Commedia in un atto
di Jean GIRAUDOUX
Titolo originale dell'opera: L'APOLLON DE BELLAC
Versione italiana di Bruno Arcangeli
da IL DRAMMA n. 182 del 1° Giugno 1953
LE PERSONE
Il signor di Bellac
L'usciere
Agnese
Il segretario generale
Il signor di Cracheton
Il signor Lepedura
Il signor Rasemutte
Il signor Schulze
Il Presidente
La signorina Chèvredent
Teresa
* Copyright 1953 by Vincenzo Tieri.
Agnese È proprio qui l'ufficio dei Grandi e Piccoli inventori?
L'Usciere Proprio qui.
Agnese Vorrei vedere il Presidente.
L'Usciere Invenzione piccola, media o grande?
Agnese Non saprei esattamente, ma non certo grande.
L'Usciere Piccola? È il segretario generale. Ritornate giovedì.
Il signor di Bellac La caratteristica dell'inventore è la modestia. L'orgoglio è stato inventato dai non inventori. Alla modestia creatrice la signorina aggiunge la modestia del suo gentil sesso. Ma chi vi dice che non venga invece a proporre una invenzione destinata a sconvolgere il mondo?
Agnese Signore...
L'Usciere Per gli sconvolgimenti del mondo si interessa il Presidente. Riceve tutti i lunedì, dalle 11 alle 12.
Il signor di Bellac Ma siamo di martedì.
L'Usciere Se la signorina non ha inventato di fare del martedì il giorno che precede il lunedì, io non posso farci niente.
Il signor di Bellac Ma no. L'umanità attende angosciata l'invenzione che permetterà di adattare alla nostra vita corrente le leggi d'attrazione delle stelle per le spedizioni postali e la cicatrizzazione delle scottature... Forse la signorina... la signorina come?
Agnese Signorina Agnese.
Il signor di Bellac Forse la signorina Agnese ha inventato tutto ciò; ma dovrà aspettare lunedì.
L'Usciere Vi prego di tacere...
Il signor di Bellac Io taccio, ma cinque continenti si struggono nella speranza di sapere che cosa è il legume unico che renderà ridicola quella specializzazione delle lenticchie lesse o del fagiolo con l'occhio, che sarà la bistecca e il pane universali, il vino e il cioccolato, che darà a volontà il potassio, ilcotone, l'avorio e la lana. La signorina Arnese in persona è qui per questo. Ciò che Paracelso e Turpino non hanno neppure immaginato, lo ha scoperto lei. I semi del legume unico sono là, nella sua tepida gola, prossimi a scatenarsi e, appena registrato che sia il brevetto da parte del vostro Presidente, a germinare e fiorire. E invece niente: dovranno attendere fino a lunedì.
Agnese Signore...
L'Usciere Sulla tavola c'è il registro. Che si iscriva per lunedì.
Il signor di Bellac E voilà. Lunedì, di buona ora, i cretini che hanno inventato il chiodo senza punta o la colla musicale saranno immediatamente ricevuti dal Presidente, mentre per un'intera settimana la povera umanità rimarrà ancora immersa sino alle natiche nel fango delle risaie a farsi scoppiare gli occhi per separare il ravanello casalingo dal ravanello selvatico, e si curerà le ferite procuratesi a furia di pelar patate, mentre il legume unico è là... e il firmamento. La signorina Agnese non iscriverà il suo nome sul registro.
L'Usciere Per quello che importa a me.
Il signor di Bellac Cosa dite?
L'Usciere Dico che me ne infischio... Non capite?
Il signor di Bellac Sì. E anche Bernard Palissy ha capito, quando alla sua domanda di sovvenzione l'intendente del re rispose: « me ne infischio » e l'obbligò a bruciare nel forno i suoi superbi mobili. Enrico II...
L'Usciere I suoi mobili Enrico II? Mi fate venire a mente che debbo preparare le sale del Consiglio.
Agnese Vi ringrazio, signore. Ma io non ho inventato il legume unico.
Il signor di Bellac Lo sapevo. L'ho inventato io.
Agnese Io cerco lavoro. Niente altro.
Il signor di Bellac Siete dattilografa?
Agnese Dattilografa? Cosa vuol dire?
Il signor di Bellac Stenografa?
Agnese No che io sappia.
Il signor di Bellac Poliglotta, corrispondente, archivista? Fermatemi alla vostra specialità.
Agnese Potreste enumerare tutto il dizionario degli impieghi. Non potrei interrompervi mai.
Il signor di Bellac Allora siete maliziosa, devota, ambigua, dolce, voluttuosa, ingenua?
Agnese È forse più il mio ramo.
Il signor di Bellac Tanto meglio. È la promessa di una carriera felice.
Agnese No. Io ho paura degli uomini.
Il signor di Bellac Di quali uomini?
Agnese Solo a vederli, io tremo.
Il signor di Bellac Paura dell'usciere?
Agnese Di tutti. Degli uscieri, dei presidenti, dei militari. Là dove c'è un uomo, io sono come una ladra in un grande magazzino, che sente sulla nuca il respiro del commissario.
Il signor di Bellac Ladra di che?
Agnese Sono impaziente di sbarazzarmi dell'oggetto rubato, di lanciarlo contro il commissario gridando: lasciatemi fuggire.
Il signor di Bellac Quale oggetto?
Agnese Non me lo chiedo neppure. Lo tengo nascosto. Ho paura.
Il signor di Bellac Forse è il loro abito che vi atterrisce? I loro calzoni?
Agnese Mi sono trovata con dei nuotatori. I loro calzoni erano a terra. L'oggetto mi pesava lo stomaco.
Il signor di Bellac Può darsi che non vi piacciano gli uomini.
Agnese Non credo. I loro occhi di cane mi piacciono, i loro peli, i loro piedi così grandi. Ed hanno degli organi così adatti a loro, che mi commuovono: il loro pomo d'Adamo quando mangiano, per esempio. Ma appena mi guardano o mi parlano, mi atterriscono.
Il signor di Bellac Vi piacerebbe di non farvi più atterrire?
Agnese Voi credete?
Il signor di Bellac Vi piacerebbe di prenderli a vostro piacere, di ottenere tutto da loro, di far tuffare i presidenti, e di far scalare le montagne ai nuotatori?
Agnese C'è una ricetta?
Il signor di Bellac Una sola, infallibile
Agnese Perché dovreste dirla a me, voi. Voi siete un uomo...
Il signor di Bellac Ignoratela e avrete una vita orribile. Ricorrete ad essa e voi sarete la regina del mondo.
Agnese Regina del mondo. Ah, cosa bisogna dunque dire?
