L’altro amore

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L’ALTRO AMORE

Dialogo in un atto

di CARLO DE FLAVIIS

PERSONAGGI

EDDA

VITTORIO

LA SCENA                  - Il salottino di Edda, tutto ninnoli; buon gusto nei mobili di una raffinata eleganza. Fiori, molti fiori; un'aura di giovinezza lieta e di felicità gioiosa.

Edda                             - (siede presso un piccolo tavolo; ha sfogliato, di­stratta le pagine di un album; poi l'ha rinchiuse subito, nervosissima; s'alza, s'appressa alla porta di fondo; chiama:) Giulia... (pausa, chiama ancora:) Giulia...

Vittorio                         - (entra, resta sulla soglia, aggiustandosi la cra­vatta e sema giacca) Vuoi?

Edda                             - (nervosa) Ho detto: Giulia!

Vittorio                         - Fa lo stesso, vengo io.

Edda                             - (c. s.) Non ho chiamato mio marito!

Vittorio                         - (ridendo) Appunto; i mariti, vengono sempre, quando... non sono chiamati.

Edda                             - (ironica) Graziosissima!

Vittorio                         - (affettuoso) Via, piccola, non ti piace un servo che sia anche un po' tuo marito?

Edda                             - Né il servo, né il marito!

Vittorio                         - Sei terribile!

Edda                             - Ti proibisco questo motteggio insolente!

Vittorio                         - Ma... cos'hai? ..

Edda                             - Giulia... (verso il fondo: chiamando).

Vittorio                         - Sei così rossa!

Edda                             - (c. s.) Giulia...

Vittorio                         - Non è in casa; l'ho mandata per una lettera ad un amico.

Edda                             - E mi fai chiamare tanto?

Vittorio                         - Perciò sono qui a farne le veci.

Edda                             - (sprezzante) Un servo in maniche di camicia?

Vittorio                         - Giusto, riparo subito. (Corre dentro, ritornan­do subito e indossando la giacca) Va bene così?

Edda                             - Pare che tu voglia pigliarmi in giro!

Vittorio                         - Pardon., una bella moglie, che si adora, si prende sempre pel... fianco... (vuol cingerle la vita).

Edda                             - (sfuggendogli) Lasciami.

Vittorio                         - Si ritorna all'antico?

Edda                             - Perché?

Vittorio                         - Un giorno, si era fidanzati, ricordi? ... Io... ti volevo baciare e tu fuggisti come ora, con lo stesso slancio, con gli stessi vezzi. Ah... cara Edda, certi ricor­di come mi fanno più felice ancora! (vuole appressarsi a lei).

Edda                             - (ponendo una sedia tra loro) Resta!

Vittorio                         - Cosa fai?

Edda                             - Ho detto: resta.

Vittorio                         - Ma io ti voglio baciare!

Edda                             - No!

Vittorio                         - Vado in collera se non smetti questo gioco!

Edda                             - Non gioco!

Vittorio                         - Come?

Edda                             - Ti dico sul serio: basta.

Vittorio                         - Basta... di che?

Edda                             - Di tutto....

Vittorio                         - Tutto?!

Edda                             - Sono stanca, annoiata, basta, basta ora!

Vittorio                         - (colpito) Vieni qua,.son fermo, non mi muovo, ma spiegami, perché io non ci capisco nulla...

Edda                             - Non ho nulla da spiegare!

Vittorio                         - Ma io ho tutto da sapere! .

Edda                             - Signore, questo tono a me non s'addice.

Vittorio                         - Signore?!

Edda                             - Vi considero ancora tale.

Vittorio                         - Grazie! (pausa; egli, fermo, segue i passi feb­brili di lei).

Edda                             - Ieri sera s'è divertito il signore?

Vittorio                         - Così così...

Edda                             - A teatro zero!

Vittorio                         - Zero?!

Edda                             - Vostra moglie vale bene quelle donne intonacate che avete contemplato tutta la sera come... come... un bue!

Vittorio                         - (ridendo) Gelosa!

Edda                             - È indecente!

Vittorio                         - Ma cosa vai pensando?

Edda                             - E vi siete ricordato di vostra moglie soltanto al momento di andar via.

Vittorio                         - Oh!

Edda                             - Ed ho dovuto indossare la pelliccia da sola.

Vittorio                         - Oh!

Edda                             - Senza che un sol dito vostro si sia ricordato del suo dovere.

