L’amicizia

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Antonio Magliulo

Antonio Magliulo

L'Amicizia

Commedia in Tre Atti

- 1989 -

PERSONAGGI

Alberto Fedele

Nina

Concetta Fedele

Rodolfo Lago

Carlo Landolfi

Giorgio Venturi

Mauro Cori

Teresa

Patrizia

Amilcare Spaventa

Matteo (Voce fuori scena)

ATTO PRIMO

Ampio salotto discretamente arredato in stile moderno: spazioso e comodo divano, poltrone, tavolino, piccolo scrittorio con telefono, consolle con statuina, mobiletto-bar, seggiole in tinta con quanto descritto. In un angolo, complesso stereofonico con registratore. Sul fondo, due aperture che danno sull'interno.

A sinistra, una porta ad arco delimita salotto ed atrio, in modo da consentire che di quest'ultimo si distingua una piccola parte. A destra, il vano di un balcone, dal quale penetra una vivida luce crepuscolare. Alle pareti, quadri di buon gusto, fra i quali è in mostra il grande dipinto di un orologio, che invece delle ore, segna gli anni della vita umana.

Al levarsi del sipario, la scena è vuota, mentre s'odono ripetuti trilli del campanello d'ingresso.

Concetta -(Simpatica e vivace quarantenne, dall'andatura leggermente claudicante. Sopra decorosi vestiti, indossa un camice da lavoro. Provenendo dal fondo, a destra) Un momento, un momento, quanta fretta! Questa non è una casa, è l'albergo delle masse! (Scompare nel vestibolo, per introdurre, dopo qualche secondo, Mauro Cori)

Mauro -(Trentacinquenne di bell'aspetto, dall'aria risoluta e dalla brillante personalità. Indossa abiti di buona fattura e reca una rivista) Cominciavo a pensare che in casa non ci fosse nessuno.

Concetta -Abbi pazienza, non ho sentito il campanello: ho di nuovo le orecchie otturate.

Mauro -(Cingendole la vita) Povera Concetta, capitano tutte a te!

Concetta -(Schermendosi) Ho capito: oggi non hai che fare...

Mauro -Ma no, voglio curarti. Sono o non sono il tuo medico?

Concetta -Purtroppo. Ognuno ha la sua croce.

Mauro -La mia diagnosi è questa: cerume, banalissimo cerume.

Concetta -Bella scoperta!

Mauro -A te si riproduce molto in fretta. Così, ogni sei o sette mesi, resti sorda.

Concetta -Che scienziato!

Mauro -Scherzi, ma io lo so: ti fidi solamente di me.

Concetta -Ci stai solo tu in questo palazzo.

Mauro -Ora non ho con me gli strumenti adatti; ma se uno di questi giorni fai un salto allo studio, ti libererò dal tuo fastidio.

Concetta -Devo venire sì, sto rovinata.

Mauro -(Indicando la rivista) Dovrei restituire questa a tuo fratello. A proposito, dove sta?

Concetta -Lassù...

Mauro -Dove?

Concetta -Sul terrazzo.

Mauro -E' vero, dimenticavo: ormai trascorre più tempo là che in casa.

Concetta -Gli ha preso quest'altra fissazione.

Mauro -E' un hobby come un altro. D'altra parte, dopo il lavoro...

Concetta -Già, si svaga un po' il cervello.

Mauro -A proposito, ho sentito dire che l'amministratore non è molto contento di quest'andirivieni. Sostiene che alcuni inquilini sono andati da lui a lamentarsi.

Concetta -A medicarsi? E che è, il pronto soccorso!

Mauro -A lamentarsi, a protestare.

Concetta -Io non gli credo. E' lui il maresciallo Spaventa che non ci può soffrire e trova delle scuse.

Mauro -Non ha tutti i torti, se è vero che tuo fratello, da ragazzo, assieme agli amici, gli dava filo da torcere.

Concetta -Erano piccoli: quattordici o quindici anni. Spaventa che, all'epoca, era già amministratore di questo condominio, faceva il severo, alzava la voce, si dava importanza e loro lo salutavano romanamente, oppure gli facevano le pernacchie: cose innocenti.

Mauro -Proprio tanto innocenti non direi. Però, devo ammettere che erano ragazzi uniti, in gamba.

Concetta -Tu abiti qua soltanto da una decina d'anni e non puoi sapere. Allora, c'erano tutti: Rodolfo, Carlo, Giorgio e Matteo. Che banda! Quante ne hanno combinate! Senza mai danneggiare nessuno, però. Scusa solo un istante, ho della roba sul fuoco. (Via)

Nina -(Dalla comune. Trentacinquenne decisamente bella. Recando fra le mani alcuni pacchi) Ah, ci sei anche tu!

Mauro -Aspetta, ti dò una mano. Come farai a caricarti così! Ci vuole abilità, sei una giocoliera.

Nina -Per niente. Non so quante volte mi son caduti, in strada, ed è stato un problema recuperarli.

Mauro -E nessuno è venuto in tuo soccorso?

Nina -Nemmeno un cane.

Mauro -Devo pensare, allora, che la gente, specialmente gli uomini, non ha occhi!

Nina -Sei galante...

Mauro -Grazie.

Nina -O è deformazione professionale?

Mauro -Professionale, in che senso?

Nina -Di play boy impenitente, che vuole mantenersi in esercizio.

Mauro -Dunque, tu pensi questo: che io sia un dongiovanni?!

Nina -Peggio.

Mauro -Oh, me meschino, condannato a non esser creduto, persino da una fraterna amica!

Nina -Però, a far l'attore, sei bravo.

Mauro -Ti dirò: recitare è stato sempre il sogno della mia vita.

Nina -Alberto è già di sopra?

Mauro -Sembra di si.

Nina -Come al solito.

Mauro -Gli fa bene, si distrae un po'. A proposito, come sta ultimamente?

Nina -Il medico sei tu

Mauro -Ma tu gli vivi accanto, sei sua moglie.

Nina -Già...ma certe volte mi sembra di non avere la capacità di comprenderlo, di aiutarlo.

Mauro -E' normale: sei la sua donna, non la psicanalista. Soffre ancora d'insonnia?

Nina -Vi sono notti che non chiude occhio. Si gira e si rigira nel letto. Quelle poche volte che dorme, sogna e parla del proprio lavoro. Spesso litiga col suo direttore e si scaglia contro di lui.

Mauro -Proprio quello che non si permetterebbe mai di fare realmente.

Nina -E' così che ho scoperto la causa del suo malessere. Lui non mi avrebbe detto niente, per non farmi preoccupare, ma soprattutto per non sminuirsi ai miei occhi. Il lavoro che fa non gli piace, perché il suo principale lo opprime, gli rende la vita difficile.

Mauro -Immagino che sarà costretto a subirlo. Lui, che va d'accordo con tutti, avrà trovato un uomo insopportabile. A questo punto mi domando perché non si dimette, si licenzia e passa a un'altra azienda.

Nina -Non è così semplice. Ha già tentato, senza dirmi niente, naturalmente, e non ne ha ricavato nulla. Risultato: l'ho visto più depresso e avvilito del solito, ma quel che è peggio, l'ho notato ancor più distante da me.

Mauro -Lo ami?

Nina -Domanda da cento milioni.

Mauro -Perché dici così?

Nina -A volte, mi sembra d'amarlo come in passato ed altre volte lo sento indifferente, come se non mi appartenesse più.

Concetta -(Da destra) Nina, sei tornata! Ho dato mano ai fuochi.

Mauro -Che è, Capodanno!

Concetta -Spiritoso! Sto preparando la cena.

Nina -Brava, ho tanta fame, che mangerei un bue intero!

Concetta -E tu che fai, resti a cena con noi?

Mauro -Resterei molto volentieri, ma devo scappare. Aspetto una chiamata da Ferrara.

Nina -Ferrara?

Mauro -Sembra che abbia vinto quel concorso come "aiuto" di dermatologia.

Nina -Caspita!

Concetta -Complimenti!

Mauro -Se è così, dovrò valutare la possibilità di trapiantarmi là, definitivamente.

Nina -Una scelta importante.

Concetta -Vai, va'. Tanto, se parti, nessuno se ne accorge.

Mauro -Come, prima m'inviti a cena e poi mi scacci!

Nina -Invece, sono convinta che si dispiacerebbe molto se dovessi andar via.

Concetta -Per forza: chi prenderei più in giro?! Piuttosto, Nina, glie l'hai detto al dottore di quel dolore all'inguine?

Nina -Sarà una sciocchezza.

Mauro -Vuoi che dia un'occhiatina?

Nina -No, si tratta di una cosa passeggera.

Concetta -Ce l'hai da una settimana e la chiami "passeggera"!

Nina -Piuttosto, mostragli tu quella macchia viola sulla gamba.

Mauro -Sarà una varice.

Concetta -Ma che varice! Modestamente, ho delle gambe di marmo.

Mauro -Vediamolo, questo marmo, và.

Concetta -E' una lividura. Domani, passerà.

Mauro -Se lo dici tu...Io non ho ancora capito se il vostro è pudore o sfiducia.

Nina -L'uno e l'altra.

Mauro -Pure sfiducia?!

Nina -(Sorridendo) Certo.

Concetta -Quando venisti qua, nell'isolato, eri laureato da poco e avevi le scarpe rotte ai piedi. Ora invece tieni la fuoriserie, le scarpe di pelle e ti vogliono addirittura come "aiuto". Sei diventato importante. Beh, guarda che dico: non muoverti da qua, perché ti levo il saluto.

Mauro -Addirittura!

Concetta -Non partire.

Mauro -Stai tranquilla, non ne ho nessuna voglia. Ma devo almeno sentire l'offerta che mi fanno; se non altro, è una questione di stile, dopo che hanno dimostrato tanta fiducia in me.

Nina -In fondo in fondo, un po' di fiducia in te, l'abbiamo anche noi.

Mauro -Questo sì che è uno scoop! Ora vado, salutatemi Alberto. (Via)

Nina -Mentre aspettiamo che mio marito si degni di scendere, faccio una doccia e poi vengo a darti una mano in cucina. (Esce con Concetta. Lento attenuarsi della luce esterna, ad indicare il passaggio dal vespro alla sera piena. Grazie a questo movimento, al riprendere dell'azione scenica, deve intendersi trascorsa un'ora e mezzo circa)

Nina -(Rientra e si porta presso il balcone. Chiamando) Alberto, Alberto...Possibile che non mi senta! Alberto.

Concetta -(Sopraggiungendo) Lo stai chiamando?

Nina -Già...e invece di Alberto, vedrai che se ne scende la voce mia.

Concetta -Già, così facciamo la sorda e la muta.

Nina -(Chiamando ancora) Alberto!

Concetta -La solita storia: quando sale su quel maledetto terrazzo, si fa rivedere il giorno dopo, quando spunta il sole.

Nina -Di andare fin lassù, non se ne parla proprio. Per quelle scale, poi... Una volta ci provai e mi venne un capogiro impressionante.

Concetta -(Chiamando a sua volta, a squarciagola) Alberto!

Nina -Mi hai assordato!

Concetta -Scusa. (Intenta ad osservare fuori al balcone) Mi pare stia scendendo.

Nina -Finalmente!

Alberto -(Personaggio intorno ai quarant'anni, dai lineamenti regolari, al quale una corta barba ed uno sguardo assente conferiscono un'aria distaccata, svagata. Entrando ed incespicando ripetutamente negli steli di un treppiedi, sul quale è applicato un lungo cannocchiale. Con calma disarmante) Mi avete chiamato?

Nina -Chiamato?! Abbiamo gridato così forte che per poco non è accorso il 113!

Concetta -Io stavo telefonando a "Chi l'ha visto?"

Alberto -Hai sempre voglia di scherzare, tu!

Concetta -Tu, una curiosità, me la devi levare: che vai a fare tutte le sere sopra a quel terrazzo?

Alberto -(Armeggiando con i suoi ingombranti strumenti) Perché non l'hai capito?! Studio gli astri, i pianeti. Alcune volte si vedono, altre no. (Colpendo sbadatamente Concetta con il cavalletto) Questa sera, di stelle, non ne ho viste.

Concetta -Le ho viste io, però!

Nina -Fa' attenzione!

Alberto -Mi spiace...

Concetta -Meno male: una parola di scusa.

Alberto -Di aver fatto tardi.

Concetta -Ti pareva!

Nina -Come mai, tutto questo tempo?

Alberto -Per fare le cose in regola, devo rimanere sù un bel po'. Una volta sul tetto, non comincio subito le mie osservazioni. Devo montare prima il cannocchiale, poi devo pulire le lenti, che è senz'altro l'operazione più delicata. Infine, c'è il puntamento. Ti sembra poco?

Concetta -Per carità!

Alberto -E alla fine capita, come stasera, ad esempio, che non riesca a vedere quasi niente.

Nina -Niente?!

Concetta -Come mai?

Alberto -Il cielo si è coperto, gradualmente, di nembi.

Concetta -Di che?

Alberto -Agglomerati gassosi che a volte restano inattivi e altre, innescati da differenze termiche, sono forieri di pioggia, grandine e persino neve.

Concetta -Questo è un altro scienziato!

