L’America

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L’America

di

Marco Andreoli




1 . Tre condannate



Prima condannata - Chi mi ha toccato?

Seconda condannata - La pazzia, Pazzamia!

Prima condannata - No!… Qualcuno mi ha toccato, vi dico…

Terza condannata - Un principe. Un sant’uomo che viene a metter fine ai tuoi dolori immani!

Seconda condannata - (ridendo) Certo, certo… Vediamo se viene Elia a liberarla!

Terza condannata - Cos’è? Ti fanno male le braccine?

Prima condannata - (cercandolo con lo sguardo) Colonnello! Siete voi, vero? Siete voi, Colonnello? Avete infilato la mano sotto la mia veste e vi siete andato a nascondere; e ora mi state guardando; e mentre mi guardate avete il dubbio che io vi abbia dimenticato… vero?

Terza condannata - Ma tu guarda! Neanche in punto di morte vuole smettere di insultarmi. E di insultare lui…

Seconda condannata - Dio lo preghi! Chissà dov’è sepolto adesso…

Prima condannata - (rabbiosa) Da nessuna parte è sepolto! Da nessuna parte!… Diomio:…Com’è sporca la voce delle scrofe…

Terza condannata - (sarcastica) Eh si! Però che vuoi farci? Le orecchie non puoi tappartele.

Seconda condannata - (contorcendosi; tentando di ruotare le braccia) Magari provando coi gomiti…


La seconda e la terza condannata ridono.


Prima condannata - E tacete allora! O dite perché parlate… Solo perché un ubriacone greco o un puttaniere slavo sono venuti a dirvi che cosa? Che Traipol è annegato nei mari della Polinesia dopo il naufragio di un transatlantico? Che è stato sbranato dai leoni di montagna mentre cercava il petrolio? O che l’hanno visto loro, coi loro occhi, precipitare dal palazzo nero dell’Onu? Tacete. Tacete. Fatelo per… per pudore, almeno.

Terza condannata - (stupita) Pudore?! E’ bello sentirti parlare di pudore… E quant’è emozionante guardarti recitare la parte finale… Non ce ne saranno altre; lo sai, no? Quelli che prenderai oggi, saranno gli ultimi applausi. Ma sei brava e Traipol, pace all’anima sua, non li potrà sentire… Parla, allora, declama, dì quello che vuoi, delira… Vedi? Io non ci riesco; lo lascio tutto a te questo palco a forma di patibolo.

Seconda condannata – (come ricordando) Però sembrava sincero quel greco…; un brav’uomo: ateniese studioso di archeologia, bel tipo. Disse che di Traipol si ricordava le mani, protese al cielo, prima che anche quelle venissero prese dall’acqua. (cambiando)“Fulmini e tuoni! E sott’acqua, in un vortice, chele di granchio e pinne di pesce! Non ce la faccio: Mi aggrappo a un remo spezzato, a un nome sul legno…: Sto andando giù, sto andando giù…”

Prima condannata - Era ubriaco.

Seconda condannata - Forse. Ma questo che vuol dire? Non vuol dire nulla.

Prima condannata - Non voglio convincerti: non me ne importa niente.

Seconda condannata - Certo; perché dovrebbe importarti?…(cercando un punto in platea) D’altronde potremmo convincerci che chi è ubriaco mente sempre e comunque. Dobbiamo metterci d’accordo: se il greco ha mentito, Traipol potrebbe esser vivo… Sì… Ma era ubriaco anche chi ci ha condannato a morte: allora saremmo noi libere e Traipol vivo… Che logica è questa? (fissando il punto)… Siete lì Colonnello? Traipol… “Sott’acqua, in un vortice, ventose di polpo e zampe di mollusco”… (dolcissima) Traipol… Sei lì, amore mio?…

Terza condannata - Ma che cos’è? Non avete vergogna? Siete inchiodate a un muro e cercate vivo il mio uomo morto… Se voi evitaste di fare rumore…; se voi evitaste di fare il suo nome… Mi faccio a pezzi, va bene? Mi faccio a pezzi prima che i vermi se la ridano… Ma se è già domani dobbiamo salutarci. Per vedere cosa c’è dopo, per vedere se addosso avremo sfumature di rosso o di bianco. Ma dovrò dirlo che vi odio… Sempre che me lo chiedano… Dovrò anche dire che è colpa vostra, però, se vi odio.

Prima condannata - Colpa mia?

Seconda condannata - Mia, forse?

Prima condannata - Faremo in tempo a chiederci scusa.

Terza condannata - (narrando da lontano) Traipol veniva a trovarmi ogni domenica; e ogni domenica io mi mettevo alla finestra e aspettavo che lui spuntasse all’orizzonte. Tardava sempre; colpa del treno, diceva… Tanto sapeva benissimo che io non mi sarei mossa di lì. E ogni volta mi sembrava che venisse da più lontano e che la strada, rossa di terra tra due gialli di grano, fosse più lunga. Corvi, sole nascosto, sprazzi di prato… Va bene, va bene: non cambia mai questa storia: “Storia di Traipol che mi viene a trovare”.

Seconda condannata - La prima cosa era una carezza; la seconda cosa era un bacio; la terza, il peso del suo corpo; la quarta ero io che restavo da sola.

Terza condannata - Ti hanno picchiata, rovesciata; ti hanno graffiato le braccia e tagliato i capelli. Domani mattina, all’alba ti ammazzano. E questa è proprio l’ultima delle cose.

Seconda condannata - Sempre che…

Terza condannata - Cosa?

Seconda condannata - (vagamente impaurita) No, dico tanto per dire…Si fa per parlare…

Terza condannata - (dura) Cosa?

Seconda condannata - Sempre che lui…Ecco… Magari non sia davvero vivo.

Terza condannata - (urlando rabbiosa) Ma sì, come no? Sììì! Sììì! (canzonandola, con odio) Vivo e vegeto, sano e salvo / Dalla guerra ritornò calvo./ Salvo e sano, vegeto e vivo / Per la guerra tornò cattivo…

Seconda condannata - (da lontano) Si vedeva il mulino da casa mia. E salici e canneti e campi di grano. Lui diceva sempre che avrebbe voluto viverci in quella casa; anche se d’inverno si gelava. Un giorno, quando gli aerei militari avevano già cominciato a volare sulle nostre campagne, lui mi chiese: “Hai paura?”; “No”, risposi; “E invece dovresti” fece lui. Mi prese la mano e se la strinse per tutto il giorno.

Prima condannata - (quasi piangendo) Oh Traipol! Se siete voi che di notte venite a toccarmi i capelli, e le spalle e i piedi -e siete voi se la mano che sento non l’ho sognata- abbiate pietà! Tiratemi giù da qui. Amatemi! Il filo spinato di questi vassalli penetra la carne dei miei polsi ad ogni respiro: ho il sangue pieno di ruggine! Tra poco, tra pochissimo, le mie di mani cadranno a terra; e cadendo toccheranno la ghiaia con un tonfo sordissimo. Io, Traipol, francamente non credo che sareste in grado di sopportarlo…

Seconda condannata - Ti ricordi, colonnello, della mia schiena? L’avorio? Te lo ricordi l’avorio?