Il signor di Bellac Nessuno d'essi mi ascolta?
Agnese Nessuno...
Il signor di Bellac Dite loro che sono belli!
Agnese Dire loro che sono belli, intelligenti, sensibili?
Il signor di Bellac No. Che sono belli. Per l'intelligenza e il cuore, sanno cavarsela da soli. Che sono belli...
Agnese A tutti? A quelli, che hanno del talento, della genialità? Dire a un accademico che è bello, non oserei mai.
Il signor di Bellac Provate e vedrete. A tutti. Ai molesti, ai vecchi, agli enfisematosi. Ditelo al professore di filosofia, e voi avrete la laurea. Al macellaio e ci sarà sempre del filetto tenero per voi. Al Presidente di qui, e voi avrete il posto. Agnese Bisogna essere già molto intimi per aver l'occasione di dire...
Il signor di Bellac Ditelo immediatamente. Prima ancora della voce, già sia il vostro sguardo a dirlo, subito, quando cominciano a interrogarvi su Spinoza, o a tagliarvi una bistecca di vitello.
Agnese Bisogna attendere che siano soli. Essere a quattro occhi con loro.
Il signor di Bellac Dite loro che sono belli in un tram al completo, in mezzo all'aula di esami, nella macelleria affollata. I testimoni saranno la vostra garanzia.
Agnese E se non sono belli, cosa debbo dire? È molto più frequente, purtroppo.
Il signor di Bellac Per caso non sareste un po' sciocca, Agnese? Dite che sono belli a tutti, ai brutti, ai ripugnanti, ai pustolosi...
Agnese Non mi crederanno.
Il signor di Bellac Tutti lo crederanno. Tutti ne sono convinti. Ogni uomo, anche il più brutto, nutre in sé una segreta presunzione che lo pone direttamente al centro della bellezza stessa. Ed egli sentirà semplicemente pronunciare da voi, a voce alta, ciò che la sua presunzione gli ripete dentro sottovoce. Coloro che non lo credono, se mai ci sono, sono i più lusingati. Sanno di essere orribili, ma appena una donna li vede belli, s'attaccano a lei. Quella donna è per loro la lente magica e la regolatrice di un universo ad occhi deformanti. Non la lasciano più. Quando voi vedete una donna seguita dovunque da uno stato maggiore di adoratori non è perché questi la trovano bella, ma perché lei ha detto loro che sono belli...
Agnese Ah. Ci sono già delle donne che conoscono la ricetta?
Il signor di Bellac La conoscono male. Tergiversano. Dicono al gobbo ch'è generoso, al butterato che è affettuoso. Non rende. Ho visto donne perdere milioni, perle, ville in riviera, perché avevanodetto ad un piede porcino che camminava veloce. Bisognava dire soltanto che sono belli... Andate. Il Presidente non ha dei giorni prestabiliti, per sentirsi dire che è bello...
Agnese No. No. Ritornerò. Lasciatemi prima fare delle prove. Ho un cugino che non è male. Mi eserciterò su di lui.
Il signor di Bellac Vi eserciterete subito: provate sull'usciere.
Agnese Su quel mostro?
Il signor di Bellac Il mostro è perfetto per l'esercitazione. Poi sul segretario generale. Eccellente anche lui. Poi sul Presidente.
(L'usciere appare, esita poi entra nella sala del Consiglio).
Agnese Cominciare dall'usciere. Mai.
Il signor di Bellac Bene, cominciate allora da questo busto...
Agnese È il busto di chi?
Il signor di Bellac Poco importa. È il busto di un uomo. È tutto orecchi.
Agnese Non ha la barba. Soltanto la barba mi dà un poco di confidenza negli uomini...
Il signor di Bellac Ebbene rivolgetevi a una cosa qualunque. A queste sedie, o quella pendola.
Agnese Sono al femminile.
Il signor di Bellac A questo maggiolino. Eccolo sulla vostra mano...
Agnese Come è bello.
Il signor di Bellac Ripetetelo, ma a lui.
Agnese Come sei bello.
Il signor di Bellac Guardate, muove le ali. Ricamate un poco. Ornate un poco. Di che cosa è particolarmente fiero, un maggiolino?
Agnese Del suo dorso luminoso, immagino. Delle sue ali.
Il signor di Bellac Allora avanti. Come il tuo dorso è bello.
Agnese Come il tuo dorso è bello, maggiolino. Sembri tutto in velluto di Rapallo. Come sono belli il giallo e il nero. Le tue ali sono luminose.
Il signor di Bellac Non c'è male. Ecco l'usciere. Affrontatelo.
Agnese Si tinge i capelli di rosso.
Il signor di Bellac Dite che preferite i rossi. E ora ascoltatemi bene: usate lo stesso sistema del maggiolino per l'usciere con l'equivalente del dorso in velluto di Rapallo e delle ali luminose.
Agnese Lasciate che prima gli parli del tempo. Guardate il cielo.
Il signor di Bellac No. Che la vostra prima parola sia la parola senza preamboli, senza prefazione.
Agnese Quale parola?
Il signor di Bellac Voi cincischierete dopo, pazienza. Ma ormai sarà detta.
Agnese Quale parola?
Il signor di Bellac Bisogna ripetervelo cento volte. « Come siete bello ».
Agnese (dopo mille esitazioni) Come siete bello.
L'Usciere Come dite?
Agnese Dico: come siete bello
L'Usciere Vi capita spesso?
Agnese È la prima volta in vita mia...
L'Usciere Voi dite che è bello uno che ha la testa di gorilla?
Agnese Bello non è forse la parola. Io non giudico le persone sulla trasparenza della narice, o il taglio degli orecchi. Io giudico l'insieme.
L'Usciere In sostanza voi mi dite: tutti i vostri particolari sono orribili, ma l'insieme è bello.
Agnese (seccata) Se preferite. Lasciatemi in pace. State tranquillo che non è per lusingare uno sporco usciere come voi che gli dico che lo trovo bello.
L'Usciere Calmatevi. Calmatevi.
Agnese È la prima volta che io lo dico a un uomo, ma non succederà mai più.
L'Usciere So che alla vostra età si dice quello che si pensa. Ma perché vi esprimete così male?
(La testa del signor di Bellac appare ad incoraggiare Agnese).
Agnese Non mi esprimo male. Trovo che siete bello. Posso sbagliarmi. Non tutti hanno buon gusto.
L'Usciere Voi non mi trovate bello. Conosco le donne. Non vedono niente. Ciò che io ho di passabile neppure lo vedono. Che cosa ho di bello? La siluette? Non l'avete neppure rimarcata.
