L’amore dalla A alla B

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L'amore dalla A alla B

(Affari di cuore)

di Vincenzo Rosario Perrella Esposito                                                                                                                 (detto Ezio)

22/09/2009

Personaggi:   12

Il professor Gaetano Voltafaccia

Massimo Respiro socio agenzia matrimoniale

Vitale Respiro socio agenzia matrimoniale

Iva Esclusa segretaria agenzia matrimoniale

Umberto muratore

Terzo muratore

L’ingegner Romeo Giulietta

Nello Stagno cliente

Imma Tura donna alla pari di Gaetano

Elisa La Gatta cliente

Luna Calante ragazza col gatto 

Fiamma Tricolore fidanzata di Vitale

Napoli, locale vuoto ex negozio di animali. Nella struttura sono in atto le operazoni di costruzione di una agenzia matrimoniale, dei soci Massimo e Vitale. Il locale appartiene al professor Gaetano Voltafaccia, uomo burbero, non sposato, che disdegna la possibilità di avere una donna accanto. Anzi, addirittura deride i due fratelli per la loro intenzione di aprire una agenzia matrimoniale. Nel salone vi sono ancora i lavori, coordinati dal severo ingegnere Romeo Giulietta, materialmente affidati ai muratori Umberto e Terzo.

Nella seconda parte, l’agenzia è ufficialmente funzionante. In sede c’è la segretaria Iva Esclusa, impreparata e inadatta al suo ruolo di primo incontro coi clienti. Per equivoci vari, chi intendeva enrare nel negozio di animali si troverà l’agenzia matrimoniale. Ne nasceranno incontri sconvenienti.

Numero posizione SIAE 233047

Per contatti Ezio Perrella 3485514070 ezioperrella@libero.it

            Sala centrale dell’agenzia matrimoniale “Affari di cuore”, ancora vuota perché in ristrutturazione quasi ultimata: le pareti sono state dipinte, ma non c’è mobilio. Alla sala si accede da un ingresso centrale. La porta di sinistra conduce al retrobottega, al ripostiglio e al bagno, quella destra ad una sala e alla cucina. A centro stanza, c’è uno sgabello.

ATTO PRIMO

1. [L’ingegner Romeo Giulietta, Umberto e Terzo. Poi Massimo e Vitale Respiro]

                  Davanti alla parete di destra ci sono i muratori (in tenuta da lavoro) Umberto e

                  Terzo, che ascoltano le ultime indicazioni dell’ingegner Romeo (in abito chiaro).

Romeo:     Ascoltatemi bene, Umberto e Terzo: finalmente abbiamo quasi ultimato i lavori.

                  In questo locale si aprirà l’agenzia immobiliare “Affari di cuore”, dei cugini

                  Respiro. Una volta terminate le operazioni qui dentro, procederemo a tinteggiare

                  la verticale del palazzo. Avete capito?

                  I due fanno cenno di “sì” con la testa. Romeo allora si accommiata da loro.

                  Bravi. Allora, io ripasserò più tardi a vedere come vanno le cose. Buon lavoro.

                  L’ingegnere esce dalla comune. I due si voltano verso la parete dove si trovano

                  e concertano tra di loro sul da farsi. Da sinistra (il bagno) si sente uno scroscio

                  di sciacquone. Proprio dalla porta di sinistra entrano Massimo e Vitale.

Massimo: Ua’, Vitale, comm’è venuto bello, ‘o bagno!

Vitale:      Ma po’ he’ ‘ntiso ‘o discarico d’’o gabinetto che bellu rummore che ffa?! Me

                  pare ll’acqua ‘e ‘na sorgente!

Massimo: Chi sa a che punto stanne ‘o riesto d’’e lavore? Me piacésse proprio d’’o ssapé.

Vitale:      (Nota i due operai) Massimo, io dicésse: domandamme a chilli duje. Quelli sono

                  gli operai dell’ingegner Romeo Giulietta.  

Massimo: Ma no, Vità, che ce vuo’ domandà? Chille so’ duje ignorante. E ppo’ nun vide

                  che facce ‘e scieme che ténene?

Vitale:      E con ciò? Nuje ce avìmma fa’ sulo ‘nu paro ‘e domande. 

Massimo: E vabbuò. Jamme addù lloro.

                  I due vi si avvicinano.

Vitale:      Ehm… scusate, voi due!

                  Umberto e Terzo si voltano e li osservano incuriositi. Vitale allora li interroga.

                  Noi siamo i titolari dell’agenzia matrimoniale che nascerà in questo locale. Io e il

                  mio socio vorremmo sapere a che punto stanno i lavori.  

Massimo: Però spiegatecelo in poche parole, anche napoletane. Non vi sforzate troppo, se

                  non ce la fate!

                  Umberto e Terzo si guardano, poi a sorpresa si esprimono in italiano perfetto.

Umberto: Dunque, sostanzialmente, la più parte del lavoro è stata fatta.

Terzo:       Ormai non restano che pochi ritocchi. Segnatamente, nella stanza attigua a

                  quella nella quale ci troviamo adesso.

Umberto: Ora vi facciamo un breve consuntivo dei lavori da noi effettuati: abbiamo

                  ridipinto le stanze con colori freschi, non sgargianti.

Terzo:       Se voi valutate che l’area dell’intero locale, di forma quadrata, misura 225 metri

                  quadri in totale, facendo la radice quadrata, si ottiene che ogni lato misura 15

                  metri quadri.

Umberto: E calcolando che abbiamo tinteggiato 15 metri quadri al giorno, ci sono occorsi

                  15 giorni esatti per concludere il lavoro. Calcolando ancora che abbiamo

                  lavorato 8 ore al giorno, abbiamo tinteggiato la media di 1,875 metri ogni ora!

Terzo:       Avete domande?

                  Massimo e Vitale si guardano perplessi, poi si pronunciano. 

Vitale:      ‘E chi schifo! Ma comme pàrlene brutto, ‘sti duje!

Massimo: E che v’amma domandà? Nuje, veramente, vulésseme sapé sulo quanno fernìte.

Umberto: Ora vi faccio un esempio facile, facile: se lavorassimo in un’area di 900 metri

                  quadri, facendo la radice quadrata, si avrebbero 30 metri quadri, cioè 1 al giorno.

Terzo:       Ma nel nostro caso, l’area era di circa un terzo più piccola.

Umberto: E dunque, calcolando la velocità del vento e il movimento rotatorio della Terra,

                  posso dirvi che finiremo entro 10 minuti!

Vitale:      Ah, ecco, 10 minuti.

Massimo: Io però adesso vorrei domandare che ore sono.

Vitale:      No, pe’ carità, Massimo, o si no chiste te fanne ‘a radice quadrata ‘e ll’orario!

Massimo: Insomma, avete finito?

Umberto: Sì, ora però bisogna fare la verticale.

Vitale:      Cosa bisogna fare?

Umberto: La verticale.

Vitale:      (Guarda perplesso Massimo) Si s’ha da fa’…!

                  I due si posizionano con le mani a terra e cercano di effettuare una “verticale”.

                  Umberto e Terzo li osservano perplessi.

Terzo:       Scusate, ma che state facendo?

Massimo: (Smette solo lui) Quello che avete detto voi.

Terzo:       E cioè?

Massimo: La verticale!

Umberto: Ma noi non dicevamo questa verticale qua. Noi parlavamo precipuamente della

                  verticale del palazzo che ora ci ospita!

Massimo: Ah, ecco. (Poi nota Vitale che continua a cercare di fare la verticale) Uhé, Vità!

Vitale:      (Si ferma) Che vaje truvanno?

Massimo: Non dobbiamo fare la verticale. Loro devono pitturare le pareti del palazzo.

Vitale:      ‘O vero? Ma io nun ‘e ccapisco, a ‘sti duje.

Massimo: Va bene, signori, allora noi vi lasciamo al vostro lavoro.

Umberto: Grazie. Ora andiamo di fuori, perché dobbiamo calcolare le misure del palazzo.

Terzo:       Dobbiamo fare la radice cubica della sua misura complessiva!

Umberto: E in base agli agenti atmosferici, capire quanto tempo ci occorre per ultimarlo.

Terzo:       Allora, con permesso.

                  I due escono per la comune, sotto lo sguardo sdegnato dei due. 

Massimo: Nun ce stanne cchiù gli operai ‘e ‘na vota!

Vitale:      Già. Comm’era bello quanno putìve dicere coccosa tu a loro. E invece, mò…!

Massimo: Vabbuò, basta. Mò jamme a vedé ‘o riesto d’’o locale.

Vitale:      E già. Voglio vedé comm’è fatto ‘o retrobottega. Jamme, Massimo.

                  I due escono a sinistra.

2. [Fiamma Tricolore ed Iva Esclusa. Poi Allegra Manontroppo]

                 Dalla comune entrano Fiamma ed Iva. Hanno uno scatolone pesante a testa.

Fiamma: Uff… uff! Mamma mia, e comme so’ pesante ‘sti scatoli. Pusàmmele ‘nterra.

                 Poggiano i due scatoloni a terra e tirano il fiato.

Iva:          Nun ce sta manco ‘na seggia addò ce assettà.

Fiamma: E nun fa niente. Tanto, finalmente ‘e lavore so’ fernute.

Iva:          Fiamma, allora simme d’accordo?

Fiamma: Sì, Iva, stai tranquilla. Il mio fidanzato Vitale e suo cugino Massimo avranno

                 bisogno certamente di una segretaria. E io farò di tutto per favorire te.

Iva:          E quando glielo dici?

Fiamma: Pe’ carità! Io non glielo dirò. Quello, Vitale, è tanto formale in queste cose. Non

                 tollera favoritismi, se non raccomandazioni politiche vere e proprie.

Iva:          Uh, e io non la tengo.

Fiamma: E non ti preoccupare, dopo che avrai mandato il curriculum via e-mail, sarò io a

                 convocare le aspiranti segretarie più meritevoli. Tu, appena verrai qua, digli che ti 

                 manda l’onorevole Esposito.

Iva:          Ma niente di meno che il tuo fidanzato ama così tanto la politica?

Fiamma: Uff! Tu lo sai perché si è messo con me? Perché io mi chiamo Fiamma Tricolore!

Iva:          Mamma mia, che fissato! Allora ti raccomando, Fiamma, aiutami.

Fiamma: Ma hai paura che io non mantenga la promessa?

Iva:          No, me metto appaùra, pecché io nun saccio fa’ niente! Però ho tremendamente

                 bisogno di lavoro.

Fiamma: Fai ciò che ti ho detto e non ti preoccupare. Hai capito? Adesso, però, è meglio

                 che sparisci. Vitale e Massimo non devono sospettare che noi due ci conosciamo.

Iva:          Va bene, io allora vado. E grazie ancora. Ciao, ciao.

                 Iva esce via frettolosamente. Poi ritorna.

                 Fiamma, allora mi affido a te?

Fiamma: Non ti preoccupare. Vai, vai!

Iva:          Va bene, io allora vado. E grazie ancora. Ciao, ciao.

                 Iva esce via frettolosamente. Poi ritorna.

                 Fiamma, allora mi affido a te?

Fiamma: Ma ti ho detto non ti preoccupare. Vai, vai!

Iva:          Va bene, io allora vado. E grazie ancora. Ciao, ciao.

                 Iva esce via frettolosamente. Poi ritorna.

                 Fiamma, allora mi affido a te?

Fiamma: (Spazientita) E basta! Vatténne, mò.

Iva:          Va bene, io allora vado. E grazie ancora. Ciao, ciao.

                 Fiamma così osserva quei due scatoloni.

Fiamma: Eh, e mò so’ rimasta io sola. E chi m’aiuta a purtà ‘sti duje cose ‘a parte ‘e dinto?

                 Da destra, entra Allegra, in grembiule, con scopa in mano. Canta e spazza.

Allegra:  “Comme si’ bello a cavallo ‘a ‘stu cammello / cu’ ‘o binocolo a tracolla / cu’ ‘o 

                 turbante e ‘o narghilè! / Caravan petrol / Caravan petrol!”…

Fiamma: (E chi è chesta?)… (Va da lei) Ehm… signora, scusate.

Allegra:  (Continuando a spazzare) Dite, dite.

Fiamma: Potete smettere un momento di spazzare?

Allegra:  (Si ferma) Che vi serve?

Fiamma: Ma voi siete la donna delle pulizie pagata da Vitale e Massimo?

Allegra:  Vitale e Massimo? E chi so’ ‘sti duje?

Fiamma: I titolari dell’agenzia matrimoniale “Affari di cuore”.

Allegra:  E che vonno ‘a ccà ddinto?

Fiamma: Come? Non vi hanno detto che qua dentro adesso ci sta un’agenzia matrimoniale?

Allegra:  Ma forse vi siete sbagliata. Questo è un negozio di animali! (E torna a spazzare)

Fiamma: Un negozio di animali? Signora, siete voi che vi state sbagliando.

Allegra:   (Si ferma di nuovo) Ma nient’affatto! Io mi chiamo Allegra Manontroppo. Sono

                 la cameriera del professor Gaetano Voltafaccia, titolare di questo negozio di

                 animali.

Fiamma: Ma è impossibile. Noi abbiamo fittato questo locale. Sentite, posso parlare con

                 questo professor Voltafaccia?

Allegra:   E non vi conviene. Il professore odia le donne.

Fiamma: ‘O vero?

Allegra:   Sì. Infatti io dovrei dire che sono la sua donna alla pari. Ma lui dice che le donne

                 non sono alla pari con gli uomini, così devo definirmi come la sua cameriera!

Fiamma: Ma chisto è scemo?

Allegra:   Abbassate la voce! Non sia mai che entra e vi sente…! Quello è pazzo! 