Prima condannata - (sorridendo) Sui miei fianchi ci sono ancora le vostre dita; e ci sono ancora tra i capelli, le sento… E sulle vostre mani? Il mio collo c’è ancora? Il mio seno c’è ancora?

Seconda condannata - Se ci sei, dillo: “Ci sono”; e vieni qui, fulminante, scintillante; rapido come quando correvi coi campi, coi fiumi; e vieni sporco se sei sporco, vecchio se sei vecchio ma vivo, vivadio!, se vivo sei ancora! 

Prima condannata -Venite. E prima di parlare toccatemi il viso, riconoscetelo col tatto, ripassate sulle labbra, fatemi dire che non vi ho mai dimenticato.

Seconda condannata - Per queste mie gambe, dicevi, avreste combattuto la guerra da solo. Se tu uscissi fuori da quel cespuglio e mi portassi via, lontano… Con un po’ d’acqua la mia pelle tornerebbe giovane…

Prima condannata - (come altrove) Un po’ d’acqua… Non ho che sete, adesso…

Terza condannata - Io non devo dire più niente, vero? Non fosse altro che il nostro tempo è quasi scaduto. Anch’io ho sete; ma non credo che vorrà piovere. E qui c’è chi oltre ad invocare l’acqua, Colonnello, ha continuato ad invocare voi, per giorni; avete sentito? Non è bastato avervi saputo morto.

Prima condannata - Sarei uscita dalle righe?

Terza condannata - Io non devo dire più niente. So che siete morto e che non vi rivedrò mai più. E che non esiste nessuna possibilità che voi vi nascondiate là dietro. Ma il gioco di pensarvi è irresistibile. Tanto da far muovere i cespugli e le loro ombre. Lo so che siete morto. Ma so anche che siete voi a venirci a toccare di notte. 

Seconda condannata - Che dio ti benedica!

Terza condannata - E non ho le mani legate; e neanche loro, che fingono di sanguinare per l’ultima volta. Ma perché dovremmo fuggire? E da cosa? No. Noi vi stiamo aspettando, Colonnello. Lo sappiamo che verrete.

Prima condannata - Vi guarderò luccicare. Vi guarderò brillare.

Terza condannata - Verrai per me. Che ti ho aspettato nuda, sul letto, nuda come una campagna di notte.

Seconda condannata - E verrai per me. Che ho dato fuoco. E che ho lasciato che si spegnesse. 

Prima condannata - E verrai per me. Che inavvertitamente ti sono caduta a terra.

Terza condannata - (con provocazione)E se qualcuna di noi si prendesse la briga di andare a vedere cosa c’è davvero dietro a quel cespuglio…? (Restano immobili; lei sicura) Verrà per me… Verrà per me.


Buio.






2. Tre bambine



Le tre bambine sono sedute per terra. Sono “imbronciate”. In silenzio.


Seconda bambina - Ho fame.

Prima bambina - (zittendola) Schh!

Terza bambina - (c.s.) Schh!

Seconda bambina - Ma che ci posso fare se ho fame?

Prima bambina - (sottovoce) Tira la coda al cane!

Seconda bambina - Ho fame-ho fame-ho f…

Terza bambina - Zitta!

Prima bambina - Oh! Io gli schiaffi per colpa tua non voglio più prenderli, eh? Ha detto che non dobbiamo fiatare? Statti zitta, allora!


La seconda bambina comincia a piangere.


Terza bambina - Ecco. Hai visto? L’hai fatta piangere.

Prima bambina - Io? (Abbassa lo sguardo; poi le viene in mente qualcosa e si fruga nelle tasche; tira fuori, dalla tasca destra, due biscotti. Si avvicina alla seconda bambina come per far pace con lei) …Guarda: due biscotti al cioccolato… Ne vuoi mezzo?

Seconda bambina - (smette di piangere e si asciuga le lacrime) Uno.

Prima bambina - Uno intero?


La seconda bambina annuisce. La prima riflette guardandosi i biscotti.


Prima bambina - No.


La seconda bambina ricomincia a piangere.


Terza bambina - (autoritaria) Daglielo!

Prima bambina - (obbedendo imbronciata) Tieni…


La prima bambina si rimette in tasca il biscotto.


Terza bambina - E l’altro a me…

Prima bambina - (decisa) No!

Terza bambina - Allora forse “qualcuno” stasera andrà dal signor Traipol e gli dirà qualcosa” su una “certa persona”…


La prima bambina scoppia a piangere e obbedisce piangendo forte; poi smette; si gira e vede le altre che mangiano i suoi biscotti; ricomincia col pianto, ancora più forte.


Prima bambina - Ho fameeee!

Terza bambina - (mangiando) Se ti sente t’ammazza!

Seconda bambina - (c.s.) T’ammazza, mica no?


La prima bambina smette subito. Le altre finiscono di mangiare.


Seconda bambina - (alla terza) Giochiamo?

Terza bambina - Giochiamo.

Prima bambina - Anch’io.

Seconda bambina - (alla terza) La facciamo giocare?

Terza bambina - E che dobbiamo fare? Questa è capace di ricominciare daccapo…

Seconda bambina - (alla prima) Però stai sotto, eh?


Giocano a “Uno-due-tre Stella!”. Si posizionano: La prima bambina si appoggia con l’avambraccio alla parete; le altre due sono dietro di lei. Quando la prima bambina conta, le altre avanzano tentando di toccare la parete.


Prima bambina - Uno due tre Stella! (si volta; le osserva;ricomincia)… Uno due tre Stella! (c.s.) … uno due tre… (al “tre” la terza bambina tocca la parete)

Terza bambina - Ah! Ho vinto! (canticchiando) “Vinco sempre io / Vinco sempre io…”

Prima bambina - Uffa! Ma non c’è gusto! Non c’è gusto così…

Seconda bambina - Dai, rifacciamo!

Prima bambina - E a che serve? Tanto ti fai sempre fregare…

Terza bambina - Eh! No che non serve a niente. Tanto la tocco sempre prima io… l’America!


Silenzio totale. E’ stata detta la parola proibita.


Prima bambina - (sull’orlo del pianto) Io glielo dico…

Seconda bambina - (come un proverbio) “Chi fa la spia / non è figlio di Maria / non è figlio di Gesù / e quando muore va laggiù”.

Terza bambina - (alla prima, sfidandola) Glielo vuoi dire? Diglielo! Non ho mica paura di lui, io…Americamericamericam…

Prima bambina - (alla seconda, piagnucolando) Ma la senti?


