L’acchiappapreti

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L'Acchiappaprievete

L’Acchiappapreti

Commedia in tre atti

di

Salvatore Macri

Edizione in italiano, settembre 2011

da “L’Acchiappaprevete”

Personaggi:                        Anna                             Moglie di Vincenzo                          D

Vincenzo                      Rappresentante                                               U

Elvira                              Moglie di Amedeo                           D

Amedeo                       Marito di Elvira                                                  U

Concetta                      Vedova piacente                              D

Michele                        Meccanico                                                          U                

Fattorino                      Garzone di rosticceria                                    U

                              

Scena:                                   un piccolo appartamento, ai giorni nostri, con mobili ordinari: tavolo con quattro sedie coperto da una lunga tovaglia che non deve arrivare fino a terra, divanetto, cavalletto e ferro da stiro alimentato con una ciabatta con interruttore, telefono fisso su mobiletto a parte, un mobiletto a ripiani tipo etagere, con cassetti; due uscite, una verso l’interno dell’appartamento, l’altra è l’ingresso.

Attrezzature:                     tre candele bianche, un quadretto votivo, cavi elettrici, giravite, panni sciolti, buste da spesa piene, alcuni bicchieri di vetro tutti uguali, un pezzo di plastica da incastrare in un bicchiere, una rivista colorata, forbici, una valigetta ventiquattro ore, involti di rosticceria, un mazzo di chiavi, una banconota, una pistola giocattolo, un foglio di carta di giornale.


ATTO PRIMO, SCENA PRIMA: Anna, Vincenzo

ANNA                                   (in sottoveste, stirando una camicetta da donna; a lato, su una sedia, dei panni da stirare) Uffa, che lavoro ingrato!

VINCENZO                          (entra, sbadigliando) Ahhhh! Carissima, buon giorno, come stai… mi hanno svegliato i tuoi lamenti... pensavo che stessi male...

ANNA                                   Neh, ma vuoi litigare di nuovo? Buon giorno... ti sembra un buon giorno, quando una povera schiava è legata a questa catena? (mostrando il ferro da stiro) Vuoi per caso sentire come pesa? Basta una parola... io non ci metto niente!

VINCENZO                          Ho capito... fai conto che non ho parlato! (gira per la stanza, e si dirige al divano) Comunque, grazie per la gentile risposta! Cominciamo quest’altra giornata... con l’aiuto di Dio!

ANNA                                   Ma tu lo fai apposta! Dove stai andando? Non accostarti al divano, mi serve... ci devo distendere la mia camicia!

VINCENZO                          Va bene, non lo immaginavo... ma non sarebbe meglio una gruccia?

ANNA                                   Non metterti a fare il sarcastico, adesso! Seee... ma quando mai tu hai capito qualcosa? Tu sei scemo! Se metto la camicetta sulla gruccia... si maltratta, perciò mi serve il divano! E poi... cosa fai, perché giri... con quei piedi... mi stai facendo le impronte sul pavimento... lo fai apposta! Non vedi che ho lavato... e tu subito... con tutti quei piedi per terra!

VINCENZO                          (perplesso, guardandosi) Io dico e confermo che di piedi ne ho solo due, magari per te è un difetto... ma mi servono... dai, tesoro, non mi sono accorto che avevi lavato... qui è asciutto...  e poi non stai stirando?

 ANNA                                  Ma allora è vero che vuoi litigare di nuovo, e di prima mattina! No, eh... qui non si vive più... io me ne vado... in montagna, tra gli eremiti! Ti lascio, hai capito? E poi vediamo come fai, da solo!

VINCENZO                          Ah ecco… ma come faccio a fare… che cosa? Che problemi pensi che io abbia? Vediamo… (enumera) Già mi lavo e stiro da solo le camicie e il resto, il caffè lo so fare, i piatti li lavo io, per il cibo... con un pezzo di pane e formaggio tiro avanti anche un mese! E infine... qui già si vive da eremiti... in perfetta castità! Sarò io a ridere, vedendo come ti ridurrai tu! Allora... quando te ne vai? Ti prendo la valigia piccola, la grande... o entrambe?

ANNA                                   Tu sei uno stupido non meriti neppure risposta! (finisce di stirare, depone la camicetta sul divano per un istante, la contempla poi la prende e se la mette, spiegazzandola tutta) Ecco qua! Mi sono ingrassata un poco… oggi dieta... non si mangia! (esce)

VINCENZO                          Spero che adesso il divano sia disponibile... ho bisogno di stendermi in santa pace... e nella stanza a letto c’è lei... stanotte tutti quei rumori non mi hanno fatto chiudere occhio... chi sa che è successo, ai vicini… (sbadigliando, si mette sul divano; mentre sta per rilassarsi, bussano alla porta)


ATTO PRIMO, SCENA SECONDA: Anna, Vincenzo, Elvira

ANNA                                   (dall’interno) Vincenzo, apri tu, io mi sto guardando allo specchio, non posso interrompere!

VINCENZO                          (mentre va ad aprire, mimica di estasi) Ma vedi che pazienza... non può interrompere la visione! (esce e rientra con Elvira) Signora buongiorno, accomodatevi, prego...

ELVIRA                                  Grazie, scusate il disturbo, sono distrutta... fatemi sedere un poco... a casa mia adesso non ci posso proprio stare... Amedeo sta mettendo il Prete nella bara… (si siedono)

VINCENZO                          Eh? Signora… ma che è successo? Io stanotte ho inteso colpi ripetuti, rumori come striscianti, lamenti, anche strilli …

ELVIRA                                  (tira fuori il fazzoletto) E’ morto il Prete! Poverino, l’ho avuto come compagno per quindici anni... lo abbiamo dovuto vegliare!

VINCENZO                          Signora, scusate, ma io non sapevo niente… voi stavate con un prete...? E il signor Amedeo sapeva tutto? Per tutto questo tempo?

ANNA                                   (rientra e si siede anche lei) Signora Elvira… ho saputo la disgrazia…! Condoglianze!

ELVIRA                                  Grazie, grazie… io ancora non mi sono messa l’abito di lutto... è stata una cosa così improvvisa... chi ve lo ha detto?

ANNA                                   Stamattina, me lo ha detto la signora Angelina quando sono andata a casa sua a prendere il caffè... lei lo fa buono!

ELVIRA                                  Oh, veramente è brava! Anche io ci vado, lei è una persona così gentile...

ANNA                                   Comunque mi dispiace moltissimo per il vostro compagno... ma è una strada che dobbiamo fare tutti... belli e brutti, sani e malati... poi lui era pure... robusto

VINCENZO                          … Scusate, vorrei sapere…

ANNA                                   Tu taci! Signora, lo stanno mettendo nella cassa...vero?

ELVIRA                                  Sì, signora Anna… è una scena che io non posso sopportare... perderei il sonno! Quando sarà finito... la prenderemo e andremo a fare il funerale a mare!

VINCENZO                          Ma come, un prete… gli fate voi il funerale? E lo buttate a mare? E chi benedirà la... salma? Non andate in chiesa?

ANNA                                   Ma insomma, taci, una buona volta! Queste cose non si dicono! Ecco... la povera signora Elvira... lo vedi cos’hai fatto?

ELVIRA                                  (piangendo nel fazzoletto) Povero Prete mio! Ho pure telefonato in chiesa, ma mi hanno risposto che... non lo vogliono!

VINCENZO                          Per forza, è stato quindici anni con voi... magari scomunicato... ma io non l’ho mai visto …

ANNA                                   (anche lei col fazzoletto) Ma come! Tu sei davvero scemo, lo hai visto tutti i giorni... e facevi anche gli scongiuri, quando lo incontravi... solo perché quella crocetta bianca sulla fronte risaltava sul pelo nero …

VINCENZO                          Ma voi state parlando del gatto?

ELVIRA                                  (con sussiego) Il mio compagno, prego, e neppure... castrato!

VINCENZO                          Insomma questo era il motivo dei rumori, strilli e lamentazioni notturne... per tutta una notte? Semplicemente perché è morto il gatto?


ATTO PRIMO, SCENA TERZA: Anna, Vincenzo, Elvira, Amedeo

                                                (bussano)

VINCENZO                          (prevenendo Anna) Non vi disturbate, apro io... lo so che siete in lutto! (esce, lasciando le due a singhiozzare; rientra con Amedeo, vestito a lutto, ombrello sotto braccio, occhiali neri, porta una ventiquattro ore)

AMEDEO                              (con voce cupa, rimane in piedi) Buongiorno a tutti, scusate… Elvira, io ho finito… lui è qui... (indica la valigetta) Vogliamo andare a fare questo funerale, prima che viene a piovere?

ELVIRA                                  (scoppia a piangere) Si… adesso mi passa... e andremo …

ANNA                                   (si alza) Aspettate, vengo anche… magari metto prima qualcosa di nero... mi è dispiaciuto veramente…

VINCENZO                          Anna, scusa un momento! (si mette a parte con lei) Va bene che gli erano affezionati, ma non ti sembra che stanno esagerando? E pure tu, non assecondarli troppo... ti vuoi aggiungere al corteo funebre... e poi quell’ombrello... ma c’è un sole che scotta e neppure una nuvola in cielo!

ANNA                                   (Tira un calcio in una caviglia a Vincenzo, poi si rivolge a Elvira e Amedeo) Scusate, Vincenzo mi ha detto che voleva venire pure lui ma non può, a causa della caviglia che gli fa male!

VINCENZO                          (massaggiandosi la caviglia) Infatti... lo sai anche tu quanto mi fa male... sembra quasi che qualcuno mi abbia dato un calcio... speriamo che Dio faccia cambiare un poco il mio destino di oggi! Signora Anna, scusatemi, io veramente ho male alla caviglia... e poi sta per piovere...!

ELVIRA                                  (piange) Anche il cielo è in lutto per la morte del mio Prete!

AMEDEO                              (con voce cupa) Signor Vincenzo, voi potete anche non venire... però se quello... se il Prete poi si vendicherà... io voglio solo avvisarvi... state attento!

VINCENZO                          Scusate, ma non è morto? (vede la faccia scandalizzata delle signore) Scusate, volevo dire… ormai è trapassato... sarà nel suo meritato Paradiso... cosa mai potrà vorrà o potrà fare?

AMEDEO                              (con voce profonda) Questo... si chiamava Prete... ma era un diavolo! Altro che Paradiso... è nel peggior inferno che ci sia! Noi... ci aspettiamo che venga ancora a... tormentarci... da fantasma!

VINCENZO                          Ah, ma io nono credo, ai fantasmi, specie quelli degli animali!

AMEDEO                              Io, se fossi in voi, mi preoccuperei, invece... solo noi sappiamo cosa è stato capace di fare... le sue proverbiali sette vite le ha spese tutte, quante volte ci ha messo paura... Elvira... ricordi la sua seconda morte?

ELVIRA                                  No, Amedeo, Non parlare di quella... (si tappa le orecchie)

AMEDEO                              (rivolgendosi a Vincenzo) Poverina… la seconda morte fu molto dolorosa... per noi! Dopo che... voi mi capite... lo stavamo mettendo in una cassetta come questa. ma non avevamo lasciato passare molto tempo dal... decesso... eravamo inesperti! Lui sembrava proprio morto, immobile, rigido, non respirava... appena lo prendemmo per adagiarlo lì dentro, si ripigliò e gonfiò il pelo, soffiando... sembrava un drago! Saltò sulla faccia di Elvira e si aggrappò tento forte che io non riuscivo a staccarlo... con le unghie nella pelle, le mordeva anche naso e orecchie come se avesse voluto mangiarle! Non vi dico gli strilli, il dolore e quanti guai per rimediare alle cicatrici! Ci volle un mese intero! E poi, la quinta morte...

VINCENZO                          Va bene, ora ci credo, non c’è bisogno che continuiate … (guardando la valigetta) ma adesso siete sicuri?

AMEDEO                              Abbiamo fatto le prove per tutta la notte… è proprio passato a miglior vita… (alza la valigetta, come per aprirla) Volete vederlo?

