L’annataccia

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ATTO PRIMO

ARTEMIO  GIOVAGNONI

" L’ ANNATACCIA "

commedia in due atti

PERSONAGGI:

         Augusto Morini                                                                                                Adele                                                       moglie di Augusto

         Luigi                                                figlio maggiore di Augusto e Adele

         Maurizio                                          figlio minore di Augusto e Adele

         Anna Rita  Marchionni                            fidanzata e, poi, moglie di Luigi

         Filippo Marchionni                         geometra, zio e tutore di Anna Rita

         Checco                                             imprenditore edile

        

E inoltre:

         Un sacerdote

         Chierichetti        

         Invitati:      Maria

                            Tonina

                            Peppe

                            Vittorio

         Il piccolo Francesco Maria

ATTO PRIMO

Scena: una saletta da pranzo modestamente arredata con un tavolo, delle sedie, una credenza ed un divano in primo piano. La signora Adele Morini è seduta sul divano e sta riprendendosi da un leggero malore. Il figlio Luigi tiene un bicchiere in mano pieno d’acqua e cerca di consolare la madre. Filippo Marchionni è in piedi in atteggiamento sussieguoso, tipo pedante, pignolo e antipatico; ha baffi neri e parla con accento meridionale.

ADELE (sospirando)    Oh Dio…oh Dio!

LUIGI        Su, mamma, adesso come te senti?

ADELE     E come m’ho da sentì! Madonnina, che disastro!

FILIPPO    Suvvia, signora, non facciamo tragedie! Io capisco la gravità della situazione, ma allora cosa dovremmo fare noi Marchionni? Ormai quello che è successo, è successo!

ADELE     Che scandalo!…Che scandalo!

FILIPPO    A questo punto Luigi deve fare il suo dovere e basta.

ADELE     E se fa presto a chiacchierà! (sospira) Come faremo, Signore! Semo rovinati!

FILIPPO    Ma via! Quante schiocchezze!

ADELE     Tutte a traverso ce vanno…tutte a traverso! Adesso ce mancava questa. Io e quel por’omo del mi’ marito ce semo sacrificati per tirà su ‘sti du’ fiji, per falli studià…e adesso ta questo je tocca smette l’Università, je tocca trovà ‘n lavoro, subito, ‘mmediatamente…capirae, è ‘na parola a trovà ‘l lavoro!

FILIPPO    Ma è ragioniere, mi pare, no? Qualcosa troverà da fare! Io, modestamente, ho qualche conoscenza e, per quanto possibile, una mano gliela darò anch’io.

ADELE     Me scusi, veh!, me perdoni…Ma lei che se ‘nteressa tanto de ‘sta faccenna, chi è che non l’ho capito?

FILIPPO    (seccato)  Ma gliel’ho detto, signora!

LUIGI        Mamma, è lo zio de Anna Rita, la mi’ fidanzata.

ADELE     Ah, me scusi tanto, ma co’ ‘sta batosta, capirà…e chi capisce più gnente! Oddio, che mal de testa! ‘N po’ damme ‘n altro goccio d’acqua.  (beve un sorso)

FILIPPO    Si, signora, sono il geometra Filippo Marchionni, zio e tutore di Anna Rita. Come saprà, quella povera figliola è orfana. Ha perduto la madre e il padre, che era mio fratello ed io, come tutore, ho il diritto ed il dovere di interessarmi dell’avvenire di mia nipote. Mi sembra ovvio!

ADELE     Beh, certo, se capisce.   (pausa)   Ma de quanti mesi è ‘sta ragazza?

LUIGI        Due mesi, mamma.

ADELE     Du’ mesi?  (piangendo)   Ma com’hae fatto, fijo mio, come hae fatto a combinà ‘sto guaio?!

LUIGI        Mamma, com’ho fatto…son cose che succedono!

FILIPPO    (di scatto)  Ma che stai dicendo! Almeno abbi il pudore di star zitto! A chi succedono, a chi? A te, che sei uno sporcaccione, come tutti i giovani d’oggi!

LUIGI        Ma signor Filippo…

ADELE     (troncandolo) Tu sta zitto, fa parlà ta me! Scusate, veh, ma solo ‘l mi’ fijo è ‘no sporcaccione? La vostra nipote no, eh! La vostra nipote è ‘n fiorellino!  (decisa)  Sarà ‘na sporcacciona anche lè, no?

FILIPPO    Ma signora…

ADELE     Zittino e state a sentì! Quando ‘na ragazza non vole, po’ stà anche ‘n mezzo a ‘n reggimento de soldati, ma nun se fa toccà da nessuno, ve ‘l dico io! E già che m’avete portato su ‘st’argomento, ve dirò che io, quanno facevo l’amore co’ ‘l mi’ marito, certe cosacce nun l’ho fatte mai, mai! E sì che lue cià provato più de ‘na volta… ma io l’ho fatto armané sempre a bocca ‘sciutta! Poteva fà altrettanto lei, no?

FILIPPO    Basta, basta! Non scendiamo così in basso!

ADELE     E allora nun me tirate a discorre!

FILIPPO    Senta, cara signora, noi Marchionni siamo una famiglia onorata.

ADELE     Anche noialtri, se è per questo!

FILIPPO    Va bene. Allora fate il vostro dovere, qui non c’è tempo da perdere! Entro 20 giorni suo figlio Luigi dovrà portare Anna Rita all’altare. Chiaro?

ADELE     20 giorni?!

FILIPPO    20 giorni.

ADELE     E come se fa?

FILIPPO    Mi ascolti, signora. Per tradizione, le donne della nostra famiglia hanno pronunciato il loro “SI” davanti al prete, tutte… dico tutte… con l’abito bianco, immacolato! Anna Rita è una Marchionni e dovrà fare altrettanto.Sarebbe inammissibile presentarsi all’altare con l’abito immacolato… e la pancetta! Mi comprenda, signora.

ADELE     Vabbè, vabbè…ma così all’improvviso… e ‘n po’ de respiro! Mica so’ mosciarelle! Luigino, tu che ne dici?

LUIGI        Mamma, io ch’ho da dì… vabbè… io so’ d’accordo.

ADELE     Sente, cocco… ma tu je vole bene ta st’Anna Rita?

LUIGI        Certo, son du’anni che semo fidanzati. Anche lei me vole bene, te ‘l posso assicurà!

ADELE     Beh, mejo così! Io l’ho vista ‘na volta sola, me pare ‘na ragazza per bene, ma poi, che t’ho da dì!

LUIGI        Si, credeme, è ‘na brava ragazza.

ADELE     D’accordo, cocco, ma adesso come facemo? Di qui, per prima cosa, tocca dillo ta ‘l tu’ babbo… e chi ce l’ha ‘l coraggio de dijelo… de confessaje tutto? Oh, la capisce? Questa, altro che ‘na tegola ‘n to la testa!

FILIPPO    Eppure il coraggio bisogna trovarlo. Lei ne parli con calma a suo marito e gli spieghi la situazione. Ora, piuttosto, passiamo a parlare di cose pratiche. Dunque, volevo dire… come avete intenzione di sistemare questi due ragazzi? Dove pensate di farli abitare? Premetto che noi non abbiamo posto, quindi a casa nostra non è possibile.

ADELE     Dove li sistemiamo? E che ne so? Noialtri, di qui, c’avemo tre ambientini…che facemo, stamo uno sopra l’altro?! Ciò ‘n altro fijo de 13 anni, mica ‘l posso mette a dormì ‘n camera coi sposi! Sarebbe vergogna e scandalo!

FILIPPO    Qui?  (guarda intorno con disgusto)  Ma che dice? Qui è da escluderlo assolutamente!   (gesticola con le mani e storce la bocca)   No, ma che scherziamo? Mia nipote è abituata ben diversamente!

ADELE     (offesa)   Oh, cocco! Questa è la casa de ‘n operaio, che ve credevate?!

FILIPPO    Io non voglio offendere la vostra casa… ma via! Non c’è neanche il riscaldamento!

ADELE     Come no! C’avemo la stufa su l’ingresso!

FILIPPO    (gesticolando)   Palliativi, signora…palliativi!

ADELE     Che pallativi, che pallativi! Va a cherosene, altro che!

LUIGI        Sente, mamma, ma perché non cambiano casa?

ADELE     Ma sta zitto, questa è casa nostra, veh!

LUIGI        D’accordo, ma papà aveva intenzione de cambialla. Te ricordi quando diceva che voleva fa a cambio con quell’appaltatore?

ADELE     Si, me ricordo. L’intenzione c’era… erono i quatrini che nun c’erono!

FILIPPO    Ma in qualche modo si risolve, possibile! Anche pagando ratealmente! Potete chiedere un mutuo… io sono geometra e posso darvi qualche consiglio. Posso fare dei progetti…

AUGUSTO         (chiama la moglie da fuori)  Adele! Adele…!

ADELE     Sssst!! Ecco ‘l mi’ marito. Me raccomanno, zitti, zitti per l’amor de Dio! Dopo je parlo io al momento giusto.

AUGUSTO         (sempre da fuori)  Adele! Adelina!

ADELE     Oh, Augusto, sei artonnato?  (piano)  Oddio, che agitazione!   (forte)  Viene, viene, ‘l ve chi c’è…

AUGUSTO         Chi c’è?  (entra in scena)  Bona sera.

FILIPPO    Buona sera. Permette? Filippo Marchionni, geometra.

AUGUSTO         Piacere. Augusto Morini, bombatore.

FILIPPO    Come?

AUGUSTO         Bombatore… carrozziere, ‘nsomma!

ADELE     ‘L sé, Augù, chi è ‘sto signore?

AUGUSTO         E noe…

ADELE     E’ lo zio de Anna Rita.

AUGUSTO         Ah, piacere!  (pensa, poi si rivolge alla moglie)  E chi è ‘st’ Anna Rita?

ADELE     Come, è la fidanzata de Luigino, no?

AUGUSTO         Ah sì? Io… veramente… Gigino, nun m’avevi detto gnente!

LUIGI        Ta me me pare che te l’avevo accennato.

AUGUSTO         Io nun m’arcordo! Comunque, che c’entra…so’ contento! Ormai ciae 23 anni, è ora che ‘ncumincie a conosce qualche ragazza, no?   (a Filippo)  Lei che ne dice?

FILIPPO    (scuotendo la testa)   Mah!… Se lo dice lei!…

AUGUSTO         E… me scusi… lei è venuto per fa conoscenza con noialtri genitori, è vero?

FILIPPO    Esattamente… e per metterci d’accordo su certi punti…

AUGUSTO         Accidente, Gigino, come corre questo! Già semo al fidanzamento ufficiale! Vabbè, che c’entra, me fa piacere! No… perché vede, sor…

FILIPPO    Filippo Marchionni, geometra.

AUGUSTO         Sor Filippo, appunto… Io so de ‘st’idea: ‘sti bardassi, più tardi se confonnono co’ le ragazze, e mejo è!… Specialmente quanno studiono! Che c’entra, qualche bardassetta pe’ le mano ce l’hanno d’avé sempre…ma così…per divertisse…per ‘n armané nocioni!

FILIPPO    (scuotendo la testa)  Ah sì, eh? Per divertirsi!

AUGUSTO         E già!…’N so, per annà a ballà! Ma ‘l fidanzamento ufficiale è ‘na cosa ‘n po’ ‘mpegnativa, veh!   (al figlio)   Oh, c’è pensato bene?

ADELE     E cià pensato bene, lascia fa ta lue!

AUGUSTO         No, perché questo, sor Filippo, fa ‘l secondo anno d’Economia e Commercio, e co’ la voja che cià…prima de laureasse… prima de trovà ‘n posto… eh! Ma io scommetto che passeranno sett’ott’anni prima che pijerà moje!

FILIPPO    (scuotendo la testa e mugugnando)   Uh…Uh!

AUGUSTO         Perché, lei dice de no?

FILIPPO    Io non dico niente! Ci penserà sua moglie a metterla al corrente di tutta la questione. Ci penserà lei, signora, è vero? Bene… a questo punto io tolgo il disturbo. Buona sera.

AUGUSTO         Bona sera.

ADELE     A ‘rvederla!! Gigino, vallo a accompagnà, ta ‘l sor Filippo.

                   (escono Filippo e Luigi uno dietro l’altro)

AUGUSTO         (piano)  Adele… ma questo chi è?

ADELE     E ‘n è sentito? E’ l’ zio!

AUGUSTO         E che voleva?

ADELE     E’ venuto pe’…beh, te ‘l dirò doppo.

AUGUSTO         Uh! Ta me m’è ‘n po’ ‘ndigesto! Ma come, Luigino s’è messo a fa l’amore e ta me nun me dicete gnente? E che se fa cusì? Mah…farete voialtri! Piuttosto, che facemo, stasera nun se magna?

ADELE     Perché, ch’ ore sono?

AUGUSTO         Eh! So’ le otto!

ADELE     Beato te che ciae voja de magnà! Io ciò ‘n malloppo ‘n to lo stomaco!

AUGUSTO         Come mai, n’hae digerito?

ADELE     E se vede!

AUGUSTO         Poteve pijà ‘l bicarbonato.

ADELE     E magari facesse bono! Manco si ne pijo ‘n chilo me farebbe digerì ‘sta polpetta!

AUGUSTO         Beh, vabbè, cocca, tu starae ‘mbarazzata de stomaco, ma di qui qualcosa avremo da studià, ch’io ciò fame!

ADELE     Ciò du’ fettine, le cocerò ta voialtri, tanto io ‘n vojo gnente de sicuro!

AUGUSTO         Farae te… ‘l fijo cinino do’ stà?

ADELE     Boooh! Dovrebbe esse annato a fa i compiti da Massimo, ‘n su’ compagno de scola. Dovrebbe artonnà a momenti.   (sospira)

AUGUSTO         Adele, ma ch’è fatto?

ADELE     Gnente, ch’ho d’avé fatto?

AUGUSTO         Sarà… me pari tutta stranita!

ADELE     Sarà l’emozione de ‘sta bella notizia.   (Luigi rientra in scena)

AUGUSTO         Ma che, tu ‘ncora pense ta ‘l fidanzamento de Luigino? Ma camina, va! Son cavolate, no? Questi sono amorucoli, cose da poco…

ADELE     Chiameli amorucoli!

AUGUSTO         Ma sì, so’ quelle ‘nfatuazioni che non dicono gnente…Capirae! E’ lue che è ‘n imbecille a portacce a casa i parenti.   (al figlio)    Che te ‘mpegne, ‘n accidente? Eh? C’è tempo…’ncora…

ADELE     E già! ‘Ncora… c’è tempo…sì…proprio… (pausa)   Augù, e tanto prima o poe l’è da sapé!!!…

AUGUSTO         Ma che? Se pole sapé ch’è successo?

ADELE     Vieni, annamo ‘n camera… te vojo parlà.

AUGUSTO         E parla di qui, che c’è, i segreti?

ADELE     No, è ‘mportante… è mejo che annamo di là… damme retta.

AUGUSTO         E annamo di là!  (si avvia in camera seguito dalla moglie)

LUIGI        (cercando di trattenere la madre)   Mamma…

ADELE     (fermandosi)   Dimme.

LUIGI        Cerca de spiegaje la cosa in una certa maniera… co’ ‘n po’ de tatto!

ADELE     Lascia fa ta me! Oh, Gigino, me raccomanno, se artonna ‘l tu’ fratello, portelo di là in cucina. Ne ‘l fa stà di qui a sentì! Lue è ‘no ‘nnocente, poro cocchino! E de ‘sta faccenna, nun deve sapé gnente, capito?

LUIGI        Va bene, sta tranquilla.

ADELE     E tu sta calmo… fidete de la tu’ mammina!

AUGUSTO         (da dietro)   Adele, allora?!

ADELE     Eccome Augusto, vengo!   (esce)

AUGUSTO         (sempre da dietro le quinte)   Allora, che me volevi dì de tanto ‘mportante?

ADELE     No, te volevo dì che…  (bisbiglia delle parole riguardanti il figlio. Luigi va avanti e indietro per la scena con evidente nervosismo)

AUGUSTO         (forte, da dietro)  Che? Ma tu se’ matta!!!  (Adele bisbiglia)   E ‘n colpo, si fosse vero!

ADELE     Sta calmo, sta calmo, ascolta…   (bisbiglia)

        (entra in scena il figlio più piccolo, Maurizio, con aria sveglia ed impertinente)

MAURIZIO  Gigino, e che fae da te solo?

LUIGI        Boh… aspetto…

MAURIZIO   Dove stanno i matusa?

LUIGI        Son di là, ‘n camera loro.

MAURIZIO  E che fanno?

LUIGI        C’hanno da parlà. Maurizio, damme retta, vien di là con me…

MAURIZIO  E perché me vole portà di là?…

LUIGI        Dai, dai… annamo!

AUGUSTO         (forte)   No, ta me nun me ne frega gnente! E’ capito?  (bisbiglio)

MAURIZIO   Ma ch’ha fatto ‘l capo?

LUIGI        Vieni…

MAURIZIO   Ma che vole ?!

LUIGI        Ho detto vieni…

MAURIZIO   No, io vojo stà di qui… vojo sentì!