Fiamma: No, no, per carità. Comunque sentite, io sono certa di quello che dico: questo

                 locale è stato preso in affitto dal mio fidanzato e suo cugino.

Allegra:   Mah! Io so soltanto che stiamo pulendo e pitturando. Quindi, la maggior parte

                 degli animali è stata trasferita per un po’ di tempo in un altro negozio di animali.

Fiamma: La maggior parte degli animali? Che volete dire? Che qui ce ne sono altri?

Allegra:   Sì, nel retrobottega. Però si tratta di animaletti piccoli: topi, iguana, serpenti...!

Fiamma: Uh, mamma mia, a me me fanne impressione!

Allegra:   E voi che volete da me? Mò, pe’ favore, ascìte, pecché aggia scupà!

Fiamma: No, signora, piuttosto perché non mi aiutate a portare dentro questi scatoloni?

Allegra:   Di che si tratta? Cibo per animali?

Fiamma: Ma che? Sono alcune cose che ci serviranno per l’agenzia matrimoniale.

Allegra:   E vabbuò, vulìte perdere ‘o tiempo? E io v’accuntento. Però poi io non so niente.

Fiamma: Non vi preoccupate, ci parlo io col professore. Anzi, no, il mio fidanzato ci parla.

Allegra:   Non ci sta problema. E quegli scatoloni dove li portiamo? Nel retrobottega?

Fiamma: No, meglio in un altro posto. Non sia mai mi imbatto in un topo… brrr! Venite!

                 Prendono gli scatoloni ed escono a destra.

3. [Il professor Gaetano Voltafaccia. Poi Massimo e Vitale]

                  Dalla comune entra il professor Gaetano, con una gabbia con il pappagallo

                  Zivago che la particolarità di parlare napoletano.  

Gaetano:  Caro Zivago, mi dispiace per te. Purtroppo ho chiuso il negozio, perché a voi

                  amici animali nessuno vi compra più. Oggi vi regalano! E io tengo troppe tasse.

                  E così ho affittato questo locale a degli stupidi che vogliono fare un’agenzia

                  matrimoniale! Ai tempi di oggi!

Zivago:     E me vuo’ pulezzà, o no?

Gaetano:  Va bene, calmati, ora ti pulisco!

                  Posa la gabbia sullo sgabello, tira fuori dalla tasca un quotidiano e sostituisce

                  la carta nella gabbia di Zivago. Intanto, da sinistra, tornano Massimo e Vitale.

Massimo: Vità, ‘int’’o retrobottega forse ce sta cocche topo! Oppure cocche serpente!

Vitale:      Ma no, nun te fissà. (Dalla tasca della giacca estrae un serpentello, ma non se ne

                  accorge, pensando si tratti di un fazzoletto)

Massimo: (Lo osserva) Ma che staje facenno?

Vitale:      Niente, me voglio asciuttà ‘o sudore cu’ ‘o farzuletto.

Massimo: E chillo fosse ‘o farzuletto?

Vitale:      (Osserva, si spaventa e lancia via il serpente) Maròòòò!

Massimo: (Si spaventa pure lui) Addò l’he’ ittato?

Gaetano:  Ma che succede?

I due:       (Si spaventano e si abbracciano) Aaaaah!

Gaetano:  E che vi spaventate a fare? Sono solo io.

Vitale:      (Si calma) E… e… voi chi siete?

Gaetano:  Quel serpente era mio.

Massimo: (A Vitale) Ah, è ‘o padrone d’’o serpente!

Gaetano:  Scusate, ma voi siete i nuovi affittuari di questo negozio?

Vitale:      Sì.

Gaetano:  Ma l’ingegner Romeo Giulietta non vi ha parlato di me? Io sono il proprietario di

                  questo locale: professor Gaetano Voltafaccia.

Massimo: Ah, piacere, io sono Massimo Respiro.

Vitale:      E io Vitale Respiro. Io e lui siamo cugini di primo grado.

Gaetano:  Molto bene. E ora voglio presentarvi Zivago.

Massimo: (Si guarda intorno) Zivago?

Gaetano:  Si chiama come il dottore.

Massimo: (Chiama) Dottor Zivago!

Gaetano:  Ma a chi chiamate? Zivago è lui, il mio pappagallo. Dai, Zivago, saluta i signori.

Zivago:     Pù, ‘a faccia vosta!

Massimo: Eh, ‘e che bellu saluto!

Gaetano:  (Cambiando la carta a Zivago) E così voi due lavorerete in questo locale che è

                  stato un negozio di animali. E per fare che? Un’agenzia matrimoniale! (E ride)

Massimo: E già. E il nostro motto sarà: “Problemi di cuore?”…

Gaetano:  ‘O vero? (Se la ride di brutto)

Zivago:     All’anema d’’e scieme!

Vitale:      Scusate, ma perché, non è buona l’agenzia matrimoniale?

Gaetano:  (Torna serio) E cosa vendete? Matrimoni? Felicità? L’amore? Ma queste sono

                  cose che non hanno prezzo. E sapete perché? Non esistono.

Massimo: In che senso?

Gaetano:  Scusatemi la franchezza, ma secondo voi, un uomo e una donna stanno insieme

                  per quella cosa chiamata “amore”? Ma no. In natura c’è una cosa chiamata

                  “chimica”. Senza quella, i due sessi non si guardano nemmeno.

Vitale:      La “chimica”? Scusate, ma noi mica ci possiamo aprire un laboratorio chimico?

Gaetano:  Ma cosa dite? Insomma, non lo sapete? Noi umani siamo fatti di particelle

                  invisibili all’occhio nudo. Si chiamano molecole.

Massimo: (Perplesso) Non ho capito niente.

Vitale:      Professore, adesso glielo spiego io: Massimo, noi siamo fatti con le mollicole!

Massimo: Ma che simme fatte, cu’ ‘o ppane?

Gaetano:  Ma non “mollicole”, ho detto “molecole”. Dovete sapere che un uomo e una

                  donna si baciano grazie agli enzimi che ci sono sulle labbra. Del resto, dentro

                  di noi ci sono gli ormoni.

Vitale:      Hai capito, Massimo? Un uomo e una donna si baciano grazie alla benzina sulle

                  labbra. Noi dentro teniamo i mormoni!

Massimo: Vità, ‘o prufessore me sta scemulenno e tu me staje ‘mbriacanno!

Gaetano:  Ecco l’ignoranza della materia che si va a trattare. Voi siete tutti influenzati dai

                  film e da quelle canzoni piene di fidanzati che si sbaciucchiano, che si amano,

                  che litigano e poi fanno pace. Ma che scemenze!

Massimo: Scusate, ma allora voi non siete sposato?

Gaetano:  (Guardandolo male) Io? E perché dovrei?

Massimo: (Intimorito) Vabbé, io ho fatto solo una domanda. Mò me vulìte accidere?

Gaetano:  No, ma non fatela mai più. Cosa me ne faccio, io, di una donna? Le donne sono

                  macchinette mangiasoldi. A noi uomini ci incastrano, chiamandoci immaturi, ma

                  solo per indurci a sposarle. E così facendo, si assicurano una rendita vitalizia.

Vitale:      Azz, e io m’aggia spusà cu’ Fiamma! Allora chella va truvanno ‘e sorde mie?

Gaetano:  Assolutamente sì. E voi non ci dovete cascare. Dovete resistere. Le donne vanno

                  ricacciate indietro. Sono esseri infidi!

Vitale:      Massimo, me sta passanno ‘o genio ‘e m’arapì l’aggenzia matrimoniale!

Massimo: E già, pecché nun ce arapìmme ‘nu caseificio?

Gaetano:  Avete visto? Vi ho messo il tarlo del dubbio e voi subito ci state ripensando. E

                  invece no, dovete essere coerenti. Andate fino in fondo!

Vitale:      Fino in fondo?

Gaetano:  Esatto. La vostra attività sarà dura. Per cui, cari miei, ora dovete fare le capriole.

Massimo: Le capriole?

Gaetano:  Le capriole.

                  I due cercano di effettuare vere “capriole”, sotto gli occhi sorpresi di Gaetano.

                  Scusate, ma che state facendo?

Massimo: (Smette solo lui) Quello che avete detto voi: le capriole!

Gaetano:  Ma io dicevo in senso lato.

Massimo: Ah, ecco. (Poi nota Vitale che continua a cercare di fare le capriole) Uhé, Vità!

Vitale:      (Si ferma) Che vaje truvanno?

Massimo: Non dobbiamo fare le capriole di faccia, ma in senso lato! Hai capito? Dobbiamo

                 farle di lato!

Vitale:      E chi ‘e ssape fa’?

Gaetano:  Ma no! Va bene, basta, io vado via. A proposito, vi concedo la mia cameriera.

                  Lei crede ancora che qui ci sia il negozio di animali. E voi lasciateglielo credere.

Vitale:      Ah, è nostalgica?

Gaetano:  No, è pazza! Ora ascoltate: in cucina c’è una finestra che dà sul retro del palazzo.

Massimo: Buono a sapersi. Può servire se dobbiamo scappare!

Gaetano:  Ma soprattutto, accanto al bagno vi sono due porte: una conduce al retrobottega,

                  l’altra al ripostiglio. La seconda è tranquilla, ma la prima no. Per cui, non andate

                  mai nel retrobottega. Non aprite quella porta!

Massimo: (Impressionato) Mamma mia, ma che d’è? ‘O film ‘e ll’orrore?!

Vitale:      (Scambia uno sguardo di perplessità con Massimo) He’ capito niente?

Gaetano:  E allora mi farò due risate con la vostra agenzia matrimoniale. (Ride) Le donne!

Massimo: Ma non vi piacciono per niente, professore?

Gaetano:  No! Capito? Andiamo, Zivago. (Prende la gabbia) Saluta i signori.

Zivago:     (Gli fa una pernacchia) Pzzzzz!

                  Ed il professor Gaetano esce via con la gabbia con Zivago.

Massimo: He’ ‘ntiso? Odia le donne.

Vitale:      Ce mancava sulo ‘o prufessore talebano, ccà ddinto!

Massimo: E intanto se n’è gghiuto senza ce dicere quant’amma pavà ‘e affitto. Menu male!

                 Gaetano (con Zivago) torna e glielo dice.

Gaetano:  A proposito, l’affitto è 1000 Euro al mese. Siamo al centro di Napoli, il prezzo

                  è buono. Verrò io a riscuotere personalmente i soldi! Di nuovo arrivederci!

                  Esce via. Massimo si arrabbia.

Massimo: Chisto è talebano? No, chisto è ‘o successore ‘e Saddam Hussein! T’’o ddich’io!

                  I due escono a sinistra.

4. [Romeo, Umberto e Terzo. Poi Massimo, Vitale e Fiamma]

                  Dalla comune entrano Romeo, Umberto e Terzo.

Romeo:     E allora, aggiornatemi sulla situazione.

Umberto: Dunque, ingegnere, qui dentro abbiamo quasi finito. Basta poco, ormai.

Terzo:       Esternamente, invece, occorre ancora qualche tempo. 

Umberto: Ultimando le operazioni di tinteggiatura tra circa quattro ore, tenendo presente i

                  raggi del sole e l’arrivo dei venti di tramontana previsti tra un’ora e mezza…

Terzo:       Entro 21 ore, 14 minuti e 44 secondi, la verticale del palazzo sarà ultimata.

Romeo:     (Embé, ‘sti duje me fanne impressione, a me! Ma addò l’aggio truvate?!).  

                  Scusate, voi due, ma che studi avete fatto?

Umberto: Ingegnere, vi stupite se facciamo i calcoli velocemente? Io sono laureato in

                  ingegneria nucleare con votazione finale di 110 e lode.

Romeo:     E tu?

Terzo:       Laurea in biochimica con votazione finale di 110, lode e merito speciale.  

Romeo:     E che ce facìte a faticà comme operai?

Umberto: Ingegné, questo abbiamo trovato. Qua pare che più si studi e peggio è.

Terzo:       Essere troppo preparati, diventa una colpa. Gli imprenditori hanno paura che poi

                  devono sborsare più soldi per premiare la preparazione e il talento.

Umberto: Ed eccoci qua.

Terzo:       Domande?

Romeo:     Meglio di no. Ho paura di domandare altro. E allora, a questo punto, ultimiamo i

                  lavori. Speriamo che quegli “scassapalle” dei cugini Respiro se ne sono andati! 

                  Da sinistra tornano proprio Massimo e Vitale.

Massimo: Speriamo che gli operai e quell’ingegnere “scassapalle” se ne sono andati!

Umberto: No, nuje stamme ancora ccà!

Romeo:     E pur’io!

Vitale:      (Imbarazzato) Ah, ehm… ma a noi ci fa piacere. Così i lavori vengono meglio.

Romeo:     Beh, ormai siamo agli sgoccioli. Per inizio settimana prossima, è tutto finito.

Umberto: Per la precisione, comprese le verifiche, mancano 30 ore, 15 minuti e 1 secondo!

Massimo: Azz, pure ‘o sicondo ha calcolato, chisto!

Romeo:     Cugini Respiro, ormai il nostro lavoro è fatto. Ora tocca a voi fare i salti mortali!

Massimo: Ch’amma fa’?

Romeo:     I salti mortali!

Vitale:      (Spazientito) No, e mò basta! E ‘na vota amma fa’ ‘a verticale, e ‘n’ata vota

                  amma fa’ ‘e ccapriole, mò ce vulite fa’ fa’ ‘e salte mortale!

Massimo: (Spazientito) E si ‘o ssapéveme, nun ce arapéveme ‘n’aggenzia matrimoniale.

Vitale:      Ce arapéveme ‘nu circo!

