L’amore l’amore

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L'AMORE L'AMORE

L'AMORE

L'AMORE

Commedia comicamorosentimental in tre parti e un frammento di

IVANO BERTOLETTI

Personaggi:

Cesare

Dafne

Vera

Angie

Mimi

Ugo

Texas

Tutù

Il Commissario

Rambo XV (il canarino)

Le lumache

Cico 2° (il gatto)

Questa commedia è dedicata:

a chi ama

b ri sponde

Tutti i miei ringraziamenti (e sono tanti, ma tanti) vanno a Viviana, Mary, Anita e ai loro genitori. Una famiglia, fonte inesauribile di idee, spunti, trovate, situazioni, dove il mio spirito e la mia mente si sono spesso avidamente abbeverati.

Profonda riconoscenza a Francesca (detta Musino), Margherita (detta Fiore), Claudio (detto Claudio), Sandro (detto Alessandro), Luigi (detto Gigino) e Roberto (detto «Il Maestro») che sono stati come un pungolo rovente, atrocemente conficcato nella mia carne, affinché portassi a termine questa splendida commedia. Che la pace sia sempre con loro e in loro.

Un ringraziamento speciale va a me stesso perché sono riuscito a realizzare un simile lavoro che tre lettori hanno cosi definito: «Uintelligenza, la maestria e la creatività dell'Autore si sono mirabilmente fuse e hanno dato la vita a un'opera più unica che rara.»


PRE-PREFAZIONE

Non ce l'ho fatta più. Era il 19° parente, critico, amico a cui chiedevo di stendere la presentazione di questa commedia. Dopo la lettura, tutti (ma proprio tutti!) mi far­fugliavano i piti strampalati motivi di diniego. Ne ho provate a valanga. A tre ho offerto un pranzo: erano a dieta. Quattro li ho pestati di brutto: tutto inutile. Alle due donne ho proposto (singolarmente, s'intende) una serata intima, intima: ho ricevuto due dolorosi ceffoni. È meglio lasciar perdere il resto. Pensate: davanti a uno mi sono addirittura inginocchiato supplicante (non ero mai caduto cosi in basso). Stufo di umiliarmi e di essere umiliato, dopo il 19° rifiuto, ho detto «BASTA!». E ho preso una gravosa, sofferente, ma importante decisione: la presenta­zione della mia commedia la faccio io! O meglio, la prefazione, perché di prefazio­ne si tratta.

PREFAZIONE

Voglio subito sgomberare il campo da ogni dubbio, da ogni foschia perché tutto deve essere cristallino, lampante. In questa commedia non c'è una storia, non c'è una trama. Perchè storcete la bocca? Ohe, se volete leggere le solite cose, buttate immediatamente via questo copione. Io non obbligo nessuno, altrimenti perché scriverei la prefazione? Proprio per non ingannarvi. Stringiamo. E allora, cosa c'è nella commedia? Beh, io so soltanto che in queste pagine non dovrete cercare, in quanto NON VI TROVERETE:

- il perché vi alziate al mattino e vi corichiate alla sera;

- il perché la terra sia rotonda e non rettangolare;

- il perché preferiate il gelato alla nocciola a quello al mirtillo;

- il perché siate innamorate di Rodolfo e non di Giorgio;

- il perché i sogni muoiano all'alba;

- un po' di riposo per il vostro spirito affaticato;

- un messaggio per una poiana che si crede una gallina;

- un'ansa dove trovi riparo la vostra navicella squassata dai flutti;

- una storia d'amore, di quelle intriganti, coinvolgenti.

Dovrete accostarvi a questa commedia con semplicità, con purezza di cuore, con l'animo scevro da macchie nerastre. Sarà poi abilità e capacità del regista e degli attori trasformare tutte le parole che leggerete in una «sorgente di sorriso». Son fermamente convinto che questa è la prefazione più comprensibile, piìi espli­cativa, più chiara che sia stata mai scritta. E, forte di questa certezza, vi do appunta­mento alla postfazione (dopo che avrete letto le pagine di mezzo) perché come dice il ferreo postulato: «A ogni prefazione corrisponde una postfazione».


Ecco come il tutto comincia...

Siamoin una villetta e più precisamente nel salone della suddetta villetta. L'arredamento denota la massiccia presenza femminile, a eccezione di un fucile da caccia appeso a una parete insieme alla relativa cartucciera. Xeìla parete di fondo, sulla sinistra, una finestra fa da cornice al cielo. (Destra e sinistra si in­tendono dal punto di vista degli attori).A sinistra la porta d'ingresso, a destra la porta che dà alle altre stanze.

Sopra un tavolino (o qualcos'altro) c'è una specie di contenitore in vetro (o altro materiale trasparente) dalle seguenti rigorose misure: cm. 23 di altezza: cm. 48 di lunghezza: on. 21 di larghezza. Al suo interno una decina di lumache vive, vivaci, attive.

Un orologio da parete o una pendola o una meridiana o una clessidra o li­no gnomone o un cucii o insomma, qualcosa che segni le ore fa bella mostra dove vi fa più comodo.

Vera. Mimi, Angle sono tre sorelle come la Pinta, la Nina e la S. Maria erano tre caravelle. Le tre sorelle sono tutte carine, per cui le attrici che le impersone­ranno dovranno essere almeno carine. Questo particolare è tassativo e impre­scindibile perché è «la conditio sine qua non» per poter rappresentare la com­media. Non vorrei ripetermi, ma se mancasse il sunnominato requisito, cessate di leggere questo testo in quanto non potreste mai metterlo in scena.

Da lontano, un campanile suonerà le ore ogni quarto d'ora e questo in tem­po reale. Durante il dipanarsi della commedia, i rintocchi rammenteranno a o-gnuno che il tempo non ha tempo e scappa via.

È sabato di un fine settembre non ancora autunnale (le castagne sono in ri­tardo di maturazione). Sono le ore 16 e 14 minuti.

Si spengono le luci in sala. A sipario chiuso si effonde la voce di Bob Mailer che canta «No ivoman no cry».Dopo ventuno secondi il velario inizia lentamen­te ad aprirsi e la musica scema con la stessa velocità del movimento della tela, fino a sentirsi in sottofondo, proveniente dalla parte destra. La musica conti­nuerà sino a quando sarà chiaramente indicato che dovrà cessare. Tutti i pezzi saranno cantati da Bob Marley («Burniti'and ìootin» «Them beli full» «Trench-town rock» «1 shot the sheriff» ecc. ).

In scena, olire alle lumache, ci sono altri due esseri viventi: Vera, alla fine­stra, dà le spalle al proscenio, guardando il cielo; Rambo XV, un canarino cari­no, di color canarino, sta tranquillamente piluccando la sua merendina pome­ridiana nella sua confortevole gabbietta.


PIUMA PARTE

Vera (Lamentosa, quasi piagnucolosa) Aaaaaaah... (Rambo XV si blocca poi fissa Vera. Più che spaventato è preoccupatissimo)

Rambo XV (Con voce rochissima, alla Louis Armstrong) No, ti prego, fa che non incominci.Ti supplico, abbi pietà di un povero canarino con un problema faringeo.

Vera Qual è il tuo scopo, luna? Gli innamorati ti sentono come una loro amica, calda, appassionata. Per me sei così fredda, insensibile. Che tu ci sia o non ci sia. nulla cambia.

Rambo XV Adesso vede la luna alle ore 16.1S. Mamma mia. siamo alla fine. (Ri­prende a beccare, meno tranquillo dipoco fa)

Vera II destino atroce ha così voluto. (Sospira) Sono come una pianta sempreverde che non è più verde. La luce del mio cuore si è spenta e con essa anche i miei occhi sono diventati opachi. Vedo, ma non vedo. (Guarda la stanza) Sì, (fa segno ai propri occhi) mi dicono che questo è il tavolo, queste le sedie, quello il divano, ma per me potreb­bero essere... le sedie, delle carrozzelle... il tavolo, una bara... il divano, un maiale.Tutto è finito... la mia essenza vitale è lacerata... (Sembra un urlo, ma non lo è: il do/ore lo trasforma in un lamento) Perché? perché mi hai lasciato? Caro, come hai potuto farlo? (Torna a fissare il cielo) Guardala. Con quattro occhi era la nostra luna: con due è sol­tanto un pezzo bianco appeso a... che cos'è quello? ...

Rambo XV   (Annoiato) Il cielo.

Vera ... ora che il cielo non è più il cielo. (Lunga pausa) Sai. caro, ricordo indelebilmente la nostra ultima sera, qua, fuori casa mia. La tua bocca mi disse, dopo l'ultimo ardente bacio: «Ricordati, amore, un fiore è composto da più petali, ma un petalo non è composto da più fiori-. E io. mentre ti allontanavi, assentii felice, come se quelle parole mi aves­sero illuminato la mente. E invece, no. Perché, dopo quattro mesi, non conosco ancora il significato di quella frase. Quante notti insonni a ri­muginare le tue estreme, stupende parole. E te ne sei andato, cattivo. Mi hai regalato la sofferenza e lo smarrimento. Potrei bruciare, sì...

Rambo XV   Oh, no, anche novella Giovanna d'Arco.

Vera ... potrei ardere tra mille fuochi e nemmeno me ne accorgerei. Il vuoto assoluto. (Ancora un quasi grido) Perché? perché il giorno dopo ti sei tuffato dal trampolino della tua piscina in doppio avvitamento con salto mortale? Sì. eri così bravo, ma con l'acqua. E quella mattina di acqua nella piscina non et1 n'era. E poi la sbadata sono sempre stata io. Certo, non potevi metterti gli occhiali per tuffarti. (Rammaricata) Ma perché non hai fatto un po' d'attenzione?

Rambo XV  Ti eri innamorata di uno stupido.

Vera (Sgomenta) Non sono neppure venuta a vederti. Mi avevano detto che ti eri accorciato di dieci centimetri. Io ti volevo e ti voglio ricor­dare nello splendore del tuo metro e sessanta. (Sospira) «Più, più» mi chiamavi quando eri dolcissimo; <gniu, gniu» quando lo eri un po' me­no; «scema, scema» quando ne combinavo una delle mie. Ma anche «scema, scema» era così amorevole detto da te.

Rambo XV  Non ne posso più. Aiuto!

Vera Con te volavo. (Riindica la luna) E lei era là o, meglio, io, noi eravamo là, sulla luna. E ora, eccomi qui, derubata dei miei sentimenti piìi profondi; con la mestizia regina del mio cuore, piena di niente. Conto le foglie una a una. E quando cadrà l'ultima?

Rambo XV   Saremo in inverno.

Vera (In un rigurgito di crisi esistenziale) E poi chi sono io? Di una donna sposata si dice che è vedova. Vedova Strimbelli. vedova Parottini. Vedova! Ma io come posso essere chiamata? Una fidanzata, orba del fi­danzato, perché scomparso, cos'è? Niente. Ci sono migliaia e migliaia di parole nel vocabolario, ma nemmeno una che designi il mio stato. Non è giusto. Una fidanzata può essere abbandonata, tradita, maltrat­tata, svillaneggiata, ammazzata, ma se lui viene a mancare? Vedi, caro, non sono più nulla, per me, per te, per gli altri.

Rambo XV  Uffa! che solfa!

Vera (Ora Vera si sente particolarmente ambientalista) Come una quercia, tranciata in due da una folgore. I miei rami ormai rinseccano. Io sono così, trafitta e, senza linfa vitale, rattrappisco, lentamente ... lenta­mente... (Rimane, finalmente, silenziosa alla finestra, a fissare lon­tano)

(Entra da sinistra Cesare, sessantanni. È in perfetta tenuta da foo­ting: maglietta, calzoncini corti, scarpe ginniche. Va verso il prosce­nio, non scorgendo la figlia alla finestra. Fa alcuni esercizi di respi­razione, alzando e abbassando le braccia. Compie poi dei piega­menti sulle gambe, quindi altri esercizi di rilassamento. In cpiel mentre si alza il lamento di Vera.)

Vera (Appunto lamentosa e sempre con le spalle al proscenio) Aaaaaaah...perché? perché l'ombra è scesa sopra di me... aaaaaaah ...

Rambo XV   (Mentre Cesare si blocca, sorpreso, e guarda la figlia un poche/tino preoccupato) Cesare, ti prego, falla smettere o mandala in cantina.

Cesare Vera.

Vera Aaaa... oh, papa... ciao

Cesare Che c'è, bambina mia?

Vera Lo sai, il mio Bebo.

Cesare (Sollevato) Ali, ma è per lui. Io credevo che fosse successo qualcosa di grave. (Riprende gli esercizi di rilassamento) Vera Ma, papà, Bebo... (Quasipiange) è irreparabile...

Cesare Bebo è quattro mesi che è in Paradiso, altro che storie.

Vera (Quasi risollevata) Dici?

Cesare        Ma certo. Uno come lui.

Vera (Torna lamentosa) Io invece sono all'inferno.

Cesare (Smette definitivamente gli esercizi e le si avvicina) Senti, morire come è...

Vera (Lo interrompe con un urlo, spaventandolo) Aaaaaah!! non usare quel verbo, così atroce, così terrificante. Cesare Beh... insomma... ecco, schiattare come è...

Vera (Tremolante) Noooooo...

Cesare Lasciarci le penne come...

Vera (C.s.) Noooooo...

Cesare Figlia mia. io non sono un dizionario.

Vera (Trasognata, coti lo sguardo lontano) Partire, sì, partire per un viaggio. Così è piti romantico.

Cesare Però Bebo ha fatto solo il biglietto d'andata.

Vera (Quasi urlando) Perché scavi, scavi nel mio dolore? (Si ode da destra la voce di Dafne che canticchia il reggae.) Cesare Senti la mamma com'è allegra. Eppure poco tempo fa è morto Cico 1°.

Vera Cico 1° era un gatto, papà.

Cesare Ma sai quanto la mamma gli fosse affezionata.

Vera Sì. Però adesso ha già Cico 2°. E io Bebo mica lo sostituisco come se fosse un gatto. Era unico il mio Bebo. Cesare Ed era anche pieno di soldi.

Vera Per me i soldi non contano nulla.

Cesare Ma visto che avevi accalappiato uno ben messo a quattrini, era tutto di guadagnato. Non è facile trovarne.

Vera Non mi va di parlare eli queste cose.

