L’affare Kubinsky

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L’AFFARE KUBINSKY

L’AFFARE KUBINSKI

di Fodor e Lakatos

(traduzione di Ada Salvatore)

Commedia brillante in tre atti

Personaggi:

Il PRESIDENTE della Banca Mitropa

HERTA, sua figlia

Il Barone FELICE FABRY

Il caposezione PERTL

Il dott. GUSTAVO WIESINGER

Il DIRETTORE GENERALE della Banca Mitropa

Il Procuratore NIKOLITS

Il Procuratore HOLLMANN

Il segretario RODOLFO FRITSCH

La signorina FRANZI, stenodattilografa

GIOVANNI, fattorino

Un vecchio signore

Scene:

Atto primo

Una sala dell’ufficio del Presidente della Banca Mitropa: mezzo sala d’aspetto, mezzo segreteria. In fondo, a destra, la comune, che dà sul corridoio. A sinistra, una larga porta imbottita immetta nella stanza del Presidente. Di fronte, a destra, una porta simile ma più piccola, conduce in camera del Direttore Generale. Anche a destra, in prima, una porticina in tappezzeria attraverso la quale si giunge rapidamente negli altri uffici dei dipendenti della Presidenza. In fondo, due scrivanie, una accanto all’altra; sul davanti, a sinistra, un tavolino con una macchina da scrivere.

Atto secondo e terzo

La sala Consiglio della Banca Mitropa. In mezzo la consueta grande tavola. Due porte. Quella di destra è la comune, quella di sinistra immette nella stanza del Presidente.


ATTO PRIMO

(Al levar del sipario a una scrivania è seduto, volgendo il dorso alla porta di entrata, il segretario Rodolfo Fritsch. Circa trent’anni; tipo “primo della classe”, bravo impiegato che si dà un po’ di arie, pedante, piccolo arrivista pieno di tenacia ma senza alcuna fantasia. E’ solo. Ha terminato or ora la sua colazione, che consiste in una bottiglia di latte pastorizzato e due panini. Il telefono squilla.)

FRITSCH (al telefono) – Pronto?… Banca Mitropa, segreteria del Presidente… Il signor Presidente non è ancora venuto… Neanche il Vicepresidente… Nessuno dei direttori… Come, chi c’è… Finora nessuno… L’orario d’ufficio comincia alle nove… Fra mezz’ora… Buon giorno! (Riattacca il ricevitore con collera, poi chiama). Giovanni!

GIOVANNI (vecchio fattorino, entra dalla comune) – Desidera, signor Fritsch?

FRITSCH – Avete lasciato nuovamente la comunicazione in questa camera?

GIOVANNI – Mi scusi… Il centralino non funziona ancora ed io…

FRITSCH (lo interrompe, nervosamente) – E voi dimenticate che fino alle nove io sono un privato! Null’altro che un privato… Se vengo in ufficio di buon’ora è perché voglio far colazione in santa pace e temperare con tutta calma le mie matite…

GIOVANNI – Vuole che l’aiuti? (afferra una matita).

FRITSCH (lo scosta spaventato) – Per carità! Non voglio che si tocchino le mie cose! E delle mie matite sono geloso in modo particolare! (Le contempla con compiacenza, quasi con devozione) Le mie matite!…

GIOVANNI – Allora porto via questa roba…

FRITSCH – Attento! Non fatela sgocciolare!… (Disperato) Cosa vi avevo detto? Ecco una macchia! (Strofina col fazzoletto l’angolo della scrivania) Mentre io sto attento che non vi sia neanche un granello di polvere, voi spandete sulla mia tavola un fiume di latte!

GIOVANNI – Un fiume?… Ma signor Fritsch… Una gocciolina microscopica…

FRITSCH – Sbrigatevi! Aspettate!

GIOVANNI – Che altro c’è?

FRITSCH – Ancora una briciola! Portate via anche questa! (Con pedanteria prende una briciola dalla tavola).

GIOVANNI – Una briciola!… (Borbottando) Quanti anni ha lei, signor segretario?

FRITSCH – Trentadue! Perché, vi interessa?

GIOVANNI – Perché, per la sua età, mi pare che abbia abbastanza fissazioni…

FRITSCH – Come vi permettete…?!

GIOVANNI – Mi scusi, mi scusi! Sono un vecchio fattorino… Ho già diritto alla pensione… Nessuno mi può licenziare… Perciò dico la verità, magari anche al Presidente. (Via col vassoio).

FRITSCH (lo segue con lo sguardo) – Impertinente!… Impertinente!… (Irritato, comincia a temperare le matite. Entra la signorina Franzi, la stenodattilografa).

FRANZI – Buongiorno, signor Fritsch.

FRITSCH – Buongiorno, signorina Franzi.

FRANZI – Naturalmente, siete già in ufficio!

FRITSCH – Come sarebbe a dire “naturalmente”?

FRANZI – Nulla! Ho semplicemente constatato che siete anche oggi il primo arrivato in Banca! E, da tanti anni, siete sempre il primo!

FRITSCH – E perché, vi dà fastidio?

FRANZI – Perché ho una particolare avversione al levarmi presto! E quando arrivo qui… chi trovo già seduto, avido di lavorare e occupato a temperare le sue matite come se con questo volesse salvare la Banca? Il signor Fritsch!

FRITSCH (severo) – Vi prego, signorina! La nostra Banca non ha alcun bisogno di essere salvata! Grazie al cielo, siamo già andati in malora! Personale sfruttato! Movimento di capitale diminuito! Credito intiepidito! Non può ormai succederci altro!

FRANZI – E allora, perché vi affannate a fare quelle punte? A che scopo tanto zelo? E perché disponete le vostre matite in ordine di grandezza, come se fossero delle canne d’organo?

FRITSCH – Perché questo è il mio modo di vedere la vita! La mia filosofia! Quanto più grande è fuori il disordine, tanto più deve regnare qui l’ordine!

FRANZI – Uomo pieno di zelo! Quando parlate con tanta pedanteria, mi viene voglia di ammazzarvi!

FRITSCH (indifferente) – Fate pure!

FRANZI – Avete ragione! Non sarebbe una cosa abbastanza penosa per voi… Preferisco rubarvi le vostre matite più belle!

FRITSCH – Provatevici!

FRANZI (si avvicina minacciosamente alla scrivania) – O rovesciare il vostro calamaio!… O mettere qui sopra un disordine spaventoso!

FRITSCH (agitatissimo, difende la scrivania con tutto il suo corpo) – Vi prego, per l’amor del cielo… FRanzi…

FRANZI (sorridendo) – Niente paura!… Non vi faccio nulla!… E’ commovente vedere come difendete il luogo del vostro lavoro!… Via, siete proprio un buon figliolo.

FRITSCH – Vi ringrazio di essere così gentile da accorgervene.

FRANZI – Ma così pedante!… Non è buffo?… Lavoriamo insieme da tanto tempo e non siamo ancora diventati abbastanza amici!

FRITSCH – Perché vi sono degli abissi fra di noi! Io sono la personificazione dell’ordine, voi dello scompiglio! Io sono l’organizzazione, voi l’anarchia! Un’anarchia piuttosto carina…!

FRANZI (appoggiandosi alla scrivania) – Ditemi una cosa… Rudi… (Civettuola) Vi piaccio?

FRITSCH – No!… Non mi piacciono le persone che si appoggiano alla mia scrivania!

FRANZI – Perché guardate così attentamente le mie gambe?

FRITSCH – Non ci penso neppure a guardarle!… Noto soltanto che avete una calza smagliata…

FRANZI – Perfino in questo momento siete pedante!… (Andandosene) Meritereste che io vi sposassi! (Via).

GIOVANNI – (entrando, rimanendo sulla soglia) – Ecco la posta.

FRITSCH – L’avete già separata?

GIOVANNI – Diamine!

FRITSCH – Allora potete portarla!

GIOVANNI (si avvicina alla scrivania) – Ecco la posta ordinaria… E le raccomandate…

FRITSCH (sgomento) – Ma non le mettete qui sopra! Lì c’è una scrivania sgombra!

GIOVANNI – Come crede! Firmi, per favore… Con matita copiativa…

FRITSCH – Copiativa!… (Osserva le matite collocate in ordine) La terza a cominciare da sinistra!… (Prende la matita, poi nervoso a Giovanni) Badate: c’è la carta assorbente apposta?

GIOVANNI – Ecco… E’ contento adesso?

FRITSCH (firma) – Grazie! Andate pure!…

GIOVANNI – Bene. (Esce)

(Fritsch suona il campanello, Franzi entra)

FRITSCH – Signorina Franzi, dividete la posta!… Ma non qui! Nell’altra stanza! E non fate un letamaio con le buste stracciate!…

FRANZI – Niente paura!… Vado subito! Mi basta non vedervi!… (Prende la posta) Avevo una zia pazza: non faceva altro che lustrare le maniglie delle porte! Mi viene sempre in mente, quando guardo voi!… (Esce dalla porticina).

FRITSCH (la segue con lo sguardo, scrolla le spalle) Oca! (Comincia a temperare una matita; in questo momento entra Gustavo Wiesinger. E’ un giovanotto di circa trent’anni, vivace, intelligente e simpatico. Si presenta molto bene: svelto e sicuro di sé).

GUSTAVO – Buongiorno!

FRITSCH (ostile, burocratico) – Buongiorno. Desidera?

GUSTAVO – Vederti!

FRITSCH – Gustavo!…

GUSTAVO – Gustavo Wiesinger in carne ed ossa!

FRITSCH – E come sei entrato?

GUSTAVO – Dalla porta!

FRITSCH – Impossibile!…

GUSTAVO – Perché?

FRITSCH – Perché sulla porta c’è un cartello:”Non si può entrare senza essere annunciati”.

GUSTAVO – Rudi!… Sei sempre lo stesso imbecille che eri al ginnasio!

FRITSCH – Sei venuto qui per offendermi?

GUSTAVO – Lungi da me!… Ma se vuoi, posso darti un paio di briscole… come quando ero seduto al banco dietro al tuo e non mi lasciavi copiare il compito di algebra! Ti ricordi ancora le mie mani?

FRITSCH – Eccome!… Mentre io ero sempre esentato dalla ginnastica, tu eri il migliore di tutti, alle sbarre e agli altri esercizi!

GUSTAVO – E tu eri il migliore nello studio. Eri già, fin da allora, un piccolo arrivista!… Ma ti ho sempre voluto bene lo stesso… Sono venuto qui perché voglio prenderti nuovamente sotto la mia protezione!

FRITSCH – Come…?

GUSTAVO – Devo parlarti!

FRITSCH – Non sarebbe possibile rimandare a oggi? L’orario di ufficio è già cominciato!

GUSTAVO – Mi dispiace, ma non posso aspettare… Sta attento, dunque!

FRITSCH – Parli come se fossi il mio principale!

GUSTAVO – Infatti lo sono! Il tuo vero superiore! (Siede sulla scrivania di Fritsch).

FRITSCH (a parte) – Oggi tutti si mettono a sedere sulla mia scrivania!

GUSTAVO (afferra una matita e usandola come una bacchetta, picchia sulla scrivania) – Ora basta! Silenzio!

FRITSCH – Che orrore!… Hai rotto la punta!

GUSTAVO – La rifarai!… Ora stammi attento! Sono venuto da te perché ho fatto il conto che fra tre settimane sarò morto di fame.

FRITSCH – Cooosa?

GUSTAVO – Ho da vivere ancora per tre settimane!… E anche molto modestamente! Coi pochi soldi che mi sono rimasti dell’eredità paterna!

FRITSCH – Non hai nessun impiego?

GUSTAVO – No! E non ne avrò nessuno! Al giorno d’oggi è impossibile! Ho considerato tutte le possibilità, dalle più serie alle più stravaganti. Dall’allevatore di polli allo scassinatore di serrature… Tutto inutile!

FRITSCH – Poveraccio! E che intendi fare adesso?

GUSTAVO – Per il momento eccomi qui: uno nella massa di trenta milioni di disoccupati che sono in Europa. Un disoccupato della buona società. Un mendicante senza stracci. Un morto di fame che mangia tutti i giorni!

FRITSCH – Che vuoi dire?

GUSTAVO – Ma sì, mio caro! La buona società non mi dà pane… ma sandwhiches quanti ne voglio! Sono invitato ogni giorno a qualche tè… Se vado avanti così, finirò per nutrirmi esclusivamente di pasticcini e di rosoli…! Ma per un paio di salamini e un bicchiere di birra, neanche un soldo!

FRITSCH – Sempre meglio che niente!

GUSTAVO – Non è vero! Magari lo stomaco non si lamenta… ma l’anima sì! Ed è molto peggio! Perché lo stomaco vuoto si può riempire in qualche modo; ma quando è l’anima che è vuota? Sono giunto fino a considerare le conseguenze estreme… E poi, qualche giorno fa, mi è capitata una cosa che mi ha dato nuove speranze e nuovo coraggio…

FRITSCH – Che cosa?

GUSTAVO – Nella Weringerstrasse mi avvenne di incontrare…

FRITSCH – Una ragazza?

GUSTAVO – Ma che! Un camion per trasporto di mobilia. Qualcuno che sgomberava…

FRITSCH – Per passare da un alloggio più grande in uno più piccolo…

GUSTAVO – Si capisce! Dunque, dinanzi ad un portone della Weringerstrasse era fermo il camion in parte già caricato. Il marciapiedi ingombro di mobili… Una stanza da letto per signora all’aria aperta… e intorno al letto tanti uomini affannati…

FRITSCH (scandalizzato) – Davvero?

GUSTAVO – Non aver paura! Erano i facchini… Lavoravano emettendo il grido caratteristico col quale accompagnano il sollevare dei pesi: (gesto) Oh… issa! Ma con un tale slancio, con tanta gioia che i miei muscoli cominciarono ad agitarsi…

FRITSCH (interessato) – E allora…? Allora…?

GUSTAVO – Non ho potuto resistere! Dinanzi a me era una cassa… Prima che io avessi il tempo di riflettere, avevo afferrato la cassa e l’avevo caricata sul camion! Capisci?! E mi sentii infinitamente felice! Finalmente un po’ di lavoro, dopo tanti anni!… Afferro una seconda cassa, qualche sedia, un piede del pianoforte, una colonnina della credenza… Lavoro coi facchini, lavoro senza che nessuno mi abbia invitato…

FRITSCH (sorpreso) – E ti hanno lasciato fare?

GUSTAVO – Eccome! Dopo dieci minuti, tutti trovavano naturale che io li aiutassi! Alla fine, mi davano loro stessi la roba da caricare: dopo mezz’ora ero diventato indispensabile!

FRITSCH – Sono curioso di sentire il seguito…

GUSTAVO – Straordinario! Quando abbiamo finito, qualcuno si è avvicinato a me e mi ha messo in mano uno scellino. Da anni, è il primo denaro guadagnato col mio lavoro!

FRITSCH – Magnifico!

GUSTAVO – Capisci ora? Sono uscito dai trenta milioni di disoccupati! Ho vinto la crisi mondiale! Ho vinto perché non ho “chiesto” del lavoro, ma ho semplicemente preso quello che ho trovato per caso.

FRITSCH – Capisco! Vuoi dire che, in avvenire, ti pianterai vicino a tutti i camion delle agenzie di trasporti che vedrai per la strada?

GUSTAVO – Ma no! Non capisci! Quello che è riuscito in piccolo può riuscire anche in grande! Sono venuto qui perché voglio lavorare nella banca…

FRITSCH (sbalordito) – Qui… nella banca?

GUSTAVO (semplice) – Sì.

FRITSCH – Ma tu… (come se avesse un pazzo davanti a sé) ma tu non sei impiegato qui!

GUSTAVO – A chi appartiene questa scrivania?

FRITSCH – Veramente non ci sta nessuno…

GUSTAVO – Benissimo! Allora, da oggi in poi, questa è la mia scrivania!

FRITSCH – Sei impazzito!

GUSTAVO – Comincio ora a diventare ragionevole!… Mi nomino in questo momento impiegato della Banca Mitropa.

FRITSCH – Io svengo!

GUSTAVO – Non svenire; limitati a non sorprenderti di nulla. Fai come se fosse la cosa più naturale del mondo, il fatto che io lavoro a questa scrivania…

FRITSCH – E’ impossibile!

GUSTAVO – Impossibile?… Bada che ti butto dalla finestra insieme alla tua sedia…

FRITSCH – Va bene… Puoi terrorizzarmi finchè ti pare… Ma il primo superiore che entrerà qui, domanderà chi sei!

GUSTAVO – Può anche darsi. Ma non è certo. La Banca Mitropa ha ancora oggi, dopo la riduzione, più di seicento impiegati. Non è assolutamente necessario che si accorgano che ve n’è uno di più.

