La zia di Carlo

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LA ZIA DI CARLO

LA ZIA DI CARLO

Tre atti brillanti

di

BRANDON THOMAS

                        Personaggi:

BASSETT, cameriere

GIACOMO CHESNEY

CARLO WYKEHAM

FEDERICO BABBERLEY, studenti del collegio S. Olde a Oxford

STEFANO SPETTIGUE, avvocato a Oxford

KITTY VERDUN, pupilla di Spettigue

AMY SPETTIGUE, nipote di Spettigue

Sir FRANCIS CHESNEY, baronetto, colonnello dell’ex esercito indiano

Donna LUCIA de ALVADOREZ, zia di Carlo

ELA DELAHEY, giovane orfana

I atto: studio nell’appartamento di Giacomo Chesney nel collegio di Oxford.

           Mattina.

II atto: nel giardino annesso all’appartamento di Giacomo Chesney.

            Pomeriggio dello stesso giorno.

III atto: nel salotto di casa Spettigue.

             Sera dello stesso giorno.

ATTO PRIMO

         La scena: salotto-studio nell’appartamento di Giacomo Chesney nel collegio di S. Olde a Oxford.  Mattina.

          Destra e sinistra dell’attore: a sinistra due porte. Una mette nella camera da letto, l’altra –la comune- in un passaggio. Fra le due porte un mobile basso a sportelli, entro il quale sono quattro bottiglie di champagne. Sul mobile un vassoio con tre bicchieri, un sifone di seltz e una bottiglia di whisky. Di qua e di là dalle porte sedie di cuoio, tipo sala da pranzo. In fondo, nel mezzo, un’alta finestra con lunghe tende ai lati: la parte centrale è apribile. Altre due sedie alla parete in fondo. Nel vano della finestra, che è profondo, vi è la tavola da pranzo, sufficiente per girarvi attorno. Sulla tavola vi sono portacenere, libri, ecc. Nel mezzo, a destra e a sinistra della finestra, due comode poltrone. A destra, verso il fondo una scrivania con sopra carta, buste, calamaio, tampone, una scatola di sigarette ed una di sigari avana, guida della città, riviste ecc. Dietro alla scrivania una sedia girevole, di fianco un cestino per la carta straccia. A sinistra una sedia come le altre. Pavimento coperto parzialmente da un tappeto. L’insieme deve essere confortevole e signorile. Scaffali con libri. Dalla finestra si scorge lo spazio circostante inondato dalla luce del mattino.

                        (Al levar del sipario Giacomo è seduto alla scrivania; ha la pipa spenta in bocca. Cerca di scrivere una lettera. Rilegge e straccia il foglio. Entra Bassett dalla comune. Bassett è un cameriere del collegio, fra i 40 e i 50 anni. Indossa calzoni neri e corta giacca di alpaca grigio. Colletto inamidato e cravatta scura. Sempre gentile ma non troppo confidenziale. Giacomo è alto, bruno, sui 22 anni. Indossa un abito da mattina da casa. E’ un tipo che prende la vita allegramente.)

GIACOMO                -(prende un altro foglio di carta e ricomincia a scrivere)  “Tesoro mio…”

BASSETT                  - Scusi, signore; le dispiacerebbe…

GIACOMO                - Mi dispiacerebbe moltissimo! Vattene, ho da fare.

BASSETT                  - Sì, ma…

GIACOMO                - E’ una cosa importante; vattene!

BASSETT                  - Sissignore. (va verso la comune)

GIACOMO                - No, aspetta un momento, Bassett.

BASSETT                  - Comandi!

GIACOMO                - Tu sai sempre tutto. Puoi aiutarmi…

BASSETT                  - Sissignore. (torna verso il centro)

GIACOMO                - Sei mai stato innamorato?

BASSETT                  - Ai miei tempi, più di una volta, se così posso esprimermi.

GIACOMO                - Allora ti intendi di lettere d’amore?

BASSETT                  - Ho molta esperienza in materia…

GIACOMO                - Bene! Me l’immaginavo. Vedi, sto cercando di scriverne una.

BASSETT                  - Sissignore.

GIACOMO                - Ma il male è che non so come cominciare.

BASSETT                  - E’ sempre così! Ma dopo la prima pagina, va da sé.

GIACOMO                - Dici bene; ma non riesco a mettere insieme neanche il primo periodo.

BASSETT                  - Perché non fa come se fosse un compito? Io facevo così: scrivevo in una decina di modi diversi e poi mandavo quello che mi sembrava meglio riuscito.

GIACOMO                - Ottima idea! Ci proverò. Per esempio…(scrivendo) “Tesoro mio..”

BASSETT                  - Un po’ eccessivo, per cominciare.

GIACOMO                - (straccia il foglio. Ne prende un altro) Hum, forse così: “Cara signorina Verdun…”

BASSETT                  - Troppo cerimonioso, signore.

GIACOMO                - Sì, e non esprime affatto il mio sentimento. (straccia il foglio)

BASSETT                  - Potrei suggerirle di usare il suo nome di battesimo?

GIACOMO                - “Mia cara Kitty” ?

BASSETT                  - Sissignore.

GIACOMO                - Benone. Ora andrò avanti a tutto vapore! Grazie mille, Bassett.

BASSETT                  - Le occorre altro?

GIACOMO                - No, grazie. (Bassett va alla tavola di fondo) Così sì che comincia bene! (scrivendo) “Mia cara Kitty…”

BASSETT                  - Mi scusi, signore, ma ora che quella faccenda è a posto, potrei dirle quello per cui ero venuto…?

GIACOMO                - Un’altra volta. Ora no. (rilegge) “Mia cara Kitty…” (Bassett decisamente prende un libro e lo lascia ricadere sulla tavola guardando Giacomo) Che stai facendo? Maledizione, che diavolo vuoi?

BASSETT                  - Volevo soltanto dirle, signore, che ho tirato fuori alcuni indumenti che…

GIACOMO                - Va bene, vattene e lasciami in pace.

BASSETT                  - Che immagino lei non voglia più…

GIACOMO                - Prendili! Prendi tutti i miei stracci, ma vattene! (Bassett va verso la comune) “Mia cara Kitty” .

BASSETT                  - Come dice, signore?

GIACOMO                - Ma non parlavo con te, accidenti! Vattene una buona volta…

                                    (Bassett esce in fretta dalla comune. Entra Carlo. Ha circa 20 anni. Quantunque timido non è goffo. Ha un giornale in tasca della giacca)

CARLO                      - Senti…

GIACOMO                - (balza in piedi con violenza) Se non te ne vai, Bassett… (vedendo Carlo) Ah, sei tu, Carletto! Che c’è, vecchione? (siede di nuovo)

CARLO                      - Niente, Giacomo. Non voglio interromperti, se hai da fare. (fa per avviarsi)

GIACOMO                - Non te andare. Credevo che fosse ancora Bassett. Sta passando in rivista tutti i miei abiti perchè sto per lasciare il collegio e mi leva il fiato mentre sto cercando di scrivere una lettera importantissima. Non badare se sono un po’ strano, oggi: ho dei pensieri.

CARLO                      - Anch’io.

GIACOMO                - Perchè?

CARLO                      - Anche io ho cercato di scrivere una lettera.

GIACOMO                - Una lettera? A chi?

CARLO                      - A... alla signorina Spettigue. Avevo cominciato benissimo, ma... vedi, non volevo essere troppo cerimonioso... e neanche troppo... troppo...

GIACOMO                - Troppo confidenziale?

CARLO                      - E allora ho cominciato: “Mia cara Amy...” poi mi sono mancate le parole e sono venuto da te per avere un consiglio. Tu sai sempre quello che bisogna dire.

GIACOMO                - (con un’occhiata dubbiosa alla lettera) Credi?

CARLO                      - Io sono timido... e tu no.

GIACOMO                - No?

CARLO                      - Perciò dimmi come devo andare avanti. Tu ti intendi di queste cose.

GIACOMO                - (con importanza ripete inconsciamente le parole di Bassett) Ho molta esperienza in materia...

CARLO                      - Lo immaginavo.

GIACOMO                - Dunque, vediamo. Tu sei innamorato di Amy Spettigue e vuoi sapere se puoi sperare: nel caso affermativo...

CARLO                      - Capisci: partono domani per la Scozia!

GIACOMO                - Lo so. Dunque, vorresti vederla subito.

CARLO                      - Precisamente.  

GIACOMO                - Benissimo. Allora dovresti scrivere qualche cosa di questo genere. (scrivendo) “Mia cara Kitty...”

CARLO                      - Non Kitty, Amy!

GIACOMO                - Ah, già! (straccia il foglio; ne prende un altro. Con tono disinvolto) “Mia carissima Amy, perdonatemi se scrivo così liberamente, ma vi amo con tale intensità...” sottolineato.

CARLO                      - E’ un po’ eccessivo, Giacomo.

GIACOMO                - Taci! “... con tanta serietà...”  sottolineato anche questo...

CARLO                      - Direi!

GIACOMO                - “... che non ho potuto fare a meno di scrivervi per dirvelo. Tutto ciò che vi chiedo è...”

CARLO                      - Ma non posso dire le cose così esplicitamente: c’è un ostacolo.

GIACOMO                - Che ostacolo?

CARLO                      - Ho una zia.

GIACOMO                - Ma, caro il mio Carlo, quasi tutti ne abbiamo. E con questo?

CARLO                      - Eh... mi pare che dovrei dirlo prima a lei.

GIACOMO                - (si alza)  Oh Dio, se devi immischiare una zia nella faccenda, tanto vale che aspettiamo che tornino dalla Scozia. (getta la lettera nel cestino)

CARLO                      - Perchè?

GIACOMO                - Lo sai come sono le “ziette” quando si vogliono impicciare.

CARLO                      - No, non lo so affatto. Non la conosco per niente, non l’ho mai vista!

GIACOMO                - E allora la cosa non sarà difficile, visto che finora si è occupata così poco dei fatti tuoi!

CARLO                      - Eccetto che per l’aver pensato a farmi studiare quando rimasi orfano; è a lei che devo Eton e Oxford. Ed ora il mio tutore mi scrive che la zia arriva stamattina col primo treno e mi vuole a colazione con sè all’una.

GIACOMO                - E non l’hai mai vista?

CARLO                      - No! Partì per il Brasile prima della mia nascita e laggiù diventò una specie di segretaria di un ricchissimo brasiliano, certo don Pedro de Alvadorez; ed ora (traendo di tasca il giornale e indicando a Giacomo) per caso ho visto questo.

GIACOMO                - (prende il giornale e legge)  “Donna Lucia de Alvadorez, la milionaria brasiliana che ha acquistato la magnifica casa di lord Toppebly e Belgravia, è una inglese straordinariamente intelligente e dotata di un particolare talento finanziario; questa sua grande abilità le valse la gratitudine del suo defunto marito inducendolo ad un romantico matrimonio “in articulo mortis”. Beh, non vedo niente da impensierirsi, in questo.

CARLO                      - Vai avanti, leggi il seguito.

GIACOMO                - “ Non ha altri parenti che un nipote che studia ad Oxford...” Che nipote fortunato!

CARLO                      - Sarei io.

GIACOMO                - Per Giove, Carletto, che bella sorpresa! E sarà qui da un momento all’altro! (gli getta il giornale)

CARLO                      - Sono stato finora all’arrivo di tutti i treni. Preferirei che avesse scelto un altro giorno.

GIACOMO                - Arriverà col prossimo: giusto in tempo per la colazione.

CARLO                      - Già! ed è una bella seccatura, perchè volevo scrivere la lettera ad Amy...

GIACOMO                - Non vedo la difficoltà...

CARLO                      - Ma sì: è una lettera difficilissima, complicata... Debbo dirle che non sono solo al mondo...

GIACOMO                - Solo, con una simile zia? (alzandosi) Carlo, mi è venuta una magnifica idea!

CARLO                      - (si alza, con effusione) Sei un vero amico, Giacomo! Scrivi ed io la copierò. (lo spinge verso la scrivania)

GIACOMO                - No, non per te! Per me! (Carlo si volge altrove, disgustato) Per tutti e due... Tu sei innamorato di Amy; io di Kitty.

CARLO                      - Davvero?

GIACOMO                - Sì... oramai mi interessa più di qualsiasi cosa, perfino più del cricket. Le stavo scrivendo per dirglielo quando tu sei entrato. (indica la scrivania) Ecco la lettera.

CARLO                      - Che bellezza! E quale sarebbe la tua idea?

GIACOMO                - Niente lettera d’amore! Offriamo una colazione in onore di tua zia. Bassett provvederà a tutto. (chiamando) Bassett! (spinge Carlo verso la scrivania) Su, avanti! Invitiamo le ragazze!

CARLO                      - Invitarle?!

GIACOMO                - Sì, per venire qui a conoscere tua zia.

CARLO                      - E il vecchio Spettigue?

GIACOMO                - Oh, vada all’inferno quello scocciatore!

CARLO                      - Giusto: dimenticavo che è andato a Londra per affari. (siede alla scrivania)

GIACOMO                - Tanto meglio! (chiama)  Bassett!

CARLO                      - Credi che verranno?

GIACOMO                - Di corsa! Mandiamo subito un biglietto. Scrivi, avanti! (Carlo prende l’occorrente e si  accinge a scrivere sotto dettatura) “Cara signorina Spettigue... ” (chiama) Bassett! (Bassett entra dalla comune) Devi cercare qualcuno per portare un biglietto alla signorina Spettigue.

BASSETT                  - Sissignore.  (esce)

CARLO                      - Ho scritto, Giacomo.

GIACOMO                - (detta) “Vorreste voi e la signorina Verdun... farmi l’onore...”

CARLO                      - (ripete scrivendo) “... farmi l’onore...”

GIACOMO                - “... di venire a colazione con me ed il signor Chesney...”

CARLO                      - (c. s.)  “... il signor Chesney...”

GIACOMO                - Intanto scrivo l’indirizzo. (prende una busta)

CARLO                      - (c. s.) “... intanto scrivo l’indi...”

GIACOMO                - Ma no, idiota! (riprende)  “ nell’appartamento di quest’ultimo al collegio di Sant’Olde, oggi, all’una?  (scrivendo la busta) “Signorina Spettigue...”

CARLO                      (ripete)  “... signorina... “ (sta per scrivere)

GIACOMO                - (lo ferma in tempo) Ma sta’ attento!  (riprende) “Avrò il piacere di farvi conoscere mia zia...” Come hai detto che si chiama?

CARLO                      - Donna Lucia de Alvadorez.

GIACOMO                - “...donna...” Beh, scrivilo da te. “Sarò gratissimo se mi favorite una risposta a mezzo del latore.”

CARLO                      - “Devotamente vostro. Carlo Wykeham” Magnifica, Giacomo! Sei un genio. (asciuga, piega la lettera e la porge a Giacomo)

GIACOMO                - Davvero, è una bella fortuna! Pensa che domani partono per la Scozia...

BASSETT                  - (rientrando dalla comune) C’è il commissionario, signore.

GIACOMO                - Digli di consegnare subito questa lettera e di aspettare la risposta.

BASSETT                  - Sissignore. (esce dalla comune)

GIACOMO                - (raccogliendo i fogli strappati)  Queste cose non si possono definire per corrispondenza... (butta nel cestino)

CARLO                      - Verissimo: ed oggi le avremo tutte per noi!

GIACOMO                - Pensa che non avremmo potuto invitarle se non ci fosse stata tua zia! Comincio già a voler bene alla vecchia signora!  (chiama)  Bassett!

BASSETT                  - (rientra)  Comandi, signore!

GIACOMO                - Colazione per cinque.

BASSET                     - Per quanti??

GIACOMO                - Per cinque.

BASSETT                  - Per cinque, signore?! Temo che il nostro credito nelle cucine sia, dirò così, piuttosto esaurito.

GIACOMO                - Ah, sì!  (a Carlo) Come stai a quattrini, Carletto?

CARLO                      - (dubbioso)  Mah... ho paura che il tutore mi abbia già mandato quello che doveva mandarmi... e naturalmente sono all’asciutto!

GIACOMO                - Ah!... (brevissima pausa) Non importa: Bassett, andrai fuori dal collegio, da Bunter.

BASSETT                  - Purtroppo, signore, siamo già in debito anche con Bunter.

GIACOMO                - Sul serio?  (pausa)

BASSETT                  - Forse potrò mettermi d’accordo con lui dicendogli che è per me.

GIACOMO                - (sorride)  Benissimo, Bassett. Allora colazione per cinque, all’una.

BASSETT                  - Il tempo è un po’ limitato, signore. (vicino alla credenza) Che vino, signore?

GIACOMO                - Champagne, naturalmente!

BASSETT                  - Ce n’è rimasto ben poco. Soltanto quattro bottiglie. (le mette sul mobile)

CARLO                      - Ah, bastano!

GIACOMO                - Avrei giurato che erano sei. Va bene anche così. (Bassett chiude la credenza ed esce dalla comune) Dunque, mentre tu e la cara vecchia zia visiterete la cappella ed i chiostri, Kitty ed io potremo parlare un pochino.

CARLO                      - Sì Giacomo, ma Amy ed io quando potremo parlare “un pochino”? La zia sarà un bell’impiccio.

GIACOMO                - Hum, non ci avevo pensato.

CARLO                      - E’ stata un’ottima scusa per invitare le ragazze, ma poi sarà una tremenda seccatura!

GIACOMO                - Peggio ancora: una vera e propria calamità!

CARLO                      - Che possiamo fare?

GIACOMO                - Senti, non potremmo invitare qualcuno per tenerle compagnia. Una persona di cui possiamo fidarci? (rientra Bassett)

CARLO                      - Ma chi?

GIACOMO                - (vede Bassett) Che ne diresti di Bassett? Ha un aspetto abbastanza degno ed è furbo come un gatto. Non potremmo trasformarlo in un don Qualchecosa per la giornata?  (Bassett va in camera da letto)

CARLO                      - (dubbioso) Mon è una cattiva idea, ma...

GIACOMO                - Per Giove, ho trovato! Babbs. Federico Babbs... inviteremo lui.

CARLO                      - Sicuro: come mai non ci abbiamo pensato prima?

GIACOMO                - E’ Un ragazzo allegro: divertirà tua zia e la terrà di buon umore. (rientra Bassett e va alla credenza)

CARLO                      - Magnifico! (accende una sigaretta)

GIACOMO                - Bassett, vai da lord Federico Babberley, portagli i miei saluti e pregalo di venire subito qui. (Bassett apre la comune)

CARLO                      - Digli che si tratta di cosa importantissima.

BASSETT                  - Sissignore. (esce chiudendo la porta)

GIACOMO                - Così mentre lui si occupa di tua zia noi potremo parlare con le nostre ragazze.

CARLO                      - A proposito dell’allegria di Babbs, Giacomo non hai notato in lui un cambiamento?

GIACOMO                - L’unica cosa che ho notato è che è sempre in bolletta.

CARLO                      - Quanto lo siamo noi.

BASSETT                  -(rientrando) Sua signoria ricambia i saluti ma dice che non può venire. Ha invitati a colazione: anzi chiede se il signor Chesney potrebbe prestargli qualche bottiglia di champagne.

GIACOMO                - (alzandosi) Prestargli dello champagne?  (seccato)  Che facciatosta!  (Bassett va alla credenza)

CARLO                      - (alzandosi) Chi diamine avrà invitato?