La seconda si preme le mani alle orecchie, serra gli occhi e fa suoni strani con la bocca, come per non voler sentire. A intervalli regolari pronuncia una frase velocissima e meccanica.


Seconda bambina -…Problemisuoi… (suoni)… Problemisuoi… (suoni)… Problemisuoi…

Prima bambina - Ma il signor Traipol ha detto che quella parola non doveva più sentirla… E che la prossima volta ci avrebbe portato tutte e tre nel ripostiglio… (piagnucolando) Io non ci voglio andare nel ripostiglio!…

Terza bambina - Che stupida! Tanto se ti ci vuole portare, ti ci porta comunque.

Prima bambina - Ha detto che se facevo la brava…

Seconda bambina - Sì, stiamo zitte e buone; e stasera magari, col silenzio, gli viene sonno…


Stanno in silenzio.


Terza bambina - (esplodendo) America! America! Voglio scoprire l’America!

Prima bambina - (cambiando; parla, da adulta, ad un interlocutore in platea) …E’ che faceva freddo, Eccellenza… Traipol tornava verso le dieci-dieci e mezza… Quasi sempre moriva sul letto e risorgeva la mattina dopo… Come dice? Lo sa già? E cosa vuole da me, allora?… Quello che vedevamo non esce mica…; sta negli occhi, imprigionato… vorrebbe fuggire, sì… Ma come si fa?


La seconda e la terza bambina giocano a “Uno monta la luna” (una variazione della cavallina). Così “declamano” le formule del gioco e saltano una sulla schiena dell’altra; alternandosi.


Seconda bambina - “Uno monta la luna!” (e salta sulla terza)

Prima bambina - (ancora da adulta) Pezzo per pezzo…

Terza bambina - “Due monta il bue!” (e salta sulla seconda)

Prima bambina - Mi faccio a pezzi dentro…

Seconda bambina - “Tre, tre bacetti alla figlia del re!” (c.s.)

Prima bambina - Tutti i giorni e tutti i momenti…

Terza bambina - “Quattro, la raspa del gatto!” (c.s.)

Prima bambina - Essere a prova di proiettile…

Seconda bambina - “Cinque, la pecora nera!” (c.s.)

Prima bambina - Mettetemi in una forma e riscaldate i chiodi…

Terza bambina - “Sei, l’asinello verde!” (c.s.)

Prima bambina - Lo so che non fai apposta…

Seconda bambina - “Sette, la prima mitraglia!” (c.s.)

Prima bambina - Mi hanno scavato un orto tutto mio…

Terza bambina - “Otto, la seconda mitraglia!” (c.s.)

Prima bambina - E io potrei sfondare il soffitto…

Seconda bambina - “Nove, la terza mitraglia!“ (c.s.)

Prima bambina - Speriamo che le tue regole ti soffochino…

Terza bambina - “Dieci, il carrarmato!” (c.s.)

Prima bambina - Ci auguriamo che tu soffochi.


Le due bambine che hanno giocato si sdraiano per terra e ridono forte.


Prima bambina - (come una madre) State bene?

Seconda e terza bambina - Sì…Sì.

Seconda bambina - Sono una farfalla viola!

Terza bambina - Sono un palazzo alto-alto!

Prima bambina - Vi ho portato un regalo.

Terza bambina - Cosa? Cosa? Cosa?

Prima bambina - (tira fuori una bambola) Questa è per te… (la dà alla seconda; ne tira fuori un’altra) …E questa è per te… (la dà alla prima).

Seconda bambina - Come si chiamano?

Prima bambina - Dateglielo voi il nome.

Seconda bambina - Margherita!

Prima bambina - Bello. E la tua?

Terza bambina - Viola… o Rosetta… Rosetta!

Seconda bambina - (muovendo la bambola e cambiando appena la voce) Ciao Rosetta, io sono Margherita…

Terza bambina - (c.s.) Ciao Margherita, come stai?

Seconda bambina - Bene. Ho un po’ fame però.

Terza bambina - Ti preparo qualcosa?

Seconda bambina - No, grazie Rosetta: sono a cena dal conte stasera…

Terza bambina - Giochiamo, allora…

Seconda bambina - Va bene… Devi stare attenta a certe cose, però… Non devi mai scendere di sotto perché c’è il ripostiglio… E poi c’è una parola che non devi mai dire perché il Signor Traipol non vuole sentirla. Te la dico all’orecchio (avvicina la bocca della bambola all’orecchio dell’altra bambola)…

Terza bambina - Va bene.


La prima bambina tira fuori un’altra bambola. “Ridiventa” bambina.


Prima bambina - (dando anche lei voce alla bambola) Ciao, sono Gigliola.


Subito tutte e tre si fermano come se fossero state chiamate. La terza è di spalle, immobile, al centro della scena, con la bambola in mano.


Terza bambina - (tristissima) Sì. Arriviamo.

Seconda bambina - (c.s.) Scendiamo subito, eccoci.

Terza bambina - Anche se…

Seconda bambina - Sì, anche se…

Terza bambina - Avrei sonno.

Seconda bambina - Dormirei.

Terza bambina - La mattina farei colazione.

Seconda bambina - Giocherei.

Terza bambina - Guarderei la televisione.

Seconda bambina - Mangerei un gelato.

Terza bambina - (lentamente accasciandosi a terra) E avrei sonno.

Seconda bambina - (c.s.) E dormirei.

Terza bambina - (c.s.) E avrei sonno.

Seconda bambina - (c.s.) E dormirei.


La seconda e la terza sono sdraiate. Dormono.


Prima bambina - (come raccontando un sogno) Cammino nel parco. Trovo una palla. La prendo. La lancio su in aria. (fa il gesto) La lancio su in aria. Non torna più giù. (rimane col naso in su).


Buio.





3. Tre gestanti



Le gestanti si sono sedute. Si guardano e si studiano. Silenzio inquieto. Le tre sedie sono disposte lungo la linea del sipario e per ognuna di esse, a terra, in proscenio, c’è una busta bianca sigillata con della ceralacca. Ognuna delle donne guarda la sua busta e quelle delle altre. Ma nessuna ha il coraggio di alzarsi. Ansia.


Seconda gestante - (di scatto, disperatamente risoluta, rapidissima, va alla busta e la lacera; ne tira fuori un foglio piegato, lo spiega e lo legge tra sé; è felicissima: quasi non ci crede…) Maschio!


Le altre due sono sempre più nervose; continuano i giochi di sguardi.


Prima gestante - (c.s.; felicissima) Maschio!


La terza guarda la busta e le altre gestanti; quelle intanto si abbracciano, festeggiano e si complimentano a vicenda.


Terza gestante - (è terrorizzata ma cerca di non darlo a vedere; si alza lentamente dalla sedia e si dirige, tremando, verso la busta; fa tutto questo nella totale indifferenza delle altre due che continuano la festa; poi prende da terra la busta e comincia, pianissimo, ad aprirla; le altre tacciono, allora, e la guardano; lei tira fuori il foglio; lo legge; il silenzio ora è assoluto; una volta letto ripiega il foglio e lo rimette nella busta) E’ una bella giornata oggi, no?