Agnese La vostra siluette? Credete? Quando avete raccolto il cestino della carta, la vostra siluette non si è forse abbassata con voi? E ve la siete forse messa in tasca, la vostra siluette quando avete traversato la stanza per andare al Consiglio?
L'Usciere La notate ora perché io ho richiamato la vostra attenzione su di essa...
Agnese Avete perfettamente ragione. Non siete bello: credevo di vedere voi, invece vedevo la vostra siluette.
L'Usciere Allora dite: che bella siluette. Non dite: che bell'usciere.
Agnese Io non dico più nulla.
L'Usciere Non seccatevi. Ho il diritto di mettervi in guardia. Ho una figlia anch'io, mia cara e so come sono, le ragazze, alla vostra età. Perché la siluette di un uomo pare loro piacevole, lo trovano bello. Bello dalla testa ai piedi. E infatti è raro trovare una bella siluette di uomo. Si possiede la propria siluette fino alla morte, e anche dopo. Lo scheletro ha la sua siluette. Ma queste sciocchine confondono siluette e corpo, e se l'altro sciocco appena appena presta ascolto è finita, esse si rovinano la vita, le imbecilli... non si vive di siluette, figlia mia.
(Il signor di Bellac appare)
Agnese Come siete bello quando andate in collera. Non mi farete credere che appartengono alla vostra siluette quei denti lì!
L'Usciere È vero. Quando mi arrabbio metto in mostra la sola cosa che ho di perfetto: i denti. Non fumo. Non ne ho alcun merito. E non so se avete rimarcato che questo canino è doppio. No non quello falso. Quello di destra. (Suono) Il mio segretario generale ha suonato... Farò in modo che vi riceva... Gli dirò che siete mia nipote.
Agnese Che bella figura avete, quando vi mettete così eretto. Sembra quella del « Pensatore » di Rodin...
L'Usciere Sì, sì, ma ora basta. Se foste mia figlia vi darei una bella sculacciata. (Esce).
Il signor di Bellac È appena il principio.
Agnese Un brutto principio. Mi è riuscito meglio col maggiolino che con l'usciere!
Il signor di Bellac Perché voi vi ostinate a unire l'idea di carezza con l'idea di bellezza. Siete come tutte le donne. Una donna che trova il cielo bello, è una donna che accarezza il cielo: non sono le vostre mani che debbono parlare, ma le vostre labbra e le vostre guance. È il vostro cervello.
Agnese C'è mancato poco che non mi credesse affatto.
Il signor di Bellac Perché così balbettavate. Non siete ancora a punto per un segretario generale.
Agnese E allora come debbo fare, sta arrivando.
Il signor di Bellac Provate su di me.
Agnese Dire a voi che siete bello?
Il signor di Bellac È dunque difficile sino a questo punto?
Agnese Accetto.
Il signor di Bellac Riflettete bene a ciò che mi direte.
Agnese Non siete punto male quando vi prendete così gioco di me...
Il signor di Bellac Debole. Voi balbettate. Voi balbettate. E perché quando mi prendo gioco di voi? Non sono bello altrimenti?
Agnese Oh sì. Magnifico!
Il signor di Bellac Ecco. Ecco. Ci siete... Non sono più le vostre mani che parlano.
Agnese Davanti a voi in ogni caso, esse mormorano, un poco...
Il signor di Bellac Perfetto.
Agnese Il volume del vostro corpo è bello. La testa conta poco. Il contorno del vostro corpo è bello.
Il signor di Bellac La testa conta poco? Cosa volete dire?
Agnese Niente di più della testa del « Pensatore» di Rodin.
Il signor di Bellac I suoi piedi evidentemente hanno più importanza. Ascoltate, Agnese. Sono molto ingegnose le allusioni a una statua celebre ma il «Pensatore » di Rodin è la sola che conoscete?
Agnese La sola. Con la Venere di Milo. Ma quella non può servirmi di paragone per uomini.
Il signor di Bellac Chissà. Ad ogni modo è urgente che voi raddoppiate il vostro repertorio. Dite lo schiavo di Michelangelo. Dite l'Apollo di Bellac.
Agnese L'Apollo di Bellac?
Il signor di Bellac Sì. Non esiste. Per vostro uso l'ho estratto fuori dal suolo dell'antichità in questo momento. Nessuno ve lo contesterà.
Agnese E com'è?
Il signor di Bellac Non fu come me, naturalmente. Io sono nato a Bellac. Un quartiere di Limousin.
Agnese Si dice che nel Limousin gli abitanti siano così brutti. Come va che voi siete così bello?
Il signor di Bellac Mio padre era bellissimo. Che stupido. Brava, mi ci avete fatto cascare. Bravissima.
Agnese Non volevo scherzare. Voi mi avete rivelato la ricetta. Con voi sono sincera.
Il signor di Bellac Ecco. Finalmente ha capito.
(Entra l'usciere, il signor di Bellac si nasconde).
L'Usciere Tra un minuto il segretario generale verrà a vedervi qui. Inutile che vi diate da fare. Per vedere una siluette simile bisogna andare al Museo degli uomini. (Esce).
(Agnese al signor di Bellac che mette fuori la testa).
Agnese Avete inteso? È terribile.
Il signor di Bellac Esercitatevi.
Agnese Su chi? Su che cosa?
Il signor di Bellac Su tutto ciò che vedete qui. Anche le cose non resistono a chi dice loro che sono belle... Sul telefono... (Essa parla al telefono, poi lo tocca).
Agnese Come sei bello mio piccolo telefono...
Il signor di Bellac Non con le mani...
Agnese Mi aiutano talmente.
Il signor di Bellac Al lampadario. Così non lo toccate...
Agnese Come sei bello mio piccolo, mio grande lampadario. Più bello quando sei acceso? Non dirò così... Gli altri lampadari sì. I lampadari con i becchi a gas, sì, ma non tu. Guarda, il sole arriva sino a te, tu sei il lampadario da sole. La lampadina ha bisogno di essere accesa, e anche le stelle. Tu no. Ecco cosa volevo dire. Tu sei bello come una costellazione, come lo sarebbe una costellazione se invece di essere un falso lampadario, sospeso nell'eternità con le sue lampade mal disposte fosse questo monumento di meraviglioso ottone, di splendido cartone oleato. di vetro in falso baccarat e di rilievi disposti ad uguali distanze come il tuo volto e il tuo corpo.
(Il lampadario si accende da sé)
Oh, si è acceso.
Il signor di Bellac Brava.
(Entra il segretario generale).
Il Segretario Generale Un momento, signorina... Non ho che un minuto... Desiderate?
Agnese Io? Niente.
Il Segretario Generale Cosa avete da guardarmi così?Avete seguito forse alla scuola di Arte e Mestieri i miei corsi sulle invenzioni in sogno? Mi riconoscete?