Nina -Non farti incantare, segue solo le previsioni del tempo.

Alberto -E' vero, molte cose le ho imparate alla tivù.

Concetta -Ma che televisione e televisione, io ho il callo.

Alberto -Il callo?!

Nina -(Sillabando) Il callo.

Concetta -E ti assicuro che quello non sbaglia. Se c'è pioggia, lui me lo dice.

Alberto -Non c'è scientificità in quel che dici. Scusami, cara sorella, ma sei una credulona.

Concetta -La credulona sono io!

Nina -(Indicando il cannocchiale) Ora lascia perdere questo coso e mangiati un boccone.

Concetta -Visto che non scendevi, Nina ed io abbiamo già cenato.

Nina -Sù, lavati le mani e vai a tavola. Non puoi rimanere digiuno tutte le sere.

Concetta -Si sazia di stelle.

Alberto -Nonostante tutto, stasera sono riuscito a localizzare Vesta.

Concetta -La veste di chi?

Nina -Allude ad una stella.

Alberto -Non è una stella. E' un grande asteroide, come un minuscolo pianeta. Fu osservato per la prima volta nel 1800.

Concetta -Non immagini il piacere che mi fa questa notizia, ma ora mangiati un boccone.

Alberto -(Assorto) Sono certo che quella sia Vesta, ma vorrei verificare prima sulla mappa.

Concetta -La mappa di tua sorella! Mi fa una rabbia. Prima delle stelle, dipingeva quadri. Prima ancora, suonava il violino. Poi venne il periodo degli scarafaggi....

Nina -(Rettificando) Coleotteri.

Concetta -Si, va bene, colabrodoli, insomma, non trova pace. E quando fa così, non solo sta digiuno, ma è come se tu fossi vedova ed io... Come si dice quando uno ci sta, ma è come se non ci fosse?

Alberto -Psicologicamente, assente, credo.

Concetta -Bravo! Tu sei proprio questa cosa che hai detto. (Via)

Alberto -(Frugando qua e là) Strano.

Nina -Cosa?

Alberto -Eppure, sono sicuro d'averla messa qua.

Nina -Di che parli?

Alberto -Della lettera che avevo scritto a Giorgio.

Nina -L'ho vista e l'ho imbucata io. Era pure affrancata.

Alberto -(Cingendole le spalle) Se non ci fossi tu... Sei straordinaria.

Nina -Per tanto poco!

Alberto -Tengo molto a quella lettera. Ci ho allegato le foto della "Nina".

Nina -Di che?

Alberto -La "Nina", una nebulosa piccola e lontanissima. Viene classificata come NX10, ma io l'ho ribattezzata col tuo nome.

Nina -Mi sembra un po' eccessivo, comunque, ti ringrazio.

Alberto -Ho mandato copie di quelle foto anche a Carlo e Rodolfo.

Nina -E proprio a me non le hai fatte vedere!

Alberto -E' vero, che sbadato! (Le prende da un cassetto e gliele mostra) Eccole. Ti piacciono?

Nina -Non si vede granché.

Alberto -E' vero. Il mio telescopio è limitato. Mauro però ha promesso di regalarmi un obiettivo speciale, col quale dovrei migliorare la visione, specie degli astri più lontani.

Nina -Un congegno del genere costerà parecchio.

Alberto -Sai com'è fatto Mauro: per un amico spenderebbe pure una fortuna

.Nina -(Indicando altre fotografie) E queste cosa sono?

Alberto -Vecchie foto di gruppo.

Nina -Come mai sono qui?

Alberto -Voglio portarle ad Elio, il mio collega d'ufficio.

Nina -Si?

Alberto -E' ansioso di vedere le facce dei ragazzi. Gliene parlo spesso, quasi tutti i giorni. Passo ore a raccontargli di noi.

Nina -E il direttore non ti dice nulla?

Alberto -(Rabbuiandosi) Si azzardi, quello, a proferir parola…

Nina -E questa?

Alberto -Qui, siamo all'isola di Ponza. Ricordo che quell'anno, ci venne in mente di andarci in ottobre ed avemmo una traversata tragica. Una volta sull'isola, però, ci divertimmo tanto.

Nina -E questo qui chi è?

Alberto -Non lo conosci?

Nina -Sembrerebbe Giorgio, da ragazzo.

Alberto -Invece è Matteo.

Nina -E' vero.

Alberto -Che sguardo aperto, leale...

Nina -Ti mancano, i ragazzi, vero?

Alberto -Tanto.

Nina -Ma ora hai nuovi amici: i colleghi d’ufficio, ad esempio.

Alberto -Niente può surrogare il primo legame. Anzi, dico una cosa: sono geloso del nostro sodalizio. Non vi ammetterei nessuno, tranne Mauro, s'intende.

Nina -L’amicizia come una religione.

Alberto -Potrà sembrarti strano, io credo poco all'amicizia.

Nina -Proprio tu dici questo?!

Alberto -Infatti, penso di essere un'eccezione, un privilegiato, che ha avuto la fortuna di trovare una cosa rara, preziosa, che appunto non esiste.

Nina -Davvero?! Vi sono tanti amici in giro? Io stessa ne conosco tanti.

Alberto -Gli altri, però, non sono legati come noi.

Nina -Tu come fai a saperlo?

Alberto -Si vede: gli altri si limitano a frequentarsi, a stare un poco assieme; ma, se dovesse occorrere, se dovessero entrare in competizione, sarebbero capaci di sbranarsi. Noi, invece, non ci siamo fatti mai uno sgarbo. Noi eravamo…siamo una cosa speciale, inimitabile. In questo, son diverso da Matteo. Lui aveva una concezione tutta sua dell’amicizia, una concezione più aperta.

Nina -(Osservando un'altra foto) Anche questo è Matteo. Adesso non mi sbaglio.

Alberto -Infatti, è lui.

Nina -Però, che bel ragazzo!

Alberto -Già. Un po' per te teneva.

Nina -Ma dai...

Alberto -Non dirmi che non te ne sei accorta?!

Nina -Ma se nemmeno mi rivolgeva la parola!

Alberto -Perché Matteo era…è un ragazzo d'oro.

Nina -Tu parli al presente, ma quanto tempo è passato!

Alberto -Quanti progetti, allora, quante speranze! Ricordo che intorno ai diciassette-diciotto anni, mettemmo da parte le sciocchezze e cominciammo a riflettere, a meditare su tutte le storture del mondo. Volevamo cambiare un po’ le cose.

Nina -Si, ricordo, parlavate tutti di rivoluzione.

Alberto -Più che altro, volevamo impegnarci nel sociale, essere d’utilità agli altri. Poi, invece, venne l'amore, il lavoro, il matrimonio...

Nina -Hai spedito le foto anche a Matteo?

Alberto -No, sarebbe stato inutile.

Nina -Perché?

Alberto -Sarebbero tornate indietro, anche stavolta, con l'iscrizione: "destinatario sconosciuto"

Nina -Come mai?

Alberto -Non è più in Brasile, quel giramondo!

Nina -E dove?

Alberto -Non ne ho la più pallida idea. Aspetto che si rifaccia vivo con una cartolina e mi dica dove si trova.

Nina -Ormai sono quasi vent'anni che è via.

Alberto -Da quando sua madre morì.

Nina -Credi che sia questo il motivo del suo allontanamento?

Alberto -Quello della madre fu un duro colpo, ma non fu determinante per la sua partenza. Matteo ha avuto sempre un carattere libero, indipendente. Un'esistenza così, come la nostra, gli avrebbe tarpato le ali, lo avrebbe reso infelice.

Nina - Comunque, giusto per rimanere in argomento, negli ultimi tempi, anche tu non è che sprizzi proprio tanta gioia.

Alberto -In che senso?

Nina -Te ne stai serio, pensoso e poi mi eviti, mi sfuggi.

Alberto -Ma che dici, Nina! Io non potrei vivere senza di te!

Nina -Si direbbe il contrario, almeno a giudicare da questo tuo appartarti, starmi lontano. Insomma, Alberto, dimmi, cosa c'è che non va?

Alberto -(Elusivo) Niente, sarà questo cambiamento di stagione. Passerà.

Concetta -(Sopraggiungendo) Ti va un'orzata, Alberto?

Alberto -(Spazientito) Si, la menta!

Concetta -Chi si lamenta?

Nina -Fatti sturare queste orecchie, sennò succede la confusione delle lingue, la Torre di Babele!

Concetta -Vorrei fargli mettere qualcosa nello stomaco.

Alberto -Dopo. Cenerò dopo. Ora, lasciami stare, per favore. Devo consultare alcuni libri.

Concetta -Finalmente, Marconi si è deciso.

Alberto -Perché Marconi?! Che c'entra lui! Semmai, avresti potuto dire: "Galileo".

Concetta -Lo so, ma, a giudicare dai ritratti, Galileo doveva essere una buona forchetta. Marconi invece mangiava poco, era tutto pelle e ossa, come te.

Alberto -Ma sentila! (Via)

Nina -Mentre lui se ne sta con le sue scartoffie, noi andiamo di là a vedere un po' di televisione.

Concetta -Come tutte le sere.

Nina -(Rimarcando) Come tutte le sere.

Concetta -Mi spiace per te.

Nina -Ormai, mi sono rassegnata.

Concetta -Che guardi la televisione io, è normale, ma tu...

Nina -Cosa?

Concetta -Tu hai marito e poi... sei così bella!

Nina -Fandonie! (Bussano alla porta e si reca ad aprire, introducendo dopo qualche secondo Amilcare Spaventa, un baffuto e corpulento cinquantenne, in divisa da maresciallo dell'esercito) Prego, accomodatevi.

Spaventa -Buonasera.

Concetta -Buonasera. (Esce con una furtiva boccaccia)

Spaventa -Vorrei scambiare quattro chiacchiere con vostro marito. E' in casa?

Nina -Si, ma in questo momento, a dire il vero, è impegnato. Se volete dire a me.

Spaventa -Preferirei parlare con lui, personalmente. Sa, fra uomini...

Nina -Già, fra uomini...(Esce e dopo qualche istante appare Alberto)                                                            

 Alberto - Buonasera, maresciallo. A che devo l'onore?

Spaventa -(Assumendo una posizione austera) Se non si fosse trattato di cosa urgente, non vi avrei disturbato a quest'ora. ed io stesso non mi sarei preso l'incomodo. Magari, stavate cenando...

Alberto -Non ancora. Dunque?

Spaventa -Mio caro Alberto, così non va, non va.

Alberto -In che senso, scusate?

Spaventa -Ci sono lagnanze sul vostro conto.

Alberto -Lagnanze?

Spaventa -Insomma, lamentele.

Alberto -Non capisco.

Spaventa -Mi sono pervenute voci che asseriscono che voi, tutte le sere, come dire, bazzicate, trafficate sul tetto e per di più, cosa ancora più grave, salite e scendete per la scala antincendio.

Alberto -Questo è vero, non posso negarlo.

Spaventa -Allora, ammettete?

Alberto -Non posso negarlo.

Spaventa -Dunque, ammettete?!

Alberto -Va bene, ammetto.

Spaventa -Benedetto figliuolo, il terrazzo, la scala antincendio sono un bene comune, collettivo.

Alberto -Lo so.

Spaventa -E allora capirete che non potete usarli a vostro piacimento per… ma si, diciamolo, per un capriccio.

Alberto -Capriccio?!

Spaventa -Esatto. E poi, con questo andirivieni, voi commettete una prevaricazione, un abuso a danno del condominio.

Alberto -Ma non è mia intenzione...

Spaventa -Voi non solo monopolizzate un bene comune, ma commettete un delitto.

Alberto -Un delitto!

Spaventa -Pensate se scoppiasse un incendio. In un caso del genere, gli inquilini correrebbero tutti alla scala e...

Alberto -Precipiterebbero.

Spaventa -Come sarebbe?

Alberto -Perché quella, caro maresciallo, tutto è, meno che una scala antincendio.

Spaventa -Lo so anch'io, è strettina, mal fatta, ma non si può mai dire. Potrebbe costituire la salvezza di migliaia di vite umane!

Alberto -Migliaia?!

Spaventa -Centinaia, decine, quel che volete, ma voi non potete tenerla impegnata per andare… a giocare sul tetto.

Alberto -Giocare! Io vado sù a studiare. Il terrazzo è il posto migliore per osservare gli astri, le stelle.

Spaventa -Studiare. Dicono tutti così e poi...

Alberto -Poi, cosa?

Spaventa -Si scopre, non è il vostro caso, s'intende, che invece delle stelle si va a curiosare, a sbirciare, a ficcanasare nell'intimità, nella privacy della gente per bene.

Alberto -Avete detto bene: non è il mio caso.

Spaventa -So anche questo. Io non ce l'ho con voi. Sono le malelingue che spettegolano, che sostengono certe cose; gente in malafede, che si diverte a gettar fango sulle persone oneste, gente che non ha altro da pensare che calunniare un brav'uomo.

Alberto -Io non capisco. Tutto ciò è ridicolo.

Spaventa -Attento, attento a usare certe frasi. Lo dico nel vostro interesse. Uno dice "ridicolo", l'altro capisce "ladro" e si va a finire chissà dove!