GIACOMO                - Il solito Freddy Peel! Ed altri idioti come lui. Ah, no, no! Non deve... (a Bassett)  Bassett, prepara per sei!

BASSETT                  - Sissignore. (va alla tavola da pranzo e comincia ad affastellare i libri)

CARLO                      - (a Giacomo) Come si fa?

GIACOMO                - (spingendolo verso la porta) Vieni. Andiamo da lui. Dobbiamo costringerlo a venire. Non può sconvolgere tutti i nostri piani con il suo egoismo!  (a Bassett) Metti lo champagne in ghiaccio, Bassett e finisci di riordinare la mia camera. (a Carlo) Vieni, Carlo, vieni! (escono entrambi dalla comune)

BASSETT                  - (rimasto solo è per un momento senza parola)  Colazione per sei, all’una! Roba da matti!  (porta i libri sulla credenza e va verso la porta della camera)

FEDERICO               - (bel giovane, tipo allegro; da dentro, chiamando)  Giacomo!  (entrando dalla finestra in fondo, con una valigetta)  Olà, Giacomo, vecchio amico! Dove diavolo sei? Salve Bassett, dov’è il signor Chesney?

BASSETT                  - E’ uscito in questo momento per venire da lei. Debbo raggiungerlo?

FEDERICO               - No, lo aspetterò. Gli avete detto dello champagne?

BASSETT                  - Sissignore: ma ha detto “che bella... (correggendosi) che peccato!” perchè ne ha bisogno lui.

FEDERICO               - (contrariato)  Una bella noia!

BASSETT                  - Il signor Chesney è molto spiacente di non poter favorire sua signoria.  (sta per prendere le bottiglie)

FEDERICO               - Non ne dubito!  (vede che Bassett ha le bottiglie in mano) Ah, Bassett!

BASSETT                  - Comandi, mylord?

FEDERICO               - Ripensandoci: sarà meglio che andiate a dire al signor Chesney che io sono qui.

BASSETT                  -Vado subito, mylord.  (va verso la comune)

FEDERICO               -Grazie infinite.  (appena Bassett è uscito lord Babberley apre la valigia, con un balzo afferra le bottiglie e le mette nella valigia)  Gli sta bene... Lasciarle così in vista quando io sono così disperatamente in bolletta!  (è chinato a chiudere la valigia quando Giacomo e Carlo rientrano a precipizio dalla comune. Giacomo quasi cade su Federico. Questi afferra la valigia e cerca di sgusciare fra i due ma è afferrato prima di raggiungere la porta)

GIACOMO e CARLO – (insieme) Salve, Babbs!

BASSETT                  - (rientrando a sua volta)  Stavano già tornando, mylord.

FEDERICO               - Lo vedo!  (Bassett va in camera da letto)

GIACOMO                - Siamo stati a cercarti.

FEDERICO               - Ma guarda! E come mi trovate?

GIACOMO                - Uno splendore.

FEDERICO               - Grazie. Allora me ne posso andare.  (si avvia)

GIACOMO                - Non te ne andare, Babbs!  (Carlo ferma Babbs il quale posa la valigia sulla poltrona di sinistra) Eri venuto perchè volevi dirci qualcosa, no?

FEDERICO               - Sì, volevo chiederti in prestito dello champagne, ma...

GIACOMO                - Mi dispiace, ma non posso. Avrei potuto disporre di un paio di bottiglie se quell’imbecille di Bassett...

FEDERICO               - Lo so; il mio cameriere è lo stesso. Non c’è da discutere con loro, non è vero? Beh, arrivederci! (fa una finta per afferrare la valigia, poi indietreggia verso la ribalta, mentre Giacomo e Carlo, che hanno cercato di fermarlo, mancano lo scopo e picchiano insieme la testa. Lord B. ride e torna in centro)

GIACOMO                - Ieri sera sono passato da te, Federico, ma non c’eri.

FEDERICO               - Sì, ero uscito. Conoscete Freddy Peel, vero? E’ un perfetto cretino. Ieri sera abbiamo giocato a carte nel suo studio e gli ho vinto cento sterline. Avreste dovuto vedere che faccia! Mi viene ancora da ridere, se ci penso.

GIACOMO                - Ma se Freddy Peel non ha il becco di un quattrino.

FEDERICO               - Davvero?

CARLO                      - Ti ha pagato?

FEDERICO               - No, ma mi pagherà... appena sua nonna sarà morta.

GIACOMO                - Povera vecchia, è morta da tanti anni...! (va a sedere sulla seggiola a sinistra della scrivania. Carlo siede sul bracciolo della poltrona posando i piedi sulla valigia)

FEDERICO               - (impensierito) Dici sul serio? E’ un gran brutto affare! Figurati: sono all’asciutto e gli ho sempre fatto prestiti, ma è un tale idiota... vero? Non ha un briciolo di senso comune.

GIACOMO                - Senti, Babbs: noi desideriamo che tu rimanga a colazione con noi, oggi.

FEDERICO               - Non facciamo storie, ragazzi: è impossibile, il mio professore mi aspetta per la lezione.

GIACOMO                - Fai male a sgobbare tanto, Federico: sei proprio giù.

FEDERICO               - Davvero?

CARLO                      - Lo dicevo poco fa a Giacomo.

FEDERICO               - Credi che ne morirò?

GIACOMO                - No, no; ma non devi prendertela tanto calda! Sarai un grand’uomo, un giorno o l’altro, anche senza tanto studio!

FEDERICO               - Questo lo credo anch’io. Ma bisogna pure che faccia qualche cosa. Nella mia famiglia abbiamo avuto – e abbiamo- una quantità di grandi personaggi, nell’esercito, nella marina....

GIACOMO                - E scommetto che non si saranno mai ammazzati a studiare!

FEDERICO               - No. Ma io devo pur fare qualche cosa!

GIACOMO                - Sicuro: devi far colazione con noi. Questo è il tuo preciso dovere. La zia di Carlo viene a fargli una visita.

FEDERICO               - No, davvero? Che divertimento! Sapevo che Carlo diceva che ricorreva a sua zia quando... (gli tira fuori di tasca l’orologio)... mandava questo in villeggiatura: ma non immaginavo che la zia esistesse in carne ed ossa! (tutti ridono. Carlo riprende l’orologio)

GIACOMO                - (facendo voltare Federico in modo da averlo di fronte) Ora, vedi, noi abbiamo proprio bisogno di un tipo come te, simpatico e allegro, capace di sostenere una conversazione brillante!

CARLO                      - (facendo anche lui voltare Federico in modo da averlo di fronte) Proprio così, Babbs.

GIACOMO                - (lo stesso gioco di prima) Per interessare e divertire una donna affascinante.

FEDERICO               - Chi è?

GIACOMO                - Te l’ho detto: la zia di Carlo!

FEDERICO               - Com’è?

CARLO                      - Veramente non lo so. la vedo oggi per la prima volta.

FEDERICO               - Potrebbe essere una vecchia cornacchia!

GIACOMO                - E’ vedova e milionaria: mi pare che basti, no?

FEDERICO               - Dire! Mettimi in grado di tentar la sorte, Carletto! E come si chiama?

CARLO                      - (solenne)  Donna Lucia de Alvadorez.

FEDERICO               - Accidempoli che nome! (tenta di sfrecciare dietro a Carlo con la valigia. Carlo lo riporta in centro. Lord B. lascia questa volta la valigia sulla poltrona di destra)

GIACOMO                - E’ inutile, Babbs: devi rimanere a colazione. Troverai che la zia di Carlo è una simpaticissima vecchia.

FEDERICO               - Simpatica vecchia! Ma dite un po’, non potevate trovarne qualcun’altra un po’ più giovane?

CARLO                      - Oh sì, sì: ci sono altre due signorine.

FEDERICO               - Carine? Giovani?

CARLO                      - Sì.

FEDERICO               - Ah! Qui siamo più nel mio ordine d’idee! Quante avete detto che sono?

GIACOMO                - Due.

FEDERICO               - Ah! capisco: una per ciascuno di voi ed a me la vecchia cornacchia! (si mette la valigia sotto il braccio sinistro e fa per uscire dalla finestra. Ma Giacomo lo trattiene)

GIACOMO                - (siede a sinistra della scrivania) Stammi a sentire, Babbs. Si tratta di una cosa molto seria!

FEDERICO               - Lo credo, con una vecchia cornacchia! (si mette la valigia sotto il braccio sinistro)

CARLO                      - (sedendosi) E abbiamo bisogno del tuo aiuto. Come vecchio amico.

GIACOMO                - Sicuro: un amico di cui possiamo fidarci pienamente!

FEDERICO               - (dà un’occhiata alla valigia e la stringe sotto al braccio per maggiore sicurezza)  Diamine!

GIACOMO                - Ti diremo tutto. Senza scherzi, la pura verità. Siamo innamorati.

FEDERICO               - Anche Carlo? Che scemo! (siede con la valigia tra i piedi)

GIACOMO                - Non i soliti amoretti: amore con l’A maiuscola.

CARLO                      - E se tu conoscessi le ragazze come le conosciamo noi non ti stupiresti.

GIACOMO                - Oggi vengono a colazione.

FEDERICO               - Ah! Avete già fatto la vostra dichiarazione?

GIACOMO                - No, non ancora.

FEDERICO               - Capisco. Volete che la faccia io per voi.

GIACOMO                - No! La faremo noi; perciò le abbiamo invitate!

CARLO                      - E’ inutile Babbs; tu non puoi capire i nostri sentimenti!

FEDERICO               - Ah no? Non posso? Dite un po’: non vi siete accorti di come sono triste da un po’ di tempo in qua?

CARLO                      - Sì!

FEDERICO               - Ebbene... non so... ma ho paura di essere innamorato anch’io.

CARLO                      - Cosa te lo fa credere?

FEDERICO               - Ecco... per esempio, ho sempre voglia di star solo e di sentir cantare gli uccellini. (Carlo e Giacomo ridono) E sono diventato appassionato di poesia... Non dormo... Ho provato a bere, per qualche giorno; ma sono stato male una settimana e ho smesso.

GIACOMO                - Mi pare che i sintomi ci siano tutti. Raccontaci ogni cosa.

FEDERICO               - Vi ricordate quando fui bocciato? Non l’ultima volta: agli esami precedenti. Stetti molto male e presi lo yacht per andare a fare una crociera nel Mediterraneo. A Montecarlo mi capitò di imbattermi in un ufficiale inglese, certo Delahay: un povero diavolo senza denari e moribondo. Aveva perfino tentato di suicidarsi.

GIACOMO                - Disdetta al gioco, eh?

FEDERICO               - Sì; e aveva ridotto alla miseria sè stesso e l’unica figlia, la più deliziosa creatura del mondo. Per farlo distrarre e sollevargli lo spirito mi misi a giocare a carte con lui.

CARLO                      - E che fine fece, quel disgraziato?

FEDERICO               - Poveretto, morì in quell’epoca.

GIACOMO                - E lei... “la più deliziosa creatura del mondo”?

FEDERICO               - La persi di vista. Una signora che era in viaggio di ritorno – credo che abitasse nel Sud America – la ricondusse in Inghilterra ed ebbe cura di lei.

GIACOMO                - Comunque ora sei in grado di capire quello che proviamo! (bussano alla porta. Bassett viene dalla camera da letto ed esce dalla comune) Questo è il nostro messo che torna. (va verso sinistra seguito dagli altri due.  Bassett rientra portando un biglietto che porge a Giacomo, che lo apre e legge)  Vengono!

FEDERICO               - (strappandogli di mano la lettera) Per Giove!

CARLO                      - (strappando la lettera a Federico)  Magnifico!  (va a sedere sulla scrivania)

FEDERICO               - (guardandosi l’abito)           Senti, veramente...

GIACOMO                - No, no, rimani così. Ora che ti abbiamo qui, non ti lasceremo andar via!

FEDERICO               - Ma io ho qualche altra cosa da fare.

GIACOMO                - Cioè?

FEDERICO               - Una cosa importantissima... i miei amici mi aspettano perchè dobbiamo provare una farsa da recitare in famiglia. Io devo rappresentare una vecchia signora: e siccome non ho mai recitato, volevo provarmi il vestito da donna prima che gli altri arrivassero.

GIACOMO                - Puoi farlo anche qui, dov’è la roba?

FEDERICO               - In camera mia, in una scatola sul letto.

GIACOMO                - (rivolgendosi a Bassett) Valla a prendere, Bassett, presto. (Bassett esce dalla comune)

FEDERICO               - No, vado io, con la mia valigetta! (fa un balzo verso la comune. Carlo gli intercetta il passo e afferra la valigetta. Giacomo prende il vassoio col whisky, ecc... e lo porta sulla tavola. Ne versa un poco nei tre bicchieri)

CARLO                      - Babbs, non hai un’ombra di comprensione!

FEDERICO               - Lo dici tu! Vorrei soltanto poter vedere la mia ragazza.

GIACOMO                - (mettendo il seltz nel whisky) Oh, la vedrai tornare, uno di questi giorni. Intanto bevici sopra! (gli porge il bicchiere. Poi prende il suo, mentre Carlo aggiunge del seltz al proprio) Sai cosa facciamo? Beviamo alla salute... dovunque si trovi! Alla futura lady Dancourt Babberley! Come hai detto che si chiama?

FEDERICO               - Non ne ho la più lontana idea. (gli altri due ridono) Di cognome, Delahay.

TUTTI ASSIEME      - Alla signorina Delahay! (Bassett rientra con una grande scatola di cartone)

BASSETT                  - Ecco la sua roba, mylord.

FEDERICO               - (viene sul davanti, fruga nella tasca vuota) Grazie, Bassett. (fruga nell’altra tasca ugualmente vuota) Siete un bravo... hum... (prende la scatola) un cameriere straordinario. (piano a Giacomo) Di’, puoi prestarmi mezza corona?  (va a posare la scatola sulla tavola e rimane con le spalle volte al pubblico. Bassett è accanto alla credenza)

GIACOMO                           - (fruga nelle tasche. Le trova vuote. Piano, a Carlo) Carletto... hai mezza corona?

CARLO                     - (rovesciando le tasche dei calzoni) No, Giacomo; neanche un penny. (riprende il suo bicchiere)

GIACOMO                - (va verso Bassett) Bassett. (Basset si volta) Per favore, dammi mezza corona. (Bassett tira fuori un pugno di monete. Gli dà mezza corona. Giacomo va verso Federico) Babbs. Tieni. (gli dà la moneta)

FEDERICO               - (va da Bassett e gliela dà) A voi, Bassett. (Giacomo si volta e vede. Carlo sprofonda nella poltrona, ridono tutti e due. Bassett guarda impassibile. Poi esce, andando in camera da letto)

GIACOMO                - (indicando la scatola) Provalo subito.

CARLO                     - Fa’ vedere!

FEDERICO               - No, lo proverò dopo quando sarete tutti in giardino.

GIACOMO                - Niente affatto: bisogna che tu sia con noi. Provalo adesso, non ci vorrà molto tempo!

FEDERICO               - Due minuti. (si mette la scatola sulla spalla e va verso sinistra) Ho perso un mucchio di tempo con queste prove. Ma il prossimo semestre sgobberò sul serio! (via in camera da letto. I due ragazzi ridono. Si sente bussare alla comune)

GIACOMO                - (a Carlo) Chi sarà?

BASSETT                  - (entrando dalla camera da letto avverte Giacomo) Ci sono le signorine. (Giacomo e Carlo si guardano)

GIACOMO                -(alzandosi) Di già? E tua zia non è ancora arrivata! (Carlo trangugia il whisky e posa il bicchiere sul vassoio. Giacomo si aggiusta rapidamente la cravatta)

CARLO                     - (allo specchio lisciandosi i capelli) Che cosa facciamo? (bussano di nuovo. Bassett è vicino alla porta)

GIACOMO                - Oh, facciamole entrare: spiegheremo come stanno le cose. Falle entrare, Bassett.

                                   (Bassett apre la porta. Entrano Kitty ed Amy. Bassett va in fondo in centro)

                                   (Kitty Verdun: circa 20 anni. Amy Spettigue: circa 18 anni. Tutte e due graziose, attraenti, di tipo diverso. Vestite con abiti eleganti e cappellini estivi)

GIACOMO                - (stringe la mano a Kitty) Signorine, che piacere, vi ringraziamo di questa prova del vostro... del vostro sentimento d’amicizia.

KITTY                       - Oh, siamo state ben felici; vero Amy? (Giacomo va verso destra. Kitty lo segue andando a dare la mano a Carlo) Come va?

AMY                          - (saluta Carlo. A soggetto. Poi) Mi pare che siamo venute troppo presto.

CARLO                     - Niente affatto, siamo felicissimi. La zia deve esser qui da un momento all’altro.

                                   (Bassett prende il vassoio dalla tavola ma dimentica il whisky. Sta per entrare in camera da letto... Incontra sulla porta lord B. in maniche di camicia. Si scontrano. Bassett esce. Federico vedendo le ragazze fa un balzo indietro. Giacomo che lo ha visto gli fa cenno di comparire. Carlo fa cenno a Giacomo di nascondere il whisky e si volge nuovamente ad Amy. Giacomo afferra la bottiglia e la nasconde. Siede alla scrivania. Kitty si è accorta della manovra ed è molto divertita)

KITTY                       - Questo è dunque il tempio dei vostri studi... e di tutto il resto! (occhiata al whisky)

GIACOMO                - (ride guardando il whisky) Sì, sì, facciamo... hum... un po’ di tutto, qui.

CARLO                     - (tira la poltrona più vicino a quella di Amy e siede sul bracciolo) Sono così contento che siate potute venire oggi. So che domani partite per la Scozia...

AMY                          - Sì. In questo periodo dell’anno lo zio ci conduce sempre a non so quante miglia lontano dove non si vede anima viva e si muore di noia.

CARLO                     - Qui si sta meglio, non è vero?

AMY                          - Oh, sì! Molto meglio. E’ una vera fortuna che non siamo dovute andare a Londra questa mattina, altrimenti non sarebbe stato possibile accettare il vostro invito.

KITTY                       - Avete un grazioso appartamento, signor Chesney.

AMY                          - E il vostro alloggio, signor Wykeham, dov’è?

CARLO                     - Dall’altra parte del cortile. si vede dalla finestra. (si alza seguito da Amy e va alla finestra da dove le indica il proprio alloggio. Kitty sta per seguirli ma Giacomo la trattiene)

GIACOMO                - Signorina Verdun, avete dimenticato il ballo dell’altra sera? Io non lo dimenticherò mai.

KITTY                       - Davvero?

GIACOMO                - Davvero: quei pochi minuti in giardino, noi due soli, sono stati i più felici della mia vita; là, al chiaro di luna... sapete, il chiaro di luna è la vera atmosfera per... per il sentimento.

KITTY                       - Chi sa quante persone hanno già detto questo!

GIACOMO                - So che siete pungente, quando volete, ma oggi siete addirittura cinica!

KITTY                       - E’ vero, stavo pensando a quell’uomo.

GIACOMO                - Qual’è?

KITTY                       - Il mio tutore, il signor Spettigue. Ci allontana da tutte le nostre migliori amiche impedendoci di conoscere bene chiunque, per paura...

GIACOMO                - Paura di che?