Cesare        Piccola mia, se con l'amore trovi anche i soldi, che c'è di male? Vera (Dopo una pausa) Ho quasi trentanni.

Cesare E sei giovanissima perché i trentanni di oggi sono i ventanni di ieri. Sei carina e poi sei cosi intelligente. Ci sarà un altro, migliore di Bebo. Vera No. Bebo era l'uomo ideale. (Rattristatissima) E in un attimo tutto è finito... e io sono piena di lacrime... Cesare Le lacrime di oggi saranno gocce di rugiada, domani.

Vera Oh. papà, sei dolcissimo. (Mentre Vera torna, sconsolata, a guardare fuori, Cesare si avvicina alle lumache.) Cesare Ciao, ragazze, come va? Tutto a posto belle mie?

Rambo XV  E io chi sono? il figlio di nessuno?

Cesare (Accostando il viso al contenitore) Avete fatto le brave? Digerito? (li­no strano fulgore, color bagliore, solca il cielo.)

Vera (Sorpresa) Un balenio qui vicino. (Cesare mette il contenitore sul tavolo e si siede) Cos'è? è cosi sereno.

Cesare (Apre il contenitore e prende delicatamente una lumaca. La alza sopra il suo viso, osservandola attentamente di sotto) Uhm... mah..

Vera Papà.

Cesare Sì.

Vera Ho visto un lampo in cielo.

Cesare (Sempre controllando la lumaca) Sarà il temporale.

Vera (Afflitta) 11 temporale è dentro di me. Fuori non c'è una nuvola che una.

Cesare        (Battendo alcuni colpetti con il dito contro il guscio della lumaca) Ah. ah, non ci Siamo... (La rimette dentro) Vera Era molto vicino a noi. Mi sembra sia finito nella zona del parco.

Cesare (Prende un'altra lumaca) Stai parlando di un'astronave?

Vera (Mentre Cesare esegue le stesse operazioni di prima) No, papà. Era una specie di striscia luminosa. Cesare (Alla lumaca) Uhm male, andiamo male, caruccia mia.

Vera Uno strano bagliore.

Cesare Magari è un segno del destino.

Vera Che vuoi dire?

Cesare (Mettendo via la lumaca) Torna a casa, bella. Quel chiarore può significare, simbolicamente, una nuova luce per la tua anima. Vera (Sospirando amaramente) Nemmeno un'intera centrale ENEL può bastare a illuminare le mie tenebre. (Elitra da destra, di botto. Mimi. Ha venticinque anni. È inviperita. Scaglia sul pavimento il classico borsone dell'atleta, gonfissimo, pesantissimo. Mimi è in completa tenuta ginnica, dalle scarpe alla testa. E ogni volta che durante questa commedia calcherà la scena, sarà sempre abbigliata in tal modo perché Mimi è TUTTA GINNICA. Alta, ben messa, fisicamente s'intende (è inutile dire carina perché l'ho già detto), gioca a pal­lacanestro. Vera continuerà a guardare il cielo. Cesare a controllare le sue lumache, scuotendo negativamente la testa.)

Mimi Se non do un pugno a qualcuno, è un miracolo! (Grugnisce, rabbiosa) Non è possibile! sempre così in questa casa! Dafne (Ancora fuori) Mimi.

Mimi Tu e il tuo Bob Mallevi Se fosse qui, lo accopperei con un bel destro!

(Entra Dafne, cinquantacinque anni portati bene. È lei la fanatica di Bob Marley. La musica reggete le è entrata nel corpo e nello spiri­to. E lo si vedrà, poiché ogni tanto, ma in misura controllata, deli­cata, asseconderà il ritmo con brevi movimenti del corpo. Lo farà poche volte, ma in qualsiasi situazione: quando parla, tace, ride, seduta, in piedi. Come se fosse una reazione naturalissima a que­sta musica che si è impossessata di lei.)

Dafne Cara, il povero Bob è già morto.

Mimi Sto scoppiando! Questo è un manicomio!

Dafne Siamo in tanti, può succeder che...

Mimi Se non saltano fuori, do fuoco al giardino!

Dafne Forse dovresti calmarti un po'.

Mimi O meglio, lo sai cosa sto pensando? faccio arrosto Cico 2°.

Dafne (Sgomenta) Non ti permettere di dire queste riprovevoli cose.

Militi E allora? come faccio?

Dafne Dunque, riepiloghiamo: un paio sono in lavatrice; un paio sono tranciati a metà...

Minti Quella stupida, ieri, durante l'allenamento me li ha spaccati.

Dafne Ehm un paio li ha sbrindellati...ehm... Cico 2°...

Mimi (Soffiando irosamente) Se lo prendo, prima lo spello vivo, poi lo strozzo e infine lo squarto.

Dafne Sei terribile. Lui voleva solo giocare, poverino.

Mimi E lo fa con i miei pantaloncini. Scemo di un gatto!

Dafne (Quasi offesa) Cico 2° è intelligente.

Mimi Cico 2° è un cretino. E poi, perché non lo fai giocare con i tuoi panta­loncini?

Dafne Io non ho pantaloncini.

Mimi E dagli qualcosa di tuo. (Schiumando di rabbia) Deve smetterla di toccare le mie cose, altrimenti lo viviseziono!

Dafne È giovane e non conosce bene la nostra lingua.

Mimi Anche il gatto extracomunitario ci voleva.

Dafne Dagli tempo, è ancora condizionato dalle abitudini giamaicane.

Mimi Con tutti i gatti italiani in cerca di famiglia.

Dafne Mimi non essere razzista.

Mimi Perché non sta tranquillo come il nostro Rambo XV?

Dafne Ma cara, Rambo XV è in gabbia.

Mimi E tu metti in gabbia anche lui.

Dafne (Inorridita) Cico 2° in gabbia?

Rambo XV Basta che non sia in gabbia con me.

Dafne Sarebbe come ucciderlo.

Mimi Tanto, prima o poi, lo farò io.

Dafne Mi devi promettere che non lo sfiorerai nemmeno con un fiore.

Mimi Sì, sì, non te lo tocco, a condizione che tu lo istruisca ben bene.

Dafne Dunque, manca il quarto paio.

Mimi L'ultimo paio. E fra tre quarti d'ora ho la partita ufficiale. Cosa posso fare? Andare in campo in mutande?

Dafne (Scandalizzata) Mimi!

Cesare I ragazzi saranno contenti.

Dafne (Arrossendo) Ma, Cesare.

Cesare Ho detto «i ragazzi saranno contenti». Io, no. Io non permetterò mai che mia figlia giochi in mutande.

Mimi Papà, non li hai visti?

Cesare No, bambina mia. Mi dispiace.

Dafne Magari Vera... (Vera è sempre con lo sguardo rivolto al cielo)

Mimi Aaaah, lasciala perdere, mamma. Vera è lontana mille miglia, con quel­lo stupido di Bebo.

Dafne Non parlare male dei morti.

Mimi Io sto parlando di lui quand'era vivo. Il tempo passa, mamma, passa.

Dafne Torno a cercarli di là.

Mimi Io provo di qua.

(Dafne esce. Mimi, imprecando, solleva un cuscino del divano, lo rimette giù e gli affibbia un pugno tremendo; fa altrettanto con l'altro cuscino. Quindi si trova con il viso a pochi centimetri dalla gabbia di Rambo XV. Lo fissa furiosa.)

Rambo XV   (Terrorizzato) Questa è fuori di senno. Adesso mi mangia vivo. (Mimi fa a Rambo XV un ghigno terrificante.)

Mimi Tu, logicamente, non ne sai nulla.

Rambo XV  No. Lo giuro su quanto ho di più caro: le mie penne e la mia mamma.

Mimi Ma sì, tu sei soltanto uno stupido passerotto. (Va alla libreria)

Rambo XV (Risentito) Eh, no, cara pazzoide! Va bene tutto, ma io sono un canari­no! un canarino coi fiocchi! (Mimi apre i cassetti, richiudendoli con rabbia. Sposta i libri. Squilla il telefono. Mimi guarda il padre che, impassibile, controlla l'ultima lumaca, poi dà un'occhiata a Vera totalmente estranea a tutto. Mimi scuote il capo sconsolata e va a rispondere. Il telefono si trova nella parte destra della scena.)

Mimi Pronto. Ali, sì, ciao... no, non sono ammalata... lo so che sono in ritardo... ti ripeto che sto bene!...

(Cesare, sistemate tutte le lumache, dà finalmente uno sguardo al­la gabbia. Si alza.)

Cesare        Ciao, Rambo XV

Rambo XV  Ohe, alla buon'ora.

Mimi Un piccolo problema

Cesare        Come va la tua raucedinuccia?

Rambo XV  Senti che roba. Mi sembra di essere Louis Armstrong.

Mimi Sì. sono arrabbiata, ma tu non... (S'interrompe vedendo il padre in piedi. Esterrefatta, sbotta) Papà!! (Cesare la guarda con gli occhi sbarrati, spaventato dal suo urlo) Non dicevo a te! Mica sei mio pa­dre! Arrivo, sì, il problema è risolto. (Sbatte giù la cornetta. Fissa Cesa­re, ancora immobile) Papà, (Indicando/i con l'indice) i tuoi panta­loncini.

Cesare         (Se li guarda) Sì?

Mimi Non sono i tuoi pantaloncini. Sono i miei.

(Cesare non apre bocca. Lentamente si toglie i calzoncini e li porge alla figlia che, anche lei silenziosa, li prende. Cesare rimane così, con indosso un paio di boxer dai colori e disegni stupefacenti.)

Rambo XV  Ehi, Cesare, dove hai preso quei boxer? Sono strepitosi.

Vera (Sempre ignara di quanto succede intorno a lei, rivolge questa magnifica supplica all'infinito) Cosmo intero dammi delle risposte. Si, universi, galassie, cieli, terre, oceani, mari e fiumi tutti, perché non ri­spondete al mio strazio?

Mimi (Cacciando i pantaloncini nella borsa, a voce alta) Mamma, li ho trovati!

Dafne (Da fuori) Ali, e dov'erano?

Mimi (È già all'uscio) Li aveva indosso papà! Ciao a tutti. (Esce precipitosamente)

Cesare        Più tardi ti darò le goccine. Rambo XV  (Dolce) Grazie, Cesare.

Cesare E non ti preoccupare. Solamente cinque dei tuoi quattordici predecessori sono morti di polmonite. Rambo XV  Che bella notizia. Sono proprio contento. Dafne (Entrando) Cesare, ci hai fatte ammattire.

Cesare        (Sempre in piedi, accanto alla gabbia, si volge verso la moglie) Se quelli erano i calzoncini di Mimi, i miei dove sono? Dafne Già. La casa è stata rivoltata, ma i tuoi non li ho visti.

Cesare Eh, salteranno fuori.

Dafne Ho la prima lezione di nuoto.

Cesare Quando?

Dafne Alle cinque.

Cesare L'istruttore lo sa?

Dafne Che cosa?

Cesare Che non hai mai messo un piede in acqua.

Dafne Ma dai, caro. È per quello che vado al corso. (Lo fissa) Non ti va?

Cesare        Lo sai che mi va tutto bene ciò che piace a te.

Vera (Dopo un sospirone, si gira verso i genitori) Vado un po' in giardino.

Dafne Ci sarà anche Cico 2°. (Vera esce) Povera Vera, è ancora turbata per Bebo.

Cesare Qui deve saltare fuori un altro uomo, sennò...

Dafne Speriamo. Vado a prepararmi. (Esce)

Cesare (Si risiede. Alle lumache) Non andiamo bene, dolcezze mie. Direi proprio di no. (Scuote il capo, rimanendo ti osservarle attenta­mente)

(Entra. Ugo, cinquantacinque anni. Silenzioso, quasi quatto quatto; con scatti rapidi del capo e degli occhi controlla tutta la sala. Com­pie un passo, poi si guarda alle spalle, circospetto. È in uno slato di agitazione interiore totale, come lo sono, dopo l'agitamento, quei prodotti che portano la scritta «Agitare prima dell'uso». Esterior­mente, la sua concitazione trasparirà, non tanto muovendosi nella sala, ma nel gesticolare, negli scatti del corpo, nel modo di parlare, veloce, ripetitivo.)

Ugo Cesare, ciao. ciao.

Cesare (Sorpreso) Oh, Ugo, ciao. Sei venuto a trovarmi?

Ugo Come siamo messi?

Cesare (Alzandosi) Bene direi, e tu? (Guardingo, Ugo controlla anche il soffitto. Cesare, osservando anche lui il soffitto) Una ragnatela? Ugo Perché sei in mutande, mutande?

Cesare (Guardandosi) È una saga familiare.

Ugo (Stringe un braccio a Cesare) Com'è la situazione qui. in casa?

Cesare Cioè?

Ugo Chi c'è? chi c'è?

Cesare (Comincia a preoccuparsi) Beh, di là ci sono Dafne e Angie.Vera è in giardino.

Ugo Sì, con in grembo il gatto. Nemmeno m'ha visto.

Cesare E sai, per lei è un periodo un po'...

Ugo (Guatando ancora intorno) Possiamo parlare tranquilli? nessuno ci ascolta?

Cesare Direi di sì.

Ugo (Additando le lumache) E queste?

Cesare Sono lumache. Mute.

Ugo (Guarda Rambo XV) E quello?

Cesare È un canarino. È costipato.

Ugo Chi? chi?

Cesare Rambo XV, così si chiama il canarino.

Rambo XV Porco gatto, ma questo chi è?

Ugo Ho bisogno di te.

Cesare Non stai bene?

Ugo No, che non sto bene. (Lo fissa con occhi quasi spiritati) Come pos­so star bene? Eh? me lo dici come posso star bene?

Cesare Non so...

Ugo Tu non sai cosa mi sta succedendo.

Cesare No, io non...

Ugo Cesare, mi devi aiutare.

Cesare Ma certo...

Ugo Proprio a me, a me.

Cesare Ci sediamo?

Ugo No, no.Tu sei mio amico e gli amici si vedono nel momento del biso­gno, vero? vero?

Cesare Sì, ma che hai?

Ugo (Quasi piagnucoloso) È terribile. Sconvolgente. Mia moglie (S'inter­rompe)

Cesare (Allarmato) È ammalata? grave?

Ugo Peggio...

Cesare È mo... morta?

Ugo Di più, di più...

