L’acqua cheta n. 2

Stampa questo copione

L’ACQUA CHETA n0 2

L’ACQUA CHETA n° 2

ovvero

LA SI DECIDA !

elaborazione e adattamento di Gabriele Verzucoli da  Augusto Novelli

PERSONAGGI

STINCHI,                   bacalaro, governatore della stalla di

ULISSE                     fiaccheraio

ROSA                         sua moglie

ANITA

IDA                             loro figlie

CECCO                     falegname

RAFFAELLO INNOCENTI

ALFREDO

IL REPORTER

LA SORA LAUDOMIA

GESUINO

ANNINA                     suoi figli

ASDRUBALE

SERAFINA                ortolana

TERESA

UN BACALARO

Per  contattare l’autore/elaboratore  email:  elegabri.topino@libero.it

PROLOGO

Stinchi è seduto su uno sgabello, è addormentato col capo chino su un tavolo, sopra

i1 quale ci sono un bicchiere e un fiasco vuoti.

VOCE                 Stinchi! Stinchi! Svegliati!

STINCHI           (ancora assonnato) O chi mi chiama ... pisolavano tanto benino…..

VOCE                 Eh! Come al solito tu hai alzato un po’ troppo il gomito!

                           

STINCHI           Macchè gomito e non gomito ... L’è un po’ che ho smesso di bere ... un   paio d’ore di certo!!!

VOCE                 T’ho visto ier sera all’osteria di’ Rialto, tu te ne sei scolati un bel po’ di  bicchieri…..

STINCHI           Uhm! Un paio …..

VOCE                 Di più. di più…..

STINCHI           (titubante) Facciamo una decina e un pensiamoci più!

VOCE                 Facciamo una ventina l’è meglio!

STINCHI           O prima unn’avevo detto ... avevo detto un paio ... intendevo un paio di dozzine ... se la un mi lascia i’ tempo di finire un discorso ... eppoi si po’ sapere icché gliene frega a lei d’icchè fo io ... Siamo o non siamo in democrazia e quando siamo in democrazia c’è libertà di parola, di stampa e di bevuta ... Eppoi chi l’è lei, icché l’ha da aere da me?

VOCE                 Calmo Stinchi, stai calmo. T’accontento subito. Tu voi sapere chi sono  io? lo sono i’ tu creatore.

STINCHI           (meravigliato) Dioo!

VOCE                 Andiamoci piano, unne stiamo a scomodare i’ Padreterno ... che in questo caso un c’entra nulla,io son Augusto,i’Novelli,quelloche ha scritto l’Acqua cheta, un ti dice nulla?

STINCHI           A parlammi d’acqua caro so’ Novelli e mi viene e’ bordoni ... però diamine che mi dice quarcosa ... c’ero anch’io fra i personaggi di quella commedia; essai gliè stato un successone di nulla, a i’ teatro Alfieri i fiorentini faceano a cazzotti pe’ entrare. Gliera sempre pieno pinzo e quarcuno pe’ essere sicuro d’entrare si portava anche la seggiolina da casa. Io, no pe’ vantazione, ho fatto sbellicare da i’ ridere tanta gente

VOCE            Eh lo so, lo so e l’è proprio per questo che ho pensato di scrivere il seguito di quella storia, per raccontare cosa è successo alla famiglia di sor Ulisse e della sora Rosa dopo aver sventato la fuga dell’Ida e i’ sor Alfredino l’è finito pe’ se’ mesi ni’ corpo della guardia comunale e dopoché finalmente i’ marito e soprattutto la moglie, gli hanno acconsentito a i’ fidanzamento di Cecco e dell’Anita.

STINCHI           Ma che ci sarò anch’io in questa nova storia?

VOCE                 Diamine! O come potrei fare senza di te ... Vai Stinchi, vai (sta per uscire dal proscenio poi, non convinto, torna indietro) Ma

STINCHI           Anche a questa girata che ci sarà qualcosa pe’ bagnassi la gola?

VOCE                 Un dubitare ... ho pensato anche a questo! Ma ora sbrigati, la commedia la sta per iniziare

STINCHI           (esce dal proscenio, il sipario comincia lentamente ad aprirsi.)

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

ANITA-CECCO-IDA-STINCHI

La casa di Ulisse; è verso sera ed un lume a petrolio situato sulla tavola rischiara già la scena. Siamo nei giorni precedenti al Natale.

Ida e Anita sono al loro solito posto, Ida imbastisce degli indumenti bianchi e Anita li cuce a macchina. Di fronte a lei sta Cecco, il  quale, chino sulla macchina, tira la stoffa che via via scorre sotto l’ago.

ANITA               (canterellando) Oh mio tesoro, l’amor tutto conforta, tira, tira, tira il rimanente,  tira, tira, tira ancora un po’.

CECCO              (tirando la stoffa) Occhioni neri, io tiro ma ho paura, tira, tira, tira la costura,tira, tira, tira sciuperò

ANITA               (ridendo) Ah, ah, ah, bravo Cecchino!

CECCO              Unn’ho detto bene?

IDA                     Dio mio! Se voi seguitate dell’altro io sviengo!

CECCO              Ecco lei…..

ANITA               Se la un vol sentire, l’ ha ire nell’orto.

 

CECCO              E sai con questa sizzettina la fa’ anche i’ nappino rosso (va per tirarle il  naso)

STINCHI           (sta allestendo un piccolo presepe fra sé) Eppoi dicono che l’è i vino che fa diventare i’ naso rosso! lo c’ho sempre i’ naso rosso mica perché bevo, l’è perché ho sempre freddo……

IDA                     (a Cecco) La butti giù quelle mani! La tocchi la sua!

ANITA               Uh! Come l’è sofistica!

CECCO              (ridendo) Qui l’ha ragione l’Ida. lcché unn’è nostro bisogna lasciallo stare. Dico bene?

ANITA               Ma un tu la vedi costi? Un gli si po’ di’ nulla, gli dà noia anche i’ cantare.

CECCO              Si vedrà quando ci sarà i’ suo de dami pe’ la casa, si vedrà icché la farà…..

ANITA               I’ suo gli leggerà Dante! Gli è sapone!

STINCHI           Sarà sapone ora,ma prima pulico unnn’era di certo!Gl’aveva certe camice con de’ colletti e de’ porsini così unti che Oreste di via S.Antonino c’avrebbe fritto sommommoli pe’ un mese....

IDA                     (ad Anita) Se la lo voi proprio sapere i’ mi Alfredino certe cose un me le canterebbe dicerto!

STINCHI           (fra sé) O icché gli canterebbe La Madama Butterfli, quella giapponese che la more con la pancia aperta.

CECCO              Alla fin fine icché voi dire “tira tira” basta un pensar male.

ANITA               Ma lasciala chiacchierare l’è tutta rabbia perché a lei ancora un gliel’hanno messo in casa, ecco icché gliè!

CECCO              Ma c’è un perché un gliel’hanno messo in casa, un deve stare prima sei mesi ni corpo della guardia per vedere come si porta?

STINCHI           (fra sé) lo ancora quest’affare de’ sei mesi unn’ho capito, a i mi tempi ni’ corpo ci se ne stava nove de’ mesi ... boh! Si vede che son cose moderne!

ANITA               Così la disse la mamma, ma poi va a sappi tu icché gli armeggiano…

IDA                     Noi un s’armeggia nulla, la guardi! E se alla mamma gli scappò detto a qui’ modo un ce se ne doveva approfittare, perché per lei a quest’ora la gliè belle finita.

ANITA               E lo so, lo so! Che alla mamma la gli è belle passata. I’ male però che i’ babbo l’ha sempre di traverso

IDA                     (piagnucolando) Io deo aspettare sei mesi e te subito! O che è giusta?

STINCHI           La si consuma poerina!

ANITA               O noi un ci consumava! Gli era più d’un anno che ci si guardava attraverso i’ muro dell’orto!

CECCO              Gli era sicuro più d’un anno, perché mi ricordo d’aver mangiato i fichi di du stagioni!

STINCHI           Eh l’è proprio vero che i fichi fanno calore!

IDA                     Armeno voialtri v’avevi i’ fico, mentre noi ... se l’avessi avuto anch’io unn’avrei fatto icché feci!

ANITA               E tu l’avei scelta meglio, va là!

CECCO              Andiamo via sor’lda, ora bisogna che ne convenga anche lei, mettilo in casa di nascosto fu un po’ troppo.

IDA                     Io un nascondevo nulla ... la fu una combinazione.

ANITA               Ma quando tu vedesti che veniva qui per’ pigliare in affitto la camera tu dovevi dire: - Mamma, gli è quello che mi sta dietro!

STINCHI           Dietro e davanti! Quella la fu un’azionaccia e basta.

IDA                     E all’interesse della famiglia la un ci pensa!Saranno stati pochi soldi, ma in fondo a i’ mese e facean comodo anche quelli!

STINCHI            E fra pochino se unn’era pe’ i’ so Cecco la ci dava l’interesso e i’ frutto.

IDA                     Lei la si cheti la pensi a icché la c’ha da fare e basta!lcché potea succedere? Tutt’a i’ più s’era fissato che mi mettevo in convento e che poi s’aspettava che i’ babbo e la mamma mi dessero i’ permesso.

ANITA               Va via, va via! Ma a chi tu la dai a intendere

CECCO              (risoluto) Ah finiamola eh! (guardando dalla finestra) C’è vostro padre, fatela finita (e si rimette a sedere accanto ad Anita)

SCENA SECONDA

ULISSE E DETTI

ULISSE              (esce assonnato dalla camera del dozzinante in giacchetta di lana papallna, stirando le braccia) Come si sta, in qui’ lettino! Io unn’ho mai dormito bene come in questi tre mesi ... e come mi rigiro solo solo Dozzinante? lo unne vo’ più! Mi vo’ rotolare ma io!

CECCO              Bonasera Sor Ulisse!

ULISSE              Ohè prestino stasera!

CECCO              Son rimasto senza legno e i magazzino a quest’ora l’è chiuso

ULISSE              E ho capito vah! Comunque t’ha trovato subito i’ modo di passare i’ tempo

CECCO              O lei che è fori anche stanotte?


ULISSE              Eh purtroppo bambino mio ...!


IDA
                     Però se la un va via….

ULISSE              (duro)Io vo a i’ mi comodo, perché io unn’ho nessuno che mi comandi ‘nteso!

CECCO              Che è sempre malato i’ su compagno?

ULISSE              Gli èsortito ora dallo spedale. Fallo rimandare subito a cassetta con questa stagione Ormai ho preso l’impegno e guardo se gli rimedio quarchecosa stando fori con la su’ mercanzia fino a mezzanotte

ANITA               La potea pigliare un garzone?

ULISSE              Perché gli mangiasse anche l’anima! Armeno io quanti ne piglio, quanti gliene do. Se un si fa a aiutassi ... gli ha quattro figlioli.

IDA                     Bravo babbo, la fa bene, la fa di morto bene!

ANITA               (piano, a Cecco) Come gli preme che i’ babbo un sia in casa stasera!

CECCO              (piano ad Anita) Chetati pensa per te, malingua (le va vicino per abbracciarla, Anita dolcemente si scansa)

ULISSE              Facciamo perbenino ragazzi!

CECCO              Un c’è pericolo la un dubiti!

ULISSE              (a Ida) E te stacci attenta.

IDA                     Io?


ULISSE              Te,te! L’è i’ tu’ dovere.

IDA                     Ma io son la minore…

ULISSE              Qui un c’entra nè d’esser la maggiore, nè la minore, le son cose che le si capiscon tutti; te poi ... tu le capisci meglio di me, un ti confondere ... e alza un po’ di più la carza di codesto lume.

IDA                     O un ci si vede abbastanza?

ULISSE              Un vor dire! Arzala t’ho detto (Ida esegue)

CECCO              O sor Ulisse icchè la si crede?

ULISSE              Io un credo nulla, ma l’è sempre meglio vedecci chiaro

CECCO              Perché?

ULISSE              M’intendo io nelle mi’ orazioni!

STINCHI           (fra sé) C’ha l’orazione ora! Ma se un saprebbe da che parte incominciare a farsi i segno della croce….

ULISSE              Lo sapete icché facevo quando c’avevo la vostra età?

CECCO              Icché? Sentiamo, sentiamo.

ULISSE              No, no un ve lo dico, v’avvezzo male sennò…

STINCHI           O la ce lo dica, venga via…..

ULISSE              Te chetati e fa icché t’hai da fare!

STINCHI           Stamani unn’è mattinata!

ULISSE              Già a te Cecchino te n’enteresserà poco perché tu un fai mica i fiaccheraio! Ma ve lo vo’ raccontare l’istesso (rivolgendosi alle figlle) Quando la mamma della vostra mamma l’andava in cucina per far da cena e la ci lasciava lì con la lucernina accesa, io tiravo fori una boccettina e cominciavo a fare: - Senti Rosina che me Io daresti un po’ d’olio pe’ avviare i lampioni di legno?

                            E la Rosa la mi rispondeva: - Ma un tu ti vergogni tu un fai altro che chiedimi l’olio!Allora io insistevo: - te tu mi rovini! Se mi trovano con i’ lume spento mi fanno la contravvenzione.

