Da bere!

CARLO            (additando la camera) Poverina! Quasi me ne ero dimenticato! (riprendendo il bicchiere) Permettete.

ALBERTINA    (si avvia) Date. Vado io.

CARLO            No, le spiacerà che vai sappiate...

ALBERTINA    Ma che! Fra di noi... non c'è da sgomentarsi... stasera siamo in un letto... domani in un altro.

CARLO            Albertina, vai fareste bene a tornare a casa vostra!

ALBERTINA    Non andrò via di qua, se prima non avrete avuta la sua confessione. Mi avvertirete, io verro qui e allora...

CARLO            Allora... ne abbiamo per tutto il resto della notte.

ALBERTINA    Non vorrete rifiutarmi questo favore, Carlo

Voce di LUCETTE Ho sete Carlo.

ALBERTINA    Vengo, vengo...

CARLO            Vi avverto che non so come fare.

ALBERTINA    E' facilissimo. Lo chiamate, egli viene... gli mettete una mano sulla spalla, lo guardate bene in faccia, e gli dite: Dunque, ti sposi?

CARLO            E come mi risponderà?

ALBERTINA    Vi risponderà: - Chi te l'ha detto? - E poi lasciate pure che la conversazione vada come vuole... Poco importa... l'importante è fatto. Conto su voi. Vado a dar da bere alla piccina. (Esce).

SCENA Xl

CARLO - ADOLFO.

CARLO            E' una commissione, e vero, non è che una commissione... (Picchia a destra) Adolfo, sono io. Vorrei parlarti.

Voce di ADOLFO No, caro, non mi ci prendi più!

CARLO            Ti giuro che questa volta sano io, io solo

Voce di ADOLFO Albertina è andata?

CARLO            Si. (a parte) Comincio a dir bugie.

Voce di ADOLFO Mi dai la tua parola?

CARLO            Te la do... Eccomi spergiuro.

ADOLFO          (entrando) Ebbene, che c'è?

CARLO            (mettendogli una mano sulla spalla) Dunque. ti sposi?

ADOLFO          E chi te l'ha detto?

CARLO            E' straordinario!

ADOLFO          Cosa dici?

CARLO            Niente! E' straordinario che tu non me ne abbia mai parlato!

ADOLFO          Non te ne ho mai parlato, perché non sapevo decidermi!

CARLO            Non vuoi dunque bene ad Albertina?

ADOLFO          Questo era il guaio. Ero troppo attaccato a lei .E' più di un mese, più di un mese, che i miei genitori hanno invitato espressamente nella loro proprietà di Brivet, una deliziosa vedova di 25 anni, che ho conosciuto nelle ultime vacanze, E mi tempestano di telegrammi, perché vada laggiù e mi decida,

CARLO            E questa vedovella, ti piace?

ADOLFO          Te l'ho detto, è graziosissima, ricca, bella. Un uomo ragionevole non dovrebbe esitare.

CARLO            Ma c'è Albertina...

ADOLFO          C'è lei... Horisposto che stavo poco bene... che dovevo prepararmi per dare alcuni esami... C'è voluta la rabbia che ho preso questa sera, per dare il colpo definitivo.

CARLO            Sì, sì;.. capisco.

ADOLFO          Mi sono detto che ero un bell'imbecille a rovinare il mio avvenire e a perdere un occasione che non avrei mai più trovata, per una donna che non vale più delle altre.

CARLO            No! Dimmi pure che vuoi sposarti, ciò è nel tuo diritto ! Ma ciò non toglie che Albertina...

ADOLFO          Tu sei un ingenuo e lei è molto furba. Ero in collera, e avevo bisogno di approfittarne, Non metterti ora in testa di calmarmi, hai capito!? Se non la finisco stasera, non la finirò più. E allora mi disgusto coi miei. No... no... mio caro! E' necessario finirla! (parla agitatamente).

CARLO            Dal momento che i miei ragionamenti non servono a nulla il meglio che posso fare... (si dirige verso sinistra).

ADOLFO          Dove vai?

CARLO            Vado a chiamarla.

ADOLFO          E' là?

CARLO            Sì.

ADOLFO          Ti proibisco di muoverti.

CARLO            Le ho promesso... promesso...

ADOLFO          Sei un mentitore, un ipocrita. un falso amico. Ti proibisco di muoverti.

CARLO            Credo che essa abbia diritto ad una spiegazione.

ADOLFO          E io credo che se la vedo sono fritto. Essa si metterà a piangere... mi farà giurare di rinunciare a sposarmi... terrò la promessa per sei mesi e intanto addio vedovella.

CARLO            Bisogna che tu la veda.

ADOLFO          Bisogna che non la veda affatto. Vieni con me. (lotrascina a destra). Sta lì, non muoverti. (sparisce un momento).

ADOLFO          (entrando con il cappello e la valigia) Le dirai che me ne sono andato per sempre e che è inutile che essa tenti di raggiungermi!

CARLO            E la farò dormire sulla “chaise longue” fino a che qualcuno suonerà. Lo so... è il mio destino, stanotte.

ADOLFO          Che ora è?

CARLO            (guardando l'orologio). 6.45.

ADOLFO          (levando un orario dalla tasca) Vediamo. La linea di Tolosa... (consulta l'orario).

CARLO            Hai un orario?

ADOLFO          Sì. L'ho comperato un mese fa per darmi coraggio. C'è un diretto alle 7.10. Ho appena il tempo se trovo un taxi.

CARLO            Vai a Brivet?

ADLFO             Sì.

CARLO            E quando tornerai?

ADOLFO          Appena sarò uscito dalla chiesa. Addio.

CARLO            Aspetta... Le scriverai?... Cosa devo dirle?

ADOLFO          Scriverò a te. Sarai tu incaricato di regolare tutto.

CARLO            Continuano le commissioni.

ADOLFO          Dovresti essermi grato della fiducia.

CARLO            Te ne ringrazio, Adolfo. Te ne ringrazio dal profondo del cuore....

ADOLFO          Potresti augurarmi buona fortuna.

CARLO            Te l'auguro, Adolfo, te l'auguro cordialmente.

ADOLFO          Abbraccia Lucette per me.

CARLO            Non so se potrò farlo prima del dopopranzo.

ADOLFO          Non dimenticarmi! Addio! (esce).

SCENA XII

CARLO - ALBERTINA.

CARLO            (in piedi in mezzo alla stanza). Ah! Comincia un po’ di calma! Non mi resta che liquidare Albertina. (Va a bussare a sinistra). Cara Albertina, avrei da dirvi una parola... (ella entra). Pardon, non vi impazientite. cara Lucette, sono subito con voi!

Voce di LUCETTE Vi aspetto. caro.

ALBERTINA    Ebbene?

CARLO            Ebbene! Non vi eravate ingannata: si sposa!

ALBERTINA    Si sposa? Ah! Non l'avrei mai creduto!...

CARLO            Come? Siete voi che l'avete detto!

ALBERTINA    L'avevo detto, ma non ci credevo!

CARLO            Capisco! E' assai doloroso, povera Albertina, e prendo parte al vostro dolore!

ALBERTINA    Ah! Come lo avrei tradito, se avessi saputo!... Voi eccettuato, tutti i suoi amici mi hanno fatto la corte... Invece gli sono stata fedele... Loamavo, questo è il male!

CARLO            E poi, è nella vostra natura di essere fedele!

ALBERTINA    Si, è la mia natura: fedele e tenera. Maledetta natura! E... sarà presto?

CARLO            Non so.

ALBERTINA    Gli parlerò io adesso. Me lo dirà lui stesso,

CARLO            Mi ha promesso di scrivermi.

ALBERTINA    Come? E' partito?

CARLO            Si.

ALBERTINA    E voi l'avete lasciato andare? Ah, Carlo! (si lascia cadere sulla poltrona presso il camino).

CARLO            Cosa volete! C'era tanta gente qui. che non m'è parso vero di veder qualcuno che se ne andasse!

ALBERTINA    (si alza agitatissima) Voglio vederlo! Non sono una donna da buttare via così, come una sigaretta.

CARLO            Non vi pare che, se andaste a casa vostra, potreste riflettere con più calma?

ALBERTINA    Avete ragione! Non ho il diritto d'infliggervi lo spettacolo delle mie lagrime! Tutto quello che posso dirvi è che sono disperata.

CARLO            Passerà... passerà col tempo.

ALBERTINA    Addio, Carlo. Siete stato il mio amico più sicuro, Porto con me il ricordo del più buon ragazzo ch'io abbia mai conosciuto.

CARLO            Ci rivedremo, ci rivedremo spesso. Non voglio certo abbandonarvi.

ALBERTINA    Addio.

CARLO            Voi avete delle brutte idee, Albertina!

ALBERTINA    No, è una disperazione da modista, e si sa come finiscono queste angosce.

CARLO            Nelle condizioni di spirito in cui siete, non posso lasciarvi andar via. (l'attrae a sé).

ALBERTINA    E' inutile! Non potete far niente. L'ho perduto e la mia decisione è già presa! Vado!

CARLO            Forse questo matrimonio non si farà.

ALBERTINA    Si farà. E voi Io sapete.

CARLO            Ma no! Bisogna saper aspettare senza commettere sciocchezze.

ALBERTINA    Proverò.

CARLO            Sentite... (consultando l'orologio). No. E' troppo tardi.

ALBERTINA    Cosa?

CARLO            Sono le 7 e 5. Il treno parte in questo momento.

ALBERTINA    E' andato dai suoi a Brivet?

CARLO            Sì

ALBERTINA    Allora... non c'è più speranza... Addio...

CARLO            Albertina, voi mi spaventate; corro a telegrafargli che torni,.. Ma giuratemi di aspettare tranquillamente la mia risposta fino a domattina.

ALBERTINA    Non servirà a nulla... Un telegramma! Ne riderà! Soltanto voi sapete quanto è sincero il mio dolore.

CARLO            Ebbene, Albertina, sentite: non voglio che facciate una follia. Vado io da lui.

ALBERTINA    (gettandogli le braccia al collo) Farete questo?...

CARLO            Lo farò! Non mi mancava che questo! Lo farò!

ALBERTINA    Ah, Carlo! Mi salvate la vita!

CARLO            Guardate, ha dimenticato qui l'orario, (lo prende e consulta). Partirò questa sera alle 20 e un quarto.

ALBERTINA    Non ci sono altri treni prima?

CARLO            No!

ALBERTINA    Ma sì, guardate... C’è una corsa di mattina, alle 7 e 39.

CARLO            Ah, sì.. ma è un treno omnibus!

ALBERTINA    Arriva a Brives alle 18.

CARLO            Perché?

ALBERTINA    No, non partite, arrivereste troppo tardi.

CARLO            Albertina, prenderò l'omnibus delle 7.39.

ALBERTINA    Soffro tanto!

CARLO            (suona) E' un impiccio per me..

ALBERTINA    Carlo, non dimenticherò mai quello che fate! Me Io ricondurrete domani?

CARLO            Ve lo ricondurrò domani!

ALBERTINA    Grazie! Ora torno a casa! A domani, Carlo! (esce).

SCENA XIII

CARLO - CLEMENTE.

CARLO            (a Clemente che entra). Clemente?

CLEMENTE    Il signore mi ha chiamato? Si sente forse poco bene??

CARLO            No, Clemente. Il mio soprabito, il cappello e la valigia.

CLEMENTE    (va in anticamera). Ecco. signore.

CARLO            Cosa dirà mia zia?

CLEMENTE    Il signore esce? (Clemente va a prendere cappello e soprabito nell’anticamera).

CARLO            Clemente. Andrete domattina all'Hotel Lafontaine. Chiederete di parlare alla signora Raymond, mia zia..,

CLEMENTE    La zia d'Honfleur, sì signore.

CARLO            (mettendo il soprabito, aiutato da Clemente) E le direte che in seguito a circostanze gravi ed impreviste, sono obbligato a partire per Brivet, ma che tornerò subito,

CLEMENTE    Va bene, signore. (esce a prendere la valigia).

CARLO            Vediamo... Non dimentico niente?

LUCETTE        Signor Carlo!...

CARLO            Ah! Sapevo bene che dimenticavo qualche cosa! Sentite, cara, c’è ancora una piccola noia. Devo partire per Brivet, ma torno subito.

LUCETTE        Partite per Brivet?

CLEMENTE    Ecco, signore, (gli porge la valigia e il “plaid” ).

CARLO            (a Lucette) Non c'è bisogno che vi dica che qui siete in casa vostra... Clemente è a vostra disposizione... Arrivederci... (esce).

CLEMENTE    Se la signora vuole dei giornali illustrati e l'ultimo romanzo di Marcel Prevost..

LUCETTE        Ah!... E' enorme!

CLEMENTE    Come dice?