Cesare (Lo fissa inebetito, con fare interrogativo. Poi, come illuminato) L'hai uccisa tu.

Ugo Almeno fosse così... ma lo farò Cesare        (Spazientito) Ugo, cosa fa tua moglie? Ugo Mi tradisce.

Cesare Vuoi dire che...

Ugo Sì, mi tradisce, tradisce.

Cesare        Due volte?

Ugo Due, tre. quattro, non so quante volte. Capisci, c'è un altro nella sua vita.

Cesare Ah... e tu ne sei certo? Hai le prove?

Ugo Certo non lo sono. È per questo che ho bisogno di te.

Cesare Io?

Ugo Ha cambiato profumo, profumo.

Cesare E allora?

Ugo II solito profumo a me piaceva tanto. Questo invece è per qualcun al­tro. Lo sai cosa mi ha risposto? lo sai, sai?

Cesare No.

Ugo «Voglia di nuovo». (È vicino alle lacrime) Capisci.«Voglia di nuovo».

Cesare Ma sarà già successo che ha cambiato profumo.

Ugo «Voglia di nuovo», vuol dire «voglia di un uomo nuovo».

Cesare Mi sembra esagerata la tua...

Ugo (Balzandogli a un centimetro dal naso) E le telefonate?

Cesare (Occhi negli occhi) Già, le telefonate.

Ugo Santo cielo, anche tu sai delle telefonate.

Cesare Io? ma figurati, non vedo tua moglie da...

Ugo Hai detto «Già, le telefonate», come se sapessi.

Cesare Ma no.Volevo dire «le telefonate?».

Ugo Sì, le telefonate, le telefonate.

Cesare Due?

Ugo (Si immobilizza) Sì, due. (Balza ancora davanti a Cesare) Allora lo sai, ma se lo sai tu, vuol dire che lo sanno già tutti. Oh, no...

Cesare Io non so niente. Cosa sono queste due telefonate?

Ugo Negli ultimi giorni, per ben due volte, al mio «pronto», nessuno ha parlato.

Cesare Silenzio.

Ugo Sì, e, dopo pochi attimi, la comunicazione veniva interrotta. Capisci, telefonate mute.

Cesare Sarà stato uno scherzo.

Ugo No! Era lui che cercava lei e, siccome, invece di lei ero io, lui, non sentendo lei, metteva giù. Cesare E poi?

Ugo Poi, cosa?

Cesare C'è altro?

Ugo Altro? ma dico, più di così, così. È sin troppo per far scattare il tarlo del sospetto.

Cesare E con te come si comporta?

Ugo Ali, sempre affettuosa, carina.

Cesare Vedi...

Ugo È furba, come tutte le donne. Capisci, così io non capisco, invece ho capito che lei non vuole che io capisca, capisca. (Entra da destra, Angie, diciotto anni. È molto concentrata. Si de­ve sapere che sta frequentando un corso teatrale di dizione, reci­tazione, portamento, respirazione, ecc. Muovendosi, declama li­na filastrocca per la dizione, mentre Ugo si blocca e la fissa sba­lordito.)

Angie Bella è la balia di Bologna.

bagna il bicchiere nel Bordogna.

butta un bacio nel bacile.

bagna il becco nel badile

Rambo XV  Ullalà! ci mancava soltanto la grande attrice.

Angie brinda alla barba di un barbone

blocca la biglia nel bidone

poi bastona col battènte

Cesare (Notando lo smarrimento di Ugo) Tranquillo Ugo. Angie sta facendo esercizi per il corso di teatro.

Angie un bambino in ballottaggio

brucia un bullo e poi va a Baggio.

Ugo Fa spesso così?

Cesare Beh, sì.

(Angie, mentre esce a destra, passa a uno scioglilingua.)

Angie «Oggi seren non è, doman seren sarà, se non sarà seren si rassere­nerà».

Ugo Ho bisogno di te.

Cesare Ho capito.

Ugo Sei mio amico.

Cesare        Certo.

Ugo Mi aiuterai?

Cesare Sì.

Ugo Seguirai mia moglie.

Cesare Sì,eh?!...cosa?! ...

Ugo Pedinerai la mia donna, donna.

Cesare No. No.

Ugo Sì, tu sei in pensione, hai tempo.

Cesare        Ci sono gli investigatori privati.

Ugo Costano troppo. È lei che amministra i nostri soldi. Naturalmente ti rimborserò le eventuali spese.

Cesare Ma non è per quello... lei mi conosce.

Ugo Tu sei un appassionato di Sherlock Holmes. Sai tutto di lui.

Cesare        (Lusingato) Sì. è vero.

Ugo Vedi come è semplice. Ti travestirai come faceva lui. Per un esperto del tuo calibro sarà uno scherzo mimetizzarsi. Cesare Però, io...

Ugo (È all'ultima spiaggia: si butta in ginocchio davanti a Cesare, a pochi centimetri dalle sue gambe)'X\ prego. Cesare, ti prego. Cesare (In imbarazzo) No, Ugo non fare così.

Ugo (A capo chino) Se hai ancora un lembo di cuore, ascolta un uomo disperato.

Rambo XV  Siamo arrivati alla scena madre. Cesare (C.s.) Su, dai, Ugo, alzati.

Ugo Sei la mia ancora di salvezza.

Cesare Forza, cerca di reagire.

Ugo (Alzando il capo) Reagire?! Tu vuoi che io reagisca? (Balza in piedi) Sai allora cosa farò? (Si lancia verso la parete, stacca il fucile e, pun­tandolo tutt'intorno) Farò una strage, strage!

Cesare (Sorpreso) Calma, Ugo.

Ugo (Agitato al massimo) Sparo a lei, la fedifraga, e poi mi uccido, e poi,

no,prima di uccidermi ...

Cesare Buono, stai buono.

Ugo ...vengo in casa tua e pum! pum! faccio fuori tutta la tua famiglia!

(Cesare prende con le mani il fucile, cercando di toglierlo. I due so­no divisi solo dal fucile e lottano forsennatamente per levarselo a vicenda.)

Cesare Lascia il fucile!

Ugo E poi toccherà a te!

Rambo XV   (Terrorizzato, non sa più dove saltare) Ehi! giù le armi! giù le armi!

Cesare Mollalo!

Ugo No! Mai!

Cesare        Subito!

Ugo Una strage, anche il canarino!

Rambo XV  (Urla, spaventatissimo) Cosa c'entro io! sono innocente!

Cesare        Da qua! sei impazzito?

Ugo La strage degli innocenti!

Rambo XV   (C.s.) Sono colpevole! sono colpevole!

Cesare Ma cosa dici?

Ugo Ne parleranno tutti! giornali, radio,TV, cinema, i tamburi della giungla!

Rambo XV  (C.s.) Non voglio la notorietà! Voglio essere solamente lo sconosciuto canarino di questa casa! Ugo II fucile è mio!

Cesare Ma da quando? È sempre stato mio!

Ugo E infine mi ammazzerò!

Rambo XV   (È completamente atterrito) Inverti le cose, pazzoide! Prima ucciditi e poi fai il resto, se ci riesci! Cesare Vuoi lasciare questo fucile?

Ugo È carico?

Cesare        No.

(I due si bloccano, con le quattro mani avvinghiate all'arma.) '

Ugo E allora perché facciamo questo?

Cesare Già, perché?

(Si guardano in silenzio per alcuni lunghi istanti, quindi Ugo, len­tamente, stacca le mani dal fucile e abbassa il capo.)

Rambo XV (Grondante di sudore, con un grosso respiro di sollievo) Mamma mia, anche questa è andata bene. (Mentre Cesare rimette al suo po­sto il fucile, Ugo finalmente, per la prima volta, si siede.)

Ugo (Scuote il capo, sconsolato) Perché proprio a me? perché? Perché non è successo a te? Cesare A me? La mia Dafne? Ehi, Ugo, che amico sei? (Si siede)

Ugo Tu non sei mai stato roso?

Cesare (Un po' in difficoltà) Beh, da piccolo, una volta, più che roso ho fatto il giacinto.

Ugo (Fissandolo, sorpreso) Ma, no. (Si batte il pugno contro il petto) Qui! roso qui dentro!

Cesare (Con un lieve sorriso) Ah, vuoi dire roso dalla gelosia. No, Dafne... noi due non abbiamo questa malattia. Ugo Ma proprio niente

Cesare Guarda, da un po' Dafne è innamorata di un altro.

Ugo (Sbalordito) E lo dici così?

Cesare        E come dovrei dirlo? ballando il tip tap?

Ugo E sai chi è?

Cesare La senti questa musica?

Ugo Altro che! Sta rompendo anche.

Cesare Non farti sentire da Dafne.Va pazza per Bob Marley.

Ugo Uno straniero?

Cesare Sì, un giamaicano, morto.

Ugo Non capisco.

Cesare II mese scorso mia moglie ha fatto un viaggio in Giamaica ed è stato un colpo di fulmine. Bob Marie}' e il reggae l'hanno conquistata.

Ugo E tu?

Cesare        Io sono rimasto a casa. Figurati se mi metto a viaggiare in aereo.

Ugo (Scandalizzato) Cosa?! Hai mandato tua moglie in Giamaica, da sola?!

Cesare        Era con un'amica.

Ugo Due donne sole in terra straniera.

Cesare Facevano parte di un gruppo turistico. E poi una donna, se volesse tradirti, mica aspetta di andare in Giamaica. (Ugo ha un crollo: abbassa di colpo la testa, tristissimo)

Rambo XV  Ohe, Cesare, che signora gaffe.

Cesare (Accorgendosi dell'errore) Scusami, non parlavo di tua moglie.

Ugo (Riprendendosi un poco) Io non permetterei mai una cosa simile. Con tutte le tentazioni dei paesi esotici.

Cesare Io e Dafne siamo ancora innamorati. Il problema c'è quando l'amore non c'è.

Ugo Tu prova a metterti nei miei panni. E poi capiresti il mio comportamento.

Cesare Hai un figlio. Undici anni, vero?

Ugo Sì.

Cesare E allora? perché tutti questi omicidi, stragi, suicidi? E anche senza suicidio tu finiresti in galera. E tuo figlio, in un colpo solo, sarebbe senza genitori. Devi pensare a lui.

Ugo (Dopo una pausa) Hai ragione.

Cesare Certe cose fanno parte della vita. Quando, non dico dell'amore, ma del volersi bene non rimane nulla, bisogna arrendersi all'evidenza e risolvere il tutto in modo civile.

Ugo Questo è vero. (Scatta in piedi e ritorna agitato) Ma io devo sapere. sapere! Non posso vivere attanagliato dal dubbio. (La musica fini­sce.)

Rambo XV  Eccolo che ricomincia!

Ugo E perciò.ti imploro, ti supplico, ti scongiuro: aiutami! (Si avvicina a

Cesare, che è ancora seduto, abbassandosi, viso a viso) Non vedi su questo mio volto emaciato, il tormento più puro risplendere in ogni millimetro di pelle? Lo vedi? vedi?

Cesare Sì, sì.

Rambo XV  Fallo fuori, Cesare! Ti prego. Prendi il fucile, caricalo, e fallo fuori! È le­gittima difesa!

Ugo (Staccandosi di colpo) Come puoi restare freddo, insensibile davanti al mio strazio che mi strazia? (Rientra Angie, ancora in fase di esercizio.)

Angie «Cinque cimici cilene cinguettavano in cinese tra le ciglia circonflesse della cincia tra i cipressi

Cesare         (A Ugo, sottovoce) È l'esercizio della «C».

Ugo Ah.

Angie circondavano le cime e cianciavano di aceti cinquecènto sono i cigni della celebre cicuta». (Finalmente si accorge di Ugo) Buongiorno, signor Ugo. Ugo Ciao.

Angie (Avviandosi a destra per uscire) «Guglielmo coglie ghiaia dagli scogli, scagliandola fa in mar mille gorgogli».

Cesare (Alzandosi) E va bene, Ugo, lo fero.

Ugo (Prendendogli le mani) Grazie. Cesare, grazie.

Cesare Proverò a scoprire ... se ci sarà qualcosa da scoprire.

Ugo E tu mi dirai che non è vero.Vero?

Cesare Ti dirò la verità.

Ugo E la verità sarà che lei non mi tradisce, tradisce.

(Rientra Vera.)

Cesare Lo spero di cuore.

Ugo Sì, sì, non può essere che così.

Vera (Con il viso vicino alla gabbia) Oh. Rambo XV beato te che non hai affanni di cuore.

Cesare Vuoi o non vuoi la verità?

Rambo XV Certo, Vera, non ho affanni di cuore, però ho problemi di vista, visto che mi hai sputato negli occhi.

Ugo Sì. la verità, verità, ma quella giusta per me. Sono nelle tue mani.

Vera (Ai due che nemmeno la sentono) Vado a passeggiare nel parco. (E-sce)

Cesare Farò del mio meglio.

(Entra Dafne con la classica sacca di chi va a lezione di nuoto.)

Dafne Ciao, Ugo.Tutto bene?

Ugo Ciao.

Dafne Caro, io vado al corso di nuoto. (Dà un bacetto al marito) Ciao.

Cesare Ciao.

Dafne Arrivederci. Ugo, e salutami Lucia.

Ugo Certo.Arrivederci. (Dafne esce) Dove va? al corso di nuoto?!

Cesare Sì.

Ugo Da sola?

Cesare Con la solita amica. Abita qualche villetta più in là.

Ugo E dovrà mettersi in costume?

Cesare Mi risulta che il nuoto si faccia in acqua e non penso con i vestiti.

Ugo E l'istruttore è un uomo?

Cesare Sì.

Ugo E per te va bene?

Cesare Non c'è molta scelta: o è maschio o è femmina. E questo è maschio.

Ugo Non sopporterei tutto questo.

Cesare Ugo, non si può legare la moglie in casa.

Ugo Però la Giamaica, il nuoto...

Cesare Basta volersi bene e la fiducia viene da sé.

Ugo Come ti invidio.

Cesare Vedrai, la tua sarà solo una bolla di sapone. Piuttosto, almeno a Dafne dovrò spiegare il motivo dei miei travestimenti. Ugo Se proprio... e con le tue figlie?

Cesare         Con loro inventerò una storia diversa.

