L’albero della discordia

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COMMEDIA MUSICALE

tre atti

La parte in prosa

di

KRAMER MOGGIA

Versi di A. NESSI

Musica di G. PETRI

Parte musicale incisa su  CD  FOnit Cetra


Commedia musicale in tre atti

di

kramer moggia

versi di A.Nessi

musica di G.Pietri

Note dell’autore:

L’idea è venuta dalla lettura dell’originale “ L’acqua cheta” di A. Novelli.

La prosa di questo copione, pur essendo completamente diversa da quella di Novelli, ha mantenuto i nomi dei personaggi ed anche un poco delle diverse situazioni per poter coincidere con la parte musicale. Sono stati aggiunti oltre i due personaggi, amici-nemici vecchi nonni ( OMERO – NESTORE), che dalla loro importanza nella commedia è nato il titolo, altri personaggi come PILADE ( maniscalco) e sua moglie MARIA, eliminandone altri.

Il testo è in lingua italiana ma alcune battute sono state tradotte in dialetto casalasco (in corsivo e con caratteri diversi) per poter colorire maggiormente alcune battute adeguandole al carattere del personaggio e all’ambiente popolare in cui si svolge l’azione.

Questo testo nasce come commedia musicale, ma può essere portato in scena anche come semplice commedia in prosa. In questo caso si può benissimo cambiare i nomi dei personaggi. Alcuni nomi appaiono nel testo musicale per cui sono stati tenuti.  Questo copione può essere messo in scena , per la parte musicale, in play back. Per l’autore, cresciuto in ambiente filodrammatico, veder rappresentare questa pièce da professionisti della musica e del canto sarebbe un sogno.

 

COPYRIGHT

Socio S.I.A.E.: autori n°: 88397 – 31/12/1989 qualità D.O.R. autore parte letteraria

26041 CASALMAGGIORE ( Cremona) via Cairoli,93 Tel. 037541110 cell. 3396821681

PERSOMAGGI: 

ULISSE               cocchiere       ( anni 50)

     ROSA              sua moglie    (         40

     ANITA            sua figlia       (         20)

     IDA                  sua figlia       (         19)

    OMERO           suo padre      (          70)

STINCHI              garzone di stalla (    30)

PIALDE               maniscalco    (          50)

     MARIA           sua moglie     (          40)

     CECCO           suo figlio       (           25)

     NESTORE       suo padre       (           70)

ALFREDO           geometra        (           25)

SPOSO- SPOSA-  SUOCERO - GENITORI - INVITATI

 

EPOCA:  anni  30

CARATTERE DEI PERSONAGGI: in particolare i due vecchi, pur litigando continuamente, debbono apparire fondamentalmente amici. Le stesse loro battute descrivono il carattere degli altri personaggi.

SCENA: unica

A destra:               Bottega e casa del maniscalco con davanti panchina, attrezzi di lavoro, fucina e altri  arnesi da lavoro.

A sinistra:              Rimessa e casa del cocchiere con davanti una panchina- Nel grande arco che dà alla rimessa, appare un calesse ed altri attrezzi.

In fondo:               Albero con davanti una panchina e dietro una siepe.

Fra le due costruzioni vi è un ampio cortile nel quale si accede attraverso due stradine laterali contrapposte. Il cortile al centro è completamente sgombro.

           

                                  

                                              

A  T  T  O   P  R  I  M  O

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA: Cecco, Anita, Ida.

Parte musicale

Sul fondale panni stesi al sole. Fanciulle accompagnate dal canto di Anita, Ida e Cecco, ballando raccolgono e stendono panni.

IDA- ANITA             Lieve s’intreccia il fil

e la trama intesse i bei color

col magister sottil

dal ramo spuntan le foglie  i fior !

Un fresco e gaio vol

rese bianche con i fili d’or

sboccia dal velo

come in un cielo

nel fiammar del sol!

CECCO          C’è un sole che mi risplende:

è l’amor

E’ lei che me l’accende

dentro nel cuor !

IDA                Nel sol potessi anch’io volar

Lassù;vicino a Dio

come stelle errar!

ANITA           Oh quanta poesia!...

Ma va là bambina mia

vuol far la stella errante

per trovar nel ciel l’amante !

IDA                Vaghezza!

Fralezza!

Soave come lieve piuma

fiocco neve, spuma

raggio di sol.

IDA – ANITA- Tutto il mio cuor – nell’ideal disseto.

 CECCO            Oh, dell’amor… smanioso ardor segreto…

(escono di scena le fanciulle )

 

CECCO          Oh care le mie ragazze, la primavera avanza ed i bollori di gioventù si fan sentire!

ANITA           A chi lo dici caro Cecco. Questa mattina mi sono alzata presto. Presa da smania; sono andata nel campo qui dietro. Il sole baciava le foglie  ed esse ridenti brillavano. Gli uccellini cominciavano il loro spensierato conversare. Oh quanto vorrei esser una di loro… Librarmi  nell’aria, libera e distante dagli affanni terreni.

IDA                Cosa avete voi due stamattina. L’uno ha i bollori, l’altra ha gli uccellini per la testa …Sarà meglio che vi diate una regolata.

ANITA           Lasciami almeno sperare, fantasticare, sognare…

( entra Omero )

IDA                Oddio… il nonno! Chissà cosa ci dirà!

ANITA           ( come scusa per uscire ) Cecco, te la vado a prendere subito, è qui dietro casa.

CECCO          Vengo anch’io ad aiutarti.

IDA                Anch’io.

(escono)

SCENA SECONDA: Nestore, Omero

OMERO         (rivolto a Cecco che sta uscendo) Hai altro da fare, che  star qui  ad importunare? ( (Cecco è ormai uscito) Se quello lì crede di venir a mettere il nido in casa mia… nella  mia dimora… “casta e pura” ha preso come si suol dire un granchio.

( intanto va a sedersi sulla banchina a due posti,  che si trova appoggiata alla pianta. Pianta che si trova al centro  della scena  in fondo )

“ Cantami o diva del pelide Achille l’ira funesta…”

NESTORE     ( entrando) Quante volte debbo dirti che quello non è il tuo posto?--- la tua pianta…Spostati se non vuoi che ti spacchi le ossa! ( spostat sa’t vo mia ca ta spaca j’os)

OMERO         Qual roccia ad imperitura memoria, il fato, qui: il sottoscritto pose. Se mi tocchi ti mangio il cuore! (Sa ta’m tuchi ad mangi al cöör)

NESTORE     Per questa volta ti perdono.

OMERO         ( Omero si sposa un poco, ma nel momento in cui Nestore si siede, gli sfila da sotto il sedere la panca e Nestore cade) (sprezzante, ma nello stesso tempo lo aiuta ad alzarsi. In questo gesto deve trasparire l’amicizia fra i due vecchi, seppur brontoloni) Ora non sei più neanche capace di prendere le misure?

NESTORE     Chi nasconde il brando dietro la schiena e poi colpisce, è un losco figuro.

OMERO         Questa pianta è mia: “ All’ombra dei cipressi che da Bolgari vanno in duplice filar “ si siede solo chi dico io! Le tue chiappe è meglio che si vadano a sedere su quel “brocco” là., forse, così, ce la farai a stare dritto.

NESTORE     L’ho piantato io questo albero quando ero bambino.

OMERO         Che tu sia rimbambito lo sò da un pezzo. Ma se tu non ricordi che questa pianta l’ho piantata io ancor quando andavamo all’asilo, questo mi fa specie. “ Fatto non fosti per vivere come “ un brutto” ma per seguir virtute e conoscenza!”

NESTORE     Da un brutto uccello non può venire una bella fischiata ( d’ an brot usèl pol miagnì ‘na bela sifulada ) (  nel frattempo a colpi disedere cercano entrambi di spingere l’altro giù dalla panchina )

OMERO         Senti che odore?! Nel cadere si vede che si è spostato il pannolone. Perché non lo tieni su con le bretelle ? ( Parchè a tia tegni mia sö cum li tirachi ?)

NESTORE     Sarebbe meglio che le tenessi tu “ Bocca mia stattene zitta”… le mutande. Faresti a meno di pestarle.

OMERO         ( alzando il bastone per picchiarlo ) Se  non ritiri subito ciò che hai detto faccio come il conte Ugolino:  “ Tu le vestisti queste misere carni e tu le spoglia.”

NESTORE     Abbassa il brando losco figuro … se non vuoi che prenda la scure e ti faccia la punta alle gambe e ti pianti, come diceva il nostro amico Piernanni che haimè ci ha lasciati. Chissà che  germogli ! (Sat vö mia cat faga la punta a li gambi e ca’t’pianta. Chisà ca’t bötat)

SCENA TERZA:          Omero, Nestore, Rosa.

ROSA             (entrando) E’  mai possibile che sia sempre la stessa storia? Sempre alle solite… che quando vi vedete vi comportiate come dei bambini…Qualche giorno sego questa pianta: così la smetterete di litigare. Non vi vergognate di farvi vedere dai vostri nipoti? Ma ora basta! Uno di qua a l’altro di là, e che sia finita una buona volta.

NESTORE     ( ritirandosi) Vado via per non fare un rimbambicidio! (Vò via par mia fa  an falambricidio!)

OMERO         ( ritirandosi, rivolto a Nestore ) Abbandona il campo vil scellerato! ( rivolto a Rosa) Rosa faccio una corsa in casa. ( deve andare al gabinetto per cui il gesto deve essere adeguato)

SCENA QUARTA: Rosa, Cecco, Anita, Ida, poi Ulisse e Stinchi.

ROSA             ( fra sé) Io mi chiedo se è giusto che questi due vecchi facciano inquietare tutti i santi giorni.

( entrano: Cecco, Anita, Ida )

CECCO          ( continuando un discorso iniziato fuori scena ) LADY GODIVA era  una giovin pulzella che corteggiata da un nobil signore, non cedeva alle sue brame. Il Duca per sfogare la sua rabbia, ordinò: che su un cavallo bianco, andasse nuda per le vie del centro. Miracolo avvenne, che, nella notte i suoi biondi capelli si allungassero tanto da coprire il suo bianco e venereo corpo, talché, ella, così coperta, andò di natura vestita.

ANITA           Che scena poetica è questa.

IDA                Ecco come la candida pulzella viene premiata.

CECCO          (continuando) Si dice, però, che gli uomini della città, avvertiti dai servi del padrone, già alle prime ore del giorno, si accalcassero per le vie della città, e, al passare della biondona, soffiassero a tal punto da spostare le ondulate chiome sicché le sue meravigliose fattezze, così mostrate, rimanessero ad imperituro ricordo di quel immemorabil giorno.

IDA                ( correndo dalla madre ) Hai sentito mamma come sono cattivi gli uomini?

ROSA             (rivolta a Cecco) E tu non hai vergogna a raccontare a queste anime innocenti una storia così… così… scostumata?

ANITA           Mamma: l’hai detto  tu stessa che è una storia.

ROSA             Taci tu! Svergognata! ( rivolta a Cecco) Come fai tu a conoscere tutte queste storie?  Non è che tu te la sia inventata questa storia qui?

CEC CO         No. Tuttalpiù ho fatto una variazione sul tema.

ULISSE          (fuori scena schioccando la frusta per avvertire del suo arrivo chiamando) Ohe Stinchi!!! Svegliati…! Ma è  possibile che tu dorma sempre?

STINCHI       ( dalla stalla) vengo…  vengo.

IDA                ( presa dal panico) Il papà!

ROSA             ( spingendo le figlie e Cecco) Via! Andate via tutti!

ANITA           Non facciamo niente di male…

CECCO          Stavamo solo conversando…

ROSA             E questa non è l’ora… e poi…

ANITA           (risentita) E piantatela una buona volta.

( i quattro escono)

STINCHI       (uscendo dalla stalla con un bigoncio di acqua e andando incontro ad Ulisse che giunge dalla stradina in fondo a sinistra QQUQUQUEQUEQQQUQUEQQUqummmm   

qqueexz<qQQQQuesta mattina mi sono alzata presto. presPPP P ) ) ) ) Vengo… sono qui… signor Ulisse.

ULISSE          ( Con in testa la tuba e la frusta in mano dà una frustata a Stinchi) Anch’io son pronto.

STINCHI       ( facendo un salto e lasciando cadere il bigoncio a terra ) Vacca cane che male!

DUETTO: Ulisse Stinchi.

ULISSE e STINCHI  Questa è signora della famiglia,

e quando lavora piglia!

Forse è vivace,

ma mette pace,

ed è sempre più sagace…

Oh…

 ULISSE                      E’ ver che la mia frusta, ( a Stinchi )

Ti gusta?... ( allunga la frusta a Stinchi)

STINCHI                    Mi gusta

Bei…bei…bei… bei… bei…bei...

ULISSE                            Guizza e poi si distende,

                                     e scende !

                                     poi scende!

                                    Bei…bei…bei…bei…bei…

ULISSE e STINCHI        ( i due a gran voce esageratamente )

Oh, come è bello guidare i cavalli

e trottare per strade e  per valli

poi dal tavernier

bere un buon bicchier…

e trincare il chianti

su in vettura, avanti,

fila via cocchier!?...

Se in casa v’è pianti e grida

dì Anita, d’Ida, lei mette a posto

se un sciocchino fa il damerino

lei tosto arriva, e schiva!

ULISSE                       E quando il colpo scende – lo prende!  lo prende

(colpo di frusta ) 

       

STINCHI                    Lo prende !

                                    Bei… bei…bei…bei…bei…

ULISSE                      Attorno s’attorciglia – torciglia!...

               ( colpo di frusta)

STINCHI                    Torciglia!

Bei…bei…bei…bei…bei…

ULISSE e STINCHI   Oh, com’è bello guidare i cavalli… ( ecc)

SCENA QUINTA : ULISSE, Stinchi, Maria.

MARIA          (entrando) Oh, Ulisse, come mai siete già a casa? 

ULISSE          Per oggi spero di aver già finito. Ho fatto un bel servizio ed orami mi godo un meritato riposo.

STINCHI       Aveva fretta di tornare per darmi una bella strigliata, come al solito.

ULISSE          Io applico il proverbio cinese:” Quanto torni a casa picchia la moglie, Tu  non sai il perché  ma certo lei lo sa.

MARIA          Non è proprio che calzi bene. Lei ha una moglie che è una santa.

STINCHI       Per sopportare il mio padrone ci vuole proprio una santa come la signora Rosa, e  uno sciocco come me.

ULISSE          Tu taci che dormi in piedi come i cavalli.

