L’amore medico

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NOTA

Il teatro di Molière è qui presentato nella traduzione di Luigi Lunari, che per la BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) ne sta traducendo l’opera omnia.

I testi sono qui pubblicati senza presentazioni o note: gli interessati possono comunque risalire – almeno per i titoli più noti – ai singoli volumetti pubblicati nella BUR, e per vari titoli minori al volume antologico  “Molière – Commedie”, sempre a cura di Luigi Lunari, nella collana “radiciBUR”.

Le traduzioni sono condotte su testi originali  in tutta fedeltà filologica;  ma di alcuni di essi esistono anche versioni e adattamenti – sempre ad opera del sottoscritto Luigi Lunari –  in occasione di particolari allestimenti, con interventi drammaturigici e aggiunte di canzoni (come ad esempio per Il Borghese Gentiluomo e per Le Furberie di Scapino). Queste rielaborazioni – ove interessino – si possono leggere chiedendone i testi a Luigi Lunari, tel. 039.883177 o via e-mail luigi.lunari@libero.it


M O L I E R E

L’AMORE MEDICO

COMMEDIA

Traduzione di Luigi Lunari

Copyright  Luigi Lunari Via Volturno 80  20047 Brugherio (MB)

Tel. +39.039.883177    e.mail   luigi.lunari@libero.it


AL LETTORE

Questo non è che un semplice abbozzo, una piccola improvvisazione di

cui il Re ha voluto compiacersi. È la commedia più affrettata di tutte

quelle che Sua Maestà mi ha comandato, e quando dirò che essa è stata

proposta, scritta, provata e rappresentata in cinque giorni, non avrò fatto

che dire il vero. Non è certo necessario avvertirvi che vi sono in essa molti

effetti che dipendono dall’azione sulla scena: si sa bene che le commedie

sono fatte soltanto per essere recitate, e io queste posso consigliare

di leggerle solo alle persone che posseggono occhi per scoprire nella lettura

tutto il gioco del teatro; quello che posso dirvi è che sarebbe auspicabile

che le commedie di questa sorta potessero sempre essere mostrate

al pubblico con gli ornamenti che le accompagnano presso il Re.Voi

le vedreste allora in una condizione molto più tollerabile, poiché le arie

e le sinfonie dell’impareggiabile signor Lulli, unite alle bellezza delle voci

e all’abilità dei danzatori, senza dubbio danno loro un fascino al quale

poi faticano infinitamente a rinunciare.


PERSONAGGI DEL PROLOGO

LA COMMEDIA

LA MUSICA

IL BALLETTO

PERSONAGGI DELLA COMMEDIA

SGANARELLO, padre di Lucinda

LUCINDA, figlia di Sganarello

CLITANDRO, innamorato di Lucinda

AMINTA, vicina di Sganarello

LUCREZIA, nipote di Sganarello

LISETTA, servetta di Lucinda

IL SIGNOR GUGLIELMO, commerciante tappezziere

IL SIGNOR JOSSE, orefice

IL SIGNOR TOMÈS

IL SIGNOR DES FONANDRÈS

IL SIGNOR MACROTON } Medici2

IL SIGNOR BAHYS

IL SIGNOR FILERIN

UN NOTAIO

CHAMPAGNE, valletto di Sganarello

PERSONAGGI DEL BALLETTO

PRIMA ENTRÉE

CHAMPAGNE, e QUATTRO MEDICI

SECONDA ENTRÉE

UN CIARLATANO,TRIVELLINI E SCARAMUCCI

TERZA ENTRÉE

LA COMMEDIA, LA MUSICA, IL BALLETTO, GIOCHI, RISA, PIACERI

La scena è a Parigi in una sala in casa di Sganarello


PROLOGO

LA COMMEDIA, LA MUSICA E IL BALLETTO

LA COMMEDIA

Lasciamo, lasciamo la nostra vana discussione,

Non contestiamoci l’uno all’altro i reciproci talenti,

E una gloria più bella

Perseguiamo quest’oggi:

Uniamoci tutti e tre con ardore profondo,

Per dare piacere al più gran re del mondo.

TUTTI E TRE

Uniamoci tutti...

LA COMMEDIA

Dei suoi travagli, maggiori di quanto non si possa credere,

Egli di tanto in tanto vien tra noi a rilassarsi:

Vi è forse gloria più grande,

Vi è forse felicità più dolce?

Uniamoci tutti e tre...

TUTTI E TRE

Uniamoci tutti...


ATTO I

I – SGANARELLO,AMINTA, LUCREZIA, IL SIGNOR GUGLIELMO, IL SIGNOR JOSSE

SGANARELLO Ah, che strana cosa che è la vita! E come davvero posso

dire, con quel grande filosofo dell’antichità, che chi ha terra ha guerra,

e che una disgrazia tira l’altra! Avevo una moglie sola, e mi è morta.

IL SIGNOR GUGLIELMO E quante ne volevate avere?

SGANARELLO È proprio morta, signor amico mio.E io sento molto questa

perdita, e ogni volta che mi viene in mente mi metto a piangere. Io

non è che fossi molto soddisfatto della sua condotta, e quasi sempre

non facevamo che litigare; ma alla fin fine, la morte sistema tutte le cose.

Mia moglie è morta: e io la piango. Se fosse viva, saremmo qui a

litigare. Di tutti i figli che Dio mi aveva dato, non mi ha lasciato che

una figlia, e questa figlia è tutta la mia pena. Perché la vedo sempre in

una malinconia che non ce n’è di più triste al mondo, in una tristezza

spaventosa, dalla quale non c’è modo di liberarla, e di cui non saprei

neanche dire la causa. Io, per quel che mi riguarda, ci perdo la testa, e

avrei bisogno di un buon consiglio in materia.Voi siete mia nipote; voi,

la mia vicina; e voi, miei compari e amici miei: vi prego di consigliarmi

su che cosa devo fare.

IL SIGNOR JOSSE Per me, io son convinto che i vestiti e i gioielli son le

cose che più fan felici le ragazze; e fossi io al vostro posto, le comprerei

oggi stesso una bella parure di diamanti, o di rubini, o di smeraldi.