TUTTI                                    No, no, non ci tengo, fermatevi…

ANNA                                   (voce in falsetto, prende delle candele e le distribuisce) Allora, andiamo! Prima Amedeo… (si schiarisce la voce e lo fa posizionare) mettevi qui... poi Elvira ed io che vi seguo! (escono mestamente in fila).


ATTO PRIMO, SCENA QUARTA: Vincenzo, Concetta

VINCENZO                          (rimasto solo) Amen! Secondo lui, con quel che ho da fare, dovrei anche pensare al fantasma del gatto? Bah... pensiamo alle cose serie... oggi è la festa del Santo protettore, sicuramente usciremo insieme, così ad Anna le comprerò quei dolci che le piacciono tanto... visto che oggi non si mangia, non ci faranno male... e poi può essere che incontriamo amici e li vogliamo invitare a casa... si dovrebbe pulire un poco... lei dice che ha lavato il pavimento... a me non sembra... e poi bisognerebbe finire di stirare... pulire la cucina, magari anche piatti, pentole e macchietta del caffè... il bagno è ridotto come se ci fosse passato una tempesta... e lei, invece di fare quello che dovrebbe, va al funerale di un gatto! Comunque, se voglio uscire, io ho bisogno di una camicia pulita... adesso me la stiro io... (fruga nei panni da stirare e trova una camicia, poi tocca il ferro da stiro e si scotta; dopo staccherà l’interruttore della ciabatta) Ahhh! Ma come debbo fare, con questa matta? Ha lasciato il ferro acceso per niente! Dovrò aspettare, adesso è troppo caldo... farò un riposino, ho ancora sonno... (mentre fa per sdraiarsi sul divano, bussano) E sia fatta la volontà di Dio! (va ad aprire e ritorna con Concetta)

CONCETTA                          (precedendolo di fretta, con una borsa in mano) Permesso… ah, siete solo?

VINCENZO                          Sì, signora, mia moglie è uscita per un... funerale urgente! Vi occorreva qualcosa?

CONCETTA                          Certo che sì, però non vorrei disturbare adesso... che siete solo in casa, magari ritornerò quando ci sarà vostra moglie! Voi mi capite, vero... il palazzo è piccolo... io sono una bella donna... (moine) e voi…

VINCENZO                          Ed io no… ma non preoccupatevi, facciamo presto... cosa vi serviva?

CONCETTA                          Certo che sì, c’è questo quadretto, non si accende più la lampadina… (lo estrae dalla busta) volevo sapere se gli potevate dedicare un poco di tempo... magari con comodo... so che voi aggiustate tutto!

VINCENZO                          Signora, lo vedo subito, così vi faccio contenta...(prende cavi e strumenti vari da un cassetto del mobiletto e li depone sul tavolo) Adesso vediamo… (armeggia con i fili, e ne collega uno alla ciabatta; poi fruga con il cacciavite dietro al quadro) Signora, fatemi una cortesia… lo vedete il tasto lì per terra? Accendetelo premendolo col piede...

CONCETTA                          (esegue prontamente) Certo che sì!

VINCENZO                          (prende la scossa, e fa cadere il cacciavite) Ahhh!… signora… accendetelo... quando ve lo dico io, stavo dicendo!

CONCETTA                          Ah, no adesso?

VINCENZO                          (rassegnato, stacca il quadretto dalla presa) No, adesso proprio no… oggi non è una buona giornata... comunque non ci sono dubbi che la corrente arriva, quindi è la lampadina che non va più! Io di questo tipo non ne ho, mi dispiace, però l’emporio sotto casa le vende! Voi andate lì, gli date la vecchia lampadina e ne prendete una nuova... vedete, è il tipo a baionetta... la levate così... (mima l’estrazione), e la nuova la inserite invece così... in profondità! (mima l’inserimento più volte)

CONCETTA                          Voi siete... un maiale maleducato! Come vi permettete di fare questi gesti di fronte a una signora come me? Io lo sapevo! Me ne volevo andare subito e voi... e voi mi avete trattenuto con scuse, per ingannarmi e farmi proposte oscene! Io... lo dirò a vostra moglie! E ne parlerò in tutto il palazzo! Tutti devono sapere che siete un pericolo per le povere donne come me... (moine) se ci fosse ancora la buon’anima di mio marito, vi farei fare una faccia di schiaffi! Ma lui vede tutto, da dov’è! Verrà di notte... come un fantasma... a tormentarvi... non vi farà dormire mai più! (prende il quadretto con malagrazia ed esce di corsa, sdegnata)

VINCENZO                          (alza gli occhi al Cielo) Ma non è che tu puoi cambiare qualcosa, oggi? Te lo chiedo per piacere... (si dirige verso il divano) No! Sul divano proprio no... adesso sono ci sono due fantasmi che aspettano solo questo … (si siede vicino al tavolo) Ma cos’è questa puzza? (guarda il ferro) Si è bruciato il ferro! Ah, quella ha riacceso la corrente, si sarà surriscaldato... e ora devo aggiustare pure quello... quando sarà freddo …


ATTO PRIMO, SCENA QUINTA: Vincenzo, Michele

                                                (bussano)

VINCENZO                          (va ad aprire e torna con Michele, che indossa una tuta da meccanico) Bravo, don Michele, siete stato puntuale! Sedetevi pure, mentre facciamo i conti… allora, che avete fatto alla macchina?

MICHELE                              Ecco qua… frizione, ganasce freni, olio motore, filtri, eccetera… ho scritto tutto qui (porge un foglietto) e sono 120 euro, come vi avevo detto, per amicizia! La macchina sta sotto il palazzo, dove la mettete di solito, e qui ci sono le chiavi…(le fa volutamente tintinnare, poi le depone sul tavolo; Vincenzo le prende e le ripone sul mobiletto, dal quale prende una busta) Ma io avverto puzza di gomma bruciata! Tutto a posto?

VINCENZO                          (gli porge la busta) Tutto a posto, grazie… stavo facendo una riparazione e c’è stato un contatto imprevisto che ha fatto anche bruciare il ferro! Qui ci sono i vostri soldi… grazie per il lavoro! Oggi però è festa, la macchina la prenderò solo domani… a voi come vanno le cose? Tutto a posto in famiglia?

MICHELE                              Tutto a posto, mia moglie è contenta, i ragazzi crescono, il lavoro non manca, e viviamo abbastanza bene!

VINCENZO                          Vostra moglie è contenta, eh? Mi fa piacere… ma che fa?

MICHELE                              Ah, lei fa solo volontariato, non guadagna niente, ma non ci importa... si è appassionata... sapete... ha trovato anche un sistema per risollevare il morale della gente! Alcuni vorrebbero anche pagarla per quel che fa, ma lei non prende mai nulla, dice “Fate un’offerta in chiesa!”

VINCENZO                          Veramente? E che sistema usa?

MICHELE                              Voi non ci crederete... adesso vi dico... lei sostiene che tutta deriva dalla paura... e ognuno di noi ha le sue paure! Lei convince la gente a chiudere le loro paure nelle bottiglie, nei bicchieri... e poi li butta via! La gente si rende conto che non è vero... ma gli piace credere che lo sia, così piano piano qualche paura passa davvero, e vivono più felici! Vi faccio un esempio… mia figlia piccola aveva paura di dormire da sola perché le avevano parlato dell’“Uomo Nero” che rapisce i bambini di notte. Ogni sera erano pianti e strilli, non studiava più, era diventata un’ossessione! Bene... mia moglie ha preso una scodella, dentro ci ha messo un soldino e una goccia di colla liquida; poi ha preso la bambina e le ha spiegato che quella era una scodella magica; l’Uomo Nero, quando veniva, avrebbe prima di tutto prendere il soldino e sarebbe entrato nella scodella, ma lì avrebbe trovato la colla e sarebbe rimasto bloccato per tutta la notte! La mattina, lei avrebbe pulito la scodella e lo avrebbe buttato via... e se fosse tornato, avrebbe trovato di nuovo la colla ad aspettarlo! Beh, lei adesso si è calmata, dorme senza pensieri e, se qualcuno le parla dell’Uomo Nero, dice che lo acchiappa e lo getta via tutti i giorni! Chiaramente lei non è stupida... però adesso ci ride sopra!

VINCENZO                          Mi piace… interessante!

MICHELE                              Fatelo pure voi… per gioco, naturalmente... ma vedrete che funziona!

VINCENZO                          (si alzano) Ma sicuro che ci provo… grazie! Salutatemi vostra moglie e date un bacetto ai ragazzi!

MICHELE                              Poi mi farete sapere, allora… arrivederci! (esce)

VINCENZO                          Interessante veramente… voglio provare! (entra in quinta ed esce con due bicchieri; li depone sul tavolo e si siede) Allora, io ho due fantasmi che mi aspettano... per quello del gatto... userò la foto di una bella micetta... (sfoglia delle riviste sul tavolo, e trova quel che vuole) Eccola! Ed anche lo sfondo mi piace... tutto verde e giallo! La mia forbice! (fruga nelle sue cose, la trova e ritaglia un pezzo di carta, mettendolo sotto il bicchiere; siccome non si regge, lo umetta con la lingua e poi lo attacca) E uno è a posto…! Adesso... il marito di donna Concetta… per lui una bella bottiglia di vino, con l’etichetta di argento... come i capelli che aveva! Questa sarà una pennellata da maestro! (taglia un altro pezzo di carta dalla rivista e lo mette sotto il secondo bicchiere con la stessa procedura) Adesso vi sfido! Venite qua, e vedremo! Il gatto... il Prete... lo prendo di sicuro con il bicchiere... Acchiappapreti! E, per il marito di Concetta... lo dichiaro subito prete, così questo nome servirà anche per lui! Acchiappapreti… mi piace!


ATTO PRIMO, SCENA SESTA: Anna, Vincenzo

                                                (bussano)

VINCENZO                          (rivolto alla porta) Questa volta ti ho fregato! Non ero sul divano! (mette i bicchieri sul mobiletto, va ad aprire e torna con Anna)

ANNA                                   (entrando, molto agitata) Tu sei uno stupido che non serve a niente! Non potevi avvisarmi, quando sono uscita senza chiavi? E non ti sei accorto che stavo tornando? Ho dovuto bussare addirittura, per entrare... (si ferma, interdetta) cosa diavolo hai fumato? C’è puzza... di cane morto!

VINCENZO                          No, mi spiace, ho comprato le sigarette al sapore di baccalà, quelle di cane erano finite... ma tanto tu sei abituata a stare con gli animali defunti! Com’è andato il funerale?

ANNA                                   (vede i fili sul tavolo, e li esamina) E’ questa roba tua che puzza! Guarda… il filo è tutto bruciato... li togli tu, o li faccio volare dal balcone insieme a tutto il resto della tua roba?

VINCENZO                          Grazie per aver risposto a quello che ti chiedevo… e per la roba mia, ci penso io...! (mentre compie l’operazione, tocca il ferro e si scotta) Ahhh! Ma tu non eri guasto...?

ANNA                                   Che c’è? Il ferro? Bene, bene, lascialo acceso!

VINCENZO                          Ma come? Com’è possibile che funzioni…(si porta i suoi fili al naso) Allora siete voi! Anna, io vaco a buttare questa roba, c’è stato un corto circuito …

ANNA                                   Scendi? Allora compra del pane, un paio di chili di bistecche... di quelle buone... poi tre chili di frutta e il sapone per la lavatrice! Io mi occupo del sugo per la pasta... un cattò e delle verdure grigliate!

VINCENZO                          Ho … oggi che era previsto il digiuno... ma abbiamo ospiti a pranzo?

