La zia di Alba

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LA ZIA di ALBA

Commedia in tre atti

di

Angelo Alfieri

Personaggi:


Matteo:

Teo:

Alba:

Elena:

Alberto:

Delia:

Kevin:

Cinzia:

Mirko:


L’adottato

Il padre adottivo

La moglie di Teo

L’assistente sociale

Il genitore affidatario

La moglie di Alberto

L’amico

L’amica

Il nipote del conte


Notaio


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I coniugi Detommaso, qualche tempo dopo essere convolati a nozze, si trovarono in condizioni economiche disastrose e avendo, nel frattempo, avuto un figlio nato per un “imprevisto”, si videro, malgrado inutili tentativi di preservarlo dall’adozione, esautorati della patria podestà. In seguito, vuoi per il disinteresse e vuoi per la condizione di indigenza che si protraeva oltre le loro aspettative, smisero di cercarlo definitivamente nella speranza che la famiglia adottiva lo crescesse al meglio. Sennonché un giorno, dopo essere venuti in possesso di un’eredità inaspettata che permetteva loro una certa agiatezza, decisero di adottare un ragazzo che, nel frattempo, si era trasferito con la famiglia affidataria, nella casa adiacente. Essendo ossessionati dall’idea di invecchiare senza avere un figlio a tutti i costi pensarono che, tutto sommato, questa fosse la soluzione migliore.

La scena: Casa di Teo. La porta d’ingresso e altre tre che danno in altri locali. Un bel salotto, svariati oggetti eleganti, una discreta quantità di libri e un mobile molto antico. Il tutto deve dare l’impressione di stare in una casa di benestanti.

ATTO PRIMO

Scena prima

Alba: (È già in scena). Finalmente arriva! Se non altro un figlio, anche se non mio, ora ce l’ho. Oh, se avessi il mio adorato Marco. Chissà che fine ha fatto quel povero bambino … avrei dovuto tenerlo a tutti i costi sfidando la mancanza di risorse economiche, oppormi maggiormente al volere di chi lo credeva in pericolo. Non ho lottato a sufficienza. Me lo hanno portato via. Che vergogna! Tutto quello che mi rimane è una culla che custodisco caparbiamente da diciotto anni. E lamentarsi ora non giova alla salute. Almeno sapessi dov’è, con chi sta, se è il migliore della classe … quello forse è pretendere troppo. Mi basterebbe sapere che è sano.

Teo:                   (Entra con un piumino). Forza Alba, non facciamoci trovare con la casa

in disordine, sta arrivando coi genitori abusivi … voglio dire: adottivi!


Alba:


Affidatari! Per te le parole non hanno significato.


Teo:


Ma sì, non sottilizzare.


Alba:                 Non mi mettere fretta: lo so che sta arrivando. Riponi quell’affare. Tu


piuttosto, assumi un atteggiamento consono ad un uomo che sta per diventare padre.

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Teo: Veramente: ridiventare! Anche se l’esperienza è durata poco data la nostra povertà.


Alba:


Non mi far pensare, cerca si comportarti da signore.


Teo:                   Cosa faccio? Sì, mi sollevo da terra per far vedere quanto sono abile in


modo che si capisca con che persone ha a che fare. Che idea si potrebbe fare di noi? Lo conosciamo già!

Alba:                 Non come genitori … cerca di cambiare radicalmente il comportamento.

Non voglio che ci giudichino inadeguati proprio ora che siamo riusciti ad averlo.

Teo: Inadeguati? Lo sai cosa vuol dire almeno? Intanto levati quel grembiule da nonna ottocentesca.

Alba:                 E tu levati quell’odore di tabacco marcio.

Teo:                   Se non fumo! (Cerca di spolverare qualcosa senza porre attenzione). Ti

devo dire che, per me, quei due, se lo sono tolto dai piedi … il figlio non è loro. Qualche famiglia come la nostra che non se lo poteva permettere gliel’ha rifilato. L’hanno avuto in affidamento diciotto anni fa dai servizi sociali e non l’hanno mai adottato.

Alba:                 Avessimo avuto la forza e il coraggio di tenerlo, il nostro … a quest’ora

…chissà cosa sarebbe.


Teo:

voluto così.


Se la tua zia moriva prima avremmo potuto allevarlo … ma il destino ha


Alba:                 Sta attento che è colpa della zia se l’hanno dato in adozione. Di’


piuttosto che eravamo morti di fame. E se non avessimo ereditato saremmo nelle stesse condizioni di allora. Ti prego: con lui non lasciarti sfuggire parole inutili o che altro. Ricorda che l’assistente sociale è un carogna, nel senso della … carogna … non lo danno via così perché gli va. Ha raggiunto la maggior età e può scegliere con chi vivere. Non ha più legami. E non è mai stato adottato perché gli accordi che avranno preso …


Teo:


Se lo dici tu! Del resto oh: meglio già grande che in fasce …


Alba:


Credi che ti costa meno?


Teo:


Non lo so! È già istruito?


Alba:


Più di te senz’altro.


Teo:


Assieme al ragazzo arriva anche una dote o il passaggio è raso terra?


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Alba: Ragioni come un diseredato … che dote potrà mai avere uno studente. I genitori affidatari non hanno obblighi, si sono offerti di tenerlo fino alla maggior età. Sei rimasto a vent’anni fa quando per fare economia mangiavamo le lucertole?

Teo: Se è per quello qualcuna … sto scherzando. Calmati! Sono questioni che uno si pone, non è che mi voglio arricchire alle sue spalle. Ci mancherebbe! Adesso non abbiamo bisogno di entrate extra.


Alba:


Abbiamo quelle della “mia” zia.


Teo:                   Non sottilizzare … mia, tua … non è che mi vanto di essere stato povero


…(Per accontentare la moglie finge di spazzolarsi il vestito).

Alba:                 L’hai capito di darti una spazzolata. Dovresti darla a qualcos’altro.

Teo:                   Tra l’altro si chiama come me! Teo!

Alba: Matteo! … Non gli storpiare il nome come tuo solito. Dai su, assumi un atteggiamento nobile … appoggiati al mobile … metti in bocca la pipa … petto in fuori …


Teo:

fumo.


Siamo in caserma? Sembra che deve arrivare il prevosto. E poi non


Alba:


Sì, ma la pipa ti da un tono sofisticato.


Teo:


Lo conosciamo già.


Alba:                 E dagli … prendi un giornale e fingi di leggere … no! Per l’amor di Dio:

sembreresti un parvenue … sembreresti: lo sei!


Teo:


Hai di me una stima invidiabile … Se la zia fosse stata la mia?


Alba:


Ma non lo era!


Teo:


Settaria! Con tutto quello che ho fatto per te.


Alba:


Cosa, sentiamo!


Teo:


(Campanello). Apri ereditiera!


Alba:

mondo!


Mi raccomando: non fischiare! Fai vedere che ne sai delle cose del


Teo:


Ma senti questa … avanti! Signora, è in avanscoperta?


Elena: No … il ruolo mi impone di controllare le condizioni della casa prima del trasferimento.

Teo:                   Cambia città?

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Elena:               Prego?

Alba: Stamattina ha un po’ di febbre: otite! Me lo perdoni. È piuttosto emozionato .Vuole visitare la casa? (Ironica).

Elena: Siete messi bene … ottimo mobilio (Si guarda attorno). Bella casa! È sempre stata così o avete rimesso in sesto per l’occasione?

Teo:                   Sempre stata così dal giorno del matrimonio.

Alba:                 Di chi? … Ah! Sì. Del matrimonio. Ero sopra pensiero.

Elena:               Ho l’impressione di stare in un casa di signori agiati. Che lavoro fate?

Teo:                   Adesso!

Elena:               E quando? Adesso! Siete commercianti?

Alba:                 Prima, ora no … avevamo una bancarella … giravamo per i mercati.

Elena: E per questo vi definite commercianti? Pensavo ad una catena di negozi o un supermercato … o attività artigianali.


Teo:


La bancarella era doppia … avevamo di tutto.


Elena:


Avete guadagnato tanto: io voglio sapere cosa fate adesso, non anni fa!


Teo:


Beh, adesso … avendo venduto la licenza e tutto …


Elena:               Non è sufficiente a giustificare il tenore di vita che mi sembra di


intravedere dalla casa … se avete dei risparmi lo potere anche dire, apertamente.


Alba:


Lo possiamo dire? Ma guarda?


Elena:


Non voglio sapere quanto … mi basta sapere se!


Teo:


Se! Se! Abbiamo! (Alba incrocia le mani sul petto).


Elena:               Ooooh! Ci voleva tanto? Perdonatemi … era solo una formalità: Il


ragazzo vi è già stato assegnato dal giudice … non abbiamo problemi di sorta. È che io, essendo pignola, per il bene del ragazzo, ho ritenuto necessario valutare di persona. Sono forse pretenziosa?


Alba:


Insomma …


Teo:


È il suo lavoro, Alba, non …. O mi sbaglio? (Ironico).


Elena:


Mi pagano per sorvegliare. Lo chiamo! Matteo puoi entrare …


Matteo: (È vestito non molto bene, i pantaloni sono vecchi e arrivano a malapena alla caviglia). Mamma, papà … certo che mi suona strano chiamarvi cosìdopo tutto il tempo che ci conosciamo … signora io vengo in questa casa da

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parecchio: da quando ci siamo trasferiti qui … è quasi normale. Sono già considerato un figlio. Anche i genitori, gli altri, frequentano i signori Detommaso.


Elena:


Un conto è frequentare saltuariamente, un conto è viverci in una casa.


Matteo:


Sono certo che mi troverò bene qui.


Alba: Tra un po’ loro se ne andranno in un'altra città e difficilmente avrai contatti diretti.


Matteo:

faccio.


Non mi sconvolge la cosa. Ho scelto io di vivere con voi. So quello che


Elena:               Ecco appunto! Me ne posso andare … diciamo che ho preso visione


dell’abitazione … se ci dovessero essere dei problemi di qualsiasi natura … chiamami, arrivederci! (A parte). Nemmeno il tè mi offrono! (Esce).

Teo:                   Si figuri: problemi da noi … ma vattene scema.

Elena:               (Ha sentito). Scema a chi?

Teo:                   Dico … che scena!

Elena:               Siete teatranti per caso?

Alba: A volte … ma a fin di bene. (Elena se ne va). Te l’ho detto: cambia atteggiamento. Sei il benvenuto. Fatti abbracciare … sapessi quanto ho atteso questo momento. Quanto mi è mancato il bambino.


Matteo:


Mamma, ho diciotto anni.