Alberto -Io ho detto soltanto "ridicolo" e mi riferisco al vostro discorso, a ciò che mi contestate.

Spaventa -Non io, intendiamoci. Io sono l'umile portavoce della gente, dei condomini. D'altra parte loro mi hanno voluto, mi hanno eletto ed io devo assolvere scrupolosamente il mio mandato, la mia missione, anche quando si tratta di venire a disturbare un amico, perché amico vi reputo.

Alberto -(Ironico) Meno male…

Spaventa -Lo so, voi non siete come quegli altri, che per fortuna non stanno più in nel palazzo. Quelli sì, caro Alberto, erano degli scapestrati, dei turbolenti, dei fuorilegge.

Alberto -Che paroloni!

Spaventa -Perché, voi come li definireste?

Alberto -Scusatemi, egregio maresciallo, ma siamo alla farsa.

Spaventa -Come sarebbe?!

Alberto -Possibile che non ci abbiate ancora perdonato qualche scherzo innocente.

Spaventa -Ci mancherebbe! Che andate pensando! Sono passati tanti anni, figuriamoci. Non sono certo il tipo che porta rancore, io!

Alberto -Allora, per tornare a noi, cosa dovrei fare?

Spaventa -Lasciate perdere il terrazzo. Non vi farete nemici fra i condomini ed anche vostra moglie sarà più contenta.

Alberto -Mia moglie?

Spaventa -Si, proprio lei.

Alberto -Che c’entra lei?

Spaventa -Evitando il terrazzo, le farete più compagnia.

Alberto -Che discorsi...

Concetta -(Sull'uscio) Scusa, Alberto, la cena si raffredda.

Alberto -Si, grazie.

Concetta -Quel risotto è diventato colla.

Spaventa -Buono il risotto! A quanto pare vi viziano. Certo, con due donne in casa tutte per voi... Io, invece, solo come un cane. Scusate il disturbo e ricordate il mio consiglio: lasciate perdere l'alpinismo, le stelle. Restate a casa, vi riposerete. (Uscendo) A rivederci.

Alberto -A rivederci.

Concetta -Che voleva quel barbagianni?

Alberto -Niente.

Nina -(Dal fondo) Allora?

Alberto -Vuole che non salga più sul tetto.

Nina -E tu?

Alberto -Gliele ho cantate

Nina -Hai fatto bene. E' assurdo.

Concetta -(Adirandosi) Guardate che pretese! T'avverto, se non ci sali tu sopra al terrazzo, ci vado io. Mi piglio quell'arnese, mi piazzo là ogni sera!

Alberto -Certo che vado.

Concetta -Sù, ora, mangia qualcosa.

Alberto -Non ho voglia.

Nina -Solo un panino.

Alberto -Non mi va.

Concetta -Per forza, gli ha fatta passare la fame, quel babbeo!

Nina -(Rispondendo al telefono) Si, casa Fedele... Un momento, ve lo passo. E' per te.

Alberto -Chi è?

Nina -Non l'ha detto.

Alberto -Pronto... Carlo! Che sorpresa! Ma da dove chiami?! Da casa... Non mi crederai, ma stavo pensando proprio a te e a Rodolfo, in questo momento. Hai ricevuto le foto? (Pausa) Hai ragione, lo so. Ma col dispositivo che mi regalerà Mauro... Mauro Cori, non ricordi? Te ne ho parlato tante volte. (Pausa) Stai scherzando! Dici sul serio? E' fantastico! Non posso crederci. Ripeti, per favore. Magnifico! (Volgendosi verso la moglie) Vengono a trovarci, tutti quanti! Anche Matteo? Sicuro? Che notizia! E Patrizia, i bambini? Già, i giovanotti, è vero. Ma come hai fatto ad organizzare? E' davvero stupendo! Va bene, ci conto. Siate puntuali, mi raccomando. A domani. Ciao. (Depone la cornetta ed abbraccia la moglie) E' un miracolo, vengono a trovarci tutti quanti.

Nina -Dici davvero?

Alberto -Puoi giurarci.

Nina -E quando?

Alberto -Domani e si tratterranno sino a dopodomani, per il mio compleanno.

Nina -Bene! Sono contenta.

Alberto -Anch'io. Ancora non riesco a crederci. Pensa, dopo vent'anni, per la prima volta, tutti riuniti.

Nina -Ammetto che è un evento.

Alberto -Voglio dirlo subito a Mauro. (Sollevando la cornetta) Deve'essere il primo a sapere. Pronto...sono Alberto. Puoi salire un momento? Si, ci sono novità, novità importanti. Bene, ti aspetto. (Chiamando) Concetta!

Nina -Così non ti sente. Ha le orecchie turate

Alberto -Ah, già. (Gridando) Concetta!

Concetta -(Dal fondo) Si?

Alberto -Preparami qualcosa da mangiare.

Concetta -Preparami?! E' pronto da tre ore! Che è successo, un miracolo?!

Alberto -Ho deciso: mangerò un panino.

Concetta -Pure due, tre, quanti ne vuoi! (Suonano alla porta e si reca ad aprire)

Nina -Questa notizia ti ha trasformato!

Mauro -(Introdotto da Concetta) Allora, mi hai fatto incuriosire!

Alberto -Poch'anzi ho ricevuto una telefonata: notizie esplosive.

Mauro -Sono tutto orecchi.

Concetta -Il panino è pronto.

Alberto -Aspetta un attimino, un minutino solo.

Mauro -E non mi dici niente!

Alberto -Adesso, ho fame.

Mauro -E mi lasci così, dopo avermi fatto precipitare! Ho salito le scale a quattro a quattro.

Alberto -Il tempo di mettere qualcosa sotto i denti. Mi sembra d'avere un buco nello stomaco.

Mauro -Per caso, avessi vinto al Totocalcio?

Nina -Come avrei fatto? Oggi è venerdì.

Mauro -Già, è vero. Allora, di che si tratta?

Alberto -Rimani qui. Nina ti terrà compagnia.

Mauro -Vengo con te in cucina.

Alberto -Puoi pure accomodarti e mangiare con me: questa è casa tua. Io, però, non posso parlare con la bocca piena. Se vuoi restare qui, Nina ti terrà compagnia. Mi raccomando, Nina, trattienilo, non farlo andare via. Ho cose importantissime da dirti. (Via, mentre Nina e Mauro si guardano con un sorriso un po' stupito)

(CALA LA TELA)

ATTO SECONDO

Sera. Medesimo ambiente, identico arredo dell'atto precedente. In scena, sono

Alberto e Concetta.

Alberto -(Presso il balcone, con il suo cannocchiale ed i relativi accessori) Tu dici che tempo ne avrei?

Concetta -Certamente. I ragazzi verranno tardi.

Alberto -I ragazzi?

Concetta -I ragazzi, gli amici.

Alberto -E se si anticipassero?

Concetta -Chi loro?! Quelli sono nati stanchi. Ora sono diventati pure vecchi. Ma poi, se arrivassero, ti chiamerei io.

Alberto -Da lassù non sentirei.

Concetta -Se ti chiamo io, senti.

Alberto -(Sbirciando fuori al balcone, indeciso) Vorrei andare perché stasera il cielo è così limpido: non una nuvola, niente vapori, niente smog...

Concetta -Niente terrazzo, ho capito.

Alberto -A quest'ora avrei buone possibilità di vedere Vesta che s'incontra con Ariel.

Concetta -Che è la reclame del bucato! Ma che diavolo dici?!

Alberto -(Senza raccogliere) E' un evento straordinario, irripetibile. Sarebbe un peccato farselo sfuggire.

Concetta -Vai, allora. Che aspetti?!

Alberto -Mi consigli di andare?

Concetta -Vai!

Alberto -Forse, dovrei pulire meglio le lenti del cannocchiale.

Concetta -Non vuoi andare?

Alberto -A te posso dirlo: non vorrei che sorgessero altre contestazioni.

Concetta -E tu dai retta a quel barbagianni!

Alberto -Avremo ospiti, sarà festa grande e non vorrei rovinarmela.

Concetta -Si deve permettere di accostare qua, gli assesto tanti di quei calci!

Alberto -Peggioreresti soltanto le cose.

Concetta -(Riflettendo ad alta voce) Ma quello non s'azzarda, specialmente se sa che ci sono Rodolfo, Carlo e gli altri. Non  si permette, stai tranquillo.

Alberto -(Consultando l'orologio) Non importa, per stasera, rinuncio.

Concetta -Fa un po' come vuoi.

Alberto -(Andando via per l'interno) Sai che faccio, mi lucido il cannocchiale.

Concetta -Bravo, lucida...

Alberto -(Dall'interno) Se viene qualcuno, avvertimi subito.

Concetta -Come?

Nina -(Dall'ingresso, con Mauro. Entrambi recano ingombranti buste della spesa) Ah, finalmente! Concetta cara, stavo per telefonarti. Non ce la facevo proprio più, da sola, con tutta questa roba. Per fortuna, ho incontrato Mauro e mi ha dato lui un passaggio in auto.

Mauro -Già, l'ho vista io, meglio sarebbe dire: l'ho individuata all'angolo di piazza Italia. Era letteralmente sepolta da buste, pacchi e pacchetti.

Nina -D'altra parte, sono le spese per i prossimi due giorni. E' un evento speciale.

Concetta -Certo.

Nina -Mi ha dato lui un passaggio. hai capito, Conce'?

Concetta -Sono sorda, mica scema!

Nina -Questo pure è vero.

Mauro -A proposito, dobbiamo risolverlo questo tuo problemino. Ti aspetto domattina presto, al mio studio.

Concetta -Ma è domenica.

Mauro -E con ciò?! Sarò in camice bianco, appositamente per te.

Concetta -Verrò, ma tu fatti trovare sveglio, mi raccomando.

Nina -E Alberto?

Concetta -(Uscendo con alcune buste) Nello studio.

Mauro -Strano. Mi sarei aspettato di vederlo camminare sù e giù, nell'ansia dell'attesa.

Nina -In effetti, da quando ha ricevuto la telefonata di Carlo, ieri sera, non sta nei panni. Stanotte, per la contentezza, non ha chiuso occhio.

Mauro -Non stento a crederlo. Incontro storico, quello di stasera!

Nina -Al quale non puoi mancare. Alberto ci resterebbe molto male.

Mauro -Verrò, ma non ti nascondo che mi sento un po' a disagio. In fondo, non conosco personalmente i componenti della gang.

Nina -Ma è come se li conoscessi.

Mauro -Questo è vero. Tuo marito me ne ha raccontate di cose.

Nina -Per quanto li abbia conosciuti bene anch'io, ora li ricordo più con gli occhi di mio marito che con i miei. Con Teresa e Patrizia sono stata compagna di scuola e tutte e tre incontrammo i ragazzi ad una festa, proprio qui, nel quartiere. Allora, noi avevamo sedici anni e loro qualcuno in più.

Mauro -Abitavate tutti qui, in questo stesso isolato?

Nina -Solo i maschi. Loro sono cresciuti insieme. Poi, dopo i diciott'anni, ognuno ha preso la propria strada e ci siamo persi di vista. Carlo e Rodolfo furono assunti dalla stessa azienda. Carlo però fu mandato a lavorare a Grosseto, alla sede centrale; e Rodolfo nella filiale di Brindisi. Giorgio invece vinse un concorso nelle Poste e da allora risiede in un paesino della Basilicata.

Mauro -E Matteo?

Nina -Matteo, fosco Matteo dall'animo inquieto, un bel giorno sparì e non s'è più rivisto: qualche lettera, rarissime telefonate...

Mauro -Perché "inquieto"?

Nina -Non so. Forse perché l'umanità è inquieta.

Concetta -(Sull'uscio, in fondo) Sto preparando due taralli. Ai ragazzi piacciono assai.

Nina -Soprattutto, a Giorgio.

Concetta -L'orologio?

Nona -La peggior sorda è chi non vuol sentire.

Concetta -Vado, ché tengo le mani in pasta. (Via)

Mauro -Vado anch'io. Devo fare una visitina alla signora a fianco. Gliel'ho promesso. Se non mi vede, s'impensierisce.

Nina -Addirittura?!

Mauro -Ti sorprende?

Nina -Non mi sembra che stia in fin di vita e nemmeno che sia tanto ansiosa.

Mauro -Sarà, ma se non mi vede s'impensierisce.

Nina -Forse, perché non le sei indifferente.

Mauro -Figurati...

Nina -Non fare tanto il modesto: Ho visto che molte donne ti mangiano con gli occhi.

Mauro -Sono interessate al medico, non all'uomo.

Nina -Lasciamo perdere. Che hai deciso per quel posto a Ferrara?

Mauro -Non so, dipende...

Nina -Da che?

Mauro -Da tante cose.

Nina -Ad esempio?

Mauro -Ci vediamo più tardi. (Via)

Nina -(Mentre è intenta a disporre i fiori in un vaso, suona il campanello d'ingresso. Si reca ad aprire, poi, dall'interno) Teresa! Rodolfo! (Seguono convenevoli. Introducendoli) Venite, accomodatevi. Allora, come va? Il viaggio è stato buono?

Teresa -Ottimo. (Con una carezza) Nina cara, non mi par vero.

Nina -A chi lo dici!

Teresa -E gli altri?