STINCHI       E’ un po’ difficile che dorma…  io vigilo, osservo, e scruto.

ULISSE          Come sarebbe a dire?

STINCHI       Nulla, nulla… so io.

ULISSE          Se hai qualcosa da dire parla o taci per sempre!

STINCHI       Io sono come i preti: scruto osservo e ascolto, e i segreti muoiono con me.(spiritoso) Anzi: se vuole confessarsi?... Le do la soluzione. Ma prima le rifilo settantasette padre-ave gloria.

( ma prima ac rifili stantasèt  padre- ave -gloria )

MARIA          Non c’era  Rosa qui? Sono uscita perché mi è sembrato di averla sentita.

ULISSE          (  rivolto a Maria) Quando sono tornato non c’era nessuno… si sarà nascosta da qualche parte.  ( rivolto a Stinchi) Stinchi chiama Rosa e poi vai nella stalla. Mentre tu fai pulizia sotto la cavalla io faccio dell’altro. ( rivolto a Maria) Maria, viene subito  Rosa. Io intanto vado. Se dovete “ bagolare” non voglio disturbare. ( esce)

MARIA          No, non abbiamo segreti. E’ un po’ difficile avere segreti, quando si abita nello stesso cortile.

STINCHI       ( dopo essere uscito rientra) Viene subito. Io intanto vado in ufficio.  Debbo sbrigare alcune pratiche della cavalla assolutamente intime. ( esce)

SCENA SESTA:Maria, Rosa.

MARIA          No, volevo fare alla mia gente un poco di “ pannata”e mi occorreva un po’ di basilico.

ROSA             Una zuppa di pane? Non mi sembra molto nutriente per gente che lavora sodo.

MARIA          Può essere: ma dipende da ciò che ci si mette.

ROSA             Perché: come la cucini?

MARIA          ( maestosa – questa è  una ricetta che si usa dalle nostre parti-) Vado ad annunciarti la ricetta.: in una scodella metti due o tre fette di pane < sarebbe meglio pane biscottato di quello nodoso e se non ce l’hai basta anche quello vecchio>ci vuole sopra del brodo bollente, sarebbe meglio quello di gallina e   un po’ di pesto di maiale, Ci spandi sopra una bella manciata di formaggio grana. Questa operazione la fai a strati fino a che hai raggiunto il colmo della scodella. Poi versi un po’ di olio di quello verde  ( con la mano indica - un po’ abbondante-) e per finire una bella manciata di formaggio in modo che faccia un po’ di crosta. Lo copri con un coperchio di alluminio.

ROSA             Però… anche un coperchio di alluminio ? E per quanto tempo?

MARIA          Niente paura. Te lo dirà lei. Quando il coperchio si solleva e fa “ puff” è pronta.

( mentre parlano stendono qualche fazzoletto sul filo de bucato  che Rosa ha portato entrando con un cesto)

SCENA SETTIMA: ( mentre Rosa e Maria conversano in scena, Ulisse e Stinchi recitano fuori scena sulla sinistra, mentre Pilade recita fuori scena sulla destra)

PILADE         ( come se stesse lavorando in mascalcia aiutato dal garzone) Prendi quei ferri che c’è da scaldarli (ciapa chi fer lé ca ghé da scaldaj) ( cantando) … “ di quella pira l’orrendo fuoco… Se non ci butti su del carbone quel fuoco lì si spegne. (sa tac tré mia sö dal cok qul föc lé al sa smorsa)

ULISSE          E’ quello il modo di mettere a posto i finimenti? (èla cla lé la manera da mötar a post i finiment?)

STINCHI       Ora non sarò nemmeno capace di appenderli ad un chiodo…?! ( adès sarò gnanca bon da tacà di finiment ad an ciò?!

PILADE         “…  tutte le fibre bruciano al fuoco…” gira quella manovella lì ( mena cla mulöta lé )

ULISSE          “ … o che bel mestiere fare il carrettiere…” Guarda che va a finire che te lo metto al collo quel collare lì! (guarda ca la va a fnì ca tal möta al col qul colare lé ) … “ andar di qua e di là…”

STINCHI       C’è questa borchia che si sta staccando. (gh’è cla borchia ché cl’è dre a stacas…)

PILADE         “… e li spegnetela o io fra poco…” E’  necessario che di dica di muovere quel carbone? ( él necesari ca’t diga da sbrasal Cul föc lé?) “ …

ULISSE          “… E’ Pasqua ed io son qua…” Quante volte ti debbo dire che devi ungerlo con del grasso… (quanti volti g’ho da dital ca’t ghè da vulzal cum dal gras )… “ m’aspetta Lola che mi ama e che mi consola: è tutta fedeltà…”

PILADE         Prendilo con le molle! (ciap’l cum la mujöta)…col sangue nostro la spegnerò!

STINCHI       “ quel vino è generoso … troppi bicchieri ne ho tracannati…”  Dov’è il Sidol?...Vado fuori all’aperto… “

ULISSE          No: tu ora stai qui!

STINCHI       Non si è accorto che sto cantando anch’io?

ULISSE          E’ nel cantonale. Dagliene  poco del grasso.. che costa. “ … schiocca la frusta … schiocca la frusta, olà…” se non vuoi che ti dia un pugno sulle corna (Sat vö mia ca’t daga an pögn  in si coran…)

STINCHI       “ … ma prima voglio che mi benedite, come quel giorno che partii soldato…”

ULISSE          Te la do io la benedizione…!

PILADE         ( entrando) Tu vai avanti. Lo porto fuori io. ( entra con un ferro da cavallo che appende al chiodo)

SCENA OTTAVA: Maria, Rosa, Pilade.

PILADE         Oh, ma guarda:   stanno bagolando.

MARIA          Se sono fuori è perché sto pensando alla tua cena.

ROSA ( scherzando)Eh, caro il mio Pilade… questa sera a tavola c’è arrosto e lesso.

PILADE         (sogghignando) Si… e  niente a cena. Dov’è il fiaccheraio?

ROSA (c.s.) Sta facendomi le corna.

PILADE         (c.s.) Oh… così senza ritegno?

MARIA          (incredula comicamente) Sarà facile…

ROSA             E’ più innamorato della sua cavalla che di sua moglie.

PILADE         (burlesco ) Si vede che ha due bei “ galloni”

ROSA             Te lo immagini, Maria? Se avessi i fianchi della Nina?

PILADE         (rivolto alla moglie) Dov’è il ragazzo?

MARIA          Cecco è in casa della Rosa.

PILADE         Ma Cecco non ha altro da fare che andare in casa della gente che lavora?

MARIA          (alludendo) La lingua batte dove il dente duole.

ROSA             ( che ha capito) Mah. Se non ci si mette un rimedio…

PILADE         (curioso) Com’è?

MARIA          ( dubbiosa) mah…

SCENA NONA: Maria, Rosa, Pilade, Ulisse e poi Stinchi.

ULISSE          (entrando rivolto a Rosa ) Dov’è la coperta della cavalla?

ROSA             ( polemica) Ogni tanto bisogna pur lavarla.

PILADE         ( rivolto ad Ulisse) I ferri della cavalla sono già pronti: li ho appena finiti.

ULISSE          ( brusco) Troppo  tardi.

PILADE         ( incredulo) Come?... troppo tardi…

 

ULISSE          Sono già andato a farla “ inscarpare “ dalla concorrenza.

PILADE         ( offeso) Ma come? Mi avevi detto che avevi fretta… Ho lavorato tutt’oggi per prepararteli…

ULISSE          ( scostante) Se aspettavo te… intanto la MIAcavalla andava in “ scapen “ ?  Proprio lei, che se non ha i suoi piedi a posto mette il muso.

ROSA             (rivolta verso il marito, scherzando) Perché non le hai fatto indossare le pantofole di tuo padre?

ULISSE          (rivolto alla moglie) Fai la spiritosa?

MARIA          ( rivolta a Rosa) Oh, che brutto tasto hai toccato.

PILADE         (c.s.) Meno  male che siamo amici… che abitiamo nello stesso cortile…

ULISSE          (categorico) Negli affari l’amicizia non conta!

PILADE         Non conterà per te… Mi fai fare una bella figura di fronte alla gente. Come se io non fossi capace di fare il mio mestiere.

ROSA             (rivolta al marito) Non ha tutti i torti.

ULISSE          (rivolto alla moglie, polemico) Ho fatti i mestieri di casa io oggi? ho lavato i piatti?...spolverato?...

ROSA             (decisa) Ci mancherebbe altro…con tre donne in casa…

ULISSE          Allora: tu pensa ai tuoi affari che io penso ai miei!

MARIA          (consigliando) Taci, Rosa. Non è il momento.

PILADE         (rivolto ad Ulisse) Non dirmi che qualche ora poteva far difetto… Se proprio avevi così tanta fretta… non facevi altro che dirmelo…. Non mi sembra di essere pigro… Mi sembra che non sia la prima volta che perdo la notte per farti fare bella figura.

ULISSE          La cavalla è già da un pezzo che si lamenta. Lo ha detto a Stinchi.

ROSA             (scherzosamente polemica) Glielo ha detto in italiano o in dialetto?

MARIA          ( autoritaria) Taci Rosa!!

PILADE         ( pensando) Io mi sbaglierò, ma qui c’è sotto qualche cosa. ( insinuando) Non sarà per ieri sera…?

ULISSE          ( freddo) Anche.

PILADE         Ma se eravamo tutti su di giri… ( cantando) “Quel vino è generoso, troppi bicchieri ne abbiam tracannati “

ULISSE          Non mi sembra proprio che questo sia il momento di cantare!

ROSA             Ecco che pian piano viene tutto a galla.

MARIA          (risentita) “Quando la neve si scioglie…”

ULISSE          …  Dirmi che non capisco niente… che debbo imparare tutto dalla concorrenza…((offensivo) Vai lì a far ferrare la tua bestia, allora!

PILADE         Diciamo che eravamo ubriachi… Ma dire che la tua cavalla ha un’anima…

ULISSE          ( offensivo) Sì! Perché l’avrai tu un’anima?!:::

PILADE         ( alludendo ai discorsi fatti all’osteria) Se la tua cavalla si ferma davanti alle osterie… è: perché, le hai dato il vizio.

ULISSE          (ironico) Vedi che hai il cuore inaridito… Non pensi che si fermi per andare a porgere un saluto agli amici?  Sì, perché lì ,ci sono gli amici più veri.

ROSA             ( polemica) Sarebbe meglio ritrovare gli amici in famiglia.

MARIA          … Si vede che il ciuccio della Papona è meglio di quello di casa.

PILADE         Ma come si fa a dire, che quando le racconti le barzellette  ride…  Beh…ma sei  matto?!

ROSA             (rivolta al marito, polemica ) Tu poi che le racconti così male…

PILADE         Lei nitrisce perché è il suo istinto. Noi ci tiriamo la pelle e loro nitriscono, magari perché hanno il raffreddore.

ULISSE          ( rivolto a Pilade) Vedi come non sai le cose? ( riferendosi alla cavalla) Quando gira all’insù le labbra e fa vedere i denti… Non ride? Certo che non può ridere come fai tu. Tu sei un uomo e lei una donna.

PILADE         Ora vieni a dirmi che i quadrupedi hanno un tipo di roso secondo sesso?

ULISSE          (esplodendo) Tu quadrupede lo dici a tuo padre. Anzi a tua madre, visto che Nina è una donna.

PILADE         ( esplodendo a sua volta) Ora però esageri!

STINCHI       (entrando) “ Siur padron da li bèli braghi bianchi” Ho finito di strigliare la cavalla. Come era contenta. Mi ha fatto vedere i piedi “calzolati” di nuovo. Continuava a darmi delle scodate perché credeva che non me ne fossi accorto. Mi ero accorto, ma non volevo darle soddisfazione. Volevo rispondere pan per focaccia, perché mi ha “ sbordacciato” tutta la paglia.

PILADE         (rivolto a Stinchi) Tu hai la stessa finezza del tuo padrone. Sai che non l’ho ferrata io e lo dici proprio davanti a me.

ULISSE          (rivolto a Stinchi, riferendosi alla cavalla) Ti ha detto qualche cosa per me?

ROSA             (ironica verso il marito) Gli ha detto di andare a tenerle la mano intanto che  mangia.

MARIA          ( rivolta a Rosa) Va là che hai una bella forza.

NESTORE     ( fuori scena) Maria, non vieni a casa?

MARIA          Vengo. Vado a prendere il basilico per la zuppa e poi vengo.

PILADE         Vengo anch’io. E’ meglio por fine a questa tenzone che non ha ne testa ne coda. 

ULISSE          (deluso) Vai, vai, Chi non ama le bestie non ama i cristiani ( ricordando) … Non ha un’anima.

..

PILADE         Se non volessi bene agli animali non farei il mio mestiere. ( deluso) Però… quando si esagera… si esagera.

ROSA             ( rivolta a Maria ) Andiamo a prenderlo. ( escono dietro la casa)

SCENA DECIMA: Stinchi, Ulisse, Cecco.

STINCHI       Allora il ciuccio non pisce solo a me!

ULISSE          Perché tu ascolti ( sprezzante) quello spacca-piedi là?

CECCO          (entrando) Buona sera signor Ulisse. Già a casa.

ULISSE          Chissà perché oggi mi fanno tutti la stessa domanda.

CECCO          Ciao, Stinchi.

ULISSE          ( a Cecco ) Che sia a casa mi sembra evidente. Ma come mai…< signor Ulisse > ?

CECCO          ( titubante) Mah… veramente… perché…

STINCHI       ( fra sé ) Quando il rispetto è troppo “ gatta ci cova:”

ULISSE          (rivolto a Stinchi) Cosa dicevi?

STINCHI       Parlavo a me stesso.

ULISSE          Ti parli a voce alta?

STINCHI       Ho “ me stesso” che è un po’ sordo.

CECCO          (spiritoso) Eh, Stinchi ha sempre la battuta pronta.

ULISSE          (rivolto a Cecco) E tu da dove vieni?

CECCO          Sono andato un attimo da Omero.

ULISSE          Ah… Mi sa che tu abbia un’espressione diversa sul viso. Sei indisposto?

CECCO          Magari. E’ che ho una roba qui dentro che non mi va  ne su ne giù.

STINCHI       Ecco. Io per esempio, se ho una cosa che non mi va giù, l’aiuto con un goccio di vino.

CECCO          (rivolto a Ulisse) Quando non si sa come parlare a qualcuno, voi cosa fate?

ULISSE          Beh, i casi sono due: o glielo dici direttamente o la prendi in largo.