ANNA                                   Vedrai, è una sorpresa… (sorride)

VINCENZO                          (Rinfrancato dal sorriso) Ah, va bene… speriamo che siano persone simpatiche… io vado e torno… (mette rivista, forbici e giravite nel cassetto, prende i fili ed esce)

ANNA                                   (segue con lo sguardo le manovre di Vincenzo, poi dopo che è uscito, si attacca al  telefono) Pronto… sì, sono la signora Anna, sono venuta poco fa… allora quando consegnate…? Come? E allora sugo pronto, tre barattoli… e il cattò…? E chi se ne importa, tanto lo riscaldo! Però, vi avevo raccomandato…! Solo peperoni, non vanno bene finocchi!  Va bene… mandate subito il fattorino…! E fatevi i fatti vostri, non voglio cucinare neppure oggi! (chiude il telefono, va al ferro, stira solo un angolo della camicetta che ha addosso, poi lo spegne) Ecco! Così mi piace, quando è bello caldo! E la camicetta adesso va bene pure lei (si gira intorno, vede i panni da stirare) E voi che ci fate, lì? (Li prende, li appallottola e li nasconde sotto il tavolo, tendendo meglio la tovaglia; poi aggiunge il ferro; guarda il cavalletto, lo prende e lo porta fuori quinta e sistema le sedie attorno al tavolo) Ecco fatto! Adesso la casa è a posto! (ripiglia il telefono)

                                                Pronto, Maria? Come stai? Io sono uccisa di fatica... ho tolto di mezzo un sacco di panni da stirare, ho partecipato a un funerale... sì, ma la Messa non c’è stata, abbiamo solo acceso le candele... no, non era battezzato, non c’è stato niente da fare! Sì, era il compagno della mia vicina... senti, senti... stavano insieme da quindici anni... una vita! No, no... però dava fastidio alle micette che girano di qui... quello svergognato, vecchio e grasso! (bussano) Mi sembra che ci sia… Vincenzo, apri! Sì, si… (bussano; si rivolge verso l’interno) Vincenzo…! (di nuovo al telefono) Aspetta, quello scemo di mio marito è uscito… sì, sì, ci sentiamo dopo… ciao, salutami Nicolina, a Giovanni, non dimenticarti… sì, sì... (bussano; rivolta verso la porta) Un momento! (al telefono) Senti, c’è uno scocciatore… sì, sì… poi ci sentiamo, ciao ciao! (chiude il telefono, va ad aprire e rientra col fattorino) Allora, giovanotto…


ATTO PRIMO, SCENA SETTIMA: Anna, Fattorino

FATTORINO                        Signora, ho portato quel che avete ordinato e qui c’è il conto! (le porge un foglio) Se volete, porto in cucina... dov’è?

ANNA                                   No! In cucina, no… (confusa) sto facendo il caffè, e allora fa molto caldo, lì... molto caldo davvero. non entrate altrimenti vi viene il mal di testa!  

FATTORINO                        (non si scompone e depone il pacco sul tavolo) Scusate la curiosità, ma avete una macchina per quarantotto tazze, che necessita tanto calore?

ANNA                                   Veramente la macchinetta è per due… ma a me piace… molto, molto caldo!

FATTORINO                        Come preferite, signora. Per la nota, regolate a me o come si fa?

ANNA                                   Veramente io l’ho pagata già con la carta di credito ecco, vedete, è anche scritto sullo scontrino … mi dispiace… adesso mi sembra brutto darvi una mancia così... se c’era il resto, era diverso …

FATTORINO                        Signora, non vi preoccupate…! Non mi serve niente, sono ben pagato perché sono veloce e non disturbo nessuno! Anche quando finisco di lavorare, dritto a casa... da mia moglie e cinque bambine... la sesta in arrivo... devo fare il bucato, cucinare, rifare i letti, rammendi... ho imparato anche a cucire a macchina e a riparare le scarpe!

ANNA                                   (interessata) Davvero? Allora se avessi bisogno…

FATTORINO                        Signora, mi dispiace… ma se venissi da voi, mia moglie chi l’aiuterebbe? Vi ringrazio, ma per me la famiglia viene prima di tutto... ci accontentiamo e viviamo felici! Grazie e arrivederci! (esce)


ATTO PRIMO, SCENA OTTAVA: Anna, Vincenzo

ANNA                                   (pensierosa) Così, rammenda pure... ! (rivolta verso la porta) Vincenzo, non sei buono a niente! Però un poco di caffè ci vorrebbe…

VINCENZO                          (rientra senza bussare, portando delle buste) Anna? Ah, meno male… qui c’è quello che hai chiesto… mi preoccupavo che uscissi di nuovo senza chiave e rimanevi fuori... ho corso come un pazzo... (vedendo che Anna lo fissa in silenzio) Ma che c’è… ti sei fatta male, c’è qualcosa che non va? Il funerale ti ha impressionato? (si gira intorno) Ho capito! Hai stirato tutto, ti sei stancata... poverina, meriti...

ANNA                                   Tu non sei buono a niente! Non sai rammendare! E non sai neppure cucire a macchina! Perlomeno vai a pulire la macchinetta del caffè, a me la polvere bagnata fa schifo... sto quasi svenendo che desidero un caffè e tu... te ne vai a fare shopping nelle boutique del centro!

VINCENZO                          Senti, calma, neh… io sono sceso per buttare la spazzatura e per gli acquisti dal macellaio eccetera come mi hai detto... ricordi? Che c’entrano le boutique e lo shopping? E poi... cos’è questa faccenda dei rammendi?

ANNA                                   Lo vedi che mi contraddici sempre? Forse non sei andato nei negozi, non hai parlato con quelle commesse che sembrano gattine... vecchio e svergognato grassone?

VINCENZO                          (alzando gli occhi al cielo) E’ inutile... hai una coerenza... divina... come una roccia! (ad Anna) Non arrabbiarti... lo so che la posa del caffè ti dispiace e che sei allergica al detersivo... vado a pulire la macchinetta... e non solo quella...

ANNA                                   (vede i bicchieri) E che hai fatto? Due bicchieri? Chi è venuto? Ti sei bevuto già del liquore, a quest’ora? (sbircia all’interno del primo) Vecchio depravato grassone... questi sono come quei bicchieri cinesi con le donnine nude! Depravato! Maiale! Te la fai davvero con le gattine? Pervertito! In questa casa non si vive più, io devo andare in cima a una montagna, tra gli eremiti! Io ti lascio, hai capito?

VINCENZO                          Senti, calmati un momento, non li toccare... i bicchieri li ho... comprati da una zingara... si chiamano Acchiappapreti! (li prende e li mette sul tavolo centrale)

ANNA                                   (scandalizzata) E che sono? Toglili di qui... io non toccherò mai questa roba schifosa!

VINCENZO                          Guarda che sono uguali a nostri e comunque fai bene a non toccarli... nel primo... c’è il fantasma del gatto... del Prete, insomma e il secondo ospita il fantasma del marito della signora Concetta... è arrivata proprio adesso!

ANNA                                   Ma tu sei veramente scemo? (esita un istante) Veramente? E perché’…? E come…

VINCENZO                          Vieni qua…! (solleva delicatamente il primo controluce) Guarda! Li vedi questi riflessi verdi e gialli? Di che colore erano gli occhi del Prete?

ANNA                                   Aspetta… verde e giallo! Madonna! Quello sta veramente qui dentro!

VINCENZO                          E di qui non se ne va, se non togliamo la foto della micetta dal bicchiere... sei convinta? Così dormiremo in santa pace! (posa delicatamente il bicchiere e prende l’altro) poi, il secondo... li vedi i riflessi d’argento, ricordi i suoi capelli... li perdeva dappertutto?

ANNA                                   Madonna aiutaci… sati attento, non far rompere i bicchieri, o quelli escono! Mettili in un posto sicuro... lì! (indica il mobiletto) Ma è proprio Luciano, il marito di Concetta?

VINCENZO                          Proprio lui! Concetta è venuta a farsi aggiustare una cosetta e si è impressionata... ha detto che lo avrebbe spedito qui... così, quando la vedi, non farle dire nulla, e informala che il fantasma di suo marito lo abbiamo catturato... se lo vuole... venisse a prenderselo! (sposta i bicchieri) Allora, hai capito, non toccarli!

ANNA                                   Per me la stanno bene, non li spolvero neppure!

VINCENZO                          Ecco, brava… poi quando vedrò di nuovo quella zingara, ne prenderò un altro paio... non si sa mai! Adesso ci vuole un bel caffè... io pulisco la macchinetta e tu la carichi, va bene? (esce)

ANNA                                   (gli urla dietro) …E giacché ti trovi, pulisci pure quei piatti...

 VINCENZO                         (si affaccia dalle quinte) Per precisione, oltre alla caffettiera, sono sedici piatti, otto bicchieri, una quantità smisurata di posate e otto pentole! E bisogna caricare anche l’acqua nelle vaschette del ghiaccio! (esce di nuovo)


ATTO PRIMO, SCENA NONA:     Anna, Vincenzo

ANNA                                   (fa spallucce e prende il telefono) Comare mia, come stai? Oh, non parliamo di me... ho tolto di mezzo una vera montagna di panni da stirare, avevo anche finito il detersivo e ho dovuto fare una corsa a prenderlo... oggi saranno chiusi, per la festa... e poi rigovernare la cucina... no, quelli non tanto, ma c’erano otto pentole incrostate... sapete il cattò di riso... chi, Vincenzo? Quello va solo sbattendosi sul divano e quando sta in piedi, sporca il pavimento... pure lui? Si vede che lo fanno apposta per farci lavorare! No, no… non ho ancora cucinato, ma voi venite lo stesso, e non mi serve aiuto... faccio due spaghetti con il ragù, una bistecca con verdure grigliate... no, quello l’ho fatto sta nel forno, bello caldo... oh, grazie…! Ci mettiamo il ghiaccio fresco... si sta facendo adesso e se ho tempo, anche la macedonia! Allora ci vediamo presto... ciao ciao! (chiude e si rivolge verso le quinte) Hai finito? Posso fare questo caffè o devo fare domanda in carta bollata Vincenzo...? Vincenzo!

VINCENZO                          (rientra, barcollando, mani dietro la schiena, senza parlare)

ANNA                                   (guardando Vincenzo, che cammina reggendosi, gli va vicino e lo osserva mentre lui si sdraia sul divano; poi gli si ferma davanti, mani sui fianchi) Vincenzo... questa è la tua ultima trovata, vero? Vincenzo non ti mettere a scherzare che mi arrabbio! Hai scelto il momento peggiore per questa commedia... stanno venendo i nostri compari a pranzo...

VINCENZO                          (molto debole) Anna, quello... del piano di sopra... non ha cambiato idea…

ANNA                                   Ma chi è che doveva cambiare idea? Che ti senti? Che fai, come un sacco di patate lì sopra? Sei morto?

VINCENZO                          ‘ento… diciotto!

ANNA                                   Finalmente fai qualcosa di buono! Te l’ho chiesto tante volte e oggi ti sei deciso! Su quale ruota li debbo giocare? E con che puntata? Ma sono numeri sicuri?

VINCENZO                          Male… ‘e reni… cento…diciotto...

ANNA                                   Aspetta… le reni? Cento reni… ho capito... tante frattaglie! Vado da Angelina, lei li sa tutti... ma... 118 non si gioca... vuoi vedere... ti fosse venuto un infarto? Povero Vincenzo... adesso ci penso io! (prende il telefono, chiama e rimane in attesa della risposta; poi mette giù) Vincenzo… è una voce automatica, sono in sciopero! Aspetta! Adesso chiamo il medico! (Consulta l’agenda, canterellando, fa tre tentativi e nessuno che risponde) Vincenzo, quando eri vivo sei sempre stato sfortunato… magari anche i becchini oggi non lavorano... le ambulanze! Proviamo questi altri…! (altri tre tentativi inutili) Vincenzo non so cosa fare… adesso ti porto io in ospedale…

VINCENZO                          (molto debole) Non ce la farai… sono vecchio e grasso… fammi riprendere un poco…

ANNA                                   Ma come, non vuoi fare niente nel frattempo? Aspetta, adesso ti do la medicina della comare, quella è molto potente!

VINCENZO                          …non ho l‘artrite… non mi serve… colica…

ANNA                                   Ue’, io qualcosa ti devo pur dare… poi finisci che ritorni pure tu come fantasma!

VINCENZO                          (molto debole) Anna, se muoio, mi raccomando... fate un funerale regolare... passando in chiesa... e non mi buttate a mare, dopo!

Fine primo atto


ATTO SECONDO

Scena:                                   identica a quella precedente, sul mobiletto i bicchieri sono diventati una diecina.