KITTY                       - (evasiva) Mah, non lo so.

GIACOMO                - Ma perché fa questo?

KITTY                       - Perché è un vecchio egoista.

GIACOMO                - Vi dispiace tanto di partire?

KITTY                       - (ridendo) No, mi fa rabbia! Ma non ne parliamo più, altrimenti, ccome dice Amy, “mi metto a piangere”.  (Amy e Carlo hanno continuato a discorrere vicino alla finestra. Ora Amy viene avanti seguita da Carlo)

AMY                          - Che simpatica vecchia dev’essere vostra zia, signor Wykeham. Non vedo l’ora di conoscerla. Dov’è? (va a prendere la sua borsetta sulla poltrona)

CARLO                     - (chiama in disparte Giacomo. Piano) Giacomo! (Giacomo mormora qualcosa e si volta. Carlo non ha capito) Cosa?  (Giacomo si stringe nelle spalle e torna a sedere alla scrivania accanto a Kitty. Carlo, esitando) Ecco... veramente... hum... non è ancora qui.

AMY                          - (voltandosi) No?  (si avvicina a Kitty)  Kitty, la zia del signor Wykeham non è ancora arrivata.

KITTY                       - (alzandosi) Non ancora? Oh! (volgendosi a Giacomo) Allora andiamo a fare qualche commissione e torniamo. ( andando verso la comune) Non staremo molto! A dopo!  (Carlo apre la porta. Saluti a soggetto. Le ragazze escono)

GIACOMO                - Hai visto? via come il vento, appena hanno sentito che tua zia non c’è!

CARLO                     - Si vede che per loro la sua presenza è indispensabile, no?

GIACOMO                - Senti, ora va’ alla stazione e porta subito qui la vecchia!

CARLO                     - La vecchia! Che modo di parlare?!

GIACOMO                - Beh, tua zia! Io mi occupo della colazione e di Babbs.

CARLO                     - Va bene. (sulla porta) Sai, Giacomo, mi sento felice da quando le ho viste... e tu?

GIACOMO                - Sì... ma fai presto! (Carlo esce chiudendo la porta. Lord B. rientra in maniche di camicia)

FEDERICO               - Di’, non avresti per caso delle forcine? (entra Bassett e va alla credenza)

GIACOMO                - Forcine? E come vuoi che ne abbia?

FEDERICO               - Posso mandare il tuo cameriere a comprarne?

GIACOMO                - Ma sì, figurati!

FEDERICO               - (piano a Giacomo) Hai sei pence?

GIACOMO                - No.

FEDERICO               - Ma non hai niente!  (a Bassett) Sentite, Bassett; poco fa vi ho dato mezza corona: vi spiacerebbe cambiarla in due scellini e andarmi a prendere sei pence di forcine per capelli?

BASSETT                  - Ai suoi ordini, mylord.

FEDERICO               - Potete tenere il resto!  (Bassett esce dalla comune) Erano quelle, le ragazze?

GIACOMO                - Sì! Ma perchè sei entrato in quel modo? C’è mancato poco che ti vedessero!

FEDERICO               - Non sapevo che fossero già arrivate.  (bussano)

GIACOMO                - Fila! C’è qualcuno!  (va alla scrivania. Federico esce. Bussano di nuovo)  Avanti!  (dalla comune entra sir Francis Chesney: alto, bell’aspetto, elegante nell’abito e nei modi. 51 anni ma ne dimostra una quarantina. Gaio e giovanile)

SIR FRANCIS          - Giacomo!

GIACOMO                - (sorpreso e contento)  Papà!  (gli va incontro)

SIR FRANCIS          - Caro figliolo!  (stretta di mano)

GIACOMO                - Come mai qui? Da dove vieni?

SIR FRANCIS          - Dalla città, per fare due chiacchiere con te e portarti il tuo assegno.  (si volta e posa cappello, guanti e bastone sulla credenza)

GIACOMO                - Oh! Che splendida idea!... Siedi papà... come stai?

SIR FRANCIS          - Grazie...grazie... così così... (estrae il portafoglio e gli dà il denaro)  Ecco qua il tuo denaro, e qui ci sono i conti che ho pagato per te.

GIACOMO                - (guardando i conti)  Sono delle cifre enormi. Ma è vero che ho bevuto tanto vino e soprattutto tanto champagne?

SIR FRANCIS          - Sì, ragazzo mio, è una bella somma, ma avrei fatto altrettanto io nella mia gioventù. Però hai lavorato bene, hai fatto i tuoi esami, e sono contento di te. Capperi, da dove hai avuto questi sigari?

GIACOMO                - Veri avana.

SIR FRANCIS          - Lo vedo bene, ma è roba cara!

GIACOMO                - Li paghi tu.

SIR FRANCIS          - Mi rincresce doverti dire che questo deve cambiare. Dobbiamo metterci a fare economia.

GIACOMO                - Economia?

SIR FRANCIS          - La morte di mio fratello ha fatto ora di me il rappresentante della nostra casa. Ho ereditato i titoli di famiglia, ma anche i debiti.

GIACOMO                - Debiti?

SIR FRANCIS          - Sì, e sono maggiori di quanto potevo credere. Perciò, almeno per un paio d’anni, saremo gente relativamente povera.

GIACOMO                - Della gente povera? Ecco una cosa alla quale non ero preparato.

SIR FRANCIS          - Non hai bisogno di perdere la testa per questo. Vedrai che ti troverò un buon posto nelle Indie o nell’Africa meridionale...

GIACOMO                - Grazie! non ci mancherebbe altro.  (rientra Bassett dalla comune col pacchetto di forcine. Giacomo, irritato, a Bassett mentre passa)  Che c’è, Bassett?

BASSETT                  - (tenendo il minuscolo pacchetto per lo spago)  Le forcine per sua signoria. (va in camera)

GIACOMO                - Papà, ho un’idea. (sir Francis gli si avvicina) Non si potrebbero aggiustare le cose con un ricco matrimonio?

SIR FRANCIS          - No; è una cosa che non mi piace. Non credo che...

GIACOMO                - Ascolta, papà! La zia di Carlo Wykeham, donna Lucia de Alvadorez, viene oggi a colazione qui. E’ vedova.

SIR FRANCIS          - (dubbioso)  Vedova?

GIACOMO                - E milionaria.

SIR FRANCIS          - (con più speranza)  Milionaria?

GIACOMO                - Ed è... una donna affascinante.

SIR FRANCIS          - No, Giacomo; non potrei consigliarti di fare una cosa simile unicamente per amore del denaro.

GIACOMO                - No, papà, non io... Tu!

SIR FRANCIS          - Io, sfacciato che non sei altro ?! No, no! Non riprenderò mai moglie!

GIACOMO                - Non essere precipitoso. Ripensaci. Dov’è il tuo bagaglio?

SIR FRANCIS          - In albergo.

GIACOMO                - Vatti a cambiare. Fatti il più bello possibile e torna verso l’una. Ah... e metti un fiore all’occhiello.

CARLO                     - ( d. d. gridando) Senti, Giacomo! (entra in fretta con un telegramma in mano. Quasi urtandosi con sir Francesco)

GIACOMO                - (presentando)  Oh... Carlo Wykeham, mio padre.  (stretta di mano. Carlo guarda il telegramma)

SIR FRANCIS          - (ridendo, a Carlo)  Credevo che fossero i vigili del fuoco!  (Carlo ride)

GIACOMO                - Non dimenticare il fiore... ringiovanisce, un fiore all’occhiello!

SIR FRANCIS          - (prendendo il cappello, ecc... ) No, Giacomo: è meglio che tu venga a colazione con me all’albergo... (sta per uscire)

GIACOMO                - Non essere precipitoso, papà. Vedila, prima!

SIR FRANCIS          - (mettendosi il cappello)  E va bene: le daremo un’occhiata!  (esce dalla comune)

GIACOMO                - (a Carlo)  Beh, che succede?

CARLO                     - (porgendogli il telegramma)  Leggi!

GIACOMO                - (leggendo)  “Affari importanti. Non aspettarmi che fra qualche giorno. Lucia de Alvadorez.”  No!!!

CARLO                     - Non viene!

GIACOMO                - Ma deve venire! Telegrafa, telefona....

CARLO                     - Inutile, non ci sarebbe il tempo!  (va verso la finestra)

GIACOMO                - Ma le ragazze non rimangono, se non c’è lei! Come diavolo facciamo?

CARLO                     - (voltandosi verso Giacomo)  Eccole, stanno venendo!

GIACOMO                - Come facciamo, come facciamo?

FEDERICO               - (d. d. grida molto soddisfatto)  Giacomo, vieni a vedere!

GIACOMO                - (seccato) Che diavolo vuoi?  (va ed apre la porta della camera. Guarda lord B. stupito)  Perbacco! Splendido! Vieni qui, Carletto! Guarda!

CARLO                     - Che cosa?

GIACOMO                - Babbs... tua zia!

CARLO                     - Mia zia?

GIACOMO                - E’ la sola che hai: ti devi contentare. (lo spinge verso il centro e viene sul davanti a sinistra)

FEDERICO               - (d. d.)  Guardatemi!  (entra a sinistra. E’ vestito come una vecchia dama, con rigido abito di raso nero con grande fichu di pizzo bianco fermato da una grossa spilla con cammeo. Le estremità del fichu pendono sul petto. Mezzi guanti di seta nera. Parrucca bruna non troppo scura. Cuffia di pizzo nero guarnita di rose rosse e nastri cuciti in modo da tener ferma la parrucca. Ventaglietto di seta nera sospeso al polso mediante un nastro. Sottoveste nera con bretelle di elastico incrociate sul dorso e abbottonate davanti come quelle dei calzoni. I calzoni debbono essere rivoltati sulla caviglia in modo da non apparire sotto alla gonna. Si vedranno solo le scarpe di cuoio nero, maschili. Si ferma per farsi ammirare)  Eh? che ne dite?  (avanza fra i due. Giacomo e Carlo ammirano l’abito)

GIACOMO                - Una meraviglia!  (bussano alla porta)

FEDERICO               - Chi è?

GIACOMO                - Le ragazze!

FEDERICO               - Le ragazze?

GIACOMO                - La zia di Carlo non può venire.

FEDERICO               - Ah, no? Beh, vado a svestirmi. (si avvia. I due lo afferrano ciascuno per un braccio)

GIACOMO                - No: se ti svesti le ragazze non rimarranno.

FEDERICO               - Non rimarranno? Che c’entra?

GIACOMO                - Tu devi essere la zia di Carlo.

FEDERICO               - Iiiio? (si svincola)  Ah, no!  (fa un balzo indietro, gli altri due lo raggiungono. Lo afferrano mentre Federico scivola. Lo mettono a sedere nella poltrona a sinistra. Entra Bassett. Giacomo va incontro alle ragazze. Carlo rimane a sinistra di Federico in modo da nasconderlo alla vista di chi entra. Federico si alza due volte e due volte è respinto a sedere da Carlo)

GIACOMO                - Falle entrare, Bassett!

                                   (Bassett apre la comune introducendo Kitty ed Amy. Questa porta dei fiori avvolti in carta velina. Bassett va in camera)

GIACOMO                - Eccovi di ritorno! Sono molto lieto!

KITTY                       - Sì, abbiamo perso più tempo di quanto credevamo, ma Amy ha voluto prendere dei fiori per la zia di Carlo. E’ arrivata?

GIACOMO                - Sì, eccola!(presentando)  Donna Lucia, la signorina Spettigue.  (Federico sorride nervosamente e guarda altrove. Amy si inchina) ... la signorina Verdun... Donna Lucia de Alvadorez, la zia di Carlo.  (Federico c. s. Kitty si inchina. Dopo la presentazione Giacomo va in fretta dietro a Federico a destra. Breve pausa. Sottovoce)  Avanti, di’ qualche cosa!

FEDERICO               - (le fissa per un momento, poi con voce stridula che si spezza) Molto... (con voce profonda) ... molto... (voce normale) ... molto lieta, mie care!

KITTY                       - Il piacere è nostro, donna Lucia. Eravamo già venute prima, ma non eravate ancora arrivata.

AMY                          - Abbiamo portato i fiori.  (glieli dà)

FEDERICO               - Oh, grazie.  (li tiene goffamente come uno scettro. Amy raggiunge Carlo)

KITTY                       - Spero che il viaggio da Londra non vi abbia stancata troppo.

FEDERICO               - (voce maschile, dimenticandosi) Oh, tutt’altro; è stato carino.  (Kitty si volta. Giacomo, non visto da lei, dà un pugno a Federico. Federico in fretta, con voce sottile) ... piacevolissimo, volevo dire.  (Kitty si volta, gli sorride, poi va a raggiungere Carlo ed Amy. Federico piano a Giacomo)  Che diavolo devo fare con questi?

GIACOMO                - Mettiteli davanti.

                                   (Federico si mette i fiori nell’abito, sbottonando il bottone centrale per farceli stare. Poi, siccome gli arrivano all’altezza degli occhi, li divide e guarda attraverso ad essi. Bassett rientra, si avvicina a lord B. per dirgli qualche cosa ma vede i fiori e non riesce a parlare. Federico gli strizza l’occhio. Bassett si volta in fretta per nascondere il sorriso)

AMY                          - (a Carlo)  Sembrate preoccupato signor Wykeham. State poco bene?

CARLO                     - No, no. Sono ansioso, vorrei...

GIACOMO                - (venendogli in aiuto) E’ un po’ commosso: è la prima volta che vede sua zia!  (piano a Federico)  Perchè non dici qualcosa?

FEDERICO               - (piano)  Che accidenti devo dire?

GIACOMO                - Parla del tempo...

FEDERICO               - (forte)  Che bella giornata!

KITTY                       - Magnifica!

AMY                          - Davvero splendida!

BASSETT                  - Questi studenti sono capaci di tutto!  (esce dalla comune)

FEDERICO               - (piano a Giacomo)  Mi hai messo in una posizione terribilmente falsa!

AMY                          - (si avvicina a Federico. Gli toglie i fiori)  Volete che li metta in fresco per voi, donna Lucia? Come vedete, qualche volta abbiamo bel tempo anche noi nella nostra povera vecchia Inghilterra!  (torna verso Kitty chesi guarda attorno per trovare un portafiori. Lo trova su un mobile, lo porta sulla tavola e dispone i fiori. Carlo va accanto a Federico)

FEDERICO               - (a Giacomo)  Che avrà voluto dire?

GIACOMO                - E’ chiaro: tu sei straniera...

FEDERICO               - Straniera! Come hai detto che mi chiamo?

GIACOMO                - Donna Lucia de Alvadorez.

FEDERICO               - E di che paese sono? Irlandese?

CARLO                     - No, inglese, ma all’estero hai sposato un portoghese.

GIACOMO                - Vedova.

CARLO                     - Proveniente dal Brasile.

GIACOMO                - Milionaria.

FEDERICO               - E bambini ne ho?

CARLO                     - Ma no, stupido!  (gli dà un calcio)

FEDERICO               - (stropicciandosi la gamba)  Bisogna pure che lo sappia, no?

                                   (Bassett apre la comune ed entra con un vassoio. Kitty va a sinistra col vaso dei fiori. Bassett mette il vassoio sulla tavola. Carlo lo aiuta a portare la tavola più in avanti. Bassett prende tre sedie e ne colloca due ai lati della tavola ed una a capotavola di sinistra. Continua a disporre ciò che occorre sulla tavola volgendo le spalle al pubblico. Tutto questo si svolge durante il dialogo seguente)

FEDERICO               - Beh, ora posso andare avanti. Sì, è un tempo magnifico, per l’Inghilterra.

KITTY                       - (stupita)   Sì, davvero.

AMY                          - (stupita, come Kitty)  Sicuro!  (va ad aiutare Bassett)

FEDERICO               - (piano, a Giacomo) Devo accompagnarle in giardino?  (si alza. Gli altri due lo respingono violentemente a sedere)

GIACOMO                - No, questo lo facciamo noi. Rimani seduto.

KITTY                       - (avvicinandosi a Federico)  Certo Oxford deve essere completamente nuovo per voi, donna Lucia: ma a me è un luogo simpaticissimo qualunque tempo faccia. Amy ed io vi faremo vedere ciò che c’è d’interessante in questa città.

FEDERICO               - Ne sarò felicissima.

KITTY                       - Vi fermate fino a domani, non è vero?

FEDERICO               - (piano a Giacomo)  Mi fermo fino a domani?

GIACOMO                - (in fretta, all’orecchio di Federico)  No!

FEDERICO               - (spaventato, forte a Kitty)  No!

KITTY                       - (spaventata a sua volta)  Ah!  (va ad aiutare per la tavola)

AMY                          - Ma sì, dovete rimanere!  (va da Kitty)

CARLO                     - Purtroppo mia zia non potrà fermarsi oltre stasera.

FEDERICO               - (accavallando le gambe) Capirete, è la mia giornata di bucato!

CARLO                     - (gli tira giù il ginocchio e raggiunge le ragazze)  Ha tante cose da fare in città...

GIACOMO                - Legali... obbligazioni...

FEDERICO               - Già, già, obbligazioni, calzoni... (Giacomo gli dà un pugno)  Tutte cose importantissime.

AMY                          - (riavvicinandosi)  Peccato! Avevamo tanto desiderio di stare un po’ con voi...

FEDERICO               - Davvero, cara?  (le prende una mano)

AMY                          - Il signor Wykeham ci ha tanto parlato di voi che non vedevamo l’ora di conoscervi.

FEDERICO               - Proprio? Siete molto carina!  (le passa un braccio attorno alla vita)

                                   (Carlo tira via il braccio di Federico, questi lo rimette, Carlo lo tira via di nuovo)

AMY                          - Vi è tanto riconoscente. Dice sempre che vi deve tutto!

FEDERICO               - (sorride a Carlo, poi a Amy) Era mio dovere preoccuparmi del benessere della creatura del mio povero fratello... (Carlo fa cenni disperati a Giacomo perchè venga in aiuto)

GIACOMO                - (piano, in fretta, a Federico)  Sorella, imbecille!

FEDERICO               - (agitato)  Sorella imbecille... hum... l’orfana di mia sorella e di mio cognato.

GIACOMO                - (c. s.)  Maschio! Maschio!

FEDERICO               - (c. s.) L’orfano!  (piano a Giacomo) A momenti dirò che erano due gemelli.  (Bassett, che frattanto ha finito di preparare, esce dalla comune)

AMY                          - Siete straordinariamente buona.

FEDERICO               - Lo credete, cara?

AMY                          - Vi si legge in viso.

FEDERICO               - No!

AMY                          - (ridendo)  Bisogna che un giorno vi apra il mio cuore. (guarda verso Carlo)

FEDERICO               - Che cara piccina!

AMY                          - Non vi dispiace che vi parli così?

FEDERICO               - Cara, siete una deliziosa bambina alla quale credo che mi affezionerò molto presto.  (agita la mano verso Carlo al disopra della testa di Amy)  E mi direte tutto quel che vorrete, quando mi conoscerete meglio.  (piano a Giacomo)  Come ti pare che vada?

AMY                          - (alzandosi)  Mi sembra di conoscervi già da tanti anni!

                                   (lo bacia leggermente sulla fronte poi va a raggiungere Kitty alla finestra e le siede accanto. Carlo va verso lord B. Lui e Giacomo lo minacciano con i pugni mentre lui sorride. Quindi i due raggiungono le ragazze)

FEDERICO               - Sono gelosi. Mi dispiace, ma è stata una cosa tanto carina!

