L’allegra verità

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L’ALLEGRA VERITÀ

tre atti di Noel Coward

Personaggi:

GARRY ESSENDINE, attore

LISA ESSENDINE, ex moglie di Essendine

MAURIZIO DIXON, produttore

ENRICO LYPPIATT, produttore

MONICA REED, segretaria di Essendine

FRED, cameriere di Essendine

ROLANDO MAULE, scrittore in erba

GIOVANNA LYPPIATT, moglie di Enrico

MISS ERIKSON, governante di Essendine

LADY SALTBURN, dama dell’alta società

DAFNE STILLINGTON, nipote di Lady Saltburn

Scene:

Lo studio di Garry Essendine, a Londra. A destra, una porta che immette nella camera degli ospiti. In seconda, un’alcova e porta che conduce in anticamera. A sinistra di questa, una scala che conduce alla camera da letto di Garry. Sotto alla scala è la porta di servizio; dopo questa, in fondo, una grande finestra; quindi un’altra porta che immette nell’ufficio. A destra il caminetto. L’arredamento è confortevole, seppure leggermente eccentrico.

ATTO PRIMO

Quando si alza il sipario, sono circa le 10,30 del mattino. Lo studio è piuttosto buio, perché le tende sono chiuse. Dafne Stillington esce dalla camera degli ospiti. È una bella ragazza di ventitre-ventiquattro anni. Indossa pigiama e vestaglia da uomo. Vaga per la stanza finche trova il telefono; allora, quasi furtivamente, forma un numero. Quindi parla con voce non troppo alta.

DAFNE - (al telefono) Pronto… Pronto? È lei Saunders?… Vorrei parlare con la signorina Cinzia… Sì, aspetto… Pronto?… Cinzia carissima, sono Dafne… Sì… Sei sola?… Senti mi trovo dove sai… Sì… No, non è ancora sveglio… Non c’è nessuno… No, nella stanza degli ospiti. Mi sono appena alzata, non sono ancora vestita… Ora non posso: potrebbe entrare qualcuno… Se telefonano da casa mia, sii buona, giura che dirai che ho passato la notte da te… Tesoro, me lo avevi promesso… Potrai dire che sono in bagno o qualcosa di simile… Sì, appena vestita; fra un’oretta, credo… Certamente… Non vedo l’ora di raccontarti tutto… Sì, va bene… (Riattacca il ricevitore e va verso la porta di servizio. Vi è quasi arrivata quando ne esce miss Erikson. Miss Erikson è una governante svedese, magra, dall’aspetto stonato e distratto; indossa un grembiule variopinto, guanti e ciabatte molto logore. Fuma una sigaretta. Dafne, un po’ nervosa) Buon giorno.

MISS ERIKSON - (senza mostrare sorpresa) Buon giorno. (Va verso la finestra e tira le tende)

DAFNE - (seguendola) A che ora dev’essere svegliato il signor Essendine?

MISS ERIKSON - Suona il campanello quando è sveglio.

DAFNE - E a che ora suona di solito?

MISS ERIKSON - Dipende dall’ora in cui è andato a letto. (Va al caminetto)

DAFNE - (seguendola. Parla affrettatamente) Abbiamo fatto un po’ tardi ieri sera. Sa, si era insieme a un ricevimento e il signor Essendine mi ha cortesemente offerto di accompagnarmi a casa; allora mi sono accorta che avevo dimenticato la chiave ed ero certa che non sarei riuscita a svegliare i domestici che dormono su in soffitta. E così il signor Essendine mi ha detto che potevo passare la notte qui… e… così ho fatto.

MISS ERIKSON - Se sono andati a letto molto tardi, probabilmente dormirà fino al pomeriggio.

DAFNE - Oh, Dio! E non può chiamarlo?

MISS ERIKSON - No davvero. Non lo chiamiamo mai.

DAFNE - Beh… Pensa che potrei avere del caffè e del succo d’arancia o qualcos’altro?

MISS ERIKSON - Vedrò. (Esce dalla porta di servizio. Dafne, rimasta sola, siede piuttosto malinconica sulla sponda del sofà. Dopo qualche istante entra Fred, il domestico di Garry. È vestito elegantemente con una giacca di alpaca nera. Dafne si alza)

DAFNE - Buongiorno.

FRED - Buongiorno.

DAFNE - Ha una minima idea a che ora si sveglierà il signor Essendine?

FRED - Chi lo sa? Non ha lasciato nessun biglietto.

DAFNE - Non potrebbe chiamarlo? Sono quasi le undici…

FRED - Farebbe fuoco e fiamme se per disgrazia lo si svegliasse, figuriamoci a chiamarlo.

DAFNE - Pazienza. E crede che potrei avere un po’ di colazione?

FRED - Che cosa le andrebbe?

DAFNE - Caffè, per favore, e succo d’arancia.

FRED - Benone. (Esce. Dafne gironzola per la stanza e finisce col sedersi nuovamente sul divano. Dall’anticamera entra Monica Reed, la segretaria di Garry. Ha cappello e soprabito e in mano un fascio di lettere. Monica è una donna piacente, piuttosto austera, sulla quarantina)

DAFNE - Buongiorno.

MONICA - Buongiorno. Sono la segretaria del signor Essendine. Posso esserle utile?

DAFNE - Ecco… devo spiegarle… il signor Essendine mi ha riaccompagnato a casa iersera da un ricevimento cui si era stati insieme, ma io mi ero stupidamente dimenticata le chiavi e lui molto gentilmente mi ha offerto di passare la notte qui… nella camera degli ospiti.

MONICA - Spero che abbia avuto abbastanza caldo.

DAFNE - Oh, sì, più che abbastanza, grazie.

MONICA - A volte è un po’ gelidina quella camera.

DAFNE - Ho lasciato acceso il calorifero!

MONICA - Cosa assennata.

DAFNE - Ed ora mi stavo chiedendo se qualcuno potesse dire al signor Essendine che… già… che sono qui.

MONICA - Immagino che se ne ricorderà, svegliandosi.

DAFNE - Non ha idea a che ora? …

MONICA - Temo di no. Se non ha lasciato detto a che ora vuole essere svegliato, è capace di dormire all’infinito.

DAFNE - Non vorrei andar via senza salutarlo e ringraziarlo.

MONICA - Se fossi in lei, farei un po’ di colazione, poi mi vestirei e se dorme ancora, gli lascerei un biglietto. Ha chiesto il caffè?

DAFNE - Sì, credo che il domestico me lo stia portando.

MONICA - Lo conosce da molto il signor Essendine?

DAFNE - No, non precisamente… cioè, voglio dire, lo conosco da un secolo. Lo trovo meraviglioso; ma l’ho incontrato per la prima volta iersera, al ricevimento di Maureen Jattatt.

MONICA - (un po’ canzonatoria) Capisco.

DAFNE - Mi è sembrato ancor più affascinante fuori che sulla scena: non pare anche a lei?

MONICA - (con un lieve sorriso) Non sono mai riuscita ad avere una opinione precisa in proposito.

DAFNE - È da molto tempo che è con lui?

MONICA - Va per i diciassette anni.

DAFNE - (entusiasta) Che bellezza! Lo conoscerà certo meglio di chiunque altro.

MONICA - Meno intimamente di qualcuno, ma meglio di quasi tutti.

DAFNE - E pensa che sia felice? Davvero felice?

MONICA - Credo di non averglielo mai chiesto.

DAFNE - Ogni tanto i suoi occhi hanno un’espressione triste.

MONICA - Ah, l’ha notato anche lei?

DAFNE - Iersera mi ha parlato per delle ore. Mi ha raccontato tutto delle sue prime battaglie.

MONICA - Non le ha detto per caso che ormai si sentiva un superato?

DAFNE - Sì, mi pare che abbia detto qualcosa di simile…

MONICA - (togliendosi il cappello e il soprabito) Dio mio!

DAFNE - Perché?

MONICA - Oh, dicevo così per dire.

DAFNE - Non può immaginare come la invidio… lavorare per lui… ma non sarò certo la sola. Dev’essere una cosa paradisiaca.

MONICA - Certo non è una vita monotona.

DAFNE - Spero che non pensi male di me perché sono rimasta qui stanotte… Una cosa poco corretta, no?

MONICA - Veramente, signorina… signorina?

DAFNE - Stillington. Dafne Stillington.

MONICA - Signorina Stillington… È cosa che non mi riguarda, le pare?

DAFNE - È vero, ma non vorrei che pensasse…

MONICA - Diciassette anni sono molti, signorina Stillington. Ho rinunciato a pensare a cose di questo genere nella primavera del 1921.

DAFNE - Capisco. (Entra Fred dalla porta di servizio con un vassoio su cui v’è caffè succo d’arancia e toast)

FRED - La signorina prende la colazione qui o in camera da letto?

DAFNE - Qui, per favore.

MONICA - Credo che le sarà più comodo in camera. Lo studio diventa un po’ animato, verso le undici. Visite, telefonate…

DAFNE - Come crede.

MONICA - L’avvertirò non appena si sveglia.

DAFNE - Grazie, è davvero gentile. (Fred porta il vassoio nella camera. Dafne lo segue. Monica va nell’ufficio e ne esce in tempo per imbattersi in Fred che esce dalla stanza degli ospiti)

MONICA - C’è sapone nella stanza da bagno?

FRED - Sì, ma il rubinetto fa i capricci. Bisogna continuare a girarlo fino al giorno del giudizio.

MONICA - Glielo ha detto?

FRED - Se ne accorgerà da sé.

MONICA - Sarà meglio mandarle di là la Erikson.

FRED - È andata dal droghiere: ma glielo dirò quando torna.

MONICA - Era in casa ieri sera?

FRED - No. La cosa mi è riuscita completamente nuova.

MONICA - Se per le dodici non suona, sarà meglio svegliarlo.

FRED - Si ricorda quello che è successo l’ultima volta?

MONICA - Ma oggi non si può farne a meno. Deve andare a colazione fuori.

FRED - Beh, se scoppia la burrasca, non incolpi me. (In quel mentre Garry Essendine appare in cima alla scala in pigiama e coi capelli in disordine)

GARRY - Certo ve n’infischierete tutti quanti di sapere che sono stato svegliato dal sonno più profondo da questo chiasso infernale! Che diamine succede?

MONICA - Ho semplicemente parlato con la signorina Stillington.

GARRY - Chi diavolo è la signorina Stillington?

MONICA - È nella stanza degli ospiti.

GARRY - (scendendo) Non ho chiesto dov’è, ma chi è.

MONICA - Si potrebbe cercarla nell’elenco telefonico.

FRED - Ha dimenticato la chiave di casa… tanto per intenderci.

GARRY - Se ne vada e mi porti del caffè, Fred.

FRED - Benone.

GARRY - E non dica «benone».

FRED - Benissimo, signore. (Esce)

MONICA - L’ha conosciuta a un ricevimento e l’ha condotta qui; le ha raccontato tutto delle sue prime battaglie ed è rimasta qui la notte.

GARRY - È un tesoro. Ora mi ricordo. Sono pazzo di lei. Come ha detto che si chiama?

MONICA - Stillington. Dafne Stillington.

GARRY - Sapevo che si chiamava Dafne, ma non avevo la minima idea che fosse Stillington. Come le sembra?

MONICA - Caparbia.

GARRY - Povera gioia, spero che sia stata gentile con lei. Le hanno dato qualche cosa da mangiare?

MONICA - Fred le ha portato del caffè e del succo d’arancia.

GARRY - E ora che sta facendo?

MONICA - Non so, forse lo sta bevendo.

GARRY - Terribile, no? Che dobbiamo fare?

MONICA - La signorina vuole salutarla e ringraziarla.

GARRY - Di che cosa?

MONICA - Questo, Garry caro, non sono in condizione di dirlo.

GARRY - Perché non le ha detto di vestirsi quieta come un topolino e di andarsene a casa? Sa benissimo che qui la mattina è un disastro, con tutto il fracasso che c’è.

MONICA - Poteva pensarci prima di farla restare qui stanotte.

GARRY - Non si poteva farne a meno. Aveva perduto la chiave.

MONICA - Più presto trasformiamo quella stanza degli ospiti in biblioteca, meglio sarà.

GARRY - Probabilmente sta singhiozzando da spezzarsi il cuore.

MONICA - Perché non va a vedere?

GARRY - Mi dia un pettine e ci vado.

MONICA - Eccolo.

GARRY - (lo prende e va ad uno specchio) Dio mio, dimostro novant’anni.

MONICA - Non importa.

GARRY - Fra due anni sarò calvo come una folaga e allora si pentirà.

MONICA - Al contrario: sarò felicissima. Vi saranno meno ragazze di buona famiglia disposte a perdere la chiave di casa per lei, quando avrà un bel parrucchino in capo, e la vita sarà allora molto più semplice.

GARRY - (pensieroso) Non porterò mai un parrucchino, Monica, per quanto calvo diventi. Forse sulla scena metterò un frontino; ma nella vita mai. Voglio invecchiare con distinzione.

MONICA - Sarà un gran sollievo per tutti noi, ne sono certa.

GARRY - Eccole il suo sudicio pettinino.

MONICA - (prendendolo e rimettendolo nella borsa) Ora vada, da bravo, a fare una bella scena d’addio e si sbarazzi di quella il più presto possibile. Dobbiamo sbrigare la posta, e Maurizio può capitare da un momento all’altro: non possiamo averla qui a far disordine e a intralciare tutti.

GARRY - Non ho ancora fatto la ginnastica.

MONICA - La farà dopo che se ne sarà andata.

GARRY - Non posso andare in quella camera; è una ghiacciaia.

MONICA - C’è il calorifero acceso. È stato acceso tutta la notte.

GARRY - Che spreco! (Dafne esce dalla camera)

DAFNE - Garry! Mi era parso di sentire la sua voce.

GARRY - (tenero) Cara!

MONICA - Se ha bisogno di me, sono nell’ufficio, Garry.

GARRY - (con grande cortesia) Grazie, Monica.

MONICA - E non dimentichi che a mezzogiorno meno un quarto viene il signor Roderik per discutere la sua trasmissione del diciassette.

GARRY - No, Monica.

MONICA - E che alle dodici precise viene Maurizio per parlare dei generici che dovrà condurre con sé in Africa.

GARRY - No, Monica.

MONICA - E che alle dodici e mezzo ha dato appuntamento al signor Rolando Maule.

GARRY - Mi ricorderò.

MONICA - Meno male. Arrivederci, signorina Stillington. Spero che ci rivedremo ancora.

DAFNE - Arrivederci. (Monica va nell’ufficio e chiude bene la porta. Dafne corre da Garry e gli getta le braccia al collo)

DAFNE - (nascondendo il volto nella spalla di lui) Garry! Oh Garry!

GARRY - (depositandola in una poltrona) Cara!

DAFNE - Sono felice in un modo addirittura ridicolo.

GARRY - Sono tanto contento, cara.

DAFNE - Lei anche?

GARRY - Felice?

DAFNE - (prendendogli la mano) Sì.

GARRY - (ritraendo dolcemente la mano e volgendosi altrove) Vi è qualcosa di tremendamente triste riguardo alla felicità, non è vero?

DAFNE - Che idea strana!

GARRY - Non volevo dire una stranezza.

DAFNE - Non si fida di me?

GARRY - Ma sì che mi fido di lei. Perché non dovrei?

DAFNE - L’amo da tanto tempo.

GARRY - (alzandosi) No… non dica questo.

DAFNE - Perché, che c’è?

GARRY - Non m’ami troppo, Dafne! Mi prometta di no. Sarebbe infelice. Nulla di buono può venire dall’amare uno come me, non lo merito; davvero non lo merito.

DAFNE - Lo merita più di chiunque al mondo.

GARRY - Bambina pazzerella!

DAFNE - Non sono una bambina. Ho ventiquattro anni.

GARRY - (sorridendo) Ventiquattro! Ah, se fossi più giovane… O se lei lo fosse un po’ meno…

DAFNE - Che importa l’età quando ci si ama?

GARRY - Mi guardi, Dafne. Mi guardi sinceramente e onestamente… Queste rughe… i capelli radi… i miei occhi!

DAFNE - Non è poi così tanto vecchio.

GARRY - (con una sfumatura di asprezza) Non ho detto di essere così vecchio, Dafne. Le ho soltanto detto di guardarmi. Per la verità non ho che quarant’anni.

DAFNE - E che cosa sono quarant’anni?

GARRY - Troppi per ventiquattro.

DAFNE - Vuol dire che non mi ama?

GARRY - Non voglio affatto dir questo.

DAFNE - Mi ama? Lo dica. Mi ama?

GARRY - Certo che l’amo.

DAFNE - Lo dica.

GARRY - L’amo, Dafne.

DAFNE - Oh tesoro!

GARRY - (prendendole le mani) Ma questo è un addio!

DAFNE - (sbigottita) Un addio?

GARRY - È inevitabile. Non per me, cara, ma per lei. Iersera… improvvisamente… è scoccata una scintilla e la fiamma è divampata. Era la felicità, tremenda, meravigliosa; qualcosa da ricordare per sempre.

DAFNE - (piangendo) Com’è diverso stamane… non mi ama… non v’era nulla di vero in tutto quello che mi ha detto iersera!

GARRY - La gioventù non capisce mai… Questo è il terribile, nei giovani. Non capiscono mai, mai.

DAFNE - (vivamente) Non capisco di che sta parlando.

GARRY - Mi ascolti, carissima, lei non è innamorata di me… del mio vero io. Lei ama un’illusione; l’illusione che le ho dato quando mi ha visto sul palcoscenico. Ieri sera ho corso un rischio terribile. Il rischio di infrangere per sempre questa cara giovanile illusione… Ma non l’ho infranta, no, grazie a Dio la scorgo tuttora nei suoi occhi! Ma mai più… mai, mai, mai più… Questo è tutto quel che posso sperare adesso… Attimi come quelli di ieri sera! Questa è la ragione per cui a volte sono tanto solo, disperatamente solo! Ma nella mia vita ho appreso un’amara lezione e la lezione è quella di essere capace di dire addio…

DAFNE - Ma, Garry…

GARRY - Mi lasci continuare…

DAFNE - Non capisco proprio perché…

GARRY - (recitando) Diverso fu l’incontro da come ci lasciammo; niun comprende il nostro sentimento; grave mi pesa il cuore e pien di dubbi è il tuo. Un istante ha messo le catene a chi era libero. Svanito eternamente è quell’istante come lampo che sfolgora e si spegne; come fiocco di neve sopra la corrente, come raggio di sole sopra il mare che celano le scure ombre…

DAFNE - Ma, Garry…

GARRY - Stia un attimo calma, cara… (Riprende a recitare) Dal tempo fu trascelto quell’istante come il primo d’una vita dolorosa, mescolata fu la coppa di quella gioia a dolcissima ma vana delusione, troppo dolce per essere mia di nuovo. Versi di Shelley. Non sono belli?

DAFNE - Sì, ma…

GARRY - Non v’era nulla che Shelley non sapesse sull’amore: nulla! Tutta la tristezza, la gioia, l’insopportabile dolore…

DAFNE - Non vedo perché l’amore debba essere così sventurato.

GARRY - (ride amaramente) Perché lei è giovane, tesoro mio… giovane e avida di vita…

DAFNE - Iersera mi ha detto che ero la creatura che aveva sempre cercato e ora che mi aveva trovata non mi avrebbe più lasciata sfuggire.

GARRY - (con bella semplicità) Era verissimo. Non la lascerò mai sfuggire. Rimarrà nel mio cuore per sempre.

DAFNE - (piangendo di nuovo) Oh, Garry!

GARRY - (teneramente circondandola con le braccia) Non pianga… la prego, la supplico, non pianga… non posso sopportarlo.

DAFNE - (aggrappandosi a lui) Come fa a dire che sono innamorata solo di un’illusione e non del suo vero io…

GARRY - Lo dico perché è vero.

DAFNE - No, non è vero… non è vero… Era il suo io iersera; non era sul palcoscenico… non stava recitando…

GARRY - Io recito sempre… mi osservo continuamente… È orribile! Mi osservo mentre mangio, mentre bevo, mentre amo, mentre soffro… a volte mi sembra d’impazzire…

DAFNE - Potrei aiutarla, se mi lasciasse fare.

GARRY - (alzandosi e camminando per la stanza) Se fosse possibile; ma è troppo tardi…

DAFNE - No… giuro di no… glielo proverò… vedrà.

GARRY - (molto tranquillamente) Ascolti, mia cara. Non è che io non l’ami… l’amo… l’ho compreso dal primo momento in cui la presi fra le braccia, iersera: ma la mia vita non mi appartiene. Non sono libero, come gli altri uomini, di cogliere la felicità quando mi è tra le mani. Appartengo al pubblico e al mio lavoro. Fra due settimane debbo partire per l’Africa con un repertorio di sei commedie… Capisce che cosa vuol dire? La fatica, la tensione nervosa? Questo è il mio mestiere; la sola cosa cui debbo essere fedele. Al mio ritorno, se tornerò, la vedrò di nuovo e al primo sguardo capirò se mi ha aspettato o no… Ora venga qui e mi dia un bacio, un bacio solo e poi vada…

DAFNE - (correndo a lui) Oh, Garry… tesoro mio…

GARRY - (la bacia appassionatamente con gli occhi chiusi) Au revoir, dolcezza mia… non addio… solo arrivederci… (Si svincola gentilmente e va tristemente alla finestra dove si ferma, evidentemente in preda all’emozione, volgendole le spalle. Dafne lo guarda per un attimo incerta. Poi va piangendo nella sua camera e chiude la porta. Fred entra dalla porta di servizio col vassoio della colazione)

FRED - Il caffè lo vuole qui o di sopra?

GARRY - Dove vuoi… mettilo dove ti pare.

FRED - L’avrei portato prima, ma ho sentito pianti e lamenti e ho pensato che fosse meglio aspettare.

GARRY - Posa il vassoio, Fred, e vattene.