Nina -Saranno a momenti. Voi siete i primi.

Rodolfo -E tuo marito?

Nina -Di là, alle prese con le sue carte. Vai, Rodolfo, raggiungilo, sarà contento.

Rodolfo -Si, mi sembra una buona idea, vado a stanarlo io quel topo da biblioteca!

Nina -La strada la ricordi?

Rodolfo -Se non avete cambiato la disposizione delle stanze, credo di si. (Via)

Nina -(Invitando Teresa a sedere) Allora, che mi racconti di bello?

Teresa -Quanti ricordi, Nina mia, ritrovarsi tutti assieme dopo tanti anni! Rodolfo non ci sperava più. Temeva che anche questo, come tanti in passato, fosse un progetto irrealizzabile. Poi, una settimana fa, la telefonata di Carlo, che ci proponeva quest'incontro, assicurandoci che ci saremmo stati tutti. Le circostanze ce l'hanno consentito ed eccoci qua.

Nina -Guardandoti, mi sembra appena ieri che ci siamo lasciate.

Teresa -Anche a me sembra ieri. Tu portavi le trecce. Non sei cambiata affatto. Chiunque ti darebbe venti, venticinque anni.

Nina -Troppo buona. Anche tu stai benissimo.

Teresa -Non è vero: gli anni passano, ma non per tutti allo stesso modo.

Nina -Qualche pensiero?

Teresa -No, no.

Nina -Ricordi quel nostro insegnante di latino, al liceo?

Teresa -Ma certo. Il professore Stucchi, bell'uomo. Quando Alberto scoprì che anche tu, come tutte noi, ne eri un po' innamorata, si arrabbiò talmente che non ti rivolse la parola per una settimana. A proposito, è sempre così geloso?

Nina -Non saprei. Comunque, non è più argomento quotidiano. E i vostri figli? Che mi dici di loro?

Teresa -A Brindisi, con i nonni.

Nina -Sono cresciuti?

Teresa -Come! Lisetta adesso ha tredici anni. Frequenta la terza media. E' assennata, giudiziosa, come tutte le femminucce, d'altra parte. Pratica un po' di nuoto e sa tutto in fatto di canzoni e balli moderni.

Nina -Ed Elio che fa?

Teresa -Ha quindici anni e mezzo. (Repentinamente) Bello questo salotto! E' nuovo?

Nina -Non proprio, lo acquistammo cinque o sei anni fa.. (Recandosi ad aprire la porta d'ingresso) Chi sarà di loro? (Salutando dall'interno) Carlo! Patrizia! (Convenevoli. Rientrando) Guarda un po' chi c'è!

Teresa -Ragazzi! (Reciproci abbracci) Allora, non era uno scherzo!

Patrizia -Scherzare su una cosa così importante sarebbe stata una crudeltà.

Teresa -E' vero, ma fin quando non vi ho visti qua, non ci ho creduto.

Patrizia -Ti capisco.Ci sono voluti vent'anni per fare questa rimpatriata.

Carlo -Vent'anni, perché io sono un organizzatore nato, altrimenti...

Patrizia -Ci saremmo rivisti direttamente in paradiso

Rodolfo -(Sulla soglia, con Alberto) O all'inferno!

Carlo -Eccolo, l'ottimista!

Patrizia -(Saluti) Rodolfo... Alberto!

Teresa -Alberto mio, come stai?

Alberto -Scusatemi, ma devo riprendermi un attimino. Non riesco a crederci.

Carlo -Te l'abbiamo fatta la sorpresa!

Alberto -Puoi dirlo forte.

Carlo -A proposito, di Matteo, nessuna notizia?

Rodolfo -Se non lo sai tu, che gli hai parlato!

Carlo -Si, ma a dire il vero credevo di trovarlo già qui. Mi telefonò una prima volta il mese scorso e mi propose di rivederci tutti, in occasione del compleanno di Alberto. Mi richiamò tre o quattro giorni fa, per sapere se ero riuscito ad organizzare e mi assicurò che sarebbe stato dei nostri.

Nina -Meno male.

Teresa -Ma da dove chiamava?

Carlo -Da lontano, penso, anche perché la comunicazione era disturbata. Le nostre voci si sentivano poco.

Patrizia -Avrà speso una fortuna in telefonate.

Carlo -Non vedo nemmeno Giorgio, però.

Teresa -Vedrai, verrà insieme a Matteo.

Alberto -Si saranno dati appuntamento fuori al viale.

Rodolfo -Lo credo anch'io, erano inseparabili quei due.

Alberto -Eravamo tutti inseparabili e lo siamo ancora.

Rodolfo -E bravo Alberto! Sapete, fa l'astrologo.

Teresa -L'astronomo.

Rodolfo -L'astrologo, l'astronomo che differenza fa! La cosa principale è che ho un amico che s'interessa di cose importanti. Chi sarebbe capace di raccapezzarsi in mezzo a tutte quelle schegge di specchio. Chi ci capisce niente!

Teresa -Tu, non di certo.

Rodolfo -Per forza, io sono un uomo d'azione.

Carlo -E' arrivato il gigante, Albertì! Ora, stai in buone mani!

Alberto -Lo so.

Carlo -Fategli qualcosa mò, se tenete coraggio.

Alberto -(A Rodolfo che lo abbraccia, sorridente) Quanto ho aspettato questo momento...

Patrizia -Eccoli: "L'accademia del Barile" al gran completo.

Alberto -Quasi al completo: mancano due elementi.

Carlo -E che elementi!

Rodolfo -Un poco miserella, però, quest'accademia!

Carlo -In che senso?

Rodolfo -Come, "L'accademia del barile" senza il suo emblema principale, il suo stemma!

Nina -E' vero, Rodolfo, hai ragione, sono imperdonabile. (Si porta al "bar", coadiuvata dalle amiche) Un attimino solo. (Preparano e servono dei drink)

Teresa -Darei una cifra per sapere di che si è occupato, che fa fatto Matteo, in tutti questi anni.

Patrizia -Per quel che mi risulta, ha viaggiato sempre, per motivi di lavoro, commercio, credo.

Rodolfo -Chi, Matteo, commercio?! Non credo proprio.

Patrizia -Perché no?

Rodolfo -Non è proprio il tipo.

Patrizia -Ma son passati tanti anni, che ne sai?!

Rodolfo -Se uno nasce tondo non può morire quadro.

Carlo -Ha ragione.

Alberto -Comunque, fra poco Matteo sarà qui e ci dirà lui stesso di che cosa si occupa.

Patrizia -Magari, farà un ingresso da nababbo arricchito.

Carlo -O da barbone del metrò.

Teresa -Andiamo: un barbone che viaggia!

Patrizia -Perciò, io concludo che è diventato ricchissimo.

Teresa -Ricco, non credo. Come noi.

Nina -Io non so che pensare. Di come viva Matteo non sono riuscita a farmi alcuna idea.

Patrizia -Si accettano scommesse. Io punto cinquemila lire su Matteo benestante.

Carlo -Io, su Matteo pezzente.

Teresa -Io, normale.

Nina -Che spettacolo: Matteo venduto dai fratelli!

Carlo -(Con tono da piazzista) Il Matteo da mare, il Matteo da spiaggia. Mamme, fate felici i vostri bambini col Matteo gonfiabile e rigonfiabile.

Alberto -Il mattacchione di sempre!

Carlo -Questo era il mio pezzo forte. Così ho conquistato Patrizia.

Patrizia -Bell'affare!

Carlo -Che ingrata!

Patrizia -Non cambiamo discorso. Io dico che Matteo entrerà da quella porta vestito da yacht-man.

Teresa -Così rinnegherebbe se stesso. Se ricordo bene le sue tendenze, sarebbe più in carattere con giubba e kolbac.

Nina -E se venisse vestito da cow boy?

Carlo -Il mistero s'infittisce.

Rodolfo -Che fine ha fatto Matteo baby?

Concetta -(Dal fondo, in grembiule da lavoro) Eccoli, i lestofanti di una volta!

Teresa -(Andandole incontro, assieme agli altri) Concetta! (Saluti e abbracci collettivi)

Patrizia -Ci stavamo dimenticando di te!

Concetta -E' vero che son sorda, ma voi vi fate sentire! Ero in cucina, quando ho pensato: questi sono loro. Solo i ragazzi fanno questo baccano. Ora però torno di là. Devo dare un altro impulso alle caldaie.

Carlo -Parte la nave!

Rodolfo -(Emettendo un suono grave) Uhooo.

Concetta -Non c'è che fare: siete sempre gli stessi! (Esce)

Alberto -(Al suono del campanello d'ingresso) Che vi dicevo, ecco anche Matteo! (Via)

Patrizia -Finalmente, sapremo.

Giorgio -(Dall'interno, con voce calda e solenne) Voi siete da più di molti passeri.

Tutti -(All’unisono) E che siamo noi, o maestro?

Giorgio -(Apparendo, seguito da Alberto) Una manica di fetenti!

Teresa -(Stringendolo a sé) Non potevi essere che tu! (Saluti, c.s.)

Giorgio -E Matteo?

Alberto -Pensavamo fosse con te.

Giorgio -No. Io non ho sue notizie da quattro o cinque mesi.

Rodolfo -Fra poco sarà anche lui qui e la combriccola sarà al completo.

Giorgio -E Concetta?

Nina -Di là, a preparare i suoi famosi biscotti.

Patrizia -Indovina per chi?

Giorgio -Vado a salutarla un attimino. (Via)

Teresa -Che strano effetto vedere Giorgio con i capelli brizzolati.

Rodolfo -Il tempo non risparmia nessuno.

Carlo -Parla per te: io sono giovanissimo.

Rodolfo -Non per farti un complimento, ma proprio tu, hai una testa di morto. Hai fatto una brutta riuscita. Trovate pure voi che Carlo si è ristretto?

Carlo -Mi ha preso per una maglia di lana! Guarda, guarda che posso fare ancora! (Esegue una flessione e rimane bloccato)

Rodolfo -Ma vedi che sei arrugginito!

Carlo -Io?!

Giorgio -Sei patetico!

Carlo -E va bene. Lasciamo perdere me e prendiamo Ninuccia. Guarda, guardate che pelle fresca, che carne tosta. Toccate, assaggiate.

Rodolfo -Sta vendendo la trippa!

Carlo -E' più fresca ora, che una volta.

Patrizia -(Fingendo la propria contrarietà) Bravo! la corteggi apertamente spudoratamente, davanti a me, a tutti. Né ti fai scrupolo del marito. E tu non dici niente, Albe'?!

Alberto -(Abbracciando Carlo) So solo che mi sembra di essere ritornato ragazzino.

Carlo -Che deve dire! Io ho il diritto di corteggiare sua moglie.

Patrizia -Il diritto?

Carlo -Non dimentichiamo che io sono stato il primo corteggiatore di Nina. Io sono arrivato primo.

Rodolfo -Vinse il giro d'Italia.

Carlo -Poi, quando seppi che Alberto ne era già seriamente innamorato, zitto, zitto, come si conviene ad un vero amico, passai la mano.

Rodolfo -Giocava a tressette!

Carlo -Nina, ti stancassi di Alberto, ci sto io.

Rodolfo -E io che faccio, mantengo la candela?!

Carlo -Certo.

Rodolfo -Senti, Ninù, lascia Alberto, illudi Carlo e prendi me.

Nina -(Ridendo di gusto) Non cambieranno mai!

Alberto -Pensavo che domani, oltre al mio compleanno, dovremmo festeggiare anche un altro evento.

Teresa -Quale?

Alberto -La promozione di Carlo.

Nina -E' vero!

Carlo -Non se ne parla proprio.

Alberto -Anche la tua promozione è importante.

Carlo -Vorrei proprio sapere chi te l'ha detto!

Teresa -La farfallina.

Rodolfo -Brinderemo con la seguente motivazione: al neo direttore di filiale, Carlo Landolfi, che ha meritato per le sue...aiutatemi pure voi.

Nina -Per le sue alte qualità professionali...

Alberto -Di padre esemplare, che la vita spese nell'assolvimento del suo dovere.

Carlo -Questa è un'orazione funebre!

Alberto -Comunque, domani, brinderemo anche per la promozione di Carlo. E' deciso.

Carlo -Ripeto: io non ci tengo proprio.

Rodolfo -Si dice così, ma poi, sotto-sotto.

Carlo -(Secco) Non me ne importa proprio!

Giorgio -(Rientra, masticando) Questi taralli sono la fine del mondo! Strano: Concetta mi ha permesso di rubarne un paio senza dir nulla.

Teresa -Chissà perché!

Patrizia -Come se non lo sapessimo: quando c'è Giorgio si ammorbidisce.

Carlo -E pure con Matteo. Ora che viene, vedrete che attenzioni gli farà.

Giorgio -A proposito, l'ultima volta che ci sentimmo, stava in Turchia.

Teresa -Turchia?

Giorgio -Si sposta molto, adesso. Si può dire che sta sempre in viaggio.

Teresa -Cosa fa di preciso?

Patrizia -(A Giorgio) Tu dovresti saperlo.

Giorgio -Ha lavorato prima con un gruppo di ecologisti, poi...

Alberto -Poi?