IL SIGNOR GUGLIELMO E io, se fossi al vostro posto, le comprerei una

bella tappezzeria tutta a fiori, o a personaggi, e gliela farei mettere in

camera sua, per tenerle allegri lo spirito e gli occhi.

AMINTA Per me, io non farei tante storie; e penserei invece a farla sposare,

e il più presto possibile, con quella persona che, stando ai si dice,

ve l’ha fatta chiedere qualche tempo fa.

LUCREZIA E io credo invece che vostra figlia non sia ancora pronta per

il matrimonio. È di complessione troppo delicata e troppo poco robusta,

e sarebbe come volerla mandare subito all’altro mondo, farle

correre il rischio, così com’è, di farle fare dei figli. Lei non è proprio atta

per il mondo, e il mio consiglio è quello di metterla in un convento,

dove potrà trovare dei passatempi che si addicono meglio al suo carattere.

SGANARELLO Tutti questi consigli sono senz’altro preziosi; ma io ho l’idea

che siano un poco interessati, e che tutti voi mi consigliate molto

bene a vostro vantaggio.Voi fate l’orefice, signor Josse, e il vostro consiglio

sa di uno che ha voglia di disfarsi della sua mercanzia.Voi vendete

tappezzerie, signor Guglielmo, e mi avete l’aria di avere una qualche

partita di stoffa che vi pesa.Voi, mia vicina, siete innamorata di un

uomo che, stando ai si dice, manifesta qualche inclinazione per mia figlia,

e non vi dispiacerebbe affatto vederla moglie di un altro. E quanto

a voi, mia cara nipote, non è affatto mia intenzione sposare mia figlia

col primo che passa, e per questo ho le mie buone ragioni; ma il

consiglio che mi date, di farla suora, sembra quello di una donna che,

tutta piena di carità cristiana, spera magari di essere la mia erede universale.

E così, signore e signori, anche se i vostri sono i migliori consigli

del mondo, non vi dispiacerà, spero, se non ne seguirò nessuno. Ecco

sistemati i miei consiglieri alla moda.

II – LUCINDA, SGANARELLO

SGANARELLO Ah, ecco mia figlia che fa due passi all’aria aperta! Non

mi ha visto; sospira; alza gli occhi al cielo. Dio ti assista! Buongiorno,

carina. E allora? Che cosa c’è? Come stai? Eh? Come? Sempre così triste

e malinconica, e non vuoi dirmi che cos’hai? Su, su, apri con me il

tuo cuoricino. Su, figliolina mia, dimmi, dimmi: di’ al tuo caro paparino

tutti i tuoi pensierini. Coraggio! Vuoi che ti dia un bacio? Toh! Io divento

matto a vederla sempre di questo umore. Ma dimmi un po’, vuoi

proprio farmi morire di dispiacere, a non dirmi neanche di dove ti viene

questo grande languore? Fammi sapere qual è la causa, e io ti prometto

che farò tutto il possibile per te. Sì, non devi far altro che dirmi

il motivo della tua tristezza; e io qui ti assicuro, e ti metto sotto giuramento

che non c’è niente che non farei per vederti soddisfatta: si può

dire di più? Forse sei gelosa di qualcuna delle tue compagne che ti

sembra più brava di te? O hai visto qualche nuova stoffa con cui avresti

voluto farti un vestito? No. Forse la tua camera non è arredata abbastanza

bene, e avresti voglia di un qualche armadietto della fiera di

San Lorenzo? Neanche questo. Hai voglia magari di imparare qualcosa, e vuoi che ti trovi un maestro che ti insegni a suonare il clavicembalo?

Nossignore.Ti sei innamorata, e hai voglia di sposarti? (Lucinda

gli fa segno che si tratta di questo)

III – LISETTA, SGANARELLO, LUCINDA

LISETTA E allora! Signore, avete appena parlato con vostra figlia. Siete

riuscito a scoprire la causa della sua malinconia?

SGANARELLO No. È una malandrina che sa solo farmi infuriare.

LISETTA Signore, lasciate fare a me, voglio provare a tastarla un poco.

SGANARELLO Non è il caso; visto che vuol essere di questo umore, la

mia opinione è di lasciarglielo.

LISETTA Lasciate fare a me, vi dico. Potrebbe darsi che con me si confidi

più liberamente che con voi. Come, signora, davvero non volete dirci

quel che avete, e tutti tormentate a questo modo? A me sembra che

sia molto male quello che fate, e che se avete qualche difficoltà a dichiararvi

a vostro padre, non dovreste averne alcuna a svelare a me il

vostro cuore. Ditemi dunque: desiderate qualcosa da vostro padre?

Lui ci ha detto più di una volta che non c’è niente che non farebbe pur

di contentarvi. Forse non vi dà tutta la libertà che voi potreste

desiderare, e le passeggiate e i regali non lusingano il vostro cuore?

Eh? Qualcuno vi ha causato qualche dispiacere? Eh? Avete per caso

una qualche segreta inclinazione, verso qualcuno col quale vorreste

che vostro padre vi maritasse? Ah, ho capito! Ecco di che si tratta.Ma

che diamine, perché tante storie? Signore, il segreto è svelato; e...

SGANARELLO (interrompendola) Via, figlia ingrata, non voglio più parlare

con te, e ti lascio nella tua ostinazione.

LUCINDA Padre mio, poiché volete che vi dica di che si tratta...

SGANARELLO Sì, smetto qui ogni affetto che avevo per te.

LISETTA Signore, la sua tristezza...

SGANARELLO È una sciagurata che vuol farmi morire.

LUCINDA Padre mio, io acconsento...

SGANARELLO Questa è la ricompensa per averti allevata come ho fatto.

LISETTA Ma, signore...

SGANARELLO No, sono spaventosamente in collera con lei.

LUCINDA Ma, padre mio...

SGANARELLO Non ti voglio più bene.

LISETTA Ma...

SGANARELLO È una malandrina.

LUCINDA Ma...

SGANARELLO Un’ingrata.

LISETTA Ma...

SGANARELLO Una sciagurata, che non vuol dirmi che cos’ha.

LISETTA Vuole un marito.

SGANARELLO (facendo finta di non sentire) Io la pianto qui.

LISETTA Un marito.

SGANARELLO La detesto.

LISETTA Un marito.

SGANARELLO La rinnego come figlia.

LISETTA Un marito.