FRED - Benone. (Posa il vassoio sul tavolino vicino al fuoco e esce fischiettando. Dall’ufficio viene Monica con un vassoio di lettere aperte. Il telefono squilla)

GARRY - (irritato) Dio mio, non c’è mai un po’ di pace… mai, in nessun luogo…

MONICA - (andando al telefono) Ho messo la comunicazione qui perché dobbiamo vedere la posta e non posso andare continuamente avanti e indietro dall’ufficio. (Al telefono) Pronto… È la segretaria del signor Essendine… No, credo che in questo momento non sia disponibile: vuol dire a me?… Ha moltissimo da fare; forse sarebbe meglio scrivergli… No, mi dispiace ma è assolutamente impossibile. (Posa il ricevitore)

GARRY - Chi era?

MONICA - Un certo signor Bramble.

GARRY - Mai inteso nominare.

MONICA - Dice che gli ha promesso di interessarsi della sua invenzione.

GARRY - (sedendo alla tavola) Che razza di invenzione?

MONICA - Non ne ho la più pallida idea. (Miss Erikson entra dalla porta di servizio)

MISS ERIKSON - Fred mi ha detto che dovevo andare a parlare con quella giovine signora.

GARY Benissimo, miss Erikson.

MISS ERIKSON - Che debbo dirle?

GARY Veramente non saprei.

MISS ERIKSON - Sono andata dal droghiere e…

GARRY - È un inizio di conversazione come un altro.

MONICA - Veda che abbia tutto quello che le occorre, signorina Erikson, e le prepari il bagno.

MISS ERIKSON - Questo non posso farlo perché il rubinetto non funziona.

GARRY - Faccia del suo meglio..

MISS ERIKSON - Cercherò. (Va nella camera degli ospiti)

MONICA - Non c’è molta roba importante stamattina. Me la sbrigherò presto.

GARRY - Il caffè sa di catrame.

MONICA - Non ci badi.

GARRY - Quanto vorrei avere un cuoco francese, invece di una spiritista scandinava.

MONICA - Non potrà mai liberarsi di miss Erikson: l’adora.

GARRY - Tutti mi adorano; è una cosa nauseante… Cos’è quella lettera azzurra?

MONICA - Silvia Laurie; dice che ha bisogno di vederla prima che parta.

GARRY - Non mi vedrà.

MONICA - Un’altra è di Lady Wondall. Colazione venerdì o pranzo martedì.

GARRY - Ne l’uno ne l’altro.

MONICA - (porgendogli una lettera) Questa è meglio che la legga lei. È di quel giovanotto che ha costretto ad andare all’Accademia di Belle Arti. È molto infelice.

GARRY - Non l’ho affatto costretto. Mi ha chiesto consiglio e glielo ho dato.

MONICA - Dice che è soffocato dalle vecchie convenzioni, che la sua ispirazione si è impoverita e che è tutta colpa sua.

GARRY - (leggendo la lettera) È un perfetto imbecille. L’ho capito dal primo momento che ho gettato l’occhio su di lui.

MONICA - Allora sarebbe stato più ragionevole non fargli credere che si interessava tanto alla sua carriera.

GARRY - Se la gente non vuole i miei consigli, perché mi rompono le scatole venendo meli a chiedere? (Le dà la lettera) La metta nel «cestino delle cose amene».

MONICA - Bisognerà trovare un cestino più grande. Stanno diventando troppe. Qui c’è una cartolina di cui non capisco niente.

GARRY - (rigirandola Ira le mani) Viene dal Brasile…

MONICA - Lo so, lo si vede dal timbro.

GARRY - (leggendo) «Ho fatto come mi ha detto ed ho quasi finito…» Non capisco la firma: sembra qualcosa come Pickett.

MONICA - Non si ricorda qualcuno di nome Pickett che ha mandato in Brasile a finire qualcosa?

GARRY - (dandole la cartolina) La stracci. La gente dovrebbe scrivere in modo da farsi capire o non scrivere affatto.

MONICA - Questo sarebbe meglio di tutto. (Il telefono trilla. Monica va a rispondere) Pronto?… È la segretaria del signor Essendine… Oh, Tony… Sì, aspetti, glielo passo subito. (A Garry) È Tony: vuol sapere la sua opinione sulla commedia di ieri sera! (Garry si alza e prende il ricevitore. Miss Erikson rientra dalla camera degli ospiti mentre Garry parla)

GARRY - (al telefono) Tony… Graziosa, no? Chi ha persuaso Laura a interpretarla?… Sì, ma non era neanche una gran parte… tutte quelle ampollose sciocchezze… Si sarebbe capita un po’ meglio se avessero accluso un riassunto al programma… Macché Medioevo!… No, non ne ho letta nessuna… Una cosa insopportabile… Se credono che agitarsi e ruggire sia un bel modo di recitare, per fortuna che sto partendo per l’Africa… Verso le sei… Ci sarà probabilmente anche Lisa; credo che torni oggi… Benissimo. (Riattacca)

MONICA - È vestita la signorina Stillington?

MISS ERIKSON - Quasi; ma continua a piangere e così perde tempo.

MONICA - È meglio che vada di sopra, Garry.

GARRY - Dov’è Fred?

MONICA - Miss Erikson, dica a Fred che il signor Essendine vuole fare il bagno.

MISS ERIKSON - Vado a dirglielo. (Esce. Dopo un momento entra Fred e sale la scala)

GARRY - Venga su; vedremo il resto delle lettere mentre sono in bagno.

MONICA - Ne sono rimaste due sole. Un invito di Gertrude Lovat che dà un ballo per quella sua figlia piena di foruncoli.

GARRY - Rifiutare cortesemente.

MONICA - E poi una lettera piuttosto complicata di non so che giovani esploratori.

GARRY - Dio mio!

MONICA - Pare che sia il patrono del loro circolo filodrammatico, cosa che avevo completamente dimenticato; danno una rappresentazione di “Il riso fa buon sangue” e desiderano una sua parola.

GARRY - (salendo) Bene, gliela mandi.

MONICA - Che debbo dire?

GARRY - (paziente) Cara Monica non mi dica che è giunta all’età di quarantatré anni senza saper mandare un messaggio. (Esce. Miss Erikson entra per prendere il vassoio della colazione. Il telefono trilla. Monica va a rispondere)

MONICA - (al telefono) Pronto… Oh, Enrico… Sì, c’è, ma è andato or ora in bagno… Oggi? Credevo che non sarebbe partito prima della fine della settimana… Ma non capisce, non va a mangiare prima dell’una e mezzo… Va bene; glielo dirò. (Riattacca e prende il vassoio delle lettere. Si sente suonare il campanello della porta principale. Miss Erikson viene dalla porta di servizio e va ad aprire. Si sente la voce di Lisa: «Salve miss Erikson; sono tutti in casa?» Dopo un attimo Lisa entra seguita dalla Erikson che esce di nuovo. Lisa è una graziosa donna sulla trentina vestita bene ma senza esagerazione. Ha due pacchetti)

LISA - Buongiorno, cara Monica.

MONICA - Lisa! Credevo che non saresti arrivata prima di stasera.

LISA - Sono venuta con la nave traghetto, carica di doni come un sovrano orientale. Qui ce n’è uno per te.

MONICA - (prendendo il pacchetto) Che cara!

LISA - È una boccetta di profumo, e molto cara.

MONICA - Grazie mille, Lisa, sei veramente un tesoro.

LISA - Che sta combinando Dio?

MONICA - È in bagno.

LISA - Gli ho portato una vestaglia.

MONICA - Che pensiero premuroso: ne ha solo diciotto.

LISA - Non essere acida, Monica. So che gli piace pavoneggiarsi in qualcosa di nuovo… È bella e leggera: adattissima per l’Africa. (Posa l’altro pacchetto sul piano e si toglie cappello e soprabito) Miss Erikson mi è sembrata più strana che mai, stamattina. Il suo spiritismo va peggio?

MONICA - Domenica sera, durante una seduta, ha evocato un amico morto il quale ha detto «no, no, no» e «Giorno di Natale». Questo l’ha molto turbata.

LISA - Spero che non diventi più stramba e non combini qualche disastro.

MONICA - Non c’è pericolo. La sua è una follia più che tranquilla. (II telefono trilla. Va a rispondere) Questo maledetto telefono suona continuamente… (Al telefono) Pronto… Maurizio? È in bagno… C’è qui Lisa, se vuole parlare con lei… Sì, è arrivata or ora… (A Lisa) È Maurizio, Lisa… (Le dà il ricevitore e mentre Lisa parla, apre il suo pacchetto)

LISA - (al telefono) Buongiorno carissimo… No, col traghetto… Sì, ho visto la commedia due volte. Dovremo cambiare il finale, per l’Inghilterra; ne ho parlato con Vallion e non sembra che la trama gli importi purché vi reciti Garry. Gli ho detto la tua idea di far interpretare Eloisa da Giannetta; mi ha risposto che quantunque la conosca per ottima attrice, preferirebbe avere un’interprete che assomigliasse meno a una cavia… Cochon d’Inde… Sì, caro, porcellino d’India. È un omino simpaticissimo… e lo adoro… No, faccio colazione con la povera Violetta, ma verrò in ufficio subito dopo mangiato, se volete… Sì, sì, me ne libero: non abbia timore… A più tardi… (Riattacca)

MONICA - (con la boccetta di profumo) Mi sembra squisito, Lisa. L’aprirò appena arrivo a casa. (Fred scende dalla scala)

LISA - Salve Fred… Come vanno le cose?

FRED - Solito casino, come sempre, signorina.

LISA - Potrei avere una tazza di caffè? Mi sento infiacchire.

FRED - Benone, signorina. (Esce dalla porta di servizio)

LISA - È una bella ostinazione quella di Fred di continuare a chiamarmi «signorina», non è vero?

MONICA - Forse gli sembra che da quando hai smesso di essere la moglie di Garry, tu sia automaticamente tornata ragazza.

LISA - Un pensiero veramente delizioso! (Dafne esce dalla camera in abito e cappa da sera. Non piange più ma sembra abbattuta. Ha un lieve sobbalzo vedendo Lisa)

DAFNE - Oh!

MONICA - Mi dispiace molto per il bagno, signorina Stillington.

DAFNE - Oh, non fa nulla.

MONICA - (presentando) La signora Essendine… la signorina Stillington.

DAFNE - Oh!

LISA - (gentile) Molto lieta.

DAFNE - (sconvolta) La signora Essendine. Vuol dire… cioè… lei è la moglie di Garry?

LISA - Sì.

DAFNE - Ah… credevo fosse divorziato.

LISA - Non ci siamo mai decisi a divorziare.

DAFNE - Ah, capisco.

LISA - Ma la prego, non si angosci… L’ho lasciato già da qualche anno.

MONICA - (leggermente maligna) La signorina Stillington ha perduto la chiave di casa iersera, e così ha dormito nella stanza degli ospiti.

LISA - (a Dafne) Oh, poverina, sarà propriamente congelata.

DAFNE - Potrei avere un taxi?

MONICA - Telefono per farlo venire.

LISA - No, lasci stare, c’è la mia macchina fuori; la porterà dove vuole.

DAFNE - È straordinariamente gentile.

LISA - Ma no, affatto. L’autista ha i capelli rossi e si chiama Frobisher… non può sbagliare.

DAFNE - Le sono grata davvero… Ma non è troppo disturbo?

LISA - (vivace) Non lo è affatto… gli dica solo di tornare qui dopo che l’avrà accompagnata.

DAFNE - (ancora imbarazzata) Sì, non mancherò di dirglielo… grazie ancora… Arrivederci.

LISA - (stretta di mano) Arrivederci… Spero che non si sia preso un raffreddore.

DAFNE - (ridendo nervosamente) No, non mi pare… Arrivederci.

MONICA - L’accompagno.

DAFNE - Non si disturbi…

MONICA - Nessun disturbo. (Esce con Dafne in anticamera. Lisa accende una sigaretta. Fred entra con una tazza di caffè)

FRED - Vuol qualcosa da mangiare insieme, signorina?

LISA - No, grazie, Fred. Mi basta il caffè.

FRED - Vado ad avvertirlo del suo arrivo… Credo che non lo sappia.

LISA - Grazie, Fred. (Fred va di sopra. Monica rientra) Dura da un pezzo o è nuova?

MONICA - Nuovissima… L’ho trovata che vagava con indosso un pigiama di Garry.

LISA - Povera creatura, dev’essere stato terribile imbattersi con me in quel modo; avresti dovuto fingere che io fossi un’altra persona.

MONICA - Ben le sta! Avrebbe dovuto vergognarsi…

LISA - Mi è parsa quel che si suol dire una «signora». Cosa assai strana, non credi?

MONICA - Sono quei tipi particolarmente idioti; ce n’è un’infinità che vanno a zonzo per Londra senza cappello, rendendosi ridicole.

LISA - Davvero scoraggiante.

MONICA - Non avrebbe importanza se solo lasciassero in pace Garry: per causa loro le mattinate sono una vera complicazione. Penso che sia ora che tutti noi lo si attacchi… non foss’altro che in considerazione del suo viaggio in Africa.

LISA - Garry non ha affatto quel temperamento ardente che finge di avere; è soltanto incapace di dire di «no» e «addio».

MONICA - «Addio» lo dice abbastanza spesso: ma fa sempre in modo di dare l’impressione che non sia vera decisione, la sua; è questa la causa di tutti i guai.

LISA - Bisognerà che gli faccia una predica. In fin dei conti ha passato la quarantina; sarebbe tempo, ormai di mettersi tranquillo.

MONICA - Se credi necessaria una scena come si deve, possiamo far venire Enrico ed anche Maurizio la sera prima della partenza per dargli una buona lavata di testa. Di solito è più efficace quando ci uniamo tutti a rimproverarlo.

LISA - Maurizio è tremendamente isterico in questo periodo; e di Enrico non ci si può fidare molto, da quando ha sposato Giovanna.

MONICA - Ti piace Giovanna?

LISA - È una bella creatura, ma scaltra e maliziosa. Sì, credo che in fondo mi piaccia.

MONICA - A me no.

LISA - Non può piacerti, cara: non è affatto quel che fa per te. (Garry scende in maniche di camicia)

GARRY - Chi?

LISA - Giovanna.

GARRY - Non è male; forse un po’ predace; ma, a quel che vedo, tutti sono più o meno predaci.

LISA - A quando il buongiorno?

GARRY - (la bacia distratto) Buon giorno, tesoro. Dov’è il mio regalo?

LISA - Sul piano.

GARRY - Non sarà un altro cavallo di cristallo per fare pendant con quello che mi regalò Lord Baldwin?

LISA - No, è una vestaglia per l’Africa.

GARRY - (aprendo il pacco) Magnifica; proprio quello che desideravo… (la tira fuori) Deliziosa… Grazie, tesoro; mi piace follemente… (Se la getta sulle spalle e va a guardarsi allo specchio) È di ottimo gusto; la miglior propaganda coloniale!

MONICA - Ha telefonato Enrico; parte oggi per Bruxelles e verrà a salutarla prima di partire.

GARRY - Va bene.

MONICA - Credo che verrà anche Maurizio.

LISA - Allora, vai di là, Monica: debbo parlare con Garry prima che venga Maurizio; è una cosa importante.

MONICA - Sbrigati perché a momenti sarà qui il signor Maule.

GARRY - Chi è?

MONICA - Lo sa benissimo: è quel giovanotto che ha scritto quella pazzesca commedia mezza in versi. L’ha pescata al telefono mentre era così soddisfatto del suo successo da voler essere gentile con tutti; e gli ha dato appuntamento.

GARRY - Ma non posso vederlo… deve proteggermi da cose del genere!

MONICA - Deve vederlo: viene espressamente da Uckfield, e ben le sta. Imparerà a rispondere al telefono quando io non faccio in tempo a prendere la comunicazione.

GARRY - Ho notato un gran cambiamento in lei, Monica, da qualche tempo. Non So se è perché ha smesso di rimpinzarsi quotidianamente di patate o per qualche altra ragione, ma sta diventando ogni giorno più dispettosa. Vada via.

MONICA - (prendendo la sua boccetta di profumo) Me ne sto andando.

GARRY - Chi le ha dato quella roba?

MONICA - Lisa.

GARRY - Del tutto inadatto.

MONICA - Se ha bisogno di me, sono in ufficio.

GARRY - Certo che sarà in ufficio e a tramare i suoi complotti e intrighi contro di me.

MONICA - Non mancherò di escogitare qualche cosa di buono.

GARRY - Vada via… vada… vada…

MONICA - Cerca di convincerlo a farsi una cura per i capelli, Lisa; si stanno diradando in modo impressionante. (Si porta nell’ufficio)

GARRY - (le grida dietro) Passi di là le comunicazioni telefoniche.

MONICA - (distante) Va bene.

GARRY - Ora dimmi quello che hai da dirmi.

LISA - Ho visto la commedia.

GARRY - Buona?

LISA - Molto. Ci sarà da fare qualche piccolo cambiamento, ma Vallion è d’accordo. Però non voglio mettermi al lavoro prima di averci riflettuto ancora un poco. Dopo colazione mi incontrerò con Maurizio.

GARRY - Gli ho detto che non potrò riprendere prima di novembre. Ho bisogno di un po’ di riposo dopo l’Africa. Dunque abbiamo un sacco di tempo.

LISA - E adesso voglio parlarti d’altro.

GARRY - Non mi piace affatto questo tono. C’è qualcosa che non va?

LISA - Sì. La tua condotta, in generale.

GARRY - Come? Che cosa ho fatto?

LISA - Non credi che sarebbe tempo di metterti tranquillo?

GARRY - Non ti capisco.

LISA - Chi era quella poverina che ho visto qui poc’anzi in abito da sera?

GARRY - Aveva perduto la chiave di casa.

LISA - La perdono un po’ troppo di frequente.

GARRY - Ascoltami, Lisa…

LISA - Hai passato i quaranta, lo sai.

GARRY - Li ho appena passati.

LISA - E secondo il mio modesto parere, tutte queste scorrazzate occasionali sono poco dignitose.

GARRY - Scorrazzate! Hai un talento speciale per le definizioni sgradevoli.

LISA - Non fraintendermi. Non è da un punto di vista moralistico che dico questo, perché, data l’impossibilità, vi ho rinunciato da parecchi anni. Baso la mia piccola predica solo sulla ragione, la dignità, la posizione e, diciamolo pure, l’età.

GARRY - Forse ti piacerebbe che vivessi su una poltrona a rotelle?

LISA - Certo la cosa avrebbe i suoi compensi.

GARRY - Ti par bello piombarmi addosso coi tuoi rimproveri di ritorno da Parigi, dove Dio sa cosa hai combinato, e tiranneggiarmi?

LISA - Non ti sto tiranneggiando.

GARRY - Sì. Stai lì come adagiata su una nuvola da cui mi scaraventi addosso i tuoi rimproveri.

LISA - Non esagerare.

GARRY - Chi mi ha piantato, lasciandomi alla merce di chiunque? Rispondi.

LISA - Io, per fortuna.

GARRY - E allora?

LISA - Avresti preferito che rimanessi?

GARRY - Certo no, mi facevi ammattire.

LISA - Beh, finiscila di recriminare e stammi a sentire.

GARRY - Questa sinora è la mattinata più irritante della mia vita.

LISA - Ne ricordo di migliori.

GARRY - Dov’eravamo?

LISA - Lascia andare, mio caro. Ti sto parlando sul serio.

GARRY - Di che?

LISA - Di questa tua vita. Sei arrivato ad un punto in cui ti si addirebbe un po’ di ritegno. Non sei più un ragazzo brioso e irresponsabile. Sei un uomo eminente che, pur in modo riluttante, va verso la mezz’età.

GARRY - Che Dio ti perdoni.

LISA - Che importa. Ascoltami. Tutti noi conosciamo il tuo fascino irresistibile. Lo vediamo operare monotonamente da vent’anni.

GARRY - Ti ho conosciuta esattamente undici anni fa, in agosto. E portavi uno stupidissimo cappello.

LISA - Ma sii serio un momento! La tua condotta, naturalmente influisce su tutti noi. Maurizio, Enrico, Monica e me. Tu non perdi mai l’occasione di farci delle prediche e di ammonirci se facciamo qualche cosa che non approvi.

GARRY - E ho ragione o no? Rispondi!

LISA - Oh, quando si tratta di problemi degli altri, sei bravissimo, ma quando si tratta di te…

GARRY - Non ho mai visto tanta abietta ingratitudine!

LISA - Credo che sia giunto per te il momento di riflettere e vedere quanto ti giovi questo folleggiare. Personalmente, io non ritengo che ti sia tanto necessario quanto credi. Prova per un po’ di tempo a non essere così affascinante. Pensa come può essere divertente rendersi antipatico per un minuto o due. Ci riusciresti a meraviglia; e ad ogni modo, sarebbe un meraviglioso diversivo.

GARRY - Cara Lisa, sei davvero molto gentile.

LISA - (irritata) Oh Dio, tanto valeva che parlassi in cinese!

GARRY - Lisa cara, non ti arrabbiare. Capisco benissimo quel che vuoi dire; te lo assicuro.

LISA - Strana questa tua comprensione, dopo la ribellione di pochi minuti fa!

GARRY - (suadente) Ma mi si può concedere, no, di cambiare umore?

LISA - Ecco che reciti di nuovo!

GARRY - Mi hai detto delle cose molto crudeli. Sono sconvolto.

LISA - (volgendosi altrove) Magari!

GARRY - Sul serio: non ti pare di essere stata troppo dura? Ammetto di essere ogni tanto un po’ spensierato; ma in fondo non faccio troppo male a nessuno.

LISA - Fai male a te stesso e ai pochi, pochissimi, cui veramente stai a cuore.

GARRY - Certo avrai discusso di questo con Enrico, Maurizio e Monica.

LISA - Non ancora; ma lo farò se non vedrò nessun sintomo di miglioramento.

GARRY - Ricatto, è così?

LISA - Lo sai come ti infastidisce quando facciamo una carica a fondo tutti insieme.