CECCO          ( quasi fra sé ) Lei è buona… Lei è brava… Lei è bella… Oh… se è bella.

ULISSE          Dillo a tuo padre. Io lo so da un pezzo. ( ricordando) …Dire che non ho cuore…

CECCO          Ma come si fa ad affermare una cosa simile? Ma se è la cosa migliore che ha. Cosa crede che mi abbia colpito di più?  La bellezza forse? Certo anche quella, non dico di no.

STINCHI       ( fra sé) Io mi sbaglierò, ma questi fanno come i politici, uno chiede pera e l’altro risponde mela.

ULISSE          No, no. La bellezza conta, altro se conta. E’ ciò che è più evidente.

CECCO          Sì… Però…

STINCHI       ( fra sé) Anche il colore per esempio. … Quel bel ambrato…

ULISSE          Ma cosa credi? Che quando tutti la guardano io non ne sia contento?

STINCHI       ( fra sé) Oppure un bel rubino.

CECCO          Sì… Dal suo punto di vista… forse… un certo orgoglio…  una certa soddisfazione… Io, però, non ho piacere che la guardino troppo. Sa… gli uomini…

STINCHI       ( fra sé) …  E l’abboccato…

ULISSE          Ma se sono proprio gli uomini che la debbono guardare. Sono gli uomini che se ne intendono.  Cosa vuoi che interessi alle donne:

CECCO          Ah, spero proprio di no.

STINCHI       A me, per esempio: piace non freddo.

ULISSE          Quando cammina con il suo bel passo sicuro, che sembra una regina…

CECCO          Ah, questo lo può bel dire. Sembra proprio una regina, almeno per me.

STINCHI       ( fra sé) Però, quello chiaro se ha il freddo del pozzo…

ULISSE          Quando uno è svelto di passo… sul lavoro non è pigro.

CECCO          Ah, sì.  La signora Rosa  non può proprio lagnarsi

STINCHI       ( fra sé) Questi due vanno d’accordo come il diavolo e l’acqua santa.

ULISSE          Ci  mancherebbe altro. E’ ciò che le da il pane.

CECCO          Beh… fa la sua parte. Ma anche voi. Anzi. In special modo voi. Io, però, vi dico la verità. Le ho sempre voluto bene, e penso che gliene vorrò sempre.

ULISSE          Sì, sì, perché lo merita.

CECCO          ( soddisfatto) Però… signor Ulisse… ero tanto titubante… e, invece, voi…

STINCHI       ( fra sé) Secondo me sta per scoppiare il “ bognone”.

CECCO          Allora… posso sperare di sposarla?

ULISSE          ( spiritoso) A sì…  se riesci ad infilarle l’anello al dito…

CECCO          Posso andare a dirglielo ad Anita?

ULISSE          Cosa c’entra Anita?

STINCHI       Prontoooo…

CECCO          E’ in casa che attende che le dica che sarà mia moglie.

STINCHI       Lììììì…

ULISSE          Cosaa? Tu sposare Anita…? Imparentarmi con quel brucia - unghie di tuo padre?  (ricordando)  Dire a me che non capisco niente… Ah, No! Puoi togliertelo dalla testa. Ci mancherebbe altro.

CECCO          ( affranto) Allora perché mi avete fatto illudere fino adesso? “ E’ buona… è regina… E’ orgoglioso quando cammina per strada…”

ULISSE          Ma io intendevo la cavalla. Poi immaginare se sono contento che gli uomini la guardino. Che provino se ne son capaci! Che provi l’Anita andare in giro a fare la svergognata… La chiudo in casa e butto la chiave. Beh, sei matto? No, no. Toglitela dalla testa.

STINCHI       ( rivolto ai due) Non vi siete accorti che ognuno di voi parlava della propria innamorata?

ULISSE          ( rivolto a Stinchi, ripensandoci) E tu cosa avevi da borbottare.

STINCHI       Uno parlava di Anita e l’altro della Nina. Io parlavo del mio amore che è il vino. L’unico che fa girar la testa senza dar dolore al cuore.

CECCO          ( affranto e deluso) Ed osa che cosa vado a dire ad Anita?( esce)

ULISSE          Nulla. Ci penso io.

  

           

 

CORO      Sciogliam purissimi pei dolci amori 

Sciogliam soavi corone di fiori

Cantiam tenui sereni canti

Per teneri amanti!

Preghiamo, te, imeneo,

d’amor divino, signor!

Vieni amor!

Che in un bacio congiungi due cuor!

Scendi, splendi,

la vista accendi,

cingi, dipingi,

di sogni il cammin!

Vieni amor,

sciogli un nimbo fragrante di fior,

 e fa ghirlande ancor

fiorir nell’avvenir!

           

                       

                       

 

 

 

SCENA UNDICESIMA: Entra un corteo nuziale. ( sposi, genitori, invitati )

ULISSE          ( inchinandoci mentre goffamente fa anche Stinchi ) I signori desiderano?

SPOSO           Desideriamo noleggiare una carrozza.

STINCHI       ( fra sé) In questa stagione c’è l’epidemia dei matrimoni.

SUOCERO    ( rivolto agli sposi, perché è tirchio) Perché non facciamo una bella passeggiata a piedi, vista  la meravigliosa serata.

SPOSA           In un giorno come questo bisogna essere regali.

SPOSO           Vorremmo che ci addobbaste una carrozza, diciamo: fra un’orettina.

ULISSE          Allora c’è poco tempo da perdere.

SPOSA           Mi raccomando: una carrozza con fiori e nastri.

SUOCERO    ( non ascoltato) Non sarebbe meglio risparmiare fin da ora?

SPOSA           Nel frattempo andiamo a fare un giretto. ( si  incammina e poi ritorna)  (alludendo) Mi raccomando: che nella carrozza non ci siano dei guanciali troppo duri.

STINCHI       ( alla sposa) penso io a prepararle una carrozza con guanciali soffici… come ci vogliono per due sposini.

SPOSA           Come sarà bello cenare al “ Leon d’oro” e poi andare per le  vie della città, al chiaro di luna        .

SUOCERO    (agli sposi) Fra un anno ne avrete tanti quanti come su questa mano (indica la mano vuota)

STINCHI       (rivolta allo suocero stando al gioco) Li faccia andare a piedi.

( il corteo esce)

ULISSE          ( rivolto a Stinchi) Datti da fare. ( esce)

STINCHI       Ci penso io. Bei…bei…bei…bei…( si da  fare  ballando allegramente)

SCENA DODICESIMA: Anita Stinchi.

ANITA           ( entra) Dovete fare un servizio?

STINCHI       (spiritoso) C’è uno sposalizio da scarrozzare in città.

ANITA           ( delusa) Ah, che fortuna per loro. … ma non per me.

STINCHI       (alludendo al discorso e al diniego di Ulisse a Cecco) Perché?

ANITA           L’ho capito dall’espressione del viso di Cecco. L’ho visto dalla finestra.

STINCHI       Piacerebbe anche a lei, vero, essere sposa?

ANITA           Mi piacerebbe: sì, ma con chi dico io.

STINCHI       Eh, lo so. Io vedo osservo e scruto.

ANITA           Allora se tu sai… non è giusto che anch’io sogni?

STINCHI       Io l’aiuterò a realizzare il suo sogno.

ANITA           Davvero?

STINCHI       Con tutta l’anima! (immaginando) E quando verrà il giorno in cui Stinchi potrà servire lei… Allora io…

ANITA           Cosa farai? Fammi vedere.

STINCHI       (mimando la scena) Mi  metterò una bella livrea, con un paio di guanti che mi farò prestare da un carabiniere. Sulla testa un gran capello. Scenderò, aprirò lo sportello, la coppia avanzerà, e una volta entrata, abbasserò subito le tendine.

ANITA           E’ vero…è vero… (sognando) E allora sarà li dentro… che noi due soli…

STINCHI       Che…

ANITA           Che… che…

( Stinchi va a prendere una carrozzella, oppure accoppierà due sedie a mo’ di divano della carrozzella)

DUETTO: Mentre i due ballano cantando verso il proscenio, in fondo un corpo di ballo danza con lo stesso tema della scena.

PARTE MUSICALE

DUETTO

ANITA                             Che la sposa gli dirà

con intima ansietà

il tuo ardente amor fedel

novello a me aprirà il ciel

STINCHI                          Lo sposin dirà così:

per intanto, fatti qui…

Per me il ciel’ho vicin

Li su quel cuscin!   ( allunga le mani)

ANITA                             Oh, non esagerare: si fa a gioco,

tien le mani giù!

STINCHI                         Se non mi scaldo un poco,

l’illusion non c’è più.

ANITA                             Sta quieto lì…

E fa cos!…

Sul carrozzino ben si sta!

Che morbidezza!

Qual voluttà!

Oh, sì, mi par di andar, di andar,

e qual dolcezza lieve sprofondar!

Oh, com’è bello dondolar

E sobbarca, e rimbalzar!

Rimbalzar di qui e di lì

E com’è dolce andar lontan così.

ANITA-STINCHI           (a due) Sul carrozzin… ecc ecc

ANITA                             Così sola nel coupé

Ho rossor dinanzi a te!

Se ci vede alcun chissà?

Quasi torni da mammà.

STINCHI                         Oh, bambina non temer

Ha dormito già il cocchier

Vien vicina, fatti cuor

Dammi un bacio ancor!...

ANITA                             Tu non ti avvicinare se no grido

Là… sta buono, là…

STINCHI                          Ma non vedete, faccio…

Per gioco io faccio …qua.

ANITA                             Sta ben; giochiam

E dondoliam,

sul carrozzin…ecc…ecc ( ballando escono) ( così pure il balletto )

ANITA           ( uscendo quasi subito e come parlando a Stinchi, che rimarrà dentro) Corro via.

SCENA TREDICESIMA: Stinchi, Alfredo

ALFREDO     ( entra) Buon giorno.

STINCHI       Buon giorno. Non mi dica che lei è venuto a noleggiare una carrozza, perché è ormai impegnata.

ALFREDO     ( non sa cosa dire) No… veramente…

STINCHI       No, perché sono venuti due sposini per servirsene fra un po’

ALFREDO     No… io…

STINCHI       ( alludendo allo suocero) Se fosse stato per il padre, sarebbero andati a spasso a piedi. Suo padre, secondo me è un po’ “tre-mani” si insomma un po’ avaruccio.

SCENA QUINDICESIMA: Stinchi Alfredo, Omero.           

OMERO         ( entra, rivolto verso Stinchi) Chi è quel signore lì?

STINCHI       (rivolto ad Omero) Ah, non so. Non fa altro che dire: mi…ma…mu… Si vede che è un suonatore.

ALFREDO     ( rivolto a Stinchi) A parte il fatto che non mi ha fatto spiccicare una parola, non sono un musicista. Affatto. Sono un geometra.

OMERO         Un geometra? Bene! Lei capita proprio a proposito. Lei cade proprio come il cacio sui maccheroni.

ALFREDO     Perché?

OMERO         Perché dovrei farle fare un lavoro. ( rivolto a Stinchi) Ma tu non hai altro da fare?

STINCHI       Veramente stavo facendo gli onori di casa.

OMERO         Bene. Allora va a fare gli onori alla Nina.

STINCHI       ( offeso, fra sé) Pensa se vincessi la lotteria. Farei una circolare da spedire al mio padrone ed al resto della compagnia, con su scritto:” Andate a farvi friggere.” Magari un po’ più sul volgare. ( esce)

ALFREDO     ( interessato) Cos’è che stavate dicendo?

OMERO         Come si suol dire andiamo al “ dunque”. Vedete quella pianta?

ALFREDO     ( indicando) Quella lì?

OMERO         Sì. Anche perché non c’è altro (anca parchè ghè atar ) Lei deve stabilire se è mia o di Nestore.

ALFREDO     Nestore, chi è?

OMERO         Un vecchio sclerotico che abita lì.( indica la casa di Nestore)

ALFREDO     Ah.

OMERO         Lui dice che quando eravamo bambini, l’ha piantata lui, ed invece io dico che l’ho piantata io. E siccome son passati un bel po’ di anni, e lui è un po’ rimbambito, non ci ricordiamo chi l’ha fatto.

ALFREDO     Immagino che vi sarete fatto aiutare dai vostri genitori , per cui è logica che chi l’ha fatto l’ha messo a dimora sul suo terreno. Si deve semplicemente prendere le misure.

OMERO         Sì, poi si deve scrivere nero su bianco.

ALFREDO     Certo.

OMERO         ( cerca di corromperlo) Lei faccia tutte le sue misure… se poi l’albero risulterà dalla mia parte, vedrà che saprò sdebitarmi. Non se ne pentirà, ( cambiando tono) Io  però dei favori non ne voglio.

ALFREDO     Stia tranquillo.! ( indagando) Lei qui è…?

OMERO         Sono il padre di mio figlio cocchiere.

ALFREDO     ( che ha capito Omero essere il nonno di Ida, assicurando) Stia tranquillo. Le misure saranno perfette. E’ che qui con me non ho il doppio decametro…le paline… però volendo si può fare anche con un pezzo di corda.

OMERO         Sarà meglio che chiami la seconda parte in causa.

ALFREDO     Senza dubbio.

OMERO         ( va a chiamare Nestore )

SCENA QUINDICESIMA: Omero, Alfredo, Nestore.

OMERO         ( comicamente ossequioso) Signor Nestore, venga. C’è qui un signore che risolve i suoi disturbi. ( imperativo) Prendi un pezzo di spago. (tö an toc at lasa)    

NESTORE     ( da dentro) Fai a meno di gridare, non son mica sordo. Cos’hai detto? ( At fè sensa sbrajà, sum mia surt. Cus’èt det?)

OMERO         Vieni e portati un pezzo di corda,

NESTORE     ( entra con una cavezza fatta di corda) Va ben questa?

OMERO         Secondo la tua intelligenza si può misurare da qui a là? ( secunt te as pöl misurà cum cla cavesa lé da che a là?)( indica il tratto che va dalla sua casa a quella di Nestore. rivolto a Alfredo) Lo scusi sa,  ma non ha tutti i suoi panni a mucchio.

ALFREDO     Buon giorno signor Nestore.

NESTORE     (rivolto a Omero) Mi conosce, che mi ha chiamato per nome?

OMERO         E’ il geometra.

NESTORE     Che bel ragazzo. ( rivolto a Alfredo) E’ venuto a ferrare il cavallo?

OMERO         Ma se ti ho appena detto che è un geometra… Lui stabilirà di chi è l’albero.

NESTORE     Sono proprio curioso.