SGANARELLO Non parlatemi più di lei.

LISETTA Un marito.

SGANARELLO Non parlatemene più.

LISETTA Un marito.

SGANARELLO Non parlatemene più.

LISETTA Un marito, un marito, un marito. (È uscito Sganarello)

IV – LISETTA, LUCINDA

LISETTA È proprio vero quel che si dice: che non c’è peggior sordo di

chi non vuol sentire.

LUCINDA E allora, Lisetta! Avevo proprio torto a nascondere il mio dispiacere,

e davvero sarebbe bastato ch’io parlassi per avere da mio padre

tutto quello che desideravo! Adesso hai visto.

LISETTA Parola mia, è proprio una bestia d’uomo! E vi confesso che

avrei un grande piacere a giocargli un qualche tiro. Ma come mai, signorina,

fino a questo momento avete nascosto anche a me la vostra

malattia?

LUCINDA Ahimè, a che cosa mi sarebbe servito svelartela prima? E non

sarebbe stato lo stesso anche tenertela nascosta per tutta la vita? Credi

che io non avessi previsto tutto quello che hai visto, che non conoscessi

già anche troppo bene le idee di mio padre, e che il rifiuto all’uomo

che aveva chiesto la mia mano tramite un amico non abbia

soffocato nel mio cuore ogni speranza?

LISETTA Come? È lo sconosciuto che ha fatto chiedere di voi, colui per

il quale...

LUCINDA Forse non sta bene che una fanciulla si esprima con tanta libertà;

ma io ti confesso che se mi fosse permesso esprimere un desiderio,

sarebbe lui quel che vorrei. Non ci siamo mai parlati, e la sua bocca

mai mi ha dichiarato la passione che ha per me; ma in tutti i luoghi

in cui gli è riuscito di vedermi, i suoi sguardi e i suoi gesti mi hanno

sempre parlato così teneramente, e la richiesta che ha fatto fare a mio

padre mi è parsa così onesta, che il mio cuore non ha potuto fare a meno

d’esser sensibile a suoi ardori; eppure tu vedi a che cosa è ridotta

tanta tenerezza dalla durezza di cuore di mio padre.

LISETTA Su, lasciate fare a me. Per quanto abbia motivo di lamentarmi

per questo segreto mantenuto anche con me, non voglio mancare di

servire al vostro amore; e se davvero siete abbastanza decisa...

LUCINDA Ma che cosa vuoi che faccia contro l’autorità di mio padre? E

se lui è così contrario ai miei voti...

LISETTA Su, su, non bisogna farsi portare al guinzaglio come un cagnolino;

e sempre che l’onore non ne rimanga offeso, ci si può anche liberare

un poco dalla tirannia di un padre. Che cosa vorrebbe che faceste?

Non siete di età di farvi sposare? O crede forse che siate fatta di marmo?

Su, come ho già detto, voglio aiutare il vostro amore; da questo

momento, prendo su di me tutta la cura dei suoi interessi, e vedrete se

conosco o no certe vie traverse... Ma vedo vostro padre. Torniamo in

casa, e lasciatemi fare.

V – SGANARELLO

Qualche volta è molto utile far finta di non sentire le cose che si sentono

fin troppo bene; e io ho fatto molto bene a evitare che mi venisse dichiarato

un desiderio che sono ben deciso a non soddisfare. Si è mai vista tirannia

più grande di queste usanze cui si vogliono assoggettare i genitori?

O qualcosa di più fuori posto e di più ridicolo di faticare a mettere insieme

un po’ di sostanza, e di allevare una figlia con tante cure e tanta tenerezza,

per poi spogliarsi e dell’una e dell’altra passando il tutto nelle

mani del primo che passa per la strada? No, no, io me ne infischio di

questa abitudine, e i miei soldi e mia figlia me li tengo per me.

VI – LISETTA, SGANARELLO

LISETTA (facendo finta di non vedere Sganarello) Ah, che disgrazia! Ah,

che disgrazia! Ah, povero signor Sganarello! Dove posso trovarti?

SGANARELLO Che cosa sta dicendo?

LISETTA Ah, padre infelice! Che cosa farai quando saprai quel che è

successo?

SGANARELLO Che cosa sarà mai?

LISETTA La mia povera padrona!

SGANARELLO Sono rovinato.

LISETTA Ah!

SGANARELLO Lisetta.

LISETTA Che sciagura!

SGANARELLO Lisetta.

LISETTA Che disgrazia!

SGANARELLO Lisetta.

LISETTA Che fatalità!

SGANARELLO Lisetta.

LISETTA Ah, signore!

SGANARELLO Che cosa c’è?

LISETTA Signore.

SGANARELLO Che cosa è successo?

LISETTA Vostra figlia.

SGANARELLO Ah! Ah!

LISETTA Signore, non piangete così, altrimenti mi fate ridere.

SGANARELLO E allora di’, in fretta.

LISETTA Vostra figlia, tutta sconvolta dalle cose che le avete detto e

dalla vostra spaventosa collera contro di lei, è corsa in camera sua e,

disperata, ha aperto la finestra che dà sul fiume.

SGANARELLO E allora?

LISETTA E poi, con gli occhi levati al cielo: «No – ha detto – non posso

vivere se mio padre è arrabbiato con me, e poiché egli mi rinnega

come figlia, voglio morire».

SGANARELLO E si è buttata.

LISETTA No, signore, ha chiuso tranquillamente la finestra ed è andata

a sdraiarsi sul letto.E lì si è messa a piangere amaramente; e tutto a un

tratto il suo viso si è fatto pallido, gli occhi si son rivoltati, il cuore le è

mancato, e si è abbandonata tra le mie braccia.

SGANARELLO Ah, figlia mia!

LISETTA A forza di dài e dài, l’ho fatta rinvenire; ma ogni tanto le ricapita,

e io credo che proprio non arriverà a sera.

SGANARELLO Champagne, Champagne, Champagne,3 presto, andate a

chiamare dei medici, e in grande quantità: non saranno mai abbastanza

in un caso del genere. Ah, figlia mia! Povera figlia mia!

PRIMO INTERMEZZO

Champagne, danzando, bussa alle porte di quattro medici, che danzano

ed entrano cerimoniosamente in casa del padre dell’ammalata.

