L’acqua cheta

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L’ACQUA CHETA

L’ACQUA CHETA

Commedia brillantissima in 3 atti

di Augusto Novelli

Personaggi:

Ulisse fiaccheraio

Rosa sua moglie

Anita

Ida             loro figlie

Cecco falegname

Alfredo

Stinchi stalliere

Asdrubale avvocato

Bigatti cronista

Zaira

Anna

Teresa

ATTO PRIMO

Un orto con un muretto alto appena due metri che lascia intravedere le case del quartiere di san Niccolò. Un po’ a destra, nell’orto, è piantato un bel fico il quale innalza le sue rame fitte di foglie. Sotto a questo, in prima a destra, una tavola e delle sedie. Al centro la macchina da cucire per Anita e accanto la sedia per Ida. In prima a sinistra una cassettone e il materiale da lavoro per il falegname. A destra una scala a pioli e altri strumenti che possano riguardare un fiaccheraio. A destra e a sinistra ci devono essere degli ingressi per andare in casa e per uscire verso la strada e l’orto.

Scena I

Cecco, Anita e Ida

All’alzarsi del sipario le due ragazze sono sedute a lavorare; Anita cuce di bianco alla macchina; Ida vicino a lei. Cecco rilustra una cassetta da cassettone. Vicino a lui gli arnesi da falegname, col calzerotto della colla e la bottiglia della vernice.

Cecco           (rilustra canterellando una frase della Bohéme) Quando men vo … Quando men vo soletta per la via la gente sosta e mira….

Anita            (lavorando e dopo aver ascoltato) Ma come l’è bella, eh, la Bohéme?

Cecco           (rimettendo la vernice nel pomaccio) Che l’ha sentica anche lei?

Anita            Ci portò una sera i’ babbo, perché gli dettero e’ biglietti quelli della cracche.

Cecco           Ahn!..... Allora, l’avrà dovuto batter le mani per forza?..

Anita            Io feci proprio i’ mi’ comodo. Quando mi piaceva battevo, e quando un mi piaceva stavo zitta.

Ida                Unn’è vero; tu battevi anche te.

Anita            Battevo sicuro!.....ma l’ho detto: quando mi pareva. Io un li posso sentire que’ cosi che si mettan lassù ni’ fondo, e che ogni pochino rompan le scatole co’ i’ bissi!.... Che uggiosi, unn’è vero?

Cecco           Io andrei lì, la si figuri, e li buttere’ di sotto. Perché un c’è più porcheria di quella. C’è delle sere un s’intende nulla…..Un li lascian nemmen finire….armeno, aspettache, Dio vi stramaledica! (riattacca lustrando) Ci lasceremo alla stagion dei fiori……Ma che poesia, eh?---l’è proprio bella…

Ida                Sì, l’è bella….ma l’è un pochino…..

Cecco           Un pochino, come?

Ida                Un pochino….scollacciata.

Anita            Scollacciata la Bohème?

Cecco           Allora la unn’ha visto i’ Boccaccia.

Ida                (facendo il viso rosso) A me certe cose le un mi piacciono.

Anita            Alla mi’ sorella gli piace i’ cinematografo.

Cecco           Quelli sono spesi bene! A frequentarlo dimorto c’è da farsi venir la cispa!

Anita            Ecco! Lo vedi se ho ragione a dire che fa male agli occhi?

Ida                A me mi piace.

Cecco           Su’ gusti un ci si sputa: ma badi, pulito pulito unn’è nemmen quello. Anzi, si vede certa roba…..

Anita            Bravo, la un potrebbe dir meglio. Certi quadri da far’ arrosir le panche.

Cecco           Gliè che lì sono a i’ buio, un lo veggano se fanno i’ viso di tutti colori. E i’ bello gliè che lo chiamano i’ divertimento delle famiglie. O se un c’è quandro indole un si veda qualcuno levassi la camica!

Anita            In questo mondo c’è della grande ipocrisia, caro signor Cecchino.

Cecco           Se ce n’è?....Pe’ su’ regola, quelli che fanno la tattamèa son peggio di tutti.

Anita            Ha’ sentito, Ida?

Ida                Se tu la canti per me t’ha’ sbagliato, sai! (poi sottovoce) Guarda piuttosto se tu fa’ meno la vanesia!

Anita            (sottovoce anche lei) E se la facessi? Icché glie ne deve interessare ?

Ida                (c.s.) Va’ via!....T’un ti vergogni!...

Anita            (c.s.) Io punto!....Che ci sarebbe qurche cosa di male?

Ida                (c.s.) Uh!...Io morirei dalla vergogna.

Anita            (c.s.) Sie, si vedrà anche te icché tu farai….

Ida                (c.s.) Chetati, guarda: ecco la mamma.

Scena II

Rosa e detti

Rosa             (entra dall’orto, portando nel grembiule del radicchio. Guardandolo) Che peccato!...E dire che vieniva tanto benino!

Cecco           (sbirciandola e continuando a lavorare)

                     Vecchia zimarra, senti,

                     io resto al pian, tu ascendere…

Rosa             (accostandosi a Cecco e guardando la cassetta del cassettone ch’egli continua a lustrare) O ch’è sempre a i’ medesimo punto?...

Cecco           Dio bonino, o che cred’ella che sia com’andare nell’orto a cogliere i radicchio?...

Rosa             Acciderba!..Gliè da mezzogiorno in qua che l’è sulla medesima cassetta.

Cecco           La un dubiti; domani finisco.

Rosa             Domani?...O se gli ha a venire i’ nuovo dozzinante stasera a veder la camera!

Cecco           Icché  vor dire?...Lei la gnene fa vedere, e domani finisco.

Anita            Gli ha ragione, la scusi; unn’è mica…

Rosa             (subito) Lei la si cheti! Io so icché mi dico e basta!

Ida                (piano alla sorella) Bene!..Ci ho piacere!

Anita            (c.s.) Pòra grulla!...Se tu credi di fammi dispetto tu sbagli!

Rosa             (mentre pulisce il radicchio che ha steso sul tavolo) Vah!...guardate che lavorino che gliè questo!.. Tutto mangiaco da’ bachi!

Cecco           Da’ bachi?.. la un lo mangi, sa!...cìè da farsi venir la denite.

Rosa             Icchéne?..

Anita            Maria santa!

Cecco           Io lo so, a mangiar l’erba toccata da’ bruci e’ vien la denite.

Rosa             ma che denite, la mi faccia i’ piacere! D’avanzo!

Anita            Eppure, se glielo dice lui, segno che se ne’ntende.

Ida                (ridendo) E se ne’ntende?...O chi egli, i’ capo giardiniere di Boboli per intendersi delle piante?

Cecco           I’ un sono i’ capo giardiniere di Boboli, ma vo all’Università popolare.

Rosa             Chie, lei?...(guardandolo) Un mi pare. (continuando a pulire il radicchio) Se l’andasse all’Università la tirerebbe più via! ‘Gliè du’ giorni che l’è qui per la casa per rilustrare un cassettone e ancora un siamo a nulla. La tiri via, la tiri via, la mi faccia i’ piacere!

Cecco           (torna a lavorare canterellando)

                     Dunque è proprio finita….

                     Te nevai, te ne vai, o mia piccina? (poi fermandosi e prendendo il calzerotto) Che permette i’ vo in cucina a bollire un po’ di colla per riattaccare qui’ pezzetto d’impiallacciatura?.....così domattina la trovo secca, i’ peno du’ minuti.

Rosa             (sbuffando) la vadia in cucina. Però la cerchi di non appuzzarmi la pentola se no butto fòra lei e il calzerotto!

Cecco           Lei vadia!.. (piano fra se) Si son bell’e avvisti d’ogni cosa….Basta; alla fin fine unn’è mica un delitto. Io sono un giovinotto e lei l’è una ragazza! (entra in cucina)

Rosa             (continuando a pulire il radicchio) Uhm…. Speriamo che i’ novo dozzinante e’ ritardi, perché se venisse domani un so come si dovrebbe fare. Deve venire anche i’ tappezziere a ribatter le materasse.

Anita            La lo faccia venire. Si manda nell’orto:

Rosa             Sicuro!.....Operchè v’un ve ne metteche anche un altro fra’ piedi per far comodo alle signorine?

Ida                Che lo dice per me, mamma?

Rosa             Io lo dico per tutte!

Ida                Per me l’ha sbagliato.

Rosa             Io un lo so; so soltanto che ‘gliè tre giorni che gli struscia ancora un siamo a nulla!.... Io un volevo, veh, che venisse in casa…Unn’ha la bottega accanto? Dunque poteva pigliassi i’ cassettone e portasselo via.

Anita            Pe’ rompe’ lo specchio!

Rosa             Cordone, se lo rompeva lo ripagava! Intanto i’ veggo che ‘gli ha levaco tutte le toppe e ancora unn’ha rimessa una.

Ida                Per me unn’è capace.

Anita            La si cheti lei, la pagherebbe!

Rosa             Insomma, il fatto si è che cincischia, cincischia e un va né in tinche né in ceci. La sarebbe bellina che dopo aello fatto restaurare un si potesse più chiudere!

Anita            Coteste le sono esagerazioni.

Rosa             Tene tu l’ha’ a chiamare esagerazioni e io dico questo: una di due; o ‘gliè un gran bozzone, nonostante che vadia all’Università popolare, oppure qui…gatta ci cova! (dopo un attimo di silenzio, volgendosi ad Anita) U’un dovevi andare a riportar le camicie? Dunque, via, fòra! Se no, fra poco, ‘gliè buio!..

Anita            (alla sorella) T’un va’ te?...(si alza ripiegando il lavoro).

Ida                Io?...Quando mai sono andata a i’ magazzino?

Anita            Tu mi dicesti che tu ti volevi far conoscere.

Ida                Uh!...Andare in mezzo a tutti que’ giovani?...Chi m’avrebbe a dare i’ coraggio?

Anita            Tu t’abituerai, un ti confondere. (continua a ripiegare le camicie)

Rosa             Fanne meno, fanne meno, e pena poco, guarda!

Ida                (seguitando a cucire) Lei la crede che tutte le sieno sfacciate a un modo!

Anita            Se io un fussi sfacciata t’un lavoreresti!

Rosa             Che vo’ andar via?

Anita            Prima vo’ ire a lavarmi le mani. (e fa l’atto d’entrare in cucina)

Rosa             Icchéne ?... Le mani?...(balzando a fermarla) Ma da’ retta, bambina; per chi tu m’ha’ preso?

Anita            I’ vo a lavarmi le mani.

Rosa             Se t’un va’ via ti lavo io in un’artra maniera….. e quando tu torni, ricordati di questo: può esser che mi sbagli, ma i’ legnaiolino t’un lo ritrovi più!

Anita            Se la un fusse la mi’ mamma direi che l’ha perso i’ giudizio!

Rosa             E allora piglia! (le lascia andare uno schiaffo)

Anita            (piangendo) O coteste che mosse son eglino?

Rosa             Oh, perdindirindina, ‘gliè tanto che gonfio!...

Ida                Chetatevi!...(corre a chiudere la porta di cucina tirando il paletto)

Anita            (singhiozzando) Armeno avessi fatto qualche cosa di male!

Rosa             E va’ via, sai! Va’ via, se no ti mangio i’ fegato! (odesi dalla strada il rumere di una carrozza)

Ida                Ecco i’ babbo!

Rosa             Benone! Gli arriva a tempo! (torna a pulire il radicchio)

Anita            (sempre singhiozzando si mette lo scialletto per uscire e fa il fagotto delle camicie)

Ida                (aiutando la sorella) Andiamo, via se’ bona…se no succede una questione.

Anita            O se un ti par vero a te! Che credi che un lo veda?

Ida                Poera grulla! (ritorna a sedere e a lavorare)

Scena III

Ulisse e dette, poi la voce di Stinchi

Ulisse           (dalla strada, schioccando di nuovo la frusta, come se egli arrivasse con la carrozza alla rimessa, urlando) O Stinchi!.... O Stinchi!...........Svegliati maledetto tene che dormi sempre?

Stinchi          (dalla strada) Eccomi!.....Eccomi!

Ulisse           Tu sapessi, gli era dreco a coniglioli! Bada costie, sta’ attento……..E un gli dar da bere perché l’è sudaca!

Stinchi          (c.s.) I’ lo eggo, un son mica cieco! (guidando la cavalla per la cavezza) Gnamo nina…

Ulisse           (c.s.) Piglia la frusta, quie…

Rosa             Se Dio vuole ora c’è anche lui!

Ulisse           (entrando dalla comune, da fiaccheraio) Ecco fatto; anche per oggi l’è finica.

Anita            (chiuso il fagotto va per uscire senza dir niente)

Ulisse           (fermandola) Ohe!....un si dice nulla a su’ pa’?...

Anita            (si ferma, vorrebbe parlare, ma non può)

Ulisse           Che c’è egli staco?

Anita            (scoppia in pianto e fugge via col fagotto singhiozzando e coprendosi il volto) Ohi!.......Ohi!...........Ohi!...

Ulisse           L’è nova!....la mi’ donne l’hanno fatto a’ nocchini! (poi stizzito gettando di scoppio la tuba in terra) Maledetto chi torna a casa!

Ida                (correndo a raccoglier la tuba) O babbo, icchè la fa?....la unn’ha mica un’altra! (ne liscia il pelo e mette la tuba sul tavolino al quale è seduta Rosa)

Ulisse           Insomma, c’è egli da sapere icchè ‘gliè successo?

Rosa             (senza muoversi, mondando sempre) ‘Gliè successo che la tu maggiore l’ha uto un bel ceffone.

Ulisse           O coteste che mosse son eglino?

Ida                La badi, babbo, la mamma l’ha ragione.

Ulisse           Te chetati!

Ida                (volta le spalle e torna a cucire)

Rosa             Se la un se lo fusse meritato un glie l’avrei dato!

Ulisse           Ma a mene un mi piace mica. Te l’ho detto mille vorte. L’Anita tu l’ha a lascire stare e se c’è qualche cosa tu l’ha a dire a me! Lo voglio saper io.

Rosa             Difendila! Difendila la tu’ bella maggiore!....Tu vedrai icchè la ti farà vedere!

Ulisse           La m’ha a fa’ veder icchè la vole, i’ picchiare un mi piace e basta!

Ida                Quando però la mamma, la dice qualche cosa a me, lei la sta sempre zitto.

Ulisse           Tene la un ti tocca mai!...Te tu se’ sacra!