Vittorio                         - (al dito) Smemorato!

Edda                             - Ho fatto ieri sera un paragone terribile!

Vittorio                         - Quale?

Edda                             - Ho pensato che nulla vale nella vita, perché tutto deve morire.

Vittorio                         - Che filosofia amara!

Edda                             - Mi son detto: tre mesi addietro costui ti avrebbe guardato negli occhi tutta la sera, ed ora invece dimen­tica quasi che tu gli sia accanto; si sarebbe dannato per mendicare da te un sorriso, ed ora invece sei tu che devi sforzarti a farlo sorridere. Ecco l'amore. Illusa, il­lusa! È un trastullo la vita, e noi siamo dei ragazzacci infingardi, insulsi, viziati! (pausa; ella vorrebbe dire ancora, ma è soffocala dalla sua esaltazione. Vittorio la fissa, sorpreso, immobile; ella continua:) Tutto ho ri­cordato. Un confronto pregno di amarezza, di verità troppo dolorosa. La tua premura di ieri e la tua indif­ferenza di oggi, le tue mille cure nel piacermi ed oggi invece i tuoi cento cavilli per farmi dispetto; il passato così luminoso, ed il presente così diverso, così arido, tanto tetro!

Vittorio                         - Ma come parli?

Edda                             - È la verità che ti getto in viso!

Vittorio                         - Bambinona!

Edda                             - Troppa amarezza avevo nell'anima; non ho potuto più tacere!

Vittorio                         - (serio) Che cosa ho fatto per addolorarti tan­to? Non vivo che per te; non godo che del tuo piacere, non soffro che del tuo dolore. Rimproveri? In che cosa ho mancato?

Edda                             - È questo il mio cruccio, non posso dirti qual'è il tuo peccato; non so dirti in parole che cosa mi fa sof­frire in te, nel tuo affetto, che sento, perché tu mi vuoi bene. Soffro, e non so dirti di che cosa; ecco la mia angoscia, che mi tormenta sempre senza risparmio e senza tregua.

Vittorio                         - (pensoso) Come parli strana!

Edda                             - Ogni tuo gesto, ogni tuo sguardo mi dà cento sus­sulti e poi mille amarezze, mille spasimi. Io ti seguo, ti scruto nell'anima con ansia febbrile. E non trovo quel­lo che voglio e sento un vuoto che mi sgomenta. È tanto diversa la realtà dal sogno, ecco l'incubo; ora te l'ho detto e tu non sai smentirmi.

Vittorio                         - (c. s.) Ma non ti comprendo!

Edda                             - (fissandolo intensamente) Posso chiederti? Non mi burli se io ti domando...

Vittorio                         - Che cosa?...

Edda                             - ....Come.... Come mi amavi prima?

Vittorio                         - Prima?

Edda                             - La verità, te ne supplico, la verità devi dirmi!

Vittorio                         - Quale?

Edda                             - Sono la stessa per te sempre come prima?Guardami, non mentire.

Vittorio                         - (c. s.) Perché dovrei mentire?

Edda                             - Chi ami di più... tua moglie o... l'altra?

Vittorio                         - L'altra?!!

Edda                             - Fidanzata mi amavi così come ora?

Vittorio                         - Ma certo!

Edda                             - Bugiardo!

Vittorio                         - Che dici?

Edda                             - Hai mentito!

Vittorio                         - Ti giuro!

Edda                             - Volevo la verità dalle tue labbra!

Vittorio                         - È questa!

Edda                             - No!

Vittorio                         - Chi lo dice?

Edda                             - Io!

Vittorio                         - Provami!

Edda                             - Vuoi?

Vittorio                         - Attendo!... (pausa).

Edda                             - (febbrilmente ha aperto un piccolo mobile di le­gno, vi ha preso un fascio di fiori appassiti, li stringe convulsa, nella mano che trema) Guarda!

Vittorio                         - Ebbene?

Edda                             - Quello che m'inviasti il giorno delle nozze; tutti i giorni, quando si era fidanzati, m'inviavi un fascio di rose, perché io le amavo con follia. Queste furono le ul­time; dopo... mai...

Vittorio                         - Che cosa fai?

Edda                             - (è andata di nuovo verso il mobile) Ancora, ecco i nastri, i piccoli nastri che tutti i giorni portavi: erauna mania di fanciuìlona, io li raccoglievo insieme e provavo "tanta gioia quando potevo aggiungere ad essi un nuovo colore. Tu non dimenticavi nessun giorno di soddisfare questa mia fanciullaggine bizzarra. Dopo...-mai (ritorna al mobile ).