LUCETTE        Dico che è enorme! Essere piantata dopo non è niente,... ci sono abituata... ma prima!…Ah! Non mi era mai successo!..

SIPARIO

ATTO SECONDO

Una sala nel castello del signor Dorlange, a Brivet. L'entrata principale è dal fondo e dà sul giardino. Da sinistra si viene dalla strada, da destra dal parco. Porte a destra e a sinistra. Mobilio decoroso.

SCENA I

SIGNOR DORLANGE - SIGNORA DORLANGE, poi YVONNE.

DORLANGE   Che magnifica giornata!

SIGNORA DORLANGE Si il tempo è veramente meraviglioso!

DORLANGE   Guarda laggiù! Ammira questo effetto di sole fra i rami. Le foglie ne sono tutte illuminate.

SIGNORA DORLANGE Si! E' vero.

DORLANGE   E' uno spettacolo sempre nuovo!

SIGNORA DORLANGE Sei contento?

DORLANGE   Sono felice. Dopo l'arrivo di Adolfo, vivo nella gioia... Trovo che le ore passano troppo presto, e non mi danno il tempo di assaporare tutta la mia contentezza.

SIGNORA DORLANGE Anche a me par di sognare.

DORLANGE   Proprio quando non speravamo più di rivederlo...

SIGNORA DORLANGE Quando Yvonne cominciava a perdere la pazienza e ci annunciava la sua partenza...

DORLANGE   E invece ecco, d'improvviso, nostro figlio scende dal treno, e senza preavvisarci...

SIGNORA DORLANGE Ah! Che bella sorpresa!

DORLANGE   E che sollecitudine! Arrivato alle due, alle cinque Adolfo era già fidanzato. Tu sai come desideravo questo matrimonio!

SIGNORA DORLANGE Ed io?...

DORLANGE   Io credo che fossero già d'accordo, quei due ragazzi! Giurerei che senza dirci niente, si erano già fidanzati durante le vacanze.

SIGNORA DORLANGE L'importante è che ora lo sono ufficialmente!

DORLANGE   Guardala là, la nostra bella nuora! Guardala, com’è graziosa su quello sfondo di ortensie e di rose rampicanti! Sembra la silfide nel giardino incantato!

SIGNORA DORLANGE Sei contento?

DORLANGE   Si, e quando sono contento, divento sempre un poco poeta.

YVONNE         (entrando). Buongiorno. (si avvicina alla signora Dorlange e la abbraccia).

DORLANGE   Buongiorno, cara figliola. Non avete ancora visto il vostro fidanzato, stamattina?

YVONNE         No, non ancora! Sembra sia uscito di buon mattino, col signor Berthier.

DORLANGE   Ah! Già! Il signor Carlo!...Tanto caro! Non mi ricordavo di chiedere di lui.

SIGNORA DORLANGE Che inopportuno il suo arrivo, ieri sera!

YVONNE         E' stato però gentile a venire d avvertire il signor Adolfo che aveva dimenticato un’iscrizione.

DORLANGE   Sì, è stato gentile... ma mi pare che un telegramma bastava..

SIGNORA DORLANGE Non capisco poi che idea di prendere un omnibus, mentre ci sono quattro diretti!

DORLANGE   Già! E aveva la pretesa di condurre via Adolfo, col pretesto che le iscrizioni si chiudevano oggi a mezzogiorno.

SIGNORA DORLANGE Quanto ne abbiamo riso!

YVONNE         E' simpatico però quel Carlo Berthier!

DORLANGE   Molto. Ma invece di lasciarlo partire con Adolfo, lo abbiamo trattenuto qui.

SIGNORA DORLANGE Ha resistito assai.... Non ne voleva sapere...

DORLANGE   (a Yvonne). Siete stata voi a deciderlo. Già, siete una maga. Incantate tutti.

YVONNE         E' il migliore amico del signor Adolfo!

DORLANGE   Potete dire Adolfo, senz'altro!

YVONNE         Non ne ho ancora l’abitudine... E' il miglior amico di Adolfoe l'occasione era troppo bella per fare la sua conoscenza. Siete molto amici con lui?

DORLANGE   A Parigi, mio figlio e lui non si lasciano mai.

SIGNORA DORLANGE Ma noi non lo conosciamo molto.

YVONNE         Ha un'aria dolce, leale... mi piace.

SIGNORA DORLANGE E' un po' timido.

YVONNE         Si può scuoterlo...

DORLANGE   Era tutto confuso quando gli ho detto: Cosa volete che me ne importi, se mio figlio non è iscritto... E' fidanzato, sta per sposarsi e farà un viaggio in Italia..,

SIGNORA DORLANGE Sì', era tutto commosso....

YVONNE         Si capisce da questo come è affezionato ad Adolfo.

DORLANGE   Non conoscete l’Italia?

YVONNE         No.

DORLANGE   Tanto meglio. La scoprirete con Adolfo. Ah, cara figliola! Mi ricordo trent'anni fa il nostro arrivo a Venezia, non è vero Rosa?

SIGNORA DORLANGE Si, caro.

DORLANGE   Scendeva la sera... Ah! L'incanto di quella laguna, nella quale si frangevano i riflessi argentei della luna! E in lontananza le luci della città dei Dogi..,

SIGNORA DORLANGE Sei contento?

DORLANGE   Molto. (l'abbraccia,

SCENA II

Gli stessi, ADOLFO.

ADOLFO          (entrando e rivolgendosi a Yvonne) Buongiorno, signora.

DORLANGE   No, no, bisogna dire: buongiorno Yvonne, e Yvonne deve rispondere nello stesso modo

YVONNE         Buon giorno, Adolfo.

ADOLFO          Avete riflettuto da ieri? Non avete alcun pentimento?

SIGNORA DORLANGE Cari figlioli!

YVONNE         Nessuno. E voi?...

ADOLFO          Oh, io sono sicuro che non ne avrò mai!

YVONNE         Vi rammenterò queste parole fra dieci anni

ADOLFO          Se lo volete!

YVONNE         E forse anche prima.

ADOLFO          Come vorrete.

DORLANGE   Sono deliziose le sciocchezze che si dicono in questi momenti. Ti ricordi, Rosa, trent'anni fa?

SIGNORA DORLANGE Sì, caro.

DORLANGE   Ah, come mi somiglia!

SIGNORA DORLANGE Sì, caro,

YVONNE         E il signor Berthier? Cosa ne avete fatto di lui?

ADOLFO          E' al telegrafo.

YVONNE         Ancora? Ieri, appena arrivato ha subito telegrafato,

ADOLFO          Si... telegrafa molto. Deve dare sue notizie alla zia d'Honfleur.

YVONNE         Di cui ci ha parlato ieri. E' commovente questo attaccamento per sua zia. E' veramente assai simpatico il signor Berthier e vi è molto affezionato.

ADOLFO          Certamente.

SCENA III

Glistessi, CARLO.

CARLO (entrando e salutando). Signore, i miei omaggi.

DORLANGE   Buongiorno, Carlo. E dunque, vi piace il paese?

CARLO            E' magnifico!

YVONNE         Non siete troppomalcontento d'essere tenuto qui prigioniero?

CARLO            Oh. signora! la prigione non potrebbe essere più bella!

SIGNORA DORLANGE Avete notizie della zia d'Honfleur?

CARLO            Non ne so nulla.

DORLANGE   Voi le telegrafate tutti i momenti, ed essa non vi risponde mai? Che strano!

CARLO            E' molto occupata.

SIGNORA DORLANGE Sapete che abbiamo il telefono con Parigi?

CARLO            Ah! Benissimo, vi ringrazio.

DORLANGE   Può servirvi, se ne avete bisogno.

ADOLFO          Gli servirà, potete esserne certi.

YVONNE         Via, non tormentatelo. Lo prendo sotto la mia protezione.

ADOLFO          Eccolo così, sacro e inviolabile!

DORLANGE   Ditemi un po' signor Carlo. Il vostro amico è fidanzato. Ciò non vi ispira delle idee?

CARLO            Quali, signore?

DORLANGE   Delle idee matrimoniali!

CARLO            Certo che se avessi avuto la fortuna di trovare sulla mia strada una donna quale Adolfo ha trovato...

DORLANGE   La vorreste proprio così?

CARLO            Esattamente.

DORLANGE   Ciò significa che intendete di restare giovanotto.

SIGNORA DORLANGE Non sei ragionevole, Leopoldo. Hai sposato tuo figlio. Accontentati di questo matrimonio, per quest’anno.

DORLANGE   E sia!... Restate pure celibe... ma credete a un vecchio marito, avete torto. E con questo, mia cara, lasciamo un po' in libertà questi giovani che devono avere tante cose da dirsi, e conduciamo Carlo a fare il giro del parco.

CARLO            Volontieri.

YVONNE         No, se permettete lo tengo qui.

SIGNORA DORLANGE Davvero?

YVONNE         Voglio fare la fotografia dei due amici in giardino.

DORLANGE   E' una buona idea... Mettetevi davanti ai rododendri: è magnifico; l'altro giorno ho fotografato così il pretore... In città è un uomo come tutti gli altri... ma dinanzi ai rododendri appariva trasformato. Si poteva crederlo il principe di Sagan. Andiamo, Rosa!

SIGNORA DORLANGE Arrivederci.

DORLANGE   (alla moglie uscendo) Guardali là... tutti e due... Com'è fresco! Com'è poetico! Un Greuze... no, un Laurent... Le stoffe prendono una tinta di pastello...

SIGNORA DORLANGE Sei contento?

DORLANGE   Molto. (escono tutti e due)

SCENA IV

YVONNE - CARLO - ADOLFO

YVONNE         Caro signor Berthier, ora che siamo soli, rispondetemi con franchezza.

CARLO            Sono ai vostri ordini, signora.

YVONNE         Credete che Adolfo mi ami sinceramente?

ADOLFO          Yvonne, perché dite questo.

YVONNE         Lasciate rispondere il vostro amico.

CARLO            Lo credo bene, signora.

YVONNE         Grazie, sentivo il bisogno che un uomo come voi, un uomo nel quale ho la massima fiducia, mi rassicurasse.

ADOLFO          Dubitate di me?

YVONNE         Perché non dirlo?... Un poco... Vedete, signor Carlo, il nostro fidanzamento è stato così strano...

CARLO            Davvero?

YVONNE         Ci siamo conosciuti la scorsa estate... abbiamo flirtato… ci siamo lasciati promettendoci scambievolmente di scriverci... Gli ho scritto una volta..: lui non mi ha risposto... Sono stata invitata qui... mi annunciano il suo arrivo... egli non viene; poi da un momento all'altro ieri, mi cade fra le braccia.., Non vi pare un poco strano tutto questo?

CARLO            Adolfo è fatto così... ci pensa a prendere una decisione, ma quando l'ha presa, nessuno lo ferma.

YV6NNE          In questo periodo vi ha parlato spesso di me?

CARLO            Ma...

ADOLFO          Su, rispondi.

CARLO            Ma sì... spessissimo.

YVONNE         E cosa vi diceva?

ADOLFO          Perché non rispondi?

CARLO            Mi diceva: - Sono ben fortunato d'aver conosciuto una signora così graziosa, così squisita, così degna d'essere amata da un buon ragazzo come me. Sono proprio nato fortunato -.

ADOLFO          Siete tranquilla adesso?

YVONNE         Completamente... se il signor Carlo, che io credo incapace di mentire, mi assicura che mi amate e venite a me libero, assolutamente libero.

ADOLFO          Dillo tu, se non sono libero!

CARLO            Ah! sì !. .. Devo proprio dirlo!...

YVONNE         Sono felice... Vado a prendere la mia macchina.

ADOLFO          Benissimo.

YVONNE         (a Carlo) Cosa volete… Temevo avesse anche lui una zia d'Honfleur alla quale si telegrafa tre volte al giorno.

CARLO            Signora, non posso lasciarvi andare senza darvi la mia parola che anch'io sono libero... che mia zia d'Honfleur ha 59 anni ed è la sorella di mia madre... e che se Adolfo è libero, onesto, leale e fedele... io, come lui, sono degno della vostra stima.

YVONNE         Non ne dubito... Vi ripeto, ho per voi la più grande amicizia. Torno subito. (esce).

SCENA V

CARLO - ADOLFO.

CARLO            Non so chi di noi due sia più farabutto.

ADOLFO          Ti sei comportato come un vero amico. Hai torto a pentirti.

CARLO            Mi sono comportato nel modo più obbrobrioso, Ho mentito a questa giovane creatura che uno stupido caso ha messo sulla tua via, mentre avrebbe dovuto metterla sulla mia.

ADOLFO          Ti piace dunque molto?

CARLO            Sì, mi piace... Ma non temere. Sono troppo onesto... Ora hotelegrafato ad Albertina, dicendo, naturalmente: - Sono un po' malato, ma t'amo sempre... Ho rinunciato ai miei progetti di matrimonio. Sarò a Parigi domani, Adolfo.