Angie (Entra recitando melodrammaticamente) Non toccatemi! non toccatemi! non siete degni nemmeno di sfiorarmi. No! non voglio vedere i vostri occhi putridi. Oh, infami! giù le mani dai rubini, giù le mani dai diamanti.

Rambo XV   Se non chiudono il sipario, mi metto a urlare.

(Il sipario inizia a chiudersi) Angie Perché volete infangare il mio vestito? perché non mi lasciate sola? perché? perché?


SECONDA PARTE

Tre giorni dopo, martedì, ore 20.26. Dafne è seduta al tavolo e sta attentamente leggendo una pubblicazione. Poi guarda in avanti con gli occhi fissi, gesticolan­do dinnanzi a sé, come se avesse di fronte una persona. Riprende la lettura, bre­vemente, quindi ripete i gesti di prima. Dafne poi guarda la gabbia, si alza, va accanto a Rambo XV e compie il rituale precedente.

Rambo XV (Con una voce meno roca di tre giorni fa) No, no, io non vado be­ne. Ho gli occhietti troppo piccoli. (Si agita in continuazione)

Dafne (Cercando di continuare con i suoi gesti) Fermo, Rambo XV, stai un po' fermo.

Rambo XV  Mi hai preso per scemo.

Mimi (Entrando da destra, sempre in tenuta ginnica con il solito borsone stracolmo) Io vado all'allenamento, mamma. Dafne Mi sento pronta, Mimi.

Mimi Sei pronta?

Dafne Si. Credo che dopo quest'ultima lezione, possa cominciare.

Alimi Che cosa?

Dafne Ma con l'ipnosi. Il corso per corrispondenza. Ormai so tutto. Solo che, prima di farlo con una persona, vorrei tentare con una cavia. Mimi E tenti con Rambo XV?

Dafne Provavo, ma è difficile.

Mimi È troppo piccolo.

Rambo XV  Brava, Mimi, meriti un bacetto.

Dafne È vero. E se ci riuscissi, può darsi che ci resti secco. Oltre tutto è ancora malaticcio.

Rambo XV  Sante parole.

Mimi Perché non provi con Cico 2°? Ha due begli occhioni.

Rambo XV   Pienamente d'accordo. Addormenta il gattaccio.

Dafne Tu dici?

Mimi (Avviandosi alla porta) Pensaci. Ciao. (Esce)

Dafne Già. Può essere una buona idea. Se funzionasse con Cico 2°, vuol dire che sarei pronta per le persone. (Esce a destra) (Entra Vera in com­pagnia di Tutù. Un uomo giovane, sui trentacinque anni, che in­dossa un lungo soprabito scuro e un cappello a tesa larga. E questo sarà sempre il suo abbigliamento durante l'arco della commedia.)

Vera Io abito qui. (Tutù osserva tutt'intorno)

Rambo XV  Oh, mamma mia. E questo chi è? È peggio di Bebo.

Vera Ti piace?

Tutù Bello.

Vera La tua casa sarà migliore.

Tutù La mia è diversa.

Vera E non vuoi dirmi dove si trova?

Tutù (È vicino alla finestra e osserva fuori) Io vengo da lontano, da molto lontano.

Vera Dalle stelle? (Tutù non risponde. Vera, con gli occhi luccicanti per la gioia) Sei un extraterrestre?

Tutù No,Vera, sono un essere umano come te.

Vera Tutù, tu sei molto misterioso.

Tutù. Non posso spiegarti, ora.

Vera (Guardandolo con occhi felici) L'importante è che tu sia qui.

Rambo XV  Oh. no. Vuoi vedere che si sta innamorando dell'uomo del pastrano.

(Entra da sinistra Texas. Può avere 40 anni come 60. Mi raccoman­do, che non vi venga in mente di vestirlo alla cow-boy; sarebbe pro­prio una scella altamente pacchiana, il massimo del cattivo gusto. È soltanto non molto curato nel vestire.)

Texas Ciao,Vera.

Vera Buonasera. (Texas va a sedersi) Lui è Tutù.

Tutù Buonasera.

Texas (Già seduto al tavolo, frontalmente al proscenio) Buonasera.

Vera (A Tutù) Vado a chiamare la mamma. Puoi sederti.

Tutù Dopo. (Vera esce) Lei è una parte della famiglia?

Texas (Lo sguardo fisso davanti a sè) No. Io sono Texas.

Tutù Bel nome. Originale.

Texas Una volta non mi chiamavo cosi.

Tutù (Sorpreso) Ah, oggi si possono cambiare i nomi?

Texas A causa di una donna.

Tutù Ah, una donna.

Texas Era meglio nelle verdi praterie.

(Tutù preferisce non continuare e va a osservare da vicino prima Rambo XV, poi le lumache.) Rambo XV   Ehi, curiosone, non hai mai visto un canarino di prima qualità?

(Rientra Vera con la madre. Dafne ha in mano un bicchiere colmo di vino rosso.) Vera Tutù, questa è la mamma.

Tutù Buonasera, signora.

Dafne Buonasera. Buonasera,Texas.

(Mette il bicchiere davanti a Texas, togliendo la pubblicazione che deposita accanto al telefono.) Texas Grazie, Dafne.

(D'ora in poi, Texas continuerà a fissare davanti a sé, sorseggian­do ogni tanto il vino e ignorando totalmente quanto avverrà in­torno a lui.)

Dafne Quindi lei è Tutù.

Tutù Sì.

Vera Ci siamo conosciuti sabato, al parco.

Dafne Ma si accomodi. E si tolga pure il soprabito e il cappello.

Tutù Signora, preferisco stare così, se a lei non dà fastidio.

Dafne A me? Si figuri.

Rambo XV Sarà pelato.

Vera Dai, sediamoci sul divano. (Eseguono)

Dafne Qualcosa da bere?

Tutù No, abbiamo già preso (A Vera) cos'era?

Vera Un caffè. (Dafne è un po' stupita) Sai che Tutù è una specie di ... os­servatore. Dico bene?

Tutù Sì, sono un osservatore.

Dafne Os... servatore?

Vera Lui vuol conoscere le abitudini di una famiglia come la nostra.

Tutù Come vivono nel loro ambiente un gruppo di persone unite da vinco­li di sangue.

Vera Lui non è delle nostre parti.Viene da altri luoghi.

Dafne E lo pagano?

Tutù Come?

Dafne Voglio dire se è pagato per stare a guardare.

Tutù Non capisco bene.

Vera Mamma, ti prego, non essere indiscreta.

Rambo XV E già, è l'uomo del mistero.

Dafne Oh, certo... giusto... ehm... ehi, Rambo XV vuoi fare la nannuccia?

Rambo XV Mi va tutto bene, basta che non mi ipnotizzi.

Vera Deve ancora prendere le goccine?

Dafne Non lo so. (Stacca la gabbia) È papà che lo cura.

Rambo XV Beh, sto un po' meglio, però la voce è come quella di Fausto Leali.

Dafne Su, andiamo a dormire.

Rambo XV Bonne nuit a tout le monde. (Dafne esce con la gabbia)

Vera (Gattina) È bello stare qui seduti, insieme.

Tutù Sì. (Indica le lumache) E quelle?

Vera Le lumache sono eli papà. Sta facendo un esperimento.

(Cesare entra da sinistra. Ha una folta barba e un bel paio dibaffi.) Vera Ciao, papà.

Cesare Ciao.

Vera Lui è Tutù.

Tutù Buonasera.

Cesare        Buonasera. (Avvicinandosi a Texas) Ciao,Texas.

Texas (Dopo avergli dato una veloce occhiata) E tu chi sei?

(Cesare, sorpreso, lo guarda, poi, scuotendo il capo, si rivolge a Ve­ra, facendo segni, come per dire che ormai Texas è rimbambito del tutto.)

Vera Ma, papà, sei irriconoscibile con quella barba e quei baffi.

Cesare        Ali, è vero. (Entra Dafne) Ciao. Dafne Ciao.Tutto bene?

Cesare (Staccandosi barba e baffi) Si, poi ti spiego.

Vera (Accorgendosi che Tutù fissa meravigliato Cesare) È tutto finto.

Tutù È cosi ogni sera?

Dafne Dai a me, Cesare.

Vera No, è che... che cos'è, mamma?

Dafne Una specie di gioco, signor Tutù. (Al marito) Tutù è un osservatore.

Cesare        Capisco. (Sottovoce alla moglie, mentre le consegna barba e baffi) Gli osservatori stanno in casa con cappello e pastrano indosso? Dafne (Sottovoce) Sembra di sì. Sembra sia una loro regola.

Cesare         (Cs.) Capisco. Vera Facciamo quattro passi?

Tutù Sì. (/ due si alzano)

Vera Noi usciamo a passeggiare lungo il viale. (Guardando beatamente Tutù) Al chiaro di luna. Cesare Sì, sì. Ciao. Buonasera.

Tutù Buonasera.

Dafne Buonasera. Ciao. (I due escono)

Cesare (Li osserva uscire, poi alla moglie) Io non vorrei rimpiangere Bebo.

Dafne Perché?

Cesare Ma hai visto in che modo Vera guardava quell'apparecchio occupato.

Dafne Come?

Cesare Ma sì, quello là, tù... tù ... tù... tù...

Dafne Vera è sempre stata una romantica.

Cesare Mah...

Dafne (Sprizzando gaiezza da tutti i pori) Cesare, sai che sono pronta con l'ipnosi. Ho terminato la teoria e potrei iniziare la pratica.

Cesare Che bella notizia.

Dafne Comincerò con un animale. Che ne dici di Cico 2°?

Cesare Ottima idea.

Dafne Pensi che ci riuscirò?

Cesare Ma certo, cara. (Le dà un bacetto) Sarà un successone.

Dafne Grazie. (Felice) Porto di là questa roba. (Esce)

(Cesare va accanto alle lumache.)

Cesare È ora di dormire, ragazze mie. Io ho molto fiducia in voi e spero che domani la giornata sia più proficua.

(Entra Ugo. È visibilmente agitato.)

Ugo Cesare.

Cesare Ugo.

Ugo E lui?

Cesare È Texas.

Ugo E come facciamo a parlare?

Cesare Nessun problema.Texas non sa nemmeno che esistiamo.

Ugo Allora, allora?

Cesare Allora, cosa?

Ugo L'hai seguita? dov'è andata?

Cesare A quella riunione.

Ugo Davvero? davvero?

Cesare Sì.Tutte donne.

Ugo Neanche un uomo?

Cesare Erano tutte donne.

Ugo E poi?

Cesare È tornata a casa. L'hai vista, no?

Ugo Sì, ma è vero?

Cesare Ti dico che è entrata con donne e poi è uscita con donne.Tutto qui.

Ugo Non è possibile. (Mettendosi davanti a Cesare) Tre! Capisci? Sono tre!

Cesare         Che cosa?

Ugo Non ne posso più. La terza telefonata stasera, prima che uscisse. (Prendendo Cesare per il colletto) È un'ossessione, un'ossessione in­finita. Io devo sapere.

Cesare        Muta?

Ugo (Lasciandolo) Sì, come le altre. Devo sapere, Cesare, altrimenti impazzirò.lì tu non mi dici mai nulla. (Lo fissa con gli occhi sbarrati) Tu sei un suo complice, complice.

Cesare Ma dai, Ugo. lo ti dico soltanto la pura verità.

Ugo (Esagitato) Devi fare qualcosa oppure è la fine.Aiutami! salvami!

Cesare         Forse dovresti calmarti un po'.

Ugo Calmarmi? Per te è facile dirlo. (Alza i pugni) Perché? perché? (Di botto) Lo sai che ha comperato un vestito?

Cesare Bello?

Ugo Bellissimo! E non mi ha neppure chiesto se mi piaceva. Vedi, quindi quel vestito è per lui, non per me. Oh, non riesco più a vivere, vivere.

Dafne (Rientrando) Ciao, Ugo.

Ugo Ciao, ciao.

Dafne Come va?

Ugo Male, malissimo.

Dafne Perché? c'è qualche...

Cesare No, niente di nuovo e di brutto.

Ugo (Disperato) Non è vero. Tutto è brutto, brtitto. (Va alla parete e vi appoggia il capo, picchiando ipugni contro) No, no. (Continua nei lamenti)

Dafne Se non si calma, gli verrà un colpo.

Cesare        È a pezzi. Dafne Un calmante.

Cesare Non farebbe nulla. (Trapassato da un'idea) Tu, tu potresti, sì, Dafne, con lui potresti tentare...

Dafne Vuoi dire...

Cesare Sì, l'ipnosi.

Dafne Senza provare con Cico 2°?

Cesare Ma sì. Se non ci riesci, amen.

Dafne (Che comincia a elettrizzarsi al pensiero di ipnotizzare Ugo) Hai ragione. Provo subito.

Cesare (Avvicinandosi a Ugo ancora affranto contro la parete) Ugo. (Lo prende per un braccio) Vieni, siediti sul divano che cercheremo di calmarti.

Ugo (Si gira, seguendolo) E come fate?

Cesare Dafne proverà con una tecnica che ha imparato.Ti farà molto bene.

Ugo (Sedendosi) Dici?

Dafne Sì, ti rilasserà parecchio. (Si siede accanto a lui)

Ugo Ne ho bisogno, bisogno.

Dafne (Qualche secondo di concentrazione) Guardami negli occhi.

(Ugo esegue) Così e ora fermo. Bene. (Dafne, fissandolo, inizia l'i­pnosi) Tu non vedrai più nulla... solo i miei occhi... le mie mani... i miei occhi... ecco... ti senti diverso... sei quieto... disteso... via, via gli squilibri... via le burrasche... così... c'è solamente pace, serenità... niente insofferenze, niente tempeste nell'anima... sì... tu adesso sei tranquillo, sei calmo come... come... (Cesare notando la moglie in difficoltà, si guarda attorno e l'occhio casca sul contenitore) co­me...

Cesare         (A Dafne, sottovoce) Come le lumache.

Dafne ... come una lumaca sì, ora tu sei pacifico, quieto come una lumaca... sì, una lumaca... bene... bene... così...

(Si sente Angie lanciare un urlo da destra e poi piombare in scena, gridando)

Angie Mamma! (Logicamente i due procreatori si girano verso di lei. spaventatissimi) Mamma! Cico 2° ha ingoiato Bob Marie}! Dafne (Allibita) Cosa?!