Teo: Non farci caso, è talmente contenta di averti qui che si confonde. Voleva dire un’altra cosa.


Alba:


Perché cosa ho detto?


Teo:


Niente!


Alba:


(Osserva Matteo). Matteo, prima di uscire ti sei guardato allo specchio?


Matteo: Mamma … è tutto quello che ho! Loro non hanno un gran patrimonio e poi ultimamente sapendo che sarei stato adottato da voi non hanno più speso …

Alba:                 E ti hanno spogliato degli abiti più belli. Fortunatamente per te abbiamo

un guardaroba fornito: l’armadio è pieno! … Teo, fagli vedere la sua stanza.


Matteo:


La conosco!


Teo:


È diversa adesso. L’abbiamo ridipinta … di rosa!


Matteo:


Perché rosa? Non sono una femmina!


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Alba:


Aveva già il colore e … per non buttarlo …


Matteo:


Se vengono i miei amici che figura ci faccio?


Teo:


Guarda che il rosa va di moda quest’anno! (Campanello). Chi sarà?


Alba:


La fata turchina. Avanti è aperto!


Delia:


Allora, come ti trovi?


Matteo: Sono appena arrivato … come figlio … stavo andando a prendere possesso della mia camera. (Alba si fa altezzosa).


Alba:


Gli abbiamo messo lì una bomboniera … vai vai … (Vanno).


Teo:


Rimarranno a bocca aperta.


Alba:


Dallo sconcerto! Sei un beota! Camera rosa … non mi salvo più con te.


Delia:


Siete in dolce attesa?


Teo:


Perché?


Delia:


Ho visto che avete la culla … per lui mi sembra un tantino scomoda.


Alba:


È rimasta lì da allora …


Delia:


Alba, sei misteriosa. Hai un culla da allora per chi?


Teo: Per nessuno. Sarebbe dovuto essere un regalo per degli amici che hanno perso il figlio strada facendo …

Delia:                Dalla a me! Adesso abbiamo deciso di tenere in affido un neonato, visto


che lui ormai è libero … il giudice ha molto rispetto per noi e si fida.


Alba:


Mi spiace darla via … è un ricordo.


Matteo:


Ricordo? C’è un bambolotto dentro, di chi era?


Alba: È mio … (Imbarazzo di Alba). Non sapevo dove buttarlo … prendila tanto … meglio … almeno me la levo dagli occhi.

Delia: Grazie! Sai com’è, la sua l’abbiamo buttata perché me l’ha disfatta. Mando qui l’Alberto a prenderla …


Teo:


Quando vi trasferite?


Delia:                Il mese prossimo. Torniamo al nostro paese … ci sono meno spese,


meno traffico, meno di tutto … si sta meglio. (Si guarda attorno). Certo che avete una gran bella casa … complimenti … sei stato fortunato Matteo. Potevi finire in uno sgabuzzino e invece hai una bella cameretta rosellino pesco che va tanto di moda.


Teo:


Hai visto? Lei non ci crede. (Alla moglie).


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Delia: Rosa, azzurro: sono tutte balle! Che conta è la serenità. E la scelta mi pare che accontenti tutti. Il ragazzo soprattutto … non fategli mancare niente. Quando vuoi passa a prendere la sua roba. (Si sofferma a guardare un mobile).

Alba:                 Cosa c’è Delia, stai male?

Delia: Porca miseria Alba, te lo voglio dire ora che siamo quasi parenti. Prima non osavo. Lo sai che quel mobile ha una certa familiarità? Non riesco a ricordare dov’era: un affare del genere non si trova tanto facilmente.


Teo:


Ce ne sono a centinaia.


Delia: No, no … quello è unico … va bene: come non detto. Vado! Allora tutto a posto Matteo?


Matteo:


Tutto a posto ex mamma. (La abbraccia). Sarà difficile starvi lontano.


Delia:                Lo sai che puoi venire in ogni momento … casa nostra sarà sempre

aperta. Matteo, da una parte sei fortunato: chi si può permettere di avere sei genitori … due ricchi, due scellerati e due poveri.


Alba:


Chi sarebbero i ricchi?


Delia:


Quelli che non sono poveri!


Teo:


Sei laureata in filosofia?


Delia:


Non lo sapevi?


Alba:


Lui invece è laureato in discorsi inutili … Delia, se devi andare, vai!


Delia:


Quel mobile l’ho già visto … ma sono tradita dalla memoria.


Teo:


Meglio da quella che da altri.


Dalia:


Insinui?


Alba:


Te l’ho detto: discorsi inutili! Ciao Delia. (Delia esce).


Teo:


È un po’ pesante neh?


Matteo:           È una donna in gamba e anche Alberto. Sono stati ottimi genitori: gli


debbo tutto: se sono quello che sono è merito loro. Dopotutto non sono il figlio.

Alba:                 Vado a prendere le tue cose da Delia.

Matteo: Mamma … non ho poi molto … quattro cose. L’indispensabile. Sono così abituato ad avere poco che già il pensare di vivere qui mi rallegra. Perdonatemi, ma ora devo uscire … avevo promesso a Cinzia che sarei andato da lei per i compiti.

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Teo:

… è la tua?


È quella ragazza che vedo entrare a volte di là con quel ragazzo? Bella


Matteo:


Non proprio …


Alba:


Cosa vuol dire, che è di tanti?


Teo:


Sei arretrata …


Alba:                 Vedi, tuo padre … questo … ha il dono di confondere i sentimenti con le


barzellette che sente dal parrucchiere che per lui rappresentano il vangelo ... ma è buono … gli puoi chiedere tutto.


Teo:


Per te farei chissà cosa! Abbiamo sempre desiderato un figlio e …


Alba:


Se devi andare vai …


Matteo.


Papà, non è la mia ragazza. Esco … a dopo!


Alba: Ti stavi lasciando scappare … te l’ho detto: rifletti … rifletti. Quando sarà il momento gli racconteremo tutto il nostro passato. A te le parole escono indipendentemente dalla tua volontà.

Teo: Sì , sì … vediamo di affrontare il problema in fretta. (Sorride). Alba,ti sei accorta che assomiglia a tua zia?

Alba:                 Tu non stai bene … non te lo ripeto più: cambia atteggiamento, va bene!

Soprattutto quando viene l’assistente sociale … perché quella, torna!


Teo:


La corteggerò, la confonderò, la depisterò!


Alba:


Ti fucilerò! … Esco!


Teo:


Pure io! A dopo!


Alba:


Dove andresti? Dal confessore?


Teo:                   Io devo cambiare mentre tu devi rimanere la stessa. Un minimo di


rispetto per il coniuge, non ereditiere, lo pretendo.


Alba:


Se fosse per te … sto zitta per non parlare.


Teo:


Io sono laureato in discorsi inutili mentre tu in quelli insignificanti.


Alba:


È colpa mia che ti ho dato retta. (Escono. Stacco di luci).


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Scena seconda

Una settimana dopo

Matteo: (Sta studiando. Campanello). Avanti! … Kevin … hai visto che bella casa … sono contento. Mi trattano come un principe. Lo sai che a me basta poco, non sono pretenzioso o capriccioso o mugugnone. Vita spartana caro amico. Credimi

èmeglio vivere di poche cose ed essere felici che essere circondato da una moltitudine di distrazioni inutili che servono esclusivamente ad arricchire quelli che le propongono. Quello che mi danno prendo!

Kevin:             Sei stato fortunato … nella tua sfortuna considerati un privilegiato.

Matteo: Li ho scelti io … non che cogli altri mi trovassi male ma non mi potevano più tenere … ero in affido temporaneo … se penso che alcuni come noi sono finiti per diventare dei delinquenti perché sono capitati in una casa sbagliata mi viene la pelle d’oca … per noi trovatelli crescere bene non è facile.


Kevin:


Già! Ed è per quello che ci accontentiamo.


Matteo:


Ma senza piegare la testa.


Kevin:             A volte sono tentato dalla … a te non viene la voglia di conoscere i tuoi


veri genitori?

Matteo:           Per ora no! Se capiterà, in futuro, … non so! Può darsi. Guarda, non mi

spiacerebbe se fossero questi. È assurdo l’azzardo, ma sento un’affinità … quando

li ho visti la prima volta è scattato un meccanismo che con Delia e Alberto non è mai

scattato, pur essendo coloro che mi hanno cresciuto. (Campanello). Avanti!

Buongiorno.


Elena:


Ragazzi, tutto a posto? Kevin se non erro? I Detommaso?


Matteo:


Sono fuori, credo per lavoro …


Elena:


Che cosa fanno?


Matteo:


Sono commercianti: vendono mobili … prima avevano delle bancarelle.


Elena: Siccome tuo padre è stato un po’ vago mi sono chiesta se non era il caso di approfondire il discorso. Non vorremmo trovarci sorprese più avanti … nel senso che ti potrebbero impedire di terminare gli studi per mancanza di fondi avviandoti verso un lavoro indegno. Prendo nota. Cosa scrivo? Mobilieri!


Matteo:


Sì! Il giudice sarà a conoscenza dell’attività, del patrimonio.


Kevin:


Figurati se non lo sa. Quasi quasi mi faccio adottare anch’io da questi.


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Elena: Va bene! Digli che sono passata e tornerò la prossima settimana come da programma. Sei felice?


Kevin:


Hai cambiato nome?


Matteo:


Mi trovo bene! Non mi manca niente. Per quanto tempo deve passare?


Elena: Dipende da come vanno le cose … se ti dovessi lamentare per dei disagi o per inadempienze dovremo intervenire.


Kevin:


I signori Detommaso inadempienti? Li conosco: è impossibile!


Elena:


Nutri una gran fiducia negli estranei … stai forse male a casa tua?


Kevin:             Sta pensando di farmi riadottare? Lei è una di quelle che appena sente


una mezza parola si fa in quattro per dissestare famiglie? Sono già adottato e sto benissimo. Più di lei sicuramente.

Elena: Ti tengo d’occhio … so chi sei … l’elenco degli adottati ce l’ho. Lascia che senta qualche indiscrezione poi vedi. Spiritosello!

Matteo:           Lo sta minacciando? È il mio miglior amico … lo conosco da quando mi

sono trasferito qui. È il primo della classe …

Elena: Sì sì … anch’io … avvisa i Detommaso che sono passata e che ripasserò. Primi della classe. (Se ne va).

Matteo: È arrogante! Sai cosa penso? È adottiva anche lei. È piena di livore, se potesse ci manderebbe in galera. Sono tutti così questi assistenti? Mi ha fatto passare la voglia … usciamo … (Bussano). Avanti!