ADOLFO          Hai fatto questo?

CARLO            Sì, hofatto questo... Io non posso permettere che quella disgraziata si butti nella Senna.

ADOLFO          Ti hogià detto come la penso.

CARLO            E siccome ciò doveva succedere a mezzogiorno, il mio telegramma arriverà alle 11, per impedirlo... ma ho mentito... come seguiterò a mentire... Oramai, sono sulla china... e vado giù a capitombolo... Faccio schifo a me stesso.

ADOLFO          Perché sei rimasto? Dovevi tornare a Parigi.

CARLO            Senza di te?... No, caro, no!... Ci torneremo insieme!

ADOLFO          Allora credo che ti avremo qui per molto tempo.

CARLO            Bisogna tornare a Parigi... E' necessario che tu conceda ad Albertina questo colloquio... Assisterò anch'io, se vuoi...

ADOLFO          A che cosa servirebbe?

CARLO            A che cosa servirebbe?... Voi, uomini fortunati con le donne, siete tutti uguali. Non sei psicologo. Non capisci che ciò che le fa perdere la testa è che tu te ne sia andato così? A poco a poco invece essa si abituerà all'idea che dovrai lasciarla. No, la troveremo molto più calma...

ADOLFO          Credi che si calmerà?

CARLO            Certamente.

ADOLFO          E allora non vale la pena che mi disturbi.

CARLO            Non è possibile parlare con te. (levando di tasca l'orologio) No, è troppo presto. Dopo colazione le telegraferò : - Tutto va bene... affettuosi saluti. Carlo.

ADOLFO          (alzandosi). Non farai questo.

CARLO            Comincio a non poterne più.

YVONNE         (appare a destra con in mano l'apparecchio) Eccomi. Venite?

ADOLFO          (va verso il terrazzo) Siamo pronti.

YVONNE         Ah, signor Carlo, non con quella faccia! Non sapete che il fotografo vuole prima di tutto il sorriso?

CARLO            Ed io non l'ho?

YVONNE         Affatto. (ad Adolfo) Che ha? (uscendo).

ADOLFO          Niente... affari di donne...

YVONNE         Davvero? Non sembra, ma lui con le donne è terribile. (escono).

SCENA VI

ALBERTINA - GIUSTINO, poi il SIGNORE e la SIGNORA DORLANGE.

ÀLBERTINA    (entra da sinistra introdotta da Giustino. E vestita con sobria eleganza, da viaggio) E' questo il castello della signora Dorlange?

GIUSTINO       Sì, signora. Chi devo annunciare?

ALBERTINA    Annunciate la signora Berthier.

GIUSTINO       Sì, signora (esce a destra).

ALBERTINA    (siede) Ed eccomi qua.

SIGNORA DORLANGE (entrando seguita dal marito e da Giustino). Certamente, Giustino.

DORLANGE   Non ha mai saputo annunciare. Andate, Giustino.

SIGNORA DORLANGE (andando verso Albertina) Signora...

ALBERTINA    (che si è alzata) Signora...

DORLANGE   Vogliate scusarci, signora, se siamo costretti a chiedervi a chi abbiamo l'onore di parlare...

SIGNORA DORLANGE Il nostro domestico ha certamente capito male.

ALBERTINA    Sono la signora Berthier.

DORLANGE   La signora non può essere la madre del signor Berthier, è troppo giovane.

ALBERTINA    Sono sua moglie.

SIGNORA DORLANGE La moglie di Carlo?

ALBERTINA    Sì.

DORLANGE   Vogliate scusare la nostra sorpresa, ma il signor Berthier ci ha detto di esser celibe.

ALBERTINA    Oh, non mi stupisce!

SIGNORA DORLANGE E' la sua abitudine?

ALBERTINA    Vi spiegherò tutto in due parole, signora. Noi ci siamo sposati senza dir niente alla zia d'Honfleur, la quale ha la pretesa di voler scegliere lei la moglie per suo nipote. Carlo non ha osato sino ad ora di confessarle tutto.

DORLANGE   Che strana situazione!

ALBERTINA    Così aspetta per fare questa confessione una occasione propizia, e fino a che non l'avrà scovata, continua a tenermi nascosta.

SIGNORA DORLANGE Davvero?

ALBERTINA    La zia d'Honfleur, forse voi lo sapete, è il suo unico sostegno. Non bisogna disgustarla.

DORLANGE   E' chiaro.

ALBERTINA    Ma io morivo dal desiderio di conoscervi... Carlo mi ha parlato tanto di voi, e con tanto affetto. So che voi signora, siete tanto buona e voi signore, così intelligente...

DORLANGE   E' molto simpatica.

ALBERTINA    Aggiungete a questo che un suo telegramma mi avvisava che voi lo avreste tenuto qui per parecchi giorni. Così mi sono decisa, ho preso il diretto, ed eccomi qui. Mi sono detta: Dopo tutto non mi mangeranno se confido il segreto a persone così delicate e gentili...

DORLANGE   Molto, molto simpatica...

ALBERTINA    Loro non mi tradiranno.

SIGNORA DORLANGE Potete star sicura.

ALBERTINA    E se io non piacerò loro me ne andrò di nuovo.

DORLANGE   Cara signora, non ci spiacete affatto... sono anzi assai lieto che il signor Carlo abbia una compagna così attraente.

SIGNORA DORLANGE E così distinta.

ALBERTINA    Siete troppo gentili... Debbo dirvi che sono una grande amica del vostro signor figlio.

DORLANGE   Oh! voi conoscete Adolfo?

ALBERTINA    Oh! Lo conosco benissimo!

SIGNORA DORLANGE Egli sarà felice di vedervi.

ALBERTINA    Anch'io sarò felice di vederlo!

DORLANGE   (che ha suonato, a Giustino che entra). Pregate il signor Adolfo e il signor Carlo di venire qui subito... Se domandano perché...

SIGNORA DORLANGE Direte che c'è una sorpresa. (Giustino esce).Avete una bella e graziosa idea, signora. Così non avremo alcuno scrupolo a tenere qui voi e vostro marito.

ALBERTINA    Ci terrete quanto vorrete, signora.

DORLANGE   (a sua moglie) E' veramente deliziosa.

ALBERTINA    Permettete che vi ringrazi della vostra accoglienza. Non posso fare a meno di confessarvi che avevo tanta paura.

DORLANGE   Paura d'essere mal ricevuta, con un volto così grazioso come il vostro? Ah signora!

SIGNORA DORLANGE Suo marito non la conduce mai con sé, non è vero?

DORLANGE   Per questo è così timida

ALBERTINA    E un po' selvaggia!

DORLANGE   Ecco Adolfo che viene... Vi prego, lasciate che mi diverta un po’… Entrate la' dentro. (indica a sinistra).

ALBERTINA    Volentieri.

DORLANGE   Voglio preparare la sorpresa.

ALBERTINA    Ed io sono felice di aiutarvi. (esce a sinistra).

SCENA VII

Gli stessi - ADOLFO.

ADOLFO          (entrando) Mi avete chiamato?

SIGNORA DORLANGE Si, figlio mio.

DORLANGE   E Carlo? Dov'è Carlo?

ADOLFO          Carlo è andato adesso al telegrafo.

DORLANGE   (alla moglie) E' enorme!... E' andato a telegrafarle!

SIGNORA DORLANGE Indovina chi è arrivato col diretto.

ADOLFO          Non saprei. Il cugino Leone?...

DORLANGE   No, non è il cugino Leone.

SIGNORA DORLANGE Qualcuno che tu conosci assai bene.

DORLANGE E a cui porti un grande affetto.

SIGNORA DORLANGE La moglie di Carlo.

DORLANGE   Oh! Glielo hai detto troppo presto! Volevo che cercasse lui

ADOLFO          La moglie di Carlo?... E' uno scherzo?!...

DORLANGE   Niente affatto!

ADOLFO          Andiamo, via!... Carlo non è sposato.

DORLANGE   Sì, va benissimo... tu rispetti il loro segreto e fai bene. Ma non è più il caso adesso che sappiamo tutto.

ADOLFO          Non capisco niente.

SIGNORA DORLANGE Va ad aprire quella porta.

ADOLFO          Se volete. (va a sinistra ed apre la porta).

ALBERTINA    Buongiorno, Adolfo!

ADOLFO          Albertina!!!

DORLANGE   Ora non vorrai dirci che non la conosci!

ALBERTINA    Siete sorpreso della mia piccola improvvisata?... Volevo conoscere i vostri parenti

SIGNORA DORLANGE Ah! Siete dei bei dissimulatori, tu e Carlo.

DORLANGE   Noi non avremmo mai immaginato l'esistenza di Albertina. (ad Albertina) Voi permettete...

ALBERTINA    Ve ne prego.

DORLANGE   Se essa non avesse avuto l'eccellente idea di forzare la consegna.

ALBERTINA    Il signor Adolfo non mi sembra molto contento di vedermi.

DORLANGE   Mai più... è felice... E' soltanto un po' turbato!

SIGNORA DORLANGE Forse voi sapete che si sta preparando un grande avvenimento.

ALBERTINA    Ah!

DORLANGE   Si sposa!

ALBERTINA    Lo immaginavo... Carlo me ne aveva parlato... E' proprio fissato?

DORLANGE   Si.

ALBERTINA    Le mie felicitazioni, signor Adolfo. (gli porge la mano).

ADOLFO          Siete molto buona, signora.

SIGNORA DORLANGE Ora vi presenteremo la fidanzata.

DORLANGE   Sono sicuro che diventerete subito amiche.

ALBERTINA    Ma sicuro!... Sono venuta con la speranza di poterla conoscere

DORLANGE   Eccola qui... (va verso il fondo chiarnandola) Yvonne...

ADOLFO          (ad Albertina) Devo parlarti.

ALBERTINA    Quando vorrai.

ADOLFO          Subito.

ALBERTINA    Va bene.

SCENA VIII

YVONNE e detti.

YVONNE         (entrando) Le fotografie devono essere riuscite benissimo.

DORLANGE   Venite, Yvonne, venite vi presento... (alla signora Dorlange che si avanza) No, amica mia, lasciate a me questo piacere... La signora Yvonne Leblond... la fidanzata di Adolfo...

ALBERTINA    (inchinandosi). Signora..

DORLANGE   La signora Berthier.

YVONNE         Come?

SIGNORA DORLANGE      La moglie di Carlo.

YVONNE         IL signor Carlo è sposato?

DORLANGE   Ma si.

ALBERTINA    Con me

SIGNORA DORLANGE Ma è un segreto!

DORLANGE   Bisogna tenerlo nascosto per la zia d'Honfleur.

YVONNE         Ah! Vi prego di scusare il mio sbalordimento... ma vostro marito ha recitato così bene la sua parte di celibe, che veramente...

ALBERTINA    Bisogna vedermi per credere.

YVONNE         (ad Adolfo) Ah! Come sapete ben mentire tutti e due!

ALBERTINA    Vi prego di gradire le mie felicitazioni signora.... Vi auguro nel matrimonio la felicità che ho trovata io...

DORLANGE   Com'è graziosa!

YVONNE         Ebbene, giacché siamo destinate a vederci spesso, è meglio che diventiamo subito amiche

ALBERTINA    Da parte mia lo sono già.

YVONNE         Ho avuto, lo confesso, una piccola disillusione, apprendendo che il signor Carlo è sposato... ma in fin dei conti, giacché lo è, sono felice che Io sia con voi...

ALBERTINA    Ed io. signora, non posso dirvi che una cosa.. La scelta del signor Adolfo non mi sorprende... sapevo che egli ha molto buon gusto...

DORLANGE   (alla moglie) Com'è educata, questa signora!

SIGNORA DORLANGE Vi daremo la camera azzurra.

DORLANGE   Benissimo... Bisogna metterci un letto a due piazze.

SIGNORA DORLANGE Vado a dare gli ordini... Venite, Yvonne, mi aiuterete..

YVONNE         Con tutto il piacere.

DORLANGE   Ed io vado a far preparare un coperto di più... Torno subito.

ALBERTINA    Sono confusa per tutto il disturbo che vi reco.

SIGNORA DORLANGE Non ditelo nemmeno! Sono inezie! (la signora Dorlange e Yvonne escono).

DORLANGE   (sulla soglia della porta di fondo). Sapete giocare a bridge?

ALBERTINA    Certo.

DORLANGE   Benissimo... Ci mancava il quarto. (esce).

SCENA IX

ADOLFO - ALBERTINA

ADOLFO          Una sola parola può qualificare la tua condotta : questo è cinismo.

ALBERTINA    No, è curiosità.

ADOLFO          Davvero?... Non so chi mi tiene...

ALBERTINA    Dal dire la verità ai tuoi?... Fa pure... Sarai stato tu a provocare lo scandalo... non potrai accusarmi... e poi.,, temo che il tuo matrimonio non correrà così liscio.