Massimo: Almeno stéveme già addestrate!

Romeo:     Non vi capisco. Comunque, noi usciamo ad ultimare la facciata del palazzo.

Umberto: A proposito, per favore, non toccate i muri delle stanze che abbiamo pitturato. La

                  composizione idrosalina del vostro sudore potrebbe rovinare la pittura.

Terzo:       Però fra 3 ore, 21 minuti e 12 secondi la pittura si sarà asciugata del tutto.

Umberto: E vi raccomandiamo, fate passare pure i 12 secondi, non prima. Avete capito?

Vitale:      Nun ve prioccupate, mò mettìmme ‘o cronometro!

Romeo:     Allora, con permesso.

Massimo: Andate, andate.

                  Romeo, Umberto e Terzo escono tra di loro, confabulando. Massimo è sdegnato.

                  Embé, Vità, me cride? Io, a chilli duje, ‘e licenziasse! Ma proprio pe’ sfreggio!

Vitale:      Sì, vabbuò, ma mò penzamme a nuje. Ormai è tutto pronto. Manca solo Fiamma.

                  Da destra torna proprio Fiamma.

Fiamma:   M’he’ chiammato? Io stongo ccà.

Vitale:      Finalmente sì venuta. Embé, e nun hé purtato niente?

Fiamma:  E certamente. Aggio purtato duje scatoloni chine ‘e rrobba.

Vitale:      Tu sola?

Fiamma:  No, insieme a Iva.

Vitale:      Iva? E chi è?

Fiamma:  No, aggio ditto Iva? Io stevo parlànno ‘e ll’Iva: Imposta sul Valore Aggiunto.

Massimo: E mica se pava ll’Iva, pe’ purtà ‘a rrobba fin’e ccà?

Fiamma:  E me so’ sbagliata. Volevo dire che gli scatoloni li ho portati da sola.

Vitale:      Azz, tiene ‘sta forza?

Fiamma:  Sì, però quando sono arrivata qua, mi ha aiutata la cameriera di un certo

                  professor Gaetano Voltafaccia. Si tratta della cameriera Allegra Manontroppo.

Vitale:      ‘O vero? Tene ‘na cameriera “allegra ma non troppo”? He’ capito, Massimo?

Massimo: E allora, chillo ‘a frusta tutt’’e juorne. Lui odia le donne. E questa è pure allegra,

                  però non troppo!

Fiamma:  No, ma non è Allegra di fatto, bensì di nome. E mi ha detto che lui è pazzo.

Vitale:      Ma quello ci ha detto che è pazza lei.

Massimo: Aéh, stà a vedé chi è cchiù pazzo ‘e tutt’e dduje!

Vitale:      Vabbuò, basta, nun ce perdìmme in chiacchiere. Fiamma, viene cu’ nuje a vedé

                  comme so’ venute ‘e lavore. Ti mostriamo il bagno e il retrobottega.

Fiamma:   No, pe’ favore, ‘o retrobottega no. Ha ditto Allegra Manontroppo che ce po’ sta’

                  ancora cocche animale nascosto. E io me metto appaùra.

Vitale:      Ma nun ‘a sta’ a sentì, a chella. Ccà ddinto, nun ce sta cchiù nisciunu animale.

Massimo: (Lo osserva da vicino) Vità, non ti muovere. Tieni un ragno addosso.

Vitale:      (Si schiaffeggia addosso, impaurito) Mamma bella, addò sta? Lievammìllo!

Massimo: Nun ‘o veco cchiù. Non è che è entrato dentro di te?

Vitale:      (Ironico) Sì, mò me trasformo nell’Uomo Ragno! Jamme a vedé ‘o bagno, forza.

Fiamma:  Ecco, bravo, è meglio ‘o bagno.

                  I tre escono a sinistra (un po’ intimiditi).

5. [Gaetano e Allegra. Poi Iva]

                  Dalla comune al centro, entra Gaetano con una vasca col pesciolino rosso.

Gaetano:  Caro Zeus, voglio mostrarti per l’ultima volta il mio negozio. Tu sei nato qui.

                  (Posa la vasca sullo sgabello) Ormai, ogni volta che ci torneremo, saremo solo

                  ospiti indesiderati!

                  Da destra torna Allegra, con un secchio, mazza e straccio lavapavimenti.

Allegra:   (Canticchia) “A mezzanotte sai che io ti penserò / ovunque tu sarai sei mio…”!

                 (Nota Gaetano, posa secchio, mazza e straccio a terra e poi va da lui) Professò,

                  buongiorno.  

Gaetano:  Oh, carissima Allegra. Cosa stai facendo?

Allegra:    Niente, sto per lavare a terra. Professò, ma quando li finiamo questi lavori?

Gaetano:  Allegra, io non so come farti capire che il negozio di animali non c’è più. Al

                  suo posto ci sarà una agenzia matrimoniale. Per cui, fatti assumere da loro.

Allegra:    Ma io non li conosco. Ho conosciuto solo la fidanzata di uno dei futuri titolari.

Gaetano:  E io invece ho conosciuto direttamente i titolari di questa agenzia.

Allegra:    E gli avete detto che qua dentro potrebbero esserci ancora degli animaletti?

Gaetano:  No. E tu hai detto a quella donna di non aprire la porta del retrobottega?

Allegra:   No, le ho detto solo degli animaletti, non della porta. Ho sbagliato?

Gaetano: No, tanto, si arrangeranno loro. Meglio non impressionarli, se no perderò i 1000

                 Euro che mi devono per l’affitto.

Allegra:   E quindi è meglio non parlare più. Che ce ne ‘mporta a nuje? (Torna al secchio)

                 Dalla comune entra Iva. Nota Gaetano parlare al pesce rosso e Allegra cantare.

Gaetano: Zeus, vogliamo andare? Eh?

Allegra:   (Canticchia) “Ma non vorrei che tu a mezzanotte e tre / stai già pensando a un

                 altro uomo…”!

Iva:          (Sorpresa) Ma forse aggio sbagliato negozio?

Gaetano: (Si volta e la nota) Buongiorno, signora. Desiderate qualcosa?

Iva:          (Indecisa) Ehm… buongiorno. No, il fatto è che devo vedere se ci sono i titolari

                 di questa agenzia matrimoniale.

Allegra:   Se siete una cliente, vedete bene, che questa agenzia ancora deve aprire.

Iva:          No, quale agenzia? Io, veramente… (Nota Zeus) Ma quello è un pesciolino rosso?

Gaetano: (Ironico) No, è ‘nu squalo!

Allegra:   Insomma, signorina, ma che cosa volete da qua?

Iva:          Beh, io, veramente… (Nota il secchio e lo straccio) Ma voi state lavando a terra?

Allegra:   (Ironica) No, stongo perdenno tiempo!

Gaetano: (Stufo) Ma possiamo sapere che cosa vi occorre?

Iva:          Niente, niente, mi pensavo di trovare Fiamma Tricolore.

Gaetano: Ma questa non è la sede di un partito politico. Questo è un ex negozio di animali.

Iva:          Ma no, io non intendevo parlare di un partito politico. Parlavo di una mia amica.

Gaetano: Ma io nun ‘a capisco, a chesta!

Allegra:   Sentite, signorina,è meglio che ve ne andate. Noi teniamo da fare.

Iva:          Va bene, arrivederci.

                 Va per uscire, poi si ferma. I due sono intenti nelle loro cose. Così va da Allegra.

                 Signora, scusate.

Allegra:   Che cosa vi serve, ancora?

Iva:          Volevo sapere: nel caso che quei due dell’agenzia matrimoniale non mi vogliono

                 con loro, non è che quel signore col pesciolino rosso mi può prendere lui?

Allegra:   Signorì, dovete essere più chiara. Di che cosa state parlando?

Iva:          Io vi sto chiedendo che tipo di attività tiene quel signore.

Allegra:   E’ un professore, ma era anche il titolare di questo negozio di animali. Poi però lo

                 ha affittato, perché ha deciso di campare di rendita.

Iva:          E quindi non mi può assumere?

Allegra:   Ma se quello ha licenziato pure a me.

Iva:          Ah, ecco. Però, volendo, mi potrebbe tenere presente se apre un altro negozio.

Allegra:   Non ci fate niente. Quello odia le donne.

Iva:          Pure? ‘E che ciorte che tengo io! Vabbé, io allora vado. Arrivederci.

Allegra:   Jate, jate. (E riprende a lavare a terra)

                  Iva va per uscire, poi si ferma. I due sono intenti nelle loro cose. Così va da lui.

Iva:          Professore, scusate.

Gaetano: (Stufo) Dite, dite.

Iva:          No, ma dico, voi avevate questo bel negozio di animali. Perché ve lo siete tolto?

Gaetano: Perché portava solo spese. La gente ha perso l’affetto per gli animali. E questo è.

Iva:          E non è che avete intenzione di aprirne un altro?

Gaetano: Perché?

Iva:          Volevo sapere: nel caso che quei due dell’agenzia matrimoniale non mi vogliono,

                 non è che a voi vi servirebbe una commessa?

Gaetano: Voi ne capite di animali?

Iva:          No.

Gaetano: E allora che ve piglio a ffa’?

Iva:          Per tenere in ordine il negozio.

Gaetano: Signorina, avete fatto tardi. Ci sta già la mia cameriera Allegra che aspetta.

Iva:          Ma quella sa lavare solo a terra.

Gaetano: E io, infatti, se mi apro un altro negozio, non mi piglio nemmeno a lei.

Iva:          Ah, ecco, allora è vero: voi odiate le donne!

Gaetano: E che c’entra? Il fatto è che, eventualmente, tra voi e lei, sceglierei certamente lei.

Allegra:  (Si avvicina ad Iva) Avete sentito? Picciò, ve ne putìte ì.

Iva:          Ma io…

Allegra:   Oh, e mò basta. Jatevenne, o si no ve dongo ‘a mazza ‘ncapa!

Iva:          Mamma mia, che caratteraccio. Voi non farete mai bene, nella vostra vita.

                 Esce via dal negozio. 

Allegra:   A soreta! Oh, finalmente se n’è gghiuta!

Gaetano: Beh, io andrei. Non ho voglia di farmi venire la malinconia per questo posto.

Allegra:   E non volete vedere come vi hanno trasformato questo locale?

Gaetano: Ma sì, va’. (Prende la vasca col pesciolino rosso) Caro Zeus, adesso ti mostro per

                 l’ultima volta la tua ex casa. Però non ti commuovere! Su, Allegra, andiamo.

                 I due escono a destra.  

6. [Umberto e Terzo. Poi Romeo. Infine Gaetano, Massimo, Vitale, Fiamma e Allegra]

                  Dalla comune entrano Umberto e Terzo, impolverati e imbiancati.

Umberto: (Tossendo) Mamma ‘e ll’Arco! ‘Stu palazzo se ne sta cadenno a piezze!

Terzo:      (Tossisce) E già. Me sa che nun ce abbasta sultanto ‘na pittata!

Umberto: (Lo osserva) Guardati, sei bianco come un fantasma.

Terzo:      E perché, tu no?

Umberto: Senti, facciamo presto a darci una sistematina, perché poi insieme agli altri

                  operai, dobbiamo mettere a posto le cose, prima che se ne accorga l’ingegnere. 

Terzo:      Andiamo in bagno.

Umberto: Ma tu hai dimenticato che non c’è acqua? Bisogna fare ancora la poltura.

Terzo:       E allora chiediamo aiuto a quella strana collaboratrice domestica del professore.

Umberto: Va bene. Prima l’ho vista in cucina.

                  Escono a destra. Dalla comune entra Romeo. Tiene una asciugamano bianca in

                  testa come fosse un cappuccio, al punto che gli si vede poco il viso.

Romeo:     Quei disgraziati! Ma che stanno combinando? Niente di meno, che mi è caduta

                  la pittura rossa sulla testa! M’aggio fatto ‘e capille russe! Gli altri operai già li ho

                  cazziati, ma adesso mi mancano solo quei due. Ora gliela faccio vedere io!

                  Esce a destra. Da sinistra, escono di corsa, spaventati, gridando, Vitale,

                  Massimo e Fiamma.

Massimo: Mamma mia, Fiamma, che cacchio he’ cumbinato?

Fiamma:   Io? Niente.

Vitale:       Ma comme? Tu invece ‘e arapì ‘a porta d’’o ripostiglio, he’ araputo chella d’’o

                  retrobottega, e so’ asciute duje ragne, quatte serpiente e tre suricie tante! 

Massimo: Mò aggio capito pecché ‘o prufessore ha ditto ‘e nun arapì chella porta.

Fiamma:  Ma ve lo giuro, io non l’ho aperta.

Vitale:      E allora chi l’ha araputa?

Fiamma:  Si è aperta da sola.

Vitale:      Ma nun dicere palle! 

Fiamma:  E invece vi dico che non l’ho aperta io.  

Massimo: E allora, che vvuo’ dicere? Che dint’a ‘stu negozio ce stanne ‘e fantasme?

Fiamma:  (Spaventata) Per favore, non dire quella parola. Mi fa paura!

Vitale:      Sentite, io direi di andarcene.

Massimo: Ma addò vuo’ ì? Si’ scemo? Noi dobbiamo fare luce.

Vitale:      E nun è possibile.

Massimo: E pecché?

Vitale:      E pecché ancora amma fa’ ‘o cuntratto cu’ l’Enel!

Massimo: No, io dicevo che dobbiamo fare luce su questo caso. Noi lavoreremo in questo

                  locale, però qua dentro ci sono degli animali in libertà!

Fiamma:  Maronna mia!

Vitale:      E ce sta pure cocche fantasma?

Fiamma:  (Ancora più preoccupata) Maronna mia!   