FRITSCH – Ma non conosci i rapporti… le procedure…

GUSTAVO – Prima di venire qui ho imparato a memoria tutta la banca… So chi è il presidente, chi sono i vicepresidenti, i direttori… So perfino che il vecchio fattorino che sta là fuori viene chiamato zio Giovanni…

FRITSCH – E a che ti serve tutto ciò?

GUSTAVO – Mi serve moltissimo!… Debbo comportarmi come uno che è qui da anni… Il mio piano è basato su questo. So che qui si tratta con l’estero, con l’interno, con creditori di ogni specie… Valuta, cambi, arbitrati… Ogni giorno nuovi ordini… Ogni giorno nuovi problemi che attendono soluzione… Credi tu che in questo inferno, in cui i direttori vanno e vengono con la rapidità di un direttissimo dinanzi ad una stazioncina, si prendano la pena di fermarsi davanti a questa scrivania e di chiedere: “Cosa fa lei qui?”.

FRITSCH – Se non lo chiedono oggi, lo chiederanno domani! E se non domani, dopodomani… fra dieci giorni…

GUSTAVO – Errore! O si chiede subito o mai! Fra dieci giorni la mia presenza qui è diventata la cosa più naturale del mondo… Se non ci fossi, mi manderebbero a chiamare!

FRITSCH – Hai una fantasia…

GUSTAVO – Ti prego!… Non voglio atteggiarmi a profeta… può anche darsi che io debba prendere il volo nei primi cinque minuti! E’ possibilissimo! Ma può anche darsi che io vinca la partita! ,E allora sarò impiegato di questa banca!… Ti piaccia o no!… (Siede sulla scrivania di Fritsch).

FRITSCH (disperato) – Ci siamo! Ti sei seduto sul campanello!

GIOVANNI – Il signor segretario ha chiamato?

FRITSCH – No, zio Giovanni! E’ stato per sbaglio!

GIOVANNI – Impossibile… Il signor segretario non si è mai sbagliato, in dieci anni!

GUSTAVO – Verissimo!… Beh, come va, zio Giovanni? Come sta vostra moglie? Bene, spero?

GIOVANNI – Grazie, va molto meglio. Ma ha ancora dei dolori alla schiena…

GUSTAVO – “Ogni figura un fatto”… Fatele dei massaggi con grasso non salato… Le faranno bene… E ora, state a sentire. Se qualcuno viene a cercarmi, direte che oggi lavoro nell’ufficio del presidente.

GIOVANNI – Sissignore… Sissignore… (Lo guarda incerto).

GUSTAVO (scuotendo la testa) – Ma Giovanni… mi guardate come se non sapeste più come mi chiamo…?

GIOVANNI – Domando perdono, ma si vede che invecchiando perdo un po’ la memoria…

GUSTAVO – Sono il dottor Wiesinger… Gustavo Wiesinger… Spero che non ve ne dimenticherete più!

GIOVANNI – Impossibile, signor Wiesinger… Chi non la conosce, qui in banca?

GUSTAVO – Bene! E ora fatemi un favore: portatemi la mia giacca di alpagà!

FRITSCH (sbalordito) – Come?

GUSTAVO – La giacca d’ufficio!… L’ho lasciata giù, nell’ufficio portafogli estero… Al terzo attaccapanni, nello spogliatoio.

GIOVANNI – Vado subito.

GUSTAVO – Una giacchetta di lustrino grigio… La riconoscerete subito. Fate presto!

GIOVANNI – Subito… Immediatamente… corro. Il dottor Wiesinger non ha che da comandare… Mi precipito! (Avviandosi, si volta ancora per chiedere) Grasso senza sale, ha detto? (Esce).

GUSTAVO – Sì.

FRITSCH (stupefatto) – Come?… Hai una giacca qui nella banca?

GUSTAVO – Neppure per sogno!

FRITSCH – E allora perché hai mandato Giovanni a cercarla?

GUSTAVO – Perché deve abituarsi al fatto che io faccio parte del personale della banca! Figurati: un vecchio fattorino che va da un ufficio all’altro a cercare la giacchetta d’alpagà del dottor Wiesinger! Magnifico! Comincio ad essere qualcosa qui dentro! Il mio nome viene conosciuto… Esisto, ho dei diritti…

FRITSCH – Senti, se anche sei riuscito a turlupinare un vecchio rimbambito che ha sempre vissuto del proprio cretinismo…

GUSTAVO – Perciò è rimasto fattorino… Se avesse vissuto del cretinismo altrui, sarebbe diventato presidente da un pezzo…

FRITSCH – Per carità… il presidente! Può arrivare da un momento all’altro! E quantunque sia il prototipo della distrazione, può anche chiedere da dove vieni!

GUSTAVO (semplice) – Vengo dall’Ufficio Ipoteche…

FRITSCH – E se gli viene in mente di chiedere al direttore dell’ufficio ipoteche?

GUSTAVO – Vuol dire che prima avrò lavorato all’ufficio sviluppo… Cerca di capire la mia tattica. Io opero col sistema delle seppie. Nei momenti pericolosi, faccio l’oscurità intorno a me… Ogni ufficio deve credere che io provengo da un altro ufficio. Ogni direttore deve avere la convinzione che sono stato mandato qui da un suo collega. Il presidente deve supporre che io sono un protetto del vicepresidente. Il vicepresidente crederà invece che io sia una creatura del presidente. E così via. E poi il presidente sarà felice di vedermi finalmente nella sua anticamera…

FRITSCH – Felice?

GUSTAVO – Eccome! Se sapessi la preparazione che ho fatto! Da settimane seguo quell’uomo. A teatro, ai concerti, alla Borsa, al Grand Hotel. Dovunque egli vada, si imbatte in me… Lo seguo come la sua ombra…

FRITSCH – Ma perché?

GUSTAVO – Gli insegno… gli do la possibilità di imparare a memoria il mio viso! Lo saluto almeno venti volte al giorno.

FRITSCH – E lui?

GUSTAVO – Ricambia il mio saluto! Con un po’ di timidezza… ma lo ricambia.

FRITSCH – Vuoi dire che forse ha paura di te?

GUSTAVO – Non di me! Ma della sua memoria. Nel suo intimo, pensa che il suo cervello si va indebolendo… Sarà per lui un vero sollievo, il giorno in cui mi scoprirà qui in ufficio!

FRITSCH – E va bene. Ammettiamo pure che tu riesca ad intrufolarti qui per un po’ di tempo… Data la proverbiale distrazione del nostro presidente, è anche possibile. Ma il risultato di questo?… Non sei impiegato e quindi non avrai stipendio, il primo del mese!

GUSTAVO – Ma è questa la mia fortuna! Niente stipendio… e quindi nessuna riduzione del medesimo… Io  non figuro nella lista del personale. Quindi non mi si può licenziare. Chi non ha un impiego, non lo può perdere… E quando tanti altri saranno licenziati, io continuerò ad essere in questo posto e a lavorare!

FRITSCH – Ma che cosa potrai fare? Non hai nessuna idea di…

GUSTAVO – Scriverò delle lettere commerciali!

FRITSCH – A chi?

GUSTAVO – Ah, questo non lo so!

FRITSCH – Per quale affare? Quale vertenza?

GUSTAVO – Non ne ho la più lontana idea! Ma non ha importanza!… Quando la prima lettera è spedita, il resto viene da sé. Giunge la risposta, poi la controrisposta. Un’altra risposta, un’altra controrisposta. Alla ventesima lettera, nessuno sa più di cosa di tratti!

FRITSCH – In parte è vero…

GUSTAVO – Conosco la tecnica bancaria!… Ciò che oggi è soltanto una lettera, domani sarà diventato un affare!

FRITSCH – Ma devi pur sapere di cosa dovrai trattare… e con chi?

GUSTAVO – Per questo mi affido al destino! Ecco l’annuario finanziario del 1934… Apro a caso e leggo il primo nome che mi capita… (Esegue) Così… (Legge) “Kubinski, Consorzio cementi, calce e bitumi”… Magnifica! Scriverò a proposito di questo Consorzio!

FRITSCH – Ma a chi?

GUSTAVO – Non ha importanza! Chi è il maggior concorrente della nostra banca?

FRITSCH – La Banca dell’Industria.

GUSTAVO – Allora, scriverò al barone Fabry, presidente della Banca dell’Industria.

FRITSCH – Al barone Felice Fabry, perché ha anche un figlio: Stefano.

GUSTAVO – Un idiota. Ho già sentito parlare di lui.

FRITSCH – Si dice che deve sposare la figlia del nostro presidente. Così si unirebbero le due più grandi dinastie bancarie.

GUSTAVO – Bene. Dunque scriverò al vecchio barone Fabry a proposito di quest’affare.

FRITSCH – Ma che cosa vuoi scrivere sull’affare Kubinski? Una cosa che non esiste!

GUSTAVO – Qualcosa di indefinito!… Ciò che più importa è che Fabry non vi si raccapezzi! E risponderà qualcosa, nella quale non si capirà nulla! Una lettera qua, una lettera là, e in pochi giorni il mio campo di azione è pronto! Sarò l’unico uomo nella banca che sappia qualcosa dell’affare Kubinski!

FRITSCH – La tua ingenuità è senza limite!

GUSTAVO – Solo gli ingenui possono avere dei veri successi… Dov’è la dattilografa?

FRITSCH – In quella stanza.

GUSTAVO – Come si chiama?

FRITSCH – Franzi.

GUSTAVO – Grazie… (Chiama verso la porticina) Franzi? Cara… Un momento per favore…

FRITSCH – In che tono parli con quella ragazza? Non la conosci neppure…

GUSTAVO – Dimentichi sempre che debbo comportarmi come se fossi da anni nella banca… Questo è il fondamento del mio successo. (Franzi entra).

FRANZI (stupita) – Eccomi…

GUSTAVO – Ciao, piccola. Come si va?

FRANZI – Ma…

GUSTAVO – Sono contento di trovarvi così bene… Fresca, leggiadra, seducente come sempre!… (Improvvisamente in tono da burocrata) Per favore, con una sottocopia…

FRANZI (stupefatta) – Come…?

GUSTAVO (indifferente) – Avrete la cortesia di scrivere la lettera che vi detterò con una sottocopia…

FRANZI – Sono veramente confusa, ma…

GUSTAVO (offeso) – Franzi!… Davvero non mi riconoscete? Il vostro più fedele adoratore… Dottor Kubinski…

FRANZI – Kubinski?

GUSTAVO – Pardon! Volevo dire Wiesinger… Non so più neanche il mio nome… Dottor Wiesinger dell’Ufficio portafogli estero…

FRANZI – Sicuro, sicuro…

GUSTAVO – Ah, ecco! Vedete? Io mi ricordo benissimo di voi. Non ha ancora dimenticato il vostro sorriso smagliante! I vostri dentini di perla! In tutta la banca non esistono dentini così belli!

FRANZI (lusingata) – Desiderate che scriva con una sottocopia? O con due? Potete dettare… Sono pronta (Siede alla macchina).

FRITSCH (piano, irritato) – Dimmi che cosa intendi fare!? Lavorare o farle la corte?… Ricordati che siamo in ufficio!

GUSTAVO (stringendogli la mano) – Grazie!

FRITSCH – Perché mi ringrazi?

GUSTAVO – Perché mi hai richiamato all’ordine! E’ già un riconoscimento… Cominci già a schierarti contro di me. Vuol dire che sono già un tuo collega! Grazie! (Comincia a dettare con slancio) A… Al presidente. No: al barone Felice Fabry, presidente dalla Banca dell’Industria. Vienna.

FRANZI (ripete) – Banca dell’Industria, Vienna.

GUSTAVO – “Gentilissimo e caro amico, permetti che, dopo sei mesi, io richiami nuovamente la tua attenzione sull’affare Kubinski…”

FRANZI – Sull’affare?

GUSTAVO (accentuando le sillabe) – Kubinski… con la kappa e una i in fondo. Ricordate questo nome: in avvenire lo udrete sovente…

VECCHIO SIGNORE (vestito piuttosto dimessamente, entra dalla comune) – I miei rispetti…

FRITSCH – Chi cercate?

VECCHIO SIGNORE – Il signor presidente…

FRITSCH – Di nuovo!… Il presidente oggi non riceve…

VECCHIO SIGNORE – Ma… io… per favore…

FRITSCH – E poi… non avete letto il cartello fuori? “Non si può entrare senza essere annunciati”!

VECCHIO SIGNORE – Scusi… ma vengo per una cosa importante…

FRITSCH – Le sole cose importanti sono ordine e disciplina. Questo non è un caffè: è un ufficio. Qui deve regnare l’ordine!… Del resto, di che si tratta?

VECCHIO SIGNORE – Vengo a causa di un posto di usciere.

FRITSCH – Un posto di usciere! E per questo vorreste disturbare il signor presidente…

VECCHIO SIGNORE – Al giorno d’oggi bisogna rivolgersi alle persone più altolocate per i posti più modesti…

FRITSCH – Mi dispiace… Ma per le domande d’impiego non si riceve nessuno… E, inoltre, è proibito entrare senza farsi annunciare!

VECCHIO SIGNORE – Da chi potevo farmi annunciare se fuori non c’è nessuno?

FRITSCH – Questo non mi interessa! Quello che importa è farsi annunciare!

VECCHIO SIGNORE – Ma scusate…

FRITSCH (interrompendolo) – E del resto, non mi disturbate! Qui abbiamo da fare. Qui si lavora. Questa è una banca… un’istituzione che richiede il senso della responsabilità…

VECCHIO SIGNORE – Ma…

FRITSCH – Basta! Non abbiamo tempo! Tante cose! Buongiorno! (Mette alla porta il vecchio signore, che protesta).

GUSTAVO – Ma senti! Sei sempre così sgarbato?

FRANZI – Sgarbato? Ma è stato gentile! Dovreste sentirlo, quando è sgarbato davvero!

FRITSCH (severo) – Signorina Franzi, veramente non so con quale diritto vi permettete di criticare il contegno sobrio e corretto di un collega… Guardatevi le mani, piuttosto!

FRANZI – Cosa hanno le mie mani?

FRITSCH – Sono violette. Avete scritto solo una lettera oggi, e vi si siete già insudiciata come una scolaretta.

FRANZI – Se non vi piacciono, non avete che da non baciarle…

FRITSCH – Devo pregarvi, Franzi, di lasciare da parte le espressioni erotiche durante il servizio.

GUSTAVO (con energia) – Ma insomma! In che tono parli alla miglio dattilografa di tutta l’Europa centrale?

FRITSCH – Ahah!.. Guarda prima i suoi errori di ortografia! E poi cambierai opinione!

GUSTAVO – Impossibile!… Nelle lettere che le ho dettato fino ad ora, non ho trovato il più piccolo errore.

FRANZI – Si capisce!… Io gli errori li faccio solo con lui! Col dottor Wiesinger mai!… Perché è la perla dei superiori!

GUSTAVO – Grazie!… Ma torniamo alla nostra lettera… (Riprende a dettare) “Permetti che dopo sei mesi io richiami ancora una volta la tua attenzione sull’affare Kubinski. Le nostre trattative di allora si sono arenate; cosa molto strana, visto che a suo tempo eri addirittura entusiasta della cosa. Poiché l’affare torna ad avere adesso una certa attualità, vengo a pregarti di non volermi privare della tua valida collaborazione. Qui da noi la faccenda è ancora affidata al dottor Gustavo Wiesinger” (nel solito tono) fra due virgolette…

FRITSCH (a parte) – Sì!… Fra due poliziotti!

GUSTAVO (dettando) - …il quale ti fornirà tutti i chiarimenti occorrenti. Con cordiale amicizia e con saluti, ecc., ecc. (Nel solito tono) Grazie, Franzi; è andata benissimo!

FRANZI – Siete molto gentile, dottore!… Sarò felice di lavorare nuovamente con voi! Siete proprio nuovo nell’ufficio del presidente?

GUSTAVO – Sì; ma ho una così vecchia pratica di tutti gli altri uffici… Arrivederci, Franzi! (Franzi esce).

FRITSCH – Non riesco ancora a comprendere dove vuoi andare a finire. In Tribunale o…

GUSTAVO – Non importa!… Questa, intanto, è la prima lettera! La mia prima lettera d’affari è venuta alla luce!

FRITSCH – Ma cosa credi… Chi vuoi che firmi quelle sciocchezze? Chi firmerà un simile “bluff”?

GUSTAVO – Non lo so ancora… Ma è certo che qualcuno lo firmerà. (Lungo squillo di campanello)

FRITSCH – Il presidente!… Scompari, se hai cara la vita!

GUSTAVO (con entusiasmo) – Il presidente! Il presidente!… Al contrario! E’ ora che comincio a rimanere!