ADOLFO          Non penserai che io possa tollerare per molto tempo la tua presenza qua dentro.

ALBERTINA    In che cosa può darti noia, se tutti mi hanno accolta a braccia aperte?

ADOLFO          Ma infine, che cosa sei venuta a fare?

ALBERTINA    Sono venuta a darti un'ultima prova del mio interesse e del mio affetto... Spero che ne sarai commosso...

ADOLFO          Oh… in verità!...

ALBERTINA    Volevo sapere se quello che prendi vale ciò che lasci e su questo punto ho già giudicato: non meglio di me... Va bene.

ADOLFO          E poi?

ALBERTINA    E poi, voglio sapere se essa ti ama come ti amavo io... e su questo punto non ho ancora deciso.

ADOLFO          Non occorre che tu lo faccia.

ALBERTINA    Ci tengo. Io voglio la tua felicità. Non mi puoi rimproverare anche questo.

ADOLFO          Sei molto cara.

ALBERTINA    Un'altra avrebbe cercato di vendicarsi... avrebbe scritto delle lettere anonime... turbata la quiete del la tua fidanzata... dei tuoi parenti... minacciato... che so io... Io ti dico invece: Adolfo mio, appena sarò certa che tu non fai un passo falso, ti darò la mia benedizione e partirò... Sono molto buona.

ADOLFO          Non so se tu sia sincera.. ma in tutti i casi rifletti all'imprudenza di questo passo... La più piccola cosa può perderci.

ALBERTINA    Non succederà nulla. Saremo prudentissimi.

ADOLFO          E poi c'è una cosa alla quale tu non hai certo pensato... E sono le conseguenze di questo scherzo

ALBERTINA    Le conseguenze?

ADOLFO          Questa sera, per esempio. tu sarai obbligata a dormire nello stesso letto di Carlo, sotto il tetto dei miei genitori.. E' una vera sconvenienza...

ALBERTINA    Cosa può importare a te se tu non mi ami più?

ADOLFO          Non ti amo più, può darsi... ma la cosa non è piacevole.

ALBERTINA    Tu dai dell'importanza a delle piccolezze. Sono una modista e mi conduco come una modista,

ADOLFO          Troverai un pretesto... per partire, prima di sera.

ALBERTINA    Senza contare che Carlo sarà contento... Gli abbiamo date tante noie a quel povero figliolo... Sono felice di potergli offrire un piccolo compenso.

ADOLFO          E' nauseante.

ALBERTINA    E poi c'è un'altra cosa che mi piace... Ti hopotuto provare che all'occasione so fare la donna onesta... Hai visto: tutti mi hanno aperte le braccia... non il più piccolo sospetto...

ADOLFO          Aspettiamo la fine...

ALBERTINA    Sono sicura di me. Farò assai bene la mia parte.

SCENA X

Gli stessi, YVONNE poi GIUSTINO.

YVONNE         (viene da destra) La vostra camera è pronta.

ALBERTINA    Di già?

YVONNE         Ma sì. A proposito, cara signora, e il vostro bagaglio?

ALBERTINA    L'ho lasciato in consegna alla stazione... Non sapevo come sarei stata ricevuta.

YVONNE         Datemi il biglietto. Do ordine che lo vadano a ritirare.

ALBERTINA    Per carità... Sono confusa.

YVONNE         Vi pare? (suona) Intanto il signor Adolfo vi condurrà dalla signora Dorlange che vi desidera.

ALBERTINA    (ad Adolfo) Volete?

ADOLFO          Certamente. Di qua.

ALBERTINA    (sulla porta ad Adolfo) Sai... resto della mia opinione. Carina, ma non più di me. (escono).

YVONNE         (a Giustino che entra) Fate ritirare subito questo bagaglio alla stazione.

GIUSTINO       Sì, signora.

YVONNE         Fatelo portare nella camera azzurra. (Giustino esce) E' molto graziosa quella donnina, ma mi secca che sia sposata col signor Carlo. Ah Eccolo.

SCENA XI

YVONNE, CARLO. poi ADOLFO.

CARLO            (entrando). Avete sviluppato le negative?

YVONNE         Ditemi, signor Carlo.

CARLO            Cara signora.

YVONNE         E' vero che se voi trovaste una donna che mi somigliasse, non esitereste a sposarla?

CARLO            Non esiterei un minuto.

YVONNE         E se non fossi fidanzata al vostro amico Adolfo, mi fareste dunque la corte?

CARLO            Certamente...

YVONNE         Sempre per sposarmi?

CARLO            Sempre, beninteso.

YVONNE         La bigamia non vi spaventa?

CARLO            Come?

YVONNE         La bigamia.

CARLO            Non capisco.

YVONNE         Dico che siete un bel tipo, caro signore.

CARLO            Signora...

YVONNE         E che quando si ha la fortuna di avere una moglie legittima e deliziosa, è molto più di buon gusto non volersi spacciare per scapolo.

CARLO            Scherzate?

YVONNE         Non siete sposato?

CARLO            No, signora.

YVONNE         Lo giurate?

CARLO            Lo giuro.

YVONNE         E' troppo... Allora, signore. vi dirò che vostra moglie è qui.

CARLO            Mia moglie è qui?... Toh!... Sarei curioso di vederla

YVONNE         E' un piacere che non tarderete ad avere... (ad Adolfo che viene da sinistra) Non è vero signor Adolfo, che il signor Carlo vedrà fra poco sua moglie?

CARLO            Non sono sposato... io non ho moglie... e detesto questi scherzi.

YVONNE         Spiegategli signore, che fa male ad arrabbiarsi... Noi sappiamo tutto.

CARLO            Cosa, tutto?

YVONNE         Vado a cercarvela. E poi, sapete, fareste meglio a confessarlo. Tutti ne sono pazzi. (esce)

CARLO            Tutto ciò è ridicolo.

ADOLFO          Sono del tuo parere... ma ti prego di non compromettere una situazione già tesa... Tu sei sposato...

CARLO            Con chi?

ADOLFO          Con Albertina.

CARLO            Albertina è qui?

ADOLFO          Si... si è presentata come signora. Berthier.

CARLO            Ah, no!... Me ne infischio!... Sbrigatevela come volete... Sono buono... ma fino a questo punto, no… Non sono il vostro pulcinella, io!

ADOLFO          Non vorrai far andare a monte il mio matrimonio, spero!

CARLO            Me ne infischio io, del tuo matrimonio!

ADOLFO          Carlo, amico mio... permetti che ti dica che non sono stato io a chiederti di venire qui.

CARLO            Non pretenderai che per questo passi per il marito di Albertina.

ADOLFO          Non la trovi abbastanza carina per te? E poi essa ha spiegato tutto.. E per la zia d'Honfleur.

CARLO            Come? Avete messo di mezzo anche mia zia in questa faccenda?

ADOLFO.         Il mio destino è nelle tua mani. Fa ciò che vuoi...

SCENA XII

Gli stessi, ALBERTINA, YVONNE, la SIGNORA DORLANGE.

DORLANGE   (entrando con la signora Dorlange e dirigendosi verso Carlo). Caro amico, potete contare sulla nostra discrezione.

SIGNORA DORLANGE E tutti i miei complimenti. E' adorabile.

ALBERTINA    Buongiorno, Carlo.

CARLO            Buongiorno, Albertina.

ALBERTINA    Come? Non mi dici altro?... non abbracci la tua mogliettina?

CARLO            No.

DORLANGE   Andiamo, via...

CARLO            (abbraccia Albertina) Hai fatto buon viaggio?

ALBERTINA    Sì, caro.

CARLO            Avresti... avresti dovuto consigliarti con me, prima di deciderti a partire.

DORLANGE   All, no, no!... Su questo punto non ammetto osservazioni. La signora ha avuto un'eccellente idea, e vi ripeto, potete contare sopra di noi... La zia d'Honfleur non saprà nulla.

CARLO            E tu... sei venuta a cercarmi?..

ALBERTINA    Si. E resteremo qui una settimana.

CARLO            Una settimana? Ma neanche per sogno.

SIGNORA DORLANGE Non vi lasceremo scappare.

DORLANGE   Vi chiuderemo a chiave se occorrerà.

CARLO            Forse sarete obbligati a farlo, perché temo di diventare pazzo.

DORLANGE   (ad Adolfo). Non gli piace la campagna?

ADOLFO          Si abituerà... ma i primi momenti..,

DORLANGE   Mia buona Rosa... sono le 11 e mezzo.

SIGNORA DORLANGE Sì, caro.

DORLANGE   (ad Albertina) Scusateci se vi lasciamo ma hol'abitudine di fare, con mia moglie, una passeggiatina igienica prima del pranzo,

ALBERTINA    Andate, andate, caro signore,

DORLANGE   Non saprei farne a meno, soprattutto oggi. Il fidanzamento di mio figlio e il vostro arrivo hanno portato nel mio cuore una folata di primavera. Non ho mai sentito come in questo momento l'emozione che può dare lo splendore d'una mattinata di maggio.

SIGNORA DORLANGE Sei contento!?

DORLANGE   Navigo nel sogno! (escono).

YVONNE         Signor Adolfo,

ADOLFO          Cara signora.

YVONNE         Volete farmi il piacere d'andare col signor Carlo a lavare le mie negative all'iposolfito?

ADOLFO          Volentieri.

YVONNE         Grazie.

ADOLFO          (a Carlo). Vieni?

CARLO            Vengo. (ad Adolfo uscendo) Ti avverto che non è possibile continuare così: io scoppio! (escono)

SCENA XIII

YVONNE - ALBERTINA.

YVONNE. Debbo confessarvi, cara signora, che li homandati via per restare sola con voi,

ALBERTINA    Ne sono felice.

YVONNE         Voi mi siete molto simpatica e sono sicura che vorrete accontentarmi.

ALBERTINA    Sono tutta a vostra disposizione,

YVONNE         Vorrei parlarvi del mio fidanzato.

ALBERTINA    Fate pure.

YVONNE         Loconoscete bene?

ALBERTINA    Oh! Benissimo!

YVONNE         Ditemi sinceramente: che opinione ne avete?

ALBERTINA    E' simpaticissimo.

YVONNE         Sì... lo so... ma fra noi donne dobbiamo essere sincere... credete che mi ami?

ALBERTINA    Mi mettete in imbarazzo... Vi hovisto così poco insieme!

YVONNE         Mi spiego... Vorrei dire... Io credete capace di affetto serio?

ALBERTINA    Si... lo credo capace.

YVONNE         Ama la casa?

ALBERTINA    La amerà.

YVONNE         Non sapete che abbia difetti gravi?

ALBERTINA    Niente più di qualunque altro uomo. Carlo vi avrà certo detto che gioca,

YVONNE         Ah?... Gioca?

ALBERTINA    Sì... Ma quando sarà sposato...

YVONNE         Oh!... I giocatori sono incorreggibili. La cosa mi dà molto da pensare,

ALBERTINA    Avete torto… Giocare quando si e giovani, e come commettere delle leggerezze. E' la gioventù.

YVONNE         E' dunque anche leggero?

ALBERTINA    Sentite, signora, malgrado il mio vivo desiderio di rendervi un servigio, non vorrei mostrarmi indiscreta,

YVONNE         Mi avete promesso d'essere sincera.

ALBERTINA    No; il signor Adolfo, per dire la verità, non è un uomo leggero.

YVONNE         Ah! Tanto meglio.

ALBERTINA    Egli ha fatto felice per tre anni, una piccola modista.

YVONNE         Ah!... Bella?

ALBERTINA    Non la conosco. Ma Carlo mi ha detto che, per essere una modista, non c'era proprio male.

YVONNE         Ed è finita questa relazione?

ALBERTINA    Completamente finita,

YVONNE         Da molto tempo?

ALBERTINA    Da ieri,

YVONNE         Da ieri?... E lei?...

ALBERTINA    Ah! Sapete... una modista...

YVONNE         Evidentemente starà già divertendosi altrove.

ALBERTINA    Capacissima

YVONNE         Come fa un uomo ad attaccarsi a donne simili?

ALBERTINA    E' quello che mi domando sempre anche io!

YVONNE         Vi ringrazio, non posso certo dirvi che sono soddisfatta dalle vostre rivelazioni, ma grazie a voi, starò attenta… E’ già qualche cosa.

SCENA XIV

Gli stessi, ADOLFO

ADOLFO          Abbiamo asciugato le negative.

YVONNE         Benissimo

ALBERTINA    Il mio baule deve essere arrivato, e vado a fare un po' di “toilette” prima di colazione. Permettete?

YVONNE         Arrivederci... e grazie.

ALBERTINA    Di niente. Sempre ai vostri ordini ... (esce).

ADOLFO          Che avete, cara Yvonne? Mi sembrate un po’ seccata!

