L’apparenza inganna

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ORA NO, TESORO

L’APPARENZA INGANNA

Commedia in due atti

di

Luca Giacomozzi

Liberamente tratta da

“Ora no tesoro”

di Ray Coonney


“PERSONAGGI:

                                              

ANDREA MANCINI

GILBERTO BADINO

S.RA PALMIRA

S.RA FRANCESCHINI

COMANDANTE FRANCESCHINI

SIGISMONDO MICHELETTI

GIULIA MICHELETTI

SUSANNA LORETI

SIG. LORETI

MARCELLA BADINO

PEPPE FIORINI

PRIMO ATTO

La commedia si svolge nell’elegante salotto privato al quarto piano della “Badino, Badino e Mancini”, una pellicceria esclusiva al centro di Roma, molto famosa. La gerarchia della ditta consiste in tre direttori, Marcella Badino, suo marito Gilberto Badino e Andrea Mancini.

L’arredamento è raffinato, studiato con gusto impeccabile. Sullo sfondo ci sono, al centro una finestra, alla sua destra la porta del bagno e alla sinistra la porta dello stanzino. Tra i pezzi d’arredamento più importanti figura un divano, una scrivania con due telefoni ben in vista, una radio, uno specchio grande ed un tavolinetto con bottiglie e bicchieri. 

Sono le dodici di una splendida giornata di fine settembre.

Quando si alza il sipario, Andrea Mancini è alle prese con due manichini coperti di pellicce, entrambi in pose rigide.

Su un manichino c’è una pelliccia, su l’altro un bellissimo visone. Andrea sta dando gli ultimi tocchi al visone e fa qualche passo indietro per ammirare il suo capolavoro.

Si sente ad alto volume la musica. La canzone di Antonello Venditti: “In questo mondo di ladri”. Andrea si agita a ritmo.

Dopo un istante, entra la segretaria, la signorina Palmira. È una donna attiva, attraente ma riservata. Indossa un abito con chiusura lampo sul dietro. Cerca di rivolgersi ad Andrea il quale è molto preso e non si accorge della signorina Palmira. La signorina Palmira allora spegne la radio. Nel frattempo Andrea non si era ancora accorto del suo ingresso.

ANDREA                   - (Continua a cantare per qualche secondo, lo ferma la signora Palmira)

S.NA PALMIRA        – Mi scusi, signor Mancini…

ANDREA                   - (Rapito nell’ammirazione della pelliccia di visone) Bella, semplicemente divina.

S.NA PALMIRA        – Signor Mancini…

ANDREA                   - (Continuando ad esaminare ed ammirare il suo capolavoro) Eh? (Suona il telefono)

S.NA PALMIRA        – (Alzando il ricevitore) Badino, Badino & Mancini… Oh, buongiorno, signora… No, temo di no – la signora Badino è in vacanza… Montecarlo… No, altre due settimane… Il signor Badino? Non è ancora arrivato… Il signor Mancini è molto impegnato in questo momento. Posso esserle utile io?… Sì… certo… Sì, sappiamo tutto, la martora zibellino… al suo indirizzo di Roma, certo. Grazie, signora. Buongiorno. (Posa il ricevitore) Signor Mancini, posso dirle due parole?

ANDREA                   - Oh – buongiorno, signorina Palmira. Non l’ho vista entrare.

S.NA PALMIRA        – In salotto c’è la signora Franceschini..

ANDREA                   - La signora chi?

S.NA PALMIRA        – La signora Franceschini. (Indicando) Per la pelliccia.

ANDREA                   - (Controlla il libro degli appuntamenti) No, no, no, signorina Palmira, deve essere pronta per le due e mezza.

S.NA PALMIRA        – La vuole proprio.

ANDREA                   - (Col diario) Lo credo, ma non ho avuto il tempo di dargli la spazzolatina finale. E poi, da un minuto all’altro verranno i Micheletti per il visone.

S.NA PALMIRA        – Alle dodici e un quarto. Ma si tratta di una vendita. Ci penserà il signor Badino.

ANDREA                   - Speriamo! Se e quando arriverà. Tra lui che non è mai puntuale e la moglie, che se ne sta in vacanza, non so dove sbattere la testa.

S.NA PALMIRA        – Ma che cosa debbo dire alla signora Franceschini?

ANDREA                   - Dovrebbe farla accomodare, credo, ma questo è compito del signor Badino. Lo sa come divento nervoso con i clienti.

S.NA PALMIRA        – Trovo che si comporta benissimo.

ANDREA                   - Beh, bisognerebbe far meglio. Intanto questa non è ancora finita e chissà cosa le racconterò!  (Solleva il manichino)

S.NA PALMIRA        – Bene, signor Mancini. (Esce da sinistra. Lui posa il manichino)

ANDREA                   - Grazie mille signorina Palmira.

S.NA PALMIRA        – Grazie a lei signor Mancini.(esce)

ANDREA                   - Ah!! Palmira… una cortesia, ti dispiacerebbe portarmi un bicchier d’acqua e la boccetta della novalgina? Ho una mal di testa oggi.

S.NA PALMIRA        - Subito signor Mancini.

ANDREA                   - Grazie Palmira. (va nel bagno)

S.NA PALMIRA        - (Facendo un po’ il verso) Palmira le dispiace portarmi un bicchier d’acqua con della novalgina? Ho un mal di testa… per forza, sente la musica a tutto volume!

PEPPE                       - (Da fuori, è un vecchietto simpatico e arzillo.) E’ permesso? (dopo qualche secondo entra)Beh! Chi tace acconsente.

S.NA PALMIRA        - Oh! Signor Peppe come sta?

PEPPE                       - (Emozionato) Bene signorina Palmira… la sua vista per me è come un raggio di sole che brilla in una giornata triste e tetra.

S.NA PALMIRA        - Come siamo poetici, signor Peppe.

PEPPE                       - Grazie.

S.NA PALMIRA        - A proposito!! Ha risolto poi il problema nel bagno di casa sua?

PEPPE                       - Ma che!! L’idraulico ancora nun s’è visto.

SNA.PALMIRA         - Che vuol fare, ci vuole pazienza…arrivederci.(esce).

PEPPE                       - (tra se) Pazienza?… è ‘na vita che sto a pazientà.

ANDREA                   - (Da fuori) Ma che schifezza è questa? (entra furibondo)

PEPPE                       - Buon giorno!

ANDREA                   - Chi è stato quel deficiente che ha fatto questo scherzo del cavolo?

PEPPE                       - Buon giorno!

ANDREA                   - Ah! Ma se lo becco non gli e la faccio mica passare liscia.

PEPPE                       - Buon giorno!

ANDREA                   - Ma io mi domando e dico, come diavolo può un essere umano fare un gesto tanto stupido.

PEPPE                       - (Sta fermo immobile senza parlare.)

ANDREA                   - (Lo guarda) Beh! Non si saluta?

PEPPE                       - Beh! Veramente!!

ANDREA                   - Buon giorno Peppe.

PEPPE                       - E’ successo qualcosa?

ANDREA                   - Qualche cretino deve aver messo nell’armadietto del bagno la pasta d’acciughe al posto del dentifricio.

PEPPE                       - (Stupito) Ah!! Ecco perché il sugo di ieri sera c’aveva quel sapere strano.

ANDREA                   - Che sapore strano?

PEPPE                       - Tipo di fluoro e menta fresca.

ANDREA                   - Peppe… hai messo il dentifricio nel sugo.

PEPPE                       - Sei sicuro?

ANDREA                   - Quanto sono sicuro di essermi lavato i denti con la pasta d’acciughe.

PEPPE                       - E come ti senti?

ANDREA                   - Ho l’alito che pare una pizza.

PEPPE                       - Mi dispiace, ma l’idraulico ancora non è venuto a ripararmi il bagno, e così sarò costretto ad usare il vostro ancora per qualche altro giorno…. Anzi… ne approfitto subito… con permesso. (Esce)

ANDREA                   - Prego… e non fare come l’altra volta che ti sei dimenticato di tirare la catena…. (Tra se) Peppe, Peppe. (va nello stanzino)

S.NA PALMIRA        - (Entra con un bicchiere d’acqua e la novalgina) Beh!! Che fine hanno fatto… (al bagno) Ho portato il bicchiere d’acqua che mi aveva chiesto… lo poso qui sul tavolino…..(da sola si ringrazia) Grazie Palmira (esce).

PEPPE                       - (Esce dal bagno) Non c’è ‘gnete da fa, nun c’è ‘gnente da fa… nun me scappa… ao!! So tre giorni che nun riesco ad annà ar bagno… me sa che me devo decide a prenne sto lassativo che m’ha dato mi moje…. Ci vorrebbe un bicchier d’acqua però…(vede il bicchiere). Ao!! Quando se dice il caso… (prende le gocce nella tasca e le mette nel bicchiere.) Quante ce ne vorranno?…  Mi moje a detto cinque, …però io so tre giorni che nun vado… facciamo quindici….. dice che fanno effetto subito. Bo!! (posa il bicchiere) Oh!! Una boccetta di novalgina, meno male, m’è pure finita a casa, io me la prendo, così evito di compralla.(se la mette in tasca. Fa per bere il bicchiere quando entra Palmira)

SNA.PALMIRA         - Signor Peppe, c’è sua moglie che la desidera al telefono.

PEPPE                       - Che vuole?

SNA.PALMIRA         - Dice che deve andare su a casa ad assaggiare la sua nuova specialita culinaria.

PEPPE                       - Oh! No, per carità.

SNA.PALMIRA         - Perché, non è contento?

PEPPE                       - Ma che contento… s’è messa a cuginà tutte specialità cinesi… a me, che so romano da sette generazioni. (uscendo) Me dice se so contento.(esce).

ANDREA                   - (entra dallo stanzino) Oh!! Palmira, mi ha portato la novalgina?

SNA.PALMIRA         - Si, l’ho messa lì sul tavolino.

ANDREA                   - Grazie, se non ci fosse lei.

SNA.PALMIRA         - A proposito, la signora Franceschini è di là e ha chiesto di entrare, cosa le devo dire?

ANDREA                   - Falla entrare, ci penso io. Grazie. (Palmira esce, Andrea prende il bicchiere con il lassativo e lo beve).

 

(Entra la signora Franceschini, una donna di classe con uno spaventoso accento snob)

S.RA FRANCESCHINI         – Sono capitata a sproposito, vero?

ANDREA                               - Beh, veramente…

S.RA FRANCESCHINI         – Chiedo scusa, ma mio marito parte un po’ prima…

ANDREA                               - Parte….?

S.RA FRANCESCHINI         – Per il sud. (Vede la pelliccia) Oh, è finita…

ANDREA                               - Non proprio…

S.RA FRANCESCHINI         - Assolutamente favolosa…

ANDREA                               - Dev’essere ancora spazzolata…

S.RA FRANCESCHINI         – Se lei (Provando la pelliccia) potesse metterla a punto in mattina, gliene sarei molto grata. Il Comandante non me lo perdonerebbe mai se non andassi sulla banchina a salutarlo.

ANDREA                               - Ma manca ancora la spazzolatina finale, (nel finire questa frase sente i primi effetti del lassativo)…O mio Dio

S.RA FRANCESCHINI         - …e lei sa cosa vuol dire starsene lì sul molo in mezzo a una folla urlante.

ANDREA                   - (Urla) Oi, oi,oi!!

S.RA FRANCESCHINI         - Ma che ha? Si sente poco bene?

ANDREA                   - No, no, sto benissimo.(si lamenta.)

S.RA FRANCESCHINI         - Ma ne è sicuro?

ANDREA                   - Si, si… (lamentandosi) deve essere stata la novalgina… oi, oi!!

S.RA FRANCESCHINI         - (un po’ perplessa) Non sapevo che la novalgina desse questi risultati.

ANDREA                   - (Lamentandosi) Nemmeno io.

 S.RA FRANCESCHINI        – (snobbandolo un po’) Beh!! Comunque caro mio, torniamo a noi… (toglie la pelliccia e la porge ad Andrea)

ANDREA                   - Grazie… comunque ci vorrà ancora un po’…

S.RA FRANCESCHINI         – (Facendo roteare la pelliccia) E’ proprio degna di me, non trova? Che uomo straordinario, è lei. Ma del resto, i suoi modelli su di me hanno sempre successo. Le telefoneremo più tardi. Ora devo proprio scappare.

ANDREA                   - (Tra se) Anch’io

S.RA FRANCESCHINI         - Il Comandante sta facendo il giro dell’isolato. (Spalanca la finestra.) Andare in giro per comperare tutto quello che serve è spaventosamente noioso, di questi tempi. Oh, eccolo li. E’ fermo al semaforo. (Chiama) Giorgio! Giorgio! (Ad Andrea) Ma cos’è, sordo!…. Giorgio! (Gli fa  dei gesti. Entra la signorina Palmira con un catalogo)

S.NA PALMIRA        – Signor Mancini, è libero per una prova?

ANDREA                               - (Lamentandosi) Mmmm!!!

S.NA PALMIRA        - Ma che ha? Si sente male?

ANDREA                               - Da fuori che sembra?

S.RA FRANCESCHINI         – Giorgio! Ti manderanno via! Oh, mio Dio, ci sono riusciti. (Ad Andrea) La pelliccia è semplicemente divina. Devo aiutare Giorgio a trovare un posteggio.

ANDREA                   - (dolorante ancora) Prego, faccia pure. (Palmira chiude la finestra)

S.RA FRANCESCHINI         – (Più snob che mai) Sono davvero abili, oggigiorno, sa? Ci succhiano il sangue con le tasse, ma sa com’è - non ci lamentiamo perché siamo troppo occupati per star dietro a certe sciocchezze.Lei capisce vero? (Esce da sinistra)

ANDREA                   - Capisco, capisco…. (si riprende appena. A Palmira) Questa deve essere pronta per l’una – prenda nota, Palmira.

S.NA PALMIRA        – Sissignore. Ma è sicuro di non aver bisogno d’aiuto?

ANDREA                               - Ma che c’era in quel bicchiere che m’ha portato?

S.NA PALMIRA        - Acqua.

ANDREA                               - Si, ma dentro l’acqua?

S.NA PALMIRA        - Nulla, le ho portato la boccetta di novalgina apposta, così poteva metterne quanta ne voleva.

ANDREA                               - Quale boccetta di novalgina?

S.NA PALMIRA        - Quella che sta li sul tav…(vede che non c’è). Strano! Io l’avevo portata, ne sono sicurissima.

ANDREA                               - Io non l’ho proprio vista.

S.NA PALMIRA        - Forse l’avrà presa il signor Peppe…(piccola pausa, poi ridendo) Ma vuoi vedere che nel bicchiere, al posto della novalgina, ci ha messo un lassativo.

ANDREA                   - Sono contento per lei che questa cosa la faccia ridere…. Io sto morendo.

S.NA PALMIRA        - Mi scusi… è che la situazione è al quanto buffa. (cerca di trattenersi dal ridere.)

ANDREA                   - La prego mi aiuti…. Non ce la faccio proprio. (pausa, sente una fitta..) Ah!!…Ah!! Devo andare in bagno….Ah!! O mio Dio (Esce correndo in bagno.)

S.NA PALMIRA        – ( tra se, prende il manichino e va verso lo stanzino) Povero signor Mancini…. Il lassativo del signor Peppe….(sorridendo.) Che buffo!! (esce un attimo nello stanzino.

GILBERTO                - (Entra. Tipo effervescente ed estroverso, ha due bottiglie di champagne ed un ombrello) ‘giorno a tutti! ‘giorno ragazze! ‘giorno, signorina Palmira! Signorina Palmira?! Palmira! , dov’è? Andrea!! Mancini? Ma dove siete?…(tra se) Bel modo di lavorare.

S.NA PALMIRA        – (entra) Eppure questa è fatta. Oh!! Signor Badino.

GILBERTO                           - ‘giorno, Palmira. Come va?

S.NA PALMIRA        – (Non molto convinta) Io bene. E’ il signor Mancini che sta così e così!

GILBERTO                           - Che gli è successo?

S.NA PALMIRA        - Ha bevuto per sbaglio un bicchiere con delle gocce di lassativo.

GILBERTO                           - Ed ora dov’è?

S.NA PALMIRA        - (Indica il bagno) Si è chiuso nel bagno.

GILBERTO                - Beh!! Speriamo che esca prima o poi!! Che ora è?

S.NA PALMIRA        - Le dodici.

GILBERTO                - Bene. Anzi no, male è tardi. (Appende l’ombrello al braccio di lei) Non stia in giro. Ho detto che è tardi. Cos’ha lì?

S.NA PALMIRA        – Le bozze del catalogo d’autunno.

GILBERTO                - (Prende le carte) Roba vecchia. (Le getta sulla scrivania) Qual è il primo sull’agenda?

S.NA PALMIRA        – I Micheletti, alle dodici e un quarto.

GILBERTO                - Ah! Mi avverta quando arrivano. Intanto io poso queste bottiglie.

S.NA PALMIRA        - (Esce posando l’ombrello in un angolo.)

GILBERTO                - (Posando le bottiglie sul tavolino. Tra se) Tutti gli uffici dovrebbero averne un carrellino con delle bottiglie…. Cosa sono due bottiglie di champagne quando vendi un visone da dieci milioni? (Raccoglie il visone) Beh – la ditta lo vende – ma per una strana coincidenza sono io che lo compro. Non per me, è ovvio. È per la mia amichetta… Voi vi chiederete che me ne faccio, io, felicemente sposato da vent’anni, di un’amichetta. Beh, è una domanda puramente spirituale – che mi sono posto… diciamo per vent’anni…. Come si dice, compero questa pelliccia per Giulia Micheletti, una bellezza mediterranea di circa 30 primavere – e 90 di petto. C’è solo un piccolissimo inconveniente in tutta questa faccenda – il marito. Giulia ed io siamo del parere che potrebbe insospettirsi se lei si presentasse a casa con questo visone da 10 milioni. Beh – potrebbe!! E così, ho escogitato un sistema molto astuto e brillante. (Tira fuori di tasca una busta) Qui ci sono 8 milioni, che ho prelevato dal mio conto personale. Quando arriveranno i signori Micheletti, lui le comprerà questo magnifico capo con sole 2 milioni – mica male, eh? La ditta incassa i suoi dieci milioni; il signor Micheletti fa un ottimo affare per 2 milioni; Giulia si prende il suo visone ed io mi prendo…beh! questa è un’altra faccenda. (rumore dello sciacquone del bagno. Entra Andrea, da destra)

ANDREA                               - (Sospirando) Ah!! Finalmente…. Oh! Signor Badino.

GILBERTO                           - (Ironicamente) Ciao Mancini… come va?

ANDREA                               - Molto meglio adesso.

GILBERTO                           - Ho saputo che sei diventato un esperto di lassativi.

ANDREA                   - (risatina ironica) Molto spiritoso….Signor Badino. (serio) Dov’è stato stamattina?

GILBERTO                - Dunque vediamo!! In bagno – al supermercato – e in banca. (Prendendo la pelliccia) Mancini. Le ha dato la spazzolata finale?

ANDREA                   - No. Ho avuto qualche problemino negli ultimi minuti.

GILBERTO                - Beh!! Poteva portarsela in bagno. (risatina)

ANDREA                   - (Risatina ironica) Carina questa… La prego signor Badino, gliel’ho detto altre volte, non le tocchi in quel modo! (Andrea prende la pelliccia e continua a spazzolarla.)

GILBERTO                - Marina è arrivata? (interessato)

ANDREA                   - Marina chi?

GILBERTO                - L’indossatrice.

ANDREA                   - Si è arrivata e sta di là. Perché che cosa le importa?

GILBERTO                - Nulla. Solo che visto che mia moglie è via per una vacanzetta… lei mi capisce? (gli mette una mano sulla spalla)

ANDREA                   - No, non capisco… sa, sono molto stupido.

GILBERTO                - Ma tu l’hai vista bene Marina?

ANDREA                   - Si l’ho vista… ma è una sua dipendente.

GILBERTO                - Appunto.

ANDREA                   - La signora Badino sarebbe inorridita se sapesse la vera ragione per cui le nostre indossatrici cambiano così frequentemente.

GILBERTO                - La pianti di parlare di mia moglie. Se ne sta in vacanza, il sole splende, gli affari prosperano…

ANDREA                   - La signora Badino non è solo la sua stimatissima moglie, ma anche la mia titolare.

GILBERTO                           - Oh, Mancini! Impertinente!

ANDREA                   - Sa benissimo cosa voglio dire.

GILBERTO                - Continui con quella pelliccia, altrimenti non sarà mai in grado di portare a termine la vendita.

ANDREA                   - Io – occuparmi della vendita?

GILBERTO                - E’ la sua creazione più felice. (Indica il visone)

ANDREA                   - Ma non posso! È compito suo! Come diceva mio nonno, “chi vuol far l’altrui mestiere…”

GILBERTO                - Che nonno noioso! Se la caverà bravissimo! L’ho sempre ritenuto un venditore mancato.

ANDREA                   - Ma come faccio, se lei ha già combinato la vendita col signor Micheletti?

GILBERTO                - Neanche per sogno: non ho mai visto in faccia il signor Micheletti.

ANDREA                   - Non capisco. Credevo che la vendita praticamente fosse già definita.

GILBERTO                           - Infatti.

ANDREA                   - Vuol dire che il signor Micheletti non ha mai visto la pelliccia?

GILBERTO                - Proprio così.

ANDREA                               - E la signora Micheletti?

GILBERTO                           - Ah, lei sì, l’ha vista.

ANDREA                   - (Innocente) E così gli approcci preliminari sono stati fatti con la signora Micheletti?

GILBERTO                - (gli da uno sbeffetto) Bravo Mancini cominci a maturare!

ANDREA                   - Grazie.

GILBERTO                - Vedi, gli approcci preliminari si sono svolti con la gentile signora Micheletti.

ANDREA                   - E il signor Micheletti non ne sa niente?

GILBERTO                - Lo spero!

 ANDREA                  - Non ho ancora capito perchè non vuole portare a termine lei la vendita.

GILBERTO                - Mi sono sbagliato, non sei ancora maturo come credevo. (Pone la mano sulla spalla di Andrea e lo scuote con furore represso) Andrea! Mio caro vecchio amico! Non hai ancora aperto gli occhi su questa incomprensibile storia?

ANDREA                               - (Semplicemente) No.

GILBERTO                - Nemmeno un barlume di comprensione è penetrato nella sua mente offuscata?

ANDREA                   - (Semplicemente) No.

GILBERTO                - Non ho detto, poco fa, che gli approcci preliminari si erano svolti con la signora Micheletti? Risponda solo sì o no.

ANDREA                               - Sì.

GILBERTO                - Bene. Quando lei ha detto “Allora il signor Micheletti non sa niente di come sono andate le cose” la conclusione era ovvia, no?

ANDREA                   - (Dopo una pausa) Ah! Ma allora si è messo d’accordo con questa signora Micheletti?.

(Gilberto scuote la mano di Andrea per congratularsi del fatto che Andrea ha, finalmente, realizzato la situazione)

GILBERTO                - (Stringendo la mano a Andrea) Bravo, Bravo, Bravo!

ANDREA                   - Grazie, grazie, grazie!

GILBERTO                - (ammiccando) Quindi ha capito…( fa l’occhietto)

ANDREA                               - Signor Badino, ma è spaventoso!

GILBERTO                - Meraviglioso, Mancini! E la deliziosa signora Micheletti, che risponde al grazioso nome di Giulia, merita pienamente questo capo squisito che sto per darle.

ANDREA                   - Ma io mi rifiuto di entrar… (Si arresta e ha una pausa) Ha detto “darle”?

GILBERTO                           - Esatto.

ANDREA                               - Vorrà dire “venderle”…

GILBERTO                           - Voglio dire “darle”.

ANDREA                               - Non capisco.

GILBERTO                - (Ad Andrea) Durante una recente visita ad un Night Club di Parigi…

ANDREA                   - Un Night Club di Parigi? Quando è stato a Parigi?