Massimo: Io direi, andiamo dal professore e gli chiediamo spiegazioni. E lui ce le deve!

Fiamma:  E gghiamme. Però tutt’e tre ‘nzieme.

Vitale:      Tutt’e tre ‘nzieme, però Massimo ha da ì isso annanzo.

Massimo: E no, e mò nun vale.

Vitale:      E invece sì. L’idea l’he’ avuta tu.

Massimo: (Preoccupato) Ah, sì? M’è venuta a me? Ma comme m’è asciuta?! E vabbuò,

                  jamme. Venite cu’ me.

                  I tre si avviano a destra, a fila indiana, uno attaccato all’altro, Massimo in testa.

                  E nun vuttate! Jamme chianu chiano.

                 Una volta giunti davanti alla porta, nessuno dei tre la apre.

Vitale:      E ‘a vulìte arapì, ‘a porta?

Fiamma:  A chi?

Massimo: Pe’ carità. Però, mò, chi l’arape ‘sta porta?

                  Ad un tratto la porta si apre da sola e i tre scappano a centro sala, abbracciati.  

I tre:         (Spaventati e urlanti) Aaaaah!

Massimo: (Tremante) Néh, ma chi l’ha araputa, ‘a porta?

Vitale:      (Tremante) ‘O fa-fa-fa… ‘O fa-fa-fa… Nun riesco a dicere ‘a parola “fantasma”!

                  Ma dalla porta escono Gaetano (con Zeus) e Allegra, sorpresi da quel baccano. 

Gaetano:  Néh, ma ch’è stato?

Allegra:   Ma perché quei tre sono spaventati?

Gaetano:  Boh! Scusate, ma che avete visto?

Vitale:      Professò, involontariamente, la mia fidanzata ha aperto la porta proibita!

Allegra:    Ho capito, hanno visto gli animali.

Massimo: Peggio! In realtà la porta si è aperta da sola. C’è qualcosa di misterioso!

I due:        Misterioso?

Gaetano:  Ma che state dicendo? Sì, è vero, una volta si narra che in questo locale antico ci

                  fosse uno spirito: il monaco bianco.

Allegra:    Professò, ma sono solo leggende.

Gaetano:  Appunto! Signori, quando vi avevo detto di non aprire il retrobottega, era perché

                 avevo nascosto alcuni animali proibiti, introdotti illegalmente in Italia. Li tengo

                 nascosti in una cantinola segreta, ricavata dietro una parete. Hai sentito, Allegra?

                 Parlano di fantasmi! (Ride)

Allegra:   Che scieme! (Ride anche lei)

                  Smettono perché da destra si sente qualcuno gridare (si tratta di Umberto, Terzo

                  e Romeo).

Gaetano:  Ma chi ci sta là dentro? Chi è che grida?

                  Cede la vaschetta con Zeus ad Allegra e va per aprire la porta e si ritrova

                  Umberto e Terzo ancora imbiancati di calcinacci, che gridano spaventati.

Um&Ter: Aaaaah!

Gaetano:  Mamma d’’o Camene!

Allegra:    Aiutooo!

                  Gaetano e Allegra (con la vaschetta di Zeus in mano) fuggono via dal negozio,

                  spaventati. Umberto chiede aiuto ai tre, che a loro volta sono terrorizzati.

Umberto: Aiutateci, per favore!

Massimo: Marò, questi due sono anime del purgatorio!

Fiamma:  Vogliono che preghiamo per loro!

Vitale:      E io saccio sulo l’eterno riposo!

Massimo: E allora ce penz’io: “Padre nostro che sei nei cieli…”!

Terzo:      No, ma che fate? (Si avvicina ai tre) Lui ci vuole scannare!

I tre:         Ma chi?

Terzo:      (Insistente) Ci vuole scannare!

I tre:         (Insistenti) Ma chi?

                 Da destra si sente la voce di Romeo, imprecante.

Romeo:    “V’aggia rompere ‘a capa!”…

Umberto: Marò, fujìmme, fujìmme!

                 Umberto e Terzo fuggono via, gridando. I tre rimasti, si guardano dubbiosi.

Massimo: Néh, ma chi sta arrivanno ‘a chella porta?

Vitale:      Io dicésse, è meglio che nun ‘o ssapìmme!

Fiamma:  Zitti, zitti, non sta parlando più.

                  Da destra entra Romeo, ancora “incappucciato” con l’asciugamano bianca.

Romeo:    Aggia cumbinà ‘na strage!

Vitale:      Maronna mia! ‘O monaco bianco incappucciato!

Massimo: Ce vo’ accidere!

Fiamma:  Fujìmmencenne!

Romeo:    No, aspettate!              

                 I tre fuggono avanti e indietro per la stanza, con Romeo che li insegue per

                 cercare di tranquillizzarli.

                 Non scappate!

                 Ma i tre fuggono via dal locale, inseguiti da Romeo che cerca di spiegarsi. 

FINE ATTO PRIMO

            Salone centrale dell’agenzia matrimoniale. Sull’ingresso centrale c’è la scritta “Affari di cuore”. La stanza ora è ammobiliata. Sulla destra c’è una scrivania con quattro sedie, sulla sinistra c’è un’altra scrivania con una sedia ed un telefono cordless.  

ATTO SECONDO

1. [Romeo, Umberto e Terzo, Fiamma, Massimo e Vitale]

                  Alla scrivania di destra, è seduto Romeo. Di fronte a lui, sono seduti Massimo

                 (in giacca e cravatta), Vitale (in camicia) e Fiamma (in tailleur).

Romeo:    Cugini Respiro e anche voi, Fiamma, mi scuso con voi, anche se con grave

                  ritardo, per quel che è successo la settimana scorsa. Non volevo spaventarvi.

Massimo: E vabbé, chiudiamo questa storia. In fondo, non è successo niente.

Romeo:    E scusate pure se i miei operai Umberto e Terzo vi stanno creando qualche

                  disagio. Loro però sono lavoratori indefessi.

Vitale:      No, quelli sono lavoratori indefessi, però senza “inde”!

Umberto: E allora siamo fessi?

Fiamma:  (Guarda male Vitale) Ehm… ma no, Vitale voleva dire che loro due sono bravi.

Vitale:      Ehm… e già. Volevo dire proprio questo. Ma adesso perché stanno qua?

Umberto: Perché dobbiamo controllare la solidità delle colonne portanti di questo edificio.

Terzo:       Se i nostri calcoli sono esatti, il palazzo pesa 5 tonnellate e mezzo.

Umberto: Io però non sono d’accordo, perché secondo me pesa 5 tonnellate e 510 chili!

Fiamma:  Scusate, ma dove stanno queste colonne portanti?

Terzo:       Sono presenti nel retrobottega.

Massimo: Ancora ‘stu retrobottega? Ma non si può evitare di aprire quella porta?

Romeo:    No, ci dispiace. Anzi, Umberto e Terzo, per favore, andateci subito.

Vitale:      Scusate, ma quanto tempo ci vorrà?

Umberto: Un’ora, 20 minuti e 35 secondi a partire da ora. E dunque, con permesso.

                  I due escono a sinistra. Vitale li osserva con sdegno.

Vitale:      Scusate, ingegnere, ma quei due percepiscono qualche stipendio?

Romeo:    E si capisce, mica possono lavorare gratis?!

Vitale:      Io non li pagherei!

Romeo:    A proposito di pagare: il costo totale dei lavori ammonta a 3000 Euro. Però state

                  tranquilli, potete pagarmeli in comode rate da 300 Euro mensili.

Fiamma:  E va bene, poi provvederemo.

Vitale:      Un’altra cosa, potete portare via gli attrezzi di lavoro davanti alla nostra vetrina?

Massimo: E specialmente la ruspa. Sono già quattro giorni che lo abbiamo chiesto, ma sta

                  ancora lì davanti.

Romeo:    Ma a chi lo avete chiesto?

Vitale:      A chillo che porta ‘a ruspa: ‘o ruspante!

Romeo:    ‘O ruspante? Ma che d’è, ‘nu pollo allo spiedo?

Massimo: Vabbuò, mio cugino nun ‘o sape chiammà. Quello che porta la ruspa è il pilota!

Romeo:    Ma che porta, ll’aereo? Quello è un semplice operaio addetto alla ruspa. Va

                  bene, più tardi glielo ricorderò io. Piuttosto, noto che avete arredato l’ufficio.

Fiamma:  Eh, beh, modestamente ci sta la mia mano nella scelta dei mobili.

Romeo:    Ecco, ora vorrei chiedervi una cosa: questa è una agenzia matrimoniale. E’ così?

Fiamma:  Esatto. Il nostro motto è: “Problemi di cuore?”.

Romeo:    Bello! E non ci sarebbe la possibilità di iscriversi? Sapete com’è, io sono single.

Fiamma:  Ma certo. Iscrivetevi, si pagano solo 200 Euro al mese per 24 mesi.  

Vitale:      Però, se trovate l’anima gemella prima che passano i 24 mesi, pagate lo stesso!

Massimo: (Porge a Romeo un foglio e una penna) Tenete, questo è il modulo di iscrizione.

Romeo:    Ma io, veramente, vorrei pensarci un po’. Magari ripasso più tardi e mi iscrivo.

Massimo: E no, poi potrebbe essere troppo tardi.

Vitale:     (Incuriosito) Ma pecché, che succede? Cchiù tarde more l’ingegnere?

Massimo: No, Vitale, ti sei dimenticato? (Gli fa l’occhiolino) Per il primo iscritto c’è una

                  promozione: il 2 X 1! Prendi due donne e ne paghi una sola!

Vitale:      Ah, già. Ma voi ci pensate? Due donne nel vostro carrello della spesa.

Massimo: Ma che sta, ‘o supermercato?

Romeo:    (Si alza in piedi) Ma certo. Allora dopo torno qua e mi iscrivo certamente.

Massimo: E vi raccomandiamo la ruspa!

Romeo:    State senza pensiero. Arrivederci.

                 Romeo esce via dall’ufficio. I tre si alzano in piedi e si accordano.

Vitale:      Ha detto più tardi? Allora t’’o ddico io: chillo nun s’iscrive cchiù!

Massimo: So’ ‘d’accordo cu’ te. Vabbé, ora, veniamo a noi. Da oggi cominciano le ostilità. 

                  Questa agenzia offre ai nostri clienti dei servizi innovativi. E’ vero, Fiamma?

Fiamma:  Ma certo. Io ho pensato a quella stanza a destra. Sapete cosa ci sta, lì dentro?

Vitale:      ‘A cucina!

Fiamma:  Ma no, io parlo della sala degli incontri, dove noi facciamo incontrare per la

                  prima volta i nostri clienti. E poi…

Vitale:      Ce sta ‘a cucina!

Massimo: Ancora cu’ ‘sta cucina?

Vitale:      Nun aggio capito, ma allora ‘a cucina che ce sta a ffa’?

Massimo: Che c’entra? Quella sta per noi. Ma io avevo pensato di usarla pure per i clienti,

                  così al loro primo incontro, potevano utilizzarla per cenare a lume di candela.

Fiamma:  Esatto! Ma lo sai che è una buona idea? I clienti si cucinano loro stessi.

Vitale:      E ‘o magnà chi l’accatta?

Fiamma:  Certamente non noi!

Massimo: E io ho avuto un’idea su di te, Vitale: tra poco vai a finire di vestirti in cucina.

Vitale:      E pecché proprio ‘int’’a cucina?

Massimo: Perché è l’unica stanza che tiene una finestra che conduce sul retro del palazzo.   

                  Tu fa il giro ed appena arriva una cliente femmina, entri dall’ingresso principale,

                  fingendo di essere un cliente che vuole iscriversi.

Fiamma:  E così invoglierai la gente a fare la stessa cosa. Ti piace come idea?

Vitale:      E pecché proprio io?

Fiamma:  E perché io e Massimo abbiamo estratto il tuo nome a sorte!

Vitale:      Azz, ‘e che ciorte! E va bene. Ma poi che devo dire?

Massimo: Devi mostrare entusiasmo mentre ti iscrivi alla nostra agenzia.

Vitale:      Ma po’ aggia caccià overamente ‘e dujciento Euro pe’ ll’iscrizione?

Massimo: Sì.

Vitale:      Ma vuje site scieme?

Fiamma:  Ma è apposta. Poi te li restituiamo.

Vitale:      E vabbuò. Io me vaco a priparà, allora.

Fiamma:  Vai, vai. E pensa solo che dopo saranno soldi a palate!

Vitale:      Speramme ‘e nun avé sulo ‘e ppalate!

                 Vitale esce a destra.

Fiamma:  E ora, Massimo, io e te andiamo a preparare le altre cose.

Massimo: E cioè?

Fiamma:  Mò nun m’arricordo. Te lo dirò strada facendo!

                 I due escono a sinistra.

2. [Luna Calante. Poi Allegra e Gaetano]

                  Dall’ingresso centrale entra Luna Calante: ha una gabbia per gatti.

Luna:       Finalmente siamo arrivati, Zaccaria! Lo so che detesti tantissimo stare chiuso in

                  gabbia, ma tu sei un gattone, come dire, un po’ pestifero. (Si guarda intorno)

                  Caspita, com’è cambiato questo negozio di animali. Adesso sai cosa facciamo?  

                  Compriamo una bella compagna per farti fare tanti, tanti, cucciolotti!

                  Si apparta e posa la gabbia in terra. Dalla comune, entrano Allegra (con scopa

                  in mano, mazza, straccio e secchio) e Gaetano (ha uno scatolo in mano).  

Allegra:    Professore, ma siete sicuro che è una buona idea?

Gaetano:  Ma certamente. Se vuoi farti assumere dai cugini Respiro, devi fare esattamente

                  come hai fatto con me la prima volta: farti trovare mentre spazzi a terra!