ATTO SECONDO, SCENA PRIMA: Anna, Elvira, Amedeo

ANNA                                   (in sottoveste, stirando dei panni; a lato, su una sedia, dei panni da stirare) Uffa, sempre panni, che scocciatura!

(bussano; va ad aprire e rientra con Elvira e Amedeo, vestiti di scuro)

ELVIRA                                  Permesso? Ah, siete sola? Don Vincenzo è al lavoro?

AMEDEO                              Scusate se abbiamo disturbato a quest’ora, ma visto che ci avete chiamati…

ANNA                                   (continua a stirare) Accomodatevi, prego, prendete una sedia, scusate, ma io devo continuare... qui non si capisce più niente, signora mia…! Ma che lavoro, mio marito sta dormendo…! E‘ una settimana che sta fisso nel letto! Dorme, s’alza per mangiare, prende le sue medicine e poi ritorna a coricarsi!  Il medico gli ha ordinato qualche giorno di riposo e quello... si riposa veramente! La sola cosa che fa è quella di gettare le scatole vuote dei medicinali! Ed io a stirare, lavare i piatti, cucinare… l’unico vantaggio è che posso lavare a terra senza che li vada a camminare dove è bagnato!

ELVIRA                                  Ma perché il medico, il riposo?

ANNA                                   Ha avuto semplicemente una colica renale!

AMEDEO                              Poverino... lo capisco... ma il calcolo uscirà da solo o si dovrà operare?

ANNA                                   No, è uno solo, per di più piccolo, uscirà da solo... io ho solo il dubbio che sia già uscito e che lui continui la commedia per non lavorare!

ELVIRA                                  No, signora, vostro marito è sempre stato una brava persona… (prende il fazzoletto)

AMEDEO                              Elvira, guarda che non è ancora morto, non cominciare a piangere! Noi abbiamo finito da poco il lutto per il gatto …

ANNA                                   A proposito della buon’anima del vostro Prete! Io vi devo parlare... non avete visto niente... sentito niente... voi pensavate che lui tornasse... come spirito …

ELVIRA                                  Io sono la prima a meravigliarsi… tutto a posto, come se non ci fosse mai stato a casa nostra… E’ vero, Amedeo?

AMEDEO                              Signora mia, è impressionante! Quello non era un gatto, noi abbiamo avuto in casa un’anima dannata! Non stava mai fermo e in casa non si poteva fare nulla con quegli occhi addosso... come un giudice! In casa non si dormiva più; all’improvviso si levavano certe urla che non vi dico, da gelare il sangue... ci dovevamo nascondere per mangiare, uno alla volta, perché se lo capiva e non mangiava anche lui, per vendetta, mi faceva la pipì nelle tasche del vestito! Ha rotto tutte le sedie e nella mia poltrona ha scavato un fosso! Quando qualcosa non andava, erano vendette atroci e dolorose! Una volta dal veterinario facemmo l’errore di chiedere la castrazione... lui seguiva, senza perdere una parola; cominciò a brontolare, poi si alzò e cominciò ad alzare la voce e gonfiare il pelo e quando gli si avvicinò il dottore, gli si avventò addosso... lo dovemmo portare in ospedale, per le medicazioni, quando riuscimmo a liberarlo! E questo quando era vivo e c’erano perlomeno i muri a fermarlo... ora che è libero... io non lo so, forse lo hanno chiuso in galera, lassù!

ANNA                                   (smette di stirare, spegne il ferro, facendo scena, e si siede vicino a loro) Sentite… io vi devo dire una cosa… Vincenzo ha comprato certe cose…si chiamano Acchiappapreti...

ELVIRA                                  (si appoggia le mani in faccia) Madonna mia! Ho capito tutto! Dov’è?

AMEDEO                              Signora, dove lo avete messo, ditecelo, per carità…

ANNA                                   Ah, ma voi mi credete! (indica i bicchieri; tutti si voltano in quella direzione) Sta lì…! A me questo sembra uno scherzo, però quando è illuminato dal sole, quel mobile sembra un arcobaleno di luci! Verde, giallo, argento, oro, blu…

ELVIRA                                  Ma quelli sono tanti! Qual è quello del… Prete?

ANNA                                   Lui è stato il primo… (si alza, va a prendere un bicchiere e lo pone al centro della tavola; tutti si chinano a osservare)

AMEDEO                              E’ lui, è lui… ho visto la coda spezzata! (indica con agitazione)

ELVIRA                                  (guarda attentamente, poi afferra il braccio di Amedeo) Amedeo!Ha sbadigliato! Amedeo, hai visto la zanna storta? Sta dormendo, come faceva... prima! Com’è carino! Signora Anna… questo bicchiere noi lo dobbiamo avere! Il signor Vincenzo riposa, vero? Non gli potreste fare un momento la domanda, per favore …

AMEDEO                              Signora Anna, non baderemo a spesa, mille, cinquemila euro, quel che volete... per favore chiedeteglielo... qualunque importo... per piacere!

ANNA                                   Io non lo so... vado e chiedere e torno … permettete! (esce)

AMEDEO                              Che fortuna! Chi sa dove ha preso questo coso…

ELVIRA                                  Veramente! (sempre sbirciando nel bicchiere e mimando una casetta) Gli potremmo fare anche una piccola tomba, intorno... con una lapide... una specie di acquario, in modo che non passi un filo d’aria! Questo è il gatto ideale per noi, adesso... pulito, non da’ fastidio, non mangia il suo mezzo chilo ogni giorno... potremo anche uscire, senza limiti! Pensaci, Amedeo… abbiamo un gatto e siamo liberi! Liberi!

ANNA                                   (rientra) Eccomi qua… Vincenzo ha detto che il bicchiere lo potete prendere, non togliete mai la foto della micetta, il bicchiere portatelo sempre diritto... e se volete, fate un’offerta alla vostra chiesa!

ELVIRA                                  Quello è un santo! Chiunque ne avrebbe approfittato! Datemelo... qua! (si stringe al petto il bicchiere) E’ vero, Amedeo?

AMEDEO                              Signora, io non so come ringraziarvi. L’offerta la faremo e pregheremo pure che il signor Vincenzo guarisca presto e conservi la salute per cento anni! (si alza con Elvira) Grazie veramente, signora scusate, adesso abbiamo fretta…! Che bello! Siamo liberi! Liberi!(escono)

ANNA                                   Incredibile! Stavano quasi per piangere e se ne vanno così contenti! Va bene... riprendiamo a stirare, poi dovrò spolverare, lavare a terra... rigovernare la cucina... dovrei fare il caffè... il bagno pure ha bisogno... c’è tanta di quella spazzatura che non so più dove metterla e dovrei rifare anche il letto... se lui si alza, però!


ATTO SECONDO, SCENA SECONDA: Anna, Concetta

                                                (bussano; va ad aprire e rientra con Concetta)

CONCETTA                          Permesso, ah, siete sola? Il signor Vincenzo è andato a lavorare?

ANNA                                   Accomodatevi, prego… (si accomodano al tavolo) No, Vincenzo sta a letto, ha avuto una colica e un periodo di riposo mentre... si libera di un calcoletto… grazie per essere venuta...

CONCETTA                          Questo mi dispiace… ma potrebbe essere il segno della volontà divina! Signora Anna, anche io vi devo parlare... vi devo accennare una cosa... l’altro giorno sono venuta a casa vostra per un quadretto... voi non c’eravate …

ANNA                                   Lo so… non sapevo che fosse per un quadretto, ma Vincenzo mi ha detto che vi siete incontrati, e mi ha detto anche che vi dovevo informare di una cosa, quando vi vedevo... io prima non ho avuto tempo di chiamarvi, lo sapete com’è quando si comincia a ripulire la casa... non si finisce mai!

CONCETTA                          A chi lo dite, signora Anna! Io ho trovato pace solo che dopo il mio povero Luciano è morto! Quei capelli... li trovavo dappertutto... e poi le impronte sul pavimento appena lavato, bottiglie vuote e bicchieri sporchi di vino, birra e liquore da tutte le parti…

ANNA                                   A proposito di bicchiere! Ecco… io non so se ci credete... ma come mi ha detto Vincenzo, così vi riferisco … signora, io non ne so nulla... ma Vincenzo... ha acchiappato il fantasma di vostro marito... una settimana fa e lo ha messo dentro (indica) quel bicchiere!

CONCETTA                          (rimane atterrita) Signora… siete sicura? Una settimana fa? Adesso mi spiego perché... ma come ha fatto? E’ un miracolo!

ANNA                                   Ah, io pensavo che non ci credeste… Vincenzo, ha comprato questi... cosi da una zingara, si chiamano... signora, non ridete… Acchiappapreti!  E lui dice che… (comincia a ridacchiare)

CONCETTA                          (molto seria) Signora Anna, non ridete, per favore! Questa per me è una benedizione! Da una settimana precisa io sto finalmente dormendo tranquilla, perché Luciano non viene più a tormentarmi di notte... dopo che per cinque anni dalla sua morte, senza interruzione è venuto sempre, senza mai mancare una sola volta! Questa costanza... ostinazione... per me era causata dalla sua voglia di farmi dispetto, sempre alla stessa ora, mi rompeva le... il sonno! Vi garantisco che è una tortura che mi ha portato quasi alla disperazione! Io sono sicura che lui lo ha acchiappato... e come ha fatto a sapere che Luciano una volta voleva farsi prete? Signora… vorreste farmi vedere dov’è?

ANNA                                   (si alza, lo prende il secondo bicchiere con cura, e lo depone al centro tavola; le donne lo osservano come nella scena precedente) Il bicchiere è questo... ma voi... vedete qualcosa?

CONCETTA                          Signora non c’è dubbio! (si rialza) Ecco il suo naso, tutto rosso e pieno di porri... e il colore dei capelli... adesso gli escono anche dalle orecchie... (si concentra e poi, velocemente, sputa nel bicchiere) Tie’! Porco! Alcolizzato! E ora starai pure zitto, quando parlo io! Adesso non puoi ribattere nulla! Signora… io voglio questo bicchiere, ditemi quanto vi devo, qualunque prezzo! E contanti, senza assegni, solo liquidi! Dite, dite…

ANNA                                   Signora mia, a me sembra di sognare! Anche voi... per un bicchiere… vuoto?

CONCETTA                          Signora, questo bicchiere non è vuoto…! Io gli farò passare le pene dell’inferno fino a che avrò vita, a questo fetente! (sputa di nuovo) Tie’! E questo non è niente, poi ti sistemo io appena saremo a casa! Per quel che mi hai sempre fatto e sono stata costretta a sopportare, meriti le torture cinesi! Tanto, non puoi morire più! Signora, quanto vi devo? Su, ho fretta... tenetemelo con cura, scendo un momento in banca e vi porto tutto quel che volete... dite, dite…

ANNA                                   (incerta) Signora mia… Vincenzo mi aveva già detto che lo potete prendere… non vuole denaro,… fate un’offerta alla vostra chiesa e… non levate la foto, portatelo sempre in piedi e... prego! (le porge il bicchiere)

CONCETTA                          Signora vostro marito è un santo incompreso! (prende il biccherne con molta precauzione) Non ho parole per ringraziarvi, anche se non lo faccio spesso, pregherò per voi e per lui, per cento anni! Ah, se nei prossimi giorni non mi vedrete, non preoccupatevi … vado per qualche tempo in vacanza... un paese esotico... con lui, (indica il bicchiere) e un amico mio…! Eh, io sono ancora una bella donna! (parla rivolta al bicchiere) Luciano, finalmente sono libera, libera! Hai capito? Non ti devo più aspettare di notte, niente più candele, niente più fiori al cimitero! Sono libera, e adesso andrò a divertirmi... alla faccia tua! E tu vedrai tutto quel che faccio! Tie’ (sputa nuovamente; poi ad Anna) Lo farò diventare rosso di rabbia! Arrivederci! (esce)

ANNA                                   Queste sono cose da matti! Ma fosse vero? Io non ho mai visto che la gente si cambia così per un bicchiere... vuoto! (si volge verso il mobiletto) E adesso chi saranno questi altri… non me li ha presentati! Se viene qualcun altro... quale gli darò?