Rosa             (arrabbiandosi) Unn’è vero! Io un le fo parzialità!..’Gliè che te t’un lo vedi icchè vedo io!

IDA              O un l’ho visto anch’io, la scusi…

Ulisse           Sentiamo, via; icchè l’hanno visto?

Rosa             (continuando a pulire il radicchio). Innanzi tutto sappi….(ma nel prendere un raperonzolo caccia un urlo e balza in piedi lasciando andare il coltello) Uh!...

Ulisse           Che v’è egli?

Rosa             Accident’a bruci! Tu gli volesti dare i’ bottino o piglia! ‘Gliè pien di bachi!

Ulisse           E perché gliè pien di bachi te tu me lo vorresti far mangiar per cena, unn’è vero? (raccogliendo il radicchio e rovesciandolo nella tuba) Tieni quie, bambina; portalo giù alla cavalla, giusto l’ha bisogno di purgassi….

Ida                (prendendo la tuba). Un gli farà mica male, eh?

Ulisse           Se un facea male a me, un farà male nemmeno alla cavalla..

Ida                Lo domandavo!.......(esce dalla comune portando la tuba col radicchio)

Ulisse           E ora, sentiamo un poco icchè c’è, perché te tu l’ha sempre auto i’ vizziaccio di massacrar le tu’ creature.

Rosa             (che intanto ha preso la granata e spazza le foglie) O tene, quando tu le picchiasti tut’e due con la frusta?...Gli ebbe a scendere per fino e’ pigionali!..

Ulisse           Sentila bellina, oh!...........Mi s’azzoppisce per combinazione la cavalla; torno a casa e un trovo nessuno. L’erano andache a ballare!....Ringrazia Iddio se un sorbottai anche te!....A quest’altra vorta….Dunque, che c’è egli, si può sapere?...(odesi bussare con la nocca all’uscio di cucina)

Rosa             Lo senti?....Ecco l’arcano…

Ulisse           L’arcano?

Rosa             (sottovoce) ‘Gliè i’ legnaiolino. Guarda unn’ha ancora rimesso le toppe. (gli accenna la serratura della cassetta)

Ulisse           E perché unn’ha rimesso le toppe vu’ lo teneche chiuso in cucina?....(si ribussa) Un momento!

Cecco           (di dentro) Mi si diaccia la colla!

Rosa             (sempre sottovoce) Quello lì, e’ pol essere ma un finisce più!

Ulisse           O ch’è ella la rilustratura d’un cassettone, l’opera di Domo?

Rosa             L’è un’opera più bellina! L’amico e’ si trattiene perché c’è di tenero con l’Anita!....Ecco perché l’ha uto i’ ceffone. L’ha saputo?

Ulisse           (sorpreso). Come?.....Come?........Come?........(si ribussa) Un momento, i’ ho detto!

Cecco           (di dentro) Sor ulisse, la mi si ghiaccia!

Ulisse           Ora gnene riscaldo io! (va ad aprire)

Scena IV

Cecco e detti

Cecco           (comparendo col calzerotto) O che ha bell’e fatto festa? Beato lei!

Ulisse           Se Dio vole! O tene, come fa’ tu quie, t’un ti sbrighi?

Cecco           (accostandosi alla cassetta del cassettone e rincollando l’impiallacciatura). Mi sbrigo sicuro; ma se mi tengan chiuso in cucina……….O che aveav paura che gli appuzzassi la casa?

Rosa             Già, e’ s’ha paura di puzzo!

Cecco           (trastullandosi sul lavoro e cercando di tirarlo per le lunghe canterella) “Ci lasceremo alla stagion dei fiori………”

Ulisse           (dopo esser rimasto a guardarlo) A me mi pare che se tu seguiti a codesto modo s’arriverà anche alla stagione de’  marron secchi!

Cecco           Come sarebbe a dire?

Ulisse           Sarebbe a dire che ti cincischi, tu cincischi e t’un vieni a capo di nulla!

Cecco           (sorridendo) Lei, ora, la scherza.

Ulisse           Noe! I’ unne scherzo, i’ dico su i’ serio! Guardalo bellino!

Cecco           (canterella, lavorando) “ E guarda là, Niccolà. Ah!...Ah!…..Ah!...

Rosa             Lui crede che tutti discorrino perché gli hanno la bocca.

Cecco           (deponendo gli arnesi) Ecco, allora sarà meglio intendersi. (si toglie il grembiale)

Rosa             (piano al marito) No’ ci siamo!

Ulisse           Lascialo dire. Intendiamoci…

Rosa             S’è levaco anche i’ grembiule.

Ulisse           E sai, perché a mene mi fa paura! Io mi leo la giacchetta, giusto mi fa cardo! Ebbene: che v’è egli?

Cecco           (buttandosi giù le maniche rimboccate della camicia) O la senta…

Ulisse           Che fa’ festa anche tene?

Cecco           (continuando) Io gli parlo chiaro: la raccomodatura di’ cassettone, la un finisce, né può finire!

Rosa             Icchéne?...

Ulisse           Lo diceo io che l’era l’opera di’ Domo!

Cecco           la un finisce, via gliè inutile!

Ulisse           E se io ti buttassi fora e ne chiamassi un artro!

Cecco           La un farebbe nulla, perché ora c’è la lega di resistenza.

Rosa             Meglio palaia!

Ulisse           La lega?

Cecco           O la un lo sa che ora siam tutti legachi?

Ulisse           Sicchè, via, una di due: o io resto co’ i’ cassettone a mezzo, oppure mi suzzo i’ ronzone pe’ la casa?

Cecco           Ecco, la l’ha intesa.

Ulisse           (alla moglie). L’ha tu visto i progresso?

Rosa             Eh, ‘gliè un be’ lavoro!....Sicchè noiattri, che siam padroni tanto di’ cassettone come della figliola, un si può di’ nulla?

Cecco           la ragioni cor i’ Segretario della Camera di lavoro, io un centro.

Rosa             (urlando). Un accidente che gli pigli; senti robaccia ch’è questa!

Ulisse           Te modera la lingua, se no ci chiaman da’ probiviri. Piuttosto cerchiamo di chiarir quest’affare e di veder se ci s’intende.

Cecco           Ecco, si, e sarà meglio!

Ulisse           Poche parole e chiare: che pretendi tue da noialtri?

Cecco           Un l’hanno intesa?.......La l’ha a domandare alla su’ moglie, lei l’ha bell’e capito ugni cosa.

Rosa             E’ vuo’ l’Anita, ci vuol poco a capilla.

Ulisse           E la vole, e la vole; ‘gna vedere se lei l’è contenta!

Cecco           Se l’è contenta?....Ma che gli pare che io mi metta a i’ rischio di fare un fiasco?...(levando una lettera) La legga qui.

Ulisse           (prendendo la lettera) Benone!

Rosa             (guardando anche lei) Ha tu visto?.......Guarda, guarda; c’è anche l’amorino che vola!

Ulisse           (osservando anch’egli) E qui i’ core con lo stiletto!

Cecco           Qui’ core che gocciola…..-Lo veggan come gocciola?

Ulisse           Eh, lo eggo!

Cecco           Bene; qui core gliè i’ suo. Si figurino ora se ‘gliè possibile dir di no quando gliè trapanaco a qui modo.

Rosa             Lei la un’ha trapanaco proprio nulla, e queste le son tutte storie.

Cecco           E allora la legga; icchè gli ho a dire?

Ulisse           (leggendo “Tesoro mio!”

Cecco           Son io!

Rosa             Bellino qui’ tesoro! E puzza di colla che gli appesta!

Ulisse           Cotesto un centra; anch’io puzzavo di stalla.

Rosa             Ma l’era la stalla dell’Americano!

Ulisse           la puzzava di più. C’era quaranta cavalli! (riattaccando)” tesoro mio!.......Spuntava l’alba, e già nell’orto si sentivano cantare su i’ fico, che tutti gli anni ce li fa tanto buoni, gli augellini e i pettirossi. Oh qui fico!....Quanti ricordi e quante speranza?” (fermandosi) Ma come?....V’avevi le speranze sur i’ fico dell’orto?

Cecco           Questo ‘gliè un affare che riguarda noi. L’è una storia che lei la un può sapere.

Rosa             Aspetta!......La ‘ndovino io!

Cecco           (piano) Me lo figuravo!

Rosa             Lo sai icchè vor dire?.....Lui unn’ ha la bottega qui’ accanto?...E nella su’ bottega un c’è una corticina che dà su i’ nostr’orto? Si vede che lei la montava su i’ fico e di lì s’intendevano.

Cecco           Noe; i’ero io che m’arrampicavo su’ i’ muro attaccandomi alle rame che sporgevano.

Ulisse           Ecco perché da quella parte gli era sempre pelato!....Figlio d’un cane, e’ mi mangiava anche e’ fichi!

Cecco           (ridendo) La continui se la vuo’ sentire i’ resto.

Ulisse           “Alle sei in punto un raggio di sole traversò la persiana e venne a battere sulla secchiolina dell’acqua benedetta” Senti indo’ gli andò! “Nello stesso momento sentii il tuo fistio che m’appellava; poi la tua voce salì ad accarezzarmi le orecchie con la solita romanza.” Già; lui e’ canta.

Cecco           (canterellando) “Quando al raggio di luna………”

Ulisse           O che ce la dici anche a noi?... (riattaccando la lettura) “Poi la tua voce salì ad accarezzarmi le orecchie con la solita romanza. Non so come mi riappisolai e cominciai a sognare. Oh!  Il dolce sogno!......”  Eccolo qui! (va per voltare la pagina)

Rosa             (tutta attenta) Sentiamo i’ sogno dorce…..

Cecco           (togliendogli il foglio dalle mani) Mi dispiace, ma i’ resto un riguarda che me! (piega il foglio) Le son cose troppo gelose. Gli basti icchè l’ha letto! (bacia la lettera e la ripone)

Ulisse           Ha’ tu sentico?.............L’è anche romantica!

Rosa             Tu gli porti sempre le dispense di’ Nerbini.

Ulisse           Eh, lo capisco; questo gliè il frutto de’ romanzi di masse Duponte.

Cecco           Son persuasi?....Dunque, ‘gna decidessi. I’ finger dell’altro a me un mi piace, perché sono un ragazzo onesto. Un sono un signore, ma i’ ho un’arte nelle mani e un fottio di voglia di lavorare.

Ulisse           Eh, lo ‘eggo!...’Gliè tre giorni che tu se’ dreco a rilustrare un cassettone.

Cecco           Se mi dican di sì in un’ora gnene sbrigo!

Ulisse           (a sua moglie) Che di’ tue?

Rosa             Io dico questo: (solennemente) in casa mia, socialisti, i’ unne voglio!

Cecco           Eh?

Ulisse           I’ un c’entro; le son donne…..Fusse un maschio me lo cucinerei da me; ma siccome si tratta d’una femmina……….

Cecco           Come?...............O che lei permette che la su’ moglie la rimandi un giovanotto per bene per una ragione sballaca a questo modo?............

Ulisse           Te l’ho detto; io un c’entro!

Cecco           Andiamo, sora Rosa, lei ora la scherza. O che forse sono uno di quelli che fanno i’ socialista per fare i’ bighellone? Io ho le mie idee perché le credo buone e necessarie a migliorare le condizioni di chi lavora, ma un sono né un esagerato né un attaccabrighe.

Ulisse           ‘Gliè un riformista, via! Dico bene?

Cecco           Preciso: io voglio a poco a poco fare icchè fecero e’ nostri babbi; loro lo fecero per darci una patria, ora tocca a noi a garantire un boccon di pane per tutti quelli che lavorano.

Ulisse           (piano alla moglie) E’ mi sembra che un dica male.

Rosa             Chetati tene!.......Già, anche te…..tu se’ staco bono!

Cecco           (con un lampo di gioia a Ulisse) A proposito!....Anche lei, Ulisse, l’è stato con Garibaldi.

Ulisse           (serio) I’ un lo soe….Io ho fatto icchè potevo e basta.

Cecco           E allora quelle medaglie che la c’ha di la, di chi le sono?

Ulisse           (non sapendo che cosa rispondere) La sapeche una cosa? Sbrigachevela fra voialtri io un c’entro. Io vo’ire a dar la biada alla cavalla….(va per partire)

Scena V

Alfredo e detti

Alfredo        (presentandosi sulla comune, col cappello in mano, molto gentile e dai modi cortesi, con un biglietto da visita) Domando scusa. Abita qui la signora Rosa Baccicalupo?

Rosa             Pe’ servirla.

Alfredo        (dandole il biglietto) Ecco. Mi manda la signora Serafina, l’ortolana.

Rosa             (subito) Ah!…..i’ h capito……Passi, passi…….La s’accomodi. (gli porge una sedia, spolverandola)

Alfredo        Prego, grazie. No si disturbi.

Ulisse           (a Cecco – piano) O chi’ egli?

Cecco           (piano) Mah! E m’ha l’aria d’un pirulino. (torna a lavorare)

Rosa             (a Ulisse) Gliè i’ novo dozinante. Che gnene fa’ vedere te o gnene fa vedere io?

Ulisse           T’un l’ha fissaco tene?…….E te mostragnene!

Rosa             Io unn’ho fissaco nulla. La me lo manda l’ortolana, siccome i’ avevo dato voce….(guardandolo) E mi pare una personcina perbene, che di’ tue?

Ulisse           Che guardi la gente di fori?

Rosa             I’un lo posso mica guardar di dentro!

Ulisse           Affari tua. A me mi par troppo, gioane!

Rosa             Oh, senti veh; de’ catarrosi come i’ sor Aronne che ‘gliè andaco via unne vo’ più…..Gli aveva sempre mille chèche……..

Ulisse           E te piglialo senza chèche……..Pensa però che tu ha’ du’ ragazze……..

Rosa             Se la me lo manda la Serafina, segno che si può star sicuri.

Ulisse           T’un se’ contenta?……E basta!

Rosa             (accostandosi ad Alfredo) Allora che la vuo’ vedere?

Alfredo        Volentieri; ma già, non sarebbe nemmeno necessario, perché io sono di gusti così semplici….

Ulisse           Noe, noe ‘gliè meglio che la la guardi, perché poi un ci sia casi.

Alfredo        Come credono.

Rosa             (passando innanzi) La badi, la unn’è ancora in ordine. Come la vede, e’ c’è manifattori. (e accenna a Cecco)

Alfredo        Oh, non fa niente!

Rosa             Ma domani sera, se la n’ha di bisogno la sarà pronta. (entra nella camera a destra seguita da Alfredo)

Cecco           (stizzito) Io, vede, sare’ capace d’unnìandar più via!