GARRY - (con esasperazione passeggiando per la scena) Quel che mi stupisce nella vita è l’arroganza della gente! È fantastica!! Eccovi tutti quanti a sussurrare negli angoli, a complottare, a dirmi quello che debbo o che non debbo fare. È la solita storia. Che succede se rallento per un momento la mia affettuosa vigilanza su qualcuno di voi? Un disastro dopo l’altro! Guarda: vado a recitare per tre mesi a New York ed ecco che Enrico si mette a letto con la polmonite; va a Biarritz in convalescenza, conosce Giovanna e la sposa! Nel 1937 me ne vado a Saint Tropez, per un mese di riposo e che cosa trovo al mio ritorno? Che tu e Maurizio avete comprato la più noiosa delle commedie ungheresi e l’avete messa in prova con la Lucas come protagonista. La Lucas che fa la parte di un’attraente cortigiana, con lo stesso sex-appeal di un baccalà! Quanto tempo è rimasto in cartellone il lavoro? Una settimana! E questo, solo perché la stampa aveva scritto che era una commedia lasciva.

LISA - Non ti pare che tutto questo ci allontani dall’argomento?

GARRY - Affatto. Vent’anni fa Enrico ha messo tutti i suoi quattrini nel Cavaliere Smarrito. E chi lo ha recitato per diciotto mesi col teatro pieno e non so quante matinées? Io. E chi ha cominciato la sua carriera di produttore con quella commedia? Maurizio!

LISA - Vorrei che la smettessi di porre domande e di rispondervi tu stesso: mi fai venire il capogiro.

GARRY - Dove sarebbero tutti e due senza di me? Dove sarebbe Monica, se io non l’avessi tolta dalle grinfie di quella sinistra vecchia zia, dandole un impiego?

LISA - Sarebbe ancora con la sinistra vecchia zia.

GARRY - E tu? Una delle più malinconiche, delle più deprimenti attrici delle nostre scene. Dove saresti, se io non ti avessi costretta a rinunciare a recitare e non ti avessi indotta a metterti a scrivere?

LISA - In Regent’s Park.

GARRY - Mi è toccato perfino sposarti, per riuscire a questo!

LISA - Si è dimostrato davvero un bel gesto!

GARRY - Oh, sono stato innamorato di te più a lungo che di qualunque altro. Non ti puoi lamentare.

LISA - Non mi sono mai lamentata. Credo che occorra passare attraverso qualsiasi esperienza, per quanto sconvolgente.

GARRY - Mi adoravi; tu stessa lo sai.

LISA - E continuo ad adorarti, mio caro. Sei così cortese col tuo insistere sul fatto che tutti noi dipendiamo da te per ogni nostro respiro!

GARRY - Non ho mai detto questo.

LISA - Comunque, ora sei tu ad essere ugualmente dipendente da noi. Ti impediremo di continuare nelle tue stravaganze e nelle tue spese folli. Vedi che siamo riusciti appena in tempo ad impedirti di recitare Peer Gynt.

GARRY - Ma io sono ancora convinto che lo avrei interpretato magnificamente.

LISA - E soprattutto ti abbiamo fatto smettere di essere enfatico.

GARRY - Ora vai troppo in là, Lisa. Farai bene ad andartene da qualche parte.

LISA - Sono appena tornata.

GARRY - (gridando) Monica! Monica! Venga subito qui!

MONICA - (entrando) Che diamine succede?

GARRY - Mi ha mai visto recitare con troppa enfasi?

MONICA - Spesso.

GARRY - È una congiura! Lo sapevo!

MONICA - Per dire il vero, sta recitando con enfasi in questo stesso istante. (Esce)

GARRY - Benissimo… cedo… sono tutti contro di me… Nessuno ha un briciolo d’affetto… Oh, no: io sono soltanto quello che guadagna il pane. Non importa che io sia offeso e insultato. Non importa che si tenti di scuotere la mia timorosa fede in me stesso.

LISA - La tua fede in te stesso è timorosa come quella di Napoleone.

GARRY - E guarda come è andato a finire! È morto solo e abbandonato in una misera isoletta in mezzo al mare.

LISA - Le isole hanno questo in comune.

GARRY - Ora cerchi di fare dello spirito perché ti vergogni. Ti vergogni perché sai benissimo di avermi offeso oltre ogni sopportazione. Non credo che qualcuno di voi se la prenderebbe molto se domani venissi esiliato per sempre. Probabilmente ne sareste felici. Dev’essere per questo che mi si costringe ad andare in Africa.

LISA - Sai benissimo d’essere smanioso di andarvi. Ma per l’amor di Dio, sta bene attento quando sei laggiù: non cominciare ad amoreggiare con tutti e ad ostentare e a lasciare cadere l’intera faccenda.

GARRY - Condurrò una vita da frate. Passerò il tempo in un malinconico albergo fatiscente, senza parlare ad anima viva; e quando sarò morto di tristezza, forse sarete soddisfatti.

LISA - Dunque, per quanto riguarda Maurizio: vorrei ti concentrassi per qualche minuto.

GARRY - Come vuoi che mi concentri? Vieni qui a dirmi le cose più atroci. Mi cavi di petto il cuore e vi ci salti su e giù e poi mi dici, come nulla fosse: «Dunque per quanto riguarda Maurizio…» come se si stesse parlando del tempo.

LISA - Sono molto preoccupata…

GARRY - Ti sta bene.

LISA - Per Maurizio!

GARRY - (esasperato) Ma che c’entra Maurizio? Che gli succede?

LISA - Non sono ben sicura, ma ho sentito delle voci.

GARRY - Voci di che genere?

LISA - Credo che dovrai metterci un po’ della tua autorità. Si tratta di Giovanna.

GARRY - Giovanna?

LISA - Pare che Maurizio ne sia innamorato. Non so fin dove sono arrivati e ignoro i particolari; ma se la cosa è vera, bisogna intervenire e subito.

GARRY - Maurizio e Giovanna! Ma dev’essere impazzito! Chi te lo ha detto?

LISA - Prima Bobby, mentre tornavamo da Versailles; ma non gli ho badato molto perché tutti sappiamo che è la peggior zizzania del mondo. Ma due sere dopo ho trovato Luisa da Maxim. Era appena arrivata da Londra ed era molto turbata per questa storia. Sai quanto adori Enrico.

GARRY - Ed Enrico sospetta qualcosa?

LISA - Non credo. Sai che non crederà mai, finche non ci batte col naso.

GARRY - Non avrebbe dovuto sposarla; l’ho sempre detto che era stato un grave errore. Non si può introdurre una sirena stereotipata e imbrillantata in un gruppo così unito come il nostro, senza andare in cerca di guai.

LISA - Non credo che sia stereotipata; ma certo è pericolosa.

GARRY - Me ne sono sempre tenuto lontano. Maurizio! Ma come ha fatto ad essere così stupido?

LISA - È malinconico da qualche tempo. Avevo l’impressione che vi fosse qualche cosa che non andava.

GARRY - (alzandosi e passeggiando) Dio mio, che seccatura… proprio ora che debbo andar via. Potrebbe mandare all’aria l’intera faccenda.

LISA - Certo, se Enrico viene a saperlo, non sarà che così.

GARRY - Che dobbiamo fare?

LISA - Prima di tutto dovresti appurare da Maurizio se è vero o no, e se è vero, fino a che punto sono arrivati; e poi ricorri ai mezzi estremi… magari portalo in Africa con te. (Suonano alla porta principale)

GARRY - Sarà quel maledetto giovane di Uckfield e io sono qui che tremo come una foglia. Non posso riceverlo. È impossibile.

LISA - Non puoi farne a meno se hai promesso.

GARRY - La mia vita è un solo lungo tormento e a nessuno gliene importa nemmeno lontanamente.

LISA - Potrebbe non essere lui, ma Maurizio.

GARRY - Accidenti a Maurizio! Accidenti a tutti!

LISA - Non essere sciocco. Sai quanto me che se c’è qualcosa di vero in questa storia di Giovanna, saremo tutti trascinati nelle peggiori complicazioni. E probabilmente sarà una rovina per tutti. Devi scoprire la verità. E se non ci riesci tu, ci riuscirò io: lo vedrò alle due e mezzo.

GARRY - Non ti dirà niente; si arrabbierà e ti dirà di pensare ai fatti tuoi.

LISA - Sarò in casa fino all’una e un quarto; telefonami quando se ne sarà andato.

GARRY - Non se ne andrà: facciamo colazione insieme. Non posso farti un rapporto telefonico dettagliato della sua vita amorosa in sua presenza.

LISA - Fai il mio numero e poi fingi di avere sbagliato e dimmi: «Ho sbagliato numero, mi scusi». Così capirò.

GARRY - Che cosa capirai?

LISA - Che tutto va bene. Ma se mi dici: «Ho sbagliato numero, sono davvero dispiaciuto», capirò che le cose vanno male e in un battibaleno sarò qui per darti manforte.

GARRY - Sempre intrighi! Tutta la mia vita è inviluppata di intrighi!

LISA - Hai capito bene? Mi prometti di telefonare?

GARRY - Ma sì, va bene. (Suona il campanello della porta) Ti dirò un’altra cosa affascinante riguardo alla mia vita, se ti interessa. Nessuno, in nessun caso, va mai ad aprire la porta. (Gridando) Miss Erikson… Fred…

LISA - Ora vado. Ricordati che sarò in casa fin quando non ti avrò sentito al telefono. La povera Violetta aspetterà.

GARRY - La povera Violetta non fa mai altro che questo. Miss Erikson! Fred! (La Erikson viene in fretta dalla porta di servizio) Stanno suonando almeno da venti minuti, miss Erikson!

MISS ERIKSON - Lo so, ma alla porta di servizio c’è una donna con un bimbo in braccio.

GARRY - E che vuole?

MISS ERIKSON - Non lo so; non ho avuto tempo di chiederglielo. (Va in anticamera)

GARRY - Ormai la maggior parte dell’argenteria è finita.

LISA - Meglio sarebbe consigliarle di accontentarsi di un po’ di pane e formaggio.

GARRY - (corre alla porta dell’ufficio e grida) Monica, c’è una donna con un bambino alla porta di servizio; veda lei.

MONICA - (entrando) Che cosa vuole?

GARRY - (con frigida pazienza) Si potrà scoprirlo soltanto chiedendoglielo. È quanto lei avrà la bontà di fare.

MONICA - Non c’è bisogno di inveire. (Esce dalla porta di servizio. Lisa rimette cappello e soprabito. La Erikson rientra)

MISS ERIKSON - (annunciando) Il signor Maule. (Entra Rolando Maule. È un giovanotto serio con occhiali. È evidentemente nervoso e intimidito, ma cerca di nasconderlo assumendo un’aria di burbera sfida)

GARRY - (andandogli incontro molto gentile) Molto lieto.

ROLANDO - Molto lieto.

GARRY - (presenta) Mia moglie, il signor Maule. È venuta a darmi un salutino e stava appunto per andarsene.

ROLANDO - Ah!

LISA - So che ha appuntamento con Garry e non vorrei affatto disturbare. Perciò la saluto.

ROLANDO - Buongiorno.

LISA - Non dimenticare, Garry. Siederò vicino al telefono.

GARRY - Va bene. (Lisa esce. Garry accenna a Rolando di sedere) Si accomodi, la prego.

ROLANDO - Grazie. (Siede)

GARRY - Una sigaretta?

ROLANDO - No, grazie.

GARRY - Non fuma?

ROLANDO - No.

GARRY - Un aperitivo?

ROLANDO - No, grazie.

GARRY - Quanti anni ha?

ROLANDO - Venticinque. Perché?

GARRY - Così per curiosità, non che importi.

ROLANDO - E lei?

GARRY - Quaranta in dicembre. Sotto il segno di Giove… molta energia.

ROLANDO - Già, certo. (Ha una risatina nervosa)

GARRY - Viene direttamente da Uckfield?

ROLANDO - Non è poi molto lontano.

GARRY - Si ha l’impressione che lo sia, non è vero?

ROLANDO - (sulla difensiva) È nelle vicinanze di Lewes.

GARRY - Allora il viaggio è molto facile, no? (Entra Monica)

MONICA - È tanto carino il pupo: ma ha un’aria malaticcia.

GARRY - E che voleva?

MONICA - Sua sorella.

GARRY - E crede di trovarla qui da noi?

MONICA - Abita a due porte più in là: è stato tutto un errore.

GARRY - (presenta) La mia segretaria, la signorina Reed… il signor Maule.

MONICA - Molto lieta… Ho il suo copione di là, in ufficio, se vuole riprenderlo…

ROLANDO - Grazie.

MONICA - Vado a metterlo in una busta. (Esce e richiude la porta)

GARRY - Voglio parlarle della sua commedia.

ROLANDO - (cupo) Immagino che non le sarà piaciuta affatto.

GARRY - Per essere sincero, mi è parsa un po’ disuguale.

ROLANDO - Ero sicuro che mi avrebbe detto questo.

GARRY - Sono lieto di corrispondere alle sue aspettative.

ROLANDO - No, ma volevo dire che certo non è il genere che lei predilige.

GARRY - E allora perché diamine me l’ha mandata?

ROLANDO - Ho voluto correre il rischio. So che lei recita generalmente della robaccia; e mi son detto che forse le avrebbe fatto piacere, una volta tanto, provarsi in qualcosa di più profondo.

GARRY - Che cos’è che considera tanto profondo nella sua commedia, signor Maule? A parte la trama che è completamente svolta nelle prime quattro pagine.

ROLANDO - La trama non ha mai importanza; è l’idea quel che conta. Pensi a Cechov…

GARRY - Oltre alle idee, mi pare che potremmo concedere a Cechov un tantino di senso psicologico; non trova?

ROLANDO - Vorrebbe dire che la mia commedia non è accurata dal punto di vista psicologico?

GARRY - (dolcemente) In verità, non è gran cosa; no, non è gran cosa.

ROLANDO - Io ritengo che sia un lavoro di prim’ordine.

GARRY - Capisco benissimo, ma dovrà ammettere che la mia opinione, basata su una lunga esperienza di teatro, potrà essere quella più giusta.

ROLANDO - (con disprezzo) Teatro commerciale!

GARRY - Oh, Dio. Oh, Dio. Oh, Dio.

ROLANDO - Naturalmente mi dirà che Shakespeare ha scritto per il teatro commerciale e che solo scopo del teatro è di far quattrini. Tutti vecchi argomenti. Non capisce che il teatro dell’avvenire è il teatro delle idee.

GARRY - Può darsi; ma per ora io mi occupo del teatro del presente.

ROLANDO - (con calore) E con che risultato? Tutte le commedie che recita sono uguali: superficiali, frivole e senza ombra di significato intellettuale. Ha molti ammiratori e una forte personalità; e non fa che prostituirsi ogni sera. Con tutto il suo talento non sa far altro che indossare vestaglie e fare osservazioni spiritose, mentre potrebbe davvero aiutare la gente facendo sì che impari a pensare, a sentire.

GARRY - Non ci può essere che una sola opinione al riguardo. Che mattinata terribile.

ROLANDO - (alzandosi e rimanendo ritto davanti a Garry) Se vuole rimaner vivo nel ricordo degli uomini e passare alla posterità come un uomo importante, farà bene a non perder tempo.

GARRY - Me ne infischio dei posteri. Che vuole che m’importi di quello che si penserà di me quando sarò morto stecchito? Il mio peggior difetto è che propendo a preoccuparmi troppo di quello che pensano di me mentre sono ancor vivo. Ma voglio cambiare. D’ora in poi userò altri metodi: e lei è il mio primo esperimento. Come regola, quando qualche insopportabile principiante ha l’impertinenza di criticarmi, prendo la cosa alla leggera perché mi sento imbarazzato per lui e mi sembra un po’ sleale sgonfiarlo di tutta la sua prosopopea. Ma questa volta, mio serioso giovanotto, toccherà a lei sentire qualche verità. Prima di tutto, la sua commedia non è affatto una commedia. È un insignificante guazzabuglio messo insieme da un adolescente contafrottole semintellettuale. Non ha nessun rapporto col teatro né con la vita. E lei stesso non sarebbe qui se io non fossi stato tanto stupido da prendere il ricevitore del telefono in un momento di distrazione della mia segretaria. Ma ora che è qui, voglio dirle questo. Se vuole fare il commediografo, lasci che il teatro di domani se la veda da sé. Si faccia scritturare come maggiordomo in una compagnia di repertorio, ammesso che la accettino. E impari da zero in su come sono costruite le commedie e che cosa si può o non si può trasformare in materia teatrale. Poi si metta a tavolino e scriva almeno venti commedie una dopo l’altra; e se riuscirà a far mettere in scena la ventunesima da una compagnia di dilettanti, potrà dirsi ben fortunato!

ROLANDO - (ipnotizzato) Non l’immaginavo così… lei è magnifico!

GARRY - (con gesto di rinuncia) Dio mio!

ROLANDO - Mi dispiace immensamente che mi ritenga un impertinente, ma ne sono anche contento perché se non lo fossi stato non si sarebbe arrabbiato e se non si fosse arrabbiato non avrei saputo com’è in realtà.

GARRY - Non lo sa affatto, come sono in realtà.

ROLANDO - Oh, sì, adesso lo so.

GARRY - Non vedo che importanza possa avere.

ROLANDO - Per me moltissima.

GARRY - Perché?

ROLANDO - Vuole proprio saperlo?

GARRY - Ma che diavolo dice?

ROLANDO - È un po’ difficile spiegare…

GARRY - Cos’è difficile spiegare?

ROLANDO - No, mi lasci dire… Vede, per molto tempo lei è stato per me una specie di ossessione. L’ho vista nella sua ultima interpretazione per ben quarantasette volte; una settimana sono venuto ogni sera, in loggione, perché ero in città per dare un esame.

GARRY - È stato bocciato?

ROLANDO - Naturalmente.

GARRY - Non mi stupisce.

ROLANDO - Mio padre vuole che io faccia l’avvocato; e appunto si trattava di un esame di legge; ma per il momento sto studiando molta psicologia perché mi sembra di non essere in pace con me stesso; e a poco a poco ho cominciato a rendermi conto di come lei per me significhi qualcosa.

GARRY - Che cosa?

ROLANDO - Ancora non lo so.

GARRY - Questo “non ancora” è una delle espressioni più sinistre che io abbia mai udito.

ROLANDO - Non rida di me, la prego! Mi sento sempre male quando qualcuno ride di me.

GARRY - È veramente un giovanotto molto strano.

ROLANDO - Ora però mi sento benissimo.

GARRY - Mi fa piacere…

ROLANDO - Sarà possibile rivederla?

GARRY - Sto per partire per l’Africa.

ROLANDO - E se venissi in Africa anch’io, mi rivedrebbe?

GARRY - Credo che veramente sarebbe più felice a Uckfield.

ROLANDO - Mi crederà pazzo; ma non lo sono. Soltanto certe cose mi interessano profondamente. Ora però mi sento meglio perché credo che sarò in grado di sublimarla del tutto.

GARRY - Bene. Ma adesso debbo pregarla di andarsene perché aspetto il mio impresario, col quale debbo parlar d’affari.

ROLANDO - Certo, me ne vado subito.

GARRY - Vuole riprendersi il suo copione?

ROLANDO - No, no… lo stracci pure… Il suo giudizio è esattissimo… Era scritto solo con una parte di me; ora lo capisco. Arrivederci.

GARRY - Arrivederci. (Rolando esce. Garry aspetta di sentire chiudere la porta, poi corre alla porta dell’ufficio) Monica!

MONICA - (entrando) Se n’è andato?

GARRY - Se telefona un’altra volta, se ne liberi a qualunque costo. È completamente pazzo.

MONICA - Perché, che ha fatto?

GARRY - Ha cominciato con l’insultarmi ed ha finito col sublimarmi.

MONICA - Poveretto, mi sembra del tutto sconvolto. Prenda un bicchierino di sherry.

GARRY - Queste sono le prime parole gentili che sento da stamattina.

MONICA - Credo che ne prenderò un sorso anch’io. (Versa in due bicchierini. Il campanello suona)

GARRY - Sarà Maurizio. Che ora è?

MONICA - Venti minuti all’una. Ecco qua. (Gli dà il bicchiere) Vado ad aprire. (Monica esce. Dalla porta di servizio entra miss Erikson)

GARRY - Non importa, miss Erikson. È andata la signorina Reed ad aprire. (Miss Erikson esce. Si sentono voci in anticamera. Entrano Enrico e Maurizio seguiti da Monica. Enrico è sui quarant’anni. Piuttosto elegante e vivace. Maurizio è un po’ più giovane. Alto, di bell’aspetto, un po’ brizzolato alle tempie)

ENRICO - C’è uno strano giovanotto seduto sui gradini.

GARRY - Che cosa fa?

ENRICO - Piange.

MAURIZIO - Che diavolo hai combinato, Garry?

GARRY - Niente. Gli ho soltanto detto quello che pensavo della sua commedia.

ENRICO - Mi fa piacere constatare che sei sempre pieno di tatto.

MONICA - Uno sherry, Maurizio?

MAURIZIO - Grazie.

MONICA - (serve Maurizio. Poi) Enrico?

ENRICO.È lo stesso sherry di sempre?

MONICA - Si.

ENRICO - Allora grazie, no.

GARRY - Perché? Che cos’ha?

ENRICO - Niente; soltanto non è molto buono.

GARRY - Non avresti mai dovuto farti socio del circolo dell’Ateneo: sei diventato una piaga.

ENRICO - Non capisco.

GARRY - Sei diventato pieno di prosopopea.

ENRICO - Non può aver avuto questo effetto su di me; mi ha sempre spaventato andarci.

MAURIZIO - Enrico ha ragione per lo sherry; è pessimo.

GARRY - Se qualcuno fa ancora per lamentarsi diventerò furibondo. Da stamattina questo studio è come il muro del pianto!

MAURIZIO - Lisa è tornata.