ATTO SECONDO, SCENA TERZA: Anna, Michele

ANNA                                   (mentre sta andando verso il cavalletto da stiro, bussano) Mamma mia... questo è un altro perseguitato! (va ad aprire e fa entrare Michele) Signor Michele, accomodatevi, come mai…?

MICHELE                              Signora Anna, vostro marito mi ha telefonato stamattina, mi ha informato della sua colica e mi ha detto che la macchina è stata ferma una settimana, voleva far controllare la batteria... è ancora a letto?

ANNA                                   (categorica) Sempre! Mattina, mezzogiorno e sera, e dorme anche di notte!

MICHELE                              Buono per lui, è senz’altro l’effetto dei calmanti e sta recuperando anche sonno arretrato! Lasciamolo tranquillo, se mi date un momento le chiavi, controllo l’auto e poi vele porto!

ANNA                                   (dirigendosi verso il mobiletto) Eccole qui… (le prende e torna verso Michele, ma si ferma a metà strada, meravigliata dalla sua espressione)

MICHELE                              (stupito nel vedere i bicchieri) Allora l’ha fatto! Signora… sapete cosa c’è in questi bicchieri? Ve lo ha detto?

ANNA                                   (sbrigativa) Sì, ma io non so se crederci... sapete, è una cosa lunga da spiegare …

MICHELE                              Signora, non vi scomodate, so tutto!

ANNA                                   (meravigliata) Ah, allora pure voi usate l’… Acchiappapreti?

MICHELE                              Ah, lui li ha chiamati così? Signora, con questi voi potete acchiappare tutto ciò che volete… a casa mia si usano pe le paure dei bambini ed io l’ho raccontato al signor Vincenzo... come si fa e come si usano …

ANNA                                   Ma voi non siete sposato a una zingara! Lui mi ha detto che li aveva comprate da una zingara... mi ha detto una bugia! Quel disonesto... appena si alza, gliene do tante che lo rimando a letto!

MICHELE                              Eh, signora, se vi diceva che erano un prodotto suo, voi ci credevate? Sicuro che no! Invece, pensando alla zingara... può essere... signora, è una sciocchezza, non vi arrabbiate!

ANNA                                   Ma lui non mi ha detto la verità!

MICHELE                              Signora, mettetevi nei suoi panni, non poteva fare diversamente! Non vi ha nascosto nulla, vi ha solo fatto credere a una specie di magia... ma io vedo molti bicchieri... hanno funzionato?

ANNA                                   E come! Due poveri vecchi adesso hanno un gatto che non li comanda più e ne sono contentissimi... e una vedova si è risollevata dopo cinque anni... si va a fare una bella vacanza, contentissima anche lei!

MICHELE                              (assentisce) Allora è bene che abbia fatto così! E chi c’è negli altri bicchieri?

ANNA                                   (dirigendosi verso il mobiletto) Io veramente non lo so, non li tocco, neppure per pulirli... (ne prende uno e guarda) …ma questa è una mia foto! Com’è possibile? Che significa? (guarda un altro, e poi tutti, in successione) Ma sono sempre io… qui sono piccola... qui ci siamo entrambi... una foto del nostro matrimonio... w questa è la gita a Capri, da fidanzati… (guarda Michele) ma che significa?

MICHELE                              Significa che vi vuole bene... e s’illude che siate sempre vicini, insieme... e voi che aspettate? Prendete una vostra foto... magari di una cena a due che avete fatto... e mettetela in un altro bicchiere, vicino a questi! Lui senz’altro verrà qua a guardare, a ricordare... appena la vedrà, si sentirà in paradiso! Voi... adesso, come vi sentite, con tutti questi bicchieri pieni di amore per voi?

ANNA                                   (smarrita) Io non lo so… non so niente di queste cose… ma non mi sento di farlo... non ancora... (ancora incerta, ma con tono secco, per terminare la conversazione) tenete, qui ci sono le chiavi!

MICHELE                              (scuotendo la testa) Come volete, signora... scendo, farò il mio lavoro e quando lo avrò finito, le riporterò… (esce mestamente)


ATTO SECONDO, SCENA QUARTA:          Anna, Fattorino

ANNA                                   (rimane ferma, come in attesa, poi va al telefono) Comare…? Sono io, Anna… io ho bisogno di parlarvi… no, non per telefono, ci dobbiamo proprio vedere, non potete venire un poco? No, lui è meglio che non viene... sono fatti di donne… vi aspetto, allora… mangeremo qualcosa insieme mentre parliamo, ora chiamo in rosticceria… no, non mi serve niente ma non ho il tempo per cucinare... prima Vincenzo... mi dava una mano, forse due... sembrava una macchinetta…! No! Non quella! Che c’entra il caffè, adesso? Vincenzo sembrava un trattore, sempre in movimento... ora è coricato, non fa più niente e tutto è ricaduto sulle mie spalle! Sì... sta meglio, dice che sente che il calcolo sta per uscire, speriamo presto! No! Fermatelo, ma perché si deve disturbare così... quelli a me fanno anche lo sconto, mi conoscono...! E va bene allora, ringraziatelo... vi aspetto allora... ciao ciao (chiude il telefono e rimane pensierosa)

                                                Adesso devo capire dove ha preso la mia foto da piccola... ho un sospetto... (riprende il telefono)

                                                Pronto, Maria, sono Anna… come va? Ah... quindi tutto bene... sì, pure io non ho molto da fare... figurati, per far passare il tempo, ho anche messo a posto certe vecchie fotografie... ma guarda che caso... anche tu? Davvero...? E quando gliele hai date? Ah, no, sta in letto per una colichetta... ma gli sta passando... sì... un poco di riposo... ah… grazie, si… no, nessuna delle tue… (bussano; rivolta verso la porta) un momento! (di nuovo al telefono) Senti, c’è uno scocciatore alla porta … sì, sì ci sentiamo dopo… ciao, saluta Nicolina, Filippo, non dimenticare… sì, sì sì, sì… poi ci sentiamo, ciao ciao!

FATTORINO                        (entra con un involto) Si può? Scusate, la porta era mezza aperta… signora, fate attenzione, oggi non sono da trascurare! (porge il pacco) Ecco la vostra ordinazione… Tutto pagato, non vi preoccupate (vedendo Anna silenziosa) Signora Anna… che fate, mi sentite…? Appoggio sul tavolo, va bene…?

ANNA                                   Sì, sì, scusate, ero sovrappensiero… qua, grazie…! (indicando il mobiletto) Eh, oggi poca roba, siamo in dieta!

FATTORINO                        Signora, sono fatti vostri, fate come volete... (fa per andare) arrivederci alla prossima e chiudetevi bene dentro!

ANNA                                   Aspettate… scusate… l’altra volta mi stavate accennando qualcosa della vostra famiglia… tutto a posto?

FATTORINO                        Tutto a posto, signora, grazie, siete molto gentile… è nata un’altra bambolina, tre giorni… adesso ho la casa piena di donne!

ANNA                                   E vostra moglie come sta?

FATTORINO                        E’ tornata ‘a casa stimmatina, lei e quella birbantella di Rosaria... non ho ancora una sua foto altrimenti ve la mostravo... proprio bellina, ha tanti di quei capelli... è il ritratto della madre... e almeno per un poco ci fermiamo con i ritratti... dovremo per forza cambiare casa, ci occorre almeno un’altra stanza e un altro bagno, voi capite... sono sette femminucce!

ANNA                                   E’ vero! Aspettate! L’altra vota non avevo gran che, ma adesso accettate questo caffè… (porge una banconota)

FATTORINO                        Signora, come siete gentile… ma io sono pagato per questo servizio!

ANNA                                   Prendetela lo stesso, comprate delle caramelle alle piccoline e... ditemi una cosa... con la famiglia che avete e tante cose da fare... com’è che siete contenti? Noi siamo solo due... e litighiamo sempre, tutti i giorni... non capisco!

FATTORINO                        E questo è quel che volete sapere, signora? Ma è facile... manca una cosa! Secondo voi, qual è la cosa più bella che due coniugi si possano regalare a vicenda?

ANNA                                   Mah, l’amore, il denaro… no… non lo so!

FATTORINO                        Signora mia, è la libertà! Se non sono libero, anche di sbagliare, non sono felice! E dietro la libertà viene il rispetto, l’amore e tutto il resto!

ANNA                                   (pensierosa) ‘A libertà…! Oggi già ho sentito questa parola… forse avete ragione… ma come fate, senza litigare, a dire a vostra moglie che, secondo voi, sta sbagliando? Non lo direte certo così!

FATTORINO                        Avete ragione, signora Anna! Sapete come facciamo? Se me lo deve dire lei, sbatte una pentolina sul piano di cucina, senza dire nulla... io invece, faccio rumore con gli attrezzi, una, due, tre volte... è sempre un rumore fastidioso... si capisce che è intenzionale! Sapeste quella pentolina com’è ridotta... tutti litigi evitati! Noi crediamo che il motivo di tanti divorzi, violenze in famiglia cominciano da una litigata... almeno noi ci troviamo così, ci capiamo, nessuno si deve umiliare e ci vogliamo sempre più bene... ma adesso scusate, il padrone non deve essere scontentato...

ANNA                                   (pensierosa) Ho capito… grazie, avete ragione… portate i miei saluti a tutta la famiglia!

FATTORINO                        Signora Anna, grazie pure a voi per le caramelle… (mentre esce) arrivederci alla prossima e non dimenticate di chiudere la porta!

ANNA                                   (rimane in silenzio, poi riflette ad alta voce) Prima la libertà… il rispetto... e l’amore è sceso al terzo posto… e si vogliono bene, e hanno addirittura sei figlie! (sospirando) E noi niente…


ATTO SECONDO, SCENA QUINTA: Anna, Michele

(bussano; Anna apre e fa entrare Michele)

MICHELE                              Signora, ho finito. Per favore informate vostro marito che la batteria è a posto, può stare ferma anche un mese, non darà fastidi...

ANNA                                   Ma voi state scherzando! Un mese! Vincenzo deve andare al lavoro, deve faticare senza limiti, deve guadagnare tutti i soldi che ci servono per vivere! Avete capito?

MICHELE                              Signora Anna, scusate, non lo dicevo per cattivo augurio… pure io vorrei vedere domani stesso vostro marito che sale in macchina e se ne va…! Comunque ditegli che stia senza pensieri, il controllo l’ho fatto e, in segno di augurio, non vi costa niente...

ANNA                                   Ecco, bravo!

MICHELE                              Dicevo, con l’augurio che possa ritrovare la salute, e vivere felice... come vuole lui! Signora, ecco le chiavi! (le fa tintinnare e poi le sbatte rumorosamente sul tavolo) Arrivederci!

Fine secondo atto


ATTO TERZO

Scena:                                   identica a quella precedente, sul mobiletto non ci sono più i bicchieri.

ATTO TERZO, SCENA PRIMA: Anna, Elvira, Amedeo

ANNA                                   (al telefono) No! Non c’è niente da fare…! Macché, adesso non posso proprio venire… no, non vi offendete, neppure questo è possibile, sapeste quante volte siamo costretti a mangiare fuori …! Qui non c’è più tempo di fare nulla, la cucina è piena di piatti e pentole sporche accatastate fino al soffitto da un lato e di una montagna di spazzatura ancora più alta dall’altro lato…! Ci sono panni da stirare stipati dappertutto, anche sotto il letto…! Per quella cortesia, però... quella mi serve! E ci vuole una grande automobile, veramente grossa... o un camioncino... quello è il corpo del reato... deve scomparire a mare! Mah, tutto quanto, anche con la roba sua... all’incirca due o tre bauli grossi …

                                                (bussano)         

                                                Ecco, di nuovo c’è gente alla porta, non si respira più... è una processione! (bussano) Sì, va bene… lo so… va bene, ci vediamo... ciao, ciao!