YVONNE         Affatto!

ADOLFO          Eppure...

YVONNE         Ebbene, sì, è vero, sono preoccupata. . Mi domando se non faccio una sciocchezza a sposarvi...

ADOLFO          Avete parlato con Albertina... E' una cattiva lingua. Non hopensato a mettervi in guardia...

YVONNE         La signora Berthier non mi ha detto nulla.

ADOLFO          Non è vero.

YVONNE         E poi... è vostra amica... non può avere alcuna ragione per farvi del male.

ADOLFO          Non dovrebbe averne... Ma con le donne, non si sa mai...

YVONNE         Signor Adolfo, dovete promettermi che dopo il nostra matrimonio non toccherete mai più una carta!

ADOLFO          Io? Ma se non ho mai giocato!

YVONNE         E poi, se volete che andiamo d'accordo veramente, non dovete più mentirmi.

ADOLFO          Vi ho mentito?

YVONNE         Avrei preferito che voi stesso mi aveste fatto la confessione della vostra relazione… piuttosto di lasciare che altri me ne dicessero.

ADOLFO          Mia cara Yvonne...

YVONNE         No, vi prego, so... so anche che è finita, ma d'ora innanzi vi prevengo.... voglio la verità... Arrivederci. (esce).

ADOLFO          (solo). E dovrei permettere che resti qui una settimana?... Ah! no! Bisogna che trovi il modo di farla partire senza indugio... assolutamente. Vediamo se hoin tasca uno degli innumerevoli telegrammi ricevuti a Parigi coi quali mi si chiamavano qui. (esamina il portafogli) Si, eccone uno... Benissimo! (stacca le liste sulle quali sono impresse le lettere) Queste piccole liste si levano magnificamente, e a Brivet, grazie a Dio, i telegrammi si scrivono a mano (siede e scrive sul modulo) Prendete, Giustino. Questo è un telegramma per il signor Berthier... Andate a portarglielo.

GIUSTINO       Sì, signore. (suono di campane) Ah! Ecco la prima colazione. Il signor Berthier verrà certo subito.

SCENA XV

Gli stessi, DORLANGE, signora DORLANGE,

poi YVONNE, poi CARLO ed ALBERTINA.

DORLANGE   (a sua moglie). Hai appetito?

SIGNORA DORLANGE Tanto, caro!

DORLANGE   Io muoio di fame. (ad Adolfo) E così, come vanno gli amori?

ADOLFO          Vanno benissimo.

ALBERTINA    (alla signora Dorlange) Voi ci colmate di cortesia. La nostra camera è deliziosa.

GIUSTINO       (a Carlo che entra) Un telegramma per il signore,

CARLO            (prendendolo) Un telegramma per me?... Chi può essere?

YVONNE         (entrando) Non sarò in ritardo. Spero.

SIGNORA DORLANGE Affatto.

CARLO            Oh! Dio mio! E' terribile!

TUTTI               Che c'è?

CARLO            Mia zia... la mia cara zia d'Honfleur....

TUTTI               Ebbene?

CARLO            E' morta!

ALBERTINA    Tua zia è morta? Oh, Dio mio!

DORLANGE   (a sua moglie) Che peccato! Una giornata cominciata così bene!

SIGNORA DORLANGE Avrebbero dovuto avvisarlo con un po' più di precauzione, mi pare.

YVONNE         Povero signor Berthier!

CARLO            (piangendo) Mia povera, cara. buona zia!

ADOLFO          Povero Carlo, eccoti costretto a partire immediatamente.

CARLO            Certo, parto subito.

ADOLFO          Con tua moglie.

CARLO            Con mia moglie?

ADOLFO          Dovete andarvene immediatamente tutti e due...

CARLO            (comincia a sospettare) Dammi un po' quel telegramma...

ADOLFO          Eccolo.

CARLO            (guardando attentamente), Ah! E' la sua scrittura! (con tono disinvolto) Sì, hai ragione... non posso andarmene solo...

SIGNORA DORLANGE Ma che cos'ha?

YVONNE         Il dolore lo smarrisce.

CARLO            (ad Albertina), Va a prepararti, cara, va... si parte... si va... Adolfo ha ragione… Che cosa aspetti?

ALBERTINA    Non so… Sono sorpresa.., Faccio il possibile per essere calma... fammi vedere questo telegramma..,

CARLO            Eccolo.

ALBERTINA    (leggendolo) Ah! La sua scrittura.. (ad Adolfo) Chi poteva prevedere simile disgrazia? (seconda chiamata di campana).

SIGNORA DORLANGE E' la seconda campana per la colazione.

GIUSTINO       La signora è servita.

DORLANGE   Purtroppo voi non verrete a tavola.

CARLO            Sicuro che verrò!

SIGNORA DORLANGE Avete appetito?

CARLO            Una fame da lupo.

SIGNORA DORLANGE Che strano!

CARLO            Oh! sapete... Io sono fatto così... le grandi emozioni non mi abbattono...

DORLANGE   E allora?

ADOLFO          Ho necessità di mangiare subito, tanto più che il treno parte alle 13.07.

CARLO            Ma non importa: se lo perderemo prenderemo l'altro. Non voglio mangiare in fretta.

SIGNORA DORLANGE Ma dunque è così senza cuore?

CARLO            Ormai quello che è... è... Non possiamo farla risuscitare... Andiamo a colazione.

DORLANGE   Oh!... è troppo!

YVONNE         Sono i nervi.

DORLANGE   Allora, giacché tutti hanno fame, andiamo a far colazione.

ADOLFO          (ad Albertina) Te l'avevo detto che avrei presa la mia rivincita.

ALBERTINA    Vedremo. (tutti escono).

YVONNE         (che esce per ultima, con Carlo) Signor Berthier, sono stata un po’ cattiva con voi, prima, ma adesso che vi vedo soffrire sono pentita.

CARLO            Sentite dunque un po' d'affetto per me?

YVONNE         Oh, molto!

CARLO            Grazie... Mi date una grande consolazione. (esce; suonata di campanello).

SCENA XVI

GIUSTINO - Signora RAYMOND.

RAYMOND     (introdotta da Giustino) E' questo il castello della signora Dorlange?

GIUSTINO       Sì signora.

RAYMOND     Vi ringrazio. Il signor Carlo Berthìer è qui?

GIUSTINO       Sì, signora.

RAYMOND     Gli direte che la zia d'Honfleur desidera parlargli.

GIUSTINO       Ah! No, signora... Non gli dirò questo.

RAYMOND     E perchè?

GIUSTINO       Non è possibile... Anche stamattina quando ho annunciato la signora Berthier...

RAYMOND     La signora Berthier?

GIUSTINO       Sì, sua moglie.

RAYMOND     E' sposato?

GIUSTINO       Certamente, signora.

RAYMOD        Andate a chiamarlo subito... e ditegli che la zia d'Honfleur...

GIUSTINO       Torno a dire alla signora che ne ho avuto abbastanza stamattina e che non annuncerò la zia d'Honfleur...

RAYMOND     E perché?

GIUSTINO       Perché la zia d'Honfleur, cara signora, è morta!

PAYMOND      lo sono morta?

GIUSTINA       Sì, signora... Ecco qui ancora il telegramma...

RAYMOND     (leggendo) Ah!… (cade svenuta sulla poltrona)

GIUSTINO       E' svenuta. (chiamando) Aiuto! Aiuto!

SCENA XVII

I DORLANGE - ALBERTINA - YVONNE - ADOLFO.

Tutti arrivano coi tovaglioli in mano

DORLANGE   Questa signora?

CARLO            (precipitandosi) La zia... la mia povera zia!... (si inginocchia presso di lei, le batte sulle mani).

DORLANGE   Vorrei sapere chi ha avuto la bella idea di portarci in casa il cadavere

SIPARIO

ATTO TERZO

Il “boudoir” della signora Dorlange. Porte sul davanti, a destra e a sinistra. In fondo, a sinistra, una veranda d'angolo che da sulparco. A destra una portafinestra che da sulla strada provinciale di Brivet. Porta comune in fondo

SCENA I

La signora RAYMOND, GABRIELLA.

All'aIzarsi del sipario Gabriella finisce di acconciare la signora Raymond, che è seduta su una poltrona.

GABRIELLA    La signora si sente a posto cosi.

RAYMOND     Benissimo. signorina. vi grazio.

GABRIELLA    Desidera qualche guanciale sotto la testa, signora?

RAYMOND     No, no. non sono mica malata.

GABRIELLA    La signora si sente completamente rimessa?

RAYMOND     Del tutto… Che ore sono?

GABRIELLA    Saranno le cinque.

RAIMOND       Ho dormito tanto tempo?

GABRIELLA    Sì. signora il dottore che e venuto parecchie volte a vedere la signora ha raccomandato di lasciarla tranquilla e di non svegliarla. Che paura ci ha fatto prendere, signora! Il povero signor Carlo era disperato.

RAYMOND     Quel signore dovrà regolare i conti con me!

GABRIELLA    Poveretto! L'avesse visto. Faceva pietà, si strappava i capelli... Era talmente fuori di sé che non dava nemmeno più del tu a sua moglie. Le diceva: “E' colpa vostra”, ed ha soggiunto che se la signora non rinveniva avrebbe ucciso lei e il signor Adolfo insieme.... Pareva proprio impazzito.

RAYMOND     Erano i rimorsi

GABRIELLLA Se mi permette vado ad avvertire la signora Dorlange che mi ha raccomandato di avvisarla appena la signora si fosse svegliata.

RAYMOND     Andate pure… Anch'io non vedo l’ora di potermi scusare con la signora per la noia che le ho procurato; direte anche a mio nipote....

GABRIELLA    Oh, signora, il signor Carlo sarebbe già qui, ma il dottore ha ordinato per la signora una nuova specialità, le compresse del Fachiro... e siccome a Brivet non ci sono, il signor Carlo è partito in automobile per cercarle a Tulle...

RAYMOND     Va bene, non ci perderà ad aspettare. (Gabriella fa per uscire; trattenendola) Ditemi, cara… voi mi sembrate intelligente... saprete essere discreta?

GABRIELLA    Sì, signora.

RAYMOND     Ecco... Ci terrei molto… ma molto a rileggere quel famoso telegramma che annunciava la mia morte... se foste così brava da ritrovano ci sarebbe per voi un bel biglietto da 50 franchi.

GABRIELLA    La signora lo stringeva tra le mani durante la crisi di nervi… Sono stata io ad aprirle la mano e ho gettato il telegramma in una cesta... vado subito a riprenderlo...

RAYMOND     Aspettate... non ve ne andate... C'è il telefono con la città?

GABRIELLA    Sì, signora.

RAYMOND     Benissimo!... Adesso andate ad avvenire la vostra. padrona.

GABRIELLA    Vado, signora. (esce)

SCENA Il

La signora RAYMOND, poi il DOTTORE, poi la signora D’ORLANGE

RAYMOND     (sola, va al telefono) Pronto… Pronto… Stazione di Brivet?... Bene. Volete mettermi in comunicazione con Parigi... Louvre 10-48? Quanto tempo? Dieci minuti… Un quarto d’ora?… Grazie... (ripone l’apparecchio) Ora vedremo se anche Clemente è complice della canagliata di mio nipote.

DOTTORE       (entrando). Signora, i miei ossequi.

RAYMOND     Signore...

DOTTORE       (inchinandosi) Il dottor Douce.

RAYMOND     Come?

DOTTORE       Dottor Douce.

RAYMOND     Siete stato voi che mi avete curata?

DOTTORE       Ho avuto quest’onore, signora.

RAYMOND     Vi ringrazio... Vi siete preso il disturbo di venire mentre riposavo…Siete stato veramente gentile.

DOTTORE       Affatto, affatto… Sono sempre al Circolo letterario qui dirimpetto... dove gioco il bridge con il signor Dorlange, il sottoprefetto e il pretore… Non si trattava quindi che di attraversare la strada fra un giro di carte e l’altro. Vediamo... (prendendo la mano della signora Raymond). Il polso è buono... quel Dorlange gioca da cane... Andate soggetta a questo genere di malesseri?

RAYMOND     Affatto, dottore… ma, capirete... sapere da un momento all'altro che mio nipote è sposato con una donna che non conosco. e che io sono morta... e tutto questo dopo 11 ore di viaggio...

DOTTORE       Scusate... Dite che avete saputo?

RAYMOND     Il matrimonio segreto di mio nipote e la mia morte improvvisa.

DOTTORE       (a parte) Poveretta! C'è febbre!

Suona il telefono

RAYMOND     (all’apparecchio) Ma no, non sono la Sottoprefettura… Comincio del resto a vederci chiaro in tutto questo imbroglio... Il telegramma giunto da Parigi e' stato scritto a Brivet da mio nipote… il quale aveva fretta di ripartire per una ragione che ignoro... ma che saprò.