LUIGI        Maurizio, te do ‘no sventolone, eh!

MAURIZIO    E no, provece!

LUIGI        (dandogli uno strattone)  Cammina, vieni con me.

MAURIZIO  (svincolandosi)   Oh cocco! Sta bonino co’ le mani, eh!

AUGUSTO         (forte)  No, no! E’ ‘no ‘mbecille! E’ ‘n deficiente!   (Adele bisbiglia)

MAURIZIO  (al fratello)   Oh, me sa che questa è per te…!

LUIGI        Guarda che te meno, eh!… Vieni di là…

MAURIZIO   No, sto di qui… tanto ‘l so de che parlono!

LUIGI        E de che parlono?

MAURIZIO  De la grana che ciae adesso co’ la tu’ ragazza! Te s’è arpulito a mettela ‘ncinta!

LUIGI        (sbalordito)   E ta te chi te l’ha detto?

MAURIZIO   Oh…! E mica dormo io!…

AUGUSTO         (forte, sempre da dietro)   Gnente, gnente! Nun ne vojo sapé gnente! Queste son cose che riguardano ta lue e basta!

ADELE     (da dietro)  Ma te rendi conto de quel che dici? E’ sempre ‘l tu’ fijo, veh!

AUGUSTO         Gnente, ho detto! Facesse come je pare!

MAURIZIO   Me sa che te se mette male!

LUIGI        Maurizio, piantala!

AUGUSTO         No, no, lue prima ha da finì de studià, po’ ha da trovà ‘n posto e doppo pijerà moje… dijelo ta quel fregnone del su’ zio!

ADELE     Ma come se fa? Riflettece…!

AUGUSTO         Io nun me la sento de mantené ta tutti, hae capito?

ADELE     Calmete, nun strillà!

AUGUSTO         Ma poi, dico… semo proprio sicuri ch’è stato lue? Nun po’ esse stato qualcun altro?

MAURIZIO  Alé, e ‘l sente che fiducia?…  (mimica di Luigi di dar ceffone al fratello)

ADELE     Ma se’ matto? Anna Rita è ‘na ragazza per bene!

AUGUSTO         Vabbé, faranno come je pare! Per adesso, ‘l fijo ‘l metteranno‘n  orfanatrofio!

ADELE     Augusto, ma che dici?! Oh, è ‘l tu’ nipote, veh! ‘L fijo de ‘l tu’ fijo! Ma ce pense?

AUGUSTO         Basta, ho detto! Basta! Se la sbrigasse da sé!

ADELE     Ma come … come fa da sé?

AUGUSTO         Chi sbaja, paga!

ADELE     Aspetta, Gustino, sente, viene qua… ‘n annà via…

AUGUSTO         No, vo via! Nun vojo sapé più gnente.

( Augusto rientra in scena e si avvia verso la cucina. Vede Luigi in un angolo, si ferma davanti a lui, lo squadra da capo a piedi e gli butta in faccia l’insulto)

AUGUSTO         Broccolo! Cojone!

(esce di scatto. Maurizio fa lo gnorri. Entra in scena Adele, che vede Maurizio e si allarma)

ADELE     Maurizio, e tu che ce fae di qui?!

MAURIZIO   Gnente… so’ arrivato proprio adesso…

ADELE     Ah, ‘mbè…! Meno male!

MAURIZIO   Mamma, ma ch’ha fatto papà che strilla tanto?

ADELE     Gnente, cocco… ch’ha d’avé fatto?… E’ pe’… è pe’ ‘na questione de lavoro…

MAURIZIO   (sardonico) Ah!… ‘Mbè…! Per fortuna…!

(Le luci si spengono gradatamente e si sente un breve stacco musicale, che indica il tempo che passa. Al riaccendersi delle luci, Augusto, indossando la giacca del pigiama, siede al tavolo e sta soffiando su una tazzina di caffè. Adele è seduta al suo fianco in vestaglia da camera, con in mano il bricco del caffè.)

ADELE     Ne vuoi ‘n altro goccio?

AUGUSTO         No, no…

ADELE     Io non capisco perché te se’ voluto alzà per forza dal letto!

AUGUSTO         E chi ce pole stà a letto! N’è visto? N’ho fatto altro che arvulticamme tutta la notte!

ADELE     E t’ho sentito!

AUGUSTO         (sbadigliando)  Ch’ora è?

ADELE     So’ le sei e mezzo… ‘ncora è notte!

AUGUSTO         E ‘l fijo che fa?

ADELE     Quale fijo?

AUGUSTO         Coso… quello più grosso… ‘l seduttore!

ADELE     Ah…! Lue dorme!

AUGUSTO         E già!…Lue dorme!… Lue dorme tranquillo… e noialtri, ‘nvece, n’emo chiuso occhio tutta la notte! ‘Sto beccamorto!

ADELE     Augusto, te scongiuro, adesso basta! Piantela! Via!… Sarà stata ‘na disgrazia, no?

AUGUSTO         Ma che disgrazia! E’ ‘n imbecille! Nun ce se va ‘n cerca de disgrazie.

ADELE     E…ho capito…

AUGUSTO         Quanno se fa l’amore co’ ‘na ragazza seria, se arriva dove se po’ arrivà…e po’ ce se ferma!… Non s’avvia la torta prima del tempo… tocca aspettà! Hae capito ta che vojo allude?!

ADELE     E ho capito, mica so’ scema!

AUGUSTO         Al tempo mio, la festa… se faceva ‘l giorno del santo… no prima!

ADELE     Augù…tu è mejo che stae zitto, che se era per te, la torta, come la chiame tu, l’avevi avviata ‘l primo giorno che m’è conosciuto!

AUGUSTO         Ma zittete, và!… Me meravijo che dici ‘ste cose!

ADELE     Si, si… adesso meravijete pure!

AUGUSTO         Ma poi dico: hae voluto avvià la torta prima del tempo? Passamoce sopra, ma almeno stacce attento, no? ‘Mbecille! Quanno fa le cose, ‘l tu’ fijo, chissà ta che pensa?

ADELE     Te ‘l dico io, è questione che oggi n’è visto che sudiciume che c’è ‘n giro? Oh! Oggi vedé e far le porcherie è de moda, n’è mica come al tempo nostro! 

AUGUSTO         Ah…questo è vero! Noialtri, almeno, c’avevamo ‘n po’ de pudore!

ADELE     Adesso basta che vede certi giornali che…

AUGUSTO         I giornali? Perché, la televisione o ‘l cinema son mejo?

ADELE     Bravo! Son proprio ‘l cinema e la televisione che rovinono i giovani d’oggi!

AUGUSTO         Uh!… Adesso, dice, che fanno certi filme da fa accapponà le pelle! Tu, Adele, ce se’ stata più al cinematografo?

ADELE     Ma… c’hae voja de discorre? E chi me ce porta al cinema?!

AUGUSTO         Fae bene, cocca, e che ce vae a fa! Ce so’ i bardassi  che stanno a bottega con me che ce vanno sempre… sentiste, sentiste quello ch’arcontono! Oh, Adè, dice che adesso fanno vedé tutto…per filo e per segno… omini e donne… e mica n’è come ‘na volta che se davono i bacetti e basta! No, no…   (calcando le parole)    adesso se spojono gnudi!!!

ADELE     Augù, ma che dice…parla piano!

AUGUSTO         Adesso dice che fanno vedé tutto, così, sfacciatamente… presempio… se vedono ‘n’omo e ‘na donna gnudi… stesi ‘n to ‘l letto… che…

ADELE     Sssst! ‘N colpo si fosse vero! Parla piano t’ho detto, che ‘l fijo po’ sentì!

AUGUSTO         Ma chi, quello? Pulito! Quello ce fa scola ta tutti!

ADELE     No quello… io dicevo de quello cinino…Maurizio!

AUGUSTO         Hae ragione! Maurizio, poro cocco… cià tredic’ anni, ‘ncora è ‘nnocente! E ce mancherebbe altro che me se traviasse anche lue, per colpa de quel turzolo!

ADELE     Almeno ta Maurizio, tocca cercà de seguillo, de controllallo… tocca dasse da fa, altro che!

AUGUSTO Adele, ascolta…sente questa: dice che al cinema c’era ‘n filme che lue, ‘l protagonista, era, gnente meno, che uno…de quelli!  (mimica toccandosi l’orecchio)

ADELE     Su, su…basta! Nun vojo sentì altro! Apposta, no? E come hanno da venì su ‘sti pori giovani de oggi? De grazia come so’! Con quel che vedono! Eh!… (sospira)   Sente, Augusto, non ci andà a lavorà stamattina! Stanotte n’hae dormito mai!

AUGUSTO         Si! Famme stà a casa che tanto annamo bene! Adesso po’, co’ ‘sto regalino che cià fatto ‘l tu’ fijo… avrò da fa ‘na gobba tant’alta per mantené ta tutti! Mah! I fiji… è visto le soddisfazioni che te danno i fiji?

ADELE     E ‘l so! Adesso però nun comincià a preoccupatte prima del tempo, qualcosa troverà da fa anche lue, no?

AUGUSTO         Si, se mette a ardrizzà le bullette! L’ sae che fo io? Je metto ‘na tuta addosso e ‘l porto con me a bottega a rivernicià le macchine!

ADELE     E no! Luigi è ragioniere, fa l’Università… je mette la tuta… ma sente che discorsi!

AUGUSTO         Allora je farò fa ‘l gran signore, sta a vedé! Poco che sia, ta la moje qualcosina toccherà daje da magnà, no? Avrà da dasse da fa anche lue!

ADELE     Ma se darà da fa! Se darà da fa! Adesso poe c’è quello che gl’ha promesso de trovaje ‘n posto.

AUGUSTO         Chi quello?

ADELE     Coso… ‘l zio de la ragazza.

AUGUSTO         Ah! Lo zio Filippo! ‘L geometra! E allora semo a posto! Se ce pensa lue!

ADELE     Dì… ma ‘sto zio Filippo proprio ‘n te va giù, eh?

AUGUSTO         Uh… per l’amor de Dio! Io m’è bastato vedello ‘na volta per battezzallo! Ma n’è visto che scojonato che è? Sente… ‘st’Anna Rita… ‘n sarà mica ‘na fregnona come lue?

ADELE     Ah… io ne ‘l so… l’ho vista ‘na volta sola!

AUGUSTO         No, perché, sennò con me se sbatte male! E sente… almeno è bellina?

ADELE     Sì… me pare… ‘n c’è male! Piuttosto, Augusto… di qui tocca trovà ‘na soluzione, subito, ‘l più presto possibile. Hae sentito, loro n’ c’hanno posto, e noialtri, di qui, men che meno…

AUGUSTO         Andranno a stà pe’ conto loro, che j’ho da fa io?

ADELE     Si, je pijamo ‘n quartiere ‘n affitto, magari ‘n attico! Annamo a spenne 6 o 700 mila lire al mese!  (mimica)   Eeeeh!

AUGUSTO         E allora che se dovrebbe fa? Sentimo!

ADELE     Te l’ho detto, chiama quell’appaltatore… ‘l sor Checco, quello che compra e vende le case vecchie. T’arcorde? ‘Na volta con lue ce volevi fa ‘n cambio, che ce volevi fa?

AUGUSTO         Si, ma quello ‘l quartiere l’ha venduto, figurete!

ADELE     Ma po’ darsi che ce n’ha ‘n altro pe’ le mani! ‘N è visto che ‘ntrufolone che è?

AUGUSTO         Vabbè… ammettemo che ‘l sor Checco c’avesse pe’ le mani ‘n quartiere più grande e più bello de questo...

ADELE     Beh, sente… per trovallo più grande e più bello ‘n ce vole tanto, m’è da crede! E po’ sentiste ‘l zi’ Filippo come l’ha criticata, ta casa tua!

AUGUSTO         Vabbè, ammettemo che…  (ci ripensa)   Com’è? Ch’ha detto ‘l zi’ Filippo?

ADELE     Ah… sentiste!  (imitandolo)   Signora, non crederete mica che mia nepote venga ad abitare qui!   (agita le mani)   Via! Mia nepote è abituata ben diversamente!

AUGUSTO         Ah si? Faceva così co’ le mani?  (mimica)

ADELE     Sì… e storceva la bocca!  (mimica)

AUGUSTO         Che te pija ‘n colpo, che baccalà! E lue chi è, ‘n nobile? Allora, si fosse, allora c’avrà ‘na casa principesca, e chi è, ‘l principe Turlonia?

ADELE     No… se chiama Filippo!

AUGUSTO         Allora sarà ‘l principe Filippo… vole scommette ch’è parente co’ ‘l principe Filippo, ‘l marito de la regina d’Inghilterra? Tu scherzece! Le fanfaronate so’ tante!… Ah, faceva così co’ le mani?   (mimica)

ADELE     E storceva la bocca!   (mimica)

AUGUSTO         Così, allora!   (mimica)   Tu fammelo arvedé, ‘sto stro… ‘sto para… ‘sto fanfarone!

ADELE     No, no, adesso nun te mette a creà le confusioni, eh? Che, se’ matto? ‘N ce pense ta ‘sto fijolo?

AUGUSTO         A proposito… quello ‘ncora dorme! ‘N po’, vallo a svejà!

ADELE     Ma è presto… ‘n so’ manco le sette!

AUGUSTO         Presto? Doveva essese alzato da ‘n pezzo! D’ora ‘n poi vedrae che lo sturzolo io! Chiamelo, che je vojo parlà.

ADELE     Vabbè, te ‘l chiamo, basta che nun te mette a fa le scenate! Porellino, giusto è tutto avvilito!

AUGUSTO         Uh!… Porellino!

ADELE     Ma che te crede che lue nun se rende conto de ‘sta situazione? Lascialo stà ‘n’ altra mezz’oretta, poro fijo…je parlerae doppo, no?

AUGUSTO         No, adesso! Doppo ciò d’andà a bottega, perché se ‘n ce so io, laggiù, quei vagabondi dei bardassi nun fanno ‘n cacchio! E’ capito?

ADELE     Vabbè, vabbè…te ‘l chiamerò! Basta che ‘n t’agite tanto!   (esce)

AUGUSTO         (fra sé)   Ma guarda di qui quel che me stà a capità! Adesso come fo? Ammettemo che ‘sor Checco ci avesse ‘n quartiere vecchio… vecchio, eh!… perché se fosse novo, ci hanno ‘l coraggio de chiedete ‘n milione e otto al metro quadro, ‘sti ladri!…Ammettemo che ce l’avesse… e tu crede che per fa ‘n cambio, nun tocca facce 50, 60 milioni de giunta? Ma come minimo! E chi me li dà ta me tutti ‘sti milioni?… Me tocca chiede ‘n mutuo ta la Banca! Per forza!… Capirae, vacce a pagà tutti gl’interessi!…

ADELE     (entrando)   Augù, che fae? Parle da te solo come i matti?

AUGUSTO         E tanto, prima o poi, questi me ce mannono al manicomio!

ADELE     Adesso viene qua Luigino, se sta a lavà. Che dicevi prima, da te?

AUGUSTO         No, pensavo… facevo i mi’ conti…

ADELE     E che hae deciso?

AUGUSTO         Gnente… adesso cercherò de vedé ‘l sor Checco e po’ vedremo, qualcosa studieremo.

ADELE     Bravo, cocco! Senti… quanno viene qua, ne ‘l trattà male ta ‘l tu’ fijo.Tu pensa che adesso, poro cocco, la vita je cambia da così a così! Adesso je toccherà mette giudizio sul serio!

AUGUSTO         Ce l’aveva d’avé prima ‘l giudizio!

ADELE     D’accordo, ma la colpa n’è mica tutta la sua? Io je l’ho detto ta quello, sa? Mica je l’ho mandato a dì!

AUGUSTO         Ta chi?

ADELE     Tal su’ zio!

AUGUSTO         Ah…! ‘L principe Filippo! Famme ‘l piacere, non me lo nominà!

LUIGI        (entrando)   Bon giorno!

ADELE     Oh, Gigino, vieni, vieni…

AUGUSTO         Bon giorno.   (pausa)   Beh… hae dormito bene stanotte?

LUIGI        Mah… così!

AUGUSTO         Anch’io…così!  (mimica)

LUIGI        Me volevi parlà, papà?

AUGUSTO         E ‘mbè, dopo ‘sti avvenimenti…qualcosa avremo da da dicce, io credo!…Oh! E poi come te pare, eh!

ADELE     Augusto, sta calmo!

AUGUSTO         Sto calmo, sto calmo.

LUIGI        Va bene… parlamo… che te devo dì?

AUGUSTO         E… si ne ‘l sae tu!!

ADELE     ‘N fa ‘l sardonico! Gigino, vieni qua, mettete a sedé. Anche tu, Augusto, mettete a sedé.

AUGUSTO         (alla moglie)  Ma tu che fae, te mette a dirige ‘l dibattito, la Tribuna Politica?

ADELE     No, è che se ragiona mejo a sedé!

AUGUSTO         E mettemoce a sedé!  (si siedono uno di fronte all’altro, con Adele al centro. Pausa)   Allora?

LUIGI        Allora… te n’ha parlato la mamma?