GILBERTO                - Un mese fa, quando sono andato a Milano per quell’asta di pellicce.

ANDREA                               - Milano è vicino Parigi?

GILBERTO                - (Ironico) In provincia.

ANDREA                   - Gilberto! Ma lei non aveva il diritto di stare a Parigi! E tanto meno di andare in un Night Club!

GILBERTO                - I musei erano tutti chiusi – e così, preso dal bisogno di sensazioni estetiche, ho preso un biglietto per il Lido.

ANDREA                               - Ma là le donne ballano senza – ehm….

GILBERTO                - Certo.  Ed è stato là che all’improvviso ho visto Giulia Micheletti. Era là, che ballava, come l’ha fatta sua madre.

ANDREA                   - (Inorridito) Non sarà mica una spogliarellista?

GILBERTO                - E’ un’artista dello “strip”. Una giovane signora che possiede un fascino e una classe eccezionali. Debuttante dell’anno nel 1989. Forse non lo sa, ma quella, quanto a bellezze, fu un’annata eccezionale!

ANDREA                   - I suoi errori morali li posso anche capire – ma non li perdono. Tuttavia, intrecciare una relazione con una ragazza del Lido, beh – è un po’…

GILBERTO                - Oh, povero Mancini! Come osa esprimersi così su una squisita artista….

ANDREA                               - Non ci trovo niente di artistico, nello spogliarello.

GILBERTO                - Niente di artistico?! Ci vogliono anni di esercizio, sa, per imparare a svestirsi lentamente.

ANDREA                   - (Con un’occhiata di rimprovero) E quella donna sarebbe la moglie del signor Micheletti?

GILBERTO                           - Precisamente.

ANDREA                               - La signora alla quale lei darà questo visone.

GILBERTO                - Esattamente.

ANDREA                   - Ma come fa a dargliela se il marito viene qui proprio per comprargliela?

GILBERTO                - Suo marito crede di comprargliela.

ANDREA                               - Non capisco.

GILBERTO                - (tra se) Non mi stupisco. (ad Andrea) Andrea, per ragioni mie personali, desidero fare omaggio a Giulia di questa pelliccia da 10 milioni. (Andrea sta lì a bocca aperta) Che cosa fa?

ANDREA                               - Ascolto.

GILBERTO                           Con la bocca aperta?

ANDREA                               - Si, così sento meglio.

GILBERTO                - Dunque, se il signor Micheletti tira fuori solo due milioni, si prende la pelliccia e se la porta via.

ANDREA                               - Due milioni! Ma noi gliela vendiamo per dieci.

GILBERTO                - (Sventolando una busta ben imbottita) Qua ci sono 8 milioni, che ho prelevato dal mio conto personale, stamattina. Buona fortuna per la vendita.

ANDREA                               - E’ una vigliaccata, signor Badino.

GILBERTO                           - E lei è sorpassato.

ANDREA                   - Chiaro, un compenso per la signora Micheletti per servizi resi.

GILBERTO                - Non ha reso proprio niente, non ancora almeno. Ecco perché devo comprarle questo maledetto visone.

ANDREA                               - Vuol dire che non ha ancora –

GILBERTO                           - Non capisco?!

ANDREA                               - Lei e la signora Micheletti, non avete ancora…(colpo di mani)

GILBERTO                - No, non abbiamo ancora…(colpo di mani) Lei è una bravissima ragazza, ma stasera sarà tutto diverso.

ANDREA                               - Stasera?

GILBERTO                - Tutto organizzato. Ha detto al marito che ha un impegno in un Night a Parigi, e lei sa che mia moglie se la sta spassando in vacanza.

ANDREA                   - Santo Cielo, signor Badino! Non vorrà mica portarsi quella signora nella sua mansarda?

GILBERTO                - E dove, sennò? Io ci tengo alle mie comodità. Dio mio, Mancini, ho organizzato tutto per benino. La sua valigetta è già là. Fiori a profusione in ogni stanza. E il pezzo forte… disteso sul letto ci sarà….

ANDREA                               - Il marito di lei?… (ridacchia)

GILBERTO                - Ma quale marito, e poi cosa ride?…. Ci sarà un completo di biancheria intima. Tutta per lei.

ANDREA                   - Grazie ma non mi dona.

GILBERTO                - Ma non per lei tu, per lei Giulia.          

ANDREA                               - Accidenti, signor Badino – lei è…

GILBERTO                - “Fortunato” - è la parola. (Suona il telefono interno. Gilberto prende su il ricevitore. Al telefono) Sì… oh, sono qui. Bene. Un attimo. (Mette giù il ricevitore. Ad Andrea) Sono Giulia e il marito. All’opera Mancini!

ANDREA                               - Mi rifiuto di partecipare ad un’azione così infame.

GILBERTO                           - Via, non faccia il puritano!

ANDREA                   - Non le sarei di nessun aiuto, pensando continuamente a sua moglie.

GILBERTO                           - (Perplesso) Ma deve controllarsi!

ANDREA                               - E’ una meschinità verso tutti quanti!

GILBERTO                           - Ma che sta dicendo?

ANDREA                   - Beh, pensi a quel povero signor Micheletti! Non solo cerca di portargli via la moglie, ma lo costringe a pagare anche 2 milioni.

GILBERTO                - Dopo tutto io gli faccio un favore. Avrà una moglie che sarà invidiata da tutta Roma!

ANDREA                               - E lui sarà cornuto.

GILBERTO                - Beh, per uno che a sua moglie non ha mai comprato più di un orsetto da 50 mila lire, è sempre un buon affare! (Tendendogli del denaro) Se la caverà egregiamente, Mancini. L’ho sempre detto che lei era un venditore mancato!

ANDREA                   - Non voglio avere niente a che fare con questa storia. Mio nonno diceva: “Chi va al mulino…”

GILBERTO                - Non faccia il cretino… Dai prenda questo denaro.. (Mentre Gilberto obbliga Andrea a prendere la busta col denaro, entra la signorina Palmira)

ANDREA                               - (A Gilberto) No.

GILBERTO                           - Lo prenda.

ANDREA                               - Noo.

GILBERTO                           - Dai, non faccia così, lo prenda.

S.NA PALMIRA        – Mi scusi, signor Badino… (I due uomini discutono ed Andrea è costretto a cacciarsi in tasca la busta) Signor Mancini…

ANDREA                   - (Avvilito) Signorina Palmira, chi? Che cosa? Perché?  Quando?

S.NA PALMIRA        – Mi scusi…

GILBERTO                - Cosa c’è Palmira?Venga, venga avanti. La smetta di guardare il signor Mancini come se fosse l’ultimo esemplare di una specie estinta. E lei, Mancini, la smetta di fare quella faccia!

S.NA PALMIRA        – Il signor Micheletti diventa impaziente.

GILBERTO                           - Anch’io.

S.NA PALMIRA        – Li faccio passare?

GILBERTO                           - Sì. (Gilberto va verso il bagno)

ANDREA                               - No! (Alla signorina Palmira) Gli dica di aspettare!

S.NA PALMIRA        – Mi sembra che il signor Micheletti abbia fretta.

GILBERTO                           - Bene, li faccia accomodare, benedetta Palmira!

S.NA PALMIRA        – Bene, signor Badino. (Esce)

GILBERTO                           - Coraggio, Mancini. Lei starà qui ed io starò nel bagno.

ANDREA                               - Non possiamo fare il contrario?

GILBERTO                           - No, non si può.

ANDREA                               - Finirà male.

GILBERTO                - Se non riuscirà a vendere un capo da dieci milioni per due milioni, la accuserò di incompetenza alla titolare. (Bussano alla porta. Andrea si aggrappa a Gilberto) Si dia da fare, Mancini. (Gilberto porge ad Andrea la pelliccia)

ANDREA                               - (Piagnucolando) No, la prego non mi lasci solo… ho paura!!

GILBERTO                           - Non faccia così, sia uomo.

ANDREA                   - Le sembra facile (Spaventato) Avrebbe dovuto occuparsene lei. Adesso che so, come posso guardare in faccia il signor Micheletti.

GILBERTO                - Anche per me non è una cosa facile sa !?  (Gilberto sospirando esce da destra. La signorina Palmira infila la testa attraverso la porta.)

S.NA PALMIRA        – Dov’è il signor Badino?

ANDREA                   - Al cesso…Ehm – si sente poco bene. (La porta si apre per uno spiraglio e Gilberto soffia)

S.NA PALMIRA        - Anche lui per il lassativo?

GILBERTO                - (Minaccioso) Mancini!? (Scompare di nuovo. Andrea fa per seguirlo, ma Gilberto ha chiuso a chiave dall’interno)

S.NA PALMIRA        – Insomma. Che cosa debbo fare con i signori Micheletti?

ANDREA                   - Signor Badino! Signor Badino! (Andrea esce nel bagno con la pelliccia di visone. Sigismondo e Giulia Micheletti entrano da sinistra. Sigismondo è un uomo sulla quarantina, ben messo e aitante. È il proprietario di diverse case da gioco. Giulia è alta, sottile ed elegante.)

SIGISMONDO           - Quanto dobbiamo aspettare, ancora?

S.NA PALMIRA        – Sono molto dispiaciuta, signore. Sembra che ci sia un piccolo…

SIGISMONDO           - Che fine hanno fatto tutti?

S.NA PALMIRA        – Ehm – temo che qualcuno stia poco bene.

SIGISMONDO           - Il signor Badino o il suo socio?

S.NA PALMIRA        – Beh, a quanto pare tutti e due.

SIGISMONDO           - Ci sarà pure qualcuno con cui parlare!

S.NA PALMIRA        – Certo, di solito c’è la signora Badino, ma in questo momento si trova in vacanza.

GIULIA                                  - (Molto sorpresa) Davvero? Che fortuna per lei!

S.NA PALMIRA        - Ne aveva bisogno. Lavora molto!

SIGISMONDO           - Vediamo intanto questo visone del quale mi ha parlato mia moglie.

S.NA PALMIRA        – Non so proprio dove…

SIGISMONDO           - Beh, cerchi di trovarlo, per cortesia, perché ho un altro appuntamento…

S.NA PALMIRA        – (Andando verso il bagno) Sì... Accomodatevi, intanto. (Apre la porta) Vi dispiacerebbe ascoltarmi un secondo, il signor Mancini o il signor Badi… (Viene attirata violentemente all’interno. La porta si richiude dietro di lei)

SIGISMONDO           - (Aggrottando le sopracciglia) Ma che sta succedendo?

GIULIA                       - Non essere impaziente, caro. Non c’è bisogno di precipitarsi.

SIGISMONDO           - Senti, io devo tornare in ufficio e tu devi prendere l’aereo per Parigi.

GIULIA                       - Sì, certo. Parigi.

SIGISMONDO           - E’ un peccato che tu non possa fare queste serate un po’ più vicino a casa.

GIULIA                       - Che vuoi, gli affari…

SIGISMONDO           - Se fossi andata per il fine settimana, sarei venuto con te.

GIULIA                       - Oh, Sigismondo, che peccato!

SIGISMONDO           - Già. Il sindacato sta per aprire un altro Casinò. (Entra da sinistra il comandante Franceschini)

COMANDANTE        – (a Sigismondo) Non posso rimanere. Se vede mia moglie, le dica che ho l’automobile in divieto di sosta e le dica di aspettarmi qui, mentre io continuo a fare il giro dell’isolato. Maledetta donna. (Esce. Rientra Palmira, che lo vede appena di spalle.)

S.NA PALMIRA        - Oh!! Signor Francesch…(s’interrompe perché è già uscito.) Ci siamo quasi, signor Micheletti.

SIGISMONDO           - Chi ce la farà vedere questa pelliccia?

S.NA PALMIRA        – Questo sembra ancora in discussione.

SIGISMONDO           - Bene, gli dica di decidersi. (La porta di destra si apre e Mancini viene espulso a forza con la pelliccia - con la fodera verso l’esterno. – Senza vedere gli altri cerca di tornare indietro, ma Badino ha chiuso la porta. Andrea la scuote)

S.NA PALMIRA        – Signor Mancini?

ANDREA                   - (Girandosi bruscamente) E’ chiuso! (Bussa di nuovo e allora realizza di non essere solo. Cercando di riprendersi) Sì. Chiusa. Proprio chiusa. Accidenti. Bisogna stare attenti. Prenda nota, signorina Palmira. Porta chiusa alle 12.30.

SIGISMONDO           - (Seccato) Avevo un appuntamento per le dodici e un quarto. Di solito non faccio anticamera.

ANDREA                   - Sono molto dispiaciuto. Dev’essere un giorno particolare. Perché non tornate domani, così non aspetterete affatto?

S.NA PALMIRA        – (Nervosamente) Il signore e la signora Micheletti desiderano vedere la pelliccia. È sicuro che il signor Badino non sia libero?

GIULIA                       - (Con voce fioca) Oh, quanto mi dispiace! (Strizza l’occhio a Andrea che quasi si sente venire meno) Il signor Badino è estremamente gentile.

ANDREA                               - Oh, ne sono più che sicuro.

GIULIA                                  - Ci tiene molto a che acquisti qualcosa.

ANDREA                               - Non ne dubito.

SIGISMONDO           - (Innocentemente) Allora non è lei che ha trattato la vendita con mia moglie?

ANDREA                               - No!! (ad alta voce)

SIGISMONDO           - Guardi, signor… ehm – non sono sordo.

ANDREA                   - Mancini. Sono Mancini. Mancini. Prenda nota, signorina Palmira, sono decisamente Andrea Mancini.

S.NA PALMIRA        – Si sente male, signor Mancini?

ANDREA                   - (strillando) No.

GIULIA                       - Sono spiacente che il signor Badino non sia qui. Ma sono sicura che il signor Mancini ci sarà ugualmente d’aiuto. (Un’altra strizzatina d’occhio)

ANDREA                   - Beh, certo, so che il signor Badino avrebbe preferito trattare personalmente la vendita, ma… (Si arresta, realizzando che ha detto. Entra la signora Franceschini)

S.RA FRANCESCHINI         – Giorgio! (Entrando) Giorgio! (Si arresta nel vedere Sigismondo e Giulia) Oh, scusate. Ha visto il comandante, signorina Palmira?

S.NA PALMIRA        – Per modo di dire.

S.RA FRANCESCHINI         – Oh, Dio! Il vostro commesso ha trovato un posteggio per noi e il comandante se n’è andato.

GIULIA                                  - Poco fa è venuto uno, che cercava sua moglie…

S.RA FRANCESCHINI         – Doveva essere lui. È sceso con l’ascensore. In questi giorni faccio sempre le scale a piedi. Se lo rivede, signor Mancini, lo blocchi, le dispiace? Mi sta facendo correre avanti e indietro! (Esce da sinistra)

SIGISMONDO           - Senta, sarebbe troppo chiederle, signor…. come si chiama?

S.NA PALMIRA        – Mancini.

ANDREA                               - Andrea Mancini…

SIGISMONDO           - Bene, ci faccia vedere la pelliccia.

ANDREA                               - Certo. Il visone. Già. Dov’è?

SIGISMONDO           - (Guardandosi attorno) Non lo so.

S.NA PALMIRA        – (Indicando la pelliccia sul braccio di Andrea) Non è quella, signor Mancini?

ANDREA                               - Oh, sì, è questa. (L’apre. Giulia la prende)

GIULIA                       - (Esagerando) Oh, Sigismondo, che sogno! È la cosa più sconvolgentemente bella che abbia mai visto.

S.NA PALMIRA        – Il signor Mancini l’ha disdegnata, sa?

GIULIA                       - Non le fa effetto maneggiare continuamente queste meravigliose pellicce?

ANDREA                   - Qualche volta ho dei disturbi per via dei peli. (Guarda Sigismondo) Sa, nel naso o in gola.

SIGISMONDO           - Andiamo, mi sta facendo perdere tempo.

S.NA PALMIRA        – Faccio venire una delle indossatrici?

SIGISMONDO           - Non c’è bisogno. Provala tu, Giulia.

GIULIA                                  - No, voglio vedere come sta indosso ad un’altra persona.

SIGISMONDO           - (Alla signorina Palmira) Beh, la metta lei.

S.NA PALMIRA        – Ma non ho la taglia di sua moglie.

SIGISMONDO           - Beh, insomma, che qualcuno se la metta.

ANDREA                   - (A Sigismondo) La provo io… o la vuole provare lei? (Sigismondo gli dà un’occhiata) Faccio venire un’indossatrice?

SIGISMONDO           - (Porgendola alla signorina Palmira) La provi lei, signorina. (Lei esegue)

GIULIA                       - Oh, Sigismondo, caro, è una tinta meravigliosa. (Alla signorina Palmira) Deve essere così calda…

S.NA PALMIRA        – E’ la cosa più deliziosa che abbia mai visto…

SIGISMONDO           - (Senza impegnarsi) Non saprei…

ANDREA                   - (Con orgoglio) Non sa!? Vuol dire che può stare qui a guardare questo esemplare unico al mondo e manifestare un qualsiasi dubbio sul suo valore, quando ogni pelo grida “perfezione”….

SIGISMONDO           - Ho detto solo che non saprei.

ANDREA                   - Mi consenta allora di informarla, signor Micheletti, che scelgo il pedigree di ogni pelle, personalmente. Ogni pelle è identica in misura, qualità e colore, per cui…

SIGISMONDO           - Senta, ho molto da fare. (Guarda l’orologio) Dovrei tornare in ufficio…

ANDREA                               - Sì, certo. L’abbiamo trattenuta molto tempo. Ha la macchina?

SIGISMONDO           - No, prendo un taxi.

ANDREA                   - Taxi. Signorina Palmira, chiami subito un taxi.

S.NA PALMIRA        – Sì, signor Mancini. (Fa per andare)

ANDREA                               - Lasci qui la pelliccia.

S.NA PALMIRA        – Mi scusi. (Se la toglie)

GIULIA                       - (Prendendola a sua volta) La indosso, grazie. (La signorina Palmira esce)

ANDREA                               - Su di lei sembra ancora più bella, signora Micheletti.

GIULIA                       - Ci credo, e poi è un affare fantastico, solo 2 milioni, caro, pensa!

ANDREA                   - Fantastico è proprio la parola esatta. Lo sa, signore, che ogni pelle viene da un allevamento esclusivo di visoni maschi, selezionati solo in una regione dell’America del sud. Insomma, questo è uno dei capi più preziosi del paese.

SIGISMONDO           - Come mai allora costa colo 2 milioni?

ANDREA                   - Oh! (si blocca)Questo è un punto molto interessante, ma non voglio annoiarla con la spiegazione.

SIGISMONDO           - Provi.

ANDREA                               - Glielo assicuro, sono cose che non interessano un profano.

SIGISMONDO           - Mi intendo un po’ di pellicce.

ANDREA                   - (Imbarazzato) Oh. Allora non è affatto un profano. (Cercando di prendere tempo) Lei invece è una profana, signora?

GIULIA                                  - Beh! Non saprei.

ANDREA                   - (Cercando di perder tempo, parlando un po’ velocemente farfugliando.) E’ una cosa importante sa? Perché se lei è profana è profana, ma nel caso in cui lei non lo fosse è tutto un altro discorso. Non so se mi segue fin qua? Perché la differenza tra un profano e un non profano è profanamente profonda. Si, può sembrare banale, ma non lo è. Ad esempio, io non sono profano e ne sono pienamente consapevole, suo marito non è profano e di questo ne è consapevole, e fin qui siamo tutti d’accordo, ma lei, (alterandosi) lei signora Giuli, signora Micheletti, signora Giulia Micheletti… è profana oppure no?

GIULIA                                  - Si sente bene signor Mancini?

ANDREA                               - (Sconvolto.) Mi tremano le gambe.

SIGISMONDO           - (Tagliando corto) Insomma, il prezzo?

ANDREA                               - ( si riprende) Non un centesimo meno di 2 milioni.

SIGISMONDO           - Come mai così a buon mercato?

ANDREA                               - A non me lo chieda a me.

SIGISMONDO           - (A Giulia) Andiamocene. (Entra da sinistra il comandante)

COMANDANTE        - Dio santo, non ditemi che l’ho persa di nuovo. (Fa per andarsene)

S.NA PALMIRA        – E’ scesa a piedi. Credo che il commesso stia facendo la guardia a un posteggio per lei.

COMANDANTE        - Bell’utilità! Le dica che sono andato all’Elefante nel castello.

S.NA PALMIRA        – Devo dirle perché?

COMANDANTE        – Quella maledetta macchina è stata rimorchiata via dalla Polizia. (Esce a sinistra)

SIGISMONDO           - Vengo via anch’io.

GIULIA                       - Ma Sigismondo, il visone!

SIGISMONDO           - Ne ho abbastanza.

GIULIA                                  - Ma Sigismondo – hai promesso…

SIGISMONDO           - Non ho promesso niente. (Fa per andare)

ANDREA                   - La prego, signor Micheletti, ci sarà pure qualcosa che le interessa. Ho un ocelot, un leopardo, un castoro…

SIGISMONDO           - Ha un taxi?

GIULIA                                  - Ma Sigismondo, caro, non hai comprato il visone.

SIGISMONDO           - No, e non lo farò. Arrivederci.

ANDREA                   - La prego, non se ne vada. Le dico una cosa. Forse vuole vedere la mia ultima talpa…

SIGISMONDO           - Ma mi faccia il piacere! (Esce accompagnato dalla signora Palmira. Una pausa)

GIULIA                       - (Ad Andrea soavemente) Bel lavoro! (Andrea si guarda attorno per vedere con chi sta parlando. Sta per parlare quando la porta di destra si apre ed appare Gilberto, in piedi, che fuma)

GILBERTO                - Cretino d’un Mancini! (Di nuovo Andrea si guarda intorno) Che cosa ha combinato?

ANDREA                               - Niente.

GILBERTO                           - Niente!? Lei ha rovinato tutto!

ANDREA                               - Ho fatto dei mio meglio.

GILBERTO                - Il tuo meglio non è stato abbastanza! (A Giulia) Giulia, bellezza mia – che vuoi che ti dica? Sono avvilito, desolato, distrutto!

GIULIA                                  - (Gentilmente) Son cose che capitano, Gilberto.

GILBERTO                - E’ stato un vero disastro. Mancini si è comportato come un ragazzino di tre anni.

GIULIA                                  - Ma no, passerotto. Poteva capitare a chiunque.

GILBERTO                           - (Sinceramente sorpreso) La stai prendendo piuttosto bene.

GIULIA                       - Come ha detto Mancini. Lui ha fatto del suo meglio. Non ti agitare, Gilberto.

GILBERTO                           - Oh, che donnina dolce, cara, comprensiva che sei!

GIULIA                                  - Certo.

GILBERTO                - (A Andrea) Mancini, hai mai incontrato una donna così dolce, gentile, comprensiva?

ANDREA                   - Si, mia madre.

GILBERTO                - Se ne vada, pasticcione! Mi dispiace per questo piccolo contrattempo, ma cercherò di aggiustare tutto prima di stasera.

GIULIA                                  - Va bene, Gilbertino mio. (Gli dà un bacio sulla fronte)

GILBERTO                           - Non davanti a Mancini. Gli rovineremmo il tè pomeridiano.

ANDREA                               - Non preoccupatevi, mi si è chiuso lo stomaco.

GIULIA                       - Ah – ciao, ciao. (manda un bacio ad entrambi e va verso la porta)

GILBERTO                           - Ah – un momentino, mia cara.

GIULIA                                  - (Voltandosi) Eh?

GILBERTO                           - Hai…ehm, dimenticato la pelliccia.

GIULIA                                  - No. Non ho dimenticato. Ciao. (Fa per andarsene)

GILBERTO                           - Cara, credimi – ce l’hai ancora addosso,

GIULIA                                  - Volevi sistemarla meglio di così?

ANDREA                   - Credo che il signor Badino voglia dire che, date le circostanze, è impossibile che lei possa avere questa pelliccia.

GIULIA                                  - (Semplicemente) Gilbertino me l’ha promessa.

ANDREA                               - (facendogli il verso) Eh! Gilbertino, gli e l’hai promessa!!