Le due annuiscono tristi; quasi con senso di colpa.


Prima gestante - Dicono che si gelerà la prossima settimana…

Terza gestante - (finta felice) Bene. Allora bisogna proprio goderselo il sole, oggi. Esco. Non state in pensiero per me.

Seconda gestante - (timida) Ah. E… esci subito?

Terza gestante - Si, perché?

Seconda gestante - No, niente. Che so? Pensavo si potesse chiacchierare un po’ questo pomeriggio…

Terza gestante - (più dura) Ah sì? Vuoi chiacchierare? Vuoi fare conversazione? (sedendosi) E, sentiamo, avanti… qual è l’argomento di cui dovremmo parlare… Il tema che hai scelto per noi?

Seconda gestante - …Io non…

Terza gestante - (alzandosi e poi andando verso l’uscita) Vabbè, ci vediamo stasera, và.

Prima gestante - (quasi tra sé) Può finire male.

Terza gestante - Eh! Tutti i giorni possono finire male.

Prima gestante - Sì. Diciamo, allora, che questo ha più possibilità degli altri.

Terza gestante - Forse. (di nuovo finta felice) Ma guarda fuori… Insomma, oggi c’è un così bel sole che sarebbe un sacrilegio starsene chiuse in casa. Dico di più: Erano anni che non si vedeva una giornata del genere… Anni… Che non si vedeva… (pausa; le altre la guardano tristi)… (risoluta) Via, non ci metterò molto!

Seconda gestante - Su, stai un po’ con noi, ti prego.

Prima gestante - Sì. Puoi sempre uscire più tardi, dopotutto.

Seconda gestante - E poi guarda che nelle tue condizioni…

Prima gestante - Non è prudente, lo sai, dovresti riposarti.

Seconda gestante - Sdraiarti…

Prima gestante - …e rilassarti una volta tanto…

Seconda gestante - Stai un po’ con noi.

Prima gestante - Dai, aspetta ad uscire.

Seconda gestante - C’è tempo per dormire un po’.

Prima gestante - Non so, per prendere un caffè.

Seconda gestante - Per fare quei conti che…

Terza gestante - (urlando) Ohh! Ohh! Se aspetto ancora un po’ non lo becco più quel figlio di puttana! Non lo becco più! (quasi tra sé, risedendosi stanca) Diomio, vedi? Ho di nuovo le braccia bloccate. Mi sono incollata per bene, dappertutto. E le mie idee? Che fine hanno fatto? Non sono che grandi mazzi di fiori, senza gambo, pigiati nel vaso del cranio. La resina si è sempre mossa più in fretta di me. Dovrei dire: che vergogna, tesoro! E’ giusto, lo dico, io voglio vergognarmi, voglio infuocarmi di rossore e farmi una croce col senso legnoso di colpa. Ma voi seguitemi, però… Ché senza la vostra morfina non ce l’avrei fatta ad addormentarmi per sempre.

Prima gestante - (quasi recitando) “…Perché è vero, ho il fegato d’una colomba, senza il fiele che rende amara l’oppressione, o altrimenti da un pezzo avrei ingrassato con la carogna di quel cane tutti gli avvoltoi dell’aria…” (*)

Seconda gestante - (c.s.) “… Avrei osato! Osato Osato! Se solo avessi avuto aria, se solo l’avessi avuta da respirare. Ma, Buonsangue!, che apnea tranquilla è questa… Me lo ripeto ogni notte: non sto soffrendo troppo, non sto soffrendo troppo…”

Terza gestante - E vada così: che io ogni giorno accetti di vivere seduta. Entrando in ogni mio sbadiglio. Cibandomene. Il sonno, che sempre ruzzola giù dalle scale della stanchezza, è subito eroico, a dire il vero; la notte delle acacie aperte mi viene a truccare e mi fa pura. Pura? Incrollabile? Divina? I sogni di un’enorme ameba. Guardo come da dietro un vetro un uomo grassorosso che divora il suo pasto; e che divorandolo si sbrodola di sugo; e vedo quel sugo che si rapprende sulla sua barba; e allora penso che non dev’essere una brava persona. Odore di gas? Odore di gas? E tuttavia gli rispondo allegra che non sono mica un pollo, io; e lui “Beh, a dire il vero siete molto appetitosa, signorina…”; e io allegra “Vorreste mangiarmi?”; “Lo farò con molto gusto, signorina”, dice lui squagliato; io non rispondo, ma sono sempre allegra. Ecco… Una possibilità c’era; ma prima che il corpo mi si sformasse. Ma festeggio, in un cubo nerissimo, con voi due, l’elezione al Senato dell’onorevole Traipol che, con strepitosa maestria ha convinto le folle; allora ce ne andiamo, tutte e tre, a comprare un panettone e una bottiglia di spumante economico; e, quando la radio dà la notizia, brindiamo e ci abbracciamo. Non solo perché il sospetto di essere spiate ormai è invulnerabile, ma perché in fondo in fondo, siamo davvero liete, sottilmente felici che lui sia stato creduto. E’ di notte, intanto, che per strada muore un cane; e muore male. Lo sentiamo anche rantolare. Ma ormai non realizziamo più questi fatti…

Seconda gestante - (con un’altra voce; non necessariamente da bambina) Papà!

Terza gestante - Cosa c’è? Non hai sonno?

Seconda gestante - (c.s.) No. Dov’è papà?

Terza gestante - Non è tornato ancora. 

Seconda gestante - (c.s.) E c’è ancora il signor… Come si chiama?

Terza gestante - …Traipol…

Seconda gestante - (c.s.) E’ ancora qui, mamma?

Terza gestante - No. Se n’è andato da un pezzo…

Seconda gestante - (c.s.)Ho visto che eri stanca stanca e che papà aveva una faccia tonda come una palla.

Terza gestante - Era solo un brutto sogno… Ora dormi, piccola.

Seconda gestante - Buonanotte, mamma.

Terza gestante - Buonanotte, amore mio.

Seconda gestante - (c.s.) Mamma.

Terza gestante - Sì?

Seconda gestante - (c.s.) Cosa pensi adesso che ancora non sono nata?

Terza gestante - Penso…che ho la pancia piena di bolle di sapone.

Seconda gestante - (c.s.) Buonanotte, mamma.

Terza gestante - Buonanotte, amore mio.


Si siede. Silenzio. Le altre si guardano come chiedendosi che fare.


Seconda gestante - (alla prima) Che dici? Preparo qualcosa da mangiare?

Prima gestante - (alla terza) Beh! E’ ora di pranzo; tu che dici?


La terza non risponde.


Seconda gestante - (si alza, va verso la cucina; poi si ferma con un dubbio) Ma nelle olive cadute ci va la cannella?