OMERO         ( rivolto ad Alfredo) Andrò io a prendere la corda giusta. ( esce)

NESTORE     ( cercando di corromperlo) Faccia le cose giuste. Porti il suo cavallo che mio figlio lo ferrerà gratis. Mi raccomando faccia  le misure esatte. … Se poi la pianta risulterà dalla mia parte, beh, sì… insomma… lei non se ne pentirà. ( a voce più alta mentre entra Omero) E mi raccomando: io non voglio preferenze. Le misure debbono essere perfette.

OMERO         (rientrando) Eccola qua.

( I tre vanno a misurare. Stendono la corda, sottile, da uno spigolo all’altro delle case. I vecchi tirano più non posso, perché l’idea dei due è che: chi tira di più vince la causa. Questa scena sarà a soggetto. Poiché questa scena deve essere di sottofondo alla prossima, se sarà necessario prolungarla, la corda si spezzerà, per cui dovranno andare a prenderne un’altra.)

SCENA SEDICESIMA: ( Omero, Nestore ed Alfredo, sono in fondo alla scena. All’apparire di Rosa, Maria, Cecco; Alfredo non si vede perché dietro all’albero. Entrando, questi ultimi continuano un discorso già iniziato )

ROSA            Sarà molto difficile. Se quello pianta un chiodo…

MARIA          Però, se non siamo noi a metterli in riga… ( rivolta a Rosa) Sai che gli uomini sono come bambini:” Tu dammi le mie palline che io ti do le mie figurine.”

CECCO          Io ad Anita  ho voluto sempre bene… e sempre gliene vorrò.

ROSA             Io non voglio farmi il sangue amaro. E poi non ci sono io, ci sono anche i nostri mariti, ci sono anche quei due là. ( indica i due vecchi) Sono loro che hanno i soldi.

CECCO          Se vogliono il bene nei loro nipoti si dovranno convincere.

MARIA          Secondo me, ci vuole in miracolo.

ROSA             ( volgendo lo sguardo verso i vecchi che stanno litigando, mentre Alfredo è sempre coperto dalla pianta) Guardate quei due e immaginate se possiamo metterli d’accordo. ( Alfredo appare) E quello lì chi è?

MARIA          Non saprei… spunta dal nulla…

CECCO          Sarà un loro conoscente.

ROSA             Impossibile. Lo conoscerei anch’io.

ALFREDO     ( come scusa per potersene andare in fretta) No, no, signori. Vedo che non si può fare una cosa così affrettata. Sarà opportuno che proceda tecnicamente e legalmente. Vi chiedo un po’ di tempo. Ora scappo perché ho un impegno piuttosto importante. ( esce)

ROSA             ( rivolta ai vecchi) Chi era quel signore là?

OMERO         Quel signore là, è colui che ci dirà: se Elena rimarrà fedele a Menelao o se gli farà le corna con Paride.

NESTORE     (rivolto ad  Omero, litigando) Vedi: con il tuo modo di fare,lo hai fatto scappare.

OMERO         (rivolto a Nestore, litigando) E tu? Devi dirgli di farsi aiutare da un ingegnere…proprio a loro che credono di essere i migliori….

NESTORE     Sai cosa sei tu?... e  poi non lo dico perché ci sono delle signore.

OMERO         E io non ti dico che sei un rimbambito, perché ci sono delle madame.

ROSA             ( intervenendo per por fine al litigo, prendendo per il braccio Omero) Tu mi fai il piacere di venire a casa, così la smettere. ( rivolta a Maria) e tu prendi quello ( riferendosi a Nestore)

MARIA          ( trascinando Nestore) E voi fate altrettanto.

OMERO         ( con tono amichevole verso Nestore, mentre viene trascinato fuori scena) Nestore vedi come ci trattano?

NESTORE     (c.s.) Caro il mio Omero… non ho nemmeno piacere vedere.

( escono tutti)

SCENA DICIASETTESIMA: Cecco, Anita.

CECCO          ( entra.Va a sedersi sulla panca sotto l’albero, pensieroso)

ANITA           ( entrando) Cecco?!

CECCO          Anita!

ANITA           Perché sei così triste?

CECCO          Non vogliono saperne di farci felici.

ANITA           Come soffro Cecco…

CECCO          ( affranto) I nostri genitori e i nostri nonni, per sciocchi puntigli non vogliono la nostra felicità. ( molto affettuosamente) Tu sai quanto ti amo.

ANITA           (decisa) Se i miei sono fissati, anch’io lo sono. Non sono puntigliosa, ma se toccano il mio cuore…

CECCO          ( sicuro) Anch’io saprò difenderlo.

ANITA           Cecco, insieme, uniti, vinceremo, ed il nostro amore eterno resterà.

PARTE MUSICALE  DUETTO: Cecco, Anita.

CECCO                           Dal di che t’ho veduta

t’amai e ti cercai

ma se mai mi si rifiuta

te lo giuro, Anita, guai!

ANITA                             Oh, Dio…

Se la mamma s’è fissata

non sarò mai maritata!

Ma son ferma e t’amo anch’io

no,non son capricciosa, no

no,no, non son puntigliosa, no

me se pongon in oblio l’amor mio

so ben io quel che farò!

CECCO                            Ma io son permaloso, sì

Sono un vero schizzinoso, sì

Sull’amor e cor!

                                          E so quel che farò!

ANITA                             Non dire, no così

Insiem potrem ben combinar

Saprei sfidar  il mio mondo inter domar!

CECCO                            E vincerem un dì

Se a cuore a cuore l’amor insiem ci unì!

A DUE                              Insiem, mio bel tesor

noi vedrem sbocciar

sereni e lieti dì

e allor, però, qui sul mio cuor

sussurrarti parole d’amor!

ANITA                             Io t’amo pur Cecchino

Te lo dissi e te lo ridico,

sei il mio buono e caro amico

cui confido il mio destino!

CECCO                            Oh Anita,

t’ho chiamata ed invocata

come pianta innamorata

se mi attacco è per la vita!

Tac, tac, il cor mi fa,

son bonino, son bonino già

son paziente, son paziente, ma…

ma, una mosca se per caso, salta sul naso

allora, già, si parlerà?

ANITA                              Son buona, son buona, veh…

Sono savia, sono savia anch’io … veh

ma non scherzo con l’amore, lo sa il cuor quel

che farò.

CECCO                            Va ven si vedrà

Insiem potrem ben  combinar… ecc…ecc..

CECCO          Noi dobbiamo studiare in piano.

ANITA           Sì, ma come fare?

CECCO          Dobbiamo sciogliere i nodi che impediscono la nostra unione.

ANITA           Sì, ma come?

CECCO          Non so come, ma ci penserò. E se è destino che la nostra unione avvenga, il caso ci aiuterà.

ANITA           La tua sicurezza e la tua fiducia mi assicura.

( abbracciati vanno verso il dietro della casa, ma vedranno la scena che si svolgerà davanti.)

SCENA DICIASETTESIMA: Ida, Alfredo. ( mentre si svolgerà la scena verso il proscenio, sul fondo commenteranno la scena con argomento: amore.)

ALFREDO     ( entra e chiama) Signor Omero… signor Nestore?

IDA                ( entrando di corsa) Alfredo! Che fai qui? Se ti vede la mamma… Ho sentito la tua voce. Non mi è parso vero.

ALFREDO     Sono venuto poco fa per vederti… Cercavo una scusa, quando, proprio tuo nonno ed il suo amico…

IDA                Nestore?

ALFREDO     Sì, Nestore, me l’hanno offerta su un piatto d’argento. Debbo stabilire la proprietà del’albero. Lo sapranno. Nel frattempo però, potrò andare e venire a mio piacimento.

IDA                Hai fatto un’imprudenza. Se i miei vengono a sapere di noi due è la fine.

ALFREDO     Con un po’ di abilità terremo nascosto il nostro segreto. Prima andandomene credo che mi abbia visto tua madre,una signora ed un giovanotto. Ho fatto finta di non vederli, perché non sarei stato capace di piegare la mia comparsa.

IDA                ( felice) Oh, Alfredo come sono felice… (desolata) Tener nascosti i nostri sentimenti però…

SCENA DICIANNOVESIMA: Ida, Alfredo, Anita, Cecco.

ANITA           ( ha visto la scena, indifferente) Ho sentito chiamare il nonno da una voce sconosciuta…..

IDA                ( indifferente) Signor geometra, questa è mia sorella e questo è il nipote del signor Nestore. ( rivolta ad Anita a Cecco) Il geometra è il tecnico dei nostri nonni. Deve stabilire la proprietà dell’albero.

CECCO          Questo è un bel incarico. Se riuscirà a metterli d’accordo, si merita la laurea “ honoris causa” in ingegneria e psicologia.

SCENA VENTESIMA: gli stessi, Ulisse, Rosa.

ULISSE          ( da dietro) Rosa?... Dove hai riposto la coperta della cavalla?

ROSA             ( da dentro) Quante volte debbo ripeterti che l’ho lavata? Dove si è cacciata Ida?

IDA                Sono qui.

ROSA             Vai a prendere la coperta!

IDA                Vado ( esce)

ULISSE          Sbrigati!

ROSA             Entrando, sorpresa , facendo un mezzo inchino al Alfredo) L’ha lavata Anita perché era veramente  indecente.

IDA                ( rientra con la coperta e piangendo) Ih…ih… Non ho fatto apposta… ( stende la coperta che è piena di buchi)

ROSA             ( decisa) Ma… ma con che cosa l’hai lavata?

IDA                Con la candeggina… le macchie di ferro non se ne andavano… ho usato un poco di acido muriatico, ma proprio una goccia.

ULISSE          ( rivolto ad Ida) Disgraziata…! La coperta che era di mio nonno…

IDA                ( sempre piangendo) Non volevo…

ALFREDO     ( intervenendo a sostegno di Ida, sdrammatizzando) Poco male,. Si rimedia. Ne fabbricano ancora.

ULISSE          ( che da quando è entrato osserva Alfredo, rivolto a Rosa adirato) Ma chi è quello lì?

ALFREDO     Io sono…

ULISSE          ( rivolto ad Ida) Ti darei tante sberle…

ROSA             Calmati! ( indicando Alfredo) C’è il signore…

ULISSE          ( c.s.) Ma quale signore… ( rivolto ad Ida) Non è possibile che tu dorma sempre… La candeggina… l’acido muriatico…( esplode) E’ una coperta non un water!

ANITA           ( rivolta al padre) Calmati papà:

CECCO          Non sarà la fine del mondo…

ULISSE          ( rivolto ad Ida, esplodendo) Ti insegno io a fare il bucato! ( va per picchiarla)

PARTE MUSICALE  CORO DEL CORTEO NUZIALE ( entra)

CORO                                    Ma che modi son questi?

Si fermi, s’arresti…

Ma non si fa così!

ULISSE                                  Con la bimba fo quel che mi pare

so come fare per educare!

ROSA                                    Ma che modi son questi?

Dovresti arrossir!

Questa bimba voi far morir?

ULISSE                                 ( stizzito entra nella rimessa seguito da Rosa che gesticola e smania)

ALFREDO     Signorina, non se la prenda: vedrà che a suo padre passerà. Non mi sembra proprio un uomo impossibile.

ANITA           Non farci caso. Lo sai come fa papà. Lascialo sbollire. Poi si calma.

CECCO          ( sentenziando) Se ogni volta che i nostri genitori gridano ce la prendessimo…

ALFREDO     Bisogna saperli perdonare,”perché non sanno quel che fanno!”

CECCO          Amen!

RIPRENDE IL CORO

IDA ( stizzita)                        No, questa vita non si può fare

mi fa stizzire, mi fa languire…

Sentir gridar così, sentir minacciar

ah, sopportarlo, non lo so più!

IDA                                         Ida! Ida! Ida!

Tu sei la vittima

ognun ti sgrida

ognun ti rimprovera…

Ma mi rode

poi di piangere… ( piangendo)

Ih…ih…ih…

Mi inalbero, mi vendico.

CORO – ALFEDO                Ida, bella bimba

Tu sei la vittima,

ognun ti sgrida

ognun ti rimprovera…

IDA                                        Ma il nodo

saprò infrangere

Ih…ih…ih…

Anch’io saprò

ben fare a modo mio!

ANITA                                 ( che nel frattempo ha parlato in sottovoce a Cecco)

Dolce cosa quando sboccia il cor

Come rosa il fiore dell’amor!

Ma la rosa ha sempre spine

Che ci fanno, con affanno scorticar!

CORO                                    Dolce cosa quando sboccia il cor

Come rosa il fior dell’amor!

ANITA                                  Ma sapremo un giorno alla fine

Senza spine.- quale fiore coltivar!

CECCO                                   Quel fior, quel fior sei tu ( ad Anita)

IDA                                         Oh, dubitar non può ( ad Alfredo)

ANITA-CECCO-IDA             ( da una parte- dall’altra -a quattro voci)

Oh, sempre amor splenderà nel cor

La sua luce calda…

Ci scalderà come il sol!

Oh, mio fedel, nel ciel…

L’ali il sogno tende…

Ascende il bianco vel…

Desir, sospir, delir…

Che nel cuor s’accende…

Ebbrezza che fa morir…

Vicino a te, sempre ai tuoi pié,

coglier voglio i miei dì!...

CORO e TUTTI                     Oh, sempre amor splenderà nel cor…

( entra Stinchi vestito da vetturino, seguito da Ulisse e Rosa rappacificati)

STINCHI                               Bei..bei…bei…bei… ecc.

TUTTI ( fischio)                     Su cantiam con lieto cuor

Le gioie dell’amor…

FINE PRIMO ATTO

 

A  T  T  O    S  E  C  O  N  D  O

ATTO SECONDO

SCENA PRIMA:    ( ESTATE – SERA ) ( Una dolce musica introduce i due amanti): Ida, Alfredo.

ALFREDO     ( entra) Ida!

IDA                Alfredo! Ero così assorta nei miei pensieri che non  ho sentito il tuo sopraggiungere.

ALFREDO     Quali pensieri assillavano la tua testolina?

IDA                Pensieri d’amore e ahimè tristi. Il tuo progetto mi spaventa.

ALFREDO     Ormai abbiamo deciso. Ho già predisposto tutto.

IDA                Se ora giungessero i miei?

ALFREDO     Non ti preoccupare, la scusa è sempre la stessa. Anzi, prima di partire darò il responso ai belligeranti.

IDA                Qual è?

ALFREDO     Lascia perdere, non è questo il punto.

( Stinchi sta per entrare: Li vede. Ascolta.)