Ulisse           O coreste che rionacce son eglino?….Che vorresti viver di prepotenza?

Cecco           Se fussi staco vestito come quello li, la un m’avrebbe detto di no!

Ulisse           Noe, unn’è i’ vestico; le son l’idee che tu ha’ pe’ i’ capo.

Cecc             Noe, le un son l’idee, ‘gliè i’ vestico!…Sor Ulisse, Dio un voglia, ma se ne ragionerà in seguito.

Ulisse           Vien via, vien via, un mi mettere sperpetue anche tene.

Cecco           Dio un voglia!…..O che gli pare una cosa fatta bene mettere a dormire un giovanotto con du’ ragazze?

Ulisse           Che dormire?! Indo’ va’ tu co’i’ cervello?…….Che se’ briaco da’ retta? Per passar nella camera delle mi’ figliole bisogna attraversa la mia.

Cecco           E sa, ci vorrà dimorto! E gni butta un po’ di sonnifero e loro un sentano nemmen le cannonate.

Ulisse           Sonnifero?

Cecco           O la un lo sente tutti questi fattacci che succede? Come fanno a rubare e a assassinare la gente?….Gli stappano una boccetta, l’aria la resta impregnaca….e con l’aria gl’impregnano anche……

Ulisse           Va’ ‘n lae, va’ ‘n lae, con cotesti discorsi! E guarda piuttosto se tu ti sbrighi1

Cecco           Sor Ulisse, se ne ragionerà in seguito…..

Ulisse           (ascoltando) Chi ‘egli che piange pe’ l’andito?…(s’incammina verso la comune e imbattendosi nell’Ida) Che ha’ tu fatto?

Scena VI

Stinchi, Ida e detti

Stinchi            (accompagnando la ragazza e tenendo la tuba di Ulisse aderente alla tesa, in modo da non far vedere ancora ciò che è successo) Ma icchè la piange? Bada lie, dopo tutto la unn’è mica la morte d’un uomo?

Ulisse              Che c’è egli?

Stinchi            ‘Gliè successo una disgrazia; ma la un boci!

Ulisse              (urlando) Chi bocia, tira ‘ia, che c’è egli?

Stinchi            La unn’ha mandaco i’ radicchio nella tuba?

Ulisse              Ebbene?

Stinchi            Ebbene; invece di dallo alla cavalla con le mani, oppure di buttallo nella mangiatoia come gli aveo detto io, l’è vorsuca sta’ li a gingillarsi mettendogli la tuba sotto i’ muso. ‘Gliè successo che, finico i’ radicchio la cavalla l’ha portaco via la tesa! (lascia andare il cilindro e sorregge la tuba per la sola tesa, mostrando come questa è quasi interamente staccata)

Ulisse              (con un grido) Mondo assassino!

Ida                  (piangendo) Io un l’ho fatto apposta. So assai se alla cavalla gli piace i’ pelo!

Ulisse              Ma che pelo!…T’un lo capisci che basta l’udor dell’unto!….Armeno n’aessi un’artra! (disperandosi) Come i’ fo ora, stasera dèo andare a pigliar la contessa pe’ portalla a i’ teatro?

Cecco              (riunendo la tesa del cilindro, dopo aver tolto la tuba dalle mani di Stinchi) La un si confonda; la si rincolla!

Ulisse              o perché t’un ci metti anche du’ bullettine! Ch’è ella diventaca, la gamba d’una seggiola? (e riprende il cappello, continuando a disperarsi)

Scena VII

Rosa e detti; poi Alfredo

Rosa                (dalla camera, uscendo) Ssssss…….che chiasso fache voi?

Stinchi            La cavalla l’ha mangiato la tesa!

Rosa                Uh, vergine!

Ulisse              (urlando) La unn’era vergine, ma nemmen rovinaca così! Guarda quie; ora lo dico a tene; dignene alla tu’ minore! La si fa mangiare anche la tuba di su’ padre!

Rosa                o che per una tuba c’è bisogno di fa’ tanto chiasso? T’un ti ‘ergogni, ce quello che dev’entrare in casa?

Alfredo           (entrando) Cos’è stato?

Ida                  (subito – piano) Lui? (torna a cucire abbassando la testa)

Rosa                Chiè, nulla sa, sor Alfredo. La cavalla di’ mi’ marito, pe’ disgrazia, l’ha dato un morso alla tuba….

Alfredo           Faccia vedere! Faccia vedere! (corre a prendere la tuba)

Cecco              (piano) Ecco i’ so’ dottore!

Ulisse              Che fa i’ cappellaio,la scusi?

Alfredo           Non faccio il cappellaio, ma se lei accetta, non appena avrò portato il mio baule, vale a dire prima di sera, potrò offrigliene una che ormai io non porto più.

Cecco              (a Stinchi) O che marcia anche in tuba?

Stinchi            Pare!

Alfredo           In tal modo, entrando in questa casa avrò la soddisfazione di usare una cottesia al padre e di rasciugare le lacrime della signorina. (e le getta una occhiatina mentre ella continua a restare a testa china, cucendo)

Rosa                (ad Ulisse) E mi par che sia gentile abbastanza.

Cecco              (a Stinchi) Guarda che viso rosso l’ha fatto l’Ida!

Stinchi            I’ ho paura che l’acchiti.

Cecco              Uhm!….I’ ho paura anch’io.

Ulisse              (togliendogli il cappello di paglia di mano) la scusi, permette?

Alfredo           Faccia pure.

Ulisse              (provandoselo) Lo diceo io? Lei l’ha la zucca piccina e io sono un po’ testone.

Rosa                Ma se i’ signor Alfredo te l’offre……….

Ulisse              O che mi deo mettere una tuba che riman ritta su’ i cervello?…La sarebbe come dire a mi’ compagni: Ragazzi, buttachemela sino a i’ gozzo!…Forse Iddio le ci si rincarcan pochino!

Alfredo           Ad ogni modo sarà il male di provarla. Io offro ciò che ho.

ROSA             Ma icchène; anzi, grazie tante….

Alfredo           Allora vado per far portare il mio baule; domani poi……

Rosa                Domani la camera la sarà tutt’all’ordine, la stia tranquillo. Stinchi, fa’ i’ piacere, accompagna i’ signore……c’è i’ corridoio un po’ buio.

Alfredo           Ma grazie, non occorre….

Stinchi            Vengo………(a Ulisse) C’è staco i’ verniciatore….

Ulisse              Digli che ripassi!......La va benino co’ i’ tranvai, accodent’a chi la messo!

Stinchi            Venga! (esce)

Alfredo           Buona sera a tutti. (esce)

Rosa                Faccia piano.

Cecco              (lavorando – a voce bassa) Che un si sbucci!

Rosa                Ecco fatto anche questa.

Ulisse              Come tu peni poco tene….

Rosa                Che vo’ tu che stia lì a pensare?...Con qui puzzaccio che vien su dalla stalla ‘gliè così difficile da’ via quella camera.

Ulisse              O lui un lo cura i’ sito della rimessa?

Rosa                M’ha detto che lui unn’ha naso.

Ulisse              Meglio!

Rosa                Unn’ha fatto eccezione nemmeno sur i’ prezzo, quindici franchi i’ mese e a i’ lune pensa da se.

Cecco              Come ‘gliè largo i’ giovane.

Ulisse              Gli sta tutto bene, ma mi par che prima di concluder l’affare tu potevi armeno informatti.

Rosa                La Serafina l’è una donna da non mettimi in mezzo. Eppoi, andiamo; o un si vede, o un si sente? T’unn’ha sentito come discorre benino?

Ulisse              Ce n’è anche in galera perché discorrean benino!

Cecco              Ma lui, a icchè pare, e’ marcia anche in tuba!

Rosa                Lei la pensi per se, e la tiri via!.........Già, la unn’ha a fa’ festa?

Cecco              Io vo via, la guardi. Rimetto gli arnesi e me ne vo. (eseguisce)

Rosa                Oh, e che per domani a mezzogiorno e’ sia finito, perché un vo’ perdere i’ dozzinante per lei!

Cecco              Lei vadia…………….Sarebbe un peccato, e’ discorre tanto benino!

Rosa                Ma senti robaccia ch’è quella! O tene t’un gli dici nulla?

Ulisse              Falla finica, falla finica!...Indo’ egli i’ mi’ cappello? ‘Gna che vadia sur i’ San Lorenzo a vedere se trovo un’artra tuba da spendere un ottantino.

Ida                  ‘Gliè, in camera. Che divo andare a pigliarglielo? (va per andare)

Ulisse              Noe, unne’mporta e’ vo da me. Ma questa tu la ripaghi sai!.....Domenica, invece d’andare a i’ cinematografo e’ si sta in casa!

Rosa                Eh, bada lìe, per una tuba! La ti faceva anche vergogna! V’aete tutta l’ambizione ni’ legno, ma un c’è pericolo che vi si vegga mai cor una tuba un po’ a garbo. I’ legno tutto bello, di lusso e con le gomme; e la tuba sempre rovinaca!

Ulisse              Già te tu discorri perché t’ha la lingua. Come se i’ forestiero dovesse andare a sedessi su i’ nostro capo. Badiamo che sia pulito…..i’ sedere, e non guardiamo ai’ resto! (entra nella propria camera, seconda porta a sinistra)

Cecco              (ironico) Alfredo vero?.......(canta) “Alfredo, Alfredo, di questo core….”

Rosa                Ida, vien via con me; ‘gna smuovigli la tuelette perché in qui punto la un gli piace. Se ora torna co’ e’ facchini, voglio che trovi ogni cosa a su’ modo….

Ida                  (alzandosi) Ha sentito? Per quella tubaccia mi priverò anche di cinematografo.

Rosa                E’ ti porto io, un ti confondere! (entrano a destra)

Cecco              Eppure, appena la l’ha visto, l’ha fatto un viso rosso!....Prima bianco e po’ rosso!

Scena VIII

Anita e detti

Anita               (entra trafelata dalla comune, deponendo un involto di lavoro)

Cecco              Oeh!....Sor’ Anita icchè l’ha fatto?

Anita               Idoe l’è la mamma?...Indoe ‘gliè i’ babbo?!

Cecco              I’ babbo ‘gliè di là, e la mamma l’è in camera di’ dozzinante pe’ smover la tuelette!

Anita               Dozzinante?....ma che l’ha visto lei?

Cecco              Eh, i’ l’ho visto sicuro!

Anita               Ma lo sanno chi gliè?!.....Lo sanno chi si mettono in casa?

Cecco              (subito con anima) ‘Gliè ‘ du’ mesi che gli fa la rota! Appena l’ho visto fermo a discorrere con Stnchi l’ho riconosciuto subito! E quella sfacciata la un dice nulla?....Ma lo dirò io! (va per entrare a sinistra)

Cecco              (fermandola) No!....la si fermi…..Mi viene un’idea. Poco fa’ se la lo vuol sapere, io l’ho chiesta.

Anita               (felice) Davvero?

Cecco              Sì, e credevo di falla contenta ma su’ madre la m’ha risposto…..di no.

Anita               Come?......La gli ha detto?......Me l’aspettavo….(si rasciuga gli occhi e incomincia a piangere)

Cecco              Ohe….Sor’Anita!......Noe, la un pianga, andiamo; se no piango anch’io.

Anita               (rialzando la fronte con rabbia) A me no, e a lei la gnene mette anche a dormire in casa?............(volgendosi verso la sinistra chiama) Babbo!...................

Cecco              Noe! La stia ferma. Per raggiungere i’ nostro scopo, noi, ora, bisogna fa’ finta di non essersi accorti di nulla…………..’Gliè l’unico mezzo pe’ fa’ vedere a su’ madre che ‘gliè più facile esser messi in mezzo dalle tattamèe che dalle persone aperte e franche come noi due.

Anita               L’idea la un mi dispiace……………..Ma, io un posso permettere che qui’ vanesio e’ faccia della mi’ sorella quello che gli ha fatto d’un’altra poera  ragazza.

Cecco              Noe, a cotesto un si lasceranno arrivare. Lei l’aprirà gli occhi qui dentro, e io farò la guardia di fori. Basterà cogliergli su i’ più bello.

Anita               L’ha ragione! Basterà aver le prove per poter dire a mi’ madre: ecco d’icchè son capaci quelli che gli stanno tanto a còre!

Cecco              No’ ci siamo intesi! (gran rovinio dalla camera di destra e grida di Rosa e di Ida)

Scena IX

Ulisse e detti; poi Rosa  indi Ida

Ulisse              (uscendo dalla sinistra con un cappello a cencio) Icchè rovina?

Rosa                (uscendo dalla destra) Oh, Dio! Lo specchio della tuelette!.....Tutto in bricioli!.........(si getta a sedere disperata)

Tutti                Lo specchio?ù

Ulisse              Benone!...

Ida                  (esce di camera piangendo)

Anita               Bambina, segno poco bono!

Cecco              (a Ulisse) Quello un si rincolla!

Ulisse              Eh, lo credo!.....Ma basta che lei la beli l’ha bell’e rimediaco ugni cosa!.....Mondo vile! (e fa l’atto di tirarle una cappellata)

Rosa                (alzandosi e correndo a difendere Ida) Icchè tu la massacri, l’è staca una disgrazia!

Ulisse              Difendila!................Difendila!..............

Anita               Tu sentirai che orzo!

Fine primo atto

ATTO SECONDO

Un orto, di notte, con un bel chiaro di luna. Nel fondo un muretto, alto appena due metri, che lascia vedere le case del quartiere di San Niccolò. Un po’ a destra, nell’orto, è piantato un bel fico il quale innalza le sue rame fitte di foglie. Sotto a questo, ma un po’ a sinistra, una tavola apparecchiata coi resti della cena, ed un lume a petrolio acceso, con la ventola di cartone. Nel muretto di fondo è praticato un usciolino che dà sulla strada, mentre a sinistra scorgersi l’esterno della vetrata che al primo atto si vedeva internamente, e che dà sul salotto. Una scala a pioli appoggiata a destra.

Scena I

Rosa, Anita, Ida ed Alfredo

                     Le tre donne sono sedute intorno alla tavola dopo aver cenato, ed ascoltano Alfredo il quale, in maniche di camicia, trattenendosi al fresco, legge loro la “Divina Commedia”. Anita però è seduta più distante e scorre un giornale per conto suo, mentre Rosa e Ida seguono con più attenzione il giovinotto.