GILBERTO                - Silenzio, Mancini. (A Giulia) Angelo mio, devi renderti conto che la situazione ha subito un piccolo colpo.

GIULIA                                  - Mi avevi promesso la pelliccia, Gilbertino. E l’avrò.

GILBERTO                           - Sii ragionevole, cara.

ANDREA                               - E’ molto ragionevole, devo ammettere.

GILBERTO                           - (Lo guarda) Silenzio, Mancini, e sieda.

ANDREA                  - …Io…

GILBERTO                           - Seduto!

ANDREA                               - Sì, ma…

                       

GILBERTO-ANDREA          - Seduto,

GILBERTO                - (A Giulia) Cerca di capire, Giulia, che per te ora diventare la proprietaria di questa pelliccia comporta difficoltà di proporzioni gigantesche.

GIULIA                       - Non vedo nessuna difficoltà. Semplicemente esco da quella porta.

GILBERTO                           - Ma se ti trovi faccia a faccia con tuo marito, che gli dici?

GIULIA                       - Salve, Sigismondo, guarda che cosa mi ha regalato Gilbertino! (Gilberto rimane stupefatto)

ANDREA                               - Forse è meglio Gilberto e basta.

GILBERTO                - Zitto tu. (a Giulia) Ma se gli dici che te l’ho regalata, lui… lui crederà – verrà a sapere – ecco, penserà – sarà sicuro che io… io… (A Mancini) Mancini dica qualcosa.

ANDREA                               - Posso?

GILBERTO                - Giulia, ma non eri tu che dicevi che non volevi urtare i sentimenti di Sigismondo?

GIULIA                       - Questo prima di rendermi conto di quanto sia spilorcio. (Suadente) Quanto era disposto a pagare il mio Gilberino Badino per questa pelliccia?

ANDREA                   - (Ride)Ah! Ah! Ah!Gilbertino Badino…(ride) che nome cretino.

GILBERTO                           - (ad Andrea) Che ti ridi, zitto. (a Giulia) Ma veramente…

GIULIA                                  - Otto milioni.

GILBERTO                           - Esatto.

GIULIA                       - (Passando le dita sul risvolto) E questo solo per avere una possibilità aperta per un futuro più o meno prossimo.

GILBERTO                           - (Urtato) Beh, io non direi così…

GIULIA                                  - E Sigismondo non vuol pagare nemmeno due milioni…

ANDREA                   - Per una certezza assoluta di ogni sera. (I due lo guardano) Sto zitto…

GILBERTO                           - Passiamo al prossimo appuntamento.

GIULIA                                  - Arrivederci, miei cari. (Fa per andare)

GILBERTO                           - Fermati. Non puoi andare a casa con quella pelliccia.

GIULIA                       - Senza non ci vado, Gilbertino.

GILBERTO                - Tu non uscirai da questo negozio.

GIULIA                       - (Arrendendosi) Bene. Se lo dici tu, caro… (Siede) Rimarrò con piacere. (Siede sullo sgabello, con posa seducente. Gilberto e Andrea si guardano l’un l’altro con apprensione)

GILBERTO                - Giulia, dammi la pelliccia e non fare storie. Non sono tipo da farsi menare per il naso, io!

ANDREA                               - Per il naso no… ma tutti gli altri posti vanno bene.

GIULIA                                  - Resterò qui finchè non otterrò ciò che voglio.

ANDREA                   - Oh mio Dio! Dio mio! Mio Dio! Dio Mio! Oh mio Dio….(viene interrotto da Gilberto)

GILBERTO                           - Ne avrai ancora per molto?

ANDREA                               - Finito.

GILBERTO                           - Dai Giulia, cerca di capirmi. E’ inutile.

GIULIA                                  - Ah, la pensi così?

GILBERTO                - I clienti continueranno a venire, e non troveranno niente di strano in una bella ragazza seduta sul divano con una pellicci indosso. (Giulia si toglie la pelliccia) Resta fin che vuoi, sempre che non ti dispiaccia che noi si cominci a lavorare. (Durante le battute seguenti Giulia lentamente si toglie gli abiti e rimane in reggiseno, mutandine e scarpe) Noi uomini non cediamo al ricatto femminile. Nel corso della mia vita movimentata e – posso aggiungere – non priva d’interesse, molte donne hanno provato a mettere nel sacco Gilberto Badino. Nessuna – e lo dico con orgoglio – ci è ancora riuscita. (Andrea comincia ad agitarsi e cerca di attirare l’attenzione di Gilberto sullo spogliarello di Giulia. Gilberto lo ignora) Lo so, Andrea, le sembrerò duro e cinico, ma la fermezza è l’unica risposta per i capricci di una donna. Andiamo, Mancini, al lavoro, come se niente fosse successo. (Sempre senza vedere Giulia va al telefono ed alza la cornetta) Palmira, signorina Palmira, andiamo, dov’è? Diamoci da fare, e alla svelta. (Andrea lo tira per la manica) Mancini. Si sente bene? La smetta di fare l’imbecille. Cos’è quella faccia?Non c’è nulla da vedere. (Andrea scuote la testa furiosamente e lo tira per la manica. Gilberto lo scuote via) Dunque,scriviamo una lettera alla signora Donini. Chiamo Palmira (prende il telefono e spinge un tasto) Pamira?..Prenda scriva… Cara signora Donini… (Di colpo vede Giulia) O mio Dio! Dio mio! O mio dio, Dio mio (Sbatte giù il ricevitore) I tuoi vestiti, Giulia! Per amor di Dio, fa qualcosa!

GIULIA                                  - Certo, caro. (Con decisione va alla finestra e li butta fuori)

GILBERTO                            - Ma che diavolo vuoi fare?

GIULIA                       - Niente, caro, solo andare a casa. Ciao, Gilbertino. Salve Andrea. (Va alla porta)

ANDREA                               - Signor Badino, la fermi.

GILBERTO                - Non oserà. (Giulia sta per aprire la porta. I due si precipitano a fermarla)

GIULIA                                   - Credevo che volessi mandarmi a casa senza la pelliccia.

ANDREA                   - Signora Micheletti, la prego, si tolga di lì… è pieno di correnti d’aria. Prenderà freddo. (Si sente bussare alla porta. Subito i due le mettono sulle spalle il visone. Facendo questo, Andrea infila la mano sotto la pelliccia e la posa sul sedere di Giulia)

GILBERTO                           - Chi è?

S.NA PALMIRA        – La signorina Palmira.

ANDREA                               - Non si può.

S.NA PALMIRA        – (Entra) Chiedo scusa… (Si ferma di colpo nel vedere la mano di Andrea sotto la pelliccia di Giulia. Con un’espressione inorridita sul volto Andrea ritira lentamente la mano)

ANDREA                               - (timidamente) Avevo freddo alle mani, e volevo…

GILBERTO                           - Si può sapere cosa vuole?

S.NA PALMIRA        – Ci hanno interrotto o mi sbaglio?

GILBERTO                           - (Non capisce) Non credo.

S.NA PALMIRA        – La lettera della signora Donini?

GILBERTO                           - Bene, bene, l’apra pure.

S.NA PALMIRA        – Ma era lei che le scriveva!

GILBERTO                - Una donna di ottant’anni (frase senza alcun senso)? Palmira vada fuori!

S.NA PALMIRA        – E’ tutto quello che desidera dire alla signora?

GILBERTO                           - Che cosa?

S.NA PALMIRA        – Cara signora Donini…. Aaccidenti!

GILBERTO                           - La pianti e venga al sodo.

S.NA PALMIRA        – Non è un linguaggio un po’ forte per la signora Donini?

GILBERTO                - (Lottando per coprire Giulia con la pelliccia) E le è andata ancora bene!

S.NA PALMIRA        - Tornerò dopo. (La signorina Palmira lancia ai due un’occhiata piena di disprezzo ed esce)

GILBERTO                -Ora, Giulia, sono pronto a dimenticare ogni cosa se farai la brava e te ne andrai. (Per tutta risposta Giulia, con mossa seducente si sfila il reggiseno e mutandine da sotto la pelliccia e lo sventola con una mano. Gilberto rimane imbarazzato mentre Giulia va alla finestra aperta e getta reggiseno e mutandine. Andrea guarda terrorizzato Gilberto) Giulia! Ti sei tolta proprio tutto.

ANDREA                               - (titubante) Credo proprio di si...

GILBERTO                           - Mancini! (A Giulia) Sei diventata completamente pazza!

ANDREA                               - Decisamente affascinante!

GILBERTO                - Mancini! Giulia, sii buona… (Anticipando Andrea) Mancini! (Giulia con movimenti molto sexy siede sul divano e incrocia le gambe. Gilberto e Andrea, a bocca aperta, sono sollevati perché non si è visto niente di più)

GIULIA                       - Mi sbaglio o c’è una nota di panico in quella fermezza dura e cinica?

GILBERTO                - Panico? Mai! Solo un pizzico di semplice terrore. Andiamo, Giulia, ti vado a prendere i tuoi vestiti. E poi, come diceva l’immortale poeta “rivestiti e torna a casa”.

ANDREA                               - Non credo che l’abbia fatto.

GILBERTO                           - Chi? Fatto cosa?

ANDREA                               - Il poeta. Che abbia detto “rivestiti e torna a casa”.

GILBERTO                           - Deve essere così. L’abbiamo detto tutti.

ANDREA                               - (Riflette) Io no.

GILBERTO                - (Si volta arrabbiato) Mancini faccia qualcosa.. la faccia alzare da lì.

(Bussano alla porta. Gilberto e Andrea rapidamente si siedono al fianco di lei. Andrea tiene il collo della pelliccia strettamente avvolto intorno al collo di lei, e nel fare questo, la sua mano inavvertitamente si insinua di nuovo sotto la pelliccia. Entra la signorina Palmira e di nuovo si arresta di colpo nel vedere la mano di Andrea sotto la pelliccia. Andrea lentamente ritira la mano. All’ultimo momento la mano ha un fremito ed egli precipitosamente se la posa tra le gambe, incrociandole)

GILBERTO                - Che c’è Palmi? Non sa fare altro che entrare e uscire da quella porta? (La signorina Palmira guarda i tre con crescente sospetto)

S.NA PALMIRA        – C’è il fattorino.

GILBERTO                - Che vuole?

S.NA PALMIRA        - Ha chiamato da sotto.

GILBERTO                - Magnifico! Se si verifica qualche altro evento sensazionale in giornata, ce lo faccia sapere subito.

S.NA PALMIRA        – Ha appena visto cadere alcuni indumenti femminili.

GILBERTO                - E’ una delle sue giornate buone, eh?

S.NA PALMIRA        – Dice che provenivano da questo ufficio. Un completo in due pezzi, scarpe e una collana di perle.

ANDREA                   - E la biancheria?

S.NA PALMIRA        - Biancheria?

ANDREA                   - Immagino che ci avrà messo un po’ ad atterrare, ( fa il gesto con la mano di una cosa che cade lentamente).

GILBERTO                - La smetta, Mancini. Noi non c’entriamo, signorina Palmira, ma farà meglio a portare tutto dentro. Non sta bene.

S.NA PALMIRA        – Temo di non poterla accontentare. Sono finiti su una vettura dell’autobus numero 8.

GILBERTO                - Dio, che tormento!

ANDREA                   - Non sapevo che l’8 passasse qui sotto. Prendo sempre la metrò per vernire.

GILBERTO                - Silenzio! (Suona il telefono. La signorina Palmira alza il ricevitore)

S.NA PALMIRA        - (Al telefono) Badino, Badino e Mancini… Oh, sì, fattorino… Davvero?… Capisco… Grazie… (Riaggancia il ricevitore) La biancheria è atterrata.

GILBERTO                - Incredibile!

S.NA PALMIRA        – E non c’è alcun dubbio che è volata da questa finestra.

GILBERTO                - Ridicolo! Non le pare, Mancini?

ANDREA                   - Oh, sì. Non ho mai visto atterrare della biancheria femminile…. Forse perché non prendo mai l’8.

GILBERTO                - Bene, questa è una buona occasione! (Alla signorina Palmira) La recuperi. Non si sa mai, potrebbe andare bene ad uno di noi.

S.NA PALMIRA        – Impossibile.

GILBERTO                - (Con un sorriso) Perché, io metto ogni tanto biancheria da donna.

ANDREA                   - Anch’io una volta ho provato i mutandoni di mia madre…(si ammutolisce).

GIULIA                       - Davvero?

ANDREA                   - Si ma non mi donavano molto.

GIULIA                       - Lo credo bene.

GILBERTO                - Dovete continuare ancora per molto?

S.NA PALMIRA        – Comunque volevo dire, signor Badino, che non è recuperabile: è rimasta appesa alla lancetta dei minuti dell’orologio del palazzo.

GILBERTO                - Non è esattamente un bello spettacolo! Vada e la tolga via. (Spinge via la signorina Palmira alquanto sconcertata)

GIULIA                                  - Sei disposto a cedere, Gilbertino?

GILBERTO                - Mai! (Bussano alla porta. Gilberto e Andrea volano ai due lati di Giulia, e si siedono, aggiustano la pelliccia su di lei, cercando di assumere un atteggiamento innocente. Andrea, inavvertitamente, si accinge ad infilare la mano sotto la pelliccia di Giulia. Gilberto gliela tira fuori. La signorina Palmira entra mentre Andrea scuote la mano)

S.NA PALMIRA        – Mi scusi, signor Bad…

GILBERTO                - Sta facendo avanti e indietro in questa stanza come un cucù impazzito. Che c’è?

S.NA PALMIRA        – (Con indiffereza) Pensavo che alla signora interessasse sapere che è tornato il signor Micheletti.

ANDREA                               - (ridacchia) Che divertente!

GILBERTO                           - Che guaio!

ANDREA                               - Che sciagura!

GILBERTO                           - Oh! Mio Dio.

ANDREA                               - Oh! Dio mio.

GILBERTO                - Sarai soddisfatta, ora! (A Giulia) Presto, vai nel bagno. (Apre la porta di destra e la spinge) Mancini, se ne occupi lei.

ANDREA                               - Signor Badino, sinceramente, io…

GILBERTO                - Zitto! Palmira, è disposta ad aiutarci in un momento di necessità?

ANDREA                   - Signor Badino, onestamente, non può coinvolgere la signorina Palmira nel suo intrigo erotico.

S.NA PALMIRA        - Non capisco?

GILBERTO                - Lasci che dica la sua. (Alla signorina Palmira) Posso coinvolgerla nel mio intrigo erotico?

S.NA PALMIRA        – Non sono disposta ad andare oltre.

GILBERTO                - Mancini, Mancini.

ANDREA                   - Badino, Badino

GILBERTO                - (Alla signorina Palmira) Faccia accomodare il signor Micheletti.

GIULIA                                  - (Aprendo la porta) E la mia biancheria?

GILBERTO                            - Almeno nasconditi! (Spinge fuori Giulia e la segue)

ANDREA                   - No, no, per favore! Non ce la faccio! (Andrea va verso la porta e si aggrappa alla maniglia. È chiusa. Andrea agita un’altra volta la maniglia della porta, quando entra Sigismondo da sinistra)

SIGISMONDO           - Fino a quando devo?… (Si ferma, nel vedere Andrea nella stessa posizione accanto alla porta. Andrea gli sorride scioccamente)

ANDREA                   - Ancora chiusa. Si rende conto? Prenda nota signorina Palmira. Porta ancora chiusa alle 13.10 (Sigismondo gli lancia un’occhiata micidiale)

SIGISMONDO           - E’ andata via mia moglie?

ANDREA                   - La vede qui?

SIGISMONDO           - No!

ANDREA                   - Dunque è andata via.

SIGISMONDO           - E’ da molto?

ANDREA                   - Da molto cosa?

SIGISMONO             - Dico, è da molto che è andata via mia moglie?

ANDREA                   - Oh, sì. Da un bel po’. Quando è andata via la signorina Palmira?

S.NA PALMIRA        – (A Sigismondo) Praticamente poco dopo di lei.

ANDREA                   - (Rapidamente) Già. Quando se n’è andata, praticamente era nelle stesse condizioni di quando è venuta.

SIGISMONDO           - (Un po’ confuso) Prego?

ANDREA                               - Si, non aveva proprio nulla di diverso.

SIGISMONDO           - E cosa avrebbe dovuto avere di diverso.

ANDREA                               - (Farneticando) Ma non lo so, un reggiseno in meno…

S.NA PALMIRA        – (Lo interrompe) Mi scusi, signor Mancini, ma vado a vedere che c’è di nuovo.

ANDREA                               - (pregandola) Preferirei che rimanesse.

S.NA PALMIRA        – Non vuole che vada a vedere per quella roba sull’orologio?

ANDREA                               - Sull’orologio?

S.NA PALMIRA        – Quelle cosine che stanno attaccate sulla lancetta dei minuti?

ANDREA                               - (Guarda l’ora) E’ quasi l’una e mezza, cadranno da sole.

S.NA PALMIRA        – Farò il più presto possibile. (Mentre la signorina Palmira esce da sinistra, entra la signora Franceschini)

S.RA FRANCESCHINI         - Oh, signorina Palm…

S.NA PALMIRA        – Ora no, signora. (Esce)

ANDREA                   - Non si preoccupi, signora Franceschini, l’ultima spazzolata…

S.RA FRANCESCHINI         - Ha visto il comandante?

ANDREA                               - Sì. Ora è tutto a posto. È al comando di Polizia.

S.RA FRANCESCHINI         – Al comando?

ANDREA                               - Aveva bloccato il traffico.

S.RA FRANCESCHINI         - Come devo fare questo… arrivederci (Si porta una mano alla fronte ed esce)

SIGISMONDO           - (Impazientemente) Sono un uomo d’affari, signor Mancini. Non mi va di menare il can per l’aia.

ANDREA                               - Oh, che peccato! Non sa quante soddisfazioni si hanno  a menar il  can…(si ferma da solo sapendo di stare a dire una cretinata).

SIGISMONDO           - Ed ora, a proposito di affari…

ANDREA                               - (Nervoso) Affari?

SIGISMONDO           - La pelliccia.

ANDREA                               - (Felicissimo) La pelliccia?

SIGISMONDO           - Sì, la pelliccia.

ANDREA                               - Non per altro?

SIGISMONDO           - No.

ANDREA                               - La pelliccia, proprio la pelliccia e nient’altro che la pelliccia?

SIGISMONDO           - Ma perché? (Andrea si stringe nelle spalle) Ci ho pensato su ed ho cambiato idea.

ANDREA                               - Oh, signor Micheletti, non potrei essere più contento.

SIGISMONDO           - Bene.

ANDREA                   - Gliela prendo immediatamente. Ora, dove… Ah, sì! (Va alla porta di destra ma è chiusa. A voce alta per farsi sentire da Gilberto) Ha detto che ha cambiato idea. (A Sigismondo) Vero, signor Micheletti?

SIGISMONDO           - (Ritirandosi leggermente) Sì.

ANDREA                   - (Gridando) Bene. E l’avrà. (La porta si apre ed entra Gilberto con la pelliccia addosso).

GILBERTO                - ‘giorno, Mancini. ‘giorno, signor Micheletti. (Porge a Mancini la pelliccia e subito fa per tornare nello bagno)

SIGISMONDO           - Che fa con la pelliccia addosso?

GILBERTO                - Volevo provarla. Sa, noi testiamo sempre i nostri prodotti prima di venderli.

ANDREA                   - Meno male che non vendiamo biancheria intima per donna. (si ferma per lo stesso motivo di prima, si accorge del paragone improprio).

GILBERTO                - Prego. (gli da la pelliccia)

ANDREA                   - Soddisfatto? (Gilberto si precipita fuori, strappa il visone della signora Franceschini dalle mani di Mancini, lo tira attraverso la porta, che poi richiude) E’ il signor Badino, il mio direttore.

SIGISMONDO           - Oh. (Va lentamente verso di lui) Signor Badino. È con lei che ha parlato mia moglie, credo.

GILBERTO                           - Lei gli ha detto così?

SIGISMONDO           - Si!

GILBERTO                            - Allora si.

SIGISMONDO           - Ma io non ho avuto ancora il piacere…

GILBERTO                - (tra se) Nemmeno io. (Aggrotta le sopracciglia e guarda Andrea. Andrea tenta di sorridere)

SIGISMONDO           - Il prezzo era due milioni, vero? (Gilberto mette un braccio intorno alle spalle di Sigismondo)

GILBERTO                - Due milioni, vero. Proprio così, caro, caro, caro signor Micheletti.

SIGISMONDO           - (A Andrea) Non mi sono mai reso conto che vendere una pelliccia significasse tanto per gente come voi.

ANDREA                   - Oh, sì. Noi siamo personalmente coinvolti con ogni cliente. (Guardando Gilberto) Alcuni di noi più degli altri.

SIGISMONDO           - Due milioni. (gli da i sodi) E desidero la ricevuta. (Sigismondo va alla scrivania e controlla il denaro)

ANDREA                   - Ma certo, ci penserà il nostro cassiere. (Bussano alla porta ed entra la signorina Palmira)

S.NA PALMIRA        – Chiedo scusa…

GILBERTO                           - Ha tolto quelle cose dall’orologio?

S.NA PALMIRA        - Temo di no, signor Badino. Un colpo di vento le ha fatte volare sul tetto di un taxi che passava in quel momento. (Gilberto sconvolto.) Ma ho telefonato alla boutique accanto. Ne manderanno altre.

GILBERTO                           - Benissimo.

S.NA PALMIRA        – C’è un’altra cosa, signor Badino.

GILBERTO                           - Cosa c’è?

S.NA PALMIRA        – Una certa signora Loreti.

GILBERTO                           - Signora Loreti? (Sigismondo si interrompe)

SIGISMONDO           - E’ la mia segretaria. La faccia entrare.

S.NA PALMIRA        – (Chiamando) Da questa parte, prego, signora Loreti. (La signorina Palmira esce ed entra Susanna Loreti. È un’appetitosa ragazza. Niente in testa ma tutto sparso altrove, per compensare questa mancanza)

SUSANNA                            - Mi è stato detto di venire qui da lei, signor Micheletti.

SIGISMONDO           - Esatto, cara. Prova questo, se ti sta bene? (Le mette la pelliccia sulle spalle. Andrea e Gilberto si guardano inorriditi l’un l’altro, man mano che realizzano la situazione)

SUSANNA                            - (Pavoneggiandosi nella pelliccia) Oh! Oh!

ANDREA                               - (A Gilberto) Dio, che pasticcio abbiamo combinato!…

GILBERTO                           - Silenzio!

SUSANNA                 - E’ deliziosa, signor Micheletti. (Emette una risatina sciocca) Ma non deve…

GILBERTO e ANDREA – (Tra loro) Non deve no!

SIGISMONDO           - (A Susanna) Ti piace, vero?

SUSANNA                 - Signor Micheletti! (Ride) Non so come ringraziarla. (Si ammira davanti allo specchio)

SIGISMONDO           - E’ un regalino perché sei una brava ragazza. (Sigismondo torna a contare i 2 milioni. Andrea e Gilberto sono col morale a terra)

ANDREA                   - (Calmo, a Gilberto) Beh, al giorno d’oggi rende essere una brava ragazza.

GILBERTO                           - Non ha nessun’altra osservazione da fare?

ANDREA                   - Sì. Scommetto che è la prima volta che spende 8 milioni per l’amante di un altro.

GILBERTO                - Dio santo, non può portarsela via. Mancini, prenda la bottiglia di champagne. (Mancini va al bar)

ANDREA                               - Vuole spaccargliela in testa?

SIGISMONDO           - (Alzando gli occhi dal denaro) Champagne?

SUSANNA                 - Oh, champagne!

SIGISMONDO           - No, abbiamo fretta.

SUSANNA                 - Oh, non so cosa farei per berne un po’!

GILBERTO                - (A Sigismondo) Ha ancora il coraggio di dire “no”?