ATTO II

I – SGANARELLO, LISETTA

LISETTA Ma che cosa ve ne fate, signore, di quattro medici? Non ne basta

uno per uccidere una persona?

SGANARELLO Sta’ zitta. Quattro consigli valgono più di un consiglio solo.

LISETTA Vostra figlia non può morire anche senza l’aiuto di quei signori?

SGANARELLO Perché: i medici fanno morire?

LISETTA Senza dubbio; e ho conosciuto una persona che dimostrava,

con ottimi argomenti, che non bisogna mai dire «Il tale è morto di febbre

o di un’emorragia ai polmoni», ma «Il tale è morto di quattro medici

e di due farmacisti».

SGANARELLO Ssst! Non offendere quei signori.

LISETTA Io, signore, in fede mia, so che il nostro gatto è scampato

qualche giorno fa da un salto che ha fatto, giù in strada, dal tetto della

casa; è stato tre giorni senza mangiare, e senza riuscire a fare un passo;

ma lui è fortunato che non ci siano dei medici gatti, altrimenti sarebbe

stato conciato per le feste, ché quelli certamente l’avrebbero fatto purgare

e salassare.

SGANARELLO Vuoi startene zitta, t’ho detto? Ma guarda un po’ che

sfacciata! Eccoli.

LISETTA State attento, vedrete come vi sistemeranno, vi diranno in latino

che vostra figlia è ammalata.

II – I SIGNORI TOMÈS, DES FONANDRÈS, MACROTON e BAHYS,medici,

SGANARELLO, LISETTA

SGANARELLO Ebbene, signori?

IL SIGNOR TOMÈS Abbiamo preso sufficiente visione dell’ammalata, e

non vi è dubbio che in lei vi siano di molte impurità.

SGANARELLO Mia figlia è impura?

IL SIGNOR TOMÈS Voglio dire che vi hanno molte impurità nel suo corpo,

una quantità di umori corrotti.

SGANARELLO Ah, capisco!

IL SIGNOR TOMÈS Ma... Noi terremo ora un consulto.

SGANARELLO Su, portate da sedere.

LISETTA Ah, signore, siete qui anche voi?

SGANARELLO Come mai conoscete quel signore?

LISETTA Perché l’ho visto l’altro giorno da quell’amica di vostra nipote.

IL SIGNOR TOMÈS Come sta il suo cocchiere?

LISETTA Benissimo: è morto.

IL SIGNOR TOMÈS Morto?!

LISETTA Sì.

IL SIGNOR TOMÈS Non è possibile.

LISETTA Non so se sia possibile o no, so comunque che è proprio così.

IL SIGNOR TOMÈS Vi dico che non può essere morto.

LISETTA E io vi dico che è morto e sepolto.

IL SIGNOR TOMÈS Vi sbagliate.

LISETTA L’ho visto.

IL SIGNOR TOMÈS È impossibile. Ippocrate dice che questo genere di

malattie non si risolvono prima di quattordici o ventun giorni: quell’uomo

si è ammalato solo sei giorni fa.

LISETTA Ippocrate può dire quel che vuole: il cocchiere è morto.

SGANARELLO Basta, chiacchierona! Su, usciamo di qui. Signori, vi scongiuro

di consultarvi per bene. Malgrado l’uso non sia quello di pagare

in anticipo, tuttavia, per paura di dimenticarmi, e per concludere la

faccenda, ecco qui... (Li paga, e ciascuno, ricevendo il danaro, fa un gesto

diverso) (Escono Sganarello e Lisetta)

III – I SIGNORI DES FONANDRÈS, TOMÈS, MACROTON È BAHYS

(Siedono e tossicchiano)

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Parigi è sorprendentemente grande, e quando

si ha un po’ di clienti bisogna fare dei veri e propri viaggi.

IL SIGNOR TOMÈS Devo ammettere che a questo scopo ho una mula

straordinaria, e si stenterebbe a credere quanta strada le faccio fare

ogni giorno.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Io ho un cavallo meraviglioso, veramente

instancabile.

IL SIGNOR TOMÈS Volete sapere quanta strada ha fatto oggi la mia mula?

Ho cominciato coll’andare dalle parti dell’Arsenale; dall’Arsenale

sono andato poi al quartiere di Saint-Germain; dal quartiere di Saint-

Germain, fino all’altra parte del Marais; dall’altra parte del Marais, alla

porta di Saint-Honoré; dalla porta di Saint-Honoré, al quartiere

Saint-Jacques; dal quartiere di Saint-Jacques, alla porta di Richelieu;

dalla porta di Richelieu, a qui; e da qui, poi, devo andare ancora in

piazza Reale.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Anche il mio cavallo oggi ha fatto una cosa

del genere; e in più, sono stato anche a Ruel a visitare un malato.

IL SIGNOR TOMÈS A proposito: da che parte state, nella polemica tra i

due medici Teofrasto e Artemio? Perché si tratta di una questione che

divide l’intero corpo medico.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Io sono dalla parte di Artemio.

IL SIGNOR TOMÈS Anch’io. Non è tanto il fatto che la cura suggerita da

lui, come si è visto, abbia ucciso il paziente, e che quella suggerita da

Teofrasto fosse indubbiamente migliore; quanto il fatto che egli ha tor-

to nel modo di fare, perché mai avrebbe dovuto contraddire un

medico dell’antichità.Voi cosa ne dite?

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Non c’è dubbio. Bisogna sempre conservare

certe forme, costi quel che costi.

IL SIGNOR TOMÈS Per quel che mi riguarda, io sono intransigentissimo, a

meno che non si sia tra amici; ci siamo trovati, un giorno, per un consulto,

tre di noi con un medico da fuori, e a me è capitato di dover bloccare

completamente tutta la faccenda, e non ho voluto che nessuno si

pronunciasse, se non si facevan le cose nell’ordine dovuto.Le persone di

casa facevano quel che potevano, e la malattia incalzava; ma io non ho

ceduto, e l’ammalata è morta da brava durante questa contestazione.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS È sempre bene insegnare alla gente a vivere.

IL SIGNOR TOMÈS Un uomo morto è soltanto un uomo morto, e non ha

molta importanza; ma trascurare una formalità reca un notevole pregiudizio

a tutto l’ordine dei medici.