Allegra:    Bravo, bella idea. (Nota lo scatolino) Professore, cosa c’è in questo scatolino?

Gaetano:  C’è Zora, la mia cricetina. Ho deciso di farla accoppiare. Tu non hai un criceto?

Allegra:    Per carità! Io odio gli accoppiamenti tra animali!

Luna:       (Ha sentito Allegra, si alza, va da lei) Gli animali sono meglio degli umani!

Allegra:    E chi è, chesta?

Gaetano:  Allegra, ma che modo di trattare la gente?

Luna:        Io sono Luna Calante. Buongiorno, professore.

Gaetano:  Ma buongiorno, Luna.

Luna:       Professore, io cercavo giusto voi. Vi ricordate? Da voi ho comprato Zaccaria.

Gaetano:  (Non ricorda) Zaccaria?

Luna:       Sì. Ed ora sono qui per comprargli una compagna.

Gaetano:  Mi dispiace, ma non sono più titolare di questo negozio. Adesso ci sono altri

                  titolari: i cugini Respiro! 

Luna:       Ma io non li conosco questi cugini Respiro. Chi sono?

Gaetano:  Niente, si occupano di coppie e accoppiamenti!

Luna:       Ah, benissimo! (Nota lo scatolo in mano a Gaetano) E chi c’è in quello scatolo?

Gaetano:  Si chiama Zora. Ho deciso di farla accoppiare.

Luna:       Davvero? (Gli prende lo scatolo di mano) E allora ci penso io.  

Gaetano:  Ecco, brava, allora la affido a te. Ti raccomando, poi voglio vedere i cucciolotti!

Luna:       Non vi preoccupate. Io torno subito.

Gaetano:  Vai, vai!

                  Luna si avvicina alla gabbietta di Zaccaria e gli parla.

Luna:       Zaccaria, amore della mamma, eccomi di ritorno. Ho una bella sorpresa per te!

Gaetano:  Hai visto, Allegra? Finalmente vedrò la mia Zora accoppiarsi felicemente!

                  Ma Luna ha gettato Zora nella gabbia di Zaccaria e vi si sente baraonda.

Luna:       Oddio!

Gaetano:  (Accorre da lei) Ma… che è successo?

Luna:       Professore, ma che animale era Zora?

Gaetano:  Una cricetina. Ma perché parli al passato?

Luna:       Perché ho lasciato entrare la vostra Zora nella gabbia del mio Zaccaria!

Gaetano:  (Dubbioso) E Zaccaria che cos’è?

Luna:       Un gatto persiano!

Gaetano:  E… allora?

Luna:        S’è mangiato la vostra cricetina!

Allegra:    (Interviene anche lei) Sventura, grande sventura!

Gaetano:  Oh, ma ch’allùcche a ffa’? Insomma, Luna, tu hai fatto divorare la mia Zora dal

                  tuo gatto malefico!

Luna:        E che volete da me?

Allegra:    Vogliamo che il tuo gatto ce la restituisce un’altra volta.

Gaetano:  Allegra, ma secondo te, ‘o gatto caccia fora pe’ bocca ‘n’ata vota a Zora?

Luna:       (Imbarazzata, prende la gabbietta) Va bene, professore, io me ne vado. Più tardi

                  tornerò qua con Zaccaria per trovargli una compagna.

Gaetano:  Tornare qua? No, aspetta, ma c’è un equivoco.

Luna:       No, professore, è inutile che insistete. Una compagna per Zaccaria ci vuole.

Gaetano:  Ma qui non troverai mai una compagna per il tuo gatto.

Luna:       (Indispettita) E invece sì. E sarà pure bellissima! Avete capito? Arrivederci.

                  Gli volta la faccia ed esce via.

Gaetano:  Chesta nun ha capito ‘o riesto ‘e niente! (Poi nota Allegra che lo osserva) Ma tu            

                  staje ancora cu’ ‘sta mazza ‘nmana? Vai in bagno a riempire il secchio. Forza!

Allegra:    Agli ordini!

                  Raccoglie alla rinfusa pure lo straccio e il secchio e quindi va via a sinistra.

Gaetano:  Oh, no, Zora! (Raccoglie a terra lo scatolo vuoto dove c’era il suo criceto) Ti sei

                  fatta divorare da un gatto. Zora… ma si’ proprio ‘a “Zora d’’o cacchio”!

                  Allarga le braccia, poi esce via dall’ingresso portando con sé lo scatolino vuoto. 

3. [Fiamma, Massimo e Vitale, Iva ed infine Allegra]

                  Da sinistra torna Fiamma, silenziosa. Va all’ingresso, parla con qualcuno fuori.

Fiamma:  Iva, stai pronta ad entrare, ti raccomando. (Poi va a sedersi alla scrivania) E ora

                  fammi mettere questi curriculum vitae nell’ordine che voglio io.

                  Da sinistra entrano Massimo e Vitale (che ha messo giacca e papillon orrendi).

Massimo: Vità, ma comme te si’ vestuto? Tu me pare ‘nu clown!

Vitale:      E tu che vvuo’ ‘a me? Io chesto aggio truvato.

Massimo: Va bene, adesso pensiamo ad accogliere le aspiranti segretarie che verranno per

                  il colloquio di lavoro. Speràmme che nun s’appresénta nisciunu purpo!

Vitale:      No, qualu purpo? Io ho guardato i curriculum personalmente. Li ho vivisezionati!

Massimo: Fiamma, ma che staje facenno?

Fiamma:  Ehm… no, sto osservando i curriculum che avete selezionato. Ma non erano 10?

Massimo: Sì.

Fiamma:  E io ne ho trovati solo 9.

Massimo: Infatti ne ho scartato uno: è di una certa Iva Esclusa. ‘O nomme nun me piaceva!  

Vitale:      Io aggio liggiuto ‘o curriculum suojo. Tene sulo cocche esperienza ‘e babysitter.

Fiamma:  Ehm… ma l’esperienza di babysitter può servire in una agenzia matrimoniale.

Massimo: Overamente?

Fiamma:  (Si alza e gironzola) E certo. Può far scoprire nelle nostre coppie la voglia di

                  avere tanti bambini. (Si avvicina all’uscita) Perciò, io ho convocato ugualmente

                  questa Iva Esclusa. (Guarda di fuori) Sulo che nun aggio capito addò sta.

Vitale:      Addò sta chi?

Fiamma:  No, nessuno. Scusatemi un momento, io esco un secondo qua fuori.

Massimo: Pe’ ffa’ che?

Fiamma:  M’aggia appiccecà cu’ ‘o signore ‘o piano ‘e coppa. Quello getta sempre gli

                  oggetti giù e finiscono davanti al nostro ingresso. Ora lo sgrido!

                  Esce dal locale e la si sente richiamare qualcuno.

                  Signore, non si getta la roba di sotto. Avete capito?... Uhé, meza scema!

Vitale:      Meza Scema? Ma nun steva parlanno cu’ ‘o signore d’’o piano ‘e coppa?

Massimo: E se vede che ce sta pure ‘a mugliera affacciata!

Fiamma:  (Rientra) Ecco qua, gliel’ho detto. Adesso non si permette mai più.

                  Dalla comune entra Iva.               

Iva:           E’ permesso? Buongiorno a tutti. Grazie di avermi contattata per il colloquio di

                  lavoro. Mi devo accomodare? Subito! (Così fa) Ecco qua.

Vitale:      (Guarda perplesso Massimo) E vabbuò, facìmme ‘stu colloquio ‘e lavoro.

Massimo: (Si siede alla scrivania) Allora, tu ti chiami?

Iva:           Iva Esclusa.

Fiamma:  Brava, per me già è assunta!

Massimo: Aspiette, io ancora aggia domandà niente. Dunque, Iva, hai con te il curriculum?

Iva:           No.

Fiamma:  Perfetto! Bravissima! Non si portano i curriculum ai colloqui di lavoro.

Vitale:      E che scuola tieni?

Massimo: No, non mi piace! Non vanno bene gli studi che hai fatto!

Fiamma:  E ‘a vuo’ fa’ risponnere primma? Su, dai, Iva, che studi hai fatto?

Iva:           Tengo il diploma professionale per il commercio.

Massimo: Non mi convince. E che lavori hai fatto?

Iva:           Ehm… sono amica intima dell’onorevole Esposito.

Mas&Vit: Sei assunta!

Iva:           Grazie! E quanto mi date al mese? A me mi vanno bene pure 2-3000 Euro!

Vitale:      Ma chi? Te damme cinquecento Euro ‘o mese. Devi fare prima i 6 mesi di prova.

Massimo: E quella sarà la tua scrivania. (Gliela indica)

Iva:           (Si alza, vi si avvicina ammirata e vi si siede, poi la bacia) Oh, che felicità!

Massimo: E mò tenìmme pure ‘a segretaria… pro tempore! Mò però ce servesse chi fa ‘e

                  ppulizie. Sulo che però addò ‘a truvàmme?

                  Da sinistra entra Allegra che spazza in terra, canticchiando.

Allegra:    “Io nun capisco ‘e vvote che succede / e chello ca se vede, nun se crede, nun se

                  crede / E’ nato ‘nu criaturo / è nato niro…”!

Vitale:      E chesta chi cacchio è?

Fiamma:  E’ la cameriera del professor Voltafaccia, Allegra Manontroppo.

Vitale:      Allegra Manontroppo? Vedova?

Allegra:    No! Io accussì me chiammo.

Fiamma:  E vabbuò, povera cristiana. Prendiamocela come donna alla pari.

Massimo: E vabbuò, pigliammacella.

Allegra:    Grazie di cuore! ‘A Maronna v’’o rende! Ma voi ci pensate? Il professore mi

                  considerava come una cameriera, e non come una donna alla pari.

Massimo: Ah, ecco, eravate una donna alla dispari!

Allegra:    Esatto. E allora, quanto mi date al mese? Per me vanno bene pure 2-3000 Euro!

Vitale:      Pure? Ma vuje ve pénzate ‘e faticà ‘a Nasa? Signò, al massimo ve putìmme da’

                  ‘na trent’Euro ogni vvota che venite a pulezzà. Prendere o lasciare?

Allegra:    Accussì poco? Allora me sa ch’aggia venì a faticà pure ‘a dummeneca!

Vitale:      E va bene, poi, se fate carriera, aumentiamo lo stipendio.

Massimo: Ma che stamme, in Marina?

Vitale:      E vabbuò, chillo è l’incoraggiamento!

Fiamma:  Uhé, a te, vatte a priparà, primma che vene cocche cliente.

Vitale:      Uffa, ancora amma accummincià e già me sta venenno ‘o schifo!

                  Massimo, Vitale e Fiamma escono a destra. Iva ed Allegra si osservano.

Allegra:    Ma tu si’ ‘na cliente?

Iva:           No, sono la nuova segretaria: Iva Esclusa. Solo che i miei titolari non mi hanno

                  detto ancora che cosa devo fare.

Allegra:    E che ffa? Te danne ‘e sorde? E tu attacca ‘o ciuccio addò vonno lloro!

Iva:           Giustamente! Anzi, sai che faccio? Io aspetto i clienti che entrano e li accolgo.

                  Però vorrei andare prima un momento in bagno. Ci sta?

Allegra:    Sì, lloco a sinistra. Va’, nun te prioccupà, si vene ‘nu cliente, te chiammo io.

Iva:           Ah, grazie.

                  Esce via a sinistra, mentre Allegra spazza in terra.

4. [Allegra e Elisa La Gatta. Poi Fiamma e Massimo. Infine Vitale]

                  Allegra, mentre spazza nella stanza, canticchia.

Allegra:    “Tu, quinnice anne / ma sei già donna / anche se piccola d’età!”…

                  Dalla comune entra Elisa La Gatta, nobildonna, anche nei modi.  

Elisa:        E’ permesso? Buongiorno!

Allegra:    Signurì, scusate, ma pe’ forza mò avìta trasì? Io sto’ scupanno ‘nterra.

Elisa:        Capisco. Allora io vado altrove.

Allegra:    Jate, jate. Ch’’a Maronna v’accumpagna!

                  Elisa esce via ed Allegra torna a spazzare. Tornano Massimo e Fiamma. 

Massimo: Ecco qua, Vitale è pronto in cucina. Mò amma aspettà sulo cocche cliente.

Fiamma:  Bene. Allegra, ma Iva dov’è?

Allegra:    ‘Int’’o bagno.

Fiamma:  Meno male che non si è presentata ancora nessuno.

Allegra:    E invece sì. Una donna. Però io l’ho mandata via.

Fiamma:  E pecché?

Allegra:    Pecché stongo spazzanno pe’ terra!

Massimo: Cretina! Chella putéva essere ‘a primma cliente nosta.

Allegra:    Uh, non ci avevo pensato. Ma quella però sta ancora qua fuori.

Massimo: E vedìmme d’’a acchiappà.

                  Allegra e Massimo escono dal locale: li si sente richiamare l’attenzione di Elisa.

Allegra:    Uhé, signurì!

Massimo: (Chiama Elisa con un fischio, poi…) Venite, venite, potete entrare!

                  Rientrano Massimo e Elisa, seguiti da Allegra. 

                  Scusateci, signorina. Quella, Allegra, si è sbagliata. Lei è la donna delle pulizie.

Allegra:    No, veramente io sono la governante.

Massimo: Quala governante? Ma che staje, a Palazzo Reale?

Fiamma:   Ehm… Allegra, vai dentro, ora. Torni a spazzare dopo.

Allegra:    Però v’arraccummànno, nun spurcate niente! Avìte capito? (Si avvia a destra e

                   porta con sé la scopa. Canticchia) “’Nu jeans e ‘na maglietta / zum zum zum”!