SIGISMONDO           - Solo un goccio, allora. Ecco qua i suoi soldi

GILBERTO                - (Senza prenderli) E’ curioso che lei dica così. Quale sarebbe la sua reazione se – e non dico sia definitivo – ma – supponiamo semplicemente che io abbia commesso un errore freudiano– ora, lei potrebbe sostenere che io le abbia detto che questa pelliccia costa due milioni.

SIGISMONDO           - Non è così, forse?

GILBERTO                - Ho detto così? Potrebbe essere stato il mio errore freudiano. Ora, supponiamo – supponiamo solamente, tanto per discorrere – che io abbia sbagliato la cifra. Cosa direbbe?

SIGISMONDO           - Direi: “Ma di che diavolo sta parlando?” (Mancini arriva col carrello e tre bicchieri di champagne)

GILBERTO                - Serva pure, Mancini. (Mancini esegue) Gli affari sarebbero troppo noiosi, se non fossero accompagnati da un minimo di piacere. Spero che vorrà unirsi a noi, Andrea.

ANDREA                   - Veramente io di solito non bevo. (Mancini va al bar)

GILBERTO                - Bene, facciamo cin-cin. (Gli uomini bevono)

SUSANNA                 - Che tutti i nostri guai siano sempre piccoli. (Gli uomini farfugliano)

GILBERTO                - Per tornare al fatto della cifra sbagliata – voglio solo informarla di una semplice sciocchezza, una semplice petite chose, una semplice poco, poco…

SIGISMONDO           - Ma si può sapere di che diavolo sta parlando?

GILBERTO                - (Tra se) Magari lo sapessi!

SIGISMONDO           - (A Mancini) Ecco qui due milioni. Li prenda. (Mancini le prende) Grazie per lo champagne.

GILBERTO                - Signor Micheletti! Se le dicessi che questa pelliccia vale in realtà dieci milioni, cosa direbbe?

SIGISMONDO           - Nulla, sarei troppo occupato a ridere.

ANDREA                               - Ah, questa sì che è buona! (Andrea ride, e Susanna con lui)

GILBERTO                           - (A Sigismondo) Lasci che le spieghi diversamente.

SIGISMONDO           - Si risparmi. La vendita è fatta. (Bussano alla porta, ed entra la signorina Palmira. Porta un pacco, con la scritta di una raffinata boutique)

S.NA PALMIRA        – Mi scusi, signor Badino, credo di avere quello che lei desiderava.

GILBERTO                - Bene. Veda che tutti e due i misurini siano ben riempiti.

S.NA PALMIRA        – E’ nel pacco.

ANDREA                               - Dio sia lodato!

S.NA PALMIRA        – E’ per “chi sa lei”. .

SIGISMONDO           - Lei lo sa?

GILBERTO                           - Oh! Sì! Per “Uno”, il nostro pappagallo.

SUSANNA                            - Uno?

GILBERTO                - Chiacchiera in sessantaquattro lingue diverse. Lo chiamiamo così – niente paura.

ANDREA                               - E’ la colazione di “Uno”. (Andrea prende il pacco)

SIGISMONDO           - (Alla signorina Palmira) Senta, le dispiacerebbe chiamarmi un taxi? Ho sprecato abbastanza tempo, qui.

S.NA PALMIRA        – Certo, signore. (La signorina Palmira esce)

ANDREA                   - Vado a dare questo ad “Uno”. (Fa per andare alla porta dello stanzino)

GILBERTO                           - (Gridando) No! Aspetti che i signori se ne siano andati.

SUSANNA                            - Oh, mi faccia vedere. Adoro le bestie.

GILBERTO                           - No, non si può. Sta dormendo.

SUSANNA                 - Solo un momento! (Si china per vedere attraverso il buco della serratura)

ANDREA                   - No! Ha il sonno molto leggero.

SUSANNA                 - Oh, mi sarebbe piaciuto dargli da mangiare.

GILBERTO                - Non può aver fame ancora. Ha fatto colazione molto tardi.

ANDREA                   - Allora lo daremo ai piccioni.

SUSANNA                 - Deliziosi, dia qua. (Fa per aprire il pacco)

ANDREA                   - No. Lasci!

SUSANNA                 - Via, sia buono.

ANDREA                   - No.

SUSANNA                 - Andiamo… (Si litigano il pacco)

GILBERTO                - Le dispiacerebbe non immischiarsi nelle nostre faccende domestiche? (Gilberto prende il pacco)

SIGISMONDO           - E a lei dispiacerebbe lasciare stare la mia segretaria? (Sigismondo prende il pacco) Se vuole dargli da mangiare, lasci che lo faccia. (Sigismondo da il pacco a Susanna)

ANDREA                   - (Afferra il pacco) Dia qua! (Andrea butta la busta fuori dalla finestra.)

GILBERTO                           - Che cosa ha fatto?

ANDREA                   - Dò, da mangiare ai piccioni….(pausa) Oh, santa pace! (Urlando) Autista? Autista?Fermate l’autobus!

SUSANNA                            - Cosa c’è? (Sigismondo e lei vanno alla finestra)

GILBERTO                           - Troppo tardi. Sono andati.

SUSANNA                            - Filava alla svelta.

ANDREA                               - (Voltandosi) Vanno come pazzi, questi del “8”.

SIGISMONDO           - (A Susanna) Andiamo, Susanna.

ANDREA                               - Un momento, supplichiamoli.

GILBERTO                - Ho un’idea?… E se pregassimo tutti e due? (Gilberto si butta in ginocchio)

ANDREA                               -  Ottima idea.

SUSANNA                            - Si sente bene signor Badino?

GILBERTO                           - Non troppo.

ANDREA                   - Senta, Badino, l’unica soluzione è aprire il proprio cuore. Non è d’accordo, signora… (Continua rapidamente) Come stavo dicendo, c’è stato proprio un riprovevole scambio di cartellini nel prezzo…

GILBERTO                           - E’ inutile, Mancini!

ANDREA                   - Al signor Micheletti abbiamo venduto questa pelliccia per due milioni, quando in realtà…

SIGISMONDO           - Se ha intenzione di dirmi che ne vale dieci, può anche risparmiarsi la fatica. 

ANDREA                               - In realtà vale appena duecento milalire.

SIGISMONDO e GILBERTO          – Cosa?

ANDREA                   - Sì. Non è altro che pelle di gatto nano tinto.

SIGISMONDO           - Un momento. Cosa sta cercando di rifilarmi?

ANDREA                               - Niente, glielo giuro.

SIGISMONDO           - Mancini, si spieghi. Non capisco più nulla.

GILBERTO                           - Mancini, si spieghi, non capisco più nulla

ANDREA                               - Bene. Un giorno, ero seduto nel bagno, ero stanco e…

GILBERTO                           - (Nervoso) E poi…

ANDREA                   - E un attimo… avevo due pellicce ai miei lati. Una era di vero visone silver blu – l’altra, questo gatto nano tinto. Mi seguite?

GILBERTO                           - Sinceramente no.

ANDREA                   - Beh, nella penombra del bagno inavvertitamente ho invertito i prezzi. (Una breve pausa, in cui tutti riflettono. Poi Gilberto comincia a sorridere)

SUSANNA                            - Vuol dire che questa non è di vero visone?

ANDREA                   - Temo di no. La somiglianza tra il visone e il gatto nano tinto è perfetta, ma superficiale.

SUSANNA                            - Oh, Sigismondo!

SIGISMONDO           - Ha l’aria di sembrare vera, e questo è quel che conta. (A Susanna) Non sei d’accordo?

SUSANNA                            - Tu però me ne avevi promessa una vera!

SIGISMONDO           - Non c’è mica bisogno di dirlo, che non lo è.

ANDREA                   - Signor Micheletti, un vero visone avrà sempre la sua lucentezza, che niente potrà offuscare, mentre il gatto nano tinto diventa presto brutto, si opacizza. (Tutti guardano la pelliccia)

SIGISMONDO           - (Arrabbiandosi) Perché allora non me li ha spifferati prima questi particolari?

GILBERTO                - E’ colpa nostra. Lo ammettiamo. Ma è stato solo quando Mancini ha visto la fodera che la verità è venuta a galla.

SUSANNA                            - (Togliendosi la pelliccia) La fodera?

GILBERTO                           - (Prendendo la pelliccia dalle Susanna mani) Sì.

SIGISMONDO           - Che ha di strano?

GILBERTO                           - Che ha di strano cosa?

SIGISMONDO           - La fodera.

GILBERTO                           - Ah, me lo chieda pure!

SIGISMONDO           - Lo sto chiedendo, infatti.

GILBERTO                           - Il signor Mancini stava proprio per dirvelo, vero

ANDREA                               - Si, fremevo dal desiderio. (tra se) Qui non finisce mai!!

SIGISMONDO           - Che ha di strano la fodera? Sembra normale.

ANDREA                               - E’ questo il guaio, durerà più della pelliccia.

SUSANNA                            - Oh, questo no!

ANDREA                               - Temo che sia proprio come quel vecchio adagio…

SUSANNA                            - Quale?

ANDREA                   - Il detto di San Matteo: ”Nessuno metta mai il vino nuovo in botti vecchie”…

SUSANNA                            - A che proposito, Sigismondo?

SIGISMONDO           - Ah! Non lo chiedere a me.

GILBERTO                - (Tra se) Neanche a me, perché… (Entra la signorina Palmira)

S.NA PALMIRA        – Chiedo scusa…

GILBERTO                           - Non ora, Palmira.

S.NA PALMIRA        - Il taxi del signor Micheletti.

SIGISMONDO           - Bene. Vengo. (Ad Andrea) Lei dice che questo mucchio di stracci non ha nessun valore?

ANDREA                               - Sì e no cinquecento mila lire.

SIGISMONDO           - Mi ridia i miei due milioni.

ANDREA                               - Ma certamente! (Prende il mucchio di banconote)

SUSANNA                            - (Delusa) Oh, Sigismondo…

SIGISMONDO           - Zitta, cara. (Prende il denaro e rapidamente lo conta)

GILBERTO                - (Di nascosto, stringendo la mano ad Andrea) Bravo, Mancini. (A Sigismondo) E se qualche volta vorrà telefonare e scegliere un’altra pelliccia, non abbia timore…

SIGISMONDO           - Grazie, ma non mi interessa un’altra pelliccia. Cinquecento milalire ha detto, vero? (Caccia cento milioni in mano ad Andrea e gli toglie di mano la pelliccia. La mette sulle spalle di Susanna e la segue fuori. Gilberto e Andrea si guardano l’un l’altro a bocca aperta)

S.NA PALMIRA        – C’è altro, signor Badino?

GILBERTO                           - Dio mio, spero di no.

ANDREA                   - (Piuttosto sconvolto e intontito, con lo sguardo perso nel vuoto.) Quando secondo lei sono cominciate ad andare male le cose, signor Badino?

GILBERTO                - (Controllandosi) Beh, si ricorda, 14 anni fa, quando lei venne qui, espulso dal Politecnico – passeggiava avanti e indietro in questa stanza, e diceva…

S.NA PALMIRA        - C’è il signor Peppe.(Esce)

PEPPE                       - (Entra alterato va spedito da Andrea) Tu sai che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?

ANDREA                   - E’ la stessa cosa che mi stavo chiedendo io.

GILEBERTO             - Peppe che è successo?

PEPPE                       - Sono rovinato.

ANDREA                   - Ma allora oggi è proprio giornata.

GILBERTO                - Ma perché, che ti è successo?

PEPPE                       - Mia moglie è diventata matta…

GILBERTO                - Perché?

PEPPE                       - Sé messa in testa de cucinà solo robba cinese…Ve rendete conto? Ao! Mica stamo in Cina.

ANDREA                   - E non te la prendere per così poco, che sarà mai…

GILBERTO                - Mancini ha ragione. E poi ci sono tanti piatti cinesi che non sono niente male.

PEPPE                       - Ma!! Sarà che io so abituato alla cucina romana… rigatoni co la pajata, trippa… voi mi capite?

ANDREA-GILBERTO – Eeee! (gesto con la mano)

PEPPE                       - Oggi per esempio, sé messa in testa de dovè cucinà le alghe…ao!  le alghe ma ve rendete conto?

GILBERTO                - Beh!! ( un po’ titubante) Alghe cinesi, a molti piacciono.

PEPPE                       - Si, ma lei vole fà le alghe cinesi, co le alghe de Fregene.

ANDREA                   - Beh!! Sapore mediterraneo.

PEPPE                       - Beati voi che c’avete voja de scherzà. Qua se le cose non tornano come dico io, non so proprio come va a fini.

GILBERTO                - In che senso?

PEPPE                       - Nel senso che je stacco le dita e ce preparo li involtini primavera…. Adesso se permettete dovrei andare in bagno.

GILBERTO-ANDREA- (Urlando) No!!

PEPPE                       - Ma perché ci dovete andare voi?

GILBERTO                - No… è che il bagno è occupato.

PEPPE                       - Occupato, e da chi?

ANDREA                   - (atteggiamento equivoco) Si,da Fily.

PEPPE                       - E chi cavolo è Fily?

ANDREA                   - Fily sta per Filiberto.

PEPPE                       - Filiberto?

ANDREA                   - Filiberto La Bella.

PEPPE                       - Filiberto La Bella?

ANDREA                   - Si, il ragazzo che è venuto a fare la doccia.

PEPPE                       - Ah! perché Fily viene a fare la doccia nel vostro ufficio?

ANDREA                   - (atteggiamento equivoco) Certo, ieri ha fatto il bagno e oggi fa la doccia.

PEPPE                       - Ma a voi ve sembra normale che un ragazzo che si chiama Filiberto La Bella, venga a fare la doccia nel bagno di un’agenzia di pellicce?

ANDREA                   - Beh! Che c’è di strano?

PEPPE                       - A niente… io non ho nulla contro questi… insomma, contro…

ANDREA                   - Ah, i diversi?

PEPPE                       - Si, si, proprio quelli… i finocchi. (o froci, “insomma, qualcosa rende esplicitamente l’idea”.)

GILBERTO                - Peppe… Filiberto La Bella è l’idraulico.

PEPPE                       - L’idraulico?… Beati voi che ce siete riusciti… io è ‘na vita che lo sto ad aspettà.

ANDREA                   - Non preoccuparti… appena ha finito lo mandiamo subito da te.

PEPPE                       - E dovrà stare ancora molto nel vostro bagno?

ANDREA                   - Speriamo di no! (alludendo a Giulia).

GILBERTO                - Beh! Chi può dirlo.

PEPPE                       - Vabbè, allora io vado a casa e aspetto.

ANDREA                   - Bravo,bravo  l’attesa è l’arma migliore.

PEPPE                       - Ce vediamo… ciao. (esce).

(Entra Giulia da destra, indossa ancora il visone della signora Franceschini, )

GIULIA                                  - Gilberto, ti rendi conto che non ho il  reggiseno sotto?

GILBERTO                           - Beh! Nemmeno io!!

S.NA PALMIRA        – (entrando) Signora Micheletti!

GILBERTO                - Per l’amore del cielo, Palmira, procuri a questa signora il sua reggiseno.

S.NA PALMIRA        – Gliel’ho già procurato.

GILBERTO                           - (alterandosi) Beh, gliene procuri un altro.

S.NA PALMIRA        – Che fine ha fatto quello di prima?

GILBERTO                           - Ma non lo so, non lo so.

GIULIA                                  - (ad Andrea) Beh, che fine ha fatto?

ANDREA                               - L’ho tirato ai piccioni.

S.NA PALMIRA        - Ai piccioni?

ANDREA                               - Beh! Che c’è di strano?!

S.NA PALMIRA        - Non sapevo che i piccioni indossassero la biancheria intima.

ANDREA                               - Ma non tutti i piccioni… sono le femmine… le piccione.

GIULIA                       - Chi era quella donna che era con Sigismondo? (Mancini e Badino si scambiano un’occhiata spaventata)

GILBERTO                           - Donna? Quale donna?

GIULIA                       - Ho ascoltato attraverso la porta, e mi sembrava la voce di una donna.

GILBERTO                - Non c’era nessuna donna, qui, vero Mancini? Solo la signorina Palmira. (La signorina Palmira sta per reagire)

ANDREA                               - Già, ogni tanto sembra una donna.

GILBERTO                - Non stia qui a fare quella faccia da segretaria che non capisce niente, Palmira. Vada ad ordinare dell’altra biancheria. (La signorina Palmira esce)

GIULIA                       - Bene, così Sigismondo ci ha ripensato e mi ha comprato la pelliccia?

ANDREA e GILBERTO – No – Sì(Andrea dice no, Gilberto si)

GIULIA                                  - Cosa?

ANDREA e GILBERTO – Si - No. (Andrea dice si, Gilberto no)

GIULIA                                  - Insomma, sì o no?

ANDREA                               - Bo!!

GILBERTO                - Nessuno dei due. Ora mi ricordo. Mancini l’ha portata in tintoria a farla pulire.

ANDREA                               - Cosa?

GIULIA                                  - A farla pulire? Ma se era nuova.

GILBERTO                           - Lo so. Mancini l’aveva un po’ maltrattata…

GIULIA                                  - (Ad Andrea) E’ vero quel che mi sta dicendo Gilberto?

ANDREA                   - (Un po’ imbambolato risponde) E’ vero quello che mi sta dicendo Gilberto?

GIULIA                                  - Questo l’ho detto prima io.

GILBERTO                           - (Minaccioso) Mancini!

ANDREA                               - (Agitatissimo) Chiedo scusa…

GIULIA                                  - E’ vero quel che mi dice Gilberto?

ANDREA                   - (Cercando di prendere tempo) Signora Micheletti – è mia opinione che il signor Badino non distinguerebbe la verità neanche se gli si presentasse in cima ad un palo lungo venti metri e gli si dondolasse davanti al naso! (Gilberto reagisce guardando il pubblico e guarda un immaginario palo di venti metri)

GIULIA                                  - (A Gilberto) Allora, come la mettiamo?

GILBERTO                           - Beh, io… io…non ho ancora risolto il problema.

ANDREA                               - Non l’ha ancora trovato, signor Badino?

GILBERTO                           - No.

ANDREA                               - Io sì.

GILBERTO                - Deve essere in cima a quel palo di venti metri… (A Giulia) Non stare a sentire questo individuo. Guardalo, sta lì come un mulo….

GIULIA                                  - Ti guarda con aria da inquisitore.

GILBERTO                           - Sciocchezze. La pelliccia è in tintoria.

ANDREA                               - (Ride)

GILBERTO                           - Cosa si ride Mancini?

ANDREA                               - (Arrabbiato) E chi ride!

GILBERTO                           - Lo crediate o no, sta in tintoria.

GIULIA                                  - Lui dice di no!

GILBERTO                - No, non dice no. Tutto quello che ha detto è stato:“ e chi ride!”

GIULIA                                  - Sei un bugiardo, Gilberto!

GILBERTO                           - Mia cara, hai mai avuto motivo di dubitare della mia sincerità?

GIULIA                                  - (Semplicemente) Sì.

GILBERTO                - Giulia, unico fiore nel mio giardino d’amore! L’unica stella nel mio firmamento di passione!….Unica…Unica… si volti dall’altra parte, Mancini – (Mancini obbedisce) – unica promessa di primavera nell’autunno – proprio così! Della mia vita….

ANDREA                               - Possiamo dire inverno?

GILBERTO                           - Faccia al muro, Mancini! (Andrea si gira di nuovo)

GIULIA                                  - Cosa stai cercando di dirmi, Gilbertino?

GILBERTO                - Ah! Giusto, che cosa? Se almeno fossi uno splendido poeta invece…

ANDREA                   - …di un cazzaro. (Gilberto scatta, ma ignora Andrea)

GILBERTO                           - Ah, ma mi avevi promesso…

GIULIA                                  - Anche tu.

GILBERTO                - Beh, ad essere sinceri c’è stato un piccolissimo temporaneo impedimento, ma non importa, aggiusteremo tutto stasera…

GIULIA                                  - Solo se avrò avuto il mio visone.

GILBERTO                - Quello che sto cercando di spiegarti è che un miserabile visone non può guastare la nostra giornata di felicità!

ANDREA                               - (Tra se, sconsolato) Che felicità!!

GIULIA                       - (Soavemente) Quello che sto dicendo, Gilberto, è semplicemente che se io non ottengo quel che mi spetta, neppure tu avrai la tua parte. (Giulia va verso la finestra).

GILBERTO                           - Ma cosa fai, fermati… è ridicolo tutto questo!

GIULIA                       - No, caro, non è ridicolo, è un ricatto. (Vicino alla finestra).

GILBERTO                           - E’ tutta colpa sua, Mancini!

ANDREA                   - (Tra se, aspettandosi questo rimprovero) E te pareva! … Ma non farà sul serio….

GILBERTO                - Non credo… (Giulia, voltando le spalle al pubblico, con tutta calma apre la pelliccia completamente e grida a voce spiegata “AIUTO”. Parte una musichetta molto veloce e simpatica. Andrea e Gilberto sono così esterrefatti che corrono a destra e a sinistra come due pazzi, si intruppano, fanno cadere delle cose, etc. Finalmente prendono Giulia e la trascinano via dentro il salotto tenendole chiusa la pelliccia mentre Giulia si accinge a ripetere lo spettacolo. Si dimenano tutti e tre, quando entra la signorina Palmira, si blocca la musica con i tre in una posizione particolare; reagisce come una perfetta impassibile segretaria. Andrea mette Giulia a sedere su una sedia e le si siede accanto)

S.NA PALMIRA        – (Calma) Posso interrompere il vostro balletto?

GILBERTO                           - Non vede che siamo occupati?

ANDREA                               - Non ci stiamo mica divertendo qui, signorina Palmira.

S.NA PALMIRA        – Credo che le interesserà sapere che è appena sceso qualcuno da un taxi…

ANDREA                               - Beh!! Capita che la gente scenda dai taxi.

GILBERTO                           - Che vuole che ci importi a noi.

S.NA PALMIRA        - Dovrebbe importarle, è sua moglie.

GILBERTO                - E capirai, chissa che mi pensav…(Si blocca.La signorina Palmira esce.) Mia moglie? (Marcella entra vivacemente. Gilberto corre ad abbracciarla in modo che volti le spalle ad Andrea e a Giulia. Gilberto fa segno ad Andrea di trascinare Giulia nel bagno. Andrea è così terrorizzato che cerca di nascondersi anche lui dentro la pelliccia di Giulia. Andrea e Giulia s’infilano nel bagno, accompagnati dai gesti di Gilberto. Appena sono spariti, egli fa girare di nuovo Marcella e le dà un bacio rumoroso. La testa gli gira come una trottola) Che bello vederti, Marcella! (Marcella non è sciocca. È una donna attraente, in gamba, di circa 40 anni, ed anche fisicamente seducente. L’accoglienza esagerata di Gilberto la insospettisce) Che bello rivederti. Marcella. Dio! È proprio bello rivederti, Marcella, bello, Dio che bello! Proprio bello. Bello, rivederti.

MARCELLA                          - (Disinvolta) Grazie, caro. Che cosa hai combinato?

GILBERTO                - Niente! Dio, che bello rivederti, Marcella, proprio bello! Bello.(Piano, piano diminuisce il suo entusiasmo) Ti credevo a Montecarlo.

MARCELLA              - Mi sono accorta che un mese senza vederti era troppo lungo a passare. E così sono tornata.

GILBERTO                - (Sembre con meno entusiasmo) Bello rivederti, dio che bello.

MARCELLA              - Ti senti bene tesoro? (Gli tocca la fronte)

GILBERTO                - Oh! Si benissimo.(confuso) Bene tutto provedendo sta. (Va verso lo champagne)

MARCELLA              - Vuoi dire, sta procedendo tutto bene?

GILBERTO                - Beh! Io che ho detto?…. Perché non facciamo un bel brindisi?

MARCELLA                          - Si festeggia qualcosa?

GILBERTO                - Se mi ci fai riflettere, no….(pausa, poi con enfasi) Dio che bello vederti, Marcella! Che bello che è Dio.

MARCELLA                          - Questo già l’hai detto.

GILBERTO                           - Ah, sì? Beh! lo ripeto.