IDA                Quanto soffriranno i miei genitori: Stiamo per fare un’azione… Sei sicuro di amarmi?

ALFREDO     E’ proprio perché ti amo. L’azione che stiamo per compiere è molto grave, non ti chiederei di farlo, se non fossi sicuro dei miei sentimenti. Pensi che metterei a repentaglio il tuo avvenire?... il tuo onore… se avessi dei dubbi…

IDA                ( dubbiosa) Se dovessimo attendere… convincere i miei… se mi vogliono bene, dovranno pur pensare alla mia felicità, al mio avvenire.

ALFREDO     Non hai avuto l’animo di confessare i tuoi sentimenti ai tuoi…a tua madre…

IDA                I miei non acconsentono al matrimonio di mia sorella, che pure è di animo fermo,perché dovrebbero acconsentire al mio?

ALFREDO     La testardaggine di tuo padre, la cocciutaggine dei vecchi, debbono pur essere smossi da una azione decisa. Forse messi di fronte al fatto compiuto si ravvedranno.

IDA                ( preoccupata )Che ne sarà di noi, Alfredo?

ALFREDO     Io non ho dubbi sono deciso. Prendiamo il primo treno per ( indicare la città più vicina al luogo dove si recita ) Parte alle 4 e 47 da li il treno del  … ( si interromper per il canto di Ida)

PARTE MUSICALE

IDA                Come  raggia e splende su nel ciel, l’astro lontan!

E l’amor accende

d’un fulgor

d’un fuoco arcan!

Fiamma a noi sarà

di gioia e voluttà

che il mio cuor attende

che il suo cuor mi dà!  

ALFREDO     ( termina la battuta) … nostro avvenire.

IDA                Oh, Alfredo…

ALFREDO     Fino a quel momento trattieni i tuoi sentimenti; controlla le tue emozioni, e ti sia di conforto, l’amore che ti saprò dare e la speranza, anzi, la certezza di giorni felici.

SCENA SECONDA: CORO- Ida, Alfredo.

( da fuori scena si stenta il coro che festeggia una fiera)

IDA                Ah, è vero. E’ la fiera di Piazza Spagna! Quest’anno la fiera si svolgerà come si faceva un tempo… canti…fiori…suoni. Siccome la notte è così bella, sembrerà un sogno.  ( fra sé) Calmati o cuore, e tu sorriso sappi fingere!

RAGAZZA    ( fuori scena) Ida, vieni dunque! Son qui tutti gli amici.!

PARTE MUSICALE

( Il coro entra in scena, le coppie di ragazzi e ragazze circondano Ida)

CORO                           La sera chiara nel bianco fulgor

ci chiama ed invita a passeggiar

è un giardino e di tutti i suoi fior

ci vogliam coronar!

IDA                              Oh, voglio anch’io nella notte errar

Con voi compagne voglio anch’io goder…

Interrogar le chiare stelle

sorridenti e belle

su nel ciel seren!

Con voi compagne

voglio anch’io cantar,

e cercar con voi novel sentier

a margherite e serenelle

domandar se mi vuol ben!

CORO                           Ma fanciulla ai fior arcan

non richiese invan!

                                       Su, le stelle sorridon queste

e si cinge di porpora e d’or!

Oh, stelle liete,

vegliate nel cor le ansie segrete!

IDA                              Voglio cantar con voi dolci canzon,

con voi cantar con mandòle al suon…

e nel baglior degli astri incerti,

lievi intrecciar serti,

lievi intreccia serti, di fragranti fior!...

Di fronde rame al querulo stormir,

voglio i miei sogni fulgidi inseguir

e confidare ai cieli aperti

le ansie mute di questo cuor!

CORO                            Vien che già discioglie il vel

la chiara notte il ciel!

IDA                               Su le stelle sorridon queste ecc.

CORO – ALFREDO     Su le stelle sorridon liete ecc

 

                      

IDA                Non lasciarmi sola Alfredo!

ALFREDO     Vengo anch’io von voi.

INTERMEZZO MUSICALE

(  la scena rimane vuota )

SCENA TERZA: Omero Nestore.

OMERO         ( entra e va a bussare da Nestore ) Nestore… Nestore…dove sei?

NESTORE     ( entra)E’ inutile che tu bussi! Dove vuoi che sia?

OMERO         E’ già giunto il geometra?

NESTORE     ( spiritoso) E’ qui?

OMERO         Se ci fosse stato non te lo avrei chiesto.

NESTORE     E allora perché me lo chiedi?

OMERO         Potevi averlo invitato in casa per corromperlo…

NESTORE     Non è necessario corromperlo. Se vuol fare le cose giuste, non potrà dire altro che la pianta è mia.

OMERO         Sul fico del prete! ( In sal fich dal pret )

NESTORE    E la barba al sabato. (e la barba al sabat )

OMERO         Avrei voluto iniziare una conversazione piacevole…Quando ti sarà detto che la pianta è mia, ci rimarrai male…Volevo prepararti all’impatto con la realtà. Non voglio che tu mi muoia su due piedi (Vöj mia ca ta’m mörar ché in si dü pé )

NESTORE     E secondo te è questa la maniera?

OMERO         Ah, non so… Bisogna prenderti con le molle…

NESTORE     Senti chi parla.

OMERO         Voglio darti una prova di amicizia. Voglio dare un cenno di distensione agli opposti estremismi. Ti invito a sederti sotto  la pianta. Poi non potrai più farlo.

( vanno a sedersi)

NESTORE     Hai una testa che non la beccano nemmeno i picchi ( At ghè ‘na testa chi’llapeciagnanca i pigos ) Perché non vuoi che mio nipote faccia l’amore con tua nipote?

OMERO         Semplice. Non voglio imparentarmi con il figlio di un maniscalco.

NESTORE     Tua nipote ha una laurea in “ casalingheria”? Non mi sembra un gran titolo.

OMERO         Premesso che alle donne di casa ci sarebbe da erigere un monumento…

NESTORE     Sì “ alla resistenza”

OMERO         Sì, proprio alla resistenza. Tu volevi fare dello spirito ed invece hai detto una grande verità, perché debbono sopportare noi uomini che siamo pesi. (parchè i g’ha da supurtà nüatar  om ca sium di lücöt at prima riga)           

NESTORE     Questo è vero assai.

OMERO         Non perdiamo il filo del discorso. Di che cosa stavamo discutendo inizialmente? Della posizione sociale di tuo figlio.

NESTORE     Premesso che è il padre di tuo nipote… E qui apro una parentesi : se fossimo in Francia diremmo “fiaccheraio” il che suona quasi come titolo nobiliare, ma che qui viene chiamato “carrettiere”, non mi sembra un gran titolo di studio.

OMERO         Importante è che: nel suo mestiere sia il migliore, ed il mio Ulisse è il migliore.

NESTORE     Perché? Mio figlio che cos’è?

OMERO         Mio figlio quando conduce un landò, è in alto, sovrasta la città, è eretto, addobbato. Il tuo quando lavora sta in “ cuccione” a “culo busone”  Dimmi tu se non c’è differenza? Ma via.. un poco di dignità. Vivaddio.

NESTORE     L’importante è che nel suo lavoro abbia dignità.

( durante la conversazione Omero piano piano con piccole spinte sposta  Nestore al limite della panca, poi pian piano si porta al limite estremo della panca, così al termine della battuta di Nestore, Omero alzandosi fa cadere Nestore )

OMERO         Cosa dicevi? Dignità? E allora cosa fai lì?

NESTORE     ( piccato ) Qualche giorno mi farai rompere qualche femore! E ora chi mi tira su?

OMERO         (sentenziando) Quando uno non sa apprezzare gli scherzi… Chi vuoi che ti tiri su?! Io ti tiro su! ( si piega abbraccia Nestore e l’aiuta ad alzarsi) Ora che ti ho abbracciato posso darti un bacino?

NESTORE     ( allontanandosi per uscir di scena) Va a darlo sul retro della Nina. ( va a dal in sal ciciaron dla Nina )

OMERO         Io a volte non ti capisco. Come fai ad essere così “ ordinario”?  E se viene il geometra…

NESTORE     ( da dentro) Va a farti friggere tu e poi anche lui! ( va a fat ciavà te e lö )

OMERO         ( uscendo) Se quando sarò vecchio sarò come lui…( rivolto a Nestore, anche se è già uscito)            Quando viene il geometra chiamami. ( insinuante) E trattieniti dal corromperlo!  

( e sta mia fa al fürp)

SCENA QUARTA: Anita, Cecco.

ANITA           ( entra)  Chissà dove sarà il mio Cecchino ora?

Tu luna ispiratrice di tante canzoni e poesie… amica degli amanti, dagli una voce, e se voce non hai, illumina con la tua grigia luce il suo cammino, e con i tuoi raggi sospingilo a me. Ahimè ! Ancor quando fossi qui, potrei aprirgli il mio cuore? … Che avvenire può avere il nostro amore, se i nostri genitori con il loro sciocco puntiglio lo ostacolano?

Tu o luna, te ne stai con il tuo faccione sornione ed immobile… Non sarà che tu ti sia invecchiata come i nostri nonni, e magari un po’ rimbecillita?... Che dico! Scusa! Ti  rinnovi e rigeneri con il mutar del tempo… Una bambina tu sei! … Se sei una bambina scendi a giocare con i nostri genitori e giocando, ridendo e scherzando sbatti le loro testoline contro il muretto o contro la pianticella, non forte, ma in modo che gli ingranaggini riprendano a girare nei loro cervellini.

SERENATA FUORI SCENA

CECCO                      (entra con in mano una chitarra)  Fior d’alloro

Manca, però, al tuo labbro un bel sorriso.

Manta al tuo dito un anellino d’oro!

Tutti i cuori della terra!

Tutti i fiori

Che l’april al mondo dà !…

Non valgono mai la tua beltà!

E’ il primo re della terra

Chi un bacio ti dà…

ANITA           ( appena lo sente)  E’ il mio Cecchino

CECCO          ( entra) Anita!

ANITA           Vai! Vai! Vai via!

CECCO          Ah, no. Tu piangi ed io rimango. Bisogna finirla!

ANITA           ( a mani giunte) Per l’amor del cielo… se vengono i miei…

CECCO          ( arrabbiandosi) Perché non vogliono? Perché si ostinano a farci soffrire? ( con uno scatto abbracciandola, le schiocca un bacione) Io ti mangerei viva.

ANITA           Ah, che dolcezza! ( rimproverandolo) però tu sai di sigaro!

CECCO          E’ vero, non fumerò più. E sarà anche una grande economia.

MUSICA

ANITA       Questo è un canto dolce, che dovrebbe darci gioia, eppur son triste perché è solo un sogno.

CECCO          In questi brevi attimi siamo stati felici.

ANITA           Sì, molto.

CECCO          Allora godiamoceli, che nessuno ce li potrà togliere.

ANITA           La vita è fatta anche di speranze, e noi non ne abbiamo.

CECCO          Ti ho promesso che una soluzione saprò trovarla, confida in me.

ANITA           Il tempo passa ma non ne veniamo a capo di nulla. Nessuno ci aiuta.

           

 

PARTE MUSICALE

DUETTO

ANITA                       Signor no!

Nella gentil casetta

guai fumar!

Se mai si ammetta

la sigaretta!

Lieve-lieve che ci fa sognar!

CECCO                      ( stringendola fra le braccia )

Ah, non scappar!

Così fra le mie braccia

resta qui!

Cela la faccia

lieta l’allaccia

sul cuoricin così!

(   guardando sui tetti, e indicandoli, vedono uno stormo di tortore)

A DUE                       Sembreremo quelle

vaghe tortorelle

che là tranquille di dolcezza

van tubando amor.

Ti dirò parole

come il cuore le vuole

che son carezze e baci

che ci sboccia in cor!

(imitando il tubar delle tortorelle)

Gru…gru…gru…gru…

Noi tuberem così…

Gru…gru…gru.. gru…

Noi tuberem ancor così!

ANITA                       Signor, saprò

se vi sarò mugliera

comandar!

                                   Molto severa

grave ed austera

presto e lesto

vi farò filar!

CECCO                      Obbedirò

Ma prima, signorina,

resti qui!

Brutta bambina

bimba assassina

                                    no, non si fa così!

A DUE                       ( come prima)

Sembreremo quelle  ecc.

SCENA QUINTA: Anita, Cecco, Stinchi.

STINCHI       ( entra un po’ brillo) OH, i due colombini!

CECCO          Da dove vieni ?

STINCHI       Prima son venuto in cortile per vedere chi c’era, dato  che ho sentito chiacchierare. C’era Ida ed il geometra che parlottavano. Non so perché… ma quella non mi è sembrata una chiacchierata normale. Mi sembrava più una tresca.

ANITA           Stinchi questo non è giusto.

STINCHI       Ma utile!

CECCO          Perché?

STINCHI       Perché quei due lì, stanno combinando di fare un colpo di testa… di fuggire insomma.

ANITA           Ida?... No…

CECCO          Nooo…?!

STINCHI       Eh, sì!

ANITA           ( sorpresa) Mia sorella?...un’acqua cheta, coraggiosa così? Una cosa simile?Non può essere… (  pensando, dubbiosa) Però… l’amore a volte può influire sul carattere… mah.

CECCO          (  intravede una utilità) Non tutti i mali vengono per nuocere! Una sciocchezza tua sorella non la farà di certo, e tutto viene a fagiolo anche per noi. ( pausa) Dunque ascoltatemi.

( si sente sopraggiungere Ulisse)

ANITA           Mio padre!

STINCHI       Il padrone!

CECCO          Proprio ora…

ANITA           Se ci vede…

CECCO          Io mi nascondo! ( sta per uscire, si ferma, si volge ) E poi al resto ci penso io! (esce)

SCENA SESTA: Anita, Stinchi, Ulisse.

ANITA           Stinchi, perché non ci nascondiamo anche noi?

STINCHI       Ormai è troppo tardi, ci ha visti.

ULISSE          E voi due cosa fate qui?

STINCHI       Sono andato al cinema.

ULISSE          ( incredulo ) Mah… sarà…

STINCHI       …Poi la cavalla mi ha chiamato perché aveva sete.

ULISSE          ( pomposo) l’hai abbeverata ?

STINCHI       ( pomposo, imitando) L’ho “abbeverata” e poi le ho anche dato a bere.

ULISSE          ( con lo sguardo chiede a Anita come mai lei è lì.)

ANITA           E’ così bella la serata che sono uscita a prendere una boccata d’aria.