                  Ed esce. Fiamma e Massimo si osservano imbarazzati.

Fiamma:   Ehm… ma prego, accomodatevi.

Elisa:        Grazie.

                  I tre si accomodano.

Massimo: E allora, benvenuta all’agenzia matrimoniale “Affari di cuore”. Io mi chiamo

                  Massimo e lei è Fiamma.  

Elisa:        Io mi chiamo Elisa La Gatta. Vedete, appena ho sentito che si è aperta questa

                  agenzia matrimoniale, sono subito corsa a vedere. Io cerco la mia anima gemella.

Fiamma:  Brava, avete fatto benissimo a venire da noi.

Elisa:        Per curiosità, quanti iscritti avete?

Fiamma:  Ehm… quanti ne abbiamo, Massimo?

Massimo: Ehm… quasi zero!

Fiamma:  Ma noi abbiamo aperto oggi. E sicuramente avremo tanti iscritti in poco tempo.

Massimo: Per esempio, mi sembra di vedere qualcuno che sta entrando dall’ingresso.

Elisa:        (Osserva) Veramente? Io non vedo nessuno.

Massimo: (Si alza e va all’ingresso) E si vede che non è riuscito a scavalcare il finestrino

                  della cucina! Ah, eccolo qua. ‘O scé, e vvuo’ trasì?

                  Entra Vitale. E’ dolorante ad un ginocchio.

Vitale:      Ehm… buongiorno, buongiorno a tutti!

Massimo: Buongiorno a voi.

Fiamma:  Ma cosa vi è successo?

Vitale:      No, niente, aggio sbattuto cu’ ‘o ginocchio vicino ‘o fenestriello d’’a cucina!

Massimo: (Gli dà un pizzico sul braccio) Ehm… ma chi sarà mai questo simpatico amico?

Vitale:      (Dolorante al braccio) Io mi chiamo Vitale e cerco la mia anima gemella.

Fiamma:  (Si alza e gli si avvicina) Ma bravissimo, avete fatto bene! Iscrivetevi qui da noi.

Vitale:      E quanto costa?

Massimo: 200 Euro al mese per due anni!

Vitale:      ‘A faccia d’’o babà, ce pigliàmme tutte ‘sti sorde? Ma io me ne vaco. (Si volta)

Fiamma:  (Lo ferma) Ma cosa dite? Avete visto come si paga poco?

Vitale:      E già, avete ragione. Si paga poco, poco!

Massimo: Ma prima di pagare l’iscrizione, venite a riempire la nostra scheda di ingresso.

Vitale:      E non posso.

Fiamma:  E pecché?

Vitale:      E pecché ancora amma fa’ ‘e ffotocopie!

Fiamma:  Ma venite con noi.

                  I due lo portano a sedersi alla scrivania e gli piazzano scheda e penna davanti.

Massimo: E adesso scrivete.

Vitale:      Eh, è ‘na parola! (Con la destra scrive e con la sinistra cerca equilibrio)

Massimo: Ma perché tenete questo braccio alzato?

Vitale:      No, quello mi serve per mantenere l’equilibrio.

Massimo: Ma che state facenno, l’equilibrista?

Vitale:      E certo. Ora scusate. (Si alza in piedi, divarica le gambe e tiene il braccio alzato)

Fiamma:  E mò perché vi siete messo in questa posizione?

Vitale:      Perché sto mettendo la firma. (Si siede) Finito! Aggio fatto ‘na sudata maje vista!

Massimo: Pe’ mettere ‘na firma?

Vitale:      E già. (Nota Elisa) E la signorina qui presente chi è? Un’altra cliente?

Fiamma:  Sì, sì.

Vitale:      E ha già pagato?

Fiamma:  No.

Vitale:      E a chi aspetta?

Massimo: Ehm… ma cosa dite? Signor Vitale, presentatevi a lei.

Vitale:      Permettete? Vitale.

Elisa:        (Si alza in piedi) Elisa La Gatta.

Vitale:      Ua’, Elisa La Gatta! E brava! Bene, ora io me ne vado a brindare nel bar qua

                  fuori. Finalmente troverò in quest’agenzia la mia fiamma. Arrivederci, Elisa.

                  Arrivederci, signori. Vi raccomando, fate iscrivere la signorina! E fatela pagare!

                  Esce via. Elisa (non notata dai due) tira fuori un libretto degli assegni e scrive.  

Massimo: (Imbarazzato) Fiamma, che personaggio esuberante si è iscritto a questa agenzia.

Fiamma:  E già. Certamente troverà la donna della sua vita, l’amore che sboccia, ecc. ecc.!

Massimo: E allora, signorina Elisa, non perdete tempo. Iscrivetevi. Cosa aspettate?

Elisa:        E’ quello che sto facendo. Quanto avete detto che si paga?

Fiamma:  Solo 200 Euro al mese per due anni.

Elisa:        (Stacca l’assegno e lo offre a Fiamma) Tenete! Scriveteci voi la banca e il resto.

Fiamma:  Grazie. (Legge e fa una strana faccia) Ma scusate, qua ci sta un errore

                  nell’importo. Io leggo scritto 200.000 Euro!

Massimo: Ma nun dicere palle! (Controlla e si stupisce) Azz! Ce stanne tre zero ‘e cchiù!

Elisa:        (Si alza e gironzola) Signori, non mi sono né ammattita, né sbagliata. Quello è

                  l’importo che vi sto pagando per iscrivermi alla vostra agenzia. La scheda di

                  ingresso la riempirò un altro giorno. Ora non ho tempo.

Fiamma:  Scusate, ma perché volete pagare tutti questi soldi?

Elisa:        Perché ho già trovato ciò che cercavo: un uomo rozzo, scostumato, ma semplice!

Massimo: Veramente? E dove lo avete visto?

Elisa:        E’ il signor Vitale che è entrato poco fa.

Ma&Fia:  (Sconvolti) Che?

Elisa:        Rappresenta l’ideale di uomo che sto cercando da una vita. Io sono una donna

                  molto ricca, ma infelice. Ebbene, con quell’uomo troverò anche la felicità!

Fiamma:  Ma… ma… non è possibile.

Elisa:        E perché?

Fiamma:  Perché quello è il mio fidanz…

Massimo: Ehm… zitta! No, lei vuole dire che quell’uomo lì è meglio perderlo che trovarlo!

Elisa:        Capisco. La signorina qui presente vorrebbe negarlo a me per prenderselo lei. Ma

                  io non me lo lascio sfuggire. Vi ho pagati profumatamente. Dunque, rintracciate

                  il signor Vitale. Ho intenzione di sposarlo. Siamo intesi?

Massimo: Ehm… sì.

Elisa:        E allora godetevi i 200.000 Euro che vi ho dato. Io ripasso più tardi. Arrivederci!

                 Esce via. Fiamma, shockata, si siede. Poi lei e Massimo si guardano perplessi. 

                 Ognuno cerca di parlare, ma non vi riesce. Alla fine, escono subito dal locale.

5. [Iva, Umberto e Terzo. Poi, Massimo, Fiamma e Vitale. Poi Luna]

                 Da sinistra torna Iva, sgridata da Umberto e Terzo.

Umberto: No, signorina, ma cosa fate? Non si entra nel retrobottega. Stiamo lavorando noi.

Iva:           E scusatemi! Io sono Iva Esclusa, la segretaria dell’agenzia matrimoniale.

Umberto: Veramente? E allora, in confidenza, io e il mio amico Terzo siamo scapoli.

Iva:           Mi dispiace, ma non posso sposare a nessuno di tutti e due. Sono già fidanzata!

Umberto: Ma chi ve vo’ spusà, a vuje?! Noi intendiamo iscriverci all’agenzia.

Iva:           Overamente? Menu male, va’! Ho acchiappato a due piccioni con una fava!

Terzo:       E quanto si paga?

Iva:           Ehm… beh… se passate più tardi, ve lo faccio sapere. Va bene?

Umberto: Perfetto. Ora io e Terzo torniamo al nostro lavoro. Sapete com’è, abbiamo

                  scoperto che le colonne portanti di questo palazzo non sono solide.

Terzo:       Speriamo che non sia troppo tardi.

Umberto: A proposito, signorina, avete dello scotch?

Iva:           (Guarda sulla scrivania) Sì, adesso ve lo dò. (Lo prende e glielo porge) Tenete!

Umberto: Grazie. Andiamo, Terzo. Le colonne ci aspettano.

                  I due tornano a sinistra. 

Iva:           E va bene. Sediamoci e aspettiamo.

                  Siede alla propria scrivania. Da sinistra torna Vitale, quatto, quatto.     

Vitale:      Psss psss!

Iva:           Chi è?

Vitale:      Sono io. Se ne sono andati?

Iva:           Ma chi?

Vitale:      Massimo e Fiamma.

Iva:           Non lo so. Perché?

Vitale:      Perché abbiamo trovato la prima cliente della nostra agenzia. Speriamo che si

                  innamora presto di qualcuno!

                  Dall’ingresso tornano Massimo e Fiamma.

Fiamma:  Ma addò è gghiuto, chillo?

Massimo: Ah, ‘o vi’ lloco. Ma comme si’ trasuto ccà? Nuje nun t’amme visto.

Vitale:      Aggio scavalcato ‘n’ata vota ‘a fenesta d’’a cucina. E allora, comm’è gghiuta a

                  fernì cu’ chella Elisa La Gatta? S’è iscritta, s’è iscritta?

Massimo: S’è iscritta, s’è iscritta!

Vitale:      E ha pavato, ha pavato?

Massimo: Ha pavato, ha pavato!

Fiamma:  (Gli cede l’assegno) Liegge, liegge!

Vitale:      (Così fa) Uh, s’è sbagliata, s’è sbagliata! Ha scritto 200.000! Ma ‘a signurina ‘o

                  ssape che nun esiste cchiù ‘a lira?

Massimo: Cretino, chille nun so’ dujcientomila lire, ma dujcientomila Euro!

Vitale:      (Ha un mancamento) Marò!

Massimo: (Lo sostiene) Uhé, uhé!

Fiamma:  (Spaventata) Oddio!

Vitale:      (Si riprende, così canta e balla) “La mano arriva / cintura sola / amenia mueva /

                 danza Kuduro!”…

Fiamma:  Ma che d’è? Staje ascénno pazzo?

Vitale:      No, so’ felice. Ma perché ci ha pagati tanto?

Massimo: Pecché ha truvato ll’ommo d’’a vita soja.  

Vitale:      E chi è?

Massimo: Miezu scé, si’ tu!

Vitale:      (Non ci fa caso) Ah, songh’io? (Poi sconvolto) Eh? Io? Ma tu che staje dicenno?

Fiamma:  Vità, chella tizia ce ha date dujcientomila Euro, a patto che tu t’’a spuse!

Vitale:      (Ha un mancamento) Marò!

Massimo: (Lo sostiene) Uhé, uhé!

Fiamma:  (Spaventata) Oddio!

Massimo: Guagliò, fatte ‘na cura ricostituente!

Vitale:      (Si riprende) Stongo buono, stongo buono. Però mò comme facìmme?

Fiamma:  E che vvuo’ fa’? Tu sei fidanzato con me. Noi due ci dobbiamo pure sposare.

Massimo: Io tengo un’idea: lasciatevi per un paio di anni. Intanto Vitale si sposa con quella

                  Elisa La Gatta e dopo divorzia. Che ne dite?

Vitale:      E secondo te, io me metto a ffa’ tutta ‘sta tarantella pe’ dujcientomila Euro? E

                  certamente! ‘O ffaccio e comme!

Fiamma:  Cretino! Ma stattu zitto! E intanto, mò ce vo’ ‘na trovata geniale.

Iva:          (Si alza e gli si avvicina) Scusatemi, forse avrei io un’idea.

Fiamma:  E dincella. Però fa’ ambresso, primma che vene cocche cliente.

Iva:          Dunque…

                 Ma dall’ingresso entra Luna (senza il suo gatto Zaccaria).

Luna:       E’ permesso? Buongiorno.

Fiamma:  Amme fernuto ‘e fa’! Iva, conserva l’idea che ci dovevi dire e ce la dici dopo!

Iva:           Va bene.

Massimo: Ma prego, signorina, accomodatevi.

Luna:       Grazie.

                  Si siedono tutti (Iva si mette in disparte nella sua scrivania).

Fiamma:  Allora, con chi abbiamo il piacere di parlare?

Luna:       Io sono Luna Calante.

Vitale:      Io invece sono Vitale, mentre lui è Massimo e lei è Fiamma. E quell’altra è Iva,

                  la nostra segretaria. Allora, diteci tutto.   

Luna:       (Si guarda intorno) Innanzitutto, dovete levarmi una curiosità: una volta, qua

                  dentro, ci stavano un sacco di animali. Adesso non li vedo più.

Fiamma:  Eh, beh, negozio nuovo, vita nuova! Noi poi ci occupiamo solo di coppie.

Massimo: E le facciamo incontrare in quella stanza alla nostra sinistra.

Luna:       Uh, che idea originale! E allora io sono qui per Zaccaria. Vorrei farlo accoppiare.

Fiamma:  Zaccaria? E perché non lo avete portato con voi?

Luna:       E perché aveva un po’ di male al pancino. Sapete com’è, ha mangiato un criceto!

I tre:        (Si guardano perplessi) Un criceto?

Luna:       Sì. Allora ho preferito non portarlo, altrimenti avrebbe fatto la cacca qua dentro!

Massimo: E vabbé, ma ci sta il bagno.

Luna:       Ma che bagno? Lui fa i bisogni dove capita, capita!