Prima gestante - Sì, ci va, ci va…

Terza gestante - (quasi fosse una questione di principio; decisa, senza guardarle) Nelle olive cadute non ci va la cannella!

Prima e seconda gestante - (alzando le mani) Niente cannella!

Terza gestante - (cambio totale. Si alza. Sorriso e voce esagerati, “televisivi”; come nei programmi di cucina. E, dunque, come guardando in una telecamera) Modalità e ingredienti per tre persone. Recatevi in un uliveto e scegliete l’albero più isolato. Dategli un forte calcio carico di rabbia e di disperazione. Cadranno delle olive che voi raccoglierete con chiara e visibile espressione di dolore. Ora mettetele in una pentola arrugginita che avrete precedentemente colmato d’acqua; aspettate che affoghino. Perché l’operazione riesca al meglio dovrete evitare che risalgano a prendere fiato. Nel frattempo preparate un soffritto poco profumato. Morte le olive conditele angosciosamente col soffritto e guarnite il tutto con sale acido e prezzemolo stanchissimo. Evitare l’uso della cannella. (si risiede e torna “normale”)


Pausa. La seconda gestante si risiede.


Seconda gestante - Pasta al burro?

Prima gestante - Pasta al burro!


La seconda esce. Pausa.


Prima gestante - (si fruga nelle tasche; tira fuori una forchetta) La forchetta dice: “Io Infilzo e ferisco” (tira fuori un coltello) …Il coltello dice:” Io taglio e faccio che nulla sia più com’era” (tira fuori un tovagliolo) …Il tovagliolo dice: “Io elimino le prove”.


La prima gestante posa a terra gli oggetti come apparecchiando; poi al posto del piatto mette la busta bianca aperta precedentemente. Si alza e se ne va. La terza va a cambiarne la disposizione: il coltello al posto della forchetta e viceversa. Si risiede. 


Buio.

[* Shakespeare –“Amleto” – attoII, scenaII - (trad. Nemi d’Agostino – Garzanti 1995)]






4. Tre vecchie



La seconda e la terza vecchia, sedute ad un tavolo da cucina, stanno giocando a carte. Ad ogni carta corrisponde un proverbio. Sul tavolo ci sono una bottiglia e due bicchieri.


Terza vecchia - (osserva le carte che ha in mano; esita) …”Chi non risica non rosica.”

Seconda vecchia - (c.s.) Bene, bene… Ma “Chi si contenta, gode!”

Terza vecchia - Ah! (come dicendo “Sei nei guai”) “Chi vuole i santi se li preghi…”

Seconda vecchia - (per nulla turbata) Mmm…”Chi troppo vuole nulla stringe”

Terza vecchia - Però “Chi la dura la vince!”

Seconda vecchia - “Chi di speranza vive disperato muore…”


La partita si incattivisce sempre di più; saltano le regole; aumenta di ritmo; le due tirano anche più di una carta alla volta.


Terza vecchia - “Chi ha tempo non aspetti tempo!”

Seconda vecchia - “Chi ride il venerdì, piange la domenica”

Terza vecchia - (tirando due carte) “Chi la fa l’aspetti”, “Chi non mangia ha già mangiato!”

Seconda vecchia - (sorpresa) “Chi muore giace e chi vive si dà pace”

Terza vecchia - (tirando tre carte) “Chi dorme non piglia pesci !” , “Chi pecora si fa, il lupo se la mangia !” e “Chi più ne ha più ne metta !”… Ho vinto!

Seconda vecchia - (guarda le sue carte, poi quelle sul tavolo. Annuisce. Fa di tutte un mucchietto e si siede; poi quasi sospirando) “Chi perde ha sempre torto…”


Anche la terza vecchia si siede. Entrambe prendono da terra e appoggiano tra le gambe una grande scodella in cui gettano i baccelli dei piselli che cominciano a sbucciare.


Terza vecchia - (vagamente preoccupata) Stai bene…?

Seconda vecchia - Insomma…

Terza vecchia - Se vuoi… giochiamo ancora…

Seconda vecchia - E a che serve? Tanto arriverebbe comunque il momento di smettere… E come ora ci sederemo qui e tu mi dirai “Stai bene?”

Terza vecchia - Ho capito. (come riferendosi ad un discorso precedente) Io penso che si possa aggiustare, comunque…

Seconda vecchia - Certo che si può. Domani sarà come nuovo. Ma domani!

Terza vecchia - Ed è così grave? Si tratta di farne a meno per un giorno.

Seconda vecchia - Diomio…


Continuano a sbucciar piselli in silenzio.


Seconda vecchia - (nervosa, improvvisa) …Ma hai capito? Così da un momento all’altro…

Terza vecchia - Succede, sai.

Seconda vecchia - Ma dico io! Ieri sera funzionava benissimo e oggi “bum”, rotto, morto.

Terza vecchia - Eh lo so… Pazienza…

Seconda vecchia - Sì, pazienza, pazienza… parli bene tu…

Terza vecchia - Ma tu guarda se dobbiamo intossicarci la giornata per un’idiozia del genere.

Seconda vecchia - (capricciosa) E io come faccio adesso? Me lo dici tu come faccio?

Terza vecchia - Oh! (come colta da un dubbio assurdo, rallentando) Non sarà mica per l’ispettore, eh?

Seconda vecchia - Tu non capisci. Non puoi capire! Oggi c’era la puntata decisiva. Chi me lo dice a me chi è stato ad ammazzare il prete?

Terza vecchia - (prendendola in giro) Eh. Certo che è un guaio, questo!

Seconda vecchia - Io ancora perdo tempo a parlare con te.


Entra la prima vecchia. Anche lei ha in mano una bacinella.


Prima vecchia - Buongiorno.

Seconda vecchia - S’è rotto il televisore.

Prima vecchia - Come “s’è rotto”?

Seconda vecchia - Eh. S’è rotto, s’è rotto… Punto e basta. Che ti devo dire? Ieri sera funzionava tanto bene…

Prima vecchia - (Sedendosi con le altre e cominciando anche lei a sbucciare i piselli) E adesso?

Seconda vecchia - E adesso “ciccia”!

Prima vecchia - (come ricordando improvvisamente) E l’ispettore?

Terza vecchia - (scocciata) Mmm…

Prima vecchia - (domandando solenne) Come si fa adesso a sapere chi ha telefonato al comando?

Seconda vecchia - Ma sei scema?

Prima vecchia - Perché?

Seconda vecchia - E’ stato il chierichetto, no?

Prima vecchia - Il chierichetto? Ma và! Quello è un bambino…

Seconda vecchia - Un bambino, eh? Quello è il figlio del ciccione!

Prima vecchia - Hii! Del cuoco?

Seconda vecchia - Del mafioso, vorrai dire…

Prima vecchia - Hii! Il cuoco è mafioso?