GARRY - Grazie tante dell’informazione, bisognerà che mi dia da fare per contattarla.

MAURIZIO - Ma che diamine ha oggi questo brontolone? È pungente come un istrice!

MONICA - Lisa l’ha un po’ attaccato, poi io gli ho detto che era enfatico; ha davvero avuto una mattinata tremenda e poi quel giovane picchiatello, in aggiunta a tutto il resto.

MAURIZIO - Non ci badare, Garry… Dio è lassù e il mondo va a gonfie vele. Ho una splendida brutta notizia da darti.

GARRY - Che cos’è?

MAURIZIO - Nora Fenwick non può venire in Africa.

GARRY - Perché? Che cosa le è successo?

MAURIZIO - Si è rotta una gamba.

GARRY - (esasperato) Ma no, accidenti!

ENRICO - Oh, non è poi una cosa tanto grave.

GARRY - Ah, no, eh? Significa semplicemente che dovrò occupare tutto il tempo del viaggio a far provare una nuova attrice in sei parti diverse! Com’è che l’è successo a quella stupida troietta?

MAURIZIO - È caduta alla stazione Vittoria.

GARRY - Non aveva alcun diritto di trovarsi lì. Ora chi possiamo prendere?

ENRICO - Maurizio vorrebbe Beryl Willard; ma non credo che vada bene.

GARRY - (aspro) Ah, sì? Vuoi Beryl Willard, tu?

MAURIZIO - Perché no? È molto brava!

GARRY - (con calma pericolosa) D’accordo. Beryl Willard è bravissima. Recita molto bene da una quarantina d’anni. E oltre alla sua bravura, è riuscita, con abilità fantastica, a crearsi una solida reputazione: quella di essere la più colossale, incredibile paralizzante scocciatrice che esista sulla faccia della terra!

MAURIZIO - Ma Garry, non mi pare…

GARRY - (riscaldandosi) Non ti pare? Beh, ti spiegherò un’altra cosa. Nessuna preghiera, nessun ricatto, nessuna minaccia, nessun potere umano o divino potrà indurmi ad andare in Africa con Beryl Willard. Non andrei con lei neanche a Wimbledon.

MONICA - Sta cercando di spiegarvi che Beryl Willard non gli interessa.

MAURIZIO - E va bene; non parliamone più. Chi proporresti?

ENRICO - Un momento. Se dovete cominciare una delle vostre diatribe su chi avrà la parte, io me ne vado. Devo prendere l’aereo per Bruxelles. Volevo soltanto dirti che non possiamo avere il teatro Mayfair in autunno per darvi quel lavoro francese.

GARRY - Perché?

ENRICO - Perché Robert lo ha preso per tutta la stagione, a cominciare da settembre.

GARRY - Perché ti sei lasciato precedere? Sapevi che lo volevo io.

ENRICO - Il Forum è molto più bello ed ha una sala più vasta.

GARRY - È una congiura! Da anni cercate tutti e due di trascinarmi a recitare in quell’obitorio mal riscaldato! MAURIZIO - È stato rinnovato in tutto e per tutto.

GARRY - Bisognerà ricostruirlo pietra su pietra prima che io vi metta piede!

ENRICO - Vedi di sistemare le cose più tardi, Maurizio. Stamattina Garry è intrattabile. Io ora non posso fermarmi.

GARRY - Cosa vai a fare a Bruxelles, che il diavolo ti porti?

ENRICO - Affari. Espliciti e semplici affari. Niente che abbia a che fare col teatro. Non vedo l’ora di trovarmi là. Arrivederci, tesorino. Cerca di farti trovare un po’ più affabile al mio ritorno. Arrivederci Monica… Ciao, Maurizio… A proposito, perché non telefonate a Giovanna, è tutta sola.

MAURIZIO - Le ho già telefonato. Domani sera l’accompagno all’apertura dell’Haymarket.

ENRICO - Splendido… Ciao a tutti. (Esce)

MONICA - (andando verso l’ufficio) Ha ancora bisogno di me?

GARRY - Perché? Che deve fare?

MONICA - Vado a scrivere a Beryl Willard pregandola di venire a stare con lei! (Esce)

GARRY - Così domani sera accompagni Giovanna all’Haymarket?

MAURIZIO - Sì, perché?

GARRY - Perché no! Perché no, davvero!

MAURIZIO - Che diavolo intendi dire!

GARRY - Penso che ci verrò anch’io.

MAURIZIO - Magnifica idea! Ho un palco: c’è posto per tutti.

GARRY - Perché sei così malinconico da un po’ di tempo in qua?

MAURIZIO - Ma neanche per sogno!

GARRY - Oh, sì. Me ne sono accorto io e l’ha notato anche Lisa.

MAURIZIO - Vi sbagliate tutti e due. Sono perfettamente felice.

GARRY - (irritato camminando su e giù) Via, Maurizio!

MAURIZIO - Che diamine c’è?

GARRY - Giovanna ti piace, non è vero?

MAURIZIO - Certamente. È un tesoro.

GARRY - Io non lo direi, ma è pur vero che la vedo di rado, al contrario di te.

MAURIZIO - Dove vuoi arrivare?

GARRY - La gente parla, Maurizio.

MAURIZIO - (con lieve acrimonia) Di che?

GARRY - Di te e di Giovanna.

MAURIZIO - Storie!

GARRY - È verissimo e tu lo sai.

MAURIZIO - Non so nulla del genere.

GARRY - Sei innamorato di lei?

MAURIZIO - Di Giovanna? No, davvero!

GARRY - Ti stai disponendo a diventarlo? Di solito mi accorgo quando stai per imbarcarti in una delle tue scalmane emotive.

MAURIZIO - Questa sì che davvero mi piace! E quando ti ci imbarchi tu?

GARRY - Lascia stare me, per il momento. Nessuno può comunque accusarmi d’essere un uomo emotivo.

MAURIZIO - Davvero? E Silvia Laurie? L’hai menata come un ossesso con lei. Settimane intere. Pianti e singhiozzi a non finire.

GARRY - Roba di molti anni fa.

MAURIZIO - Che importa quando è stato. È stato! E se quello non è essere emotivi, vorrei sapere quando lo è. Ci avevi ridotti tutti a uno straccio.

GARRY - Noto che hai abilmente trasformata la conversazione in un attacco contro di me.

MAURIZIO - Stammi a sentire Garry…

GARRY - Mi giuri che fra te e Giovanna non c’è stato nulla?

MAURIZIO - Accidenti che razza di interrogatorio incrociato.

GARRY - Rispondimi!

MAURIZIO - Occupati dei fatti tuoi.

GARRY - Buon Dio, se questi non sono fatti miei, non so che altro. Se fai l’imbecille con Giovanna e Enrico viene a scoprirlo, ti rendi conto di quel che può succedere?

MAURIZIO - Rifiuto di continuare questa conversazione.

GARRY - Puoi rifiutare finche scoppi, ma dovrai ascoltarmi per forza.

MAURIZIO - Niente affatto. (Fa un movimento verso la porta)

GARRY - (lo afferra per un braccio) Allora è vero?

MAURIZIO - (svincolandosi) Lasciami in pace.

GARRY - Siediti… È davvero cosa seria.

MAURIZIO - Non ho intenzione di subire una delle tue famose tirate con l’indice puntato… ne sono stufo marcio.

GARRY - Anni fa, Maurizio, parecchi anni fa, prima che tu ne fossi stufo marcio, devi pur riconoscere che ti servirono non poco.

MAURIZIO - Lo ammetto. E con questo?

GARRY - Non ci siamo mai mentiti l’un l’altro su cose veramente importanti, non è vero?

MAURIZIO - È vero.

GARRY - E sarebbe sciocco cominciare adesso, dopo tutti quegli anni turbolenti, ti pare?

MAURIZIO - Va bene, va bene. Ma nessuno l’ha fatto, da quel che mi risulta.

GARRY - Non ti farò altre domande. E non ti farò neanche troppi rimproveri, se non mi ci trascini. Ma voglio comunque che tu veda una cosa in modo ben chiaro, ed è questa. Tu, Enrico, Monica, Lisa ed io condividiamo qualcosa di inestimabile importanza per tutti noi, il rispetto e la fiducia reciproca. Dio, sa se non l’abbiamo conquistato con fatica. Possiamo guardare indietro, verso anni ed anni di tremendi conflitti con noi stessi e tra di noi. Ma ora che non siamo più ragazzi, possiamo riconoscere con una certa addolcita tranquillità che ne è valsa più che la pena. Siamo cinque persone strettamente unite dall’affetto, dal lavoro, dall’intima conoscenza reciproca. E questa unione è troppo importante per correre il rischio di spezzarla per una qualsiasi ragione emotiva esterna. Giovanna ci è estranea. Non ci appartiene e non potrà mai appartenerci. Enrico se ne rende perfettamente conto, non è uno sciocco, e sia detto a suo merito, non ha mai cercato di imporci sua moglie. Ma non credere che Giovanna non sia un pericolo potenziale! Lo è, perché è femmina al cento per cento, è oltremodo attraente e spietatamente implacabile nel perseguire ciò che vuole ottenere. Sono certo che se potesse riuscire a creare il disaccordo fra noi, non lascerebbe alcun mezzo intentato. Con la sua apparenza infantile è una cacciatrice di uomini come non ne ho mai visto la simile; e non ti dico altro che questo: sta’ attento! Non occorre che tu mi risponda: ma sta’ attento. Hai capito?

MAURIZIO - (alzandosi) Perfettamente. Penso che mi verserò un altro po’ di sherry. (Va a servirsi)

GARRY - Versane un po’ anche a me: ne ho bisogno.

MAURIZIO - (porgendoglielo) Eccotelo.

GARRY - Grazie. (Guarda l’orologio) Dio mio, è l’una passata. Ho dimenticato di telefonare per fissare la tavola.

MAURIZIO - Non c’è bisogno: possiamo andare nella sala di sopra.

GARRY - Di sopra c’è puzzo di pesce lesso. È questione di un minuto, telefonare. (Va al telefono e forma il numero. Al telefono con sorriso raggiante) Ho sbagliato numero. Mi scusi. (Riattacca e riprende a girare il disco mentre cala il sipario)

SIPARIO

ATTO SECONDO

QUADRO PRIMO

Mezzanotte. Dal primo atto sono passati tre giorni. Al levarsi del sipario lo studio è piacevolmente, anche se non troppo, illuminato. Garry, in vestaglia sopra l’abito da sera, suona il pianoforte. Accanto a lui un bicchiere di whisky e soda che ogni tanto sorseggia. Dalla porta di servizio entra Fred vestito elegantemente in giacca da sera con un nero cappello floscio che tiene in mano.

FRED - Beh, adesso esco. Non occorre altro?

GARRY - Come siamo chic! Dove vai?

FRED - Al «Tagani».

GARRY - Dove si trova?

FRED - (laconico) In Tottenham Court Road.

GARRY - È una sala da ballo o un night o che cosa?

PRED Un po’ di tutto. Ci lavora Doris.

GARRY - Che cosa fa?

FRED - Canta un paio di numeri e fa un ballo con una corda per saltare.

GARRY - Divertentissimo.

PRED Per mio gusto è un po’ stupido; ma al pubblico piace.

GARRY - Hai l’intenzione di sposare Doris?

FRED - Sposarla? E a che scopo?

GARRY - Ma lo sai che sei tremendamente immorale, Fred?

FRED - (allegro) Verissimo!

GARRY - So per certo che è da più di due anni che ti approfitti di Doris.

FRED - Perché no? A lei fa piacere, a me anche, e ci divertiamo tutti e due.

GARRY - Ma in fondo le vuoi bene. Pensi a lei quando non ti è vicina?

FRED - (con compiacenza) Mi è sempre vicina… quando ne ho bisogno.

GARRY - E che cosa farà quando noi andremo in Africa?

FRED - Si arrangerà. Ci sono due tizi che le ronzano attorno! Uno è un tipo di lusso, commercia nella seta.

GARRY - Ho capito. Doris è della comunità.

FRED - Il signore chiamerà domattina, come al solito, o desidera essere svegliato?

GARRY - Chiamerò io. È andata via miss Erikson?

FRED - Sì, è andata via presto. Aveva una riunione alle sei da una sua amica a Hammersmith e se l’è svignata. Spengono le luci, suonano il grammofono e parlano con un indiano.

GARRY - Se questo la fa felice, va benissimo.

FRED - È una lavoratrice, anche se è un po’ scervellata; ma non si può aver tutto, non è vero? Allora occorre altro?

GARRY - No grazie, Fred. Divertiti.

FRED - Lei pure… e mi raccomando. (Esce con aria baldanzosa. Garry continua a suonare il piano. Squilla il telefono)

GARRY - (Va a rispondere) Pronto?… Pronto? Chi parla?… (Cambia voce) Oh, Lisa… No, sono rientrato da mezz’ora… Sì cara, del tutto solo… Sto voltando pagina, non l’hai sentito? …Sì, con tutti e due; dopo siamo andati a cena al Savoy e Maurizio ed io l’abbiamo accompagnata a casa… No, non ne ho più parlato; mi è parso più saggio così… Hai l’aria un po’ scettica… No, per dire la verità era incantevole; è assai intelligente e devo ammettere che è un continuo piacere per gli occhi… Sì, benissimo… No, debbo far colazione con Tony… Perfetto, verso le undici… Sì, certo; adesso vado di filato a letto… Buona notte, tesoro. (Riattacca. Va al piano, finisce il suo whisky, prende un libro, spegne le luci ed è a metà scala quando si sente suonare il campanello della porta. Borbotta «all’inferno», ridiscende, riaccende le luci e va in anticamera. Lo si sente esclamare «Giovanna! » con voce sorpresa. Giovanna entra seguita da lui. È una donna vestita squisitamente, poco più che trentenne. Ha molta disinvoltura e un grande fascino)

GIOVANNA - Non posso dirle quanto sia contenta di averla trovata in casa. Mi succede la cosa più stupida del mondo.

GARRY - Cioè?

GIOVANNA - Ho dimenticato le chiavi di casa.

GARRY - Oh, Giovanna!

GIOVANNA - Inutile che mi guardi così… Di solito non sono affatto distratta; è la prima volta che mi capita una cosa simile. Sono furiosissima! Mi sono vestita in gran fretta per andare a pranzo con Freda e poi al concerto Toscanini e ho lasciato la chiave nell’altra borsetta.

GARRY - E probabilmente i domestici dormono nelle soffitte.

GIOVANNA - Altro che dormire; sprofondano nel coma più assoluto. Ho tempestato per oltre mezz’ora la porta.

GARRY - Vuol bere qualcosa?

GIOVANNA - Volentieri… Sono esausta. (Si toglie il mantello)

GARRY - (preparando una bibita per lei e per sé) Bisogna decidere il meglio da farsi.

GIOVANNA - Sono andata ad un telefono pubblico e ho chiamato Lisa, ma doveva esser fuori perché non ha risposto.

GARRY - (guardandola) Ha telefonato a Lisa e non ha risposto!

GIOVANNA - Sì.

GARRY - Una sigaretta?

GIOVANNA - (prendendola) Grazie. Mi guarda in modo curioso… Forse non mi crede?

GARRY - (accendendole la sigaretta) Ma sì che le credo, Giovanna. Perché non dovrei crederle?

GIOVANNA - Non so. Mi guarda sempre come se non si fidasse affatto di me. È un peccato perché sono una gran buona figliola.

GARRY - (sorridendo) Ne sono certo, Giovanna.

GIOVANNA - Conosco questa voce, Garry; è quella che usa in tutte le commedie in cui recita.

GARRY - L’assoluta naturalezza sulla scena è il mio cavallo di battaglia.

GIOVANNA - Non le sono mai piaciuta, non è vero?

GARRY - No. Non molto.

GIOVANNA - Mi chiedo perché.

GARRY - Ho sempre avuto l’impressione che fosse piuttosto tediosa.

GIOVANNA - Come sarebbe a dire, tediosa.

GARRY - Non so. C’è in lei una certa arroganza… un po’ troppa disinvoltura.

GIOVANNA - Vedo che la concorrenza non le importa.

GARRY - È molto bella, certo questo l’ho sempre pensato.

GIOVANNA - (sorridendo) Grazie.

GARRY - Anche se un po’ troppo consapevole.

GIOVANNA - (ritoccandosi il viso, servendosi dello specchio della borsetta) Lei è odioso nel modo più convenzionale, anche se la cosa ha un certo che di falso. Ma è pur vero che lei non è mai privo di un certo che di falso, non è così? Forse perché è un attore: siete sempre tutti quanti un pochino di cartapesta, voi attori.

GARRY - Marionette, cara Giovanna, creature di orpello e di segatura: ci voleva la sua intelligenza per accorgersene.

GIOVANNA - Vorrei che smettesse per un momento con la sua affabilità.

GARRY - Che cosa vuole che faccia; che esca dai gangheri o che scoppi in pianto?

GIOVANNA - (con gli occhi bassi) Vorrei soltanto che avesse un po’ di considerazione.

GARRY - Considerazione?

GIOVANNA - Sì. Almeno quel tanto da tentare di superare il suo evidente pregiudizio contro di me.

GARRY - Mi dispiace che sia così evidente.

GIOVANNA - Non sono una perfetta idiota, benché debba dire che lei mi tratta sempre come se lo fossi. So che le è dispiaciuto il mio matrimonio con Enrico; è dispiaciuto a tutti voi e mi sono resa perfettamente conto del perché, almeno in principio. Ma ormai sono passati cinque anni e in questo tempo ho fatto del mio meglio per non essere invadente, per non intromettermi nel campo altrui. Il mio ritegno è stato mal ricompensato, specialmente da lei: non ho trovato che cortesia artificiale e tolleranza piuttosto glaciale.

GARRY - Povera Giovanna.

GIOVANNA - (alzandosi) Vedo che il mio appello è caduto su terreno sterile. Sono molto dispiaciuta.

GARRY - Ma che è tutto questo? Che sta combinando?

GIOVANNA - Non sto combinando niente.

GARRY - Allora si segga di nuovo.

GIOVANNA - Desidererei che mi chiamasse un taxi.

GARRY - Non dica sciocchezze: nulla le riuscirebbe più odioso di un taxi. È venuta qui con uno scopo; non è così?

GIOVANNA - Sì certo. Sono rimasta senza chiave, so che lei ha una stanza per gli ospiti e…

GARRY - E…?

GIOVANNA - Volevo conoscerla un po’ meglio.

GARRY - Capisco.

GIOVANNA - No, non capisce niente. So benissimo quel che pensa. Certo non posso del tutto biasimarla. Nella sua posizione di attore romantico, fra i più famosi del mondo, è naturale che immagini che tutte le donne siano pronte a buttarsi nelle sue braccia. Per esempio, sono certa che non crede affatto che io abbia perso la chiave!

GARRY - È straordinaria… proprio straordinaria.

GIOVANNA - Qual è il numero per avere un taxi? Lo chiamo da me.

GARRY - Sloane 2664.

GIOVANNA - (fa il numero e aspetta un attimo) Pronto? Sloane 2664?… Oh, mi scusi tanto ho sbagliato numero. (Garry si lascia andare sul sofà ridendo di cuore) Di che ride?

GARRY - Di lei, Giovanna.

GIOVANNA - (formando nuovamente un numero) Si sta divertendo enormemente, mi pare!

GARRY - (balza in piedi e le toglie di mano il telefono) Ha vinto.

GIOVANNA - Mi dia il ricevitore e non mi faccia arrabbiare.

GARRY - Un altro bicchierino?

GIOVANNA - No, grazie.

GARRY - Ancora una sigaretta?

GIOVANNA - No.

GARRY - La prego… mi dispiace.

GIOVANNA - (torna al sofà in silenzio. Poi) Vorrei che fosse veramente dispiaciuto.

GARRY - (porgendole una sigaretta) Forse lo sono.

GIOVANNA - Vede, adesso potrei piangere con grande effetto, se solo ne avessi la tecnica necessaria.

GARRY - La tecnica è cosa importantissima.

GIOVANNA - Oh, Dio!

GARRY - (accendendole la sigaretta) Mi pare che la conversazione sia arrivata a un punto morto.

GIOVANNA - Forse berrei ancora qualche cosa: ma proprio un sorso. Mi fa sentire del tutto intimidita. Certo è una delle sue doti più famose, non è vero? Lo spaventare la gente!

GARRY - (versandole il liquore) Ora non vorrà fingere di avere paura di me!

GIOVANNA - Freda Lawson mi ha detto l’altro giorno che ha di lei un terrore folle.

GARRY - Non capisco perché; la conosco appena.

GIOVANNA - Credo che abbia a che vedere con la sua personalità, oltre alla reputazione di essere… insomma… (ride) alquanto spietato.

GARRY - (dandole il bicchiere) Amorosamente o socialmente?

GIOVANNA - Tutt’e due.

GARRY - Beh… E lei che ne pensa?

GIOVANNA - Mi sembra che sia migliore di quel che si dice.

GARRY - Grazioso il vestito che indossa.

GIOVANNA - L’ho messo per Toscanini.

GARRY - Anche lui fa paura alla gente, quando suonano male.

GIOVANNA - Sembra stranamente giovane in certi momenti. Mi piacerebbe sapere com’è realmente senza trucco e senza finzione.

GARRY - Un ragazzone semplice, che odora di idealismo.

GIOVANNA - Magari anche sentimentale; a volte quasi fin de siecle.

GARRY - Passo delle ore al mio ricamo.

GIOVANNA - E nell’insieme è felice?

GARRY - Estasiatamente.

GIOVANNA - Non è mai stanco di sistemare la vita degli altri, di essere il «capo», di essere adorato e obbedito da tutti?

GARRY - Mai. È mia grande delizia.

GIOVANNA - Lo immaginavo, ma non ne ero sicura.

GARRY - Vuole che le suoni qualcosa?

GIOVANNA - No, grazie.

GARRY - Perché sempre no? Dev’essere stramba.

GIOVANNA - Stramba no, solo musicofila.