Kevin:             Ci odia … o è gelosa?

Alberto: Giovanotti … allora? Tutto a posto? Sono venuto a prendere ‘sta culla. La tua ex madre ha tempo da perdere coi bambini degli altri. Ne sta arrivando un altro. Lei senza bambini tra i piedi non sa stare. … Però alla fine sono soddisfazioni. (Abbraccia Matteo e Kevin). Siete dei bravi ragazzi. Vedete, si hanno più attenzionicon i figli in affido che coi propri … credo. Purtroppo di nostri non ne abbiamo avuti ed è possibile che stia dicendo un sacco di sciocchezze …


Matteo:


Vieni, è di là … (Vanno a prenderla).


Alberto:

assegnato?


È un oggetto medioevale, come fa ad averla? Matteo, che stanza ti hanno


Matteo:


Quella che hai visto.


Kevin:


(Sbircia dalla porta). Bella Eh? Moderna!


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Alberto:


Si vede che hanno rispetto di te tanto da darti del “lei.”


Matteo:


Cosa vuol dire?


Alberto:          Che ti hanno preso per una femmina. (Ridono). Ho sentito l’assistente


adesso, mi sembrava contrariata. Non le create noie … lo sapete che si attacca a tutto per darsi un tono. (Osserva la culla). Ragazzi, che sia di un nobile? Magari ci ha dormito Napoleone buona parte della sua infanzia. Cosa sono queste lettere? Boh! … Viste le condizioni economiche dei Detommaso non mi stupisco più di niente. Qui il denaro entra a palate. Ragazzi sto scherzando. Non è bello dare giudizi sommari: è gente che ha sgobbato. Passa a malapena. Se me la sollevi … ecco. Bene … a presto. Vi ho distolto dalla vostra attività preferita: lo studio. (Esce con l’oggetto).


Kevin:


Insomma! Chissà cosa vendevano anni fa? Chiederò a mio padre.


Matteo:

luci).


Non ho idea. Me lo diranno! Andiamo da Cinzia! (Escono. Stacco di


Scena terza

Il giorno dopo


Teo: (Rientra con un assegno in mano). Eccoci qua … ottimo affare … anche per oggi, la pagnotta ce la siamo guadagnata.


Alba:


Quando i mobili finiranno come tireremo avanti?


Teo:


Quando saranno finiti saremo ricchi.


Alba:                 Grazie alla zia … ringrazia il signore che sono l’unica erede perché


sennò qui … col cavolo ci davano il ragazzo. …(Si siede, pensa). Chissà il nostro che fine ha fatto!

Teo:                   Non ci pensare più. Ormai è tardi … facciamo finta che non è mai

esistito: è meglio credimi. (L’abbraccia).

Alba:                 A questo ragazzo dobbiamo dare tutto quello che avremmo dato al

nostro. Usiamo quell’assegno per aprirgli un conto corrente. Se per un qualche schiribizzo quella demente si mette di traverso e ce lo porta via perlomeno si ritrova con del denaro suo.


Teo:


Brava! Ma se la demente non si mette in mezzo?


Alba:                 Ti stai mettendo in mezzo tu? È di tuo figlio che stiamo parlando non del


primo che passa per la strada. Abbiamo faticato tanto per averlo. Diamogli tutto.  …

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Invece di recriminare esci a comperare una latta di colore decente e ridipingi la stanza

….Tanto lo saprà tutta la via ormai: figurati!


Teo:


Ti lasci influenzare?


Alba:                 Da chi? Se la vede quella  pensa che siamo degli scellerati tendenti alla


depravazione. Devi cambiare. (Va nella camera del figlio). È passato a prendere la culla. A questo punto lo sa tutta la città. Che vergogna! Quando hai preso in mano il pennello cosa ti è venuto in mente: la Barbie ? …


Teo:


Sei pedissequante.


Alba:


(Si siede). Mi spiace regalarla… ha trascorso i primi giorni la dentro.


Teo: Speriamo che non ci passi gli ultimi … e va beh … sdrammatizza … non sei contenta? Hai il figlio che hai sempre desiderato, hai il denaro che hai sempre desiderato, hai me!

Alba:                 Ecco appunto! È mai possibile che siamo perseguitati dalla iella in


questo modo … da decenni?

Teo: Abbiamo sempre lavorato … se poi gli articoli che vendevamo non erano di interesse primario …

Alba: Te lo devo ricordare quello che vendevamo o preferisci dimenticarlo definitivamente?

Teo: Vedi di non dirlo al ragazzo … crede che siamo mobilieri … quando vedrà dove teniamo i mobili o gli scappa da ridere o da piangere.

Alba: Non è che ci sono poi tante alternative. Lo verrà a sapere lo stesso. Comunque non facciamo niente di male … vendiamo i mobili della zia, che non sappiamo dove mettere, senza avere un negozio ufficiale. Il palazzo è pieno.


Teo:


A proposito di palazzo! Se ci trasferissimo là?


Alba: La ristrutturazione costerebbe perlomeno tanto quanto il valore degli oggetti che contiene. Quindi rimaniamo qui!

Teo:                   Già! Quel mobile che abbiamo sbolognato oggi ha reso otto milioni. Il


signore che l’ha comprato era entusiasta: ha detto che è un pezzo unico. Contento lui.

Io un affare del genere non lo terrei nemmeno in bagno.


Alba:


Perché non capisci niente: è un oggetto da bagno.


Teo: Però! ... Alle volte ti piomba addosso la ricchezza così senza che ti renda conto … A parte tutto ma, tua zia, come faceva ad avere ‘sti cosi?


Alba:


Erano del conte Zuffi.


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Teo: Il secondo marito? Però … ricco il nobile … non l’ho mai visto, mentre avrò visto questa tua zia tre volte in tutto … Alba, menomale che non ha avuto figli.


Alba:


Che fortuna eh?


Teo: Oh! E se mettessimo in piedi un mezzo negozietto di antiquariato? Che idea. (Campanello). Prego! Entri! Aspetta un po’ … Cinzia giusto?


Cinzia:


Esatto! Matteo?


Alba:


Dev’essere in camera.


Teo:


Vai …


Alba:


Aspetta: lo chiamo, è meglio. (Lo fa). È un tantino in disordine.


Cinzia:


Sapesse la mia … entro a malapena.


Alba:


Si ma di là prima abitava una … eccolo!


Matteo:           Cinzia … vieni … (La madre tossisce per impedire i pettegolezzi).

Aspetta: usciamo. La camera non è ancora visitabile. Diciamo che è in allestimento.

Arrivo subito mamma. (Escono).


Teo:


Ho capito, vado a prendere il colore


… che tinta preferisci? Unica o a


pois?

Alba:                 A strisce. (Teo esce). Deve cambiare stile di vita. Vediamo un po’ di


televisione va; tra i due oggetti non so chi è più cardenzone se la tv o il mobile della zia … no, oggi, tanto per cambiare, leggo quel libro che ho iniziato a Natale … dov’è? Porca miseria … l’avrà bruciato scambiandolo per un pezzo di legna … eccolo! (È un libro molto spesso, un autentico tomo). Mi chiedo se per raccontare una storia si debbano scrivere così tante pagine … ne bastano la metà. (Campanello). Chi è?


Delia:


Sono io!


Alba:


Cosa vuole questa … vieni!


Delia:


Stai leggendo?


Alba:


No, figurati, lo stavo riponendo: è un mattone … cosa c’è?


Delia: Niente … volevo sapere del Matteo … bravo ragazzo eh? L’ho tirato su come si deve … predonami il linguaggio piuttosto dialettale ma rende meglio di molte parole altisonanti. (In realtà è venuta per il mobile)…


Alba:

come rende.


Oh! A chi lo dici! Ti metto su il tè … lo senti il linguaggio altisonante


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Delia: Questo è dialettale se permetti. Mettilo su! … senti, la carognona è passata ancora?

Alba:                 Viene ogni settimana. E batte sempre lo stesso chiodo. Che lavoro fate,

avete risparmi … oh, è pesante! Dovrebbe venire … (Campanello). Hai visto. Avanti.

Alberto: Sei qui? (Alla moglie). Mi siedo un attimo … ho appena finito di sistemare la culla che mi hai dato … l’ho riportata agli antichi splendori.


Alba:


Non ha nemmeno vent’anni …


Alberto:          Appena? La credevo antica. Comunque è bella. Sembra fatta per metterci

un dinosauro: dico è ben fatta. Ti sei accorta che sulla testata ha delle lettere?


Alba:


No! Che lettere? (Finge).


Alberto: Una “D” e una si legge male. Mi sono anche chiesto il perché tu avessi una culla dal momento che non hai avuto figli ma poi ho soprasseduto in mancanza di riposte.

Alba: Sempre parlando con espressioni dialettali anziché altisonanti parole. Era destinata ad una persona che ha perso il figlio.

Alberto: Capisco! … Mi sembra che il ragazzo si trovi bene … sono contento: se lo merita. Credo che non poteva capitare meglio, vero Delia? Anche gli altri due hanno trovato una bella sistemazione. Bene, bene! … Sono tre bravi giovani.


Alba:


Tre?


Delia:


Matteo, Kevin e Cinzia … sono stati adottati tutti e tre.


Alba:                 Oh bella? Non lo sapevo! Lo dirò a Teo. … Oh bella! Sono del tutto


esterrefatta. Dialettalmente parlando beninteso. (Delia si aggira toccando vari oggetti). Ti piacciono?

Delia: Molto! Ne avessi … in particolar modo quel mobile che ha così tanto di familiare. (Alberto le fa cenno di non insistere). Ah ecco dov’ era … a casa del mio povero nonno Pietro. Ora ricordo! Mi vengono in mente le ore felici trascorse in quella casa. Lui vi teneva degli oggetti preziosi, a suo dire; sapevo bene quello che conteneva: le sue pipe di radica e qualche gioiello della moglie scomparsa prematuramente.

Alba: Sempre usando un tipo di fraseggio dialettale che chiarisce meglio … Quel mobile me lo ha regalato mia zia in occasione di un mio compleanno. Pensa che sono anni che non lo apro. A dire il vero ho perso anche le chiavi.

Delia:                Non mi dire?

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Alberto: Te lo sta dicendo! Va bene dai … andiamo Delia … qui è tutto a posto. Alba, quando abiteremo in paese verrai a trovarci? Ci tengo! Non vorrei che ci perdessimo di vista proprio ora che siamo quasi legati da parentela.

Alba: Come mi diverresti parente? Ah! … Ero distratta! Figurati, perché dovremmo … perderci …

Delia: Andiamo … salutarmi Matteo! Alba, cerca le chiavi del mobile … sono curiosa di vederlo dentro.