                            Insomma pe’ falla breve l’andava a finire che con la scusa della contravvenzione lei la si commoveva e io sgocciolavo la lucernina

STINCHI           E vu’ restavi a i buio tutt’e due!

ANITA               E la nonna?

ULISSE              Poera vecchia la diceva: Questa lucernina la trasuda, la trasuda troppo, più che ne metto d’olio, più che ne va via. Oggi c’è i’ contino certe cose le un si fanno più.

CECCO              (tornando accanto all’Anita) Ma io a te non i’ cantino ti metterei anche la luce elettrica!

ANITA               Esagerato!

CECCO              Tu lo vedrai! Tu vedrai che quartierino nella casina nova fori dell’antica cinta ... Ora io fo tutte le culomie…

STINCHI           (fra sé) Icché fa?

CECCO              Lavoro come un cane per mettere da parte più che posso (togliendosi un llbrettino dalla tasca posteriore dei pantaloni). Guarda,anche stamani sono stato alla posta  ho messo artre venti lire, guarda.

ANITA               E io mi son cucita artre du camice!

ULISSE              (è andato nella credenza per cercare il fiasco) Ragazzi fate per benino v’ho detto, almeno noi si faceva a i’ buio.

ANITA               O icché si fa di male? Io cucio…..

STINCHI           E lui gl’infila l’ago!

ULISSE              E lo veggo un dubitare! Ma la mamma indò l’è andata?

STINCHI           La sora Rosa l’è andata fori pe’ fare un’opera di misericordia corporale.

ULISSE              Ah brava! Che è andata a visitare quarche infermo?

STINCHI           No! Gli è andata a prendere i’ vino fori porta pe’ portacci da bere ... s’ha un’arsione fra tutti ... “dar da bere agli assetati” ce l’insegnano anche in chiesa a i’ cataclisma.

ULISSE              Certo, tu c’hai i pensiero fisso ... però l’ha fatto bene perché veggo che siamo ne’ fondacci (beve l’ultima goccia)

CECCO              Senti Anita, ti voglio domandare una cosa ... siccome tu lo sai i’ letto lo voglio far io, come tu lo vorresti co’ sacconi o con le molle?

ANITA               Ma con le molle gli è troppo di lusso vah! Tu ti rovini grullo….

CECCO              Macché mi rovino! Lo fo con le molle perché ci si sta più comodi…..

STINCHI           E si fa meno rumore……

IDA                     (sospirando) E io nulla!

ULISSE              Cecchino,Cecchino un ti montare tanto la testa sennò te co’ imolleggio tu me la imbriachi. . .alle donne,bisogna dire icchè dice va Garibaìdi:io un v’offro che fame e mitraglia...!!!!

CECCO              Ma la un ci pensa sor Ulisse quando un’antranno a quest’ora sarà su questa tavola….

ULISSE              Chi?

CECCO              I’ nostro Ulissino!

ANITA               Sie vien via! Tu sa’ assai…..

CECCO              Un’altro anno i’ mi’ primo l’ha a esse qui ... oppure

ULISSE              Giù nella rimessa con Stinchi!

ANITA               Già, più presto tu me l’hai a mandare intorno alla cavalla

ULISSE              Stinchi lo terrà in collo! Ma s’ha a abituare subito all’odore di su’ nonno! Quando poi gli incomincerà a crescere, a cassetta con me a tenemmi la frusta, così quando mi piacerà di fermammi a bere un decino un mi faranno più la contravvenzione per abbandono della vettura ... accidenti a quanti ne’ rifiata di queste guardie comunali

IDA                     Vai questa l’è per me, tanto io son bersagliata da tutte le parti..

ANITA               La un si confonda babbo, anche loro fanno i’ su’ dovere

ULISSE              E lo so come lo fanno, lo so io!

ANITA               Eppoi si sa, ce n’è di boni e di cattivi, l’è una crasse come un’altra!

ULISSE              Unn’è vero son tutti un mucchio di bighelloni (guardando Ida)

CECCO              Ci risiamo!

IDA                     (nell’udire questo piange silenziosamente)

ANITA               (accorgendosene) Vien via, tu lo sai i vetturino e la guardia comunale sono come i’ diavolo e l’acqua santa, un c’è da farsene caso ... O tu unn’ha ire alla novena

IDA                     Forza fatti sentire anche te, tanto finché un son morta un vu siete contenti, ma io mi levo di torno un’antra volta!

ANITA               T’avresti di molto giudizio.

IDA                     Perché a te te l’hanno messo in casa….

ULISSE              lcché c’è, icché c’è costà?

CECCO              (imbarazzato) Dicevano che ora i’ sor Alfredo, gli ha belle preso servizio, l’hanno belle vestito dopo tre mesi, un c’è male vah! segno che l’è un ragazzo che si porta bene, che sa fare..

ULISSE              E lo credo sapea fare anche prima di entrare nella guardia ... eccome se ci sapea fare (imitando nella voce sua moglle) gliera tanto per benino, discorrea tanto bene….

CECCO              Eppure prima o poi caro sor Ulisse bisogna che l’acconsenta e che la gli permetta, gliel’hanno promesso…

ULISSE              Gli è questo che mi brucia, che m’intendi? ..., io son sempre stato un ribelle m’ho a veder girar per casa una lucerna? Se mi ricordo icché gl’ha tentato di farmi, gli tiro una manaca         Eppoi un fu detto da’ su’ madre che dovea stare sei mesi ni’ corpo prima di riaffacciassi, dunque se ne ragionerà alla fine di Marzo Ma quell’altra icché la fa? Che ho anda’ via colla gola secca…

STINCHI           Io un c’ho da anda’ via ... ma un gocciolino lo butterei giù di morto volentieri! A lavorare vien sete, nteso…

ANITA               Essai che lavoro! Si sarà sudato.

SCENA TERZA

ROSA E DETTI

ROSA                 (entrando, con sotto lo scialle un fiasco di vino)     Eccomi,eccomi, sono stata a pigliattelo fresco fori di porta (e gli porge il fiasco)

ULISSE              Meno male (lo prende, lo guarda e si prepara a levargli l’olio prima con l’ampolla poi con lo stoppino)

ROSA                 (riferendosi a Cecco) O unn’è andato via ancora! (a Stinchi)Lei la unn’ha finito d’armeggiare a codesto presepe.

STINCHI           Ho quasi finito  mi manca solo la paglia da mettere nella capannuccia, vo’ giù a piglialla nella stalla ... (esce)

ROSA                 La stia attento a prendere quella pulita, l’anno scorso mi ci mise i’ concio, c’era un sito che un si sapea più se s’era in casa o nella stalla..

IDA                     (riferendosi alla bottiglia) Mamma come a i’ solito?

ROSA                 (sorridendo) Ora un c’è più pericolo, si può anda’ su i’ sicuro!

IDA                     Allora la gnene dica a i’ babbo, c’avrà piacere anche lui

ULISSE              Icché vu confabulate?

ROSA                 No, sai c’è questo, che quegl’impiegati di Comune, quelli che stanno alla porta, gl’hanno saputo che ci s’ha pe’ quasi genero uno di loro, così ora quando si passa con quarche cosa e chiudano un occhio, ecco icché c’è (a Cecco). E son cose che le fanno piacere unn’è vero?

ULISSE              (con il fiasco sospeso) Bambina ricordati di gelato!

ROSA                 Sie! Icché c’entra i’ gelato  (a Ida sottovoce, avviandosi per togliersi lo scialle). Gnamo, un t’ha ire alla novena te?

IDA                     Ma…. (accenna ad Ulisse)

ROSA                 Vien via, vien via, vieni a mettiti lo sciallino. Unn’è mica un delitto andare in chiesa. Sennò ora gli scende anche quell’altra.

IDA                     Se la sapesse mamma, se l’avesse sentito

ROSA                 Icché c’è stato? (entrano nella camera)

CECCO              (accostandosi ad Ulisse) Benone! Ora per loro eh ... son puliche, l’è belle abolito anche i’ dazio

ANITA               (ironica) Le son fortune che le un capitano a tutti ... Gli sta bene, no che a me mi dispiaccia…

CECCO              Certo quando si risparmia…..

ULISSE              Noe, unn’è pe’ i’ risparmio, l’è che quando si tratta di mettere di mezzo i’ comune, ci sto anch’io vah!

CECCO              Ma come? O i’ comune un siamo noi?

ULISSE              Beviamo l’è meglio! (versa da bere per sé e per Cecco, i due bevono)

(rientrano Ida e Rosa chiacchierando sottovoce)

CECCO              (a Ulisse) Gliè bono, gliè bonino davvero!

ROSA                 Un gli pare so’ Cecchino? E poi se l’aggiunge a questo che si risparmia cinque sordi

CECCO              Unn’è mica poco. Io invece un gli passo che trucioli per accendere i’ foco..

ROSA                 Un si dice mica per codesto, ma la sapesse icché vor dire per una famiglia poter andare fori della porta vecchia in S. Niccolò a pigliare tutto icché occorre senza aver nessuna nova pe i’ dazio, e vor di’ tanto. Eppoi fa piacere invece d’essere fermata e tartassata, sentire que’ giovani dire: “Bona sera, sora Rosa”, “Riverita sora Rosa” e veni’ via tranquilla tranquilla co’ i fagotto sotto.

ULISSE              Sta attenta però co’ i’ vantatti tanto, perché per me a Santa Verdiana tu ci rimani.

ROSA                 Tanto con te gliè inutile discorrere, un c’è sugo ... (a Ida) E te vai sennò tu fa’ tardi.

ULISSE              Indo’ gl’ha da ire?

ANITA               (fra sé) Eccoci.

CECCO              (fra sé) Ora si ride.

ROSA                 La va qui alla chiesina delle Grazie, alla novena.

ANITA               lo vo’ a accendere i foco per preparar da cena (sottovoce) Gli è meglio che un ci metta bocca (esce)

ULISSE              Sola tu la mandi?

ROSA                 Macché sola! La va con l’Annina la pigionale. Te quest’altre sere t’un c’eri, ma la c’è andata sempre.

IDA                     Un posso nemmeno andare in chiesa? Icché fo quarcosa di male?

ULISSE              Io un dico che la faccia male, ma la un ce l’ha la su’ sorella….

CECCO              Quanto a questo caro sor Ulisse, l’abbia pazienza, ma quest’anno l’Anita la fa a modo mio. Non che gli proibisca d’andare in chiesa, ma a me i’ pregare, mi piace quando un c’è nessuno. I’ pigia pigia della novena di Ceppo un mi va giù!

ROSA                 (che è andata alla comune a guardare) O icché la fa quest’altra? Stasera vu fate tardi ... (fra sé)

CECCO              Vu arriverete a i’ Tantummergo .. . I

ULISSE              Ma guarda come la ti preme a te questa novena.

ROSA                 O icché vo’ tu, giacché s’ha una figliola tanto devota.

ULISSE              Speriamo che sia pe’ i’ tantummergo! (a Cecco) Che esci tene, o tu resti a cena con loro?

CECCO              No, no ma che gli pare. L’accompagno giù e poi torno a dar la buonanotte.

ULISSE              Allora vengo subito.

ROSA                 Oh eccola vah! Ho sentito chiudere l’uscio, la scende! Tu fai a tempo, tu fai a tempo un dubitare.

ULISSE              (fermandosi sulla porta e contraffacendo la voce imitando la moglie) Tu fa’ a tempo, tu fa’ a tempo.(tornando a parlare con la sua voce naturale) Ma la un si ricorda mica che anche l’anno passato, pe’ i pigia pigia, lei e l’Anita ce le cucinno insieme e gli s’ebbe a rifare i’ vestito a tutte e due!

ROSA                 Per questo un la mando più in quella chiesa piena di beceri La va alla chiesina delle Grazie, indoe c’è un pubblico più scelto.

IDA                     Ci viene anche la Torrigiani.

ULISSE              Senti tu’ dirai bene, ma tutta questa divozione in casa mia un l’ho mai vista (entra nella camera del dozzinante)

ANITA               (dalla cucina) Mamma, l’acqua la bolle..

ROSA                 (a Cecco) La guardi Cecchino, la mi faccia i’ piacere, la vadia a digli che la butti la pasta.

CECCO              Volentieri! (fra sé) Come la mi ci manda volentieri ... ma ... sarà

SCENA QUARTA

ANNINA E DETTI

ANNINA            Eccomi, che ho fatto tardi? Ma unn’è corpa mia, l’è stata mi madre …

IDA                     lcché l’ha detto?

ANNINA            Mille discorsi, mille storie. Ma io la lascio dire e fo a modo mio. (a Ida) Vien via, vien via, perché a quest’ora c’aspettano, tu lo sai, un possano sta’ fermi, bisogna che passeggin sempre.

ROSA                 Per l’amor di Dio, stateci attente, andate dalla parte degli Uffizi corti, c’è meno gente.

ANNINA            La stia sicura, un ci s’avrebbe a movere da lì, fra gli Uffizi e l’arco delle Carrozze.