GARRY - E anche insolente. Anzi, sgarbata.

GIOVANNA - Sì, sono stata sgarbata, vero? Mi scusi.

GARRY - Non c’è di che. Che facciamo adesso?

GIOVANNA - C’è proprio bisogno di fare qualcosa?

GARRY - Non so. Il mio senso sociale mi dice che si richiede qualcosa; ma non sono ben certo di che si tratti. Perciò mi ero offerto di suonarle qualcosa.

GIOVANNA - C’è sempre la radio.

GARRY - No, qui non c’è.

GIOVANNA - Sono ben contenta di essere adulta. Dev’essere un’esperienza sconvolgente per le persone giovani e inesperte.

GARRY - È questa una sottile allusione al mio fascino?

GIOVANNA - È talmente brillante… Così briosamente bardato… con tutti i suoi campanellini che tintinnano.

GARRY - Sembro un cavallo da circo.

GIOVANNA - Proprio così! Uno di quei cavalli che fanno il giro della pista ritti sulle zampe di dietro per farsi ammirare e saltano con sicurezza attraverso i cerchi di carta.

GARRY - Senta, Giovanna. Adesso deve decidersi. Questa schermaglia provocatoria mi abbatte. Che cosa vuole?

GIOVANNA - Voglio che sia quello che credo sia veramente: cordiale e spontaneo; uno a cui si può credere. Voglio che mi faccia l’onore di smettere per un po’ di recitare l’eterna commedia, di chiudere il sipario, togliersi il trucco e distendersi i nervi.

GARRY - Tutti quanti non fanno che consigliarmi di distendermi i nervi.

GIOVANNA - Non si può dar loro tanto torto.

GARRY - Non diventerei troppo vulnerabile, cara Dalila, privo dei miei bei serici capelli?

GIOVANNA - Perché ha tanta paura di diventar vulnerabile? Non sarebbe un sollievo, una volta tanto? Dev’essere una fatica terribile lo stare perpetuamente in guardia.

GARRY - Non mi sono sbagliato su di lei fin dal primo momento!

GIOVANNA - Davvero?

GARRY - Lei è terribilmente predace.

GIOVANNA - Garry.

GARRY - Si è impadronita del povero Enrico quand’era ancora convalescente. Ha cercato di cattivarsi l’amicizia di Maurizio e adesso, perdio, è a me che mira! Non lo neghi: glielo leggo negli occhi. Eccola apparire improvvisamente nella notte, emanando da tutto il suo essere la sua avidità di conquista, tanto che ne vibra tutta l’aria! È stata dal parrucchiere questo pomeriggio, non è vero? Si è fatta la manicure e probabilmente anche la pedicure. E quest’abito è nuovo, vero? Scarpine fiammanti. E queste calze non le ha mai messe prima di stasera! E la sua mente tesa alla vittoria anche più del suo corpo. Ogni parola, ogni frase, ogni mutamento di tono preparato abilmente. Quel tanto di antagonismo fra i sessi misto a una sottile adulazione. Tutto studiato, dosato alla perfezione, dalla provocazione all’ansiosa diffidenza. Vuole sapere come sono sotto la mia vernice scintillante, non è così? Beh, ecco. Sono fondamentalmente onesto: ecco quel che sono! Quando mi mettono con le spalle al muro dico la verità; e in questo momento la verità è che la conosco, Giovanna. So a cosa mira; lo vedo in tutto il suo armeggiare. Se ne vada di qui! Mi lasci in pace!

GIOVANNA - (ridendo) Sipario!

GARRY - (vicino al tavolo delle bibite) Accidenti non c’è più soda.

GIOVANNA - Lo prenda liscio, tesoro.

GARRY - Come si permette di chiamarmi tesoro?

GIOVANNA - Perché credo che sia un tesoro: l’ho sempre creduto.

GARRY - Vada via immediatamente!

GIOVANNA - È proprio per causa sua che ho sposato Enrico.

GARRY - Ma non v’è abisso nel quale non sia capace di scendere.

GIOVANNA - Assolutamente nessuno. Sono innamorata di lei… da sette anni; era dunque tempo ormai di fare qualcosa, no?

GARRY - (camminando) Questa è la fine!

GIOVANNA - (calma) No, amor mio; è soltanto il principio.

GARRY - Adesso mi ascolti, Giovanna…

GIOVANNA - Sarà meglio che prima ascolti me.

GARRY - Neanche per idea!

GIOVANNA - (alzandosi, calma e con grande fermezza) Deve ascoltarmi. È importantissimo per tutti noi. Si sieda, la prego.

GARRY - Preferirei restare in piedi e camminare.

GIOVANNA - Si sieda, caro dolce Garry; si sieda la prego. Si deve concentrare: la cosa non è poi tanto terribile come pare. Debbo spiegarle e non posso, se la vedo volteggiare in questo modo.

GARRY - (buttandosi sul divano) È spaventoso!

GIOVANNA - Prima di tutto mi deve promettere di rispondere sinceramente ad una mia domanda. Me lo promette?

GARRY - Di che si tratta?

GIOVANNA - Me lo promette?

GARRY - E sia pure. Continui.

GIOVANNA - Se non mi avesse mai vista prima, se ci fossimo incontrati per la prima volta stasera, se io non avessi nessun rapporto con qualcuno che lei conosce, avrebbe fatto all’amore con me? Mi avrebbe desiderata?

GARRY - Sì.

GIOVANNA - Bene, questo è quanto. Ora…

GARRY - Senta, Giovanna…

GIOVANNA - Zitto! Cerchi d’essere leale, mi lasci spiegare. Quando prima ho detto che lei era la ragione per cui ho sposato Enrico, era vero solo in parte. Sono devota a Enrico, gli voglio in realtà più bene di quanto lui ne voglia a me. Lui è stato follemente innamorato per i primi due anni, ma ora non lo è più. C’eravate voi tra me e lui. Non solo nel mio cuore, ma nel suo. Enrico ha detestato la sua scarsamente celata disapprovazione nei miei riguardi: e ciò a poco a poco, ha soffocato il suo amore per me. Questo è il peggio delle persone come lei, con la loro personalità maledettamente dominante: lei non solo influenza le persone quand’è con loro, ma, anche quando ne è lontana. Enrico mi è stato leggermente infedele, in questi ultimi tre anni; undici volte di cui sia certa. Probabilmente anche in questo momento si sta divertendo a Bruxelles.’

GARRY - Sta mentendo, Giovanna...

GIOVANNA - No. Non sto mentendo. La cosa non mi interessa abbastanza da indurmi a mentire. Enrico è un tesoro e non lo lascerei per nulla al mondo: andiamo perfettamente d’accordo, meglio adesso di prima; ma è lei l’uomo che amo e che, ho sempre amato. Non desidero vivere con lei, Dio me ne guardi! Dopo una settimana diventerei pazza; ma lei è per me l’uomo più affascinante, più infuriante, più appassionatamente attraente che io abbia conosciuto in vita mia…

GARRY - (amaro) E Maurizio?!

GIOVANNA - Maurizio? Non dica stupidaggini! È stato solo un modo per avvicinarmi di più a lei.

GARRY - È innamorato di lei? C’è stato qualcosa tra voialtri?

GIOVANNA - No, davvero… È tanto caro, ma non mi attrae affatto e non mi attrarrà mai.

GARRY - Può giurarlo?

IGIOVANNA - Non c’è bisogno di giurarlo; non lo capisce? E anche se non lo capisce, dovrebbe almeno sentire che quel che le sto dicendo è la verità. Nessuno di noi due è precisamente un adolescente; entrambi sappiamo per esperienza che quando l’istinto ci spinge con tutte le sue forze in una direzione è insensato e doloroso correre verso un’altra.

GARRY - Ne è certa che sia insensato?

GIOVANNA - È la cosa più insensata che si possa fare, colmarsi di rimpianti. A chi potremmo fare del male, io e lei, amandoci per un poco?

GARRY - Posso alzarmi adesso?

GIOVANNA - Sì.

GARRY - (gironzolando per la stanza) Com’è stato il concerto di Toscanini?

GIOVANNA - Magnifico. (Siede) Ha eseguito l’Ottava e la Settima.

GARRY - Per conto mio, preferisco la Quinta.

GIOVANNA - A me più di tutte piace la Nona.

GARRY - (sedendo indifferente sul divano accanto a lei) Non c’è nulla di meglio della cara vecchia Nona.

GIOVANNA - Mi piace tanto la Queen’s Hall; è una sala così intransigente!

GARRY - (prendendole una mano) Preferisco di gran lunga l’Albert Hall.

GIOVANNA - (appoggiandosi a lui) Chi sa perché, a me fa un effetto deprimente.

GARRY - (prendendola tra le braccia) Non certo quando vi suona Hyawata credo?

GIOVANNA - (trasognata) Anche allora.

GARRY - (con la bocca su quella di lei) Non voglio sentire dir male della Albert Hall. (Le luci si attenuano mentre cala il sipario)

QUADRO SECONDO

Sono circa le dieci e trenta del mattino seguente. Lo studio è buio: le tende sono chiuse. Giovanna esce dalla stanza degli ospiti. È in pigiama e indossa la stessa vestaglia indossata da Dafne nel primo atto. Gira per la stanza cercando un campanello. Miss Erikson esce dalla porta di servizio.

GIOVANNA - (gaia) Buongiorno.

MISS ERIKSON - Buongiorno.

GIOVANNA - Il signor Essendine non è ancora sveglio?

MISS ERIKSON - Non ha suonato. (Va a tirare le tende)

GIOVANNA - La pregherei di avere la bontà di dirgli che sono sveglia.

MISS ERIKSON - Mi dispiace ma non posso. Si arrabbierebbe moltissimo.

GIOVANNA - Davvero? Mi arrabbierò anch’io se non faccio colazione. Ho suonato per un’ora il campanello di quella stanza.

MISS ERIKSON - (assestando qualche mobile e sprimacciando i cuscini del divano) Non funziona.

GIOVANNA - Stranamente, dopo un po’ m’è passato per la testa che fosse così.

MISS ERIKSON - Sono i topi che rosicchiano fin dentro ai fili. Sono una vera calamità! (Fred entra dalla porta di servizio)

GIOVANNA - Buongiorno.

FRED - Buongiorno signorina… (La riconosce) Mio Dio!

GIOVANNA - Prego?

FRED - Ma non è la signora Lyppiatt?

GIOVANNA - Sì, proprio così.

FRED - (con un fischio) Fiiu! (Esce di nuovo dalla porta di servizio)

GIOVANNA - Immagino che sia il cameriere del signor Essendine? Si comporta sempre così?

MISS ERIKSON - È stato cameriere a bordo di un transatlantico.

GIOVANNA - La maggior parte dei camerieri di bordo che ho conosciuto ha buone maniere.

MISS ERIKSON - Io non ne ho conosciuti altri che lui.

GIOVANNA - (perentoria) Per favore, vorrei del tè cinese, dei toast sottili e senza burro, e un uovo appena appena sodo.

MISS ERIKSON - Non c’è ne tè ne uova in casa; ma preparerò volentieri i toast.

GIOVANNA - Non c’è neppure del caffè?!

MISS ERIKSON - Sì, di caffè ce n’è.

GIOVANNA - Allora la prego di portarmene una tazza al più presto.

MISS ERIKSON - Lo dirò a Fred.

GIOVANNA - E dal momento che è stato su un transatlantico forse potrà fare qualcosa per il rubinetto del bagno.

MISS ERIKSON - Ahimè, non era addetto alle toilette. (Esce. Mentre Giovanna con una esclamazione di irritazione sta per tornare nella camera degli ospiti, entra Monica dall’anticamera. È in cappello e soprabito. Come nel primo atto ha in mano un fascio di lettere)

GIOVANNA - Buongiorno, Monica.

MONICA - (inorridita) Giovanna!

GIOVANNA - Meno male che è venuta; ho avuto una conversazione così complicata. con la governante!

MONICA - È rimasta qui stanotte?

GIOVANNA - Sì, non è stato carino da parte di Garry offrirmi l’ospitalità? Mi è capitata la cosa più stupida. Ho perso le chiavi di casa.

MONICA - Ha perso le chiavi di casa?

GIOVANNA - Ero assolutamente disperata; e tutt’a un tratto ho pensato a Garry.

MONICA - Tutt’a un tratto ha pensato a Garry!

GIOVANNA - Perché ripete tutto quello che dico?

MONICA - Non so: mi sembra più facile che dire qualsiasi altra cosa.

GIOVANNA - Insomma, Monica, pare che disapprovi che io sia stata qui stanotte.

MONICA - Ritengo sia stato indiscreto, a dir poco.

GIOVANNA - Ma perché, in nome del cielo? Una cosa tanto naturale, date le circostanze!

MONICA - Quando torna Enrico?

GIOVANNA - Domattina, con l’aereo delle undici. Vuole sapere altro?

MONICA - (lentamente) No, non credo di voler sapere altro.

GIOVANNA - Devo dirle, Monica, che il suo modo di fare è davvero offensivo. Si direbbe che ho commesso qualcosa di riprovevole.

MONICA - Evidentemente è miglior giudice di me.

GIOVANNA - È veramente strano pensare che una persona che vive da tanti anni vicino a Garry come lei abbia una mentalità così pruriginosa.

MONICA - Non dubito che ciò la sorprenda profondamente.

GIOVANNA - (con molta gravità) Veramente non mi sento di continuare questa conversazione così tesa prima di aver preso un sorso di caffè. Forse avrà la bontà di sollecitare che me lo portino.

MONICA - Lo sapevo da un pezzo.

GIOVANNA - (irritata) Che cosa sapeva da un pezzo?

MONICA - Che avrebbe creato dei guai. Ora vado a dire che le portino il caffè. (Suonano alla porta) C’è qualcuno. Sarà meglio che torni nella stanza degli ospiti.

GIOVANNA - (sedendo sul divano) Sto benissimo qui, grazie.

MONICA - Come crede. (Va in anticamera. Dopo un momento di pausa rientra seguita da Lisa. Lisa, a cui la notizia è appena stata comunicata, ha un’espressione studiata. Però è calmissima)

LISA - Buongiorno, Giovanna. Questa sì che è una sorpresa!

GIOVANNA - Lisa! Ho cercato tanto di telefonarti iersera. Avevo perso le chiavi di casa e non sapevo che fare. Ma non eri in casa.

LISA - Non mi sono mossa dalle dieci in poi. Devi avere sbagliato numero.

GIOVANNA - Ho chiamato il numero che mi avevi dato tu.

LISA - (soavemente) Allora sarò stata io a darti il numero sbagliato.

MONICA - Se hai bisogno di me, Lisa, sono in ufficio.

LISA - Ho bisogno di te, Monica; perciò non muoverti! (Fred entra portando un vassoio)

GIOVANNA - (con sollievo alquanto esagerato) Ah, la colazione!

FRED - Dove la servo?

GIOVANNA - Qui, per favore.

FRED - (a Lisa) Buongiorno, signorina.

LISA - Buongiorno, Fred. Credo che sarà più comodo per la signora Lyppiatt prendere il caffè nella camera degli ospiti.

GIOVANNA - (decisa) Preferisco prenderlo qui, se non ti dispiace. Mi fa piacere vedere quel che succede.

LISA - Lo posi qui per il momento. Fred. Decideremo dopo dove la signora prenderà il caffè.

GIOVANNA - Ho già deciso, Lisa; ma sei molto gentile a darti pensiero.

LISA - Va bene, Fred vada pure.

FRED - Benone signorina. Se c’è bisogno di qualcosa, mi dia una voce.

LISA - Va bene, grazie. (Fred esce dalla porta di servizio)

GIOVANNA - (servendosi il caffè) Ho sentito che ha fatto il cameriere di bordo.

LISA - (a Monica) Immagino che Garry non sia stato ancora chiamato.

MONICA - Credo anch’io. Debbo andarlo a svegliare?

LISA - No, non ancora.

GIOVANNA - Bisognerebbe svegliarlo subito, Lisa. È un peccato rimanere a letto con una bella mattinata come qusta. Non gli fa bene. Ingrasserà e diventerà vizzo se non sta attento.

MONICA - (con calore) Magari fosse vero!

GIOVANNA - Vorrei sapere che cosa ha messo in questo caffè, oltre al caffè voglio dire.

MONICA - Pesticida per erbacce, se ha avuto un po’ di intelligenza.

GIOVANNA - È proprio insolente, Monica. Si sente sempre dire che le segretarie dei grandi uomini sono delle creature frustrate e inacidite. È strano che stia diventando così simile al tipo classico.

MONICA - L’unica cosa di frustrante in questo momento è la paura di essere impiccata.

LISA - È meglio che tu vada di là in ufficio, Monica. La situazione sta facendosi troppo tesa.

GIOVANNA - Senza ragione alcuna, da quel che mi risulta, a meno che non mi siate tutti quanti ostili.

MONICA - Va bene, Lisa, vado.

LISA - Ti raggiungo tra poco. (Monica va nell’ufficio sbattendo la porta)

GIOVANNA - Poverina, è ancor più sbiadita di quando l’ho conosciuta. Dev’essere pazza di Garry come tutte noi, no?

LISA - Tutte noi, Giovanna?

GIOVANNA - Debbo dire che è proprio fascinoso. Iersera abbiamo avuto una conversazione davvero deliziosa…

LISA - Penso sia meglio, Giovanna, che ne Enrico ne Maurizio vengano a sapere che stanotte sei stata qui.

GIOVANNA - Dio mio, perché? Enrico non troverebbe nulla da 4 ridire.

LISA - Non ne sarei molto sicura se fossi in te. Comunque, Maurizio non sarebbe contento.

GIOVANNA - Maurizio? E che c’entra Maurizio!

LISA - (con irritazione) Oh, Dio, Giovanna!

GIOVANNA - Non capisco che cosa vuoi dire.

LISA - Senti… non possiamo perder tempo a fare una schermaglia di parole. So benissimo che hai tradito Enrico con Maurizio, perciò è inutile che continui a negare.

GIOVANNA - È la più abietta menzogna.

LISA - Disgraziatamente ho pranzato con Maurizio proprio ieri sera, al Ristorante dell’Edera. Era molto sconvolto e ha finito col raccontarmi tutto.

GIOVANNA - (cupa) Ah, ti ha detto tutto, è così?

LISA - Cosa più che naturale. Siamo vecchi amici, lo sai anche tu. Come tutto il nostro gruppo!

GIOVANNA - Come si permette di parlare di me con te o con chiunque altro?

LISA - Non fare la sciocca, Giovanna.

GIOVANNA - (amaramente) Una graziosa costellazione di piccoli pianeti pettegoli che girano intorno al grande astro glorioso.

LISA - Stavo per parlarti appunto di questo.

GIOVANNA - Cioè?

LISA - Non tengo a sapere quello che è avvenuto ieri sera, ma voglio dirti una cosa. Il grande astro glorioso non si impegolerà in questa storia, se posso impedirlo. E io posso.

GIOVANNA - Mi piacerebbe sapere come.

LISA - Non credo che a Garry farebbe piacere sapere che sei stata l’amante di Maurizio, oltre che moglie di Enrico. E non credo che a Maurizio farebbe piacere sapere che sei stata l’amante di Garry; cosa che sospetto.

GIOVANNA - L’amante, puoi ben dirlo! Melodrammatiche scempiaggini.

LISA - E non credo che ad Enrico farebbe piacere apprendere ambedue le cose.

GIOVANNA - Stai tentando di ricattarmi?

LISA - Per l’appunto.

GIOVANNA - Vuoi dire che saresti così bassa da informare Garry?

LISA - Sì. E così pure Maurizio ed Enrico. Dirò tutto a tutti e tre, a meno che tu non faccia quel che ti dico io.

GIOVANNA - Devo credere che tu sia ancora innamorata di Garry?

LISA - Neanche per idea; ma se anche lo fossi, questo non c’entra. Certo gli voglio bene. E voglio bene ad Enrico e a Maurizio. Siamo tutti uniti gli uni agli altri da anni e ci vorrebbe ben altro che un essere come te per spezzare questa unione in modo definitivo. Ma non voglio neanche correre il rischio che per causa tua vi sia una rottura sia pure temporanea. Perciò farai quel che dirò io.

IGIOVANNA - E se non lo faccio?

LISA - Sarai messa al bando da tutti noi, per sempre. Da Garry per primo… e al più presto. Non sarebbe cosa piacevole per te. Molto penosa per la tua vanità.

GIOVANNA - Sei ben sicura di quel che dici?

LISA - Assolutamente. Conosco Garry molto bene.

GIOVANNA - Peccato che tu lo abbia lasciato.

LISA - Per lui sì, credo che sia un peccato.

GIOVANNA - E perché pensi che possa tanto dispiacermi… anche se fossi «messa al bando» da tutti voi, come hai detto?

LISA - Dapprima perché hai tanto faticato per entrare nella nostra cerchia. Avresti avuto migliori risultati e ben più rapidi se non avessi voluto essere seducente ad ogni costo.

GIOVANNA - Nessuno mi ha mai parlato in questo modo!

LISA - Beh, cerca di trarne il massimo che puoi. Non c’è molto tempo. Che intendi fare?

GIOVANNA - Io? Io non ho l’intenzione di far niente.

LISA - Sarai ragionevole e farai quel che ti chiedo?

GIOVANNA - Non mi hai ancora chiesto nulla.

LISA - Voglio che tu mi prometta di non rivedere Garry prima della partenza per l’Africa.

GIOVANNA - Ma davvero?

LISA - Prometti?

GIOVANNA - No di sicuro. È una scempiaggine. E anche se te lo promettessi, come posso sapere se posso fidarmi di te? E Monica?

LISA - Monica non dirà una parola e nemmeno io, se giuri di non rivedere Garry prima della sua partenza per l’Africa.

GIOVANNA - È gioco forza che lo veda ancora. Come potrei evitarlo?

LISA - Puoi stare poco bene. O puoi andare a Parigi. O dovunque.