Giorgio -Non so se Matteo avrebbe piacere che si sbandierasse.

Alberto -Ma noi siamo i suoi migliori amici.

Giorgio -Sembra che attualmente sia un esponente di Amnesty International.

Patrizia -Ho perso la scommessa.

Teresa -Forse, l'abbiamo persa tutti.

Alberto -(Al suono del campanello si alza) Si parla del diavolo e spuntano le corna.

Carlo -(Precedendolo) Vado ad aprire io. Se vai tu, finisce che abbiamo un'altra delusione. (Esce per rientrare subito dopo con Mauro Cori).

Alberto -Mauro!

Nina -Entra. Non restartene lì, impalato come un salame.

Mauro -Salve a tutti. (Nina procede rapidamente alle presentazioni) Piacere... davvero lieto.

Patrizia -Ecco, finalmente, il famoso Mauro Cori, di cui ci hanno parlato tanto.

Teresa -Tessendo le vostre lodi e presentandovi come un grande amico.

Alberto -E' vero. Dopo di voi, s'intende, Mauro è il mio migliore amico.

Teresa -E guaritore di famiglia.

Rodolfo -Che è, uno stregone?

Mauro -A sentire Concetta, non sarei nemmeno quello. Secondo lei non valgo proprio niente.

Patrizia -Davvero?!

Nina -Non fatevi incantare. A vederlo così impacciato, nessuno penserebbe di trovarsi dinanzi ad un medico molto in gamba, brillante conversatore, sempre brioso e, per di più, scapolo impenitente.

Mauro -Che quadro!

Nina -Ti ho trattato bene.

Mauro -E' vero, Concetta mi avrebbe spellato vivo.

Teresa -E' tanto cattiva?

Mauro -Diabolica.

Patrizia -Vi farà dannare, allora?

Mauro -Per favore, diamoci del "tu". Già così, mi sento un pesce fuor d'acqua.

Teresa -Ha ragione. Seppure indirettamente, è anche vostro amico e non fate nulla per rompere il ghiaccio.

Carlo -Rompere il ghiaccio. Fammi pensare, riflettere...

Giorgio -Non fare sforzi.

Rodolfo -Ti viene un'ernia cerebrale!

Carlo -Ci sono! Lo aggreghiamo immediatamente all'accademia.

Mauro -Accademia?

Nina -Allora, non sai niente!

Mauro -Cosa dovrei sapere?

Nina -Pensavo di averti raccontato tutto.

Carlo -Il presidente procederà al rito dell'iniziazione.

Rodolfo -Ancora con quelle pagliacciate!

Teresa -Sù, non farti pregare.

Alberto -Sennò come inseriamo ufficialmente Mauro nel gruppo!

Rodolfo -Si fa presto a dire: "Inseriamo".

Carlo -Perché?

Rodolfo -Ma è degno di entrare nell'Accademia del Barile?

Nina -Io credo di si.

Alberto -Anch'io.

Rodolfo -Che bevi?

Mauro -Di tutto: birra, vino, acqua fresca...

Rodolfo -(Portandosi la mano alla fronte, come colpito) Ah!

Mauro -Che c'è?

Carlo -Che brutta parola ha detto, che orrenda parola!

Rodolfo -Pazienza, farò finta di non aver udito la parola vietata.

Giorgio -Procediamo?

Rodolfo -E sia!

Giorgio -(Mentre tutti si dispongono in un largo semicerchio) Inginocchiati.

Rodolfo (Con un calice colmo di vino e tono solenne) Io, Rodolfo Lago, incontrastato ed unico presidente dell' "Accademia del Barile", versandoti poche gocce di questo nettare sul capo, ti associo a noi, quale beone in prova...

Giorgio -(Rettificando) Di primo grado.

Rodolfo -(In tono di scusa) L'arteriosclerosi. (Un tempo) Ti associo a noi, quale beone di primo grado, se tu dinanzi a noi disconoscerai quel putrido elemento, chiamato acqua.

Carlo -Prometti tu?

Rodolfo -Prometto.

Alberto -E' lui che deve promettere!

Rodolfo -Giusto. E' Carlo che mi fa impappinare. (Un tempo) Prometti?

Mauro -Prometto.

Rodolfo -Bene! (Urtato da qualcuno, rovescia l'intero contenuto del bicchiere sul capo di Mauro)

Mauro -Accidenti!

Rodolfo -Invece del battesimo, gli ho fatto lo shampoo!

Carlo -Che schifo di cerimonia!

Nina -Vado a prenderti l'asciugacapelli.

Mauro -Non disturbarti, è una sciocchezza. Spero solo che non rimanga la puzza di vino nei capelli.

Rodolfo -Cosicché, questo nettare olimpico puzzerebbe?!

Giorgio -(Sorridendo) Che dici?! Sei pazzo!

Carlo -Abbiamo accolto un serpe nel seno.

Mauro -Alberto non esagerava quando vi dipingeva come dei burloni.

Patrizia -Questo è niente, avresti dovuto vederli all'opera vent'anni fa.

Alberto -Ci chiamavano: I cinque dell'Ave Maria.

Mauro -Come i famosi ribelli del Messico?

Nina -Macché, servivano messa alla parrocchia a fianco.

Mauro -Non posso crederci.

Giorgio -Avevamo dieci o undici anni.

Concetta -(Dal fondo, con una guantiera di biscotti) Ecco quà. Li ho tolti ora dal forno. (Tutti si servono) Abbuffatevi pure quanto volete. Vado a infornarne altri.

Teresa -No, resta con noi. Ti sei fatta desiderare. (A Mauro) Devi sapere che Concetta è stata per noi come una sorella maggiore. Ognuno, quando aveva un problema, andava a confidarsi da lei. Per esempio, quando Rodolfo s'innamorò di me, pensò di parlarne prima a lei. Fu Concetta a consigliargli il momento ed il luogo migliore per dichiararsi. Tra l'altro, lei conosceva bene il mio carattere, persino i gusti miei in fatto di regali. Così, quando Rodolfo mi donò un profumo...

Rodolfo -(Prontamente) Lei me lo gettò in faccia.

Mauro -Davvero?!

Teresa -Per forza: mi dette un dopobarba!

Rodolfo -Una distrazione...

Giorgio -Il dopobarba costava meno del profumo, questa è la verità.

Carlo -Spilorcio!

Rodolfo -Che fate, rigirate il dito nella piaga!

Patrizia -Ed era sempre Concetta, che di nascosto dei miei, mi consegnava le lettere di Carlo.

Mauro -Bello e commovente.

Concetta -Bello, per loro. E commovente, per me. Loro si sono maritate ed io sono rimasta zitella.

Giorgio -(Cingendole le spalle) Volevo sposarti io, ma a me non m'hai voluto.

Mauro -Davvero! E perché non lo hai voluto?

Concetta -Perché... perché io sono dispettosa e lui è troppo buono. (Esce, rapidamente)

Mauro -Questa è nuova! Non sapevo di questa infelice storia d'amore.

Giorgio -(Sorridendo) Perché non è mai esisitita. Scherzavamo.

Mauro -Se ricordo bene, Giorgio, tu, non sei sposato.

Giorgio -Infatti.

Carlo -Non ha trovato ancora l'anima gemella.

Giorgio -In un certo qual senso...

Mauro -Capita di essere esigenti. Sempreché, beninteso, non si decida di rimanere scapoli.

Giorgio -Credevo che Alberto t'avesse spiegato...

Mauro -Cosa?

Giorgio -In fatto di legami, ho altre preferenze.

Rodolfo -(Prontamente) Gli piace la vita libera.

Carlo -Questa è la verità.

Giorgio -Non è proprio così. Io potrei legarmi anche in modo durevole se...

Alberto -Se non fosse tanto esigente.

Carlo -Esatto. Nessuna donna gli sta bene: questa no, quell'altra nemmeno. Una è storta, l'altra è dritta.

Giorgio -Scherzano. Loro sanno benissimo che sono un o...

Rodolfo -(C.s.) Un osso duro, un incontentabile.

Giorgio -Se non mi fate parlare!

Rodolfo -Che importa a Mauro della tua vita sentimentale!

Mauro -E ti trovi bene, laggiù, dove stai ora?

Giorgio -Insomma...

Alberto -Giorgio ha un carattere aperto, figuriamoci!

Carlo -Avrà amici a bizzeffe. E' vero, Giorgì?

Giorgio -(Riluttante) Certo.

Teresa -Perché non raccontate a Mauro delle vostre avventure.

Patrizia -Si, ad esempio, il vostro viaggio in Danimarca.

Mauro -In Danimarca?

Rodolfo -Vedi, caro Mauro, non per vantarci, ma noi, da ragazzi, ci siamo sempre morti di fame.

Carlo -E pure oggi non è che le cose siano tanto diverse.

Rodolfo -Proprio perchè non abbiamo mai tenuto una lira in tasca, trascorrevamo, puntualmente, ogni estate seduti sul gradino giù al portone a fantasticare su cosa avremmo potuto fare con un po' di quattrini. Ci sedevamo tutti e cinque, in fila, e si cominciava a sognare. Giorgio proponeva: "Io andrei in Marocco". Alberto replicava: "Io, in Olanda". Matteo diceva: "Io farei una puntatina in Russia". Carlo, invece, voleva andare in Danimarca. Ed infine io concludevo: "Amen".

Carlo -Fine della messa.

Alberto -Un anno, non so come, dato che ci eravamo rassegnati a restare a casa, decidemmo: "O Danimarca o morte!".

Mauro -E allora?

Carlo -Morimmo.

Patrizia -Continuate.

Carlo -Una bella mattina, armati di tenda, coperte e di trentaseimila lire in tutto...

Mauro -Trentaseimila lire?

Mauro -Pochissimo, che ci facevate?!

Patrizia -E questo è il bello.

Carlo -Insomma, una bella mattina partimmo per andare in Danimarca e approdammo in Abruzzo!

Mauro -Nientemeno!

Alberto -Avemmo molti problemi con l'autostop. Già eravamo in cinque...

Rodolfo -Matteo si metteva a discutere di politica con tutti i poveretti che ci davano un passaggio...

Carlo -E quelli, che erano di idee differenti dalle nostre, ci scaricavano puntualmente, il tempo che impiegava Matteo ad illustrare le magnifiche sorti e progressive del socialismo reale.

Giorgio -L'ultimo, per l'appunto, ci scaricò in un luogo sperduto dell'Abbruzzo, in aperta campagna.

Alberto -Girovagammo un po', e non avendo trovato alcun centro abitato, decidemmo di montare la tenda, cenare e riposare per la notte.

Carlo -E che vuoi riposare! Da fuori alla tenda, provenivano rumori di ogni tipo: squittii, miagolii, latrati, muggiti, boati...

Patrizia -Il boato non c'entra.

Carlo -C'entra.?!

Patrizia -Ti dico che non c'entra.

Carlo -Tutto fa brodo, butta dentro!

Mauro -Ebbene?

Giorgio -Insomma, avevamo una fifa in quella tenda!

Mauro -E che faceste?

Giorgio -Sul fatto che si trattava di voci animali non c'erano dubbi; restava però da scoprire se fossero vicini alla tenda, insomma, se ci avessero già circondato.

Mauro -E quindi?

Giorgio -Poiché avevamo una sola torcia elettrica, per lo più, con le pile quasi scariche, decidemmo che sarebbe uscito solo uno di noi a dare un'occhiata intorno.

Mauro -Chi di voi uscì?

Alberto -Estraemmo a sorte e toccò a Carlo.

Mauro -A te?

Carlo -Io non mi persi d'animo. Mi alzai in piedi e dissi immediatamente: "Ma voi siete scemi?! Chi si muove da qua!"

Rodolfo -A quel punto, mi risolsi io. Mi armai di un'affilatissima scure...

Carlo -Cala.

Rodolfo -Di un machete.

Tutti -(Tranne Mauro) Cala.

Rodolfo -Un coltellaccio.

Tutti -Macché.

Rodolfo -Un pugnale.

Carlo -Ma quando mai!

Rodolfo -Un tagliacarte.

Tutti -Ah!

Rodolfo -Io non ci stavo proprio, quella volta! Va bene?!

Tutti -(Ridono) Ah...ah....

Rodolfo -Voi ridete!

Carlo -Tu dici: "machete, coltellaccio"! Un temperino tenevi, ed era pure spuntito!

Mauro -Insomma?

Alberto -Morale della favola: non uscì nessuno. Ce ne restammo tutti nella tenda e aspettammo l'alba.

Carlo -Volevamo vegliare, fare la guardia, ma la stanchezza era troppa e finimmo tutti con l'addormentarci.

Giorgio -E il mattino dopo, con la luce del sole, ci accorgemmo che eravamo andati a piazzare la tenda proprio a due passi dallo zoo di Castel di Sangro.

Mauro -Incredibile!

Patrizia -Ed il fatto del guappo?

Rodolfo -Quale?

Patrizia -Quello di Arturo.

Rodolfo -Ma Mauro si scoccia di sentire queste sciocchezze.

Mauro -Sono curioso di sapere, invece.