Seconda vecchia - Eh, si, il cuoco è mafioso! Ma tu che guardi, scusa?

Prima vecchia - (sognante) Io? Io solo l’ispettore guardo… (sospirando) A chi li avrà rubati quegli occhi?

Seconda vecchia - (arrossendo quasi) Mah! Inchiodano, eh?

Prima vecchia - E la bocca? No, vogliamo parlare della bocca?

Seconda vecchia - (sospirando) Rosa…

Prima vecchia - Oddio, e le mani, le mani!

Terza vecchia - Volete che ogni tanto ve lo ricordi che avete quasi ottant’anni o preferite ripassare la storia del fiore e dell’ape?

Seconda vecchia - Ti sei fatta vecchia, bambina…Ti sei fatta vecchia! Sei piena di rughe. Ti sei incartapecorita!


Pausa. Sbucciando i piselli.


Prima vecchia - Ma scusa… Ma chi è che avevano ammazzato?

Seconda e terza vecchia - (in coro) Il prete!

Prima vecchia - Il prete… Poverino, mi dispiace…D’altronde, come si dice?, ”Chi è causa del suo mal, pianga se stesso”

Seconda vecchia - Eh si! “Chi semina vento, raccoglie tempesta”

Prima vecchia - (come sfoggiando cultura) “Errari umani west!”


La seconda e la terza si guardano e a stento trattengono le risate. Pausa. Ricominciano a sbucciare.


Prima vecchia - (ricordandosi all’improvviso) Ah! Che vi dovevo dire?

Terza vecchia - Che ci dovevi dire?


La prima vecchia rimane sospesa. Pausa lunghissima.


Seconda vecchia - Allora?

Prima vecchia - (sentendosi osservata) Che c’è?

Terza vecchia - (con un sorriso cattivo) Pensavamo che volessi dirci qualcosa… Ma avremo capito male, noi…

Prima vecchia - (come risvegliandosi di nuovo) Ah! Ecco, ecco… (ride, arrossisce) Non prendetemi in giro, però…

Terza vecchia - Non sia mai!

Prima vecchia - Ieri notte, l’ispettore Traipol, l’ho sognato…

Seconda vecchia - E che succedeva?

Prima vecchia - Eravamo a cena a casa sua; lui era gentilissimo, mi versava da bere. Aveva… (rivolta alla seconda) sai quella cravatta a quadri della puntata sulla mafia cinese?…Eh! Quella! Fuori pioveva… Ad un certo punto ci sediamo sul divano e lui mi fa “Vuoi ascoltare un po’ di musica, tesoro…?”


Nota: quando la prima vecchia comincia a raccontare il sogno, la luce dovrebbe calare sulle altre due per poi risalire in questo punto. (Ma naturalmente il tutto può accadere “a vista”). Qui la seconda e la terza vecchia si ritroveranno sedute una accanto all’altra; come su un divano. La terza avrà indossato il tipico impermeabile da ispettore, mentre la seconda, per così dire, assumerà i modi della prima vecchia.


Seconda vecchia - No, grazie, ispettore…

Terza vecchia - (con voce “da doppiaggio”) Chiamami pure Traipol, zuccherino…

Prima vecchia - …Sento di potermi fidare di lui. Così quando mi passa il braccio attorno al
collo io sorrido, rabbrividisco e non dico niente. Fuori, intanto continuava a piovere, a piovere fortissimo…

Terza vecchia - (c.s.) Questa pioggia mi ricorda l’America…

Seconda vecchia - E’ molto… lontana, vero?

Terza vecchia - (c.s.) E’ irraggiungibile, ormai…

Prima vecchia - Io non rispondo. Quando poi però alzo gli occhi e mi guardo intorno, la casa è cambiata… E’ diventata…Sai il palazzo azzurro del sultano della puntata sull’Egitto? Quello!… Fuori intanto aveva smesso di piovere. Io mi tormento le mani, me le strofino; solo che quando le guardo le vedo giovanissime; allora mi guardo bene tutto il corpo; e tutto il corpo è rifiorito: di nuovo una ventenne…

Seconda vecchia - Che bella che sono…

Terza vecchia - Vorrei baciarti…

Prima vecchia - Traipol, dolcemente, mi accarezza i capelli che sono di nuovo nerissimi; poi mi bacia il collo, lungo, liscio, e mi sfiora i seni, di nuovo pieni, di nuovo loro…

Terza vecchia - Un giorno ti porterò via…

Seconda vecchia - Perché non subito?

Terza vecchia - Perché bisogna aspettare, avere pazienza…

Prima vecchia - Ed io mi sento fremere, lo guardo… Ma lui non ha più la faccia… Ha come un grosso uovo al posto del viso… (cambiando) Finisce male, ma è un bel sogno, no?

Seconda vecchia - Bello, sì!


Molto lentamente tutte e tre riprendono a sbucciare i piselli. L’aria è stranamente triste. Pausa.


Terza vecchia - (rivolgendosi alla platea) Io non so niente; non ho mai saputo niente, figuriamoci ora che sono una povera vecchia. Del resto non mi piace fare polemiche. Però un paio di cose a queste due rimbambite gliele vorrei dire. Lo so che poi ci sarebbe da discutere per ore. E con loro non si finisce mai, eh? Allora, queste due cose, le penso solamente, le dico a me stessa; loro tanto non possono sentirmi. (cambiando; scattando in piedi da pubblico ministero) “Punto numero uno: nella puntata sulla mafia cinese, l’ispettore Traipol indossava una cravatta a righe e non a quadri; punto numero due: il palazzo del sultano era blu, non azzurro; e Traipol non c’è mai entrato!” (di nuovo lei, sedendosi) Ma, del resto, come si dice? “Cuor contento, gran talento”…


Continuano a sbucciare


Prima vecchia - (si ferma di colpo, pensa) Scusate…

Seconda vecchia - (non fermandosi) Che c’è?

Prima vecchia - (pausa)…Ma tutti questi piselli, per chi li stiamo sbucciando?


Nessuna risponde. Anzi le altre due neanche la guardano e continuano a sbucciare e a gettar bucce nelle scodelle. La prima vecchia le guarda e lentamente riprende a sbucciare anche lei.


Buio.






5. Tre pazze



La prima e la terza pazza lottano furiosamente. E lottando emettono vari versi: grugniti, ruggiti, urla… La seconda pazza è invece seduta (spalle al pubblico) e osserva, senza troppo interesse, calma, il combattimento. Ha in mano un grappolo d’uva da cui stacca, lentissimamente, gli acini che mangia (come gli antichi romani sul triclinio). Da una delle tasche del suo vestito pende una manopola (di quelle per regolare la luce). In fondo c’è sempre il tavolo delle vecchie con la bottiglia e i due bicchieri.


Terza pazza - (afferrando i capelli dell’altra e tirandoli forte) Eccomeli tra le mani i famosi sentieri di cheratina! (come fossero briglie) Non ci faremo fregare da questi laidi traditori! Non è vero? All’arme, miei prodi, all’arme!