GIOVANNA - Non intendo far nulla di tutto questo.

LISA - E va bene. (Va alla porta di servizio e chiama) Fred… Fred!

GIOVANNA - Sarai tu a guastare tutto, non io!

FRED - (entrando) Ha chiamato, signorina?

LISA - Vada a chiamare immediatamente il signor Garry.

FRED - Benone. (Fa per salire, quando si sente suonare il campanello della porta)

LISA - Vada prima ad aprire. (A Giovanna) È Maurizio. Ieri sera mi ha detto che sarebbe venuto da Garry alle undici.

GIOVANNA - (mentre Fred va in anticamera) Non posso affrontarlo, sarebbe troppo sgradevole. Farò come vuoi.

LISA - Lo giuri? Giuri di non rivederlo? Andrai via?

GIOVANNA - Sì, sì… lo giuro.

LISA - Presto, vai in camera. E non uscire finche non te lo dico io. (Giovanna fugge nella stanza e chiude la porta. Lisa siede in fretta al tavolino e sorseggia il caffè di Giovanna. Fred rientra)

FRED - È un certo signor Maule. Dice che ha un appuntamento.

LISA - Il signor chi?

FRED - Maule. Mi pare un tipo poco simpatico.

LISA - Oh, Dio… beh, sarà meglio farlo entrare… Parlerà con la signorina Reed; ora l’avverto.

FRED - Benone. (Va di nuovo in anticamera)

LISA - (corre alla porta dell’ufficio. Sottovoce, con urgenza) Monica… Monica…

MONICA - (appare) Che c’è?

LISA - C’è un certo signor Maule.

MONICA - Ma no, non deve entrare… È pazzo da manicomio!

FRED - (annunciando) Il signor Maule.

ROLANDO - (entrando nervosamente) Buongiorno.

LISA - Buongiorno.

ROLANDO - Ci siamo già conosciuti: si ricorda?

LISA - Sì, è vero… qualche giorno fa.

MONICA - Ha appuntamento col signor Essendine?

ROLANDO - Sì. Gli ho parlato per telefono ieri sera. Mi ha detto di venire alle dieci e mezzo. Temo di essere un po’ in ritardo.

MONICA - Ho paura che in questo momento non possa riceverla. Non potrebbe tornare più tardi?

ROLANDO - Non sarebbe meglio che aspettassi? Non c’è un’altra stanza?

MONICA - Vada per un momento nel mio ufficio; cercherò di sapere quando il signor Essendine potrà vederla.

ROLANDO - Molto gentile… grazie.

MONICA - Non c’è di che… Da questa parte. (Lo fa entrare nell’ufficio e chiude la porta)

FRED - Non dovevo farlo entrare?

MONICA - Non so. Dice che il signor Garry gli ha detto di venire; ma stento a crederlo. Sarà meglio che vada a svegliarlo e glielo domandi.

LISA - No, Monica. Non svegliatelo ancora. Preferisco che dorma ancora un poco.

MONICA - Va bene, Fred. Lo chiameremo più tardi.

FRED - Per me è lo stesso. (Esce dalla porta di servizio)

LISA - Senti, Monica. Ho garantito che tu ed io non diremo una parola a Enrico o a Maurizio o a chiunque altro sul fatto che lei sia stata qui, se mi giurava di non rivedere Garry prima della sua partenza.

MONICA - E ha giurato?

LISA - Sì. Ma Maurizio sta per venire da un momento all’altro e la faccenda potrebbe guastarsi. C’è un telefono nella camera degli ospiti, mi pare?

MONICA - Sì.

LISA - È un’altra linea, quella privata. Questo qui è una derivazione di quello dell’ufficio. Che numero ha?

MONICA - Lo sai… sempre lo stesso… 2642. (Suonano il campanello della porta)

LISA - Eccolo. Lascia fare a me. Ti spiegherò dopo. (Corre nella stanza degli ospiti, richiudendo la porta. Monica va ad aprire la porta del suo ufficio)

MONICA - Oh, signor Maule, che sta facendo? (Entra e richiude. Fred viene dalla porta di servizio e va in anticamera. Garry appare al sommo delle scale completamente vestito, col cappello. Scende guardingo e si imbatte in Maurizio che entra)

MAURIZIO - Garry! Dove vai?

GARRY - (un po’ agitato) Fuori.

MAURIZIO - Fuori, dove?

GARRY - Fuori. Credo di poter uscire se ne ho voglia, o no?

FRED - Non sapevo neanche che fosse alzato! Non c’è che dire: lei è sempre un’incognita.

GARRY - Non essere impertinente, Fred, e vattene.

FRED - Bene, bene. Quel signore è nell’ufficio e la signora è nella stanza degli ospiti, nel caso voglia l’uno o l’altro. (Esce allegramente)

GARRY - Che diavolo dice? Mi pare che sia un po’ scentrato.

MAURIZIO - La signora! Ma davvero, Garry, sei incorreggibile. Chi è?

GARRY - Sarei molto, molto contento se ognuno si occupasse delle proprie faccende.

MAURIZIO - Per carità, mandala via… ho bisogno di parlarti… sono messo male.

GARRY - Che succede?

MAURIZIO - Prima mandala via, chiunque sia. Probabilmente sta già con l’orecchio attaccato al buco della serratura.

GARRY - Come posso mandarla via? Può darsi che sia in bagno.

MAURIZIO - Allora dille che faccia presto.

GARRY - Ma senti, Maurizio…

MAURIZIO - Se non vai a dirglielo tu, ci vado io. (Va verso la porta della stanza)

GARRY - Maurizio… ti proibisco di avvicinarti a quella stanza.

MAURIZIO - (forte, picchiando alla porta) Vuole avere la corte sia di venire fuori… il più presto possibile?

LISA - (entra e chiude la porta dietro di se) Vengo… Stavo incipriandomi il naso.

MAURIZIO - Lisa! Sei tu!

LISA - Chi credevi che fossi?

MAURIZIO - E allora perché facevi tante storie, Garry?

GARRY - Io ho fatto delle storie? Non ti capisco!

LISA - Come mai sei già vestito, così presto? Pochi minuti fa stavi ancora dormendo!

GARRY - Non dormivo affatto. E temo molto che non riuscirò mai più a dormire.

LISA - Forse è la coscienza che ti turba?

GARRY - Non so perché tutti sono così cattivi con me! Da mattina a sera non si fa che tormentarmi, interrogarmi, rimproverarmi. Non vedo l’ora di essere in Africa! Lontano da tutti voi!

LISA - Non sarà una grande tristezza per noi.

MAURIZIO - Per carità, smettetela di bisticciarvi. Sono in uno stato che non vi dico… Lisa sa già… gliel’ho detto ieri sera.

GARRY - Che cosa sa? Che le hai detto?

LISA - Fatti coraggio, Maurizio. Bevi qualcosa. Cerca di non fare lo sciocco.

MAURIZIO - Non voglio bere. Se bevo è peggio. È sempre così.

GARRY - È una conversazione piacevolissima; ma ne apprezzerei maggiormente il sapore se avessi la più lontana idea di che si tratta.

MAURIZIO - Sono tre notti che non dormo, Garry… da quando mi parlasti, l’altro giorno.

LISA - Oh, Dio!

GARRY - E perché?

MAURIZIO - Lo sai come sono quando mi prende un’ossessione. Dio sa quante volte mi hai aiutato a liberarmene; ma questa volta mi sono reso ridicolo e per di più ti ho mentito.

GARRY - (aspro) Mentito a me? Che vuoi dire?

MAURIZIO - Giovanna ed io ci amiamo, Garry!

GARRY - (dopo breve pausa, guardando Lisa) Oh!

MAURIZIO - Da parecchi mesi, ma abbiamo fatto il patto di non dir nulla a nessuno, qualunque cosa accadesse, per non fare nascere guai e rovinare tutto. Ma a te non ho l’abitudine di mentire. Non l’ho fatto mai e da quel momento mi è parso di impazzire. Ieri nel pomeriggio, non ne potevo più e ho detto a Giovanna che sarei venuto a dirti la verità. È diventata furiosa e mi ha detto che se lo avessi fatto non mi avrebbe mai più guardato in faccia; poi se n’è andata piantandomi in asso. L’ho cercata, ma non sono più riuscito a trovarla. È scomparsa. A casa sua mi hanno detto che stanotte non è tornata. Ho il terrore che le sia accaduto qualche cosa.

LISA - Può anche essere.

MAURIZIO - A te Giovanna non piace, Lisa; non ti è mai piaciuta. Io, non so se realmente mi piace… ma la amo.

LISA - Tutto questo è delizioso, non trovi, Garry? Non è il caso di preoccuparsi tanto per Giovanna, Maurizio. Giovanna ha trascorso la notte da me.

MAURIZIO - Da te?

LISA - (maliziosa) Sì, sul divano. Ha perso le chiavi di casa. È ancora a casa mia. Le ho detto che le avrei telefonato là se ti vedevo.

MAURIZIO - Ci vado subito.

LISA - È meglio che telefoni prima per sentire se c’è ancora. Potrebbe essere andata via. Ora faccio il numero. (Fa un numero. Garry la guarda affascinato. Lisa parla) Pronto… Margherita? La signora Lyppiatt c’è ancora?… Sì. (A Maurizio) Tieni, Maurizio. (Gli porge il ricevitore e si avvicina a Garry, dicendogli piano) Ineffabile scioccone!

MAURIZIO - (al telefono) Giovanna?… Sì, sono io, Maurizio… Sono stato terribilmente preocupato, perché non mi hai detto che eri con Lisa?

GARRY - (a Lisa in un sussurro) Come hai fatto a scovarla?

LISA - Non l’ho scovata; è di là che parla dall’altra linea.

MAURIZIO - Ho avuto paura che ti fosse successo qualcosa… Sì, sono nello studio di Garry… No, ci sono solo Lisa e Garry… Sì, per forza… Come puoi essere tanto crudele?… Senti, Giovanna… Bisogna che ti veda… Giovanna… (A Lisa e Garry) Ha tolto la comunicazione!

GARRY - Ti sta bene.

MAURIZIO - (frenetico) Debbo vederla… debbo vederla… Che posso fare?

GARRY - Dominarti e non fare l’isterico.

MAURIZIO - Vado a casa di Lisa.

GARRY - Niente affatto. Ora verrai con me.

MAURIZIO - Con te? E dove?

GARRY - (a casaccio) Nel parco di Hamstead.

MAURIZIO - È una crudeltà, la tua; una mancanza di cuore prendermi in giro in un momento come questo, quando vedi che soffro in modo indicibile.

GARRY - Non ti prendo affatto in giro. Che c’è di male ad andare al parco di Hamstead? Come se ti avessi proposto di andare all’isola del Diavolo.

LISA - Taci, Garry. Ascolta, Maurizio. È meglio, in verità, che non cerchi di vedere Giovanna ora che è in questo stato d’animo. Bevi qualcosa e calmati. La vedrai più tardi, in giornata. (Gli versa qualcosa da bere e gli porge il bicchiere)

GARRY - (con violenza) Sono circondato da menzogne e da intrighi e da isterismi che mi danno la nausea! Lo dico una buona volta: non sono disposto a sopportare un attimo di più tutta questa roba. Passo la vita a cercar di aiutare la gente, a dare consigli saggi e ragionevoli, a tentare di difenderla dai colpi del destino; e qual è il risultato? Che tutti prosperano a mie spese! Mi succhiano sino all’ultimo grammo di vitalità fino a farmi diventare un rottame smidollato; e poi pretendono che vada a vagare per l’Africa tenebrosa per far quattrini per loro. No, basta. Sono arcistufo di tutto questo. Se cerco di afferrare un briciolo di gioia per me, un pochino di allegria, un barlume di felicità e di distensione, mi si accusa di essere immorale, di mancare di dignità, di scendere al di sotto della mia posizione. Posizione, un corno! Non ho una posizione migliore di quella di un povero scarafaggio che si rifugia nell’ombra, tentando di sfuggire la luce accecante e spietata della critica che da sempre si abbatte su di me…

MONICA - (entrando) Ha o non ha dato appuntamento al signor Maule per questa mattina?

GARRY - Con tutta l’enfasi possibile, l’assicuro di no. Mi fa troppa paura!

MONICA - Ma è qui… (Rolando esce dall’ufficio)

ROLANDO - Ho detto una piccola bugia affermando che mi aveva dato appuntamento, ma ho bisogno di vederla. È importantissimo.

MONICA - Oh, mi aveva promesso di rimanere ad aspettarlo in ufficio.

ROLANDO - (ignorandola) Debbo dirle che è giustissima.

GARRY - Che cosa?

ROLANDO - (con impazienza) La mia impressione sul suo conto… Ora posso esprimere chiaramente tutto il mio pensiero.

GARRY - Ne sono felicissimo e mi congratulo con tutto il cuore; ma ora deve andarsene. (Suona il campanello della porta)

MONICA - Per favore signor Maule, se ne vada. Il signor Essendine si trova in piena riunione.

GARRY - Accidenti, più piena riunione di così! (Il campanello continua insistente) Fred! Miss Erikson! C’è qualcuno alla porta. Non ho la più vaga idea di chi possa essere; ma temo fortemente che sia una pazza rachitica scappata dal manicomio e che è appassionatamente innamorata di me!

MONICA - Vado io! (Va in anticamera)

LISA - Signor Maule, credo che sia veramente meglio che torni più tardi.

ROLANDO - Non posso rimanere ancora un poco? Vede, ogni minuto che passo accanto a lui mi rende più calmo, sempre più calmo; tutto il mio ritmo migliora incredibilmente.

ENRICO - (entra in fretta seguito da Monica. È evidentemente molto agitato) Dov’è Giovanna? È scomparsa.

GARRY - Credevo che tu tornassi domani.

ENRICO - In casa non c’era tutta notte e nessuno sa dov’è.

LISA - Non c’è niente di grave, Enrico; è stata con me.

ENRICO - Ma ho telefonato a casa sua e Margherita mi ha detto di non averla vista.

LISA - C’è una ragione che ti spiegherò poi.

ENRICO - È successo qualche cosa. Ne ho avuto il presentimento mentre ero in aereo.

GARRY - Io ho sempre qualche presentimento quando sono in aereo: il presentimento che mi verrà il mal di mare! E credo che anche adesso sto per avere la nausea!

ENRICO - Ma perché Margherita ha detto…

LISA - Telefonale, se non mi credi. Monica chiami casa mia. (Monica va al telefono e forma un numero)

ROLANDO - (si avvicina ad Enrico e gli stringe la mano) Permettete che mi presenti… Rolando Maule.

ENRICO - (distratto) Molto lieto.

ROLANDO - (dando la mano a Maurizio) Rolando Maule.

GARRY - La prego di andarsene, signor Maule.

MONICA - (al telefono) Pronto?… Giovanna?… Un momento; c’è Enrico che ti vuol parlare… Sì, è qui da noi… (Porge il ricevitore a Enrico).

ENRICO - Tesoro… Mi sono spaventato terribilmente… Ho sbrigato tutto ieri ed era inutile che rimanessi… Ti ho mandato un telegramma… Dio mio, non sapevo che pensare… Sì, siamo tutti qui… No, dovrò far colazione con Maurizio, perché c’è qualche difficoltà per avere il teatro in autunno per Garry… Torni a casa?… Va bene: verrò a cambiarmi fra un’ora… Sì, carissima, glielo dirò… (A Lisa) Dice che uscirà a momenti.

LISA - Dille di non muoversi. Vado io da lei.

ENRICO - (al telefono) Lisa dice di non muoverti; viene subito… Come? Che diamine c’è, Giovanna? (A Lisa) Dice che le pare di essere in una pochade francese e che non ne può più. Mi pare un po’ alterata.

LISA - È il telefono; altera sempre le voci perché funziona male. Ditele di togliere la comunicazione.

ENRICO - (al telefono) Lisa dice di togliere la comunicazione… Giovanna… Pronto?… (Agli altri) Ha riattaccato. (Durante la precedente conversazione si è ancora sentito suonare il campanello alla porta. Fred è andato ad aprire. Ora torna dall’anticamera)

FRED - C’è una certa lady Saltburn, signorina Reed. Dice che ha un appuntamento alle undici e mezzo.

GARRY - Chi?

MONICA - (inorridita) Santo Dio! Che giorno è oggi?

GARRY - Giovedì.

MONICA - Giovedì… Me ne sono completamente dimenticata… La nipote di lady Saltburn… Le aveva promesso un’audizione e poi di raccomandarla alla Scuola di Recitazione o qualcosa di simile; non si ricorda?

GARRY - No, non mi ricordo. Bisogna accomiatarla immediatamente.

MONICA - Non possiamo mandar via lady Saltburn; ci ha dato cinquanta sterline per la Casa di Riposo.

GARRY - Ma com’è possibile che ascolti le nipoti della gente, stamattina? Sto già per avere un esaurimento nervoso.

ENRICO - Perché? Che è successo?

GARRY - Troppe cose, Enrico! Assolutamente troppe!

MONICA - Deve vederla; sarà questione di un minuto. Sarebbe troppo scortese non riceverla, dopo tutte le sue promesse. Faccia entrare, Fred.

FRED - Benone. (Esce)

ROLANDO - (con la sua risata che pare un raglio) Tutto questo è molto eccitante, non è vero?

MAURIZIO - Lisa, Enrico, è meglio che ce ne andiamo… Tornerò più tardi, Garry…

ENRICO - Va bene. Andiamo a casa di Lisa così troviamo Giovanna. È qui all’angolo…

MAURIZIO - (spaventato) No… debbo andare in ufficio e tu devi venire con me… È urgente.

FRED - (annunciando) Lady Saltburn. La signorina Stillington.

GARRY - (con amarezza) La ringrazio, Monica: mi è proprio di gran conforto! (Lady Saltburn entra accompagnata da Dafne. Lady Saltburn è una dama della buona società, maestosa ma piuttosto espansiva. Dafne ha una espressione studiata di contegno sociale; ma ha una scintilla di gaiezza negli occhi)

LADY SALTBURN - (avanzando verso Garry) È così davvero gentile da parte sua, signor Essendine.

GARRY - (stringendole la mano) Prego… È un piacere per me.

LADY SALTBURN - Mia nipote Dafne. Credo che abbia conosciuto sua madre anni fa. È morta… in Africa.

GARRY - (stringendo la mano a Dafne) Fortunatissimo.

DAFNE - Ho tanto desiderato conoscerla, signor Essendine. (Con intensità) Sono entusiasta di tutto quello che ha fatto.

GARRY - Molto gentile.

LADY SALTBURN - Dafne non mi ha dato pace finché non ho telefonato alla sua segretaria supplicandola di fissarmi un appuntamento. È così tanto entusiasta, sa.

GARRY - Dev’esserlo di certo. (Occhiata furente a Dafne) Devo presentarla a tutti. Mia moglie, la mia segretaria, la signorina Reed.

LADY SALTBURN - Tanto piacere… Piacere, lei è stata tanto gentile al telefono…

GARRY - Il signor Dixon… il signor Lyppiatt… e il signor Maule.

LADY SALTBURN - (saluti a soggetto. Poi) È proprio come dare una sbirciatina dietro le quinte vero, Dafne cara?

DAFNE - È il momento più emozionante della mia vita, signor Essendine. Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato da vicino.

LADY SALTBURN - Non devi mettere in imbarazzo il signor Essendine, Dafne.

DAFNE - Oh, sono sicura che mi capisce… Vero, signor Essendine?

GARRY - Senza dubbio, mia cara, capisco benissimo. Ma posso darle solo pochi minuti… Ho moltissimo da fare per i preparativi della mia tournée. (Scocca un’occhiata a lady Saltburn) In Africa.

LADY SALTBURN - Non immaginavo che andasse in Africa. Com’è interessante! Bisognerà che vada a trovare mio cognato: abita in cima a una magnifica montagna.

ENRICO - (a lady Saltburn) Mi voglia perdonare, ma stavamo per andar via. Dobbiamo passare in ufficio… Arrivederci.

LADY SALTBURN - Che peccato… Arrivederci.

ENRICO - Maurizio? Lisa?

LISA - Io mi trattengo ancora un poco… Vi raggiungo più tardi.

MAURIZIO - I miei omaggi, lady Saltburn… (Inchino a Dafne) I miei omaggi.

GARRY - Arrivederci signor Maule.

ROLANDO - Mi trattengo anch’io. (Maurizio ed Enrico escono. Monica e Lisa si scambiano uno sguardo di sollievo)

MONICA - Non vuole accomodarsi lady Saltburn?

LADY SALTBURN - Grazie. (Siede) Sei pronta, Dafne? Sai quanto sia occupato il signor Essendine… È stato molto gentile a riceverci… Ma non dobbiamo abusare.

DAFNE - (quasi spavalda) Sì… sono pronta.

GARRY - Che cosa intende fare?

DAFNE - (fissandolo negli occhi) Niente di straordinario. Cercherò soltanto di non annoiarla. Desidero tanto che lei mi ascolti… È di somma importanza per me. Vuole, può ascoltarmi? E non è in collera?

LADY SALTBURN - Ma Dafne! Che cosa dici?

DAFNE - Il signor Essendine mi capisce, non è così signor Essendine?

GARRY - Il signor Essendine capisce tutto. Passa l’intera sua vita a capire assolutamente tutto; ma quel che nessuno capisce è che questo sforzo lo conduce un passo dopo l’altro verso il suicidio!

LISA - Non essere manierato, Garry.

GARRY - Mia moglie, lady Saltburn, mi ha lasciato da parecchi anni. Il rimpianto che la rode l’ha resa aspra.

ROLANDO - Non v’è nulla di peggio del rimpianto. Guardate Cechov! Lui se ne intendeva.

GARRY - Ora non abbiamo tempo di pensare a Cechov, signor Maule. (A Dafne) Non sia nervosa la prego. In che cosa intende prodursi: canto?

DAFNE - Non sono nervosa; ma vorrei che non fosse così lontano… Non si tratta di canto, bensì di recitare pochi versi.