(Fritsch corre agitato verso la porta imbottita di sinistra e la apre. Il presidente entra frettoloso, non guarda né a destra né a sinistra e si avvia verso il suo ufficio)

PRESIDENTE (camminando) – Buongiorno, signori!… Per favore, avvertite i signori direttori!… Fra mezz’ora, caso eccezionale, devo tornar via!

FRITSCH – Sta bene, signor presidente!

PRESIDENTE – Deve venire mia figlia a prendermi. Quando arriva, fatela aspettare qui… Grazie! (Sta per entrare nel suo ufficio).

GUSTAVO (gli si para dinanzi e col tono più indifferente del mondo gli parla) – Un momento, signor presidente… Abbia la bontà… E’ urgente… (Gli mette la lettera sotto al naso).

PRESIDENTE – Cos’è?

GUSTAVO – Quella tal lettera per l’affare Kubinski…

PRESIDENTE – L’affare Kubinski?

GUSTAVO – Quella che lei mi disse ieri di preparare!

PRESIDENTE – Io?… Per l’affare Kubinski?… (Firma) Va bene… Ecco fatto! Grazie di avermene fatto ricordare! (Via in fretta nel suo ufficio).

FRITSCH – Cose dell’altro mondo! Il presidente ha firmato quella stupidaggine!

GUSTAVO – Il presidente firma qualunque sciocchezza! E’ il suo mestiere!

FRITSCH – Ma le conseguenze…

GUSTAVO – Incalcolabili!… Il presidente ha firmato una lettera nella quale è citato il mio nome… Gustavo Wiesinger! Fra virgolette!

FRITSCH – Imbroglio! Raggiro!

GUSTAVO – Al contrario! Comincio adesso a stabilirmi qui in modo legittimo!… Vedo… che stai per esplodere… sei furente… Inutile. Da questo momento faccio parte della banca!

GIOVANNI – Ecco signor dottore… Ecco la sua giacca di lustrino…

FRITSCH (sbalordito) – Cosa…?

GIOVANNI – La giacchetta d’ufficio del dottor Wiesinger.

GUSTAVO (stupito) – La mia giacchetta?… L’avete trovata?

GIOVANNI (orgoglioso) – Sicuro! Naturalmente non era al suo posto…

GUSTAVO – Me l’immaginavo!

GIOVANNI – Ma ho cercato tanto finchè l’ho trovata!

GUSTAVO – Grazie, Giovanni! Non sapete che enorme servigio che mi avete reso!… E ora, svelto!… Registrate questa lettera e speditela raccomandata! Dovete volare!

GIOVANNI – Volo, signor dottore! Volo! Da quando il signor dottore lavora in questo ufficio, c’è almeno un po’ di vita! (Via con la massima velocità consentitagli dalle sue vecchie gambe).

FRITSCH – Ah, beh, senti!…

GUSTAVO (prende il telefono) – Pronto?… Per favore, il Ministero dell’Industria… Chieda del caposezione Walter…

FRITSCH – Vuoi parlare con un caposezione? Per cosa?

GUSTAVO – Per l’affare Kubinski!

FRITSCH – Sei pazzo!

GUSTAVO – Aspetta!… Un affare non è un vero affare finchè lo Stato non se ne immischia… (Al telefono) Pronto? Ministero dell’Industria? Il caposezione Walter?… Ah, commendatore… Come? Il commendatore Jenny? Invece di… Ah, Jenny! Ciao, caro!… Dottor Gustavo Wiesinger della Banca Mitropa! Sì. Buongiorno, carissimo!… Dimmi… Walter non è ancora in ufficio?… Ah sì?… Beh, fammi il favore, appena arriva digli di chiamare il nostro presidente… Per l’affare Kubinski!… (Accentuando le sillabe) Sì, Kubinski! Sì, sì… Deve sapere di cosa di tratta… Digli che chiami il nostro presidente per avere i particolari… Sì, il dottor Gustavo Wiesinger… Ciao, caro amico… Grazie! (Riattacca).

FRITSCH (stupito) – Ma… è uno scherzo?

GUSTAVO – Cosa?

FRITSCH – Sei così amico di costoro?

GUSTAVO – Mai visti in vita mia!

FRITSCH – E gli dai del tu?!

GUSTAVO (semplice) – Che vuoi? Sono un tipo cordiale.

FRITSCH – Galera!… Domicilio coatto!… Dieci minuti di tempo per tagliare la corda!

GUSTAVO – Ma se comincio appena appena a sentirmi saldo in sella!

FRITSCH – Ti sbagli! Puoi turlupinare il presidente… Ma a momenti viene il direttore generale. Quello lì conosce ogni fuscello della banca! Con lui non è possibile “bluffare”!

GUSTAVO – Ma io conosco il suo lato debole… Il presidente non lo può soffrire… vede in lui il suo successore… E’ l’unico fra i direttori della banca al quale non dia del tu!

FRITSCH – Ma del quale ha paura!… E’ l’uomo che ti metterà alla porta! (Telefono)

GUSTAVO (afferra il ricevitore) – Pronto?… Ministero dell’Industria?… La metto subito in comunicazione col signor presidente!… (Esegue, poi molto calmo) Non è molto verosimile che mi mettano alla porta… A momenti avranno molto bisogno di me…

FRITSCH – Vorrei sapere perché…?

GUSTAVO (calmo) – Il caposezione Walter, del Ministero dell’Industria, parla in questo momento dell’affare Kubinski col presidente. E nessuno dei due sa di cosa si tratti!

FRITSCH – Non lo sai neanche tu!

GUSTAVO – Ma io faccio come se lo sapessi! Sono il solo che possa parlare con cognizione di causa di questo affare!

GIOVANNI (annuncia attraverso la porta) – Il signor direttore generale!

FRITSCH – Ci siamo!

GUSTAVO – Niente paura! (Entra il direttore generale).

DIRETTORE – Buongiorno… (Va rapidamente verso l’ufficio del presidente).

FRITSCH – I miei rispetti, signor direttore!

GUSTAVO (al direttore, in tono glaciale, come ad un estraneo) – Scusi, dove va?

DIRETTORE (lo guarda sbalordito) – Come…?

GUSTAVO (in tono da funzionario) – Chiedo dove va il signor direttore…

DIRETTORE – Dal presidente!

GUSTAVO – In questo momento è impossibile!

DIRETTORE (sbalordito) – Co… cosa…?

GUSTAVO – Il signor presidente è a colloquio telefonico col Ministero dell’Industria! Importantissimo… L’affare Kubinski… La prego di accomodarsi, intanto. Una sigaretta? Questa… E’ più leggera…

DIRETTORE (sempre più sbalordito, incerto) – Sigaretta?… Grazie! (Involontariamente la prende).

GUSTAVO (a Fritsch) – Signor segretario! Un fiammifero per il direttore!

FRITSCH (tremolante) – Io?… Fiammifero…? Sì, sì… subito… (Esegue).

DIRETTORE – State attento! Mi bruciate i baffi!

FRITSCH – Scusi… Mi trema un po’ la mano. (Torna vacillante alla sua scrivania).

GUSTAVO (a Fritsch, in tono ufficiale) – Prendete nota, signor segretario… Ho bisogno subito del bilancio dell’anno scorso del Consorzio Kubinski! (Al direttore, senza transizione) Questa storia mi occupa talmente… Il presidente mi dà fretta… Devo preparare urgentemente tutto il materiale per la ripresa delle trattative!

DIRETTORE – Già, già… Ma se posso permettermi…

GUSTAVO – Lo so, lo so! Il signor direttore in questo momento non ricorda da dove vengo! Wiesinger… Dottor Gustavo Wiesinger… Assegnato all’ufficio privato del presidente…

DIRETTORE (riflette intensamente, sforzandosi) – Wiesinger… Wiesinger… (Senza convinzione) Sicuro… Wiesinger…

GUSTAVO – Meno male che ora si rammenta!… Mi dispiace davvero farla attendere… Ma appena possibile, la annuncerò io stesso al presidente.

DIRETTORE – Annunciare?… Me…? (Ripete febbrilmente il nome) Wiesinger, Wiesinger… Chi diamine è costui?

GUSTAVO (lavorando alla scrivania) – E lei, che ne pensa dell’affare Kubinski?

DIRETTORE – L’affare Kubinski?… Che cos’è?

GUSTAVO – Il signor direttore non sa…?

DIRETTORE – No! Ma avrete la cortesia di mettermi al corrente…

GUSTAVO – Purtroppo… non posso mettermi a sua disposizione…

DIRETTORE – Come sarebbe…?

GUSTAVO – L’affare Kubinski torna ad essere preso in mano direttamente dal signor presidente… (Pieno di allusioni) E se egli non ritiene ancora necessario informare il signor direttore, non posso certamente assumermi io…

DIRETTORE (colpito al cuore) – Ah, sì?! (Come sopra) Wiesinger, Wiesinger, Wiesinger… Nessuna idea… Chi diavolo può essere… (Entra il presidente).

PRESIDENTE – Per favore, dottor Wiesinger… Rimettete la comunicazione di qua… Vostro zio, il caposezione Walter, vuol parlare con voi…

GUSTAVO – Mio zio..? Ah, sì… il caposezione…

PRESIDENTE – E’ un’ora che annaspa per cercare di capire… Non sa nulla dell’affare Kubinski… Ma dice che Gustavo gli spiegherà tutto!

GUSTAVO – Sicuro… subito! (Telefona, mentre gli altri ascoltano muti, con un certo rispetto. E’ elegante, disinvolto, energico). Pronto?… Il caposezione?… Ciao… Sì, Gustavo Wiesinger… Sì, Gustavo… Sì… Buongiorno… Com’è questa storia dell’affare Kubinski? Non sai nulla! Me lo immaginavo! Chissà dove avete mandato a finire il dossier. Sì, purtroppo capita… E’ assurdo che io possa darti tutti i particolari per telefono… Se permetti, domattina faccio un salto da te, al Ministero… Ti prego… Sicuro, grazie… Com’è andata la caccia?… Trentadue lepri? Rallegramenti!… Ciao! (Riattacca) Terribile! Non bisognerebbe mai avere a che fare con i ministeri!

PRESIDENTE – Non siate nervoso, Wiesinger! I nervi bisogna lasciarli al direttore generale… Buongiorno, caro! E’ molto che aspettate?

DIRETTORE – Sarei entrato da un pezzo nel vostro ufficio, presidente, ma il dottor Wiesinger non me lo ha permesso!

PRESIDENTE (ridendo a Gustavo) – Siete molto severo con il direttore generale!

GUSTAVO – Mi scusi, signor presidente… Ma sapesse quanto mi occupa questo affare! Ci lavoro giorno e notte!

PRESIDENTE – Giorno e notte… Ma vi rimane abbastanza tempo per tante altre cose. Dovunque vado vi incontro… Non vi è avvenimento a Vienna al quale voi non partecipiate… Vi è piaciuta l’esecuzione della “Quarta” di Beethoven?

GUSTAVO – Scusate… Era quella di Ciaikovsky… Signor direttore, le assicuro che è un vero godimento assistere ad un concerto insieme con il presidente!… Ha un tal senso musicale che potrebbe essere Ministro delle Finanze!

PRESIDENTE (ridendo, al direttore) – Che ne dite del nostro Wieberger?… Un simpatico ragazzo, vero? (Significativo) Il mio personale è tutto così… (Batte sulla spalla di Gustavo) Continuate, continuate, mio caro!… Voi non sarete un di quegli uomini di finanza che hanno un solo punto di vista… Uno di quei tali che io aborro…

DIRETTORE (aspro) – Volete forse alludere a me?…

PRESIDENTE – Mah! Come vi viene in mente… A proposito: il dottor Wiesberger…

GUSTAVO – Wiesinger…

PRESIDENTE – Il dottor Wiesinger preparerà con voi il materiale per le trattative dell’affare Kubacek.

GUSTAVO – Kubinski!

PRESIDENTE – Sì, dico bene, Kubinski… A che punto siamo di questo affare, caro direttore?

DIRETTORE (balbettando) – Per la verità, non mi ricordo precisamente i particolari…

PRESIDENTE (contento) – Davvero? (Felice) Finalmente!… Dio si ringraziato… Bisognerà scriverlo negli annali… C’è un affare, nella banca, del quale non sapete nulla!

DIRETTORE (correggendosi) – Volevo dire… Naturalmente conosco l’affare nelle sue linee generali… Solo i particolari in questo momento mi sfuggono!

GUSTAVO – Naturale. La faccenda è molto complicata. Anche a me ci son voluti dei mesi prima che potessi dirmi veramente al corrente di tutta questa storia…

PRESIDENTE – Son persuaso che la cosa è in buone mani! Credo che possiamo fidarci di ciò che ci dirà Wiesinger…

DIRETTORE – Oh, è naturale…

PRESIDENTE – Ora andiamo nel mio ufficio, direttore… (Guarda l’orologio) Diamine, come è già tardi… Mia figlia deve venire a prendermi. Fatemi il favore, Wiesinger, intrattenetela qualche minuto, quando viene… Credo che conosciate la mia Herta?

GUSTAVO – Ho avuto l’onore di essere presentato alla signorina al tennis…

PRESIDENTE – Frequentate anche il tennis? Ma, ditemi un po’, quando lavorate voi?

GUSTAVO (con lieve sospiro) – In sogno, signor presidente! (Il presidente ed il direttore entrano nell’ufficio del primo). Ebbene! Che ne pensi del modo con il quale ho trattato il direttore generale dinanzi al quale tremate tutti?

FRITSCH – Non essere così sicuro della vittoria… Non ti fidare… E’ un uomo vendicativo! Non dimenticherà mai che lo hai reso ridicolo dinanzi al presidente!

(Entra Herta, graziosa ed elegante)

HERTA – Buongiorno, signor segretario.

FRITSCH – Buongiorno, signorina.

HERTA – Sono venuta a prendere il babbo… Sapete se è libero?

FRITSCH – In questo momento è in conferenza col direttore generale. Debbo dirgli qualche cosa?

HERTA – No, no, grazie. Il direttore generale è tanto burbero… Preferisco aspettare.

GUSTAVO (offrendole rapidamente una sedia) – Accomodatevi.

HERTA – Grazie. (Lo osserva. Non sa bene se lo conosce o no).

GUSTAVO (confidenziale) – Beh, come state, cara Herta?

HERTA – Grazie! (Vorrebbe dire qualcosa).

GUSTAVO – Certo non vi ricordate più di me…

HERTA – Ma sì… (Vorrebbe continuare).

GUSTAVO (la interrompe) – Dottor Gustavo Wiesinger… Tennis… Coppa Davis. Voi giocavate. Dei servizi brillantissimi… Come una giovane tigre. Veramente geniale.

HERTA – Alla Coppa Davis! Sicuro… Eravamo coi Wartenegg…

GUSTAVO – Sì. E dopo il match siete andata a rivestirvi. E siete tornata con un abitino d’estate di lino greggio. Semplicissimo, ma di squisita eleganza; un po’ da maschietto…

HERTA – Vi è piaciuto?… (Gli porge la mano).

(Il campanello squilla due volte).

FRITSCH – Due volte… Il presidente mi chiama…

GUSTAVO (contento) – Corri, allora!

FRITSCH – Pardon! (Si mette una matita dietro un orecchio e si avvia). Pardon! (Torna indietro, mette una seconda matita dietro l’altro orecchio. Ha in mano un blocco per gli appunti. Il campanello suona nuovamente due volte). Vengo, signor presidente!… Vengo!… Pardon!… I miei rispetti, signorina… Scusa, Gustavo… (Via in fretta, agitato, inciampando nella porta dell’ufficio del presidente).

HERTA – Spero di non disturbarvi…

GUSTAVO – Disturbarmi?

HERTA (indicando la scrivania) – Vedo che avete molto da fare…

GUSTAVO – Parecchio… Ma nulla di importante… L’affare Kubinski… Del resto, ho quasi finito quello che avevo da fare per oggi!

HERTA – Siete contento del babbo?

GUSTAVO – Molto!… Un uomo simpaticissimo, pieno di impegno! Peccato che sia presidente!

HERTA – Perché?

GUSTAVO – Altrimenti avrebbe un grande avvenire nella banca! Invece, così non può andare più oltre!

HERTA – Questo non ha importanza! La cosa principale è che il babbo è un uomo delizioso, simpaticissimo… Non è vero?

GUSTAVO – Oh, questo sì? Si direbbe che ha ereditato tutto il vostro fascino! Un uomo straordinario!… Un po’ distratto, veramente…

HERTA – Vedremo di correggerlo. No?

GUSTAVO – Ha un po’ della superficialità di certi grandi ingegni. Incapace di soffermarsi sulle cose troppo piccole.

HERTA – E’ quello che gli dico sempre anch’io… Ma non mi dà retta. In molte cose è identico a me. Su certi punti andiamo d’accordo, ci vogliamo moltissimo bene, ma quando si tratta per ciascuno di noi di fare ciò che dice l’altro, allora… niente! E’ molto brutto questo?