ULISSE          ( vede la chitarra che Cecco ha scordato sulla panchina ) E quella che cos’è?

STINCHI       ( spiritoso ) Un pianoforte.. non lo è, perché non ha le gambe… una tromba non l’è: perché altrimenti avrebbe la forma della tromba. Visto che ha la forma della chitarra… Se indovina le regalo il pupazzo.

ULISSE          Cosa fa lì quella chitarra?

STINCHI       E’ mia.

ULISSE          ( con solo il gesto) Ma piantala!

STINCHI       Ci “ sbordaccio” un po’ su… Ho imparato quando lavoravo a Parma presso il signor  VATTE della nobile casata di  DELLA PESCA.

ANITA           Papà, perché non mi accontenti?

ULISSE          ( deciso) La posizione sociale.

STINCHI       Allora la signora Rosa era ceca.

ULISSE          ( a Stinchi) Tu taci! ( a Anita che si è messa  a piangere ) Ci sono tanti bravi ragazzi… basta guardarsi attorno… ( imperativo) E smettila di frignare.

STINCHI       Se piange lei, piango anch’io.

ULISSE          ( ironico) Ora facciamo un pianto generale. Piantala Anita! ( consolante) Hai una vita davanti a te. ( rassicurante) Guardala in faccia e sorridi,

STINCHI       Signorina Anita, suvvia sorrida… Per lei voglio suonare e ballare. Vedrà che le piacerà. ( implorando) Signorina mi faccia questo benedetto sorriso… mi faccia felice.

ULISSE          (ad Anita, spiritoso) Fallo contento. Guarda canto anch’io. ( rivolto a Stinchi ) Attacca.

           

PARTE MUSICALE  QUARTETTO: Anita, Ulisse, Stinchi, Cecco.

STINCHI                    Se vedo una chitarra e mi ci metto

Le schiaffo qui anche un balletto!

ANITA                        Lo so, un perfetto siete cavaliere

E ballo anch’io se vi fa piacere!

STINCHI                   E lei farà la dama ed io il damo

Ed il trescon, lo sa come si fa?...

CECCO                       Me la godo di qua.

Che scena amena!

STINCHI                   Bella damina che saetti

da malandrine- quegli occhietti,

guarda bambina – se non smetti

bada piccina!

Prova a ballare, carina con me

Prova ad alzare la gonna ed il piè!

Il trescon se non sai far

Non troverai chi ti voglia sposar!

ANITA,STINCHI,    Vieni, danziam questa fresca

ULISSSE                    Che risorgiam lieta tresca…

La dama ed il damo!

Suonate ancora, suonate di là

con la chitarra tornate a suonar.

Un marito ci sarà

che in mezzo al ballo si possa pescar!

ANITA                       E mentre nel suonar babbo s’attarda

e Cecco non ci pensa e non ci guarda.

STINCHI                    Non c’è in Toscana un altro vetturino

che più di me sia stato ballerino!

ANITA                       Esser dovresti un bel galante damo

con dama il più perfetto cavalier!

CECCO                   ( da fuori) Eh, davver! Eh davver!

ANITA                       Voglio ballare se volete

Voglio danza- credete

Voglio trescar se sapete

ben insegnare

Un poco il capo girar mi fa

codesta danza, ma poi mi passerà!

Vo’ ballare con voi così

Finché nel cielo s’illumina il dì!

ANITA, ULISSE,      (  a tre) Vieni, danziamo questa fresca… ecc

STINCHI.

ANITA           Papàààà…..

STINCHI       Padrone l’accontenti.

ULISSE          ( rivolto a Stinchi ) Queste sono cose che non ti riguardano. La mia famiglia,” Dio me l’ha data e guai a chi la tocca.”

STINCHI       (  a Ulisse) Il vostro cuore è arido come la terra in Agosto.

ULISSE          E se io ti dessi un bel pugno sulle corna…

STINCHI       No, padrone, mi trovo meglio con la frusta.

ANITA           Papà, io voglio bene al mio Cecchino…

ULISSE          ( turbato, rivolto a Stinchi, per por fine a questa situazione) Stinchi, vieni che andiamo a salutare la cavalla.

STINCHI       ( mentre escono) Padrone, all’improvviso mi son ricordato dei burattini.

ULISSE          Come mai?

STINCHI       Perché anche loro hanno la testa di legno.

CECCO          (entra) Anita! Ho sentito. Non puoi immaginare come le tue parole…

ANITA           ( interrompendolo) Oh, no. Non dovevi sentire… Mi fai vergognare.

(si sente sopraggiungere gente, per cui si allontanano )

CECCO          Eppure le tue parole mi hanno toccato come rime poetiche.

ANITA           Avrei voluto esprimere meglio ciò che penso, ma ahimè , la poesia l’ho nel cuore e non sulle labbra.

SCENA SETTIMA: Rosa, Maria, Ida, Alfredo.

MARIA          ( continuando un discorso iniziato fuori scena, e vedendo sopraggiungere Ida ed Alfredo ) Parla del Diavolo e spuntano le corna.

ROSA             ( rivolta ai due che stanno entrando ) E voi da dove sbucate?

ALFREDO     Buona sera gentili dame.

IDA                … dalla piazza. Sono andata con le mie amiche che mi son venute a prendere.

ROSA             ( non convinta) E ora dove sono?

IDA                Sono rimaste là. Io sono tornata prima perché non è conveniente che una ragazza rimanga fuori dopo una certa ora.

MARIA          Queste sono ragazze, Rosa.

ROSA             Mah!

MARIA          ( ironica) E lei signor ingegnere è andato a misurare la piazza?

ALFREDO     No…no. ( come scusante) Avevo un appuntamento con il signor Omero e il signor Nestore… Stavo appunto venendo… quando ho incontrato la signorina Ida, la quale gentilmente mi ha permesso di rivolgerle la parola.

ROSA             ( scettica) I signori nonni a quest’ora non ricevono.

MARIA          ( ironica, verso Alfredo) E le ha fatto il baciamano?

ALFREDO     Non me lo permetterei mai,, se non in presenza della sua mamma e del papi.”

ROSA             Meglio è che lasci  il “ papi” dov’è.

MARIA          ( curiosa) Allora signor ingegnere ha trovato, finalmente chi è il proprietario

dell’albero?

ALFREDO     Direi proprio di: sì.

ROSA             E di chi sarebbe?

ALFREDO     Mi perdoni signora Rosa.. ( rivolto a Maria) Acconsenta signora… Ebbi questo

onorevole incarico dai loro suocere… gradirei, se le signore me lo permettono, dare il mio responso direttamente a committenti. Vorrei, se lor signore mi danno licenza, seguire l’etica professionale. E’ una prassi cui tengo molto.

MARIA          ( rivolta a Rosa, sotto voce)  Rosa, cosa vuol dire “ prassi”?

ROSA             ( rispondendo sotto voce) Non lo so. Ma se proprio debbo confessartelo non so nemmeno ciò che vuol dire “ etica”.

MARIA          ( scusandosi verso Alfredo) Oh, sì… sì… Tanto la pianta di lì non si muove.

ROSA             Mi sembra un’ora inopportuna…comunque…sarà meglio che chiamiamo i belligeranti.

MARIA          ( a Rosa) Tu chiama il tuo, che io chiamo il mio.

( le signore escono, ognuna verso la propria casa. I giovani rimasti soli…)

IDA                ( preoccupata, rivolta ad Alfredo, riferendosi alla prossima fuga)  Sei sicuro che faremo una cosa ben fatta?

ALFREDO     Io ne sono convinto. E comunque abbiamo già deciso. Davanti al fatto compiuto, i tuoi genitori dovranno cedere. 

IDA                ( vergognandosi) Cosa intendi per” fatto compiuto”?

ALFREDO     ( che ha capito) Cos’hai capito?! Che siamo scappati.

IDA                ( rassicurata) Ah, ecco.

ALFREDO     ( sentendo sopraggiungere i due vecchi) Eccoli qua! Ora mi immergo nelle vesti del professionista. Sai, che quasi quasi, mi diverto…

IDA                Sì, ma non esagerare.

ALFREDO     ( didattico) Nella vita tu esagera sempre che vedrai… La sai la barzelletta di quello che aveva la tosse?

IDA                Sì, Questo è proprio il momento delle barzellette.

SCENA OTTAVA: Omero, Nestore, Maria, Ida, Alfredo.

OMERO         ( entra in camicia da notte) Allora signor geometra: ( spiritoso) “ dopo penosa malattia l’ammalato ha preso un brodo?

ALFREDO     Non capisco la battuta.

OMERO         E’ un modo di chieder se siam giunti alla soluzione dell’ “ arduo problema”.

ALFREDO     Sembra proprio di: sì.

OMERO         ( rivolto a Ida) E tu cosa fai qui? Non dovresti essere già a letto?

IDA                Nonno, sono andata in piazza  a vedere la fiera.

OMERO         E se la fiera si protraeva fin dopo mezzanotte, tu, non andavi più a letto?

IDA                Nonno, fa caldo….

OMERO         Allora va in casa ad aprire le finestre, e mentre ci sei rimanici.

IDA                ( sconsolata, esce, dopo aver, con il gesto salutato Alfredo, contraccambiata)

OMERO         In fine si può conoscere il responso della Sibilla?

ALFREDO     Desidero che sia presente anche il signor Nestore. Mi sembra ovvio.

OMERO         Beh, allora sarà meglio che lo chiami.

ALFREDO     Lo ha già fatto sua nuora.

OMERO         E’ evidente che voi non lo conoscete a fondo. ( va verso la porta di Nestore e lo chiama) Nestore corri! fa presto! ( rivolto ad Alfredo) Quello, se non lo spaventa, non viene più.

NESTORE     ( entra di corsa seguito da Maria che lo aiuta a vestirsi. E’ in mutande con il cappello) Cos’è successo?

OMERO         ( sprezzante) Cosa vuoi che sia successo?! non staremo ai tuoi comandi…

( Omero ed Alfredo attendono che Nestore sia vestito)

MARIA          ( rivolta a Nestore) Infila prima tutte due le gambe… Le bretelle le tirerai su dopo.

OMERO         (scherzando) Ci sta dentro anche il pannolone.( g’ha stà dentar anca al panuloñ )

NESTORE     Pensa alle tue che sembrano bretelle a” tiratura bassa”.( pensa a li tui prima cat vaga a fnì da pistali)

MARIA          Vi abbottono solo la camicia.

NESTORE     Guarda che roba! Ti è rimasto un bottone proprio vicino alla gola.

MARIA          Spetta che lo metto a posto.

NESTORE     Piantala che altrimenti viene mezzogiorno. Non voglio che quello lì, creda che tergiverso perché temo la risposta.

OMERO         “ lascia ogni speranza tu che entri!”

NESTORE     ( ad Alfredo) Glielo ha già detto?

ALFREDO     No di sicuro!

NESTORE     ( ad Omero) E allora cos’hai da fare lo spiritoso?

OMERO         ( a Nestore) Intendevo spaventarti. Ma tanto rimane tutto lì. con il pannolone. ( rivolto ad Alfredo, spiritoso) Sa, lui ha spirito di conservazione….

MARIA          ( continuando a vestire Nestore) State fermo un attimo.

NESTORE     La “bottega” l’abbottono io! ( tira via li man da la pata che lé ac pensi me )

OMERO         Quella è la gabbia dove l’uccellino è in coma.

ALFREDO     ( spiritoso) Vedo davanti a me due persone veramente eleganti.

NESTORE     Si, però uno di noi si è vestito inutilmente.

OMERO         Quello non sono certo io.

NESTORE     (ad Alfredo) Mi dica un po’: come mai è venuto all’ora dei ladri?

ALFREDO     Ha ragione, ma ho lavorato fino a poco tempo fa. Per dire la verità: non è certo l’ora migliore. Se credete possiamo vederci domani mattina nel mio studio.

OMERO         No… no. Vuol farci passare un’altra notte  d’inferno?

MARIA          ( a tutti) prima di sapere il risultato, non sarebbe opportuno sapere chi deve pagare l’ingegnere?

ALFREDO     Molto semplice: si fa come in tribunale: chi perde la causa paga anche le spese.

NESTORE     per me va bene. qui si applica la legge del “ Menga”.

ALFREDO     Se si vogliono accomodare… ( Omero va a sedersi sulla panchina di sinistra, Maria e nestore in quella di destra) Effettivamente, quando mi è stato dato l’incarico; sembrava che si potesse stabilire la mezzaria dai due angoli delle case, e vedere da che parte è stato posto l’albero. Essendo, però, i due manufatti non paralleli fra di loro, sarebbe stata una misurazione alquanto opinabile, e date le circostanze… ho fatto una visura catastale, per fissare i confini delle proprietà. Mi sono rivisto tutte le leggi riguardanti le distanze degli alberi, gli eventuali stillicidi e servitù passive ed attive e sono giunto alla conclusione che in seguito renderò formale.

OMERO         (deciso) Veda di tagliare un po’, signor geometra!

NESTORE     (c.s.) Si “ sbrogli!

MARIA          Meno male che è una pianta .. e non un pozzo di petrolio.

ALFREDO     L’albero seppur di poco, cade nella proprietà… “ suspance “

OMERO         Faccia anche lo spiritoso.

ALFREDO     Del signor… OMERO.

OMERO         Me lo sentivo, il cuore me lo diceva.

MARIA          E ora che si fa?... Cosa cambia?

OMERO         “ tutto cambia e si scorda… tutto deve finir “ ora se si vuole godere l’ombra, la si deve pagare. Tutt’al più potrò fare uno sconto.

ALFREDO     C’è un però. La pianta essendo di alto fusto, dovrebbe essere a tre metri dal confine e ciò non è.

NESTORE     ( deciso) Io l’ombra della pianta non la voglio. Non mi fa crescere l’erba.

OMERO         ( sprezzante) Si… perché è una bella erba…

NESTORE     “L’erba del vicino è sempre più verde.”

ALFREDO     …Comunque è un diritto acquisito.

OMERO         ( deluso) Ecco fatto!

NESTORE     Ed io mi pianto un albero personale. ( va a prendere gli attrezzi per scavare)

OMERO         Voglio vedere dove la mette. (rivolto ad Alfredo, indicando di andarsene) Lei signor geometra… Non vorremmo abusare del suo tempo.

ALFREDO     Veramente io dovrei puntualizzare alcune cose.

OMERO         ( scocciato) Signor geometra…?!

ALFREDO     Va bene, vado. ( esce)

MARIA          Ora vado anch’io. ( esce)

OMERO         (uscendo) Finalmente questa notte si dorme. ( esce)

scena vuota                

SCENA NONA: Stinchi, Anita, Ida.