Angie Ha messo in bocca un pezzetto di nastro di una cassetta di Bob! Gli è andato di traverso! sta soffocando!

Dafne (Lancia un urlo agghiacciante che non si può descrivere con le poche lettere del nostro alfabeto. Si getta verso Angie, gridando a Ce­sare) Chiama i pompieri, la polizia, gli ospedali, l'esercito, i forestali! (Mentre esce, preceduta da Angie, il suo è un grido di dolore) Cico 2°!!! (Dopo un attimo riappare il suo viso) La guardia nazionale! (Sparisce) (Cesare, esterrefatto, va meccanicamente al telefono.)

Cesare La guardia nazionale? (Impugna la cornetta, ma si blocca) E cosa gli dico? (Rimane lì. interdetto) (Ugo ha già cominciato a scivolare lentamente sul pavimento. Poi si allunga completamente, a pancia in giù, e inizia a strisciare piano piano verso il lato opposto al te­lefono. Ripiomba in scena Angie.)

Angie Via. papà, dai a me! (Gli strappa la cornetta) Il veterinario!

Cesare Ma è tardi.

Angie (Sfogliando, agitatissima, l'agenda) Abbiamo il numero di casa. (Lo trova, esegue)

Cesare Allora?

Angie Oh, no, non risponde.

Cesare Sarà fuori.

(Angie, dopo qualche attimo, sbatte giù la cornetta e va alla por­ta.)

Angie Non c'è, mamma!

Dafne (Si sente un suo urlo atroce) Il pronto soccorso degli animali è aperto 24 ore! Svelta!

Cesare Sì, è vero. L'ho chiamato per Rambo XV.

(Angie trova il numero e lo compone. Nel frattempo Ugo, che conti­nua a strisciare a passo di lumaca, si sta avvicinando a Texas.)

Angie Pronto! un'emergenza megagalattica! il nostro gatto ha ingoiato un pezzo di un nastro di una cassetta. Sta soffocando sì... premere... sì... con due mani... sì... o a testa in giù... ho capito... sì... aspettate. (Giù la cornetta e fuori di volata) Mamma!

(Cesare, abbastanza frastornato, ora vede Ugo. È logicamente sor­preso, ma nello stesso tempo un po', come dire, sospettoso, talmen­te gli è ùicomprensibile l'atteggiamento dell'amico. Lo segue con gli occhi, a bocca aperta. Ugo passa tra il tavolo e il proscenio, diretto verso destra. Texas a malapena gli dà un'occhiata e basta. Ugo sta deviando verso il telefono. Rientra di corsa Angie e agguanta la cornetta.)

Angie Lo vediamo... sì... ah... con le dita... oppure... ho capito... (Giù la cornetta e, mentre esce rapidamente) Mamma! sono meglio le pinzette! (Cesare, immobile e guardingo, osserva Ugo in assoluto silenzio. Poi i suoi occhi vanno alle lumache, quindi a Ugo, di nuovo alle lumache. Fa un gesto di sconfòrto con il capo. Ugo ora sta striscian­do sui piedi di Cesare e qui si ferma con la testa rivolta verso l'in­gresso principale.Nella loro totale staticità, formano un'interessan­te opera scultorea. Urla intensissime di gioia salgono al cielo da parte di Dafne e la figlia. Niente scalfisce l'assoluta immobilità dei due amici. Entra Dafne. Il suo viso è luminoso e trasuda felicità da ogni cellula.)

Dafne (Mentre va di corsa al telefono) Tutto bene, caro. (Alza la cornetta) È salvo! è salvo! sì... si è ripreso: che il cielo vi benedica sempre. Voi siete degli angeli... è vero, angeli senza ali. Grazie! Grazie! Buonasera. Che spavento, Cesare. Quasi Cico 2° ci restava. (Cesare fa segno con il dito a Ugo che riprende a muoversi) Oooooh (Lo fissa allibita) Cosa è successo? (Ugo striscia verso il divano)

Cesare Tu gli hai detto di stare tranquillo come una lumaca. E adesso, eccolo che si crede un lumacone.

Dafne (Raggiante) Allora funziona! Io sono capace di ipnotizzare! Ce l'ho fatta, Cesare! È fantastico! (Dà un bacio al marito) Cesare Sì, è fantastico, però lui è un lumacone.

Dafne (Gioiosa) Nessun problema. Come l'ho ipnotizzato, così Io sveglio. Che successo! che successo! (Oltrepassa Ugo e si butta per terra, di fronte a lui, per fissarlo negli occhi. Cesare si avvicina ai due) Alt! Tu ora ti fermi. Io ti ordino di fermarti. (Ugo s'arresta). Così, bene. Calmo, immobile. (Inizia a parlare lentamente) A me gli occhi. Ora ti sveglienti. Sì. Quando batterò le mani tu non sarai più un lumacone. Ti sveglienti e non ricorderai nulla. Sì. Al battere delle mani tu ti sve-glierai. (Pausa) Uno, due, tre. (Batte fortemente le mani. Attimi di silenzio angoscioso. Ugo non fa una piega e rimane fisso davanti a Dafne che lo guarda sorpresa)

Cesare (Sottovoce) Dafne, mi sembra come prima.

(Da sinistra, entrano Vera e Tutù. Dafne fa un gesto per zittire il marito e Cesare fa altrettanto ai due appena arrivati che fissano stupefatti Dafne e Ugo sdraiati sidpavimento.) Dafne Uno, due, tre. (Ribatte le mani, ma la situazione non cambia. Di nuovo secondi di silenzio pesantissimi. Poi Ugo ricomincia a stri­sciare verso il divano evitando Dafne che urla) Aaaaah! non si sve­glia! (Balza in piedi) Il manuale! il manuale! (Vola verso il telefono e cerca una pubblicazione del corso di ipnosi)

Cesare (Ai due poveretti, immoti come baccalà) L'ha ipnotizzato mamma. Si crede un lumacone. (Entrambi non proferiscono parola. Alla mo­glie) Hai bisogno, cara?

Dafne Eccola! (La sfoglia nervosamente) Risveglio, dov'è? Risveglio... oh, mamma mia...

Cesare (Guardando Ugo che sta per risalire la spalliera del divano) E per fortuna non lascia una scia di bava.

Dafne (C.s.) Che nessuno lo tocchi! Risveglio... ecco qui! (Legge tra le labbra, poi un gesto di stizza) Che stupida! (Sbatte giù la pubblica­zione)

Cesare        Hai capito?

Dafne Sì, sbagliavo io. (Si lancia verso il divano dove Ugo è sedito, trovandosi con la metà superiore del corpo giù, verso il sedile e l'altra metà dalla spalliera al pavimento. Bisogna ammettere che non è proprio una bella posizione. Dafne si butta a sedere sul pavimento e così il suo viso è a livello di quello di Ugo. Occhi negli occhi.)Fer-mo così! A me gli occhi.Ti sveglierai al terzo battito delle mani. Al ter­zo. E tutto sarà come prima. Sì.Ti risveglierai e non saprai mai di esse­re stato un lumacone. (Pausa) Uno, due, tre.(Batte per tre volte le mani. Un secondo infinito, poi Ugo sbatte le palpebre, guarda ine­betito Dafne, quindi, come se si guardasse, scopre la sua strana po­sizione)

Ugo Mi sento la testa un po' pesante.

Dafne (Rialzandosi) Aiutami, Cesare. (Cesare prontamente l'aiuta a mettere Ugo seduto sul divano) Ugo (Durante l'operazione) Cos'è successo?

Cesare Niente, Ugo.

Dafne Come ti senti?

Ugo (Ora è seduto) Un po' stanco. Non so, come se avessi fatto un'ora di ginnastica.

Vera Mamma, magari vuole un po' d'acqua.

Ugo No, grazie.

Dafne Sei calmo?

Ugo Calmissimo. Mai stato così. Perché ero con la testa all'ingiù?

Cesare        Un esercizio di yoga per rilassarti.

Ugo Ha funzionato. Anche se ho un po' di dolori in tutti i muscoli. Mi sembra di aver fatto tanta strada, tanta strada... Dafne Passerà, passerà.

Ugo (Si alza. Breve momento di sbandamento. Tutti sono pronti a intervenire) Io vado a casa. Sento un bisogno assoluto di riposare. Ciao. Buonasera.

(I quattro lo salutano, quindi Ugo se ne va.) Dafne (Col volto radioso, mentre il sipario inizia a chiudersi, rivolta al numerosissimo pubblico o al cielo o all'infinito) Però, che soddisfa­zione, quando si fa del bene!


TERZA PARTE

Quattro giorni dopo. Sabato ore 18.33- In sottofondo c'è ancora la voce di Bob Marley. Angie è sdraiata sul dorso, davanti e parallela al palcoscenio. È comple­tamente immobile. Occhi chiusi. Dall'ingresso entra il commissario Ruperti. Ha circa quarant'anni, tipo interessante. Si guarda un poco intorno, poi vede Angie sul pavimento.

Ruperti       (Dapprima fissando Angie e poi con un gesto di rammarico) Oh, no, così giovane.

(Ruperti, amareggiato, si avvicina alla ragazza, si piega sulle gambe e, delicatamente, pone due dita sul collo di Angie. Attimi di silenzio totale.)

Angie (Come se sognasse) Oooohh, che bello. (Ruperti, sorpreso, ritrae immediatamente la mano. Angie, sempre con gli occhi chiusi) No, ancora, voglio sentire ancora quel tocco così dolce. (Ruperti è per­plesso, ma poi, come se fosse obbligato, s'inginocchia e rimette le dita sul collo di Angie) Oh, che delicatezza, che dita stupende, lievi come una foglia, calde come un cuore pulsante. Oh, morbida mano accarezzami con tenerezza e soavità. (Ruperti è in difficoltà, impacciato scorre con tutte le dita la gola di Angie) Oh, che garbo, dolcezza infinita. (Ruperti si blocca, riprendendosi)

Ruperti       Ehm... signorina... (Toglie la mano) signorina...

Angie (Apre gli occhi. I due si fissano per qualche istante) Lo sa che lei ha

delle belle mani.

Ruperti       Ehm... non è la prima che me lo dice. (Sono ancora nelle rispettive posizioni) Non è meglio che ci mettiamo più comodi? (Angie tende la mano a Rupe) ti. Il commissario gliela prende e la trae a sé, così Angie si trova seduta. Ora i loro visi sono uno di fronte all'altro. Attimi di silenzio) Sono il commissario Ruperti. (A quelle parole, il volto di Angie si illumina come se fosse stato toccato dalla Grazia. Gli occhi spalancati, gioiosi.)

Angie Lei... lei è il commissario Ruperti?

Ruperti       Sì. (Angie piomba nuovamente sdraiata, quasi in estasi. Il commis­sario, preoccupato) Signorina. Angie Lei è quello vero?... l'originale?

Ruperti       Beh, sì... l'unico commissario Ruperti.

Angie Lei è il commissario Ruperti eli «Oltre il buio», «Il fischio del treno», «Il delitto in soffitta»? Ruperti       Sono io.

Angie (Al colmo della felicità) Favoloso! Il mitico commissario Ruperti è in casa mia! E mi ha accarezzata! Qui, in ginocchio, accanto a me! È il giorno più splendente della mia breve vita!

Ruperti       (Imbarazzato) Su, non esageri.

Angie (Si rizza di colpo, seduta, fissandolo) E questi sono i suoi occhi?

Ruperti       Certo... sono i miei occhi. Angie Fantastico!

Ruperti        Ehm... come mai stava sdraiata, immobile? Ho pensato al peggio. Angie Esercizi di relax e concentrazione per il mio corso di teatro. (Balza in piedi e urla) Mamma! spegni quella musica e corri di qua! Subito!

(Ruperti si alza) È una sua ammiratrice. Dai, mamma! muoviti! Penso che avrà uno svenimento. Ruperti       No,io non voglio... (La musica cessa) Angie Mamma! Stia pronto a sostenerla.

Dafne (Entrando, spaventata) Angie. stai male? Che... oh, buonasera.

Ruperti       Buonasera, signora.

Angie Dafne, la mia mamma. Sai chi è?

Dafne No, non l'ho mai visto.

Angle Eppure lo conosci benissimo. È il più grande, mamma.

Ruperti       Beh, non direi ...

Dafne Perché mi lasci sulle spine? (Angie fa cenno con il capo al commis-

sario di avvicinarsi alla madre) Angie È lui, il commissario Ruperti.

Dafne (Quasipietrificata) No.

Angie Sì, il mitico, il leggendario.

Dafne (Guardandolo, incredula: a Ruperti) Davvero?

Ruperti Sì, signora, sono il commissario Ruperti. (Dafne si porta la mano al­la fronte e ha un leggero sbandamento. Il commissario prontamen­te, la sostiene) Sta male?

Dafne Solo un dolcissimo capogiro.

Ruperti       Venga, si sieda.

Dafne        Grazie. (Accompagnata da Ruperti, mentre Angie sposta la sedia.

Dafne si siede frontalmente al proscenio) È già passato. Si accomodi anche lei. (Ruperti si siede a sinistra, Angie a destra. Le due donne lo fissano, mute.)

Ruperti (Dà dei piccoli, finti colpi di tosse) Mi scuso per lo scombussola­mento, comunque sono molto onorato della vostra stima. (Entrambe non aprono bocca, soprattutto Angie sembra mangiarselo con gli occhi. Altri colpetti di tosse) Mi conoscete tramite le commedie dove sono il personaggio principale?

Dafne Sì, abbiamo i libri e le abbiamo viste.

Angie Anche se gli attori che la impersonavano non portavano nemmeno le scarpe a lei.

Ruperti        (Lusingato) Grazie.

Dafne L'autore di «Oltre il buio», «Il fischio del treno», «Il delitto in soffitta» è nostro amico.Abbiamo i testi con le sue dediche personali.

Ruperti       Ali, Ivano è vostro amico.

Dafne Più di una volta è stato a casa nostra. Sappiamo che sta scrivendo una quarta commedia con lei protagonista. Angie «Dove volano le libellule?».

Ruperti        (Preso alla sprovvista) Ma... non saprei... nelle paludi, forse ...

Dafne «Dove volano le libellule?» è il titolo provvisorio, segreto, del lavoro che sta ultimando. Mi raccomando, silenzio con tutti.