GUSTAVO – Brutto? Non posso immaginare da parte vostra qualcosa di brutto; non posso pensare alla più piccola mancanza di equilibrio in voi. Non vi ho soltanto vista giocare a tennis: vi ho anche ammirata in sella. Il vostro atteggiamento, i vostri gesti… decisi, energici, virili!

HERTA – Bisogna pure che qualcuno conservi quel poco di virilità che c’è al mondo! E poiché gli uomini non ne hanno voglia, tocca alle donne!

GUSTAVO – Ora manca soltanto che diciate che volete lavorare…

HERTA – Con gioia! Non mi assumereste come segretaria?

GUSTAVO – Io?… Io?…

HERTA – Perché no?… E’ un mio antico desiderio… Proteggetemi presso mio padre… So stenografare e scrivere a macchina. Conosco il tedesco, il francese e l’inglese. Non benissimo, ma neanche tanto male.

GUSTAVO – Lo immagino!

HERTA – Però non vorrei mai entrare nella banca di papà!

GUSTAVO – Perché?

HERTA – Perché… Ma rimanga fra noi! Perché qui gli impiegati vengono sfruttati ignobilmente. Gente con tanto di diploma ha degli stipendi da fame. Rimane fra noi, vero?

GUSTAVO – Senza dubbio!

HERTA – Come uomo, mio padre è un angelo. Ma come capitalista…

GUSTAVO – Lasciate stare. Non è colpa sua. E’ tutta colpa del direttore generale.

HERTA (vivacemente) – Anche voi siete dell’opinione che quell’uomo è il cattivo genio del babbo? Mi meraviglia che gli impiegati non si siano ribellati da un pezzo contro di lui…

GUSTAVO – Che volete? Al giorno d’oggi quelli che hanno un piccolo impiego sono ben felici… Non potete immaginare cosa sia la disoccupazione!

HERTA – Oh, lo so come lo sapete voi!

GUSTAVO (spaventato) – Come?

HERTA – Voglio dire che voi non vi potete lamentare della disoccupazione… Lavorate qui… accanto a papà… Spero che egli abbia fiducia in voi…

GUSTAVO – Il signor presidente?… Fin dal primo momento! Anche quando non sapeva ancora chi ero, ha subito avuto in me una fiducia cieca…

HERTA – Questo è proprio il suo carattere! Per lui non conta che la simpatia personale!

GUSTAVO – E per voi?

HERTA – Anche per me! Il destino di un uomo si decide sempre al primo istante!… Come con voi, per esempio. Con voi ho scambiato solo poche parole e siamo già congiurati contro la banca, contro il direttore generale, contro il capitalismo.

GUSTAVO – Dobbiamo continuare questa congiura?

HERTA – Se volete…

GUSTAVO – Senza dubbio! Quando e dove?

HERTA – Oggi nel pomeriggio a casa mia. All’ora del tè. Va bene?

GUSTAVO – Magnifico!

HERTA – Vi avverto… A casa mia vengono molte persone intelligenti…

GUSTAVO – Alludete al giovane barone Fabry?

HERTA – Anche voi avete sentito dire che debbo sposare Stefano? Per ragioni di interesse bancario… Per fortuna, il progetto non è ancora serio… Dunque, venite al mio tè. Credo che ci sarà anche il babbo.

GUSTAVO – Davvero?

HERTA – Ne siete tanto contento?… (Un po’ impermalita) Ditemi un po’… Chi vi piace di più? Io o mio padre?

GUSTAVO – Voi, naturalmente! Ma appunto per questo sono tanto grato a vostro padre!

(Entra il presidente, accompagnato dal direttore e da Fritsch).

PRESIDENTE – Grazie, signori miei! Ora, subito i signori procuratori!… Mia figlia non è ancora venuta?

HERTA (a Wiesinger) – Vedete com’è distratto? (Salta al collo di suo padre) Buongiorno, papà!… Andiamo via subito… E’ ora…

PRESIDENTE – Quanta fretta! Addio, Wiesinger: quando potremo parlare un po’ assieme dell’affare Kubinski?

HERTA – Oggi, dopo pranzo: Wiesinger viene oggi da noi per il tè!

PRESIDENTE – Bene! Avete proprio bisogno di un pomeriggio libero: sembrate molto stanco.

GUSTAVO – Non c’è da stupire, signor presidente, non ho ancora avuto un giorno di licenza!

PRESIDENTE – E non potrete averne nemmeno ora! Siete il solo qui dentro che sappia orizzontarsi in questo affare Kubinski! Se non ci foste voi non mi potrei assentare nemmeno un momento! Tutti devono accorgersi che qui voi siete indispensabile. Signor direttore generale, vi prego di parlare con i Procuratori. Buongiorno, signori!

HERTA – Andiamo papà. Arrivederci. (Via con il presidente).

DIRETTORE – Sono molto lieto, dottore, di apprendere che in avvenire avremo sovente occasione di lavorare insieme…

GUSTAVO – Ne sono molto onorato, signor direttore… Vi sarei molto grato se voleste disporre che il segretario Firtsch sia a mia disposizione.

DIRETTORE – Naturale. (A Fritsch) Signor Fritsch… Avrete la bontà di eseguire gli ordini del dottor Wiesinger per quanto concerne l’affare Kubinski.

FRITSCH (sbalordito) – Eseguire gli ordini del dottot Wiesinger!… Ma…

DIRETTORE – Cosa significa “ma”?

FRITSCH – Nulla, assolutamente nulla! Ho soltanto tossito!

(Entrano i procuratori Nikolits e Hollmann. Nikolits è un tipo snob, parla con affettazione. Hollmann invece è il vero tipo del lavoratore, del self made man).

NIKOLITS (al direttore) – Caro Alessandro… Il presidente mi ha telefonato… Dice che tu vuoi parlare con me dell’affare Kubasi.

DIRETTORE – Kubinski! Infatti, senti un po’, Nikolits… Quando è stata l’ultima volta che abbiamo avuto una conferenza su questa faccenda? Non riesco a ricordarmi il giorno preciso.

NIKOLITS – Neanche io, naturalmente. Ma (un po’ sprezzante) il collega Hollmann se ne ricorderà senza dubbio. Egli ha la memoria più formidabile di tutta la banca.

HOLLMANN – Di che si tratta? Non ho capito bene il nome.

GUSTAVO (interrompe rapidamente) – Kubinski, Consorzio Cementi. Transazione a mezzo Banca dell’Industria. Partecipazione del Ministero. Durante l’inverno l’affare è stato messo a dormire. Nuovo interessamento, inchiesta in vista… Pardon! (Presentandosi) Relatore dottor Wiesinger!

DIRETTORE – Mille scuse! Credevo che i signori si conoscessero!

GUSTAVO – Infatti! Ma i signori procuratori non mi conoscono come relatore dell’affare Kubinski!

DIRETTORE – Ecco: perfettamente! Ma ora i signori direttori vogliono accomodarsi nel mio ufficio?

HOLLMANN – Prego.

NIKOLITS – La prego, Wiesinger, lei dovrà essere così gentile da informarmi domani sulle questioni giuridiche dell’affare Kubinski. Arrivederla.

HOLLMANN – Arrivederla, dottore!

GUSTAVO – Arrivederla. (Nikolits e Hollman entrano nell’ufficio del direttore).

DIRETTORE – Inaudito, come la gente non si ricorda di nulla… A proposito, dottor Wiesinger… prima di parlare con i procuratori, avrete la cortesia di informarmi. L’affare può avere qualche particolare delicato… Mi comprendete?

GUSTAVO – Perfettamente, signor direttore!

DIRETTORE – Bene. Mi piace che i miei collaboratori comprendano al volo… (Via nel suo ufficio).

GUSTAVO – Beh, che ne dici?

FRITSCH – Basta! Sono stufo! Eccoti diventato perfino mio superiore… A momenti avverrà la catastrofe… Vorrei soltanto sapere se colpirà prima me o prima te!

GUSTAVO – Tu sei qui da più tempo, perciò hai diritto alla precedenza…

FRITSCH – Non fare dello spirito! Sarai ben contento quando verrò a portarti il pranzo in carcere!

FRANZI (entrando da destra) – Scusi, dottore…

GUSTAVO – Cosa desiderate, cara?

FRANZI – Il presidente se n’è andato… Avrei da fare qualche commissione… Sarebbe così gentile da lasciarmi andar via?

FRITSCH (colpito al cuore) – Come?! Chiedete il permesso a lui…

FRANZI (sprezzante) – Già, dovrei chiederlo a voi… Dunque, posso andare, signor dottore?

GUSTAVO (generoso) – Andate pure! E potete fare a meno di tornare oggi… Sulla mia responsabilità!

FRANZI – Grazie! (Felice, si volge per andare. Dalla porta di destra entra il direttore).

DIRETTORE – Signorina Franzi, venite per la corrispondenza…

FRANZI – Mi dispiace, signor direttore… Ma il dottor Wiesinger mi ha dato il permesso di andarmene.

DIRETTORE – Wiesinger…? Bene, bene… Andate pure!

FRANZI – Buongiorno! (Via, felice).

DIRETTORE – E voi, caro dottore, avrete la cortesia di venire oggi a portarmi i chiarimenti sull’affare Kubinski…

GUSTAVO – Mi dispiace, signor direttore, ma mi è impossibile…

DIRETTORE . Impossibile?…

GUSTAVO – Oggi vado a casa del presidente per il tè…

DIRETTORE – Dal presidente?… (Lunga pausa, poi a un tratto) E va bene!… Ditemi: cosa fate a mezzogiorno? Dove andate a mangiare?

GUSTAVO (frugandosi in tasca) – Non so ancora…

DIRETTORE – Venite a casa mia! Mia moglie sarà felicissima…

GUSTAVO – Mille grazie!

DIRETTORE – Allora a rivederci più tardi, Wiesinger… (A Fritsch) Per favore, Fritsch, telefonate a mia moglie e ditele che conduco a colazione un vecchio amico! (Via a destra).

FRITSCH – Ah, questa poi… Questa poi!… Questa poi!… (Cade sulla scrivania).

GUSTAVO – Bada! Sei caduto sul campanello!

GIOVANNI (entrando) – Il signor dottore comanda?…

GUSTAVO – Un bicchier d’acqua per il signor segretario!

SIPARIO

FINE PRIMO ATTO


ATTO SECONDO

(Al levar del sipario, Giovanni spolvera la tavola e Franzi riordina un enorme “dossier”. Trilla il telefono).

FRANZI (prende il ricevitore) – Pronto?… Banca Mitropa… Il dottor Wiesinger è al Ministero delle Finanze. Ma dovrebbe tornare fra poco. Buon giorno! (Riattacca).

GIOVANNI – E’ da stamattina che si va avanti così! Tutti cercano il dottor Wiesinger!

FRANZI – Avrà il suo da fare, oggi, il dottore! A mezzogiorno è la prima conferenza per l’affare Kubinski!

GIOVANNI – Chi avrebbe immaginato che facesse una carriera simile? Quando entrò alla banca, quindici anni fa…

FRANZI – Quindici anni fa?

GIOVANNI – Sì signorina, Era proprio un ragazzo! Lo vedo ancora come se fosse oggi, coi primi pantaloni lunghi…

(Fritsch entra da destra)

FRITSCH – Buon giorno!… Beh, che c’è? Cosa fate qui?

GIOVANNI – Pulizia!

FRITSCH – Pulizia? E’ così che si riordina la tavola della presidenza?

GIOVANNI – Scusi, come debbo riordinarla?

FRANZI – Non toccandola affatto! Al giorno d’oggi è meglio non metter le mani sulle tavole dei presidenti… Non si sa mai!

FRITSCH – Impertinente! Andate pure, Giovanni! Non dovete ascoltare cose simili…

GIOVANNI (riordina la camera) – Non tema per il mio pudore, signor segretario… Non sono una giovinetta…

FRITSCH – Meno male che lo sapete… Io invece non so più se sono una giovinetta o un ragazzo… Questa inchiesta sull’affare Kubinshki…

FRANZI – Perché vi agitate tanto? E’ cosa di cui si occupa il dottor Wiesinger!

FRITSCH – Appunto per questo! Mi farà incanutire prima del tempo!

GIOVANNI – Ma che! A lei non verranno mai i capelli bianchi! Non è il tipo!

FRITSCH (contento) – Davvero, Giovanni? Credete?

GIOVANNI – Cadranno a poco a poco. Verso la quarantina sarà calvo, invece che brizzolato.

FRITSCH (adirato) – Tacete! Chi vi domanda queste cose!?

(Da destra entra il Vecchio signore)

VECCHIO SIGNORE – Mille scuse…

FRITSCH – Siete di nuovo qui?!

VECCHIO SIGNORE – Vorrei parlare col signor presidente…

FRITSCH – Cosa? E vi permettete di entrare in questo modo nella sala del Consiglio?

VECCHI SIGNORE – Mille scuse… Ma è per quel posto di usciere…

FRITSCH – Rivolgetevi al capo del personale…

VECCHIO SIGNORE – Mi ha già messo alla porta… Ho immaginato che forse il signor presidente non mi scaccerebbe…

FRITSCH – Avete ragione! Non è una cosa che fa lui personalmente!… Fa parte delle mie mansioni!

VECCHIO SIGNORE -  Ma se voleste essere così buono…

FRITSCH -  Basta… Vi conosco… Voi siete quel tale che entra sempre senza farsi annunciare… Ricordatevi: Primo: l’usciere. Secondo: il segretario. Terzo… Fate a meno di tornare… Ma credete proprio che si possa vivere vedendovi continuamente seduto nel vestibolo? Andate via… Ho l’onore…!

VECCHI SIGNORE – Se potessi permettermi una modesta osservazione…

FRITSCH – Basta! Giovanni, accompagnate fuori il signore!

GIOVANNI – Sì, signore segretario… (Compassionevole, al Vecchio) Venite fuori con me… E datemi retta… Rinunciate a chiedere il posto… Se sapeste cosa vuol dire farsi comandare da codesti signori… E’ quasi meglio… (Fa un gesto di disprezzo; spinge fuori dolcemente il Vecchio ed esce con lui).

FRITSCH – Il vecchio Giovanni diventa sempre più insolente!

FRANZI – Ha ragione! Come si fa a mandar via un poveraccio così villanamente!

FRITSCH – Lo faccio per bontà!… Tanto, il posto non lo avrà mai!

FRANZI – Questo è vero…

FRITSCH – E allora, perché dovrebbe venire a perder tempo qui? Può invece cercare altrove… A volte si può essere utile agli altri anche con la scortesia, piccola Franzi…

FRANZI (stupita) – Piccola Franzi?  A che proposito? Cosa vi è successo?

FRITSCH – Il mio modo di considerare il mondo è mutato!… La mia fede nell’ordine è crollata!… Si lavora anni ed anni… con coscienza… con pedanteria… e tutt’a un tratto… un bel giorno…

FRANZI (ha indovinato il suo pensiero) – Arriva un Wiesinger che giunge in un minuto al punto a cui un altro non riesce a giungere in tutta la vita…

FRITSCH (stupito) – Come lo sapete?

FRANZI – Lo so perché sono un’oca…

FRITSCH – Un’oca?

FRANZI – Me lo dite sempre… Siete villano con me come con tutti gli altri… Ma con me lo siete soltanto per paura di intenerirvi…

FRITSCH – Cosa? Intenerirmi? Io? Non ho tempo di ascoltare le vostre sciocchezze!

FRANZI – Bene!… Continuate a maltrattarmi… Tanto, capisco lo stesso… Rudi! Ma vi dico una cosa sola: non siate geloso dei successi di Wiesinger! Quell’uomo è un amico fedele… Al suo fianco, farete progressi anche voi… Avrete una promozione… (Tenera) Uno stipendio maggiore…

FRITSCH – Perché questo “tremolo” dicendo “uno stipendio maggiore”?

FRANZI – Perché penso ai nostri futuri bambini…

FRITSCH – Ai nostri bambini?

FRANZI – Sì! Perché finirete con lo sposarmi!

FRITSCH – Io sposar voi?!… (Tenero) Piccola Franzi… (Villano) Siete un’oca!

GUSTAVO (con slancio, entrando) – Buon giorno! Come va, Franzi?… Siete in collera con me?

FRANZI – E perché dovrei esserlo?

GUSTAVO – Questa settimana vi ho tormentata parecchio. Fatemi il favore di scrivere ancora… il risultato dall’inchiesta tecnica e amministrativa sul Consorzio Kubinski… In tre copie…

FRANZI – Subito, signor dottore… Con gioia… Sono entusiasta di questo ritmo di lavoro… Lavorare con voi è una vera cura per dimagrire! (Via a destra).