AUGUSTO         E me n’ha parlato sì! Ha’voja! Non avemo fatto altro che ragionà tutta stanotte!

LUIGI        Papà…io non so che dì… credeme, ta me me dispiace soprattutto per voialtri… ma ormai è successo, che devo fa? Dimmelo tu: che devo fa? Io capisco che, per via mia, su ‘sta casa, avverrà ‘no scombussolamento. Me rendo perfettamente conto de la situazione che ho creato… papà… te prego… non pensà che io so’ ‘ncosciente del tutto!   (commozione del padre e della madre: tirano fuori grossi fazzoletti con energiche soffiate di naso, si asciugano gli occhi)   So bene che dovrò smette de studià, che dovrò trovare subito ‘n lavoro…anche un lavoro qualunque, per non esse completamente a carico tuo… ciò pensato, sa’, ‘sti giorni, sapeste quanto ciò pensato! Che te crede che io ‘ste notti ho dormito?

ADELE     (con le lacrime agli occhi)  Sente, cocco, tu hae detto: un lavoro qualunque… come sarebbe? Uno che cià ‘n titolo de studio come ‘l tuo?

LUIGI        Mamma, che voi che sia! Oggi tutti ce l’hanno un titolo de studio… non è questione de quello!

ADELE     E no! E ‘l dice tu!

AUGUSTO         Sta zitta, sta zitta! Lascia parlà ta lue! Va avanti, Luigino, va avanti…

LUIGI        Gnente… dicevo che qualcosa da fa ‘l troverò anch’io…almeno lo spero. Oggi stesso me metterò in cerca de lavoro… vedrò… cercherò de parlà con qualcuno… io ciò ‘na certa fiducia, ‘nsomma! Poi doppo, piano piano, le cose se risolveranno.

ADELE     (piange commossa)   Ma certo, cocco, certo!

AUGUSTO         (commosso, alla moglie)   Smettela de piagne, famme ‘l piacere, che me mette ‘na agitazione…!

LUIGI        Un’ altra cosa ve volevo dì… d’accordo, la situazione, così com’è oggi, è piuttosto grave… ma non è drammatica! Sapeste quanti casi ce sono come ‘l mio!

ADELE     Certo, mica sarà la morte de ‘n cristiano!  (si commuove ancor più)

LUIGI        Appunto. ‘Sta situazione, dicevo… cercherò de favvela pesà ‘l meno possibile. State tranquilli, farò del mi’ mejo. Questo è ‘n impegno che me so’ preso, con me stesso… è ‘na promessa che vojo fa adesso a tutt’e due. Abbi pazienza, papà… e soprattutto cerca de capimme!

ADELE     (al massimo della commozione)  Sì, cocco, sì… non te la pijà… tutto se risolve, basta la salute!   (piange)

AUGUSTO         (toccato dalle parole del figlio, si fa prendere dall’entusiasmo)   E se capisce! Ce mancherebbe altro! Ta ‘l tu’ babbo, cocco, nun je mette paura gnente, sa’! Hae voja, tu! Ma io manco ce penso, ‘l vé!

ADELE     (trascinata dall’entusiasmo del marito)  ‘L sae, Gigino? Io, tanto che cucino per quattro che per cinque o sei! E po’, quanno è l’ultimo, anche se son sett’otto, capirae!

AUGUSTO         Beh… dico… adesso n’esageramo, oh! Comunque, hae sentito? Tu che dianzi chiacchierave tanto?…

ADELE     Perché, che dicevo?

AUGUSTO         Tu che dicevi che i giovani d’oggi son tutti malamente, son tutti traviati? E’ ‘nteso? Questi, cocca mia, son mejo de noialtri!

ADELE     Ma… veramente… io dicevo che…

AUGUSTO         Sì, tu! Sta a sentì, cocco, vatte a mette la cravatta, la giacca e viene con me.

LUIGI        E dove andamo?

AUGUSTO         ‘N te preoccupà, ‘l so io!

ADELE     Ma dove ‘l porte? ‘Sto fijo cià da fa colazione, veh!

AUGUSTO         Io e Luigi stamattina la colazione la facemo al barre… a tavolino, la facemo! Gigì, ch’or’è?

LUIGI        So’ le sette e 35.

AUGUSTO         Oh, spicciamoce, sennò quello a casa ‘n ce ‘l trovamo più, veh!

ADELE     Ma chi?! Ma da chi ‘l porte?

AUGUSTO         Aaaaah!… Ma se’ dura, veh! ‘Ncora n’è capito?  (forte)  Annamo dal sor Checco!

( Le luci si abbassano gradatamente e si riaccendono dopo qualche secondo. Stessa scena. Il sor Checco, tipo ordinario d’appaltatore, è seduto al tavolo con Augusto e Luigi, il quale ha in mano carta e matita per fare i conti. Adele ripiega la tovaglia e va e viene dalla cucina.)

AUGUSTO         Sor Checco, voe sete matto! Quaranta milioni c’ hanno la coda lunga, veh!

CHECCO  (parla un dialetto piuttosto lento e marcato, tipico dei perugini che provengono dalla campagna)   E ma ete visto che razza de quartiere? Ete visto che posizione, a la povente? Oh, c’enno tutte le comodità, veh!

ADELE     (piano al figlio)  Certo, ‘l quartiere è bello, tocca dì la verità!

AUGUSTO         Ho capito, ma è sempre ‘n quartiere vecchio!

CHECCO  E ma, ete visto? E’ armisso tutto a posto! Ve dirò, c’emo lavorato tre mesi, mica uno!

AUGUSTO         Come… come? Ieri m’avete detto due!

CHECCO  A sì? … E… se vede… se vede che ‘n c’arpenzavo!

AUGUSTO         Sì, sì… vo’ la sapete lunga!

LUIGI        Papà, aspetta, facemo ‘sto conto. Dunque, sor Checco, avete detto cinquanta milioni?

CHECCO  Per meno, manco se ne parla!

LUIGI        E ‘sto quartierino nostro, quanto ce ‘l valutate?

CHECCO  Ve l’ho ditto… de questo… a occhio e croce… ‘l massimo che ve posso dà è… dieci milioni, tò!

AUGUSTO         Dieci milioni? Ma se tempo fa Cencino, ‘l fruttarolo, me ne dava tredici e mezzo!

CHECCO  E allora detelo ta Cencino ‘l fruttarolo, che v’ho da dì!

ADELE     Sor Checco, mica c’avete da pijà pe’ ‘l collo, veh!

CHECCO  No, cocca! Io pe’ ‘l collo ‘n ce pijo ta nissuno! E che to’qui, per armettelo a posto, c’è da spennece, c’è da spennece ‘n bon po’, veh!

AUGUSTO         Ma che c’è da spende?!

CHECCO  Noe?… Vedé… tocca arfà tutti i piangiti… ‘n po’ sentì… (si alza e fa un saltello al centro dell’ambiente)  Ah! ‘L sente come balla! Di qui tocca cambià i travetti o mettece ‘na sestacchina!… Po’ tocca mette tutte le sojole ‘n te le porte e ‘n te le finestre… tocca cambià la linghiera de le scale… Eh!… Troppo c’è da fa!

AUGUSTO         Sì, ma tanto a ‘sto prezzo, ‘n se ne fa gnente! Sentite… (si avvicina a Checco) … dodici!  (contrattazione veloce)

CHECCO  Undici e mezzo.

AUGUSTO         Dodici!

CHECCO  Undici e mezzo.

AUGUSTO         Undici e otto!

CHECCO  Undici e mezzo.

AUGUSTO         E ‘n colpo quanto sete tignoso!   (a Luigi)  ‘N po’ fa ‘sto conto!

LUIGI        Vengono esattamente 38 milioni e mezzo de differenza.

AUGUSTO         Ah! Me dice gnente!

CHECCO  ‘N momento! Questo se ‘l pijate cossì com’è, perché si ce facemo tutte le modifiche che diceva quillo de ieri… bonanotte!

AUGUSTO         Chi? Quali modifiche? Chi c’è stato ieri?

CHECCO  Quillo coi baffi!

AUGUSTO         Chi baffi?

LUIGI        Sì, papà… Ieri, dopo che sete andati via voialtri, c’è stato lo zio de Anna Rita a vedé ’l quartiere.

AUGUSTO         Ma chi? ‘L principe Filippo? E quello che vole? De che se ‘mpiccia?

LUIGI        Beh… ha ‘nsistito tanto… che dovevo  fà?

AUGUSTO         E diteme, sor Checco… che modifiche vorrebbe fa quello coi baffi?

CHECCO  Ah! Gnente de meno vorrebbe buttà giù ‘n fondello, ‘ngrandì ‘l soggiorno… fa ‘na vetrata de tre metri… e quillo cià le idee grosse! Ce vole fa ‘n altra terrazza, so io… manco m’arcordo!!!

AUGUSTO         Ma dico… semo matti? Ma che ce mettemo a dar retta ta quello là?

CHECCO  Farete vo’! Ha detto che oggi me portava ‘l progettino!

AUGUSTO         Che progettino! No, no, voe nun pijate nessun progettino! Lue, se vole fa le modifiche, le facesse a casa sua! Ce mancherebbe altro! E dovressimo ride!

LUIGI        Beh… guarda, papà… che ingrandì il soggiorno e fa ‘na vetrata… ce starebbe bene, eh!

ADELE     Me ce piacerebbe anche ta me. Quel ch’è giusto, è giusto!

AUGUSTO         Basta! Ta me me va bene in quella maniera!

ADELE     Sentite, sor Checco… pe’ ‘na curiosità… e per fa ‘ste modifiche quanto se verrebbe a spenne?

CHECCO  Che v’ho da dì… a occhio e croce… ce vorranno tre milioni o quattro!

AUGUSTO         Oh, dico, Adele, adesso te ce mette anche tu? Attenzione eh!… Attenzione perché io, a ‘n certo punto, pianto ‘gni cosa e me ne frego de tutti quanti sete, eh!

MAURIZIO        (entrando)  Oh, che urlate? Io sto a fa i compiti, veh!

ADELE     Ah già! Poro cocco! A che punto se’, Maurizio?        

MAURIZIO        L’ho ‘ncominciati, ma po’ me so’ stufato e ho smesso!

ADELE     Come sarebbe… e domattina che j’arconte a scola?

MAURIZIO        Domattina ‘n ce vo!

ADELE     Come? Non vae a scola? E che idea t’è venuta?

MAURIZIO        Perché quell’isterica della professoressa ci ha dato ‘l compito de punizione!

ADELE     E come mai?

MAURIZIO        Perché facevamo caciara ‘n classe!

ADELE     Allora ha fatto bene!

AUGUSTO         Vabbè, vabbè… che ce ‘mporta della scola… adesso c’avemo altre cose pe’ la testa!

MAURIZIO        Che parlate, della casa nova?

AUGUSTO         Sì, parlamo della casa nova.

MAURIZIO        Quand’è che c’andamo a stà?

AUGUSTO         Cammina, cammina… tu se’ cinino, ‘n te ‘mpiccià!  (suonano alla porta)  Sente, hanno sonato alla porta: va a aprì.   (Maurizio va ad aprire)   Ma guarda ‘n po’! Dice de sta calmi… e come se fa?

CHECCO  ‘N ve la pijate, Gustì, che se campa poco!   (entra Filippo con la borsa)

FILIPPO    E’ permesso? Buonasera!… C’è il signor Checco?

CHECCO  Presente!

FILIPPO    Oh, signor Checco… sono stato a casa sua. Sua moglie mi ha detto che l’avrei trovato qui, dai signori Morini…

CHECCO  Eccome, diteme puro!

FILIPPO    Ecco, vede… come le avevo promesso, le ho portato il progettino.  (mimica di Augusto che scimmiotta Filippo. Filippo tira fuori dalla borsa un foglio e lo stende sul tavolo)   Dunque: questa è la pianta dell’appartamento con tutte le modifiche. Luigi, vieni a vedere… anche lei, signor Augusto… signora, venga… ecco qua… qui, come abbiamo detto, spostiamo questo fondello e lo portiamo qua… si restringe un po’ l’ingresso, ma poco importa. Oh…! Qui dovrebbe venire la vetrata… ecco, vedete… da qui a qui. Bella, grande, ad arco… voi pensate che aspetto signorile acquisterebbe l’appartamento! Oh! Qui ci facciamo la terrazza, che gira per tutto l’angolo esterno della casa… Oh! E qui…

(La voce di Filippo si spegne lentamente. Commento musicale. Filippo continua a mimare il racconto, muovendosi vistosamente per la scena. Mimica negativa di dissenso di Augusto. Gli altri seguono con interesse i movimenti mimici di Filippo, mentre le luci si spengono lentamente)

Nella sceneggiatura originale a questo punto è prevista la proiezione di filmati, per un tempo di qualche minuto, raffiguranti la visita al nuovo appartamento ristrutturato, al matrimonio ed al pranzo di nozze, con scenette durante la cerimonia e a pranzo.

Si potrebbe pensare a far entrare in scena dei pannelli con disegnati in forma stilizzata una vetrata di chiesa e festoni beneauguranti per il pranzo, con l’ingresso in scena, durante l’abbassamento delle luci, dei personaggi necessari per lo svolgimento delle scenette e delle persone necessarie per i vari spostamenti dei pannelli, dei banchetti per gli sposi, del tavolo per il pranzo di nozze ecc.

Da vedere e pensare bene, ma in maniera sobria, sì da non interrompere il fluire della commedia, ma da garantire lo svolgimento delle scenette nuziali.

Cerimonia in chiesa: nozze degli sposi. Sacerdote in piedi davanti agli sposi inginocchiati. Presenti Augusto, Adele, Maurizio, Filippo e invitati.

PRETE      (con voce da lontano)  Il Signore sia con voi…

TUTTI       (tranne Augusto)  E con il tuo spirito.

ADELE     (è inginocchiata mentre Augusto è in piedi al suo fianco; a voce bassa)

         Augusto…

AUGUSTO         (inchinandosi verso di lei) Oh!… Che me volevi dì?

ADELE     Perché non arisponni anche tu ta ‘l prete?

AUGUSTO         Ma io.. io la messa… ne la so a memoria!

ADELE     Allora prega da te, co’ ‘l pensiero… dì quel che te sente… ‘nsomma, arcomannelo anche tu ‘sto fijo ta ‘l Signore!

AUGUSTO         Sì, ma… io me c’adatto poco a pregà… comunque… ce provo…

ADELE     Sì, bravo, provece!

(Piccolo stacco musicale -marcia nuziale- . Viene in primo piano Augusto; gli altri personaggi fermi nelle pose. Augusto, con voce soffusa, esprime i suoi pensieri)

AUGUSTO         Signore… scusate… io so’ fatto ‘n po’ malamente, ma… volevo divve che… sì, ‘nsomma… ‘sto fijo mio… l’avete visto, no?… è bono, per carità!… ma è ‘n po’ nocione! Co’ ‘sto matrimonio m’ha messo ‘n mezzo a ‘na strada! Capirete… 4 milioni me l’ha fatti spenne ‘l zio Filippo per tutte le modifiche, du’ milioni e otto tocca dalli ta ‘l notaio pe’ l’istrumento, altri 3 milioni e mezzo per fa i mobili de la camera… e po’ senza considerà tutto ‘l resto!   ‘Nsomma… Signore… m’ete da crede… ‘sti giorni n’ho fatto altro che firmà le cambiali! Aiutateme vo’, cocco! Dateme ‘na mano a pagà ‘sti buffi! Guardate, ve prometto che nun bestemmierò più, manco si m’acciacco ‘n dito co’ ‘na martellata!

(Aumenta il volume della musica. Augusto ritorna al suo posto. Si alza Adele e viene in primo piano esprimendo, a voce soffusa, i suoi pensieri)

ADELE    Signore, ve affido ‘l mi’ Luigino che oggi s’unisce co’ ‘sta fijola, pora cocca! Fate che se vojono sempre bene e che andassero d’accordo. E po’, Signore, fateme ‘n altra grazia… fate artonnà ‘n po’ de fiducia ta ‘l mi’ marito, che ‘sti giorni n’ha fatto altro che lamentasse! Certo.. i pensieri, poretto, ce n’ha tanti, ma lu’ vede sempre ‘l monno tutto nero! Pare che porta jella! Eh!  Signore, fateje capì che piano piano tutto se risolve! E poi, adesso, dicemo la verità… Luigino, poro fijo, s’è dato da fa… avete visto, no?… ha trovato ‘n postarello da rappresentante. Va ‘n giro a venne i ferri da stiro e i frullatori elettrici. Vabbè, ‘n sarà gran che, ma… è sempre ‘n milione e mezzo al mese più ‘l rimborso de la benzina. Buttele via! E poi adesso la Banca c’ha dato ‘l mutuo per trenta milioni! Vien pijando! Signore, ve prego… ta ‘st’omo ficcateje dentro a quella testaccia, che a lamentasse come fa lue, è peccato… perché c’è tanta gente che sta peggio de noialtri! Così sia! Ammenne!!!

(aumenta il volume della musica poi cala)

MAURIZIO       (a voce bassa)  Papà, ma la mamma perché ‘n fa altro che piagne stamattina?