Giorgio -Rodolfo è stato sempre il nostro difensore e ci ha cavato spesso dai guai. Ebbene, c'era un bulletto nel quartiere, un esaltato, un certo "Arturo karate" che s'era fissato con Nina. Ne seguiva ogni passo, le rivolgeva degli apprezzamenti, anche pesanti, finché un giorno...

Carlo -Alberto non decise di affrontarlo per dirgli di smetterla. Al buffoncello non parve vero di trovarsi dinanzi il suo rivale, quello che secondo la sua logica, gli aveva rubato, come dire, la polpetta dal piatto, l'uomo che Nina aveva preferito a lui. Appena questo Arturo vide Alberto, gli disse: "Ah, ti sei fatto avanti, finalmente! Difenditi!" e stava per aggredirlo (Mima goffamente, ruotando su se stesso e saltellando, un assalto di karate) In quel momento, si trovò a passare Rodolfo. Si avvicinò e disse ad Arturo: "Ueh!". Questo si girò e cominciò a minacciare pure Rodolfo. (Idem) Rodolfo uno schiaffo gli assestò e lo scaraventò sul bidone dell'immondizia.

Giorgio -E lì rimase almeno un quarto d'ora.

Carlo -E da quel giorno "Arturo karate" diventò per tutti: "Arturo l'immondizia"

Tutti -(Avendo sentito squillare il campanello d'ingresso) Matteo!

Patrizia -(Balzando in piedi) Questa volta vado io, avrò certamente più fortuna di voi. (Esce)

Carlo -Zitti. Ora gli facciamo un'improvvisata. (Spegne la luce)

Tutti -(Scorgendo una sagoma) Sorpresa!

Patrizia -Macché, era il maresciallo Spaventa.

Rodolfo -E che voleva?

Patrizia -Ha detto che ieri, passò di qui e dimenticò i guanti. Erano nell'ingresso e glieli ho dati.

Nina -Hai fatto bene.

Patrizia -Io l'ho invitato pure ad entrare e lui stava per farlo, ma si è spenta la luce ed è scappato.

Rodolfo -Potenza delle tenebre!

Alberto -Le tenebre non c'entrano. Siamo noi: insieme diventiamo una forza. Vorrei che non ve ne andaste mai più.

Carlo -Chi si muove! Domani, Concetta prepara i cannelloni.

Rodolfo -Non possiamo lasciare un amico, nel momento...

Carlo -Dello stomaco.

Rodolfo -Dello stomaco... cioé, del bisogno.

Alberto -Ho conservato un vino speciale, d'annata, proprio per questa occasione.

Carlo -A mia moglie il vino buono piace.

Giorgio -Cosicché anche lei si è data alle gioie del calice!

Carlo -Hai voglia.

Alberto -Sai, Patrizia, il mio vino ti piacerà.

Carlo -(Alla moglie, intenta ad osservare un quadro) Sta parlando con te.

Patrizia -(Senza raccogliere) Questo quadro è proprio bello. Lo sai che i papaveri...

Tutti -Son alti, alti alti...

Giorgio -(Mentre la donna indugia a contemplare il dipinto predetto) Patty!

                                  Rodolfo -Pat.

Carlo -Ma non senti?

Gioregio -Evidentemente, no.

Carlo -Pat!

Tutti -(A squarciagola) Patriziaaaaaa!

(Cala la tela)

ATTO TERZO

Il salotto degli atti precedenti. Attraverso il balcone penetrano ora gli ultimi riflessi di un tramonto, che presto cederà il passo alle prime ombre della sera. Al levarsi del sipario, la scena è vuota, mentre dal fondo entrano Patrizia e Giorgio, che conversano piacevolmente, recando fra le mani, come del resto quasi tutti quelli che li seguiranno, due maschere di cartapesta, che simboleggiano, una l'espressione comica, e l'altra quella tragica dell'antico teatro greco.

Patrizia -(Alternando scherzosamente ora questa, ora quella effige davanti al volto) Ah, Giorgio mio, se facessimo una rimpatriata del genere, una volta al mese, ma anche una sola volta all'anno, diventerei grassa come una balena. (Abbandonandosi pesantemente su una poltrona) Peserò almeno cinque chili più di ieri.

Giorgio -Hai ragione. Che abbuffata!

Patrizia -Perché quell'espressione tragica?

Giorgio -E' il mio stomaco che piange.

Patrizia -Ma va'! Tu non ingrasserai mai. Hai quel che si dice: un metabolismo di lusso.

Giorgio -(Fingendo un lamento) Ah!

Patrizia -Che c'è?

Giorgio -Che paroloni indigesti!

Patrizia -(Osservando le proprie maschere) Però, che pensiero gentile ha avuto Alberto a regalarcele. Le ha serbate gelosamente per tanti anni. Ricordi? Sono le stesse con cui, da ragazzi, facevamo le nostre recite fra amici.

Giorgio -Già, simulacri del tempo.

Patrizia -Che espressione dotta!

Giorgio -Hai ragione, ora sono io indigesto.

Mauro -(Dal fondo, con Teresa) E' vero, è stato un pranzo luculliano. Questa volta, Concetta ha superato se stessa.

Teresa -Quant'è brava! Nina mi ha svelato che stamattina si è svegliata alle cinque per preparare questo pranzetto. Hai visto quei cannelloni?!

Mauro -Deliziosi.

Teresa -Vanno approntati uno per volta. Ci vuole una pazienza certosina.

Mauro -Ed anche un altissimo senso dell'ospitalità.

Teresa -(Osservando Patrizia e Giorgio) Loro si sono già abbioccati.

Mauro -Come li capisco!

Patrizia -Niente paroloni difficili, mi raccomando.

Mauro -Chi ne avrebbe la forza!

Teresa -Hai gradito questo pranzetto?

Patrizia -Immensamente. Guarda, sono felice.

Giorgio -Così non vale. Ci vorrebbe la maschera della felicità.

Teresa -Esiste?

Giorgio -Non so.

Mauro -L'eterno dilemma: mangiare o non mangiare. Mangiare ed esser sazi, felici e grassi, o digiunare invece ed in quest'astinenza, resistendo alle tentazioni della gola, conservarsi leggeri.

Nina -(Entra, applaudendo, assieme agli altri) Bravo, bravissimo! Shakespeare?

Mauro -(Provocando un moto d'ilarità nei presenti) Ma no, un dietologo amico mio.

Rodolfo -(Entrando con Carlo. Sono entrambi euforici) Insomma, mi vorresti convincere che c'era l'aceto!

Carlo -C'era, Rodo', c'era: nell'insalata russa c'era l'aceto!

Rodolfo -Quello insiste!

Carlo -Domandiamo a loro. L'avete sentito o non l'avete sentito il sapore dell'aceto nell'insalata russa?

Patrizia -(Con una smorfia di disgusto) Per carità!

Teresa -Ma come vi viene in mente di parlare ancora di cibo!

Rodolfo -Questi stanno disgustati come se avessero trangugiato del veleno! (Ad Alberto che sopraggiunge) Albe', per piacere, chiama un momento tua sorella.

Carlo -Ora vediamo.

Rodolfo -Vediamo sì.

Alberto -Questioni urgenti?

Carlo -Ci occorre la consulenza di Concetta.

Rodolfo -Si, per una questione di... principio!

Alberto -Addirittura?!

Carlo -E' in gioco il mio palato.

Alberto -Caspita!

Rodolfo -E' in gioco più del palato: la mia credibilità di presidente

Patrizia -Credibilità…presidente!

Teresa -Che è, il Congresso di Vienna?!

Rodolfo -Tu scherzi, ma affermare che non riconosco il sapore dell'aceto significa che non saprei distinguere un vino di spunto.

Teresa -Come la fai lunga!

Patrizia -Pure tu, Carlo mio...

Nina -Comunque, Concetta non c'è. E' uscita subito dopo pranzo.

Carlo -E dove è andata?

Nina -Me l'ha detto, ma non le ho prestato attenzione. C'era Carlo che raccontava una barzelletta.

Rodolfo -Vuoi vedere che i cannelloni erano avvelenati?

Patrizia -Dunque, se ho capito bene, tu sostieni che Concetta è scappata, dopo aver commesso il misfatto?

Rodolfo -A giudicare da come siamo ridotti…

Giorgio -Andiamo, Concetta avvelenatrice! Non funziona, non sta in piedi. Ci vorrebbe il movente.

Rodolfo -Basta cercarlo.

Patrizia -Non c’è. Non fosse altro perché con noi c’è Giorgio, il suo prediletto.

Teresa -Perciò c’è da concludere che Concetta sia uscita per recarsi ad un appuntamento clandestino.

Mauro -Un amore segreto?

Patrizia -Io dico: acquisto detersivi.

Giorgio -Così fai crollare la suspence!

Mauro -E se fosse una spia dell'Est?

Teresa -Perché no!

Giorgio -Si rialza.

Nina -Cosa?

Giorgio -L'interesse.

Teresa -Il mistero della cuoca scomparsa.

Carlo -(Strillando) Tutti i particolari in cronaca!

Nina -Ricordo: aveva un appuntamento dalla sarta.

Alberto -E' vero: riceve solo di domenica.

Giorgio -Fine della suspence.

Patrizia -Fine del giallo.

Rodolfo -C'è ancora il mistero di Matteo, che ancora non si è visto.

Alberto -Sono convinto che verrà. L'ha promesso.

Teresa -Se così non fosse, sarebbe una delusione.

Carlo -Io non ho perso ancora le speranze.

Patrizia -Se viene lui, la gang sarà al completo..

Carlo -Evento più unico che raro.

Alberto -Importantissimo.

Carlo -Perciò, dovremo stappare una bottiglia di spumante.

Rodolfo -Anche due.

Teresa -Ogni scusa è buona pere attaccarsi alla bottiglia.

Rodolfo -Stapperemio ben tre bottiglie e canteremo l'inno glorioso dell'Accademia del Barile.

Alberto -Sai, le lamentele nel palazzo! Domani si presenterebbe l'amministratore a farmi una strigliata.

Rodolfo -A proposito, prima, Mauro mi stava raccontando che Spaventa ha perso il pelo ma non il vizio di scocciare la gente.

Alberto -Sai com'è fatto lui.

Rodolfo -Ma tu ti fai rispettare?

Alberto -Figurati, proprio ieri gliene ho cantate quattro. E' vero, Nina?

Nina -(Senza convinzione) Hai voglia!

Rodolfo -Bene, altrimenti ci avrei pensato io.

Teresa -Ancora con quel povero Spaventa! Non vi basta tutto quello che gli avete combinato?!

Carlo -Legittima difesa.

Patrizia -Si…

Rodolfo -Ma noi non gli abbiamo fatto mai niente, non lo abbiamo sfiorato nemmeno con un dito!

Patrizia -Ci mancava solo questo!

Giorgio -Ci siamo solo difesi dalla sua arroganza.

Carlo -Difesi, a modo nostro, ovviamente.

Giorgio -Un po' di goliardia non fa mai male.

Alberto -Ricordate quel pesce d'aprile, fu memorabile!

Mauro -Perché, che combinaste?

Carlo -Non ne potevamo più di lui e dei suoi accoliti.

Mauro -Accoliti?

Carlo -I soliti scocciatori che abitano un condominio, per lo più militari, come Spaventa.

Mauro -E allora?

Carlo -Devi sapere che il maresciallo non perdeva occasione per metterci in croce: noi cantavamo un po' e lui il giorno dopo ci accusava di schiamazzi; noi giocavamo a pallone e lui veniva giù come un matto e ce lo bucava.

Giorgio -Poi minacciava di farci chiudere in riformatorio.

Mauro -Riformatorio?!

Giorgio -Certo.

Mauro -Certo, ci andava un po' pensante! Era tanto duro?

Giorgio -Era giovane, allora, pieno di energia.

Alberto -Insomma, un giorno, con l'approssimarsi del primo d'aprile, decidemmo di fargli uno scherzo. Non so come, ci era capitato fra le mani un foglio con l'intestazione: "Ministero della Difesa". Con una busta gialla e dei timbri indecifrabili riuscimmo a far apparire quel foglio un dispaccio ministeriale. Prima di spedirglielo, ci scrivemmo, più o meno, così: Con la presente le comunichiamo che dal 1 aprile prossimo venturo, in seguito alle eccellenti note informative che la riguardano, ella è promossa al grado di capitano. Firmato: il Ministro."

Rodolfo -Figurati quando Spaventa lesse questa cosa!

Patrizia -Per poco non gli venne un accidenti.

Mauro -Poveretto.

Giorgio -Ma no, fu solo un attimo, poi si accorse che si trattava di uno scherzo.

Rodolfo -Ora, non ho capito cosa importa a lui se te ne stai un po' sopra al terrazzo.

Carlo -Lo conosci: si sente spiato. Gli da fastidio che s'invada il suo "campo". Lui abita all'ultimo piano e si da da fare. E' scapolo e magari riceve qualche amica.

Giorgio -Siamo ai pettegolezzi, ora!

Nina -Ha ragione: stiamo scadendo al livello di comari.

Rodolfo -Che comari! Stiamo appurando i fatti.

Alberto -Ad ogni modo, io non vado a spiare nessuno. Anche se volessi, non potrei farlo. Non da quella postazione, almeno.

Carlo -Il maresciallo conosce Alberto da una vita. Come fa a pensare a una cosa del genere!