Agnese Oh, no. Al contrario...
Il Segretario Generale Al contrario? Che vuol dire al contrario?
Agnese M'aspettavo un segretario generale come tutti gli altri, curvo e con la pancia, zoppo o striminzito, e vedo voi.
Il Segretario Generale Sono come sono.
(Spunta la testa del signor di Bellac).
Agnese Sì. Voi siete bello.
Il Segretario Generale Cosa avete detto?
Agnese Niente. Non ho detto niente.
Il Segretario Generale Sì. Avete detto che io sono bello. L'ho udito distintamente, e debbo dirvi che provo una certa sorpresa. Se lo fossi, me l'avrebbero già detto.
Agnese Sono delle stupide.
Il Segretario Generale Chi è stupido? Mia sorella, mia madre, mia nipote?
Agnese Signor segretario generale, ho saputo da un'amica di un componente il vostro consiglio, il signor Lepedura...
Il Segretario Generale Lasciate stare il signor Lepedura. Noi parlavamo della mia bellezza. Sono uno specialista in sogni, signorina. È a me che si rivolgono tutti quegli inventori che fanno le loro ricerche in sogno. E sono riuscito a realizzare dai sogni invenzioni notevoli, come la forchetta accendisigari, il libro che si legge da sé. Senza di me, co-storo non sarebbero stati che residui d'uomo. Se in sogno voi mi aveste detto che sono bello, l'avrei capito. Ma noi siamo svegli. Almeno suppongo. Permettete che mi dia un pizzicotto per assicurarmene. E che pizzichi anche voi. (Le prende la mano).
Agnese Oh, là.
Il Segretario Generale(che ha guardato la mano di Agnese) Noi non stiamo sognando. Allora mi sfugge perché mi avete detto che sono bello: per guadagnarvi la mia benevolenza? La spiegazione sarebbe volgare. Per prendervi gioco di me? Il vostro sguardo, le vostre labbra stesse...
Agnese L'ho detto perché vi trovo bello. Se la vostra signora madre vi trova orribile, questo non mi riguarda.
Il Segretario Generale Orribile è troppo, e non permetto che voi abbiate di mia madre una cattiva opinione. Mia madre, anche quando avevo cinque anni mi ha sempre trovato delle mani da vescovo.
Agnese Se vostra nipote preferisce a voi Valentino, non va a suo onore.
Il Segretario Generale Mia nipote non è una imbecille. Anche ieri sera pretendeva che io ho l'arco sopraccigliare disegnato da Le Nôtre.
Agnese Se vostra sorella...
Il Segretario Generale Con mia sorella cadete male. Sa bene che io non sono bello, ma ha sempre preteso che io fossi un tipo, e questo tipo è stato, da un nostro amico - addetto di storia italiana - definito recentemente. Ed è un tipo celebre. Ha detto che sono tutto Galeazzo Sforza.
Agnese Galeazzo Sforza, no. L'Apollo di Bellac sì.
Il Segretario Generale L'Apollo di Bellac?
Agnese A voi non pare?
Il Segretario Generale Se ci tenete tanto, signorina! Il tipo di Galeazzo Sforza però è curioso sapete. Ho poi visto delle stampe...
Agnese È l'Apollo di Bellac, vestito, naturalmente. Perché, per i vostri abiti, faccio delle riserve. Vi vestite male, signor segretario generale. Io sono sincera. Non riuscirete mai a farmi dire ciò che non penso. Voi avete il tratto degli uomini veramente belli, di Boulanger, di Nijinsky. Ma vi servite di abiti in negozi detestabili.
Il Segretario Generale Che bisogna sentirsi dire. E da una ragazza che trova bello il primo venuto.
Agnese Non l'ho detto che a due uomini in vita mia. Voi siete il secondo.
Il Segretario Generale Nessuno evidentemente assomiglia agli altri. Ed io, ahimè, meno di tutti. (All'usciere che è entrato) Cosa volete voi? Non vedete che siamo occupati?
L'Usciere I signori del Consiglio stanno salendo le scale. Debbo annunciarli?
Il Segretario Generale Signorina, il Consiglio mi reclama. Mi fareste il piacere di tornare domani a continuare questo interessante colloquio? Tanto più che la mia dattilografa fa troppi errori di scrittura e voglio sostituirla. Penso che sarete un'artista, voi, alla macchina da scrivere.
Agnese Ahimè, no. Io non conosco che il pianoforte.
Il Segretario Generale Perfetto. E' molto più raro. Scrivete rapidamente sotto dettatura?
Agnese Lentamente.
Il Segretario Generale Tanto meglio. L'altra andava così svelta che pareva volesse mettermi in imbarazzo.
Agnese E rileggo male ciò che scrivo.
Il Segretario Generale Perfetto. L'altra era l'indiscrezione personificata. A domani dunque, signorina. Accettate?
Agnese Con riconoscenza, ma ad una condizione.
Il Segretario Generale Voi ponete delle condizioni al vostro capo?
Agnese A condizione che non vi veda più in quella ignobile giacca. Immaginare due spalle armoniose in questo involucro mi sarebbe insopportabile.
Il Segretario Generale Ho un completo grigio. Ma è estivo; prenderò un raffreddore.
Agnese Prendere o lasciare. Adoro il completo grigio.
Il Segretario Generale A domani... Mia sorella e mia madre prepareranno l'abito quest'oggi. Domani l'avrò. (Esce).
(Riappare la testa del signor di Bellac).
Agnese Allora?
Il signor di Bellac Non c'è male. Ma tergiversate sempre.
Agnese Eppure le mie mani erano lontano. Ho fatto fatica a trattenerle.
Il signor di Bellac Non perdete tempo. Gli scimmioni salgono le scale. Allenatevi ancora...
Agnese Sul primo?
Il signor di Bellac Su tutti.
(L'usciere annuncia attraverso la porta i personaggi che passano).
L'Usciere Il signor di Cracheton.
Agnese Com'è bello quello.
Il signor di Cracheton Deliziosa ragazza. (Entra nella sala del consiglio).
L'Usciere Il signor Lepedura...
Il signor Lepedura Salve cara bambina...
Agnese Come siete bello.
Il signor Lepedura Come lo sai?
Agnese Dall'amica di vostra moglie, la baronessa Chagrobis. Ella vi trova magnifico.
Il signor Lepedura Ah! Mi trova magnifico la baronessa de Chagrobis? Salutatela, in attesa che possa farlo io stesso. In verità non si può dire che si sia viziata col barone... Sta sempre a Volney?
Agnese Al numero 28, sì. Le dirò che voi siete sempre così bello.