AUGUSTO        Ssssst! Zittete! Lasciala sta, poretta!… Sarà emozionata, no? Adele… Adele…

ADELE    (piagnucolando) Oh!… Dimme, cocco…

AUGUSTO        Ma perché piagne così? Gigino se sposa, veh!, mica parte pe’ la guerra!

ADELE    Embè… ‘n po’ sarà l’emozione… ma ‘n po’ piango anche perché me fanno tanto male le scarpe nove! Oddio!

(Gli sposi si alzano, abbracci e baci, lancio del riso. Musica nuziale. Poi il fondale della chiesa viene tolto e rimpiazzato con quello del pranzo di nozze. Tavolata con gli invitati; allegria e buon appetito, risate)

MARIA    Tonina…ta te, te piace la sposa?

TONINA  ‘Nsomma! N’ è mica brutta!

MARIA    N’è brutta, ma ‘n colpo quant’è sofistica!

TONINA  Quello è vero, anche ta me m’ha fatto st’ effetto. Sta troppo sulle sue!

MARIA    Sente, ma è vero che è ‘ncinta de tre mesi?

TONINA Sì! Parla piano, ‘n te fa sentì!

MARIA    E allora com’è che s’è vestita de bianco?

TONINA  E cocca, oggi ta ‘ste cose ‘n ce se fa più caso! E mica n’è più come ai tempi nostri!

MARIA    E’ ragione! Oggi le ragazze son più emancipate! Se divertono… noialtre eravamo più tonte…!

(le due donne gesticolano. Stacco musicale. Intervengono i due uomini)

PEPPE      Vittorio, vo’ come je sete parente ta Augusto de Morini?

VITTORIO        Dunque, lue sarebbe ‘l cugino de la mi’ madrina… la Palmira.

PEPPE      Ah, ecco! Io ‘nvece so’ ‘l fratello del cognato de la sor’ Adele. Sentite, ma ta Terzilio Cocilovo, nun l’honno invitato?

VITTORIO        Sì, dice che l’honno invitato, ma lue, dice, che c’aveva da fa, so io! Ah, almeno lue con ‘n telegramma ha fatto la festa!

PEPPE      Beato lue! Ta me, ‘nvece, me ce son volute 300 mila lire per faje ‘l regalo! M’honno armesso ‘na costola!

VITTORIO        Per l’amor de Dio! L’ volete sapé ta me quanto m’è toccato spenne per dar retta ta quella stupida de la mi’ moje?

PEPPE      Eh?

VITTORIO        Quattrocentomila lire! Robba che nun ce se crede!

PEPPE      E ‘n colpo! Certo che ‘sti sposalizi te mettono ‘n mezzo a ‘na strada!

VITTORIO        Non ne parlamo! ‘Sto mese toccherà strigne la cinta, ve ‘l dico io!

PEPPE      Oh… Vittò… almeno arfacemoce co’ ‘l pranzo!

VITTORIO        Ah… ce credo! A costo de scoppià! Bon appetito, Peppe!

PEPPE      Bon appetito, Vittò!

(Si avventano sui piatti. Aumenta il volume dello stacco musicale. Poi i vari commensali a turno si alzano per brevi strofette agli sposi, applausi)

VITTORIO        Noi festeggiamo tutti contenti. Evviva lo sposo e tutti i su’ parenti!

PEPPE               E’ bona la pasta, è mejo la ciccia. Evviva la sposa e chi la spoltriccia!

VITTORIO        Da tutta la sala un solo grido s’ode: Viva la sposa e chi se la gode!

PEPPE               Luigì, n’avé prescia che ‘ncora n’è finita. C’avrae tempo pe’ sta ‘nsieme a la tu’ Anna Rita!

LETTORE        Attenzione, è arrivato un telegramma. Adesso ve ‘l leggo: “Sorge il sole, cala la luna. Tredici figli e buona fortuna! “ Firmato: Terzilio Cocilovo.

(Risate di tutti. Brindisi mimati e lancio dei confetti, quasi una sassaiola. Mimica di disgusto della sposa e dello zio Filippo)

Scompare il fondale del pranzo di nozze, si rimette a posto, escono gli invitati. Riappare la scena con gli stessi mobili, ma con la vetrata in fondo ad indicare che si tratta della nuova casa. Il sor Checco è seduto al tavolo con una cambiale in mano, Augusto è in piedi davanti a lui e tiene un’altra cambiale. Luigi sta leggendo il giornale seduto sul divano con a fianco la sposina che sta sferruzzando una cuffiettina.  Adele fa la spola fra la cucina ed il soggiorno con oggetti da cucina in mano. Anna Rita è in atteggiamento molto sofisticato, esigente e pedante, come lo zio Filippo; ha una pancia piuttosto pronunciata.)

CHECCO Augù, ma quista, la cambiale, quanno scade?

AUGUSTO        Domani, sor Checco… ma siccome non la posso pagà tutta… volevo almeno scalà ‘na mezza milionata.

CHECCO E allora tocca rinnovalla, tocca arfanne ‘n altra.

AUGUSTO        E già, apposta v’ho chiamato.

CHECCO Date qua che ve ce fo la firma d’avallo.

AUGUSTO Pronti.  (Gli porge la nuova cambiale. Checco si mette gli occhiali e con il massimo impegno, ma stentatamente, si mette a firmare)  Sor Checco, ‘ntanto che firmate, ve fo fa ‘n goccio de caffè, eh?

CHECCO (concentrato per la firma)  No, no… ‘l caffè me va a la testa! E’ mejo ‘n bicchier de vino!

AUGUSTO  Bravo, avete ragione!  (forte, alla moglie che è in cucina)  Adele, porta ‘l vino!   (mimica di disgusto della sposa)

CHECCO (consegnando la cambiale)  Ecco fatto.

AUGUSTO  Grazie, sor Checco. Eh, certo, che con tutte ‘ste modifiche m’avete messo ‘n mezzo a ‘na strada!

CHECCO Io? Dicetelo ta quello coi baffi!

AUGUSTO  Con tutti ‘sti pagamenti, tra voe e la banca, io ‘n so più ta chi santo arcomannamme!

CHECCO Ma stete zitto! ‘N ve lamentate! Che voialtri bombatori i quatrini ce ‘ete a balle!

AUGUSTO  Sì, a balle… c’avemo ‘n par de… stivali!   (guarda Anna Rita che ha un moto di ostentato disgusto)

ADELE    (è entrata portando il vino. Piano al marito)  Augù, se’ sempre tu, ‘gnorante!

AUGUSTO  Sor Checco, nun me tirate a discorre, fateme ‘l piacere!

CHECCO Dico, con tutta ‘sta gente che va a ‘ntruppà co’ le machine… troppo ce n’avrete de lavoro!   (Adele versa il vino ad entrambi)

AUGUSTO  Il lavoro ce sarebbe ‘ncora… è che oggi c’è troppa concorrenza. N’ete visto quante botteghe de carrozziere hanno aperto de ‘sti tempi?

CHECCO E l’ho visto. Ogni cantone c’è ‘n bombatore! Vol dì ch’è ‘n mestier bono!

AUGUSTO  Sì, sì, ardaje, veh! E’ questione che oggi ‘sti bardassi, doppo ‘n anno o due, già vojono aprì bottega per conto loro!

CHECCO E già, vojono guadambià subbito!

AUGUSTO  Ma prima avranno da ‘mparà ‘l mestiere! Vedeste che rimpecettate che je danno ta quelle macchine!   (mimica di disgusto di Anna Rita)

ANNA RITA  (piano, al marito, sbuffando)  Luigi, possibile che tutte le sere dobbiamo ascoltare questi discorsi? Che strazio!

LUIGI       Anna Rita, che ci vuoi fare, abbi pazienza!

AUGUSTO  (al figlio)  Eh? Che dicevi?

LUIGI       No, gnente, gnente…

CHECCO (voltandosi)  Oh…’l vé! C’è anche la sposina! Bonasera, signora, nun v’evo vista!

ANNA RITA  (dura)  Buonasera.

AUGUSTO  Dunque, ve dicevo, sor Checco, che di qui va sempre peggio, i clienti boni se fanno sempre più rari! C’n’evo uno ch’era ‘n fenomeno! Preciso come ‘n orologio! Oh! Non l’ho arvisto più!… Pensate che questo, benché c’avesse la patente da ‘n pezzo, nun sapeva fa le manovre… e ogni volta che entrava ‘n to ‘l garage… TRA!!! Arrotava la machina. Certe arrocchiate ta i parafanghi!

ADELE    Ma chi era, quello che con te c’aveva fatto l’abbonamento?

AUGUSTO  Brava! T’arcorde? Me dava ‘n tanto al mese…!

CHECCO Gustino, ma quisto chi era? ‘N sarà mica stato l’avvocato Parrini, tante le volte?

AUGUSTO  Sì, perché? ‘L conoscete?

CHECCO Uh…! Si ‘l conosco! Troppi lavori j’ho fatto a casa sua!

AUGUSTO  A sì? Ete visto che galantomo? A aveccene de clienti come lue…!

CHECCO E ce credo: quillo è mejo de ‘na banca! Giusto poco tempo fa me diceva: Checco, come posso fa? Guardate, me se ruvina tutta la machina! Come posso fa?

AUGUSTO  A sì? Guarda che combinazione!

CHECCO Allora io… Avvocato, ‘n ve la pijate, ce penso io! J’ho allargato la porta del garage… je l’ho fatta de tre metri! Adesso c’entra anche per traverso!

AUGUSTO  No…! Sor Checco, quel che m’ete fatto! Apposta ne l’ho arvisto più!

CHECCO  O cocco, io che ne sapevo?

AUGUSTO  M’avete levato ‘no stipendio fisso! Nun se fa così! Era ‘l mejo cliente!

CHECCO Ho capito! Voialtri bombatori sete come quilli de le pompe funebri…campate su le disgrazie degl’altri!!

 (mimica di disgusto della sposina che alla fine si alza di scatto)

ANNA RITA  Luigi, senti, io me ne vado in camera. Scusami, ma non ce la faccio più!   (esce con passi nervosi)

LUIGI       (alzandosi)   Aspetta, vengo anch’io.   (la segue)

AUGUSTO  Adele… ma ch’ha fatto?

ADELE    E che ne so!

AUGUSTO  N’è visto? E’ annata via col culo pettinato!

ADELE    Sta zitto, ‘gnorante bifolco!

ANNA RITA  (da dietro)  Basta!

LUIGI       (da dietro)  Ma ascolta, Anna Rita…

ANNA RITA   Fa come credi, io non riesco più a sopportare!   (bisbigliano)

ADELE    Sssst! ‘N po’ sentì…  (si avviano in punta di piedi verso la camera degli sposi. Checco rimane seduto e sorseggia il suo bicchiere di vino).

ANNA RITA  Lo sai, te l’ho detto tante volte… non mi interessano le questioni dei tuoi familiari!

LUIGI       Ma via, non esagerare!…  (bisbigliano)

AUGUSTO (alla moglie che origlia alla porta)   Che dicono, che dicono?

ADELE    Sssst!

ANNA RITA  Ogni pazienza ha un limite. C’è troppa differenza di vedute e di educazione.

LUIGI       Ma via, lascia perdere, che t’importa!

ANNA RITA  Io non riesco più a sopportare … non ce la faccio più!

AUGUSTO  Che dice, che dice?

ADELE    Ha detto che non ce la fa più!

AUGUSTO  Come? Ma si ‘n fa ‘n cavolo tutto ‘l giorno!

ADELE    Sssst!

LUIGI       Via, io non ti capisco…

ANNA RITA  Senti, caro, se tu credi che io rimanga a lungo in questa casa, ti sbagli di grosso!

LUIGI       Va bene, ma calmati!

ANNA RITA  Io non mi trovo a mio agio, qui… hai capito?

LUIGI       Va bene: non ti arrabbiare, ti può far male!

ANNA RITA  Qui non mi capisce nessuno! Nessuno!   (piange)

AUGUSTO  Che dice la principessa?

ADELE    Piagne!

AUGUSTO  Piagne? Ma dico… potemo andà avanti così?    (ritornano al centro)

ADELE    Ce vole pazienza!

AUGUSTO   Ma via! Questa è ‘n’isterica! E che maniere sono? Scusate, veh, sor Checco!

CHECCO Gnente… gnente… facete pure… Bono ‘sto vino!

ADELE    Anche tu però te mette a parlà sempre de le beghe de bottega tua! Possibile! Che je ne ‘mporta ta lei, si l’avvocato nun sa fa le manovre! E cambia discorso qualche volta, no?

AUGUSTO  E che me metto a discorre, de filosofia?!

ADELE    Ma via… mica te n’accorge! ‘N po’ ha anche ragione!

AUGUSTO  Ma sta zitta, io me meravijo del mi’ fijo che s’è annato a ‘mpelagà co’ ‘sta gente! Ma n’è visto che prosopopea? Scusate, veh, sor Checco!

CHECCO E de che?

AUGUSTO  Avete visto?

CHECCO          E ho visto sì, mica so’ guercio!  E’ ‘n po’ nervosetta, la sposina… sarà perché è gravida!

ADELE    E già, sarà anche per quello! ‘N po’ bisogna capilla!

AUGUSTO  Ho capito, ma da quando questa sta con  noialtri, io non posso fa più ‘l comodo mio! Me pare de sta in galera! Sor Checco… quando magno me tocca sta attento a non tirà su co’ la bocca   (mimica)   sennò te lancia certe occhiate che te fulminono!… Se parlo, me tocca sta attento ta quel che dico, perché, Dio me ne guardi, si me scappasse ‘na parolaccia… aprete cielo!… quella se sdrimognerebbe tutta! E che è ‘na vita, questa?

ADELE    Ma non capisci che lei è abituata diversamente? Loro so’ de ‘na famija fine, veh!… vengono da Campobasso… io manco so do’ sta Campobasso!… Mica son grezzi come te!

AUGUSTO   Ma piantale, veh!… Già, la colpa è anche la tua, che je dae sempre ragione!

ADELE    Io?

AUGUSTO  Sì, anche tu m’è messo ‘n croce!   (imitandola)  Augù, me raccomando, nun fa rumore, sennò quella se urta!… Augù, non fa questo! Augù, non fa quell’ altro! Oooh!… Ma dove semo arrivati? Sor Checco… la mattina me tocca alzamme pian piano… camminà ‘n punta de’ piedi, perché sennò se sveja sua altezza reale!… La sera quando artonno, se butto la giacca ‘n to la sedia… aprete cielo!… No, me tocca pijalla e mettela ‘n to l’appiccapanni! Ma davver davvero!  (forte)   Ooooh!  Questa è casa mia, veh! Io la pago co’ ‘l mi’ lavoro… coi mi’ sudori… io nun chiedo gnente ta nessuno! Avete capito?

(le parole si smorzano piano piano mentre Adele mima di calmarlo. Checco riempe un altro bicchiere e, dopo aver controllato controluce il colore del vino, se lo beve pasteggiandolo e gustandone il sapore.La luci si attenuano, poi si riaccendono sulla stessa scena. Adele sta scrivendo una lettera alla sorella Sabina. Maurizio è sdraiato sul divano, leggendo un giornaletto da ragazzi e sta facendo merenda con una pagnottella)

ADELE    Maurizio, viene qua, t’ho detto, famme ‘l piacere.

MAURIZIO  Aaaah!  Che  musica! Famme finì di qui!

ADELE    Ma ‘ncora n’è finito de fa merenda? Vien qua, viemme a legge ‘sta lettera.

MAURIZIO  Avo’, che nanna! E vabbé!  (si alza e si avvicina al tavolo)

ADELE    Ecco, guarda se ce fosse qualche sbajo. Tieni presente, però, che questa è la brutta copia, eh!

MAURIZIO  (legge la lettera con la cadenza tipica dei ragazzi)  “Cara sorella Sabina”   (alla madre)   E’ brutto cara sorella! Mettice: Cara Sabina.

ADELE    Perché è brutto? Su, su…

MAURIZIO  (legge)  “Ti scrivo questa lettera per sfogarmi con te e per farti sapere che noi in salute stiamo bene, come spero sia di te. Cara sorella” … (alla madre)  ‘n’ altra volta?

ADELE    Perché, mica ce sta male! Va avanti, va avanti…

MAURIZIO  Vabbè!  (legge)   “Cara sorella, se però la salute va bene, non si può dire lo stesso per lo spirito…”  E che c’entra lo spirito?!

ADELE    C’entra, c’entra, sentirae doppo!

MAURIZIO  (riprendendo a leggere)  “… lo stesso per lo  spirito, perché in questo momento stiamo attraversando un momento brutto.”…(alla madre)   Du’ volte momento? E questo, se ‘l legge la mi’ professoressa, te sbatte ‘l fojo ‘n to la faccia!

ADELE    (risentita)  ‘N po’ dà qua!… certo, se ‘l legge così:  (lo imita)  bla bla bla, bla bla bla… ce credo che te lo sbatte ‘n to la faccia! Bisogna vedé come se legge!  (prende il foglio)   Sta a sentì… vieni qua, vieni più vicino, guarda se ciò messo tutti j’accenti… dunque… dov’è?… Ecco.   (legge con una certa coloritura)  “Pensa che Luigi con la sua moglie sono andati a stare per conto loro in un quartierino verso la Via Larga e pagano 450 mila lire al mese d’affitto. Io e il mio marito siamo adesso molto avviliti perché siamo rimasti, io, lui e Maurizio, come tre allocchi.”