BASSETT                  - (entrando in fretta)  Scusino se disturbo. Dal portinaio c’è il signor Spettigue che domanda delle signorine.  (costernazione generale. Tutti si alzano)

I DUE GIOVANI e KITTY – (insieme)  Il signor Spettigue!

AMY                          - Lo zio!

GIACOMO                - (volgendosi a Kitty)  Ma non era a Londra?

KITTY                       - Oh, signor Chesney, mandatelo via!  (bussano alla porta. Bassett va ad aprire la porta della camera da letto. Le ragazze e Giacomo vi entrano seguite da Bassett. Federico cerca di saltare la finestra ma Carlo lo rimette a terra)

FEDERICO               - (dibattendosi)  Ma che devo fare? Che devo dire?

CARLO                     - Non ti muovere! Digli quel che ti pare; basta che te ne liberi!  (va in camera da letto. Bussano ancora. Lord B. si tira giù la gonna, congiunge le mani in grembo e aspetta, in centro di faccia alla porta)

SPETTIGUE              - (è un agiato avvocato sui 55 anni, piuttosto robusto. Entra dalla comune, col cappello in testa, irritatissimo)  Perchè nessuno viene ad aprire?

FEDERICO               - (subitamente aggressivo)  Che cosa volete?

SPETTIGUE              - Voglio vedere il signor Chesney.

FEDERICO               - Dove avete preso quel cappello? Levatevelo!  (Spettigue si leva il cappello, va verso la sedia e sta per sedersi. Federico, voltandosi) Non vi sedete! Io sono in piedi e non vi ho invitato a sedervi!

SPETTIGUE              - Lasciamo andare. Voglio vedere subito il signor Chesney.

FEDERICO               - E’ impossibile. Non è presente. Io sono la sola persona presente.

SPETTIGUE              - (venendo in centro)  Ma il portinaio mi ha detto che due signorine -mia nipote e la mia pupilla- sono qui.

FEDERICO               - Vi dico che io sono l’unica signorina presente.

SPETTIGUE              - E lui mi ha detto che le ha viste entrare.  (dicendo “entrare” batte sulla sommità del cappello)

FEDERICO               - E non vi ha detto che le ha viste uscire? (dicendo “uscire” batte due volte con il ventaglio sul cappello)

SPETTIGUE              - (gridando)  No! Saranno andate in giardino!  (va verso la finestra)

FEDERICO               - (trattenendolo)  No!

SPETTIGUE              - Dove saranno andate, dunque?

FEDERICO               - (voce maschile)  Probabilmente in città!  (si riprende, con voce sottile) Ora che avete avuto tutte le informazioni possibili, visto lo stato in cui siete....

SPETTIGUE              - Signora!

FEDERICO               - Vergognoso, per non dire altro! Da dove venite?

SPETTIGUE              - Che intendete dire? Sono adirato, ma non sono affatto ubriaco.

FEDERICO               - Non si direbbe.  (va a sedere accanto alla scrivania e prende un libro)

SPETTIGUE              - (va verso di lui)  Domando scusa. Buon giorno.  (si mette il cappello e si volta per andare via. Quando è in mezzo alla scena, Federico gli butta dietro il libro facendogli cadere il cappello. Spettigue rimane sconcertato  e va a raccogliere il cappello)  Avete visto qualcosa che ha colpito il mio cappello?

FEDERICO               - (impassibile)  Come dite?

SPETTIGUE              - (torna indietro e gli mostra il cappello)  Avete visto qualcosa che ha colpito il mio cappello?

FEDERICO               - (batte il cappello col ventaglio. Spettigue esce adirato dalla comune. Le ragazze rientrano seguite dai giovani)

KITTY                       - (andando verso Federico)  Siete stata un tesoro!  (Amy la raggiunge e tutte e due baciano Federico)

CARLO                     - (a Giacomo)   Ma guardalo!

GIACOMO                - Gli do un pugno sul naso, se lo fa di nuovo!  (bussano alla porta, Bassett entra dalla camera. Giacomo a Carlo)  Questo è mio padre!  (a Federico)  Attenzione: mio padre.

FEDERICO               - Dimmi: ho qualche parentela con lui?

GIACOMO                - No: sei la zia di Carlo, venuta dal Brasile.

FEDERICO               - Brasile? E dov’è?

GIACOMO                - Sai... è quel paese da dove vengono le noccioline.  (Federico siede alla sinistra della scrivania. Carlo si mette alla sua sinistra, nascondendosi alla vista di chi entra. Bassett apre la comune. Entra sir Francis in abito chiaro: all’occhiello ha un garofano rosso scuro. Giacomo presenta le due ragazze. Complimenti a soggetto. Poi sir Francis dà cappello e bastone a Bassett che va a portarli in camera. Kitty e Amy si siedono)

SIR FRANCIS          - (a Giacomo)  Dunque, è arrivata?

GIACOMO                - Sì, sì. Carlo, presenta tua zia.

CARLO                     - Donna Lucia de Alvadorez, sir Francis Chesney, padre di Giacomo.

FEDERICO               - Molto lieta, sir Francis.

SIR FRANCIS          - (distrattamente)  Fortunatissimo.

FEDERICO               - Sono la zia di Carlo, proveniente dal Brasile, il paese da cui vengono le noccioline.  (Carlo gli dà un calcio. Federico si massaggia la gamba. Carlo va a raggiungere le ragazze e si siede accanto a loro a sinistra)

SIR FRANCIS          - (piano, a Giacomo)  Giacomo...

GIACOMO                - (avvicinandosi in fretta)  Che vuoi, papà?

SIR FRANCIS          - Questa è la signora?

GIACOMO                - (che ha dimenticato completamente il suo precedente suggerimento)  Eh?  Sì.

SIR FRANCIS          - Ah, no, perbacco!  (si volta per andare a prendere il suo cappello)

GIACOMO                - (afferrandogli il braccio)  Non te ne andare!  (va in fretta da Federico e gli dice rapidamente)  Avanti. Carlo ti ha detto tutto di lui.

FEDERICO               - (ripete a pappagallo)  Avanti. Carlo ti ha detto tutto di lui.

GIACOMO                - (sussurra)  No, no!  Mio nipote Carlo...

FEDERICO               - (a sir Francis)  Mio nipote Carlo mi ha tanto parlato di voi...

GIACOMO                - (c. s.) ... nelle sue lettere...

FEDERICO               - ... nelle sue lettere.

SIR FRANCIS          - Sono molto grato al signor Wykeham, ma io l’ho visto oggi per la prima volta.

GIACOMO                - Carlo ti conosce da quello che gli ho sempre raccontato io; ti ho descritto con una fedeltà fotografica.

FEDERICO               - Sicuro: Giacomo è un ottimo fotografo.  (sir Francis va a posare i guanti sulla credenza)

GIACOMO                - (rapidamente a Federico)  Ricordati che sei appena arrivata in Inghilterra e che prima di oggi non avevi mai visto Carlo.

FEDERICO               - Perchè non me lo hai detto prima, che il diavolo ti porti!  (rientra Bassett)

SIR FRANCIS          - Giacomo!  (Giacomo si avvicina. Piano)  E’ proprio impossibile!

GIACOMO                - Che cosa?

SIR FRANCIS          - Ma guardala!

GIACOMO                - (a un tratto si ricorda)  Dio mio!  (si riavvicina a Federico)

BASSETT                  - La colazione è servita, signore.  (va a posare un piatto coperto sulla tavola. Carlo accompagna le ragazze a tavola)

GIACOMO                - (piano a Federico)  Accompagna mio padre; e stai attento a quello che dici.  (a sir Francis)  Papà, vuoi dare il braccio a donna Lucia?  (Bassett prende le sedie e le dispone vicino alla tavola)

SIR FRANCIS          - (a Federico) Permettete, donna Lucia? (Federico si alza, prende il braccio di sir Francis e va a  capotavola a destra. Giacomo prende la sedia che è a sinistra della scrivania per Federico, poi va a sedere all’angolo a destra. Kitty è vicina a lui. Amy siede all’estremità a sinistra. Carlo è vicino a lei)

FEDERICO               - Volete accomodarvi vicino a me, sir Francis?

SIR FRANCIS          - Con molto piacere.  (siede in centro volgendo le spalle al pubblico)  Avete viaggiato molto?

FEDERICO               - Oh, sì, moltissimo. (Bassett, senza farsi scorgere, cerca lo champagne)

CARLO                     - (servendo Federico) Donna Lucia... (si corregge in fretta)  Zia, un po’ di maionese?

FEDERICO               - Grazie.

CARLO                     - Signorina Spettigue?

AMY                          - Volentieri.

CARLO                     - Signorina Verdun?

KITTY                       - Sì, prego.

FEDERICO               - (a sir Francis)  Che bel fiore!

SIR FRANCIS          - Mi permettete di offrirvelo?  (lo offre)

FEDERICO               - Grazie.  (prende il fiore, lo guarda e se lo mette davanti)

KITTY                       - Avete degli alloggi molto graziosi qui, signor Chesney.

GIACOMO                - Sì, non c’è male.

AMY                          - Oh, sono tanto carini! Non trovate, sir Francis?

SIR FRANCIS          - Oggi più del solito.

GIACOMO                - Bassett, apri lo champagne.

BASSETT                  - Ma... non lo trovo, signore. (Kitty, Amy e sir Francis parlano insieme)

GIACOMO                - Come, non lo trovi? Carlo, sai dove sono le bottiglie? (si alza e guarda dovunque)

CARLO                     - No!  (si alza e guarda anche lui dietro alle tende) Non le avevi messe in ghiaccio?

FEDERICO               - (batte sulla tavola col cucchiaio. Tutti lo guardano)  Che succede? Che state cercando?

GIACOMO                - Lo champagne, donna Lucia.

FEDERICO               - Come, non ne avete? Avevo immaginato che avreste dimenticato qualche cosa; perciò ho portato io qualche bottiglia. Guardate nella mia valigetta, Bassett.  (Giacomo guarda male Federico, poi torna a tavola e siede. Anche Carlo torna a sedere. Tutti parlano e ridono. Bassett prende il vino dalla valigetta e mette una bottiglia in mezzo alla tavola, altre tre sulla credenza e rimane a sinistra durante le battute seguenti)

SPETTIGUE              - (entra dalla comune col cappello in testa)  Ah!  (tutti guardano. Breve pausa di imbarazzo, poi tutti si alzano)

AMY                          - Zio!

TUTTI                        - Signor Spettigue!

SPETTIGUE              - (è rimasto vicino alla porta)  Avevo ragione; invece quella vecchia pazza mi ha detto che non c’erano!

GIACOMO                - (va a porgere la mano a Spettigue il quale lo ignora)  Signor Spettigue!  (rimane con la mano tesa)

SPETTIGUE              - Non vi permettete di rivolgermi la parola, signore!  (Giacomo indietreggia di un passo)  (alle ragazze)  Così approfittate della mia assenza!

GIACOMO                - (fa di nuovo un passo in avanti)  Signor Spettigue!

SPETTIGUE              - Vi ho detto di non rivolgermi la parola! Non ho alcun desiderio di discutere con voi!

CARLO                     - (a Spettigue) Permetteteci di spiegarvi...

SPETTIGUE              - Io ho da fare con quel signore, non con voi.

FEDERICO               - Ma se non volete ascoltare nessuno dei due!

SPETTIGUE              - Non vi immischiate, signora.

FEDERICO               - Dove avete preso quel cappello? Levatevelo!  (Spettigue esegue)

SIR FRANCIS          - Devo farvi osservare che siamo in presenza di signore...

SPETTIGUE              - Disapprovo la loro presenza e chiedo che vengano via con me.

GIACOMO                - Potremo discutere su questa faccenda in un momento più opportuno.

FEDERICO               - Un’ottima idea: può tornare più tardi.

SPETTIGUE              - Voi siete una vecchia pazza; e debbo pregarvi di non intervenire. Andiamo, ragazze.  (Amy e Kitty fanno un passo. Federico le ferma)

SIR FRANCIS          - Signore, non potete fare quest’affronto agli amici del signor Wykeham.

SPETTIGUE              - Non li conosco. Non li conosco!

SIR FRANCIS          - Wykeham, presentatemi.

CARLO                     - Signor Spettigue, sir Francis Chesney.

SIR FRANCIS          - Giacomo Chesney è mio figlio, e questa signora...

FEDERICO               - Vi prego di non presentarmi. Sono già stata abbastanza insultata da questo vecchio imbe... da questo individuo.

SPETTIGUE              - Io posso dire soltanto questo: che sono seccatissimo di trovare –tornando in anticipo da Londra-  mia nipote e la mia pupilla che fanno colazione, senza il mio permesso, con questi giovanotti.

SIR FRANCIS          - Per essere presentate alla zia del signor Wykeham!

SPETTIGUE              - (con leggero scherno)  Davvero?!

SIR FRANCIS          - C’è poco da dire “davvero”, signore! Ripeto che sono venute per essere presentate alla zia del signor Wykeham.

SPETTIGUE              - Per me, questo non conta.

SIR FRANCIS          - Per me, invece, conta moltissimo. Perciò permettetemi di presentarvi donna Lucia de Alvadorez.

SPETTIGUE              - (fra sè)  Donna Lucia!!

SIR FRANCIS          - (continua la presentazione) Il signor... (piano a Giacomo)  Come diavolo si chiama?

GIACOMO                - Spettigue.

SIR FRANCIS          - Spettigue.  (Carlo va dietro alla tavola, Amy lo raggiunge e si siede di nuovo. Sir Francis va a destra di Kitty)

SPETTIGUE              - (fra sè)  La celebre milionaria!  (forte)  Onoratissimo!

FEDERICO               - Piacere. Sono la zia di Carlo, proveniente dal Brasile, il paese da cui vengono le noccioline.

SPETTIGUE              - (a Federico)  Vi prego di scusarmi... sono spiacente... infinitamente spiacente...

GIACOMO                - (piano a Federico)  Su, ora invitalo a colazione.  (riaccompagna Kitty a tavola, poi incomincia ad aprire lo champagne)

FEDERICO               - (a Spettigue)  Dio mio, vi ho trovato molto sgarbato, ma dal momento che chiedete scusa...

SPETTIGUE              - Oh, un milione di scuse!

FEDERICO               - Rimanete a colazione con noi, non è vero?

SPETTIGUE              - (porge a Bassett, che si è avvicinato, cappello e ombrello. Bassett va a portarli in camera)  Se lo desiderate... e se sono perdonato!

FEDERICO               - Perdonato? Tenete, accettate questo come pegno di pace.  (gli dà il garofano di sir Francis)

SIR FRANCIS          - (fra sè)  Il mio fiore!  (va ad offrire il braccio a Federico)  Permettete, donna Lucia.

SPETTIGUE              - No, permettete a me. (offre il braccio. Federico esita, guarda l’uno e l’altro poi sceglie il braccio di Spettigue. Sir Francis scosta la sedia di Federico dalla tavola, per farlo sedere. Spettigue che si è avvicinato, vuol togliere la sedia a sir Francis. Lottano mentre Federico posa le mani sulla tavola e siede, ma siccome i due continuano a lottare, Federico cade in terra. Tutti si alzano, gridando).

SIPARIO

ATTO SECONDO

L’esterno dell’alloggio di Giacomo. In fondo, parte del collegio e di fianco una porta –la

comune-  su cui è scritto “Giacomo Chesney”. A destra un’arcata. Viali a destra e a

sinistra. Alberi, cespugli di rose ecc... Tavoli, sedie. Tre poltrone. cuscini.

(Al levar del sipario Bassett esce dalla comune portando un vassoio col necessario per fumare e va a posarlo sul tavolino. Accomoda le poltrone.)

BASSETT                  - Per adesso andiamo benone. Non c’è dubbio. E’ una magnifica vecchia signora. Un po’ bizzarra forse, di aspetto; ma ce ne sono tante più bizzarre di lei!  (dispone cuscini sulle poltrone)  Ne conosco io qualcuna, peggiore. E che occupa un’alta posizione in società.  (va a prendere le sigarette ecc... e porta tutto sul tavolino in centro)  Tutti e due i signori anziani le hanno messo gli occhi addosso. Se sapessero!... Credo che sir Francis sia il favorito, quantunque il vecchio Spettigue... (ride. Entra Giacomo dalla comune)

GIACOMO                - (venendo avanti)  Di che stai ridendo?

BASSETT                  - Scusi, signore... Stavo pensando a una vecchia zia...

GIACOMO                - Come?

BASSETT                  - Ad uno zio, volevo dire.

GIACOMO                - Pensa ai fatti tuoi e vai a prendere il tè. Hai capito? Il tè!

BASSETT                  - Il tè, sissignore.  (va verso l’uscita)

GIACOMO                - E lo servirai qui.

BASSETT                  - (si volta, stupito)  Qui?

GIACOMO                - Sì, e non guardarmi in quel modo. Ho avuto un permesso speciale.

BASSETT                  - Oh, scusi.  (esce dall’arcata e poi dalla comune)

GIACOMO                - (a Carlo che entra)  Caro mio, credo che il peggio sia passato. Babbs mi ha fatto rizzare i capelli due o tre volte, a tavola; quel modo di servirsi come se non avesse mangiato da tre mesi!  (Carlo siede a destra del tavolino)  Ho un appuntamento qui con Kitty, perciò sei pregato di levarti dai piedi!

CARLO                     - Ma anch’io ho un appuntamento qui con Amy.

GIACOMO                - Abbiamo scelto lo stesso luogo, accidenti! Ora come facciamo?

CARLO                     - (si alza)  L’alloggio è tuo...

GIACOMO                - Sì, ma tu sei mio ospite.  (vede Kitty che viene da sinistra)  Eccola!  (fa cenno a Carlo di andare via. Kitty entra da sinistra)

KITTY                       - Oh, signor Chesney, siete qui!

GIACOMO                - Sì, ecco, aspettavo... Temevo che non veniste.  (Kitty guarda Carlo. Giacomo, piano a Carlo)  Perchè non te ne vai?  (entra Amy da destra)  Non hai un po’ di tatto?

CARLO                     - (piano)  E come faccio con Amy?

AMY                          - Oh, signor Wikeham, siete qui?

CARLO                     - (andandole incontro)  Sì, stavo venendo... stavo aspettando... Sono qui!

GIACOMO                - (piano a Kitty) E’ una bella noia!  (pausa)  A proposito, Carlo, hai fatto vedere tutto il giardino alla signorina Spettigue?

CARLO                     - Sì, Giacomo, lo abbiamo girato due o tre volte...

GIACOMO                - (dopo una pausa, ad Amy)  Bel giardino, vero?

AMY                          - Sì, mi pare.

GIACOMO                - Vi pare?  (passa dietro a loro sospingendoli verso sinistra) Oh, ma non ne avete visto neanche la metà... Carlo, la signorina Spettigue non ha visto che la metà del giardino. Accompagnala. Falle vedere le rose, le margherite, i cavoli e tutto.

CARLO                     - Ma...

GIACOMO                - Non dimenticate, signorina Spettigue, che il tè viene servito qui fra mezzora.

AMY                          - (divertita)  Non lo dimenticheremo, signor Chesney.