Alba:                 D’accordo, le cercherò. Ciao! Non prendete il tè?

Delia.                La prossima volta. (I due escono).

Alba:                È matta! Lo vorrà lei … col fischio … se me lo paga bene si può vedere.

Domani lo apro … però è vero: non l’ho mai aperto … mi ha incuriosito. (Va in cucina ed esce con la teiera). La prossima volta vado da lei mi faccio fare il tè e nonlo bevo. Eh, che modi! (Esce).

Scena quarta

Tardo pomeriggio

Teo: Alba … sono qui! (Ha una latta di colore). Pesa più di me. Diamoci da fare prima della venuta di sua eccellenza Von krapfen .. quella mi ricorda un personaggio …


Matteo:


(Entra con Kevin). Papà … cosa fai?


Teo:


Indovina?


Kevin:


Bravo, non lasci spazio alle ambiguità: ridipinga.


Matteo: Siamo abituati ad essere insultati. Lui poi che ha tendenze un po’ particolari diciamo …


Teo:


Tendenze? Ti piace il rosa?


Kevin:             Poco! Deve sapere che uno come noi, adottato, è vittima di ogni


meschinità, derisioni, insulti … fortunatamente abbiamo le spalle larghe, e non so nemmeno il perché, voglio dire che non capisco se dipende esclusivamente dal nostro carattere o viceversa dall’accettazione inconscia dello status.


Teo:


Immagino. Come adottato? Anche tu sei stato …


Matteo:


Anche Cinzia.


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Teo: Oh bella! Lo dirò a tua madre. La dottoressa lo sa? (I due annuiscono). Oh bella! Questa è una notizia inaspettata che getta una speranza …


Kevin:


È rimasto male?


Teo:


No! … È solo che non me l’aspettavo. Da quanto sei adottato?


Kevin:


Da diciotto anni.


Teo: Oh porca miseria! (Ha uno sbandamento). Niente è la pressione. Sai chi sono i tuoi veri genitori?


Kevin:


No e non lo voglio sapere.


Teo:                    Capisco. La rabbia ti … Sentite … mi do da fare di là ... tendenze o non


tendenze me la devo vedere con la direttrice dei lavori … e poi “quella” se la dovesse vedere penserebbe che le tendenze le abbiamo noi. (Osserva attentamente il ragazzo per vedere se per caso ci siano delle somiglianze). Mah, direi che è improbabile.


Matteo:


Papà, sembra la prima volta che lo vedi!


Teo: Eh, sotto un certo aspetto potrebbe anche essere: sto scherzando! (Va nella stanza del figlio).


Matteo:


Dai Kevin fermati a cena così nel frattempo finiamo i compiti.


Kevin: Avviso i miei. (Telefona). Ok! A posto! (Si siede). Di’ la verità Matteo, Cinzia ti piace?

Matteo: Molto! Ma temo che sia già impegnata col figlio del droghiere di via Sansepolcro.


Kevin:


È il più somaro dell’istituto.


Matteo:


Sì però ha i soldi e Cinzia è particolarmente attratta dalla ricchezza.


Kevin: Anche i tuoi non se la passano male direi … guarda che roba … quel mobile varrà da solo una decina di milioni di lire …

Matteo:           Sono mobilieri, ne hanno talmente tanti da qualche parte che …

Teo:                   (Entra). Centinaia … e tutti antichi.

Kevin:             Dove avete il negozio? Qui in città o altrove?

Teo: Fuori, per adesso … stiamo cercando un paio di locali in centro per aprire l’attività … si venderebbe di più … ragazzi, esco un attimo.

Matteo: A dire il vero non ho mai visto il posto … chiederò … l’importante è che mi trovo bene qui e l’assistente è soddisfatta, in apparenza.

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Kevin:             In apparenza!

Alba:                 (Entra con una valigia). Il papà?

Matteo:           È uscito … vuoi una mano?

Alba:                 È pesantissima … il bello è che non ci sono le chiavi … dovrò

scassinarla.

Kevin:             C’è della roba che deve vendere?

Alba:                 Sì … ma ho perso le chiavi.

Kevin:             Se il pezzo in vendita non è la valigia la può rompere.

Alba:                 Quando arriva la scassa lui … dov’è?

Matteo:           È uscito un attimo … sta dipingendo la camera.

Alba:                 Era ora. Lo facciamo per “quella” più che altro. (Alba ha lasciato la

porta aperta).

Elena:               (Appare all’improvviso. Ha sentito). Quella chi?

Alba:                 La … la … a lei non sfugge proprio niente eh? Si trova sempre sul luogo

del delitto.

Elena:               Vista la capienza dell’oggetto potrei sospettare che ci sia un cadavere là

dentro!

Kevin:             Per ora no!

Elena:               Tu continua a fare lo spiritoso che ti ritrovi in riformatorio.

Alba:                 Bestia che cattiveria.

Elena:               Bestia a chi?

Alba:                 Stavo dicendo che bestia ci sarà qua dentro?

Elena:               Ah ecco.

FINE PRIMO ATTO

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SECONDO ATTO

Scena prima

Cinzia: Ti sei sistemato bene Matteo … non che i miei siano da meno ma, qui è bello vivere ecco … forse perché questi signori mi sono simpatici o forse perché lo sei tu …

Matteo:           Già, Kevin ha detto che si vuol fare adottare da loro, se ti metti anche tu

facciamo il trio degli “adottados” … il che non sarebbe male. Ci pensi: diverremmo tre fratelli … insomma, meglio di no! Scherzo!

Cinzia: Direi proprio! … È meglio essere figli unici, hai tutte le attenzioni. Mi piacerebbe avere le tue di attenzioni. … Matteo, dimmi che ti piaccio un po’… o forse miri più in alto?

Matteo: Cosa dici: chi mira! Non mi ritengo all’altezza caso mai. Sei così bella. E poi non frequenti il figlio del droghiere?

Cinzia: Ma quando mai … è lui che mi vorrebbe frequentare … che cominci a frequentare la scuola quello. I somari non mi piacciono. A me piacciono le persone umili e intelligenti come te.

Matteo: Non stai esagerando un tantino? Beh … se ti va … possiamo vederci anche fuori dall’ambito scolastico … potremmo andare al cinema o in pizzeria. Se andassimo in camera mia … un attimo: vedo se si può.

Cinzia:             Sei misterioso … cosa ci sarà mai là dentro?

Matteo:           Niente … vieni! Si può!

Teo: (Entra). Eccoli qui i miei fanciulli, fanciulli per dire, ormai, alla vostra età vi si deve considerare adulti a tutti gli effetti. Ai miei tempi era diverso, si cresceva dopo. In alcuni casi mai. Stavate uscendo? Portala pure di là … via libera! La mamma?


Matteo:


Non so … pensavo che fosse con te giù al negozio.


Cinzia:


Avete un negozio? Dove?


Teo:


Fuori città … più che altro è un magazzino …


Cinzia:


Una volta vi ho visti uscire da palazzo Zuffi!


Teo:


Ah sì, abbiamo consegnato un mobile.


Cinzia:


A chi ai fantasmi? È disabitato.


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Teo:


Ma no … ci sono i dipendenti del conte. (Imbarazzo).


Matteo:


Voglio vedere il negozio papà. Un altro giorno però. Cinzia usciamo?


Cinzia:


Ok! Buongiorno. Bella casa: complimenti! (Escono).


Teo:                   Ma porca miseria lo vuole vedere … che balla mi invento? Non siamo


ancora pronti … se me lo davano fra tre mesi sarebbe stato diverso … una soluzione l’avrei trovata.

Alba: (Entra con Delia). Sei a casa … ho visto i ragazzi uscire … niente! Credevo che eri in coso … dalla zia … no è che … è passato uno per un mobile.

Delia:                Prima di andar via lo voglio vedere ‘sto posto che avete.

Teo:                   Sta diventando un’ossessione.

Delia:                Perché? Dovresti essere orgoglioso di avere un negozio di antiquariato!

L’avessi io, che sono appassionata di mobilio antico … a proposito Alba, hai trovato quella chiave?


Teo:


Che chiave?


Alba:


Quella di quel mobile. Vuole vedere cosa c’è dentro.


Teo: (Cerca di improvvisare). È leggerissimo … avevo intenzione di bruciarlo. È qui per dar fastidio.


Alba:


Detto così alla buona.


Delia:


Allora dallo a me …


Alba:


È un ricordo della zia, si offenderebbe se lo venisse a sapere.


Delia:


Capisco il rispetto per i morti ma … questo è attaccamento morboso.


Alba: Detto in fraseggio andante, altrimenti avresti usato altre parole. Non te lo do! Quando troverò la chiave lo apriremo in tua presenza così quel senso di familiarità sarà appagato.


Delia:


Non ti scaldare!


Teo:                   Ma sì, siamo quasi parenti … stiamo a litigare proprio adesso che


abbiamo un figlio in comune.

Alba: Anche se fosse in municipio non sono disposta a … sono gelosa va bene! Le mie cose le gestisco io.

Delia:                Ti avessi chiesto del denaro lo capirei ma di aprire un mobile, insomma.

Che reazione.

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Alba: Il ragazzo sta bene, noi pure, tu mi sembri a posto, tuo marito anche, la culla te l’ho data … accontentati.


Delia:


Ho capito: il fatto dell’adozione ti ha innervosita … ti capisco. Ciao!


Teo:


Ma perché ci dobbiamo vergognare in questo modo?


Alba: Non siamo stati in grado di mantenerci col nostro lavoro … siamo degli incapaci ecco … abbiamo insistito con quelle bancarelle inutili pensando che potesse cambiare l’orientamento della gente nei riguardi del prodotto che avevamo … ti rendi conto … quel tipo di oggettistica era già morto quando ci è venuta l’idea di andare per mercati a proporla.

Teo: Paghiamo per i nostri errori … e ora ci vergognamo perché ci siamo ritrovati quasi ricchi senza merito … bisognerà dirglielo da dove vengono questi agi.


Alba:


Glielo dici tu …


Teo:                   Non ci accusiamo a vicenda, è stata una scelta comune. Siamo una


coppia senza prospettive. Ormai il passato è passato … cerchiamo almeno di non commettere gli stessi errori. Mettiamo su questo negozio di antiquariato e facciamo le cose alla luce del sole.

Alba: Neanche il figlio siamo stati capaci di tenerci. E adesso che l’abbiamo non siamo in grado di affrontarlo a viso aperto per la vergogna.


Teo:


Il modo di informarlo lo troveremo.