MARCELLA              - Preferirei che non lo facessi. (Il tappo salta via dalla bottiglia di champagne)

GILBERTO                - (Si gira attorno) Deve esserci un bicchiere pulito, da qualche parte…

MARCELLA                          - Che, ti sei dato ai ricevimenti?

GILBERTO                           - No, una semplice vendita.

MARCELLA                          - Dev’essere stata una grande vendita!

GILBERTO                           - Puoi dirlo! Andrea ed io abbiamo fatto un buon colpo.

MARCELLA                          - Oh, sì chi è lei?

GILBERTO                           - (Versando nei bicchieri) Dio, che bello rivederti, Marcella!

MARCELLA                          - Allora chi è lei?

GILBERTO                - (cambiando discorso.) Ma non vorrai metterti a discutere d’affari appena entrata! Cin-cin!

MARCELLA              - Allora, alla tua salute, amore. E questo è un regalino che ti ho portato… (Gli porge un astuccio)

GILBERTO                           - Oh, Marcella, non dovevi… (Comincia ad aprirlo)

MARCELLA              - Non ho saputo resistere. Del resto, sai benissimo che ogni volta che uno di noi parte, riporta sempre all’altro qualche sorpresina…

GILBERTO                           - Già, qualche sorpresina.

MARCELLA                          - Non dirmi che non hai una sorpresa per me, anche tu.

GILBERTO                - Come no!! – (Vede il regalo) Oh, Marcella, che meraviglioso ferma –cravatte!

MARCELLA                          - Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto.

GILBERTO                - (Alzando gli occhi) Non potevi farmi un regalo più bello… un ferma gravatte per il tuo maritino che non porta gravatte. (risatina. La bacia) E così, non hai saputo aspettare e sei tornata da me, eh?

MARCELLA              - No, tutto quel sole e quel vino e tutti quei francesi, se fossi rimasta un secondo di più, avrei perduto la testa, e forse non sarei più tornata!

GILBERTO                - Allora dobbiamo rigraziare iddio… Grazie Dio. (A Marcella) Sono molto fortunato, lo sai tesoro.

MARCELLA                          - Era ora che te ne rendessi conto!

GILBERTO                           - Se me ne rendo conto! Me ne rendo conto sì!

MARCELLA                          - Che c’è di nuovo?

GILBERTO                - Niente, proprio niente, tutto tranquillo, come al solito. Non si è mai vista una donna da quando sei partita, Marcella. Non una, credimi, quella porta non si è aperta per far entrare una donna qui da oh – sarà da… una o due… beh, insomma, da quando sei partita tu – a me non importa, sai, ma per gli affari, comincio a preoccuparmi – ci crederesti, non una donna.

MARCELLA                          - Credevo che avessi venduto una pelliccia, stamattina.

GILBERTO                           - Sì. Sì, infatti…

MARCELLA                          - E a chi l’hai venduta?

GILBERTO                           - (inventando) Ad un idraulico.

MARCELLA                          - Ad un idraulico?

GILBERTO                           - Proprio così. Un ragazzo.

MARCELLA                          - Un ragazzo?

GILBERTO                           - Si… un certo… Tonino Carino.

MARCELLO                          - Tonino Carino?

GILBERTO                           - Si, Tony per gli amici.

MARCELLA              - E che ci fa un idraulico di nome Tonino Carino con una pelliccia?

GILBERTO                - Se la mette per andare a fare la spesa. (Risatina) (Stringendosi nelle spalle) Cosa vuoi farci. La gente è strana. (Le prende un braccio e fa cadere lo champagne)Oh! Scusami.

MARCELLA              - Non c’è bisogno di scusarsi, caro. Riempimelo. (Gli mostra il bicchiere vuoto)

GILBERTO                - Dio mio che bello, la mia Marcella. Dunque, come mai sei tornata?

MARCELLA                          - Te l’ho già detto. Smettila: mi sei mancato.

GILBERTO                           - Anche tu mi sei mancata, cara.

MARCELLA                          - La sera, specialmente…

GILBERTO                           - (Riempiendosi il bicchiere) Anche a me…

MARCELLA                          - Rimanevo ore e ore sveglia a pensarti….

GILBERTO                           - Anch’io.

MARCELLA                          - Ma eccoci di nuovo a posto, tutto finito!

GILBERTO                - (Senza pensarci) Per te, forse, ma per m - Oh, sì, certo… solo a pensarci vedo tutto rosa.

MARCELLA                          - Non ti farà male tutto quello champagne.

 

GILBERTO                - Non credo di essermi mai sentito così rilassato, così ben disposto verso gli altri, così…

S.NA PALMIRA        – (Affacciandosi) Vuole ancora che vada a prendere quella roba?

GILBERTO                - (Furibondo) Sì, e alla svelta, inutile donna che non è altro! (La signorina Palmira esce)

MARCELLA                          - Perché hai detto inutile donna alla signorina Palmira?

GILBERTO                           - Dio, che bello vederti, Marcella…. Che cosa stavo dicendo?

MARCELLA              - Stavi dicendo che non ti sei mai sentito così ben disposto verso gli altri…

GILBERTO                           - Già. Propr…(viene interrotto)

MARCELLA                          - Che è andata a cercare Palmira?

GILBERTO                - (Guardando l’orologio) Non ci metterà più di dieci minuti, spero. Come ti senti, ora, eh?

MARCELLA                          - (Lievemente sorpresa) Bene, benissimo.

GILBERTO                - Sì, hai un aspetto migliore. Un po’ dimagrita di viso, forse.

MARCELLA                          - E ingrassata nel resto.

GILBERTO                - (Dandole una leggera sculacciata) Non dire sciocchezze. (Marcella fa una risatina sexy)

MARCELLA                          - Lo champagne ti fa bene. Prendine ancora. Tesoruccio.

GILBERTO                           - Credo sia ora che tu vada a salutare il personale.

MARCELLA                          - L’ho già salutato entrando.

GILBERTO                           - Bene. E allora non dimenticare di salutarlo di nuovo uscendo.

MARCELLA                          - Non vado ancora via.

GILBERTO                           - Sì, invece. Ora ti precipiti a casa e mi scaldi il lettuccio.

MARCELLA                          - Caro!

GILBERTO                           - E’ per questo che sei tornata, no?

MARCELLA                          - Ma prima di pranzo, no!

GILBERTO                - Oh, al diavolo le convenzioni. Ho ancora una cosina o due da sistemare, qui, in sospeso, ma in quattro e quattr’otto sarò con te.

MARCELLA              - Se avessi immaginato che eri in questo stato sarei tornata ieri.

GILBERTO                - E avresti fatto sicuramente meglio! (Prende il bicchiere di lei) Vai, ora. Verrò appena possibile. (La bacia e la spinge verso sinistra, chiudendo poi la porta. Senza pensarci)Ah! E non cominciare senza di me. (Chiama) Coraggio, Mancini. Alla svelta. Non ho un minuto da perdere. (Entra Andrea, da destra)

ANDREA                               - E’ andata a casa a dormire ora, vero, signor Badino?

GILBERTO                - Oh, taci! (Si siede e si torce le mani) Che cosa faccio? Mancini mi di a una buona idea.

ANDREA                               - E’ ora che dica la verità a Marcella.

GILBERTO                           - Lei è un perfetto idiota.

ANDREA                               - Ha chiesto un mio consiglio.

GILBERTO                           - Cercherò di cavarmela, anche senza.

ANDREA                               - I pasticci sono la sua parola d’ordine.

GILBERTO                - Oh, è di una mediocrità nauseante! Almeno io mi comporto come un uomo che ha il sangue nelle vene!

ANDREA                   - Chi s’excuse s’accuse! (Gilberto rimane un istante perplesso, quindi si volta verso il pubblico)

GILBERTO                - Lei non capisce, siamo sull’orlo di un disastro. Marcella è tornata con due settimane di anticipo.

ANDREA                   - Questo lo so, ma che c’entra?

GILBERTO                - Con lei niente…. Mi sa che questa è una giornata negativa, per me!

ANDREA                   - Anche la serata lo sarà! (Entra Giulia da destra)

GIULIA                       - Gilberto, mi sta venendo la claustrofobia, a star chiusa in quello bagno!

GILBERTO                - Perdonami, Giulia, pelliccia o non pelliccia, il nostro piccolo appuntamento di stasera dovrà essere rimandato. Marcella è arrivata, è venuta – e se n’è andata… (Improvvisamente)Oh! mio Dio! (Comincia a marciare su e giù quasi agonizzante) Paura, paura, paura. Sono rovinato!

ANDREA                               - Che c’è, Badino?

GILBERTO                           - La biancheria intima di Giulia!

ANDREA                               - Se ne sta occupando la signorina Palmira, no?

GILBERTO                - Ma non questa, idiota! Quelle cosine tutte pizzi che ho sistemato nella stanza di casa mia… Il mio regalino per Giulia… Marcella vedrà…

GIULIA                       - Non te la prendere, Gilbertino. Vedrai che tua moglie non se ne accorgerà neppure!

GILBERTO                           - Non se ne accorgerà!? (Esplodendo)

GIULIA                                  - No. Forse non entrerà neppure in camera da letto.

GILBERTO                           - E’ proprio li che sta andando.

GIULIA                                  - Gilbertino, dovrai fare li straordinari.

GILBERTO                - Se almeno ti levassi dai piedi per cinque minuti!!! (L’accompagna alla porta di destra, al bagno)

GIULIA                                  - Fa un freddo cane, li dentro.

ANDREA                   - Si faccia scaldare Fa Filiberto La Bella.

GILBERTO                - O da Tonino Carino. (Gilberto la spinge fuori)  Io mi precipito a casa. Devo arrivare prima di Marcella. Lei badi a Palmira. Veda se è già andata per quella roba. E quando porterà il prossimo pacco, veda di non buttare pure quello su una vettura dell’Atac. (Suona il telefono. Entrambi si precipitano, ma Andrea ci arriva per primo)

ANDREA                               - (Al telefono) Pronto, – sì, sono io.

GILBERTO                           - (Dietro di lui) Chi è?

ANDREA                               - (a Gilberto) Andrea Mancini, piacere

GILBERTO                           - Ma non tu cretino, al telefono.

ANDREA                               - Oh, la signorina Palmira.

GILBERTO                           - Bene! Ha portato tutto? (Gilberto fa per andare)

ANDREA                               - No.

GILBERTO                           - (Si arresta) Cosa vuol dire, no?

ANDREA                   - Dice che c’è un altro guaio.

GILBERTO                - Meraviglioso

ANDREA                   - E’ ritornata.

GILBERTO                           - Chi?

ANDREA                               - La signora Badino.

GILBERTO                           - Marcella? Questo lo so, idiota.

ANDREA                               - (Al telefono) Lo sappiamo, idiota.

GILBERTO                           - Dille che se n’è riandata. (Gilberto sta andando verso la porta)

ANDREA                               - (A Gilberto) Un momento, signor Badino.

GILBERTO                - Che altro c’è? (Torna da Andrea. Marcella entra da sinistra e rimane sulla porta a guardarli)

ANDREA                   - (A Gilberto) Dice che lo sa che se n’è riandata, ma è tornata di nuovo.

GILBERTO                           - Vuoi dire che è tornata un’altra volta?

ANDREA                   - (Al telefono) Vuoi dire che è tornata un’altra volta? (A Gilberto) Sì, credo di sì. (Andrea torna ad ascoltare al telefono)

GILBERTO                           - Ma è impossibile! (Si volta e vede Marcella) Ehilà!!

ANDREA                   - (Al telefono) Il signor Badino dice “Ma è impossibile, ehilà.” (Gilberto stringe la mano di Marcella formalmente. Andrea siede alla scrivania. Al telefono) Un momento, cominciamo dal principio…. Dunque, la signora se n’è andata una prima volta…. Poi è tornata una prima volta… poi se n’è andata per la seconda volta, ed infine è ritornata per la seconda volta… mi sono perso qualche volta?! (Durante questa battuta Gilberto gli sta battendo sulla spalla con noncuranza per attirare la sua attenzione su Marcella) Ho capito. E dov’è ora?… nel nostro ufficio? (Ridacchiando a Gilberto) Dice che sua mo… (Vedendo Marcella) Ehilà!!(Cerca disperatamente qualcosa da dire, finalmente) Dio, che bello rivederla, signora Badino! E’ proprio bello, Dio mio, che bello. (Si caccia il ricevitore in tasca a va a stringerle molto calorosamente la mano)

MARCELLA              - (Minacciosamente) Ma salutate tutti allo stesso modo voi due? Comunque grazie, Andrea. È bello rivedere anche lei!

ANDREA                               - No, no! È meglio per me rivedere lei che per lei rivedere me.

GILBERTO                - E non star via tanto tempo, la prossima volta, va bene? Come…  hai trovato le cose in casa?

MARCELLA                          - Non ci sono ancora stata.

GILBERTO                - (Prendendole subito la mano) E hai fatto benissimo tesoro, decisione molto saggia, amore. (Ad Andrea) Non è una decisione saggia?

ANDREA                               - Saggissima.

MARCELLA                          - (A Gilberto) Perché?

GILBERTO                           - (A Andrea) Perché?

ANDREA                   - Perché?

MARCELLA              - L’ho chiesto a te.

GILBERTO                - Lo ha chiesto a te.

ANDREA                   - (Tra se) Perché sempre io…. Vede signora Badino, dato che lei era via, in casa c’è molto disordine…

MARCELLA                          - (A Gilberto) La signora Teresa non è venuta tutti i giorni?

GILBERTO                - (discolpandosi di una cosa che non ha commesso) Noo!! Io non la conosco nemmeno quella donna! Lo giuro

ANDREA                               - Credo che la signora Teresa sia la donna delle pulizie…

GILBERTO                - Sì, credo che sia proprio lei. Che sciocca idea, Marcella! (Da sinistra entra la signorina Palmira)

S.NA PALMIRA        – Mi scusi, signor Mancini, ma ha lasciato il telefono staccato.

ANDREA                   - Oh, sì. (Andrea cerca il ricevitore e con sorpresa lo ritrova in tasca. Al telefono) E’ tutto, signorina Palmira – e non dimentichi quella roba.

S.NA PALMIRA        – Va bene.

ANDREA                   - (Al telefono) Grazie mille. Arrivederci signora Palmira. (Mette giù il ricevitore) Era la signora Palmira!

MARCELLA              - La signora Palmira è qui, in questa stanza.

 

ANDREA                   - (Imitando Badino) Non stia piantata lì, Palmira. Se ne vada. È una giornata faticosa. (La signorina Palmira esce)

MARCELLA                          - Quanto hai bevuto al ricevimento di stamattina, Andrea?

GILBERTO                - Questa sì che è un’idea! Apra un’altra bottiglia, Mancini. Voi due statevene qui a parlare della collezione d’autunno, mentre io faccio un salto a casa e dò una riordinata.

MARCELLA                          - Non ti sapevo così casalingo Gilberto.

ANDREA                               - Ci sono molte cosa che non sa di suo marito.

GILBERTO                - (Da una botta ad Andrea) Cretino…Oh, ho cambiato abitudini, cara.

ANDREA                               - (A Gilberto) Mi sa che dovrà cambiarle di nuovo, caro.

GILBERTO                - Lo champagne, Mancini! (Andrea va a prendere un’altra bottiglia di champagne mentre Gilberto va verso la porta)

MARCELLA                          - Prima che tu vada, Gilberto…

GILBERTO                           - Sì, amore?

MARCELLA                          - Potresti darmi un po’ di soldi?

GILBERTO                           - Soldi? (Andrea esita un istante poi va verso il bar)

MARCELLA                          - E’ per questo che sono tornata.

GILBERTO                           - Ma certo. quanto vuoi, dieci…venti…. Trenta mila lire?

MARCELLA              - (Ridendo) Voglio comperarmi un paio di vestitini di lana. Non voglio aspettare l’inverno.

GILBERTO                - Mi dispiace, ma ho solo cento mila lire. Sento il cassiere. (Va alla porta)

MARCELLA                          - Dovrebbe esserti rimasto di più.

GILBERTO                           - Rimasto di più?

MARCELLA              - Degli 8 milioni. (Gilberto si arresta con un mano sulla maniglia della porta. Mancini va cadere qualcosa)

GILBERTO                - (A Marcella) Quali otto milioni?

MARCELLA              - (Innocentemente) Quelli che hai prelevato dalla Banca.

GILBERTO                - (Nervoso) Dalla Banca?

MARCELLA              - Stamattina.

GILBERTO                - (Vago) Oh – gli otto milioni.

MARCELLA              - Già.

GILBERTO                - No, non mi è rimasto nulla. (Avvertendo il pericolo Gilberto cerca di riderci su con Andrea. Ad Andrea) Vero Andrea?

ANDREA                               - Vero Gilbertino.

GILBERTO                           - Via, Marcella, basta con le sciocchezze. Come l’hai saputo?

MARCELLA                          - Eh!

ANDREA                   - (Allegramente) Forse l’ha pedinata… (Andrea ride e Gilberto è costretto a ridere con lui)

GILBERTO                - (Ridendo) Non farebbe mai una cosa simile. (Poco alla volta smette di ridere) Sono sicuro che non lo farebbe mai. (speranzoso) Vero amore?

MARCELLA              - Per la verità la mia scoperta è stata del tutto fortuita. (Ridacchia)

ANDREA                               - Fortuita.

GILBERTO                           - (A Andrea) Vede, è stata una coincidenza.

MARCELLA              - Tornando dall’aeroporto sono passata in banca per depositare i franchi rimasti. E pensa - mi ha servita lo stesso impiegato che ha passato il tuo assegno, stamattina.

GILBERTO                            - (Con ironica sorpresa) Ma no! Oh, oh!

ANDREA                               - Ma no, oh! oh!

MARCELLA                          - Sì, quello coi denti finti.

ANDREA                               - Ma si, il tricheco. Lo conosco pure io.

GILBERTO                           - (vorrebbe strozzarlo) Sì, lo so.

MARCELLA              - Bene, sai com’è fatto: non ti lascia mai andare via senza aver tentato di rendersi gradito.

GILBERTO                           - Mm.

ANDREA                   - Già, non dimenticherò mai quello che mi disse un giorno che si prevedeva molta gente.

GILBERTO                - Si controlli.

ANDREA                   - No, disse qualcosa di peggio.

GILBERTO                - La smetta di interrompere. Immagino che quel vecchio babbeo avrà detto: “Quando vedrà suo marito, gli chieda se è arrivato sano e salvo, senza essere assalito dai banditi”.

MARCELLA                          - (Ride) Già, non è spiritoso?

GILBERTO                           - Divertentissimo! – Via con lo champagne, ora!

MARCELLA                          - Gilberto, mi sembra che sei diventato rosso.

GILBERTO                           - Di che cosa avrei dovuto arrossire?

MARCELLA                          - Non saprei. Per via di quel denaro, forse.

GILBERTO                           - Oh Dio, Marcella! Non è niente…

MARCELLA              - Beh, otto milioni non li chiamerei niente. (Andrea arriva con due bicchieri di champagne)

GILBERTO                           - Io …io…ho solo pensato di prenderli….

MARCELLA                          - E di spenderli subito.

GILBERTO                           - No. No. No. (Come sull’orlo di una crisi)

MARCELLA              - Va bene. Va bene. No. (Gilberto prende il bicchiere dalle mani di Andrea)

GILBERTO                - Ecco….Ti dirò cosa ne ho fatto.

ANDREA                   - (A Gilberto) Bravo, è un uomo coraggioso lei signor Badino.

GILBERTO                - Li ho prestati ad Andrea. (Andrea stava bevendo e sputa tutto).

MARCELLA                          - Andrea?

ANDREA                               - (Spaventato) Ma cosa sta dicendo, signor Badino?

GILBERTO                           - Nega di aver ricevuto quel denaro?

ANDREA                               - Nel modo più assoluto!

MARCELLA             - Nega.

GILBERTO                           - Scusate. (Apre la giacca di Andrea)

ANDREA                               - Non mi metta le mani addosso signor Badino.

GILBERTO                           - Ah, allora ce l’ha… (Fa per mettergli di nuovo le mani in tasca)

ANDREA                   - Vada via! (Inavvertitamente fa cadere il pacchetto di banconote sul pavimento)

MARCELLA                          - Andrea! (Andrea raccoglie il denaro)

ANDREA                               - Non sono miei. Sono del signor Badino. Lo giuro

GILBERTO                           - E che ci fanno nelle sue tasche?

ANDREA                               - Me li ha dati lei.

GILBERTO                           - Appunto, in prestito.

ANDREA                               - Marcella, è meglio che lei sappia tutto…

MARCELLA                          - Se è una faccenda privata, non voglio saperne niente.

ANDREA                               - Devo parlare.

GILBERTO                - No! Andrea, la prego. È arrivato il momento della verità. Marcella è mia moglie. Deve sentire i fatti da me.

ANDREA                               - La verità, tutta la verità…

GILBERTO                - Nient’altro che la verità.

ANDREA                   - Dica giuro.

GILBERTO                - Giuro. (Con un profondo sospiro) Porti qui lo champagne, Andrea. Credo che Marcella ne avrà bisogno. (Andrea gli dà una pacca rassicurante sulla spalla e va al bar. A Marcella) Sono molto dispiaciuto di averti tenuto nascosto questa cosa per tanti anni, Marcella. Non è piacevole. Benché sia riluttante ammetterlo, c’entrano persone e sesso.

MARCELLA              - Persone e sesso! (Andrea ricompare con due bicchieri di champagne)

ANDREA                               Soprattutto sesso.

GILBERTO                - (ad Andrea) Zitto tu. ( Marcella) Ascoltami. Non è nuova la storia, ma ora è giunta alla sua infelice ma inevitabile conclusione.

ANDREA                               - Ben detto, signor Badino. Coraggio.

GILBERTO                           - Grazie. Dunque, stavo dicendo?

ANDREA                               - L’inevitabile conclusione.

GILBERTO                - Ah, sì. Il ricatto si è finalmente rivelato in tutta la sua meschinità – ed il prezzo è stato – come capita spesso in simili casi – una pelliccia di visone.

MARCELLA                          - Oh, no? Ed era per questo il denaro?

GILBERTO                           - Sì. (Alza il capo) Esatto, Mancini?

ANDREA                               - Esatto, signor Badino.

GILBERTO                - Già….. Ecco come Andrea ha sedotto Tonino Carino. (C’è una pausa, durante la quale il sorriso ipocrita di Andrea si spegne. Marcella guarda Andrea, stupefatta. Andrea versa un bicchiere di champagne in un altro e manda giù)

MARCELLA              - L’idraulico?

ANDREA                   - (disperato-rassegnato) No!!

GILBERTO                - Proprio lui.

ANDREA                   - (Sconvolto a Gilberto) Ma non si chiamava Filiberto La Bella?

GILBERTO                - (Ad Andrea.) No, quello è un altro.

ANDREA                   - (Sempre sconvolto a Gilberto) E’ incredibile quanti idraulici circolino in questo ufficio.

MARCELLA                          - Andrea, non avrei mai immaginato che lei…

GILBERTO                           - Neanch’io. (Gilberto calca l’accento su se stesso)

ANDREA                               - Ma non è per l’idraulico Tonino Carino lo giuro.

GILBERTO                           - Farabutto, sei già alle prese con un’altro?

ANDREA                               - No, questo no.

GILBERTO                - Ti assicuro, Marcella, che prende tutte gli idraulici che passano di qui come fossero autobus.

ANDREA                   - Dio! Che ho fatto di male per meritare tutto questo? (La porta di destra si apre entra Giulia che imita il più possibile una voce maschile con un cappello che le copre la testa e degli occhiali).

GIULIA                       - Finirò per morire di freddo, lì dentro! (Sussulta nel vedere Marcella)

MARCELLA                          - Che diavolo…

GILBERTO                           - (Allarmato) Eccolo, è lui.

MARCELLA                          - Lui chi?

GILBERTO                           - Tonino Carino, l’idraulico.

MARCELLA                          - E che ci fa con quella pelliccia addosso.