Il signor Lepedura Non esagerate. (A mezza voce) È deliziosa. (Entra nella sala del consiglio).
L'Usciere I signori Rasemutte e Schulze.
Agnese Com'è bello.
Il signor Rasemutte Si può sapere, signorina, a quale dei due la vostra frase è diretta?
Agnese Guardatevi nello specchio e lo saprete.
(Si guardano).
I signori Schulze e
Rasemutte È deliziosa.
(Entrano nella sala del Consiglio. Riappare la testa del signor di Bellac).
Agnese Avete l'aria triste. Non va?
Il signor di Bellac Va fin troppo bene. Ho scatenato il diavolo. Avrei dovuto diffidare del vostro nome. Le mie letture del XVII secolo avrebbero dovuto farmi ricordare che è con le ingenue che si fanno in un giorno i mostri.
L'Usciere (annunciando) Il signor Presidente.
Il Presidente (entrando) Siete voi il fenomeno?
Agnese Sono la signorina Agnese.
Il Presidente Che cosa avete fatto loro, signorina Agnese? Questa casa che io possiedo stagnava sino a stamani nella tristezza, nella indifferenza, nel sudiciume. Voi l'avete sfiorata, ed io non la riconosco più. L'usciere è diventato educato al punto di salutare la sua stessa ombra riflessa sul muro. Il mio segretario generale ha la pretesa di assistere al Consiglio in maniche di camicia. Come le macchie di sole a primavera, dalle tasche di tutti quei signori escono piccoli specchi nei quali, il signor Lepedura contempla il pomo d'Adamo del signor Lepedura; il signor Rasemutte fissa con voluttà la verruca del signor Rasemutte. Cosa avete fatto loro? Comprerò al prezzo che vorrete la vostra ricetta. È inestimabile. Cosa avete loro detto?
Agnese Come siete bello.
Il Presidente Come?
Agnese Ho detto loro, a ciascuno di loro: come siete bello.
Il Presidente Con dei sorrisi, dei mottetti, delle promesse?
Agnese No. Con voce chiara e tonda. Come siete belli.
Il Presidente Grazie per loro. Così i fanciulli hanno caricato la loro pupattola meccanica. I miei fantocci non stanno più nella pelle dalla gioia di vivere. Ascoltate questi applausi. È il signor Cracheton che mette ai voti l'acquisto per il lavabo dì uno specchio a tre luci. Signorina Agnese, grazie.
Agnese Di niente, prego.
Il Presidente E il Presidente, signorina? Come mai non lo dite anche al Presidente?
Agnese Che è bello?
Il Presidente Vi pare che non ne valga la pena?
Agnese No certo,
Il Presidente Forse perché mi avete già abbastanza giocato con la vanità degli uomini?
Agnese Via, signor Presidente. Voi lo sapete bene.
Il Presidente No. Lo ignoro.
Agnese Perché non c'è bisogno di dirlo, a voi. Perché voi siete bello.
Il Presidente Ripetetelo, vi prego.
Agnese Perché voi siete bello.
Il Presidente Riflettete bene, signorina... Il momento è grave... Siete ben sicura di trovarmi bello? Sareste pronta a ripeterlo dinanzi a testimoni? Davanti all'usciere? Riflettete. Debbo prendere oggi una serie di decisioni che mi porteranno ai poli più contrastanti, a seconda che io sia bello o brutto.
Agnese Pronta a ridirlo. Ad affermarlo. Certo.
Il Presidente Grazie, mio Dio (Chiama) Signorina Chèvredent!
(Entra la signorina Chèvredent)
Chèvredent, da otto anni voi assolvete le alte funzioni di segretaria particolare. Da tre anni non s'è mai dato il caso, di mattino o di pomeriggio, che il pensiero di trovarvi nel mio ufficio non mi abbia dato la nausea. Non è solamente perché la muffa cresce sulla vostra pelle come l'agarico sulla corteccia, infinitamente più dolce, a toccarsi d'altronde, del castagno. Poiché voi siete brutta ho avuto la debolezza di credervi generosa; voi invece prendete nel piattello di un mendicante cieco due franchi contro i venti centesimi che vi avete lasciato cadere. Non lo negate. È il cieco stesso che me l'ha detto. Poiché voi avete i baffi, ho creduto che aveste il cuore. Invece i guaiti del mio cane accucciato sotto la mia tavola erano dovuti non ai suoi sogni di caccia alla pantera, come voi mi spiegavate, ma dai vostri pizzicotti. Per mille giorni ho sopportato di vivere con una persona che mi detesta, mi disprezza e mi trova brutto. Perché voi mi trovate brutto, non è vero?
La signorina Chèvredent Sì. Una scimmia.
Il Presidente Perfettamente. Ora ascoltatemi. Gli occhi della signorina appaiono anche a prima vista meglio qualificati dei vostri per vedere. La palpebra non è per nulla arrossata, l'iride slavata, le ciglia cispose. C'è dentro il sole, l'acqua della sorgente. Ora, come sono io veramente, signorina Agnese?
Agnese Bello. Bellissimo.
La signorina Chèvredent Che importa.
Il Presidente Tacete, Chèvredent. Gettate su di me un ultimo sguardo. Questo apprezzamento disinteressato sulla mia bellezza di uomo non ha modificato il vostro giudizio?
La signorina Chèvredent Volete scherzare.
Il Presidente Ne prendo nota. Ecco dunque il problema così come si presenta: io ho la scelta di passare la mia giornata tra una persona orribile che mi trova brutto e una persona affascinante che mi trova bello. Tirate la conclusione. Scegliete voi per me.
La signorina Chèvredent Questa pazza prenderà il mio posto?
Il Presidente Immediatamente se ella accetta.
La signorina Chèvredent Che vergogna. Vado su a dirlo alla signorina.
Il Presidente Prevenitela pure: l'attendo a pie’ fermo.
La signorina Chèvredent Se voi ci tenete ancora ai vostri vasi cinesi, fareste meglio a seguirmi.
Il Presidente Lì ho già messi nel...
(La signorina Chèvredent esce).
Agnese Mi dispiace, signor Presidente.
Il Presidente Congratulatevi con me. Voi arrivate al momento cruciale della mia vita, perché io stavo portando un anello di fidanzamento alla signorina cui ha fatto allusione la signorina Chèvredent per minacciarmi. È questo brillante... Vi piace?
Agnese Bello.
Il Presidente Fantastico. Vi osservavo. Avete detto « bello » al brillante con la stessa convinzione con cui l'avete detto a me. Forse è anch'esso tanto opaco e pieno di rospi?
Agnese È magnifico. E voi anche.