Alba:


Sbrigati prima che scopra tutto da solo. (Si ritirano in cucina).


Scena seconda

Poco dopo

Elena:               È permesso … si può? … Dove sono? Signori! … Arriveranno … mi


siedo un attimo … (Si guarda attorno). Come avranno fatto questi a diventare così ricchi con una bancarella me lo devono spiegare … non perché lo ritengo un malaffare, al contrario: sono gelosa … mi viene da dire che ho studiato tanti anni per cosa, per guadagnare un milione al mese e come extra un sacco di insulti … me lo faccio dire … lo voglio sapere … gli farò credere che si tratta di un dovere istituzionale.

Teo:                   (Entra). Non ho sentito il campanello … non ha suonato? Ci dovevamo

vedere? … Mio figlio sta benone qui: non c’è bisogno di pubblicare la notizia.

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Elena:               Se permette lo stabilisco io se sta bene o no … mi pagano per quello.

Alba: (Entra). È arrabbiata? Ho capito! Per tagliare corto: vuole qualche mobile gratis … così evitiamo i ricatti … vede la anticipo, le offro io per prima in modo che non possa parlare di corruzione. Lo faccio spontaneamente. Dirò al giudice che le farò un elargizione a titolo di amicizia.

Elena: Ma per chi mi ha preso: per una scema? Piuttosto ditemi come vi siete arricchiti perché la cosa non mi è chiara.

Teo: Gliel’ho già detto … bancarelle e adesso mobili. Dipende da cosa si vende cara signora. Se avessimo venduto animali impagliati non saremmo così agiati e non ci saremmo potuti permettere di cambiare attività.

Elena: Ma voi, guarda caso, vendevate prodotti di nicchia ed ora, fortuna vuole, questi mobili antichi di secoli a prezzi astronomici ai fessi benestanti.

Alba:                 Lei invece, non essendo fessa, se ne ritroverebbe uno di valore, gratis, se

solo la smettesse di delirare.

Elena: (Capisce di essere stata spiazzata). Piuttosto lo compro: non voglio niente da voi.


Alba:


Teo, vedi di caricarne uno sul furgone e portaglielo a casa.


Elena: Va bene! Ho capito! Mi basta quello che ho sentito dalla vostra viva voce e che sapevamo già fin dal momento dell’inchiesta relativa all’adozione.


Teo:


Quindi? Siamo assolti?


Elena:               Capitolo chiuso! Il ragazzo sta bene, il profitto scolastico è eccellente, la


sistemazione adeguata … a proposito: vorrei vedere la camera.

Alba: (Guarda il marito). Si accomodi. (Elena va nella stanza). Tutto a posto eh?

Teo:                   Azzurra. Chiaro ... fine … un colorino chic! Se dice qualcosa la …

Elena: Molto bene! Signori questa è la mia ultima visita … sarei dovuta passare ancora ma ho preso visione di tutto il meccanismo e mi sento di dover dire che funziona.

Alba:                 La vedo nervosa! Teo, forse si aspettava un crollo finanziario per

riprendere il ragazzo. Faccia pure le indagini che vuole. … Quel mobile glielo regalo lo stesso … lo consideri un riconoscimento per il lavoro che ha fatto.


Elena:


Apprezzo molto: grazie!


Teo:


Un guaio in meno. Scema!


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Elena:


Prego? (Sulla porta).


Teo:


Ha dimenticato qualcosa?


Elena:


Mi era parso di sentire una parolaccia …


Alba:                 Siamo teatranti, qualche papera ci scappa ma a fin di bene giusto? (Esce


Elena). Cambia atteggiamento … sii serio. … Senti, non ti sembra una che vuole atutti i costi mettere il naso nei nostri affari aldilà delle sue mansioni?


Teo:


Verrà a saperlo vedrai.


Alba:


Non abbiamo fatto niente di illegale: abbiamo solo sbagliato oggettistica.


Matteo: (Entra). Cosa voleva l’assistente? Non mi ha nemmeno salutato … non è che ci sono guai in vista?

Alba:                 Ma quali guai … come va Matteo, sei contento di vivere con noi?

Matteo: Sì … siete i migliori genitori possibili, lo dicevo a Kevin: sento delle affinità genetiche, so che è impossibile ma è così. Vi adoro!

Teo:                   Che affinità sarebbero: genetiche?

Alba: Lo dice per dire … anche tu, con lui devi stare attento … si mette in testa chissà cosa.

Matteo:           Sì papà, era per dire. Vado a fare i compiti … (va in camera).

Teo: Affinità genetiche? Alba … non sarà lui il bambino che ci hanno portato via? Nostro figlio!

Alba: Non delirare … ti pare che te lo ridanno così: “prego vi riportiamo il bambino smarrito, state attenti la prossima volta” … ha detto affinità perché ci vuole bene. Lascia stare! Ho quella valigia da scassare: fallo tu!

Teo:                   Quella? Come pesa. Alba, che sia rimasto dentro quello che l’ha fatta?

Alba:                 Anche la sorella di quello che l’ha fatta. Dai aprila. (Lo fa).

Teo: Posate d’argento … candelabri … vassoi … posate da pesce … quanto ben di dio. L’hai riempita tu?

Alba:                 No! Era sotto un letto. (Guarda dentro). Ecco perché pesa! Sono milioni

…mettiamo su un negozio in fretta prima di finire in galera.

Matteo:(Entra). Che bella roba … dov’era? Giù in magazzino?

Teo:                   In magazzino! Pensa che è già venduta … l’argento va a ruba.

Matteo:           Ha un certo valore. Caspita papà quanto guadagnate in un mese?

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Alba:

molto dura.


Ultimamente: tanto! Ma non è sempre stato così, all’inizio è stata dura,


Matteo:


Quando avevate le bancarelle?


Teo:


Esatto!


Matteo:


Cosa vendevate allora?


Alba:

vedi noi …


(A parte). Oh signore … lo sapevo … prima o poi … siediti Matteo …


Alberto:            Permesso? (Teo chiude la valigia). Eccomi qua … Matteo, tutto bene?


Bravo! … Perdonatemi ma sono tartassato dalla moglie … Alba: aprile quel mobile sennò mi toglie il fiato. È ossessionata.

Teo:                   Ancora con ‘sta storia del mobile? Dove sono le chiavi?

Alba:                 Non le trovo più. Testone.

Matteo:           Posso tentare io … datemi in piccolo cacciavite …

Alberto: Non lo rovinare come quell’altro di là … lascia. Le dico che non si apre. Quante storie per uno straccio di cassettone … si è impuntata! … Teo, tu hai in gestione palazzo Zuffi?


Teo:


In un certo senso sì. Perché?


Alberto:


Ho visto uscire lei con una valigia.


Matteo:


È questa?


Alberto: Mah … può darsi … non lo so. Dico questo perché il palazzo, tanti anni fa, prima che lo acquistasse il conte, era della moglie del nonno di Delia, nel senso che il nonno aveva sposato la nonna, che era la moglie vedova del vero nonno di Delia. Quindi il famoso nonno Pietro non era il vero nonno.

Alba: Hai sentito Teo? Quindi pensa di averlo visto là … tu stai dicendo che il mobile è sempre stato in quella casa indipendentemente dai proprietari?


Alberto:


Pare di sì! Quello che si domanda Delia è il come sia finito qui da te.


Teo:


Molto semplice: è un altro!


Alberto: Faglielo capire … sentite … io quello che dovevo dire l’ho detto … direi di lasciar perdere … mi inventerò una balla … ciao Matteo … Ci sentiamo! (Esce).

Alba: Matteo, non vai a studiare da qualche amico? Nel frattempo sistemiamo questi oggetti con calma. Vanno puliti!

24


Matteo: In effetti … sono antichi! Il magazzino l’avete nel palazzo? non detto. Vado da Cinzia.


No! Come


Teo:


Ti piace eh?


Matteo:


Sembra che la cosa sia reciproca.


Alba:


Davvero? Bravo! Si vede che tra di voi è scattato un meccanismo …


Teo:


Lo sai che sono tre adottati?


Alba:


Lo so! Me lo ha detto Alberto.


Teo:


A me l’ha detto lui. Pensavo di farti una sorpresa ma …


Alba:


Ma chi vuoi sorprendere tu.


Teo:


Non ti ha sfiorato una certa idea? (Allusivo).


Alba:


Sapessi da cosa sono sfiorata. … (Stacco di luci)


Scena terza

Il giorno dopo

Teo:                   Dai Alba, apri il mobile così la facciamo finita.

Alba: Prendo la chiave … non l’abbiamo mai aperto … ne sentiamo tanto il bisogno di averlo che è un continuo apri e chiudi … ecco fatto … Teo … ma qui ci sono le pipe … e dei gioielli … ha ragione lei? È bigiotteria? Ma porca miseria. Non me ne va bene una. Nascondi tutto.

Teo:                   Ma ‘sta roba di chi era?

Alba:                 Di mia zia … del conte … nostra! Chi glielo dice a quella? Tu!

Teo: Io devo cambiare e tu no! Cosa stiamo dicendo … è nostro! Il palazzo di chi è? Nostro, quindi … se prima apparteneva ad altri a noi che importa? Vergognamoci anche di questo … di un’eredità. Rendiamo Matteo consapevole di tutto e iniziamo un nuovo percorso … basta vergognarsi del passato: siamo diventati ricchi per merito altrui? Pazienza, se toccava ad altri ci saremmo congratulati con loro. Sempre sotto giudizio, sotto accusa: ma dico.

Alba:                 Quando rientra lo mettiamo al corrente. Certo … se non avessimo

intrapreso la carriera dei venditori di …

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Matteo: (Entra con gli amici). Mi hanno accompagnato a casa. Papà c’era movimento fuori dal palazzo Zuffi. Beh, a dire il vero era Delia con Alberto che stavano tentando di entrare.

Cinzia: Non ci abita più nessuno da almeno tre anni. Non capisco a chi ha portato il mobile lei.


Teo:


L’ho portato a … e lo preso da … (Alba tossisce). Restauro!


Alba: Non vi preoccupate, pensa che questo mobile appartenesse a suo nonno quando era il proprietario del palazzo, tanti anni fa.

Kevin:             Adesso quel palazzo di chi è? So che la proprietaria è morta … chiunque


l’abbia ereditato è, se permettete, un fesso, senza peraltro voler dare giudizi … lo lascia alla mercé di tutti. Io ci abiterei!


Teo:


Dentro è da restaurare .. ci vogliono milioni per farlo.


Matteo:


Papà, perché non lo ritiri tu?