MAURIZIO  E ‘n colpo, come scrive!

ADELE    (risentita)   Basta, nun fa ‘l fanatico, eh! Te l’ho detto che questa è solo la brutta copia!

MAURIZIO  Vabbé, per me…!   (spallucciata)

ADELE    (legge)   “Augusto dice che Luigino non è un vero uomo, perché fa tutto quello che dice la sua sposa e il zio Filippo, e tutti i torti non ce l’ha. Gigino è buono, ma è molto innamorato e non capisce più di tanto, come se gli avessero fatto una fattura.”

MAURIZIO  E che è la fattura?

ADELE    Gnente , gnente…  (riprende)   “ noi ci troviamo in molta difficoltà perché non abbiamo finito di pagare la casa e facciamo tanti sacrifici, ma se il Signore di dà la salute, anche questo brutto momento passerà. Ora la camera vuota di Luigi l’abbiamo affittata a una signorina straniera, un’americana, Ketty, che studia all’Università di Perugia, ma non vuole stare in città. Lei è tanto cocchina, educata e buona e si è tanto affezionata a noi, e anche noialtri gli vogliamo bene, credi, cara sorella, che per me adesso è come se fosse una figlia.  (si commuove)  E poi i suoi soldini dell’affitto ci fanno proprio comodo. Ci ha tante delicatezze per noi e tante mossine che i nostri figli veri legittimi non ci hanno mai avuto. E’ brutto parlare così, ma è la verità… (commossa si asciuga gli occhi)   … I soldi che ci dà per l’affitto della camera, io di nascosto del mio marito li do a Luigi per pagare l’affitto di casa sua. Come devo fare? Il suo stipendio che prende non gli basta per arrivare alla fine del mese. E ora ci ha anche il bambino che è nato e che ci ha due mesi e venti giorni. Cara sorella, vedesti che bel bambino! Pare un fiore! Io l’ho visto due volte solo, perché siccome abbiamo liticato con lei e con il zio Filippo, non ci parliamo.”  (al figlio)  Me sa che di qui non fila tanto, vero?

MAURIZIO  E ‘nsomma!

ADELE    Vabbé, tanto l’ho da riscrive!  (legge)   “Al bambino gli hanno messo nome Francesco Maria e appena ci avrò la sua fotografia te la manderò. Ora ti saluto e ti bacio, anche ai tuoi. Tua sorella Adele”. Ecco, me pare d’aveje detto tutto.

MAURIZIO   Ma perché j’arconte  tutti i cavoli de casa nostra?

ADELE    Che c’entra, mica n’è ‘n’estranea! E’ la mi’ sorella, veh!

MAURIZIO  Vabbè!  (breve pausa)  Mamma, io esco ‘n tantino, vo laggiù da Massimo.   (si avvia)

ADELE    Uh! Co’ ‘sta scusa! Guarda che a le otto magnamo, eh!… (fermandolo)  Adesso n’annà a dì ta ‘l tu’ babbo che i soldi de l’affitto li do ta Luigino, eh! E’ capito?

MAURIZIO  Ta me, che me ne ‘mporta! Ciao.  (incontra il padre sulla porta)  Oh, papà!

AUGUSTO  E tu, do’ vae?

MAURIZIO  Arrivo di qui, fo subito.   (Adele nasconde la lettera)

AUGUSTO  Uh… ‘sto fijo cinino ha preso un giro che me piace poco!

ADELE    E l’ho visto… te ne volevo parlà, ma doppo tu dice che so’ esagerata!

AUGUSTO  (togliendosi la giacca)  Perché, ch’ha fatto?

ADELE    Niente, ma… è ‘n po’ de tempo che ‘sto fijo… uh! Che t’ho da dì…! A scola n’arcapezza gnente… e po’, con tutte ‘ste bardassette che je ronzono ‘ntorno!

AUGUSTO  Che? Mica se sarà messo a fa l’amore anche lue, speramo!

ADELE    No… ce mancherebbe altro! C’ha tredic’anni! No, ma ho saputo che s’ardunono a ballà co’ ‘ste pettegole. Ora a casa de una, ora a casa de’ ‘n’ altra…

AUGUSTO  Beh… finché fanno ‘ste cose, finché ballono, poco male! Mejo che va co’ le femmine che si annasse co’i maschi!

ADELE    Eh… vede ‘n po’! Sì, ma è visto quel che succede se uno nun cià giudizio? Noialtri con quello più grosso ce semo armasti scottati!

AUGUSTO  Adele, lasciamo andà… cambiamo discorso!

ADELE    No, ‘nvece… tocca parlanne, altro che! C’è armasto solo questo, dei du’ fiji, e ce tocca tirallo su ‘l mejo possibile!

AUGUSTO  Sì, sì… me l’è detto!

ADELE    Augù… ieri so’ andata a confessamme… e l’sae che m’ha detto ‘l prete?

AUGUSTO  Sentimo!

ADELE    (imitando la voce grave del prete)  “Quanti anni ha questo figliolo?”  (con voce naturale)  Tredici anni, padre.  (ritorna alla voce del prete)  “Signora, ci stia attenta, questa è un’età molto pericolosa!” Proprio così m’ha detto.

AUGUSTO  Uh! Che esagerazione!

ADELE    E po’ m’ha detto:” Confidatevi con il ragazzo e state attenti a come si comporta…” e…aspetta, veh!… ah!… “e soprattutto controllate quello che legge, perché oggi certa stampa è la fonte di tutti i mali!” Ecco le precise parole che m’ha detto.

AUGUSTO  Vabbè, allora noialtri pori genitori che avemo da fa? Je l’è detto questo ta ‘l prete? Loro fanno presto a chiacchierà! Co’ ‘sti fijoli complicati del giorno d’oggi, me sae dì che avemo da fa? Se li pije co’ le bone, è male. Co’ le cattive, è peggio! Se je dae i soldi, fae male perché se viziono… se gne li dae, fae peggio perché li possono trovà diversamente… oh!… è visto quel che succede?

ADELE    Uh, per l’amor de Dio?

AUGUSTO  Ma te rende conto? Di qui c’è da diventà matti! So ‘n cavolo! Io, tutte ‘ste rogne ta ‘l mi’ babbo gne l’ho date mai!

ADELE    Erono altri tempi! Oggi la gioventù cià tutta ‘n’ altra psicologia!

AUGUSTO  No, te ‘l dico io che è… è ‘l bene sta!!! Io da ragazzo giravo co’ le toppe di qui, ‘l vé…  (si batte sul sedere)   Allora tanti grilli pe’ la testa ‘n ce l’avevamo!

ADELE    Comunque, adesso, ta ‘sto fijo cinino, tocca controllallo, eh!

AUGUSTO  Vabbè, vabbè, cambiamo discorso. La Ketty dov’è?

ADELE    Sarà a Perugia, a l’Università.

AUGUSTO   (tira fuori una lettera dalla tasca)   Tè… ho visto ‘l postino, m’ha dato ‘sta lettera per lei.

ADELE    (guardandola)   Ah… viene dall’America… è la su’ mamma. Sae quanto sarà contenta, porellina! Je la vo a mette sopra ‘l comò!   (si avvia)

AUGUSTO   (fermandola)  Adele… sente… a proposito… è ‘n pezzo che te ‘l volevo dì, ma…

ADELE    Che?

AUGUSTO  Sta a sentì… io te fo ‘na proposta, doppo farè tu… te volevo dì che… l’affitto che ce dà la Ketty… ‘nvece de pijallo noialtri, tanto te dirò che… ‘nsomma, io ‘l darebbe ta Luigino, poro cocco, per daje ‘na mano, sennò anche lue, come fa?!… Oh… farae tu, eh! Io te l’ho detto così…!

ADELE    (avvicinandosi con tenerezza)   Augusto, so’ contenta che me dice questo. Io già l’avevo fatto de niscosto de te!

AUGUSTO  Ah sì? De niscosto mio? Brava! Me fa piacere!… E tanto, cocca mia, che ce vole fa… per quanto sia…

ADELE    E ‘l so… i fijoli … son sempre i fijoli!

Musica. Cala il sipario.

Fine del primo atto.

         

       

       

                          

ATTO SECONDO

Stessa scena. Augusto sta facendo i conti su un foglio di carta al tavolo..

AUGUSTO           7 per 8, 56… scrivo 6 e porto 5.  7 per 9, 63, scrivo 3 e porto 6… dunque 1, 2, 4, 5, 0… porca miseria! Già ho pagato 12 milioni e 450 mila lire!  (forte)  Adele… Adelina…  (entra la moglie affranta con una sedia in mano)   ‘L sae, cocca, quanto avemo pagato fino a oggi de la casa?

ADELE     (triste)  Quanto?

AUGUSTO         12 milioni e 450 mila! Oh! Avemo fatto i salti mortali!

ADELE     Meno male!

AUGUSTO         Però, ‘ncora, ‘l vé, quanto c’armane da pagà! Hae voja a corre!

ADELE     Piano piano li pagheremo.

AUGUSTO         Adè…ma che ce fae co’ ‘sta sedia ‘n to le mani?

ADELE     Te l’ho portata  a fa vedé.

AUGUSTO         Ah… me l’è portata a vedé…! Adele, dico… ma che te sei… (mimica per indicare: sei pazza?)

ADELE     (mimica con la mano per dire: ci manca poco! Sospira)  Eh…! Sente, Augusto, io so’ sfinita… so’ distrutta… so’ stanca!

AUGUSTO         Vabbè, che problema c’è? C’hae la sedia ‘n to le mano: mettete a sedé, no?

ADELE     No, nun hae capito. Non è ‘l lavoro… è ‘st’agitazione che c’ho addosso…i magoni… le preoccupazioni…!

AUGUSTO         E adesso che altre preoccupazioni c’hae?

ADELE     Sente, Augusto… doppo non me venì a dì che so’ esagerata, che fo le tragedie… Ascolteme con santa pazienza…

AUGUSTO         Vabbè, t’ascolto.

ADELE     La vede ‘sta sedia?   (sul piano della sedia è ben visibile l’impronta di una pedata)

AUGUSTO         Sì, la vedo.

ADELE     L’arconosce? No?! ‘Sta sedia sta ‘n camera de Maurizio.

AUGUSTO         Beh? E allora?

ADELE     Guardela bene: la vedi ‘sta piedata? Ta me me piace la pulizia, ‘l sae, ma se io adesso la pulisco… domani ce l’altrovo… e se domani la pulisco… doppodomani rieccola!, la piedata, sempre di qui, allo stesso punto…!

AUGUSTO         Adè, cocca, me vole dì do’ vole arrivà? Guarda che io, ‘n to le sedie, nun ce monto!

ADELE     Abbi pazienza che arrivo al dunque. Io ne ‘l so se farò bene o male… ma doppo che ‘l prete m’ha detto quelle cose sul conto  del fijo più piccolo… io non campo più! C’ho sempre ‘sto pensiero fisso!

AUGUSTO         Ma è ‘na fissazione! ‘N c’eva gnente da fa, anche ‘l prete, che mettete ‘ste pulci ‘n to j’orecchi, tanto ce n’emo poche de croci!

ADELE     Oh! Sarà ‘na fissazione, ma da allora io, ta Maurizio, je sto dietro… ‘l guardo… je controllo tutti i movimenti!

AUGUSTO         E ‘n colpo! Che te se’ messa a fa, la polizziotta!

ADELE     Nun me portà ‘n giro, che è troppo ‘mportante. Dunque, allora me son detta: come mai sopra ‘sta sedia, proprio questa, c’è sempre ‘sta piedata? Ce sarà ‘na ragione!

AUGUSTO         E la ragione è semplice: ‘l tu’ fijo, Maurizio, ce monta sopra coi piedi!

ADELE     E che motivo c’ha per montacce sopra coi piedi?

AUGUSTO         E che ne so io! Ancora ‘n ce so’ arrivato!

ADELE     Ma ce so’ arrivata io! ‘L sae su che punto de la camera de Maurizio sta la sedia? No? Ne ‘l sae? E tu, n’sae mai gnente! Sta a fianco del credenzone!

AUGUSTO         Non c’ho fatto mai caso! Starà a fianco del credenzone… se ‘l dice te!… Sentimo come va a finì ‘sto giallo: o tocca chiama l’ispettore Derricche?

ADELE     E ‘l sae sopra ‘l credenzone, lassù in alto, quel che c’ho trovato?

AUGUSTO         Nun ce n’ho la più pallida idea!

ADELE     (aumentando il tono della voce)  Eccolo ‘l vé che c’ho trovato!  (tira fuori da sotto il grembiule un mazzo di giornali pornografici e li sbatte sul tavolo, forte)   Guarda! Questi c’ho trovato!… Guarda che schifo!… Guarda le donne ‘gnude!  (piangendo)  Guarda di qui ‘l mi’ fijo, de tredic’anni, quel che va a legge!

AUGUSTO         (sbirciando, incuriosito)  Ah!… E questi tu l’avresti trovati sopra ‘l credenzone!

ADELE     Sì, proprio di lì… Io vojo sapé dove l’ha trovati ‘sti giornalacci! Chi je l’ha dati!… Come ha fatto a procurasseli, questo vojo sapé!

AUGUSTO         Vabbè, non t’agità… lo scopriremo… seguiteremo a fa le indagini… che t’ho da dì!

ADELE     Anche questo me se rovina, ‘l mi’ fijino! Signore, come andremo a finì!

AUGUSTO         Su, possibile che hae da vedé tutto nero! C’ha  sempre  da   esse  st’ atmosfera su ‘sta casa per via de’ ‘sti du’ fiji! Tutte le sere, quanno artonno, ho da sentì sempre ‘sta lagna! E che è?

ADELE     Ma si non ne parlo con te de ‘ste cose, con chi n’ho da parlà? Dimmelo!

AUGUSTO         Ma via! La fae tanto lunga pe’ ‘sti quattro giornaletti!… E che sarà mai! Capirae… ‘l vé!…  (sfoglia un giornaletto velocemente, arrivato ad una certa pagina si ferma. Guarda le foto con interesse crescente. Mimica e poi esclama fra sé)  Ah! Bonanotte!… Guarda che bionda… oh! E poe è bionda naturale, veh…!  (poi ci ripensa)  Beh, comunque… non è tutto ‘sto scandalo che se dice! C’è peggio!

ADELE     Peggio de così? C’ha colpa chi li stampa, ‘sti sudicioni! Tutto me sarebbe cresa meno che ‘l mi’ fijo leggeva ‘ste porcherie de nascosto! Aveva ragione ‘l prete!

AUGUSTO         Aaaaah!… Sente, facemola finita… dov’è ‘sto fijo?

ADELE     S’è archiuso ‘n camera sua.

AUGUSTO         Chiamelo!

ADELE     Sì, vien qua ‘n bel po’!

AUGUSTO         Ah, non viene qua? Adesso je ‘l do io!  (si avvicina alla porta della camera di Maurizio. Forte, con autorità)  Maurizio!  (silenzio)  Manco rispondi?  (forte)  Oh! Dico ta te, veh! Apre ‘sta porta!  (silenzio)

ADELE     (allarmata)   Madonnina! E come mai non risponde?

AUGUSTO         (forte)  Apre ‘sta porta, t’ho detto… se’ sordo?  (tende l’orecchio)

MAURIZIO(da dietro)  No, che tu me mene!   (sospiro di sollievo della madre)

AUGUSTO         No, non te meno. Avanti, vieni fori… t’ho da dì ‘na cosa.

MAURIZIO   Me la dirae domattina! Adesso sto a letto!

AUGUSTO         Nun me ne ‘mporta gnente, t’arialze!  (piano, alla moglie)  Tu fallo venì qua che sentirà lue che sganassone ch’armedia! Ce l’appiccico ta ‘l muro!

ADELE     Per carità! Tutto sbajato…tutto sbajato! Non hae capito gnente! Tu, de l’educazione dei fiji, nun ce n’è manco l’idea! I sganassoni je va a dà!… Ih! Che cervello!

AUGUSTO         Allora, sentimo, com’ho da fa? Sentimo la professoressa, l’esperta… la pissicologa!

ADELE     Sì… te ‘l dico io, tocca pijalli pe’ ‘l verso, ta ‘ fiji!

AUGUSTO         Che verso? Tu dimme dove ce l’hanno ‘sto verso! Ho capito, ho capito! Accidente ta quel prete e ta tutte le su’ chiacchiere!… Ma quello che fa, ‘ncora non vien qua?  (ritorna verso la porta, forte)   Oh! Che t’ho detto, io? Parlo arabo?

MAURIZIO Io di là non ce vengo fintanto che ‘n te se’ calmato!

ADELE     Ch’ha detto?

AUGUSTO         Non viene qua fintanto che non me so’ calmato!

ADELE     Ha ragione! Scusa, tu che fareste?

AUGUSTO         E’ roba che non ce se crede!