IV – SGANARELLO, I SIGNORI TOMÈS, DES FONANDRÈS, MACROTON e BAHYS

SGANARELLO Signori, mia figlia è sempre più depressa: vi prego di dirmi

subito che cosa avete deciso.

IL SIGNOR TOMÈS A voi, signore.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS No, signore, parlate voi, prego.

IL SIGNOR TOMÈS Voi scherzate

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Mai parlerò per primo.

IL SIGNOR TOMÈS Signore.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Signore.

SGANARELLO Eh, signori, per piacere, lasciate perdere queste cerimonie,

ché la questione è urgente.

IL SIGNOR TOMÈS (parlano tutti e quattro insieme) La malattia di vostra

figlia...

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Secondo la nostra concorde opinione...

IL SIGNOR MACROTON Dopo un approfondito consulto...

IL SIGNOR BAHYS Per discutere...

SGANARELLO Eh, signori, per piacere! Parlate uno alla volta.

IL SIGNOR TOMÈS Signore, abbiamo discusso approfonditamente della

malattia di vostra figlia, e per quel che mi riguarda la mia opinione è

che essa tragga origine da un surriscaldamento del sangue: concludo

dunque che vostra figlia vada salassata il più presto possibile.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Io invece dico che la sua malattia nasce da

una corruzione di succhi umorali, causata da un eccesso dei succhi

stessi: concludo pertanto ordinandole un emetico.

IL SIGNOR TOMÈS Io sostengo che l’emetico la ucciderà.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS E io, che un salasso la farà morire.

IL SIGNOR TOMÈS Si vede proprio che ve ne intendete!

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Sì, proprio così: e sono pronto a gettarvi il

guanto di sfida in ogni genere d’erudizione.

IL SIGNOR TOMÈS Ricordatevi di quell’uomo che avete fatto morire

qualche giorno fa.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Ricordatevi di quella donna che avete spedito

all’altro mondo tre giorni or sono.

IL SIGNOR TOMÈS (a Sganarello) Io vi ho detto il mio pensiero.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Io vi ho detto la mia opinione.

IL SIGNOR TOMÈS Se non la fate subito salassare, vostra figlia è una donna

morta. (esce)

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Se la fate salassare, vivrà al massimo un

quarto d’ora. (esce)

V – SGANARELLO, I SIGNORI MACROTON e BAHYS,medici.

SGANARELLO A quale dei due devo credere? E che cosa devo fare, con

due pareri così opposti l’uno all’altro? Signori, vi scongiuro di aiutarmi,

e di dirmi spassionatamente che cosa credete sia meglio per curare

mia figlia.

IL SIGNOR MACROTON (parla allungando le parole) Si-gno-re. in. questo.

ge-ne-re. di. cose. bi-so-gna. pro-ce-de-re. con. mol-ta. cir-cospe-

zio-ne. e. non. fa-re. nien-te. co-me. si. suol. di-re. in. fret-ta. e.

fu-ria. da-to. che. gli. er-ro-ri. che. si. pos-so-no. com-met-te-re. secon-

do. il. no-stro. ma-e-stro. Ip-po-cra-te. han-no. mol-to. gra-vi.

con-se-guen-ze.

IL SIGNOR BAHYS (Questi farfuglia precipitosamente, mangiando le parole)

È vero, bisogna stare molto attenti a quel che si fa; perché questi non sono

giochi di ragazzini, e quando si sbaglia non è facile riparare alla mancanza

e rimettere a posto quel che si è guastato, experimentum pericolosum.

Ecco perché bisogna anzitutto discutere approfonditamente, soppesare

accuratamente le cose, considerare i caratteri delle persone, esaminare

le cause della malattia, e individuare i rimedi opportuni.

SGANARELLO Uno va a passo di tartaruga, l’altro va a briglia sciolta.

IL SIGNOR MACROTON Ora. Si-gno-re. per. ve-ni-re. al. ca-so. no-stro. io.

tro-vo. che. vo-stra. fi-glia. ha. u-na. ma-lat-tia. cro-ni-ca. cui. può. soccom-

be-re. se. non. la. si. soc-cor-re. pron-ta-men-te. tan-to. più. che. i.

sin-to-mi. so-no. in-di-ca-ti-vi. d’un. va-po-re. ful-lig-gi-no-so. e a-ci-do.

che. le. stuz-zi-ca. le. mem-bra-ne. del. cer-vel-lo. O-ra. que-sto. va-po-re.

che. in. gre-co. noi. chia-mia-mo. at-mos. è. cau-sa-to. da. u-mo-ri. pu-tridi.

te-na-ci. e. con-glu-ti-no-si. che. so-no. o-spi-ta-ti. nel. bas-so. ven-tre.

IL SIGNOR BAHYS E siccome questi umori sono stati colà generati da

una lunga successione di tempo, essi sono ribolliti e hanno acquistato

quella malignità che evapora verso la regione del cervello.

IL SIGNOR MACROTON E. dun-que. on-de. ten-tar. di. e-strar-re. stac-care.

strap-pa-re. e-spel-le-re. e-va-cu-a-re. det-ti. u-mo-ri. sa-rà. ne-cessa-

rio. un. vi-go-ro-so. pur-gan-te. Ma. in-nan-zi-tut-to. tro-vo. op-portu-

no. e. pri-vo. di. con-tro-in-di-ca-zio-ni. u-sa-re. dei. pic-co-li. ri-medi.

a-no-di-ni. ov-ve-ros-sia. dei. pic-co-li. la-vag-gi. am-no-lien-ti. e. deter-

si-vi. di. giu-leb-bi. e. di. sci-rop-pi. rin-fre-scan-ti. da. me-sco-la-re.

al-la. su-a. ti-sa-na.

IL SIGNOR BAHYS Dopo di che, si passerà al purgante e al salasso, cose

che all’occorrenza verranno reiterate.

IL SIGNOR MACROTON Non. è. det-to. con. que-sto. che. vo-stra. fi-glia.

non. pos-sa. mo-ri-re. ma. se. non. al-tro. voi. a-vre-te. fat-to. qual-co-sa.

e. a-vre-te. la. con-so-la-zio-ne. di. ve-der-la. mo-ri-re. nel-le.de-bi-te.

for-me.