GARRY - (sedendo) Benissimo… spari. (Dafne va accanto al piano e lo guarda fisso. Comincia a recitare i versi di Shelley detti da Garry al primo atto. Mentre Dafne recita l’ultimo verso, Giovanna esce vivacemente dalla stanza degli ospiti. Indossa l’abito e il mantello della sera innanzi. È evidentemente assai irritata)

GIOVANNA - (furente) Quella stanza è una ghiacciaia e non intendo rimanerci un minuto di più. Qualcuno abbia la cortesia di chiamarmi un taxi.

DAFNE - (interrompendosi) Oh! Dio mio!

LISA - È meglio che tu prenda la mia macchina, Giovanna… È qui davanti a casa.

DAFNE - (con violenza) L’autista ha i capelli rossi e si chiama Frobisher!

LADY SALTBURN - Dafne!

GIOVANNA - Grazie mille. (A Garry) Non la rivedrò Garry, perché parto domattina per Parigi dove rimarrò un mese. Perciò la saluto. Spero che andando in Africa sarà tanto saggio da condurre con sé tutti i suoi fedeli satelliti! Troppo pericoloso per un piccolo astro di stagnola andar brillando solo soletto senza protezione. Non creda che questo suo circo non m’abbia divertito immensamente. Mi è piaciuto moltissimo. Ma nei circhi che io conosco, è sempre il direttore di pista a far schioccare la frusta, non i pagliacci. Addio. (Sguscia fuori. Dafne emette un altissimo grido e sviene immediatamente. Lady Saltburn e Monica accorrono presso di lei)

ROLANDO - (esultante) Magnifico! Splendido! Mi sento rinascere.

GARRY - Oh, vada all’inferno!

SIPARIO

ATTO TERZO

È trascorsa una settimana. È sera, fra le nove e le dieci. Garry deve partire per l’Africa la mattina seguente di buon’ora; perciò vi sono in giro bauli e valigie. C’è stato un ricevimento d’addio; in scena è ancora il tavolino con i resti dei cocktail e dappertutto vi sono bicchieri e portacenere. Garry, con l’inevitabile vestaglia sull’abito, mangia qualcosa seduto al tavolino da bridge. Monica è seduta sul sofà con un grande vassoio colmo di lettere sulle ginocchia; molte sono sparse attorno a lei e sul sofà. Ai piedi ha un cestino per la carta. Al levar del sipario. Monica sta leggendo ad alta voce una lettera.

MONICA - (leggendo) …non dimenticherò mai le splendide giornate a Madera e le nostre colazioni sugli scogli. Come ci siamo divertiti! È stata una grandissima gioia il poterla conoscere intimamente, lontano dalla folla che la circonda abitualmente. Non le descriverò mai abbastanza la mia felicità. Ora eccole la grande notizia. Sto per venire in Inghilterra. Pensi! La prima volta da sette anni. Arriverò il 28 e rimarrò a Londra per tre settimane intere, all’Hotel Rubens. Si ricordi che mi ha detto lei stessa di informarla parecchio tempo prima, qualora fossi riuscita a venire. Sono ansiosa di rivederla. Con tutto il mio amore e i più splendidi ricordi, la sua Winnie.

GARRY - Povera Winnie. Che data reca la lettera?

MONICA - Il sette novembre.

GARRY - Sei mesi fa. Ormai dev’essere ripartita.

MONICA - Mi aveva detto allora di mettere la lettera nel «cestino delle cose amene»

GARRY - Ad ogni modo, è troppo tardi per rispondere.

MONICA - (stracciando la lettera) Eh, sì. Comunque è probabile che sarebbe stata una bella seccatura. Non si dimentichi che il suo piroscafo ferma a Madera fra qualche giorno. Farà bene a chiudersi a chiave in cabina.

GARRY - Neanche per idea. Se la incontro le dirò che non ho ricevuto la lettera e che la colpa è della mia segretaria.

MONICA - Ce n’è una firmata Joe.

GARRY - Joe chi?!

MONICA - Soltanto Joe. È del 2 febbraio.

GARRY - Vediamo.

MONICA - (porgendogliela) Pare che vi siate conosciuti nel sud della Francia.

GARRY - Ne faccio del viaggiare. (Guardando la lettera) Ah già; è Joe.

MONICA - (paziente) È quanto le ho detto.

GARRY - Joe era fantastico. L’ho conosciuto a Marsiglia, in un bar. Un tipo olivastro, di Madras. E che vuole?

MONICA - È in cattive acque, dopo quel che gli sono costate la sorella e il pupo.

GARRY - E perché non gli ha mandato qualche cosa?

MONICA - Perché mi è sembrato che «Joe, Madras» non fosse un indirizzo sufficiente.

GARRY - Dio mi fulmini se mi ricordo il cognome!

MONICA - (prendendogli la lettera e stracciandola) Poverino, si vede che la fortuna non lo assiste.

GARRY - E che cos’è quel grosso pacco?

MONICA - Tutte lettere di quella pazza della Baia di Herne. Aveva detto che un giorno o l’altro le avrebbe lette, perché potrebbero essere interessanti psicologicamente.

GARRY - Ora non ho tempo. È meglio che le conservi però, possono servire come prova, se le venisse in mente di ammazzarmi.

MONICA - Non credo abbia l’idea di ucciderla; piuttosto di vivere con lei.

GARRY - (ruminando) Baia di Herne. Mi pare di non essere mai stato alla Baia di Herne.

MONICA - Lasci perdere la Baia di Herne adesso, abbiamo troppo da fare.

GARRY - Chissà se rivedrò mai più la Verde Erinni…

MONICA - Perché non dovrebbe rivederla?

GARRY - Potrei morire di qualche orribile malattia tropicale o essere morso da un serpente.

MONICA - Non credo vi siano serpenti nelle grandi città.

GARRY - Mi pare di vedermi sotto una zanzariera, anelante…

MONICA - Con chi?

GARRY - Non ha proprio fantasia, Monica. La sua è una mente prettamente prosaica. Immagino che dovrà riuscirle deprimente.

MONICA - Me la cavo.

GARRY - Quante ce ne sono ancora?

MONICA - Una ventina.

GARRY - Non ne posso più. Le rimetta nel «cestino delle cose amene» fino al mio ritorno.

MONICA - Mi pareva che or ora avesse qualche dubbio circa il suo ritorno.

GARRY - Beh, se sono morto non potrò certo rispondere alle lettere.

MONICA - Ce n’è un paio a cui morto o vivo dovrà rispondere.

GARRY - Mai un momento di pace… Nemmeno un’ora tranquilla per poter dare un addio ai miei libri e ai miei quadri… Sempre sgobbare, sgobbare…

MONICA - Non dica sciocchezze. Ha tutta la sera per dire addio ai suoi libri; ma prima dovrà dirmi che cosa debbo rispondere a quel seccatore di quel vecchio ammiraglio a Rugby.

GARRY - Che cosa fa a Rugby? Non è mica una base navale.

MONICA - È in pensione.

GARRY - Se proprio vuol saperlo, è tutto per il meglio. E che cosa vuole?

MONICA - (scorrendo la lettera) Pare che lei abbia conosciuto suo figlio ad un ballo a Edimburgo, quando si trovava là in tournée, e gli abbia giurato che se lasciava la Marina gli avrebbe dato un lavoro in teatro.

GARRY - Mai detta una cosa simile.

MONICA - (cupa) Ma quello ha lasciato la Marina.

GARRY - Gli dia qualche lettera di presentazione per qualcuno, non stia con le mani in mano!

MONICA - Ma se non so niente di lui! Che tipo è?

GARRY - Un bellissimo ragazzo, se è quello che credo di ricordare. Le spalle larghe e robuste, la vita sottile come una vespa…

MONICA - Sa recitare?

GARRY - Come vuole che lo sappia? Non sia così sciocca.

MONICA - E se non è quello che crede di ricordare?

GARRY - Probabilmente sarà piccolo e tarchiato, del tutto senza gambe e coi denti sporgenti. Gli faccia lo stesso la lettera di presentazione.

MONICA - Bene. Ce n’è ancora una a cui bisogna rispondere. È di lady Sara Walsingham, la quale chiede molto cortesemente se vorrà farle il favore di distribuire i premi a un ballo benefico in costume che darà il 12 novembre. Ci saranno anche dei membri della famiglia reale.

GARRY - E perché non li distribuiscono loro, i premi?

MONICA - Per il semplice fatto che l’ha chiesto a lei, suppongo.

GARRY - Rifiutare gentilmente.

MONICA - Con che scusa? Non posso dire che non sarà a Londra, perché ci sarà. Ha scritto tanto tempo prima…

GARRY - Vecchia scocciatrice!

MONICA - Credo che dovrà davvero accettare: è stata tanto generosa con noi quando abbiamo dato quella matinée per la Casa di Riposo…

GARRY - Oh, è lei, ma è una carissima persona… Certo che ci andrò… Le dica che sarò felicissimo. (Fred entra dalla porta di servizio. È nuovamente vestito da sera)

FRED - Serve ancora il vassoio? Vorrei spicciarmi perché debbo uscire.

GARRY - Il bagaglio è tutto pronto?

FRED - Tutto, meno i pochi oggetti dell’ultimo momento; li ficchiamo in una valigia domattina.

GARRY - E stasera sarebbe il canto del cigno della povera Doris?

FRED - Che significa?:

GARRY - Niente, Fred… Non ha la minima importanza.

FRED - (prendendo il vassoio) Verrà domattina alla stazione a vederci partire… Non le dispiace, vero?

GARRY - Non vedo l’ora. (Fred esce col vassoio)

MONICA - (raccogliendo le lettere) Ora debbo andare a casa.

GARRY - Non mi lasci solo… Mi sento depresso.

MONICA - Pochi minuti fa strepitava per aver un po’ di pace. Sarò qui domattina presto.

GARRY - Vorrei che partisse con me. Mi sentirò assolutamente disorientato con qualche segretaria provvisoria africana, squallida e noiosa.

MONICA - Lisa viene alla stazione?

GARRY - (volgendosi altrove) No.

MONICA - Perché non va a trovarla?

GARRY - Lo sa benissimo. È ancora in collera. Non la vedo da una settimana.

MONICA - L’ha cercata?

GARRY - Si capisce! Le ho telefonato tre volte! Mi ha sempre risposto con cortesia e distacco, come se fossi un bimbo idiota.

MONICA - Vuole che mi ci provi io?

GARRY - No. Se vuole comportarsi come una istitutrice offesa coi geloni, faccia pure.

MONICA - Capisco il risentimento di Lisa, lei ha davvero esagerato un pochino la misura.

GARRY - Per carità non cominci anche lei!

MONICA - (con lieve sorriso) Vado a portare queste carte in ufficio. (Esce portando le lettere. Fred viene dalla porta di servizio. Ha il cappello)

FRED - Ha bisogno d’altro?

GARRY - No, Fred.

FRED - Un bel bordello qui dentro. Quanti ce ne siamo fatti?

GARRY - Non so; una sessantina direi.

FRED - Beh, tra tutti loro si son mandati giù abbastanza gin da far galleggiare la Queen Mary.

GARRY - Sarà meglio che mi chiami alle otto. Bisognerà uscire di casa alle dieci.

FRED - Benone.

GARRY - Buona notte, Fred. Divertiti.

FRED - Altrettanto a lei. Faccia il bravo. (Esce. Garry gira per la stanza vuotando i posacenere nel cestino della carta. Monica rientra. Ha messo il cappello e il soprabito)

MONICA - A proposito, le raccomando di stare attento, se suona il telefono. Rolando Maule non ha fatto che telefonare tutta la settimana.

GARRY - Stasera mi farebbe quasi piacere. Almeno potrebbe essere interessante dal punto di vista psicologico.

MONICA - Anche Rasputin lo sarebbe.

GARRY - Mi sento molto giù. Ritengo sia sempre così, prima di partire per un lungo viaggio.

MONICA - È colpa sua se è solo; ha rifiutato tutte le offerte di compagnia. Ha supplicato per avere qualche ora di solitudine, minacciando che si sarebbe buttato dalla finestra se non l’avessero lasciato tranquillo; assicurandosi che poi tutti noi avremmo pianto.

GARRY - Sono certo che voi ve ne infischiereste altamente.

MONICA - Via, via, ormai si sta facendo grande, sa. Col prossimo compleanno compirà i quarantadue. Pensi un po’!

GARRY - Quarantuno.

MONICA - (baciandolo) Buonanotte, caro. A domattina.

GARRY - L’invidio, Monica: è sempre calma, ed efficiente. Procede nella vita smuovendo le acque intorno a lei come una vecchia terribile nave da guerra.

MONICA - Grazie del complimento. Buonanotte.

GARRY - Buonanotte. (Monica esce. Garry continua a vuotare i portacenere. Il telefono squilla, Garry accorre) Pronto, pronto?… No, ha sbagliato. (Riattacca. La Erikson viene dalla porta di servizio. È in cappello e soprabito)

MISS ERIKSON - Vado, signor Essendine. Ha tutto ciò che le occorre?

GARRY - Francamente no, miss Erikson. Non ho nulla di ciò che mi occorra.

MISS ERIKSON - Oh, mi dispiace.

GARRY - E lei e ciascuno di noi ha quello di cui ha bisogno?

MISS ERIKSON - (con una risatina) Oh, signor Essendine, vedo che sta recitando! Per un momento mi aveva spaventata.

GARRY - Lei miss Erikson conduce una vita strana, le piace?

MISS ERIKSON - Sì, certo.

GARRY - Mi racconti, mi dica tutto dall’A alla z.

MISS ERIKSON - Le dispiace se «gratto» una sigaretta?

GARRY - Gratti quello che vuole, miss Erikson.

MISS ERIKSON - (ne prende parecchie) Fumo così tanto e ne rimango sempre sprovvista. Una cosa davvero ridicola.

GARRY - Per esempio, ora dove va?

MISS ERIKSON - Da una mia amica a Hammersmith. Una tedesca.

GARRY - Una spia?

MISS ERIKSON - Credo di sì; ma è molto buona.

GARRY - Fred mi ha detto che è anche una medium!

MISS ERIKSON - Sì. Sì. A volte cade in trance ed è una cosa stranissima. Rimane sul pavimento per delle ore e fa dei rumori.

GARRY - Che specie di rumori?

MISS ERIKSON - Sono variati. A volte canta con voce acuta come un uccellino, altre volte invece abbaia. E spesso sta molto male.

GARRY - Non mi stupisce affatto.

MISS ERIKSON - Ora debbo proprio andarmene.

GARRY - Grazie davvero, miss Erikson, è stato molto interessante.

MISS ERIKSON - Oh, non c’è di che… Buona notte.

GARRY - Buonanotte. (La Erikson esce. Garry si butta sul sofà con un libro e tenta di leggere. Poi getta via il libro e va al telefono. Fa un numero e aspetta. Evidentemente nessuno risponde. Gironzola per la stanza. Si sente suonare il campanello della porta. Sobbalza e va ad aprire. Si sente la sua voce che esclama «Dafne!» Dafne entra con una valigetta. È in abito da viaggio e cappello. Un po’ nervosa ma si vede che è fermamente decisa)

GARRY - (con apprensione) Dafne mia cara… È proprio gentile… venire a quest’ora per augurarmi buon viaggio!

DAFNE - (con voce un po’ forzata) Non è per augurarle buon viaggio che sono venuta.

GARRY - Come dice?

DAFNE - Vengo via con lei. Ho acquistato il biglietto oggi.

GARRY - Sarebbe a dire!

DAFNE - Sono scappata… Ho lasciato un biglietto per la zia… Finalmente ho capito… L’ho sentito dopo quella tremenda mattina, quando sono svenuta… Ora so che lei ha tanto bisogno di me quanto io ne ho di lei… No, la prego, non dica nulla… Ho riflettuto a lungo. So che sono molto più giovane di lei; ma posso aiutarla a prendermi cura di lei…

GARRY - Dafne, cara, ma questo è troppo assurdo. Deve tornar subito a casa.

DAFNE - (togliendosi il cappello) Sapevo che mi avrebbe detto così.

GARRY - Si rimetta il cappello, la prego, e non faccia la sciocca!

DAFNE - La conosco meglio di quel che crede. So quando recita e quando no. Ora sta recitando.

GARRY - Neanche per idea!

DAFNE - Recitava anche quando ha finto di essere arrabbiato, quando sono venuta per l’audizione. Ma quando mi ha detto addio con tanta dolcezza, allora non stava recitando. Si era tolto la maschera, non è così, non è così?

GARRY - Mi ascolti, mia cara bambina…

DAFNE - Dapprima mi sono vergognata, giovedì, di essere ricorsa al trucco di farle telefonare da mia zia; ma poi qui sono stata contenta…

GARRY - Ah, è stata contenta? È così?

DAFNE - (esultante) Contentissima! Forse è per questo che sono svenuta. Mi è improvvisamente balenata la verità.

GARRY - Quale verità?

DAFNE - Che lei era disperatamente solo, malgrado tutta la gente che ha attorno, malgrado tutti i suoi successi… Ho compreso il suo profondo desiderio di avere qualcuno che l’ami davvero, che le stia accanto… L’ho compreso quando ho visto quell’orribile prostituta uscire dalla stanza degli ospiti con quell’abito da sera di pessimo gusto.

GARRY - (con solennità agghiacciante) Non era una prostituta. Era la moglie di uno dei miei più cari amici!

DAFNE - No Garry… non può ingannarmi… lo so.

GARRY - Una volta per tutte Dafne, desidero dirle chiaro e tondo che non sto recitando. Parlo con la maggiore sincerità di cui sono capace, ordinandole di rimettersi il cappello, di prendere un taxi e di tornare dritta dritta da sua zia.

DAFNE - No… Non tema: non pretendo nulla. Non voglio che mi sposi. Non credo che il vero amore debba subire i legami imposti dalla Chiesa o dalla legge. Vengo con lei e basta. In banca ho denaro più che sufficiente e il direttore mi ha detto che avrebbe telegrafato a Johannesburg perché mi aprano un conto corrente. Le sarò accanto quando avrà bisogno di me, quando si sentirà stanco e solo e proverà il desiderio che qualcuno la circondi con le sue braccia. Non la vedrò neppure, sul piroscafo, se così vorrà. D’altronde, non sono una buona navigatrice. (Suonano alla porta)

GARRY - È il campanello della porta.

DAFNE - Chi sarà?

GARRY - Che ne so. Sarà meglio che vada nella stanza degli ospiti.

DAFNE - No, Garry, la prego, non nella stanza degli ospiti!

GARRY - Beh, allora vada nell’ufficio, ma svelta!

DAFNE - Se ne liberi presto, chiunque sia! Me lo prometta.

GARRY - Ecco il suo cappello… non discuta. (La spinge nell’ufficio e va ad aprire. Le battute seguenti si sentono di dentro)

ROLANDO - Mi perdoni, ma ho bisogno di vederla.

GARRY - Mi dispiace, ma sto per andare a letto.

ROLANDO - Temo che debba insistere. È questione di vita o di morte.

GARRY - È una cosa davvero insopportabile… (Rolando entra seguito da Garry) Che diamine vuole, penetrando così di forza in casa mia?

ROLANDO - Ha ragione… gridi… gridi… È magnifico quando è in collera!

GARRY - Voglio dirle una cosa, giovanotto… che sta delirando come un pazzo forsennato: ecco tutto. Bisognerebbe rinchiuderla. Metterle la camicia di forza.

ROLANDO - Niente affatto. Il pazzo è lei.

GARRY - Mi fa il piacere di uscire immediatamente da questa casa?

ROLANDO - Non posso assolutamente… mi sono bruciato i vascelli alle spalle.

GARRY - Bruciato che?

ROLANDO - (semplice) I miei vascelli.

GARRY - Ma che va dicendo?

ROLANDO - Ho mentito or ora dicendole che era questione di vita o di morte. La cosa non è così grave ma è molto, molto seria… per me, almeno; e forse per entrambi.

GARRY - Se non sarà uscito prima che io abbia contato fino a dieci, telefonerò alla polizia.

ROLANDO - Non glielo lascerò fare. Sono molto forte. Posso sollevare i più grossi pesi senza nessuna fatica.

GARRY - (cambiando tono) Senta signor Maule…

ROLANDO - Può chiamarmi Rolando.

GARRY - Va bene, Rolando. Le spiegherò la situazione con calma. È l’ultima sera che passo in Inghilterra ed ho una quantità di cose da fare…

ROLANDO - Mi ha appena detto che stava per andare a letto…

GARRY - Comunque sia, Rolando…

ROLANDO - (interrompendolo) So che mi crede pazzo e veramente non posso darle torto; ma le assicuro che non lo sono affatto. Ho soltanto un cervello eccezionale; un cervello che può renderle servigi inestimabili. Come le ho detto l’altro giorno, lei significa molto per me. Infatti lei fa parte di me.

GARRY - Molto lusingato, Rolando. Può esserne certo.

ROLANDO - Potrei avere un biscotto?

GARRY - Senza dubbio. Ne troverà in quel piatto; si serva.

ROLANDO - Grazie. (Prende un biscotto) Le prometto che me ne andrò quando avrò finito questo biscotto. Ho prenotato una stanza all’Hotel Grosvenor. Dopo tutto, non c’è valida ragione per cui non debba recitare la parte del pazzo, proprio come lei recita la parte del sano di mente; non le pare?

GARRY - Io non sto recitando.

ROLANDO - Lei recita sempre. È ben questa la cosa così affascinante e lei è talmente abituato che neppure se ne accorge! Anch’io recito sempre. Con lei ho recitato la parte del matto perché mi diverte vederle in volto la sua sorpresa. Volto cui sono assolutamente affezionato, qualsiasi stato d’animo rifletta.

GARRY - Che ne direbbe allora di recitare la parte di chi se ne va via di qui, il diavolo se lo porti?

ROLANDO - (ridendo a crepapelle) Idea meravigliosa.