ADELE     Senti, Augusto, me viene ‘n’ idea! Perché non pijamo la palla al balzo, c’avemo tanto bene la scusa de ‘sti giornaletti… vojo dì, perché non cojemo l’occasione per faje conosce certe cose su ‘sto sesso, che va tanto de moda oggi?

AUGUSTO         Sì, adesso ce mettemo a fa anche l’educazione sessuale!

ADELE     E perché no? Anche ier’sera c’era ‘n dibattito per televisione su ‘ste cose  e dicevano che oggi i i ragazzi devono sapé tutto… devono esse a conoscenza de tutto… e c’hanno da pensà i genitori.

AUGUSTO         Sente, i mi’ genitori non me n’hanno parlato mai de ‘ste cose… eppure, eccome, ‘l veh!

ADELE     Ma erono altri tempi, te l’ho detto!

AUGUSTO         Aaaah! Co’ ‘sti altri tempi! Manco se noialtri scappassimo dalle caverne! Ce pensassero a scola a ‘nsegnaje certe cose!

ADELE     Ma se a scola non ce pensano, qualcuno c’avrà da pensà! Augù, damme retta…adesso te ‘l chiamo, eh!… tu, con calma, ‘ncomince ‘l discorso dei giornaletti… e poi entre su l’argomento.

AUGUSTO         Ma io ‘n so’ bono, che je dico? ‘N so manco do’ comincià!

ADELE     Te l’ho detto, ‘ncomincie co’ i giornaletti e poi, pian piano, ‘l tire su… cerche de spiegaje… ma con garbo, eh!… Sta a sentì: attacche a parlaje de come fanno a riprodusse gl’animali… ‘ncomincia… co’ le farfalline… ‘n so… coi piccioni, co’ le tortorelle… che tanto a Tripoli ce n’emo a fastelli, de tortore e piccioni!… e poi, pian piano, arrive al dunque… de j’omini e delle donne…! (mimica con le mani)

AUGUSTO         Vabbè, provamoce, sennò questa ‘n me dà pace! ‘Spetta ‘n tantino… famme pensà!   (pensa)  Di qui tocca fa l’indifferente… non tocca daje tanta ‘mportanza… fa finta de gnente… portaje j’esempi! E poi scivoli giù!… (mimica con le mani)

ADELE     Bravo! Allora te ‘l chiamo, eh!

AUGUSTO         Vabbè, lascia fa ta me.

ADELE     (forte verso la porta)  Maurizio… Maurì… vieni, cocco, te vole ‘l papà…

MAURIZIO  S’è calmato?

ADELE     Sì, sta tranquillo…’L sae che la tu’ mamma ne le dice le bugie! Su, fa presto.   (piano al marito)  Oh, Augusto, ve lascio soli, eh! Me raccomando, co’ le bone maniere!  (entra Maurizio)  Oh, ce voleva tanto ad aprì la porta? Su, va là!  (esce)

MAURIZIO  Che volevi?

AUGUSTO         Vieni, t’ho da dì ‘na cosa.

MAURIZIO  Ho capito… volevi sapé come mai c’ho quei giornali!

AUGUSTO         Già! Propio questo volevo sapé!

MAURIZIO  Io, ‘nvece, vorrebbe sapé come ha fatto la mi’ mamma ad altrovalli, ‘l vé!

AUGUSTO         Come ha fatto ad altrovalli non te riguarda! Io vojo sapé chi te l’ha dati ‘sti giornali.

MAURIZIO  E mica so’ i mii… me l’ha ‘mprestati ‘n mi’ compagno de  scola.

AUGUSTO         A sì? A scola ve passate ‘sta robba, e i professori ‘n ve dicono gnente?

MAURIZIO  E mica ce facemo vedé!

AUGUSTO         Ma te pare che i ragazzini come voialtri ve mettete a legge ‘ste cose!

MAURIZIO  E mica li leggemo… guardamo le figure!

AUGUSTO         E capirae… quann’è guardato le figure… n’è visto che robba!… (sfoglia un giornale)  ‘L vé… freghete!

MAURIZIO   Beh, quella n’è ‘n gran che… ma tu volta la pagina, vedrae che robba!

AUGUSTO         (volta la pagina)  Quale, questa?

MAURIZIO  E’ visto…?

AUGUSTO         Beh, finché me dici questa, tanto, tanto… ma ce n’era ‘n’ altra ch’era mejo!… (sfoglia)   dov’è… era ‘na biondona!… (sfoglia)   Ah, eccola, ‘l veh!

MAURIZIO  (storce la bocca)  Uh! ‘Nsomma! Mica n’è ‘n granche! C’ha ‘n po’ troppo ciccia addosso!

AUGUSTO         Già, ‘l dice tu! E’ quello ‘l bello e ‘l bono de ‘na donna!  (si ferma, ci ripensa e fa uno scatto)  Beh, e che facemo? Adesso ce mettemo a fa anche i commenti? E ce mancherebbe altro!

MAURIZIO  Hae ‘ncominciato tu a falli, i commenti, mica io!

AUGUSTO         Sente, Maurizio, tu c’hae tredic’anni… ‘sta robbaccia manco avreste da sapé che esiste!

MAURIZIO  Ma che c’avrò sempre tredic’anni? Tra ‘n mese ce n’avrò 14!

AUGUSTO         E capirae! Che omo! Volevo dì che ‘ncora… se’ cinino… e tante cose ne le pole sapè!

MAURIZIO  Quali cose?

AUGUSTO         Presempio… tu ne ‘l sae come se riproducono… le cose… le farfalline… i piccioni… le tortorelle… mica ‘l sai!

MAURIZIO  Papà, ma per chi me pije! Certo che ‘l so! Se riprodurranno come ce riproducemo noialtri! Eh!…

AUGUSTO         Oh, bravo! Di qui te volevo! E noialtri… come ce riproducemo?

MAURIZIO  Te l’ho da dì, papà?

AUGUSTO           Eh?… Forza!

MAURIZIO   Come ha fatto ‘l mi’ fratello… ‘sto torzone!

AUGUSTO         Ah sì?… (fra sé)   E’ ‘nteso che lenza, ‘sto bardasso?!… (al figlio)  Sente … ma tu allora… su ‘sto campo se’ al corrente de parecchie cose!

MAURIZIO  A ‘mbè! Troppe volte n’emo parlato coi compagni a scola!

AUGUSTO         E già, son proprio i compagni che rovinono!… Maurizio, vien qua… mettete a sedé… con te vojo facce ‘n ragionamento, da omo a omo… stà a sentì…Quando io c’avevo l’età tua, qualche volta li guardavo anch’io ‘sti giornaletti…

MAURIZIO  Ah sì, eh?

AUGUSTO         Me le ‘mprestavano gl’amici, se capisce! E mica allora li trovavi così, come oggi, che stanno su tutte le edicole! Allora arrivavono da la Francia! C’evo ‘n amico, ‘n certo Oreste, brutto come le fame, alto, secco, co’ le gambe storte, ma noialtri ce ‘l tenevamo amico perché Oreste c’eva i parenti a Cannese, ‘n Francia, e ‘l su’ cugino, ‘gni tanto, je mannava de nascosto ‘sti giornali. Capirae, tutti noialtri bardassetti ‘ntorno… (imitando i ragazzi)… a guardà ‘sti giornaletti, con tanto d’occhi!

MAURIZIO  E ‘l senti! E tu vieni a rimproverà ta me? Ce vole ‘na bella faccia!

AUGUSTO  Un momento, ‘spetta! Te dirò, che quanno l’avevo visti ‘na volta o due… non me facevano più nessun effetto! Ciecheme si n’è vero! Anzi: me parevono de cattivo gusto!… E po’ io, mica so’ tanto raffinato, eh!… Tu che ne dici?

MAURIZIO  (pensandoci)  E… me sa che n’hae tutti i torti!… E poe, parlamose francamente… io, ‘na donna che se fa fotografà così, su ‘sti giornali, ‘n domani… ne la sposerebbe certo!

AUGUSTO         Oooh! Meno male! ‘L vé che allora io e te ce chiappamo!… Tu damme retta, cocco. De ‘ste cose… de ‘sti argomenti, parlane co’ ‘l tu’ babbo, no coi compagni, che quelli, ‘ncora, ‘n ce capiscono gnente! Tu, n’avé paura, tu arconteme ‘gni cosa! E poi… ‘l sae?… de ‘sti problemi… se fa a tempo ad arparlanne: a 13 anni è presto..

MAURIZIO  Aaaah! Fra ‘n mese ne avrò 14!

AUGUSTO         E’ sempre presto!   (breve pausa)  Ma poi tu giocavi bene a pallone… io nun capisco perché non te ce rimetti a giocà!… Quello avresti da fa, ‘nvece che pensà a certe cose.

MAURIZIO  Ma la passione del pallone me s’è passata! Adesso me dà più gusto andà sul motorino!

AUGUSTO         Sul motorino? E tu, sul motorino, quando ce sei andato mai?

MAURIZIO  Ah… Troppe volte ce so’ annato su quello de Massimo! E poi, ‘l sae? So anche come se porta la macchina!

AUGUSTO         Ma sta zitto, non dì frescacce…! Per portà ‘l motorino tocca esse più grossi…non bastano tredic’anni.

MAURIZIO  A ‘mbé, fra ‘n mese…!  (pausa)  Papà… ‘l giorno del mi’ compleanno… me  ‘l compri ‘l motorino?

AUGUSTO         Ma tu se’ matto!

MAURIZIO  Via!… Mica ‘n costa tanto!

AUGUSTO         Su, su, non ‘ncominciamo co’ ‘sti discorsi!… ‘L motorino, sì…! Con tutto quel che c’ho da pagà, vo a pensà ta ‘l motorino… Tè, arpijete ‘sta robba  (gli dà i giornali)   e ardalla ta chi te l’ha data! E ‘n altra volta…tontarello… le piedate ‘n to le sedie, non ce le lascià… sennò la tu’ mamma me fa ‘na capoccia così!

MAURIZIO  Vabbè… ‘n arparleremo!   (esce e va in camera sua)

AUGUSTO         (fra sé)  ‘L motorino! E no?…’Nti dentini!… tempo fa, ‘l signorino, ha voluto ‘l mangianastri… Oh! ‘Sti fijoli non so’ mai contenti! Mai!

ADELE     (entrando ansiosa)  Augù, allora, come è andata?

AUGUSTO         (pensando sempre al motorino)  E come ha da esse annata? J’ho detto de no, che gne ‘l compro, mica so’ matto!

ADELE     (stupita)  Ma de che parle?

AUGUSTO         Del motorino!

ADELE     E che c’entra il motorino?

AUGUSTO         (riprendendosi)  Ah già…! Tu dicevi de l’educazione … l’educazione sessuale! Sì, me pare che è annata ‘n c’è male! Anche te, però!… Te pare a famme ‘ncomincià ‘l discorso con quelle stupidaggini?

ADELE     Quali stupidaggini?

AUGUSTO         Sì… le farfalline… i piccioncini… le tortorelle…! Con quel lazzarone tu me vorresti fa parlà de le farfalline?!… M’hae fatto fa ‘na figura!

ADELE     Ma ‘nsomma, se pole sapé come è andata a finì?

AUGUSTO         Sta tranquilla, è andata a finì bene… te dirò che me credevo peggio!

ADELE     Meno male, so’ contenta! Così ‘l nostro dovere de educatori l’avemo fatto!

AUGUSTO         E già! Adele, scappo ‘n momento, so’ armasto senza sigarette.

ADELE     Mandece ta Maurizio, no?

AUGUSTO         No, me serve per pijà ‘na boccata d’aria.  (esce)

(si sente una musica moderna, ad alto volume, provenire dalla camera di Maurizio)

ADELE     (urlando)  Maurizio…Maurizio…! Oh, dico ta te, veh! La vole smette con quell’attrezzo?… Almeno tiello più basso!… Sente, vien qua… ubbidisci!

(Maurizio chiude il mangianastri ed entra)

MAURIZIO  Che vole?

ADELE     Maurizio, che t’ha detto ‘l papà?

MAURIZIO  Ma…avemo parlato ‘n po’!… Sente, mamma, dijelo tu, cerca de convincelo!

ADELE     De che, cocco?

MAURIZIO  Che me comprasse ‘l motorino ‘l giorno del mi’ compleanno!

ADELE     Alé, co’ ‘sto motorino! Son du’ giorni che me fae ‘na testa così! Smettela, n’esse ‘nsistente!

MAURIZIO  I mi’ compagni ce l’hanno tutti!

ADELE     Che me ne ‘mporta! Noialtri i soldi mica li trovamo per strada! ‘L tu’ babbo, poretto, è visto i sacrifici che je tocca fa? Anche doppodomani je scade ‘n’ altra cambiale!

MAURIZIO  Sì, però… ta ‘l mi’ fratello… je l’ha comprata la Uno diesel!

ADELE     Quella è ‘n’altra cosa. Ta ‘l tu’ fratello la macchina je serve pel lavoro.

MAURIZIO  (piagnucolando)  Sì, addio!

ADELE     Sì, t’ho detto. Per guadagnà qualcosina di più co’ le trasferte. Adesso va in giro pe’ la ditta… va a Foligno, va a Todi, a Gubbio, al Bastardo… a Gaglietole… mica ce va a spasso!

MAURIZIO  Uuuuh!… Che bella scusa!

ADELE     E poi levetelo dalla capoccia, eh? E mica vojo morì de crepacore!

MAURIZIO  Perché de crepacore?

ADELE     E che io vojo stà ‘n pensiero, che tu vae ‘n giro di qua e di là, col motorino… e che te pole capità qualcosa?… Eh! Poro scemo!… Ta me, le preoccupazioni, me bastono quelle che c’ho, non ne vojo andà a cercà altre!

MAURIZIO  (sempre piagnucolando)  Vabbè! ‘N vedo l’ora de guadagnà per conto mio! Così, almeno, ‘n chiederò gnente ta nessuno!   (esce brontolando)

(Breve abbassamento di luci e breve stacco musicale. Stessa scena. Adele sta apparecchiando la tavola. Sul tavolo c’è il bottiglione del vino e due bicchieri. Augusto è in camera in maniche di camicia. Entra di corsa Luigi, ansante e trafelato. Recitazione molto concitata da parte di tutti e tre i personaggi)

LUIGI        Papà, papà…

ADELE     (spaventata)  Luigino, che c’è? Ch’è fatto? Madonna santa!

LUIGI        Dov’è ‘l babbo?

ADELE     E’ di là, perché, che c’è, parla!!

LUIGI        M’hanno rubbato la macchina!

ADELE     Noooo!  (forte)  Augusto!… Augusto!…

AUGUSTO         (entra allarmato)  Luigino, ch’è successo?

LUIGI        Papà, m’hanno rubbato la Uno!

AUGUSTO         Ma tu se’ matto! Porca miseria schifosa! E quando è successo?

LUIGI        Adesso…

AUGUSTO         E dove l’avevi lasciata?

LUIGI        Di qui, lungo ‘l marciapiede… venivo su da voialtri…

AUGUSTO         Ma come, ne l’avevi chiusa a chiave?

LUIGI        No, me so’ fermato ‘n attimo di lì al Lotto a comprà le sigarette e i francobolli…so’ uscito dopo un minuto…e la macchina ‘n c’era più!

ADELE     Ma come è possibile, che su ‘n minuto è successo tutto questo?

AUGUSTO         Sei ‘n imbecille! ‘N idiota! Come se fa a fasse fregà la macchina sotto j’occhi? Come se fa? Va bene che era vecchia, ma era ‘na macchina bona. M’era costata 3 milioni e manco l’ho pagata! J’ho firmato ‘na cambiale, ta quello che me l’ha venduta!

ADELE     E mica c’avrà colpa lue, porellino!

AUGUSTO         Me pare ‘n caso che di lì ‘n c’era nessuno… che non l’ha visto nessuno ta ‘sto delinquente che l’ha rubbata… è sempre pieno de gente!

LUIGI        L’ho domandato ta parecchia gente che passava, ma nessuno c’ha fatto caso.

AUGUSTO         Tutte ta me m’hanno da capità!… Tutte ta me!… (si dispera)

LUIGI        Papà, e adesso che facemo?

AUGUSTO         E che vole fa? Cammina, vien con me de corsa…

ADELE               E dove andate?

AUGUSTO         Chissà dove dovemo andà, anche tu! Su, movete… damme la giacca. Andamo subito a denuncià ‘l furto giù ai Carabinieri!

LUIGI        Papà, credeme… io n’c’ho colpa!

AUGUSTO         (infilandosi la giacca che Adele nel frattempo è corsa a prendere)  Cammina, cammina… non perdemo tempo a discorre!   (escono di corsa)

ADELE     (rimasta sola)  Madonnina!… Ce mancava questa, adesso!

(Luci che si abbassano e si riaccendono dopo pochi secondi. Stessa scena, il tavolo è rimasto apparecchiato, col bottiglione del vino e i bicchieri. Sono passate due ore ed in scena non c’è nessuno. Entra piano piano il signor Checco con aria contrita.)

CHECCO  Permesso?  Permesso?… ‘N c’è nissuno?… Sor’Adele… sor’Adele…!