STINCHI       ( Entra e va a sedersi sulla panca di sinistra) Senti che pace! Ci vuole proprio il rumore per godere il silenzio… Che bella notte… che pace!

(pensieroso) Di problemi non ne ho… eppure mi sento triste… direi… neanche triste… direi piuttosto malinconico… ( sconsolato) Quei ragazzi metteranno su casa… cominceranno le preoccupazioni… Ma questa è la vita!

Che vita è la mia…? senza uno scopo…senza la felicità di qualche dispiacere… è inutile che mi vanti per qualche bicchierino che bevo… tutt’al più  faccio ridere qualcuno… Che bella soddisfazione!

ANITA           ( entra) Cosa fai, Stinchi, tutto solo?

STINCHI       Mi stavo guardando nello specchio.

ANITA           Cosa?

STINCHI       Nulla… nulla. ( per cambiar discorso) E lei, da dove viene?

ANITA           Ero qui dietro con Cecco. Ora è andato in piazza, per confondere un po’.

IDA                ( entra) Siete qui anche voi. Non riuscivo a dormire… Figuratevi con quel che è successo.

STINCHI       Certo che in questo cortile c’è gente fatta a suo modo.

IDA                ( osservando Stinchi) Che faccia hai Stinchi?

STINCHI       Mi ha preso la malinconia. Sono andato sulla riva del nostro bel fiume… Lui li fa questi scherzi

ANITA           ( languida) Il nostro bel fiume “ fiume”

STINCHI       Finiti i fuochi d’artificio, le barche dei ragazzi che sono andati a mettere i lumini sull’acqua, dondolando scendevano con la corrente. Qualche ragazzo parlava sotto voce ed altri canticchiavano. Anzi, cantavano a bocca chiusa come nella buterflay I pioppi là in fondo sembravano montagne. Quando tutte le barche son giunte a riva, i lumini che si erano fermati per il gioco della corrente che c’è dietro l’isolone, pian piano hanno preso il filo della corrente.

Il riflesso delle stelle si confondeva con i lumini. Forse proprio in quel momento mi ha preso la malinconia. ( quasi sognando) ma una malinconia ovattata, serena… ( deluso) perché non posso saper esprimermi come un poeta? Ciò che provano loro, lo provo anch’io…la sensibilità non è necessariamente colta.

( durante questo racconto ballerini con in mano lumini balleranno sul motivo della Barcarola di Hoffembach)

FINE DEL SECONDO ATTO

A  T  T  O     T  E  R  Z  O

               

ATTO TERZO

SCENA PRIMA: Rosa, Maria, Vicine, Stinchi

ROSA          (è seduta sulla panchina di sinistra. Davanti a lei un tavolino. Su di esso una tazza di brodo. Rosa piange di dolore per la fuga di Ida. Le vicine la consolano. Stinchi dorme seduto a terra appoggiato alla panchina sotto l’albero. Sogna: per cui si muove in modo buffo.)

PARTE MUSICALE

CORO DELLE VICINE

Sora Rosa

si consoli…

non impazzire

è una cosa

dolorosa…

Oh, i figlioli…!

La piccina

tornar qui dovrà!

presto la vedrà rincasare umiliata

e si pentirà della folle scappata.

Lei la sgriderà – sì, per benino,

ed il babbo verrà – sì, con il frustino!

Sora Rosa

si consoli…

ROSA                                        Ah! ah! ah! la sua virtù

cascata è giù.

CORO DELLE VICINE            Oh, no. Ritornerà…

STINCHI    ( finito il coretto, si sveglia e si stira la pelle e fa un grande sbadiglio.) Oh, che bella dormita. Ma com’ era bella! “ bionda coscia lunga, petto procace.”

TUTTE        ( tappandosi la bocca per non sbadigliare anche loro) Ehi va all’Inferno.

MARIA       (rivolta a Stinchi, rimproverandolo) Sono cose da dirsi?

STINCHI    Cosa?

MARIA       Come cosa?! “ coscia lunga petto procace…”

STINCHI    Colpa mia non è, se donna sogni con tutti gli opzional.

MARIA       ( rimproverando) Non sei solo. Vi sono signore.

STINCHI    Non dovreste scandalizzarvi, quegli attributi sono anche di vostra pertinenza.

MARIA       Di che cosa parli?

STINCHI    Come di cosa? … delle tette!

MARIA       Beh, ma stai impazzendo?

STINCHI    Ma se sono fra gli attributi più belli che la natura   vi ha dati.

MARIA       ( disarmata e provocando) Non sarai un esperto…?

STINCHI    Certo che lo sono! Vi sono quelle che stanno in una coppa di champagn , quelle fatte  a mela, quelle fatte a pera, e quelle fatte a cipolla.

MARIA       ( curiosa) E quelle fatte a cipolla come sarebbero?

STINCHI    Sono quelle, così belle,  che quando le guardi ti vien da piangere.

MARIA       ( ridendo) Va all’Inferno.!

ROSA          Ci mancava proprio il tuo spirito!

STINCHI    Io non dormo. ma come ebbi già a dire: ” osservo e scruto” ( rimproverando) però, se anche lei avesse tutti gli occhi aperti…

TUTTE        ( alcune amiche) ma su si faccia coraggio!

                     ( altre) vedrà che tutto si accomoderà!

                     ( altre ancora) Non sarà  ne la prima e nemmeno l’ultima volta che accade.

ROSA          Ho il presentimento che non tornerà mai più.

STINCHI    Io invece dico che tornerà…. anzi… ritorneranno in due.

ROSA          Oh, che disgrazia!

MARIA       Non ascoltarlo. bevi un po’ di brodo.

ROSA          ( prova, ma non ci riesce) Non mi va giù niente.

STINCHI    (scherzando) Signora Rosa, vuole che le vada a prendere un po’ di vino? che così come si suol dire dalle nostre parti fa un “ salve regina” ?

ROSA          Che vergogna per la mia famiglia.

MARIA       Non dire così. oltretutto non sappiamo esattamente come è?

ROSA          Basta leggere la lettera che ha lasciato.

MARIA       Anch’io una volta ho lasciato un bigliettino con scritto che volevo andare nelle suore… ed invece..

ROSA          Me lo sento che ormai è finita… Ma che vergogna!

STINCHI    ( rincarando) Dio solo lo sa,, cos’è successo.

ROSA          ( rivolta alle vicine) Mi raccomando: che nessuno sappia niente!

VICINE      ( alcune) Ci mancherebbe altro!

                     (altre)   certo!

                     (altre ancora) Stia  tranquilla!

STINCHI    ( scherzando) --- Che fra poco… ( categorico ) Saranno mute come pesci.

VICINE      ( alcune) Fa lo spiritoso tu…

                     (altre) Sei proprio un uomo!

                     ( altre ancora) vai all’Inferno! ( escono con Maria)

ROSA          Vi ringrazio molto… e mi raccomando…( esce)

STINCHI    ( fra sé) E’ meglio che la lasci sola. avrà modo di disperarsi ancora un po’ con comodo. ( uscendo vede giungere Nestore) Ecco uno delle scintille di Sarajevo!

SCENA SECONDA: Omero, Nestore.

NESTORE  ( entra con una pala ed un alberello) Ah, sì… “ Dio me l’ha data e guai a chi la tocca” ! ( riferendosi a Omero) Tieniti la tua pianta! Questa passerà alla storia. Anzi, metterò anche un cartello: “ Qui il giorno 6 Luglio1933 Nestore Popoli pose ad imperitura memoria per i posteri.”

OMERO      ( entra e non visto sente queste battute) “ Ut tangere non potuit – nolo acerba sumere-“

NESTORE  Cosa hai detto? (Cus’èt det?)

OMERO      E’ latino e vuol dire: “ visto che lo hai preso nelle penne…” ( domandando) Cosa stai facendo? ( visto ca it’lè mes nl dli pöni)

NESTORE  Perché, non è chiaro? Pianto il mio alberello personale.

OMERO      ( affranto)Cosa vuoi che mi interessino le piante… ho un  magone qui…

NESTORE  ( da qui in poi fino a quando giungeranno all’argomento “ pianta” dovrà apparire la vera amicizia fra i due) Davvero?

OMERO      Vuoi che ti dica una cosa per un’altra? Ti sembra che sia una cosa su cui scherzare?

NESTORE  Scusami, volevo fare lo spiritoso, ma ho fatto una miserevole uscita. Allora… quel  guazzabuglio che c’era in casa era per quel motivo…

OMERO      (piangendo) Nella mia famiglia una cosa così non era mai accaduta. La mia famiglia è sempre andata all’onor del mondo.

NESTORE  Beh… non fare così… piangi?

OMERO      Dimmi tu: con che faccia mi presento ora in piazza. Lì poi… che se vuoi sapere dei tuoi affari, è sufficiente che tu faccia quattro passi sul “ listone”, che dopo un attimo ti hanno già fatto l’estratto-conto.

NESTORE  Ma sei sicuro?

OMERO      Hanno lasciato persino un biglietto… Io temo che facciano un colpo di testa avventato.

NESTORE  Cosa vai a pensare… non son bambini.

OMERO      Con quel che succede al giorno d’oggi… Chi non mi dice che facciano una stupidaggine perché noi ne sentiamo il rimorso fin che viviamo…

NESTORE  A me non sembra che sia il caso di esagerare.

OMERO      ( con grande doloro) Magari fosse solo una “esagerazione”.

NESTORE  ( rimproverando) Però, anche voi essere così puntigliosi… Se si voglion bene…lasciate che si sposino. Noi vorremmo che si sposassero  con un ricco , per far bollire la pentola tutti i giorni … Ma lo sai anche tu che quando ai giovani vengon le fregole…

OMERO      ( piangendo) E’ come il “ mal marzocco”.

NESTORE  ( da il fazzoletto ad Omero)  Soffiati va là.

OMERO      ( riferendosi al fazzoletto) E’ tutto “ incaccolento” (lè töt incandlent )

NESTORE  Non sei un signore. (atzè mia ansiur) E poi, che dì ti lamenti… ( riferendosi a Alfredo) … mi sembra che abbia una buona posizione…

OMERO      Chi?

NESTORE     Il geometra. ( pensandoci ) Visto che veniva per l’Ida e non in veste professionale… ( maligno) non sarà che il suo metro sia di novanta centimetri…”

( parlando si sono seduti ai capi estremi della panca sotto l’albero per cui…)

OMERO      ( piccato, si alza) Cosa vai a pensare , ora…

NESTORE  ( cade. arrabbiato) va sempre a finire così!

OMERO      ( guardandolo) Io ho il cuore in pezzi e lui ha voglia di giocare!

NESTORE  Tu hai il cuore a pezzi ed io le ossa. ( intanto si sposta e va a fare un buco in terra verso la sua proprietà per mettere a dimora l’alberello)

OMERO      Però siamo proprio degli sciocchi: litighiamo e siamo amici da sempre. Dici che sia una forma di rimbambimento?

NESTORE  (saggio) Se non litigassimo… come potremmo tirar sera…

OMERO      E’ proprio vero.

NESTORE  ( mentre scava sente che il terreno è resistente) Tu però, hai una testa che è dura come questa terra.

OMERO      Hai ragione.

NESTORE  ( mentre parla si china e raccoglie una pentola con il coperchio. La scopre e vede che è piena di monete d’oro) Beh… ma che cos’è questa roba…? ( mentre fugge con la pentola) Questa è bella!

OMERO      ( deciso) Dove vai… fermati… fammi vedere… Cos’hai trovato? ( fra sé) vedrai che ha trovato un tesoro! . ( domandandosi)  Non sarà mica come la storia di Don Abbondio ed i Lanzichenecchi…? Impossibile!... Qui non son passati, al massimo c’è letame di cavalli…

SCENA TERZA: Omero, Ulisse, Stinchi.

ULISSE       (entra) Che cos’hai papà che hai sul viso un’espressione da pazzo.

OMERO      Cose mie. ( rimproverando) E poi cos’è questa confidenza da permetterti di darmi del pazzo…dallo a tuo padre casomai. ( scusandosi)… si insomma… ad un altro.

ULISSE       Scusami. Ho la testa chissà dove.

OMERO      Lascia perdere, ti capisco.

STINCHI    ( entra, guarda i due ed accenna ad un sorriso)

ULISSE       ( deciso) Guarda Stinchi: o vai a prendere la frusta e allora sai perché,  o mi dici tutto quello che sai.

STINCHI    Io non so nulla.

ULISSE       Quando l’atro giorno hai detto “ guardo, scruto, deduco” cosa volevi dire?

STINCHI    Niente volevo solo darmi importanza.

OMERO      ( con sufficienza) Il ragazzo tergiversa.

STINCHI    Io non so niente. Sono muto come un pesce. silenzioso come una tomba.

ULISSE       ( imperativo) Non farmi perdere la pazienza.

OMERO      Quando è venuto il geometra non gli è scappato detto qualche cosa per l’Ida?

STINCHI    Che dovevano incontrarsi…? Io non so niente.

OMERO      Incontrarsi dove?

STINCHI    In stazione….? Io non lo so.

OMERO      Per far che cosa?

STINCHI    Per prendere l’ultimo treno…? Che io sappia…no.

ULISSE       ( rivolto a Stinchi) Cerca di non farmi perdere la pazienza.

OMERO      ( rivolto ad Ulisse) Tu taci! che il traffico lo dirigo io. ( a Stinchi) E cos’è che non sai ancora?

STINCHI    Per andare a… (  dice la città più vicina al teatro in cui si recita) Io degli “affari altrui non mi curo”.

OMERO      ( a Stinchi) Giunti in quella città dove sarebbero andati?

STINCHI       Ah, io non lo so… oddio…

ULISSE       Oddio che cosa?

STINCHI    ( accompagnandolo con il gesto) Se vanno di qua vanno a Bologna, se vanno di là vanno a Milano. Veramente ce n’è uno anche per La Spezia.

ULISSE       (scocciato) Sì… e uno per Roma.

STINCHI    veramente, quello è sulla linea di Bologna.

OMERO      Ma tu come fai a sapere tutte queste cose?

STINCHI    L’Ida l’ha detto alla cavalla la cavalla lo ha detto a me.

ULISSE       Toglietemelo di torno altrimenti io gli rompo le ossa.

OMERO      Finiamola! Vuota i sacco!

STINCHI    Io sono muto come un pesce. Al massimo posso fare ( fa il boccheggio del pesce)

Pf…pf…pf…

OMERO      Ora la pazienza la perdo anch’io.