Vittorio                         - Ma che cosa fai?

Edda                             - (c. s.) E le piccole buste azzurre, i foglietti color di rosa, i cento ninnoli... Tutto quello che amavo, e m'ha reso felice perché tu sapevi di farmi felice con queste piccole sorprese tanto gradite, ed io dovevo frenarmi per non saltarti al collo e coprirti di baci, tanti... tanti! .. Come ti amavo; come ti vedevo diverso, diverso, di­verso! ...

Vittorio                         - Lasciami dire...

Edda                             - E la musica?... Io ti vedevo impallidire quando le mie mani correvano, agili, sul piano, cullando, come in nenia festosa, il nostro sogno d'amore. Ricordi La Mattinata di Leoncavallo? Sempre, sempre volevi sen­tirla, tutti i giorni, altrimenti... burrasca!... Oggi non ricordi più che tua moglie sappia suonare.

Vittorio                         - Non è vero!

Edda                             - Ebbene, restii tra il piccolo mondo, che simboleggia ilio sogno vano. Ogni ninnolo, ogni pagina, ch'io al­lontano da me, in questo momento, è uno strappo d'illu­sione che va via. Prendi, prendi, distruggi, distruggia­mo insieme; così mi sento forte, così mi sento anch'io diversa! (ride nervosamente).

Vittorio                         - Lascia, te ne prego, un momento; voglio com­prenderti, voglio intenderti, Edda, te ne prego.

Emma                            - (cupa) È questo il male, tu non hai compreso!

Vittorio                       - E’giusto che mi difenda, perché non mi sento colpevole. Come ti amo, Edda! Tu non puoi pensarlo. E un altro amore.

Edda                             - Un affetto pietoso!

Vittorio                         - Non so trovare una sola parola che possa farti comprendere. Oggi sono tuo marito, capisci? Tu mia, mia!

Edda                             - La sicurezza ti dà il diritto di trascurarmi?

Vittorio                         - No, mi consente di amarti di un altro amore, min, tranquillo senza tormenti, mi consente di fissarti chi con felicità calma, beata, di epurare il nostro amore da certe puerilità morbose, che la serietà di marito non saprebbe accettare. È un altro amore quello che resta nella vita.

Edda                             - (assorta) E’ un solo amore.

Vittorio                         - Quello ch'io sento oggi per te!

Edda                             - E prima non mi amavi dunque?

Vittorio                         - Come in un prologo d'ebbrezza, che mi ripro­metteva una felicità radiosa.

Edda                             - Parole!

Vittorio                         - Oggi saprei farmi uccidere per salvarti un capello.

Edda                             - E prima?

Vittorio                         - Anche prima, ma al suono di cento cori, che avessero gridato al mondo il mio eroismo, e la tua mano bianca avrebbe dovuto .carezzare la mia fronte gelida.

Edda                             - Parole!

Vittorio                         - Oggi saprei perdermi nell'ombra per darti un attimo di luce; il mio sacrificio sarebbe più puro, ed il silenzio lo renderebbe più sacro!

Edda                             - È vano! Io voglio il « tuo cuore », quello che ap­presi a conoscere quando ci guardammo la prima volta negli occhi. Io voglio cullarmi in ciò che tu chiami pue­rilità morbose. È lì che si poggia, serena, la mia anima di donna; un'ebbrezza fatta di cento palpiti, di mille il­lusioni; in esse vive l'amore e palpita e freme. Non t'ho veduto più fremere come prima; non mi convinci, non lai mentire.

Vittorio                         - Allora non mi credi?

Edda                             - No!

Vittorio                         - Io non ti amo più?

Edda                             - Questo penso.

Vittorio                         - Io sono il marito che trascina teco una dura catena?

Edda                             - E si sforza d'amarmi per dovere, dopo avermi spo­sata per amore.

Vittorio                         - Bene!

Edda                             - Ed impone al suo cuore un « altro amore » che lo salva dal ridicolo e lo rende un marito prezioso.

Vittorio                         - Benone!

Edda                             - Allora anch'io!

Vittorio                         - Eh?

Edda                             - Adotto il tuo sistema!

Vittorio                         - Quale?

Edda                             - Mi foggio un altro amore!

Vittorio                         - Che dici?