IL SIGNOR BAHYS Meglio morire secondo le regole, che cavarsela contro

le regole.

IL SIGNOR MACROTON Vi. ab-bia-mo. det-to. sin-ce-ra-men-te. il. no-stro.

pen-sie-ro.

IL SIGNOR BAHYS E vi abbiamo parlato come avremmo parlato a un nostro

fratello.

SGANARELLO (al signor Macroton) Vi rin-gra-zio u-mil-men-te. (Al signor

Bahys) Vi sono infinitamente grato della pena che vi siete data.

(Escono il signor Macroton e il signor Bahys)

VI – SGANARELLO

Eccomi giusto giusto un po’ più in dubbio di quanto non ero prima. Accidenti,

mi viene un’idea! Voglio andare a comperare dell’orvietano,5 e

darglielo a mia figlia; l’orvietano è una medicina con cui un sacco di gente

si è trovata molto bene.

VII – IL CIARLATANO, SGANARELLO

SGANARELLO Olà, signore, vi prego di darmi una scatola del vostro orvietano,

che vi pago a pronta cassa.

IL CIARLATANO (cantando)

L’oro di tutti i climi che circondano l’Oceano

può forse pagare questo miracoloso segreto?

Il mio rimedio, con le sue rare virtù, guarisce

più malanni di quanti non si possa numerarne in un anno:

La scabbia,

La rogna,

La tigna,

La febbre,

La peste,

La gotta,

Il vaiolo,

Il prolasso,

Il morbillo.

O grande potere dell’orvietano!

SGANARELLO Signore, io sono convinto che non basta tutto l’oro del

mondo a comperare il vostro orvietano; comunque, eccovi qui una moneta

da trenta soldi: per piacere, prendetela.

IL CIARLATANO (cantando)

Ammirate le mie bontà, e a quanto poco vi vendo

questo tesoro meraviglioso che la mia mano dispensa.

Con questo potrete sfidare in tutta sicurezza

tutti i mali che su di noi l’ira del cielo riversa:

La scabbia,

La rogna,

La tigna,

La febbre,

La peste,

La gotta,

Il vaiolo,

Il prolasso,

Il morbillo.

O grande potere dell’orvietano!

SECONDO INTERMEZZO

Vari Trivellini e Scaramucci, servi del ciarlatano, fanno festa danzando.

ATTO III

I – I SIGNORI FILERIN, TOMÈS e DE FONANDRÈS

IL SIGNOR FILERIN Non vi vergognate, signori, di dar prova alla vostra età

di così poca saggezza, al punto di litigare come dei giovani sventati? Non

vedete quanto ci danneggiano tra la gente comune questa sorta di litigi?

E non basta che i sapienti vedano le contraddizioni e la diversità d’opinione

dei nostri autori e dei nostri antichi maestri, senza svelare anche al

popolo, grazie alle nostre polemiche e ai nostri litigi, la furfanteria del

nostro mestiere? Per quel che mi riguarda, io non riesco assolutamente a

capire questa pessima politica di qualcuno di noi; e bisogna riconoscere

che tutte queste nostre divisioni interne da un po’ di tempo tracciano di

noi un ritratto assai discutibile, e che se non ci stiamo attenti corriamo il

rischio di rovinarci con le nostre stesse mani. Non parlo per il mio interesse,

perché io, grazie a dio, ho già sistemato le mie cosucce.Tiri vento,

piova, o grandini, i morti sono morti e a me i vivi mi bastano; ma quel che

conta è che queste dispute non giovano affatto alla scienza medica.Visto

che, per grazia del cielo dopo tanti secoli è ancora viva questa infatuazione

per noi, cerchiamo di non deludere la gente con le nostre bizzarre discordie,

e approfittiamo della loro stupidità nel modo più tranquillo possibile.

Come sapete, noi non siamo certo i soli che cercano di approfittare

della debolezza umana. A questo anzi va l’impegno della stragrande

maggioranza della gente, dato che ciascuno si sforza di cogliere il lato debole

del suo prossimo per trarne un qualche profitto.Gli adulatori, per

esempio, cercano di approfittare del piacere che gli uomini provano nell’essere

lodati, dando loro tutto il vano incenso che desiderano; e si tratta

di un’arte, come ben vediamo, che frutta considerevoli fortune.Gli alchimisti

cercano di trar profitto dalla passione per la ricchezza, promettendo

montagne d’oro a chi dà loro retta; e i facitori d’oroscopi, con le loro

ingannevoli profezie, approfittano della vanità e dell’ambizione dei creduloni.

Ma la più grande debolezza dell’uomo è l’amore per la vita; e noi

medici ne approfittiamo, con i nostri pomposi sproloqui, traendo grande

vantaggio da questa venerazione di cui la paura di morire circonda la nostra

professione. Cerchiamo dunque di mantenerci a quel grado di stima

cui la debolezza dell’uomo ci ha sollevati, e mostriamoci concordi di

fronte ai malati nell’attribuire ai nostri meriti i felici esiti di una malattia,

e nello scaricare sulla natura tutti i passi falsi del nostro mestiere. Cerchiamo

insomma – e concludo – di non sprecare stupidamente questi fortunati

pregiudizi di un errore che dà da mangiare a tanta gente.

IL SIGNOR TOMÈS Avete ragione in tutto e per tutto; ma la colpa è del

fuoco della passione, che alle volte non si riesce a dominare.

IL SIGNOR FILERIN Orsù dunque, signori, deponete ogni rancore e riconciliatevi

subito.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Io sono d’accordo. Ch’egli mi conceda l’emetico

per l’ammalata in questione, e io gli concederò tutto quel che

lui vorrà per il primo ammalato con cui avremo a che fare.

IL SIGNOR FILERIN Perfetto: questo vuol dire comportarsi ragionevolmente.

IL SIGNOR DES FONANDRÈS Detto e fatto.

IL SIGNOR FILERIN Datevi la mano. Addio. E un’altra volta, comportatevi

con più giudizio. (Esce il signor Filerin)

II – IL SIGNOR TOMÈS, DES FONANDRÈS, LISETTA

LISETTA Come? Voi qui, signori, che neppur pensate a riparare il torto

che si fa alla medicina?

IL SIGNOR TOMÈS Cosa? Di che si tratta?