Vitale:      Signorina, con tutto il rispetto, ma questo Zaccaria è ‘nu poco spuorco!

Luna:       Non ci fate caso. Quello è persiano.

Massimo: Ah, ecco, forse in Persia si usa così!

Fiamma:  Va vene, allora vogliamo riempire la scheda e poi formalizziamo l’iscrizione?

Luna:       Quale iscrizione, scusate?

Massimo: Signorì, se volete trovare l’anima gemella a questo Zaccaria, bisogna iscriversi.

Vitale:      Si pagano 200 Euro al mese per due anni.

Luna:       Niente di meno? Bah, è una cosa strana, ma mi piace.

Vitale:      Sì, però dovete far venire personalmente a Zaccaria qua.

Massimo: A proposito, io prendo nota. Qual è il nome completo di questo Zaccaria? 

Luna:       Nome completo? (Si alza in piedi)  Ma Zaccaria è un gattone.

Massimo: (Se lo segna sul taccuino) Ah, Zaccaria Gattone!

Fiamma:  Bene, allora fate le cose vostre e vi aspettiamo più tardi.

Luna:       D’accordo, con permesso. A dopo!

                  Luna esce via. I quattro si alzano e si ritrovano a centro stanza.

Iva:           Forse la mia idea non serve. Involontariamente, ne è uscita una migliore.

Massimo: E già. Noi facciamo conoscere questo Zaccaria Gattone a Elisa La Gatta. 

Vitale:      Ua’, ‘e che flash: il Gattone con la Gatta!

Fiamma:  (Esulta) E vai!

                  I quattro si abbracciano tra di loro, ma ad un tratto i tre isolano Massimo.

Massimo: Ma che d’è, a me nun m’abbracciate cchiù?

Iva:           Signor Massimo, ma che cosa avete sul petto? Una spilla?

Vitale:      Uh, Marò! Ma chella nun è ‘na spilla. Chillo è ‘nu ragno velenoso.

Massimo: Oddio! Levatemelo, levatemelo!

Iva:           No, non vi muovete, non vi muovete che vi può pungere.

Fiamma:  Ma comme se trova ‘ncoppa ‘a giacca toja?

Massimo: E che ne saccio? Prima di abbracciare a Iva, non lo tenevo ancora.

Vitale:      E essa pecché teneva ‘stu ragno ‘ncuollo?

Iva:           Prima io sono andata per sbaglio nel retrobottega. Forse là mi è salito addosso.

Vitale:      E per forza. Qua ci stanno ancora gli animali del professor Voltafaccia.

Fiamma:  Presto, portiamolo nel bagno.

                  Fiamma e Vitale gli si mettono sottobraccio. Massimo sembra una statua (ma

                  muove solo gli occhi). Vanno a sinistra.

Vitale:      Me pare che stamme purtanno a san Ciro in processione!

                 Escono. Resta solo Iva in stanza.

6. [Iva, poi Nello Stagno, poi Massimo e Vitale. Infine Romeo, Umberto e Terzo]

                 Sulla scrivania di Iva squilla il telefono cordless. Lei accorre. Risponde.

Iva:          Pronto, agenzia matrimoniale “Affari di cuore”. Come dite? No, avete sbagliato

                 numero. Sì, vi sto dicendo la verità. Scusate, ma secondo voi, vado contro i miei

                 interessi? Avete sbagliato numero. Punto! (Riaggancia) Che gente inutile!   

                 Va via a sinistra. Dall’ingresso entra Nello Stagno, impaurito, con una mano sul

                 lato sinistro del petto.                

Nello:       Mamma mia bella, tengo ‘a tachicardia! Furtunatamente, scennénno abbascio ‘o

                 palazzo, aggio guardato ‘a vetrina ‘e ‘stu negozio e aggio visto scritto “Affari di

                 cuore”. Secondo me, ccà ddinto ce sta ‘nu cardiologo. Oddio, l’attacco di panico!

                 Si siede alla scrivania grande. Da sinistra torna Iva, incuriosita da quelle urla.    

Iva:          Néh, ma chi è? (Lo nota e va da lui) Signore, scusate, avete bisogno di qualcosa?

Nello:       Sì, signorina. Mi chiamo Nello Stagno. Ho scoperto di avere problemi di cuore.

Iva:          (Si rallegra) E questo è il posto giusto. Aspettate un momento, vado a chiamare i

                 miei titolari. Non vi muovete, però!

                 Esce a sinistra. Allora Nello si guarda intorno.

Nello:       Allora aggio indovinato: chisto è ‘nu studio cardiologico. So’ proprio furtunato!

                 Da destra torna Iva con Massimo e Vitale.

Iva:          Venite, venite. Qua ci sta un signore che ha problemi di cuore.

Vitale:      Ah, sì? Ottimo! Iva, lasciaci soli col signore. 

Iva:           Va bene. Con permesso.

                  Va a destra. Massimo e Vitale si siedono alla scrivania.

Massimo: Buongiorno, caro signore. Diteci tutto.

Nello:       Io sono Nello Stagno.

Vitale:      State ‘int’’o stagno? E che state a ffa’?  

Nello:       Ma no, io abito nell’appartamento sopra di voi. Però mi chiamo Nello Stagno.

Vitale:      Problemi di cuore?

Nello:       (Toccandosi il lato sinistro del petto) Azz! Da stamattina, non capisco più niente.

Massimo: State tranquillo e sereno. Riempite la nostra scheda e penseremo a tutto noi.

Nello:       Grazie, grazie. Ma poi quanto vi debbo?

Massimo: Sono solo 200 Euro al mese per due anni.

Nello:       Pe’ duje anne? E io aggia tené ‘e probbleme ‘e cuore pe’ tutto ‘stu tiempo?

Vitale:      E dipende da voi. Può darsi pure che succede tutto più presto.

Nello:       E vabbuò, scrivìmme ‘sta scheda. Però mò nun ce ‘a faccio. Me sbatte ‘o core.

Massimo: E quella è l’emozione. Scommetto che voi soffrite di pressione.

Nello:       E pe’ forza. M’’a vulite misurà ‘nu mumento?

Vitale:      E che c’è da misurare? A occhio e croce, tenete 150 di minima e 90 di massima!

Nello:       (Sorpreso) Azz, me l’avìte misurata a uocchio? Ma vuje site ‘nu mostro!

Vitale:      Modestamente!

Massimo: Vabbé, comunque, signor Nello, voi ci siete molto simpatico. Così vi vogliamo

                  far provare come lavoriamo noi. Adesso vi portiamo nella sala a fianco, così

                  attenderete la dottoressa Fiamma Tricolore che vi farà delle domande.

Nello:        Ah, aggio capito, chella è ‘a sala d’attesa!

Vitale:       E poi vi manderemo una sorpresa: una bella donna che vorrà incontrarvi.

Nello:        Ah, ecco, chesta ha da essere ‘a terapia!

Massimo: Però dovete firmare la scheda. Serve come liberatoria. Poi la completerete dopo.

Nello:        Nun ve prioccupate. Mettìte ccà. (Prende modulo e penna, scrive con la destra e

                  tiene la mano sinistra alta come per coordinarsi, alla maniera di Vitale)

Massimo: Vità, chisto scrive tale e quale a te!

Nello:        Ecco qua, aggio fernuto.

Massimo: Dopo pagate alla nostra segretaria.

Nello:        Ah, ecco, aggia pavà ll’onorario. E’ meglio, accussì nun pavo ‘o tickét!

                  I tre si alzano in piedi.

Vitale:      Caro mio, chi si mette nelle nostre mani, non avrà mai più problemi di cuore!

Massimo: E ora venite con noi.

Nello:        Sì, so’ cuntento! (Po’ dice ch’a Napule ce sta ‘a malasanità! Ma quanno maje?).

                  Escono a destra. Dall’ingresso entrano Romeo, Umberto e Terzo.

Romeo:     Insomma, aggiornatemi sulla situazione.

Umberto: Ingegné, praticamente c’è una anomalia alle colonne portanti di questo palazzo.

Terzo:       Dovete sapere che questo fabbricato è antico e non sono mai stati fatti controlli.

Umberto: Allora io e Terzo abbiamo scoperto che il palazzo pesa 5 tonnellate e 510 chili.

Terzo:       Ti ho detto 5 tonnellate e mezzo!

Romeo:     Va bene, va bene, andate al dunque. Che succede a queste colonne portanti?

Terzo:       Io e Umberto abbiamo trovato delle crepe che potrebbero essere pericolose.

Umberto: In pratica, l’equilibrio statico del palazzo, moltiplicato per l’usura del tempo,

                  diviso gli anni in cui esiste il palazzo stesso, calcolando gli agenti atmosferici…

Romeo:    (Stufo) Aggio capito, aggio capito, ‘o palazzo sta rischianno ‘e crollà! E quale 

                  misura avete adottato per tali colonne? Le avete rinforzate col cemento armato?

Umberto: (Dalla tasca estrae dello scotch) No, le abbiamo ricoperte con lo scotch!

Romeo:     E vuje vulìte mantené ‘nu palazzo intero cu’ ‘o scotch?

Terzo:       Hai visto, Umberto? (Dalla tasca estrae un tubetto) E’ meglio la colla!

Romeo:     ‘A colla? (Ironico) No, bastava cucire le colonne con della seta. E’ più forte!

Umberto: Uh, non ci avevamo pensato.

Romeo:     Ma vuje site scieme? Fatemi vedere tutte le stanze. Mannaggia ‘a morte!

                  I tre escono a sinistra.

7. [Iva ed Elisa. Poi Massimo e Vitale. Infine Nello]

                  Squilla il telefono cordless. Da destra torna Iva con un panino in mano.

Iva:           ‘Nu mumento, ‘nu mumento! Nun me pozzo magnà manco ‘nu panino cu’ ‘a

                  Nutella! (Risponde) Agenzia matrimoniale “Affari di cuore”. Come dite? No, mi

                  dispiace, avete sbagliato numero. Prego. Arrivederci. (Riaggancia) Aggia staccà

                  ‘stu telefono pe’ ‘nu paro d’ore, ‘o tiempo che me magno ‘stu panino!

                  Dall’ingresso entra Elisa, col suo solito fare da gran signora.

Elisa:        E’ permesso?

Iva:           Prego, prego! Accomodatevi.

Elisa:        Grazie. (Entra e si accomoda alla scrivania grande)

Iva:           Scusate, poso il panino sulla mia scrivania e sono da voi. (Così fa) Eccomi qua.

Elisa:        Voi dovete essere la segretaria.

Iva:           Sì, io sono Iva Esclusa. E voi?

Elisa:        Io mi chiamo Elisa. Per la precisione, Elisa La Gatta. Non ci sono i titolari?

Iva:           Ci sono e non ci sono. Nel senso che tengono sempre da fare. Ve li chiamo?

Elisa:        Ma certo. E anche subito!

Iva:           Va bene. (Si avvicina alla porta di sinistra, la apre e vi grida volgarmente) Uhé,

                  jamme a scì accà ffora! Ce sta ‘na cliente! (Torna da lei) Vi ho servita!

Elisa:        Grazie. Ho portato anche le mie foto. (Scava nella borsa per cercarle)

                  Non notati, da sinistra escono Massimo e Vitale.

Vitale:      Ma pecché chella segretaria scema allucca?

Massimo: (Nota Elisa) Uh, Marò! Ce sta Elisa La Gatta! Tuorne ‘a parte ‘e dinto!

                  Spinge Vitale dentro che va a sbattere e si sente il rumore e lo si sente gridare.

Vitale:      (Da dentro) Mamma ‘e ll’Arco!

Iva:           Che succede? Ah, siete voi, signor Massimo?

Massimo: Ehm… sì, sì, sono io da solo. Ma noto che qui ci sta la signorina Elisa La Gatta.

                  (Va a farle il baciamano) Bentornata!

Elisa:        Grazie. E non c’è la signorina Fiamma?

Massimo: La dottoressa Tricolore? No, non c’è. Ma in compenso ci sono io.

Elisa:        Molto bene. Allora, ci sono novità?

Massimo: Ehm… riguardo Vitale? Cioè, voglio dire, il signor Vitale? No, non ci sono. Però

                  ci sono altri uomini che vi hanno vista e vogliono conoscere.

Elisa:        Ma se io non vi ho lasciato ancora le mie foto.

Iva:           Signor Massimo, vuje ‘e bucìe l’avìta dicere buono: signorina, il signor Massimo

                  vuole dire che alcuni uomini sanno che esistete e vogliono conoscervi al buio.

Massimo: Appunto. ‘Sta diece ‘e scema ave raggione! Cioè, la mia segretaria dice bene!

Elisa:        (Si alza in piedi e gironzola) Un appuntamento al buio? Mi intriga. Però io sono

                  stata molto chiara: voglio il signor Vitale.

Massimo: Eh, e chisto è ‘o guajo! Signorina, ma il signor Vitale non si è visto più.

Iva:           State a sentire a me che tengo l’istinto femminile: cercatevi a un altro!

Elisa:        Mi sta bene, però se mi cerco un altro, non avrete più diritto ai 200.000 Euro.

Massimo: Ecco, ‘o ssapevo!

Elisa:        Per cui, io adesso vado nella stanza degli incontri. Se entro due ore lui non entra,

                  io vado via e blocco l’assegno che vi ho dato. Cosa ne dite?

Massimo: Dico che tra poco il signor Vitale sarà qua, o si no ‘o scommo ‘e sango!

Elisa:        Bravo. Allora, con permesso, signor Massimo. Con permesso, signorina Iva.

                  Esce a destra sculettando. Lui le guarda il sedere.

Iva:           Signor Massimo!

Massimo: Ch’è stato?

Iva:           Ma siete proprio un baccalà? Voi le avete promesso di mandarle il signor Vitale.