GARRY - Senta, cos’è che vuole esattamente? Glielo chiedo sul serio.

ROLANDO - Stare con lei. È per questo motivo che vengo in Africa!

GARRY - Per questo motivo, cosa?

ROLANDO - Oggi ho comprato il biglietto: terza classe, ma meglio che niente. Ho piantato i miei studi e abbandonato Uckfield per sempre. Perciò sono un po’ eccitato stasera. Ma non deve temere che le dia fastidio o pretenda qualcosa da lei.

GARRY - Vuole dire che non si aspetta che io la sposi? (Suona il campanello della porta) C’è qualcuno. Vuole andarsene adesso, da bravo? Mi ha promesso di farlo appena finito il biscotto.

ROLANDO - (con assoluta sincerità) La prego, non mi mandi via. Non mi mandi via! Lei è una persona troppo grande per essere ingeneroso. Mi lasci stare con lei, la supplico. Posso proteggerla da un’infinità di cose di cui non sa nulla.

GARRY - Per esempio?

ROLANDO - Lei stesso… tutte le sue pericolose vibrazioni… è circondato da insidie: ogni passo che compie è irto di pericoli; ma ha la testa fra le nuvole e non può accorgersene… (Il campanello suona di nuovo)

GARRY - È molto gentile da parte sua interessarsi tanto di me, Rolando, ma se le sto così tanto a cuore farà quel che le chiedo e tornerà subito a Uckfield.

ROLANDO - Non tornerò mai a Uckfietd. D’altronde l’ultimo treno è già partito, ormai.

GARRY - Allora vada all’Hotel Grosvenor.

ROLANDO - Non le permetto di mandarmi via; se lo fa, lo rimpiangerà tutta la vita. Ne ho una profonda convinzione che nulla al mondo potrà scuotere… (Improvvisamente Rolando si precipita nella stanza degli ospiti. Sbatte la porta con impeto e la chiude a chiave. Garry vi batte sopra il pugno disperato. Il campanello suona con insistenza)

GARRY - Esca immediatamente da quella stanza! Signor Maule… Rolando! Esca subito! Subito!… Oh, Dio! (Va in anticamera per aprire. Dopo un momento entra Giovanna con una valigetta e un portagioielli. Depone le due cose tranquillamente e guarda Garry con un sorriso)

GIOVANNA - Salve, tesoro.

GARRY - Che vuol dire questo, Giovanna?

GIOVANNA - Non lo sai?

GARRY - Sì, lo so. Vieni in Africa con me. Hai oggi stesso acquistato il biglietto. Non pretenderai nulla da me e non sei una buona navigatrice.

GIOVANNA - Sono un’ottima navigatrice. (Garry va al telefono e forma un numero) Che fai?

GARRY - Chiamo Enrico. (Al telefono) Pronto… pronto… Oh, le chiedo mille, centomila scuse: ho sbagliato numero! (Riattacca)

GIOVANNA - È inutile, non è in casa.

GARRY - (con un sorriso tetro) Ora non importa.

GIOVANNA - Tesoro! Sotto questo tuo contegno alquanto rigido e freddo, nel più profondo del tuo animo non sei un pochino contento di vedermi?

GARRY - Felicissimo! Almeno in questo modo tutto si sistemerà una buona volta e per sempre.

GIOVANNA - È quel che ho pensato anch’io.

GARRY - Quando sei arrivata da Parigi?

GIOVANNA - Nel pomeriggio di oggi. Non hai avuto il telegramma col quale ti auguravo buon viaggio?

GARRY - Sì, me lo ha letto Monica.

GIOVANNA - Era quanto intendevo.

GARRY - M’era parso di capire che ti saresti fermata a Parigi per un mese.

GIOVANNA - Non era affatto così, tesoro; sapevi benissimo che non vi sarei rimasta. Debbo dirti che nei primi giorni ho cercato di scacciarti dalla mia mente. Me la prendevo con te, ti dicevo le cose più atroci che non eri lì a sentire, ma poi mi sono ricordata…

GARRY - Ricordata di che?

GIOVANNA - Mi sono ricordata di quel che hai detto l’altra sera! Mi hai detto: «Non importa quel che ne seguirà, quali circostanze combatteranno contro di noi; quali lacrime saranno versate! Questo è un incanto, il più meraviglioso incanto che io abbia mai conosciuto!».

GARRY - È una battuta del secondo atto di “L’amore è tanto semplice”!

GIOVANNA - (sorridendo) Sì, l’ho riconosciuta. Ho visto la commedia parecchie volte, sai.

GARRY - E allora perché ci hai creduto?

GIOVANNA - Non è che ci abbia creduto. Ma il fatto che tu la dicessi è stata per me la prova di qualcosa: la prova che emotivamente non sei più sincero di quanto lo sia io; che non hai più né il bisogno né il desiderio delle pene d’amore, ma sei perfettamente disposto ad accontentarti di ciò che di spassoso l’amore può dare. È un punto di vista da persona adulta; e vi faccio tanto di cappello. Sono pienamente d’accordo con te.

GARRY - Questa è a tutt’oggi la dichiarazione più immorale che io abbia udita in vita mia!

GIOVANNA - Però è vera, no?

GARRY - No, non lo è affatto.

GIOVANNA - È inutile essere suscettibile, tesoro mio.

GARRY - Ma come osi Giovanna? Sono donne come te che minano l’intera integrità della civilizzazione!

GIOVANNA - E questo da che commedia viene?

GARRY - Da nessuna.

GIOVANNA - Come ti ho detto l’altra sera, ti ho sempre desiderato. Ho sempre sentito istintivamente che eravamo fatti l’uno per l’altra. Se ci fossimo conosciuti parecchi anni fa non sarebbe funzionato: legati e imprigionati saremmo stati assolutamente infelici. Ora ci siamo incontrati nel momento giusto. Tu hai bisogno di me. La gente che hai attorno non ti basta più. Ed io ho bisogno di te. Sei il primo uomo che ho conosciuto, che sia pane per i miei denti. Non posso garantire che dal punto di vista domestico saremo felici insieme, ma certo passeremo molte ore piacevoli!

GARRY - Piuttosto l’inferno!

GIOVANNA - Avevi perfettamente ragione poco fa quando, con mirabile chiaroveggenza, hai detto che venivo in Africa con te. Proprio così. Ho fissato la cabina nuziale: non era rimasto altro. In aggiunta ho scritto un biglietto a Enrico per dirgli tutto. Sta pranzando con Maurizio all’Atheneum. Potranno leggerlo insieme. (Il campanello della porta suona) Chi è adesso?

GARRY - Con un po’ di fortuna è il Lord Ciambellano. (Corre in anticamera. Giovanna si toglie il cappello e si ravvia i capelli davanti allo specchio. Lisa entra rapidamente seguita da Garry. Non lascia palesare sorpresa alcuna nello scorgere Giovanna)

LISA - Salve Giovanna.

GIOVANNA - Buonasera, Lisa cara. Che bella che sei!

LISA - Grazie davvero. Faccio del mio meglio.

GIOVANNA - Credo che sia leale dirtelo. Domani salpo con Garry.

LISA - Oh, che divertente! Salpo pure io.

GARRY - Come?

LISA - L’ho deciso oggi pomeriggio.

GARRY - È certo un gran giorno per la Compagnia di Navigazione!

LISA - Ho mandato Margherita a Southampton stasera, col mio bagaglio.

GARRY - Viene anche Margherita?

LISA - Certo. Non potrei muovermi senza di lei.

GIOVANNA - (si domina perfettamente, ma è evidentemente irritata) Se posso dirlo Lisa, mi sembra piuttosto sciocco da parte tua.

LISA - Non vedo perché. Sarà delizioso. Potremo mangiare alla stessa tavola e fare insieme il nostro addestramento di vita a bordo!

GARRY - Giovanna ha scritto un biglietto ad Enrico e Maurizio spiegando tutto.

LISA - Benissimo, così può darsi che vengano anche loro.

GARRY - Vorrei approfittare dell’occasione per dire che vorrei tanto essere morto.

LISA - Sciocchezze tesoro. Ti divertirai moltissimo in viaggio. Non avrai un attimo di noia.

GIOVANNA - Ti credi molto abile, non è vero Lisa?

LISA - Ho imparato a una scuola abbastanza dura.

GIOVANNA - Per conto mio, credo che tu stia commettendo il più grande errore della tua vita. È sempre insensato non avere il coraggio di ammettere la propria sconfitta.

LISA - Sei troppo arrogante, Giovanna; e, per una donna della tua esperienza, un pochino ottusa. Sembri immaginarti che io voglia competere con te. Ti assicuro che non ci penso neppure. È molto importante per noi tutti che questa tournée di Garry in Africa abbia successo. Ovviamente non c’è modo di impedirti di venire, se lo desideri; ma è meglio che ti renda conto, prima che sia troppo tardi, che dal punto di vista sociale e pubblicitario, tu sarai lì come mia amica. (Suona il campanello della porta)

GARRY - Indovinate chi è?

GIOVANNA - La riunione di tutta la tribù!

LISA - Vado io, Garry. (In fretta in anticamera)

GIOVANNA - (maligna) Forse, dopo tutto, mi sono sbagliata su di te. Hai meno fegato di un coniglio!

GARRY - Ne sono ben contento. Sarebbe assolutamente inadeguato. (Entrano Enrico e Maurizio seguiti da Lisa. I due sono furibondi)

ENRICO - È vero? Non voglio sapere altro. È vero?

MAURIZIO - (leggermente brillo) Falso amico! Falso amico.

GARRY - Via, via Maurizio: non sei all’Atheneum, adesso.

ENRICO - È inutile fare il disinvolto. È una situazione miserevole e disgustosa e lo sai benissimo.

MAURIZIO - È una pugnalata alla schiena; ecco cos’è, una bassa pugnalata alla schiena!

GARRY - Non troppo in basso, spero.

ENRICO - Ho avuto un biglietto da Giovanna. Credo che tu ne sia al corrente.

GIOVANNA - Sì, è al corrente. Gliel’ho detto or ora.

ENRICO - Ed è vero quello che dice?

GARRY - Come vuoi che lo sappia se non l’ho letto?

ENRICO - Non tergiversare. Dice che siete stati amanti e che domani partite insieme. È vero?

GIOVANNA - Verissimo.

ENRICO - (senza badarle) Rispondimi Garry?

GARRY - (pericolosamente) Ti dirò quello che è vero e quello che non è vero; e puoi smetterla di saltare su e giù come una palla di gomma e cominciare ad ascoltarmi…

LISA - (avvisandolo) Sii prudente, Garry.

GARRY - Prudente! Lo sono stato anche un tantino troppo con tutti voi, per tanti anni.

ENRICO - Non hai ancora risposto alla mia domanda. Voglio sentirlo dalla tua bocca, prima di prendere una decisione.

GARRY - Una decisione, questa sì! E che potresti fare?

ENRICO - Sei o non sei stato l’amante di Giovanna?

GARRY - Sì.

MAURIZIO - Mascalzone!

GARRY - (a Giovanna) Sei venuta qui l’altra sera assolutamente decisa a spuntarla; non è vero? E sei stata abbastanza plausibile e superficialmente allettante da riuscirci. Certo hai destato abilmente la mia curiosità; ma ci vuole ben altro per toccarmi il cuore o l’animo!

MAURIZIO - (violento) Tu non hai né cuore né animo! In te non c’è nessun istinto decente. Sei moralmente instabile e falso, da capo a piedi!

GARRY - (fuori di sé) Per amor di Dio, smettila con la teatralità!

LISA - (piombando sul sofà) Dio mio!

GARRY - Anzitutto, Enrico, non avresti mai dovuto sposare Giovanna, ti ho sempre detto che era un grave sbaglio.

ENRICO - (furioso) Hai la spudorata impertinenza di startene lì, dopo aver sedotto mia moglie e…

GARRY - Senti Enrico: mi pare che sia tempo di venire al sodo. Non ho sedotto tua moglie e tu lo sai. Bene. Stai assumendo un atteggiamento di grande superiorità riguardo all’intera faccenda; ma sono convinto che se consideri la cosa onestamente per un istante, scoprirai di non esserne minimamente preoccupato. A preoccuparsene è Maurizio. Per il momento.

ENRICO - Maurizio? Che vuoi dire?

LISA - Oh, Garry, questo è vergognoso!

GARRY - Vergognoso un accidenti! Sono più che disgustato di tutta questa gente che non fa che mentire, ordire intrighi e recitare ovunque si trovi!

GIOVANNA - Va bene, Garry: hai vinto. Non avrei mai creduto che si potesse scendere così in basso.

GARRY - (accendendo una sigaretta) Storie!

ENRICO - Che hai voluto dire a proposito di Maurizio? Rispondimi.

GARRY - Che Maurizio e Giovanna te l’hanno fatta sotto il naso, con la loro relazioncella mancata che dura da mesi.

MAURIZIO - Non ti rivolgerò mai più la parola finché vivo.

GARRY - Beh, potremo fare due piacevoli chiacchiere nell’al di’ là.

ENRICO - Maurizio… Giovanna… È vero?

GARRY - Ma sì che è vero. È durato un po’ meno della tua piuttosto squallida faccenda con Elvira Radcliffe, che si trascinava a singhiozzi ormai da un anno.

GIOVANNA - Enrico!

GARRY - Non fingere di non saperlo, Giovanna. Ne eri contentissima. Ti ha dato libertà di movimento.

ENRICO - Te lo avevo confidato sotto il suggello del segreto. Come puoi essere tanto abietto da tradirlo!

GARRY - Non ne posso più d’esser rimpinzato delle confidenze di tutti. Ne sono pieno fino alla nausea. Tutti quanti venite a versare nel mio seno lacrime, sentimenti, finché ne ho la testa piena. Vi comportate male quanto me; e a volte assai peggio. Credete tutti nei vostri lacrimosi postumi d’amore, mentre io almeno ho il garbo di prendere i miei con leggerezza. Voi vi ci guazzate e io rido perché ritengo e sempre ho ritenuto che si dicano troppe sciocchezze sul sesso. A te Maurizio piace prendere sul serio i tuoi meschini vincoli affettivi. Ti piace soffrire e sprofondarti in orge di gelosia e torturare te stesso e gli altri. È il tuo modo di divertirti. La tecnica di Enrico è un pochino diversa: lui predilige la combinazione domestica. Perciò si è stancato così presto di Giovanna. Comunque si accorda perfettamente con la povera Elvira, la quale non è mai stata così bene da quando ha lasciato Roedean! Giovanna è ancora diversa. Dedica gran parte del tempo al sesso, ma non proprio per qualche piacere connessovi, bensì come mezzo a un fine. È una collezionista. Una invadente filibustiera piacevole e senza scrupoli. Io, personalmente, non appartengo ad alcuna di queste categorie. Secondo me si sopravvaluta di gran lunga l’intera faccenda. Io ne godo per quel che ne vale e intendo assolutamente continuare così fìnché ce n’è qualcuna cui interessi; e quando sarà giunto il momento in cui non interesserà più a nessuna, sarò perfettamente contento di sistemarmi con una mela e un buon libro.

MAURIZIO - Caspita!

ENRICO - Non ho mai sentito sofisticherie più arroganti e sfrontate! Queste hanno la palma!

MAURIZIO - E hai il coraggio di portarti a uno stato di indignazione morale nei nostri riguardi, quando tutti sappiamo…

GARRY - Non ho fatto altro che difendere il mio diritto a dire la verità, una volta tanto.

ENRICO - Verità! Neanche la vedessi, riconosceresti la verità. Passi la vita in continui atteggiamenti e pose e a darti delle arie.

GARRY - Mi piacerebbe sapere dove saremmo tutti quanti se non facessi così! Sono un artista, no? Mi si potrà concedete qualche piccola licenza!

MAURIZIO - Per quel che mi riguarda, ne è scaduto il tempo.

LISA - Per carità, finitela di gridare tutti quanti! Farete crollare il soffitto!

GIOVANNA - (alzandosi) Trovo questa stupida commedia disgustosa. Me ne vado.

ENRICO - (furente a Garry) E ti prego di non ricominciare la solita filastrocca: che nessuno di noi sarebbe capace di vivere e di respirare se non fosse per il tuo glorioso talento.

GARRY - Come osi alludere al mio talento con quel ripugnante tono sarcastico, serpentello ingrato che non sei altro!

MAURIZIO - Ad ogni modo, se non fosse stato per noi che te lo abbiamo impedito, a quest’ora gireresti in provincia!

GARRY - E che c’è da dire contro la provincia? Molte volte si è dimostrata assai più intelligente di Londra!

ENRICO - Bada! Potrebbe sentirti qualcuno.

GARRY - A momenti direte che è merito vostro se sono l’idolo del pubblico da vent’anni!

MAURIZIO - Non sei l’idolo del pubblico. Vengono a sentirti per la commedia e la parte; e bisogna che la interpreti a dovere. Ricordati quel che ti è successo quando abbiamo messo su “Pietà per i ciechi”!

GARRY - Ne ho dato un’interpretazione magnifica.

MAURIZIO - Sì, per dieci giorni.

ENRICO - Se non fosse stato per noi avresti dato Peer Gynt.

GARRY - Se sento solo nominare un’altra volta Peer Gynt in questa casa, giuro a Dio che lo metterò in scena nel teatro più popolare che abbiamo.

ENRICO - Non con i miei quattrini, però!

GARRY - Me ne infischio dei tuoi quattrini! Credi che abbia bisogno del tuo miserabile denaro per metter su una commedia? Ci sono migliaia di vecchi signori accorti che sarebbero ben contenti di appoggiarmi in qualsiasi cosa decidessi di fare.

ENRICO - Credo che dipenda piuttosto dal fatto se quelli sono sposati o no.

GARRY - Ah, ricominciamo?

ENRICO - Non ricominciamo affatto. Questa scena è stata tra le più disgustose e umilianti; e se non fosse che Maurizio ed io abbiamo firmato stamattina il contratto per il Forum ci laveremmo le mani di tutto quanto ti riguarda per sempre!

GARRY - Voi che?

LISA - Per l’amor di Dio, Garry…

GIOVANNA - (forte) Me ne vado. Avete tutti sentito? Me ne vado… definitivamente.

LISA - Prendi la mia macchina; è davanti casa.

GIOVANNA - (andando da Garry) È stata una gran bella serata in cui uscir fuori con la verità. Vorrei solo aggiungere il mio piccolo contributo al trattenimento. prima di andarmene. Signor Essendine, ritengo che lei sia non solo un egoista prepotente e affettato, ma anche la canaglia più matricolata che io abbia mai avuto la disgrazia d’incontrare. E in tutta sincerità spero di non rivederla mai più finche vivo. (Gli dà un ceffone sonoro e se ne va)

GARRY - (senza badarvi, ad Enrico) Vorresti dirmi che hai firmato il contratto per quel teatro, quando ti avevo detto esplicitamente che nessun potere in terra mi avrebbe indotto a recitare su quelle scene?

MAURIZIO - Stammi a sentire, Garry…

GARRY - Non voglio stare a sentire un bel niente. Non è né più ne meno che il più abietto dei tradimenti e sono profondamente, profondamente adirato.

ENRICO - Come ti dissi l’altro giorno, stanno riattando tutto il teatro, sostituendo con poltrone il vecchio spazio dell’orchestra, ottenendo così oltre cento posti. Oltre a questo, sono smaniosi di averti e hanno perfino acconsentito a installare la doccia nel tuo camerino…

GARRY - Me ne infischio anche se ci mettono una piscina e una stanza da palla a muro e un piano a coda. Non reciterò una commedia leggera francese in una sala che ha l’aspetto di una edizione gotica dello stadio di Wembley.

LISA - Non avrà un simile aspetto, tesoro, quando l’avranno tutta rimodernata. Ho visto i disegni; sono veramente molto belli.

GARRY - Così anche tu contro di me? Tutti, tutti contro di me!

MAURIZIO - Davvero, Garry, ti prometto…

GARRY - (con voce spezzata) Vattene… andatevene via tutti… non ce la faccio più. Devo prepararmi a quell’orribile viaggio per mare di domani e poi a quei lunghi mesi di tormentose sfacchinate in lungo e in largo su quello che è sempre stato definito da tutti il più sinistro dei continenti. Andatevene… vi prego, andatevene via tutti.

LISA - Andatevene voi due. Io rimango a calmarlo.

MAURIZIO - Questo sproloquio non ingannerebbe neanche uno sprovveduto. Sta perdendo grinta. Vieni, Enrico.

ENRICO - Peccato che demoliscano il Lyceum. (Esce con Maurizio)

GARRY - Berrei volentieri un sorso di qualcosa. Mi sento davvero sfinito.

LISA - (andando al tavolo delle bibite) Whisky o cognac?

GARRY - Cognac. È più eccitante.

LISA - Va bene.

GARRY - Vieni davvero in Africa con me?

LISA - Certamente. E non solo in Africa. Ritorno con te per sempre.

GARRY - Non voglio che tu ritorni con me. Sono felicissimo così.

LISA - Non si può fare diversamente. Ti conduci in un modo abominevole; ma se ci sarò io, le cose andranno un po’ meglio.

GARRY - Lisa, ti supplico di non ritornare con me. Non hai un po’ di sentimento, un po’ di cuore?

LISA - Penso al bene della ditta. A proposito: debbo lasciare, un biglietto per Monica nel suo ufficio. Per prima cosa deve telefonare alla mia banca, domattina.

GARRY - (ricordandosi) Nell’ufficio! Dio mio!

LISA - Che c’è?

GARRY - (in un rauco sussurro) Hai un divano in casa tua?

LISA - Sì, perché?

GARRY - Non sei tu che torni da me, cara! Sono io che torno da te! (con una pantomima elaborata indica prima l’ufficio poi la stanza degli ospiti. Lisa rimane un attimo perplessa. Poi comincia a ridere. Garry si sfila in fretta la vestaglia. Infila il soprabito e tutti e due se ne vanno in punta di piedi, mentre cala il sipario)

SIPARIO