Prima pazza - (afferrando l’altra per la testa; con i pollici a premere sugli occhi) Benedetti siano questi pezzi di cielo nei quali, senza guerra, volarono mitragliando tutti gli uomini sinceri! Te li faccio schizzare fuori, adesso; ma per farli santificare…

Terza pazza - (stringendo il collo dell’altra con un braccio) Un respiro! Un respiro solo! Avevi o non avevi giurato di risparmiarlo un po’ di fiato? Ti sarebbe tornato utile, adesso, cara la mia giraffa!

Prima pazza - (come volendo spezzarle una gamba) Ti prego, posso tirarti via quest’arto inutile, tesoro? Questo percorso delle carezze? (altrove) Verremo lo stesso! Magari camminando sulle mani, ma non potete dubitare del nostro candido arrivo!

Terza pazza - (stringendo tutta la faccia dell’altra con la mano) Dovresti sudare. Ma sudare bene! Altrimenti questa tragica Sindone non sarà adorata. Io voglio un santuarioper te, Sorellina. (cambiando; guardandola ora negli occhi tra i due respiri affannati) Qualche volta ho sperato di poterti baciare un giorno; (sfiorandole il corpo) di poterti abbracciare per una notte intera.

Prima pazza - E non sapevi chiederlo? Vigliacca, vigliacca, vigliacca… (la bacia)


La seconda pazza si alza indifferente. Passeggia. Come se non ci fosse nulla che la toccasse, ormai. Le rimane un seme tra i denti; prova a toglierlo con la lingua e poi con il dito; lo sputa per terra. Quando parla ha la tranquilla sicurezza e le pose di un filosofo eremita. Le altre due la osservano curiose e vagamente spaventate.


Seconda pazza - Ore 21 e 16 del decimo giorno. Spalanco le finestre del lato est. L’aria gelata attraversa veloce la casa ed esce da ovest. Allora mi spoglio completamente e mi siedo per terra, con lo sguardo a nord. A sud non c’è niente. E io sorrido…(sorride esageratamente)…di gusto. L’aria supera l’aria, gelata, rapida; un fiume in piena. Credo che il mio sorriso nasca dalla coscienza di essere meravigliosamente immobile. E da quella di aver capito ogni cosa.


Le altre due si staccano e vanno a sedersi per terra. Una all’estrema destra, l’altra all’estrema sinistra del palco. 


Seconda pazza - (guardando l’una e l’altra) Beh?

Terza pazza - Li ho visti. Stanotte.

Seconda pazza - E hanno parlato?

Terza pazza - Sì.

Seconda pazza - Immagino che due volpi come voi non si saranno fatte sfuggire neanche una parola…

Terza pazza - Immagini bene.

Seconda pazza - Una vita passata ad origliare.

Prima pazza - Ognuno passa il tempo a suo modo: (alludendo alla seconda) qualcuno pensa a 
cosa c’è fuori, lo guarda, lo rimpiange… E qualcun altro pensa a cosa c’è dentro, lo studia, lo individua.

Terza pazza - Ma tu hai capito o non hai capito che ci stanno facendo la pelle? Vogliono farci diventare matte… 

Seconda pazza - Succeda quel che succeda.

Prima pazza - (rabbiosa) Che gliene frega a lei? Vedi? La creatura adesso deve mangiare!

Seconda pazza - Esatto. E fra un po’ mi vado anche a coricare. Va bene? (fa per uscire) 

Terza pazza - Comunque, se vuoi saperlo, hanno detto che sei solo una povera pazza.

Seconda pazza - (fermandosi) Ah sì? Bene.

Prima pazza - E che lo siamo anche noi, certo.

Seconda pazza - Naturalmente…Naturalmente. 

Terza pazza - (cambio repentino; illuminazione cupa; assumendo pose e modi da inquisitore) Come-come? 

Seconda pazza - “Naturalmente”, ho detto. Se lo sono io lo sarete anche voi.

Prima pazza - (cambiando come la prima) Ah, è così… E’ dunque questo che pensa di noi, l’imputata… 

Seconda pazza - (sempre calmissima) Io non penso niente.

Terza pazza - (c.s.) Silenzio! Ma come si permette? La avverto che qualsiasi successivo atto di insubordinazione verrà verbalizzato! Le consiglio caldamente di non mettersi contro la corte, signorina. 

Seconda pazza - (c.s.) Ma perché? Cosa ho detto?

Prima pazza - (c.s.) Oh, Insomma! Lei deve tacere! Muta, ha capito?! Mu-ta!… Evidentemente la sua situazione non le è ancora chiara: mi limito ad informarla che sta peggiorando molto velocemente…

Terza pazza - (c.s.) Basta, basta. Mi sembra che si sia già perso troppo tempo.

Prima pazza - (c.s.) Sono d’accordo. Anche la nostra clemenza deve avere un limite. Sospendo l’udienza; l’imputata sappia che è ad un passo dall’incriminazione. 

Seconda pazza - (fissando un punto; serena) Così è questo che dicono: che sono… afflitta da straordinarie manie di persecuzione? Sindrome da processo, no? Eh! Qualcosa dovevano pure inventarsi per tenermi qui dentro… (pausa; succhia un acino d’uva; poi rivolta alla prima) E di te? Cosa dicono di te?

Prima pazza - Che… sento le voci.

Seconda pazza - (alla terza) Che ha detto? Non ho mica capito…

Terza pazza - (rassegnata) Non devi farci caso. Ormai è andata.

Prima pazza - (rabbiosa) Che sento le voci! Ecco cosa dicono di me! E che parlo da sola…

Seconda pazza - (senza guardare la prima; come non ci fosse) Poverina.

Terza pazza - (rassegnata; come i parenti negli ospedali) Sembra che viva in un mondo tutto suo. Il dottore non ci ha dato troppe speranze; dice che è come se passeggiasse per strada; e in questo suo vagare le pare di incontrare tanta gente, uomini, donne che le chiedono le cose più strane… (con un sorriso amaro) Lei naturalmente risponde a tutti… 

Prima pazza - (come parlando con qualcuno, appunto; ha una sporta) No, non ci vorrà molto; a piedi sono cinque minuti…

Seconda pazza - (come fosse una signora per strada) Ho capito: vado sempre dritta; quando arrivo all’edicola giro a sinistra e poi prendo la terza a destra.

Prima pazza - Esatto. Non si può sbagliare. Poi lo vedrà da lontano, è un edificio enorme. Tra l’altro sopra l’arco c’è scritto chiaramente, a lettere cubitali: “Manicomio comunale”; non ci metterà molto, vedrà…

Seconda pazza - Grazie, lei è molto gentile…

Prima pazza - Si figuri…Ma cos’ha? Un parente ricoverato?