ADELE     (entra dall’altra parte, sfinita ed assente)   Chi è? Sete vo’, sor Checco?

CHECCO  So’ entrato adesso dal fruttarolo… m’ha avviato a dì qualcosa, ma c’ho capito poco! Ch’è successo, qualcosa de grave?

ADELE     Ancora ‘n se sa… ‘n so divve gnente de preciso. So’ armasta sempre di là, attaccata ta ‘l telefono, ma dopo la prima telefonata de Luigino, ‘n ho saputo altro.

CHECCO  E la macchina, l’ete altrovata?

ADELE     Sì… ma dice ch’è tutt’acciaccata!… Ma de questo nun me n ‘mporta gnente, l’aggiusterà Augusto… è ‘l mi’ fijo che me preoccupa!

CHECCO  Do’ l’honno portato adesso, ta Maurizio?

ADELE     Sta al Pronto Soccorso, co’ ‘l mi’ marito e Luigino. Ch’ore sono?

CHECCO  (tira fuori un orologio da taschino)  So’ le nove e 35.

ADELE     Te dirò! E quanto stanno? Poretta me!

CHECCO  ‘N sarà gnente.., ‘n ve le pijate prima del tempo!

ADELE     Ma almeno me telefonassero, me facessero sapé qualcosa! Io sto di qui… su le spine!

CHECCO  Beh, ve capisco!   (pausa)   Dove s’è fatto male, ‘n to la testa?

ADELE     Ma… dice su la fronte, so io… e chissà quel che sarà successo?!

CHECCO  Se vede ch’ha sbattuto ‘n to lo specchietto.   (mimica)

ADELE     Mah!

CHECCO  Ma guarda ‘sti fioli quil che te fon patì!… E come ha fatto a pijà la machina ta ‘l su’ fratello?

ADELE     Come ha fatto… ha visto ch’era aperta, è montato su e è partito!

CHECCO  Ho capito, ma… ma che già la sapeva guidà?

ADELE     E io che v’ho da dì, cocco!… Se vede!… Che ne sapemo noialtri quel che fanni i fiji, quando non ce semo?

CHECCO  E già! E ‘l danno… ‘l danno ch’ha fatto,è grosso?

ADELE     Eh!… Dice ch’è grosso!

AUGUSTO         (forte, da fuori)  Adele!…

ADELE     (di scatto si avvia all’ingresso)  Oh, eccoli finalmente! Augusto, dov’è Maurizio, dov’è?

AUGUSTO         (entra con Luigi e Maurizio che ha un vistoso cerotto sulla fronte)  Eccolo, eccolo… non t’agità che n’è gnente!

ADELE     (abbraccia il figlio, poi lo scruta da capo a piedi)  Maurizio, cocco mio! Come stae, tesoro? Fatte vedé! Ma che c’hae… ‘sta pecetta sola?…

MAURIZIO        Sì!

ADELE     Meno male! Signore ve ringrazio! Io chissà che me credevo!

LUIGI        Mamma, sta tranquilla, è un taglietto così.  (indica con le mani un piccolo taglio)

AUGUSTO         Je c’hanno messo 4 punti. Fra 10 giorni non se conosce più gnente!

ADELE     Ma su la testa, co’ la botta ch’ha dato, chissà… je c’è fatto guardà per bene? J’hanno fatto tutti gl’accertamenti? ‘N è che ce vorrà la tacche??

AUGUSTO         Je l’han fatti, je l’han fatti! Tutto a posto! Apposta ce semo stati tanto all’ospedale, no? Oh! Sor Checco! Stete di qui?

CHECCO  Ho visto ‘l fruttarolo, m’ha arcontato ‘l fatto… allora so’ venuto su!

AUGUSTO         V’aringrazio, ete fatto bene. Metteteve a sedé.  (Checco si siede al tavolo, proprio davanti al bottiglione del vino)

ADELE     Maurizietto, te fa male la testina?

MAURIZIO  La testa no… me dole di qui!  (indica il sedere)  M’hanno fatto ‘na puntura tamanta!  (mimica)

ADELE     Quello n’è gnente! Via, che te porto a letto! Andamo, cocco! Doppo la mammina tua te porta ‘l lattino caldo co’ i biscottini, vabbene? Hae fame?

MAURIZIO  E ‘nsomma!…

ADELE     Anche voialtri avrete da cenà! ‘L vé, di qui  è armasto tutto così!

AUGUSTO         Su, su, e chi c’ha fame!

LUIGI        Mamma, io vo via, sennò Anna Rita sta ‘n pensiero.

ADELE     Sì, va, corre, ne la fa aspettà di più… che se sta tanto male… quando se sta ‘n pensiero! Vieni, Maurizio, cocco, su…Vieni… (esce con Maurizio)

LUIGI        Addio, papà.

AUGUSTO         Oh… addio, cocco. Domattina come fae senza la macchina?

LUIGI        Com’ho da fa! Pijerò ‘l treno fino a Perugia e poi ‘l postale: ho d’annà a Gubbio!

AUGUSTO         E già, come vole fa!

LUIGI        Ciao. Arrivederci, sor Checco.

CHECCO  Oh, bonasera, arvedecce.  (guarda il vino e gli viene l’acquolina in bocca) 

AUGUSTO         (si siede sul divano e parla senza voltarsi a guardare il sor Checco)  Ooooh! So’ stanco morto!… I giri che m’ha toccato fa! Fortuna che m’ha dato ‘na mano Luigino!

CHECCO  E me l’immagino!

AUGUSTO         Avete visto, sor Checco, quel che m’ha combinato ‘sto fijo cinino?

CHECCO  Ma stete zitto, che quanno l’ho saputo…uh!… (guarda il vino e sbatte la lingua)

AUGUSTO         Ma po’ adesso, chissà quel che scapperà fori, chissà!… Capirete, so’ andato a denuncià ‘l furto giù ai Carabbinieri… e doppo se viene a scoprì che ‘l ladro è ‘l mi’ fijo! Oh, ce pensate?

CHECCO  Beh, quillo che c’entra?  (prende un bicchiere in mano, ci giocherella,poi lo posa vicino al bottiglione)

AUGUSTO         Come che c’entra? Maurizio è minorenne e la responsabilità de tutto quel che è successo, è del babbo, veh! Chissà le complicazioni che nasceranno! C’è ‘l caso che me schiaffono ‘n galera!

CHECCO  E ‘n colpo si fusse vero! E mica la colpa n’è la vostra?

AUGUSTO         E già, ma… chissà come la pijono quelli?

CHECCO  Beh, de ‘ste cose, io quil che ve dico, sbajo… (tocca il bottiglione, poi lo alza controluce, mimica)

AUGUSTO         E manc’io me ne intendo.

CHECCO  Avriste da sentì qualcuno, Gustino… (toglie il sughero al bottiglione, poi ce lo rimette)

AUGUSTO         E già c’ho pensato. Ho telefonato subito ta l’avvocato Parrini. Ete capito chi è?

CHECCO  E come no? Quillo de le manovre! Ete fatto bene! Lu’ vedrete che ve l’altrova ‘l verso!

AUGUSTO         M’ha detto che domattina viene con me dai Carabbinieri e poi viene a parlà con quelli de la bottega…

CHECCO  La bottega? Quala, quella che ‘l fiolo c’è entrato drento co’ la macchina? Ma me sapete dì che danno ha fatto ‘sto fiolo?

AUGUSTO         Uuuuh! Sor Checco, non ve ne facete idea! Un cataclisma!

CHECCO  E ‘na paralise! E che sarà mae, ‘l terremoto?  (stappa ancora il bottiglione)

AUGUSTO         E poco ce manca! State a sentì…(Si alza)  Ce l’avete presente quella bottega de falegnami… laggiù a Tripoli…(si accorge, finalmente, del sor Checco che punta il bottigione come un cane da caccia) Sor Ché… Sor Checco!…

CHECCO  (sobbalzando)  Eh? Oh! Che volete?

AUGUSTO         Dico… se avete sete, bevete! Mica n’ete da fa i complimenti!

CHECCO  No… no… ho paura che me fa male! Comunque… (afferra il bottiglione con scatto fulmineo)  ‘n goccino ne pijo… giusto per gradì!   (riempe il bicchiere)

AUGUSTO         Dunque, ve dicevo che doppo esse partito co’ la macchina del su’ fratello, ‘nvece de frenà, ha accellerato, po’ ha sterzato a destra e doppo a sinistra. Per terra era mollo, che s’era rotta ‘na tubazione, e la macchina j’ha sbandato!

CHECCO  E ‘n accidente! E chi se credeva d’esse, Sciumachere?  (beve)

AUGUSTO         E se vede! ‘Nsomma, ha preso de striscio ‘na macchina ‘n sosta, ha bottato ta i marciapiedi e… BUM!… Ha centrato ‘n pieno la vetrina de ‘sta bottega de falegnami, che sarà larga tre metri!

CHECCO  Avò!!!

AUGUSTO         Sor Checco mio, vedeste che trinciaticcio! I vetri e i pezzi de legno son volati fino a 100 metri de distanza!

CHECCO  E ‘n colpo! Peggio de ‘na bomba atomica!

AUGUSTO         Ve ‘l dico io! Fortuna che n’ c’è stato manco ‘n ferito! E’ stato ‘n miracolo! Sennò ero in mezzo a ‘na strada! Mica scherzi!

CHECCO  E ce credo! Capirae! Te ‘ncominciavono a dì: (cambiando voce)  “Io ‘n posso lavorà più… come la mettemo?… io nun m’arsento più la testa… ta me i bracci nun me consentono più…”  (voce normale)   Tanto ce ne so’ pochi che ce marciono!

AUGUSTO         Per l’amor de Dio! Me toccava vende la casa, mica gnente!  (ci ripensa)  Vende? E che vendo, ‘n cavolo?, che c’è l’ipoteca de la banca e le cambiali ta voe e ta gl’altri creditori? Sor Checco… me toccava pijà ‘n revolvere e sparamme!

CHECCO  Sentì, Gustino… ‘l danno de la bottega, quanto sarà mai?

AUGUSTO         Uh! Ma saranno cinque o sei milioni! Sentiste gl’urli dei padroni de la bottega… a momenti ce facevo a cazzotti!

CHECCO  Gustì, ma su ‘sto caso, l’assicurazione ‘n paga gnente?

AUGUSTO Gnente, manco ‘na lira! Maurizio mica ce l’ha, la patente!!

CHECCO  Ah giae, che cojone, ‘n ce penzavo!

AUGUSTO         Avete visto, sor Checco, quel che m’è capitato fra capo e collo?

CHECCO  Ve compatisco! E la macchina?

AUGUSTO         Uuuuh! E’ diventata’n organetto!  (mimica con le mani)

CHECCO  Beh, tanto vo’ facete ‘l bombatore!

AUGUSTO         Sor Checco, ma che facete? Me ce pijate anche ‘n giro? Bevete e stete zitto!

CHECCO  No, noe…Fortuna che ‘l fiolo ‘n s’è fatto gnenete!

AUGUSTO         E fortuna quello. La macchina, a ‘n certo punto, che se ne frega!  (pausa)  Quando artonnavo giù da l’ospedale, co’ ‘l bardasso, pensavo tra de me, e facevo i conti. ‘L sapete? Tra la bottega e la macchina non me basteranno sett’otto milioni per pagà tutti i danni! Oh!  C’è da mettese le mano tra i capelli, veh!

CHECCO  (ribevendo un goccio)  Beh, nun ve la pijate, Augusto!

AUGUSTO         E già! Se fa presto a dillo! Io dico che ‘na jella come st’anno! Una dietro l’altra, una dietro l’altra!…Prima m’hanno chiamato quelli de  le tasse… 400 mila lire d’addietrati…poi ‘l fijo piccolo, co’ le tonzille… ha toccato levajele… altri quatrini! Dopo, che altro c’è?… Ah, già! La mi’ moje, m’ha bruciato co’ ‘l ferro da stiro, ‘l cappotto novo… ha toccato arcomprallo… doppo ‘l fijo più grosso, con tutto quello che m’ha combinato… ‘l matrimonio… la casa nova… ‘l mutuo…le cambiali… la macchina usata per lue… adesso questo cinino m’ha combinato ‘sto macello!  Diteme voi! Adesso ce manca che me pija foco casa, che me crolla addosso la bottega de carrozziere,e po’ avemo fatto!  (ci ripensa)  E ma prima che finisce l’anno… non se pole sapé!

CHECCO  Eh, quanto sete corbello! Ma ve pare de ragionà così! Non ve la pijate, v’ho detto… che, a l’infori de la morte, ta tutto c’è rimedio! Salute!  (brinda e beve)

AUGUSTO         E già! Sì! Salute!

(Le luci si attenuano.La sceneggiatura originale prevede un secondo filmato con proiezione della carrozzeria di Augusto, con il postino che recapita cambiali su cambiali ad Augusto, che ad alta voce, enumera le scadenze delle cambiali, fino ad essere sommerso da una pioggia di cambiali. Infine Augusto urla all’indirizzo della moglie di essere rimasto senza un soldo, proprio in occasione del 25.mo anniversario di nozze.)

Si potrebbe pensare ad un pannello con attaccati foglietti del calendario che Augusto via via stacca enumerando le scadenze, mentre gli piove sopra una pioggia di cambiali –fotocopiate, veh!- , fino a giungere al foglietto del 12 settembre, più grosso (fatto a mano), di fronte al quale urla alla moglie d’essere rimasto in bolletta. Fascio di luce che segue  Augusto.

AUGUSTO         5 giugno, scadenza cambiale mobili camera Luigi

                   28 giugno, scadenza cambiale sor Checco.

                   30 giugno, scadenza rata mutuo banca.

                   15 luglio, scadenza cambiale danni Maurizio.

                   30 luglio, scadenza cambiale maccchina.

                   30 agosto, scadenza cambiale sor Checco. ‘N’ altra volta!

                   12 settembre: scadenza 25.mo anniversario matrimonio. NOZZE

 D’ARGENTO!!!   (urlando)  Adele! Adele!… So’ armasto senza ‘na  lira!!!

Si riaccendono le luci e si rivede la stessa scena. Luigi è seduto sul divano, fuma una sigaretta e sfoglia un settimanale. Sul tavolo c’è un vaso con delle rose rosse ed un biglietto di auguri. Luigi è solo in scena.

Si tenga presente che Anna Rita, dopo esser diventata madre, si è fatta più trattabile e più disponibile verso i suoceri, mentre è più aspra con lo zio Filippo. Si tenga anche presente che Luigi, in presenza della moglie, parla un corretto italiano senza inflessioni dialettali.

ANNA RITA  (entrando)  Luigi, vedessi come dorme tranquillo sul letto di tua madre!

LUIGI        Glielo hai levato il ciuccetto?

ANNA RITA   (sedendosi accanto al marito)Sì, certo. Dove sono andati i tuoi?

LUIGI        Sono andati a fare una visitina alla nonna! Sai, oggi è un giorno particolare!

ANNA RITA  Beh, lo capisco. E lo zio Filippo?

LUIGI        E’ uscito a fare due passi.

ANNA RITA  Luigi… da quando ce ne siamo andati da questa casa, non avevo più rivisto i tuoi genitori. Stamattina, durante la cerimonia in chiesa, li guardavo attentamente, vedevo la loro commozione e pensavo alla vita semplice ed onesta che hanno vissuto insieme per 25 anni. Mi sono commossa stamattina, credimi…

LUIGI        Mi fanno piacere queste tue parole. Poveretti! Ancora stanno passando i loro guai! Fra il quartiere e il disastro che ha provocato Maurizio… tutti i mesi hanno mucchi di tratte e cambiali da pagare!

ANNA RITA  Ma ne hanno ancora per molto?

LUIGI        Eeeeh! Hai voglia! Ma lo sai che sono stati costretti ad impegnare qualche cosa dell’arredo di casa, per far fronte ai problemi più urgenti?

ANNA RITA  Ah sì? Non me lo avevi mai detto!

LUIGI        Perché non vogliono che si sappia in giro! Anzi, ti prego di non parlarne con nessuno!

ANNA RITA  Poverini!

LUIGI        Noi, purtroppo, non possiamo aiutarli!

ANNA RITA  E come facciamo, Luigi, con il tuo stipendio!

FILIPPO    (entrando)  Luigi, non sono ancora tornati i tuoi?      

LUIGI        No, li stiamo aspettando.

FILIPPO    Ma sono le 17 e 30… Francesco Maria alle 18 deve prendere la pappina!

ANNA RITA (aspra con lo zio: in questi mesi ha capito molte cose…)  Zio Filippo, non possiamo andarcene senza salutarli!

FILIPPO    D’accordo, ma l’orario è orario! All’ora stabilita il bambino deve mangiare! Aspettiamo ancora dieci minuti e poi ce ne andiamo, eh!

ANNA RITA  (un po’ scocciata)  Ma sì, non ti preoccupare! Ci pensiamo noi!

AUGUSTO         (forte da dietro)   Oh, eccoce, eh!

FILIPPO    Finalmente!