Alfredo        (leggendo)

                     Amor ch’a cor gentile ratto s’apprende,

                     prese costui della bella persona

                     che mi fu tolta; e il modo ancor m’offende.

                     Colei che parla così è Francesca, mentre si mostra a dante ed a Virgilio abbracciata al suo Paolo, col cuore trafitto dalla spada di Lanciotto.

Rosa             (stupita) Maria santa!...

Ida                La lo lasci dire. La seguiti, la seguiti. Vuol bere?....(gli mesce)

Alfredo        Grazie stia comoda.

Rosa             O la beva; a leggere si secca la gola.

Alfredo        Basta un gocciolo. (beve)

Anita            (da se, leggendo il giornale – piano) Dagli da bere un morirà mai!

Alfredo        Dunque le due anime di Francesca e di Paolo, vagano, come ho detto, nel secondo cerchio dell’inferno e la bella cognata continua a parlare così:

                     Amor, che a nullo amato a mar perdona

mi prese del costui piacer sì forte,

                     che, come vedi, ancor non m’abbandona.

                     Amor condusse noi ad una morte:

                     Caina attende chi vita ci spense.

                     Queste parole dal lor ci fur pòrte.

                     Da che io intese quelle anime offense,

                     chinai il viso…….

Rosa             (che lo segue attentamente) Fece bene, poerino!

Ida                Zitta!

Alfredo        Chinai il viso, e tanto il tenni basso,

finchè il poeta mi disse: che pense?

Rosa             (allungando il collo) Come?

Alfredo        Che pense?....

Rosa             (sorridendo) Gli avrà detto: che pensi.

Alfredo        Fa lo stesso. Dante dice “pense” per trovare la rima.

Rosa             Ah, allora!...Ma a me mi par che un si dica.

Ida                O che ne vo’ saper più di Dante, lei?

Rosa             A mene? M’importa assai!...Gli ha a dir come vuole!....La seguiti, la seguiti, perché mi piace.

Alfredo        (legge)

                     Quando risposi, cominciai: Oh lasso!

                     Quanti dolci pensier, quanto desio

                     Menò costoro al doloroso passo!

Poi mi rivolsi a loro e parl’io,

e cominciai: Francesca i tuoi martiri

a lacrimar mi fanno tristo e pio.

Rosa             (asciugandosi gli occhi col grembiule) Gli avea ragione poero Dante.

Alfredo        (fissando Ida con intenzione)

Ma dimmi: al tempo de’ dolci sospiri,

a che e come concedette amore

che conosceste i dubbiosi desiri?

Anita            (osservando – fra se) Guarda come la punta, canarino ch’è quello!

Rosa             (attenta) E lei?

Alfredo        (legge)

Ed ella a me: nessun maggior dolore

che ricordarsi del tempo felice

nella miseria; e ciò sa il tuo dottore.

Rosa             Quale dottore?.....Quello di condotta?

Alfredo        (ridendo) Il dottore è Virgilio è colui che accompagna Dante.

Rosa             Ahn!....So assai….(alla figlia) Che vo’ tu ch’i’ sappia!

Ida                La seguiti, la seguiti, sor Alfredo!

Alfredo        (continua)

Ma se a conoscer la prima radice

                     del nostro amor tu hai cotanto affetto,

                     farò come colui che piange e dice. (a Rosa) Stia attenta!

Noi leggevamo un giorno per diletto

di Lancilloto, come amor lo strinse:

soli eravamo e senza alcun sospetto…

Anita            (continuando) Venne la mamma….

Alfredo        Ma no; tutt’altro!

Anita            Eh, ma noi qui a Firenze s’ si dice come ho detto io, perché a non star con gli occhi aperti e’ succede spesso, ha capito!

Alfredo        Ma cotesta è una profanazione! Dante ha scritto come leggo io.

Ida                O chetati!

Rosa             Lascialo dire!

Anita            A mene?....Dica, dica!....Uhm!

Rosa             La seguiti. Sentiamo i’ resto.

Alfredo        (legge)

                     Per più fate gli occhi ci si sospinse

                     Quella lettura, e scolorocci il viso:

                     ma solo un punto fu quel che ci vinse.

                     Quando leggemmo il desiato riso

                     Esser baciato da cotanto amante,

                     questi, che mai da me non fia diviso…….

Rosa             La un corra!

Alfredo        La bocca mi baciò tutto tremante.

                     Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:

                     quel giorno più non vi leggemmo avante.

                     Mentre che l’uno spirto questo disse,

                     l’altro piangeva sì, che di pietade

                     io venni men così com’io morisse;

                     e caddi come corpo morto cade. (chiude il libro)

Anita            (fra se) I’ collo!...Se Dio vuole gli ha finico!

Ida                (manda un sospiro lungo) Ah…..

Anita            (fra se) Senti come la soffia!

Rosa             Davvero, che cose….!

Alfredo        Ecco un amore grande, un amore che non conobbe ostacoli.

Anita            Ma i’ so’ Paolo e la sora Francesca un fecero mica una bella cosa.

Alfredo        Perché?

Anita            O unn’eran cognati?

Rosa             (con un balzo) Cognati?

Anita            Sicuro! (ad Alfredo) Che crede un si sappia?....Gli ha voglia i’ su dante di svenissi, ma quella la fu una bella porcheria!

Alfredo        Ma l’amore non guarda ai legami. L’amore quando è sincero, arriva e scoppia.

Rosa             Se però gli eran cognati, mi par che gli scoppiasse fuor di logo.

Alfredo        Cara signora Rosa, vorrei vedere ciò che farebbero molte sposine se fossero obbligate come Francesca da Rimini, a sposare uno sciancato brutto ed iroso qual’era Lanciotto.

Anita            La un l’avea a pigliare.

Alfredo        Ma quelli erano altri tempi!….Bisogna risalire al medio evo; bisogna penetrare nell’epoca!

Anita            I‘ ho capito! (alzandosi) Un si sparecchia?…

Rosa             Sparecchiamo. (eseguisce con Anita, mentre Ida resta seduta e pensierosa)

Alfredo        Ricordiamoci che io ho promesso di portarle a prendere il gelato.

Rosa             Ma che le pare……

Anita            Per me andate; pure io un vengo.

Alfredo        Come?….Ah, me l’avrei a male!

Anita            Gli ho detto che un vengo e quand’ho detto una cosa un mi si smove nemmen con le funi. (andandosene con un mucchio di piatti) Gelato?…..E farebbe meglio a pagare i mese, un si sa ancora di che colore e’ sieno! (entra in casa, poi tona)

Alfredo        Ebbene, se non viene la signorina Anita spero che loro non mi diranno di no.

Rosa             (raccogliendo altri piatti) Ma icchène….troppo disturbo.

Alfredo        Ah, senta signora Rosa, me l’avrei a male!

Rosa             (a Ida) Che vo’ ire?

Ida                Vah, faccia lei.

Alfredo        La signorina ha detto sì, dunque bisogna venire.

Anita            (rientrando e dando un urto alla sedia dov’è seduta la sorella) O smoiti tene, che fa’ tue? Che se’ diventaca la principessa corsini?

Roma            Lasciala stare; tu lo sai’ dopo mangiato gli do’ sempre lo stomaco. (entra in casa con delle stoviglie; poi torna)

Anita            (prendendo il rimanente dei piatti) Allora va’ a letto, se tu ti senti male. (rimane la tovaglia, un fiasco ed un bicchiere)

Ida                (alzandosi) No, la guardi, voglio andar proprio a spasso!

Anita            (andandosene) Così tu digerisci meglio! (entra in casa; poi torna)

Alfredo        (rimasto solo con Ida, dopo aver guardato, sottovoce) Grazie, grazie, Ida!

Ida                La un mi tocchi; la mi lasci stare…. Perché io un so se son viva o se son morta….

Alfredo        Spero che tu non avrai cambiato idea….

Ida                Ma icchè si farà?

Alfredo        Faremo questo: saremo felici tutti e due in eterno!….

Ida                (ascoltando) Zitto!….(si ricompongono)

Rosa             8rientrando con due scialletti) Allora, vah, se s’ha ‘ire….

Alfredo        Ma diamine!……..(s’infila la giacca che era attaccata ad una sedia)

Rosa             Tieni, copriti perbene…..(porge uno scialletto a Ida e si mette l’altro) Io un mi sono stata a vestire…..

Alfredo        Ma che!….Andremo qui, al caffè fuori della Barriera.

Rosa             No; a quello un ci vengo; c’è troppi lumi.

Alfredo        Andremo ad un altro. (ad Anita che rientra) Mi dispiace che la signorina Anita non voglia venire.

Anita            Si sarebbe ‘n troppi.

Rosa             Eppoi,la casa sola i’ un la lascio. La vierrà un’altra sera. Capisco che un c’è pericolo che Ulisse torni, perché gli ha l’Arena.

Alfredo        Allora, andiamo. (alla madre) Venga si appoggi al mio braccio.

Rosa             (vergognandosi) Uh!….ma che gli pare…..

Alfredo        Animo!……..Animo!………

Anita            (piano fra se) Come la sa lunga.

Rosa             (appoggiandosi a lui) Oh, ma pià di tre sordi l’uno la unn’ha a spendere, se no sarebbe un approfittarsene troppo.

Alfredo        Lei taccia, lei si lasci servire…(s’incamminano)

Anita            (piano) T’un potei di’ meglio!

Rosa             (uscendo) A braccetto con un giovane?....Ma se mi vedessi i’ mi’ Ulisse? (escono dalla porticina)

Anita            (guardandoli uscire) che frustate!....scommetto rigirerebbe anche i’ bacchetto. Eccola là; in venti giorni mi’ madre i’ ha perso i’ cervello. (accostando la porta e sedendosi alla tavola) E io devo vedere e devo stare zitta?......Perchè se dicessi ugni cosa a mi’ padre qui’ vanesio farebbe appena a tempo a pigliar la rincorsa….ma che posso far la spia di mi’ madre?....Per me la s’è messa per i’ capo d’appiccicalli e di concludere i’ matrimonio, perché unn’è possibile che la un si sia accorta di nulla. Ber generino!....ma già a lei gli piacciono a qui’ modo; gli piacciano tirachi a pulimento e co’ i’ ciuffo ritto!...La un lo vede mica che unn’ha nemmen camicia. Gli aveva detto di portare i’ baule, ma aspettalo! Intanto, in venti giorni, un s’è visto che una valigetta con du’ camicie rattoppate, tre goletti e un par di porsini di causciù!...E i’ mestiere?......Uhm!.......un c’è riuscito di sapere icchè fa. Lui dice che fa i’ reporterre di’ Fieramosca.  Bella professione pe’ morì di fame!...(cominciando a commuoversi) Ma intanto, a lei gli piacciono a qui’ modo….mentre io…. Che m’ero scerta un giovane che gli ha la bottega di suo, che guadagna, e che unn’ha bisogno di nessuno, perché  ‘gliè socialista, no! Dice che pol’andare in prigione. O ch’è egli, un ladro, per essere arrestato da un momento all’altro?...Unn’andò i’ babbo con Garibaldi?...e pol’andar lui alla Camera di lavoro!.....(e rimane l’, seduta, coi gomiti appiggiati alla tavola e il capo tra le mani).

Scena II

Cecco e detta

Odesi arpeggiare una chitarra, al di là del muretto, nella strada

Anita            (si scuote; alza la testa, sta in ascolto ed esclama con un sussulto, ma sottovoce) Questo gliè i’ mi’ Cecco!..

Ceco             (di dentro, accompagnandosi sulla chitarra) Quando al raggio di luna, pallida e mesta…

Anita            (commovendosi e rasciugandosi gli occhi) Poero Cecchino!

Cecco           (c.s.) La mia fanciulla al balcone venia..

Anita            (sempre più commossa) Fortuna un c’è lei..

Cecco           Io solea cantar, giù per la via….

Anita            (c.s.) se la ci fusse la farebbe come l’altra sera………la gli rovescerebbe una catinella d’acqua..

Cecco           Mi sono innamorato di te!…

Anita            La me l’ha annaffiato du’ vorte!…..Ma alla terza gnen’ho detto, scappo di casa!

Cecco           Ora è deserto il memore balcone, e non echeggia più la mia canzone…

Anita            (rivolta alla porticina che dà sulla strada, disperatamente, singhiozzando) Gliè inutile!….Ma icchè tu ti sgoli

Cecco           La vaga stella fe’ tramonto, un giorno…

Anita            tu faresti meglio a spendilo per un’rtra i’ tu’ fiato!

Cecco           Ed io, fedele, aspetto il suo ritorno…..

Anita            (con un grido lungo appassionato) No ch’i’ un ti voglia bene, sa’, poerino!

Cecco           Dille che io l’amo!

Anita            (piangendo a calde lacrime) Ma tanto gliè inutile….Gliè inutile…..e’ un vogliano….

Cecco           Dille che io l’amo!…e le dirai che a lei io penso sempre, ancor!

Anita            Un vo…..glia…..no! (la canzone muore, Anita ha abbandonato il capo alla tavola e adesso non si sente che il singhiozzo dal quale è stata presa)

Cecco           (scosta piano piano la porticina e si affaccia con la chitarra in mano) L’usciolino aperto?…..Ma c’è i’ lume, io entro! (difatti egli entra in punta di piedi e appoggia subito la chitarra al muro di fondo, lasciandola lì; poi, udendo singhiozzare, si volge e scorge la ragazza seduta col capo tra le mani. Allora le si accosta sussurrandole) O Anita!

Anita            (balzando in piedi, spaventata) Va’ via!……Va’ via!………Va’ via!

Ceco             (vedendola con le gote rigate dal pianto)Chiè!….Tu piangi, i’ un vo via!….(quindi, accecato da quel dolore, balenandogli un brutto proposito) L’è l’ora di finilla!…

Anita            (a mani giunte) Per l’amor di Dio, se torna la mamma!…..

Cecco           Meglio!…..Così si ride! ( e passeggia, mordendosi le mani per la rabbia, quasi cercando qualcuno per sfogarsi)

Anita            (indovinando l’idea di lui, e sempre più impaurita) Cecco!….bada a icchè tu fai! Bada a icchè tu pensi!

Cecco           (quasi piangendo) I’ un penso più a nulla!…..oramai i’ ho perso i’ lume degli occhi!…(e si caccia la mani in tasca)

Anita            (con un grido, scorgendo quall’atto, rifugiandosi a destra con le mani nei capelli) Tu ha’ i’ cartello!?…

Cecco           (si ferma sorpreso: la guarda e ripete, calmo) I’ cartello?….(rovesciando le tasche) Guarda…..(essa respira, e lui tranquillamente) La robaccia la porta i’ cartello….io no…

Anita            (rianimata)Dio, che paura tu m’ha’ fatto!