                                                (va ad aprire e rientra con Elvira e Amedeo)

ELVIRA                                  Signora Anna, scusate, ma ne abbiamo bisogno di altri sei…

AMEDEO                              Sette! Ti sei dimenticato di nuovo la mia bisnonna!

ANNA                                   Sentite… accomodatevi prima… scusate… ma io vi ho già detto che non ne ho altri, quelli che ha preso Vincenzo sono finiti ... ne abbiamo solo due per le emergenze... Vincenzo mi ha detto di non toccarli... perché non ne comprate all’emporio qui sotto? Ne ha presi parecchi...

AMEDEO                              Li ha veduti tutti, quel disonesto! Li avevo prenotati prima che arrivasse il camion... e non me li ha messi da parte!

ELVIRA                                  Sì, ma la cosa importante è un’altra... come li fa il dottor Vincenzo, non li sa fare nessuno... provate, e non riuscirete! I risultati che otteniamo noi sono... roba da dilettanti! Vostro marito ha un dono… come se fosse un santo talento di Dio, a trovare subito quel che ci vuole!

AMEDEO                              Signora Anna, lo sapete che sono comparsi anche le imitazioni cinesi? E’ incredibile la faccia tosta e la rapidità di quella gente… in tutti e tre i negozi cinesi della strada ci sono scatoloni di Acchiappapreti... loro forse non lo sanno scrivere e fanno solo le confezioni da sei... li abbiamo pure provati, ma non servono a nulla, e poi... si vede subito!

ANNA                                   Amedeo, ma... siete sicuri? Guardate che anche i Cinesi usano i bicchieri normali!

ELVIRA                                  No, vediamo la differenza... ci sono i bicchieri normali, ma ci sono pure quelli altri, quasi tali e quali all’Acchiappaprete originale; ma, vi ripeto, non sono buoni… non acchiappano niente, quello che ci serve è l’aiuto del professor Vincenzo!

ANNA                                   Allora facciamo così, quando si sveglierà Vincenzo, vi chiamerò e lui vi farà quel che volete con i bicchieri cinesi che avete già comprato... va bene?

AMEDEO                              Signora, siamo nelle vostre mani, e in quelle del santo dottor Vincenzo!

ELVIRA                                  Non vi dimenticate di noi, che siamo nell’inferno... appena lui potesse liberarci! Arrivederci (escono)


ATTO TERZO, SCENA SECONDA: Anna, Vincenzo

VINCENZO                          (entra, sbadigliando) Ahhh! Ah, stai qui… buon giorno!

ANNA                                   Buon giorno! Beh, oggi non si fatica? E non aspetti nessuno?

VINCENZO                          Non ho appuntamenti, stamattina… mi farò un giro oggi, a negozi aperti...  ho sentito che c’erano la signora Elvira e Amedeo… li vogliamo accontentare? Com’è oggi?

ANNA                                   Oggi è come il solito… e a quei due vecchietti perché non li vorresti accontentare? Ce ne fossero di persone come quelle…! Ma tu... sei per caso passato nel bagno? Io avevo davvero lavato per terra!

VINCENZO                          Ed io ho veramente aspettato che fosse asciutto prima di entrare... e ora il bagno è più pulito di prima!

ANNA                                   E questo che significa? Che io lo avevo lasciato sporco? Io lavoro tutto il giorno, sgobbo come una dannata, e tu mi critichi? Vieni a dirmi che, dopo che ho pulito il bagno, questo è ancora sporco? Ma come ti permetti? Vincenzo... vuoi ricominciare? In questa casa con te non si vive più, me ne devo andare in cima a una montagna, tra gli eremiti! Io ti lascio, hai capito?

VINCENZO                          (con calma) Ho capito… (alza per un momento gli occhi al cielo e mormora) Abbi pazienza… non lo faccio per dispetto! (ad Anna) Sai dove sono le chiavi della macchina?

ANNA                                   No! E non me le ricordare... quelle fanno un rumore che mi dà un fastidio da pazzi …

VINCENZO                          Tesoruccio mio, Anna cara, non le nominerò più, se ti dispiace... come ti senti?

ANNA                                   Oh sto bene... solo un po’ stanca…

VINCENZO                          Facciamo così… adesso mi sono alzato io, e tu ora vai a riposare un pochino, facciamo a turno, va bene?

ANNA                                   Sei sicuro? Questa casa sembra un porto di mare con gente che va e viene in continuazione... poi c’è la solita macchinetta sporca del caffè… anzi, ce ne sono due!

VINCENZO                          Tranquilla… ma non ti lascerò dormire fino a domani… due ore, e poi ti chiamerò, d’accordo?

ANNA                                   Va bene, proprio perché’ sono stanca, mi riposerò… ah, poi ci sono alcuni panni…

VINCENZO                          Se li hai nascosti ai soliti posti, li faccio io… vai, vai…

ANNA                                   (uscendo) E va anche a buttare la spazzatura!


ATTO TERZO, SCENA TERZA: Vincenzo, Concetta

VINCENZO                          Allora… sono le dieci… la chiamerò direttamente stasera, all’ora di cena... forse riusciremo anche a vedere un programma alla televisione!

                                                (telefona) Pronto, sono il marito della signora Anna… no… no, sta riposando… volevo ordinare… sì, sono io… no, non ne ho altri, mi dispiace… ma volevo… sì, c’è la fotocopia con le istruzioni all’emporio sotto casa mia, seguite le istruzioni… ma io, sentite un momento, ho bisogno… no, i colorati non funzionano… ma a me serve… non è questione di denaro, non ne voglio... non se ne parla proprio! Ma vi sembra una cosa seria? E poi, dove fareste pubblicità …? Sentite, non lo voglio fare …! Quanto? State scherzando…? Come li fate, tutti questi soldi, con una rosticceria…? E’ arabo? No, no grazie… sentite, lo dico a tutti: quelli sono bicchieri comuni e vuoti, è chiaro? Io non mi presto alle truffe…! Ma non si può brevettare un bicchiere…! Sentite, a me serve… anzi, scusate, ci ho ripensato! Faccio due uova, non mi serve più niente, grazie, buon giorno! (posa il telefono)

                                                E non è possibile... non si può neppure ordinare una pizza…(bussano) me l’aveva detto Anna, che è un pellegrinaggio… (va ad aprire e torna con Concetta)

VINCENZO                          Signora, accomodatevi, che sorpresa! Prego, prego…

CONCETTA                          Buon giorno, signor Vincenzo, siete solo?         

VINCENZO                          No, no, Anna è di là che... sistema il letto! Però, a dire il vero... penso che ci sia caduta sopra, addormentata! Signora, ma come siete bella abbronzata, vi vedo… contenta… soddisfatta!

CONCETTA                          Si vede, eh? Sono stata in crociera e pure in Grecia! Mi sono divertita come mai, non vi dico cos’ho combinato! Siccome è per vostro merito che mi sono potuta far passare un sacco di sfizi, vi ho portato un regalino di là... una sciocchezza, però vorrei che vi ricordasse sempre la mia gratitudine! Certo che sì... mi sono talmente divertita, anche a tormentare Luciano, nel suo bicchiere... ho fatto un accordo con un albergo... ho una stanza indipendente... voi mi capite, dormo e mangio come voglio con pochi soldi, compro quello che voglio e la pensione è più che sufficiente... viaggio quando voglio, parlo con chi mi pare, forse mi trasferirò lì per sempre... si sta bene e... io sono ancora una bella donna... (moine), lì ci sono un sacco di uomini liberi e belli, e poi lì sono straniera e non sento le cattive lingue... eh… chi lo sa come andrà a finire! (sospiri e moine)

VINCENZO                          E chi lo sa, signora… tanti auguri…! Prima di partire, però, fatecelo sapere, mia moglie sarà molto contenta di farvi gli auguri anche lei!

CONCETTA                          Certo che sì! Allora prendete il regaluccio…! (porge un pacco che sembra un bicchiere avvolto in carta di giornale) Scusate la confezione, ma lì non sono ancora in grado di fare belle confezioni! Però, non apritelo adesso…! Vorrei che lo apriste una sera quando siete da soli e tranquilli, dopo cena, quando vi state rilassando per andare a dormire... in pace con tutto il mondo… senza fretta, insomma!

VINCENZO                          Va bene, signora Concetta, grazie anche a nome di mia moglie… dopo cenato, magari… ah, sapeste...a proposito di cena… fatevi una risata…! Ho telefonato in rosticceria per evitare la fatica di cucinare ad Anna e… non sono stato capace di fare l’ordinazione! Il proprietario non capiva più niente, era solo capace di fare proposte strampalate di pubblicità dell’Acchiappapreti Voleva fare l’Acchiappaprete arabo! Ma che cretinata! (ridacchiano, poi Concetta si fa seria)

CONCETTA                          Allora questo lo faccio io! E non ditemi di no, tanto lo faccio lo stesso! (si alza, imitata da Vincenzo) Adesso che scendo, passo da lui e vi ordino una bella cenetta, tano lui conosce sicuramente i vostri gusti... e ve la faccio portare! Certo che sì! (prevenendo la risposta di Vincenzo) No, non dite nulla, dopo il vostro regalo è il minimo che posso fare e non mi sdebiterò solo con questo!

VINCENZO                          Signora Concetta, io non so che dire, vi ringrazio… sapete, la cucina non è il mio forte, chi sa cos’avrei combinato…! Grazie davvero!

CONCETTA                          E di che? Mi raccomando, però, dopo cena aprite il mio regalino…! Ci rivedremo prima che, arrivederci! (esce facendo passerella, accompagnata da Vincenzo e continuando a parlare fuori scena)


ATTO TERZO, SCENA QUARTA: Vincenzo, Elvira, Amedeo

VINCENZO                          (rientra, con Elvira e Amedeo) Scusate, accomodatevi… prego, prego!

ELVIRA                                  Scusate voi, quando abbiamo sentito la vostra voce sul pianerottolo, ci siamo precipitati…

AMEDEO                              Sì, è urgente… professore, ci serve una mano, da soli non siamo capaci!

VINCENZO                          Che è successo? Il Prete è scappato un’altra volta? Si è stancato della micetta bianca e della salsiccia?

AMEDEO                              No, oramai la scatola è saldata con lui dentro… adesso siamo sicuri… il problema è un altro…! Di notte, a casa nostra sembra che ci sia la Notte Bianca! Parenti dimenticati, zii emigrati, anche la mia bisnonna… vanno e vengono...  non dormiamo più!

ELVIRA                                  Avevamo pensato di usare un bicchiere per ognuno, ma i bicchieri buoni non si trovano e loro sono davvero molti! Abbiamo provato anche quelle imitazioni cinesi, ma non funzionano... o siamo noi che non sappiamo utilizzarli…

VINCENZO                          Credo che una soluzione ve la trovo, non vi preoccupate, ma mi serve un poco di tempo per pensarci…possiamo fare domani? Anna sta riposando ed io vorrei farle trovare la casa a posto, mi capite? In cucina sembra ci sia stato un terremoto, i pavimenti sono tutti segnati, ci sono panni da stirare e sistemare in tutti i mobili del corridoio e pure nei cassetti della cucina …

ELVIRA                                  (si scambia uno sguardo interrogativo con Amedeo, e assentono tra loro) Credo che una soluzione ve la troviamo... professore, noi che ci stiamo a fare? Io vi pulisco la cucina come uno specchio e Amedeo stira i panni... mezz’ora e sarà tutto sistemato, noi siamo veloci... a casa nostra si fa così, una mano ciascuno, e subito si fa! Voi però, nel frattempo... ci fate un Acchiappaprete come vi abbiamo chiesto, d’accordo?

AMEDEO                              Le camicie… avete l’appretto, o uso il mio amido fatto in casa?

VINCENZO                          Sentite… io non so che dire… non dico certo di no… il vostro aiuto mi servirebbe proprio, siete gentilissimi, so di non poter fare gran che da solo... mi risolvereste un sacco di guai… ma ci sono dei problemi…

ELVIRA                                  Ho capito… la roba da donna la sistemo io e tu Amedeo (si rivolge a lui per un momento) invece asciughi i piatti e le posate, mi raccomando, strofinando... devono uscire lucide!