IDA                     Vien via, andiamo (escono)

ROSA                 (gridando loro dietro) Mi raccomando, che l’una la guardi quell’altra! (fra sé) lo lo capisco, vah, fo male, ma se aspetto altri tre mesi un mi ci rimane nulla di quella figlioluccia, la mi si strugge come una candela. Maledetto a quando dissi a qui’ modo (accennando alla camera dove è entrato Ulisse) Qui’ Satanasso mi prese alla parola e un m’è più riescito di spuntalla (entra in cucina)

SCENA QUINTA

STINCHI E DETTI, POI LAUDOMIA E GESUINO

STINCHI           (rientrando con la paglia) I’ legno di Testagli l’è arrivato. Indò l’è i’ sor Ulisse?

ROSA                 L’è di là in camera. lo vo’ a far da cena pe’ quell’altra (esce in cucina)

STINCHI           Benone (corre ad accostare l’uscio) Gli è icché ci vole! (introduce Laudomia e Gesuino che rimangono però nel piccolo corridoio) Ora un vi’ fate vedere, prima l’è meglio tastallo, ci penso io.

ULISSE              (uscendo in tuba) Siam pronti? Che è arrivata la cavalli di’ Testagli?

STINCHI           L’è giù che la sta sgranando. Dopo gli do’ da bere.

ULISSE              Che gliel’ha dato i’ solito pacchetto di biada?

STINCHI           Sicuro!

ULISSE              Allora si pol’ire

STINCHI           Un momento sor Ulisse e c’ho da dirgli una cosa….

ULISSE              Che c’è egli?

STINCHI           Ma la un s’allarmi

ULISSE              Icché c’è?

STINCHI           C’è una persona che l’avrebbe da confidargli du’ paroline, pe’ di’ la verità l’era venuta ad aspettallo giù nella rimessa, ma siccome la s’è sbottonata un pochino anche con me, io ho capito subito che unn’era affare da parlarne giù.

ULISSE              Ma icché l’è successo?

STINCHI           Ecco la gnene dirrà da sé: c’è la su’ pigionale, la sora Laudomia, che l’è venuta co’ i’ su figliolo Gesuino, sa quello che studia pe’ fare i prete ma la un boci perché la su’ moglie la un deve sentire

LAUDOMIA     (si è fatta avanti con il figlio) Giù mi spiego subito in du’ parole e lo dico a lei perché ho capito che con la su’ moglie sarebbe inutile

GESUINO          Inutile sarebbe stato ... come dice la beata Orsola dalle sante doglie, a i’ marito bisogna dire icché vorrebbe sapere la moglie!

STINCHI           (fa la guardia alla cucina) Le sbuccian le patate, si po’ andare sicuri

LAUDOMIA     Come la sa’, i’ mi’ poero marito morì nell’85 e io rimasi vedova con du’ figlioli da rallevare

STINCHI           (fra sé, riferendosi a Gesuino) Mi pare che con quello la un ci sia riuscita tanto bene.

GESUINO          Poera mammina, l’è rimasta vedova così giovane, ma sempre fedele alla memoria di poero babbo….la un s’è mai lasciata tentare dalla carne!

STINCHI           (fra sé) Codesto lo dice lui…se la vedo spesso ni’ retrobottega d’Arturo, si vede che invece che dalla carne, la si fa tentare da i’ macellaio.

ULISSE              Cara Sora Laudomia veniamo a i’ sodo, se la mi comincia dall’85 si fa nottata ... veniamo a i’ sodo

STINCHI           (fra sé) Oddio di sodo la ce n’ha un dubitare….

LAUDOMIA     Ebbene c’è questo caro sor’ Ulisse, se la unn’apre bene gli occhi la su’ figliola e la mia le scappano a Tripoli…

ULISSE              A Tripoli?

STINCHI           A fa le pappine essai le cercano come i’ pane….

LAUDOMIA     Macché pappine! Siccome laggiù formano i’ corpo (a Gesuino) Te tappati gli orecchi! c’è i’ ronzone della su figliola e un’altro che s’è appiccicato alla mia che vogliono ingaggialli per fargli fare più presto carriera e per un n’andà soli quei due tentano di strascicassi dietro le nostre bambine! (a Gesuino) Ora tu te li poi stappare!

ULISSE              Ma chi gliel’ha detto, la venga via

LAUDOMIA     Questa lettera che ho scoperto alla mi’ figliola (gliela dà)

ULISSE              Ma si tratterà della sua, non dell’Ida!

LAUDOMIA     La vedrà ... se la se ne vole render conto di persona l’ha andare all’uscita della novena alla chiesina delle Grazie e la si persuaderà ... perché secondo me l’è lì che fissano pe’ complottà tutto

ULISSE              (a Stinchi) Dammi la tuba, dammi la frusta da domare e’ puledri (Stinchi va giù nella rimessa per prenderll) e questa vorta son a du’ passi ... e lo butto a fittoni in Arno qui’ purilino ... (esce)

ROSA                 (entrando) Icché c’è stato?

ULISSE              E te va via, va via sai ... si farà i conti dopo ... la novena ... la bambina tanto divota, fattelo dire dalla sora Laudomia, ora gnene canto io i’ tantummergo (esce)

ROSA                 Lei icché la vole, lcché l’ha da dimmi?

LAUDOMIA     Gli dico solo che se succede quarcosa, la colpa l’è tutta della ciettona della su’ figliola ... che l’ha corrotto quell’angiolino della mia!

ROSA                 Angiolino? GI’ha un be’ coraggio a chiamalla angiolino, che da quanti sordatini l’ha praticato gli dovrebbero dare la medaglia a i valor militare…..

LAUDOMIA     Madonnina Santa (a Gesuino) Ritappati gli orecchiLa si cheti, icché la vo’ rovinammi anche quest’anima innocente

ROSA                 Innocente? Deficiente la vorrà dire…

LAUDOMIA     (furiosa) Deficiente a i’ mi figliolo ... ma io spettino sa

ROSA                 Ma chi la spettina lei(le due donne s’accapigliano, Stinchi le divide)

LAUDOMIA     (a Stinchi che nel dividerle fa la mano morta con Laudomia) E lei la butti giù le manil

GESUINO          Che me le posso stappare

LAUDOMIA     Quella donna l’ha infamato l’onore della tu’ sorella, fatti sentire, digli quarcosa te

GESUINO          Certo mammina che mi fo sentire e gli dico icché dicea i’ beato Teomondo Anguissola “Chi di peccato incolpa senza prova, dritto all’inferno si ritrova”

STINCHI           E io gli rispondo come dicea la Uliva delle sante braccia: l’è meglio levassi di torno che ritrovassi le mani sulla faccia! La vada sora Laudomia, la dia retta a me!

LAUDOMIA     (uscendo) Che gentaccia! Andiamo Gesuino!

GESUINO          lo vi dico che andrò subito in cappellina a pregare pe’ le vostre anime peccatrici!

ROSA                 Fori!

LAUDOMIA     (rientrando) Vien via Gesuino, questi son capaci di sciupare anche te

STINCHI           Tanto l’è poco sciupacchiato! Però sora Rosa bisogna riconoscilo e son stato bravino a sbolognalli così alla svelta ... pe’ dilla come i’ sor Ulisse:“a me i’ garzone di stalla, mi pare che meglio di cos’ un si possa fare!”

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

Stessa scena del primo atto . All’alzarsi. del sipario i personaggi circondano Stinchi.

SERAFINA - INNOCENTI - UN BACALARO

SERAFINA       (parla indialetto milanese) Cume l’è pusibil?Cum se poe?

BACALARO     Eppure l’è così credete!

STINCHI           Noe, noe, noe!

BACALARO     Eallora diccelo bene come l’è andaca…

STINCHI           I’un dico nulla v’ho detto, sono una tomba ... e voi levatevi di torno

SERAFINA       Ma fora l’anderà lù! Che semm bonn anche num tant quam lù!

STINCHI           Lei la pensi a vendere i’ su cavoli perché l’origine di ogni cosa l’è stata lei!

SERAFINA       Mi?

STINCHI           Ti,ti! Perché se la un metteva qui’ dozzinante un succedeva nulla, l’era meglio se la un s’era allontanata da i’ su’ verziere di Milano ved’ella

SERAFINA       L’è don errore si la pensa che mi ... (agli altri) on gover uscì, on talent usci for de misura, senza mai de das del ton, ou anema candeda, pura on gioven che leggevi semper l’avventur amoros de Languillot

STINCHI           Che amor lo strinse! E infatti s’è visto come gli stringea! Ora però fori tutti, v’ho detto (e ll spinge)

BACALARO     Oh adagino! Che maniere son eglino, un siam mica ladri.

STINCHI           Fori!

(Serafina e il bacalaro si voltano per andarsene, Innocenti che era rimasto dietro a tutti nell’andito)

INNOCENTI     Abbiate pazienza, scusate signori (facendosi largo)

BACALARO     La vienga, la vienga….

INNOCENTI     (avanzando a muso duro) Calmo! lcché l’ha detto ... fori? Se c’è uno che deve andà fori, quello tu se’ proprio te!

BACALARO     Ecco, bravo, gl’anderà lui!

STINCHI           (impaurito, prendendolo con le bone) No scusa, sai Ribrezzo! (gli mette una mano sulla spalla)

INNOCENTI     Che Ribrezzo e Ribrezzo ... e butta giù le mani!

STINCHI           Scusa…..

INNOCENTI     Echiamami co’ i’ mi nome proprio di persona se tu’ voi ragionare ... io mi nomino Raffaello Innocenti ... e ora ti dico la ragione perché son venuto qui; la unn’è la marsana curiosità, unn’è l’amore pe’ lo scandalo(gonfiandosi) Ma siccome si tratta d’un amico, d’un collega…

STINCHI           Gli sta bene e chi dice di no.

INNOCENTI     (brusco) Lasciami finire! L’è da stamani presto che se ne parla in piazza con tutti i su’ compagni che gli stanno co’ i’ core striminzito a questo modo (fa ll gesto) Ma si chiacchiera, si chiacchiera e nessuno fa nulla di positivoDunque che è belle alle Murate, diccelo ... parla, sbottonati ..., perché se tu voi la rissa (a tutti) vu c’avrete anche soddisfazione perché io son entrato co’ i’ cappello in mano, perché sono in casa d’altri, ma se tu mi fai girare i cosiddetti, io ti tiro una manaca ... (e gliela tira)

STINCHI           O icché tu fai, p che tiri su i’ serio?

INNOCENTI     Io fo’ tutto su i’ serio!

SERAFINA       Bene, bravo!

STINCHI           E icché ho a dire io ... O se ancora non si sa nulla di preciso nemmeno noi. Si sa solo che l’hanno preso ... Ecco icché tu devi raccontare a tu’ compagni.

INNOCENTI     Ma che c’è ragione?

STINCHI           Epare!

BACALARO     (togliendosi il cappello per far subito una colle tta) Allora bisogna mandagli i grobo ... Pisciaiche!

INNOCENTI     Fermo là! Un c’è bisogno di fa codesti lavori. C’è la crasse che la ci pensa (a Stinchi) Te avverti la famiglia perché io un voglio dare incomodo digli pure che quanto pe’ i’ mangiare, quanto pe’ l’avvocato.

STINCHI           Ma la un capisce sor’ Innocenti…

INNOCENTI  Tira via! Quando si discorre con carma si pole entrare anche in confidenza…

STINCHI           Tu un capisci Ribrezzo che Cecchino, i’ su futuro genero, un lo permetterebbe mai ... credo che un sia neanche andato a letto pe’ vedere di raggranellare quarche sordo da parenti e amici.

INNOCENTI     Ma i’ genero gli è i’ futuro, noi invece siamo i vecchi compagni! Te digli a questo modo e un ci pensare ... Se ci si tratta male quando siam fori, amiamoci armeno quando siam dentro.

SERAFINA e     Giusto, l’ha ragione!

IL BACALARO

STINCHI           (sentendo dei rumori in camera) Ecco lei, c’è la sora Rosa! Un vi fate vedere sennò quella la more …..

INNOCENTI     Ora gli è giusto e gli sta bene perché quando succede certi scombussolamenti la quiete l’è una gran. cosa ... Anche la mi’ moglie quando feci que’ tre mesi, la si volea buttare dalla finestra…

STINCHI           Pe’ fortuna qui siamo a i’ pianterreno!

INNOCENTI     (agli altri) Via, forza, lasciamo i’ campo e lasciamo che i’ dolore coniugale l’abbia i’ su libero sfogo ... (si ritirano, quando però sono nell’andito, presi dalla curiosità, tornano indietro)

SCENA SECONDA

ROSA, IDA, ANITA, TERESA E DETTI

ROSA                 (esce dalla camera sorretta da Teresa; ha gli occhi piangenti; entra anche Anita)

IDA                     (la segue tenendo il fazzoletto agli occhi e piangendo)

ROSA                 Brr che freddo, che freddo!

ANITA               La se lo tiri più su quello scialle

TERESA            La venga, la venga, la si metta a sedere ... (le porge la sedia) Sù sù sora Rosa!!

ROSA                 L’è una parola sta su’ in questi momenti.