DOTTORE       (a parte) Che razza di febbre! (forte) Su, su... calmatevi... vi prego. Sono cose alle quali poi ci si abitua e che in. fondo non sono cosi gravi come sembra al primo momento... Procurate di pensare a cose allegre.

RAYMOND     Proverò... (si sente dalla finestra la voce del signor Dorlange).

Voce di DORLANGE Dottore! Dottore!

DOTTORE       Scusi... (va alla finestra) Mi chiamate?

Voce di DORLANGE Sì. tocca a voi.

DOTTORE       Il giro è finito?

Voce di DORLANGE Sì! Abbiamo perduto!

DOTTORE       Lo immaginavo... vengo... (alla signora Raymond) E' una cara persona, il signor Dorlange, ma gioca veramente da cane! S’immagini che ieri al terzo giro con la dama di cuori terza, il fante di fiori, l'asso e il re di quadri... (suona il telefono).

RAYMOND     Scusi... (va all'apparecchio e prende il ricevitore).

DOTTORE       Prego.

RAYMOND     Vi prego, scusatemi... Pronto!

DOTTORE       Troppo giusto. Tornerò fra poco e finirò di raccontarvi tutto. (uscendo) E' una cara persona, ma gioca da cane! (esce).

SCENA III

La signora RAYMOND, poi CLEMENTE, poi GABRIELLA.

RAYMOND     (sola) Pronti! Louvre 10-48? Benissimo... Volete darmi la comunicazione col signor Carlo Bertier? Sono sua zia. lo so bene, ma vorrei parlare col suo domestico. Come! Non c'è? E' partito questa mattina?... Per dove?... Per Brivet?... ne siete sicura?… davvero?... Grazie - Allora, fra poco vedrò Clemente.

CLEMENTE    (che è entrato alle ultime parole) La signora mi ha chiamato?

RAYMOND     Perbacco, questo si chiama arrivare al momento giusto.

CLEMENTE    Quando si e abituati ai grandi servizi

RAYMOND     Siete venuto qui per raggiungere mio nipote?

CLEMENTE    Appunto.

RAYMOND     Chiamato da lui?

CLEMENTE    No, signora... Sono venuto di mia iniziativa.

RAYMOND     E per quale ragione?

CLEMENTE    Per il piccolo credito Ducastel.

RAYMOND     Ancora?

CLEMENTE    Il signore mi ha lasciato solo a Parigi, senza istruzioni e senza denaro. Ha completamente dimenticato il piccolo credito di Ducastel... Diecimila lire.

RAYMOND     Sta bene.

CLEMENTE    Ducastel? Benissimo, grazie.

RAYMOND     Parlo di mio nipote.

CLEMENTE    Ah! Perfettamente... Così Ducastel ha messo il sequestro,.

RAYMOND     Va bene, pagherò... sapete bene che pago sempre.

CLEMENTE    Signora, io tengo nella mia camera la sua fotografia, con sotto scritto di mio pugno “La provvidenza”.

RAYMOND     Ne sono commossa. ma tuttavia devo farvi dei rimproveri.

CLEMENTE    Dei rimproveri?

RAYMOND     Credevo che aveste in me una confidenza assoluta.

CLEMENTE    Infatti.

RAYMONDE   E allora perché non mi avete detto che mio nipote era sposato?

CLEMENTE    La signora vuol scherzare?

RAYMOND     Non è sposato dunque?

CLEMENTE    Mai più!

RAYMOND     Me ne date la vostra parola?

CLEMENTE    Di gentiluomo!

RAYMOND     Un’altra domanda allora: con quale scopo avete telegrafato a mio nipote che ero morta?

CLEMENTE    La signora vuoi burlarsi di me?

RAYMOND     E' arrivato qui stamattina… un telegramma firmato da voi.

CLEMENTE    E' falso!

RAYMOND     Ne ero certa, (vedendo Gabriella che entra) Ebbene?

GABRIELLA    (porgendole il telegramma) Eccolo, signora

RAYMOND     (prendendolo) Grazie. Adesso poi ne capisco meno di prima.

GABRIELLA    Come?

RAYMOND     Non è stato mio nipote a farlo spedire. Clemente) E' vero? La calligrafia...

CLEMENTE    (leggendo il ttelegramma) Non è quella del signor Carlo.

GABRIELLA    La calligrafia la conosco io.

RAYMOND     Voi la conoscete?

GABRIELLA    Oh! Sì, signora!

RAYMOND     Vi do il doppio se me lo dite.

GABRIELLA    E' quella del signor Adolfo.

RAYMOND     Del signor Adolfo? Comincio a sciogliere l'enigma.., Pero' c'è ancora un anello della catena che mi sfugge (a Gabriella) Come si chiama mia nipote?

GABRIELLA    Albertina, signora.

RAYMOND     (a Clemente) E la piccola amica del signor Adolfo?

CLEMENTE    Anche lei Albertina.

RAYMOND     Lo immaginavo. Descrivetemela

CLEMENTE e GABRIELLA (insieme) E’ una bruna con dei grandi occhi.

CLEMENTE    (a Gabriella) Parlate voi.

GABRIELLA    Un tipetto disinvolto...

CLEMENTE    L'aria intelligente.-.

RAYMOND     Basta così'... L’identità e' stabilita. Ho trovato l’anello che mancava. Ora ne so abbastanza. Potete ritirarvi in attesa dell'arrivo del signor Carlo.

CLEMENTE    Va bene, signora.

RAYMOND     Prendete. Gabriella ecco cento lire.

GABRIELLA    Grazie, signora.

RAYMOND     E ricordatevi tutti e due che non sapete niente... che non avete sentito dire mai niente... (Gabriella e Clemente escono).

SCENA IV

La signora RAYMOND, il DOTTORE, poi la signora DORLANCE.

RAYMOND     Un’inchiesta amministrativa non avrebbe potuto riuscire così presto e così bene. (andando al telefono) Pronto… Ma no. signorina, non e la sottoprefettura.

DOTTORE       (sulla porta). Posso?

RAYMOND     Avanti pure, Dottore.

DOTTORE       Ho approfittato del momento. Il signor Dorlange ha chiesto carte e sono corso qui. Come vi sentite?

RAYMOND     Sempre meglio. Vorrei dirvi tutte le fila dell’intrigo.

DOTTORE       Come?

RAYMOND     Prima vi avevo detto che era stato mio nipote a scrivere il telegramma.

DOTTORE       Sì. (a parte) Torna la febbre

RAYMOND     Ebbene niente affatto... la scrittura è di Adolfo... Il fatto e' confermato da una cameriera... Quanto a mio nipote, è un'altra cosa... non e sposato. Egli ha servito semplicemente da guardia del corpo dell’amante di Adolfo che non e neanche lei maritata ma che certo vorrebbe esserlo. Per questo essa si è presentata audacemente sotto le specie di signora Berthier. La cosa è di una semplicità evidente.

DOTTORE       (a parte) Tutte le mie speranze sono nelle compresse del Fachiro

RAYMOND     Mi credete sempre pazza?

DOTTORE       Affatto, affatto… Trovo al contrario che c'è un grande miglioramento Le idee si vanno coordinando e torno così alla mia opinione che non sbaglia mai e cioè' che la moglie di qualcuno e sempre la moglie di un altro. E questa e la cosa più assen­nata che si possa immaginare.

RAYMOND     Ma siccome ci tengo a met­tere io stessa le cose a posto, vi prego dottore, non una parola a nessuno di quanto vi ho confidato.

DOTTORE       Siccome non ho capito niente, potete essere sicura del mio silenzio.

RAYMOND     Volete che vi ripeta?

DOTTORE       No ve ne supplico. Vi affaticherebbe, certo.

Voce di DORLANGE Dottore, dottore...

DOTTORE       Scusate... (andando alla finestra) Ebbene?

Voce di DORLANCE Ho perduto ancora

DOTTORE       Me l'aspettavo. (a parte) Gioca da cane. (alla Raymond) L'altro giorno aveva 5 picche, asso e re, la dama di cuori terza. terzo giro fante di fiori, asso e re di quadri...

RAYMOND     Non conosco il bridge, dottore.

DOTTORE       Ma voi almeno non lo giocate, mentre io ho già perso 80 franchi. Questo vi spiega del resto le mie tre visite.

RAYMOND     A venti franchi l'una ?

DOTTORE       E’ la tariffa...

RAYMOND     (posando i tre biglietti) Felice d'aver fatto la vostra conoscenza.

DOTTRE          (prendendo il denaro) Anch'io.

La signora DORLANGE (entrando) Ebbene. come state?

DOTTORGE    Molto meglio. Sono assai contento. (uscendo, alla signora Dorlange). Vostro marito gioca da cane.

SCENA V

La Signora DORLANGE - La Signora RAYMOND

Signora DORLANGE Ah! Signora mia, non posso dirvi come siamo tutti felici qui di fare la vostra conoscenza. Spero che vorrete rimanere con noi qualche giorno.

RAYMOND     Sono desolata, signora, di avervi recato tanto disturbo e di dirvi che riparto stasera.

Signora DORLANGE Stasera?

RAYMOND     Sì, col diretto.

Signora DORLANGE E vostro nipote?

RAYMOND     Non vedrò mio nipote.

Signora DORLANGE lo non ho l'onore di potermi contare fra i vostri amici, e non ho abbastanza autorità presso di voi per perorare la sua causa. ma se voi signora. acconsentiste di conoscere vostra nipote, sono sicura che gli perdonereste.

RAYMOND     E' simpatica?

Signora DORLANGE Più che simpatica...veramente squisita... Ci ha conquistati tutti... mio marito ne è entusiasta ed anche lui si unisce a me per supplicarvi di volerla ricevere.

RAYMOND     Va bene, cara signora: vi darò una prova di bontà e d’intelligenza di cui io stessa sono stupita.

Signora DORLANGE Va bene?

RAYMOND     Si. Perdono ed apro le braccia a mia nipote.

Signora DORLANGE Ma davvero? Voi ci colmate di gioia. (va verso il fondo e chiama) Gabriella!

RAYMOND     Giacché li diverte tanto farsi credere sposati, riderà bene chi riderà ultimo.

GABRIELLA    (entrando, alla signora Dorlange) Signora?

Signora DORLANGE Pregate la signora Berthier di venire con la signora Lebloud e il signor Adolfo.

(Si sente il rumore di un'automobile che arriva e si ferma).

GABRIELLA    Ecco il signor Carlo che torna in automobile.

Signora DORLANGE Venga... Venga subito! (Gabriella esce).

RAYMOND     (a parte) Non immagina certo la felicità che lo aspetta.

Sìgnora DORLANGE Permettete?... (va alla finestra, chiamando) Leopoldo!

Voce di DORLANGE Mia cara....

Signora DORLANGE Vieni, la zia perdona...

Voce di DORLANGE Davvero?

Signora DORLANGE Sei contento?...

Voce di DORLANGE Molto...

SCENA VI

Gli stessi, poi YVONNE, e ADOLFO, poi ALBERTINA, poi CARLO,

poi il signor DORLANGE.

YVONNE         (entrando con Adolfo, alla signora Dorlange) Ci avete chiamati?

Signora DORLANGE Sì, figlioli miei... dobbiamo essere allegri...

RAYMOND     Buongiorno, Adolfo... buongiorno.

RAYMOND     La vostra fidanzata?

ADOLFO          Si.

RAYMOND     Squisita! I miei complimenti. La vostra mamma tanto buona, semplice e persuasiva mi ha decisa...

ADOLFO          A che cosa?

RAYMOND     A perdonare... Adotterò la nipote che il caso mi ha mandato.

YVONNE         Ma allora, tutto si accomoda!

ADOLFO          Per ora. sì...

Signora DORLANGE (andando a prendere per mano Albertina) Eccola la cara Albertina!

ALBERTINA (esitante) Signora...

RAYMOND     Venite... (Albertina va verso la signora Raymond che l'abbraccia).

YVONNE         (alla signora Dorlange) Sembra imbarazzata...

Signora DORLANGE E' il primo momento.

RAYMOND     Lasciate che vi guardi bene... che mi convinca che siete la moglie di mio nipote. Bisognerebbe essere molto provinciali a non voler riconoscere il suo buon gusto. Non è vero signor Adolfo?

ADOLFO          Senza dubbio.

CARLO            (entrando di corsa) Zia... cara zia, ecco le compresse del Fachiro.

RAYMOND     Butta via quella roba, mio caro Carlo, e abbracciami.

CARLO            Zietta mia. (l'abbraccia).

RAYMOND     Hai fatto bene a sposarti.

CARLO            Hofatto bene?

RAYMOND     Sono rimasta un po’ intontita al primo momento, ma ora che ho visto mia nipote, sono felice...

CARLO            Siete felice?