Alba:


Ecco, perfetto! Ragazzi non avete niente da fare oggi? (Campanello).


Delia:

Bravi!


(Entra col marito). Che bello! Ci siete tutti. State bene ragazzi? Che trio.


Alberto: L’ho dovuta accompagnare giù al palazzo perché s’è fissata con ‘ste scemate del nonno, che tra l’altro non era nemmeno il suo. Alba, aprile il cardenzone e sia finita. Ti supplico!

Alba:                 Prego: Le chiavi per favore. (Teo gliele passa). Apriamo davanti a

testimoni il magico cardenzone del nonno. Guarda pure: è aperto … vuoto!

Delia: Vedo … ero così convinta che fosse di mio nonno che ci avrei giurato … ho preso una cantonata … se sapevi che era vuoto perché non l’hai detto subito?


Alberto:


L’ha aperto ora dopo anni come poteva sapere.


Alba:

leggere).


Mai toccato. Lo giuro su questo! (È il libro che stava tentando di


Alberto:


… Delia, andiamo … non ti sei mai comportata così … che ti ha preso?


Teo:


Lo vuoi?


Delia:                No! Non è quello del nonno … non vorrei che pensaste che sono una


capricciosa che si impunta o una bambina viziata alla ricerca del giocattolo preferito a costo di danneggiare le amichette .

Matteo:           Hai dato quell’impressione Delia …

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Delia:                Hai già dimenticato che per diciotto anni sono stata tua madre? Bel

rispetto: grazie!

Alberto: Non so che dire … perdonatela. Delia … per un mobile dai in escandescenza? Non è da te!


Alba:


Il fatto dell’adozione l’ha un tantino scossa.


Kevin:

rinunce.


Non è facile superare lo choc, ci sono in ballo tanti sentimenti, tante


Cinzia:             Perdere un figlio che si è allevato, pur sapendo già che in situazioni


come questa, prima o poi, lo si deve mollare ad altri, lascia per lo meno, dell’amaro in bocca.

Matteo:           Mamma sistemerà la faccenda in qualche modo ne sono certo.

Teo:                   Ma sì … tuo o non tuo, per me, lo puoi prendere.

Alba:                 Dici così perché non è stato un tuo parente a regalartelo …

Matteo:           Papà … ne avete talmente tanti.

Delia: Portarmi in negozio … almeno ne scelgo uno che non mi evoca qualche ricordo vago e torno al paese con un ricordo certo.

Alberto:          Ottima idea …

Teo:                   Non è che abbiamo poi così tanto da poter scegliere …

Alba:                 In questo periodo stiamo facendo l’inventario e settimana prossima

vengono gli imbianchini … direi di spostare la data della visita a fine mese. Giusto Teo?

Teo:                   Sarebbe meglio a fine mese.

Matteo:           Non ci formalizziamo … non si tratta di estranei … siamo tra di noi.

Cinzia: Voglio venire anch’io, mio papà ha intenzione di arredare una stanza con mobilio antico … glielo dico.

Alba:                 Ecco! Non so che dire! Sentite, noi adesso abbiamo da fare con dei

clienti … ne riparliamo domani. (Imbarazzo). I mobili non li ruba nessuno.

Alberto:          D’accordo … forza Delia andiamo … ragazzi ci si vede. (Escono i due).

Kevin:             Cinzia … io andrei … se vuoi ti accompagno.

Cinzia:             Ma .. volevo … Ok! Ciao Matteo a domani. (Escono).

Teo:                   Che bravi ragazzi … Matteo siedi un attimo. (La prende larga).

27


Matteo: Prima vorrei dire una cosa … su quella culla ci sono delle iniziali. D. M. Come per esempio Detommaso Matteo … ditemi che non è così!


Alba:


Non so da che parte cominciare …


Teo:


Ascolta Matteo. Quella culla ha le iniziali di nostro figlio Marco.


Matteo:


Ho un fratello? (Ha uno scatto).


Teo:

giorni?


No! In teoria sì ma … ci vorrà un po’ di tempo … hai da fare in questi


Matteo:


Perché mi avete adottato quando avete già un figlio?


Alba:


Ti spiace? Ti senti sminuito o danneggiato?


Matteo: Sono felice della scelta che ho fatto ma … non crederete che sono geloso di un fratello? Dov’è? Ne sarei contento … non ne ho! È morto?

Teo: Abbiamo qualcosa da dirti … non in relazione all’adozione: riguarda il nostro passato.


Matteo:


Qualcosa di losco?


Alba:                 Ti pare che un giudice dia in adozione un ragazzo a dei loschi? Diciamo


che in passato abbiamo avuto delle difficoltà economiche che ci hanno impedito di tenerci nostro figlio … che è stato dato in adozione pure lui a chissà chi …

Teo:                   Ed avendone perso le tracce abbiamo pensato di adottare te.

Alba: Non sei un ripiego sia chiaro … tu sei tu e lui era lui. Desideravamo tanto avere un figlio che abbiamo visto in te quello ideale.

Matteo: Sono fiero di voi! Vi fa onore la scelta di adottarmi. … Che cosa facevate allora di così scarsamente redditizio da non permettervi di mantenere un bambino?

Teo:                   Eh … avevamo delle bancarelle … vendevamo …

Matteo:           Il pesce?

Alba:                 Anche! (A parte). Diglielo tu perché ho vergogna.

Teo: E va bene … vendevamo … è una parola grossa. (Campanello). Chi sarà? Avanti!

Mirko:             Buongiorno … i signori Detommaso? Matteo, che sorpresa: abiti qui?

Matteo:           Sì … da poco ma abito qui. Sono anni che non ti vedevo.

28


Mirko: Da quando mia mamma adottiva si è ammalata ho vissuto dagli zii a Milano … vecchi zii. … è morta un mese fa.


Teo:


Mi spiace! Vi conoscete?


Matteo:


Di vista!


Teo:


E come mai sei venuto qui a casa mia?


Mirko:


Sono il nipote del conte Zuffi, sono qui per il palazzo.


Alba:


Il nipote del conte? Sei sicuro?


Mirko:


Per bacco: era mio padre!


Alba:


Mi sembrava troppo bello per essere vero … Ma com’è che sei parente?


Mirko:


Mia nonna sposò il conte Zuffi.


Teo:


Attilio Zuffi!


Mirko:


No, Demetrio Zuffi, il fratello di Attilio.


Alba:


Del quale si ignorava l’esistenza.


Mirko:             Attilio, il prozio, sposò in seconde nozze Adelaide Solletti, defunta tre


anni fa, la quale lasciò il palazzo alla nipote pensando che fosse l’unica erede, mentre mio nonno ha sempre detto che il palazzo era di proprietà di entrambi i fratelli, e che lui, avendone uno a Milano non l’avrebbe abitato lasciando al fratello la disponibilità. Pertanto la metà di quel fabbricato apparterebbe a me. Compreso il contenuto. Del resto risulta dagli atti.


Teo:


Perfetto! Rimane ancora da capire perché sei venuto qui.


Mirko:


Perché il notaio mi ha dato questo indirizzo.


Matteo:


E come mai?


Mirko:             Io sono stato adottato dal figlio di Demetrio: è stata la mia matrigna ad


informare il notaio prima di morire. In origine il palazzo era di un signore rimasto vedovo … il nome … Sì, Pietro Dellagiovanna che vendette ai fratelli Zuffi.


Teo:


Dellagiovanna … chi sarà?


Matteo:


Papà, è il cognome di Delia.


Alba:


Ma va? Si chiama così?


Teo:


Alle volte …


Matteo:

nipote?


Ma allora quel mobile … beh … (Imbarazzo). Come si chiama questa


29


Mirko: Teo: Alba: Matteo: Teo: Matteo: Teo: scontato.


Alba Defeo.

Ecco! Ci voleva tanto. Sto sudando.

(Si abbandona sulla sedia). Non me ne va bene una!

Ti senti male mamma?

È l’emozione! Tra una cinquantina d’anni le passerà!

Emozione per cosa?

Eh … vallo a sapere? In questa vita non bisogna mai dare niente per


Mirko: Matteo: Teo: Alba?


Perché? Non mi sembrate degli sprovveduti.

Hanno lavorato tanto in passato … avevano …

Ragazzi ci sono delle cose da sistemare. E mi sembrano tante. Vero


Alba:


Non avete idea!


FINE SECONDO ATTO

30


TERZO ATTO

Scena prima

Qualche tempo dopo

Alba:                 Hai capito come sono andate le cose?

Matteo:           Davvero incredibile … che disavventura … che sciagura … che sfortuna.

Teo: Non esagerare … un rimedio lo troveremo … abbiamo passato la vita a rimediare, figurati se ci spaventa una mezza eredità … sarebbe stata meglio tutta ma oh … bisogna accontentarsi … l’importante è non diffondere la notizia, Delia non lo deve sapere, anche se non può pretendere niente potrebbe pensare che siamo degli scellerati che si sono presi il figlio per chissà quali ragioni.

Matteo: Papà, se fossi in te glielo regalerei per il solo fatto che è stata la mia matrigna … la faresti felice.


Alba:


Giusto! Non vorrai che si metta a frugare ancora?! Convochiamola.


Teo:


Contenti voi. Sono curioso di vedere come va a finire …


Matteo:           Cosa dico agli amici? Che siamo ricchi, che lo siamo a metà, che non lo


saremo mai … e al giudice che ci crede benestanti?

Teo: A quella sanguisuga caso mai … (Campanello). Avanti! Ecco! … Ci sono troppe onde radio in giro. Troppe!


Elena:


Dice a me?


Matteo:


Sono basiti per la sua puntualità.


Alba:


Infatti ci stavamo chiedendo se fosse figlia di orologiai.


Elena:               Mio padre lo era. (È piuttosto allegra). Buongiorno famiglia Detommaso


…niente allarmi, sono in veste privata. Ho solo intenzione di acquistare un mobile antico e non avendo trovato il negozio eccomi qua …

Alba:                 Porca miseria è capitata in un momento di caos … ci stiamo trasferendo

qui in centro e siamo momentaneamente chiusi. Deve aspettare. Si ricordi che qualsiasi oggetto sceglierà glielo regaleremo … come da promessa.

Elena: Siete gentili … vorrà dire che ripasserò … tutto bene? Ottimo! Se il giudice vi ha scelti è perché sapeva quello che faceva. Altrimenti lo avrebbe lasciato dov’era. Arrivederci.

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Matteo:


So tutto dottoressa!


Elena:


Tutto cosa? (Come pervasa una morbosa voglia di scovare del marcio).


Teo: Della nostra vita di ambulanti … ricordi di famiglia … lontano passato … capitolo chiuso!