Il Presidente Debbo esserlo già un pochino meno...
(Entra Teresa)
Ecco Teresa. Vi presento.
Teresa Presentazioni inutili e senza speranza di avvenire... Uscite, signorina.
Il Presidente Agnese sostituisce Chèvredent, e perciò rimane.
Teresa Agnese? In dieci minuti, il nome della signorina è già così nudo?
Il Presidente Nudo e verginale. È il privilegio di questo nome.
Teresa E si può sapere perché Agnese rimpiazza la Chèvredent?
Il Presidente Perché mi trova bello.
Teresa Diventi matto?
Il Presidente No. Divento bello.
Teresa Sai cosa eri questa mattina?
Il Presidente Questa mattina ero un uomo dalle gambe leggermente storte, dal colorito macilento, dai denti ad altalena. Ero come tu mi vedevi.
Teresa Come ti vedo ancora.
Il Presidente Sì, ma anche Agnese mi vede. Preferisco il suo occhio. E spero che, nonostante la tua presenza, continui a vedermi ancora bello.
Agnese Debbo dire che l'animazione vi rende ancor più bello.
Teresa Che sfrontata.
Il Presidente La senti? Non sono io a farglielo dire. L'animazione mi rende ancora più bello, dice Agnese E si sente che se io fossi accanto ad Agnese addormentato, o stizzito o in sudore, Agnese troverebbe che l'incoscienza, la collera, o il sudore mi rendono ancora più bello. Sorridete, Agnese?
Agnese Sì, è bello un uomo intelligente che ha coraggio.
Teresa Già, lo fa rassomigliare a Turenne o a Boiardo, non è vero?
Agnese Oh no. Il signor Presidente è classico: è l'Apollo di Bellac, più semplicemente.
Teresa Che donna. È falso.
Il Presidente Che donna, sì. La vera donna. Intendiamoci bene, Teresa, per l'ultima volta. Le donne sono in questo basso mondo per dirci ciò che dice Agnese. Non le abbiamo tirate fuori da una nostra stessa costola perché si preoccupino tanto delle calze di nailon, si lamentino sulla cattiva qualità dei solventi perunghie, e sparlino delle loro simili. Esse sono sulla terra per dire agli uomini che sono belli. E quelle che debbono dirlo meglio, sono le donne belle. Questa ragazza mi dice che sono bello. Perché è bella. Tu mi confermi che sono brutto perché sei un orrore.
(Il signor di Bellac esce dal suo nascondiglio).
Il signor di Bellac Bravo. Bravissimo.
Teresa Chi è quest'altro pazzo?
Il signor di Bellac Bravo Presidente e scusate se mi intrometto. Ma quando questo dibattito arriva a toccare il cuore stesso della vita umana, come trattenersi? Da Adamo ad Eva, Sansone e Dalila, Antonio e Cleopatra, la questione uomo-donna resta interamente insoluta tra i due sessi. Se noi possiamo risolverla una volta per tutte, sarà un grande beneficio per l'umanità.
Teresa E noi saremmo sulla buona strada, secondo voi? E la soluzione non può essere rimandata a domani? Perché io ho molta fretta, signore. Sono attesa di sopra per provarmi la pelliccia di fidanzamento.
Il signor di Bellac Noi siamo sulla buona strada. E il Presidente ha posto magnificamente il problema.
Agnese Magnificamente.
Teresa Uomo quale egli è, volete dire, signorina, senza dubbio?
Agnese Non lo dico, ma posso dirlo. Io dico sempre quello che penso.
Teresa Che bugiarda.
Il Presidente Ti proibisco di insultare Agnese.
Teresa È lei che mi insulta.
Il Presidente Ti si insulta quando mi trovano bello? Tu stai rivelando il fondo della tua anima.
Il signor di Bellac Agnese non ha mentito al signor Presidente. E Cleopatra disse la verità a Cesare, e Dalila a Sansone. E la verità è che sono tutti belli, gli uomini, e sempre belli, e la donna che lo dice non mente.
Teresa Allora la bugiarda sarei io?
Il signor di Bellac Siete cieca. Perché in verità per trovarli belli, basta guardare gli uomini nel loro respiro e nella loro attività. E ciascuno ha la sua bellezza; le sue bellezze. La sua bellezza fisica : il più robusto è attaccato alla terra, il più smilzo pende dal cielo. La sua bellezza occasionale: il gobbo in cima a Notre-Dame è un capolavoro di bellezza gotica. Basta portarcelo. La sua bellezza nel lavoro: il facchino ha la sua bellezza di facchino. Il solo errore è quando cambiano, quando il facchino prende la bellezza del presidente, e il presidente quella del facchino.
Agnese Ma non in questo caso...
Teresa No. Lui ha piuttosto quella del raccattacicche.
Il Presidente Teresa, so quanto te come valutare le mie qualità fisiche.
Teresa Tu sei brutto.
Il Presidente Taci.
Teresa Sei brutto. Tutto il mio essere te lo grida Questa donna, arriva sino a violare la sua bocca per profferire la sua menzogna. Ma tutto in me: cuore, arterie, braccia, gambe ti gridano la verità.
Il Presidente La bocca di Agnese vale la tua tibia...
Il signor di Bellac Ha confessato.
Teresa Ma che cosa? Siete tutti contro di me. Che cosa ho confessato?
Il signor di Bellac Il vostro sbaglio. Il contro delitto. Come volete che il Presidente sia bello in un ambiente e con una decorazione che gli ricordano di essere brutto.
Il Presidente Bravo, capisco.
Teresa Tu capisci cosa?
Il Presidente Il disagio che mi prende non soltanto davanti a te, ma davanti a tutto ciò che rappresenta te, abiti, oggetti: le tue vesti abbandonate sullo schienale di una poltrona mi accorciavano di dieci centimetri la spina dorsale. Come avrei potuto avere le mie vere dimensioni? Le tue calze sul tavolo, e io mi sentivo una gamba più corta dell'altra, la tua lima da unghie sul tavolino, e mi mancava un dito: tutte queste cose mi dicevano che ero brutto. E la tua pendola di onice delle Alpi me lo ripeteva ogni secondo. E il tuo gallo morente sul camino. Perché, avevo freddo accanto al fuoco? Perché il tuo gallo morente nel suo ultimo rantolo mi ripeteva che ero brutto. Sparirà da questa sera. Prenderò le mie verità e il mio colorito solo dalla fiamma.
Teresa Tu non toccherai il mio gallo morente.
Il Presidente Ed invece questa sera sarà già fuso. Come sarà distrutto tutto il resto, comprese le tue sedie stile direttorio, imbottite di crine per dire al mio di dietro che io sono brutto, pungendolo. All'asta.