FRITSCH – E’ inaudito!… Senza esempio nella storia… Nel corso di una settimana un’inchiesta creata così… (Gesto) Dal nulla, per magia! Prendere in giro due Banche e un Ministero. Che inevitabile catastrofe! Il Segretario di Stato e il Barone Fabry verranno qui puntualmente, e puntualmente si scoprirà che non è mai esistito alcun affare Kubinski!…

GUSTAVO – Non ho altra scelta! Se lascio tempo a costoro di guardare la faccenda con un po’ d’attenzione, tutto è perduto… In questo modo, invece, conservo la padronanza… Sono stato io a esigere la conferenza… Se tutto va bene, l’affare Kubinski dal nulla diventa una realtà… Se va male… andrò in malora!

FRITSCH (laconico) – Questa seconda ipotesi mi pare più verosimile!

(Dalla comune entra il Presidente).

PRESIDENTE – Buon giorno… Ciao, Wiesinger!

GUSTAVO – Servo suo, signor presidente!

FRITSCH – Signor presidente…

PRESIDENTE – Buongiorno, signor segretario… Potete dare le disposizioni…

GUSTAVO – Già fatto…

PRESIDENTE – Ma se non avevo dato ordini…?

GUSTAVO – Ho indovinato quali sarebbero state le vostre disposizioni… Ho convocato tutti i signori funzionari…

PRESIDENTE – Bravo!… Volevo appunto pregarvene… Un’altra cosa, signor segretario… Dov’è la prima pratica concernente l’affare Kubinski? Il documento-base… Il protocollo preliminare che stabilisce l’origine di tutta la faccenda…

FRITSCH – Il primo “dossier”.

PRESIDENTE – Sì, il documento originale! Quello su cui è stata costruita questa montagna di pratiche… (Indica la tavola) Per dir la verità, non l’ho ancora visto…

GUSTAVO  (imbarazzato, in fretta) – Giustissimo!… (In tono ufficiale, a Fritsch) Signor segretario, fate portare il primo “dossier”. Subito eh?

FRITSCH (irritato) – Sì, signor dottore! (Andandosene, piano) Tribunale! Galera! Abito a strisce! Tavolaccio!

PRESIDENTE (ha udito qualcosa) – Dicevate…?

FRITSCH – Nulla d’importante! Comunicavo soltanto al dottor Wiesinger l’opinione dell’ufficio legale sull’affare Kubinski… (Via a destra).

PRESIDENTE – E ora, statemi a sentire, Wiesinger. Vi confesso, in tutta confidenza, che ho un po’ di paura della conferenza odierna…

GUSTAVO (colpito) – Non vi capisco, presidente!

PRESDIENTE – Dite: non credete di avere forzato la cosa un po’ eccessivamente?

GUSTAVO – Io faccio sempre così. E’ il mio stile. Dritto allo scopo!

PRESIDENTE – Bene, bene!… Ma per esser sincero, debbo dirvi che mi siedo al tavolo del Consiglio alquanto impreparato… Abbiamo di fronte a noi degli avversari molto abili…

GUSTAVO (convinto) – Vi assicuro, presidente, che costoro sanno anche meno di voi di cosa si tratta…

PRESIDENTE – Come?…

GUSTAVO – Voglio dire che la parte avversaria sarà anche più impreparata alla discussione sull’affare Kubinski!

PRESIDENTE – Credete? Davvero?… Tutto sotto la vostra responsabilità!… Buon per voi che io abbia tanta fiducia nella vostra sincerità!… Ma da quanti anni precisamente siete con me, Wiesinger?

GUSTAVO – Lasciamo andare, presidente… Non ci ringiovanisce…

PRESIDENTE – Avete ragione… Alla mia età si ha paura di contare gli anni, come ne hanno paura le donne… A proposito: il parrucchiere mi aspetta da un pezzo… Fatemi il favore, venite di là con me! Mi informerete durante la insaponatura!

GUSTAVO – Come volete, presidente!

PRESIDENTE – Se vengo impreparato a questa conferenza, voglio almeno apparire raso di fresco… Fare buona impressione dal punto di vista estetico, è già qualcosa! Andiamo!

GUSTAVO – Prego, presidente! (Gli cede il passo; escono entrambi da sinistra).

FRITSCH (introducendoli, da destra) – Si accomodino, signori!

NIKOLITS – Dunque, signor segretario… A mezzogiorno…?

FRITSCH – Conferenza-inchiesta sull’affare Kubinski…

HOLLMANN – Così presto! In una settimana!… Senza preparazione…

NIKOLITS (laconico) – Ritmo Wiesinger…

HOLLMANN – Ma perché la cosa è diventata a un tratto così urgente?… Non hanno lasciato neanche il tempo di assumere qualche informazione sulla faccenda…

NIKOLITS – Evidentemente, perché la nostra opinione non interessa. In questi ultimi tempi la sola opinione che conta è quella di Wiesinger…

HOLLMANN – Così si ammaestrano gli impiegati! Due anni fa lavorava ancora con me…

FRITSCH – Ha lavorato nei suoi uffici?… (E’ fuori di sé dalla stupefazione).

HOLLMANN – Sicuro! Il suo posto era accanto alla finestra… fischiettava sempre…

NIKOLITS (a Fritsch) – Voi siete molto amico di Weisinger?

FRITSCH – Sì… Come lo sa, il signor procuratore?

NIKOLITS – Si dice che siate entrato qui in banca per la sua protezione!

FRITSCH – Io? Per suo mezzo?

NIKOLITS – Pare!… Veramente, egli ha fatto una carriera rapidissima… Ma è un simpatico giovine… Mi ricordo, sei mesi fa, quando fummo purtroppo costretti a diminuire il personale, come lottò in favore degli impiegati straordinari!…  Come un leone…

FRITSCH (involontariamente) – Ma no!… Inaudito!

NIKOLITS – Dicevate…?

FRITSCH – Nulla… Mi meraviglio della sua buona memoria!

NIKOLITS – Oh, per carità! Bisogna soltanto volere! E alla fine, ci si ricorda di tutto!

(Da destra entra il Direttore Generale).

DIRETTORE – Buon giorno, signori! Buon giorno, signor Fritsch… Il presidente…?

FRITSCH – Si sta facendo radere la barba.

DIRETTORE – C’è qualcuno da lui?

FRITSCH – Il dottor Wiesinger.

DIRETTORE (aspro) – Il dottor Wiesinger... al solito… Per favore, signor segretario… Abbiate la cortesia di lasciarmi solo con questi signori.

FRITSCH – Come comanda, signor direttore.

DIRETTORE – E per quanto concerne la conferenza odierna… No, non importa. Ne riparleremo… Per il momento, andate pure…

FRITSCH – Sissignore… (Via da destra).

DIRETTORE (solenne) – E ora, datemi la vostra parola d’onore che tutto ciò che diremo rimarrà tra noi.

NIKOLITS – Beninteso!

DIRETTORE – Dunque… State attenti!… Non vi siete accorti che qui nella banca si sta preparando un complotto alle nostre spalle?

NIKOLITS – Un complotto…?!

HOLLMANN – Un complotto?

DIRETTORE – Da quando mi ricordo, non è mai avvenuto che un affare venga condotto con questa rapidità quasi brutale, giungendo in un batter d’occhi alla discussione…

HOLLMANN – Verissimo!

NIKOLITS – Verissimo!

DIRETTORE – Ebbene… Questa rapidità non è sospetta, per voi?

HOLLMANN – Sicuro!

NIKOLITS – Sicuro!

DIRETTORE – Come se qualcuno avesse interesse a non lasciarci il tempo di elaborare le domande… Si tenta di sorprenderci, di metterci di fronte a un fatto compiuto…

HOLLMANN – Wiesinger!

NIKOLITS – Wiesinger!

DIRETTORE – Vi ringrazio di aver pronunciato il nome in vece mia... Nessuno apprezza più di me il dottor Wiesinger… Pochi giorni fa è anche stato a colazione da me… So che è in grande intimità col presidente e con la sua famiglia… (con un sospiro) Un’intimità alla quale non sono arrivati alcuni vecchi e meritevoli funzionari della nostra banca… Insomma, Wiesinger è un buon vecchio amico… Ma purtroppo questa volta devo essere contro di lui: E conto per questo sul vostro aiuto…

HOLLMANN – Vorresti spiegarti un po’ più chiaramente?…

DIRETTORE – La discussione sull’affare Kubinski dev’essere rimandata. Per noi è una questione di prestigio… Non siamo stati informati sui fatti… Tutte le fila sono nelle mani di Wiesinger… Egli sarà la prima donna di questa inchiesta! E noi non stiamo qui per fare le comparse al suo seguito!

HOLLMANN – Sono della tua opinione!

NIKOLITS – Anch’io!

DIRETTORE – L’affare Kubinski non deve diventare il monopolio del dottor Wiesinger!… Tanto più che – come certamente ricorderete – l’iniziativa di questa importante faccenda è stata mia!

HOLLMANN – Sicuro, sicuro! Feci io i verbali delle prime trattative… Me ne ricordo benissimo…

DIRETTORE – Vedi?… Ho dato un’occhiata superficiale alle pratiche… In una settimana si è messo insieme un vagone di documenti!… Ma nulla di concreto! Nulla di positivo!… Da tutte le parti non si chiede altro che la pratica preliminare dell’affare Kubinski… Il documento originale, senza il quale tutta questa cartaccia non vale un bel niente!… E ditemi la verità, voialtri: lo avete mai visto, questo documento?

HOLLMANN e NIKOLITS (insieme) – Mai!

DIRETTORE – Neanch’io!... Nessuno riesce a trovarlo!... E perché? Perché Wiesinger ce lo tiene nascosto!… E perché lo nasconde? Perché vuole metterci con ciò in una condizione di dipendenza, ma finchè non conosciamo tutti i particolari di questo protocollo originale, noi non ci lasceremo trascinare ad una discussione!

HOLLMANN – Benissimo! Proprio così!

(Da sinistra, entrano il Presidente e Wiesinger).

PRESIDENTE (sorridente) – Che c’è, signori miei? Cosa succede? Perché tanta agitazione?

DIRETTORE – Parlavamo della conferenza odierna, signor presidente… Per quanto mi dispiaccia prender posizione contro il mio caro amico dottor Wiesinger, debbo però dichiarare che secondo me questa conferenza non può aver luogo oggi.

GUSTAVO – Scusate… Non capisco…

DIRETTORE – Mi pare che tutto ciò sia un po’ affrettato… Dovete lasciarci il tempo di metterci al corrente e di assumere le informazioni necessarie!

PRESIDENTE – Non comprendo … Lor signori non sono informati?

DIRETTORE – Non ho detto questo!… Noi tutti conosciamo perfettamente l’affare! Vi abbiamo lavorato intorno abbastanza, prima che esso fosse affidato a Wiesinger!

HOLLMANN – Il progetto finanziario è stato tutto elaborato da me…

NIKOLITS – Ed io ho lavorato intorno alla parte industriale…

DIRETTORE – Ma naturalmente non abbiamo imparato a memoria i particolari! Ed io non mi metto a discutere una questione della quale non sono perfettamente padrone!

GUSTAVO (nervoso) – Allora ditemi in che modo posso esservi utile!

DIRETTORE – Vogliamo vedere il protocollo originale!

PRESIDENTE – Quel tale verbale?… Sicuro… Vorrei vederlo anch’io una buona volta!

GUSTAVO (imbarazzato) – Ma sicuro, signori miei!… E’ naturale! Del resto ho già dato disposizioni… (Chiama verso la porta) Signor segretario, per favore…?

FRITSCH (entrando da destra) – Il signor dottore desidera?

GUSTAVO – Vi siete occupato di cercare la pratica originale Kubinski?

FRITSCH – Sì, ma non l’ho trovata!

GUSTAVO – Com’è possibile?!

FRITSCH – E per il momento non so dove tentare di pescarlo…

HOLLMANN – Non capisco… Com’è possibile che scompaia un documento di quell’importanza!… Mezz’ora prima della conferenza!

DIRETTORE – Nella nostra banca è impossibile!… (Ad un tratto, a Fritsch) Signor segretario! Tutti i documenti dell’ufficio del presidente passano per le vostre mani. Se questa pratica si è smarrita, siete voi che l’avete perduta!

FRITSCH (inorridito) – Iiiio?…

DIRETTORE – Voi, voi!… Vi sto osservando da un pezzo! Siete l’impiegato più negligente di tutta la banca!… Non avete nessuna nozione di ciò che è l’ordine!

FRITSCH – Io disordinato?… Dio, Dio svengo!

DIRETTORE – Non vi paghiamo per svenire!

FRITSCH – Scusi, il mio stipendio è così modesto che posso svenire senza scrupoli….

DIRETTORE – Badate! Alla prossima riduzione di personale il vostro nome non sarà dimenticato!

PRESIDENTE (interviene) – Ma signori!… Perché vi agitate così?!… Queste cose si definiscono con calma sorridendo! Fatemi il favore, Wiesinger…

GUSTAVO – Dite, presidente…

PRESIDENTE – Io vado un pochino giù al buffet con questi signori…

GUSTAVO – Benissimo…

PRESIDENTE – Vi dò un quarto d’ora di tempo per trovare questa benedetta pratica.

GUSTAVO – Capisco, signor presidente.

PRESIDENTE – Malgrado tutto, divido completamente il punto di vista del direttore! Senza informazioni positive è impossibile discutere un affare! Avrete dunque la cortesia di trovare questa pratica durante la nostra assenza da questa stanza, e darla ai signori della Commissione. Altrimenti, bisognerà rimandare la conferenza… Accomodatevi, signori! (Via a destra col Direttore e i Procuratori).

GUSTAVO – Entro un quarto d’ora!

FRITSCH – Ho già visto molta gente volare; ma un volo come il tuo, non l’ho mai veduto!

GUSTAVO – E me lo dici con quel sogghigno?

FRITSCH – Non è un sogghigno! E’ il cosiddetto sorriso sardonico! Ho il presentimento della mia fine!

GUSTAVO – Ne hai il presentimento?

FRITSCH – E come! Voleremo insieme! Questo è il solo risultato positivo della tua attività!… Non sei riuscito a procurarti un pane.. Ma sei riuscito a farmi perdere il mio!

GUSTAVO – Non è vero!

FRITSCH (indica la tavola grande) – Vedi questa tavola?

GUSTAVO – Sì… Ebbene?

FRITSCH – Su questa tavola il signor direttore ti sezionerà vivo!

GUSTAVO – Ma cosa vuole da me quell’uomo? E’ stato sempre così cortese con me! Mi ha invitato a colazione… Mi ha – per così dire – fatto la corte!

FRITSCH – Ti ha odiato fin dal primo momento…

GUSTAVO – Ma perché, perché, perché?

FRITSCH – Vuoi saperlo? Ti odia perché il presidente ti tratta con tanta confidenza mentre tiene lui così a distanza… E il direttore generale sarà felice di poter provare che il beniamino del presidente è un volgare imbroglione!

GUSTAVO – Questo non è vero! Io non sono un imbroglione!… Volevo soltanto poter lavorare!… Non per me solo… ma anche per tante migliaia di uomini che potrebbe guadagnare qualcosa se l’affare Kubinski, dovesse riuscire…

FRITSCH – Finito: cappello, mantello e sparire!

GUSTAVO – E tu?

FRITSCH (sospirando) – Aspettami all’angolo della strada!… Ti raggiungerò subito!

GUSTAVO – No, no, è impossibile! Non devi perdere il tuo impiego per causa mia!… Non posso andarmene da qui prima di avere sistemato la tua posizione…

FRITSCH – Disgraziato! Che vuoi fare?

GUSTAVO – Dio mi è testimonio che non lo so!… Ma qualcosa farò! E’ il mio dovere! E’ una questione d’onore!… Perché, perché… Al diavolo! Ma sono convinto che quello che voglio fare qui nella banca è una buona cosa!

(Entra Herta).

HERTA – Buon giorno, Wiesinger!

GUSTAVO – Herta! E’ Dio che vi manda! (A un tratto, a Fritsch) Per favore, signor segretario… Fate ciò che vi ho detto… Cercate ancora quella pratica…

FRITSCH – Sì, signor dottore… I miei rispetti, signorina… (Via).

GUSTAVO – Cara Herta…

HERTA – Veramente, avevo un po’ di paura a venire… Oggi avete una giornata campale!

GUSTAVO – Se sapeste fino a che punto!

HERTA – Terrò i pollici stretti per voi… L’affare Kubinski comincia ad interessare un po’ anche me…

GUSTAVO (felice) – Siete dunque venuta proprio per…

HERTA (lo interrompe) – Per esservi vicina in un momento così importante… Se il vostro sogno si realizza…

GUSTAVO – Il mio sogno?