GILBERTO                           - Gli e l’ha regalata Mancini.

MARCELLA                          - Mancini… tu hai fatto questo?

ANDREA                               - Beh!!… aveva freddo… poverino.

GILBERTO                - (Con studiata disinvoltura) Guarda…la pellicci…. gli ha regalato proprio una sua ultima creazione…. Guarda che bella…. Mancini di qualcosa.

ANDREA                   - Mmm… io… volevo…cioè…. Insomma.

GILBERTO                - Troppo commosso per esprimersi. Capisco. E’ modesto… è poi di fronte al suo Tonino.

MARCELLA              - Ma io quella pelliccia l’ho già vista prima di partire.

GILBERTO                           - Ah!! Ho capito quale dici. Era simile, ma leggermente diversa.

ANDREA                               - Vorrei dire una cosa, qui ed ora…

GILBERTO                           - Lo faccia, ma mi raccomando, con molto garbo.

MARCELLA              - Sono sicura che è la stessa pelliccia. Comunque, possiamo controllare subito.

GILBERTO                           - Certo. E come?

MARCELLA                          - Dalla fodera.

ANDREA                               - Giusto!

GILBERTO                           - No!

ANDREA                               - No!

GILBERTO                - (A Giulia) Grazie tante Tonino Carino…. Torni pure a sistemare il lavandino.

MARCELLA                          - Un momento, Gilberto!

GILBERTO                           - Sì, cara?

MARCELLA              - Quel ragazzo. Ha una strana corporatura,per essere un’idraulico… quasi da donna.

ANDREA                               - Aio!

GILBERTO                - Si… vedi… quando era più giovane… Tonino Carino… faceva l’indossatore. Vero Tonino?

GIULIA                                  - (Voce da uomo) Proprio così.

MARCELLA              - Ed ha pure una strana voce per essere un idraulico.

ANDREA                               - Aio!

GILBERTO                - Ma non ti sfugge niente cara… vedi… da giovane… oltre l’indossatore… faceva anche il cantante. Vero Tonino?

GIULIA                       - Si… (intona appena la canzone) Anima mia…

GILBERTO                - Si…. Nei cugini di campagna.

ANDREA                               - Gli anni dell’adolescenza sono stati i migliori per Tonino.

MARCELLA              - Lei stia zitto Mancini…. Mi fa pena lo sa?… Ma quando è nata il lei questa “passione” per gli idraulici.

GILBERTO                - Fin da giovane… quando gli chiedevano:” Qual è la cosa desideri fare di più al mondo?… E lui… l’idraulico.

ANDREA                               - Signor Badino per cortesia.

MARCELLA              - (sconvolta) Lei, un venditore di pellicce, che se la fa con un idraulico checca. Si vergogni.

GILBERTO                           - Mancini, si vergogni.

ANDREA                               - Ma io veramente…

PEPPE                       - (Entra spalancando la porta, un po’ trafelato.) Ao!! Questa è proprio una giornata no pe’ me. Prima il bagno, poi mi moje che m’assilla co quella robba cinese. Ma che qualcuno lassù s’è coalizzato contro de me?

ANDREA                               - Peppe, aspetti, non è proprio il momento.

PEPPE                       - Aspetto? So du ore che aspetto… io devo annà ar bagno…. Me fa male la panza. Mi moje ma fatto magnà i ravioli ar vapore.

GIULIA                       - (Entusiasta con voce normale.) Buoni….(si accorge della gaffè e ripete la battuta con voce da uomo.) Buoni.

PEPPE                                   - Si, buoni?! Lo sa come li cucina mi moje i ravioli ar vapore?

GIULIA                                  - (Da uomo) No!!

PEPPE                       - Prende i ravioli, li butta dentro a ‘na pentola e poi ce spruzza sopra cor vaporetto… ma se rende conto?

GILBERTO                - Si, si, ce ne rendiamo conto, ma ora non è proprio il momento adatto.

PEPPE                       - Scusatemi… io comunque sono venuto perché dovrei andare in bagno. E’ libero?

MARCELLA              - (un po’ scocciata) Si, è libero.

PEPPE                       - Oh!! Signora Badino non l’avevo proprio vista… ma che ha, la vedo sconvolta?

MARCELLA              - Ho avuto delle notizie allucinanti.

PEPPE                       - Spero che non sia nulla di grave… allora l’idraulico ha finito qui?

ANDREA                   - (velocemente) Si, si, ha finito, non ci serve più.

MARCELLA              - (frecciatina ad Andrea) Ha già dato.

PEPPE                       - Meno male… è ‘na vita che sto a cercà un idraulico pe me… ma non se ne riesce a trovà uno libero.

MARCELLA              - (sconvolta pensando che Peppe fosse Gay) Ma perché pure lei…

PEPPE                       - Si… non sa quanto lo desidero.

MARCELLA              - (Sempre più sconvolta) E sua moglie che cosa dice?

PEPPE                       - Lei è d’accordo con me.

MARCELLA              - (Allucinata) Ah si?

PEPPE                       - Si dice che ci serve un aiutino per queste cose.

MARCELLA              - Un aiutino?

PEPPE                       - Si, dice che alla mia età non ce la posso fare a fà tutto da solo…

MARCELLA              - (Risatina isterica, poi) Ma che hanno di tanto speciale questi idraulici?

PEPPE                       - Comunque a me ne serve uno capace.

MARCELLA              - Beh!

PEPPE                       - Il vostro è capace?

MARCELLA              - Lo chieda ad Andrea.

ANDREA                   - (Velocemente e sconvolto) Si, si è molto capace. Capacissimo.

PEPPE                       - Meno male… è prende molto?

ANDREA                   - (Sconvolto) Beh!! Verament…

MARCELLA              - Ah!! Perché si fa anche pagare.(A Gilberto)

GILBERTO                - Solo le prestazioni extra.

 

PEPPE                       - No, da me non ce ne sarà bisogno… basta il minimo indispensabile.

MARCELLA              - (Risatina isterica)

PEPPE                       - Faremo in un attimo…. Beh!! Dov’è quest’idraulico?

MARCELLA              - (Indica Giulia) Eccolo là!!

PEPPE                       - Questo?

GILBERTO                - Si non farti ingannare dalle apparenze… è bravissimo.

MARCELLA              - (Sconvolta) Non avrai mica…

GILBERTO                - (Immediatamente) Nooooo!!… Me l’ha detto Andrea.

ANDREA                   - (delirando) Lo sapevo, lo sapevo…

PEPPE                       - Va bè… l’importante è che sappia fare quello che gli viene

richiesto.

MARCELLA              - Non ne avevo dubbi.

PEPPE                       - Ma come mai ha indosso quella pelliccia?

MARCELLA              - Quella, gli e l’ha regalata lui. (indica Andrea.)

PEPPE                       - (Ad Andrea) Perché ha regalato una pelliccia all’idraulico?

ANDREA                   - Pagamento in natura…(risatina, poi torna serio).

PEPPE                       - E gli occhiali?

ANDREA                   - No, quelli erano i suoi.

GILBERTO                - Per via della luce… nel bagno, gli dava fastidio mentre lavorava.

GIULIA                       - (Da uomo) Posso tornare di là?

ANDREA-GILBERTO- Si!!

MARCELLA              - No!! (A Giulia) Le consiglio, mio caro, di lasciare immediatamente il nostro ufficio e, per quanto riguarda il signor Mancini e lei, di organizzare altrove, per il futuro, i vostri incontri omosessuoali.

GILBERTO                           - (a Giulia) Hai capito?

PEPPE                                   - (Sconvolto tra se) Incontri omosessuali?

GIULIA                                  - (da uomo) Mi dispiace ma non posso proprio andare via.

MARCELLA              - Credo che sia la soluzione migliore…. Gilberto, è pagata la pelliccia?

GILBERTO                           - Non che io sappia, cara.

MARCELLA                          - (A Giulia) Se la tolga.

ANDREA                               - (In fretta) No, non è necessario.

MARCELLA              - Lei se ne stia zitto Mancini. Ha già combinato troppi guai. Non vorrà mica ostentare la sua infedeltà. (A Giulia) Coraggio, Tonino Carino, se la tolga.

PEPPE                       - (a Gilberto) Ma non si chiamava Filiberto La Bella.

GILBERTO                - (Farneticando) La Bella- Carino… che differenza fa.

MARCELLA                          - Avanti se la tolga.

GIULIA                                  - (da uomo) Non posso.

MARCELLA                          - Se la tolga.

ANDREA                               - Ma!! Avrà freddo!!

MARCELLA                          - Ci penserai tu a scaldarlo.

GIULIA                       - (Giulia voltando la schiena al pubblico, si toglie appena dalle spalle la pelliccia. Il pubblico vede la sua schiena nuda. Marcella è sbalordita da quel che vede)

MARCELLA              - Ah! (strillo)

ANDREA                   - Ah! (strillo)

GILBERTO                - Ah! (strillo)

PEPPE                       - (Un po’ sbalordito) Però… mica male per essere un idraulico.

(Musichetta veloce di chiusura primo atto).

FINE DEL PRIMO ATTO




ATTO SECONDO

GILBERTO                           - (A Marcella) Preferisci forse un brandy, cara?

MARCELLA                          - (Dà un’occhiata a Giulia) Sono distrutta.

GILBERTO                           - Sì, me ne rendo conto.

MARCELLA              - Mancini, che se la fa con un idraulico omosessuale… non l’avrei mai detto.

GILBERTO                           - Beh!! Cara. L’apparenza inganna.

MARCELLA                          - Dove sono i suoi abiti, signor Carino?

GIULIA                                  - (sempre da uomo) Il signor Mancini li ha buttati dalla finestra.

MARCELLA              - (Sorpresa) Fuori dalla finestra? Mancini, è vero quello che ha detto il suo amichetto?

ANDREA                               - Da una parte sì, è vero, ma dal…

GILBERTO                           - Non apra bocca sull’altra parte, se non è interrogato.

MARCELLA              - Andrea, non farò commenti su queste sue strane abitudini, ma, se non altro per tutelare il buon nome della ditta, spero che lei avrà recuperato gli indumenti del signor Carino.

ANDREA                               - Non ho potuto. Sono finiti su un autobus.

MARCELLA                          - Su un autobus?

ANDREA                               - L’8, per la precisione.

MARCELLA                          - Beh, perché non ne avete comprati altri?

GIULIA                                  - L’abbiamo fatto.

MARCELLA              - Immagino che avrà sentito il bisogno di buttare dalla finestra anche quelli!

ANDREA                               - (Ironicamente) Ma che c’era anche lei?

GILBERTO                           - Basta così. Cara, abbi un po’ pietà per questo disgraziato.

MARCELLA              - Lascerò che lei, Mancini, risolva il suo intrigo erotico-omosessuale il prima possibile e come meglio crede. Ma sappia che deve ringraziare il cielo di aver avuto un amico fedele come Gilberto. (Andrea crolla su una sedia mentre Marcella si avvia verso la porta. La signoria Palmira entra dalla porta di sinistra e si scontra con Marcella.)Palmira ma si rende conto… nel nostro ufficio si svolgono incontri omosessuali. (esce)

S.NA PALMIRA        - (come a dire:”meno male”) Oh!! Questa mi mancava.

ANDREA                   - Gilberto le giuro che, fino all’ultimo giorno della mia vita, lei avrà tutto il mio odio.

GILBERTO                - Grazie, Andrea, ho sempre sentito il bisogno di qualcosa del genere.

ANDREA                               - Lei è’ stato il mio nemico nascosto.

GILBERTO                           - Oh, la pianti! (Alla signorina Palmira) Li ha trovati, Palmira?

S.NA PALMIRA        – No, non ancora.

GILBERTO                           - Ma dico. Li sta facendo lei a maglia?

S.NA PALMIRA        – Sono stata trattenuta da una cliente.

GILBERTO                           - Non c’è tempo per queste cose…. Quale cliente?

S.NA PALMIRA        – (Cercando di essere diplomatica) Una certa signora Loreti.

GILBERTO                           - Loreti?

S.NA PALMIRA        – La signorina Susanna Loreti.

GILBERTO                           - Non la conosco. Lei la conosce Mancini?

ANDREA                               - Mai coperta.

GILEBERTO                         - Visto, non la conosciamo nessuno dei due.

S.NA PALMIRA        – La signorina Loreti è la signorina che era venuta qui con…

GILBERTO                           - Ah, sì, la conosciamo.

GIULIA                                  - (A Gilberto) Non è che è un’altra della serie…

GILBERTO                - Oh mio Dio, no! (Ad Andrea) Quella non c’entra niente con me, vero?

ANDREA                               - Lei non mi rivolga più la parola.

GILBERTO                           - (A Giulia) Non gli rivolgere più la parola.

GIULIA                                  - Non voglio parlare con nessuno, voglio solo dei vestiti.

S.NA PALMIRA        – Sono senz’altro d’accordo con lei, signora.

GIULIA                       - Così posso avvolgermi nelle due pellicce ed andarmene a zonzo nella mia deliziosa macchina sportiva, vero, Gilbertino?

GILBERTO                - (Chiamato in causa) Ora, Giulia, mia cara, tesoro mio, ehm… (Alla signorina Palmira) Grazie, Palmira, può andare.

S.NA PALMIRA        – E la signora Loreti?

GILBERTO                           - Che cosa vuole quella sciocchina?

S.NA PALMIRA        – E’ per il visone. Dice che comincia già a farsi brutto.

GILBERTO                           - Ssssh!

S.NA PALMIRA        – L’ha riportato indietro e vuole cambiarlo…

GILBERTO                - Portato indietro?! Questa sì che è fortuna! È la prima che mi càpita, da stamattina.

GIULIA                                  - Di quale visone si tratta?

GILBBERT                - Del tuo, è ovvio, l’hanno riportato dalla tintoria. Non si è mica ristretto, vero?

S.NA PALMIRA        – (Intrigata) Non credo.

GILBERTO                - Non mi fido molto di queste tintorie. Palmira porti qui la pelliccia e lasci fuori la ragazza. (Spinge fuori la signorina Palmira) Ora tutto è roseo e pulito! (La bacia. Quindi si volta verso Andrea tendendo le braccia) Mancini, vieni qua, fatti abbracciare.

ANDREA                               - Neanche se fosse il suo ultimo desiderio!!

GILBERTO                - Oh, non faccia lo sciocco, è tutto così meraviglioso! Lei potrà prendersi il suo idraulico. Giulia avrà la sua pelliccia ed io potrò spassarmela.

GIULIA                                  - Eh, sì, ma prima voglio i miei indumenti.

GILBERTO                           - E’ la prima cosa da fare. Palmira se ne occuperà subito.

GIULIA                       - (Ha un’idea improvvisa) Un momento – la mia valigetta sta a casa tua.

GILBERTO                           - Certo, mando subito Palmira a prenderla.

ANDREA                               - (Trionfante) Se la signora Badino non è già arrivata per prima.

GILBERTO                - (Spaventato) Ah! (Andrea fa il gesto di ripararsi da una immaginaria tegola e ammicca da solo)

ANDREA                               - Il destino è contro di lei, Badino.

GILBERTO                - Devo scappare, Andrea si occupi lei di tutto fino a che non torno.

ANDREA                               - Perché dovrei alzare un dito per lei?

GILBERTO                - Se la nostra amicizia ha mai avuto il minimo valore per lei, mi stia vicino.

ANDREA                   - Per la verità non ho avuto alcuna prova d’amicizia, fino ad oggi.

GILBERTO                - Mi aiuti ad uscirne fuori, Mancini, e prometto di non mettermi più nei guai.

ANDREA                               - Sul suo onore?

GILBERTO                - Sul mio onore. (Affrontando Giulia) La lezione mi è servita. Da oggi in poi sarò fedele a Marcella. Più dell’arma dei carabinieri.

ANDREA                   - Benissimo. Può contare sul mio appoggio. (Si stringono la mano. A Gilberto) E ricordi – “Sii fedele fino alla morte”.

GILBERTO                - Parole sante!! (Dà un pizzico sul sedere di Giulia ed esce da sinistra)

ANDREA                               - Signora Micheletti, l’ha combinata proprio grossa!

GIULIA                                  - Di che parla, Mancini?

ANDREA                   - Infamare la mia personalità in quel modo, davanti alla signora Badino!

GIULIA                       - Vuol dire che si vergognerebbe di avermi per amante?

ANDREA                               - Assolutamente no… è di Tonino Carino che mi vergogno.

SUSANNA                 - (Fuori) Mi dispiace ma non la ridò indietro. (Susanna entra con la pelliccia) La cambierò.

S.NA PALMIRA        – (entra) Lei dovrà aspettare.

SUSANNA                 - Non ho fatto altro da dieci minuti a questa parte.

S.NA PALMIRA        – Faccia come crede.

SUSANNA                            - Devo essere di nuovo in ufficio, tra cinque minuti.

ANDREA                   - Bene. Sistemeremo tutto. Sono sicuro che ci metteremo pochissimo. Andiamo di là. (La prende per il braccio e sta per spingerla fuori quando Giulia parla)

GIULIA                                  - Signorina!

SUSANNA                            - Sì?

GIULIA                                  - Lasci qui la pelliccia.

SUSANNA                            - Prego?

GIULIA                                  - Ho detto di lasciare la pelliccia.

SUSANNA                 - Non finchè il signor Mancini non mi avrà detto se posso o no cambiarla con un’altra.

GIULIA                                  - Cambiarla? (C’è una breve pausa)

S.NA PALMIRA        – Se qualcuno mi cerca, sono fuori.

ANDREA                   - Anch’io. (Fa per seguire la signorina Palmira, ma questa gli chiude la porta in faccia. Le due ragazze si scambiano un’occhiata di reciproca valutazione. Andrea si volta a guardare se stanno all’erta, e rassicurato sorride.) Come va…? Ed ora vediamo se ci sono le basi per una discussione. Iniziamo dall’inizio. Vi conoscete?

GIULIA e SUSANNA – (Leggermente tese) No.

ANDREA                   - (tra se) La prima buona notizia di oggi. (A Susanna) Credo che lei dovrebbe sapere chi è questa signora.

GIULIA                                  - Non vorrà presentarmi alla ragazza della tintoria…

SUSANNA                            - Ma che sta dicendo? Non ho niente a che fare con la tintoria!

GIULIA                                  - Allora, com’è entrata in possesso di questa pelliccia?

SUSANNA                            - Se proprio vuole saperlo, me l’ha regalata il mio amico.

ANDREA                               - (tra se) Ennesima cattiva notizia di oggi.

GIULIA                                  - Il suo amico?

ANDREA                   - (Rapidamente, interponendosi tra le due) Questa è la signora Micheletti.

SUSANNA                 - Solo perché ha un nome altolocato crede forse che non sappia portare una pelliccia?

ANDREA                   - Sono certo che non è questo il punto, vero, signora Micheletti?

SUSANNA                 - (Continuando) Scommetto che se mi spoglio sono bella come lei.

ANDREA                   - (Tra se) Ci manca solo questa. (Avvolge strettamente la pelliccia intorno a Giulia)

GIULIA                       - Non capisco come mai il suo amico le ha comprato la mia pelliccia.

SUSANNA                 - Beh, l’ha fatto – e non è la sua pelliccia. E il mio amico è una persona molto influente… (Andrea ride nervosamente)

ANDREA                   - Vi prego, facciamo prima di tutto le presentazioni. Questa è la signora Micheletti, la signora Giulia Micheletti, moglie del signor Micheletti, il signor Sigismondo Micheletti.

GIULIA                                  - Penso che abbia capito.

ANDREA                               - Non ne sarei molto sicuro.

SUSANNA                            - (A bocca aperta, atterrita) Ha detto la signora Micheletti?

ANDREA                               - Si per quattro volte.

GIULIA                                  - Mi stava parlando del suo amico…

SUSANNA                 - Ah sì? Oh, certo. (Indica Mancini) E’ lui. (Mancini chiude gli occhi davanti alla inevitabilità di tutto questo)

ANDREA                               - (Tra se) Se non mi ricoverano oggi, non lo faranno mai più.

 

GIULIA                                  - (Ad Andrea) Mascalsone!

ANDREA                   - Lo ammetto… (un po’ timidamente) Immagino che sarebbe inutile se provassi a negare…

SUSANNA                            - Assolutamente inutile.

ANDREA                   - Lo immaginavo. (La signorina Palmira entra a precipizio, bussando alla porta di sinistra)

S.NA PALMIRA        – Signor Mancini, signor Mancini!

ANDREA                               - Che c’è? Che succede?

S.NA PALMIRA        – La signora Badino.

ANDREA                   - (Senza riflettere) Siamo solo buoni amici lo giuro.(riprendendosi) Cioè… che c’è?

S.NA PALMIRA        – Il signor Badino ha telefonato da casa…

ANDREA                               - Oh, è là. Bene…

S.NA PALMIRA        – No, niente “bene”. La… ehm… “quello che lei sa” non c’era sul letto, e non c’era nemmeno la signora Badino.

ANDREA                               - Oh, santo cielo! E lei sta tornando qui?

S.NA PALMIRA        – Presumibilmente sì. Perciò, per favore, faccia in modo di liberarsi di “chi sa lei”. (allude a Giulia)

ANDREA                               - E come faccio, senza “quello che sa lei”?

SUSANNA                 - E’ un giochetto esclusivo tra di voi o chiunque può partecipare?

ANDREA                   - (Alla signorina Palmira) Vada giù all’ingresso e ci avverta quando vede arrivare la signora Badino.

S.NA PALMIRA        – E per “quello che sa lei?”

ANDREA                               - Non ci pensi, a quello. Ho un’idea.

S.NA PALMIRA        – Signor Mancini, non sono sicura che…

ANDREA                               - Faccia quello che le ho detto, Palmira cara.

S.NA PALMIRA        – (Commossa) Oh, signor Mancini, mi fa arrosire! (Esce da sinistra)

GIULIA                       - (Ad Andrea) Pensavo che mi avesse procurato dei vestiti.

SUSANNA                            - Ma che succede, qui?

ANDREA                   - Niente di speciale. (con disinvoltura) Le cose non fanno che complicarsi da stamattina, e penso che la situazione non migliorerà con il passare del tempo. Penso di avere all’incirca 38 di febbre e non più di un’ora di vita. La signora non ha vestiti addosso, e basta.

SUSANNA                            - Niente?…

GIULIA                                  - No.

SUSANNA                 - (A Andrea, alludendo a Giulia) Sessualmente deviata. (Andrea scatta)

ANDREA                   - Il fatto è che la signora Micheletti deve rimediare un vestito ed uscire di qui immediatamente. Perciò, prima l’aiuta meglio è.

GIULIA                                  - Fantastico!

ANDREA                               - (Sempre più sconvolto) Yuppy.

SUSANNA                            - Non sono tenuta a farle favori.

ANDREA                   - Le consiglio di pensarci bene. La signora Micheletti è stata estremamente generosa. Tanto più che lei ha avuto quello che per diritto le apparteneva.

GIULIA                                  - Che cosa dice?

ANDREA                               - La pelliccia. Che altro, sennò?

SUSANNA                            - Un momento…

ANDREA                   - Secondo me in una simile circostanza lei non dovrebbe dimenticare il vecchio proverbio: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.

SUSANNA                            - Dove mi cambio?

ANDREA                   - Da questa parte. (Andrea apre la porta del bagno. Susanna si avvia, ma si arresta)

SUSANNA                 - Un momento. Se lei si mette i miei vestiti, io, che cosa mi metto?

ANDREA                               - Ecco una domanda molto intelligente. Complimenti.

SUSANNA                            - Grazie. E la risposta?

ANDREA                   - (ridacchiando) E’ così semplice che si meraviglierebbe… (La spinge fuori e chiude la porta)… come mi meraviglierei io…

GIULIA                                  - Ben fatto! Mancini lei è uno dalle possibilità nascoste.

ANDREA                               - Io, non direi proprio.

GIULIA                                  - (Avanzando verso di lui. Curiosa) Si faccia guardare meglio….