Edda                             - La mia dignità di moglie non mi consente più certe puerilità morbose!

Vittorio                         - Edda!..

Edda                             - ... Chiamatemi « signora ».

Vittorio                         - Come?

Edda                             - Anch'io vi chiamerò « signore »!

Vittorio                         - Finiamola!

Edda                             - Appunto; pregherei il signore di lasciarmi libera; ho da regolare i conti per la sarta; e poi la modista passerà a mezzogiorno per provare il cappello... (si ap­pressa all'uscio) Giulia...

Vittorio                         - Inutile chiamare!

Edda                             - Se il signore torna tardi quest'oggi, io pranzerò sola; la mamma mi attende a casa.

Vittorio                         - Ti accompagno io.

Edda                             - Basta Giulia, anzi è di troppo.

Vittorio                         - Di troppo?

Edda                             - È necessario epurarci da certe puerilità morbose; da quest'oggi uscirò sola.

Vittorio                         - Ah no!

Edda                             - Chi lo vieta?

Vittorio                         - Io!

Edda                             - (ridendo) Saresti geloso?

Vittorio                         - Sì.

Edda                             - Minacci di tornare all'antico!

Vittorio                         - Finiamola!

Edda                             - Eppure l'altra sera, al ballo della duchessa Vanni, avete tollerato che il marchese Adami mi corteggiasse tutta la sera. Non avete creduto darvi peso. Ho notato un'indifferenza gelida; vi osservavo inquieta; ho spiato Con ansia un minimo moto che avesse potuto rivelarmi il vostro sdegno; niente! L'altro amore vi vietava di mostrarmi il vostro cruccio; perché di gelosia non ne provaste affatto! (pausa) Mi concedete dunque di accet­tare la corte dei miei adoratori?

Vittorio                         - Edda!

Edda                             - Cos'è?

Vittorio                         - È troppo quello che dici!

Edda                             - Sono convinta della tua massima. È così buffo mi­rare sempre negli occhi il proprio marito!

Vittorio                         - Sarebbe ridicola, ed offensiva per te, la mia gelosia per certi bellimbusti, che passano la vita a cor­teggiare signore!

Edda                             - Noi donne siamo strane; ci piace the i nostri ma­riti siano gelosi anche degli imbecilli. È una soddisfa­zione intima che ci fa bene. Guardiamo l'amore da un punto unico; questo sdoppiamento da noi non si com­prende. Ricordo una sera, al Parco dei fiori, si era fi­danzati allora, io risposi al saluto d'un uomo che mi aveva corteggiata:; tu ne facesti sorgere un duello, (ri­de) Come sarebbe buffo se l'altro amore consentisse di queste pazzie! (ride sempre, andando verso il fondo) Giulia... ma dove l'hai mandata?

Vittorio                         - (come chi abbia un'idea geniale, assumendo un'aria tragica) Dal marchese Adami! (o stento sa ce­lare la soddisfazione intima che la improvvisa trovata gli procura, assicurandogli un trionfo sicuro).

Edda                             - Da lui? (sorpresa).

Vittorio                         - (c. s.) Ti sorprende? (Pausa).

Edda                             - In quali rapporti sei con quel signore?...

Vittorio                         - (in tono enfatico anche nelle battute che se­guono) Mi batto domani con lui!

Edda                             - Che cosa dici?!

Vittorio                         - La lettera portatagli da Giulia lo previene del mio desiderio di schiaffeggiarlo.

Edda                             - (con stizza) Vittorio, non scherzare.

Vittorio                         - (tragico) Ah, credevi davvero che io fossi un gonzo?

Edda                             - (inquieta) Ma che dici?

Vittorio                         - E che sapessi sul serio tollerare le sdolcinature di quel mammalucco?

Edda                             - Vittorio!

Vittorio                         - Senza torcergli il collo, e schiaffeggiarlo come un vile!

Edda                             - (con spavento) Vittorio!

Vittorio                         - Mi hai fatto parlare coi tuoi rimproveri, non ho saputo più tacere!

Edda                             - (c. s.) No; non può essere!

Vittorio                         - Del resto sei forte, e mi ami, non è vero che mi ami sempre, piccola cattiva?

Edda                             - Non scherzare, Vittorio, non scherzare!

Vittorio                         - Se sapessi quello che ho sofferto; la mia gelo­sia era terribile; ho temuto di soffocarlo in tua pre­senza! ...