Teresa Non venderai le mie sedie direttorio.
Il Presidente Bene, le regalerò. Come in casa vostra, Agnese?
Agnese Le sedie? In velluto.
Il Presidente Grazie, velluto. E sulla tavola?
Agnese Sulla tavola, io tengo dei fiori. Oggi ho delle rose.
Il Presidente Grazie, rose. Grazie, anemoni. Grazie, glicini e ricini selvatici. E sul camino?
Agnese Uno specchio.
Il Presidente Grazie, specchi. Grazie, riflessi. Grazie a tutto ciò che renderà da ora la mia immagine o la mia voce. Grazie, fontana di Versaglia. Grazie, eco.
Teresa Avevo lasciato Oscar. Ritrovo Narciso.
Il signor di Bellac Il solo Narciso colpevole è colui che trova gli altri brutti. Vediamo, signora, come può il Presidente essere ispirato quando detta lettere od appunti sotto due occhi così poco indulgenti?
Il Presidente È stato sotto gli occhi del mio povero cane che io ho scritto le mie migliori circolari.
Il signor di Bellac Perché l'occhio del cane è fedele e vi vede così come voi siete. E un leone vi avrebbe ispirato circolari ancor più eloquenti, perché il leone vede tre volte la grandezza naturale e a doppio rilievo...
Teresa Non continuate. O metterà dei leoni nel nostro appartamento.
Il Presidente Io non ci metterò dei leoni. Ma il gallo morente e la baiadera voleranno dalla finestra.
Teresa Se tu li tocchi, sarò io che me ne andrò.
Il Presidente A tuo piacere.
Teresa Ma infine cosa sono questi insulti? Ti ho dato senza riserve la mia vita e il mio ingegno. Divido un letto di cui ho ricamato la trapunta e resa soffice la lana. Che forse tu scivoli dal letto? Non hai mai mangiato un arrosto bruciato, né bevuto un caffè acquoso. Grazie a me, tu sei uno di quegli uomini dei quali si può affermare che hanno in tasca un fazzoletto pulito ogni giorno, che nelle scarpe non hanno dita fuori delle calze, e le tarme cercano invano nei tuoi abiti le macchie d'olio e di grasso che permetterebbero loro di vivere... Cosa vuol dire dunque questo processo all'onore delle donne e della vita domestica?
Il Presidente Una parola. Tu mi dici che io sono brutto perché tu mi trovi brutto, o perché ti diverti e ti vendichi dicendomelo?
Teresa Perché tu sei brutto...
Il Presidente Bene, continua.
Teresa Ed ecco che interviene questa donna. Nella prima occhiata si indovina quale parte avrà l'uomo che vivrà con lei. Pantofole con la soletta interna felpata. Lettura serale nel letto, con un solo pezzo di giornale disputatissimo, e una lampada da comodino che si spegne dalla porta. Abiti che non saranno mai aggiustati quando occorre. Giorni di colite senza bismuto, di freddo senza l'acqua calda, di mosche senza flit...
Il Presidente Agnese, mi dite che sono bello perché voi mi trovate bello o per burlarvi di me?
Agnese Perché voi siete bello.
Teresa Sposatelo, allora, se lo trovate tanto bello. Sapete, è molto ricco.
Agnese Può avere dei milioni, questo non mi impedirà di trovarlo bello.
Teresa E tu cosa aspetti a chiederle di sposarti?
Il Presidente Non aspetto più niente. Lo chiedo subito. E non ho alcun rimorso. Anche Gesù ha preferito Maddalena.
Teresa Prendetelo, perché io ci rinuncio. Prendetevelo, se vi piace sentire russare la notte.
Agnese Russate? Che fortuna. Quando non dormo ho così paura del silenzio, io.
Teresa Se vi piacciono le rotole appuntite.
Agnese Non mi piacciono comunque le gambe troppo dritte come birilli.
Teresa E il petto simile a quello di un pollo.
Agnese Oh signora, che menzogna. Io sono molto difficile riguardo il petto.
Teresa E non travate che ha il petto come quello di un pollo?
Agnese No signora. Di un crociato.
Teresa E la fronte, quella fronte da gozzuto è forse una fronte d'aquila?
Agnese Ah, no certo. Di un re.
Teresa È troppo. Addio. Io mi rifugio nel mondo dove la bruttezza esiste.
Il Presidente Te la porti dietro con te. Tu l'hai impressa nell'anima e negli occhi.
(Teresa esce)
Ed ora Agnese, in pegno di un felice avvenire, accettate questo brillante. Poiché voi sapete ben paragonare la mia bellezza alla sua, io saprò illuminarmi e riflettermi ai vostri sguardi. Vi chiedo un minuto. Vado ad annunciare il nostro fidanzamento al Consiglio. Usciere, scendete e accaparratevi tutte le camelie del quartiere per i nostri occhielli; e voi, signore, a cui io debbo oggi così tanto, spero che vorrete sedervi alla nostra mensa... Abbracciatemi, mia dolce Agnese... Esitate?
Agnese Esito anche a guardare il mio brillante.
Il Presidente A rivederci, allora. Agnese del più felice degli uomini.
Agnese Del più bello...
(Il Presidente esce).
Il signor di Bellac Un impiego, un marito, un brillante. Posso lasciarvi, Agnese. Non vi manca più nulla.
Agnese Sì.
Il signor di Bellac Siete insaziabile.
Agnese Guardatemi. Non sono cambiata da questa mattina?
Il signor di Bellac Siete un po' più commossa, un po' più morbida, un poco più tenera...
Agnese La colpa è vostra. A forza di ripetere le vostre parole, mi è venuto un desiderio: perché mi avete costretto a dire che è bella tutta quella gente così brutta? Io mi sento ormai in grado di dire che è bello a qualcuno che è veramente bello; ho bisogno di questa ricompensa e di questa punizione. Trovatemelo.
Il signor di Bellac Il giorno è bello. L'autunno è bello.
Agnese Sono così lontani da me. E il giorno non si può toccare. E non si abbraccia l'autunno. Vorrei dire che è bella alla più bella forma umana.
Il signor di Bellac E accarezzarla un poco?
Agnese E accarezzarla.
Il signor di Bellac Anche l'Apollo di Bellac?
Agnese Ma non esiste.
Il signor di Bellac Voi chiedete troppo. Che esista o no, è la bellezza suprema.
Agnese Avete ragione. Io non vedo bene che ciò che tocco. Non ho immaginazione.
Il signor di Bellac Insegnate al vostro pensiero di toccare. Supponete che accada nelle commedie che hanno una tradizione, ciò che dovrebbe accadere in una vita che si rispetta.