STINCHI           Poi poi sora Rosa unn’ha mica ammazzato nessuno, sarà una question d’ore…

INNOCENTI     (sottovoce agli altri) Venite via, ora s’è belle visto tutto!

SERAFINA       Pora sciura Rosa…

BACALARO     Ma icchè l’è andare alle Murate,bada liè….

INNOCENTI     Sicuro! Iene tu c’hai preso stabile domicilio ... Venite via (escono facendo un po’ di rumore)

ROSA                 Maria Santa, icché succede?

IDA                     E gl’eran de’ ragazzi che l’eran entrati nell’uscio.

ANITA               Come tu le sai di’ bene le bugie!

STINCHI           La stia carma sora Rosa, tanto gliel’ho detto, la sarà question di minuti, lo intanto vo’ giù a dare un’occhiata a quella poera bestia, ‘nteso, perché abituata come l’è a andà fori a bruzzico e par che l’abbia l’argento vivo(fra sé). Gli altri dican di no, ma per me la piange anche lei (affacciandosi alla finestra) Nina, eccomi ... (esce con le lacrime agll occhi)

TERESA            Piange anche Stinchi!

ROSA                 E chi un piangerebbe ... perché la un capisce sora Teresa, questa l’è la prima volta, un me l’avevano arrestato mai. Alle Murate sì, c’è stato più di una volta, ma da sé, per risparmiare quarche contravvenzione, ma così no! Poero i’ mi’ Ulisse!!!

TERESA            La ci doveva pensare un po’ prima, la vede icchè un si pena a compromettere gli animi.

ANITA               Io un glieli dovrei dire, ma l’è tanto che doveva succedere qualcosa

ROSA                 V’avete ragione, v’avete mille ragioni. La colpa l’è tutta mia, un’importa dillo ... però giacché un gli riuscì trovalli insieme, e si potrebbe ancora nascondere..

ANITA               Ma che si sa la verità?

IDA                     No, no un mi vide, un vide né me, nè l’Annina.

ROSA                 (ad Anita) Lo senti, dunque, in fondo poerina lei la un c’entra ... perché s’ha a dire una cosa quando la unn’è, siamo giusti.

ANITA               Ma se lasciò la vettura abbandonata in piazza d’Arno e fu pe’ colpa sua. Davanti alla chiesina delle Grazie un potea fermassi perché c’è le verghe di’ tranvai ... allora lui s’arrischiò e lasciò i’ legno accanto a i’ monumento de’ caduti di Mentana, ma pe’ du’ minuti, tanto per entrare in chiesa e dire: v’ho preso! Fu allora che que’ bei du’ chiacchierini che gironzolavano nei pressi degli Uffizi, pe’ via di loro, gli fecero i’ dispetto di portargli a i’ Municipio carrozza e cavallo.

IDA                     (piangendo) Ma che dispetto!

STINCHI           (rientrando) Vai’ la ribela…

TERESA            Maria Santa!

ANITA               Poi tornò senza avelle vistee la s’immagini lei come ci rimase..

ROSA                 Perché unn’era nemmeno i’ su’ legno, l’era quello di’ Testagli, capito sora Teresa?

TERESA            Un trovò più nulla?

STINCHI           Un c’era altro che quella brutta statua di que’ du’ garibardini condannati a sta lì a fare l’omo serpente con i’ corbello accanto, a lui un gli era rimasto che la tuba e la frusta, perché quelle se l’era portate con sé.

ANITA               L’ha mettere un omo a girare, un omo a girare pe’ Firenze con la tuba in capo eppoi se ne ragiona.

TERESA            O un cercò, o un guardò?

ANITA               E corse subito a i’ Comune pe’ veder di rimedialla, ma pe’ falla breve un gli racconto che questo: appena entrò in Palazzo Vecchio, fatto l’androne, lì in cortile indò que’ du’ boia gli avevano portato i’ legno trovò subito.

TERESA            Chie?

ANITA               I so’ reporterre!

TERESA            Uh vergine, che l’ammazzò?

ROSA                 Ma che si sa icché successe..

IDA e ROSA      (piangono)

ANITA               Belate, belate, tanto co’ belare la si rimedia..

TERESA            Chissà che verbale gl’hanno disteso! E sai son poco assassini ni’ Palagio!

ROSA                 Armeno ci fussero e’ caporali, la si potrebbe rimediare, con loro due anni fa gli riuscì di smaniare tutte le contravvenzioni che gl’avea..

IDA                     (piangendo) I due Giugno ci sarà l’amnistia.

ANITA               Sentimela bellina ... la vole aspettare Giugno, se’ mesi la lo vo’ tenere dentro.

IDA                     E chi dice codesto.

ANITA               E allora aspettiamo che l’abbiano cucinato.

TERESA            Qui per me ci vole qualche amicizia, se un c’è qualche amicizia un si fa nulla!

ROSA                 La dice?

TERESA            O la un lo sa che co’ quattrini e l’amicizia.

ANITA               E un son più codesti tempi, oggi le cose le fanno i’ su’ corso..

ROSA                 O lasciala dire, la dica, la dica, la crede?

TERESA            (facendo il gesto con le dita) Io ho sempre sentito dire che quando c’è di questi…..

ROSA                 Codesti un ci sono!

TERESA            Allora ci vole un bon appoggio ... che so io ... qualche persona che l’abbia le mani in pasta ni’ capannone, una persona artolocata…

STINCHI           O perché un vu’ sentite Pulifemo, quell’omone dell’Ulissea, più arto di quello…

TERESA            La si cheti, spiritoso!

STINCHI           La m’ha a chiamare spiritoso, l’è da ieri che un metto in bocca un gocciolino.

ROSA                 Chi ci potrebbe essere?

TERESA            Un ci sarebbe altro che la marchesa Torrigiani.

ANITA               Va’, giusto tu dicesti che l’era alla novena, anche lei la po’ essere testimone de be’ rapai che vu facevi.

ROSA                 Ma che rapai e rapai! In chiesa le portavano i’ su dovuto rispetto.

STINCHI           E lo credo, Io credo, le un c’andavano in chiesa, l’andavano a fare le giratine sotto gl’Uffici, di sera poi, be’ posto v’avevi scelto.

ROSA                 Lascia andare, lascia andare, pensiamo piuttosto a chi ci po’ far risorgere! (pensando) ma chie? chie? la c’aiuti lei sora Teresa..

STINCHI           Risorgere? Ancora un siamo a Natale, e lei la pensa alla Resurrezione!

TERESA            A me l’idea di rivolgersi alla vecchia marchesa Torrigiani un mi dispiacerebbe, poerina l’è tanto bona ... pe’ noi, poeri di S. Niccolò, l’è sempre stata un angelo.

ROSA                 Ma che si vorrà scomodare per noi?

IDA                     Ci sarebbe i’ marchese Pietro….

TERESA            Si, davvero, un c’avevo pensato…

ANITA               Si gli è qui che aspetta i’ marchese Pietro..

TERESA            O che è a Roma? Eppure le camere le son chiuse, siamo vicini alle feste.

STINCHI           (fra sé) O ‘ndò va a dormire i poero so’ marchese se gl’ha tutte le camere chiuse ..(si odono voci dalla comune, Stinchi esce per vedere chi è)

ANITA               Lui a quest’ora l’è alla su’ villa di Panna a conta’ le trote di su’ figliolo.

SCENA TERZA

DETTI POI CECCO E ASDRUBALE

STINCHI           (E’ andato alla comune) Ecco Cecchino, gli è qui co’ i’ sor avvocato !

ANITA               Bono quello..

ROSA                 O che se ne potea fare a meno, qualcuno che ci indirizzi ci vole, eppoi che voi, l’è quello che conosce ogni cosa! Si fa pe’ un mettila nelle bocche di tant.i

TERESA            Sicuro, l’ha ragione.

ROSA                 Dio mio, Dio mio se un me lo tiran fori…fo una pazzia….

TERESA            Su andiamo la un le dica nemmen pe’ scherzo queste cose.

CECCO              (entrando frettoloso) La venga, la venga sor Asdrubale.

ASDRUBALE   (entra tutto affacendato, disponendo subito il cappello e tutto iò resto)Domando scusa…

TERESA E IDA Bongiorno!

ANITA               (ironica) Riverito!

ROSA                 (col singhiozzo alla gola) Buongiorno sor’ avvocato.

ASDRUBALE   Domando scusa se non se non son corso subito, ma c’avevo una causa importante!

CECCO              Io l’ho dovuto aspettare!

ASDRUBALE   Una discussione feroce (a Cecco) ha sentito, ha sentito ?

CECCO              Io? L’aspettavo fori, gliel’ho detto, lì dentro c’è troppo puzzo di giustizia pe’ mi’ gusti.

ASDRUBALE   Ma ha sentito come me l’hanno condito?

CECCO              Gli ho detto che unn’ho sentito nulla! lcché gl’ho a dire ... la venga, la venga via pensiamo a noi e vediamo se si sbriga, perché c’è qui’ poer’omo che aspetta.

ANITA               Ecco appunto.

ASDRUBALE   Però ripensando alla causa di stamani..

CECCO              Ci risiamo.

ROSA                 Che l’ha vinta almeno?

ASDRUBALE   Purtroppo no!

ROSA                 E si comincia benino!

ASDRUBALE   Ma non fa niente, non fa niente! Eppoi quella l’è una causa che si sapeva; ci vuole l’appello, non c’è che l’appello! Gliel’ho detto a i’ mi’ cliente.

ROSA                 Allora che l’ha saputa la nostra disgrazia?

ASDRUBALE   Ho saputo tutto, i’ so’ Francesco mi ha avvertito di tutto (si siede)

ROSA                 Allora?

ASDRUBALE   Io vi dico la verità, non vi nascondo che l’affare si presenta di molto grave…

ROSA                 La un me lo dica! (scoppia in singhiozzi)

IDA                     Io m’ammazzo !(e piange)

ANITA               Ora vu piangete eh! (piange)

TERESA            No, no coraggio!

CECCO              (all’avvocato) O la venga via, o icché la si mette a dire anche lei, o la un vede che piange anche la mia…

STINCHI           E si piange tutti, piange anche la cavalla!

ASDRUBALE   Ma io ho i’ dovere…

CECCO              La guardi se l’abbozza ... un c’è mica bisogno di falla cascare tanto dall’alto. Icché l’ha da avere gli si dà e buonanotte, ma la un la gonfi!

ASDRUBALE   Io non gonfio nulla. Ma questa volta vu’ dovete pagare anche pe’ quell’altra. lo non ho mai gonfiato. Ma dico che per salvarlo l’è necessario trovare un alibi.

CECCO              Pe’ fanne icché dell’alibi? La ditaca ni’ muso della giustizia l’ha tirata lui, c’è poco da alibare.

ASDRUBALE   Una ditaca?

ROSA                 Ma una sola ... una ditatina vero Cecchino?

CECCO              Icché ne so io!

ASDRUBALE   Vede la ragione! Non solo abbiamo l’abbandono della vettura, ma abbiamo anche l’aggravante dell’oltraggio, della ribellione e delle vie di fatto. E’ grave, grave molto grave!

ROSA                 (piagnucolando) Me lo mandano alla Lampedusa , via me Io mandano alla Lampedusa….

ANITA               L’èfinica via ….

ASDRUBALE   (alle donne) Dunque lasciatemi fare,trovato l’alibi, tutto s’accomoderà!

CECCO              (fra sé)         E sai ce l’ha con l’alibi!

ASDRUBALE   Lasciatemi fare, un v’ho promesso di tirarlo fori e dunque ve lo tiro

TERESA            Ma alla svelta eh ... perché se lo portano alle Murate l’è finita.

ASDRUBALE   Prima d’andare a reclamare a i’ municipio o in tribunale bisogna sapere bene quello che gli si deve dire, provare e dimostrare. Dunque (leva delle carte dalla sua borsa) a lui non ci pensate, lui è più al sicuro di noi .(le appoggia sulla tavola)

ANITA               Ma come un ci pensate! Ce lo mettano in galera e un ci si deve pensare.

ROSA                 A pane e acqua! Poero i’ mi’ Ulisse (piange)

STINCHI           Tira via a pane, l’è l’acqua che l’è una tragedia…

TERESA            (Ad Asdrubale che cerca insistentemente nella valigia) Ma icché la cerca?

ASDRUBALE   I’ calamaio… strano non l’abbandono mai, perdio l’ho lasciato in preturacon la furia…

CECCO              Vai, s’è belle perso la causa!

ASDRUBALE   C’è il telefono? Ce l’avete il telefono? Chiamo la pretura.

ANITA               GI’ha i’ telefono ... o perchi c’ha presi?

ASDRUBALE   Mi dispiace perché è un regalo di’ primo cliente che feci assolvere..

STINCHI           Primo e urtimo!

ASDRUBALE   Voi che non avete nulla da fare, telefonate subito alla Pretura e avvertiteli che se trovano…

STINCHI           Ora c’ha i’ calamaio nella testa! E ce lo tengano dentro fino a un’antranno !

ASDRUBALE   Via movetevi lesto! Rendetevi utile!