Nina -Infatti, è ridicolo.

Rodolfo -Occorrerebbe fare un sopralluogo.

Giorgio -Sul tetto?

Rodolfo -Esatto. Voglio appurare di persona se da lassù si può sbirciare nelle case. Così, quando Spaventa muove le sue obiezioni, Alberto gli oppone i fatti, le prove della sua buona fede. Io non ricordo bene com'è questo terrazzo, perciò, una capatina lassù la farei. Chi viene con me?

Alberto -Io.

Giorgio -(Assieme a Carlo) Eccoci.

Teresa -Veniamo pure noi. Faremo un po' di ginnastica.

Patrizia -Se non altro, con la speranza di digerire un po'.

Nina -Io non salgo, soffro di vertigini.

Mauro -Dato che sono il tuo dottore, ti terrò io per mano.

Nina -Dici?

Mauro -Certo.

Nina -Tienimi stretta, ho una paura da morire. (Escono, come tutti gli altri, dal balcone)

Concetta -(Dopo qualche secondo, dalla comune) Accidenti, questo vento mi ha spettinato tutti i capelli. Però, che bella cosa le orecchie sturate! Sento il rumore della chiave nella porta, quello chiaro delle mie parole, e pure se cade una foglia, la sento. Se aspettavo Mauro stavo fresca! "Vieni, vieni allo srudio" e non si fa trovare mai sveglio. Non sapevo che il figlio della sarta studiasse medicina! Aveva i ferri adatti e subito ha fatto. "Pluf" e mi la tolto il fastidio. (Guardandosi intorno) Strano, però, non sento le loro voci. Che siano usciti? (Fa un rapido giro e ritorna in salotto) Forse saranno andati giù da Mauro. Andiamo a controllare. (Esce per la comune)

Nina -(Dal balcone, precedendo Mauro) Mai più, mai più! Come mi gira la testa...

Mauro -Lo credo: sei venuta giù come un razzo!

Nina -Volevo sentirmi il pavimento sotto i piedi. Quella scala, Mauro mio...

Mauro -Sei stata impulsiva. Potevi fareti male.

Nina -C'eri tu. (Appoggiandogli il capo sulla spalla) Mi gira ancora tutto intorno.

Mauro -(Nell'istante in cui Concetta, rientrata indugia nell'atrio ad appendere il soprabito) Incosciente!

Nina -Ti sei preoccupato tanto?

Mauro -Certo.

Nina -Per me?

Mauro -(Baciandola improvvisamente) Si, cara.

Nina -(Cedendo al suo abbraccio) Mauro...

Mauro -Sei splendida.

Nina -Anche tu.

Mauro -Era questo che volevo sapere: se tu provi le stesse cose che sento io per te.

Nina -Sono un po' stordita.

Mauro -Ti amo. Se vuoi, resterò qui.

Nina -Non possiamo.

Mauro -Dici la verità: anche tu mi desideri?

Nina -Non so.

Mauro -Voglio sapere!

Nina -Forse, si.

Mauro -Nina, so che può sembrare sleale verso Alberto, ma al cuore non si comanda.

Concetta -(Vorrebbe uscire senza far rumore, ma le cadono le chiavi di mano) Accidenti!

Nina -(Allarmata) Chi è?

Mauro -(Sottovoce) Concetta. Non preoccuparti, non credo abbia sentito.

Concetta -(Apparendo) Eccomi qua.

Nina -Allora, hai preso il vestito?

Concetta -Quella sarta è bella e cara, ma non ne combina una buona.

Nina -(Ricomponendosi) Perché?

Concetta -Mi ha rovinato il vestito.

Mauro -E' inesperta.

Concetta -(Fingendo) Si è aperta?

Mauro -(Con un sospiro di sollievo) Devo decidermi a sturarti queste orecchie.

Nina -Sai, ti cercavano tutti per farti i complimenti.

Concetta -Davvero?

Mauro -Dicono che sei una cuoca eccezionale.

Concetta -Meno male. (Esce)

Nina -Vado a rigovernare un po' in cucina. (Esce)

Patrizia -(Rienrando dal balcone, seguita da tutti gli altri) Altro che digerire, sono più morta che viva.

Carlo -Ma quanti scalini sono?

Giorgio -Non li ho contati.

Teresa -Io sì: sono ottantasette.

Carlo -Troppi.

Rodolfo -Non ci sono più quelle belle scale di una volta.

Alberto -Meno male che Spaventa non era in casa.

Rodolfo -(Attingendo generosamente dalla bottiglia di cognac e bevendo) Pure se c'era, non cambiava niente. Si deve solo azzardare a protestare, lo zittisco io con uno strillo in testa.

Mauro -Scusatemi, ma devo assentarmi per una decina di minuti. Ho da controllare un conoscente, qui, nel palazzo.

Carlo -Chi?

Alberto -Il signor Passalacqua. Lo ricordate?

Rodolfo -Certo, un vecchio condomino, brava persona.

Carlo -Che ha, qualcosa di grave?

Mauro -Il cuore...fa i capricci.

Patrizia. -Odio sentir parlare di malanni (Via con Teresa per il fondo)

Mauro -Con permesso. (Esce)

Giorgio -Pensare che quando Passalacqua venne ad abitare qui, nel palazzo, noi avevamo dieci o undici anni.

Carlo -Già. Ora lui avrà un ottantina d'anni.

Rodolfo -Il tempo passa per tutti. E' passato pure per noi.

Alberto -Ma noi siamo sempre gli stessi.

Giorgio -Sei sicuro?

Albetrto -Almeno, dentro.

Carlo -Adesso, i figli di Passalacqua saranno nostri coetanei. Curioso però...

Giorgio -Cosa?

Carlo -Noi tanto amici e i nostri figli non si conoscono nemmeno.

Giorgio -E' vero. Io non ho figli, ma se ne avessi, vorrei che fossero amici dei vostri figli.

Carlo -Sapete, il mio primogenito, il maschio è assai in gamba: se la cava in tutto quel che fa. La femminuccia, invece, è un po' imbranatella. A cinque anni dovette mettere gli occhiali. Sembrava una ragioniera in miniatura.

Rodolfo -(Continuando a trangugiare cognac) Puffetta con gli occhiali

Carlo -Bruno, invece, non ha mai avuto bisogno di niente, nemmeno delle medicine. Ha un fisico forte. Se lo vedeste: è più alto di me, occhi azzurri, spalle larghe, da atleta. Vi dirò che ha appena quindici anni ed ha già avuto almeno dieci ragazze.

Giorgio -Caspita!

Alberto -E tu ne sei orgoglioso?

Carlo -Per un padre... Ora mi ha chiesto il motorino. Dice che ne ha bisogno per andare a scuola, ma io ho capito: gli serve per spostarsi più velocemente da un appuntamento all'altro.

Alberto -E bravo Bruno!

Carlo -Basta che studi, io non gli dico niente. Anzi, perché dovrei? Dimmelo tu, Giorgì, perché dovrei mettergli il bastone fra le ruote?

Giorgio -Infatti, non devi.

Carlo -No, perché uno, a questo punto, s'aspetta sempre che qualcuno obietti: il motorino no, il motorino è pericoloso. A parte che Bruno ha un equilibrio eccezionale, ma poi se lo merita. Quel ragazzo è una benedizione. Io, il motorino, glielo compro. Ora ho avuto pure questo scatto di carriera: non è poco: ottocentomila lire al mese.

Alberto -Bene!

Carlo -(Rivolgendosi a Rodolfo) E a te, tuo figlio l'ha chiesto il motorino?

Rodolfo -Lui non è così dinamico.

Carlo -Ah, Bruno, invece, non sta mai fermo. Al pomeriggio studia, poi palestra e judo e, alla sera, a caccia di cuori feminili.

Rodolfo -Mio figlio, invece, tiene la scoliosi, porta gli occhiali e trascorre le sue serate davanti alla televisione, guardando "Il mondo di Quark".

Carlo -Il solito umorismo freddo di Rodolfo!

Rodolfo -(Che continua a bere) Per forza, fa già tutto tuo figlio! Avesse lasciato qualcosa pure agli altri, che dico, un torneo di briscola!

Carlo -Se ti sei offeso...

Rodolfo -Di che mi dovrei offendere?!

Carlo -Forse, perché involontariamente, ho ricordato il fatto della mia promozione.

Rodolfo -Involontariamente...

Carlo -E' l'entusiasmo.

Rodolfo -Lasciamo stare, Carlù', sappiamo bene come vanno certe cose. Io ho una faccia e una camicia. A me lo scatto non lo danno. (Sventolandola sotto al naso) Io ho la stessa tessera da vent'anni.

Giorgio -Ma che dici!

Rodolfo -(Con un'irrefrenabile risata) Che quadro ha fatto del figlio: Apollo, il commesso amatore, un centauro mezzo uomo e mezzo dio, che vola da una ragazza all'altra, in groppa al suo bolide motorizzato. E fra un amplesso e l'altro, trova pure il tempo di studiare! E chi è, James Bond!

Carlo -Ho capito, hai voglia di scherzare.

Rodolfo -Veramente, il buffone della compagnia sei sempre stato tu.

Alberto -Stai esagerando, hai bevuto troppo.

Carlo -Ha parlato il padrone di casa.

Giorgio -Dai Rodolfo, adesso calmati.

Carlo -Ormai, non lo fermi più, è partito.

Rodolfo -Ubriaco io! (Indicando la bottiglia) Ce ne vogliono tre di queste, solamente per schiarirmi la voce.

Alberto -Invece hai esagerato nel bere e ora sragioni.

Rodolfo -Così la pensi? Dimmi quanto ti devo.

Alberto -Rodolfo...

Rodolfo -Stasera me ne vado. Col maresciallo te la vedi tu. Domani non c'è il fesso che ti toglie le castagne dal fuoco. Me ne vado, Albe'! Però, ti do un consiglio: lascia perdere il terrazzo, è pericoloso. Mentre tu guardi le stelle, ti spuntano le cor...

Giorgio -(Urlando) Basta, adesso, sei ubriaco!

Rodolfo -(Mimando un applauso) Bravo! Bravo! Chi l'avrebbe pensato che uno come lui, tirava fuori tutta quest'energia. Bravo il cu...

Teresa -(Già sulla soglia, assieme a Nina e Patrizia) Rodolfo! Sei ubriaco. Vergognati!

Rodolfo -(Uscendo fuori al balcone) Ho bisogno di un po' d'aria pura.

Patrizia -Vedo se c'è un po' di caffé bollente. (Esce)

Teresa -Scusatelo, vi prego, è fuori di sé.

Alberto -Come se non lo conoscessimo: beve un po' e poi va a ruota libera.

Teresa -(Molto turbata) Fino all'anno scorso non beveva così, si moderava. E' un po' di tempo che esagera, da quando Elio si è fatto più grandicello. Il padre si aspettava da lui le cose che ogni genitore si aspetta da un figlio, quelle cose insomma che fanno tutti i ragazzi della sua età e invece... Il medico ha detto che si tratta solo di timidezza, di un fatto transitorio, dovuto allo sviluppo. Rodolfo, invece, si è messo in testa che nostro figlio è malato, è un diverso.

Giorgio -Un omosessuale, vorrai dire.

Teresa -(Abbassando il capo) Oh, Giorgio, scusami, scusami, non volevo offenderti.

Giorgio -Rodolfo si preoccupa di suo figlio ed è giustificabile. Sa come ho vissuto e vivo ancora io: sberleffi, allusioni, ingiurie e...solitudine, tanta solitudine. Ma perché "malato", "diverso"! Io mangio, dormo, lavoro, rido, piango amo, sogno, come tutti voi. E se proprio volete dare un nome ai miei sogni, che sono anche i vostri sogni, così personali, intimi, prepotenti, come sono anche i vostri desideri, le vostre fantasie, vorrei che almeno non vi vergognaste delle parole e cominciaste ad usare quelle giuste, quelle che aiutano a far chiarezza, non quelle che suscitano sospetti e ambiguità. Perché, ecco, io son convinto che qualsiasi progresso cominci dalle parole.

Rodolfo -(Rientrando) Sto diventando veramente vecchio. Un bicchierino in più e si cominciano a dire un sacco di sciocchezze. (Abbracciando Giorgio) Io sono onorato di avere un amico come te.

Giorgio -Lo so.

Carlo -Ne hanno avuti schiaffoni quelli che lo canzonavano. Vi ricordate? Il primo che si azzardava a fare il fesso con Giorgio, erano guai! Quando erano molti, Rodolfo con una mano ne afferrava uno, con una mano si sbarazzava del secondo e con l'altra mano...

Rodolfo -Che ero, una piovra!

Patrizia -Quante mani teneva!

Rodolfo -(Tendendo la mano all'amico) Non dirmi niente, Carlo. Scusatemi pure voi.

Alberto -Ma di che parli?!

Rodolfo -Ho rovinato la festa.

Alberto -Invece questo è stato il giorno più bello della mia vita. Oggi ho capito di avere intorno degli amici veri, fidati. E quando più tardi andrete via, resterà Mauro a farmi compagnia. Questo mi consolerà. (Alla moglie, che cela dietro alla mascherina comica le proprie lacrime) Vedi, Rodolfo, non hai guastato niente, proprio niente. Anche Nina è contenta. Guarda come sorride.