Ruperti       Certamente. Comunque lui è anche amico mio. Dovete sapere che è da me che prende gli spunti, le idee per le sue commedie. Quando imbottigliamo il vino assieme, io gli racconto le mie storie vere. E lui poi scrive le commedie.

Angie (Che naturalmente continua a divorarselo con gli occhi) Fa un sacco di soldi con i diritti d'autore. Ha visto che macchinone ha compe­rato?

Ruperti        (Inizia a corrucciarsi) Eh, lo so benissimo.

Dafne Perciò lei è una specie di coautore.

Ruperti       Direi proprio di sì.

Dafne Chissà quanto la ricompenserà

Ruperti       Con un grazie. E basta. (Ormai veramente amareggiato) E pensare che se non fossi io la sua fonte, lui non sarebbe nessuno.

Dafne Beh, ciò che conta è l'amicizia.

Ruperti       Certo, però se con l'amicizia c'è qualcosa di più sostanzioso, mica fa male. Ali, mi regala una bottiglia di spumante a Natale.

Dafne Tutto qui?

Ruperti       Tutto qui.

Dafne Sa, gli scrittori sono un po' vanitosi e soprattutto gelosi del successo. Non vogliono dividere con nessuno il frutto della loro creatività.

Ruperti (Aggrottato) Sì. Però, ripeto, se io non esistessi, lui non mi avrebbe mai inventato. Capisce, senza di me, lui farebbe ancora l'impiegatuc-cio. E allora perché non divide, non dico tanto, ma almeno il 50% dei suoi guadagni? (È molto giù, però si alza) Anche in queste cose ci vuole un po' di giustizia, vero, signora?

Dafne Beh, sì. Mi sembra ingrato il nostro autore.

Ruperti (Che cammina nella sala, seguito dagli occhi di Angie) Brava. Ingra­titudine. Questa è la parola esatta. (Abbuiato) E su di me cadono le conseguenze di questa ingratitudine. (Nola le lumache) Le mangiate?

Dafne Che cosa?

Ruperti Le lumache.

Dafne Oh, no. È mio marito che sta facendo un esperimento.

Ruperti (Indicando la doppietta) Suo marito?

Dafne È un grande appassionato della caccia.

Ruperti Eh, certamente un uomo forte, un vero uomo.

Dafne (Inizia a esse,e imbarazzata) Beh... direi di sì...

Ruperti (Sfiorando il fucile) E la preda migliore è stata lei, vero, signora?

Dafne (C.s.) Beh... credo...

Ruperti Chissà che fiore di ragazza, bellissima.

Dafne (C.s.) Oh, commissario... ero carina.

Ruperti E lui, da vero cacciatore, non se l'è lasciata sfuggire.

Dafne (Sempre più imbarazzata) Era un bel cacciatore... molto virile.

Ruperti       Eh, sì. So come vanno queste cose. (Stacca il fucile e si avvicina alla

finestra aperta) Lei è ancora una bella signora. Dafne (C.s.) Lei è molto gentile.

Ruperti       E lui sarà sempre un vero uomo. Dafne (C.s.) Sì.

Ruperti       Innamorato di lei. Dafne (C.s.) Sì.

Ruperti       È fortunata, signora. (Guarda la canna dell'arma) Dafne Mi chiami Dafne.

Ruperti       (È fermo, a due passi dalla finestra, con lo sguardo rivolto al cielo) Dafne significa «alloro», deriva dal greco. Dafne Quante cose sa lei, commissario.

Ruperti       Beh. modestamente, possiedo un notevole bagaglio culturale.

(Imbraccia il fucile e lo punta verso la finestra. Muove lentamente l'arma, prendendo la mira, come se inquadrasse qualcosa) Un fa­giano. (Schiaccia il primo grilletto e contemporaneamente con la bocca) PUM! (Si gira verso le donne e con un sorriso) Colpito.

Dafne Le armi per lei non hanno segreti.

Ruperti Le conosco benissimo. Sa, nel nostro mestiere. (Punta nuovamente la doppietta verso l'esterno) Una pernice.

(Schiaccia l'occhio, prende la mira e preme il secondo grilletto. Un boato tremendo squassa la tranquillità della casa. Il fucile era ca­ricato con una cartuccia. Ruperti, sorpreso, immobile, balbetta) Col... pito...

(Contemporaneamente allo sparo, Angie piomba, insieme alla se­dia, sul pavimento. Dafne rimane paralizzata, con gli occhi fissi e spalancati.)

Ruperti (Abbassa la doppietta e, guardandosi, imperturbabile con la mano si spolvera la spalla e il petto) Era... mezzo carico ... (Dà un colpetto di tosse e poi scorge il viso di Angie che, timidamente, appare oltre il bordo del tavolo) Si è fatta male, Angie?

Angie No. (Incomincia a rizzarsi) Sono caduta. Sa, lo spavento.

Ruperti Eh, già (Rimette a posto il fucile)

Angie (Sistemando la sedia) Papà ha dimenticato una cartuccia.

Ruperti (Che sta guardando fuori dalla finestra) Poveretto.

Angie II papà?

Ruperti        No. Il piccione che ho stecchito. Passava proprio in quel momento.

Angie (Osserva la madre) Mamma. Commissario, la mamma.

Ruperti       (Voltandosi) Sì?

Angie È incantata. Non risponde.

Ruperti       (Accorre accanto a Dafne) Dafne, sta bene? Signora Dafne! Angie (Preoccupata) La mamma è in «trance».

Ruperti       È sotto shock. Ci vuole un po' d'acqua fresca. Angie Subito! (Corre fuori a destra)

Ruperti (Fa scorrere una mano davanti al viso della donna) Dafne, non si preoccupi, ci sono qua io. Sono avvezzo a queste cose. Vedrà che in un baleno tornerà tra noi.

(Angie rientra velocemente con un bicchiere pieno d'acqua.)

Ruperti       Mentre la tengo per le spalle, le spruzzi un po' d'acqua sul volto.

(Angie intinge le dita e butta dell'acqua sul viso della madre. Lo fa due o tre volte. Inutilmente, poiché Dafne limane impassibile.)

Angle (Sempre più preoccupata) Non succede nulla, mio commissario.

Ruperti Già. Dia a me. (Prende il bicchiere e, di scatto, getta tutta l'acqua sulla faccia di Dafne che subito si risveglia, respirando a fatica e boccheggiando in cerca di aria da tutte le parti)

Dafne Aiuto! Aiuto! Non so ancora nuotare! Aiuto! Annego!

Angie Mamma!

Dafne Aiuto! Ho fatto solamente due lezioni di nuoto!

Ruperti        (Ad A ngie) Asciugamano. Angie Sì! (Fuori di corsa)

Ruperti       Calma, Dafne, calma. Dafne Un salvagente!

Ruperti È tutto a posto. Si calmi. (Leprende il viso tra le mani) Siamo a casa sua.

(Sarà per il tocco taumaturgico delle mani del commissario, sarà per un altro motivo a noi sconosciuto, ma sta di fatto che Dafne quasi smette di agitarsi.)

Dafne A casa mia? Non sono nell'oceano?

Ruperti        No.

Angle (Rientrando di volata) Mamma.

Dafne Sono salva, allora. (Angie dà l'asciugamano a Ruperti)

Ruperti Sì. Aspetti che l'asciugo. (Esegue un po'freneticamente)

Angie Oh, mamma.

Ruperti Come va?

Dafne (Si sta tranquillizzando) Meglio, sì. meglio.

Ruperti Lo spavento. Il colpo di fucile.

Angie Era caricato a metà.

Dafne Papà ha dimenticato...

Ruperti Mi dispiace.

Dafne Commissario, lei può fare ciò che vuole.

Ruperti (Termina ora di frizionarla) Il vestito è un po' bagnato.

Dafne (Prendendo l'asciugamano) È solo acqua. (Preme l'asciugamano sul davanti) Asciugherà.

Angie Dai a me, mamma. Lo riporto di là. (Prende l'asciugamano ed esce)

Ruperti È stata una sorpresa.

Dafne (Che ha ripreso tutte le sue facoltà) Oh, sì, una grandissima e gradi­tissima sorpresa, la sua presenza...

Ruperti Io dicevo del colpo.

Dafne È già tutta acqua passata, commissario. Non ci pensi più.

Ruperti Grazie, Dafne.

Angle (Rientra con un'agenda scolastica) Commissario, mi fa una dedica?

Ruperti Certamente. (Angie, gongolante, gli passa l'agenda) Dove?

Angie (Sedendosi al solito posto) Nella pagina di oggi.

Ruperti (Si siede, sfoglia l'agenda, poi prende la sua penna e comincia a scrivere) «A Angie, così simpatica e cosi carina, con affetto. Il commis­sario Ruperth. Ecco. (Rida l'agenda ad Angie)

Angie (Che non sta più nella pelle) Grazie. Le mie compagne di scuola mo­riranno d'invidia. Qualcuna sverrà.

Dafne Vedo che il suo anulare sinistro è vuoto.

Ruperti (Guardando, meravigliato, la propria mano sinistra) In che senso?

Dafne Mi scusi, ma lei è sposato?

Ruperti Non lo sono.

Dafne Single?

Ruperti Sì.

Dafne (Fulminata da un'idea) Mi perdoni l'impudenza, ma vorrei porle una domanda molto personale.

Ruperti       S'immagini, Dafne. Dica, senza problemi. Dafne È legato a qualcuna?

Ruperti       No, nessuna.

Dafne Com'è possibile? Un uomo, così uomo, come lei.

Ruperti (Torna angustiato) Le vicissitudini della vita. (Si alza, muovendosi un po'qui, un po'là) Non sempre si ha ciò che si vorrebbe. E nel ca­so dei sentimenti, spesso il raccolto non corrisponde alla semina. Ep­pure io non sono restio ad amare. Ma i giochi del cuore sono impre­vedibili e una persona può essere castigata dall'amore.

Dafne Un uomo così... così interessante come lei.

Ruperti (Sempre più corrucciato) Eh, sì per esempio, l'ultima mia storia. Sono pochi mesi che ho lasciato una donna. Carina, intelligente, direi abba­stanza affettuosa. Solo che ho cominciato ad avere degli strani presen­timenti quando eravamo in presenza di altre donne. Non so... un suo modo di fare... un comportamento bizzarro... insomma, un bel giorno ho capito, finalmente. Le piacevano le donne, capisce? (Dafne è a bocca aperta, esterrefatta) Preferiva le donne a me. Le pare una cosa sensata? (Dafne fa vigorosi cenni di diniego con il capo) E questa è la più recente. (Ormai sta diventando logorroico) E quell'altra che tutti i sabati sera voleva andare in discoteca?

Angie Anch'io vado in discoteca.

Ruperti Ma tu sei una ragazza. Lei aveva trentasette anni. Cascasse il mondo, o-gni sabato in discoteca. Se lo immagina, Dafne, io, un commissario, che mi dimeno in pista (Fa un movimento di ballo), come un ragaz­zino. Capisce? (Le successive battute tra madre e figlia avverranno a voce più bassa, mentre Ruperti, preso dalla sua verbosità, non si accorgerà di nulla. Quando non parleranno, le due donne tor­neranno a seguire il commissario )

Dafne Già. Angie vai a prendere la foto di Vera, quella del mare.

Angie Quella dove il suo due pezzi è mini, mini?

Ruperti (Continuando a muoversi) E quando queste relazioni finiscono, so­no batoste per il cuore. Si soffre perché si spezza un ramo dell'albero dell'amore.

Dafne Sì, quella dove il costume è praticamente invisibile.

Angie No, non ci vado.

Ruperti (E chi lo ferma più) E a furia di rompere rami resta il tronco, freddo, arido, nudo. Solo il tronco e nulla più. Si corre il rischio di diventare incapaci di amare.

Dafne (Tra i denti) Se non vai a prendere la foto, questa notte ti taglio i capelli a zero.

Angie Bene, tanto vanno di moda.

Ruperti       (Più che mai abbacchiato) Forse sono stato sfortunato; forse occor­re saperselo meritare l'amore. Forse.

Dafne (C.s.) O mi porti la fotografia o ti do un pugno sul naso.

Angie Lenta come sei, non ci riuscirai mai.

Ruperti       (È come se si rivolgesse all'infinito) Perché l'amore fugge via, senza sosta? Perché l'amore non abita qui?

Dafne (C.s.) Vai a prendere quella foto altrimenti do fuoco alla tua agenda.

Angie Subito, mamma. (Esce)

Ruperti        Perché l'amore non ascolta il grido di un uomo che sa amare? (Gra­zie al cielo, ha finito)

Dafne (E lo dice in quel modo particolare, tidto e soltanto femminile) Io ho altre due figlie.

Ruperti        (Finalmente si volta verso di lei) Ali, sì?

Dafne Vera, la maggiore, ha quasi trentanni. Purtroppo anche lei è stata colpita dalla sfortuna e pochi mesi fa ha perso tragicamente il suo fidan­zato. (Ruperti si siede, interessato) Ha sofferto molto.

Ruperti        Mi dispiace. E ora?

Dafne Niente. Da alcuni giorni ha conosciuto un tale, un tipo strano, che non fa per lei. Mi sembra uno dell'altro mondo.

Ruperti       Uno zombie?

Dafne No. Per me non è dei nostri.

Ruperti       Un extracomunitario?

Dafne Di più... un extraterrestre.

Angie (Entrando) Ecco, mamma. (Le consegna la fotografia e si siede, tornando immediatamente a fissare il commissario)

Dafne (Passando la fotografia a Ruperti) Questa è Vera.

(Ruperti prende la foto e poi blocca, affascinato, gli occhi su di es­sa. Dafne lo osserva con espressione birichina.)

Ruperti       (Una sola parola esce dalla sua bocca) Però.

Dafne Come le dicevo, anche Vera fa parte della congrega degli sfortunati.

(Ruperti continua a fissare la fotografia) Carina, romantica, brava, ma sfortunata.

Ruperti        (Una seconda e unica parola gli sfugge dalle labbra) Però. Dafne Lina ragazza d'oro. Una donna da amare.

Ruperti       (Non alza lo sguardo. Una terza parola gli esce, come un soffio) Però.

(Da sinistra entra Cesare. È vestito da donna:parrucca, trucco, gon­na, calze scure, scarpe con i tacchi. È strepitosamente femmina.)

Cesare Ciao a tutti.

Dafne Ciao.

Angie Ciao.