Agnese Che improvvisamente voi siate bello?
Il signor di Bellac Grazie. Pressappoco... Che è il dio della bellezza stessa che è venuto a visitarvi questa mattina. D'altronde forse è vero. Ed è ciò che vi ha mutata, e vi ha sconvolta ed oppressa... E che improvvisamente egli si riveli a voi. E che sia io. Che vi appaia nella mia verità e nel mio sole. Guardatemi, Agnese. Guardate l'Apollo di Bellac.
Agnese Debbo chiudere gli occhi per vedervi, non è vero?
Il signor di Bellac Voi comprendete tutto. Ahimè, sì.
Agnese Parlate. Come siete?
Il signor di Bellac Dategli del tu. Apollo esige il massimo rispetto.
Agnese Come sei?
Il signor di Bellac Nei particolari, naturalmente! Eccoli: la mia statura è una volta e mezzo la statura umana. La mia testa è piccola, ed è la settima parte del corpo. L'idea della squadra è venuta ai geometri dalle mie spalle, e a Diana, l'idea dell'arco, dai miei sopraccigli. Sono nudo, e l'idea delle corazze è venuta agli orefici da questa mia nudità...
Agnese Con le ali ai piedi?
Il signor di Bellac No. Quello che ha le ali ai piedi è il Mercurio di Saint-Yriez.
Agnese Non riesco a vederti. Neppure i tuoi occhi. Né i tuoi piedi.
Il signor di Bellac Per gli occhi ci guadagni. Gli occhi della bellezza sono implacabili. Ho gli occhi d'oro bianco e l'iride è di grafite. L'idea della morte è venuta agli uomini dagli occhi della bellezza. Ma i piedi della bellezza sono seducenti. Sono i piedi che non camminano, che non toccano la terra, che non si sciupano mai. Le dita sono affusolate: il secondo infatti è straordinariamente più lungo del primo, e dalle sue curvature è venuta ai poeti l'idea del globo e della dignità. Mi vedi ora?
Agnese Male. Io ho dei poveri occhi d'agata e di spugna. Tu fai giocare loro un gioco crudele Non sono fatti per vedere la bellezza suprema. Anzi fa loro piuttosto male.
Il signor di Bellac In ogni caso il tuo cuore ne approfitta.
Agnese Ne dubito. Non contare troppo su di me. bellezza suprema. Tu lo sai, io ho una vita modesti. La mia giornata è mediocre. e ogni volta che ritorno nella mia camera debbo salire cinque piani nella oscurità e nel cattivo odore. Al mio lavoro o al mio riposo c'è sempre la prefazione di cinque piani. E come sono sola. Qualche volta per fortuna, c'è un gatto che attende davanti ad una porta. Lo accarezzo. Una bottiglia di latte rovesciata. Io la rimetto in piedi. Se si sente odore di gas, avverto la portinaia. C'è tra il secondo e il terzo piano una svolta con gli scalini inclinati per il logorio e per la vecchiaia. A questa svolta la speranza mi abbandona e il mio respiro è affannoso per questa pena. Ecco la mia vita. È fatta d'ombra. E di carne un po' avvilita e un poco livida. Ecco la mia coscienza: una gabbia di scale. Allora, se esito a immaginare come sei, è per mia difesa. Non volermene...
Il signor di Bellac Tu stai per diventare una delle più felici donne del mondo, Agnese.
Agnese Sì. Nella gabbia di queste scale. Le stuoie sono nuove e portano le iniziali. Le finestre hanno vetri con fiori ed uccelli. E nessuno scalino cede. E l'edificio non vi sfugge mai di sotto i piedi nel rullio della sera e della città. Ma salirvi con te sarebbe ancora più duro. Allora non rendermi l'impresa troppo difficile. Vattene per sempre. Ah, se tu fossi soltanto un bell'uomo denso di carne e di anima, ti aprirei le braccia. E come ti stringerei. Io ti vedo in questo momento pressappoco come tu devi essere, fasciato di bellezza, con i fianchi snelli dai quali è sorta l'idea alle donne di avere dei maschi. Dai riccioli sulle tue tempie è sorta l'idea di avere delle bambine, e da quest'aureola attorno a te è sorta nelle donne, l'idea delle lacrime. Ma tu sei troppo lucente e troppo grande per la mia misura. Colui che non posso stringere a me nella mia misura, non è per me. Conserverò il brillante. Un brillante va anche in un ascensore. Vattene, Apollo. Sparisci quando io aprirò gli occhi.
Il signor di Bellac Se io scomparirò tu ritroverai un essere umano mediocre come te, pelle attorno agli occhi, pelle attorno al corpo.
Agnese È la mia sorte. La preferisco. Lascia che ti abbracci. E scompari.
(Si abbracciano).
Il signor di Bellac Ecco fatto. Apollo è scomparso e io me ne vado.
Agnese Come siete bello.
Il signor di Bellac Cara Agnese.
Agnese Com'è bella la vita in un uomo, quando si è vista la bellezza solo in una stampa. E voi mi lasciate, e voi credete che sposerò il Presidente?
Il signor di Bellac È buono. È ricco. Addio.
Agnese Voi pure state per esserlo. Gli ordinerò di comperare al suo giusto prezzo l'invenzione del legume unico. Rimanete.
Il signor di Bellac L'invenzione non è ancora a punto. Il suo seme è invisibile, il fusto sale all'altezza dei pini e sa di allume di rocca. Ritornerò non appena sarà perfetto.
Agnese Giuratelo.
Il signor di Bellac Al mattino stesso lo semineremo insieme. Ve lo giuro.
(Sparisce nel momento in cui il Presidente appare con la camelia all'occhiello).
Agnese Io compero il giardino.
Il Presidente Agnese, buone notizie. Il Consiglio, in delirio alla notizia che la questione della lotta dei sessi è alfine risolta, decreta di cambiare il tappeto a righe dello scalone, con una moquette di Roubaix, dal disegno persiano. È il vostro regalo per il nostro fidanzamento. Come? Siete sola? Il nostro amico non c'è più?
Agnese Se n’è andato proprio adesso.
Il Presidente Chiamatelo. Pranzerà con noi... Sapete come si chiama?
Agnese Solo di nome: Apollo.
Il Presidente (alla porta) Apollo. Apollo.
(I membri del Consiglio e l'usciere arrivano tutti con camelie all'occhiello)
Chiamate con me. Voglio che ritorni.
Tutti (l'usciere dalle scale, i membri Rasemutte e Schulze dalle finestre, il signor di Cracheton da una porta)
Apollo. Apollo.
Il signor Lepedura (che entra, ad Agnese) Apollo è qui?
Agnese No. È passato...