Cecco           O per chi tu m’ha’ preso?….l’omo discute; l’omo ragiona….Tutt’a i’ più potrò lasciar andar una manaca…..bada li!

Anita            No!….No!…..cecchino se’ bono!….Se bono!

Cecco           Gliè tanto che gonfio!

Anita            O un gonfio anch’io?

Cecco           Eh?!….

Anita            (riprendendosi) Cioè, no!….Icchè tu mi fa’ dire?…………Ma soffro; patisco più di te credilo Cecchino!

Cecco           E allora, facciamola finica. (abbraccia Anita) T’ha’ a vienir via e bona notte!

Anita            (staccandosi subito) ma che se’ matto?

Cecco           Che credi che un ti sposi?….Guarda: giuro sull’anima della mi’ poera mamma che un ti tocco finchè un t’ho portaco dinanzi a i’ Sindaco!

Anita            Cotesti son discorsi che a me t’un li devi fare nemmen per chiasso. (e siccome egli dà in ismanie) Senti, senti…Se tu hai un po’ di pazienza, se tu hai un po’ di costanza, e’ s’arriverà a tutto, credilo!

Cecco           (arrabbiandosi) Ma se ‘gliè tre mesi che l’ho d’intorno questa sora Costanza!

Anita            Abbine un’altra poca; poi, tu vedrai, si vincerà, si vincerà…..Dunque, vai…..Ora basta, perché potrebbero tornare e io un voglio che succeda una lite.

Cecco           Ho detto che gli voleo discorrere…..Un posso nemmen discorrergli? Voglio sentire se un son padrone neppure di cantare, che buttan l’acqua, e’ mi buttano…

Anita            T’ha’ ragione, ma torna quando c’è loro….Io un voglio che si sappia che t’ho fatto entrare quando i’ ero sola.

Cecco           C’è l’usciolino aperto…

Anita            Lo vedi?….Vedi che cervello l’ha mi’ madre?….All’uscio di casa l’ha girata la chiave e la se l’è messa in tasca perché un gli scappi, e questo dell’orto la l’ha lasciato aperto. Ti dico, la un sa più indoe l’ha la testa!….Aspettiamo, dunque; aspettiamo Cecchino.

Cecco           (sempre arrabbiandosi) Aspettiamo…..ma icchè si deve aspettare?….E come?…I’ ho a vedere qui’ pirulino senz’arte né parte accorto con tutte le deferenze, mentre io che sono un bon’ operaio,  galantuomo, onesto…..i’ devo?!……(afferrandola) vien via, Anita!….Guarda; i’ ho riscosso dugento franchi per un finimento da camera che ho riportato a i’ magazzino stasera, si piglia su e si va a livorno, vien via!…(e la serra, ridendo)

Anita            (cercando di sciogliersi e ridendo anche lei) grullaccio, va’ ‘ia!

Cecco           (pazzo) Ci si sposa lassà!

Anita            Va’ ia, va’ ia!

Cecco           (afferrandola  con passione) Ma perché un vogliano?….Perché un……Ti mangere’ viva! (e le schiocca un bacio, abbandonandola subito)

Anita            (quasi offesa, ritraendosi) Se’ contento ora?…..(pausa, egli sorride soddisfatto, e lei) la m’ha anche baciato, dunque, la pol’ire!…(toglie di tasca il fazzoletto e si pulisce la guancia)

Cecco           (sorridendo sempre, lontano da lei, guardandola) O che ti pulisci?

Anita            Tu puzzi di sigaro! (odesi schioccare la frusta di Ulisse, Anita spaventata) Maria santa!

Cecco           Icchè c’è?

Anita            Questo ‘gliè i’ babbo!

Cecco           (dopo aver ascoltato) Accedent’alle gomme! Armeno prima e’ si sentiva…

Anita            Va’ via!………..Va’ via!

Ulisse           (di dentro) O Stinchi apri la rimessa….Eh, oh!

Cecco           Se i’ esco di qui e mi vede.

Anita            (disperata) Di là ‘gliè chiuso, l’ha la chiave la mamma.

Cecco           E allora, piuttosto che fassi vedere scappare come un ladro ‘gliè meglio rimanere!

Anita            Tu mi rovini!….Tu mi rovini!

Cecco           Ma icchè ti rovino, grullaccia!….(poi colto da un’idea, guardando il fico) Sta’ zitta………L’ho trovaca! I’ monto su i’ fico!….(corre a prendere la scala a pioli)

Anita            (seguendolo, per aiutarlo) Per l’amor di’ Dio, icchè succederà?

Cecco           Te un ci pensare…..Sta’ zitta e lasciami fare; poi, i’ modo d’andar via lo trovo io. (Egli ha appoggiato la scala al tronco e incomincia a montare; ma si ferma subito ai primi gradini per volgersi e per mormorarle sorridente) Lo vedi, eh, Anituccia? Per te i’ monto anche su’ i’ fico, fellona! (e sale)

Anita            Gnamo, tira ‘ia, uggioso!

Cecco           (tra le rame) Leva la scala! Leva la scala!

Anita            (eseguendo e tornando ad appoggiarla al muro di destra) Bada di nun cascare, sa’ Nini!

Cecco           Guardache icchè mi tocca fare. Nemmeno fussi un ladro sortico di galera…Sta’ zitta e non aver paura!

Anita            Che Iddio ce la mandi bona! (siede, prende il giornale e si mette a leggere)

Scena III

Ulisse e detti e Stinchi  fuori scena

Ulisse           (d.d.) O Stinchiiii!........Ma, Dio ti stramaledica, che dormi sempre?

Stinchi          (d.d.) Eccomi!......Eccomi!

Ulisse           (d.d.) Tutte le sere ‘gli’è questo laoro….Vah, ‘gliè bell’e briaco!

Stinchi          (d.d.) Ma che briaco….

Ulisse           (d.d.) Guardalo, oh, gli ha i’ coraggio di negallo, si sente i’ puzzo di zozza di quassù!

Cecco           Lo sento anch’io!

Ulisse           (d.d.) Piglia le guide quie. E guarda di custodilla perbene….perchè l’è staca a Fiesole…

Anita            Ecco perché ‘gliè tornato.

Ulisse           (d.d.) pulisci anche dentro…ribatti e’ guanciali….l’era una coppettina che volea vede’ la veduta di Firenze a i’ chiaro di luna…..C siamo intesi?

Stinchi          (d.d.) I’ ho capito..

Ulisse           (d.d.) Meno male…Un c’è bisogno di tante spiegazioni! (apre l’usciolino ed entra nell’orto) O che se’ sola?

Anita            Sì…

Ulisse           O quell’artre?

Anita            Le son’ ite a pigliare i’ geato con i’ sor Alfredo. (piano fra se) Gna che gnene dica!

Ulisse           I’ gelato?...O tene?

Anita            Io un son vorsuca andare.

Cecco           (dall’alto e piano) Ha’ sentico?....Eppo’ dicano, poverina…(e le getta un bacio)

Ulisse           (dopo aver pensato) Un mi piace mica a me quest’andare a zonzo, così, con un giovanotto che un si sa ancora chi sia.

Anita            Un c’è mica nulla di male.

Ulisse           Noe!...coresto tu l’ha’ a di’ tene….Gia, da un pezzo in qua mi par che tu’ madre l’abbia perso i’ cervello. Ma, ora, gli sturo gli orecchi io….(si toglie la giacchetta e l’appoggia alla sedia)

Anita            La un letichi, un c’è sugo!

Ulisse           I’ un letico!....Gli dico i’ mi’ parere. Già s’incomincia a dire che a mene qui’ so’ finocchietti un m’è ma’ piaciuto; pun to prima.

Cecco           (c.s.) Meno male, ci si trova d’accordo!

Ulisse           In secondo logo, poi, se a lui gli piace i’ gelato, gli ha’ ‘ire e suzzasselo.

Anita            E l’ha invitache.

Ulisse           Eio le svito!....Che l’ha pagato i’ mese? (siede)

Anita            Secondo me, c’è da allungare i’ collo!

Ulisse           Ma io lo butto fòra, sai!....Tra la rilustratura, lo specchio…s’è speso e un s’è ancora ripreso un centesimo. Eppo’, sai un poco come l’è? L’è l’ora di finilla co’ i’ dozzinante.

Anita            Ecco, la sarebbe la meglio. Ora un siamo più delle bambine, siamo delle ragazze….

Ulisse           T’un sai icchè fo?…..Qualche sera mi spoglio e mi fo trovar ni’ su letto. ‘Gliè tanto che ambisco di rigirarmi solo! Così tu’ madre la un dirà più che gli tiro le pedache.

Anita            La farebbe una cosa santa.

Ulisse           Digli che un paghi, i’ so’ reportèrre, e po’ tu vedi. (dicendo ciò si è mesciuto da bere e ora centellina un bicchier di vino, poi alza la testa e guarda il fico)

Anita            Che ha belle cenato, lei?

Ulisse           I’ ho mangiaco un bocconcino a Fiesole…..(continua a guardare in alto)

Anita            (impaurita, cercando di fargli volger lo sguardo) Che bella luna, unn’è vero?

Ulisse           Già, la fa lume a’ ladri….(continuando a guardare)

Anita            (dopo un momento) La un va più fori?

Ulisse              Chiè……I’ sono stracco morto…

Anita            (piano fra se) Maria santa ma icchè gurda?

Ulisse           (andando a prendere la scala) T’un sa’ icchè vo’ fare? Vo’ mangiar du’ fichi….

Cecco           (piano) Icchéne ?! ( e lo si vede montare più su)

Anita            (fermando subito il padre) Unne ‘mporta! Perché se n’è corti noialtri un bel piatto!…Vo a pigliarglieli! (e nel dir ciò cerca di levrgli la scala, trascinandolo lontano dal fico, verso l’abitazione)

Ulisse           Noe, noe….

Anita            Ma sì…sì! L’aspetti!……L’aspetti!…..Glie li porto subito! (entra in casa poi torna)

Ulisse           Noe!…..ohe!……….Da’ retta………..(fa ancora l’atto di appoggiare la scala al fico, ma poi torna e mormora) Basta; se gli hanno belle còrti mangerò di quelli.

Cecco           (piano) l’ho scampata bella!

Ulisse           Però e’ mi dispiace, perché, a cogliergli e mangiarli gli hanno tutto un altro sapore.

Cecco           (piano) I’ male ‘gliè che coglieva anche me.

Ulisse           (appoggiata la scala al muretto in fondo e trova nell’angolo la chitarra) O questa?

Cecco           (piano) Mondo assassino!

Anita            (rientrando con un piatto di fichi) Ecco e’ fi…..(ma resta a bocca aperta trovando suo padre con la chitarra in mano)

Ulisse           (mostrandole lo strumento) Che se’ te gratti?

Anita            Uh, io?…I’ la veggo ora la si figuri.

Ulisse           Allora la sarà di’ so’ reportèrre.

Cecco           (piano) L’avrebbe bell’e messa in gobbo!

Anita            No, perché se la fusse di’ sor Alfredo, l’avrebbe detto.

Ulisse           O allora?….Ch’è egli, questo, un orto indoe nasce le chitarre?

Anita            Io unne so nulla………..(torna a sedere e riprende il giornale)

Ulisse           (continuando ad esaminarla) Anche questa l’è bellina!

Scena IV

Rosa e detti; poi Ida e Alfredo

Rosa             (entra sola, e fermandosi dice fra se) Ulisse! (quindi accostandoglisi e guardando la chitarra) Che ha’ compraco la chitarra?

Ulisse           Oh, ben tornaca!..Che ha finito d’andare a zonzo?

Rosa             Che zonzo?

Ida                (appaiono a braccetto, sulla porticina, parlando piano fra loro, molto confidenzialmente)

Alfredo

Ulisse           (accennando a sua moglie il quadretto) Vah, dico; i’ un so se mi spiego. Che vòi anche un diecino per andare a comprare una candela?

Anita            (fra se) Gliè ito via con la mamma e torna con la figliòla!

Cecco           (fra se) Come me la godo di quassù!

Rosa             Bada lie, per un gelato….(gli volta le spalle e siede sotto il fico con Ida)

Ulisse           Bada che un sia un pezzo duro!

Alfredo        (avanzandosi) Oh, buona sera, signor Ulisse….Già di ritorno?….o non aveva l’Arena?

Ulisse           No’ i’ sono staco a Fiesole e siccome a me un mi piace d’ammazzar la cavalla, i’ ho riposto.

Alfredo        Benissimo….Meglio così! (fra se) maledizione, questo è un contrattempo!

Ulisse           (mostrandogli la chitarra) La scusi, ch’è roba sua?

Alfredo        Mia?….Ah!…Io non suono che il piano, anzi, coi primi del mese me ne farò portare uno. Spero che a loro non darà noia. Sono così amico del Brizzi….

Rosa             Anzi, s’avrà piacere….(continua a parlare con Ida sempre sotto il fico)

Ulisse           Di’ Brizzi? O se ‘gliè morto sarà trent’anni!

Alfredo        Dei successori…..di Tito, di Tito…..

Ulisse           Chie Tito?…..I’ vinaio?…

Alfredo        Tito Ricordi…..

Ulisse           Ahn, senti….insomma un si sa chi abbia portaco qui questa chitarra!

Rosa             Scusa, fammi un po’ vedere. (Ulisse gli passa la chitarra)

Cecco           (fra se) Eccoci!

Rosa             (esaminandola) La riconosco! Questa l’è di qui trappolone!

Cecco           (c.s) Trappolone? (stacca un fico e glie lo tira sulla testa)

Rosa             uh!…..Chi tira e’ fichi?

Ulisse           E si sarà staccaco, vu’ li lasciache sopra a marcire!

Rosa             (ripulendosi la testa) Noe, e’ un si lasciano a marcire! E se n’è corti un piatto! Eccoli qui, tieni, mangiateli!….(e gli presenta quelli di sulla tavola)

Anita            ‘Gliè li aveo portati.

Rosa             Senti come son condita, e’ mi’ s’è tutto spappolato tra’ capelli.

Ida                L’aspetti, la ripulisco. (eseguisce)

Alfredo        aspetti, aspetti, la disisplappolo io! (ripulisce anch’egli Rosa, correndo laggiù, sotto il fico)

Ulisse           Insomma, chi egli questo trappolone, te che tu lo sai?