(Ruperti è ancora intento a fissare la fotografia. Dafne e Angie si alzano e vanno verso Cesare. Ruperti, come risvegliandosi, dà un'occhiata furtiva intorno a sé e poi, di scatto, mette la fotografia in tasca.)

Dafne Questo è il commissario Ruperti.

Angie (Entusiasta) Sì, è lui! (Ruperti si alza, si gira e vede Cesare)

Cesare Buonasera.

Ruperti       Buonasera, signora.

Dafne Commissario, Cesare, mio marito.

Ruperti        (È allibito, ma contemporaneamente cerca di non farlo capire. Dando la mano a Cesare) Piacere, signor Cesare.

Cesare        II piacere è mio.

Dafne Tutto bene, caro?

Cesare Oh, sì. E qui?

Angie Benissimo, papà.Ti rendi conto che in casa nostra c'è il commissario Ruperti, il vero commissario Ruperti.

Cesare È un grande onore, commissario.Tutta la mia famiglia l'ammira.

Ruperti (Non osa far trapelare il suo disagio di fronte alla persona di Ce­sare) Grazie.

Cesare        E le mie lumache? (Si avvicina al contenitore) Dafne Brave, hanno fatto le brave.

Angie Papà, sai che il commissario mi ha fatto una dedica sulla mia agenda scolastica?

Ruperti (Mette la mano in tasca e guardando di sottecchi la fotografa di Vera) Però.

Cesare È fantastico, Angie. (Osserva le lumache)

Dafne (Sorridendo) Il commissario pensava che le mangiassimo.

Cesare Le mie lumache?

Ruperti       Sa, a me piacciono.

Cesare No, queste non si mangiano. (Sorridendo) Piuttosto si mangiano il gatto e il canarino.

Dafne (Scandalizzata) Cico 2°?! mai!

Cesare (Al commissario) Sto cercando di ottenere il latte.

Ruperti Da chi?

Cesare Ma dalle lumache.

Ruperti (Sbigottito) Latte di lumaca?

Cesare Esatto. Latte di lumaca.

Ruperti (Che non capisce) Capisco. (Vuole cambiare discorso) Ah, signor

Cesare, mi scusi, ma si ricordi di scaricare la doppietta.

Cesare (Allarmato) Era carica?

Ruperti C'era un colpo. Fortunatamente l'ho sparato in cielo.

Cesare (Guarda le donne) Mi dispiace tanto.

Dafne Oh, caro, lo sai che noi quattro nemmeno sfioriamo il tuo fucile.

Ruperti Io dovrei andare.

Dafne Così presto?

Angie Perché ci fa questo?

Ruperti II dovere mi attende. Grazie di tutto; sono molto contento di avervi conosciute.

Dafne Si figuri noi.

Angie (Melodrammatica) Questa casa non sarà mai più come prima.

(I quattro si salutano e Ruperti, mentre sta varcando la soglia, mette la mano in tasca, guarda di soppiatto la fotografia, proferen­do un'unica parola.)

Ruperti       Però.

Cesare (Sedendosi sul divano) Sono stanco.

Angie (Avvicinandosi al tavolo dov'è rimasta l'agenda) Questa ormai è un'agenda tutta d'oro. (Si siede al solito posto e apre l'agenda, rima­nendo abbagliata dalla pagina della dedica)

Dafne (Sedendosi accanto al marito. Entrambi a voce più bassa) Com'è andata?

Cesare        Tutto regolare. L'ho seguita sino all'abitazione della sorella. Più tardi sono andate in centro. Qualche acquisto e poi è tornata a casa.

Da/ne Ugo dovrebbe star tranquillo.

Cesare        Finora, niente di strano. Cara, perché il commissario Ruperti era in ca­sa, no...

(Viene interrotto dall'entrata di Mimi. È ima furia, e dire imbe­stialita è poco. Logicamente è in tenuta ginnica e, fatti pochi pas­si, sbatte violentemente sul pavimento l'enorme borsone da spor­tiva.)

Mimi Sono nera come una biscia africana!

Angie Hai perso, come al solito.

Mimi Tu, taci!

Cesare (Francescano) Nello sport si perde e si vince.

Angie Ma lei perde sempre.

Mimi (Ad Angie) Taci! (Dà un tremendo calcione alla propria borsa) Sono nera come la peste nera!

Dafne Su, Mimi, vincerai la prossima volta.

Angie Sì, quando Vera si sposerà.

Alimi Ti ho detto di tacere! (Grugnisce) Sono nera come una pantera nera!

Cesare        Avete giocato così male?

Mimi Non è per la partita, ma per quel deficiente di Stefano! (Affibbia un altro potente calcio alla borsa) Sono nera come il corsaro nero!

Cesare        Chi è questo Stefano?

Angie È da tre settimane che sta con Mimi.

Mimi Se non chiudi la bocca, il prossimo calcio lo do a te!

Dafne E allora, Mimi?

Mimi Finita la partita, dirigenti, giocatrici, amici e amiche, siamo andati in un locale a festeggiare due compleanni. E così, dopo un po', in un an­golo poco illuminato, cosa ti vedo? (Grugnisce nuovamente e pic­chia un pugno sul tavolo)

Angie Se lo rompi, lo paghi.

Mimi Taci! Quando ci penso. (Bofonchia) C'era Stefano seduto accanto a quella cretina di Sabrina. Cesare Una giocatrice?

Mimi No, una rompiscatole.

Dafne Beh, erano seduti, vicini, amichevolmente. Non vedo il problema.

Mimi  mamma.Alzati per piacere. (Dafne si alza, dando le spalle all'entrata. Mimi si siede) Io faccio Stefano e tu, papà, sei Sabrina. Mamma, guarda bene.

Cesare        Cosa devo fare?

Mimi Niente. Girati un poco verso di me.Al resto ci penso io.

(Mimi si gira verso il padre, gli mette una mano sulla gamba, un po'tanto sopra il ginocchio; con l'altro braccio circonda le spalle di Cesare e poi avvicina la bocca a quella eli lui: le labbra quasi si sfiorano. In quel momento, entrano da sinistra Vera e Tutù. Vera si blocca, tentando di nascondere la scena a Tutù, mentre Angie, l'u­nica che li vede, fa un segno circolare con il dito, invitando Vera a ripassare più tardi.Vera spinge fuori Tutù ed entrambi spariscono.)

Mimi (Spostando solo la bocca) E secondo te, mamma, tutto questo è amichevole? La vedi la mia mano dov'è? E tieni presente che Sabrina por­tava una minigonna vertiginosa. E le sue labbra erano incollate a quel­le di Stefano. (Si rimette diritta e quindi si alza di scatto, scalpitan­do nella sala)

Dafne (Risiedendosi) Effettivamente la situazione può far sorgere qualche ... sospetto.

Mimi (Grintosissima) Sospetto?! Qua, mi arriva! (Fa segno alla propria spalla) Qua!

Cesare Sabrina?

Mimi No, Stefano! Un nanerottolo di Biancaneve! E questa sera viene a prendermi! (Grugnisce) E lo sistemerò io!

Dafne Mimi, cosa gli farai?

Mimi Esco e lo faccio scendere dalla macchina, e poi gli mollo un pugno sulla testa, così! (Fa la scena, calando, dall'alto verso il basso, un fendente)

Cesare Brava!

Dafne Oh!

Mimi E lo accorcio di qualche centimetro!

Angie (Contenta) Com'è successo al fidanzato di Vera.

Dafne (Titubante) E poi?

Mimi Lo spedisco da Sabrina e così il discorso è chiuso per sempre.

Angie A che ora passa?

Mimi Alle nove e un quarto. Perché?

Angie È una scena che non voglio perdere. Sarò là, dietro la siepe.

Mimi Fa come vuoi.

Dafne Non sarebbe meglio chiudere in un modo più civile?

Mimi E ringrazi il cielo che il pugno non glielo mollo in un altro posto!

Dafne (Scandalizzata) Mimi!

Cesare Sono con te, Mimi.

Dafne Non ti sembra di esagerare?

Cesare Eh, no. Se tu fossi stata al suo posto, e io fossi là, con un'altra, così? (Si mette nella medesima posizione di Mimi e bacia la moglie. Entrano nuovamente Vera e Tutù. Come prima, Vera si blocca e, mentre Angie rifa il gesto precedente, spinge ancora fuori Tutù. Mimi, sempre più infuriata, dà un'occhiata ai genitori badanti, poi rifila un altro cal-cione alla sua borsa e quindi la solleva. Dafne scosta le labbra.)

Dafne C'è la piccola, Cesare.

Mimi Eh, sì, «la piccola». Sapete com'è chiamata «la piccola»? «La scaricatrice».

Dafne (Ricomponendosi) Di porto?

Mimi No. Di ragazzi. (Esce repentinamente a destra)

Dafne (Alquanto sorpresa) La scaricatrice di ragazzi?

Cesare Angie, forse è meglio che ti spieghi.

Angie È semplice: più di un paio di mesi con lo stesso ragazzo non ci sto. E quindi lo scarico.

Dafne E... e come mai?

Angie Boli? sarò anch'io sfortunata. Mi capitano sempre gli stupidi. Guarda l'ultimo, più che parlare della rossa non fa.

Dafne Beh, devo ammettere che Giorgia è carina. Capisco che...

Angie No, mamma, la rossa di Maranello.

Dafne Ali no, questa ragazza non la conosco.

Cesare        Cara, la rossa di Maranello è la Ferrari, la macchina.

Dafne Oh.

Angie Capisci, mamma. E figurati che oggi è addirittura in pole position. Questa sera sarà un'ossessione. Ah, ma io cambio programma, sì, in di­scoteca, così lui parla e io non lo sento.

(Va al telefono, mentre Cesare si alza, avvicinandosi al contenitore e osservando le lumache.) Dafne Cesare, non è ora di cambiarti?

Cesare Sai, mi trovo bene in questi panni.

Dafne Io ti preferisco vestita da maschio.

(Da qui sino al termine della terza parte, il ritmo delle battute do­vrà essere incalzante, oserei dire travolgente, in modo che il pub­blico dovrà restare annichilito e in apnea continua.)

Angie Pronto! pronto!

(Entrano Vera e Tutù.)

Tutù Buonasera, signora.

Dafne Buonasera,Tutù.

Angie Buonasera, sono io, Angie.

Cesare (Guardando Tutù) Buonasera. (Ritorna alle sue lumache)

Tutù (Direiproprio sorpreso) Buona... sera...

Vera Papà è vestito... così, per un gioco.

Angie Sto benissimo, signora. Cercavo Rudy.

Tutù Ah, un gioco.

Dafne Sì, mio marito è un po' zuzzerellone.

Cesare (Sipuò dire: un pochettino arrabbiato?) Ma quando vi decidete a fa­re il latte?

Angie (Spazientita) Sì, tutto bene, tutto bene! Me lo passa, però?

Vera Mamma,Tutù può rimanere a cena?

Dafne Certamente.

Cesare (Alla lumaca che tiene in mano) Camilla, tu sei la migliore, non puoi tradirmi. Forza!

Angie Non mi interessa se sta guardando «Oggi motori»! O viene al telefono subito o lo scarico subito!

Dafne (A Tutù) Preferisce qualcosa in particolare?

Tutù Grazie, ma non credo che lei conosca i miei piatti preferiti.

Cesare (Dopo aver riposto la lumaca, con il viso vicinissimo al con­tenitore) Voglio provare il vostro latte! Lo capite? Non deludetemi, ca­re piccole mie.

Vera Mamma,Tutù è abituato a un mangiare un po'... strano.

Angie Ti sei deciso, finalmente! No, non più alle nove!

Cesare E se non vedo il latte, sapete cosa vi faccio? Alla bourguignonne, vi faccio alla borguignonne.

(Alcune lumache, terrorizzate, in una frazione di secondo scom­paiono nel proprio guscio. Le altre restano agghiacciate, e sgomen­te fissano con gli occhi sbarrati il cattivo Cesare.)

Dafne Le piace il risotto giallo?

Angie Perché devo vedere una cosa. E poi il programma è cambiato!

Vera Tutù prova tutto.

Cesare        Scherzavo, piccole mie; non vi farei mai del male. (Alcune riescono dal guscio, altre tornano a sorridere) Su, che la vita è bella.

Angie Si va in discoteca! Come chi? io l'ho deciso!

Cesare (Voltandosi e notando Tutù un poco sbigottito) Tutto bene,Tutù?

Tutù Sì...

Dafne (Alzandosi) Si accomodi,Tutù.

Cesare (Si accorge, meravigliato, della mancanza del canarino) Dov'è Rambo XV?

Angie Alle dieci! e non un minuto prima!

Dafne Fuori.

Cesare (Sempre più sorpreso) Fuori? (Guarda l'ora) Alle sette di una sera di fine settembre è ancora fuori. Ma rischia una ricaduta.

Angie Cosa?! Me ne frego!

Vera (Mentre si siede con Tutù sul divano) Vuoi un aperitivo?

Cesare Bisogna portarlo subito in casa!

Tutù Se è una cosa buona, sì.

Dafne (A Vera) Faccio io. (Tutù bisbiglia all'orecchio di Vera)

Angie Alle dieci! Ciao! (Sbatte giù la cornetta) Tempo una settimana e quello lo scarico!

Vera Papà,Tutù mi ha chiesto perché vuoi il latte di lumaca?

Cesare Dopo. Adesso devo ritirare Rambo XV prima che gli torni il mal di gola.

(Dafne si avvia a destra; Cesare a sinistra;Angie inveisce verso il telefo-no;Vera fissa dolcemente Tutù che non sa più chi e cosa guardare.)


FRAMMENTO

Il giorno successivo. Domenica. Sono le le 17.38. Ancora di sottofondo la musica di Bob Marley. Si staglia mirabilmente, nella sala deserta, la splendida figura di Rambo XV che, in piena forma, sta cantando a squarciagola il motivo del no­stro Bob. Dopo parecchi secondi di questo gradevolissimo intrattenimento, entra da destra Dafne. Ricordarsi sempre di come Dafne accompagni con il corpo la musica reggae.

Dafne (A Rambo XV) È stupendo il reggae. Piace anche a te, vero?

Rambo XV (È completamente guarito e finalmente si ode la sua vera voce: una vocino dolcissima, delicatissima) Orecchiabile, sì, molto orec­chiabile.