VINCENZO                          Signora, grazie… ma ci sono altre cose… per esempio, guai se sente rumore di pentolame… non so cosa le sia successo ad Anna, appena sente un rumore metallico, le viene una crisi…

ELVIRA                                  Professore, ve lo ricordate il Prete? Lui usciva di notte e dormiva tutto il giorno in cucina, sulla poltrona di Amedeo, vicino alle sue ciotole... io ho dovuto imparare a cucinare e pulire piatti, pentole e tazzine in perfetto silenzio, altrimenti si svegliava e ricominciava a mangiare come un affamato ogni volta…! Era una disperazione! Perciò, non vi preoccupate… Amedeo, mettiamoci all’opera! E poi dirò alla signora Anna che l’aiuterò io, tutti i giorni, quando le farà piacere… non ho più il tiranno in casa e mi farà piacere dare una mano... denaro non ne voglio, i soldini che abbiamo ci bastano... purché voi ci diate una mano ogni tanto…

VINCENZO                          Signora, ringraziarvi è davvero poco… ad Anna le serve proprio una mano, e sono sicuro che si fida di voi…

AMEDEO                              Permettete! Comincio a sistemarmi anch’io in cucina, e in mezz’ora, massimo un’ora, sono sicuro che finiremo tutto!

VINCENZO                          Allora vi accompagno… il ferro da stiro e il cavalletto sono già in cucina i panni vi ho detto dove sono... aprite con cautela un cassetto alla volta e attenzione a quando escono... non fatevi male… il detersivo… (mentre li accompagna alla cucina, bussano)

AMEDEO                              Professore, andate pure… questa è come casa nostra, sappiamo muoverci …(escono lui ed Elvira)

VINCENZO                          (andando ad aprire) Grazie! Grazie mille! Se serve qualcosa, chiamate!


ATTO TERZO, SCENA QUINTA: Vincenzo, Michele

VINCENZO                          (apre la porta e rientra con Michele) Caro Michele… come andiamo? Siete riuscito...?

MICHELE                              Sì, il rumore che si sentiva era una sciocchezza, era dovuto a un rottame di ferro che chissà come c’è andato, stava sul telaio, in bilico... ho avuto fortuna a trovarlo subito!

VINCENZO                          E faceva tutto quel chiasso?

MICHELE                              Dipende dalla forma… è come una staffetta... era capovolto e batteva vicino alla lamiera interna... come un campanello!

VINCENZO                          Che cosa strana…! Grazie! Per questo rumore Anna non voleva neppure accostarsi alla macchina! Chi sa da dove le è venuta questa... cosa… è cominciata da un po’ di tempo… ricordate quando avevo la colica?

MICHELE                              Certo... allora vi controllai la batteria, voi stavate a letto, le chiavi me le diede la signora … e poi… (interdetto, si ferma)…

VINCENZO                          Michele… dite, che c’è?

MICHELE                              (si riprende) …e poi le restituii... facendole tintinnare... lo faccio sempre, per evitare che la gente dimentichi e mi chiami a casa di notte! Pure quella volta lo feci, ma a vostra moglie non dette il minimo fastidio!

VINCENZO                          Ma allora è dopo che le è capitato qualcosa che l’ha colpita…! Ma che cosa?

MICHELE                              Strano che non abbiate indagato... qual è il rumore che le dà più fastidio?

VINCENZO                          Ah, il rumore del pentolame!

MICHELE                              E’ come il rumore di ferraglia, allora!

VINCENZO                          Sì, di lì è cominciato... che giorno era, Michele? Ah... quello fu il giorno dello svenimento! Anna svenne per la debolezza... la cucina era inagibile e lei era stanca e stava sul letto ed io… Michele, questa è una confidenza... io le stavo pulendo piatti e pentole e mi scappò di mano il bollitore del latte, fece un rumore d’inferno... adesso ricordo... mentre cercavo di prenderlo, feci cadere anche dei coltelli... li avevo in mano, li stavo lucidando, quando la vidi svenuta per terra, in cucina!

MICHELE                              Allora non è svenuta per debolezza! Si vede che il rumore l’ha svegliata, è venuta da voi, e vi ha visto con un coltellaccio, forse ha pensato che la voleste aggredire... è svenuta di paura! E adesso un rumore metallico le ricorda inconsciamente il pericolo! E’ un guaio...  non si può acchiappare niente, lei non ci ragiona sopra...! Però… però… un sistema ci sarebbe!

VINCENZO                          Michele, non scherziamo… se veramente è così, qui ci vuole uno psicologo!

MICHELE                              E chi dice di no? Il medico è indispensabile... però, mentre lo trovate e aspettate che vi riceva, fate una prova... dimostrate di avere più paura di lei!

VINCENZO                          Come sarebbe?

MICHELE                              Sì, fate finta… quando lei entra in crisi, fate finta di avere paura, dimostrate di aver bisogno di aiuto, dimostratevi debole...e se non le passa la paura inconscia, almeno comprenderà che non potete uccidere … e allora, piano piano, può essere che parla, e a questo punto si può acchiappare la sua paura!

VINCENZO                          Michele, questa riflessione mi piace… interessante!

MICHELE                              Fatelo, fatelo come avete fatto con l’Acchiappaprete, con fiducia… vedrete che funziona!

VINCENZO                          Ci proverò, di sicuro…! Grazie di tutto! (si alzano) Quanto vi devo?

MICHELE                              Niente… porgete i miei saluti alla signora, e ditele che era solo una staffetta rumorosa… ah, le chiavi! (le prende con la massima delicatezza e le poggia con cautela sul tavolo) E fatemi sapere qualcosa… arrivederci! (esce)


ATTO TERZO, SCENA SESTA: Vincenzo, Elvira, Amedeo

VINCENZO                          (riflette ad alta voce) Poverina, chi sa come mai pensa che qualcuno… che io la voglia uccidere… eppure non l’ho mai trattata male …! Colpa della televisione... se la vedessimo... troppa violenza! Ma chi la vede? Qualche volta, con i compari, dopo cena... a proposito di cena... la signora Concetta è stata gentile, non devo cucinare, pulire... (si dà uno schiaffetto in fronte) La cucina! Chi sa che sta succedendo, lì… (mentre sta andando, escono Elvira e Amedeo)

ELVIRA                                  Professore, noi abbiamo finito…! Ma non era un problema così grosso…

AMEDEO                              Davvero, sembrava solo un dopo cena nostro, quando ci vengono a trovare gli amici, niente di colossale! Professore, se permettete, per buttare via quelle buste di spazzatura, passo per casa nostra... le butto di là, senza scendere e salire... abbiamo una finestra proprio sul cestone... è comodissimo... è pur vero che puzza un poco d’estate, ma da quella finestra non passa aria, quando è chiusa

VINCENZO                          Signor Amedeo, dire grazie è poco… fate, fate…

AMEDEO                              Allora io vado… scusate, ma lascio la porta socchiusa se no mi dovete aprire ogni minuto... ma non la lascio incustodita!  (esce)           

ELVIRA                                  Professore, la cucina vostra adesso è uno specchio, la macchinetta del caffè è carica, ho lavato il corridoio, stirato la roba della signora, è sistemata sul cavalletto; Amedeo ha fatto i panni vostri e quelli di casa, sono sempre sul cavalletto, in tante pile diverse! Voi... avete pensato al nostro problema?

VINCENZO                          Signora, pensavo proprio a questo… è tanta gente, vero? Tutti amici e parenti… come si trovano in un matrimonio?

ELVIRA                                  Incredibile! Ecco la soluzione! Voi siete un maestro, un professore, un santo! Lo dicevo, io!

VINCENZO                          (incerto) Ah, perché’… così… vi piace?

ELVIRA                                  Ma sicuro? Chi è che non va a una festa di matrimonio…? Li acchiappiamo tutti con un solo bicchiere! (si volge verso l’esterno) Amedeo, hai finito?


ATTO TERZO, SCENA SETTIMA: Vincenzo, Elvira, Amedeo, Fattorino

AMEDEO                              (dalle quinte) Quasi! Solo un altro viaggio… (si sporge dalle quinte) Perché’ non lavi un poco il pavimento della cucina dove stavano queste… (diventa serio)

ELVIRA                                  Amedeo, il professore ha trovato la soluzione…! Amedeo…? Che ti prende... perché cammini così?

AMEDEO                              (entra lentissimamente, con le mani alzate, seguite dal Fattorino che gli sta puntando una pistola alla nuca)

FATTORINO                        Fermi tutti! Questo è un ladro! L’ho visto che svaligiava questa casa, ha portato un sacco di involti da qui in un’altra abitazione! Chiamate la volante!

AMEDEO                              (con un filo di voce) Immondizia…

VINCENZO                          Calmatevi… tutti fermi… prima posate la pistola… questo è un mio amico… voi chi siete?

FATTORINO                        Io sono il fattorino della rosticceria… sono venuto a portare un ordine, ma quando ho visto questo movimento, ho posato tutto e sono venuto a bloccare costui …! Ma allora non è un ladro? (abbassa la pistola)

ELVIRA                                  Ma quando mai… Amedeo, dici qualcosa!

AMEDEO                              (senza abbassare le mani, con voce flebile) Immondizia…

VINCENZO                          Non vi preoccupate... erano buste di… cose vecchie che ho regalato a questo mio vicino…

FATTORINO                        Voi siete sicuro? E’ autorizzato? Ma sapete quanta roba ha portato? Sembrava che avesse svaligiato un intero supermercato!

AMEDEO                              (senza abbassare le mani, con voce flebile) Immondizia…

ELVIRA                                  (gli va vicino) Amedeo, come ti senti? Amedeo, insomma, abbassa queste mani... (lo accompagna nel movimento) Ecco, bravo... dici, come ti senti?

AMEDEO                              (con voce flebile) Come se fossi immondizia…

VINCENZO                          Calmatevi… e rinfoderate questa… cosa! Ma come, un fattorino con la pistola?

FATTORINO                        (rinfoderando l’arma) Io faccio anche servizio incasso… il padrone mio non vuole perdere soldi, capito? Oggi non si sa mai con chi si ha a che fare…! Adesso scendo e vi porto il pacchetto… permettete! (esce)

ELVIRA                                  Amedeo, senti, ce la fai a camminare? (guida Amedeo) Proviamoci, almeno… ma come sei bravo… ecco… così… sai, c’è una buona notizia… stasera non è necessario che tu prenda il lassativo…! Non ti serve!

AMEDEO                              (assentisce debolmente, e camminando a gambe strette e passettini, si lascia guidare verso l’uscita) Domani l’immondizia la butti tu, per piacere …

ELVIRA                                  Sì, va bene, ci penserò io…! Professore, scusate, ma capite, ce ne dobbiamo proprio scappare prima che... si facciano segnacci per terra! (inizia a uscire) Grazie di tutto, siete un santo…! Amedeo… ma oggi che cosa hai mangiato? (escono)


ATTO TERZO, SCENA OTTAVA: Vincenzo, Fattorino

FATTORINO                        (entra con un involto) Eccomi qua… voi siete un parente della signora Anna, è vero? Scusate, ma io devo essere sicuro…! Metto qua, o anche voi state facendo il caffè in cucina?

VINCENZO                          Sì, mettete qua, grazie… (indica il mobiletto) ma che è questa domanda sul caffè?

FATTORINO                        Perché la signora non mi fa mai entrare in cucina, dice che le gira la testa per il calore! Veramente, la signora è molto gentile con me, mi ha anche dato una mancia, l’ultima volta, per le caramelle... chiede sempre se io e mia moglie andiamo d’accordo

VINCENZO                          (con intenzione) E così la signora sente caldo, con voi, eh…? Ve da dei soldi per le… caramelle, eh? Domanda anche se siete affiatato con vostra moglie, eh? Ma come vi permettete?

FATTORINO                        No, scusate, forse non mi sono spiegato… non pensate a male… si parla delle mie figlie e di come evitiamo di litigare io e mia moglie, facendo rumore con pentole e coltelli …!