Concetta -(Entrando col vassoio dei biscotti) Qualcuno vuole altri taralli?

Patrizia -No, grazie.

Concetta -(A Giorgio, sottovoce) Questi te li porti a casa, stasera. Ti preparo un cartoccio e te li mangi alla faccia di tutti gli imbecilli del mondo.

Giorgio -(Abbracciandola) Quanto sei cara!

Concetta -(Al suono del campanello) Vado io (Esce)

Teresa -Vuoi vedere che è...

Patrizia -Matteo!

Alberto -(Balzando in piedi) L'avevo detto!

Carlo -Almeno, lo vediamo un momento prima di salutarci.

Concetta -(Rientrando) No, non era lui.

Nina -E chi?

Concetta -Un giovane, un tizio nero-nero, con gli occhi storti.

Carlo -E' arrivato il tuo principe azzurro, Conce'!

Rodolfo -Allora?

Concetta -Non era italiano. Mi ha domandato: "Casa Fedele?" -"Si, ho risposto io- "Please, dare questo lui, Alberto" (Mostra un pacchetto) Volevo farlo entrare, offrirgli un biscottino, qualcosa da bere, ma ha risposto che aveva molta fretta e che doveva scappare. Non vi nascondo che, vedendolo un po’ trasandato, volevo dargli una mancia, sì, qualche cosa di soldi, ma mi ha sorriso ed è andato via.

Alberto -Non ha detto chi manda il pacchetto?

Concetta -No.

Carlo -Aprilo, vediamo cosa contiene.

Alberto -(Esegue e mostra ai presenti il contenuto) Una cassetta audio.

Nina -Non c'è un bigliettino?

Alberto -No.

Patrizia -Questa è davvero il giorno dei misteri!

Carlo -Sentiamo un po' cosa c'è registrato.

Alberto -(Inserisce la cassetta ed avvia lo stereo, mentre tutti prendono posto a semicerchio) Ecco fatto.

Matteo -Ciao, vecchi!"

Tutti -Matteo!

Matteo -Lo so, lo so, sono imperdonabile. Dovrei essere lì con voi e invece sono qui, in un paesino sperduto, di cui non conosco nemmeno il nome. Ma un'attenuante ce l'ho: c'è qualcuno qui, che mi ritiene indispensabile. Ci sarebbe da ridere, ma è proprio così, non mi hanno voluto mollare. Bah! Vi mando questa registrazione attraverso un amico, che sta per mettersi in viaggio e passerà dalle vostre parti. Non so perché lo chiamo "amico". Stratos è un giovane mezzo curdo e mezzo siriano, che ho visto per la prima volta tre o quattro sere fa. Eravamo in pieno deserto, lontano dai rumori e dalle compagnie, ed io stavo veramente giù, come ci si sente quando si ha il sospetto di essere soli. Fu allora, che questo miscuglio di razze si avvicinò e mi offrì da bere. Era un distillato di non so che cosa, una vera porcheria, che in quel momento però servì a scaldarmi il cuore ed a farmi sentire meno infelice. Cosa darei per essere lì con voi! Vi vedo finanche, uno per uno, sotto il peso dei vostri quarant'anni. Come vi siete ridotti, vecchi! Vedo Carlo, abbondantemente pelato, che per mantenere la sua fama di umorista suderà sette camicie. C'è Concetta, sempre più brontolona, di cui mi mancano tanto i consigli e quei suoi biscotti così saporiti. Ecco Rodolfo, il nostro battagliero presidente, difensore in tanti cimenti, che ora ha deposto le armi ed è stanco. Vedo Teresa, l'aristocratica Teresa, un tempo così tranquilla ed ora in preda all'ansia. C'è Patrizia, la sbarazzina di una volta, che non ha più quella sua vivacità, che la rendeva così gradevole. Alberto è ormai stempiato e vive nel ricordo della sua, anzi della nostra giovinezza. E c'è Giorgio, il caro Giorgio, al quale le amarezze della vita avranno cancellato per sempre il candore del suo sguardo. Ma come sarai diventata tu, Nina, che eri così bella da incantare? Anche se il tempo ha disegnato qualche ruga sul tuo volto, io non smetterò di amarti, come ho sempre fatto, in silenzio e senza alcuna pretesa. Allora, siete soddisfatti? Ho indovinato, vecchì?!

Ma no, non è vero, sto barando. Io vi ricordo così, come vi lasciai, giovani, allegri ed incoscienti. E' la mia rivincita sul tempo, il prodigio dei ricordi, la mia rivalsa su questa lontananza, che ci tiene separati e che è il prezzo che dobbiamo pagare alla sopravvivenza e, forse, all'ambizione. Quante volte mi sono chiesto: ma cosa aveva di così unico, di tanto speciale il nostro sodalizio? Cos'era: la giovinezza, la superficialità, la miseria? Cosa ci univa, allora?

Forse Alberto potrebbe rispondere a questa domanda, lui che conserva così intatto il sentimento della nostra amicizia e perciò mi commuove. Ho saputo del suo nuovo hobby, l'astronomia. Ebbene, lo invidio un po'. Cosa c'è di più bello del cielo e dell'inviolabile purezza dell'infinito! Niente ti placa di più, quando vuoi evadere dalle miserie, dalle sventure umane. Hai ragione: quant'è pedestre questo nostro mondo e quanto può diventare sgradevole! Ma a sapere, a voler guardare, c'è il cielo anche negli occhi di tanta gente, sian pure occhi foschi, accigliati e stanchi, come quelli di Stratos, che è qui, accanto a me, e mi osserva impaziente perché la sua corriera è già in moto e rischia di perderla. Devo affrettarmi e non posso dargli torto, visto che allungherà il suo viaggio di seicento chilometri, per consegnarvi in tempo queste quattro chiacchiere.

Ci vediamo. Ci vediamo, ragazzi!

Concetta -Meglio questo che niente!

Teresa -Così, è stato trattenuto. Peccato.

Alberto -Se avesse potuto, non sarebbe mancato di certo.

Rodolfo -(Consultando l'orologio) Si è fatto tardi. E' ora di andare.

Carlo -Adiamo via anche noi. Se partiamo adesso, arriveremo a casa verso le due di stanotte.

Giorgio -Facciamo un tratto assieme?

Carlo -Certo, puoi accodarti a noi sino a Potenza. Tanto, sino a lì facciamo la medesima strada.

Mauro -(Tornando) Rieccomi. Ma vedo che vi state congedando.

Rodolfo -Già.

Mauro -Vi assicuro che è stato un piacere incontrarvi.

Teresa -Piacere reciproco.

Mauro -Non immaginavo si potesse rimanere tanto uniti, a dispetto del tempo e della vita.

Patrizia -A rivederci, Mauro.

Mauro -A rivederci (Strette di mano di commiato)

Alberto -(Dopo aver accompagnato gli ospiti alla porta) Ed è passato anche questo.

Mauro -(Rimasto solo con Alberto) Sbaglio o mi sembri un po' giù?

Alberto -Non sbagli. Mi spiace molto che siano andati via.

Mauro -Hai sentito che disse Carlo, ieri: vi rivedrete presto.

Alberto -Chissà, ci credo poco. Piuttosto, speriamo che ora non ci lasci anche tu.

Mauro -Dimentichi che abito al piano di sotto.

Alberto -E quella proposta da Ferrara?

Mauro -Sto valutando ancora. Non ti nego che più ci penso e più sono tentato di restare qui. Troppe cose mi tengono legato.

Alberto -Se decidessi di andartene, mi sentirei tradito.

Concetta -(Rientrando per riordinare il salotto) Il solito egoista! Farebbe piacere pure a me se Mauro restasse. Ne abbiamo parlato tante volte e lo sa bene quanto mi spiacerebbe se se ne va. Ma se rimane che fa, il precario in eterno?! A Ferrara ha la possibilità di far carriera, di migliorare. Sbaglio?

Mauro -No, no, questo è vero.

Concetta -E poi chissà, può darsi che in un'altra città trova la persona giusta per lui, l’anima gemella, la donna che gli mette il cappio e si fa sposare. Sarebbe ora, non è più un giovincello e non può fare il dongiovanni in eterno! E’ vero che viene provocato, ma anche lui… nessuna lascia in pace, nessuna. Invece, deve mettere la testa a posto, perché sennò finisce che prima o poi si caccerà in qualche brutto pasticcio!

Alberto -Sei severa con lui!

Mauro -(Pensoso) Forse, Concetta non ha tutti i torti.

Alberto -Allora, che fai, vuoi partire?

Mauro -Forse, sarebbe la soluzione migliore. Hai sentito Concetta? Andrei a migliorare, farei l'aiuto.

Concetta -Così, quando torna da queste parti, gli dobbiamo riguardo. Appena lo vediamo per la strada, lo chiamiamo: "Aiuto, aiuto!"

Mauro -Se fai così, ti prendono per pazza.

Alberto -Ha sempre voglia di scherzare.

Concetta -E che dovrei fare, dovrei piangere?! La vita è già tanto triste. (Esce)

Alberto -Che tipo!

Mauro -Ha sale in zucca, invece.

Alberto -Chi la vedesse, non penserebbe mai che è una donna istruita.

Mauro -Che studi ha fatto?

Alberto -Stava sul punto di laurearsi in legge, ma rinunziò per una brutta delusione d'amore: s'innamorò… della persona sbagliata.

Mauro -E' stata una giornata bella, ma alquanto faticosa. Vado anch'io. (Si avvia)

Alberto -Nina non la saluti?

Mauro -Certo... No, non disturbarla, fallo tu per me (Esce)

Alberto -(Dopo qualche secondo, suona il campanello all'ingresso. va ad aprire ed introduce Amilcare Spaventa, in uniforme) Prego, accomodatevi.

Spaventa -Ho atteso che i vostri ospiti andassero via, per un riguardo a voi. Mentre voi per me non ne avete nessuno.

Alberto -Non capisco.

Spaventa -Dato che stasera ero fuori, mi hanno riferito che poco tempo fa è stata compiuta una spedizione al gran completo sul terrazzo, cioé quasi in casa mia.

Alberto -Dpedizione...Gli amici non ricordavano bene il panorama.

Spaventa -Panorama?

Alberto -Certo.

Spaventa -Non siate ridicolo. Dal terrazzo c'è poco da vedere. Devo pensare invece che si è trattato di una provocazione, una sfida, uno sfregio alla mia persona, diciamo pure, all'autorità.

Alberto -Suvvia, maresciallo...

Spaventa -Conoscendo bene i vostri amici, posso anche credere che questa bravata non sia partita da voi. Siete sempre stato abbastanza ragionevole. Sono loro che vi hanno indotto a violare le regole, la legge. Voi, preso isolatamente, siete, come dire, più arrendevole. Voi capite il significato della mia missione.

Alberto -Missione?

Spaventa -Missione, certo. D'altra parte se non ci fossi io a vigilare, a far rispettare l'ordine, se non vegliassi io sulla quiete condominiale, chi lo farebbe?! Per dirne solo una: un quarto d'ora fa, mentre tornavo a casa, ho incrociato un losco figuro per le scale. Doveva trattarsi di uno di questi stranieri, questi extracomunitari, che cercano d'infilarsi dappertutto, per frodare, rubare la gente per bene, come me, come noi. Aveste visto, Alberto mio, com'era trasandato: un viso scuro, occhi iniettati di sangue, malvagi. Aveva un viso stravolto. Di certo, era drogato. Ma ha dovuto vedersela con me. L'ho bloccato senza dargli il tempo di mettere in atto i suoi piani.

Alberto -(Ripetendo meccanicamente) Piani?!

Spaventa -Si, disegni criminosi. Appena l'ho visto, l'ho fermato e gli ho intimato di seguirmi giù. Mi ha guardato senza dir parola. Per fortuna, sotto al portone, c’era anche il cavalier Severi e suo nipote. Così, se quel brutto arnese avesse tentato di reagire, avrebbe avuto pane per i suoi denti. Io allora che ho fatto: prima ho minacciato di denunziarlo e poi l'ho buttato fuori. "Vai via, miserabile"- gli ho detto – "Non tornare più!"

Alberto -Avete fatto questo?

Spaventa -Ho fatto bene?

Alberto -Andate via.

Spaventa -Come?

Alberto -Uscite!

Spaventa -Ma, Alberto...

Alberto -(Urlando) Via di qui!

Spaventa -Mi darete spiegazione di quest'affronto.

Alberto -Andate al diavolo! (Spaventa esce)

Concetta -(Sopraggiungendo dal fondo) Che succede?

Nina -(Idem) Perché gridi?

Alberto -Quel miserabile!

Concetta -E allora?

Alberto -L'ho mandato al diavolo.

Concetta -Ti sei deciso, finalmente! Ma come mai?

Alberto -(Pensoso) Aveva ragione lui.

Concetta -Chi?

Alberto -Matteo.

Concetta -Che c'entra lui, adesso?!

Nina -Vuoi dirci perché hai scacciato il maresciallo?

Concetta -Perché?

Alberto -(Quasi in lacrime) Perché l'amicizia esiste, credetemi.

(Cala la tela)