Rosa             Domandalo alla tu’ maggiore…

Anita            Io unne so nulla!

Rosa             Chetati, sai, sfacciata! Questa l’è la chitarra di Cecco, la riconosco lontan mille miglia!…E questo vuol dire qualche cosa di più che andare a pigliare i’ gelato. Ecco perché l’è vorsuca rimanere in casa!…

Alfredo        Ah! Ah!…questo è brutto! Questo sta molto male!

Cecco           (stacca un altro fico e lo scaglia sul cappello del giovanotto) O piglia anche tene!

Alfredo        Per Dio! (pulendosi il cappello col fazzoletto) Ma è una vera pioggia!

Ulisse           ‘Gliè inutile, quando cominciano a cascare e’ vanno tutti in terra.

Alfredo        Mi dispiace perché…..

Ulisse           La unn’ha che coresto?

Alfredo        Ma no!

Ulisse           La unn’avea anche una tuba da regalare? La si metta quella!

Rosa             (rivolta ad Anita) Tene!…..Tene!…..Scommetto la testa ‘gliè venuto qui s’è scordaco dello strumento!….

Anita            (piangendo) No. Unn’è vero….

Ulisse           Ma come unn’è vero?!…Chi è allora che l’ha portaca?

Ida                Io unne so nulla.

Rosa             L’è lei, l’è questa cìettona che ancora la un la vuo’ far finita. E te tu dici degli altri?….Tu sapessi!…..Se tu stassi qui tu le vedresti tutte; e tu vedresti chi è la meglio o la peggio!

Anita            (piange)

Cecco           (c.s.) Ma come? E io devo star quassù a sentir senza dir nulla? Ora scendo!

Ulisse           (posando la chitarra sopra la tavola) i’ ho capito ugni cosa…….Eh’ qui se un si piglia un rimedio per tutti indistintamente ‘gliè un affar  serio!…(guardando Alfredo) Se un metto e’ piedi a i’ muro, la va a finir male, via, ho bell’e capito!

Alfredo        (accostandoglisi, piano) Io, sa, giovedì prossimo pagherò il mio mese.

Ulisse           La farà bene; perché de’ lenzòli da far consumare io un ce n’ho!

Cecco           (c.s.) Tu l’ha ‘uta!

Ulisse           Vo’ ire a mettermi il cappello e vo’ andare a far du’ passi.

Alfredo        (esaltando – piano) Ah, benissimo!

Ulisse           (incamminandosi e fermandosi sulla porta) Giudizio! Giudizio, donne, se no la frusta la farà e’ fochi d’artifizio!

Rosa             Ma che dici a mene?

Ulisse           I’ dico a tutte!…..E a te per la prima!…..O guardiamo! (entra in casa)

Rosa             (ad Anita) Lo ‘edi? Se’ contenta?…

Anita            ‘Gliè meglio che vada a letto!….(entra in casa rasciugandosi gli occhi)

Rosa             (prendendo la chitarra) Ma la chitarra la un sorte di qui. Se la rivale, gli ha a venire a piglialla da me…..La chiudo subito nell’armadio! (entra in casa)

Alfredo        Brava!

Cecco           (c.s.) Meglio palaia!

Alfredo        (rimasto solo con Ida, sottovoce, dopo aver guardato) Dunque, siamo intesi?…

Ida                (implorando) No!….No, Alfredo!

Alfredo        ma come no?----Ti giuro su quello che ho di più sacro che non dovrai pentirti di questo passo. Sarà l’amore, la felicità, la gioia!…

Cecco           (che di lassù tende l’orecchio) Ma io lo diceo!

Alfredo        Il treno parte alle dieci e cinquanta….

Cecco           (piano) I’ treno?

Alfredo        Tu non dovrai che uscire e correre difilata all’angolo di piazza de Mozzi. Io sarò lì con la vettura trecentosedici, che ho già combinata. Ricorda, trecentosedici!

Cecco           (piano) Benone!

Alfredo        Siamo intesi! (odono arrivare Ulisse; si ricompongono subito. Ida finge di riordinare le sedie canterellando sottovoce; Alfredo accende una sigaretta e canterella anche lui, facendo l’indifferente)

Scena V

Ulisse e detti

Ulisse           (appare sulla porta di casa, accomodandosi il cappello a cencio che si è messo per uscire. Si ferma, ascolta quel doppio e sommesso canterellare, e quindi, avanzandosi in mezza alla scena, mormora) Che c’è egli, e grilli stasera? (poi rivolto a Ida) T’unn’ha ‘ire a letto?

Ida                Sì; va subito….I’ lume che lo spenge lei?..

Alfredo        Può spengerlo. Tanto esco anch’io perché ho da impostare questa cartolina, (la mostra).

Ulisse           Allora la vadia, se no le levano.

Alfredo        Buona notte. (esce dalla strada continuando a canterellare)

Ida                I’ vo a letto; buona sera…..

Ulisse           Aspetta un poco….Vien quae.

Ida                (si accosta sorpresa)

Ulisse           Dimmi un poco; come s’ha egli a fare conte?

Ida                (sempre stupita) A proposito di che?

Ulisse           A proposito di che?.....O che credi unn’abbia occhi?....O che credi che sia orbo?...Se tu madre la un ci vede i’ ci’ veggo io, sai?

Ida                Ma icchè la dice babbo?

Ulisse           I’ dico, icchè so!

Ida                Allora, la scusi, gli dirò che la farebbe meglio a pensare a quella chitarra.

Ulisse           La chitarra so icchè l’è; si tratta d’un giovanotto che viense qui con delle bòne ‘ntenzioni e che gli si disse no; dunque, se c’è un po’ di corpa, questa l’è nostra; cioè, l’è di tu’ madre, non mia; ma di tene un si sa nulla…..Te tu lavori sotto sotto e un si sa indo’ tu voglia andare a finire…

Ida                (con strafottenza) Ma che sotto, la venga via…..

Ulisse           O bambina, un mi fare stizzire, se no ti tiro uno scapaccione, e ti lèo la pettinatura alla bella Otèro, sai! (e gli tira uno scappellotto)

Cecco           (piano) Sode!

Ulisse           Dunque, discorsi pochi: quello gliè un pirulino che cerca di frignuccio! Se tu la finisci, bene; se no le son botte! Ci siamo ‘ntesi?....O via a letto!

Ida                (volge le spalle ed entra in casa cominciando a piangere)

Ulisse           (soddisfatto) Mi par che meglio di così, i’ babbo, un si possa fare! (e si tira su la cinghia dei calzoni)

Scena VI

Rosa e detti

Rosa             (tornando per prendere il lume) Icchè tu gli ha’ fatto, la piange?

Ulisse           La riderà quando l’è sposa!....I’ gli ho detto i’ mi’ parere; per ora a lei, e poi…..le ci saranno anche per te!....(esce dalla porticina chiudendo)

Rosa             (prendendo il lume, il piatto dei fichi e andandosene) Lui gli ha a dir di quella e io dico di quell’altra!...... Bocia!....(entra in casa, adesso l’orto è rimasto al buio)

Cecco           Quanto a questo se ne discorrerà con comodo) (guardando e incominciano a scendere) Che si pòle scendere?....Mi par che sia l’ora. (saltando in terra) Altro che chitarra! Va’ là che la tu’ minore la te la prepara bella! (stropicciandosi le mani) Un ci voleva che questa….guardache tante vorte, icchè vor dire montar su un fico…..E ora icchè fo? Restar qui per sorprendella?....Chiè perché quella l’è capace di negare. ‘Gna coglielli proprio tutt’e due insieme, eppo’ riportargliela pari pari pe’ digli: ecco, se un c’ero io….(si sente girar la chiave nella toppa) Chi è?.......(si nasconde da una parte) Ah, di’ fico unne vo’ più!

Scena VII

Stinchi e detto

Stinchi          (entra guardingo con un bastone ed un lampione da carrozza acceso) Vah, i’ sbaglierò. (guarda le rame del fico) ma ppure, dalla strada, mentre ripulivo i legno, m’è parso di vedere un’ombra scendere da i’ fico, o che si coglie fichi a quest’ora? (continua a guardare in alto)

Cecco           (piano) Gliè Stinchi. Allora i’ unn’ho paura. (gli va alle spalle e gli afferra subito il bastone) Fermati làe!

Stinchi          Chi va là!?

Cecco           Ma che va’ là! Un bociare; t’un mi riconosci?

Stinchi          Che fa’ tue qui a quest’ora?......Andiamo Cecco, via, Cecco, o che se’ diventaco pazzo?

Cecco           Chetati; i’ un fo nulla di male; anzi!.....dammi retta: che lo sai chi ‘gliè i’ numero trecentosedici?

Stinchi          Trecentosedici, trecentosedici…….aspetta….’gliè uno di notte.

Cecco           Questo lo sapeo, ma chi lo guida?

Stinchi          Senti, veh; o l’ha i’ lungo, oppure c’è Anchise; uno de’ due di certo!

Cecco           Che li conosci bene?

Stinchi          Alla grazia!.....Se li conosco!

Cecco           T’un se’ briaco stasera?

Stinchi          ma che briaco!....Per essere cascato qualche vorta ne’ rigagnoli i’ ho sempre la nomèa di briaco.

Cecco           E allora, ‘gna che tu venga con me!

Stinchi          Pe’ fare icchè?

Cecco           Per montare a cassetta e per guidare i’ trecentosedici, invece che alla stazione, alla questura di via de’ Ginori!

Stinchi          O che ti se’ messo a far la spia?

Cecco           Eh, caro mio, in certi casi e per certa gente un c’è che la galera!

Stinchi          Allora, forza!

Cecco           Zitto!.....(correndo a guardare, verso l’abitazione) Eccola!..

Stinchi          Chie?

Cecco           (spinge Stinchi nel buio dietro il fico)

Anita            (esce guardinga da casa, ha con se una piccola valigia, piano piano viene al centro della scena e guarda tutto come se dovesse essere l’ultima volta che vede la sua casa, si ferma un momento si fa il segno della croce e lesta esce dall0usciolino)

Cecco           (spingendolo fuori) Fòra!....Fòra!.....Fa’ piano!....Zitto!.....(escono dall’usciolino, Cecco spingendo Stinchi, mentre questi vorrebbe vedere e sapere)

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

Scena I

                     Lo stesso scenario del primo atto. Rosa, Anna e Teresa e poi Zaira. Rosa è seduta presso il tavolino di sinistra, smunta, disfatta dal dolore. Essa non fa che piangere. Tutte le altre vicine le sono d’intorno per consolarla.

Tutte             Ma icchéne, andiamo! Che son discorsi da farsi?.....sue, via!

Rosa             Credechelo! Credechelo!....Un mi resta che buttarmi in Arno!

Zaira             (entrando dalla cucina con una tazza di brodo) Ecco i’ brodo!

Anna            Gnamo, la lo pigli!

Rosa             (disperata) I’ un vo’nulla! I’ un vo’ nulla!....

Tutte             Ma come?

Zaira             Che vuol morir di fame?

Anna            Se la si vuole ammazzare la sarà a tempo. Intanto, la pigli i’ brodo!

Rosa             Che vergogna! ..per la nostra famiglia!

Zaira             L’aspetti a fasciasi la testa, benedett’Iddio!...Dopo tutto un si sa mica.

Rosa             Icchè un si sa?....O che voleche la cosa più chiara di quello che l’ha lasciaco scritto?

Anna            E’ se ne scrive tante!

Zaira             Anch’io scrissi che mi voleo fa’ monaca; eppoi i’ ho otto figlioli!....La bea i’ brodo, la bea i’ brodo!

Rosa             (sorseggiando) Un c’è più rimedio. Ormai l’è bell’e andaca!

Anna            Ma chi gli dice che la un ritorni….come l’è ita via?

Tutte             Ma sicuro! La può tornar benissimo….

Zaira             La potrebb’essere andaca a fare una girata, così pe’ su’ capriccio, e poi la può benissimo riapparire.

Rosa             O che si va a far le girache co’ giovinotti?

Zaira             Eppure in Inghilterra le signorine le vanno e tornano quando gli pare e piace.

Rosa             Perché laggiù c’è meno cardo!...Per capire con qual’intenzione l’è scappata e’ basta leggere la lettera che l’ha lascito. Brutt’assassina e dire che io la credeo una madonnina!

Anna            ‘liè i’ solito, o la un lo a?

Zaira             Che me la fa sentire questa lettera?

Rosa             E l’ha presa su’ padre per anda’ dall’avvocato, perché, che voleche…..Con che còre si ricorre alla questura?...Prima di fare uno scandalo e di mettila in pubblico si volea vedere se c’era attri mezzi.

Tutte             Sicuro……L’ha ragione…..E fanno bene….

Anna            Meglio che fare una pubblicità gliè meglio vedere d’accomodare.

Zaira             Si capisce! Perché l’amore ‘gliè cattivo, sapeche!...........’Gliè, peggio di’ mar de’ denti. Io l’ho provato, lo so.

Teresa           Eppoi c’è tante linguacce….

Anna            Si pena tanto poco a roinare una ragazza co’ chiacchiericci.

Rosa             Per questo, mi raccomando a tute….

Tutte             Uhuuuuuu!....la stia sicura!....nessuno dice nulla! (e par proprio che quella sia un’inutile raccomandazione)

Zaira             A me le m’entran di qui e le mi sortan di qua!

Tutte             O a mene?........ma che gli pare…

Rosa             (piangendo) Per via di qui’ poer’omo di su’ padre. Se si risapesse un potrebbe più vivere in mezzo a tutta quella robaccia di piazza. Un gli parrebbe vero di canzonallo!

Tutte             Ma la stia tranquilla!

Anna            Nessuno dirà nulla!

Teresa           Eppoi anche per la su’ sorella poverina. Ma l’aveche vista?...La pare una morta.

Rosa             (piangendo) da stamani in qua la sarà scemaca dieci chili!

Anna            Peccato! L’era così bofficiona.

Zaira             Ora l’ha a guardare se la s’ammala anche lei. O indoe l’è?

Rosa             E l’hanno presa su, quelle ragazze di’ secondo piano, pe’ vedere se la distorgano. Ma la un fa che piangere, come me! (e piange, anche le altre donno si commuovono e si asciugano gli occhi)

Anna            L’è staca proprio un’azzionaccia!

Tersa             Figlioli?....Gliè meglio aer’ de’ polli! Armeno gli si tira i’ collo!

Zaira             Sorte che io ho tutti maschi!...Certe disgrazie le un mi succedano.