STINCHI           Ma la lo dice lei che unn’ha da fa’ nulla, sentimelo bellino e po’ pe’ avvertire unn’ho che la tromba di quando ero chiamatore a i’ Pagliano.

ASDRUBALE   Va bene, va bene m’arrangerò con questo. (prende il calamaio portato da Ida)

SCENA QUARTA

REPORTER E DETTI

REPORTER      E’ permesso, si può (entra tutto allegro con una pelliccia abbastanza rovinata)

ROSA                 Pe’ l’amor di Dio!

ANITA               Buttatelo fori, sapete!

STINCHI           Ecco un ci mancava che lui per essere a i’ completo.

REPORTER      Calma, calma, un son mica i’ diavolo? Capisco che quando vu vedete un giornalista che s’è fatto un po’ di nomea….

STINCHI           (a Cecco) Da retta che pelliccia! La dee ave comprata da i’ Tignoli!

REPORTER      Però v’assicuro che questa volta non vengo per raccattar broccoli

TUTTI                Menomale!

REPORTER      Adesso son passato al “Nuovo” e non sono più una bonavoglia, sono redattore stabile e sto li’ a fare un po’ di tutto, ma i’ mi’ forte l’è la critica drammatica.

STINCHI           O so’ reporterre come sta i’ su babbo, i’ generale rattrappito?

REPORTER      (stizzito) Macché rattrappito ritirato Grazie, grazie, gode ottima salute!

ASDRUBALE   Complimenti, lei farà una bella carriera (gli stringe la mano) ma se unn’è più reporter io unn’ho capito la ragione perché la si trova qui?

CECCO              Ecco appunto!

REPORTER      Piano! (dopo averli guardati) lo sono accorso qui per portare una buona novella..

STINCHI           O chi l’è l’Arcangiolo Gabriele?

TERESA            Davvero?! Sta a vedere che le querce le fanno i limoni!

ASDRUBALE   Cosa c’è si spieghi?

ROSA                 Bravo, la si sbottoni!

REPORTER      Ecco io ho avuto la fortuna d’aver parlato or ora con il signor Ulisse.

TERESA            lcché?

ROSA                 La un me lo dica..

ASDRUBALE   Macché! Questo non è possibile, i’ sor Ulisse è detenuto e se non si ha la veste del difensore , i detenuti non possono essere visitati.

STINCHI           La scusi, pol essere sortito dalle Murate anche lui..

ASDRUBALE   Un critico drammatico?

STINCHI           Quelli son posti indo’ un guardan mica a i’ mestiere!

REPORTER      Dunque, siccome per il mio giornale m’occupo un po’ di tutto, poco fa mi trovavo alla questura centrale

ANITA               I’ babbo l’è trattenuto dalla questura?

ROSA                 Menomale !

STINCHI           La sarà anche una bella cosa,ma io preferirei essere trattenuto da un vinaio....

ROSA                 Ma io lo diceo che l’era questione di minuti, andiamo a riscontrallo

TUTTI                Si, si, si!

ROSA                 Vengo anch’io, vengo anch’io! Aspettatemi ... Anita, piglia gli sciallini! Sora Teresa la venga anche lei ... mamma mia c’ho i’ cuore in gola….

ASDRUBALE   Ma come? Qui si voi rovinare tutto

CECCO              Perché?

ASDRUBALE   Per quale ragione? I’ signor Ulisse si è reso colpevole di tre reati, dico tre: contravvenzione, oltraggio ad agente della forza pubblica, lesioni gravissime. Ora questi reati previsti e puniti dal regolamento di polizia comunale e dal codice di procedura penale, comma ... comma ... (cerca su un libro) questi reati portano di conseguenza una multa e relativo carcere; motivi per i quali il mentovato sor’ Ulisse arrestato ieri sera, fu condotto alla questura e ivi, notate ivi, egli ha pernottato. Dunque a quest’ora egli è già associato al carcere delle Murate

CECCO              Questo la Io dice lei!

STINCHI           Se lui l’ha visto?

ASDRUBALE   Egli lo ha veduto stamani sul presto, ma il carrettone per il trasporto dei detenuti va là appena dopo le dieci e le dieci saranno ora ... (tirando fuori l’orologio e accorgendosi che non funziona) Il mio è fermo, guardi il suo.

REPORTER      Sono le dieci e mezzo.

CECCO              L’è un quarto all’undici.

STINCHI           E un devano essere svizzeri quest’orologi!

ASDRUBALE   Comunque è lo stesso! I’ sor’ Ulisse l’è alle Murate!

ANITA               La lo dice lei!

ASDRUBALE   (stizzito) Egli è alle Murate e se di li un lo levo io, un lo leva nessuno, nemmeno i’ Padreterno!

VOCE                 Icché c’è stato ?(è Ulisse che appare dalla comune)

ASDRUBALE   Buonanotte Gesù! (cade col capo sulla tavola, strappandosi i capelli)

Anita e Cecco abbracciano Ulisse; Ida, piangendo, si rannicchia tra le braccia della madre

STINCHI           (balza ritto su una sedia, afferra la tuba di Ulisse e la sventola) Evviva i’ sor Ulisse, evviva i’ sor Ulisse !

SCENA QUINTA

ULISSE E DETTI

ULISSE              (Entrando senza poter ricambiare gli abbracci perché tiene nelle mani due globi), State boni, state boni! un son mica stato a combattere con i turchi come l’hanno fatto i nostri poeri fratelli..

STINCHI           Viva i’ sor Ulisse! (agitando la tuba)

ULISSE              Sta bono anche te, o che mi voi rovinare anche codesta…

REPORTER      Mi dia la mano, mi dia la mano!

ULISSE              O come ho a fare, la un vede…

CECCO              Lo dia a me, lo dia a me.

Anita e Cecco lo alleggeriscono mettendo sul tavolo i due globi

ANITA               Che ha bisogno di qualcosa, che ha bisogno di nulla?

ULISSE              Grazie, grazie figlioli…

CECCO              Su su gli è finita !(li abbraccia)

ULISSE              Chi lo sa….  (si volge a guardare bieco Rosa e Ida)

STINCHI           (che è corso ad aprire i due globi e a guardarvi dentro) Da retta quanta roba o che n’avete mandati due?

ASDRUBALE   (allunga l’occhio e annusa)

CECCO              Sie!

ULISSE              E son stati i’ mi’ compagni, poeri ragazzi anche loro si son dati subito un gran da fare, perché noi ci si tratta male ... ma in fondo ci si vole un gran bene.

CECCO              E lo so, lo so!

ULISSE              Credimi Cecco che l’è meglio essere cresciuti in piazza che essere stati educati alle scole! L’ho spesi bene i’ mi sordi a fagli fare a tutte e due l’elementari qui da Demidoffe. Gli ho spesi bene …basta l’è meglio che un ci pensi.

STINCHI           Sicuro!

TERESA            Ma perché sor’ Ulisse la un Drende un podibrodo?

STINCHI           Vai questa la ce l’ha co i’ brodo. Ma a i’ vino un ci pensa nessuno?

ROSA                 (trovando il fiato) L’è su i’ foco (a Ida) Va via a pigliallo.

ULISSE              (duro) Un vo’ nulla!Prenderei, piuttosto un bicchiere d’acqua

STINCHI           Poero sorUlisse l’ ridotto male a caso…..

ANITA               Subito (e si muove)

IDA                     (che è più prossima all’uscio di cucina, sparisce)

ROSA                 (dietro a Ida) Sciacquagnene bene i’ bicchiere!

ULISSE              (sempre bieco) Ora me lo risciacquano (poi tornando ai due globi) Già due globi m’avean mandato, come se si mangiasse quando innocentemente ci si ritrova in que’ posti….

TERESA            La un ci pensi!

ULISSE              Io li volevo lasciare là per qualche artro disgraziato, ma poi…

ASDRUBALE   L’ha fatto bene, l’ha fatto benissimo, tutta gente che la un merita nulla (riguardando ll cibo nei due globi) quelle patatine in forno che le devano essere una squisitezza…

ULISSE              Che core!

CECCO              Che fame t’ha a dire!

ULISSE              Io que’ du’ grobi li volevo lasciare, ma quegl’altri disgraziati l’avevan belle caricati pe’ mandalli ni’ limbo, a me invece m’hanno chiamato e m’hanno detto: fora!

ASDRUBALE   Infatti doveva essere così, io mi ero subito interessato.

ULISSE              Ma la si cheti!

STINCHI           Lei la unn’avea i’ calamaio….

ASDRUBALE   (a Cecco) Come? Stamani in udienza, appena lei la m’ha fatto passare qui’ biglietto, ne ho parlato subito co i’ so’ pretore.

ULISSE              (al reporter) Ora la lo dice lei chi l’è stato a fammi metter fori.

REPORTER      Io unn’ho detto ancora nulla e nemmeno c’ho intenzione di dillo.

ULISSE              L’ha fa bene!

ROSA                 Chi gli è stato?

CECCO              Ehm! (ammiccando con Anita, poi va e le parla all’oreccio. Teresa, curiosa, fa di tutto per ascoltare ciò che si dicono i due fidanzati)

ULISSE              (al reporter) Io la ringrazio però perché se mentre ero nella stanza di’ delegato, la un mi capitava lei, io ero belle un omo sperso…come faceo a avvisare quella persona che si sa noi.

REPORTER      Ma si figuri!

STINCHI           Ma io l’ho sempre saputo che i’ so’ reporterre ... l’è l’omo giusto, magari quarche volta capita ni’ momento sbagliato….

ULISSE              E la voglio anche ringraziare pe’ la corsa che l’ha fatto dalla questura alla casa di qui’ signore ... perché l’è stata una bella piettata….  anzi icché la dice, che vada a ringraziallo visto che gli è qui a du’ passi.

REPORTER      Credo che la un farebbe male.

ULISSE              E allora ci vo’ subito ... Anita prepara i’ mi’ lettino perché appena torno vo subito andà sotto le coperte.

ROSA                 Ti metto i’ veggio Ulissino…

ULISSE              Brava dammi i’ cardo! E te lo darei io..

TERESA            Vada, vada dal suo benefattore e poi pe’ via di domattina gli potrà essere utile dell’artro.

ULISSE              Sie vo e vo, chissà come c’è rimasto anche lui quando l’è corso a raccontagli i’ fatto.

REPORTER      L’ha preso una vettura e l’è scappato subito a i’ municipio.

ULISSE              Da giovane lo portavo tante volte all’Indiano di notte con qualche donnina, mi dava tre sigari e io un mi voltavo mai; che vol’ella, anche noi se un si chiude un occhio.

STINCHI           Pe’ codesto anche due I

.

ULISSE              Eppoi piacere, pe’ piacere e viene i’ giorno che se ne ricordano….O io unn’aveo chiesto un bicchier d’acqua..

ROSA                 L’èqui…. (cerca di spingere Ida verso Ulisse)

ANITA               E sai io un mi smovo, la gnen’ha a da’ lei.

STINCHI           Ora gli lava i’ viso….

IDA                     (accorsa piano con li piattino e con la mano tremante glielo porge)

STINCHI           Ma così un gnene arriva nemmen mezzo.. (va per portarglielo lui)

ULISSE              No, la me l’ha a dare lei! Lasciala fare.

ROSA                 E la s’infradicia….

ULISSE              La s’affoghi! E poi anche te (a Rosa), ma co’ i’ sasso a i’ collo…(beve)

ROSA (a Ida)     Tu gl’avevi a mettere un po’ di zucchero..

IDA                     Gliel’ho messo!

ULISSE              (bevendo l’ultimo goccio) Anche i’ dolce le mi danno, però l’amaro che ho qui sulla lingua un me lo leva nessuno….Io un vi dico nulla, ma pregate Iddio che con la vostra novena domattina alla direttissima venga assolto perché sennò….

ROSA                 Alla direttissima?

ASDRUBALE   (felice sobbalzando con la bocca piena di patatine che ha mangiato cercando di non essere visto) Ah garantisco, garantisco io!

ULISSE              Lei la pensi a mangià le patate! ... Raccomandatevi a i’ Padreterno che un me ne sorta con una condanna perché un so’ come l’andrebbe a finire.. (Anita, che si è accorta che Asdrubale sta mangiando, toglie i due globi dalla tavola e li rinchiude nella credenzina)

TUTTI                Ma no, no!

ULISSE              Anita dammi i’ cappello bono! (Anita va in camera a prenderlo)

ASDRUBALE   Cipenso io conosco il pretore, lasci fare a me...

ULISSE              Perché io sono un’ omo specchiato ‘nteso!

TUTTI                Sisa, si sa!

ULISSE              Gli è vero che tutti gli anni, d’estate, quando parecchi fiorentini vanno in villeggiatura, e vo’ 6 o 7 giorni alle Murate, ma gli è pe’ le contravvenzioni. Ci vo’ per loro ci vo’ per la mi’ famiglia.. (si commuove)

STINCHI           Gli è vero !(porge il cappello)

ULISSE              Ci vo pe’ un fagli mancare un boccone di pane.