ANDREA                               - (sorridendo e dondolandosi timidamente) Mi vergogno…

GIULIA                       - Non l’avrei mai accolta sotto la mia pelliccia se avessi saputo che è un simile demonio…

ANDREA                   - La prego! Le assicuro che i miei comportamenti sono alterati dalle circostanze.

GIULIA                       - E chissà cos’altro potrebbe fare, eh? (Lo attira per la cravatta e la pelliccia comincia ad aprirsi. Andrea gliela tiene stretta)

ANDREA                   - La prego, signora Micheletti… (La signorina Palmira si precipita da sinistra) La prego, signora Micheletti, per favore… (Da sinistra entra la signora Franceschini. Mancini le volta le spalle) La prego, signora, la prego. (La signora Franceschini è andata a porsi alla sinistra di Mancini)

S.RA FRANCESCHINI         – Signor Mancini!

ANDREA                   - Ah! (Si volta e vede la signora Franceschini) Oh – mi scusi…, mi stava sistemando la cravatta… Già. (Alla signora Franceschini) Ora, mi corregga se sbaglio, lei è la signora Franceschini…

S.RA FRANCESCHINI         – (Lievemente divertita) Giusto.

ANDREA                               - Ne è proprio sicura?

S.RA FRANCESCHINI         – Lei sa chi sono io?

ANDREA                   - Lei è la signora Franceschini e magari sarà ansiosa di sapere chi sia questa signora?

S.RA FRANCESCHINI         - Veramente non me ne importa nulla.

ANDREA                   - Benissimo, glielo dico subito. (A Giulia) Ritiene che sussista qualche giusta causa o impedimento perché voi due non siate presentate?

GIULIA                                  - Da parte mia nessuna obiezione.

ANDREA                               - Possiamo andare sicuri, allora. La signora Carino.

S.RA FRANCESCHINI         - Oh, è una nuova indossatrice, vero?

GIULIA                                  - Diciamo pure così. Come sta?

S.RA FRANCESCHINI         - Non esattamente bene, grazie. È stata una giornata freneticissima

ANDREA                   - (tra se) A chi lo dice.

S.RA FRANCESCHINI         - Mia cara, è mai stata all’Autoparco Municipale?

GIULIA                                  - No.

S.RA FRANCESCHINI         - Bene, non ci vada. È un posto veramente incantevole, pieno di fascino di cose del mondo antico, ma anche di segnalazioni e di pali indicatori.

ANDREA                               - Eh, già, la sua macchina era…

S.RA FRANCESCHINI         – Non mi parli di quella dannata macchina! Quel sergente le posteggia in quel maledetto recinto riservato alla polizia, come sardine. Era rimasta incastrata tra una Multipla e una Tigra. Meno male che la nostra auto è una decappottabile, così è potuto entrare dal tettino. Il Comandante ha dovuto fare la manovra di uscita con meno di un pollice per parte di spazio.  Perciò, può figurarsi: un disastro!

ANDREA                   - Oh mio Dio!… Avete urtato la Multipla o la Tigra?

S.RA FRANCESCHINI         - Il sergente!

ANDREA                   - Niente di grave, spero.

S.RA FRANCESCHINI         - Un graffio un po’ brutto, al parafango.

ANDREA                   - Del sergente?

S.RA FRANCESCHINI         - Ma no, della nostra auto. Comunque tutto sommato, credo che il Comandante si sappia controllare molto bene. Devo precipitarmi all’hotel “L’ideale” a prendermi un abbondante Martini, per tirarmi un po’ su.

ANDREA                   - A me ci vorrebbe la  nitroclicerina.

S.RA FRANCESCHINI         - Allora io vado.

ANDREA                   - Ottima idea.

S.RA FRANCESCHINI         - Ed ora mi prendo la pelliccia… (Indica la pelliccia che avvolge Giulia)

ANDREA                   - (Tra se) Finalmete.

GIULIA                       - La pelliccia. (La porta di destra si apre e compare Susanna in mutandine e reggiseno. Ha i vestiti in mano)

SUSANNA                 - Eccomi qua. (Esita nel vedere la signora Franceschini. Con spirito) Scusate, ho sbagliato porta. (Esce. La signora Franceschini guarda Andrea che si stringe nelle spalle)

S.NA FRANCESCHINI         - Chi era quella?

ANDREA                   - (Titubante) La donna delle pulizie.

S.NA FRANCESCHINI         - E che ci faceva senza vestiti addosso.

ANDREA                   - Avrà avuto caldo.

S.RA FRANCESCHINI         – (Perplessa)Ma!!… Vorrei la pelliccia, la prego.

ANDREA                   - Sì. (Conduce Giulia verso il bagno) Venga a spogliarsi da questa parte, non le dispiace vero?

GIULIA                       - Ma sono senza…

ANDREA                   - Questo alla signora non interessa. È disperata per la pelliccia.

GIULIA                       - Anch’io.

ANDREA                   - Troveremo qualche altra cosa. (la spinge dentro il bagno e chiude la porta) Il personale oggi giorno dà tanti di quei pensieri!

S.RA FRANCESCHINI         - Non è il bagno, quello?

ANDREA                   - (Tranquillo) Sì. (La porta del bagno si apre. Spunta un braccio nudo di Giulia con la pelliccia. Andrea la prende) Grazie. (Richiude la porta del bagno) Permette? (Appoggia la pelliccia sulle spalle della signora Franceschini)

S.RA FRANCESCHINI         – (Facendo un cenno verso il bagno ) Ma quella signora… ehm…

ANDREA                   - Immagino sia ora di pranzo, per lei. Gentile da parte sua averci fatto una visita.

S.RA FRANCESCHINI         – Oh, grazie.

ANDREA                   - E’ stato un piacere.

S.RA FRANCESCHINI         – Ah! Se dovesse arrivare all’improvviso il Comandante, fatelo sedere, per amor di Dio!

ANDREA                   - Non è con lei?

S.RA FRANCESCHINI         – No, l’ho lasciato a Via Norcia; la Polizia lo stava sottoponendo al controllo dell’alito. (la signora Franceschini esce da sinistra. Il telefono suona e Andrea solleva il ricevitore)

ANDREA                   - (Al telefono) Badino, Badino e Mancini… (Da sinistra entra la signorina Palmira)

S.NA PALMIRA        – Signor Mancini! Signor Mancini!

ANDREA                   - (Alla signorina Palmira) Un momento, prego. (Al telefono) Pronto… Chi? Oh, buongiorno,  … (Alla signorina Palmira) E’ la questura. (Al telefono) In che posso servirla, Comandante?…Ah! (a Palmira) Non è comandante. (Al telefono) Oh, mi scusi tanto… per conto di chi?…. Ah, sì. Sua moglie era qui, proprio un momento fa… certo che sono positivo…. Oh, il comandante è positivo? Oh, Dio… l’avete rilasciato, magnifico… Sta venendo qui? Bene, arrivederci. (mette giù il ricevitore) Signorina Palmira, vada e stia attenta a quando arriva la signora Badino. E quando arriva il Comandante, lo faccia sedere. È sotto la sua responsabilità.

S.NA PALMIRA        - Certo, ma nel frattempo è arrivato il signor Loreti, e se la deve veder lei.

ANDREA                   - Il signor Loreti…

S.NA PALMIRA        – Il marito della signora Loreti.

ANDREA                   - Oh! No… Io stavolta passo… non ce la faccio più.

S.NA PALMIRA        – E’ convinto che sua moglie sia qui.

ANDREA                   - Beh, immagino che lei abbia adottato una certa linea di modus operandi?

S.NA PALMIRA        – Modus oper…?

ANDREA                   - Gli avrà raccontato una bugia grossa come una casa?

S.NA PALMIRA        – L’ho informato che tutto quel che sapevo e che se ne era andata…

ANDREA                   - Brava Palmira.

S.NA PALMIRA        - …e per allontanare ogni ulteriore sospetto gli ho detto che lei sarebbe stato ben lieto di spiegargli che cosa era venuta a fare qui.

ANDREA                   - Grazie… in questo momento era proprio quello che volevo sentirmi dire.

LORETI                     - (Entrando) Er signor Mancini?

ANDREA                   - Esatto. (Il signor Loreti entra nella stanza. È un giovane fusto, di aspetto prestante, con forte accento romano)

LORETI                     - Potrei dille due parole?

S.NA PALMIRA        – Se ha bisogno di me, sono al mio posto – al mio posto di guardia. (Esce da sinistra)

LORETI                     - Forse lei pò aiutamme.

ANDREA                   - Ho i miei dubbi.

LORETI                      - Non so che succede qui, ma all’ufficio de mi moglie m’hanno detto che era venuta a cercà er capo suo, in un posto chiamato Badino, Badino e Mancini…

ANDREA                   - (Sedendosi) Ehm – sì. Il signor Badino è andato a pranzo. La signora Badino è andata a fare una passeggiata ed il signor Mancini non si sente tanto bene.

LORETI                     - Me dispiace... Dunque mi moje stà qui?

ANDREA                   - Non più. Probabilmente sarà tornata in ufficio.

LORETI                     - Ho appena telefonato e m’hanno detto che nun c’è.

ANDREA                   - (Alzandosi) Ah, ma lei è per caso il signor Loreti?

LORETI                     - Ma che me stai a cojonà? Chi credeva che fossi?

ANDREA                   - Mi era parso che la mia segretaria avesse detto Bersanini.

LORETI                     - Non ha niente a che vedere con Loreti.

ANDREA                   - Trova? Bersanini, Loreti… sente l’assonanza? ( si siede svinito).

LORETI                      - Veramente no!

ANDREA                   - Comunque sua moglie è’ andata a prendere un tè al bar all’angolo.

LORETI                     - E perché non l’ha detto prima?

ANDREA                   - Credevo che fosse venuto a cercare la signora Bersanini.

LORETI                      - Aridaje co sta signora Bersanini!

ANDREA                   - Comunque sua moglie non è qui.

LORETI                      - Bada che se non la trovo tornerò. (Esce rapidamente da sinistra. Dal bagno entra Giulia. Ha indosso un asciugamano.

GIULIA                       - Andreino….!

ANDREA                   - Signora Micheletti…. Era asciutto?

GIULIA                       - Perché lo aveva appena lavato?

LORETI                      - (Rientrando) Come si chiama quel caff…? (Giulia si irrigidisce come un manichino. Andrea rapidamente tira fuori il fazzoletto e toglie un’immaginaria polvere da lei. Loreti la guarda un po’ sorridendo) Ma che stai a fa?

ANDREA                   - Ah, è ancora lei! Mi scusi se non interrompo, ma devo spolverare assolutamente questo manichino. Posso esserle utile?

LORETI                     - Come se chiama quer bar?

ANDREA                   - Quale bar?

LORETI                     - Quello de mi moje.

ANDREA                   - Ah! Perché sua moglie è proprietaria di un bar? Non lo sapevo.

LORETI                      - Ma che ha capito… come si chiama er bar dove è annata mi moje?

ANDREA                   - Ah!! La “Cremeria”.

LORETI                      - Grazie…. Ma quel manichino c’era prima?

ANDREA                   - Certo, è sempre stato qui… forse non se n’era accorto!

LORETI                      - Po’ esse… (si volta fa per uscire, poi si gira improvvisamente e Giulia ha cambiato posizione.) A com…

ANDREA                   - (prendendosela con il manichino) Questi manichini, non stanno più in piedi come una volta…. Voleva qualche altra informazione?

LORETI                      - (Perplesso) No, no grazie. (esce ed entra Palmira.)

S.NA PALMIRA        – Signor Mancini.

ANDREA                   - C’è la signora Badino?

S.NA PALMIRA        - No. Il signor Micheletti.

ANDREA                   - Oh,meno male…(riflette) O mio Dio!! è una catastrofe! Due, ora! La signora Micheletti di qua, la signora Loreti di là….Non ce la faccio più!!

GIULIA                       - Non capisco come Sigismondo possa interessarsi a quel pappagallo chiuso nel bagno.

ANDREA                   - Ognuno ha i suoi gusti!!

 

S.NA PALMIRA        – Sta salendo. Sarà meglio che la signora Loreti vada di sopra.

ANDREA                   - Sì. Sì. Ottima idea. (Si ferma) No. No. Pessima idea.  Mi rifiuto di ammucchiare tutte le mie pelli in un solo posto. (Molto agitato, apre lo stanzino e vi spinge dentro Giulia. La porta del bagno si apre ed esce Susanna, con indosso solo un eccitante insieme di biancheria, e col vestito in mano. Porge il vestito ad un’attonita signorina Palmira)

SUSANNA                 - Ecco il vestito. (Susanna torna nel bagno. Andrea va verso la signorina Palmira)

ANDREA                   - Questo è per me. (Prende il vestito e va verso lo stanzino, proprio mentre entra Sigismondo da sinistra e si scontra con Andrea al centro della scena. Andrea caccia il vestito dietro la schiena, cammina all’indietro verso la finestra e lo butta fuori. Torna verso Sigismondo e gli stringe la mano con entusiasmo) Dio che bello rivederla, signore!

SIGISMONDO           - Si sente bene signor Mancini?

ANDREA                   - Assolutamente no!! (sempre con entusiasmo, sorridendo)

SIGISMONDO           - Sa niente che fine ha fatto la mia segretaria?

ANDREA                   - Come no?… Non è ho la più pallida idea.

 

SIGISMONDO           - E’ tornata qui a cambiare quella maledetta pelliccia.

ANDREA                   - Il gatto nano tinto?

SIGISMONDO           - Proprio lui… allora l’ha vista?

ANDREA                   - No, non si è più vista qui da quando se n’è andata per l’ultima volta.

SIGISMONDO           - Lei deve avere qualche rotella fuori posto.

ANDREA                   - (Alla signorina Palmira) Palmira! Prenda nota , le disp…

SIGISMONDO           - (Arrabbiato) E non ricominci!

ANDREA                   - Palmira! Non ricominci. (alterato)

SIGISMONDO           - Senta, signor…

ANDREA                   - Mancini, Andrea. E questa è la sign…

SIGISMONDO           - Vuole star zitto un momento?

ANDREA                   - Ma si figuri! (Suona il telefono e Andrea risponde) Badino, Badino e Mancini… Sono Mancini… Oh, salve, fattorino. Cosa c’è? (Guarda attraverso la finestra con un’aria disfatta) Benissimo. L’ho appena buttato io… Sì, era di mia madre… E’ finito dritto dritto su un autobus?… L’8?!?…(a gli altri) Ma che passa solo l’8 qui sotto? (al telefono)… Appeso al…? Beh, per il momento faccia del suo meglio per ignorare il fatto, e faremo un volo di recupero, dopo la chiusura. (Mette giù il telefono e sorride ad Sigismondo)

SIGISMONDO           - Posso contare sulla sua attenzione?

ANDREA                   - (secco) No. (risatina) Ma certo.(serio)

SIGISMONDO           - Circa venti minuti fa la signora Loreti mi ha lasciato.

ANDREA                   - Oh, quanto mi dispiace!

SIGISMONDO           - (Ignorando e andando verso la finestra) Stavamo prendendo una bibita in un bar in cima alla strada… (Andrea all’improvviso si rende conto che il visone sta sullo sgabello)

ANDREA                   - Il visone!

SIGISMONDO           - No – “Il leone rosso”, credo. (Sigismondo guarda fuori della finestra per leggere il nome del locale. Andrea rapidamente arrotola il visone sotto il tappeto che sta di fronte allo sgabello) Sì. (Si volta verso Andrea) “Il leone…” (Sigismondo si arresta nel vedere Andrea che sta lì col tappeto arrotolato. Fa per andare verso Andrea che immediatamente va verso la finestra. Andrea scaraventa immediatamente la pelliccia di sotto).

ANDREA                   - Ecco fatto! (Riportando indietro il tappeto) Molto meglio, dopo una scrollatina. È talmente impolverato… Vorrei che la gente non ci camminasse sopra…. Perché la gente ci cammina sempre sopra?

SIGISMONDO           - (Ovviamente) Beh!! E’ un tappetto.

ANDREA                   - Dove eravamo rimasti?

SIGISMONDO           - (Controllandosi) Stavo dicendo che sono rimasto ad aspettare la signora Loreti.

ANDREA                   - Ah, sì.

SIGISMONDO           - Allora, dov’è?

ANDREA                   - Beh! Qui, assolutamente no

SIGISMONDO           - Vuole dire che è venuta ed riandata via, o che non è mai venuta?

ANDREA                   - Appunto.

SIGISMONDO           - Appunto, che cosa?

ANDREA                   - Appunto, proprio così.

SIGISMONDO           - Proprio così riguardo a cosa?

ANDREA                   - Riguardo a quello che ha detto lei.

S.NA PALMIRA        – (Ancora agitata per la pelliccia) Signor Mancini, dovrei – ehm – correre giù a prendere la… (Ammicca verso la finestra)

SIGISMONDO           - (Energicamente)Lei rimanga dov’è.

S.NA PALMIRA        - Sissignore.

(Suona il telefono. Andrea il telefono, lo prende e lo butta fuori dalla finestra. Sigismondo rimane sbalordito, mentre Andrea ridacchia.)

SIGISMONDO           - Ma perché ha buttato il telefono dalla finestra?

(Andrea senza neanche parlare si avvicina all’altro telefono e fa un gesto a Sigismondo come per dire:”aspetta, stai a vedere”. Inizia a contare vistosamente con le dita. Uno,due… e al tre indica il telefono che ovviamente squilla)

ANDREA                   - (Al telefono, fiero di se) Badino, Badino e Mancini… Il signor Badino è fuori per un lavoretto… anche la signora Badino è fuori per un lavoretto…ed io sono fuori e basta… Salve carissimo!… Qualcos’altro dalla nostra… ehm… Sì, siamo perfettamente al corrente… (Leggermente) Beh, non aveva preso neanche un po’ d’aria, oggi, e allora… ehm… No, non desideriamo assolutamente che la riporti su… (Sigismondo sconcertato è andato vicino ad Andrea) Se la metta nel suo ufficio, Jerry, e le dia un po’ di biscotti per gatti e una tazza di latte. (Mette giù il telefono e sorride a Sigismondo. Sigismondo lo guarda poi si volta verso la signorina Palmira)

SIGISMONDO           - (Alla signorina Palmira) Lei ha visto la mia segretaria?

S.NA PALMIRA        - Ma chi, quella ragazza abbastanza alta, con i capelli lunghi e gli occhiali?

SIGISMONDO           - Allora l’ha vista!?

S.NA PALMIRA        - No.

SIGISMONDO           - Accc!!!…. (Si colpisce la fronte e va verso la finestra. Mentre egli volta le spalle, Susanna esce dal bagno e sta per dire “Fa freddo” quando vede Sigismondo e rimane di sasso. Andrea si precipita a farla retrocedere dentro il bagno e dà un giro di chiave. Sigismondo si volta al rumore e vede Andrea che armeggia con la chiave. Sigismondo va verso Andrea. Sarcastico)

ANDREA                   - Palmira, prenda nota… chiuso a chiave.

SIGISMONDO           - Ha mai pensato di farsi visitare da uno specialista?

ANDREA                   - Si, ma non ho avuto ancora il tempo di farlo.

SIGISMONDO           - Senta, credo che sarà meglio che parli col suo socio, il signor Badino.

S.NA PALMIRA        – E’ uscito.

ANDREA                   - Sì. È andato nella sua camera da letto. (Si rende conto di quello che ha detto)

SIGISMONDO           - Sta poco bene?

ANDREA                   - No, no, è sano come un pesce. Solo che sua moglie voleva vederlo con una certa urgenza…

SIGISMONDO           - A letto?

ANDREA                   - Si, loro si danno sempre appuntamento a letto… è il loro punto di ritrovo.

SIGISMONDO           - (Con intenzione) Devono essere molto focosi.

ANDREA                   - Oh, sì! (Gilberto entra barcollando nella stanza, senza fiato, col colletto slacciato, tutto spettinato. Si butta di peso su una poltrona senza accorgersi dei presenti. Sigismondo guarda alternativamente Gilberto e Andrea, e poi di nuovo Gilberto con una certa invidiosa ammirazione)

S.NA PALMIRA        – Si sente bene, signor Badino?

GILBERTO                - Non mi sono fermato un momento da quando sono andato via. (Gilberto si versa un bicchiere di champagne. Sigismondo, molto impressionato, guarda di nuovo Andrea)

ANDREA                               - Abbiamo una visita, signor Badino.

GILBERTO                           - (Ignorandolo) Marcella non s’è rivista, vero?

ANDREA                               - No.

GILBERTO                - Palmira che ci fa qui? Vada fuori e mi dia un segnale, come la vede comparire.

S.NA PALMIRA        – Benissimo, signor Badino. (La signorina Palmira esce da sinistra)

ANDREA                               - Abbiamo una visita, signor Badino!

GILBERTO                - Ma che vuole che mi freghi a me del… (Lo vede) Signor Micheletti!

SIGISMONDO           - (Ammiccando) Mi fa piacere vedere qualcun altro che crede nelle necessità di unire un pizzico di piacere agli affari…

GILBERTO                           - (Intrigato) Piacere?

SIGISMONDO           - Sì, lei e sua moglie…

GILBERTO                - Oh, mia moglie! Quella non è soddisfatta se non mi riduce al come uno straccio! (Sigismondo ride e gli dà una gomitata. Gilberto non capisce e guarda Andrea che non può fare altro che sorridere)

GILBERTO                           - Ah!! E c’è si?

ANDREA                               - (Scuotendo la testa) Non c’è no.

GILBERTO                           - (Senza capire) Mm?

ANDREA                   - Ho detto che qui non c’è. È… (Andrea ammicca furtivamente verso il bagno. Gilberto all’improvviso capisce la situazione)

GILBERTO                           - (A Sigismondo) Dio mio è spaventoso. Non c’è.

SIGISMONDO           - Non capisco che cosa sia successo da quando sono stato qui, l’ultima volta.

GILBERTO                           - Ad essere sinceri nemmeno io.

ANDREA                   - (A Gilberto) A quanto pare la signora Loreti si era proposta di venire qui a cambiare il visone.

GILBERTO                           - Il gatto nano tinto?

ANDREA                               - Si, il gatto nano tinto.

GILBERTO                - (Di buon umore) Beh, molto probabilmente l’ha cambiato e se n’è riandata, vero?

SIGISMONDO           - E’ quello che io avevo suggerito, ma il suo collega dice che non s’è  assolutamente vista .

GILBERTO                           - (Ad Andrea) Perché diavolo ha detto così?

ANDREA                   - (Arrabbiato) Eh!! Perche? (Di nuovo indica la porta di destra e cerca di spiegare a gesti che la donna ora non ha niente indosso)

GILBERTO                - (A Sigismondo) Deve scusarlo, il signor Mancini, (Va verso la porta di destra) da un po’ di tempo accusa gravi disturbi.

SIGISMONDO           - Di che genere?

GILBERTO                - Il cervello… (Socchiude la porta di destra) Ogni tanto ha delle crisi di… (Vede Susanna) …pazzia. (Sbatte la porta)

SIGISMONDO           - Io gli e l’ho detto di rivolgersi ad un medico.

GILBERTO                - Voglio bere. Vado a prendere dei bicchieri nello stanzino (Va verso lo stanzino).

ANDREA                               - No!

GILBERTO                           - Perché no?

ANDREA                               - Non deve bere. È astemio. (Prende il bicchiere di Gilberto)

GILBERTO                           - Da quando?

ANDREA                               - Da quando l’ha promesso.

SIGISMONDO           - Ma se un momento fa beveva.

ANDREA                               - Si, infatti ha promesso proprio un momento fa.

GILBERTO                - Io non ho promesso niente. (Apre la porta. Vede Giulia. Con molta calma chiude, si mette la mano in tasca e sorride) Forse è meglio non bere… potrebbe farci male.

SIGISMONDO           - (Ha perduto ormai la pazienza)Posso dire una cosa?

 

GILBERTO                           - (Degludendo)Deve proprio?

SIGISMONDO           - Comincio a pensare che siete tutti e due pazzi.