Elena:               Capitolo non ben definito per quel che mi riguarda, comunque …


appena riaprite avvisatemi: ci tengo!


Alba:


Anche noi … (Elena si sofferma sulla porta temendo di essere insultata).


Teo:                   Arrivederla! (Elena se ne va). Lei non sa del figlio … non lo sa nessuno.

Vedi di stare zitto.


Matteo:


E come è possibile? Quelli sanno sempre tutto.


Alba: Le sarà scappato … ormai sono passati tanti anni, chissà che fine avrà fatto. Me lo immagino disteso sotto un ponte a cercare l’elemosina o in qualche stazione a frugare nell’immondizia. Non ci devo pensare!

Matteo: Ne senti la mancanza? (Alba annuisce). Dai mamma, ne hai superate tante … ora ci sono io, non sarò quello originale ma un degno sostituto si!

Alba:                 Non lo dire nemmeno per scherzo. Sei il bene più prezioso che ho.


Nostro figlio sei tu!

Matteo: (La bacia ripetutamente). La cosa più importante adesso è risolvere la questione eredità con quel tipo.

Teo: Da dove sbuca quello non mi è ancora ben chiaro … ma tua zia non disse che l’unica erede eri tu?

Alba: Da parte sua, ma da parte del marito, a quanto pare, c’è! Ragazzi, il patrimonio è considerevole, anche la metà è più che sufficiente a mantenerci tutti quanti.

Matteo: Appunto! Gestiamo bene la cosa in modo tale da non finire di nuovo con la bancarella. Una cosa vi chiedo: (I due hanno un sussulto) non litigate con quel Mirko … che tra l’altro mi sembra un tipo in gamba.


Teo:


Ma va? A voi adottati basta un’occhiata per capirsi.


Matteo:


Mah, non lo so! Sarà una comunanza, un’affinità. Papà, sono sensazioni.


Teo:


Come quella genetica?


Matteo:


Ma sì è per dire … Va bene: è tutto chiaro. Vado da Cinzia.


Alba:


A dopo! Allora la chiami tu?


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Teo: Chi? Delia! Sì però che gatte da pelare … era meglio prima … non avevamo niente e niente avevamo … da pensare. Speriamo che finisca qui la lista degli eredi perché di questo passo ritorniamo a … ecco. (Stacco di luci).

Scena seconda

Una settimana dopo

Delia:                (Entra col marito). Cosa vorrà? Alba?

Alberto:          Ma sei proprio sicura che era di tuo nonno il cardenzone lì?

Delia: Sono sicura sì … mio nonno abitava là … hanno venduto, ma prima era suo … avrò anche avuto pochi anni ma non sono scema … come l’ho visto mi è venuto in mente. Ho simulato indecisione per non dare nell’occhio.


Alberto:


Sono tre anni che li frequentiamo e ti salta in mente adesso.


Delia:                Prima non osavo … (Si avvicina al mobile). Lo vedi questo graffio:


glielo fatto io.

Alberto:          E come mai ce l’hanno loro?

Delia:                Era della zia … aveva una zia che abitava nel palazzo? Ma sì … la

contessa Zuffi … contessa: la moglie del conte … contessa è un’altra cosa. Mi ricordo quando aveva la bancarella con quelle cose vecchie polverose … mi facevano paura. Era la zia di questa?

Alberto:          A quanto pare! Non ti sembrano un po’ misteriosi? Dicono di avere un

attività in periferia ma, sinceramente, io non ne ho presente il luogo.

Delia: Avevano le bancarelle … Alberto, se quella era la zia, avranno ereditato il palazzo del nonno. Il conte è morto la zia pure e questa si è ritrovata con tutto il patrimonio. Oh signore benedetto dimmi che è un sogno.

Alberto: Delia, non è roba tua … ma certo, stanno vendendo i mobili ... altro che negozio … Dove sono? (Arrivano i ragazzi). Oh … i nostri giovanotti … ce n’è un altro … bene bene … stiamo aspettando i tuoi: ci hanno detto di passare senza specificare il motivo.


Matteo:

omonimo.


Saranno in giardino. Vi presento il conte Mirko Zuffi, l’erede del palazzo


Kevin:


È anche lui un adottato.


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Delia:


Non mi dire? Cosicché tu saresti l’erede unico?


Mirko:


Insomma … lo stabilirà il notaio.


Delia:


(Guarda il marito). Lo sai chi sono io?


Mirko:


Una bella signora che non ho il piacere di conoscere.


Alberto:


È la nipote di Pietro Dellagiovanna.


Mirko:             Ma no? Me ne parlava mio nonno quando da bambino andavo a trovarlo


a Milano. Pietro … sì … quello che nascondeva i tesori nei mobili: che ricordi … Mi raccontava che c’era un mobile nel palazzo con un meccanismo particolare che scattava quando meno te l’aspettavi e scopriva un doppio fondo pieno di gioielli … non penso che esista veramente, erano le sue favole per tenermi buono.

Delia:                Sicuro che fossero favole? (Si avvicina al mobile fingendo disinteresse).

Eh, questi mobili antichi, riservano sorprese a non finire. (Da un paio di colpetti). Vedi a me piace questo ma non essendone proprietaria mi devo accontentare di guardarlo.


Matteo:

cederlo a te.


Ne stavamo discutendo con mamma a riguardo: pare sia intenzionata a


Alberto: Hai visto? Mirko hai detto? Così, per curiosità, com’è che diventi erede del patrimonio Zuffi?


Mirko:


È una storia lunga.


Matteo:           Loro sono i miei genitori affidatari ed essendo lei la nipote del


Dellagiovanna pensa che in qualche modo gli appartengano alcuni oggetti che furono del nonno.

Mirko: Non credo proprio signora … quello che c’è la dentro è degli eredi. Suo nonno avrebbe dovuto disporre a suo favore i beni che riteneva opportuni al momento della cessione del palazzo.

Alberto: Hai capito? La sai lunga tu. Senti, così tanto per accontentarla, non potresti accompagnarla per una visita? Tanto per soddisfare la nostalgia.


Mirko:


Se avessi le chiavi più che volentieri.


Delia:


Chi le ha? Il custode?


Matteo:


Non sempre!


Kevin: (È stato in silenzio fin ora). Quel giorno che vi ho visti spingere il portone siete poi riusciti ad entrare?

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Mirko: Avete spinto il portone? Signori, che non si ripeta mai più. … se ci tenete così tanto, quando si venderà lo stabile vedremo di favorirvi, proprio in virtù del fatto che il nonno ne fu il proprietario.

Alba: (Entra col marito, erano in camera). Prima di vendere bisognerà sentire tutti gli eredi.


Teo:


Eh!


Kevin:


Ti vedo un po’ prepotente o mi sbaglio?


Mirko: Se la cosa ti riguardasse lo capirei ma, dal momento che sei un estraneo, non vedo il motivo di questo insulto.


Matteo:


Sarebbe opportuno non scaldarsi troppo in presenza di estranei.


Delia:


Io sarei un’estranea? Bene, bella gratitudine.


Matteo:


Mamma … ti prego.


Mirko:


Quante ne hai?


Teo:


In totale tre!


Mirko:


Che famiglia di scellerati!


Teo:


Pensa alla tua piuttosto.


Mirko: Non si permetta di offenderla … io sono il conte Zuffi. L’erede del patrimonio.

Alberto: Sei un trovatello come loro … pensa che i tuoi veri genitori sarebbero potuti essere degli straccivendoli … così eh, tanto per dire. Delia, mi è antipatico questo qui.

Mirko: I miei veri genitori vendevano animali impagliati e questo non fa di loro degli straccioni.

Alba: Oh signore … ho un malessere … come un giramento. Faccio fatica a stare in piedi. Teo di’ qualcosa.


Delia:


Ditemi che quello che sto pensando non è vero!


Alberto:


Teo sei impallidito?


Teo: No! È che la notizia mi ha leggermente turbato … chissà chi erano e da dove venivano.


Mirko:


Gente di qui.


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Matteo: Solo dei miserabili potevano vendere oggetti simili. (Matteo non è stato informato del fatto).

Kevin:             Tanti anni fa girava un bancarella anche qui … me l’ha raccontato mio

padre che a sua volta lo ha sentito da altri. Per l’esattezza disse che era la proprietaria del palazzo in questione.


Alberto:


Tua nonna vendeva …


Delia: Ma quale nonna … era la zia di questi qui … prima di sposare il conte vagabondava di paese in paese con le bancarelle.


Alba:


E allora? È proibito vendere animali impagliati?


Mirko:


Non è proibito: è drammatico!


Matteo: Drammatico o comico che sia … Signori vi prego di lasciarci soli, Mirko, ripassa domani.

Alberto:          La zia vendeva animali … Delia andiamo!

Delia:                È meglio! (Escono tutti, stacco di luci).

Scena terza

Il giorno dopo

Elena: (Suona ripetutamente il campanello). Si può? Che vizio è quello di non farsi trovare in casa? Probabilmente non temono i ladri e chi non li teme lo è! Tutta questa ricchezza verrà da qualche parte, non si diventa antiquari così all’improvviso.


Mirko:


(Entra). Buongiorno signora: desidera?


Elena:


Cosa desideri tu! Non vedi chi sono?


Mirko:


No! Per me potrebbe essere una ladra.


Elena:


Mascalzone, villano presuntuoso che non sei altro. Signor Detommaso!


Teo:

entrare.


Che diamine … perché grida … ero in giardino … lei suoni prima di


Elena: Io devo suonare mentre questo entra così … non mi piace quello che ho visto … non mi piace.

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Mirko:

omonimo.


Innanzitutto si qualifichi … piacere conte Zuffi, l’erede del palazzo


Elena: È lui! Bravo! Arrogante ma bravo. Sono l’assistente sociale che si cura del figlio adottivo dei signori.

Mirko: E allora? Esca per favore! Vada via … devo discutere di affari urgenti senza l’intromissione di assistenti.

Elena:                Questa me la segno! La famiglia Detommaso è visitata da un


presuntuoso arrogante soggetto sedicente nobile. Dica a sua moglie che vi voglio parlare.


Alba:


Di cosa? Non è già tutto chiaro?


Matteo:


(Entra dall’ingresso). C’è il notaio!Prego si accomodi.


Elena:


Notaio?


Matteo:


I miei genitori stanno acquistando un bene dal signor Zuffi.


Elena: Però? Ottimo. Non lo sapevo. (Ancora una volta deve mettere da parte la sua arroganza). Sono sorpresa. Del tutto!


Teo:


La prossima volta metto i manifesti all’inizio della via.