Edda                             - Che vuoi fare ora, che vuoi fare?

Vittorio                         - Ucciderlo!

Edda                             - No... no!...

Vittorio                         - O farmi uccidere; anche questo potrebbe darsi! ...

Edda                             - Tu mi fai impazzire!

Vittorio                         - Ti volevo risparmiare questa pena, e tu mi hai costretto a parlare!

Edda                             - Ma quell'uomo non ti ha offeso!

Vittorio                         - Lo difendi... lo ami forse?... Che donna sei dunque?...

Edda                             - Vittorio!

Vittorio                         - Per lui tremi?! Vado da lui!

Edda                             - Non voglio... non voglio! (si aggrappa a lui, quasi implorando).

Vittorio                         - (c. s.) Non capisci che poco fa mentivo per sfuggirti? Ecco l'amore; ecco come deve essere! E tu non hai saputo leggere a traverso la mia menzogna. Amore possente, unico, che mi tormenta e mi strazia! Vedi, ora, in questo momento, io sent,o tutta la folle angoscia di quella sera nel parco. È lo stesso tormento, lo stesso odio per chi ha osato implorare da te anche uno sguardo solo; la stessa febbre, lo stesso delirio.

Edda                             - Pazzie!

Vittorio                         - Ti amo!

Edda                             - Non voglio così!

Vittorio                         - Condanni il passato?

Edda                             - Guardo nel nostro sole di oggi.

Vittorio                         - È quello di ieri; la stessa luce che abbaglia e che strugge.

Edda                             - Oh Dio, è mostruoso quello che ho detto! Io invoco ora la tua menzogna di poc'anzi, io; è la nostra sal­vezza. Votiamoci a questa serenità tranquilla; senza ansie, senza angosce. Non andrai; io ti saprò trattenere, perché ora vedo, vedo!

Vittorio                         - Che cosa?

Edda                             - Nell'altro amore!

Vittorio                         - La mia menzogna pietosa?

Edda                             - La verità... eri sincero nella tua menzogna!

Vittorio                         - (frenandosi) Che dici?

Edda                             - Non saprei amarti più così, come sei ora, con questa fiamma di follia negli occhi accesi. Quanto cammino! Il passato si perde in una luce nuova; è quella che deve guidarci nella nuova vita, nel nuovo amore! (assorta).

(Si sente il suono di un campanello; ella ha un sussulto) Chi è?

Vittorio                         - Giulia! ... (Ella si precipita fuori, torna subito; ha una lettera fra le mani).

Vittorio                         - (celando il suo riso di trionfo) Dammi!

Edda                             - No, leggo io! (apre, legge in fretta, tremando): « Gentile amico, accetto per « groom » il piccolo Enrico, figliuolo della vostra domestica. Da questo istante e diventa anche il mio protetto. Vi abbraccio. Vostro Adami ». (pausa).

Edda                             - (colpita) Che dice? Cos'è questo?

Vittorio                         - (con una risata schietta, sonora) Accetta la sfida!

Edda                             - Quale, quale?

Vittorio                         - Il piccolo Enrico per « groom » in cambio di un colpo di spada.

Edda                             - (delusa) Allora?

Vittorio                         - (avvincendola in una stretta affettuosa) Ho pensato .che non avresti saputo amarmi più così, con questa fiamma di follia negli occhi accesi. Quanto cam­mino! Il passato si perde in una luce nuova...

Edda                             - (lo interrompe con un grido di rimpianto, di cru­cio e di felicità mal celata, staccandosi dalla stretta di luì). Vittorio?! ... (Una pausa brevissima, entrambi si fissano negli occhi).

Edda                             - (con lieve dispetto) Non ti batti?!

Vittorio                         - Mi sono battuto! ... (tende a lei le braccia con passione) Non è più bello batterci così... e morire in­sieme, così... stretti... stretti?....

Edda                             - (lo fissa silenziosa, come a leggergli nell'anima, ha compreso il gioco di lui ed un sorriso le appare sul volto, che vuol mantenersi severo, improntato a muto rimprovero. Poi si stacca da lui lievemente, siede al piano e suona le prime note della « Mattinata »).

Vittorio                         - (stringendola al cuore) Come... vuoi essere amata?

Edda                             - Così.... (ha un sussulto, un attimo di abbandono, si avvince a lui, vinta, cullala da un coro di baci e di carezze, in cui si perde e sì estingue il suo lieto grido di amore).

FINE