TERESA            Giusto, giusto, giustissimo, ma la un pianga…

ULISSE              E piango dalla bile (ad Anita) Anita dammi una spolverata ... io un voglio sentimmi dire che ho oltraggiato e ferito, io unn’ho tirato altro che una ditata così (fa li gesto) e perché l’ho fatto?….Per l’onore della mi’ famiglia.

TERESA            Poer’omo mi fa tanta pena! (consola Rosa che siede sconsolata)

ULISSE              Perché io sono un ribelle, ma soprattutto un omo onesto ... (al reporter) la guardi quelle son le mi’ medaglie e quello l’è i’ mi congedo, la legga, la legga…

REPORTER      Pe’ l’appunto ho dimenticato gli occhiali in redazione.

STINCHI           (sottovoce) C’è scritto che l’è stato congedato pe’ via di’ morbillo.

REPORTER      Via sor Ulisse, la venga!

ULISSE              Si, si vengo sicuro ... perché quello in cui mi dirigo l’è uno dei più antichi palazzi di S. Niccolò ... ma appena mi eggono mi stringan tutti la mano a cominciare da i’ portiere, tutti! lo entro a testa alta e così l’ha esse sempre….  e se quarcuna delle mi’ figliole la cerca di macchiassi e di macchiammi io la scanno!

STINCHI           La venga sor’ Ulisse..

TERESA            La vada!

ULISSE              (avvicinandosi alle due donne mima l’azione di uno strangolamento. Le due donne impaurite piangono. Ulisse esce con li reporter seguito da Stinchi).

SILENZIO

ASDRUBALE   La senta so’ Francesco c è una cosa però che io trovo incompatibile .

TUTTI                (tono preoccupato) Icché?

ASDRUBALE   Che tutto qui ben di Dio di roba da mangiare stia rinchiuso a chiave là dentro e si rovinerà tutto…..

ATTO TERZO

SCENA PRIMA

ROSA,ANITA,IDA e TERESA

Sempre il solito scenario. Albeggia, ma due candele rischiarano la scena. Rosa, Anita, Ida e subito dopo Teresa. Le tre donne, benché con l’aria afflitta e col volto sul quale si legge un ‘ansia molto naturale, sono tutte indaffarate e Rosa con una bocce tta di benzina smacchia i pantaloni e la giacchetta del vestito di Ulisse. Ida, su un ‘altra tavolina, stira la camicia. Anita, con uno stivale infilato nella mano, sta lustrando. Silenzio nel quale le tre donne si affannano nel lavoro, Rosa strusciando forte forte, Ida battendo il ferro per rendere duri i manichini e Anita lustrando rumorosamente gli stivali.

ANITA               L’hanno preso l’umido via, un vengan lustri….

ROSA                 Oh questo vestito ... se Io fece tre anni fa e già unne po’ più, unne struscio di morto co’ i’ panno ... dall’altra parte c’è certi ginocchielli che paion quelli della cavalla.

ANITA               Poero babbo, se fosse stato un altro se ne sarebbe fatto uno novo a quest’ora…lui invece pensa a mandà pulite noi e questa…..  l’è la ricompensa che gli si dà fra tutte.

ROSA                 (piangendo) O un tu lo vedi che le son più le lacrime che la benzina…

IDA                     Tanto lei finché la un c’ha visto a Trespiano…

ANITA               E voialtre finché un vu’ l’avete visto alle Murate…

TERESA            (entrando) Ma gnamo icché le voglian fare (va a tirare fuori le tazze dalla credenza). La unn’è mica la regola indebolissi lo stomaco a codesta maniera ... Eppoi perché unn’aprano, le son già le sette sonate. sanno? (va ad aprire la persiana) ... Uh, senti che freddo stamani…

ROSA                 Io mi sono levata alle cinque e la si figuri ancora unn’ho assettato un veggio..

ANITA               Io unn’ho chiuso occhio!

IDA                     Oio?

ANITA               Ma t’ho dovuto svegliare, poi tu hai preso il freddo in mano, sicché tu sei sempre stata in cardo!

TERESA            Gnamo le prendino una tazzina, sennò le diventan più brutte che mai… (si stacca da stirare e va a prendere la sua tazza)

ANITA               Guarda oh come l’ha paura di diventar brutta…

ROSA                 Oche si finisce!

IDA                     O un tu lo sai che soffro di stomaco (piangendo) l’è du’ giorni che un vo’ a farmi le punture.

TERESA            (a Ida) La bea, la bea…

ANITA               Te le darei io le punture.

TERESA            Lo pigli anche lei sora Rosa.

ROSA                 (prendendo la tazza) In questa casa fra poco, c’hanno a proibire anche i’ respiro…

TERESA            Ma i’ sor Ulisse un s’è levato, bisogna chiamallo perché all’otto bisogna che vada in pretura.

ANITA               (avvicinandosi alla porta della camera) Babbo s’è alzato? (ascoltando) Si leva e sai l’avrà dormito di morto anche lui……

ROSA                 Leste, portategli i’ ramino pe’ la barba, perché se la farà, m’immagino…

ANITA               Se la farà sicuro. (entra in cucina e torna con il ramino)

ROSA                 (a Ida) E te portagli la camicia, su, io un mi c’accosto.

IDA                     La senta mamma, la gnene porti lei!

TERESA            La gli porti anche le scarpe.

ANITA               (Le prende Anita) Gnene porto io, gli porto ogni cosa, sennò c’è i’ rischio che gnere tiri su i’ groppone. (avvicinandosi alla porta di camera) Che è permesso? (entra)

ROSA                 La guardi sora Teresa ni’ mentre che finisco di dare una spolverata a questa giacchetta, la rimetta su i’ foco questi du’ bricchi.

TERESA            Subito! (va in cucina)

IDA                     Vengo a soffiare.. (porta con se le due tazze vuote lasciando sul tavolo quella dell’Anita ancora piena)

ANITA               (tornando) Che è pronta la camicia?

ROSA                 Eccola qua, eccola qua, che ha dormito?

ANITA               Pare…

ROSA                 Meno male ... digli che questi du’ polsini son lisi e più duri un vengano, ma l’Ida l’ha detto che glieli rifarà.

ANITA               Sie! Ora gli discorro proprio dell’Ida.. (esce con la camicia)

ROSA                 (sconsolata) Eppure io l’ho abituate a volessi bene.

SCENA SECONDA

DETTE, POI STINCHI

STINCHI (entra dalla comune tutto infreddolito col mantello e li naso gocciolan te) Dio che sizzettina c’è stamani, c’è certi ghiaccioli come queste poere bestie l’abbiano a fare a camminare, sorte che la Nina la resta nella stalla. (si toglie il mantello)

ROSA                 Vu la chiamate sorte voi….

STINCHI           Vengo per dire, ma l’è una question d’ore (leva fuori una candela) ecco la guardi se la va bene uno e ottanta, l’è du’ libbre e un’oncia.

ROSA                 Che l’avete presa indò v’ho detto io?

STINCHI           Da i’ Carobbi in Porta Rossa.

ROSA                 Aspettate (va vicino alla porta di camera) Un vorrei che gl’apparisse lui…

STINCHI           Eh si, perché bastonerebbe anche me…

ROSA                 (entrando in cucina) Teresa, Teresa (ritornando con lei) Allora l’ha capito, la dica a i’ so’ Priore che ne l’accenda subito, subito a i’ Tabernacolo di Sant’ Antonio.

STINCHI           Ma la stia attenta che l’accenda, che un lo serbi pe’ la Messa di notte!

TERESA            E ho capito! Eppoi lo sa icché fo? Sto li a vedere e un vengo via fintanto che unn’ha acceso.

STINCHI           Come se dopo un’andassero con lo spengimoccoli come pe’ digli: Oh so’ Santo la n’avuto abbastanza…!

TERESA            Ma un posso rimanere mica finché la un s’è consumata, sennò fo buio!

ROSA                 Diamine, ma che da’ retta a lui! La vada, la vada…

TERESA            Vo’! (esce dalla comune con la candela accesa)

ROSA                 Dio mio, se mi facesse questa grazia….

ANITA               Indò gli è i’ vestito?

ROSA                 Eccolo, tieni .(glielo dà)

ANITA               (a Stinchi) Più presto v’avete a venire fra i piedi anche voi!

STINCHI           Come l’è nervosa stamattina…..

ROSA                 Credetemi Stinchi, un si vive più.

STINCHI           C’è da compatilla, la vò troppo bene a su’ padre!

ROSA                 Oio un son su’ madre!

SCENA TERZA

DETTI - CECCHINO POI ANITA

CECCO              Bongiorno a tutti!

ROSA                 Bongiorno .(riordina la confusione della stanza)

CECCO              (gettando uno sguardo a Rosa) Icché c’è?

STINCHI           Cecchino, un tu ci sei che te che tu gli po’ dire du’ paroline all’Anita perché in fondo anche se quella poera donna (riferendosi a Rosa) l’ha un po’ di colpa, la l’ha fatto pe’ la felicità di quell’altra…

CECCO              Sora Rosa, ci parlo io, perché un mi sta bene che i figlioli s’abbiano a erigere a giudici de’ genitori A proposito, un s’è visto ancora l’Avvocato?

ROSA                 (riasciugandosi gli occhi) No, ancora un s’è visto.

CECCO              Meglio così.

ROSA                 Come meglio così?

CECCO              Si, perché gli è inutile che venga, un se n’ha più di bisogno perché ce n’è un altro più bravo!

ROSA                 Davvero?

CECCO              Sono stati i su’ compagni, niente po’ po’ di meno dice che l’hanno preso i Rosadi icché se n’ha a fare ora di qui’ coso?

ANITA               (uscendo felice) Che ho sentito bene i Rosadi?

STINCHI           Oh poero so’ calamaio!

ROSA                 (tutta contenta) Dio mio! Io vo’ a dignene anche all’Ida.. (rivolgendosi a Stinchi non pensando più al segreto) L’è stata la candela!

CECCO              La candela?

STINCHI           Io unne so’ nulla. (riprende il mantello) (a Rosa) Io vo’ a accendere i’ lumino anche giù perché comincia a meritasselo….

ANITA               La mi’ mamma la deve aver mandato una candela a qualche Madonnina! Bada che la un sia quella delle Grazie….

CECCO              Oh Anita, così unne sta bene, io un voglio che tu manchi di rispetto a tu’ madre.

ANITA               Scusami (e si abbracciano) son troppo nervosa!

SCENA QUARTA

DETTI - ULISSE - POI INNOCENTI

ULISSE              (dalla camera, infilandosi la giacca nera e rimanendo con li braccio alzato nel vedere li quadro) Segno bono, segno bono eh! Appena uscito di camera questo mi porta fortuna…

ANITA               (sorridendo) L’abbia pazienza… (va via vergognosa)

CECCO              Sor Ulisse coraggio ! Siam qui pe’ i’ combattimento…

ULISSE              Afoco vivo e arma bianca, speriamo bene!

CECCO              Allegri, allegri, eppoi l’ha saputa la notizia, i’ su’ compagni l’hanno messo come avvocato l’onorevole Rosadi…

ULISSE              Davvero? O come fanno a pagallo?

INNOCENTI     (entrando) Oh sentimelo oh! O che si paga i’ Rosadi? L’onorevole di belSan Giovanni non solo ha l’obbligo, ma l’ha anche i’ dovere di difendere l’onore della nostra crasse.

ULISSE              (serrandogli con entusiamo le mani) Si, sai Ribrezzo, perché dignene a’ compagni, io unn’ho mai disonorato la crasse (mostrando i polsi) e qui le manette un n’avevano mai messe!

INNOCENTI     O un si sa che tu sei uno dei più puliti! E si sa ogni cosa un dubitare e ti si porta fora! L’hanno a fare come vogliano, sennò si fa bufera….

CECCO              Questo no, vu lo rovineresti!

INNOCENTI     Macché rovinare! La sappia so’ giovane che un so’ chi la sia…

ULISSE              L’è i’ damo della mi’ Anita.

INNOCENTI     Tanto, tanto piacere (e gli serra la mano) La s’ha a figurare là in piazza di S.Martino, saranno una cinquantina, tutti quelli di notte!

ULISSE              (mettendosi le mani nei capelli) Madonna!

INNOCENTI     Roba fine, roba che ci si può fidare, ragazzi che un dormano….

CECCO              Eh sfido io!

ULISSE              Ma un mi rovinate!

INNOCENTI     Saranno una cinquantina e ora appena aprano, nelle prime file succede…. come quando viense i’ tedeschi ……c’è l’invasione

CECCO              Ma la un capisce?

INNOCENTI     La mi lasci finire! Se Io liberano va bene, sennò si sarta la barra e va via ogni bene, glielo dice Ribrezzo, va via i’ pretore, va via lucerneria, va via anche Scimbe l’usciere se s’affaccia…..

ULISSE              Ma m’intendi che se vu fate codesto un basta più nemmeno i’ Rosadi…

INNOCENTI     Oh Ulisse, tu mi conosci, mi chiameranno fanatico ma la v’ha a finire come t’ho detto io, perché io un me ne scordo che tu mi sarvasti da una cortellata….