Seconda pazza - No. Vado a trovare tre donne che conosceva bene la buon’anima di mio marito. Vede, tante volte, la vita… Sono impazzite insieme; lo stesso giorno, praticamente… Mah! Che le devo dire? Saranno anche le porcherie che ci fanno mangiare… O tutto questo stare davanti alla televisione che a un certo punto…

Prima pazza - E chi lo sa? Solo il Padreterno, lo sa… (cerca) Guardi, ho comprato dei bucaneve, stamattina (tira fuori dei fiori dalla sporta)… Sono belli, vero? (la seconda annuisce) Perché non ne porta qualcuno a quelle poverette? Su, tenga…

Seconda pazza - (prendendo qualche fiore) Grazie, Signora…

Prima pazza - E di che? Buongiorno e auguri…

Seconda pazza - Buongiorno, a lei; e grazie ancora.

Prima pazza - (tornando; tristissima) …Ecco cosa dicono: che sento le voci…

Terza pazza - (quasi urlando) Vogliono farci impazzire! Vogliono farci impazzire!… (stanca) …Alla fine ci riusciranno: si mischieranno i colori, le voci saranno martelli e gli oggetti mentiranno sui nomi…(va a sedersi al tavolo) 

Seconda pazza - (sorridendo; con finto entusiasmo) Però potremo dire ciò che vorremo. Offendere il mondo!

Prima pazza - E questa tua indifferenza, poi! Forse è la cosa peggiore da sopportare. 

Seconda pazza - Devo chiederti scusa?

Prima pazza - No. Ma qualcosa dilla.

Seconda pazza - Ore 6 del ventunesimo giorno. Poco fa sono inciampata sul filo del telefono e, cadendo, sono morta. Qualche minuto fa sono morta fulminata. Ingoiando per errore sostanze tossiche normalmente usate nella pulizia della cucina, da pochi istanti, sono morta avvelenata. L’armadio m’è caduto addosso e mi ha schiacciato. Questo per dire che c’è qualcosa di tremendo nel vagare per casa la mattina presto…

Prima pazza - Smettila… Smettila, ti prego.

Seconda pazza - (pausa; poi seria) Non c’è proprio nulla che puoi fare, sai?

Prima pazza - Che vuol dire?

Seconda pazza - (c.s.) Che non ti hanno mai tolto gli occhi da dosso.

Prima pazza - (rabbiosa) Ma chi? Cosa stai dicendo?

Seconda pazza - (pausa; poi c.s.) Vuoi saperlo? Vuoi saperlo davvero?

Terza pazza - (venendo dal tavolo coi bucaneve tra le braccia) Ma perché? Hai capito qualcosa?

Seconda pazza - No. Ho capito tutto. (pausa) Venite con me. 


Vanno verso il proscenio; lì si fermano. La seconda pazza prende in mano la manopola che le pende dalla tasca. Guarda le altre in viso; poi davanti a sé, verso la platea. 


Seconda pazza - Guardate…


La seconda pazza gira lentamente la manopola. E piano piano si alzano le luci della platea. La Prima e la terza pazza guardano il pubblico in faccia. Terrorizzate. 


Prima pazza - (dopo una lunga pausa di terrore; tremando) C-chi sono?

Seconda pazza - Quelli che ci guardano.

Prima pazza - E hanno ascoltato tutto quello che ci siamo dette?

Seconda pazza - Da sempre.

Prima pazza - Oh mio dio…

Terza pazza - (dopo la “visione” della sala non ha mai staccato gli occhi dalla platea; ora impazzisce davvero; e parla come un’Ofelia pazza) “Rabbia, seccami il cervello. Lacrime sette volte amare, bruciate il senso e la virtù degli occhi. Perdio, la tua pazzia sarà pagata a peso tale che la bilaccia traboccherà per noi (…) (guardano i bucaneve che ancora ha tra le braccia; e poi offrendoli e lanciandoli al pubblico di platea) Ecco per voi la nigella e l’aquilegia. Per voi della ruta. E un poco per me. Erbagrazia possiamo chiamarla, di domenica. Ma voi la ruta dovete portarla in un modo diverso da me. Qui, una margherita. Volevo darvi delle violette, ma son tutte appassite quando morì mio padre…” (*)

Prima pazza - (alla seconda; riferendosi alla platea. Sull’orlo del pianto materno) Ti scongiuro, smettila; non ce la faccio a vederla così.

Terza pazza - (c.s.) “Ecco del rosmarino, per il ricordo… ti prego, amore, ricorda. E qui le viole, per il pensiero…” (*)


La seconda gira la manopola. Di nuovo buio in sala. La terza pazza si rannicchia a terra; respira affannosamente; ma chiude gli occhi per dormire…


Prima pazza - (andando dalla terza; ad accarezzarle i capelli) Su, piccola… Non è successo niente, non è successo niente… Dormi, ora; è stato solo un brutto sogno… (la bacia sulla fronte; si alza e va dalla seconda) E’ finita?

Seconda pazza - Sì.

Prima pazza - Dovrai dirgli tutto, allora…

Seconda pazza - L’hai visto da te; che vuoi che faccia?

Prima pazza - Vogliono sapere di Traipol, vero? (la seconda pazza annuisce) Avevamo giurato. Sarebbe dovuto rimanere un segreto anche a costo della vita. Povero Traipol, quanto l’ho amato…

Seconda pazza - (guardando la manopola che ha in mano; lenta) Veramente una soluzione ci sarebbe.

Prima pazza - (rapida) Quale? (guarda anche lei la manopola; e capisce; allora le spunta un piccolissimo sorriso sulla bocca; si volta a guardare la terza che dorme per terra; poi torna sulla seconda. Dunque va verso il tavolo da cui prende i due bicchieri e la bottiglia; guarda di nuovo la seconda negli occhi; sorridendo triste) Dobbiamo fare un brindisi, almeno. (riempie i bicchieri e uno lo porge alla seconda pazza) 

Seconda pazza - (dolce) Va bene.

Prima pazza - (brindando e poi bevendo) A tutto quello che di noi è stato ascoltato!

Seconda pazza - (c.s.) A tutto quello che di noi è stato detto!

Prima pazza - (c.s.) Alle notti odorose delle acacie aperte! 

Seconda pazza - (c.s.) All’America che non vedremo mai! 

Prima pazza - (c.s.) A dio! Ad ogni dio!

Seconda pazza - (c.s.) E a chi domani dirà qualcosa di noi…Magari ricordandosi di certi baci sulle spalle…

Prima pazza - (bacia la seconda pazza sulla guancia; poi guarda di nuovo la terza per terra) Allora, andiamo?

Seconda pazza - Andiamo.


La seconda pazza prende la manopola e la gira. 


Buio. 

[* Shakespeare –“Amleto” – attoIV, scenaV - (trad. Nemi d’Agostino – Garzanti 1995)]



Roma, gennaio-febbraio 1999