Rosa             E dire la portavo in parma di mano. (torna a piangere)ù

Tutte             Coraggio. La si faccia coraggio…..

Scena II

Ulisse, Asdrubale e detti

Asdrubale     Li mi lasci fare. Lei vedrà che si accomoda tutto. (egli è il vero tipo del cavalocchio, con una logora cartella di cuio sotto il braccio)

Ulisse           Speriamo bene!...(entrando e vedendo sua moglie piangere) Vah!.....eccola lì…..la bela!

Rosa             O icchè ho a fare?

Ulisse           Gliè tardi! Tu ci dovei pensar prima!

Rosa             (singhiozzando più forte) Un me lo dire!

Asdrubale     Calma, calma….Se non sbaglio, questa è la madre?

Ulisse           Pur troppo!...(presentandolo) Questo ‘gliè i’ sor avvocato!

Tutte             Uhuuuu!.........(e tutte si ravviano e si lisciano, come per farsi presentabili)

Asdrubale     State comode, state comode; non c’è bisogno di scomodarsi.

Rosa             (con le mani giunte) Sor avvocato, mi raccomando a lei.

Asdrubale     Farò il possibile.

Rosa             La me la sarvi!

Asdrubale     Stia tranquilla. Intanto faremo subito una bella citazione al giudice conciliatore.

Ulisse           Conciliatore?.....Ma se sono scappachi insieme mi par che si sieno bell’e conciliaci!

Asdrubale     Mi lasci fare. Innanzi tutto mi preme d’interrogare questa tal Serafina, colei che introdusse nella vostra casa il giovinotto.

Teresa           Vo a chiamarla.

Ulisse           Che mi fa il piacere?

Teresa           Subito (esce)

Asdrubale     (preparandosi a scrivere e mettendo sulla tavola le carte) L’ortolana ci darà i primi indizi: perché a me non si dice: coste deve sapere ogni cosa.

Rosa             Che vuole i’ calamaio?

Asdrubale     Grazie. Ho tutto meco. (leva il calamaio e la penna)

Ulisse           Lui gli ha tutto seco!

Asdrubale     Poi, bisognerà interrogare anche il garzone di stalla. A quel che ho udito egli è l’unico che, di solito, sta alzato, giù nella rimessa, sino a ora tarda!

Ulisse           Chie, Stinchi?...o se, figlio d’un cane, stamani un s’è ancora visto!.....Per me ‘gliè scappaco anche lui.

Asdrubale     Bisognerà trovarlo; costui è il solo che ci può dare qualche notizia di ciò che stanotte è accaduto nella strada.

Anna            Posso andare a sentir la su’ moglie.

Ulisse           Sarà a letto briaco, ve lo dico io!

Rosa             la vada, la vada, sor Annina, e la gli dica che venga subito qui.

Anna            Ho capito! (esce)

Asdrubale     (che si è già seduto, sfogliando delle carte) Quindi….quindi….occorrerà prendere un po’ di carta bollata.

Ulisse           (piano) Eccoci alla tronaca!

Asdrubale     Bisognerà stendere una denunzia, una citazione, eccetera, eccetera.

Ulisse           (sedendogli di faccia) la scusi, sor avvocato; icchè la dice gli sta tutto bene, un fa una grinza; ma come gli ho di già detto, noi, ancora, un si volea…

Rosa             Un si volea fare scandali, ‘nteso?

Asdrubale     Sta bene; ma un po’ di carta bollata è necessario tenerla!

Ulisse           O un la tiene i’ tabaccaio?

Asdrubale     Insomma, ci voglio cinque lire, ecco!

Ulisse           (alzandosi e mettendo le mani al portafoglio) Se la lo dicea subito la unn’era bell’e finica?

Rosa             Sicuro, eh, la unn’ha mica a laorare a ufo, poer’omo!

Ulisse           (levando il biglietto di banca, alla moglie) E questo ‘gliè i’ guadagno di dozzinante. Le vanno benino le cose!

Rosa             Abbi pazienza!

Ulisse           (gettando sulla tavola il biglietto) Accogli la mercede!

Asdrubale     (intascandolo) Oh, adesso s’incomincia a parlare di qualche cosa!

Ulisse           Gli ha ragione anche lui!

Zaira             Eh, caro sor Ulisse, a questo mondo ‘gna ungere!

Ulisse           ‘Gliè tanto ch’i’ ungo! La sapessi!......basta! (volgendosi) Chi è?

Rosa             Avanti!

Scena III

Bigatti e detti

Bigatti          (appare sulla porta col cappello in mano, in un “tait” striminzito, ma con l’aria franca) È permesso?...Scusino se io mi presento senz’essere conosciuto, ma le esigenze del pubblico sono oggi così estese che, pur troppo, qualche volta ci conviene di essere anche importuni.

Ulisse           (ad Asdrubale) O chi’ egli?

Asdrubale     Può essere un teste. Lo lasci parlare. Avanti, avanti; dica pure.

Bigatti          (avanzandosi) Grazie mille. (prende una sedia, e mentre tutti lo guardano si accomoda alla tavola  e trae lapis e taccuino) Allora, se vogliono favorirmi!

Ulisse           (a Rosa) Ma icchè vole?

Rosa             E par che sia in casa sua!

Asdrubale     Scusi: forse lei sa qualcosa? Può darci delle notizie?

Bigatti          Mio Dio, sì ma sono le voci che ho raccolte per la strada.

Ulisse           Allora la le dica.

Bigatti          Che cosa debbo dire?......Loro ne sanno certo più di me; e siccome, per non aver delle smentite, io risalgo sempre alla fonte, così ho creduto meglio di venir qui e di prender, come suol dirsi, il toro per le corna…..Le pare?

Ulisse           Ma icchè chiacchiera?

Rosa             Uhm!

Ulisse           Le corna…i’ toro…E guarda me!

Bigatti          Cosicché, se mi voglion favorire…

Ulisse           Ecco, la scusi, perché veggo che qui un ci s’intende…

Asdrubale     Sembra anche a me.

Ulisse           La scusi, ma chi l’è lei?

Bigatti          Non hanno capito?.....Io sono un reporter del Fieramosca.

Ulisse           (con un urlo) Reportèrre?.....(e corre a prendere una sedia per spaccargliela sulla testa)

Tutti             Ah!.....(urlo generale)

Rosa             Fermati! (lo trattiene)

Asdrubale     (alzandosi per non essere colpito) Per Dio!

Bigatti          (balza in piedi e fugge nella camera del dozzinante, a destra)

Ulisse           Reportèrre!?.....(cercandolo) In do’ è egli ito?!..

Asdrubale     Sor Ulisse, si calmi, si calmi, per carità!......Ma anzi!....Questa è una fortuna!....Il rapitore non diceva di essere un redattore di quel giornale?.......Tanto meglio!....Adesso sentiremo….(chiamandolo) Venga fuori!? Venga fuori!.. (ed entra nella camera dove si è rifugiato l’altro)ù

Ulisse           Mondi vile, m’è andaco tutto i’ sangue alla testa!...

Rosa             Se’ bono, Ulisse, se’ bono!

Zaira             La si carmi!

Ulisse           Reportèrre?!.......Reportèrre, la un capisce? E basta questo nome per fammi perdere i’ lume degli occhi!

Rosa             (disperata) Guardache a icchè la ci fa ritrovare quella brutta cietta!.....La ci fa cimentare tutti!

Asdrubale     (uscendo) ma venga fuori, stia tranquillo. Siamo fra gente onesta, per Bacco!

Bigatti          (c.s.) Ma queste sono cose…..Oh, per Dio, questo poi è un po’ troppo!...(e dà un pugno sulla credenza)

Zaira             (prendendo la tazza) La bèa un po’ di brodo, gli farà buono!

Bigatti          Ma che brodo d’Egitto!.....

Ulisse           (guardandolo male, mentre Rosa lo calma) Razza ‘nfame ch’è quella…(alla moglie) Ma t0un capisci quale ‘gliè i giro? Prima e’ portan via le ragazze, eppoi ti fanno la cronaca!

Bigatti          (animandosi) ma che portar via!....E con chi crede di parlare, lei?....Io sono figlio d’un colonnello ritirato.

Ulisse           (accennando la camera) E se visto!

Bigatti          E se faccio il reporter lo faccio per divertimento! Ma sappia che ho scritto anche un volume di versi: “foglie sparse”.

Ulisse           E sa, l’è nova!....E versava anche quell’attro!

Bigatti          Ah, per Iddio!

Asdrubale     Si calmi, si calmi, le ho detto; e quando lei saprà la ragione troverà giusto lo scatto del padre.

Bigatti          Lei è il padre?.......Allora tanto meglio. (riprendendo lapis e taccuino) mi dica il nome, il cognome, la paternità, la professione, il giorno della nascita e se è elettore politico.

Ulisse           Eppoi ne vuol sapere altre?

Asdrubale     favorisca di dire piuttosto a noi se al suo giornale è impiegato come reporte un certo Alfredo….Alfredo?

Rosa             Seduti.

Bigatti          Seduti? (cercando di ricordare) Seduti…..Seduti……Seduti…

Ulisse           Ho capito; a i’ su’ giornale son tutti ritti!

Bigatti          Ma al mio giornale non esiste nessuno che si chiami Alfredo.

Ulisse           Ma de’ Seduti ce n’è?

Bigatti          Nemmen per idea! Il che vuol dire che voi siete stati ingannati!

Ulisse           (a Rosa) Icchè ti diceo che anche quella di’ su’ mestiere l’era una cabala?....O piglia’…..Qui’ canarino, non solo ‘gliè icché ‘gliè, ma c’è anche questa: unn’ha né arte né parte!....

Rosa             (piangendo) Poera la mi’ bambina!

Ulisse           L’ha auta? O tientela!...?Gli era tanto distinto! E discorrea tanto benino!...Torna a fattelo pagare i’ gelato!

Rosa             Ma perché tu mi martorizzi a questo modo?......

Zaira             (a Rosa) La lo lasci dire; un po’ di sfogo gli ci vole.

Rosa             Io finisco in bara!......Come i’ ho a fare a resistere?

Bigatti          (accostandosi a Rosa col taccuino) Scusi, mi favorisce il nome?

Zaira             Eh, la vadia all’inferno, co’ i’ nome!

Rosa             La un mancava che lei pe’ la casa, ved’ella!

Bigatti          (piano fra se) Ah, adesso io non mi muovo. All’inferno andrò dopo! (e da questo momento, egli, sempre col taccuino in mano, segue tutto ciò che accade, ficcandosi tra i piedi di tutti).

Scena IV

Anna e detti; poi Stinchi

Anna            (entrando) eccolo. L’ho trovato che gli era ancora a letto.

Ulisse           Lo diceo io?....Chi sa che briaca e’ prese anche ieri sera!...

Stinchi          (entrando assonnato) Ma che briaca!....I’ son digiuno, i’ ho a esser sempre briaco, per lui.

Ulisse           O t’un lo ‘edi t’ha’ ancora gi occhi tra’ peli!...Eppoi, o ch’è questa l’ra di venire alla stalla?

Stinchi          I’ un son venuto……per via d’un caso.

Tutti             D’un caso?

Stinchi          M’immagino che vu’ve ne sareche bell’e accorti.

Asdrubale     (trionfante) Egli sa tutto! Che cosa dicevo io?

Ulisse           (serrandogli la mano) Bravo avvocato!.......(agli altri) ‘Gliè capacito! (poi a Stinchi) Animo, butta fòra!

Rosa             Icché vu’ sapeche?

Stinchi          I’ so che l’Ida l’ha preso i’ volo!

Tutti             ma questo si sa!

Stinchi          Allora i’ un so attro.

Ulisse           (afferrandolo per il bavero) T’un sa’ attro? (sbatacchiandolo) Ohe, dammi retta, che vuo’ esser battuto ni’ muro!

 Stinchi         ma io…

Ulisse           Io ti levo la briaca!

Asdrubale     (calmando Ulisse senza muoversi dal tavolino) Sor Ulisse….Sor Ulisse….Lasci fare a me.

Ulisse           (abbandonando Stinchi, calmo) Faccia lei.

Asdrubale     (ritto al tavolino, coi pugni appoggiati sopra, drizzando il collo e assumendo l’aria e il tono di persona che crede d’intimorire) Guardatemi bene. Voi siete di fronte ad un uomo di legge!.... (e lascia andare un pugno sul tavolino, facendo ballare carta e calamaio) E di fronte a me bisogna dir tutto! (altro pugno per dar forza al discorso)

Stinchi          (calmo, calmo) O la senta; ‘gliè inutile che la boci e che la tiri e’ nocchini sur i’ tavolino….Io e’ un so attro! Un so artro e un so artro!

Ulisse           (riafferrandolo per il braccio) Da retta, vien quae!...lui e’ li tira sur i tavolino, ma io te li dò tutti in testa (egli misura un pugno).

Stinchi          O se un so nulla!

Ulisse           (scuotendolo) Ma come t’un sa’ nulla?!.....da’ retta! Svegliati!...

Asdrubale     (calmandolo come sopra) So’….Sor Ulisse…..Sor Ulisse….Lascia fare a me.

Ulisse           (abbandonandolo di nuovo e tornando calmo) Faccia lei.

Asdrubale     Se gli dice così non fa niente. (con calore) Con un altro bollo da due e quarante manderemo in galera anche lui!

Ulisse           Noe!.....I’ unne vo’ piu!....la carta  bollata l’è troppo cara! Io gli bollo…..ma i’ cervello se un dice icché sa!

Stinchi          Allora, sentiche: io so, ma un posso parlare.

Tutti             Un po’ parlare?!

Stinchi          No, perché per stare zitto i’ho promesso di restare a letto e d’aspettare la persona che verrà qui e che dirà ugni cosa.

Tutti             La persona?!

Bigatti          Altro foglio di carta bollata!...(poi accostandosi a Stinchi) Scusi, mi favorisce il suo nome?......È per il giornale.

Stinchi          Per il giornale?....(felice di far pubblicare il suo nome) Giovanni Cui, detto Stinchi! Governatore!

Tutti             Governatore!?

Stinchi          O un governo la cavalla di sro Ulisse?!

Ulisse           Vien quae, vien quae, lascia andare i’ cui e i’ poi; parliamoci chiari. Come sta egli questo rigiro?.....Te tu sai, ma t’un po’ parlare?

Rosa             Allora ‘gliè segno che vu’ gli aeche tenuto di mano!

Stinchi          La stia zitta, sora Rosa, la un bestemmi!

Bigatti          Rosa?......Rosa? Il casato?...