CARLO                     - (piano a Giacomo)  Ma Giacomo, ci sono altri in giardino, ed è un tale tormento per me vedere Babbs...  (Kitty siede vicino al tavolino)

GIACOMO                - (piano)  Il giardino è grande: tieniti lontano da loro!  (Carlo e Amy escono da sinistra. A Kitty)  Finalmente soli!  (siede)

KITTY                       - Non vi pare di essere stato un po’ egoista, mandandoli via in questo modo?

GIACOMO                - Saranno contentissimi di stare insieme, soli; io invece non riesco a stare cinque minuti con voi senza che qualcuno venga a disturbare. Mi scuso per avervi così trascurata a tavola...

KITTY                       - Ma no; ho capito benissimo. (si alza e va verso sinistra)  Abbiamo trascorso il tempo molto piacevolmente, ma ora...

GIACOMO                - Ora...?

KITTY                       - Credo sia meglio che me ne vada.

GIACOMO                - Adesso? Dio mio, no!

KITTY                       - Perchè?

GIACOMO                - Prima che vi abbia parlato? Cara signorina Verdun... Kitty... (le si avvicina rapidamente e sta per metterle un braccio intorno alla vita. Kitty si volta e guarda. Giacomo interrompe il suo gesto)  Non volete accomodarvi?  (le porge una poltrona, Kitty siede)  Debbo dirvi una cosa importante...

KITTY                       - Proprio?

GIACOMO                - (sedendo)  Sì... signorina Verdun... Kitty... Cara Kitty. (sta per prenderle la mano. Da sinistra entra sir Francis)

SIR FRANCIS          - Oh, scusatemi... (Giacomo si scosta. Kitty si alza) No, non voglio disturbarvi. Volevo dire solo una parola a Giacomo.

KITTY                       - Allora vado in giardino  (guarda Giacomo) a vedere le rose, le margherite, i cavoli e tutto.  (esce da sinistra)

GIACOMO                - (contrariato)  Cosa c’è, papà? Qualcosa di importante?

SIR FRANCIS          - (va a sedere)  Sì, Giacomo.

GIACOMO                - Di che si tratta?  (siede)

SIR FRANCIS          - Sai che sono pronto a fare qualunque cosa per darti una buona posizione.

GIACOMO                - Ne sono convinto, papà.

SIR FRANCIS          - Ho riflettuto ed ho deciso di seguire il tuo consiglio e di riprendere moglie... una donna ricca.

GIACOMO                - Ho capito. Hai trovato una bella signora, giovane e...

SIR FRANCIS          - (interrompendolo)  No, Giacomo, non è bella e nemmeno giovane, ma molto ricca e questa è la sola cosa che mi interessa, in questa circostanza.

GIACOMO                - Bene, allora. Se sei soddisfatto della tua scelta...

SIR FRANCIS          - Devo essere grato a te per l’indicazione.

GIACOMO                - A me? Per quale indicazione? Chi è? Come si chiama?

SIR FRANCIS          - Donna Lucia de Alvadorez.

GIACOMO                - Cooosa?  (si alza)  Dio mio! (si volge verso sir Francis)  Ma è impossibile, papà!

SIR FRANCIS          - (alzandosi)  Ma se me lo hai suggerito tu stesso!

GIACOMO                - Ma... Ma no, non puoi!

SIR FRANCIS          - Non posso?! Perché? C’è forse qualcosa da dire sul conto della signora?

GIACOMO                - No, ma... non devi... non puoi!  (cercando una scusa)  Sei troppo... No, non puoi gettarti via così!

SIR FRANCIS          - Non dire altro. Vedi, se fosse stata giovane e bella, non avrebbe badato a me. Invece, mi lusingo di esserle piaciuto; e quanto al vecchio Spettigue, malgrado la corte che le fa, non credo che abbia nessuna possibilità.

GIACOMO                - (inorridito)  Il vecchio Spettigue... le fa la corte.... E’ orribile!

SIR FRANCIS          - (andando verso l’arcata)  Perciò augurami buona fortuna, Giacomo!

GIACOMO                - Non essere precipitoso; pensaci ancora!

SIR FRANCIS          - “Pensaci ancora”! Non è così che fa la corte un soldato! Vado in camera tua a prendere un bel bicchiere di champagne per essere all’altezza!  (via in casa)

CARLO                     - (entra di corsa da sinistra, gridando)  Giacomo, Giacomo! Devi andare a parlare a Babbs. Si comporta in modo scandaloso. Mi ha portato via Amy e passeggia in giardino con lei!

GIACOMO                - Questo è niente in confronto a quello che sta succedendo qui!  (si sente il rumore di un tappo che salta, nell’appartamento)  Hai sentito?

CARLO                     - Che cosa è stato?

GIACOMO                - E’ mio padre che è andato a prendere un bel bicchiere di champagne “per essere all’altezza”!

CARLO                     - All’altezza di che cosa?

GIACOMO                - Per avere il coraggio di fare una dichiarazione a Babbs, ecco tutto.

CARLO                     - (gemendo)  Lo avevo previsto che sarebbe successo qualcosa! Ora si verrà a scoprire tutto e sarà un disastro.

GIACOMO                - Te la prendi con me? E’ tutta colpa di quella pasticciona di tua zia che ha cambiato idea e ci ha messo nei pasticci!  (cammina avanti e indietro)  La strozzerei, parola mia!

CARLO                     - E ora che si fa?

GIACOMO                - Dobbiamo cercare Babbs e avvertirlo.

CARLO                     - Cercare Babbs... Ma, Giacomo...

GIACOMO                - Tu vai da una parte e io dall’altra del giardino, finchè lo abbiamo trovato. Vieni, andiamo...  (via.  Rientra sir Francis, a sinistra; Spettigue dall’arcata. Al centro si voltano)

SIR FRANCIS          - Cercavate... qualcuno ?

SPETTIGUE              - (con indifferenza)  No.

SIR FRANCIS          - Avete bisogno di qualche cosa?  (prende una sigaretta dalla scatola)

SPETTIGUE              - No... Bella giornata, vero? Avete visto il giardino? E’ veramente bello. Dovreste dargli un’occhiata... prima di andarvene.

SIR FRANCIS          - Lo farò volentieri... (accende la sigaretta)  ...prima di andarmene. Una sigaretta?

SPETTIGUE              - No, grazie. Non fumo.  (fra sè)  Perché non se ne va? (guarda l’orologio e sempre fra sé)  Mi aveva promesso di trovarsi qui dopo dieci minuti ed il tempo è passato... è passato. (va verso l’arcata)

SIR FRANCIS          - (siede)  Beh, dal momento che non fumate...

SPETTIGUE              - Oh, non mi dà fastidio... Affatto!

SIR FRANCIS          - Forse fareste bene a raggiungere le signore in giardino. Potrebbe sembrare scortese che nessuno di noi rimanga con loro...

SPETTIGUE              - Già, forse.  (fra sé)  Dev’essere in giardino.  (esce in fretta. Sir Francis si alza e va verso l’arcata)

GIACOMO                -(entrando)  Hai visto donna Lucia, per caso?

SIR FRANCIS          - No, Giacomo.

GIACOMO                - (fra sé)  Meno male!

SIR FRANCIS          - La sto aspettando. Ho appuntamento con lei. Non te l’ho detto prima, Giacomo, ma dovrebbe venire. (guarda l’orologio)  Anzi, dovrebbe essere già qui... Vattene, vattene, svelto!

GIACOMO                - Ora che ci penso, l’ho vista un momento fa.

SIR FRANCIS          - Ah, e dove?

GIACOMO                - In giardino.

SIR FRANCIS          - In giardino!  (attraversa in fretta)  Santo Dio, ci ho mandato proprio il vecchio Spettigue!  (esce a sinistra)

GIACOMO                - Babbs non c’é: ma dove diavolo sarà andato?  (entra Carlo, avvilito)  Lo hai trovato?

CARLO                     - No. E tu?

GIACOMO                - Macché! E l’ho cercato dappertutto...

CARLO                     - Il peggio è che si é portato con sé Amy! E’ il colmo!

GIACOMO                - Se mi viene tra le mani lo faccio a pezzi, quell’animale!

CARLO                     - (guardando verso destra)  Eccolo! Guarda!  (Federico ed Amy entrano da destra a braccetto)

AMY                          - (andando da Carlo)  Oh, signor Wikeham, siete qui! Credevate di averci perduto?

CARLO                     - (muovendo con lei verso il centro)  Lo credevo proprio!

GIACOMO                - (piano a Federico)  Dove sei stato con quella ragazza, brutto cretino?

FEDERICO               - In nessun posto.  (fa per muoversi)

GIACOMO                - Fermati. Ho da dirti qualche cosa.

FEDERICO               - Ah, sì?  (cammina per la scena dando calci coi talloni alla sottana)

GIACOMO                - Carlo, la signorina Spettigue ha visto la cappella?  (piano a Carlo)  Portala via, mentre io parlo con Babbs.  (forte)  Dovete vederla, signorina. E’ molto carina, la cappella.     (Amy e Carlo escono)

GIACOMO                - Che cosa sarebbe questo scherzo?

FEDERICO               - Che scherzo?

GIACOMO                - Avevi promesso di aiutarci!

FEDERICO               - E non è quello che sto facendo?

GIACOMO                - Lo stai facendo? Tu dovevi occuparti solo dei due vecchi e invece... Senti, voglio metterti in guardia.

FEDERICO               - In guardia? Grazie tante!

GIACOMO                - Sì! Mio padre intende farti una dichiarazione. Una vera proposta di matrimonio.

FEDERICO               - Ma va’! Questa è bella.  (all’improvviso)  Bada che non lo sposerò in nessun caso, neanche per essere utile. Impiccati, piuttosto.

GIACOMO                - Ma è naturale, idiota! Non devi far altro che esser calmo e rifiutare.

FEDERICO               - Calmo e rifiutare? Ma sai benissimo che una proposta di matrimonio mette in agitazione chiunque!

GIACOMO                - Devi ricordarti che sei veramente una vecchia signora.

FEDERICO               - Come vuoi che me ne ricordi se porto i calzoni?  (dicendo questo solleva gonna e sottoveste mostrando i calzoni fino al ginocchio)

GIACOMO                - (gli tira giù le sottane)  Non pensarci, ai calzoni!  (guarda fuori a sinistra)  Ecco mio padre. Me la batto!  (va verso l’arcata)

FEDERICO               - (lo segue e lo afferra)  Sì, ma cosa devo dire?  (guarda ansiosamente verso sinistra) Non sono mai stato chiesto in matrimonio, io!

GIACOMO                - Ufff! Digli che la sua proposta ti coglie di sorpresa; insomma, trova il modo di rifiutare!

FEDERICO               - Sì, sì. Rifiuterò (Giacomo via dal fondo. Federico si nasconde dietro l’arcata. Sir Francis entra da sinistra guardando l’orologio)

SIR FRANCIS          - Veramente, mi tratta proprio male!

FEDERICO               - (fa capolino, poi appare sotto l’arcata) Oh! Oh!  (guarda timidamente sir Francis e agita l’estremità del fichu, facendolo girare a ruota)

SIR FRANCIS          (sollevando il cappello)  Cara donna Lucia, finalmente siete qui! Cominciavo ad essere in pensiero e sono andato a cercarvi in giardino.  (Federico attraversa la scena a passi lunghi andando verso sinistra in fondo e sta per uscire quando sir Francis dice)  Siete stata gentile a venire.  (Federico si ferma. Il suo tentativo di svignarsela ha fatto fiasco)  Non volete accomodarvi?  (Federico siede. Sir Francis si avvicina. Si raschia la gola. Federico si raschia la gola anche lui. Forte, un po’ rigidamente, come se parlasse con difficoltà)  Donna Lucia, sapete che l’avervi conosciuta è stato per me come per un viaggiatore solitario trovare improvvisamente... un fiorellino... (indicando a sinistra) ...lungo la via.

FEDERICO               - (guarda a sinistra, poi)  Alludete a me?

SIR FRANCIS          - Sì, donna Lucia, sì!  (fra sé)  Perbacco, ho cominciato bene!

FEDERICO               - (fra sé)  Chissà come dovrei rispondere!  (forte)  Oh, siete molto, molto gentile.

SIR FRANCIS          - (fra sé)  Beh, ora che ci sono, debbo arrivare al punto cruciale.  (si raschia nuovamente la gola e si avvicina al tavolino) Donna Lucia, sapete a che cosa agogna un uomo quando è solo... desolato... avvilito?

FEDERICO               - A un buon cognac o a un whisky!

SIR FRANCIS          - (fra sé)  Che razza di donna!  (forte)  No, donna Lucia... l’uomo agogna a... trapiantare nel suo cuore quel fiorellino.

FEDERICO               - (indicando a sinistra)  Ah, quello che era sul bordo del giardino. Ma davvero?

SIR FRANCIS          - Sì, donna Lucia, sì. Ed io sono venuto fin dalla lontana India per trovare quel fiorellino.

FEDERICO               - Ma guarda! Dovete essere stanco... (indica una poltrona)  Sedetevi, sedetevi.

SIR FRANCIS          - Grazie.  (siede, posa il cappello sul tavolino)  Ma finalmente, l’ho trovato!

FEDERICO               - E perchè non lo portate all’occhiello?

SIR FRANCIS          - Me lo consentirete o lo darete ad un altro come avete fatto prima?

FEDERICO               - Ah, sì... mi ricordo... sono proprio stata cattivella, stamattina! (si mette in bocca un angolo del fichu, prende l’altra estremità e la fa girare timidamente)

SIR FRANCIS          - (guardandosi intorno cautamente)  Ma cara Lucia... Il fiorellino deve presiedere alla mia tavola, camminare accanto a me, essere nel mio cuore per sempre.  (guarda a destra) Ma non sprecherò altre parole! Donna Lucia, volete essere mia moglie?  (sussulto di Federico)

FEDERICO               - (esitando) Ma... vedete... (ad un tratto si ricorda)  Mi cogliete di sorpresa!

SIR FRANCIS          - Allora posso sperare?

FEDERICO               - (in fretta)  Temo di no.  (con fermezza)  No, non sperate.  (guardandolo in modo divertito) Non spererei, se fossi in voi.

SIR FRANCIS          - Perdonatemi, donna Lucia. Debbo concludere che...  (si alza)

FEDERICO               - Devo rifiutarvi. Il fatto è... che sono di un altro.

SIR FRANCIS          - Di un altro?

FEDERICO               - (per un momento dimentica la parte e parla da uomo) Oh, non ve la prendete.  (si riprende)  Se volete sarò una sorella, per voi.

SIR FRANCIS          - Solo una sorella?

FEDERICO               - Una sorella e nulla più.

SIR FRANCIS          - E nessuna mia parola potrà cambiare la vostra decisione?

FEDERICO               - (divertito) Eh, no!  (molto serio)  Vedete, mi trovo in una posizione che difficilmente potrei spiegare. Sono una donna con un passato.

SIR FRANCIS          - Allora è inutile prolungare questo colloquio.  (va dietro al tavolino)  Volete accogliere il mio rammarico e le mie scuse... (prende il cappello)  per aver affrontato questo argomento?

FEDERICO               - Senza dubbio...

SIR FRANCIS          - (fra sé) Mi dispiace per mio figlio, ma questo rifiuto mi libera da un gran peso!  (esce dal giardino. Dall’arcata entra Giacomo)

FEDERICO               - Bell’affare, senti!

GIACOMO                - Imbecille! Che bisogno c’era di fargli fare la figura della stupido, a mio padre?

FEDERICO               - (in fretta) Sei tu lo stupido! Come potevo far fare la figura dello stupido a uno stupido?  (pungente)  Hai sentito come mi ha chiamato?

GIACOMO                - Fiorellino!

FEDERICO               - Sul bordo del giardino... Carina, no?

GIACOMO                - Perché non lo hai interrotto respingendolo subito?

FEDERICO               - Non potevo rifiutare finchè non aveva fatto la sua domanda... nessuna signora lo farebbe. (guarda in giardino; vede Spettigue; va in fretta verso Giacomo)  Guarda, c’è Spettigue!  (agita il pugno) A quello lì ho voglia di mollargliene uno. E’ meglio che me ne vada.  (esce in fretta da destra. Carlo entra dall’arcata e si ferma. Dal giardino entra Spettigue) 

SPETTIGUE              - Oh, signor Chesney... avete visto...?  (vede, fuori a destra, Federico)  Ah!  (esce in fretta)

CARLO                     - Dove corre quello?

GIACOMO                - Mah... Io vado a cercare Kitty. Ma perché tua zia non è venuta?Guai se un giorno mi capita tra le mani! La detesto prima di averla vista! Vieni con me.  (esce con Carlo dal giardino)

LUCIA                       - (d. d.) Prima porta a sinistra? Grazie.  (dall’arcata entra donna Lucia, un’inglese alta e snella sui 45 anni, seguita da Ela giovane e graziosa;  si guarda attorno)  La prima porta a sinistra ha detto quell’uomo.

ELA                           - (si è fermata sotto l’arcata)  Sì, è qui!  (legge sulla porta)  “Giacomo Chesney”  Devo bussare?

LUCIA                       - (avanzando) Sì, tesoro.  (Ela bussa)  Chesney. E’ un nome che non mi è nuovo. Chissà perché mio nipote non è rimasto nel suo appartamento, costringendomi a cercarlo in questo modo!

ELA                           - Gli avete telegrafato che non potevate venire. E poi avete cambiato idea.

LUCIA                       - Ma ho avuto il desiderio di vederlo senza che sapesse... Bussa ancora, tesoro.

ELA                           - (bussa ancora, poi avanza) Mi pare che non ci sia nessuno. Il portinaio veramente ha detto che dovevano essere tutti in giardino.

LUCIA                       - Aspettiamo che venga qualcuno.  (siede)

ELA                           - (sedendo)  Mi piacerebbe vivere a Oxford. Dev’essere bello col chiaro di luna, quando questi vecchi edifici dormono in un’ombra dolce...

LUCIA                       - Cara, che cosa abbiamo oggi? Che idee sono queste?

ELA                           - Non lo so.

LUCIA                       - Del resto ricordo di esser stata così anch’io quando avevo diciassette anni e il romanticismo si respirava nell’aria!

ELA                           - Lo sapevo che avreste riso di me; ma non avevo mai visto Oxford. E’ un luogo... tutto mi sembra delizioso!

LUCIA                       - (maliziosa)  Doveva essere così... il chiaro di luna, il mare, le stelle nella notte turchina, vedi come ricordo le tue parole? e “qualcuno” ti disse, mentre tu ascoltavi il mormorio del mare e il suono della campana di bordo, che sembravi “l’angelo guardiano”. Come si chiamava, a proposito?

ELA                           - Ve l’ho detto tante volte...

LUCIA                       - Lord Federico Babberley.  (accarezza la mano di Ela affettuosamente. Una pausa)  Ma non voglio che ti fissi a pensare certe cose. Cara, ho dimenticato di dirti che ho investito per tuo conto il denaro di tuo padre: grazie alla sua previdenza, quel brav’uomo ti ha lasciato in una posizione indipendente per tutta la vita, e quel ch’è peggio indipendente anche da me.

ELA                           - (pensierosa)  Indipendente!