Massimo: E ‘o ssaccio? Ma ch’aggia fa’? (Apre la porta di sinistra) Scé, mò puo’ ascì! 

                  Esce Vitale tutto dolorante.

Vitale:      Che dulore! Ma si’ imbecille? Tu m’he’ menato ‘nfaccia ‘a specchiera!

Massimo: Mò nun penzà a sentì dulore. Ce pienze cchiù tarde. He’ ‘ntiso a Elisa La Gatta?

Vitale:      E comme, aggio ‘ntiso, aggio ‘ntiso. Ma mò addò l’he’ mannata?

Massimo: Nella sala degli incontri.

Vitale:      E là dentro ci sta pure quel tale Nello Stagno.

Massimo: E intanto tra poco deve venire pure Luna Calante con quel tale, Zaccaria Gattone.

Vitale:      Meglio accussì: cchiù mmuina facìmme, cchiù a chella Elisa ‘a ‘nzallanìmme!

Massimo: E allora telefoniamo subito a Luna Calante. Prendi il suo numero di cellulare. 

Vitale:      Sta ‘ncoppa ‘a scheda d’iscrizione. Aspiette ‘nu mumento, mò ‘a piglio.

                 Corre alla scrivania e lo prende. I due corrono al cordless e Massimo telefona.

Massimo: Pronto, la signorina Luna Calante? Ho sbagliato numero? Scusi! (Riaggancia)

Vitale:      A chi hé chiammato?

Massimo: Pompe funebri Piscopo!

Vitale:      ‘O vero? (Osserva sul modulo) Aspiette, ma chisto nun è ‘o nummero ‘e cellulare

                 ‘e Luna Calante. Chiste so’ ‘e nummere al Lotto che m’aggia jucà io!

Massimo: E ‘o nummero d’’o cellulare?

Vitale:      M’aggio scurdato ‘e m’’o signà!

Massimo: Mannaggia ‘a capa toja. Ma almeno saje addò sta ‘e casa?

Vitale:      Sì. Ha ditto che sta ‘e casa ‘int’’o parco di fronte.  

Massimo: E gghiamme, jamme. A chi aspettamme?

                  Massimo e Vitale escono frettolosamente.

Iva:           ‘Int’a qualu pasticcio se stanne cacciànno chilli duje! Ma a me che me ne frega?

                  Si siede alla sua scrivania. Da destra, intanto, torna Nello.

Nello:        Signorina, scusate, sono Nello Stagno.

Iva:           Che vi serve?

Nello:        Ma quando viene questa dottoressa Fiamma Tricolore?

Iva:           Ah, ma è dottoressa?

Nello:        Pecché, nun è dottoressa?

Iva:           Sì, sì, è dottoressa! Ma perché la cercate?

Nello:        I vostri titolari mi hanno lasciato là dentro, nella sala d’aspetto. Adesso proprio è

                  entrata una certa Elisa La Gatta. Ha detto che lei sta prima di me.

Iva:          No, non sta prima di voi, però il suo caso è disperato.

Nello:       Overamente? Ma pecché, che tene?

Iva:          Ha perso il cuore per un uomo.

Nello:       Uh, puverélla! Allora mò s’ha da fa’ ‘o trapianto?!

Iva:          Eh, diciamo così!  

Nello:       E allora faccio passare a lei davanti a me. Adesso glielo vado a dire.

Iva:          Fate come volete.

Nello:       Con permesso. (Tra sé e sé) Mannaggia, povera creatura, quella Elisa La Gatta!

                 Esce a destra. Iva allora si guarda intorno.

Iva:          Menu male, mò me pozzo magnà ‘o panino cu’ ‘a Nutella ‘nsanta pace. (Lo

                 prende dalla propria scrivania, lo osserva e…) M’è passata ‘a famme!

                 Si alza ed esce via a destra, portando il panino con le dita, inorridita.

8. [Gaetano, poi Allegra, Elisa e Nello]

                 Dall’ingresso entra Gaetano con un mazzo di fiori.

Gaetano: Ecco qua, ho comprato un mazzo di fiori. Chissà se funzionano ancora con le

                 donne? Una volta erano un messaggio vero, grazie al significato dei fiori. Invece

                 oggi sono solo carte da 10 Euro che vanno via! A chi potrei chiedere un parere?

                 (Chiama) Chiedo scusa, non c’è nessuno? Ma addò stanne, chiste? E’ permesso?

                 Esce via a sinistra. Da destra esce Allegra (con mazza e straccio per i   

                 pavimenti), rimproverata da Nello ed Elisa.

Nello:       Signò, ma qua è uno schifo. Io e la signorina qui presente stiamo aspettando da     

                 molto tempo, però non si vede nessuno. E così si fa? Io pago 200 euro al mese.

Elisa:       E se è per questo, io ne ho pagati 200.000 Euro!

Nello:       Pure? Hanna passà dujcientomila guaje! E allora ccà ddinto è peggio ‘e ‘na ASL!

Allegra:   Ma perché strillate?

Nello:       Signò, questa povera donna non può stare tanto tempo abbandonata. Lei soffre.

Elisa:       Grazie!

Nello:       Prego! Col cuore non si scherza. Il cuore è una cosa seria. Voi lo tenete un cuore?

Allegra:   Sì, ma io che c’entro?

Nello:       Che c’entrate? Voi venite in quella sala d’attesa e ci chiedete di uscire per lavare

                  a terra. Ma pecché nun lavate ‘a matina ambresso? Dico bene, signorina?

Elisa:        Esatto!

Nello:       Grazie!

Elisa:        Prego!

Allegra:   (Spazientita) Sentite, ma che volete da me tutti quanti? I miei titolari mi fanno il

                  cazziatone, voi mi fate il cazziatone… (Getta via la mazza) Ma mò sapìte che ve

                  dico? Io me licenzio e subito me spiccio. Ecco qua. Uffa!

                 Esce via dall’ingresso a passo deciso. Nello ed Elisa sono rimasti soli.

Nello:       Signorina, scusate se ho perso le staffe con quella donna delle pulizie, ma io non

                 sopporto che la gente viene trattata così come noi. Permettete? Nello Stagno?

Elisa:        Elisa La Gatta.

Nello:       Venite, torniamo dentro. E se non si presenta qualcuno in meno di dieci minuti, li

                  denuncio alle autorità competenti, così li faccio cancellare dal loro albo!

Elisa:        Ma perché, quelli sono iscritti a qualche albo?

Nello:       E certo. Loro esercitano una professione. Se no come lo curano il cuore? E ora vi

                  racconto le mie notti quando mi viene l’aritmia. Dovete sapere che da piccolo…!

                 Tornano a destra.

Scena Ultima. [Tutti tranne Allegra]

                  Da sinistra torna Fiamma. Pare demoralizzata.

Fiamma:  E ch’amma fa’? Perdiamo 200.000 Euro. Ma mica posso regalare Vitale a quella

                  gatta morta? Come si chiama? Elisa La Gatta. No, ma che? Non se ne parla.

                  Dalla comune entrano Massimo e Vitale con Luna (che porta una gabbietta

                  chiusa per gatti).

Luna:       Piano, piano!

Fiamma:  Ah, avete trovato Luna?

Massimo: Sì, accussì ce facìmme cunoscere a La Gatta!

Vitale:      Ma nun l’ha da cunoscere essa. L’ha da cunoscere Zaccaria Gattone.

Luna:       Ma perché, avete trovato una compagna per lui? 

Fiamma:  Sì, sta nella sala degli ospiti.

Vitale:      Però ce manca Zaccaria! Addò sta?

Luna:       Tranquilli, a Zaccaria ci penso io. Voi intanto andate da lei. Così entro io che

                  accompagno Zaccaria, pronto pronto per conoscere “la gatta”!

Fiamma:  ‘Sta guagliona è ‘nu genio! Che bella idea ha avuto. 

Vitale:      Forza, Fiamma, Massimo, jamme addù La Gatta e aspettamme a Zaccaria!

Fiamma:  Che bello! Sento odor di 200.000 Euro! Luna, noi andiamo. Però non tardare!

Luna:        Va bene, sono pronta! Andate, andate!

                  Massimo, Vitale e Fiamma escono a destra. Luna galvanizza Zaccaria.

                  Zaccaria, amore della mamma, adesso ti accoppierai con une bella gatta!

                  Entrano a destra. Da sinistra, tornano Iva e Gaetano (sempre coi fiori in mano).

Iva:           Professore, ma come, voi siete qui per trovare una donna?

Gaetano:  Ormai sto invecchiando. Anch’io ho bisogno di una compagnia per il futuro.

Iva:           (Ha un’idea) Ma certo, ce l’ho già la donna per voi. Così tolgo il signor Vitale 

                  dai pasticci! Cioè… nel senso che… è bellissima. Si chiama Elisa La Gatta.

Gaetano:  Ho capito. E voi dite che questa Elisa La Gatta è la donna giusta per me?

Iva:           Perfettissima! Vogliamo andare a conoscerla? Ve la presento io.

Gaetano:  Ma certo, grazie. E ricordatemi che vi debbo una mancia! Su, andiamo.

                  I due escono a destra. Ad un tratto, si sentono delle grida. Da lì escono Vitale,

                  Nello, Elisa, Luna, Gaetano, Iva, Massimo e Fiamma.

Nello:       Ma insomma, è il modo di fare, questo? Non si fanno aspettare due ammalati di

                 cuore in una sala d’aspetto.

Vitale:      Due ammalati di cuore? Sala d’aspetto? Ma che gghiate truvanno, tutt’e dduje?

Nello:       Io e la signorina Elisa stiamo aspettando la dottoressa Fiamma Tricolore per

                 farci visitare il cuore ed eventualmente curarci.

Fiamma:  Io v’aggia visità e v’aggia curà?

Nello:       Ma perché, non siete dottoressa, voi?

Fiamma:  Ma quala dottoressa? Sì, sono laureata, ma in scienza dell’educazione.

Nello:       E ve mettite a ffa’ ‘a cardiologa?

Massimo: ‘A cardiologa? Scusate, ma vuje addò ve penzate ‘e sta’?

Nello:       Nel centro cardiologico “Affari di cuore”.

Iva:          Ma qui ci sta un equivoco. Questa è una agenzia matrimoniale.

Nello:        Ma io tengo la tachicardia.

Vitale:      (Arrabbiato) E che è colpa nostra? Quando entrate in un posto, voi dovete

                  domandare che posto è. Avete capito?

Nello:        Va bene, faccio ammenda!

Vitale:       Eh?

Nello:        Faccio ammenda!

Vitale:      (Arrabbiato) Eh, e gghiatele a ffa’ ‘int’’o bagno d’’a casa vosta!

Nello:        Embé, sapete che c’è di nuovo? Me sento buono, m’è passata ‘a tachicardia. ‘A

                  faccia vosta!

                  Esce via contrariato.

Luna:       Ma allora questa è una agenzia matrimoniale per gli esseri umani?

Vitale:      E certo! Tu ti dovevi presentare con un certo Zaccaria Gattone. E invece te si’

                  appresentata cu’ ‘sta jatta che ce ha fatto appaurà a tutte quante!

Luna:       Ma Zaccaria è lui. Non è Zaccaria Gattone, ma è Zaccaria il mio gattone!      

Elisa:        Insomma basta, Vitale. Ora che ti ho trovato, finalmente posso sposarti.

Fiamma:  No, aspettate, signorina Elisa La Gatta.

Luna:       Un momento, ma La Gatta sarebbe lei? La sposa del mio Zaccaria?

Massimo: E secondo te, chesta se sposa cu’ ‘o gatto tuojo? Poi mica possono procreare?

Vitale:      E certo. Nasce ‘na criatura cu’ ‘a faccia ‘e essa e ‘o corpo d’’o gatto: ‘na sfinge!

Elisa:        Insomma, basta. Io ho speso 200.000 Euro per Vitale!

Vitale:      Signorina Elisa, ma io non mi posso fidanzare con voi. Io già tengo a Fiamma.

Fiamma:  Confermo!

Massimo: Caso mai, se proprio volete accontentarvi, ci sarebbe il professor Voltafaccia!

Gaetano:  Aspettate, ma pecché, si se sposa a me, s’accuntenta?

Massimo: E sì, perché poi voi odiate le donne. Siete talebano!

Iva:           No, adesso non le odia più. Vedete? Ha comprato pure i fiori!

Massimo: Vitale, adesso calmati.

Nello:       Infatti, io non posso subire emozioni forti e soprattutto non mi posso spaventare!

Massimo: E che ci sta da spaventarsi? Qua dentro è tutto tranquillo.

                 Ma da sinistra, spaventati, entrano di corsa Romeo, Umberto e Terzo.

Romeo:    Aiuto, aiuto!

Fiamma:  Ch’è succieso?

Romeo:    Siamo stati nel retrobottega. Le colonne portanti sono deboli.

Massimo: E allora?

Umberto: Io e Terzo abbiamo messo lo scotch per rinforzarle, ma non è servito a niente.

Terzo:      Allora abbiamo deciso di metterci il bostik, ma nemmeno è servito a niente.

Romeo:    E allora sono arrivato io che ci ho messo delle medicazioni, ma stranamente

                  nemmeno sono servite a niente.

Massimo: E allora ch’amma fa’?

Vitale:      Non vi spaventate. E’ vero, ingegnere?

Romeo:    E invece spaventatevi, sta crollanno ‘o palazzo! Fujìte, fujìte!

                  Scappano tutti via di casa. Per ultimo resta Gaetano.

Gaetano:  Uhé, v’ate scurdato ‘o talebano! Maronna mia, aspettate!

                  Li rincorre. 

FINE DELLA COMMEDIA