HERTA – Sì!… Il sogno Kubinski!… Giorno e notte non sognate che Kubinski, sempre e soltanto Kubinski… Non rimane più posto per me nei vostri sogni…

GUSTAVO – Herta… cara…

HERTA – Sono gelosa del signor Kubinski…

GUSTAVO – Non ne avete motivo… (Con calore) Non avete la sensazione che noi due siamo in certo modo uniti…?

HERTA (semplice) – Sì. Perciò son venuta… Gli affari della banca non mi interessano punto… Ma la conferenza di oggi è qualcosa di diverso… Qualcosa di particolarmente significativo. Perciò dovete sentire che avete vicino un buon amico che spera con voi…

GUSTAVO – Un vecchio amico…

HERTA – Molto vecchio!… Ci conosciamo già da una settimana!

GUSTAVO – E’ vero! Proprio otto giorni fa mi avete invitato per la prima volta a prendere il tè…

HERTA – E da allora siete venuto tutti i giorni… E il giovane Fabry non ha osato venire neanche una volta…

GUSTAVO – E’ giusto… Del resto, avete un tè inglese che è veramente squisito…

HERTA – Ah!… Perciò venite così spesso? Molto gentile… Avete lavorato quasi ogni giorno per 24 ore… Effetto del mio tè…

GUSTAVO – Lo bevo con vera passione…

HERTA – Quantunque a volte siate così stanco che non riusciate neanche a parlare… Povero ragazzo! Una volta vi siete quasi addormentato.

GUSTAVO – Siete stata perciò in collera con me?

HERTA – Al contrario! La vostra stanchezza è così… onesta… Lo so. La nostra amicizia è molto bella. Voi mi parlate di tante cose care: di calce, di cemento… di asfalto… Molto bello, due persone che sono saldate insieme dal cemento…

GUSTAVO – Grazie.

HERTA – Abbiamo costruito insieme… Case sorte dell’aroma del tè… Macchine… fabbriche… Avete parlato di tutto con tanto entusiasmo che a volte avrei volentieri portato mattoni!

GUSTAVO – Herta!

HERTA – Con le mie mani!…

GUSTAVO – Herta… Ho paura…

HERTA (spaventata) – Di cosa?

GUSTAVO – Di voi.

HERTA – Perché?

GUSTAVO (prorompendo) – Perché avete messo la vostra fede, la vostra confidenza in un individuo indegno!

HERTA – Spiegatevi subito… Subito!

GUSTAVO – Sì… Forse perderò tutto, ma bisogna che sappiate la verità…

HERTA – Sì… Sì…

GUSTAVO – State a sentire… Come cominciare?… Sì… comincio da questo: io non esisto!

HERTA – Cosa…?

GUSTAVO – Il dottor Gustavo Wiesinger che voi conoscete, non esiste! Qui in banca io non sono che un’apparenza! Un’illusione ottica!… Una fata morgana!

HERTA – Siete impazzito?! (Sta per metterli una mano sulla spalla).

GUSTAVO (gridando) – Per carità, non mi toccate! Altrimenti svanisco, mi dileguo!

HERTA – Ma che dite?…

GUSTAVO – Io sono una olla di sapone… Che appena si tocca svanisce… Che si è gonfiata da se stessa… E che ha gonfiato tutto l’affare Kubinski!… Capite?… Tutto imbroglio!… Truffa! L’affare Kubinski non esiste!… E io, il dottore Wiesinger, relatore di questo affare, promotore della conferenza di oggi, non sono impiegato di questa banca!

HERTA – Chi siete, allora?

GUSTAVO – Un uomo che è venuto dalla strada per lavorare!… Che ha recitato la commedia, perché non poteva più sopportare la propria nullità!

HERTA (esclama con forza) – Un uomo che si è introdotto qui per forza! Che si è procacciato del lavoro mediante un raggiro!

GUSTAVO – Sì… Al giorno d’oggi questo è il solo mezzo di poter lavorare!

HERTA – Straordinario! Non mi sarei aspettato questo da parte vostra!

GUSTAVO – Herta!

HERTA – Che me lo diciate appena adesso!

GUSTAVO – Come?!

HERTA – Avreste dovuto confessarmelo fin dal primo momento!… Cosa credete? Per chi mi avete presa?

GUSTAVO (non crede ai suoi orecchi) – Herta!… Dunque, non mi disprezzate?

HERTA – Al contrario! (Con entusiasmo) Ora cominciate a piacermi davvero!… Avete compiuto una bellissima impresa! Mi congratulo!

GUSTAVO – Cara… E’ possibile?

HERTA – Si capisce!… E’ sportivo! Avete saltato gli ostacoli in un modo meraviglioso… Siete entrato nella banca per la finestra!

GUSTAVO – Sì… Ma ne uscirò allo stesso modo!

HERTA – Perché?

GUSTAVO – Perché dalla conferenza di oggi risulterà chiaramente che io sono un imbroglione!

HERTA – Non siete affatto un imbroglione!… Siete un eroe! Che ha agito in nome di milioni di disgraziati… Vi siete procurato da lavorare con la violenza… Vi abbraccerei!

GUSTAVO – Herta!

HERTA – Ciò che avete fatto è meraviglioso. Un giovine disoccupato penetra qui dentro, scrolla i piedistalli di queste vecchie cariatidi che aspettano tranquillamente la fine della loro vita. Siete più di un eroe!… Siete l’ispiratore di una nuova leggenda! Da voi ha inizio qui una nuova epoca!… Avete portato in questa banca un soffio d’aria fresca! In questa rocca ammuffita del capitalismo, oggi si respira… Datemi la mano, camerata! Ora siamo amici davvero! (Gli stringe virilmente la mano).

(Da destra entra Fritsch).

HERTA – Cosa vuole quello là?

FRITSCH – Scusa, Gustavo… Per favore… (Gli fa un cenno).

GUSTAVO – Inutile… Puoi parlare dinanzi alla signorina… Herta, questo signore è mio complice!

HERTA – Finalmente sento qualcosa di simpatico sul vostro conto!… I miei complimenti!

FRITSCH (sbalordito) – Oh, guarda!

HERTA – Svelto, svelto! Cosa volevate?

FRITSCH – Per carità, Gustavo… La pratica… La pratica…

GUSTAVO – Che c’è? E’ forse improvvisamente comparsa?

FRITSCH – Neppure l’ombra! Il direttore ha già espresso ad alta voce il suo sospetto che questo verbale sia nel paese dei sogni!

HERTA – Ma di cosa si tratta?

GUSTAVO – Di un pezzo di carta… che non esiste!… La pratica originale dell’affare Kubinski… Un pezzo di carta per il quale mi romperò il collo… Tutto il mondo va in malora per dei pezzi di carta… Senza carta non c’è vita, non c’è storia!

HERTA – La cosa non deve naufragare per un pezzo di carta! Bisogna trovarlo!… Che sia esistito o no…

(Entra da destra il Presidente).

PRESIDENTE – Dunque, caro Wiesinger… Permettetemi che mi rallegri di cuore…

GUSTAVO (stupido) – Con me?

PRESIDENTE – Siete riuscito a metter sottosopra la banca! Il direttore generale fruga col naso dappertutto! Ma non riesce a trovare quel documento!

HERTA – E’ naturale, babbo!

PRESIDENTE - Herta! Che fai qui?

HERTA – La conferenza di oggi mi interessava molto!

PRESIDENTE – Interesse che non può continuare… Signor segretario, avvertite subito i signori che la seduto di oggi è rimandata!

FRITSCH – Benissimo, signor presidente!

HERTA – E qui è tutto sottosopra per uno stupido pezzo di carta che si è  perduto…

PRESIDENTE – Sicuro. Un documento così importante non può sparire! Io non posso soffrire il direttore generale, ma questa volta ha ragione! E chi è colpevole della scomparsa di quel documento, deve essere licenziato!

HERTA (laconica) – Allora, prepara le tue dimissioni!

PRESIDENTE – Cosa?

HERTA – Il documento lo hai perso tu!

PRESIDENTE – Io?

HERTA – Proprio tu! Te l’ho dato in mano io stessa… Una settimana fa! Wiesinger mi ha tanto pregata di raccomandarti di fare attenzione! Anche lui sa come sei distratto…

PRESIDENTE – E perché non avete detto nulla, Wiesinger? Perché lasciate che tutta la banca sia messa sottosopra?

HERTA (lo interrompe) – Perché Wiesinger garantisce per te con anima e corpo! E perciò ha taciuto!… Non voleva farti fare brutta figura col direttore generale! Ha preferito farla lui!

PRESIDENTE – Terribile! Sono pieno di vergogna e confusione… Vi prego, caro Wiesinger, perdonatemi… (Suona il campanello).

GUSTAVO – Ma vi pare, caro presidente!

(Entra Fritsch).

PRESIDENTE (a Fritsch) – La conferenza avrà luogo con relativa discussione! Riceverete subito i signori! Potete andare!

FRITSCH (sbalordito) – Come comanda! (Via barcollando).

PRESIDENTE – Quel direttore! Sta facendo un sacco di chiacchiere in tutta la banca… Hai ragione! E’ tutta una messinscena contro di me!

HERTA – Meno male che finalmente l’hai capita!

PRESIDENTE – Ma questa volta ha fatto male i suoi conti… La conferenza avrà luogo ugualmente… Dopo tutto, quel documento non è poi tanto importante!

GUSTAVO (felice) – Sicuro!… Si può ricostruire tutto in cinque minuti…

PRESIDENTE – E chi lo ricostruirà?

GUSTAVO – Voi Stesso, signor presidente… Probabilmente vi ricorderete quali sono state le basi dell’affare…

PRESIDENTE – Volete che non mi ricordi l’affare Kubinski? L’idea iniziale è stata mia!

GUSTAVO – Vostra? (Convinto) Sicuro, sicuro!

PRESIDENTE – Per quanto sia distratto, le mie idee me le ricordo… (Il suo cervello comincia visibilmente a lavorare) Kubinski… Una fabbrica di mattoni che non è più in attività… e che finanzieremo insieme alla Banca dell’Industria! Ma, a che scopo?… Per poter fornire i materiali per le costruzioni statali che cominciano a sorgere nel paese… Buona idea! No?

HERTA – Degna di te, babbo!

GUSTAVO – Complimenti, presidente… Siete veramente un genio della finanza!

PRESIDENTE (modesto) – Vi sbagliate! Non sono affatto un genio finanziario… Sono un semplice genio…

DIRETTORE – Signor presidente! Nessuna traccia del documento! Impossibile quindi tenere la conferenza!

PRESIDENTE – La terremo ugualmente!

DIRETTORE – Ma è impossibile!

PRESIDENTE – E’ possibilissimo! E basta! Taci una volta, animale!

DIRETTORE – Come?

PRESIDENTE – Sei il più gran somaro che abbia mai conosciuto!

DIRETTORE – Davvero?… (Raggiante) Signor presidente! Sono felice! Mi hai dato del tu… Caro amico! (Gli stringe la mano) Hai trovato il tono cordiale degno dei nostri lunghi anni di lavoro in comune…

PRESIDENTE – Ma ora, dal momento che ci diamo del tu, fammi un piacere!

DIRETTORE – Tutto quello che vuoi, caro presidente!

PRESIDENTE – Una cosa sola: smettila di cercare il documento!

DIRETTORE – Come ti piace, amico mio!

PRESIDENTE – Lo ricostruiremo addirittura… Ti ricordi l’affare…

DIRETTORE – Vuoi che non me ne ricordi? Ere stata una mia idea!

PRESIDENTE – Tua? Ah, questo è un po’ forte!

DIRETTORE – Dubiteresti?

PRESIDENTE – Oh, non ho nessuna vanità, sai! Ti lascio la gloria… I posteri sapranno chi è stato il vero creatore!

GUSTAVO – Invece di bisticciarsi, sarebbe meglio che lor signori si mettessero fra tutti e due a ricostruire le basi dell’affare Kubinski… Poche parole che facciano effetto saranno sufficienti…

PRESIDENTE – Giustissimo… La conferenza sta per cominciare… Fra cinque minuti avremo scritto quanto occorre… Vieni…

DIRETTORE – A te la precedenza… (Gli cede il passo)

PRESIDENTE (spingendolo avanti a sé) – Ma va’!

DIRETTORE – Come vuoi… E’ un onore per me… Ti precedo… Con te ci sbrigheremo in un attimo… (Via da sinistra).

PRESIDENTE (lo segue ma si riaffaccia) – Avete sentito come mi da del tu? Con che entusiasmo! Due volte in ogni frase! Deve rifarsi di una privazione di dieci anni! (Esce a sinistra).

GUSTAVO (felice) – Herta… Cara Herta… Mi avete salvato… Come ringraziarvi?

HERTA (breve) – In nessun modo!… Ora non c’è tempo per le sentimentalità… L’affare Kubinski nasce ora veramente… in quella stanza… (indica la porta di sinistra).

GUSTAVO – Loro due… lo mettono al mondo! Diventa una realtà! Il padre è il presidente, la madre il direttore… Ma somiglierà a me!

(Entra Fritsch dalla comune).

FRITSCH – Sono arrivati il consigliere Pertl e il barone Fabry.

GUSTAVO (con un profondo sospiro di sollievo) – Possono anche entrare! Tutto è sistemato!

FRITSCH – Sistemato?

GUSTAVO – Non domandare! Falli entrare!

FRITSCH (alla porta) – Prego, signori… Si accomodino…

(entrano dalla comune Fabry e Pertl. Fritsch si ritira dietro la tavola della conferenza e fa dei preparativi).

PERTL – Buon giorno, signori!… (Scorge Herta) Ah, cara Herta! Cosa fate: rappresentate vostro padre?

HERTA – No, purtroppo! Papà tiene al suo posto in una maniera un po’ esagerata!… Buon giorno, caro barone!

FABRY – Buon giorno, Herta. Stefano mi incarica di baciarvi le mani.

HERTA – Grazie. Salutatelo per me. Ma accomodatevi, signori!

PERTL – A proposito! Sai, Gustavo, che tutto il Ministero è in cerca della pratica relativa all’affare Kubinski? Voglio dire, del documento iniziale?

FABRY – E anche tutta la Banca dell’Industria!… Ma non si trova neanche la più lieve traccia!

GUSTAVO – Non è necessario!… (Occhiata verso la camera nella quale il Presidente e il Direttore stanno lavorando) Fra pochi minuti la faccenda sarà sul tappeto!… Del resto, avete tutti completa fiducia in questo affare!

FABRY – Sfido io! E’ stata una mia idea!

PERTL – Scusate, ma debbo protestare. Wiesinger mi è testimonio che già due anni fa…

(Entrano dalla comune Nikolits e Hollmann).

NIKOLITS – Servitor vostro, signori!

PERTL – Ciao… ciao…

HOLLMANN – Dunque, la conferenza ha luogo…?

(Da sinistra entrano il Presidente e il Direttore).

PRESIDENTE – Signori, siamo pronti!… Quando volete, possiamo incominciare! (Dà la mano a tutti).

HERTA – Papà, non è vero che posso restare anch’io?

PRESIDENTE – Se lo vuoi, cara… Ti sei tanto interessata a questo affare Kubinski!

FRITSCH (si avanza da dietro la tavola) – Prego i signori di accomodarsi… (indica i posti) Signor caposezione… Signor barone… (ecc., a soggetto).

DIRETTORE (porge a Wiesinger un pezzo di carta della grandezza di un biglietto di visita) – Per favore, Wiesinger… Questo è per voi…

GUSTAVO – Che cos’è?

DIRETTORE – I tre punti principali dell’affare Kubinski! Tutto è compendiato in essi!

GUSTAVO – Tre punti? Non sono un po’ pochi?

DIRETTORE – Meno sono i punti, più è facile l’accordo! Signor segretario, voi scrivete il protocollo! E chiamate anche la signorina Franzi. Dovrà stenografare l’intera discussione.

PRESIDENTE – Allora, possiamo cominciare! (Tutti si sono seduti. Dopo breve pausa, solenne) Egregi signori! Prima di iniziare il lavoro per il quale oggi siamo qui riuniti in seduta plenaria, rivolgo un saluto al rappresentante del Governo che, con la sua presenza, ci prova che il Governo stesso prende viva parte alla ricostruzione dell’industria e del commercio privato.

TUTTI – Bravo!

PRESIDENTE – Grazie! Saluto il mio egregio collega, barone Fabry, presidente della Banca dell’Industria, che incarna la solidarietà finanziaria di cui il nostro paese ha tanto bisogno…

TUTTI – Bene!

PRESIDENTE – Grazie! E finalmente esprimo la mia gratitudine al valente collaboratore che ha raccolto il poderoso materiale occorrente per questa conferenza ed ha reso possibile che il vero lavoro possa essere iniziato senza altri indugi! Ora, prego il dottor Wiesinger di riferire all’assemblea intorno all’affare Kubinski.

FABRY – Parlate, Wiesinger!