LUCIA                       - Non mi lascerai, vero Ela? Mi sono tanto affezionata che non saprei più fare a meno di te! Vuoi essere la mia nipotina d’adozione?

ELA                           - (alzandosi e baciandola)  Sì, “zietta”, sì!

LUCIA                       - (breve pausa)  Come mai tuo padre aveva una somma così forte? Credevo che avesse perduto tutto.

ELA                           - Vinse al gioco.

LUCIA                       - Al gioco? Ma quando?

ELA                           - Durante la sua malattia. Giocava alle carte.

LUCIA                       - Con chi?

ELA                           - (riluttante)  Con lord Federico Babberley.

LUCIA                       - E’ un giocatore anche lui?

ELA                           - No!  (con ardore)  Se mi capitasse di incontrarlo, zietta, potrei restituirglielo, quel denaro?

LUCIA                       - Non credo che lo accetterebbe.

ELA                           - Perché?

LUCIA                       - Mi pare che gli premesse troppo di perdere.  (ride quietamente) Sai, mi hai fatto ripensare.

ELA                           - A che cosa?

LUCIA                       - Ad un tale che...

ELA                           - Raccontatemi!

LUCIA                       - Fu prima che partissi per il Brasile: ero molto giovane e lui molto timido. Non mi ha mai chiamata “angelo guardiano”, ma riuscì a balbettare qualche complimento, arrossendo, e poi...

ELA                           - Poi?

LUCIA                       - Poi partì con il suo reggimento.

ELA                           - (incredula)  Senza... mai più...?

LUCIA                       - Mai più!  (breve pausa. Ricordando con dolcezza)  Fu ad un ballo, la sera prima della sua partenza.

ELA                           - E dopo non avete più amato nessuno?

LUCIA                       - (sorride)  Ero sentimentale anch’io, in quell’epoca.

ELA                           - Come si chiamava?

LUCIA                       - Francis Chesney.  (ricordando si alza e dà un’occhiata alla porta)  Che cosa strana!  (entra dal giardino sir Francis. Ela si alza)  Temo che siamo venute qui come delle intruse.

SIR FRANCIS          - Affatto. Gli esterni dei collegi sono aperti al pubblico. Io sono in casa mia perché questo è l’appartamento di mio figlio.  (indica)

LUCIA                       - Il signor?

SIR FRANCIS          - Chesney.

LUCIA                       - E, perdonate la mia domanda, siete... o piuttosto... eravate il sottotenente Francis Chesney?

SIR FRANCIS          - Precisamente!

LUCIA                       - (divertita)  Non vi ricordate di me?

SIR FRANCIS          - Chiedo mille scuse, ma...

LUCIA                       - (aiutandolo)  Sono passati più di vent’anni da quando...

SIR FRANCIS          - Vent’anni!  (fra sè)  Chi sa dove era allora il reggimento ?

LUCIA                       - Dunque avete dimenticato il giorno in cui vi imbarcaste per l’India?

SIR FRANCIS          - No.

LUCIA                       - Ma avete dimenticato la sera che lo precedette!

SIR FRANCIS          - (con un lieve sorriso)  No... neppure.

LUCIA                       - (porgendogli la mano)  E allora?  (brevissima pausa)

SIR FRANCIS          - (sorpreso e contento, prende la mano. Breve pausa)  Lucia! Dio mio! E dire che proprio a quel ballo... Ma certo questo voi non lo ricordate!

LUCIA                       - No?

SIR FRANCIS          - No, perché voi non avete mai saputo... ma quella sera stavo per dirvi... E non ci siamo più incontrati! Più di vent’anni; vero?

LUCIA                       - (sorridendo)  Sì, purtroppo!

SIR FRANCIS          - Ricordo benissimo... Eravate vestita di bianco, con una cintura di nastro azzurro.

LUCIA                       - (ridendo con Ela)  Nastro azzurro; come una scatola di cioccolatini.

SIR FRANCIS          - (con entusiasmo)  Vi presenterò mio figlio, un bravo ragazzo. Questo è il suo appartamento, ma oggi lo ha prestato ad un suo compagno di collegio, un certo Wikeham.

LUCIA                       - (interessata)  Wikeham?

SIR FRANCIS          - Sì, egli dà una piccola festa in onore di sua zia.

LUCIA                       - ( che stava sorridendo a Ela, si volta stupita)  Sua Zia?

SIR FRANCIS          - Una signora arrivata dal Brasile.

LUCIA                       - (perplessa e divertita)  Dal Brasile?

SIR FRANCIS          - Sì, donna Lucia de Alvadorez. Ve la presenterò.  (si volge altrove)

ELA                           - (piano e in fretta)  Che vuol dire questa storia?

LUCIA                       - (piano)  Aspetta un momento, tesoro.  (a sir Francis)  Avete detto che donna Lucia è qui, attualmente?

SIR FRANCIS          - E’ in giardino; almeno c’era cinque minuti fa. La conoscete?

LUCIA                       - Di... nome.

SIR FRANCIS          - E voi, che cognome portate ora?

LUCIA                       - (breve pausa)  Signora Beverley Smithe.

ELA                           - (piano)  Ma... Zia!

LUCIA                       - (c. s.)  Zitta!

SIR FRANCIS          - Devo andare a cercare donna Lucia e i ragazzi, o volete venire voi stessa in giardino?

LUCIA                       - Vengo volentieri. Sono curiosa di vederli! Permettete? Mia nipote, la signorina Delehay.

SIR FRANCIS          - Fortunatissimo.

LUCIA                       - Andiamo, Ela.  (escono tutti da sinistra in giardino.  Da destra entra rapidamente Federico. Attraversa correndo la scena ed esce. Spettigue lo segue di corsa, ansimante. Dalla casa viene Bassett con la tovaglia da tè. Si ferma sotto l’arcata e vede l’inseguimento; si avamza e guarda in giro)

BASSETT                  - Che diamine starà combinando sua signoria col vecchio signore?  (prende il vassoio con le sigarette ecc. e lo posa sul tavolinetto in fondo. Poi torna al tavolino e comincia a stendere la tovaglia mentre dall’arcata entrano Giacomo e Kitty)

GIACOMO                - (con ardore)  Finalmente siamo qui... Non c’è nessuno e posso dirvi... Kitty,cara Kitty!

KITTY                       - (vede Bassett. Piano)  Ma guardate, Giacomo!

GIACOMO                - (si volta; vede Bassett, gli va vicino. Piano)  Che stai facendo, Bassett?

BASSETT                  - Apparecchio per il tè, signore.

GIACOMO                - Vai via!

BASSETT                  - Ma lei mi ha dato questo ordine, signore.

GIACOMO                - Rimandiamo di mezz’ora! Su, svelto: non vedi che sono fidanzato?

BASSETT                  - Davvero?  (guarda Kitty, poi Giacomo)  Congratulazioni, signore.  (Kitty si volge altrove per nascondere una risata)

GIACOMO                - (afferra rapidamente la tovaglia e la mette sulla testa di Bassett spingendolo fuori)  Volevo dire che sono impegnato, che il diavolo ti porti! Vattene e non tornare!  (Bassett va in casa, Kitty siede a sinistra)  Ed ora, mia cara Kitty...

KITTY                       - (divertita)  Questo me lo avete già detto!

GIACOMO                - (siede sul tavolino) Non m’interrompete!

KITTY                       - E’ molto importante?

GIACOMO                - Kitty! Fra poche ore sarete a centinaia di miglia di distanza e può darsi che passino degli anni prima che ci rivediamo... a meno che... a meno che...

KITTY                       - A meno che... cosa?

GIACOMO                - Volete ascoltarmi?

KITTY                       - (ridendo)  Ma se non sto facendo altro!

GIACOMO                - Vi avevo detto che mio padre mi destinava alla carriera diplomatica, vero?

KITTY                       - Sì.

GIACOMO                - Ebbene, poco fa mi ha detto che per qualche anno devo rinunciarci per guadagnarmi da vivere: quindi penso che dovrò... sì, cavarmela in un modo qualsiasi.

KITTY                       - Vi auguro il miglior successo!

GIACOMO                - Certo, col tempo le cose andranno meglio; ma vorrete aspettare?

KITTY                       - Aspettare? Che cosa?

GIACOMO                - (si alza, rapido e nervoso)  No, scusate... non volevo dire questo.

KITTY                       - Ah, no?

GIACOMO                - No. Ecco... (siede di nuovo)  Vedete, per parlare francamente, credo di aver fatto del mio meglio qui in collegio, sicché non dovrebbe essermi troppo difficile trovare un impiego in qualche...

KITTY                       - In qualche ufficio?

GIACOMO                - (fa il viso lungo)  Ma... sì. Basterà per vivere nei...

KITTY                       - Nei sobborghi di Londra.

GIACOMO                - Già. Il mio stipendio sarà...

KITTY                       - Modestissimo.

GIACOMO                - Ma scrivo discretamente e potrò guadagnare qualche cosa extra, non so, nel giornalismo...

KITTY                       - Occasionalmente.

GIACOMO                - Comunque le migliori speranze mi sorrideranno, se... (con entusiasmo, alzandosi)  Ora sapete tutto.

KITTY                       - Vi auguro che le vostre ambizioni si realizzino.

GIACOMO                - Non sarà possibile senza di voi, cara Kitty!

KITTY                       - Senza di me?

GIACOMO                - Ma a che serve parlare? Non posso chiedervi di sposarmi, ora che sono povero. Dovremmo abitare in un sobborgo e vivere con pochissimi quattrini.

KITTY                       - Perchè non potremmo?

GIACOMO                - (voltandosi)  Kitty!

KITTY                       - Mi conoscete poco, Giacomo.

GIACOMO                - (avvicinandosi)  Allora vorreste...?

KITTY                       - Vi voglio troppo bene, Giacomo, perchè il denaro possa rappresentare un ostacolo. Corriamo il rischio: saremo in due ad affrontarlo!  (gli porge la mano)

GIACOMO                - (prendendola, contento e confuso)  Ma... ma... dite davvero?

KITTY                       - Ve ne sareste accorto prima se non foste così... diciamo cieco!

GIACOMO                - Kitty!

KITTY                       - (lo corregge ridendo)  Mia cara,  Kitty...

GIACOMO                - Mia cara Kitty, sei un tesoro!  (la prende fra le braccia e la bacia. Dopo il bacio Kitty si svincola)  Gliel’ho detto, gliel’ho detto a dispetto di tutti!  (cammina su e giù felice)

KITTY                       - (ride, e torna vicino al tavolino) E il mio tutore, il signor Spettigue?

GIACOMO                - (siede sul tavolino e la circonda col braccio)  Gli parlerò subito!

KITTY                       - Non basta. Devo avere il suo consenso scritto.

GIACOMO                - Perche?

KITTY                       - Perchè non possa ritrattarsi.  (si alzano)  Tu non lo conosci come lo conosco io. E c’è una sola persona che può ottenere questo... Sii gentile, vai a cercarla e dille di venire qui.

GIACOMO                - Credi davvero che Amy...?

KITTY                       - Ma non Amy! La zia di Carlo, donna Lucia!

GIACOMO                - (sconcertato)  Donna Lucia?  (fa per protestare)  Ma...

KITTY                       - (interrompendolo)  Fa’ quel che ti dico. Mandala qui mentre io vado a cercare Amy. (via in giardino)

GIACOMO                - E ora?

CARLO                     - (entra di corsa dal giardino)  Gliel’ho detto, Giacomo; gliel’ho detto!

GIACOMO                - Che cosa?

CARLO                     - Che le voglio bene!

GIACOMO                - Tutto qui?

CARLO                     - Ma lei è andata in cerca di donna Lucia per ottenere, per suo mezzo, il consenso dello zio. Ora ci troviamo in un bel pasticcio!

GIACOMO                - Siamo tutti nei guai, te lo dico io!  (dal giardino entra di corsa Federico. Si è tolto il fermaglio, annodando le estremità del fichu, ed ha lasciato il ventaglio. Passa fra i due ragazzi e va a nascondersi a sinistra. I ragazzi vedono Spettigue che è ancora fuori. Cercano di rimanere indifferenti)

SPETTIGUE              - (entra, vede i due, finge indifferenza e canticchiando esce da destra. I due ragazzi seguono con lo sguardo la sua uscita, poi vanno a tirare Federico fuori dal suo nascondiglio)

CARLO                     - Ci hai rovinati completamente!

FEDERICO               - Mi avete fatto fare davvero una bella parte! Se sapeste cosa mi dice, quel vecchio porco!

GIACOMO                - Oh! diccelo!

CARLO                     - Sì, sì, dillo!

FEDERICO               - (con un’occhiata a Carlo)  No, Carlo è troppo giovane!  (lo allontana e mormora qualcosa a Giacomo)

GIACOMO                - (ride)  Ma va’ là!

FEDERICO               - Ti assicuro che è imbarazzante. Guarda come mi trovo bene invece con le ragazze!

GIACOMO                - Anche troppo, che il diavolo ti porti!

FEDERICO               - Ti pare?  (dà un calcio alla sottana, si rigira e va in fondo a grandi passi. Si appoggia all’arcata e incrocia le gambe con le mani sui fianchi)

CARLO                     - (dopo una pausa)  Giacomo, io non ci resisto più.  (siede)

GIACOMO                - Non cominciare. Certe posizioni, quando si sono create, bisogna sostenerle fino in fondo.

CARLO                     - Vorrei proprio finirla.

FEDERICO               - Anch’io. E vorrei anche bere qualche cosa!

GIACOMO                - (a Carlo, ma perché Federico senta)  Tutto andrebbe bene se quell’animale fosse ragionevole e si comportasse come una signora.  (Federico avanza; ha l’aria offesa)

CARLO                     - Capisco: ma lo sai bene che non ne è capace.  (Federico furibondo si toglie il fichu e lo scaraventa a terra, poi comincia a spogliarsi, non visto dai due)

GIACOMO                - In questo modo, quell’idiota egoista rovina tutto. (Federico lascia scivolare a terra l’abito e lo scavalca; è in sottoveste)

GIACOMO                - Bestia! E dire che per colpa sua... (Federico fa cadere anche la sottoveste, la scavalca e avanza con le mani nei calzoni)  Sono così indignato che gli torcerei il collo.  (Federico viene a piazzarsi davanti ai due, volgendo le spalle al pubblico. E’ in maniche di camicia ma ha ancora parrucca, cuffia e mezzi guanti)

CARLO                     - (sgomento)  Guardalo... ma guardalo!  (Federico ad un tratto balza via attraverso l’arcata seguito da Giacomo che ha raccolto sottoveste e fichu. Carlo raccoglie l’abito. Tutti e tre girano dietro alla scena, rientrando da destra, sempre correndo. Federico si ferma un momento sotto l’arcata, poi fugge da sinistra in fondo. I ragazzi entrano mentre egli scompare. Spettigue entra correndo. Carlo e Giacomo si fermano in fondo a sinistra e nascondono rapidamente gli abiti della zia dietro alla schiena)

SPETTIGUE              - (ansimante)  Oh, signor Chesney, avete visto donna Lucia?  ( i due gli indicano l’uscita nel giardino. Spettigue esce da quella parte correndo. Giacomo e Carlo vanno in fondo a sinistra e tornano trascinando Federico)

FEDERICO               - (svincolandosi)  Sentite ragazzi: sono stufo!

GIACOMO                - (si mette in tasca a metà il fichu e prepara la sottoveste per infilargliela)  Su, non fare storie, vestiti!  (Federico si mette le mani in tasca e rifiuta, imbronciato. Giacomo gli passa la sottana sulla testa e cerca di allacciargliela alla vita standogli dietro. Vedendo che non arriva, viene davanti per vedere la causa)  Levati le mani di tasca!  (Federico esegue. La sottana cade a terra. Giacomo la tira su e la allaccia. Si avvicina a Carlo e prende il fondo dell’abito che Carlo tiene dalla parte del collo. Federico voltandosi vede che essi tengono la veste orizzontalmente come un tunnel. Si butta come per fare un tuffo e si infila dentro, aiutato dai due)

GIACOMO                - Proprio adesso che abbiamo bisogno che Spettigue sia di buon umore, tu rischi di sciupare tutto con questo stupido gioco!

FEDERICO               - Che gioco? Non voglio sposare il vecchio Spettigue; non potrei essere felice con un uomo simile!

CARLO                     - Se si trattasse della tua ragazza, Babbs, noi faremmo qualsiasi cosa per te!

FEDERICO               - (guarda intorno per cercare il fichu) Dov’è quell’affare per nascondere le mie bellezze?  (accenna al seno)

GIACOMO                - (lo cerca anche lui. Poi si ricorda, lo tira fuori dalla tasca e glielo mette al collo)

FEDERICO               - Carlo, va bene dietro? (volge le spalle al pubblico. Ridono tutti e tre, si prendono a braccetto e risalgono la scena)

GIACOMO                - (si ferma vedendo in giardino le ragazze)  Ecco le ragazze!  (Federico torna sul davanti. Gli altri due vanno dietro al tavolino. Le ragazze entrano e si avvicinano a Federico)

KITTY                       - Oh, donna Lucia, vi stavamo cercando.  (lo prende per un braccio)  Vogliamo chiedervi un favore!

AMY                          - (prende l’altro braccio)  Sì, abbiamo proprio bisogno di voi.

DEDERICO              - Di me?  (Giacomo spinge una poltrona dietro a Federico che cade improvvisamente a sedere. Giacomo va a destra di Kitty, Carlo a sinistra di Amy)

KITTY                       - Sì, e so che non ci direte di no...  (piano a Giacomo)  Vattene, adesso!

AMY                          - Carlo, vai via!

FEDERICO               - Andate via! Non avete sentito che non devo dire di no?  (Carlo e Giacomo vanno di nuovo in fondo a sinistra. Kitty siede a destra di Federico, Amy rimane in piedi)

KITTY                       - Voi sapete che lo zio di Amy, il signor Spettigue, è il mio tutore e secondo il testamento di mio padre potrebbe diventare padrone di tutto il mio denaro se io mi sposassi senza il suo consenso.

AMY                          - E sapete che Giacomo e Kitty si amano e che Giacomo ha perso tutto il suo... non so bene... Insomma è senza quattrini.

KITTY                       - Almeno per un certo tempo.

AMY                          - Kitty vorrebbe che voi...

KITTY                       - Un momento, Amy.

FEDERICO               - Sì. un momento, Amy cara. (le passa un braccio intorno alla vita)  Ora tocca a lei.  (Giacomo trattiene Carlo che vorrebbe dare un pugno a Federico)  Sentiamo.  (mette un braccio attorno alle spalle di Kitty. Carlo trattiene a sua volta Giacomo)

KITTY                       - Amy e Carlo si amano. Avete niente in contrario, per questo?

FEDERICO               - Per me possono sposarsi anche subito.

AMY                          - Siete un angelo!  (bacia Federico, che le bacia ambedue. Giacomo e Carlo si avvicinano e gli danno dei pugni. Giacomo si avvicina a Kitty, Carlo ad Amy)

KITTY                       - Vai via, Carlo!

AMY                          - Carlo, vai!

FEDERICO               - Andate! Noi donne vogliamo star sole!  (Giacomo e Carlo tornano in fondo. Kitty siede di nuovo)

CARLO                     - Bisogna finirla. Non resisto.