RAYMOND     Sì, Sento proprio che non ti saprei perdonare, d'essere rimasto scapolo.

CARLO            Zia, devo parlarvi...

RAYMOND     Parla pure!

CARLO            No, non qui... non alla presenza di tutti!

RAYMOND     (a Carlo ed Albertina). Intanto, figli miei, ringraziatemi... è il meno che possiate fare.

Signora DORLANGE Che incantevole quadro famigliare!

CARLO            Grazie zia.

ALBERTINA    Grazie, signora!

RAYMOND     Non siete troppo espansivi.

DORLANGE   (entrando dal fondo, alla signora Raymond) Ah! signora, non viavevo vista che svenuta, ma ora che siete ristabilita, Dio, come siete interessante

RAYMOND     So che giocate molto bene il bridge.

DORLANGE   Sì: sono un gran giocatore: un po' audace, forse.

RAYMOND     Oh, l'audacia giova qualche volta, non è vero, Albertina?

ALBERTINA    Qualche volta, sì, signora.

RAYMOND     Ed ora, vi darò la grande notizia... Voi credete di tornare a Parigi, è vero?

CARLO            Si, domattina...

ALBERTINA    Senza fallo.

RAYMOND     Niente affatto invece... Partiremo tutti e tre per Honfleur.

CARLO            Per Honfleur?

RAYMOND     Con Albertina. E bene inteso, vi terrò là per tre mesi. Sei contento, Carlo?

CARLO            Certo, zia.

Signora DORLANGE Che zia straordinaria. Guardateli, figli miei, come sono felici!

YVONNE         Sì, signora.

ADOLFO          Fa veramente piacere vedere una famiglia così in accordo.

CARLO            Zia mia, ho da parlarvi.

RAYMOND     Ma parla pure, mio caro

CARLO            No, non qui presenti tutti. (ad Albertina) Non so più dove andremo a finire.

ALBERTINA    Sì, si va ad Honfleur.

Signora DORLANGE E' l'ora della nostra passeggiata. Ma, questa sera condurremo con noi i fidanzati, tanto più che mi sembra veder una certa freddezza fra voi.

ADOLFO          Mai più.

YVONNE         Pensiamo.

Signora DORLANGE Sei contento?

DORLANGE   Molto contento.

RAYMOND     A fra poco.

DORLANGE   Arrivederci.

RAYMOND     Dimmi, Carlo.

CARLO            Zia mia!

RAYMOND     Queste intanto sono le dieci mila lire per Ducastel.

CARLO            Chi è Ducastel?

RAYMOND     Pago, ma ricordati che è l'ultima volta. Ora che sei sposato devi essere più serio.

CARLO            Cara zia, non capisco niente.

RAYMOND     Prendi, e sta zitto.

CARLO            Non capisco niente, ma incasso ugualmente. (ad Albertina) Spero non supponiate che vi conduca anche a passare tre mesi ad Honfleur.

ALBERTINA    No. certamente...

CARLO            (muovendo verso la signora Raymond sul fondo) Dirò tutto a mia zia.

ALBERTINA    (fermandolo) No... ve ne prego, lasciate fare a me. La partita è perduta, ma sono una figliola onesta, pagherò.

CARLO            Vi concedo cinque minuti... neanche uno di più... per mettere le cose a posto.

ALBERTINA    E' inteso!

CARLO            Coraggio!

ALBERTINA. Ne avrò.

RAYMOND     Il mio Carlo è contento?

CARLO            Tanto, zia. (Carlo esce a destra).

SCENA VII

ALBERTINA - La signora RAYMOND.

ALBERTINA    (andando verso la signora Raymond che sta per uscire a sinistra). Signora, vorrei parlarvi.

RAYMOND     (a parte) Oh! Ci siamo! (forte). Vi ascolto, mia cara nipote.

ALBERTINA. No, signora, non mi chiamate così. Non ho il diritto di fingere ancora, con voi.

RAYMOND     Come? Non siete la moglie di Carlo?

ALBERTINA    No, signora.

RAYMOND     Possibile?... E avete osato voi e Carlo?...

ALBERTINA    Non lo accusate, signora. Sono io sola la colpevole. Ho voluto introdurmi qui senza dirgli nulla, e mi sono fatta credere sua moglie. Egli poteva denunciarmi o farsi mio complice... Non mi ha denunciata...

RAYMOND     Che bravo figliolo! (ad Albertina) Carlo ha fatto male, signorina.

ALBERTINA    Permettete che vi spieghi... Se non sono sua moglie non sono neanche... la sua amica.

RAYMOND     Perché siete l'amante dì Adolfo.

ALBERTINA    Voi sapete...

RAYMOND     Non siamo tanto stupidi ad Honfleur.

ALBERTINA    Se volete voi potete con una sola parola farmi mettere alla porta... e quando io non sarò più qua dentro, tutto tornerà ad esser calmo.

RAYMOND     (a parte) E' carina, questa ragazza.

ALBERTINA    Ma non è possibile che la zia del mio buon amico Carlo, non abbia come lui un cuore generoso. Credo che ella vorrà ascoltarmi con bontà...

RAYMOND     Non sono buona, signorina, e non posso nascondervi la mia indignazione.

ALBERTINA    Signora, amavo tanto Adolfo. Lo amo ancora, credevo che tre anni di fedele tenerezza mi dessero il diritto di essere trattata meglio. Ero come una pazza. Ascoltatemi.

RAYMOND     Vi ascolto

ALBERTINA    lo non sono che una povera figliola di quelle che si incontrano per caso. Prima di conoscerlo ero onesta... Ve lo giuro... Ho fatto male a venire, lo capisco... ma cosa volete, signora, correvo dietro alla mia felicità. Se vi ho detto tutto, è perché ho una preghiera da rivolgervi.

RAYMOND     Dite.

ALBERTINA    Signora, non tradite subito il mio segreto... Lasciatemi partire con voi, stasera... ma non fatemi scacciare di qui...

RAYMOND     Povera figliola! Ebbene: accada quel che accada, vi prendo sotto la mia protezione.

ÀLBERTINA    Come siete buona, signora!

RAYMOND     Partirete con me, stasera.

ALBERTINA    Oh! Grazie... Ma io ho il modo di provarvi tutta la mia gratitudine.

RAYMOND     Davvero?

ALBERTINA    Sì... Voi avete indovinato tutto... fuorché una piccola cosa che io so.

RAYMOND     Quale?

ALBERTINA    La giovane vedova, la signora Leblond...

RAYMOND. Ebbene?

ALBERTINA    E' innamorata del signor Carlo, e il signor Carlo è innamorato di lei. Così, se Adolfo la sposa, il signor Carlo sarà infelice e infelici saranno la signora Leblond e Adolfo.

RAYMOND     Infelicità completa, insomma.

ALBERTINA    Eppure un mezzo ci dovrebbe essere per impedire tutto questo... lo non so trovarlo perché è troppo difficile, ma voi, che siete tanto intelligente...

RAYMOND     Sentite che furbacchiona

ALBERTINA    Oh! non è per me che dico questo...

RAYMOND     Voglio credervi.

ALBERTINA    Ma se voi trovaste e aveste bisogno del mio aiuto...

RAYMOND     Acconsentireste? Questa ragazza mi piace. E' astuta, ma mi piace! Bene, non dico di no.

ALBERTINA    Avete un'idea?

RAYMOND     Forse!

ALBERTINA    E potrò aiutarvi?

RAYMOND     Credo. Venite con me.

ALBERTINA    Che fortuna avere la vostra intelligenza!

RAYMOND. Siamo tutte così a Honfleur.

SCENA VIII

CARLO, poi CLEMENTE.

CARLO            (solo) Non sono più qui. Non vedo l'ora di sapere come la zia ha accolto la confessione di Albertina.

CLEMENTE    (entrando) Il signore è solo?

CARLO            Ecco: io sogno. Tutti questi avvenimenti mi hanno talmente turbato l'immaginazione che vedo persino Clemente a Brivet mentre è a Parigi.

CLEMENTE    No, signore, sono proprio qui.

CARLO            E' inaudito.., Persino la sua voce!... Quale nuova disgrazia hai da annunciarmi?

CLEMENTE    Si rassicuri, signore, nessuna disgrazia.

CARLO            Parla! Animo!

CLEMENTE    Sono arrivato a Brivet da un ora. Ho già salutato la zia d'Honfleur, che mi ha fatto dei discorsi oscuri, e alla quale ho taciuto il vero scopo del mio viaggio.

CARLO            Continua!

CLEMENTE    Così, ho inventato, con molta prontezza di spirito, un debito con Ducastel.

CARLO            Di diecimila lire!

CLEMENTE    Precisamente.

CARLOE' dunque per questo che mia zia me le ha date?

CLEMENTE    Il signore le ha prese?

CARLO            Sì... e non riuscivo a capire perché'!

CLEMENTE    Spero che, dato l'imprevisto di questo incasso, il signore troverà giusto di passarmi qualche cosa. Mi pare di meritarlo...

CARLO            Le restituisco subito a mia zia...

CLEMENTE    No, signore, no. Non vi lascerò commettere questa pazzia. Approfittiamo della fortuna.

CARLO            Dopo tutto... ho tanto sofferto... Prendi, eccoti mille lire, o spettro del passato! (gli da un biglietto).

CLEMENTE    (prendendolo). Grazie, signore.

CARLO            Evidentemente sei proprio tu.

CLEMENTE    Sì, signore. Insomma, signore, sono venuto a chiedervi cosa devo fare di quella donna che avete lasciata a casa otto giorni fa, promettendole di tornare subito...

CARLO            Lucette... mi aspetta ancora?...

CLEMENTE    Ancora! E la sua tristezza fa pena. Da molto tempo ha finito di leggere tutti i giornali illustrati.

CARLO            Povera Lucette! Creatura ingenua e sincera...

CLEMENTE    Commosso nel vederla piangere, ho finito per dire: signorina. parto per Brivet, aspettatemi...

CARLO            Aspettare è il suo destino!

CLEMENTE    Vado a domandare al signore quali sono le sue intenzioni a vostro riguardo...

CARLO            Come ho fatto male e quanto mi dispiace!

SCENA IX

Gli stessi, poi LUCETTE.

CLEMENTE    Devo dunque arguire che il signore sarebbe disposto a riprendere le trattative con la signorina Lucette?

CARLO            Se potessi ricominciare!

CLEMENTE    Si può ricominciare! (a Gabriella che attraversa la scena di fondo) Signorina, volete essere così gentile di pregare la persona che mi aspetta laggiù di venire qui?

GABRIELLA    Sì, signor Clemente. (via).

CARLO            Che hai detto?

CLEMENTE    Bisogna che sappiate tutta la verità, Ho accompagnato qui la signorina Lucette.

CARLO            Ma mi sembrate tutti pazzi... tutti pazzi!

CLEMENTE    Non si spaventi, signore. Per allontanare ogni sospetto ho pensato bene di farla passare per mia moglie.

CARLO            E' un trucco troppo conosciuto a Brivet, vecchio mio!

CLEMENTE    Non lo sapevo...

LUCETTE        (entra, vestita come una cameriera) Il signore ha chiamato?

CARLO            Lucette! Cara Lucette!

LUCETTE        Carlo! Carlo! (gli si butta al collo).

CLEMENTE    Sarà meglio che io lasci il signore solo con mia moglie.

CARLO            Si, va!

CLEMENTE    Solamente avrei da pregare il signore e mia moglie di avere qualche riguardo al mio sentimento di marito, e se viene gente di evitare gesti troppo confidenziali.

CARLO            Vattene via!

CLEMENTE    Sì, signore. (esce).

LUCETTE        Non siete arrabbiato con me?'

CARLO            E me lo domandi!

LUCETTE        Avevo tanta paura... non avrei mai osato... è stato Clemente che mi ha consigliato...

CARLO            Che bella idea! Che bella idea!

LUCETTE        Il tempo non passava mai!

CARLO            E per me?

LUCETTE        Davvero? Avete pensato a me?

CARLO            Sempre!

LUCETTE        Come sono contenta!

CARLO            Ecco l'amore! Ecco la verità! Ecco la vera felicità!

LUCETTE        Resteremo molto tempo qui?

CARLO            Neppure un giorno.

LUCETTE        Non importa. Mi basta sapere che non siete cambiato, lo vi servirò a tavola, e la sera verrete a raggiungermi in camera dì Clemente...

CARLO            No, Lucette. Voi siete venuta a richiamarmi alla ragione.

LUCETTE        lo?

CARLO            Sì... La ragione è di andarsene tutti e due col primo treno, a Parigi.

LUCETTE        Mi rapite? Oh, come sono contenta! Come sono felice!

CARLO            (consultando l’orologio) Le sei. C'è un diretto alle 6.50. Prenderemo quello.

LUCETTE        Mi amate?

CARLO            E me lo domandi! (suona) Ora vedrete.