Ulisse           Insomma, noi di deve fare i’ comodo degli altri!...S’è visto sparir la figliola e un s’ha a sapere indoe ce l’hanno nascosta!

Rosa             I’ ho capito; un c’è che andare alla Questura! (e si preparano per uscire)

Asdrubale     Bisogna fare un intimazione legale, citare il rapitore e fargli pagare i danni e le spese.

Ulisse           O se unn’ha un centesimo, icchè la vuol citare?

Tutti             La Questura!....la Questura!

Ulisse           Dachemi i’ cappello

Asdrubale     La Questura per il penale e io per il civile!

Scena V

Cecco e detti

Cecco           (presentandosi sulla porta, a Ulise) Indoe la va?

Rosa             (appena lo scorge) Icchè l’ha’ ere lei?!.....Fòri!.....Che viene a portarmi via anche quell’altra?

Cecco           Noe, l’ha sbagliaco: io un son dicotesta razza. Io sono un ugnirante, ma per ora, di cotesti peccati, io n’ho sull’anima!

Ulisse           E allora, icchè t’ha’ ‘ere; gnamo sbrigati!

Cecco           O un ve l’ha detto Stinchi?

Stinchi          Io unn’ho detto proprio nulla!

Ulisse           Che forse, la persona che sa ugni cosa, tu saresti te?

Cecco           Ecco, vu’ l’aete ‘ntesa. Se c’è qualcuno che può dirvi qualcosa, quello, son io!

Le donne      Icché?

Asdrubale     (vedendosi sfuggire la causa) Non è possibile!

Bigatti          (correndo da Cecco) Scusi, mi favorisce il nome?....

Cecco           (mandandolo indietro con una manata) Icchè l’ha a sapere?

Ulisse           ma che si lea di torno?! O che son tutti ficconi a cotesto modo, a giornali? (poi prendendo amorosamente Cecco, con passione e interesse) Vien qua, vien qua, spiegami un po’ come gli sta cotesto discorso.

Rosa             Lei la sa ugni cosa?

Cecco           Sì; e, anzi, dirò di più: ora e’ fili di tutto l’affare, son proprio nelle mi’ mane. Son io che stanotte i’ho fermaco a tempo i’ volo de’ piccioncini……

Stinchi          Oh, e dice i’ vero!

Cecco           Son io ch’ho sarvaco (a Rosa)la su’ famiglia dalla vergogna; ma però son sempre a tempo ad aprire la gabbia e a dargli l’aire!

Bigatti          Bellissima! (scrive)

Asdrubale     Niente affatto!.....La legge commina delle pene severissime per coloro che facilitano la fuga e basterà un citazione per………

Ulisse           (alterato) O la un la finisce co’ i’ citare?..............Prima che sia citato, sa ella quanta roba può nascere?...........Unn’è meglio veder di ripigliarli subito?....(poi a Cecco) Da’ retta, da’ retta Cecchino, vien quae, e un far più la burletta. Un lo guardare qui’ coso, dicci in doe sono.

Cecco           E sono a i’ sicuro……Ma, come ripeto, se io voglio: via!......Gli do l’aire!

Stinchi          ‘Gliè proprio così!

Bigatti          Meraviglioso! (scrive) Gli do l’aire!

Asdrubale     (con un sospiro) Ha capito bisognerà accontentarsi di cinque lire! ( e presa la sedia va a sedersi addolorato per la buona piega che prendono le cose, sotto la finestra, a destra)

Ulisse           (a sua moglie, con dolore a rimprovero) E questo ‘gliè i’ frutto delle tu’ manieracce! (vorrebbe urlare, ma la pena lo vinc, siede nel fondo confortato dalle coinquiline)

Cecco           (è rimasto appoggiato al tavolino, con le braccia conserte, assumendo l’aria di chi vuol fare il cattivo senza riuscirvi)

Stinchi          (gli sta accanto e lo guarda come per consigliarlo a cedere)

Bigatti          (col taccuino in mano segue attentissimo ciò che accade)

Rosa             (rimasta sola a sinistra, essa china la fronte, poi si fa animo e si accosta piano piano al giovinotto. Quando è lì, con le  lacrime che scendono incomincia sommessamente, come temendo di farsi udire dagli altri) Lai, so’ Francesco…..lo ‘ntendo, la un dubiti…Lei, ora, la mi vuol ripagare con la listessa moneta……(piangendo a calde lacrime) Ma la pensi che sono una poera mamma….e ch’i’ ero rimasta accecata dall’apparenze……Carma lei, tranquillo e educato lui….Chi l’avrebbe detto che m’arebban messo a questa disperazione?........sortanto ora i’ m’accorgo….di quello che doveo veder prima! Dunque…..la un mi faccia soffrir dell’altro. (non ne può più; il singhiozzo le chiude la gola. Le altre donne le si accostano e la conducono lontano, all’altro tavolino, confortandola)

Cecco           (rimane impassibile, appoggiato alla tavola, facendo il forte)

Stinchi          (sottovoce, urtandolo nel gomito) O smoiti!

Cecco           Lasciami stare! (però anch’egli ha le lacrime in pelle in pelle)

Ulisse           (stando seduto nel fondo ha seguito tutta la scena. Egli capisce che Cecco ha diritto di vendicarsi ma…allora si alza e gli si accosta, lentamente, implorando, commosso a sua volta, e gli sussurra) Vah, io un dico che t’unn’abbia ragione…E ti s’è butttaco fora. Non io, l’è staca lei!.....Ma fa lo stesso….Però, ora mi pare che tu possa esser contento…T’un la vedi?....In du’ minuti tu me l’ha richinata come a me un m’è riuscito in vent’anni!... (carezzandolo sulle spalle) ‘Gnamo, Cecchino, se’ bòno….Se bòno Cecchino!....E tu lo sa’ da te, le son donne……finché le unn’hanno toccato con mano le un si persuadano…..Pensa dunque a icchè tu fai….e pensa anche….che a soffrire….benchè i’ sia un poero fiaccheraio…..un c’è lei sola! Io un ti dico attro! (e fugge nascondendo la faccia nel fazzoletto)

Bigatti          (entusiasmato) ma questa è una tragedia!..

Asdrubale     No! Questo è un ricatto! E basterebbe leticare!

Cecco           (scuotendosi, accostandosi all’avvocato e battendogli leggermente sulla spalla) Ecco, lei l’ha sbagliaco. Noi e’ un si letica; la guardi come si fa. (corre, spalanca la vetrata, entra nell’orto e alzando la testa manda un fischio al piano di sopra. Si sono scossi tutti e lo guardano. Egli grida a qualcuno che è affacciato al piano superiore) ‘Gnamo; portala giù!

Rosa             L’è li?..

Ulisse           Davvero….(la gioia torna su tutti i volti, solo l’avvocato scrolla la testa)

Cecco           (rientrando) Sì, l’ho portata io, ripigliandola all’ultimo tuffo! (poi dando una chiave a Stinchi) E te va’ a pigliar quell’attro; l’ho tenuto chiuso tutta la notte in bottega mia: ma, bada, dev’esser dentro a quell’armadio che c’è ni’ fondo.

Ulisse           (afferrando la chiave) Tu l’ha, chiuso in un armadio?

Cecco           Se no mi scappava.

ULISSE       Allora gli sta bene indoe gli è, gli ha a morire ‘sfissiaco!

Cecco           La lo ‘sfissierà in casa sua. In bottega mia i’ un vo’ disgrazie. Tieni Stinchi. (gli restituisce la chiave)

Stinchi          Speriamo ch’e’ venga!

Ulisse           Ch’e’ venga?....Mettigli la cavezza della cavalla e tiralo!....a stigliallo ci penso io!

Stinchi          La un sarebbe mica pensata male! (sulla porta) Ohe, ecco quest’attra! (ed esce)

Tutti prendono un atteggiamento speciale. Rosa non sa se si scaglia o se piange; Ulisse si toglie la giacca e si tira su le maniche; Cecco procura di tenerlo calmo; Anna e Zaira fanno a animo a Rosa, cercando di consolarla; Asdrubale siede afflitto da una parte e Bigatti attende con ansia

Bigatti          Scena culminate! (scrivendo) “Il ritorno della fuggitiva”.

Scena VI

Anita e detti; poi Teresa e Ida

Anita            (entra sola, prima delle altre; si ferma guarda come i genitori si dispongono ad accogliere la sorella, e quindi, rivolgendosi ad Ulisse) ‘Gnamo, babbo: la un faccia scene. Grazie a i’ cielo…(guardando Cecchino) e a qualcun altro, d’icchè doveva succedere unn’è successo nulla. Dunque, gli si può perdonare.

Ulisse           Te chetati! Se no ti butto for di finestra!...Mi dispiace che siamo a i’ pian terreno.

Rosa             (implorando anche lei) Vien via, Ulisse; oramai ‘gliè meglio metterci una pietra sopra.

Ulisse           (fra lacrime e stizza) La ci ‘orrebbe la pietra, ma pe’ schiacciarvi i’ cervello a tutt’e due. (poi volgendosi calmo) Indo’ ‘ella?...

Anita            L’è qui. (corre sulla porta e fa cenno alle altre di entrare)

Ida                (entra con Teresa, coprendosi il volto col grembiale, piangendo e non avendo il coraggio di farsi avanti)

Anita            (spingendola) Buttati a i’ collo della mamma!

Ida                Correndo ad  abbracciare la madre) Oh, mamma, perdono, perdono!

Rosa             (i singhiozzi la soffocano; non sa che abbracciarla)

Ulisse           (dall’altra parte, volendo fare il feroce, ma piangendo anche lui) Da me la un viene, se no cor una labbraca gli fo fare tre capriòle!

Cecco           Ma che labbraca, andiamo; la la faccia finica! La un vede c’è anche la pressa?

Ulisse           Come c’entri poi qui pirulino a bracar tutt’i fatti degli altri ‘i un loso! E come gli scrive!

Rosa             (sottovoce a Ida) Cattiva!....Cattiva!....Eg, ma d’ora innanzi ci penso io! A catena come cani t’ha a stare! E ora la vada a chieder perdono a su’ padre, poer’omo!

Ida                (si volge e sempre col volto coperto dal grembiale s’avvicina la padre)

Ulisse           (la guarda accostarsi; vorrebbe dire e vorrebbe fare; ma non sa, non può)

Cecco           (sempre accanto a lui procura di calmarlo)

Ida                (rimane in piedi, dinanzi al padre, singhiozzando sommessa)

Ulisse           (dopo un momento non gli riesce di dire che questo) Che s’è divertica?....O la ci ritorni!

Ida                (singhiozza più forte)

Bigatti          Benissimo! Non si può essere più eloquente! (scrive) “Che s’è divertica? O laci ritorni”

Ulisse           (volgendosi al cronista) O sor Annibale, poi lo voglio leggere anch’io!

Bigatti          Sarà la storia stenografata.

Ulisse           Facciamo le cose perbenino.

Asdrubale     (alzandosi) Io poi dico una cosa sola. A questo mondo non c’è più una persona con un po’ di carattere.

Anita            O che vorrebbe e’ tempi de’ Guelfi e Ghibellini?

Cecco           Quando si bastonavan sempre?

Asdrubale     Quella era un’epoca!

Ulisse           Ma gl’imbroglioni gli impiccavano! E senza carta bollata!

Scena ultima

Stinchi e detti e poi Alfredo

Stinchi          (entrando) Eccolo!...Un respirava più……Ma dice che vien volentieri perché vuol dire i’ vero e chi lo spinse a qui passo.

Ulisse           O che gli par d’aer’ ragione.

Anita            La lo lasci dire.

Alfredo        (entra e si ferma pallido sulla porta, guardando tutti)

Ulisse           (a Cecco) E si vede che ‘gliè staco chiuso!

Cecco           Gli ha dormito su’ trucioli.

Ulisse           Tu gli avei a dar fòco!

Rosa             Brutt’assassino!

Alfredo        (finalmente prende una risoluzione; si muove lesto e dirigendosi verso Ulisse)S’, lo so: innanzi tutto le debbo domandar perdono! (e fa l’atto d’inginocchiarsi)

Ulisse           (alzando il piede sulla testa di lui) Se la un si rizza cor una carcagnata gli schiaccio i’ naso come a Michelangiolo!

Bigatti          (scrivendo) “come a Michelangiolo”!

Ulisse           Già!...Perchè in casa mia delle commedie un se n’è ma’ fatte!...E quando succede certe cose nei e’ si fa così. (mettendo in azione ciò che dice) Si piglia pe’ i’ petto la persona che se lo merita e gli si dice: ohe! Come intende’ella di rimedialla, perché lo scandalo ‘gliè staco grande?...(accennando Bigatti) La guardi; c’è anche la pressa!

Alfredo        Ma io sono pronto a tutto! Il mio sogno non è che questo. (quindi con timore) Soltanto, temevo perché ai primi del mese andrò ad occupare un impiego che forse sarà di ostacolo….

Ulisse           Che va ella a fare, i’ ladro?

Alfredo        Feci domanda……

Ulisse           Di ladro?...

Alfredo        No, feci domanda e vado….ad occupare un posto…….di guardia comunale.

Ulisse           Guardia comunale? E l’avea paura per questo?.......per lo meno n’avrò uno che chiuderà un occhio; un si sa più come campare da un pesso in qua! (al cronista) La lo scria che un si campa più con le contravvenzioni!

Rosa             Adagio! Prima di riaffacciarsi a quell’uscio la deve stare se’ mesi ni’ corpo: se poi la si porterà bene la potrà tornare.

Tutti             Oh, meno male…..l’è finita bene.

Ulisse           (alla moglie) Ohe; o a i’ legnaiolino t’un gli dici nulla?......Eppure ‘gliè lui che t’ha fatto capire come tante volte l’acque chete….

Anita            Le rovinano ‘ponti!

Rosa             (imbarazzata) Icché gli ho a dire? Io la ringrazio tanto, e anzi terrò sempre a mente…

Cecco           (serio, sempre appoggiato al tavolino) Icché la terrà a mete?.....Sentiamo.

Rosa             (dopo aver pensato) Ah!....I’ho ‘nteso….vo a pigliargli la chitarra. (e va piano piano)

Ulisse           (fermandola) Ma che chitarra, vien quae!....(gettando Anita nele braccia di Cecco) Guarda quale l’è la chitarra che vuol lui!....Già, te tu se’ sempre stata cieca!.....(gioia generale, i due innamorati si abbracciano appassionatamente. Cala la tela)

Fine della commedia