TUTTI – Sì, sì…

GUSTAVO (si alza) – Egregi signori! Ho l’onore di porre dinanzi ai vostri occhi quello che è l’affare Kubinski. (Posa dinanzi a sé il pezzetto di carta; è calmo e sereno) Vi chiederete forse sorpresi come mai una faccenda così importante possa essere contenuta in un pezzetto di carta così minuscolo… La risposta è facile. Tutti i grandi affari sono, in realtà, assai semplici e possono essere resi estremamente chiari. Il lavoro incessante di due anni mi ha fatto penetrare in tutti i più ascosi meandri di questa faccenda…

FRITSCH (involontariamente) – Oh, Dio!

DIRETTORE – Che c’è, signor segretario?

FRITSCH – Scusino… Ho rotto la punta della matita…

PRESIDENTE – Non disturbate i lavori dell’assemblea!

GUSTAVO – Solo per la forma, verrò a parlare del nocciolo di questa grande impresa industriale e finanziaria. (Prende il pezzetto di carta e legge) “Punto primo: Il Consorzio Kubinski aveva chiuso le sue fabbriche… Secondo: Il Governo sta per intraprendere la costruzione di edifici colossali… Terzo: La Banca dell’Industria e la Banca Mitropa rimettono in efficienza le fabbriche chiuse, affinché lo Stato possa acquistare l’enorme quantità di materiali edilizi sul luogo, risparmiando le spese di trasporto…”.

FABRY (orgoglioso) – La mia idea!

PERTL – E’ veramente semplicissimo!

GUSTAVO – Talmente semplice che non ho bisogno di aggiungere altro. L’idea parla da sola e con questo posso considerare terminata la mia relazione.

PRESIDENTE – E’ stata breve davvero!

GUSTAVO (spiegando) – I particolari sono nelle mani di eminenti esperti… (Si inchina, volgendosi al Direttore Generale e ai Procuratori) Le conclusioni dei quali formeranno oggetto della prossima adunanza. Scopo della riunione odierna è soltanto la decisione di assumere il lavoro in comune. E appunto per questo vorrei esporre – per evitare inutili domande – il vero significato dell’affare Kubinski.

TUTTI – Sentiamo… Sentiamo!

GUSTAVO – Egregi signori! E’ in vostro potere compiere oggi un gesto che passerà alla storia!… Tocca a voi uscire dalla riserva che paralizza la nostra vita odierna e stabilire che finalmente si ritorna ad un lavoro sano e proficuo!… Lavorare, costruire, intraprendere! Daremo un esempio memorabile alle grandi banche che si immobilizzano nella contemplazione delle loro riserve!… Ne abbiamo abbastanza di questa politica!

PRESIDENTE (piano) – Bravo…

GUSTAVO – Noi iniziamo! Noi lavoriamo, costruiamo, intraprendiamo! Ma è la vita stessa che intraprende sempre qualcosa di nuovo!… Il sole, questa enorme impresa di riscaldamento, questo trust colossale, ogni anno nuovamente il ghiaccio del mondo intero. Il grano di frumento si tramuta in spiga migliaia e migliaia di volte! Boschi e montagne, acque, prati, alberi, erbe, tutto si rinnova continuamente! E solo l’uomo, signori, dovrebbe opporsi all’eterno ricostruire dell’universo? No! (batte il pugno sul tavolo). Che avverrebbe, signori, se la primavera dicesse improvvisamente: Quest’anno non mi ricopro di fiori? No, signori!… Bisogna lavorare per istinto, come la vita stessa lavora! Lavorare, perché è necessario! Lavorare in bene o in male, ma lavorare. Contro compenso o per la gloria. Bisogna sollevare il primo peso, la prima cassa che il destino ci mette dinanzi… Oh, issa!

PERTL – Oh issa?…

GUSTAVO – E’ la voce dei facchini… E di tutti coloro che hanno gravi pesi da sollevare!… Oh, issa!… Questa voce della piccola gente, dell’umile lavoratore, deve essere anche la nostra parola d’ordine. Miei signori, laggiù vi sono delle macchine che si sono raffreddate… Riaccendiamole! Spalanchiamo le porte al sole al lavoro… Oh, issa!… Fate come me, signori! Dimenticate per una istante il vostro rango, la vostra posizione; lasciate in disparte il vostro volto ufficiale, ma gridate con me, felici e contenti, come se foste tutti dei giovani pieni di vita e di salute, la nuova verità: Oh, issa! Oh, issa!

TUTTI – Oh, issa!

GUSTAVO (con entusiasmo) – Grazie, signori! Ed ora ho l’onore di informarvi che il Sindacato Kubinski è costituito!

PERTL – Sicuro! E’ costituito!

FABRY – Lo facciamo!

PRESIDENTE – Siamo d’accordo!

DIRETTORE – Al lavoro!

PRESIDENTE – Complimenti, Wiesinger! Bellissimo discorso!

TUTTI – Magnifico! – Colossale! – Impressionante!… - Questo ragazzo ci ha trascinati dove ha voluto!… - Oggi stesso parlerò col Ministro… (ecc).

(Tutti si alzano, circondano Wiesinger e lo complimentano. Finalmente riesce a liberarsi).

GUSTAVO – Grazie, signori… (Viene sul davanti; è stanco; si asciuga il sudore, mentre i componenti l’assemblea formano gruppo accanto alla tavola e discutono con calore ed entusiasmo).

HERTA (gli va vicino) – Gustavo!

GUSTAVO – Herta!

HERTA – E’ stato magnifico!… Straordinario!… Non so cosa dirvi! Sono tanto tanto felice…

GUSTAVO – Cara!

HERTA – Come sono entusiasti, tutti! Avete compiuto un miracolo!

FRITSCH (si è avvicinato, alle ultime parole) – Verissimo! Ora mi rallegro anch’io!… Hai fatto una cosa immensa!… Hai fatto spalancare le casseforti… Hai dato vita al denaro! Ora comincia la danza dei milioni!…

GUSTAVO (si allontana di qualche passo da Herta con Fritsch) – E’ vero: ho messo in moto dei milioni… (Con un lieve sospiro, stanchissimo) Ma fammi il favore: prestami due scellini; ho una fame…!

SIPARIO

FINE SECONDO ATTO


ATTO TERZO

(La stessa scena dell’atto precedente. Alla grande tavola siede Gustavo Wiesinger, solo. La tavola è carica di carte. Franzi porta una cartella con la posta da firmare)

FRANZI – La posta del pomeriggio, signor dottore… Mi fa il favore di firmare?…

GUSTAVO – Subito, Franzi… Un momento di pazienza… (Prende il ricevitore) Pronto?… Per favore, il dipartimento tecnico… L’ingegnere Carter… Sì?… E’ Wiesinger che parla… Volevo sapere se tutto è a posto… Sì?… No, non è stato facile… Ma ormai siamo alla fine… Sì, domattina alle otto… Ci sarò anch’io… Sì! (Riattacca, felice) Franzi, il mondo è molto bello!

FRANZI – Perché è così contento, dottore?

GUSTAVO – Domattina alle otto le sirene delle fabbriche Kubinski chiameranno nuovamente gli operai al lavoro! Dopo due anni di silenzio!… Capite, Franzi? Dopo due anni… Non è una cosa magnifica?

FRANZI – Come parla bene il signor dottore!

GUSTAVO – Grazie! (Dà un’occhiata a una lettera) Ma “cemento” si scrive con una emme sola, Franzi!

FRANZI – Con una emme sola? Sì, sì, è vero… Ma lavorando vicino a lei, dottore, l’entusiasmo fa raddoppiare ogni cosa!

(Il telefono squilla)

GUSTAVO (al telefono) – Pronto?… Chi?… Redazione dello “Sciacallo”?… Qui Wiesinger!… Sì, Wiesinger!… Da me non potete aspettarvi nulla, signori! Scrivete pure tutto quello che vi pare sull’affare Kubinski!… Non ci interessa!… Ho il piacere… (Riattacca).

FRANZI – Come ammiro il signor dottore! E’ capace di scrivere, leggere, dettare, ordinare, tutto contemporaneamente. (Entra Fritsch).

FRITSCH – Il presidente manda questi atti da firmare.

GUSTAVO – Grazie, caro… (Li guarda un momento) Appezzamenti, scantinati… Perizia del capomastro… Pianta generale, piante parziali… Ringraziamo il cielo di essere arrivati a questo!

FRITSCH – Arrivati dove?

GUSTAVO – Ai disegni!… Non hai mai osservato? Ogni lavoro ha tre tappe. Prima di tutti viene il banchiere con la matita. Poi l’ingegnere col regolo… E finalmente l’operaio col martello… Siamo arrivati al martello!

FRANZI – Prego, rimaniamo alla matita, per ora!… Il dottore mi fa la cortesia di firmare la posta?

GUSTAVO – Sì, sì… Subito… (Firma rapidamente le lettere, senza guardarle).

FRITSCH (sinceramente stupito) – Ma senti!… Hai proprio fatto carriera! Firmi come firma il presidente!… Non guardi neanche le carte che ti mettono davanti!

GUSTAVO – Lo faccio per superstizione! (Un po’ lirico) Sai che se il presidente avesse letto ciò che firma, oggi molte cose non esisterebbero! (Ha finito di firmare) Così, finito: grazie, Franzi!… (A Fritsch) Bisogna che tu riesca assolutamente a trovarmi per stasera questo benedetto Kubinski. Lo cercano dappertutto come disperati: al Ministero… alla Banca dell’Industria…

FRITSCH – Abbiamo cercato anche al manicomio, ma nessuna traccia!

FRANZI – Il signor dottore… si arrabbierebbe se lo pregassi di non ammazzare di lavoro il mio vecchio? (Indica Fritsch).

GUSTAVO (sorpreso) – Come?

FRANZI – Si rovina la salute! Si consuma il cervello!

FRITSCH – Non vi permetto, Franzi!… Da quando in qua vi immischiate nelle mie faccende?

FRANZI – Da quando le vostre faccende sono “nostre”! Io ho la vocazione della madre di famiglia! E mi prendo cura di mio marito già prima del matrimonio!

FRITSCH – Ma sentila!… Siete così sicura del fatto vostro?… Come sapete che vi sposerò?

FRANZI – Diamine! Ieri sera vi siete lasciato baciare… Per la prima volta!… Arrivederci, signor dottore! (Via da destra con la posta).

GUSTAVO – E’ vero?… Posso farti i miei auguri?

FRITSCH – Oh, abbiamo ancora da parlarne!… Ma bisogna ben decidersi a sistemare la propria vita!

GUSTAVO – E non soltanto i documenti e le matite, no?

FRITSCH – Posso sedermi?

GUSTAVO – Non fare lo sciocco! Parli come se…

FRITSCH (interrompendolo) – Parlo come un impiegatuccio dinanzi a uno dei pezzi grossi della banca!…

GUSTAVO – Smettila, via! E siediti!

FRITSCH – Grazie! Quando posso parlare con te per cinque minuti come una volta…

GUSTAVO – Devi parlare con me sempre come quando io entrai nella tua stanza senza essere annunciato e tu volevi mettermi alla porta!

FRITSCH – Magari lo avessi fatto!… Almeno ti avrei risparmiato la galera!

GUSTAVO – Non devi aver paura per me!… E’ vero che mi passano per le mani dei milioni, ma non me ne rimane neanche un centesimo!… Sono ancora senza stipendio!…

FRITSCH – Verissimo e bellissimo. Ma non dimenticare che hai dei nemici…

GUSTAVO – Sicuro… Quando si fa carriera in modo, dirò così, un po’ troppo prepotente…

FRITSCH – Ti invidiano.

GUSTAVO – Lo so!

FRITSCH – Sarai attaccato dalla stampa!

GUSTAVO (sorridendo) – Facciano pure!

FRITSCH – Ti metteranno sotto al microscopio!

GUSTAVO – E che cosa ho da perdere? Nulla di più di ciò che avevo quando ho cominciato… E’ quello che avrò sempre. Potrò sempre aiutare a caricare delle casse…

PRESIDENTE – Buongiorno, Wiesinger, come va? (A Fritsch) Signor segretario, avvertite, vi prego, i signori procuratori di tenersi pronti per la seduta.

FRITSCH – Subito, signor presidente! (Esce).

PRESIDENTE – Mio caro Wiesinger: ora ho dirvi qualche cosa di molto importante!

GUSTAVO – Prego, signor presidente!

PRESIDENTE – Presidente? Non lo sono più!

GUSTAVO (spaventato) – Dimissioni?

PRESIDENTE – Tutt’altro! Avanzamento! Lo dico solo a voi, in tutta confidenza: sono fatto segno ad un’alta distinzione…

GUSTAVO – Mi rallegro veramente di cuore!

PRESIDENTE – Non vi rallegrate! Ogni volta che salgo più in altro, mi sento il cuore più pesante. Ma, purtroppo, sono costretto a fare carriera!

GUSTAVO – Costretto? E perché?

PRESIDENTE – Perché non sono capace di fare altro… (Pensoso) L’affare Kubinski… E’ stata certo una delle mie migliori idee… Così mi viene conferita un’alta onorificenza! E volevo ringraziare voi, Gustavo!

GUSTAVO – Me?

PRESIDENTE – Certamente! Come sarebbero andate le cose senza il vostro entusiasmo, senza la vostra straordinaria forza di volontà?… Voi avete detto:” Oh, issa!” ed io ho avuto l’onorificenza!

GUSTAVO – Non potete credere quanto io ne sia lieto! Ma mi sembra di non meritare…

PRESIDENTE – Inutile! Voi siete troppo modesto! Eppure la mia gratitudine vi raggiungerà ugualmente! E ora avrei un’altra cosa da dirvi… Ma sapete che, qui nella banca, voi avete una potente protezione? Quella di mia figlia!

GUSTAVO – La signorina Herta?

PRESIDENTE – Precisamente! Le è venuta un’idea…

GUSTAVO – A che proposito?

PRESIDENTE – Eh! Non ve lo posso dire!… E’ a proposito… No. No, ho promesso ad Herta di non dirvi niente. Fra poco Herta verrà qui a comunicarvi tutto… Caro Wiesinger, molti rallegramenti e arrivederci… (Esce).

GUSTAVO (è nervosissimo; si precipita al campanello e suona).

FRITSCH (accorre) – Mi hai chiamato?

GUSTAVO – Senti Fritsch: il presidente… mi pare di aver capito… (Entra il direttore).

DIRETTORE – I procuratori non sono ancora venuti?

FRITSCH – Posso andare a chiamarli immediatamente.

DIRETTORE – Subito! Subito! Avreste dovuto averlo già fatto! Siete l’impiegato più negligente di tutta la banca!

FRITSCH – Io??!!

DIRETTORE – Sì, voi! Fate il pedante, ma in realtà non siete capace di fare altro che di flirtare con la dattilografa!

FRITSCH – Non sono affatto innamorato della dattilografa! Mi limito a sposarla!

DIRETTORE – Basta, ora! Andate! (Fritsch esce. A Gustavo) Non capisco perché proteggete quell’imbecille!

GUSTAVO – E’ un bravo figliolo! Una volta mi rese un grande servigio…

DIRETTORE – Lui? A voi?… Oh! Sono lieto, dottor Wiesinger, di poter parlare  un po’ a quattr’occhi con voi prima della seduta. Prego, accomodatevi. Ma, dite un po’: cosa vi è successo?

GUSTAVO – Niente.

DIRETTORE – Veramente? Avete un’espressione così strana… Non mi piacete. Da qualche giorno non avete più il vostro solito viso…

GUSTAVO – Non si può avere tutti i giorni la stessa espressione!

DIRETTORE – Capisco! I pettegolezzi vi danno fastidio! I sospetti… I ricatti… Eh! Nella vita degli affari succede sempre così! Ricordo che la carriera di un grande finanziere è incominciata una volta, con l’accusa di un omicidio… Voi non sapete ancora che il primo milione che un uomo guadagna, è sempre accompagnato dal primo scandalo! E anche voi… avrete presto il vostro primo milione e… il vostro primo scandalo.

GUSTAVO (alzandosi) – Volete alludere a qualche cosa?

DIRETTORE – Alludere? A nulla! Dovete però riconoscere, caro dottor Wiesinger, che, in tutto questo affare Kubinski, vi è qualche cosa di misterioso che mette in moto le fantasie! Questo Kubinski nessuno è mai riuscito a vederlo!

GUSTAVO – Non abbiamo nessun bisogno di lui!… C’è un avvocato che lo rappresenta per incarico della famiglia!

DIRETTORE – Questo, appunto, è lo straordinario! Prima mancava il documento che stabiliva l’inizio delle trattative… Ora manca lo stesso Kubinski. Alcuni dicono che dopo la rovina della fabbrica sia partito per l’America del Sud… Altri dicono che sia sotto chiave!

GUSTAVO – La famiglia pensa che sia morto!