Elena:               (Stupita). È segno che il denaro non manca e il ragazzo è al sicuro.

Ripasso per quella faccenda. Ha sentito? (Al notaio. Esce).

Notaio: Altroché! Le avete detto una balla!? Signori ho tutti gli atti di compravendita del palazzo, come voi del resto. Tanto per non farla lunga, sarebbe opportuno che accettaste sia dall’una che dall’altra parte le cose come stanno: non essendoci testamento: metà ciascuno e finisce lì. Spero non vogliate finire in giudizio trascinando la faccenda per un decennio?


Alba:


Va bene! Accetto.


Mirko:


Va bene anche a me!


Notaio:            Perfetto, meno grane per tutti. Vediamo ora l’ammontare dell’eredità …


dunque il palazzo, così com’è si aggira intorno a quattrocento milioni, stima del perito, in caso di ristrutturazione ne varrebbe il doppio, mentre il contenuto è da stimare ma credo si aggiri intorno ai trecento, visti i quadri di valore e anticaglie di sorta. A tal proposito: ho adocchiato un Matisse … se foste così gentili da vendermelo ve ne sarei grato. Vorrei impreziosire la mia collezione.


Mirko:


D’accordo!


Alba:


Che valore ha?


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Notaio: Lo facciamo stimare. Bene! Fissiamo una data e formalizziamo il tutto nel mio ufficio di Milano. Bene! (Convenevoli).


Matteo:


Non si ferma per un tè?


Notaio:            Mi spiace, non posso! Devo correre a Milano. Sono venuto di persona


per un riguardo verso il conte. A presto! (Esce).

Teo: Tre parole secche … un pacco di soldi per due firme … scommetti che è povero?

Alba:                 Non vedi con’è conciato? Muore di fame!

Matteo:           Mirko, fermati a pranzo.

Mirko: Ormai sono praticamente solo … il mio patrigno se n’è andato tanto tempo fa, ora è morta la mia matrigna e gli zii sono così vecchi poverini sono più di là che di qua, come si dice … mi fermo, grazie.


Teo:


Mi spiace. Ho idea che hai avuto pure tu le tue ambasce.


Alba:                 È la vita. La sfortuna viene a grappoli mentre la fortuna ad acini.

L’importante è che stai bene.

Teo: Sono commosso dalla poetessa. Che parole toccanti. (Ironico). Pensi di trasferiti qui nel palazzo?


Alba:


È così grande!


Mirko: Vendiamolo così com’è, ci teniamo le cose di valore e il resto lo sbologniamo. Tanto non è che ci siano oggetti di grandissimo pregio, a parte i quadri e qualche mobile il resto è da buttare. Ce ne liberiamo.

Matteo:           Per me va bene!

Alba: Vedi Mirko … nel frattempo noi abbiamo già venduto alcuni mobili perché mai avremmo immaginato che ci fosse un altro erede.


Mirko:


Avete fatto bene … Hanno reso tanto? (Teo ed Alba scuotono il capo).


Teo:


Quasi niente.


Alba:


E questo lo vuole Delia, quella che hai visto … la sua madre affidataria.


Mirko:


Regalateglielo.


Teo: Stavamo pensando … il problema è che talmente pesante da richiedere la presenza di quattro uomini per spostarlo.

Matteo:           Ci sarà una ragione!

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Mirko: Legno massiccio. Lo apra. Io non credo che sia il mobile pieno di gioielli che diceva il nonno tanto per tenermi buono, ma oh … se fosse vero?


Alba:


Ma figurati, sarà pieno di sassi.


Teo:


Fai pure … andiamo a preparare il pranzo. (Escono Teo e Alba).


Matteo: Non c’è niente! Favole caro amico. Favole per fanciulli. Certo che ritrovarsi con un intero palazzo a disposizione non è cosa di tutti i giorni.


Mirko:


E non è l’unico! A Milano ne abbiamo altri due.


Matteo:


Accidenti: due! … È per quello che lo vuoi vendere.


Mirko: Non lo abiteremo mai. Sto pensando che sarebbe opportuno che lasciassi la mia parte a tua madre … cosa dici?

Matteo:           Andiamo in camera mia a parlarne. (Improvvisamente si apre uno


sportello che lascia intravedere degli ori (tanti da far in modo che il pubblico li possa vedere bene) che i due ragazzi, già usciti, non vedono. Il meccanismo si richiude quasi subito).

Mirko: (Rientra). Mi era parso di sentire uno scricchiolio. (Da un colpo al mobile). ‘Sto cardenzone. (Si riapre e si richiude. Stacco di luci).

Scena quarta

Alcuni giorni dopo

Delia: Finalmente torna in mio possesso, sono decenni che speravo di averlo (Va ad aprirlo). È vuoto ma è lui.

Alberto:          Sei sicura eh! Non facciamo i prepotenti … dopo ci accusano di

sopraffazione nei confronti dei genitori adottivi del ragazzo tacciandoci di chissà cosa.

Delia: Se ha detto che ce lo regala proprio perché c’è un coinvolgimento affettivo?! Non mi spetta ma … (Tra sé). Eppure qui qualcosa c’era. Li ho visti con questi occhi.


Alberto:


Non ho ben capito il fatto dell’eredità della zia ma va bene! Ringraziala.


Delia:


Lo farò! Non è che sono dietro la porta ad origliare?


Alberto:

giardino).


Teo, Alba, siamo qui! Sospettosa. (Entrano tutti, erano forse in


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Teo: Siete qui da molto? Eccolo qua il vostro cardenzone … fai venire quattro uomini forti perché ha il suo peso.


Delia:


Non hai detto che è leggerissimo?


Alba:


Lo sai che è laureato in discorsi inutili.


Mirko: Un mobile simile l’avevamo anche noi nella casa qui di Varese. Quella in periferia, dall’altra parte della città. La casa in cui ho abitato fino a tre anni fa.


Delia:


Ce ne sono due? (Guarda il marito). Ma pensa!


Matteo:


Quello delle favole sarà il suo ... (Ridono).


Delia: Penso di sì … avreste dovuto trovare delle pipe e qualche oggettino prezioso … però, col tempo … si saranno persi.


Alba:


Vuoto: secco! C’erano testimoni.


Delia:


Ho capito! Mi sono sbagliata. Sarà l’altro.


Mirko:


È stato distrutto.


Delia:


Peccato!


Matteo:

adozione.


Mirko, visto che siamo tutti e due figli di chissà chi, raccontaci della tua


Alberto:


Chi ti ha adottato?


Mirko:              Il figlio di Demetrio Zuffi, Adalberto e la moglie Carolina Benetti Baj.

Entrambi deceduti purtroppo.


Matteo:


Dei tuoi genitori non sai nulla?


Mirko:              Poco! So che sono o erano di Varese e che vendevano animali impagliati


ma non avendo reddito dovettero dare in adozione il figlio … niente più. (Cedimento di Alba).

Alberto: Che storia … Alba, in queste zone non c’era tua zia che vendeva quella mercanzia?

Alba:                 Eh … Ho avuto un leggero calo di pressione. Non lo so!

Delia: Come fai a non saperlo. Lo sanno tutti! Ha mollato quando ha sposato il conte. A chi ha ceduto la bancarelle non lo so ma sta di fatto che è così.


Teo:


Li avrà venduti lei … ma noi.


Delia:

conte..


Un momento! Tua zia è rimasta proprietaria del palazzo alla morte del


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Mirko:


Esatto! Siamo gli eredi.


Delia:


Oh Madonna mi sento male.


Teo:


Si sente male lei hai capito … va bene: abbiamo ereditato il palazzo.


Alba:


Ho ereditato!


Matteo: Non c’è da vergognarsi per questo, poteva capitare a chiunque ed è toccato a loro due … che male c’è?

Alberto: Nessuno … e vi ringrazio per il mobile … non siete tenuti … e vi dimostrate generosi … se non altro mia moglie la finirà di rompermi l’anima.

Mirko:             Vedete … abbiamo una vastità di suppellettili tale da mettere su bottega.

Teo:                   Esatto!

Delia:                Allora non l’hai ancora!

Alba: No, non l’abbiamo ancora ma, tra poco, apriremo un bel negozione di antichità in centro. Vero Mirko?


Mirko:


Vero! Svendiamo tutto.


Matteo:


Anche lo stabile.


Alberto:           Pure! Ormai siete diventati ricchi … bene, sono contento che Matteo è


finito in una famiglia di semi nobili per di più agiati. Rimane però un dubbio: chissà che fine hanno fatto quelle bancarelle di animali impagliati … morirò con questo tarlo.


Alba:


Non si può pretendere di sapere tutto.


Alberto:


È vero! Delia, mandiamo qualcuno a prendere il catafalco.


Delia:


Prima di trasferirci lo portiamo via: grazie. (Escono).


Mirko:


Sono un po’ invadenti o mi sbaglio?


Matteo:


No, sono in gamba. Li difenderò sempre.


Mirko:             Dei miei genitori adottivi parlerò sempre bene, non perché ho avuto la


fortuna di capitare a casa loro, ma al contrario, perché mi hanno educato a essere rispettoso di tutti, ad essere umile, sincero, onesto. Cosa che non farei coi miei veri genitori.

Alba: Non sai nemmeno chi sono … aspetta almeno di conoscerli prima di giudicarli. Potrebbero essere a loro volta dei nobili. (Ironica).

Teo:                   Ma potrebbero anche essere degli sfortunati commercianti di …

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Matteo: (Si alza di scatto). Mamma, papà … ditelo una buona volta: cosa avevate su quelle bancarelle?

Alba: Un attimo perché mi gira tutto … così d’un tratto si vengono a sapere cose fantasiose che poi … alla fine … senza volerlo una si mette in mente stranezze

…tanto per sapere Mirko, i tuoi genitori ti hanno cambiato nome?

Mirko:             Sì …

Teo:                   Oh signore non lo dire … aspetta che si riprenda ‘sta povera donna …

Alba … su … non è niente: abbiamo ritrovato nostro figlio. (Alla moglie).

Mirko: Il mio nome di battesimo è Marco. (Teo ed Alba crollano a terra). È stata mia mamma a chiamarmi Mirko … Matteo, che succede?


Matteo:


Adesso ci siamo! Eh sì! … Non hai capito?


Mirko:


No!


Matteo:


Sono loro i tuoi genitori.


Mirko:


(Precipita sulla sedia). Animali impagliati! Loro? (Scivola a terra).


FINE

I personaggi e gli avvenimenti sono di pura fantasia, pertanto ogni riferimento alla realtà è puramente casuale.

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