ADELE     (entra vestita a festa)  Scusate tanto, avemo fatto tardi… ma come se faceva? Una parola tira l’altra… e poe era da ‘n pezzo che n’arvedevo la mi’ mamma!

AUGUSTO         Passate, passate, sor Checco, metteteve a sedé!

CHECCO (entra vestito a festa. E’ un po’ allegro per il vino bevuto a pranzo) Evviva i sposi !!!          (entra anche Maurizio, il sor Checco si siede al tavolo)

FILIPPO    Cosa avete da urlare, volete svegliare il bimbo?

ADELE     Perché, ‘n s’è svejata ‘sta creatura?

LUIGI        No, dorme.

ADELE     A che ora ha da pijà la pappina?

FILIPPO    (pignolo)  Alle 18 precise!

ADELE     Beh, allora ‘ncora viene a tempo a svejallo. Fateme andà di là… fateme arvedé ‘st’angioletto! Venite qua anche voialtri!  (escono Adele, Filippo, Luigi, Anna Rita)

CHECCO  (parla con la lingua un po’ impastata dal vino bevuto)    Sor Augusto, era ‘n pezzo che nun arvedevo la vostra socera. ‘Ncora è ‘n gamba!

AUGUSTO         Come aspetto sì, ma… ce chiappa più poco!

CHECCO  E oh…! C’ha j’anni, veh! M’arcordo quanno c’aveva la bottega che ce vendeva ‘l vino… che bella mora che era!

AUGUSTO         E m’arcordo, m’arcordo…anche quann’io facevo l’amore co’ la su’ fija, era ‘n c’è male anche allora! C’eva ‘n ardiglione!  (Maurizio sta per uscire)  Maurizio, dove vai?

MAURIZIO  Me so’ stufato! Vo ‘n camera mia a sentì ‘n par de nastri!

AUGUSTO         Che? Adesso riattacche con quella tiulla?!

MAURIZIO  Solo du’ nastri!

AUGUSTO         No… eh! C’è ‘l fijo cinino di là!

CHECCO  C’è ‘l tu’ nipotino, no?

MAURIZIO  Uuuuh! Ho capito: allora esco. Bonasera.   (esce)

AUGUSTO         E tanto je ‘l butto da la finestra quel mangianastri. Me rincojonisce con quella nanna tutto ‘l giorno!

CHECCO Augù, e oggi i fioli son cossì! Basta che penzono ta le canzonette! E i mi’ nipoti enno l’istesso! Ete visto, piuttosto? Ta Maurizio, con quella briscola ch’ha dato ‘n to la fronte, manco je se conosce ‘l segno!

AUGUSTO         Sì, je l’hanno arcucito bene… j’han fatto ‘n bel lavoretto!

CHECCO  Ma doppo quil fatto, l’ha misso ‘n po’ de giudizio?

AUGUSTO         Mah! Che v’ho da dì!

CHECCO  E’ ‘n birbaccione, ‘sto fiolo, ma me sta a genio, perché è sveglio! E’ ‘na lucciola! ‘N se fa cojonà de sicuro!

AUGUSTO         Anche troppo sveglio! (breve pausa)  Sentite, sor Checco, m’ha fatto piacere che oggi sete stato con noi a festeggià ‘l venticinquesimo!

CHECCO  Ah! Io, sentì… quanno se tratta de magnà e beve, nun me tiro mai ‘ndietro!

AUGUSTO         So’ contento! Me pare ch’è riuscito tutto bene, no?

CHECCO  Più là c’è ‘l muro…! C’erono qui tajatelli ch’erono ‘na cannonata!

AUGUSTO         Sì, erono boni davero!

CHECCO  E ma, ete visto? Io j’ho fatto onore che l’ho artirati giù tre volte!

AUGUSTO         Anche ‘l sugo era proprio azzeccato, eh!

CHECCO  Uuuuuh! E l’oca arrosto? Un magnà da signori! Ne ‘l sapevo che la vostra moje cucinava bene a quella maniera!

AUGUSTO Chi, la mi’ moje? Quanno ce se mette, è ‘na bomba! Però, tocca dillo, la sfoja l’ha tirata la socera. Oh! Ha voluto fa qualcosa anche lia!   

CHECCO  Me par giusto, poretta, quant’era contenta anche lia: je brillavon j’occhi! Augusto, cambianno discorso: ete visto ‘l zi’ Filippo come magnava? Con qui baffi, su e giù, su e giù, pareva ‘no stantuffo!  (mima lo zio Filippo che mangia di gusto)

AUGUSTO         (ridendo)  E l’ho visto! Sor Checco… volemo arbeve?

CHECCO  E arbevemo!

AUGUSTO         (uscendo)  ‘L vo a pija!

CHECCO  (rimasto solo, si tocca la pancia, guarda se arriva qualcuno e fa mimica di far un rutto)  Ah… sente come tona! Me sa che arpiove! Oggi ho magnato troppo! ‘N colpo ! J’ho dato giù a granturco!   (mimica di altro ruttino, colpetti alla pancia)   Oh, Checco, piano… sinnò va a finì che, col trono, arriva anche la tramontana!   (recita ballettando per la scena e dandosi colpetti alla pancia) Com’è quil detto mascianese? Ah… eccolo… “Civitella dall’acqua bruna, ta Masciano je mette paura. Ma si Masciano je tira ‘n peto, Civitella casca all’indietro!”  E me sa che ce casco io all’indietro, si continuo così…

ADELE     (entra festosa con un bambolotto in braccio, seguita dagli altri)  Eccolo, l’amore de la nonna! Guardate quant’è bello, Dio ‘l benedica! … Sor Checco, guardate che splendore!

CHECCO  E’ bello davero!

AUGUSTO (entrando col vino e coi bicchieri) Avete visto che nipote che c’avemo?  (posa i due bicchieri sul tavolo e versa il vino)

CHECCO  E l’ho visto!

AUGUSTO         Tené, sor Checco!  (riempe il bicchiere)

CHECCO  Piano, piano… Quann’è a l’orlo…basta! Eh!

ADELE     (al bambino)  Amore!…Tesorino!… Fa ‘na risatina ta ‘l nonno… su, faje ‘na risatina…!

AUGUSTO         (posa la bottiglia)  ‘N po’ vedé? Ciù, ciù,ciù…ciù… No, non me la vole fa!

ADELE     Eppure dianzi, ta me, me  l’ha fatta, è vero, Luigino?

AUGUSTO         (al bambino)   Su, fa ‘na risatina ta ‘l nonno… su…Checchino…Checchino…daje… ciù…ciù…

FILIPPO    Checchino? Guardi che suo nepote si chiama Francesco Maria. Perché vuole storpiare un nome così bello? Di Checco c’è ne è uno in questa stanza e basta ed avanza!

AUGUSTO         Beh, io facevo per abbrevià! Francesco Maria me pare ‘n nome troppo lungo pe’ ‘n fijno così cinino! … Checchino… me pare che sona mejo!

FILIPPO    (con smorfie di disgusto)  Ma lo dice lei! Per carità…per carità…!

AUGUSTO         Sarà questione de gusti. Voi, sor Checco, che ne dite?

CHECCO  Per me Maria è ‘n nome de donna, ma pu’, oh!, farete voialtri!

AUGUSTO         E quel che dico anch’io!

ADELE     (con mimica di farla finita)  Augù, cocco, per favore, finiscela!

LUIGI        Mamma, noi andiamo perché comincia a fare tardi…

ADELE     Sì, cocco, andate… nun ve vojo trattené…

AUGUSTO         Luigì, aspetta!

LUIGI        No, papà, il bambino deve mangiare.

FILIPPO    Sì, appunto. Andiamo! Signora, arrivederla e auguri…

ADELE     Grazie! Grazie a tutti…   (saluti, abbracci, baci e convenevoli)

LUIGI        (con in braccio il bambino)  Ciao mamma… ciao papà… (escono Luigi, Filippo e Anna Rita)

ADELE     (sulla porta)  Addio, cocco… ‘L più bel regalo che oggi me poteve fa… è stato quello d’avemme portato a vedé ‘sta creaturina!   (Adele e Augusto rimangono sulla porta)   Copritelo, me raccomanno, attenti che ‘n sentisse freddo!

AUGUSTO         Arrivederci… venitece a trovà presto, eh!   (Adele si asciuga gli occhi)  E certo che avecce un nipotino fa piacere! E’ vero, sor Checco?

CHECCO  Uh! Io ce n’ho tre, vojo più bene ta loro che ta i mi’ fioli! Beh… adesso avrò d’artonnà anch’io…

AUGUSTO         Come, già ve n’andate? ‘Spettate ‘n tantino!

CHECCO  (alzandosi a fatica, mezzo brillo)   No, no… E’ da stamattina che manco da casa… M’avrò da fa arvedé… Sinnò la mi’ moje me dà pe’ sperso!

AUGUSTO         Ma su, venite qua!

CHECCO  Noe, noe… arvò! … Augusto… quanno farete le nozze d’oro… me ce rinvitate?

AUGUSTO         E ce credo! Ta chi mejo?  (ridono)

CHECCO  Speramo d’arrivacce!

AUGUSTO         Sor Checco, tené… arbevete ‘n goccino!  (versa il vino)

CHECCO  Basta, basta… quisto ‘l vino alza, veh!… Tocca bevelo con giudizio! Sarà 12 gradi almeno, o sbajo?

AUGUSTO         E già, giusto 12 gradi.

CHECCO  Ete visto come ce chiappo?  (beve)   Beh!… Sori sposi… grazie… auguri… e bonasera a tutta la compagnia!    (si avvia verso l’uscita un po’ barcollando e va a sbattere sulla spalletta della porta)  Oh!…E che, ‘n ce se cape più? Me sa che me tocca venì a allargà anche quista, la porta!…

 (esce cantando il motivo popolare: E la Gigiotta cià ‘n so che, e la Gigiotta cià ‘n so che, e la Gigiotta cià ‘n so che, sotto ‘l sinale!….”    Voce che si perde in lontananza)

AUGUSTO         (vicino alla porta con la moglie)  Arrivederci, sor Checco.

ADELE     Arrivederci, oh, state attento giù pe’ le scale, eh! Annate piano!   (rientra e si butta sul divano)  Ooooh! Signore santo, che giornata! Da quanto so’ stracca, manco m’arcordo più come me chiamo!

AUGUSTO         E te capisco! Oggi l’è fatta la spola su e giù, su e giù pe’ la cucina, eh! Però… hae fatto ‘n pranzo da signori! Anche ‘l sor Checco l’ha detto!

ADELE     E ‘n accidente! Hae visto quant’era su de giri?

AUGUSTO         (sedendo vicino alla moglie)  E ‘nsomma! ‘N colpo quanto beve ‘sto cristiano! Non facevo a tempo a mette i boccioni ‘n to la tavola ch’eron già finiti!

ADELE     E l’ho visto! Augù… me ‘l fae ‘n piacerino?

AUGUSTO         Come no? Dimme, cocca.

ADELE     Vamme a pijà le ciabatte, si’ bono!

AUGUSTO         Sì, te ce vo. Dove le tieni?

ADELE     Sotto al comodino.

AUGUSTO         Eccome, de corsa…!   (si alza e va in camera)

ADELE     (fra sé, sfilandosi le scarpe)  O Dio! C’ho le gambe come du’ pezzi de legno, ne l’arsento più, e i piedi… eccoli, ‘l vé… so’ gonfi come du’ tamburi…! Per carità!… E chi me ‘l fa fa, de fa ‘ste faticate? Giusto perché oggi era ‘sta ricorrenza!…

AUGUSTO         (da dietro)  Adele, sotto ‘l comodino non ce so’!

ADELE     (forte)  Guarda sotto al letto!    (fra sé)   Però so’ tanto contenta perché, co’ ‘st’occasione, avemo arfatto le paci co’ la mi’ nuora e col principe Filippo!… E’ brutto tenesse ‘l muso… se campa tanto poco!    (pensa)   E quella creatura! Manco l’arconoscevo da quanto è cresciuto! Ha ragione Augusto, però, veh! Ta ‘n  fijino je sta male a chiamasse “Francesco Maria”, ha voja a dì quello…

AUGUSTO         (entrando)   Te’, eccole le ciabatte, ‘n accidente che faticata altrovalle!

ADELE     Eh… possibile?

AUGUSTO         Ah, sapeste dov’erano!  Erano annate a finì sotto al letto, ma proprio ‘n mezzo… m’ha toccato buttamme tutto steso per terra per pijalle! Oooh! Me ce dojono i reni!   (si siede sul divano vicino alla moglie, massaggiandosi le reni)

ADELE     (infilandosi le pantofole)  Grazie, cocco, te l’arfarò ‘n favore! Aaaah! Me pare d’arnasce!

AUGUSTO         Adele, e così avemo passato anche ‘l venticinquesimo! Oh, ce pense? So’ 25 anni che sto a combatte con te! M’avrebbero da dà ‘na medaglia al merito!

ADELE     E ne ‘l so chi dei due merita ‘na medaglia!

AUGUSTO         Scherzo, no?

ADELE     E speramo.  (si abbassano le luci. Rimane illuminato solo il divanetto con i due coniugi. Inizia un leggero sottofondo musicale)

AUGUSTO Quel giorno, m’arcordo, prima de partì… tu piagnevi e io t’asciugavo j’occhi col fazzoletto!

ADELE     E beh… ero tanto giovane!…

AUGUSTO         A ‘st’ora dov’eravamo, t’arcorde?

ADELE     Stavamo p’arrivà a Venezia.

AUGUSTO         E già!… Certo che oggi ce stava bene un secondo viaggetto de nozze, eh! Ce pense…artonnà sui stessi posti… su lo stesso albergo…!

ADELE     E ‘l so… ma come facevi? Maurizio ta chi ‘l lasciavi?

AUGUSTO         E già!… Come facevi?…

ADELE     E poi ce vojono i soldi per viaggià… Adesso c’avemo tutti ‘sti impicci…!

AUGUSTO         Mah! Accidente ta i soldi…!  ‘L dicevo sempre: quando faremo le nozze d’argento, ta la mi’ moje, je vojo fa ‘n bel regalo! E ‘nvece, cocca, è visto? T’è annata male!

ADELE     (con dolcezza)  Augusto, che dici?… ‘L regalo me l’è fatto, m’è fatto i fiori!   (indica le rose sul tavolo)

AUGUSTO         Ah, che regalo! E oh, pazienza, te ‘l farò più ‘n là!

ADELE     Ma sì!!! Piuttosto, Augusto… ta Maurizio je c’arvole ‘n giaccone!  (mimica di Augusto d’insofferenza)  E sì! Quello che c’ha, gn’entra più!… E’ visto quant’è cresciuto! Sì e no j’arriverà di qui!  (indica alla vita con la mano)

AUGUSTO         Ma adesso van de moda così, a giubbetto!

ADELE     Sì, addio! Te ‘l mette ‘n bon po’! Tanto n’è esigente!

AUGUSTO         Oh, vabbè! Se proprio ce vole, ‘n qualche modo se farà!

ADELE     E come? Je ce vole adesso prima che viene l’inverno, veh!

AUGUSTO         Oh, a la più brutta…(mima con la mano l’atto di firmare una cambiale)

ADELE     Arfirme ‘n altra cambiale?

AUGUSTO         E oh!

ADELE     Firma, firma!

AUGUSTO         E tanto ormai  c’ho preso la mano!  (mimica firma)

ADELE     Propio così!   (pausa)

AUGUSTO         Io dico che ‘na jella come ‘st’anno! Adele… c’è fatto caso? Tutte a traverso ce so’ andate… tutte!

ADELE     (sospirando)  Eh sì! Hae ragione, cocco!… E’ stata proprio  ‘N ANNATACCIA !!!

AUGUSTO         E ‘n colpo si n’è vero! Anche ‘sto fijo più grosso… sapeste quante volte ce penso che ha dovuto smette da studià…!

ADELE     Viello a dì ta me!

AUGUSTO         Ce tenevo che diventava dottore… dico la verità! Ce pense? “Dottor Luigi Morini”… sente come sona bene!

ADELE     Mah…! Cambiamo discorso…   (pausa)

AUGUSTO         Adele… se dovessimo tirà le somme de ‘sti 25 anni de matrimonio… tu pensa che conto verrebbe!

ADELE     Le somme de che?

AUGUSTO         Ne ‘l so, presempio… arrabbiature: numero…tot! Soddisfazioni: numero… tot!  Dispiaceri: numero…tot! Gioie: numero…tot! ‘Ncazzature: numero… tot al quadrato! Sae che conto! ‘N basterebbe ‘n computere de l’università a tenelli tutti ‘sti numeri!

ADELE     Me sa che ‘l numero più basso sarebbe quello de le soddisfazioni!

AUGUSTO         Me sa anche ta me!   (pausa)

ADELE     Augù, dimme la verità… in tutti ‘sti anni, noialtri ch’avemo fatto? Ce semo sacrificati e basta, ma ce semo sacrificati pe’ ‘sti du’ insetti!

AUGUSTO         E tanto, cocca, che volevi fa?… Per quanto sia…

ADELE     E ‘l so… i fijoli…son sempre i fijoli!

(aumenta il volume della musica e cala il sipario)

FINE