LISETTA Un insolente, che ha avuto la sfacciataggine di intraprendere il

vostro stesso mestiere, e che, senza il vostro consenso, ha ucciso un uomo

passandolo da parte a parte con un colpo di spada.

IL SIGNOR TOMÈS Sentite: prendeteci in giro, voi, ma un giorno o l’altro

passerete anche voi per le nostre mani.

LISETTA Il giorno che verrò da voi, vi permetto di ammazzarmi.

(Escono i signori Tomès e Des Fonandrès)

III – LISETTA, CLITANDRO

CLITANDRO E allora, Lisetta: vado bene così?

LISETTA Come meglio non si potrebbe; vi aspettavo con impazienza. Il

cielo mi ha dato un carattere estremamente sensibile, e non posso vedere

due innamorati sospirare l’uno per l’altro, senza che mi venga addosso

uno spirito caritatevole, e il desiderio ardente di alleviare i mali

di cui soffrono.A qualsiasi costo, voglio strappare Lucinda dalla tirannia

in cui si trova, e darla in vostro potere.Voi mi siete piaciuto subito;

di uomini me ne intendo, e lei non avrebbe potuto fare scelta migliore.

L’amore rischia cose straordinarie; e noi abbiamo messo a punto una

sorta di stratagemma che potrebbe anche riuscire. Tutto è già stato

predisposto: la persona con cui abbiamo anche fare non è l’uomo più

astuto del mondo; e se anche questa storia dovesse fallire, troveremmo

mille altre vie per arrivare al nostro scopo. Aspettatemi là un momento,

verrò subito a cercarvi. (Esce Clitandro)

IV – SGANARELLO, LISETTA

LISETTA Signore, allegria, allegria!

SGANARELLO Che cosa c’è?

LISETTA Fate festa.

SGANARELLO Perché?

LISETTA Vi dico di fare festa.

SGANARELLO Dimmi di che si tratta, poi vedrò io se fare festa o no.

LISETTA No: voglio che prima di tutto facciate festa, che vi mettiate a

cantare e a ballare.

SGANARELLO E su che base?

LISETTA Sulla mia parola.

SGANARELLO E va bene: la lera la la, la lera là. Accidenti!

LISETTA Signore, vostra figlia è guarita.

SGANARELLO Mia figlia è guarita!

LISETTA Sì, vi porto qui un medico, ma un grande medico, che cura in

modo meraviglioso, e che se ne infischia degli altri medici...

SGANARELLO E dov’è?

LISETTA Lo faccio entrare subito.

SGANARELLO Bisogna vedere se riuscirà a far qualcosa più degli altri.

V – CLITANDRO (vestito da medico), SGANARELLO, LISETTA

LISETTA Eccolo qui.

SGANARELLO È un medico dalla barba molto giovanile.

LISETTA Il sapere non si misura dalla barba, e non è il mento il suo punto

di forza.

SGANARELLO Signore, mi è stato detto che avete delle cure straordinarie

per far andare di corpo.

CLITANDRO Signore, le mie cure sono diverse da quelle degli altri: gli

altri medici hanno l’emetico, i salassi, le medicine e i lavaggi; io guarisco

con le parole, con le attenzioni, con le lettere con dei talismani e

degli anelli con i segni zodiacali.

LISETTA Che cosa vi ho detto?

SGANARELLO È senz’altro un grand’uomo.

LISETTA Signore, dato che vostra figlia è di là in poltrona, tutta vestita,

io la faccio venire qui.

SGANARELLO Sì, falla venire. (Esce Lisetta)

CLITANDRO (tastando il polso a Sganarello) Vostra figlia è molto malata.

SGANARELLO Voi riuscite a capirlo da questo.

CLITANDRO Sì, in virtù del carattere ereditario che si trasmette da padre

a figlia.

VI – LUCINDA, LISETTA, SGANARELLO, CLITANDRO

LISETTA (a Clitandro) Ecco qua, signore, una sedia vicino alla signorina.

(A Sganarello) Andiamo, lasciamoli lì tutti e due.

SGANARELLO Perché? Io voglio restare qui.

LISETTA Scherzate? Bisogna allontanarsi: un medico deve fare cento

domande che non è il caso che un uomo senta.

CLITANDRO (a Lucinda a parte) Ah, signorina! Quanto grande è la gioia

che sento! E quanto mi è difficile trovar le parole con cui iniziare il

mio discorso! Finché non vi parlavo che con gli occhi, mi sembrava di

aver mille cose da dirvi; ora che mi trovo nella possibilità di parlarvi

come mi auguravo, rimango muto, poiché la grande gioia in cui mi trovo

soffoca tutte le mie parole.

LISETTA Anch’io posso dirvi le stesse cose, poiché anch’io avverto, come

voi, un sentimento di gioia che m’impedisce di parlare.

CLITANDRO Ah, signorina! Come sarei felice se fosse vero che voi sentiste

tutto ciò ch’io sento, onde mi fosse possibile giudicare la vostra

anima dalla mia! Ma posso almeno credere, signorina, di dovere a voi

l’idea di questo felice stratagemma che mi concede di gioire della

vostra presenza?

LUCINDA Se proprio non dovete a me l’idea, mi siete debitore almeno

del fatto di averne approvata la proposta con grande gioia.

SGANARELLO (a Lisetta) Mi sembra che gli parli un po’ da vicino.

LISETTA (a Sganarello) È perché sta osservando la sua fisionomia, e tutti

i lineamenti del viso.

CLITANRO (a Lucinda) E sarete costante, signorina, in questa bontà

che mi testimoniate?

LUCINDA E voi, sarete saldo nelle intenzioni che mi avete esibito?

CLITANDRO Ah, signorina, fino alla morte! Non ho desiderio più forte

che quello d’essere vostro, e ve lo dimostrerò con ciò che mi vedrete

fare. (Si avvicina a Sganarello)

SGANARELLO Beh, la nostra ammalata mi sembra un po’ più serena.

CLITANDRO Il fatto è che ho già fatto agire su di lei uno di quei rimedi

che la mia arte m’insegna. Dal momento che lo spirito ha grande imperio

sul corpo, ed è da quello che spesso procedono le malattie, è mia

abitudine cominciare col guarire lo spirito, prima di occuparmi del corpo.