GIACOMO                - Lascia fare a me, Vai a dire a Bassett di portare il tè, io intanto porterò qui gli altri, e così smettono.  (Giacomo e Carlo escono. Amy siede per terra con le spalle al pubblico)

KITTY                       - Dunque... avete capito?  (siede)

FEDERICO               - Sì: siete innamorate e vi volete sposare.

AMY                          - Ed abbiamo bisogno del consenso di mio zio.

KITTY                       - Per Amy non c’è difficoltà, se voi dite sì.

FEDERICO               - Oh, per questo, io sono contentissima.

AMY                          - Ne ero sicura!

KITTY                       - Però, siccome la mia è una faccenda legale, bisogna che il consenso sia scritto.

AMY                          - E voi dovete ottenerlo.

FEDERICO               - Iiiio?

KITTY                       - Sì...

FEDERICO               - Ma care mie, io non ho nessuna influenza sopra di lui!

KITTY                       - Oh, ma siete così buona e intelligente!

AMY                          - (gettandosi in ginocchio)  Pensate che stiamo per partire!

FEDERICO               - (abbracciandola)  Oh, care, non mi lasciate!

KITTY                       - Andiamo in Scozia...

FEDERICO               - La Scozia! Un bel paese, da dove viene il whisky.  (gesto di sorpresa delle ragazze. Federico toglie le braccia)

KITTY                       - Donna Lucia, siete la nostra speranza.

AMY                          - Siete mai stata innamorata?

FEDERICO               - Tante di quelle volte!... (sorpresa delle ragazze) Voglio dire che, una volta innamorata, lo sono stata sempre.  (Kitty si alza)

AMY                          - Allora ci comprendete, vero?

KITTY                       - Ed otterrete il suo consenso per noi?

FEDERICO               - Farò tutto quello che posso.

AMY                          - Allora andiamo a cercare lo zio e ve lo mandiamo qui. (via in fretta da destra con Kitty)

FEDERICO               - Che razza d’imbroglio! (entra Bassett dalla casa. Si guardano un momento, si sorridono)  Bassett! Potreste portarmi un cognac? No! Sta venendo il vecchio Spettigue!  (Bassett rientra in casa)

SPETTIGUE              - (entra dal giardino; ha in mano il cappello, che deve avere l’interno di latta. Lo posa sulla poltrona a sinistra del tavolino)  Oh, donna Lucia, vi ho cercata tutto il pomeriggio! (dal giardino entra donna Lucia) Ho tante cose da dirvi...

LUCIA                       - (avanzando)  Signor Spettigue... Volete essere tanto gentile da presentarmi...

SPETTIGUE              - (fra sè) Che seccatura!  (forte)  Certamente! Donna Lucia, vi presento la signora Beverley-Smythe... Donna Lucia de Alvadorez:

FEDERICO               - Molto lieta... (stretta di mano) Io sono la zia di Carlo, proveniente dal Brasile, il paese da cui vengono le noccioline.

LUCIA                       - (sorridendo)  Sono molto lieta di conoscervi. Ci tenevo proprio.

FEDERICO               - Davvero?

LUCIA                       - Ho conosciuto molto bene il vostro defunto marito!  (Federico si volta per fuggire, ma si imbatte in Carlo che entra da destra. Donna Lucia avanza sorridendo maliziosamente)

CARLO                     - (piano a Federico)  Che succede, Babbs?

FEDERICO               - (atterrito, indicando Lucia)  Conosceva molto bene il mio defunto marito.   (fa per uscire. Si imbatte in Giacomo che entra da sinistra)

GIACOMO                - (piano)  Come va? Hai sistemato tutto?  (entra Bassett con il servizio da tè, che mette sul tavolino. Poi va al tavolinetto in fondo)

FEDERICO               - No! Quella là conosceva molto bene il mio defunto marito!

GIACOMO                - Accidenti! (entrano le ragazze dall’arcata. A Federico)  Guarda, il tè è pronto.

FEDERICO               - Beh, e con questo?!

GIACOMO                - (lo costringe a sedere; forte)  Donna Lucia, volete essere così cortese da versare il tè? (Kitty e Amy discorrono con Carlo, Giacomo offre a donna Lucia la poltrona a destra del tavolinetto)

FEDERICO               - Certamente!  (donna Lucia siede)

SPETTIGUE              - (sul davanti a sinistra, fra sè)  Il mio appuntamento è sfumato!... Peccato!... Andavo avanti così bene.

FEDERICO               - Prendete il tè tutti quanti?  (versa il tè in una tazza, poi in un’altra: Amy prende la prima, la dà a Spettigue, poi raggiunge Kitty e Carlo)

LUCIA                       - (a Federico)  Siete in Inghilterra da poco tempo a quanto sento?

GIACOMO                - (piano a Federico) Cambia discorso.

FEDERICO               - (a donna Lucia)  Cambia discorso.  (deliberatamente versa il tè nel cappello di Spettigue mentre sta voltato a parlare con donna Lucia)

GIACOMO                - (c. s.)  Ma no! Prendete zucchero o crema?

FEDERICO               - (fingendo di non capire)  No... Prendete zucchero o crema?

GIACOMO                - (c. s.)  Devi chiederlo a lei se mette zucchero...

FEDERICO               - (a donna Lucia)  Devi chiederlo a lei, se mette zucchero! (Giacomo si accorge del tè nel cappello e tira la manica a Federico. Federico smette di versare il tè e posa la teiera quando Spettigue comincia a parlare)

SPETTIGUE              - Io... (viene verso il tavolino; tende la sua tazza al disopra del cappello)  Vorrei un po’ di zucchero e latte,  donna Lucia.  (Federico versa il latte nella tazza e poi nel cappello mentre parla con Spettigue che improvvisamente si accorge del tè nel cappello)  Il mio cappello, il mio cappello!  (Federico posa la lattiera e prende il cappello)

FEDERICO               - Scusatemi!  (fa tre movimenti circolari col cappello per far mescolare il tè ed il latte. Leva il coperchio della teiera, vi versa dentro il contenuto del cappello poi porge a Spettigue. Sir Francis viene dal giardino e raggiunge donna Lucia)

GIACOMO                - (a Federico)  Ora è tutto sconvolto. Sei un cretino!

FEDERICO               - Non credere. Niente può farlo sconvolgere.  (a Spettigue, che si volta verso di lui)  Perdonatemi!

SPETTIGUE              - Non dite altro, cara donna Lucia, non dite altro!

FEDERICO               - (a Giacomo)  Hai visto? A momenti dirà che è stata una cosa graziosissima!

SPETTIGUE              - (rivolgendosi a tutti)  Ascoltatemi un momento: vorrei farvi una piccola proposta.

FEDERICO               - (alzandosi)  Udite, udite!  (Giacomo lo spinge a sedere)

SPETTIGUE              - E non ammetto rifiuti.

BASSETT                  - (entra da destra, annunciando)  L’automobile del signor Spettigue. (esce)

SPETTIGUE              - Proprio quello che ci vuole. Desidero che veniate tutti a casa mia.

RAGAZZE e GIOVANI  - (insieme)  Oh, sì, che bella idea! Grazie infinite.

SPETTIGUE              - Verrete in macchina con me, donna Lucia?

FEDERICO               - Non posso... è impossibile...

SPETTIGUE              - Non ammetto rifiuti, ve l’ho già detto. Voglio che veniate tutti.  (dall’arcata entra Ela)

LUCIA                       - Ma io ho con me anche mia nipote, la signorina Delahay.

FEDERICO               - (guarda sgomento, si alza)  Delahay!

SPETTIGUE              - Conducete anche lei... sarà un vero piacere!

FEDERICO               - (va da Spettigue, scuotendosi il vestito) No, no, non posso. I miei abiti... i miei abiti...

ELA                           - (udendo Federico, mormora a donna Lucia)  Questa voce...E’ lui, è lui!  (si imbatte in Federico e rimane straordinariamente sorpresa)  Oh!  (breve pausa, poi si volge delusa a donna Lucia)  No!

                                   (Federico si getta le gonne sulla testa e cade rapidamente fra le braccia di Spettigue che lo sorregge. Giacomo e Carlo gli si mettono davanti, tirandogliele giù per non lasciar scorgere i pantaloni)

SIPARIO

ATTO TERZO

Salotto in casa di Spettigue. Nella parte di fondo, porta finestra che apre sul giardino. A destra porta che va nella sala da pranzo. A sinistra altra porta, la comune. Un divano, tavolini, sedie, poltrone, alcuni cuscini. Giornali e riviste. Un pianoforte. Lumi accesi. Tutti gli attori sono in abito da sera.                     Chiaro di luna.

                                      

                                       (al levar del sipario Bassett, vestito da sera sempre da cameriere, sta riordinando i cuscini sulle poltrone e sul divano. Risate dentro a destra)

BASSETT                      - Come si divertono! Curiosa però l’idea del vecchio Spettigue di farmi venire qui stasera. Scommetto che è troppo avaro per avere un cameriere. (ancora risate)  Forse stanno per venire.  (da destra entra Federico sempre vestito da donna)

FEDERICO                   - Bassett, chiamatemi un tassì, presto; voglio andare a casa.

BASSETT                      - Benissimo. Ma per ogni evenienza, signore, ho portato con me i suoi abiti.  (Carlo e Giacomo seguono rapidamente Federico. Bassett esce)

GIACOMO                   - Perchè questa fuga? Invece di tenere un contegno dignitoso come si addice a una rispettabile zia, ti metti ad agire come una vecchia... una vecchia...

FEDERICO                   - Oh, basta, finiamola!

GIACOMO                   - Via, Babbs, non puoi far questo!

CARLO                         - Pensa alle ragazze e alla promessa che hai fatto di aiutarci!

FEDERICO                   - Sì, ma allora non c’era lei!

GIACOMO                   - Lei chi?

FEDERICO                   - La signorina Delahay, la nipote di quella signora!

GIACOMO                   - E che c’entra questo?

FEDERICO                   - E’ la ragazza di Montecarlo, la signora è quella che la condusse via... ed io me ne vado.  (fa un balzo verso il fondo)

GIACOMO                   - (lo trattiene)  Fermati!  (Carlo si mette di guardia davanti alla comune)

FEDERICO                   - Ma sapete che siete dei begli ingrati!

GIACOMO                   - Si può sapere che t’importa di quella ragazza?

FEDERICO                   Le voglio parlare. Voglio dirle quello che voi avete detto alle vostre! Accidenti, ho il diritto di essere innamorato anch’io!

CARLO                         - Piano, Federico: possono sentire!

GIACOMO                   - Si è mai visto un simile imbecille?

FEDERICO                   - (forte)  No! Mai! Ma guardatemi!!! Sono il disonore del mio sesso!

GIACOMO                   - Ma non gridare, che il diavolo ti porti!  (a Carlo)  Troveremo qualche scusa... diremo che sta poco bene: lo mettiamo in un tassì e non ci pensa più!

FEDERICO                   - (a Carlo, velenoso)  Farai le mie scuse alla signorina Verdun.

GIACOMO                   - La signorina Verdun? Che hai da dire della signorina Verdun? Andiamo, fuori!

FEDERICO                   - Non ho promesso di ottenere il consenso del vecchio Spettigue? Scemi che non siete altro! Avete bisogno della balia!

BASSETT                      - (d. d.) Da questa parte, signora!

CARLO                         - Eccoli!  (Federico va verso il fondo. Giacomo lo afferra e lo trascina al divano)

GIACOMO                   - Avanti, siediti!  (Carlo e Giacomo sono ai due lati di Federico. Bassett entra da destra introducendo le signore. Entrano donna Lucia ed Ela. Ela ha un flacone di sali. Bassett esce)

LUCIA                          - Come sta vostra zia, signor Wikeham? Ho avuto l’impressione che si sentisse male...

CARLO                         - Sì... forse... il caldo della sala da pranzo...

LUCIA                          - Caldo? Mi pareva che facesse piuttosto fresco!

GIACOMO                   - Sì, Carlo vuol dire... il freddo... donna Lucia vive da tanti anni in un clima caldo... (donna Lucia si volta per nascondere il suo divertimento e va a sedere nella poltrona, in fondo)

ELA                               - (dando i sali a Giacomo)  Volete provare a farle odorare questo?

GIACOMO                   - Grazie... (Ela siede accanto a donna Lucia.   Entra Amy seguita da Kitty. Giacomo mette il flacone sotto al naso di Federico il quale esplode in un violento starnuto)

AMY                             - Spero che donna Lucia si sia rimessa!

ELA                               - Sì, il signor Chesney dice che va meglio...

KITTY                           - (a Giacomo)  Allora andate a dirlo al signor Spettigue, che è molto ansioso; lasciate la cara signora alle nostre cure.  (Carlo e Giacomo escono da destra, dopo aver dato un’occhiataccia a Federico. Amy e Kitty si siedono e parlano tra loro, a soggetto)

FEDERICO                   - (angosciato)  Dio mio, ragazzi, non mi lasciate così!  (fra sè)  Che situazione!  (guarda verso le signore)  Vorrei sapere di che cosa parlano... (entra Bassett da destra col caffè)

ELA                               - (a Lucia)  Vorrei sapere chi è veramente.

LUCIA                          - Una vecchia che avranno pescato dopo aver ricevuto il mio telegramma!  (Bassett serve il caffè)

ELA                               - (a Lucia)  Ditele qualcosa: mi piace sentirla parlare.

LUCIA                          - (divertita)  Vorrei, tesoro; ma guardala!  Se immaginassi che hanno creduto di riprodurre me, non glielo perdonerei mai!  (si sente ridere forte da destra)

FEDERICO                   - (fra sè)  Stupidi, si divertono, loro!  (Bassett esce da destra)

LUCIA                          - Pare che si divertano!

AMY                             - Davvero!

LUCIA                          - Questo mi ricorda una buffa storia che don Pedro raccontava tanto volentieri.

KITTY                           - Oh, dite, signora Beverley-Smithe!

LUCIA                          - Ma forse donna Lucia preferisce raccontarla lei.

FEDERICO                   - (imbarazzatissimo)  Ma... don Pedro...

LUCIA                          - (maliziosa) Il vostro defunto marito, don Pedro de Alvadorez.

FEDERICO                   - Ma sì, naturalmente, il suo nome lo so... Ma non ricordo le sue storielle. Non ho mai badato a queste sciocchezze.

LUCIA                          - Beh, don Pedro, che era l’uomo migliore di questo mondo, una volta trovò il suo cantiniere ubriaco... ma non lo riconobbe...

FEDERICO                   - Era ubriaco anche don Pedro?

LUCIA                          - Ma no, don Pedro era astemio: questo è il buffo!

FEDERICO                   - Ah, sì?

LUCIA                          - Gli disse: “Che cosa direbbe don Pedro se ti vedesse così?”

FEDERICO                   - Ah! E che rispose il cantiniere?

LUCIA                          - Rispose... e questa è la cosa buffa... (ride)

FEDERICO                   - Ah, è qui che bisogna ridere?

LUCIA                          - Disse: (imitazione molto signorile di un ubriaco) “Oh, niente; anche lui è spesso così...”.

FEDERICO                   - (stupidamente)  Ubriaco?

LE TRE DONNE          - Sì!  (risata generale eccettuato Federico)

FEDERICO                   - Mai sentito una storia così idiota!  (ride forzatamente)  Come si chiamava quell’uomo?

LUCIA                          - Veramente non lo so.

FEDERICO                   - (molto serio) Che peccato!  (alle ragazze)  Ma perchè non suonate qualcosa, signorine?

KITTY                           - Oh, io sono fuori esercizio. Tu, Amy, potresti cantare.

AMY                             - Ma non so niente di nuovo.

FEDERICO                   - C’è quella canzonetta tanto carina... (il titolo di una canzonetta recente)

AMY                             - Non la so, donna Lucia.

LUCIA                          - (a Federico) Perchè non cantate voi qualche cosa?

FEDERICO                   - (inorridito)  Io?

LUCIA                          - Una di quelle canzoni brasiliane che piacevano tanto a don Pedro...

FEDERICO                   - (angosciosamente)  No, no, non canto più da quando... da quando ho avuto il morbillo.

LUCIA                          - Come?

FEDERICO                   - (in fretta)  Sì... sarà una quarantina d’anni. Ma posso suonare un poco.  (fra sè)  Buona idea! Così non dovrò parlare e farò tacere anche loro!  (va al piano)  Cosa devo suonare: Beethoven o... (titolo di una canzonetta. siede e suona qualche cosa)

SPETTIGUE                 - (d. d.)  Venite, cari amici, venite!

KITTY                           - (piano a Federico)  Eccoli! Non dimenticate la lettera!

FEDERICO                   - No, no; me ne ricordo.

KITTY                           - (ad Amy)  Andiamo in giardino e lasciamola sola col signor Spettigue.

AMY                             - Aspetta!      (entrano Spettigue, sir Francis e i due ragazzi)

SPETTIGUE                 - (quando la musica è alle ultime battute)  Delizioso! Squisito!  (Federico smette di suonare)

SPETTIGUE                 - Forse qualcuno di voi preferisce godersi il fresco in giardino...

GIACOMO                   - No, grazie!

SPETTIGUE                 - E’ una magnifica serata!

SIR FRANCIS              - (a Kitty)  Vi siete divertita, signorina Verdun? Abbiamo sentito la musica...

KITTY                           - Sì, donna Lucia ha suonato per farci piacere.

SPETTIGUE                 - Come siete stata gentile, donna Lucia!  (a Carlo)  Che avremmo fatto, Carlo, senza la vostra cara zia?

CARLO                         - (cavernoso) Oh!

GIACOMO                   - (piano, a Carlo)  Non lamentarti così, stupido!  (forte)  Amate la musica, signor Spettigue?

SPETTIGUE                 - (con un’occhiata a Federico)  Spero che l’amerò!  (Federico mette la mano sul piano, Spettigue la copre con la sua)

FEDERICO                   - (ritraendo la mano dà uno schiaffetto su quella di Spettigue)  Avete intenzione di prendere lezioni?

GIACOMO                   - (prendendo sottobraccio sir Francis)  Sono contento che tu sappia di Kitty: è una ragazza straordinaria, vero?

SIR FRANCIS              - Sì, mi piace molto.

GIACOMO                   - Mi hai levato un gran peso. Credevo di essere proprio in perfetta miseria.

SIR FRANCIS              - No, non fino a quel punto. Hai riflettuto bene?

GIACOMO                   - Giorno e notte, da quando la conosco.

SIR FRANCIS              - Bada che è un passo molto serio.

KITTY                           - (al piano, a Federico)  Non dimenticate... (ad Amy, piano)  Amy, facciamoli andare tutti in giardino. Tu prendi Carlo.  (va verso Giacomo, Amy si avvicina a Carlo)

SPETTIGUE                 - (a Federico)  Ma perchè non volete sentir ragioni?

FEDERICO                   - Sì che voglio sentirla, ma dov’è la lettera?

SPETTIGUE                 - (ricordando, ma senza interesse)  Ah, sì, non l’ho ancora scritta.

FEDERICO                   - Non ancora!  (si rigira sullo sgabello)

SPETTIGUE                 - Dobbiamo trovare il modo di parlarne da soli!

FEDERICO                   - Sarà una cosa carina!!  (Spettigue e Federico continuano a discorrere)

AMY                             - (a Carlo)  Che aria avvilita, Carlo. Invece dovremmo essere felici, oggi!