CLEMENTE    (entrando). Il signore e mia moglie hanno chiamato?

CARLO            Sì, noi partiremo alle 6.50.

CLEMENTE    Va bene, signore.

CARLO            Il tempo di chiudere la mia valigia e sono con voi

LUCETTE        Mi lasciate?

CARLO            Per cinque minuti Lucette, per soli cinque minuti. Andate avanti con Clemente, e io vi raggiungo alla stazione.

LUCETTE        Alla stazione?

CARLO            Sì.

LUCETTE        Sul piazzale?

CARLO            No, Lucette, in sala d'aspetto.

LUCETTE        Quello è proprio il mio vero posto!

CARLO            Cinque minuti! (esce a destra, Lucette scoppia in pianto).

CLEMENTE    Che avete, signorina?

LUCETTE        Ho una gran paura che egli mi dimentichi ancora,

CLEMENTE    Ma no, Signorina. Rassicuratevi, e andate ad aspettarlo.

LUCETTE        Vado, signor Clemente. Credete che troverò dei giornali illustrati alla stazione?

CLEMENTE    A Brìvet? Ci sono tutti!

LUCETTE        Grazie, signor Clemente. (esce).

SCENA X

CLEMENTE, poi la signora RAYMOND.

RAYMOND     (entrando e scorgendo Lucette che esce) Chi è quella bella ragazza?

CLEMENTE    La signora è molto gentile: e mia moglie.

RAYMOND     Vostra moglie?

CLEMENTE    Sì, signora.

RAYMOND     Sentite, Clemente, non raccontatemi delle storielle inutili. Di chi è l'amante?

CLEMENTE    Signora, ve lo giuro. Di nessuno,

RAYMOND     Va bene... Lo saprò, Andate a dire al signor Adolfo che ho bisogno di parlargli.

CLEMENTE    Subito, signora (vedendo Adolfo che entra) Eccolo qui. (esce).

SCENA Xl

La signora RAYMOND - ADOLFO.

ADOLFO          Chiedevate di me, signora?

RAYMOND     Non ne indovinate il motivo?

ADOLFO          Non saprei...

RAYMOND     lo, invece, so tutto!

ADOLFO          Era destino!

RAYMOND     Ma rassicuratevi. Gli avvenimenti hanno preso una piega così impreveduta che ne sarete stupito... Non soltanto Albertina consente a lasciarvi, ma anche la vostra fidanzata non saprà mai di aver trattato come una sorella per una buona mezza giornata la vostra amica.

ADOLFO          E' un sogno.

RAYMOND     E sapete come questo sogno si è realizzato?

ADOLFO          In fede mia, no.

RAYMOND     Oh! Nel più semplice modo!... Voi non amavate più Albertina, non è vero, e allora essa ha riflettuto, povera piccina, e si è staccata da voi..,

ADOLFO          Ah!

RAYMOND     Ah, completamente. E siccome lei e Carlo hanno giocato a marito e moglie, da stamattina si sono un po’ scaldati... Capirete che non per nulla si hanno venticinque anni!

ADOLFO          E così?

RAYMOND     Così, quasi quasi, si amano... e siccome lei mi piace molto ed è una ragazza onesta e ad Honfleur non si hanno più certi stupidi pregiudizi. come si hanno ancora a Parigi, io do il mio consenso alle loro nozze.

ADOLFO          Carlo sposa Albertina ?

RAYMOND     Siete contento?

ADOLFO          Sono stupefatto.

RAYMOND. Non siete contento?

ADOLFO          Naturalmente: tutto è accomodato.

RAYMOND     Benissimo. Vado in cerca di mio nipote.

ADOLFO          Albertina è là?

RAYMOND     Sì. Essa vorrebbe congratularsi con voi per il vostro matrimonio. Tocca a voi pure farle i vostri complimenti (va a sinistra).

ADOLFO          Non c'è senso morale! Far sposare a suo nipote l'amante dei suo migliore amico. E' nauseante! Oh! queste zie di provincia!

RAYMOND (aprendo la porta) Venite, figlia mia.

SCENA XIl

Gli stessi - ALBERTINA.

ALBERTINA    Eccomi, signora

RAYMOND     Io vi lascio. Non vi amate più. State per dirvi addio per sempre. E' meglio non abbiate testimoni. A fra poco.

ADOLFO          Dunque, tu sposi Carlo?

ALBERTINA    Sì!

ADOLFO          Che faccia tosta!

ALBERTINA    Perché? Tu non sposi forse la signora Leblond?

ADOLFO          Questa è un'altra cosa. Io mi domando cosa mai ha potuto sedurti di Carlo...

ALBERTINA    Non cercare: e un insieme di cose. E poi, sappiamo forse perché ci amiamo? Questa mattina mi era indifferente... questa sera, l'amo pazzamente.

ADOLFO          Albertina, ti prego di parlare in modo più conveniente.

ALBERTINA    Perché? Siamo buoni amici, e posso dirtelo... Non ho mai sentito quello che sento ora per Carlo. Credo che finalmente saprò che cosa è l'amore.

ADOLFO          Ti ringrazio.

ALBERTINA    Fra noi era un'altra cosa... molto tranquilla, ora lo comprendo benissimo... ma con lui sento che è un'altra cosa...

ADOLFO          Se a te piace dimenticare completamente che ci siamo amati, io invece me ne ricordo.

ALBERTINA    Non hai mai osservato i suoi occhi? Ha certi occhi... che penetrano... certi occhi che ammaliano... Deve essere un uomo eccezionale.

ADOLFO          Puoi risparmiarmi i tuoi entusiasmi.

ALBERTINA    Perché? Lascia che ti dica che sono felice! Se ci lasciamo. non è una ragione per detestarci.

ADOLFO          Addio!

ALBERTINA    Sei in collera? Ma perché? Devi pensare che, con Carlo, parlerò tanto dite.

ADOLFO          Ma non hai dunque un briciolo di senso morale? Non capisci proprio niente tu?

ALBERTINA    Che cosa?

ADOLFO          Soffro, Albertina, soffro tanto.

ALBERTINA    Dunque mi ami ancora?

ADOLFO          Se ammetti ch'io possa amarti ancora, dovresti compiangermi invece di prenderti gioco di me. Se faccio una bestialità e ne soffro, dovresti avere un po' di pietà.

ALBERTINA    Ti fa molto soffrire l'idea ch'io sposi Carlo?

ADOLFO          Sì. Molto!

ALBERTINA    Ebbene... non e vero, non l’amo.

ADOLFO          Cosa dici?

ALBERTINA    Tutte le sciocchezze che ti ho detto, le ho detto per farti conoscere a te stesso, per farti ricordare chi volevi perdere.

ADOLFO          Ah: Albertina... anche tu mi ami ?

ALBERTINA    Tanto! (si abbracciano. Lungo bacio. !n questo momento entra Yvonne che si ferma stupefatta).

ALBERTINA    Adolfo! Non sta bene. Noi non ci apparteniamo più. Io sono di Carlo, tu di Yvonne; lasciami.

ADOLFO          Noi ci lasceremo per non rivederci più, ma oggi sei ancora mia. (la trascina a destra).

SCENA XIII

YVONNE, poi CARLO.

YVONNE         (vedendo Carlo che entra) Partite, signor Carlo?

CARLO            Sì, signora.

YVONNE         Solo?

CARLO            Solo.

YVONNE         E lasciate qui la vostra signora ?

CARLO            Certamente.

YVONNE         Fate malissimo.

CARLO            E perché?

YVONNE         lo non so se in certi casi sia meglio parlare o tacere. Ma io sento di dover parlare.

CARLO            Parlate pure.

YVONNE         Coraggio, signor Carlo.

CARLO            Ne avrò, signora.

YVONNE         Poco fa ho sorpreso il mio fidanzato, il vostro amico migliore, che baciava sulla bocca vostra moglie.

CARLO            Si sono lasciati sorprendere? Che idioti!

YVONNE         E non avete altro da dire?

CARLO            Da questa mattina faccio tutto il possibile perché nessuno si accorga di nulla...

YVONNE         Come?

CARLO            ...e loro si baciano sulla bocca senza neanche chiudere le porte... Che idioti!

YVONNE         Signor Berthier, io avevo per voi una grande stima...

CARLO            Ora che non ho più l'obbligo di tacere, posso dirvi ciò che provo per voi... succederà quel che succederà: signora Leblond, io vi amo!

YVONNE         Avete scelto male il momento.

CARLO            Vi ingannate. Ricordatevi quello che vi ho detto stamattina: se fossi libero e incontrassi una donna come voi...

YVONNE         Nelle vostre disgrazie coniugali, avete una filosofia...

CARLO            Trascendentale. Ma ora divorzio.

YVONNE         Bene.

CARLO            E' indispensabile, è indispensabile. Un bacio sulla bocca. Che idioti! Divorzio, divorzio e dopo, se volete, bene inteso, vi sposo.

YVONNE         Ne riparleremo fra un anno.

CARLO            E perchè?

YVONNE         Il tempo per il divorzio.

CARLO            Ah, signora, non mi conoscete. Io sono un uomo straordinario. Se voglio, se ne ho veramente il desiderio, sarò divorziato da domattina.

YVONNE         Diventate matto?

SCENA XIV

Gli stessi, il signore e la signora DORLANGE.

DORLANGE   (rientrando con la moglie a Yvonne) Avete lasciato il vostro innamorato?

YVONNE         Sì, caro signore, l'ho lasciato e per sempre.

Signora DORLANGE Come?

YVONNE         Sì. Rinuncio ai miei progetti di matrimonio con vostro figlio.

Signora DORLANGE E per quali ragioni?

YVONNE         Il signor Carlo ve le dirà.

CARLO            Sì, molto volentieri. La signora ha sorpreso il suo fidanzato mentre baciava una donna, mia moglie, sulla bocca, e naturalmente ciò l'ha infastidita.

DORLANGE   Capisco: ma voi non mi sembrate molto commosso.

CARLO            Che volete: sapevo che doveva finire così...

Signora DORLANGE E sapendo questo?

DORLANGE   Scusami, lascia parlare a me. Riconosco la gravità della condotta di mio figlio, ma la vostra è molto strana per non dire intollerabile.

CARLO            Sarà come voi dite, signore, ma potrò giustificarla.

DORLANGE   Sarà difficile.

SCENA XV

Gli stessi - La signora RAYMOND.

RAYMOND     (entrando) No, signor Dorlange, sarà molto facile, perché io stessa me ne assumo l'incarico.

DORLANGE   Voi. signora?

RAYMOND     Ho ascoltato dietro la porta. In provincia sì usa ancora. La giovane donna che avete così cordialmente accolta, non è la moglie di Carlo.

CARLO            Dubitavate che fosse?

RAYMOND     Non l'ho mai creduto seriamente.

DORLANGE   Ma allora, quella giovane signora...

RAYMOND     E' la giovane e deliziosa amica di vostro figlio. Bisogna che quei ragazzi si sposino,

DORLANGE   Mai.

Signora DORLANGE Che scandalo!

DORLANGE   La nostra posizione a Brivet...

RAYMOND     Nessuno saprà nulla se non parlerete ad alcuno.

Signora DORLANGE Ma noi non la conosciamo.

RAYMOND     VI ripeterò tutti gli elogi che mi avete fatto di lei: bella, bene educata, distinta. Aggiungerò, per mio conto, di buona famiglia, dal momento che l'accoglierete nella vostra!

DORLANGE   (alla moglie) Tu che ne pensi?

Signora DORLANGE Non so, ho la testa che mi gira.

DORLANGE   Certo è molto carina!

SCENA XVI

GIi stessi - ADOLFO, poi ALBERTINA.

ADOLFO          (entrando) Cari genitori, devo parteciparvi una risoluzione che certo vi sorprenderà.

DORLANGE   Va a prendere tua moglie.

ADOLFO          Come?

DORLANGE   Va a prendere tua moglie che presto è ora di pranzo.

Signora DORLANCE Noi ti diamo il nostro consenso.

ADOLFO          Corro. (esce per un momento).

Signora DORLANGE Se sarà necessario, lasceremo Brivet.

RAYMOND     Andremo a Parigi per celebrare i due matrimoni.

DORLANGE   Ce n’è un altro?

RAYMOND     Quello di Carlo con Yvonne.

CARLO            (a Yvonne). Consentite?

YVONNE         Con tutto il cuore. (si abbracciano).

ADOLFO          (facendo entrare Albertina) Ma se ti dico che acconsentono.

DORLANGE   Qui nelle mie braccia, piccola commediante!

ALBERTINA    (andando verso Dorlange) Ah Papà!

CLEMENTE    (entrando). Mia moglie mi incarica di dire al signor Carlo che iltreno è partito e chiede cosa deve fare

CARLO            Ditele che aspetti.

CALA LA TELA