Dafne Pensa quanti altri brani meravigliosi Bob avrebbe scritto, se la morte non l'avesse colto nel fiore della gioventù. Rambo XV  E chi lo sa? Magari facevano schifo. Dafne Perché la morte strappa i fiori migliori?

Rambo XV   La morte è cieca, ma io spero che apra almeno un occhio per me. Dafne Sei proprio guarito, caro Rambo XV

Rambo XV Sto veramente bene. Sento pienamente la potenza del mio fisico be­stiale.

(Angie entra da sinistra. Ha in braccio un enorme orso pupazzo, cdto come lei. Si può dire che è alquanto scocciata.) Rambo XV  Oh, no, un altro animale.

Angie (Mentre la mamma la fissa muta e meravigliata) È un regalo.

Dafne Quello della Ferrari?

Angie No.

Dafne Un altro?

Angie (Sbuffa) Sì.

Dafne Uno a cui piaci?

Angie (Rassegnata) Eh, sì.

Rambo XV   Che scemo.

Dafne (Accarezzando il pupazzo) Ehm... carino, però.

Angie Ma dai, mamma, ti sembra il dono da fare a una come me. Ho diciotto anni.

Dafne Sarà di moda.

Angie Vedi che tipi mi capitano. Non potevo non accettarlo.

Dafne E già.

Rambo XV  Sarà un tizio stracolmo di turbe psichiche infantili.

Dafne Lo porti in camera tua.

Angie Cosa? nemmeno se mi torturassero.

Dafne Beh... non puoi buttarlo via.

Angie In camera mia, no.

Dafne E dove lo mettiamo?

Angie Sul tuo letto matrimoniale.

Rambo XV  Sì, cosi Cesare prende il fucile e lo impallina.

Dafne Ma cosa dici?

Angie Non so che farne.

Dafne Per ora mettilo sul divano, poi ci penseremo.

Angie (Mentre fa sedere l'orso sid divano) Ma tu guarda... cosa ho addosso, io? una sostanza che attira gli imbecilli?

Dafne (Guardando il pupazzo comodamente seduto) Però, non sta male.

Angie (Facendo spallucce) Per me, può rimanere lì per l'eternità.

Rambo XV   Portalo in giardino cosi spaventa le lucertole.

Dafne Papà, da giovane, mi regalava i fiori.

Angie Una volta, mamma. Mah... forse imo psichiatra spiegherebbe tutto questo.

Dafne Ehm... ecco... dammi una mano in cucina.

Angie Se proprio devo...

(Le due donne escono. Quasi subito entra da sinistra Texas. Va a se­dersi sul divano, accanto all'orso. Rimane qualche secondo a fissa­re davanti a sé.)

Rambo XV  Che bella coppia!

Texas (Guardando l'orso) Ciao, amico. (Pausa) Ti va di starmi a sentire? (Pausa) Lo sai, dicono che ho cominciato dopo che era finita quella storia. Non è vero. Io ho sempre bevuto un bicchiere e mezzo a pa­sto. (Lo guarda) Tu mi sembri uno che non beve. Mi sa che sei aste­mio. (Pausa) Mi è sempre piaciuto il vino, però mai fuori dai pasti. Sino a quel giorno. (Lunga pausa. Il suo viso riflette la gioia di tem­pi migliori) Come stavo bene con lei. Sai, come quando hai la sensa­zione che tutto ciò che ti circonda sia di colore rosa. L'avrai provato anche tu. (Pausa) Io volavo con lei. Sì, volavo in un cielo che non era più cielo; tra nubi che non erano più nubi. (Pausa) Che occhi! Scuri, grandi, intensi. E in quegli occhi mi perdevo. Sì, mi dissolvevo total­mente. (Pausa) Forse era troppo per un uomo. E arrivò un giorno, quel giorno. (Pausa) Poche parole e puff, come un soffio, tutto cru­delmente finì. Mai più volai, mai più nuotai nei suoi occhi da lupa. (Pausa) Tu mi capisci. Io sento che tu sei un solitario come me. (Pausa) L'amore è la cosa più importante, anche quando non c'è. (Circonda con un braccio le spalle del pupazzo) Grazie, amico mio, per avermi ascoltato.

Rambo XV   (Commosso) Che storia malinconica, Texas. Quasi mi fai piangere.

(Entrano da sinistra Ugo e Cesare che si è travestito da calvo.) Ugo Sì, è finita la partita e ho appena portato a casa mio figlio.

Cesare        E ci siamo incontrati davanti a casa mia. Ciao,Texas. TexasCiao. Buonasera.

Ugo Buonasera. Che cosa mi racconti? (Vanno verso il centro della scena)

Cesare        Beh... che vuoi che ti dica? Ugo Di lei, dimmi di lei.

Cesare        L'ho seguita, come le altre volte. Ugo Senza farti notare?

(Texas volge di scatto il viso verso la parete di sinistra. Un'espres­sione di paura si dipinge sul suo volto.)

Cesare        Ma sì, non mi ha visto.

Ugo Quindi puoi...

Texas (Terrorizzato) Gli indiani! (Alzandosi di scatto) Gli indiani!

Ugo (Allibito) Che cosa?

Texas Al riparo! Dai, amico! (Abbranca il pupazzo)

Cesare        Oh, no...

Ugo Cesare!

Rambo XV   Ci risiamo,Texas.

Texas (Con l'orso, di volata verso ì due) Gli indiani! al riparo! (Li spinge

verso destra)

Ugo Ehi!,ma ...

Texas Nascondiamoci! presto!

Cesare (A Ugo) Fai quello che ti dice.

Texas (Li ha spinti oltre il lato destro del taro/o. Alette a terra il pupazzo.) Giù! (Dà nuovamente uno sguardo impaurito a sinistra) Giù! (Spinge giù Cesare e Ugo) Dietro questa roccia non ci vedranno.

Ugo Cesare!

Cesare (Abbassandosi) Giù, Ugo, giù.

Ugo Giù?

Cesare Si, giù.

Texas Giti!

Rambo XV  Giù! Tutti giù!

(La situazione è questa, partendo dal lato destro del tavolo e conti­nuando verso la parete di destra: sul pavimento c'è l'orso.poi Cesa­re e Ugo, entrambi piegati sulle gambe o inginocchiati e, più avan­ti, addirittura sdraiati; tra loro due, un pochettino più indietro. Texas che preme le mani sulle loro teste per tener/i abbassati. Texas è logicamente anche lui piegato, in modo che tutti siano nascosti dal tavolo agli occhi degli ipotetici indiani che Texas vede tra la porta d'ingresso e il proscenio. Il tono della voce di Texas sarà bas­so. Cesare e Ugo parlerano solamente tra di loro e sottovoce.)

Cesare Non preoccuparti, Ugo.

Ugo Ma che indiani sono?

Cesare        L'ultima volta erano Piedi Neri.

Texas (Che guarda a sinistra, sollevando caldamente la testa oltre il bordo del tavolo) Sono dipinti con i colori di guerra.

Ugo Sono pericolosi?

Cesare Sì, sono sul piede di guerra.

Texas (C.s.) Apache.

Cesare Apache.

Ugo Scotennano?

Cesare         Fanno solo quello.

Ugo Beato te che sei calvo.

(Entrano da sinistra Vera e Tutù. Un velo di mestizia copre il bel volto di Vera. Vanno alla finestra aperta.)

Tutù È cosi,Vera.

Vera Hai proprio deciso?

Tutù Non posso farne a meno.

Texas (C.s.) Sembrano Apache Mescaleros.

Cesare Mescaleros.

Ugo E allora?

Cesare Sono gli Apache più cattivi.

Vera Portami con te.

Tutù È impossibile. Il mio non è un viaggio come lo intendi tu.

Rambo XV Questa è la scena dell'addio.

Vera Non ti piaccio?

Tutù Io non posso innamorarmi di nessuna.

Texas (C.s., poi abbassandosi di colpo e premendo ancora di più sulle po­vere teste dei due) Giù! Frecce!

Vera Dimmi chi sei?

Cesare        Forse ci hanno visti.

Rambo XV  Dai, rispondi. Chi sei?

Ugo Sarebbe terribile.

Tutù Vera, io vengo dal futuro. Dal 4120. (Vera lo fissa in silenzio) Io sono un viaggiatore del tempo.

Rambo XV  Fantascientifico!

Vera Perché sei arrivato qui?

Texas (Che sta guardando la parete di destra come se ci fosse conficcata una freccia) No, non sono frecce dei Mescaleros. Cesare Non sono Mescaleros.

Ugo Allora siamo fortunati.

Tutù Fra più di mille anni tutta la terra sarà sconvolta da qualcosa di terrificante. Non resterà quasi nessuna traccia del passato. Texas (C.s.) Non c'è dubbio, sono frecce degli indiani Comanche.

Cesare         Comanche... Ugo Pacifici?

Tutù Nella mia epoca siamo in grado di tornare indietro nel tempo. Io sono un componente del gruppo degli «osservatori». Andiamo a scoprire come vivevano i nostri antenati.

Texas È la tribù più feroce.

Cesare Che sfortuna.

Ugo Speriamo nell'arrivo dei «nostri».

Tutù In me ci sono dei congegni che registrano ogni attimo che vivo in un'altra epoca. Non posso cambiare il passato. Se lo facessi, sarei eli­minato immediatamente. (Vera guarda fuori)

Rambo XV   Questa si che è una bella storia.

Texas Fermi e silenzio assoluto. Stanno passando qua sotto. (I due obbediscono)

Vera Quel bagliore che vidi otto giorni fa, là, nel parco, eri tu?

Tutù Sì. E fra poco lo vedrai ancora.

Texas (Lentamente sporge gli occhi oltre il tavolo. Di scatto si nasconde) Ce ne sono ancora. Ssssstt.

Cesare Ssssstt.

Ugo Ssssstt.

Vera (Si volta, fissando Tutù) Addio, allora.

Tutù (Le dà una carezza) Questo è il mio ricordo.

Vera (Commossa) Grazie.

Texas (C.s.) Gli ultimi tre.

Cesare Tre.

Ugo Tre.

Tutù E quando guarderai le stelle, io sarò la più lontana. Salutami la tua sim­patica famiglia.

Vera (C.s.) Sì.

Tutù Addio, Vera.

Vera (C.s.) È stato bello.Tutù.

Rambo XV (Anche lui commosso) Addio,Tutù.

(Tutù esce, Vera rimane alla finestra a guardare fuori.)

Texas (Alza il capo, guardingo) Se ne sono andati. Siamo salvi.

Cesare Siamo salvi.

Ugo (Dopo un lungo sospiro) Ci è andata bene.

Texas (Si rialza, prendendo il pupazzo) Su, amico, il pericolo è passato.

(Torna, con l'orso, a sedersi sul divano) Dafne (Entra e vede Texas seduto e i due ancora sdraiati) Gli indiani, caro?

Cesare (Mentre si rialza insieme a Ugo) Gli indiani, cara.

Ugo Mamma mia, che avventura. Mi sento, non so, tutto scombussolato. Torno subito a casa. (A Cesare) Mia moglie, oggi?

Cesare        Tutto bene, Ugo. Vai tranquillo. Ciao.

Ugo Ciao. Arrivederci, Dafne.

Dafne Arrivederci.

(Ugo passa dinnanzi a Texas che, come al solito, ha lo sguardo fis­so in avanti. Ugo gli fa un leggero cenno di saluto, completamente ignorato da Texas, dà un'occhiata a Vera alla finestra, poi esce. Ce­sare osserva l'amico con un'espressione pensierosa. Dafne coglie subito l'atteggiamento del marito.)

Dafne C'è qualcosa che non va?

Cesare È che non va bene... per Ugo. (Dafne tace) Sua moglie, oggi, era con un altro.

Dafn e Mi dispiace... tanto...

Cesare E come faccio a dirglielo? (Secondi di silenzio assoluto, poi squilla il telefono)

Dafne Rispondo io. Tu porta il vino a Texas.

(Mentre Cesare esce e Dafne va all'apparecchio, un balenio solca il cielo.)

Dafne Pronto... oh, buonasera... grazie, com'è gentile... sì... sì, è qui... un attimo... (Copre con la mano la cornetta) Vera. (Vera non si muove) Vera. (Vera guarda la madre) È il commissario Ruperti. Vuole te.

(Un lieve sorriso increspa il volto delicato di Vera. Si stacca dalla finestra e, sem­pre con quel tenue sorriso, compie un passo verso il telefono, quindi un secondo passo. A questo punto, buio totale. La musica reggae, che non era mai cessata, sa­le di tono e la voce di Bob Marley, che canta «No woman no cry», riempie ogni anfratto del teatro. Dopo quattordici secondi, il sipario inizia a chiudersi, ponen­do, purtroppo, termine a questa commedia che si vorrebbe non finisse mai.)

FINE


POSTFAZIONE

A completamento dell'opera che avete letto con passione, con attenzione e con giocondità, vi espongo, brevemente, tre cosucce:

1) A voi sembrerà incredibile, ma tutti i personaggi della commedia sono reali, nel senso che sono persone esistite, esistenti, che esisteranno. Vi assicuro che ogni riferimento è voluto, cercato e categorico.

2) Il commissario Ruperti mi ha tassativamente proibito di utilizzare una bellissima frase da lui proferita nella commedia. Mi ha detto che è sua e che solo lui può autorizzarne l'uso. «Perché l'amore non è un gioco? Ma se fosse un gioco sareb­be amore?». Stupefacenti parole! È un vero peccato, poiché locuzioni di così alto livello filosofico non si sentono molto facilmente. E ho dovuta toglierla, con grande rammarico, ma obbediente ai voleri di chi l'ha ideata. Cosa non si fa in nome dell'amicizia. Ah, a proposito, sempre per l'amicizia che mi lega al com­missario Ruperti, mi sono arreso e così gli pago io tutto il vino che imbottiglia­mo e che lui beve ogni anno. E sapeste quanto gli piace bere (fuori servizio, s'in­tende).

3) Io mi auguro che tutti voi abbiate captato il profondo significato del sorriso fi­nale di Vera. Un segno di speranza, nonostante gli struggimenti del cuore, un se­gno di fiducia in questa irripetibile avventura che è la vita. Che ogni vostra sto­ria d'amore sia piena di questa speranza e di questa fiducia.

Ivano Bertoletti