CARLO                         - Sono contento, ma lo sarò di più domani!

AMY                             - Andiamo in giardino!  (esce con Carlo dal fondo. Ela esce dietro a Carlo e Amy guardando Federico nell’uscire. Sir Francis siede accanto a donna Lucia)

GIACOMO                   - (piano a Kitty)  L’ho detto a mio padre ed è contentissimo! Ma non rimpiangerai, Kitty di aver abbandonato il “gran mondo”?

KITTY                           - Per pensare a qualcosa di più positivo? Oh, Giacomo, è troppo bello! Vieni, andiamo in giardino.  (si alza ed esce con Giacomo dal fondo)

SIR FRANCIS              - (alzandosi)  Dobbiamo raggiungerli? 

LUCIA                          - Sì, facciamo un’opera caritatevole lasciando soli questi  due.  (escono dal fondo. Spettigue li segue. Federico si alza e si nasconde dietro al piano)

SPETTIGUE                 - (rientrando)  Sono andati, Lucia, sono andati!  (si guarda attorno stupito. Va verso la porta a destra. Federico striscia avanti, batte due volte un tasto acuto e si ritrae in fretta. Spettigue si volta. Federico fa capolino da dietro al piano)

FEDERICO                   - (timidamente)  Ah!

SPETTIGUE                 - (lo vede)  Ah, siete qui! Lucia, quanto ho desiderato questo momento!

FEDERICO                   - (fra sè)  Ricominciamo!  (gira attorno al piano)

SPETTIGUE                 - Lucia, debbo parlarvi!

FEDERICO                   - No, sono in collera con voi.

SPETTIGUE                 - Non lo dite, Lucia, mi straziate!  (girano intorno al piano)

FEDERICO                   - Voglio dirlo, sì! Dopo tutte le vostre promesse, trattarmi così!

SPETTIGUE                 - Promesse?

FEDERICO                   - Mi avete promesso quel consenso!

SPETTIGUE                 - Ma Lucia, come potete parlare di questo quando abbiamo tante cose da dire riguardanti noi stessi?

FEDERICO                   - Niente affatto!  (viene verso il centro)  Voi noi mi conoscete. Io non sono una donna come tutte le altre.

SPETTIGUE                 - Lucia, vi prego di ascoltarmi!

FEDERICO                   - Vi ascolterò quando mi avrete dato la lettera.  (cammina per la scena)

SPETTIGUE                 - (seguendolo)  Merito questo, Lucia?

FEDERICO                   - (fra sè)  Meriti di andare in galera, vecchio scimunito!

SPETTIGUE                 - Siete un vero enigma!

FEDERICO                   - Come vi permettete?... Finchè non mi avrete dato la lettera, tutto è finito tra noi!

SPETTIGUE                 - Questo mi decide. Ora vado in camera mia e scrivo due parole...

FEDERICO                   - Esplicite, col pieno consenso, e firmate!

SPETTIGUE                 - Ditemi che dopo sarete mia!

FEDERICO                   - Dico tutto quello che volete; ma fate presto!

SPETTIGUE                 - (bacia la mano di Federico)  Amore!  (esce)

FEDERICO                   - Benone!  (sorpreso e divertito)  Che razza di demoni siamo, noi donne! Ma che brutto scherzo mi hanno fatto! Ho paura di rimanere tutta la vita una vecchia signora: è tutto il giorno che non bevo e non fumo!  (vede la scatola dei sigari sulla tavola; prende in fretta un sigaro)  Che bellezza! Chi sa quanto tempo ci metterà! Non voglio perdere l’occasione!  (morde l’estremità del sigaro e la sputa. Strofina un fiammifero sotto la suola di una scarpa e accende il sigaro. Si ferma a gambe larghe con le mani sui fianchi, il sigaro in un angolo della bocca)

LUCIA                          - (entra dal fondo con Ela e vede Federico; piano a Ela)  Sta fumando!  (forte)  Ehm!  (Federico, sorpreso, tira una grossa boccata di fumo, poi nasconde il sigaro dietro la schiena)

ELA                               - (trattenendo il riso, a donna Lucia)  Avete freddo?

LUCIA                          - Sì, cara, vorrei una sciarpa...

ELA                               - Vado a prenderla.  (esce)

LUCIA                          - Siete sola?

FEDERICO                   - Sì, sola e molto triste.

LUCIA                          - (annusando)  Dio, che fumo!  (è molto divertita)

FEDERICO                   - Sì, lo sento anch’io.  (va in fretta verso il fondo)

LUCIA                          - Non ve ne andate... Desidero parlare con voi.

FEDERICO                   - (amabile) volentieri.

LUCIA                          - Della buon’anima di vostro marito... Sapete, quando lo conobbi mi disse che non aveva moglie.

FEDERICO                   - Oh, che bugiardo! Era proprio un marito crudele!

LUCIA                          - Il don Pedro che ho conosciuto io era un uomo buonissimo.

FEDERICO                   - (in fretta)  Quello era suo padre. Quel vecchio coi baffi bianchi.

LUCIA                          - (ride)  Sapete, donna Lucia? Mi stupisce che non abbiate l’abitudine di fumare, come fanno tante donne in Brasile.

FEDERICO                   - Mah, se devo dirvi la verità è proprio quello che stavo facendo quando siete venuta.  (mostra il sigaro)

LUCIA                          - Allora, vi prego, continuate!  (Federico fuma)

FEDERICO                   - Posso offrirne uno anche a voi?

LUCIA                          - No, grazie.

FEDERICO                   - Volete bere qualcosa?

LUCIA                          - (ha preso sottobraccio Federico)  No, grazie. Perdonate la mia domanda, donna Lucia... Avete figli?

FEDERICO                   - (pieno di sorpresa, non ricorda quello che deve dire)  Qualcuno... Ma non vale la pena di parlarne.

ELA                               (rientra con la sciarpa)  Ecco.  (gliela mette sulle spalle)

LUCIA                          - Grazie, cara. Io vado in giardino. Credo che sir Francis abbia qualcosa da dirmi. E siccome fa piuttosto fresco è meglio che tu resti in casa!  (via dal fondo)

ELA                               - (andando verso il divano e sedendo)  Mia zia stasera è più vivace del solito.  (Federico siede in un angolo del divano)  Dovete sapere che parecchi anni fa sir Francis e lei erano innamorati.

FEDERICO                   - Davvero?

ELA                               - Ma lui partì senza averle detto nulla. La zia dice che era timido e che partì senza neanche sapere che lei gli voleva bene. Io pure ho conosciuto un giovane altrettanto timido... ma tanto buono. Avendo saputo che mio padre era diventato così povero... e così malato, giocò con lui e perse una grossa somma: la zia dice che deve averlo fatto apposta. Ma io ho ereditato tutto; e intendo restituirgliela il giorno in cui lo incontrerò.

FEDERICO                   - Ma no, non dovete dir questo! Sarebbe come accusarlo di un inganno!

ELA                               - Ma pensate... una somma tale da rendermi indipendente!

FEDERICO                   - E credete che l’accetterebbe, se sapesse questo?

ELA                               - Oh, ma è mio dovere restituirgliela!

FEDERICO                   - (sorridendo con bontà)  Oramai è troppo tardi.

ELA                               - (alzandosi) Ma lui partì prima che io potessi dirgli quanto... (a voce bassa)  quanto lo amavo... (rientra Spettigue. Ela, vedendolo, esce. Federico fa per seguirla)

SPETTIGUE                 - Lucia!

FEDERICO                   - (voltandosi) Avete scritto la lettera?  (Spettigue gliela mostra. Federico cerca di prenderla ma Spettigue la tiene fuori della sua portata)

SPETTIGUE                 - Sì, eccola. Ma prima dovete rendere completa la mia felicità. Dite che da questo beato momento siamo fidanzati.

FEDERICO                   - Siamo fidanzati.  (Spettigue gli dà la lettera)  L’ho avuta! Siamo fidanzati!! (va verso la porta)

SPETTIGUE                 - Tesoro!

FEDERICO                   - (voltandosi)  Signor Spettigue!

SPETTIGUE                 - Chiamatemi Stefano!

FEDERICO                   - La lettera è in regola... Stefano?

SPETTIGUE                 - Sì, amore, mia sposa!

FEDERICO                   - Va bene... sposino!  (esce in fretta da destra. Dal giardino entrano sir Francis e donna Lucia)

SPETTIGUE                 - Ah, signora, sir Francis, fatemi i vostri rallegramenti!  (sir Francis ha l’aria perplessa)  Sono l’uomo più felice del mondo! Dove sono tutti quei cari ragazzi? Dev’essere un giorno di gioia per tutti!  (esce dal fondo)

SIR FRANCIS              - Ma cos’ha? Perchè è tanto eccitato?

LUCIA                          - Non lo immaginate?

SIR FRANCIS              - No.

LUCIA                          - Non vi ha detto cosa sarebbe successo se li avessimo lasciati soli? Ha fatto la sua richiesta ed è stato accettato.

SIR FRANCIS              - Ma no!

LUCIA                          - (secca)  Sì. Donna Lucia de Alvadorez lo accetta per sposo.

SIR FRANCIS              - (quasi fra sè)  Dio mio, come sono stato sciocco!

LUCIA                          - Perchè? Vi dispiace?

SIR FRANCIS              - Tutt’altro! Ma figuratevi... il mio ragazzo mi aveva proposto... stupidamente...

LUCIA                          - di offrire la vostra mano e il vostro cuore a donna Lucia de Alvadorez... proveniente dal Brasile, il paese da cui vengono le noccioline?

SIR FRANCIS              - Come sono stato, cioè come avrei potuto essere idiota...

LUCIA                          - Allora non lo invidiate?

SIR FRANCIS              - Per carità!

LUCIA                          - Ma pensate ai suoi milioni.

SIR FRANCIS              - Ah, Lucietta, quando vi ho vista...

LUCIA                          - Non mi avete riconosciuta.

SIR FRANCIS              - No; ma appena mi sono reso conto... ve l’ho detto poco fa in giardino! Lucietta, vi adattereste a vivere in una casa modesta col vostro vecchio innamorato?

LUCIA                          - E voi? Sareste disposto a sposare una vedova senza un soldo?

SIR FRANCIS              - Nulla potrebbe farmi più felice!

LUCIA                          - Franckie!

SIR FRANCIS              - Lucietta!  (la bacia. Lucia sorride)  Perchè sorridete?

LUCIA                          - Niente. Pensavo a donna Lucia de Alvadorez. (entra Ela)

SIR FRANCIS              - Certo è un tipo buffo!  (va verso il fondo)

ELA                               - (avvicinandosi a Lucia)  Avete avuto freddo, in giardino?

LUCIA                          - Non me ne sono accorta!  (siede sul divano)

ELA                               - Come siete bella stasera!  (mormora dopo aver dato un’occhiata a sir Francis)  Vi ha detto...?

LUCIA                          - Sssst!  (sir Francis viene a sederle accanto)

SPETTIGUE                 - (d. d.)  Venite, venite, ragazzi!  (entra. I quattro giovani lo seguono, Bassett entra da destra con  un vassoio in mano e si ferma in fondo)  Devo dirvi una cosa... una cosa che farà piacere a tutti.  (si guarda attorno)  Ma dov’è donna Lucia?  

BASSETT                      - Credo che donna Lucia sia andata nel suo appartamento.

SPETTIGUE                 - Ah, forse è meglio così. Beh, prima che torni voglio confidarvi un piccolo segreto.

TUTTI                            - Un segreto?! Davvero?!

CARLO                         - (piano a Giacomo)  Santa pace, che cosa avrà da dirci?

SPETTIGUE                 - Nella mia triste situazione di vedovo... carico di gravi responsabilità, con una pupilla (indica Kitty) e una nipote  (indica Amy)  una buona fata è giunta inattesa, portandomi luce e gioia.

CARLO                         - (piano a Giacomo)  Ma che diavolo...?

GIACOMO                   - Ssssst!

SPETTIGUE                 - Per la sua intercessione ho acconsentito al fidanzamento di mia nipote con un gentiluomo di cui stimo l’onestà e la probità: il signor Carlo Wikeham.  (Carlo va vicino ad Amy e le prende la mano)  Ed ho anche acconsentito, cedendo a quell’irresistibile fascino, all’unione della mia pupilla con Giacomo, unico figlio del mio amico sir Francis Chesney.  (Giacomo si avvicina a Kitty)  Ma che ne direste di un terzo fidanzamento? La nostra buona fata... no, lasciate che ormai mi esprima senza metafora!  (pomposamente)  ...la donna il cui nome è onorato nell’emisfero sud-occidentale come quello di Rotschild in Europa... (pieno di sè)  ha acconsentito di diventare la signora Spettigue. Parlo della nostra cara amica, donna Lucia de Alvadorez.  (Bassett lascia cadere rumorosamente a terra il vassoio che teneva dietro il dorsa. Spettigue furibondo)  Che c’è stato?

BASSETT                      - (scusandosi)  Mille scuse, signore, ...il vassoio, signore.

SPETTIGUE                 - (gridando)  State attento, che diamine!  (Bassett raccoglie il vassoio)

AMY                             - (conciliante)  Zio!

SPETTIGUE                 - (più calmo)  State attento!  (riprende il suo discorso)  Nulla potrebbe farmi più tacere...

CARLO                         - (interrompe con violenza, avanzandosi)  Signor Spettigue, non posso ascoltare oltre questo sproloquio!

SPETTIGUE                 - Come sarebbe a dire, signor Wikeham?

CARLO                         - Non mi importa quali saranno le conseguenze; ma non posso più sopportare...

SPETTIGUE                 - (con alterigia)  Mi sembra, signore, che essendo in procinto di sposare mia nipote...

CARLO                         - Non posso sposarla... (costernazione generale)  ... in queste condizioni!  Per mezzo di falsità e menzogne!  (Lucia sorride)  Quella donna...

SPETTIGUE                 - Vi prego di parlare con maggior rispetto di vostra zia.

CARLO                         - Non è mia zia.

SPETTIGUE                 - Non è...?  (boccheggia)

CARLO                         - Amo troppo sinceramente Amy per...

SPETTIGUE                 - (eccitato)  Questo non ha importanza; spiegate le vostre parole!

GIACOMO                   - Signor Spettigue... volete permettermi di spiegarvi, dicendovi anticipatamente che la colpa è tutta mia?

SPETTIGUE                 - Sto parlando con questo signore!  (accenna a Carlo)  E aspetto che mi risponda!

BASSETT                      - (a parte) Bisogna che vada ad avvertire sua signoria!  (esce da destra)

CARLO                         - Stamattina, all’ultimo momento, mia zia ha telegrafato che non poteva venire. Avevamo invitato le signorine sapendo che c’era lei. Difatti sono venute e...

GIACOMO                   - (aiutandolo) Ed io ho combinato con un’altra persona... che...

SPETTIGUE                 - Che fingesse di essere lei. Ah! Sono stato vilmente ingannato!

CARLO                         - Ma non era questa la nostra intenzione.

SPETTIGUE                 - (si volge furente)  Non raccontatemi frottole!  (Carlo va verso Amy)

GIACOMO                   - (cercando di calmare Spettigue)  Dimenticate, signore, che non vi aspettavamo...

FEDERICO                   - (d. d.) Posso entrare?

SPETTIGUE                 - (rabbioso) cacciate quella donna dalla mia casa!  (entra da destra Federico vestito in abito maschile. Movimento generale di sorpresa)

FEDERICO                   - (avanzando)  Ho chiesto se potevo entrare?

SPETTIGUE                 - Cacciate quella donna... (si volta, vede Federico; ansante)  E voi chi siete?

FEDERICO                   - Sono la zia di Carlo, proveniente dal Brasile, il paese da cui vengono le noccioline.  (Spettigue lo guarda interdetto)  Federico Babberley, per servirvi.

ELA                               - (piano a donna Lucia)  Lui! Dio mio, ed io che gli ho detto tutto!

LUCIA                          - (divertita)  Oh!

SPETTIGUE                 - (sempre furente) Che cos’è questa storia! Che significa?           

FEDERICO                   - Significa che abbiamo fatto male, ne siamo assai spiacenti e vi offriamo le nostre più umili scuse...

SPETTIGUE                 - (furibondo)  E’ un’infamia, un’infamia! Ma dov’è il documento che mi avete estorto?

FEDERICO                   - Ah, la lettera! L’ho io!  (la trae da una tasca interna)

KITTY                           - E’ mia!

SPETTIGUE                 - (avanza verso Federico)  Datemela!

LUCIA                          - (si interpone)  Permettete.  (prende la lettera)

SPETTIGUE                 - Non darò il mio consenso. C’è il testamento di suo padre. Non darò il consenso.

LUCIA                          - La lettera è diretta  - ed è stata consegnata-  a donna Lucia de Alvadorez.

SPETTIGUE                 - Ma quella... (indica Federico) ... cioè quello, non è donna Lucia!

LUCIA                          - No... ma lo sono io!

SPETTIGUE                 - Voi!

TUTTI                            - Voi!!!

SIR FRANCIS              - Lucietta!

CARLO                         - (dopo una brevissima esitazione, quasi in un singulto)  Mia zia!  (sorpresa ed esclamazioni a soggetto)

SPETTIGUE                 - (furente) Mi scuserete se mi ritiro... (va alla porta di destra, si volge a Federico)  Quanto a voi, signore, ci rivedremo in tribunale!  (al momento di uscire si ferma, si toglie il fiore dall’occhiello, lo getta a terra ed esce)

FEDERICO                   - Credete davvero, signore e signori, che io possa essere chiamato in tribunale per non aver mantenuto la mia proposta di matrimonio con quel signore?

TUTTI                            - Oh, no, no!

AMY                             - ( a Carlo)  Carlo... però... aver trattato in questo modo lo zio Stefano!

LUCIA                          - Cara, vostro zio avrà tutte le riparazioni che la mia influenza potrà procurargli.

KITTY                           - Vi dico la verità: anche a me dispiace,; ma per quanto riguarda me e Giacomo le cose non cambiano.

LUCIA                          - (avvicinandosi) Davvero? Ma questo signorino dovrà aspettare che io sia sua madre!

GIACOMO                   - Mia madre?

SIR FRANCIS              - Sì, donna Lucia ha promesso di essere mia moglie!

LUCIA                          - Lord Babberley.  (Federico si avvicina)  Temo che abbiate carpito una confidenza che non vi era destinata.

FEDERICO                   - E’ vero, ma per nulla al mondo vorrei perdere il ricordo di quella confidenza!  (a Ela)  Mi perdonate?

LUCIA                          - Ela!  (Ela mette la mano in quella di donna Lucia e sorride. Donna Lucia mette la mano di Ela in quella di Federico)

LUCIA                          - (a Giacomo)  Ed ora, Giacomo, prima di darti questa, (agita la lettera) devo parlarti seriamente. Ed a te, Carlo, non perdonerò mai più se imbastirai delle frottole per Amy!  (a Federico)  In quanto a voi...

FEDERICO                   - (avanza con Ela, a braccetto)  Oh, mai più: ve ne do la mia parola; ne ho avuto abbastanza! La signorina Delahay acconsente ad avermi per marito, quindi da oggi in poi rimetto nelle mani del caro sir Francis... (che è venuto vicino a donna Lucia mentre Federico parla)  tutto quanto concerne “la zia di Carlo”!

FINE