ULISSE              Feci i’ mi’ dovere, ma mi raccomando Ribrezzo, invece di fammi avere la tranquillità necessaria, vu’ mi fate venire i’ patema d’animo…

CECCO              Pe’ i’ troppo bene vu l’assassinate!

INNOCENTI     La si cheti, so’ giovane, lei la un po’ sapere e te Ulisse sta’ tranquillo, io son giù con la londrina che t’aspetto.

ULISSE              La londrina, con la neve ciondoloni?

INNOCENTI     I legno chiuso l’ho in piazza co’ i’ garzone, te fa’ i’ tu’ comodo c’è più d’un’ora..

ULISSE              Ma icché tu credi che venga in londrina? Io piglio un mal di petto..

INNOCENTI     Ti porto nella londrina allo scoperto, così a testa alta ti porto, t’aspetto e ti riaccompagno libero, neonato, in grembo della famiglia. Dico bene so’ giovane?

CECCO              Ni’ grembo gli sta bene ! (fra sé)Ma gli è briaco, via….!

 ULISSE             Chissà quanti bicchierini l’ha bevuto!

SCENA QUINTA

DETTI POI STINCHI E ASDRUBALE

STINCHI           Sor Ulisse, ecco l’avvocato.

ULISSE              Chie?

STINCHI           Quello delle patatine.

INNOCENTI     I’Rosadi?

ULISSE              Macché Rosadi, icché c’entrano le patate co’ i’ Rosadi.

STINCHI           L’è quello che mangiava anche i’ pollo se gli si dava!

CECCO              Bisogna licenziallo, icché se ne fa?

INNOCENTI     Lasciate fare a me, ci penso io, un vi scomodate.

ULISSE              Mi raccomando, piuttosto se l’ha avere qualcosa….

INNOCENTI     Unn’ha da aver nulla, un golino se lo vole!

ASDRUBALE   (entra freddoloso, comincia a tirare fuori molte carte dalla sua borsa) Sono a cavallo sor’ Ulisse, sono a cavallo…

STINCHI           Io ho paura che tra poco rimanga a piedi…

ULISSE              Tutta codesta roba per me?

ASDRUBALE   Che crede che abbia frugato poco, per lei un sono andato nemmeno a letto. Guardi, ho comprato anche la penna stilografica.

ULISSE              Mi dispiace, la senta, che l’abbia fatto delle spese.

ASDRUBALE   Guardi (piglia un opuscolo) Municipio di Firenze (legge sulla copertina) regolamento pubblico per le vetture approvato con deliberazione consiliare del dì i Dicembre 1892 e approvato dalla Regia Prefettura il di 26 successivo. Stabilimento Chiari successore Cocci. Lei lo conosce?

ULISSE              Chi i’ Cocci?

ASDRUBALE   Macché… questo regolamento!

INNOCENTI     Macché vol’ella che noi si conosca

ASDRUBALE   La base della difesa l’è qui, l’è tutta qui! Stia a sentire (Sfoglia l’opuscolo) Articolo, articolo, articolo…

STINCHI           Bisogna fermallo perché se seguita a sfogliare di morto le carte ci mette tutto in conto!

INNOCENTI     Lascia fare a me, gnene fo’ pigliare io, e’ cocci…

ASDRUBALE   Ecco qua articolo 56…

INNOCENTI     Oh la senta, l’è inutile che s’agiti..

ASDRUBALE   Chi siete voi, un vi conosco! (continua) Articolo 56:è proibito ai conduttori e ai vetturini di lasciare in abbandono i cavalli in qualsiasi tempo e luogo.Mi pare che sia chiaro.

ULISSE              Pe’ mandammi alle Murate mi pare anche a me!

ASDRUBALE   Noi abbiamo nelle mani l’abuso, l’abuso di autorità, l’articolo non ordina agli agenti di impossessarsi degli strumenti di lavoro. Dunque c’è abuso, previsto e punito con il codice penale… articolo…aspetti gli piglio l’articolo .(e va a cercare il codice)

CECCO              Ieri l’avea l’alibi, oggi c’ha l’abuso!

ENTRANO LE DONNE

ULISSE              Fammi i’ piacere pensaci te Ribrezzo te che tu se’ capace, io vo’ prendere un gocciolino di caffè, ma per benino…

INNOCENTI     Ma un te l’avevo detto! (a Stinchi) Va a badammi la carrozza, unn’abbia a buscare anch’io.

STINCHI           L’è dinanzi alla rimessa, un c’è pericolo. (esce mentre Cecco e Innocenti si consigliano, Asdrubale riordina i suoi incartamen ti, Ulisse passa all’altro tavolino a bere i’ caffè, guardando sempre bieco Rosa e Ida)

ROSA                 (è entrata con il bricco)

IDA                     (avanza con la chicchera nel piattino e la depone davanti al padre)

ANITA               (mesce il caffè)

ROSA                 ( prende un piattino con dei crostini e avvicinandosi al consorte) Che la voi la passerina a i’ burro?

ULISSE              Io unne inzuppo. (beve)

ASDRUBALE   (si è seduto ed ha cominciato a scrivere, rivolto a Cecco) Senta so Francesco,c’è i’ calamaio?

CECCO              Ola unn’ha la stilografica?

ASDRUBALE   Si, ma mi ci vole anche i’ calamaio, la un fà! Che ladri a i’ 48!

INNOCENTI     (accostandoglisi) Senta so’ cavalocchio…

ASDRUBALE   Che cavalocchio! Io son causidico patentato..

INNOCENTI     Allora la chiamerò pardine!

ASDRUBALE   Ma lei chi l’è?

INNOCENTI     No la senta, gli è inutile che la scriva e la. s’affatichi a cercare gli articoli e le leggi, bisogna l’abbia pazienza ma noi se n’ha uno di morto meglio (agli altri) Mi pare che meglio di così un gli si potea dire….

ASDRUBALE   Icchè, uno meglio? Uno meglio di me? Al momento di andare in udienza ?Iocredo che questo sia uno scherzo sor Ulisse…

ULISSE              La un mi rompa!

ROSA                 Asciugati la bocca. (e va pe’ dagli una salvietta)

ULISSE              C’ho ho i’ fazzoletto!

INNOCENTI     La crasse la gl’ha messo i Rosadi  sta a vedere lascerà l’onorevole pe’ i’ parduelle…

ASDRUBALE   Badi in certe cause vale più la pratica della teoria.

ULISSE              (alzandosi) Anita dammi i’ cappello, perché un vo’ fa’ tardi.

CECCO              Ecco sarà meglio.

ASDRUBALE   Sor Ulisse la pensi che questo onorevole l’ha fatto perdere la causa anche a Gesù Cristo..

ULISSE              Un vor dire, salirò i’ Carvario anch’io.. (accennando a Rosa e Ida) le Maddalene le ci sono, la un vede.. (le dame lo accompagnano alla porta)

ANITA               La si tiri su i’ bavero!

ROSA                 Fatti coraggio!

IDA                     Tanti auguri!

ASDRUBALE   E io che gliel’ho fatto mettere a ruolo pe’ prima la causa ... io che innanzi di venire qui sono andato a parlare co’ i’ pretore…

CECCO              (si è trattenuto per pagarlo, tira fuori il  portafoglio)

STINCHI           (a Ulisse) Arrivedello e la stia allegro.. (Ulisse esce, si odono voci da fuori)

VOCI                  Auguri, tanti auguri!

INNOCENTI     Ve lo riporto a casa, gl’hanno a fare come vogliano. Vai flagellum dei!

ASDRUBALE   Flagellum dei son io ... perché gli mangio anche la frusta! (passeggia su e giù)

CECCO              Insomma che le piglia si o no, sennò le rimetto in tasca.

ASDRUBALE   (afferrandole) Le piglio come acconto, ma poi se ne ragionerà! (va al tavolo per raccogliere le sue cose)

ANITA               Meno male, l’ha capita.

CECCO              Io vo via .(esce scontrandosi con il reporter)

SCENA SESTA

DETTI REPORTER POI STINCHI E ALFREDO

REPORTER      Finalmente, son du’ ore che s’aspetta!

CECCO              Icché l’aere?

REPORTER      Noi siam qui per la cosa più importante, vengo per stabilire e concertare il vero modo di salvarlo.

ASDRUBALE   Ma icché la c’entra, lei la vada a scrivere degli spropositi su i’ su’ giornale….

REPORTER      Bisogna chiamare subito le pigionali, coloro che andavano alla novena e falle parlare immediatamente co’ i’ sor Alfredo che l’è rimasto nascosto fin’ora nella rimessa.

ROSA e IDA      Alfredo?

STINCHI           lo l’ho tenuto rinchiuso ni’ landò, sennò c’era da far nascere un altro macello (ad Alfredo) La passi…

ALFREDO        (entrando) Bongiorno, bongiorno a tutti.

ASDRUBALE   La parte lesa qui?

ROSA                 (piangendo per la gioia) Avete visto?

CECCO              Ma noi pe’ salvarlo s’ha i’ Rosadi…

ALFREDO        Ma i’ Rosadi un potrà fare nulla se io un mi proponessi di dire e di provare tutta la verità!

ASDRUBALE   Bravo! I’ Rosadi un po’ far nulla, ma io lo diceoDica, dica a me, guardiamo almeno se la si riagguanta questa causa…

CECCO              Però quello di dire la verità sarebbe i’ su’ dovere..

ALFREDO        Se fossi solo sì, ma ho un compagno, il quale entrando nel mezzo si beccò una bella ditata nell’occhio.

ROSA                 Uno solo però…

ALFREDO        Uno solo, ma ce l’ha gonfio così..

ASDRUBALE   E’ grave, via è molto grave…

ALFREDO        Stia tranquilla sora Rosa, le ragioni di’ sor Ulisse le son troppo forti perché un venga perdonato, però bisogna provare che l’è stato lui a scrivere alla su’ fidanzata consigliandola d’abbandonare la famiglia e di metter su’ l’Ida perché la facesse come lei….

IDA                     Gli è vero, c’è la lettera!

ASDRUBALE   E l’è quella che bisognerebbe portare in udienza, altro che Rosadi… Cipenso io

CECCO              Bisogna fassela dare…

ASDRUBALE   Bisogna trascinare come testimoni la madre e la figlia.

ROSA                 Lesti!

ANITA               lo vo! (esce)

CECCO              Vengo anch’io.

ASDRUBALE   Se le un vengano le pigli pe’ i’ collo.

CECCO              Ora aspetto che la me lo dica lei .. (esce)

STINCHI           Vengo a dargli man forte ..Piglio un po’ di sciroppo ricostituente (va al fiasco e si mette a bere)

ASDRUBALE   (prende il  codice sul tavolino, comincia a sfogliano e a camminare su e giù nel fondo)

IDA                     (abbracciando il fidanzato) Grazie, grazie Alfredo.

ALFREDO        Icché ho sofferto, credi Ida, icché ho sofferto……

ROSA                 (impaurita nel vederli abbraccia ti) Ohé! (ma poi ricordandosi che in casa non c’è nessuno) Fate, fate, tanto un c’è nessuno di famiglia….

REPORTER      O facciano, facciano, noi si pole stare a vedere… (guarda la coppia e prende qualche appunto)

ROSA                 O che ricomincia?

REPORTER      Faccio uno schizzo pe’ i’ giornale ... pe’ l’articolo che scriverò.

ROSA                 Su i’ giornale ... se la voi schizzare anche me.

REPORTER      No, no ... solo la signorina perché ormai l’acqua cheta è diventata popolarissima.

ASDRUBALE   (che passeggia con il codice) Piombo, sollevo un incidente e in un lampo schiaccio giudici, pubblico ministero, onorevole…schiaccio tutti… Ah che soddisfazione!

ROSA                 Ma che si farà a tempo perché a quest’ora ... icché fanno quegl’altri Madonnina Santa.

IDA                     L’ècapace che la un voglia venire l’Annina….l’incolpa me di aver fatto la spia.

ROSA                 Eccoli, eccoli…

(rientrano Cecco,Anita con Annina)

ANNINA            (entrando e rivolgendosi a Ida) L’è tutta colpa tua, ho andare a fare una bella figura..

ASDRUBALE   Viva Dio, l’ho tutti nelle mie mani, non bisogna perder tempo! Una carrozza…

STINCHI           Corro a piglialla! (esce)

ROSA                 Guardache a icché ci si ritrova, pagare una carrozza…

CECCO              Ma che ci s’entra tutti?

ASDRUBALE   La ne prenda due!

ROSA                 Anche!

ASDRUBALE   Che soddisfazione, che soddisfazione ave’ fra le mani un affare di quest’importanza…

CECCO              La venga via, la venga, pensiamo a far presto Che ha preso ogni cosa? (l’aiuta a raccogilere libri e carte e a metterli nella borsa)

ASDRUBALE   Eh caro so’ Francesco, la sapesse quello che ho sofferto poco fa …

CECCO              Sì, sì lo capisco, ora però la venga via peniamo poco .

ASDRUBALE   Nel vedermi trattato in qui’ modo ma questa carrozza perdio! Altrimenti bisogna appellare….

CECCO              (alla finestra) Stinchi, Stinchi, siam pronti con quella carrozza?