SCENA QUARTA:Omero, Ulisse, Stinchi, Rosa.

ROSA          (entra, affranta) C’è qualche cosa di nuovo?

ULISSE       Cosa vuoi che ci sia? Stinchi che fa lo sciocco per non pagar le tasse.

ROSA          Dove sarà la mia bambina? Cosa starà facendo?  Madonna mia proteggila!

ULISSE       ( rimproverando) Dovevi preoccuparti prima… Ora non staresti piangendo.

ROSA          ( difendendosi) ora le colpe sono tutte mie.

OMERO      Tutti abbiamo colpa!

PARTE MUSICALE

( fuori scena- nel frattempo si sente giungere cantando Cecco )

CECCO                   Fior d’alloro!

Manca però al tuo labbro un bel sospiro

manca al tuo dito un anello d’oro.

Tutti i cuori della terra,

tutti i fiori

che l’april al mondo dà!...

non valgono mai la tua beltà!|

E’ il primo re della terra

chi un bacio ti dà…

( Al sentir il canto di Cecco, entra Anita )

SCENA QUINTA: Cecco, Anita, Ulisse, Rosa, Omero, Stinchi.

ANITA        (entra) E’ il mio Cecchino.

CECCO       (entrando per niente preoccupato) Salve gente. ( spiritoso) Cosa accade, che vi vedo in una valle di lacrime?

ULISSE       ( domandando) Tu non conosci la disgrazia che è caduta sulla nostra famiglia?

ROSA          Una disgrazia più grande non ci poteva capitare.

STINCHI    ( a Cecco, ilare) La colomba ha preso il volo. E’ andata a mettere il nido. Andrà a posare le uova lassù sulle alte cime. Le uova cadranno e… la frittata sarà fatta.

ULISSE       Tu hai la stessa sensibilità dell’uscio della stalla. Ci capita in casa una tragedia… e tu riesci ad infiorarla.

ROSA          ( piangendo) Hai sentito, Ulisse? Si parla già di frittata.

OMERO      ( a Cecco) Vieni dalla piazza?

CECCO       Sì.

OMERO      Non hai sentito nulla?

CECCO       Nulla. là son tutti in festa. Stanno preparando una fiaccolata che passerà in tutte le vie del paese e si  fermerà davanti le case dove ci sono bimbe da maritare.

ULISSE       ( chiedendosi) Quindi verranno anche qui.

CECCO       Direi proprio di: sì.

ROSA          Così al dolore si unisce anche la derisione.

ULISSE       ( rivolto a Rosa ) Se non fosse mia figlia, quasi quasi avrei piacere.  (rimproverando) Dovevi sorvegliare anziché “ bagolare”.

ROSA          Ho già un gran dispiacere… devi anche tormentarmi?

OMERO      Tu hai sentito qualche cosa in piazza?

ROSA          ( disperata) Oh, Madonna santa.

ULISSE       ( serio) Se sai qualche cosa… parla.

CECCO       ( vago) So e non so.

ROSA          ( melodrammatica) Abbi pietà di questa donna.

CECCO       ( marziale) La consegna era: silenzio! La parola d’ordine: taci, il nemico ti ascolta.! Ed io ho taciuto. Della stazione del treno e dell’ora non ho fatto cenno.

ULISSE       ( c.s.) Cecco! Di fronte a te sta un padre che implora pietà. Pensa a Monterone o addirittura a Rigoletto. Fa che la mia bimba torni fra le mie braccia.

OMERO      ( implorando. ) Cecco, sono un vecchio che piange.

ANITA        Cecco! La mamma sta male. Se sai: parla.

STINCHI    ( implorando in modo buffo) Fallo per tutti;  prima che diventi una valle di lacrime.

CECCO       ( drammatico) In questi sciagurati giorni, mi avete colpito là, dove i sentimenti erano più profondi. Avete fatto soffrire colei che mi ha rubato il cuore. I sogni di un giovane dabbene li avete chiusi in pregiudizi, fatti di cocciutaggine ed egoismo. Disatteso avete l’amore di due giovani, che giorno per giorno già dall’infanzia hanno cullato, nutrito di sentimenti più dolci. Dovrei rispondere con la stessa moneta. ma so bene quanto il dolore distrugga…. perciò…

ULISSE       Cecco, abbi pietà di noi.

ROSA          Dona a noi la pace.

STINCHI    Amen.

CECCO       Stinchi! Ti libero dalle tue consegne. Ti restituisco la parola data. va! Che il vento ti sia in poppa. Che le vele spiegate si gonfino. Che il timone del carro ti dia la giusta direzione. Che le stesse onde si aprano al veleggiar del tuo vascello. Va! E torna con il dolce fardello dell’amore. Va!

STINCHI    “E’ dolce navigare in questo mare”. ( va verso il fondo)

ROSA          Dove sarà la mia bambina?

ULISSE       Quando la vedremo?

ANITA        Grazie Cecco.

OMERO      ( fra sé) Dovevo giungere fino a questa età per ricevere lezione da un ragazzo.

STINCHI    ( dal fondo, fischia) Liberate i prigionieri! ( poi esce)

ULISSSE    ( a Cecco) Dov’erano?

CECCO       In casa del vicino.

ROSA          ( tragicamente scandalizzata) Una notte insieme.

OMERO      ( rinfrancato) Ed io… che volevo soffiare perché la nave andasse più veloce…

ULISSE       ( sospirando) Loro erano là, e noi soffrivamo qua.

ROSA          Cosa sarà successo questa notte?

OMERO      ( saggio) Credete che la gioventù non abbia testa? Sì… il sangue caldo… l’entusiasmo della gioventù li possono portare fino ad un certo punto… ma il giudizio… il rispetto delle tradizioni… la morale la conoscono anche loro. Anche loro onorano i lari della famiglia. Ci hanno  insegnato molto i nostri ragazzi! Se noi, povera gente, non salviamo l’onore, la dignità, l’orgoglio,   cosa ci rimane?

CECCO       Uno di sopra e l’altra di sotto  e a porte chiuse.

SCENA SESTA: Cecco, Anita, Ulisse, Rosa, Omero, Alfredo, Ida.

ALFREDO  (entra)Abbiamo fatto una cosa riprovevole. Nella solitudine della stanza, ho pensato, immaginato di essere genitori di noi stessi. Credo che non capirò fino a che sarò padre.

ULISSE       Mi prudono le mani.

ROSA          La mia bambina.

OMERO      ( morale) Tutto ciò che è successo, è avvenuto per nulla? La lezione ricevuta non è servita a nulla? “Chi è senza peccato scagli la prima pietra…” Questa battuta è stata fatta per la pubblicità di Maddalena?  

.

PARTE MUSICALE

IDA ( entrando)   Oh,  se tu sei buono tanto

sei buono papà…

So il tuo profondo pianto!

Io che con il mio folle error

ferito t’ho il fondo del cuor!

Ti prenda pietà del mio pianto…

Ti prenda pietà, implorante, avvilita

mi vedi, commossa pentita

prostrata dinanzi a te!

Per tutta la vita il rimorso con me

lasciami implacato. Vuoi tu…?

Pianger così. Soffrir così? O, no, non più.

Costringer error! o folle amor!o mio dolor!

Che profumo d’onestà virtù

fantasma inquieto

siccome un raggio di sol!

TUTTI                 Vuol tornar alle sue stanze quiete

che profuma d’onesta virtù.

Fantasie inquiete

siccome un raggio di sol

vi dissolvete,

il breve error

o tu perdona, stringendola al cuor!

IDA             Papà, mi perdoni?

ULISSE       Piuttosto che passare le ore che abbiam passato…

ROSA          (rincuorata) Mi ha fatto star male, bambina mia…

ALFREDO  (rivolto ad Ulisse)  Papà…

OMERO      (rivolto ad Alfredo) Dovremmo mettere a posto i conti…

ALFREDO  Venivo per amoreggiare… non posso pretenderlo.

CECCO       Ora un matrimonio lo abbiamo già combinato.

ANITA        ( implorando) Un matrimonio costa. Con due si riducono le spese.

ROSA          ( a Ulisse) Queste ragazze in un attimo ci han fatto diventare vecchi…

OMERO       ( dolcemente rassegnato) Si vede che sono giunto a questa veneranda età per non aver imparato niente.

SCENA SETTIMA: detti, Pilade,Maria.

PILADE      ( entrando) cosa succede?

ULISSE       ( riconciliato ) Caro il mio Pilade… dovremo imparentarci.

PILADE      Io vorrei dire qualche cosa, ma non so cosa dire.

ULISSE       ( a Pilade) Cosa vuoi dire? Se parliamo, forse, qualche sciocchezza la diciamo.

( mentre parlavano è entrata Maria)

PILADE      (rivolto a Maria) E tu cosa dici?

MARIA       Quando verranno i nipoti, i casi sono due: o noi andremo da loro o loro verranno da noi. ( spiritosa) Se piove non ci bagneremo nemmeno.

CECCO       Dov’è il nonno?

OMERO        Ha trovato una pentola ed è scappato come un ladro.

PILADE      Una pentola…?

MARIA       Sentivo io, che arrabattava in cantina…

OMERO      Gli sarà venuto il mal del buco.

CECCO       Non sarebbe meglio chiamarlo?

PILADE      Lo vado a chiamare io. ( esce)

OMERO      Digli che porti la pignatta.

SCENA OTTAVA: detti, Nestore.

( entrano Pilade e Nestore. Nestore tiene coperta con la mano la pentola tenendola saldamente)

PILADE      ( mentre entra) Potresti, anche, farmi vedere cosa c’è dentro …

NESTORE  L’ho portata perché ci crediate.

CECCO       Nonno, mi sembri Sherlock…

OMERO      Non fare l’ebreo del “ Mercante di Venezia)  

NESTORE  Guardate. ( imperativo) Ma giù le mani!

( Maria si avvicina a Nestore, guarda dentro la pentola e con la mano prende le monete d’oro. Dall’alto le fa ricadere nella pentola. Ida e Anita come le vedono cominciano a ridere, continueranno accrescendo sempre più la risata)

MARIA       ( stupita) Ma sono monete d’oro…

PILADE      ( esplodendo) Siamo ricchi!

ULISSE       ( rivolto a Nestore) Dove l’hai trovata?

NESTORE  ( indicando ) Là.

ROSA          Sotto terra?

ULISSE       E dove altrimenti… ( sprezzante, riferendosi a Nestore con il gesto, spiritoso) Il signore voleva fare il vivaista.

PILADE      Ci sarà da venderli ed impegnare i soldi.

ALFREDO  Piano… signori. Quella è dello Stato. Al massimo potreste richieder il 10% per il ritrovamento.

ROSA          ( rivolta alle figlie) E voi cosa avete da ridere’

ANITA        (  sbellicandosi) E’ perché… è  perché… ( dal ridere non ce la fa a proseguire)

ROSA          ( riprendendola)Ti sembra il momento di ridere?

MARIA       ( nervosa) E’ quel che dico anch’io!

( mentre questi parlano, Ida - con gesti teatrali da gran dama - va a prendere una moneta d’oro e la scarta, visto che sono monete di cioccolato, e sa la mette in bocca. Naturalmente tutti la guardano e rimangono stupiti )

ANITA        ( spiega) L’altro giorno le abbiamo nascoste noi qelle monete, così per gioco: sapete il gioco “ acqua e fuoco”

IDA             ( continuando) … Poi la mamma ci ha chiamato per preparare il desinare…

ANITA        ( proseguendo) … E ce ne siamo dimenticate.

NESTORE  ( sconsolato, andandosi a sedere sulla panchina) Allora queste monete… sono… sono   matte.

OMERO      ( prendendolo in giro) E tu?  volevi diventar ricco con quella faccia da” bortolo”?

( sovrapponendosi a questa ultima battuta, si sente, mentre entra, il coro )

                    

 

 

PARTE MUSICALE

CORO

LE DONNE                  Belle siam contadinelle

e giriamo così…

UOMINI                       Per cercare amori,

per rubare cuori,

son venute qui…

DONNE                        Se noi siam un po’ civette, no, non gusterà!

UOMINI                       Girano a tentare

girano a trovare

chi le sposerà.

TUTTI                           Pur come costume

vogliam con frasche e lume

d’attorno errar!

Orsù facciam le lanternette

così danzar!

Le vaghe fossette

chi le vuol baciar?

Ona, ona, ona,

ma che bella rificolona!

Ma l’è più bella la mia

di quella della zia!

verso il ciel va luminosa

dolce la canzon

dolce la canzon

da lontan già si riposa

di mandòle al suon!

C’è nel cuor, c’è qualche cosa

che tremar ci fa…!

Rificolona canta e va,

il cuore brucia già dall’amor nessun scapperà!

DONNE                         Liete qui rechiam cestelle

d’erba e frutti e fior!

UOMINI                       Han soavi bocche,

hanno sguardi gravi,

di frenato ardor!

DONNE                         Cerchiam d’esser un po’ belle

e vogliam piacer…

UOMIN                         Dicon col viso,

svela col sorriso

tenero un mister.

TUTTI                           Pur come costume

vogliam con frasche e lume

d’attorno errar!

Orsù facciam le lanternette

così danzar!

Le vaghe fossette

chi le vuol baciar?

“ Ona. ona,ona!

ma che bella rificolona!

ma l’è più bella la mia

di quella della zia!

verso il ciel va luminosa

dolce canzon

dolce canzon

da lontan già si riposa

di mandòle al suon!

C’è nei cuori – c’è qualche cosa

che tremar ci fa…!

Rificolona canta e va

il cuore brucia già

dall’amor nessuno scamperà!

TUTTI                           Pur come costume

vogliam con fiori e lume

a schiere, a sciami, a frotte

d’attorno andare.

Vogliamo ancora dolci canzoni,

insieme cantar!

E i chiari gonfaloni

sì nel ciel lanciar!

CORO                           Ona, ona, ona

Ma che bella rificolona!

ma l’è più bella la mia

di quella della zia!

Ohè!ohè!ohè!

Verso il ciel va luminosa!  ecc

CALA LA TELA  SULL’ULTIMO ATTO

(All’aprirsi del sipario per i ringraziamenti, gli artisti invitano il pubblico a cantare insieme, indicando che sul al boccascena è proiettato il testo dei oh , com’è bello…)

TUTTI                           Oh, com’è bello guidare i cavalli

e trottare per strade e per valli

poi dal tavernier

bere un bicchier

e trincato è il chianti

su in vettura avanti

fila via il cocchier!

( mentre prosegue il canto cala la tela )