VINCENZO                          Brutto fetente disgraziato che non siete altro! Anna è mia moglie! Chi vi da il permesso di girare per le case terrorizzando la gente? Lei ha un complesso... le vengono le crisi e la colpa è vostra! Io… (stringe i pugni, come se stesse per avventarsi sul fattorino) io ti uccido…! Io… sto fermo! (alza le mani, vedendo che il fattorino ha tirato fuori la pistola)

FATTORINO                        (sempre impugnando la pistola) Sentite signor Comevichiamate, io e vostra moglie non abbiamo fatto niente di male… ed io non le ho detto nulla che le poteva far male… calmatevi… le ho solo detto che, invece di litigare, noi facciamo rumore... lei con un pentolino ed io con un coltello, o quel che mi trovo tra le mani! Va bene, adesso, mi sono spiegato? (rinfodera l’arma)

VINCENZO                          Ma sareste stato capace di sparare? (mimando la pistola)

FATTORINO                        E’ un’arma giocattolo... e voi sareste stato capace?

VINCENZO                          Ma io ero disarmato… certo che no!

FATTORINO                        E allora, calmatevi un poco, pensate, prima di agire! In un colpo solo siete diventato avvocato, giudice e boia…! Chi sa quella poverina di vostra moglie come la trattate... lei non aveva neppure i soldi per darmi la mancia, una volta e la volta dopo ha voluto darmi qualcosa per le caramelle alle mie bambine! Vi sembra che lei abbia fatto una bella figura? Voi sareste capace di toglierle la libertà, con quella lingua che avete... che sembra proprio un coltello …! Io me ne vado, è tutto pagato… non vi disturbate, la mancia da voi non la voglio (esce)


ATTO TERZO, SCENA NONA:      Vincenzo, Anna

VINCENZO                          (guarda l’orologio) Bah, lasciamo perdere, ci siamo quasi… (guarda verso il pacco della rosticceria) E il profumo è buono… chi sa se anche lei ha appetito! Adesso la sveglio dolcemente… questo in cucina… (prende il pacco della rosticceria e lo porta fuori scena, rientrando subito) Ecco qua! Meno male, la signora Elvira ha dato quella mano… cucina pulita, cena pronta e il caffè si sta facendo! (sistema le sedie intorno al tavolo, prende le chiavi della macchina e le depone sul mobiletto) Sono sicuro che l’aroma del caffè la sveglierà… andrà a prenderne un poco… vedrà i panni tutti stirati… vedrà ben lavato a terra… la spazzatura scomparsa… la cena pronta… sicuro che mi darà almeno un bacetto…! Eccola! (tende l’orecchio, annusa) Ci siamo, ci siamo…! Che bella cosa…! (tende l’orecchio)

ANNA                                   (entra con sonnolenza) Ohé’, cos’hai combinato?

VINCENZO                          Carissima… ti sei riposata un poco?

ANNA                                   Io? Non ho chiuso un occhio!

VINCENZO                          (deluso) Ah, hai sentito tutto...?

ANNA                                   Tutto! Tu no? Neppure quando si sono picchiati?

VINCENZO                          (stupito) Picchiati? Ma chi?

ANNA                                   Ma tu che fai, dormi? La signora Angelina e Pietro, i nostri vicini!

VINCENZO                          Ah tu dici loro…?

ANNA                                   E chi se no? (sbadiglia e si siede) E hai combinato i soliti guai… mischiato biancheria di tavola e del letto, e ora io devo ripassare tutto! Il caffè è uscito lento, una schifezza che puoi prendere solo tu! Hai lasciato il secchio in corridoio, la cena è fredda, Vincenzo... non sei buono a niente!

VINCENZO                          (volge un istante gli occhi verso l’alto e si siede anche lui) Ma sei tu la reginetta della casa… io dò solo una mano… come le fai tu le cose, non le fa nessuno …! Ah, è venuta la signora Concetta! Ha detto che è stata in Grecia, s’è divertita, e per ricordo, ci ha portato questo regalino… però dice che lo dobbiamo aprire dopo mangiato …

ANNA                                   L’hai ringraziata, almeno? Sarà un liquore che si usa da quelle parti! (si alza, dirigendosi al mobiletto; distrattamente prende le chiavi e le fa tintinnare)

VINCENZO                          Ahhh! Ferma…! Fermati… basta…! Il coltello… il coltello!

ANNA                                   (stupita, guarda le chiavi che ha in mano e si ferma) Ma che ti prende? Quale… coltello? Sono le chiavi… le chiavi della nostra macchina! (le alza, mostrandogliele, e le fa tintinnare ancora)

VINCENZO                          (mostrandosi atterrito, con le mani sulla faccia, sbirciando attraverso le dita) Basta… sto impazzendo! Fermati… il coltello … il coltello!

ANNA                                   (incerta, chiude la mano sulle chiavi e le depone) Vincenzo, mi dici cosa ti è successo? Sei diventato scemo, o pazzo?

VINCENZO                          (sbirciandola, ancora con le mani in faccia) Non lo so…! Quel rumore… mi ha fatto venire in mente un coltello… ho paura!

ANNA                                   (fa spallucce) Io cerco di seguirti, ma quando fai così, non c’è possibilità … adesso devo sentire la comare, poi mangiamo qualcosa... anche se freddo... può essere che ti senti meglio, dopo!

VINCENZO                          (mentre lei compone il numero al telefono) Certo che un “grazie” lo poteva anche dire! Mah…! Non posso buttare anche lei nella spazzatura!

ANNA                                   (arrabbiata) Vincenzo, sei anche maleducato! Mentre faccio il numero, tu parli? Mi fai sbagliare! E poi cos’è che parlavi di spazzatura?

VINCENZO                          (alza un momento gli occhi al cielo, e mima il gesto di lasciar cadere qualcosa) Non si può fare, è vero?  (ad Anna) Niente, che ho buttato le buste... (sospira)


ATTO TERZO, SCENA DECIMA: Vincenzo, Anna

ANNA                                   (al telefono) Comare? Oh, che bello sentirvi, come andiamo? Sì... bene! Io... ho una grande notizia! Non fate più buttare a mare quelle casse... tutti i panni che avevo sono stirati …! Vero, eh…? Dipende dalla velocità … sì, verrò a prenderli, un poco per volta… davvero? Com’è gentile… eh già… eh, si… ma non sono urgenti… sì, quasi tutti di Vincenzo… no, non gli va più niente, s’è fatto grasso e vecchio… ma adesso c’è spazio…. Sì, alla Caritas… no, stasera no, comare… sto veramente stanca… grazie, grazie… saluti al compare, e ringraziatelo… sì, pure lui… ciao, ciao!

VINCENZO                          (dopo aver fatto scena per le frasi della moglie) Ma… dovrei sapere qualcosa?

ANNA                                   Ma sono discorsi tra donne, che c’entri tu?

VINCENZO                          Ma come, stavi parlando degli indumenti miei …

ANNA                                   (inferocita) Ma come ti permetti? Te metti a origliare quel che dico al telefono? In questa casa, con te non si vive più, me ne devo andare sulla cima di una montagna, tra gli eremiti! Io ti lasci, hai capito?

VINCENZO                          (rassegnato) Io mi arrendo! Adesso te ne vai veramente a quel paese, tu, compari, panni, spazzatura e cucina!

ANNA                                   Ahhh! Così mi tratti! Io ti… (si gira intorno) io ti spacco la testa … (prende il regalo di Concetta)

VINCENZO                          Ferma! E’ il regalo di Concetta… (approfitta della situazione per prendere le chiavi della macchina) Ah, ah… adesso queste le prendo io!

ANNA                                   (lo prende in giro) E che pensi di fare?

VINCENZO                          (facendole tintinnare) Il coltello, il coltello …

ANNA                                   (incerta, posa il regalo) Vincenzo... questa non è cretinaggine, è proprio pazzia!

VINCENZO                          (sorpreso, fa tintinnare sporadicamente le chiavi) Ma come…il coltello, non avevi paura dei coltelli…?

ANNA                                   E secondo te, io vivevo beata con un problema del genere? Me lo sono risolto... da sola... tu non te ne sei mai accorto, prima... non mi guardavi in faccia, ti sei messo a produrre Achiappapreti per tutti... è vero che hai aiutato la gente, ma chi è più importante per te? Io o la gente? Ho cercato di dirtelo, ma tu non hai capito... invece di dire “Ti veglio bene!”, ti mettevi a pulire la cucina! Invece di farmi una carezza, stiravi o aggiustavi il ferro! Invece di fare l’Acchiappaprete con le mie foto… perché’ non mi hai baciato?     

VINCENZO                          Ma io ti volevo risparmiare fatica, pensavo capissi… ti aiutavo… e ti aiuto, perché’… solo così so dire che ti voglio bene! E poi… aspettavo cha anche tu mettessi una mia foto tra le tue... le nostre!

ANNA                                   Ma perché, siamo bambini o dobbiamo fare i messaggi in codice? Potevi dirlo che avevi avuto quelle foto, ci mettevamo insieme e ce le vedevamo tutte … non era meglio? Non era meglio se non mi rovinavi il servizio di bicchieri?

VINCENZO                          (rattristato) Hai ragione… io cercavo solo di fare bene…

ANNA                                   E io perciò ti ho sopportato fino ad ora … ma se adesso non cambi... ti spacco la testa! (ripiglia il regalo di Concetta)

VINCENZO                          (sbirciando da dietro le mani) Ferma… lo giuro… faccio tutto quello che vuoi… ma dimmi una cosa… come hai fatto a toglierti quella… fissazione?

ANNA                                   (evasiva) E’ stato brutto… sapessi che sogni… e tu russavi, mentre io restavo sveglia nel letto, con la paura di addormentarmi…! Poi non ce l’ho fatta più e allora…

VINCENZO                          E allora?…

ANNA                                   E allora… mi sono fatta un Acchiappaprete pure io! E la paura è passata!

VINCENZO                          Quindi sei guarita! Vogliamo festeggiare... mangiamo qualcosa e poi prendiamo un poco di questo liquore?

ANNA                                   E se ne assaggiassimo prima un poco, sarebbe così brutto?

VINCENZO                          Mah, direi di no… abbiamo anche fatto pace… vero, sì?

ANNA                                   Sì, va bene… pure se manca qualcosa… comunque apriamo e beviamo!

(scartocciano insieme; esce un bicchiere vuoto con un pezzo da imballo incastrato dentro, che non arriva fino in fondo)

VINCENZO                          E’ vuoto... ma mi ricorda... pure in Grecia l’hanno fatto?

ANNA                                   (lo prende e lo guarda, sollevandolo) Vero! Sembra un bicchiere... ma con questa separazione in mezzo … come se potessero bere due persone, una qui e una di là …

VINCENZO                          (lo prende a sua volta) Ma guarda bene… sotto non è diviso e c’è la foto di un bambino…

ANNA                                   E forse non arriva sotto perché si deve poter bere tutto... non lo so... se davvero fosse un Acchiappaprete, cosa dovrebbe prendere… tu che dici?

VINCENZO                          Mah, se l’avessi fatto io, direi che serve che da una parte ci va una, dall’altra un altro e poi...insieme… (esprime sorpresa) trovano un bambino!

ANNA                                   Tu veramente dici? (lo prende e guarda dentro) Ma quanto è carina!

VINCENZO                          (lo prende e guarda meglio dentro) No, no… questo è un maschietto!

ANNA                                   (ripiglia il bicchiere) Tu sei scemo! Questa è una bambina!

VINCENZO                          (lo prende e guarda dentro ancora più da vicino) No, no… confermo che è un bambino!

ANNA                                   (ripiglia il bicchiere) Tu sei veramente stupido! E’ una bambina... e poi... mi sono stufata! Voglio... capire, senza Acchiappapreti o altre cose! E c’è solo un sistema per risolvere per sempre questo dubbio! (depone il bicchiere sul tavolo) Vieni con me… e poi vedremo se sarà maschietto o femminuccia!

(lo piglia per mano, portandolo verso l’uscita interna; poi si ferma improvvisamente e alza il dito)

                                                Le chiavi della macchina, lasciale qui, hai capito bene…? Ti dovessi sentire male un’altra volta, proprio... adesso?

Fine