DIRETTORE – E non vi sembra strano che in queste condizioni si debbano oggi stabilire in seduta generale i capisaldi per tutto il movimento del Consorzio?… Eh?… Non vi sembra strano… caro signor relatore?…

HERTA (entrando) – Buongiorno.

DIRETTORE – Oh! Buongiorno, signorina. (A Gustavo) Riprenderemo il nostro discorso più tardi. (Inchinandosi) Signorina!… (Esce).

HERTA – Non disturbo? Non vi dispiace che sia venuta?

GUSTAVO – Tutt’altro!

HERTA – Sapete da dove vengo?

GUSTAVO – Un momento… La sarta?

HERTA – No!

GUSTAVO – Scuola di equitazione?

HERTA – No!

GUSTAVO – Tea-room?

HERTA – No!

GUSTAVO – Golf?

HERTA – No!

GUSTAVO – Allora proprio non saprei…

HERTA – Vengo dalla fabbrica Kubinski!

GUSTAVO – Siete stata laggiù a Floridsdorf?

HERTA – Sì! Ero curiosa di vedere che aspetto aveva, nella realtà, la fabbrica Kubinski… Da settimane non facciamo altro che parlarne… Fabbrica Kubinski… Mi suona negli orecchi come il violino di uno zingaro… (Con sentimento) Il nome Kubinski, ha una certa melodia…

GUSTAVO – La nostra fabbrica.!

HERTA – La nostra fabbrica dei sogni!… Non ho mai desiderato tanto qualche cosa! Dovevo pure vederla una volta!

GUSTAVO – Vi è piaciuta?

HERTA – Un miracolo! Non c’è niente di più sorprendente al mondo di un sogno che diventa realtà! C’è una piccola locomotiva rabbiosa che corre di qua e di là, e, tutto intorno, uomini indaffarati, sporchi di olio, di fuliggine… E vita, strepito, sole di primavera, sudiciume! Non avrei mai immaginato che fosse così bello!

GUSTAVO – Domattina incomincia l’attività della fabbrica!

HERTA – E tutto ciò per opera vostra, Gustavo!

GUSTAVO – Herta!

HERTA – Accanto alla fabbrica, nel parco, c’è la villa del direttore…

GUSTAVO – E’ vuota!

HERTA – Un po’ abbandonata, ma è facile rimetterla in ordine…

GUSTAVO – E’ vero che Stefano Fabry…

HERTA - … grandi, larghe finestre…

GUSTAVO – E’ vero che Stefano Fabry è proposto quale direttore della fabbrica?

HERTA – Bisogna fare un impianto nuovo di termosifone.

GUSTAVO – Per Fabry?

HERTA – Acqua corrente calda e fredda in tutte le stanze, rubinetti molto grandi in modo che la vasca si riempia in un momento…

GUSTAVO – E’ molto importante?

HERTA – Specialmente la mattina, quando il marito ha fretta di andare al lavoro…

GUSTAVO – Lo sposerete?

HERTA – E le sirene chiamano… Le ruote girano… I forni ardono…

GUSTAVO – Forse lo amate! Non solo lo sposate, ma lo amate anche!

HERTA – Una serenata! La serenata del lavoro! Nessuno ha mai suonato una serenata così bella alla donna amata!

GUSTAVO – Alla donna amata!

HERTA – Sì, Gustavo!… Perché mi guardate con quell’aria scimunita? Oh, issa! Amo anch’io!

GUSTAVO – Lui?

HERTA – Sì, voi! Te! Scemo!

GUSTAVO (abbracciandola) – E’ vero? Mi ami? E’ vero?

HERTA – Solo questo è vero… Solo questo può essere vero. Ti amo… caro… amore… Kubinski mio!

GUSTAVO (riprendendosi) – Ma allora… il direttore delle fabbriche dovrei essere io?

HERTA – Ma certo, caro!

GUSTAVO – Me l’aspettavo! E’ impossibile!

HERTA (ridendo) – Vuoi che non lo sappia! Se te lo dico io…

GUSTAVO – E’ impossibile lo stesso! Dimmi che non è vero!

HERTA – Ma perché?

GUSTAVO – Ma perché il momento in cui fossi nominato direttore, segnerebbe la mia rovina… la catastrofe!

HERTA – Catastrofe?

GUSTAVO – Ma non capisci che nominandomi direttore si verrebbe a scoprire che non sono impiegato nella Banca?

HERTA – Come… perché?

GUSTAVO – Automaticamente!… La nomina esige i dati personali… lo stato di servizio!… Si cercherà il mio stato di servizio… e verrà fuori che il futuro direttore non figura nella lista degli impiegati della Banca!

HERTA – E io che non vi avevo pensato! Ma no! Anche se si venisse a sapere, oggi, non potrebbe più danneggiarti…

GUSTAVO – Al contrario! Oggi più che mai! Pensa cosa succederebbe se il presidente, il direttore, il capo sezione, il barone Fabry, si accorgessero di aver fatta una tale figura! Tuo padre con la onorificenza!.. Ognuno è convinto di averlo creato lui, l’affare Kubinski!…

HERTA – Tremendo!

GUSTAVO – Capisci finalmente? Di me si può far tutto… meno che darmi una promozione… Devo restare quello che ero: il dottor Wiesinger!

HERTA – E ora che si fa?

GUSTAVO – Mah! Più l’affare Kubinski diventa reale, più io sono destinato a svanire.

HERTA – Gustavo!

GUSTAVO – Domattina… al suono delle sirene… svanirò!

HERTA – No! Gustavo! Qualunque cosa accada, io non ti abbandono!

(Entrano il presidente, Fritsch, il direttore, Hollmann, Nikolits, che salutano Herta).

PRESIDENTE . Dunque abbiamo deciso! Prego, signori. Ora vorrei rivolgere poche parole al mio amico Wiesinger…

GUSTAVO – Ai vostri ordini…

PRESIDENTE – Un momento ancora… Signor segretario!

FRITSCH – Comandi!

PRESIDENTE – Correte giù all’Ufficio del Personale, cercate lo stato di servizio del dottor Wiesinger e portatemelo subito!

FRITSCH – Lo stato di servizio del dottor Wiesinger?

DIRETTORE – Sì! Sì! Cosa avete da guardare con quegli occhi da idiota?

FRITSCH – Io?… Niente… Scusi… Lo porto subito… subito (esce).

GUSTAVO – Il mio stato di servizio?… Pardon… Per che cosa serve?

PRESIDENTE – Eh! Via, non fate l’ingenuo! Voglio ora dirvi qualche cosa a nome della direzione della Banca Mitropa. Caro amico! Noi tutti che abbiamo il piacere di essere vostri colleghi, sappiamo apprezzare l’enorme lavoro che qui avete compiuto, e che ha raggiunto il culmine col completo successo dell’affare Kubinski! Sentiamo dunque nel nostro animo il bisogno di dare a voi, che avete combattuta questa colossale battaglia, un attestato della nostra riconoscenza. Perciò porto a vostra conoscenza, con una certa commozione, dalla quale non sono disgiunti i sensi di una schietta e cordiale amicizia, che in questa storica seduta, in cui il Consorzio Kubinski torna realmente a vivere, abbiamo deciso di nominarvi Direttore Generale delle fabbriche. Permettete, caro Wiesinger, che io sia il primo a salutarvi con il vostro nuovo titolo. Mi felicito con tutto il cuore, caro direttore generale!

TUTTI – Bene! Bravo!

GUSTAVO (deciso) – Un momento! Non accetto la nomina a direttore generale!

PRESIDENTE – Cosa?

DIRETTORE – Che diamine vi piglia?

NIKOLITS – Rifiutate una simile posizione?

GUSTAVO – Rifiuto! E vi prego di ritirare la nomina… il più presto possibile!

HOLLMANN – Mai sentito una cosa simile!

NIKOLITS – E noi che credevamo che sareste svenuto dalla gioia!

GUSTAVO – Infatti sto per svenire!… Ma, vi prego, annullate tutto! Richiamate il segretario… Non occorre più il mio stato di servizio!…

PRESIDENTE – Scusate, ma questo rifiuto è offensivo per noi… Perciò dobbiamo chiedervi una spiegazione…

GUSTAVO – Non vi sono spiegazioni. Soltanto non voglio promozioni! Il mio lavoro non ha avuto lo scopo di prepararmi un canonicato… Sarebbe stato basso e volgare… Sto benissimo al posto in cui mi trovo! Non voglio una posizione migliore! Non voglio uno stipendio maggiore!

DIRETTORE – Non ho mai sentito parlare in questo modo! Dunque non lavorate per guadagnare?…

GUSTAVO – No!

DIRETTORE – E perché lavorate allora?!

GUSTAVO – Per passione!… Per piacere! Per me il lavoro è un lusso! Un diporto! Altri tengono una scuderia da corsa, io lavoro. Altri fanno collezioni di antichità, di avventure amorose,… Io lavoro. Sono stato felice davanti alla mia scrivania… Sono venuto alla banca fischiando ogni mattina… Vi prego, signori, lasciatemi a quel banco a cui sono affezionato!… Lasciate che io rimanga il dottor Gustavo Wiesinger!

PRESIDENTE – Ma tutto questo è assurdo! Basta, dottor Wiesinger, ciò che ho detto, ho detto, e lo mantengo!

GUSTAVO (coraggiosamente, deciso a svelare ogni cosa) – Ebbene… poiché siamo arrivati a questo… poiché mi costringete… io devo dirvi…

GIOVANNI (entrando) – Mille scuse se disturbo!

PRESIDENTE – Cosa volete, ora?

GIOVANNI (consegnando al presidente una cartella) – L’Ufficio del Personale manda lo stato di servizio del dottor Wiesinger. (A Gustavo, dandogli una busta) E la Cassa manda lo stipendio del signor dottore. Le trattenute sono già state fatte. (Esce).

GUSTAVO (apre la busta e incomincia a contare, mentre gli altri esaminano lo stato di servizio) – Uno… due… tre… quattro… dieci…

PRESIDENTE – Dunque, Wiesinger, cosa volete fare?

GUSTAVO – Cosa vuole che le dica!… Poiché mi costringete, mi piego e accetto!

TUTTI – Oh! Finalmente! Bravo! (Gli stringono la mano).

FRITSCH (entrando) – Il barone Fabry e il signor capo sezione attendono nell’ufficio del signor presidente.

PRESIDENTE – Signori, andiamo a riceverli. (Via con gli altri. Restano Fritsch, Gustavo e Herta).

GUSTAVO (sbalordito ad Herta) – E’ accaduto un miracolo! Il mio stato di servizio è miracolosamente comparso!

FRITSCH – Idiota!

GUSTAVO – Come?!… Sei stato tu?

FRITSCH – Sì, sono stato io! Ho stabilito il tuo stato di servizio ed ho messo il tuo nome nella lista segli stipendi! E’ stato il primo imbroglio della mia vita!

HERTA – A causa del quale, diventerete procuratore, ve lo prometto!

FRITSCH – No, non l’ho fatto per questo! Io sono un pedante, e un pedante non poteva sopportare che nella banca vi fosse un uomo che non avesse la sua scheda in ordine… Magari a prezzo di un imbroglio, ma l’ordine prima di tutto!

GUSTAVO – Ma come hai fatto?

FRITSCH – Ti ho addossato ad una succursale scomparsa! Perfettamente secondo ordinanza!

GUSTAVO – Grazie, caro Rudi, ma non dire che l’hai fatto soltanto per amore dell’ordine!

HERTA – Vero che l’avete fatto anche per amicizia per Gustavo?

FRITSCH (commosso) – A scuola, una volta, un compagno cercò di battermi e anche di strapparmi il mio pane imburrato. Gustavo mi difese. Ora non ho fatto che ricambiarlo. Permesso? (Esce).

HERTA – Caro, caro scioccone, il più intelligente di tutti!… Ecco papà. (Entra il presidente) Papà, una domanda scabrosa…

PRESIDENTE – Parla, bambina.

HERTA – Dimmi, ti importa molto ciò che la gente dice di te?

PRESIDENTE – Se dicono bene… perché no?

HERTA – Ti dispiacerebbe molto se dicessero che hai creato tutto l’affare Kubinski soltanto per dare il posto di direttore generale a tuo genero?

PRESIDENTE (non comprendendo) – Scusami… ma il direttore generale delle fabbriche Kubinski sarà Wiesinger…

HERTA – Appunto per questo…

PRESIDENTE – Come?… Ma no…

HERTA – Ma sì…

PRESIDENTE – Ma, bambina mia, tu…

HERTA – Zitto, babbo. Non combattere contro le tue idee!

PRESIDENTE – Come?… Sarebbe una mia idea che tu e Gustavo?…

HERTA – Diventiamo marito e moglie!

PRESIDENTE – Una mia idea?… Si vede che me lo sono dimenticato!

HERTA – E’ il tuo pensiero prediletto. Ero presente quando ci hai pensato la prima volta…

PRESIDENTE – Adesso vorresti dire che senti anche i miei pensieri? E come li senti?

HERTA (posandogli la testa sul petto) – Così! Ogni volta che hai un’idea bella e buona, il tuo cuore batte sempre un po’ più forte.

PRESIDENTE – E anche adesso batte?

HERTA – Così forte che lo si sente perfino dalla strada!

PRESIDENTE (a Gustavo) – Cosa volete che vi dica!… Se batte… Ma che cosa dirà la famiglia Fabry?

HERTA – Andrà su tutte le furie. Ma non importa. Solo i Fabry volevano che io sposassi Stefano. Ma tu non hai mai voluto. Tu vuoi soltanto che io sposi Gustavo!

PRESIDENTE – Sicuro. La volontà è sempre stata il mio forte. Voglio che tu sposi Gustavo. Lo voglio!

HERTA – E io ti ubbidirò con gioia!

PRESIDENTE – Sei sempre stata una brava bambina ubbidiente!

(Entrano Perlt, Fabry, Nikolits, Hollmann, il direttore e Fritsch).

PRESIDENTE – Prego signori… Ora direte che Gustavo è stato nominato direttore delle fabbriche perché io proteggo mio genero?

DIRETTORE – Davvero? Molti rallegramenti!

FABRY – Ma allora noi non diventiamo più parenti?

PRESIDENTE – Siamo così buoni amici, caro Fabry, perché dovremmo guastarci imparentandoci?!

PERLT (a Gustavo) – I miei complimenti. Sono veramente contento. Oh, issa! Eh!

GUSTAVO – Eh, sì! Oh, issa!

(Tutti siedono, come nel secondo atto, attorno al tavolo).

PRESIDENTE – E ora possiamo finalmente costituire nelle debite forme la Società Anonima Kubinski. La parola al direttore generale.

GUSTAVO (si alza) – Egregi signori, permettete che, giunto alla fine del mio faticoso lavoro, mi asciughi una lacrima…

VECCHIO SIGNORE (da dentro) – Insomma, mi lasci passare!

GIOVANNI (c.s.) – Ma non si può!

VECCHIO SIGNORE (c.s.) – Io voglio parlare col signor presidente!

GIOVANNI (c.s.) – La smetta; le dico che è impossibile!

PRESIDENTE – Ma insomma, cos’è questo chiasso? Non si può stare un minuto tranquilli! (A Fritsch) Signor segretario, andate a vedere cosa succede! (Fritsch esce).

GUSTAVO (riprendendo il discorso) – Ora che una nuova strada si apre davanti a me, rivolgo con tenerezza il pensiero a questa banca alla quale mi legano quindici anni di lavoro…

VECCHIO SIGNORE (da dentro) – Voglio assolutamente parlare col signor presidente… (Entra in scena trascinandosi dietro Fritsch che tenta inutilmente di fermarlo).

FRITSCH – Vi dico che non si può entrare… Signor presidente, scusi, ma con questo individuo non c’è niente da fare!… (Al vecchio signore) Se non la finite, vi scaravento fuori!

PRESIDENTE – Avreste dovuto averlo già fatto da un pezzo! (Al vecchio signore) Insomma, chi siete? Cosa volete?

VECCHIO SIGNORE – Un piccolo posto di usciere, signor presidente, soltanto un piccolo posto di usciere! Ho cinquantatre anni di onesta vita senza macchia!

PRESIDENTE – Cosa volete che ce ne importi! Insomma, chi siete?

VECCHIO SIGNORE – Mi chiamo Pietro Kubinski…

TUTTI (balzando in piedi) – Come?!…

VECCHIO SIGNORE (intimiditissimo) – Sì, signori, Pietro Kubinski…

TUTTI (si precipitano su Kubinski che, preso dal panico, scappa a gambe levate) – Piglialo!… Acchiappalo!… (In scena restano solo Gustavo ed Herta).

HERTA – Hai visto? Abbiamo trovato anche Kubinski!

GUSTAVO ed HERTA (abbracciandosi) – Oh, issa!…

SIPARIO

FINE DELLA COMMEDIA