STINCHI           (di fuori) Prontissimi a i’ posto!

ASDRUBALE   Andiamo, andiamo.

ALFREDO        Io dirò tutta la verità, poi se mi puniranno pazienza…..

ROSA                 Ma lei sor Alfredo, la un c’entra mica, la lettera l’ha scritta quell’altro.

IDA                     La dirà tutto l’Annina… l’è la lettera via..

ANNINA            Io un so’ se avrò i’ coraggio di parlare… (esce piangendo)

ASDRUBALE   Quelle lacrime saranno una rivelazione!

CECCO              Via andiamol

REPORTER      Io rimango perché voglio fare un altro schizzo.

CECCO              La schizzerà pe’ la strada, c’è una mota la vada, la vada… (e Io spinge fuori)

(Escono Cecco - Asdrubale - Alfredo)

SCENA SETTIMA

ROSA - IDA - ANITA - STINCHI

ROSA                 (a Ida che piange) Ma no lui un te Io toccano!

STINCHI           (rientrando) Eppoi bada lì, sarà i’ male di fare un po’ di sana disciplina perché se dovesse soffrire anche un pochino i’ sor Ulisse saprebbe ricompensarlo.

ANITA               E l’è questa la strada che l’ha trovato, va là, sarva i’ babbo, poi fa i’ martire e così gl’entra in casa l’è poco canarino..

STINCHI           Allegri, allegri! Lo sa icché sora Rosa? Un si potrebbe cominciare fin d’ora a bevici su.

ROSA                 Ora subito no! Però la m’ha dato un’idea ... si potrebbe preparare i bicchierini…c’è du’ bottiglie di vino schizzante che gli regalò un cameriere l’anno passato all’uscita di’ veglione della Pergola.

STINCHI           Me ne ricordo, c’ero anch’io, l’era uno che sortiva dall’aver servito una cena a i’ 2° ordine e gli disse: se tu mi porti a casa ti dò du’ bottiglie gl’era briaco, ma briaco…. e se lo dico io..

ROSA                 Che lo sapete voi come l’è i’ vino schizzante…che si potrà bere dopo i’ processo…unn’abbia a far male.

ANITA               Io unn’ho mai bevuto.

IDA                     Io ho sentito dire che dà alla testa..

ROSA                 Io si lo so, dice che riscarda e abbaglia gli occhi.

ANITA               Allora te un tu n’hai di bisogno.

ROSA                 Sapete icché v’avete a fare? V’avete a tirare fuori i bicchierini di’ rosolio.

ANITA               Eppoi un ce n’è altri (li prendono dalla credenza e li dispongono sul tavolo)

ROSA                 (a Stinchi) Teneche voi (gli dà una chiave) aprite la cantina…quelle du’ bottiglie sono da principio, vu’ le troverete subito.

STINCHI           Si sentirà anche i’ vino schizzante.. (entra in cucina)

ROSA                 (alle due ragazze) Puliteli con la salvietta. (le ragazze eseguono)

SCENA OTTAVA

STINCHI,ROSA,TERESA

TERESA            (entrando) La candela la brucia!

ANITA               Ma io l’aveo detto che c’era i’ moccolo! Le farebban meglio ad avé più criterio

TERESA            La un sa icché ho fatto sora Rosa? lo e un son potuta stare nelle mosse; ho visto passare i’ sor Ulisse ni’ legno , son corsa alla Pretura anch’io.

ROSA                 Davvero, come va?

TERESA            Icché vo’ a dire, I’ Rosadi a me m’è parso di morto nero…

STINCHI           (si è fermato sulla porta di cucina con le bottiglie in mano) Allora le riporto in cantina.

TERESA            Dice che l’è una cosa grave, così n’ho sentito discorrere ni’ corridoio.

ANITA               Ma un vu’ c’avete la candela che la brucia?

TERESA            E la brucia, ma icché gl’ho a dire…

STINCHI           Io vo a spengere anche qui’ lumino che ho acceso giù!

ROSA                 O aspettate, prima sentiamo bene Un c’è punta speranza, unn’ha trovato punti attaccagnoli i’ Rosadi?

TERESA            Quarcosa sembra che l’abbia trovato…      -

STINCHI           (con le bottiglie in mano)Allora l’appoggio....

TERESA            Però c’è un ostacolo, c’è quella guardiaccia, no i’ su Alfredo, quello di lei su c’è insomma questa guardiaccia che un capisce ragione, i compagni di’ sor Ulisse l’hanno cercato di prendilo da una parte e di allungagli la mana, ma gli è duro come un accidente e l’ha un occhio così.. (fa il gesto)

STINCHI           Allora le riporto in cantina, ho belle capito… (prende le bottiglie e si avvia verso la porta di cucina)

ROSA                 Ma scusi che erano arrivati quegl’altri quando l’è venuta via lei?

TERESA            Chie?

ROSA                 Come chie? Ulisse , i’ sor Asdrubale, i’ reporterre…

ANITA               I’ mi’ Cecco..

IDA                     I’ mi’ Alfredino..

TERESA            No! Io tutta codesta gente unn’ho mica vista.

ROSA                 E allora icché la ci fa paura..

STINCHI           Allora l’appoggio e succeda icché gl’ha da succedere se lo condannano c’affogherò i’ dolore co’ i’ vino schizzante!

TERESA            Eppoi v’ho da dire un’antra cosa…

ROSA                 Icché? Sora Teresa lei la ci fa pigliare un accidente a tutti..

TERESA            I’ so’ priore…

ROSA                 I’ so’ priore ?

TERESA            I’ so priore m’ha detto che gli sta bene mandà la candela, ma i’ santo e vole anche la preghiera di chi fa i’ dono.

ROSA                 Gli ha ragione, gl’ha ragione! (a Ida) Lesta, mettiti i’ tuo e piglia anche i’ mio degli sciallini (Ida esce) però un c’è da trattenessi di molto, i’ santo gl’avrà pazienza.

TERESA            I’ priore gl’ha detto anche…

ROSA                 lcchè gl’ha detto ancora? Benedetta donna la ci fa i’ romanzo a puntate?

TERESA            GI’ha detto che sarebbe bene che le si facessero vedere tutte e tre!

ANITA               Io la casa sola un la lascio (prendendo dalla tasca del grembiule 11 suo borsellino ed estraendone tre monete) La tenga mamma, la dia questi tre sordi alla cechina che c’è sull’uscio della chiesa.

STINCHI           Brava! I’ Padreterno si prega anche così !Io torno giù.

IDA                     Andiamo, andiamo mamma! Sant’Antonio Benedetto ….

ROSA                 Gli si dirà icché gli si po’ dire, i’ resto magari gli si racconterà domani.

SCENA NONA

ANITA - TERESA - POI STINCHI

TERESA            (scorgendo lo spumante) Dà retta, anche i’ vino spumeggiantechissà che sapore c’ha e mi piacerebbe assaggiallo….

ANITA               Speriamo che si possa bere..

TERESA            Con que’ bicchierini?

ANITA               Un s’ha che questi..

TERESA            E’, ma ho sentito dire che si schizza parecchio con questi cosmi sarà più quello che gli anderà di fori di quello che ci riescirà buttar giù.

STINCHI           (entrando trafelato) Indò le sono indò le sono?

TERESA            Chie?

STINCHI           La sora Rosa e l’Ida.

TERESA            Le sono andate in chiesa pe’ la preghiera a i’ Santo, perché l’ha detto i’ so’ priore…

ANITA               Maria Santa! Icché l’è successo Stinchi?

STINCHI           Ho visto i’ legno da lontano e dietro un altro, altri due, altri tre, c’è tutta la crasse..

ANITA               Ma lui che c’è, che c’è i’ babbo?

IDA                     (rientrando trafelata) Ec’è e c’è! Gli sventola i’ cappello a questo modo dentro la londrina, accanto a lui ho riconosciuto Cecchino.

ROSA                 (entrando anch’essa tutta affannata con lo scialle ciondoloni) I’ mi’ Ulisse, Alfredo, Cecco, tutti e tre nella medesima carrozza, così abbracciati! S’Antonio benedetto grazie! Perdonami se .unn’ho fatto in tempo ma ci si rivede domani.

ARRIVO DI CARROZZE - RUMORI - VOCI

SCENA DECIMA E ULTIMA

TUTTI PERSONAGGI DEL TERZO ATTO

ASDRUBALE   (balza in scena scalmanato con li fazzoletto al collo, sventolando con li cappello) E perdio, questa volta gl’ho stritolati! Che causa, che causa procedura veloce, procedura celere (alle donne) Assolto, assolto su tutta la linea qui’ mascalzone (all’Ida) non i’ suo, consigliava la fuga di du’ ragazze e dove? A Tripoli, pe’ colonizzare a modo suo tratta delle bianche capite?Se parlava altri du’ minuti i’ sor Ulisse, non solo l’assolvevano, ma gli davano anche l’encomio solenne..

(Entra prima i1 reporter, poi Cecco, Alfredo, finalmente Ulisse)

ROSA                 Ulissino mio! (gli corre incontro)

ULISSE              Avvocato, l’è stato un fenomeno, ma già io l’ho sempre pensato che la fusse capacino..

ULISSE              Bona leona, bona! Stammi alla larga.

ANITA               (saltandogli al collo) Babbo, babbo, come son contenta un mi sembra vero..

ULISSE              Nemmeno a me, (a tutti) perché credechemi gente io unn’ero di morto sicuro di tornare a casa mia.

STINCHI           L’è vero, perché quelli son posti che a entracci l’è facile, ma l’è a uscicci che l’è difficile…

TERESA            Via, via unne stiamo tanto a ragionare un perdiamo tempo bisogna fare un be’ brindisi!

ULISSE              In que’ momenti che son stato lì davanti a i’ so’ pretore, unn’aveo altro che un pensiero un dubbio una paura quello di un rivedé più la mi’ famiglia.

TERESA            E lo capisco, lo capisco (a Stinchi) ma un si decide a aprire quelle du’ bottiglie di vino schizzante..

STINCHI           Sstt!!

ROSA                 Anche a me tu ha pensato Ulissino?

ULISSE              A te pe’ prima e diceo fra me e me o perché quell’altra volta invece di rimpolpettalla e basta, un gli tirai i’ collo alla mi’ moglie, così dentro invece che pe’ una ditaca in un occhio, c’andavo pe’ omicidio e ci sarebbe stato più sugo no?

CECCO              Ma icché la dice…

ANITA               Codeste cose la unne deve dire neanche per ischerzo.

TERESA            Ma la un ci pensi più pensiamo a bere l’è meglio.

STINCHI           Ola dica sora Teresa icché la mi vol fare concorrenza?

ROSA                 Ulisse, con codeste parole tu m’hai spezzato i’ core.

ULISSE              L’era meglio se t’aveo spaccato la testa.

ROSA                 (piangente) Un me lo merito, ecco….

ANITA               Babbo, un pensiamo più a icché gli è stato andiamo avanti e su i’ passato ci si deve mettere una bella pietra sopra.

STINCHI           Eh lo so io, indò la vorrebbe mettere la pietra, altro che su i’ passato..

CECCO              L’ha ragione la mi’ Anita, ora che l’è andato tutto bene, o la un si potrebbe decidere…

ULISSE              A fare icchene?

CECCO              Ad acconsentire a i’ matrimonio dell’Ida e di’ sor Alfredo una volta sposi la vedrà che gli daranno meno grattacapi.

ULISSE              Tu dici?

ROSA                 E dice bene i’ sor Cecchino..

ULISSE              Te chetati!

TUTTI                Via, la si decida!

ROSA                 GI’hanno ragione Ulisse, deciditi!

ULISSE              T’ho detto di sta’ zitta(dopo un lunghissimo slienzio, e dopo che ha minacciato con lo sguardo Ida e Alfredo, rivolgendosi alla figlia) O un tu lo voi e te piglialo..

(Anita spinge Ida verso Alfredo)

ALFREDO        Grazie sor Ulisse un so icché digli… (abbraccia Ida)

ULISSE              Nulla! L’è bene d’ora innanzi che in questa casa, se c’è quarcuno che l’ha diritto di parlare, quello son io e basta!

ROSA                 (fra sé) Voglio vedere come farà a fammi sta’ zitta…

STINCHI           O sor Ulisse, io prima che soni i’ silenzio, una cosina l’avrei da dilla io un si stappa?

ASDRUBALE   Certo bisogna stappare in alto i calici!

STINCHI           I calici un ci sono, c’è questi (prendendo i bicchierini da rosolio) ma l’importante l’è brindare..

TERESA            Diamine, vor dire che ci si rifarà (prende le due bottiglie)

ULISSE              No, codeste no! Codeste le son belle fissate!

TUTTI                Fissate?

ULISSE              Pe’ quest’altranno! Per ridere, gioire e divertissi se ci si riuscirà (alle figliole) Figliole, vi metto alla gara come du’ cavalli, alla prima che la mi scodellerà un nipotino, gnene stappo..

STINCHI           E ho belle capito! Anche pe’ questa volta, e rimango a bocca asciutta!

FINE DELLA COMMEDIA