Ho dunque osservato i suoi sguardi, i tratti del viso, le linee di ambedue

le mani; e grazie ai talenti che il Cielo mi ha dato, ho constatato che

essa è malata proprio nello spirito, e che tutti i suoi malanni non derivano

altro che da una fantasia fuor d’ogni regola, da un desiderio depravato

di volersi maritare. Anche se io, da parte mia, non conosco niente di

più stravagante e di più ridicolo di questa mania del matrimonio.

SGANARELLO Questo sì che è un uomo di giudizio!

CLITANDRO Per il quale io nutro, e nutrirò per tutta la vita, un’insopprimibile

avversione.

SGANARELLO Questo sì che è un grande medico!

CLITANDRO Ma dal momento che bisogna lusingare le fantasie del paziente,

e dal momento che ho visto che vi è in lei una certa alienazione

dello spirito, e che è senz’altro pericoloso non darle subito un

tempestivo soccorso, io l’ho presa per il suo lato debole, e le ho detto

che ero venuto qui per chiedere a voi la sua mano. Subito il suo viso è

cambiato, un nuovo colore l’ha illuminato, i suoi occhi si sono animati;

e se voi siete d’accordo, per qualche giorno, a mantenerla in questo errore,

vedrete che riusciremo a tirarla fuori dallo stato in cui si trova.

SGANARELLO Sì va bene, sono d’accordo.

CLITANDRO Dopo di che metteremo in campo altri rimedi per guarirla

del tutto da questa fantasia.

SGANARELLO Sì, è un’ottima idea. E allora, figlia mia! Ecco qui il signore

che ha voglia di sposarti, e al quale ho detto che sono perfettamente

d’accordo.

LUCINDA Ahimè! È possibile?

SGANARELLO Sì.

LUCINDA Ma proprio davvero?

SGANARELLO Sì, sì.

LUCINDA Come? Voi vi sentite di diventare mio marito?

CLITANDRO Sì, signorina.

LISETTA E mio padre acconsente?

SGANARELLO Sì, figlia mia.

LUCINDA Ah, come sarei felice se fosse vero!

CLITANDRO Non dovete dubitarne, signorina. Non è da oggi che vi amo

e che ardo dal desiderio di diventare vostro marito. Non sono qui che

per questo; e se volete che io vi dica chiaramente le cose come stanno,

questo vestito non è che un pretesto, e io mi sono fatto medico solo

per riuscire ad avvicinarvi e ottenere ciò cui aspiro.

LUCINDA Questa è prova di assai tenero amore, cui io sono tutt’altro

che insensibile.

SGANARELLO Oh, che matta! Oh, che matta! Oh, che matta!

LUCINDA Davvero acconsentite, padre mio, che questo signore sia mio

sposo?

SGANARELLO Sì. Su, dammi la tua mano.E voi datemi la vostra, così vediamo.

CLITANDRO Ma signore...

SGANARELLO (crepando dal ridere) No, no. È solo per... per contentarle

lo spirito. Datevi la mano. Ecco fatto.

CLITANDRO Accettate, qual pegno di fede, questo anello che vi dono. È

un anello col segno zodiacale, che guarisce gli sbandamenti dello spirito.

LUCINDA Facciamo dunque il contratto di nozze, affinché davvero ci sia

tutto.

CLITANDRO Ohibò, ben volentieri, signorina! (A Sganarello) Vorrei far

salire l’uomo che mi scrive le ricette, facendole credere che si tratta

del notaio.

SGANARELLO Benissimo.

CLITANDRO Olà, fate salire il notaio che ho portato con me!

LUCINDA Come? Avevate portato un notaio?

CLITANDRO Sì, signorina.

LUCINDA Ne sono estasiata.

SGANARELLO Oh, che matta! Oh, che matta! Oh, che matta!

VII – IL NOTAIO, CLITANDRO, SGANARELLO, LUCINDA, LISETTA

(Clitandro parla all’orecchio del Notaio)

SGANARELLO Sì, signore, bisogna fare un contratto per queste due persone.

Scrivete. (Il Notaio scrive) Ecco che si sta facendo il contratto:

io le do ventimila scudi di dote. Scrivete.

LUCINDA Vi sono molto grata, padre mio.

IL NOTAIO Ecco fatto: non dovete far altro che venire a firmare.

SGANARELLO Ecco un contratto presto fatto.

CLITANDRO Ma per lo meno...

SGANARELLO Eh, no, dico io! Non lo sappiamo, come si fa? Su, dategli

la penna e che firmi. Su, firmate, firmate, firmate.Va’, va’, adesso firmo

anch’io.

LUCINDA No, no: voglio avere il contratto in mano mia.

SGANARELLO E va bene, eccolo! Sei contenta?

LUCINDA Più di quanto si possa immaginare.

SGANARELLO Son proprio contento, son proprio contento.

CLITANDRO Del resto, non mi sono preso la sola precauzione di condurre

un notaio; ma anche quella di far venire dei suonatori e dei cantanti

per celebrare la festa e tenerci allegri. Che li si faccia entrare. È

gente che conduco con me, e di cui ogni giorno mi servo per pacificare

con le loro armonie i turbamenti dello spirito.

ULTIMA – LA COMMEDIA, IL BALLETTO, E LA MUSICA

TUTTI E TRE insieme

Tutti senza di noi

diventerebbero pazzi

e noi siamo

i loro grandi medici.

LA COMMEDIA

Volete sconfiggere

con dolci rimedi

i cattivi vapori

che vi assillano?

Lasciate Ippocrate,

e venite da noi.

TUTTI E TRE insieme

Tutti senza di noi...

(Mentre essi cantano, e mentre i Giochi, le Risa e i Piaceri danzano, Clitandro

conduce via Lucinda.)

SGANARELLO Questo sì che è un bel modo di guarire.Ma adesso dove è

mia figlia con quel medico?

LISETTA Sono andati a completare quel che manca per il matrimonio.

SGANARELLO Come, il matrimonio?

LISETTA Proprio così! Signore, il pesciolino ha abboccato e quello che

avete fatto per finta è diventato realtà.

SGANARELLO (i ballerini lo trattengono e lo costringono a ballare) Ma

cosa diavolo! Lasciatemi stare, lasciatemi stare, vi ho detto! Maledetta

gente!