GILBERTO                           - Oh, sì, certo. (A Andrea) Vero, Andrea?

ANDREA                   - Dev’essere perché lavoriamo le pellicce. La visonite indebolisce le cellule.

GILBERTO                - (Riferendosi ad Andrea) Si, poi c’è qualcuno che è più predisposto e allora…

SIGISMONDO           - Basta, basta.

ANDREA                   - E’ quello che sostengo pure io. Basta, basta.

SIGISMONDO           - Insomma, la signora Loreti è stata qui, sì o no?

GILBERTO                           - Vede, noi… cioè io… ossia lei… qual’era la domanda?

ANDREA                               - Vede, lei… cioè, noi… ossia, io… qual’era la domanda?

SIGISMONDO           - Voglio sapere sì o no.

GILBERTO                           - (A Andrea)Mancini, si o no?

SIGISMONDO           - Andiamo, coraggio…. Si o no?

ANDREA                               - (Timidamente) Ni!

GILBERTO                - Beh, sì, certo, qui c’è stata. Però se n’è andata con lei.

SIGISMONDO           - Questo lo so, ma è stato più di un’ora fa. Siamo andati a quel bar.

ANDREA                   - (Spiegando a Gilberto) Al Leone Rosso.

SIGISMONDO           - E all’improvviso lei ha deciso di cambiare la pelliccia. (Va verso il balcone) E’ uscita dal bar ed è venuta qui. (Indica fuori dalla finestra) Sono soltanto cento metri ed è andata… (Si arresta e la sua attenzione e richiamata da qualcosa fuori) Scusate, un attimo. (Va rapidamente verso la porta)

GILBERTO                           - (Speranzoso) L’ha vista?

SIGISMONDO           - No, voglio solo andare giù ad ispezionare l’asta della bandiera. Mi sembra di avere visto sventolare i colori della signora Loreti. (Esce)

GILBERTO                - (Corre a vedere) Il suo vestito! (Guarda) E’ stato di nuovo lei, vero?(ad Andrea).

ANDREA                               - Sapesse quello che ho passato, da quando se n’è andato!

GILBERTO                           - Me lo immagino.

ANDREA                               - No, non può immaginarselo…. Ho fatto del mio meglio.

GILBERTO                - E ha superato se stesso. L’ho lasciata con una sola donna scarsamente vestita e ritornando trovo questa stanza piena.

ANDREA                   - Adesso esagera!

GILBERTO                - Ha intenzione di farne la collezione? Non ha ricevuto il messaggio telefonico a proposito di Marcella?

ANDREA                               - Certo.

GILBERTO                           - E allora perché non ha buttato in strada Giulia?

ANDREA                   - Stavo per farlo. Avevo già fatto spogliare la signora Loreti…

GILBERTO                           - Questo l’ho notato?

ANDREA                               - Ha minacciato di tradire il suo segreto.

GILBERTO                - Sembra quasi che abbia fatto una bella cosa! È come se lei avesse organizzato tutto in modo da tenere separate la moglie e l’amante di Sigismondo….

ANDREA                               - Beh, la verità non è proprio così…

GILBERTO                           - Si spieghi, Mancini!

ANDREA                               - E’ successo l’inevitabile.

GILBERTO                - Ossia?

ANDREA                   - Una veniva da là, l’altra veniva di li… si sono scontrate qui.

GILBERTO                - Vuole dire che si sono trovate faccia a faccia.

ANDREA                               - Proprio così.

GILBERTO                           - (Spaventato) E lei ha evitato il disastro?

ANDREA                               - (Compiaciuto con se stesso) Beh…sì. Immagino di sì.

GILBERTO                           - E come?

ANDREA                   - (Con incuranza) Ho fatto passare la signora Loreti come mia…conoscente.

GILBERTO                           - Conoscente?

ANDREA                               - Beh – come si dice – “spasimante”.

GILBERTO                           - Bravo, Mancini! (Gli stringe la mano)

ANDREA                   - Oh, non c’è di che. Dopo essere venuto a conoscenza del fatto di avere una relazione  con l’idraulico Tonino Carino, nulla potrà più fermarmi.

GILBERTO                - Lei è un genio Mancini. Sta facendo progressi. Ha cominciato la giornata come un povero “single” ed ora è addirittura quasi bigamo.

ANDREA                   - No, non sono bigamo, sono trigamo.

GILBERTO                - E perché?

ANDREA                   - La signora Loreti, Tonino Carino… e Filiberto La Bella.

GILBERTO                - Ma come fai a soddisfarli tutti e tre insieme(ironicamente).

ANDREA                   - Ho organizzato dei turni settimanali… un po’ per uno non fa male a nessuno. (ridacchia) (Ricordando improvvisamente)Ah!! Signor Badino, devo dirle ancora una cosa…

GILBERTO                           - Dica…

ANDREA                               - E’ venuto il signor Loreti. Il marito della signora.

GILBERTO                           - O mi Dio, e che è venuto a fare?

ANDREA                   - Il problema non è questo…. L’ho mandato alla latteria all’angolo. (prende il telefono)

GILBERTO                - Congratu… - ma non c’è nessuno alla latteria all’angolo.

ANDREA                   - Questo è il guaio. (Al telefono) Signorina Palmira, venga un momento. (Mette giù il telefono) Prima che ritornino il signor Loreti e il signor Micheletti e la signora Badino queste signore devono essere rivestite e liberate.

GILBERTO                           - Si ma come?

ANDREA                               - Prima di tutto, propongo di dimenticare il superfluo.

GILBERTO                           - Buona idea – quale superfluo?

ANDREA                   - Quelle piccole cose come la biancheria e i vestiti… E’ facile! Mentre la pista è libera, diamogli due dei nostri più ampi e più caldi castori, chiamiamo due taxi e ce le infiliamo dentro d’urgenza.

GILBERTO                - ‘na passeggiata!!

S.NA PALMIRA        – Eccomi signor Badino, ho fatto una corsa.

ANDREA                   - Brava Palmira, vada giù e dica al signor Rossetti di tirarmi fuori due castori.

GILBERTO                           - I più lunghi.

ANDREA                   - E i meno cari. Di corsa e senza perdere tempo in chiacchiere.

S.NA PALMIRA        – Signor Mancini, posso dire una cosa?

ANDREA                               - (Guardando l’orologio) Sì, ma alla svelta.

S.NA PALMIRA        - (Con ammirazione) Il modo in cui si è comportato oggi… è stato magnifico.

ANDREA                               - Grazie, signorina Palmira.

S.NA PALMIRA        – Davvero, mi ha colpita, qui. (Si porta una mano al seno, poi esce da sinistra)

GILBERTO                           - Facciamo progressi, eh?

ANDREA                               - Parlava metaforicamente.

GILBERTO                           - Si! Metaforicamente!!

ANDREA                   - La signorina Palmira si rende semplicemente conto di quel che ho dovuto penare per salvare la sua miserabile faccia.

S.NA PALMIRA        - (Perplessa) Solo che non sono ancora riuscita a capire che relazione c’è tra lei e il signor Tonino Carino?

ANDREA                               - Eravamo entrambi lupetti, nei boyscout. (la spinge fuori)

GILBERTO                - Ma che bravo che sei.(gli da un pizzicotto su la guancia).

ANDREA                   - Io vado a prendere i castori. Lei, sarà bene che stia di guardia nel caso tornasse il signor Lo reti tornasse…

GILBERTO                           - Tornasse?

ANDREA                               - Dalla latteria.

GILBERTO                           - Già, la latteria!!

ANDREA                   - E quando rientrerà il signor Micheletti con il vestito della signora Loreti, faccia finta di niente.

GILBERTO                           - (Preoccupato) Ignoranza. Completa.

ANDREA                   - Oh – e se la signora Badino dovesse tornare prima che io…

GILBERTO                           - Che faccio?

ANDREA                   - Si metta in ginocchio e reciti il rosario…. Ci servirà. (Esce da sinistra mentre Giulia entra dallo stanzino)

GIULIA                                  - E’ andato via Sigismondo?

GILBERTO                - Chi? Oh, sì, ma fra poco tornerà. Devi andartene immediatamente.

GIULIA                                  - Ma questi… (Indica gli asciugamani)

GILBERTO                - Non ti preoccupare ora ti daremo un castoro che ti arriva fin qui…

GIULIA                                  - Anche il visone, Gilbertino?

GILBERTO                           - Sì, sì, sì…anche il visone.

GIULIA                                  - E la macchina?

GILBERTO                - Sì, sì… pure la macchina. Ed ora stai qui finchè non ti diremo il via libera. (Sulla porta si affaccia Susanna)

SUSANNA                            - Signor Badino?

GILBERTO                           - No!

SUSANNA                 - Se passo ancora un minuto qui dentro tutto il mio patrimonio finirà congelato! Fa un freddo in questo bagno.

GILBERTO                - Non si preoccupi - le daremo un castoro meraviglioso, al posto di quel vecchio spelacchiato gatto nano tinto.

SUSANNA                 - Che caro!

GILBERTO                - Ed ora se ne stia lì, finchè non le daremo via libera.

GIULIA                       - (Rivolgendosi a Susanna con naturalezza) Ci saluteremo prima di andare via, cara…(Tutte e due le porte si chiudono)

SUSANNA                 - Spero proprio di si…

COMANDANTE        – (entra con irruenza) Sto cercando Mancini. Chi diavolo è lei?

GILBERTO                           - Gilberto Badino.

COMANDANTE        – Beh, ho passato un brutto quarto d’ora. M’hanno mandato da Erode a Pilato…

GILBERTO                           - Mi dispiace!

COMANDANTE        – Perciò le dica che sono qui.

GILBERTO                           - A chi?

COMANDANTE        – A mia moglie, no?

GILBERTO                           - Sua moglie?

COMANDANTE        - Non ha avuto il mio messaggio? Sono tornato indietro apposta per lei.  (Gilberto all’improvviso viene assalito dal dubbio che possa trattarsi del signor Loreti)

GILBERTO                           - Oh, lei è venuto a riprendersi sua moglie.

COMANDANTE        – Già, le avete consegnato quella maledetta pelliccia?

GILBERTO                - (Svelto) Oh, io no! Sono responsabile di molte cose, sono tutt’altro che irresponsabile. Ho i miei momenti, non dico di no… Voglio dire, siamo tutti e due uomini di mondo, no? Ma sì, certo! tuttavia, lei non può attribuirmi sua moglie…

COMANDANTE        – (Cercando disperatamente di seguirlo) Eh!?!?

GILBERTO                - L’ho incontrata oggi per la prima volta e l’unico pensiero che ha attratto la mia mente è stato che era una cosa deliziosa.

COMANDANTE        – Mia moglie?

GILBERTO                           - Un piccolo gioiello.

COMANDANTE        – (Spazientito)Ma l’ha vista bene?

GILBERTO                - Certamente!

COMANDANTE        - Senta, signore, ho appena passato una mezz’ora massacrante alla polizia….

GILBERTO                           - La polizia?

COMANDANTE        - Sì.

GILBERTO                           - Niente di serio spero?

COMANDANTE        – A sentire loro, sì. Quasi roba da tribunale, sa?

GILBERTO                           - Le dirò tutto. Tutto!

COMANDANTE        - Accidenti, voglio solo sapere se mia moglie è andata via.

GILBERTO                - Va bene, ma io non c’entro se s’è messa a circolare in mutandine e reggiseno…

COMANDANTE        – Mutandine e reggiseno?

GILBERTO                           - E’ stato Mancini che ha avuto l’idea di farla spogliare, non io…

COMANDANTE        – (Sbigottito) Mancini l’ha fatta spogliare?

GILBERTO                           - Sì, ma voleva solo prendere il prestito il suo vestito.

COMANDANTE        - Mancini ha… - Senta, Badino, sarà meglio che lei mi dica tutto dal principio.

GILBERTO                           - Ecco – è cominciato tutto con la pelliccia.

COMANDANTE        - Lo so che è cominciato tutto con la pelliccia. Ma come ha fatto a finire con le mutandine e il reggiseno?

GILBERTO                           - (Sorpreso) Ah – lei sapeva della pelliccia?

COMANDANTE        - Evidentemente.

GILBERTO                           - E di Sigismondo…

COMANDANTE        – Sigismondo?!

GILBERTO                           - Non sa niente di Sigismondo?

COMANDANTE        – No.

GILBERTO                - Beh, signore, in genere il mio motto è “vivi e lascia vivere”, ma se lei ha intenzione di mettere in mezzo la polizia, sento che devo chiarire che la ditta Badino, Badino e Mancini è assolutamente innocente.

COMANDANTE        – (Deciso) Che c’entra questo Sigismondo?

GILBERTO                - Sigismondo, signore, ha – come dire – avuto a che fare con sua moglie…

COMANDANTE        – Santo Dio!

GILBERTO                           - Dev’essere un bel colpo, eh?

COMANDANTE        – Credevo che avesse chiuso con… con certe cose.

GILBERTO                - Chiuso? (Guarda verso lo stanzino.) E’ nella sua stagione migliore, per quelle cose.

COMANDANTE        – Mia moglie?

GILBERTO                           - Lei non trova?

COMANDANTE        – Dipende da cosa intende lei per “stagione”… Le dispiace se mi siedo? È un bel pasticcio, accorgersi che le cose stanno in tutt’altro modo da come uno se le immagina. Accidenti a me! Sa com’è la Marina….

GILBERTO                           - Beh, mica male, no?

COMANDANTE        – Oh, non creda, non ho mai fatto follie. Solo qualche diversivo occasionale. Sempre troppo occupato a pensare a me stesso per apprezzare la fanciulla che mi aspettava a casa.

GILBERTO                           - E’ un fatto comune.

COMANDANTE        - Se almeno si potesse far rivivere i giorni felici della luna di miele…

GILBERTO                           - Ma certo che si può. (Indica il bagno) Si accomodi.

COMANDANTE        - Nel cesso?

GILBERTO                           - Dia retta a me. Si fidi.

COMANDANTE        – Scusi ma se non mi scappa che ci vado a fare.

GILBERTO                           - Vedrà che una volta dentro…

COMANDANTE        - (Perplesso) Dice…

GILBERTO                - Fa parte del nostro servizio. Vuol ritrovare la sua gioventù, vero?

COMANDANTE        - Non sapevo che bastasse chiudersi al bagno per ritrovare la propria gioventù

GILBERTO                - (Apre la porta) Entri, signore. Prego…e non si fermi al primo “no”. (Il comandante gonfia il torace)

COMANDANTE        – Con permesso. (Sparisce nel bagno. Andrea si precipita da sinistra)

ANDREA                   - Signor Badino, si prepari. Sua moglie sta salendo in ascensore.

GILBERTO                           - O mio Dio, ha trovato la biancheria sul letto!!

ANDREA                   - Non si preoccupi. Questo è il problema minore. (Da fuori si sente il rumore di uno schiaffo ed uno strillo del Comandante. Susanna apre la porta del bagno con decisione ma gentilmente. Il comandante, sconcertato, un po’ spettinato, esce. Susanna rientra nel bagno e chiude la porta)

COMANDANTE        – Non mi aspettavo proprio di vedere quello che ho visto… (Va verso Badino) Apprezzo le sue intenzioni, amico mio, ma non doveva disturbarsi. (Va verso la porta e si volta verso Mancini) Arrivederci signor Mancini… Ah!! per l’avvenire lasci i vestiti di mia moglie al loro posto. (Esce da sinistra. Badino e Mancini si scambiano un’occhiata intrigata)

MARCELLA              - (Fuori) Buona sera comandante. Non posso fermarmi ora, mi dispiace.

COMANDANTE        - (Fuori) Non si preoccupi!!

GILBERTO                           - Ci siamo. (Marcella entra da sinistra)

MARCELLA                          - Gilberto!

GILBERTO                - (Emozionato) Marcella! Prima che tu apra bocca, ricordati che sei sposata da vent’anni.

MARCELLA                          - E in tutto questo tempo non hai mai fatto niente di più carino.

GILBERTO                - Spiegherò tutto lo giuro… (Si rende conto di quel che ha detto Marcella e abbassa gli occhi confuso. Lui e Andrea si scambiano un’occhiata intrigata ed ansiosa) Picchiami pure, se vuoi.

MARCELLA                          - Ma cosa dici, caro?

GILBERTO                           - Dì pure tutto quello che hai da dire.

MARCELLA                          - Te l’ho già detto.

GILBERTO                           - Non ho sentito.

ANDREA                   - Nemmeno io – senta, le dispiacerebbe uscire e rientrare di nuovo?

MARCELLA                          - Lei stia zitto, vecchia checca.

GILBERTO                - Qualunque cosa tu debba fare, Marcella, falla davanti al nostro caro amico… (Indica Andrea)

MARCELLA              - Se lo dici tu… va bene. (Lo bacia con trasporto. Andrea rimane lì, non sapendo cosa fare. Gilberto si scioglie dall’abbraccio come intontito. Guarda Andrea, senza espressione)

GILBERTO                           - Che è successo?

ANDREA                               - Le ha dato un bacio.

GILBERTO                           - (intontito) M’era parso!!

MARCELLA                          - Non nego che certe cose mi sorprendono un po’…

GILBERTO                           - Sembri contenta.

MARCELLA                          - Certo che lo sono, caro.

ANDREA                   - (A Gilberto) Doveva cominciare qualche anno prima…

MARCELLA              - Quel che è commovente, è che non sono nemmeno della mia misura… (Gilberto e Andrea si guardano un attimo confusi)

GILBERTO                           - (Cercando di tenere il passo) Ah no?

MARCELLA              - No. Ma il modo in cui hai steso tutta quella biancheria nuova e deliziosa per me, mi ha fatto tornare ai tempi del nido d’amore… (La verità comincia a farsi strada in Gilberto che sorride deliziato. Andrea è ancora sul chi vive)

GILBERTO                - (A Marcella) Ah!!!… Beh, mia cara, non è altro che un regalino da poco… per festeggiare il tuo ritorno…

ANDREA                   - (Riflette ad alta voce, invocando il signore) Signore,dimmi che devo fare, dammi un segno della tua presenza, ti prego. (Gilberto dà una spinta ad Andrea che sta in piedi presso la porta. La sua testa va a sbattere violentemente contro lo stipite.) Grazie… non ti disturberò più.

GILBERTO                - (A Marcella) Non capisco come ho fatto a non vederti a casa. Dov’eri?

MARCELLA                          - Sono stata sempre là.

GILBERTO                           - Non ti ho vista da nessuna parte.

MARCELLA              - Stavo facendo la doccia. A dire la verità mi chiedevo che cosa ti era capitato.

GILBERTO                           - Perché?

MARCELLA              - Beh, ti ho sentito entrare a precipizio, entrare in camera da letto, lanciare un urlo e scappare via di nuovo.

GILBERTO                           - Sì, è vero.

MARCELLA                          - Perché?

GILBERTO                           - Si è vero

MARCELLA                          - Perché l’hai fatto?

GILBERTO                           - (Pausa)…. Scusa, hai detto?

ANDREA                   - Ha chiesto perché… (Gilberto si volta verso Andrea che si sposta leggermente e si sfrega la testa)

GILBERTO                - Perche?!!….Ma certo…ho imprecato perché non c’eri. Credevo di trovarti, di trovare la biancheria sul letto, e invece non c’era niente.

MARCELLA                          - Sicchè era un grido d’angoscia.

GILBERTO                           - Si d’angoscia!… così… (strilla) O mio Dio!!

S.NA PALMIRA        - Che è successo? (si affaccia ansiosa)

ANDREA                   - Niente Palmira, niente…. Il signor Badino stava scaldando la voce.

S.NA PALMIRA        - (tra se uscendo) Oggi non fanno altro che strillare: O mio Dio!! O Dio mio… bo!!

MARCELLA              - Birbante…(da una spintarella a Gilberto)

ANDREA                   - Birbante…(da un’altra spintarella a Gilberto, che gli manda uno sguardo fulminante) Mi scusi!!!

MARCELLA              - E quella deliziosa valigetta…. (Va verso la porta di sinistra a prendere la valigetta)

GILBERTO                - (Con un’occhiata spaventata a Andrea) Valigetta?

MARCELLA              - (Rientra con la valigetta) Mi piace da matti il colore. Sei davvero così generoso, caro… Ho provato ad aprirla, ma sembra chiusa a chiave.

GILBERTO                           - (Ad Andrea, bisbigliando) Meno male!

MARCELLA                          - Cosa c’è?

GILEBERTO                         - Cosa c’è?

MARCELLA                          - Gilberto, perché oggi mi rispondi sempre con una domanda?

ANDREA                               - Perché oggi gli è preso così… bizzarro, vero Badino?

GILBERTO                           - Bizzarro vero Mancini?

MARCELLA              - Mancini, non si intrometta, vada ad accarezzare il suo amichetto.

ANDREA                   - Chiedo scusa.

MARCELLA              - Comunque se conosco bene il mio Gilbertino, ha in serbo qualche altra sorpresina. Vero?

ANDREA                   - Più di una, sicuramente.

MARCELLA                          - Ma insomma dov’è la chiave della valigetta?

GILBERTO                - (Guardando le due porte)Ma che importanza ha.

MARCELLA              - Oh, sì che ha importanza! Che ne hai fatto della chiave, caro?

GILBERTO                           - La chiave?

MARCELLA              - Si, hai presente quell’affare di ferro che serve per aprire le serrature?

GILBERTO                           - Ah! La chiave…. L’ho buttata via.

MARCELLA                          - Come mai?

GILBERTO                           - Porta fortuna.

MARCELLA              - Porta fortuna? Cercherò di aprire con una delle mie.

GILBERTO                           - Oh, sì, è una superstizione molto nota, vero, Andrea?

ANDREA                   - Sì, certo, molto nota…. Si chiama “cerimonia della chiavi”. (Prende le chiavi dalle mani di Marcella) Si prendono le chiavi nella mano, si fa un giro verso destra, due giri verso sinistra e poi si fanno sparire… così.

GILBERTO                - Sul serio, è una superstizione molto diffusa nella lontana Cina.

 

MARCELLA                          - Non ci capisco più niente.

ANDREA                               - (Tra se) Allora siamo in due.

GILBERTO                - Ma è tutto talmente chiaro, vero, Andrea?

ANDREA                   - Sì. (Tira la chiave a Gilberto)Chiarissimo…. Tutto a posto! Via libera. (Giulia – avvolta negli ascigamani – e Susanna – in reggiseno e mutandine credono che la frase sia rivolta a loro. Entrambe escono dalle stanze e vanno verso il centro della stanza. Marcella le osserva impietrita e loro restano di sasso. Da sinistra entra la signorina Palmira con due lunghe pellicce. Giulia e Susanna ne prendono una ciascuna e si precipitano fuori. Un attimo di silenzio)

MARCELLA                          - Che succede?

GILBERTO                           - Siamo stati derubati.

ANDREA                   - (Con finta ansia) Non perdere tempo Palmira, vai e riporta indietro le pellicce, corri.

S.NA PALMIRA        – (con estrema calma) Ma che te corri!! (Esce da sinistra)

MARCELLA              - Ma una di quelle ragazze, non era il suo amichetto, Mancini?

ANDREA                               - Quale delle due?

MARCELLA                          - (Stupita) Quello che usciva dal bagno.

ANDREA                               - Ah!! Quello…

MARCELLA              - Allora ancora non se n’è andato?… Da quanto tempo stava lì dentro?

GILBERTO                - (Guarda l’orologio) Da un pezzo. Aveva detto che non poteva andare via senza di lui.(indica Andrea). 

MARCELLA              - (Senza credere una parola) E l’altra ragazza?

ANDREA                               - Se le dicessi che era mia madre ci crederebbe?

MARCELLA                          - No.

ANDREA                               - Allora non glielo dico.

MARCELLA                          - Insomma chi era?

ANDREA                               - (timidamente) Un’altra mia preda!!!

MARCELLA              - Ah!! Doppio gusto!! Mancini… ha preso questo posto per un harem…si vergogni. (Esce da sinistra)

GILBERTO                - (Soddisfatto) Bravo Mancini, non sarei stato in grado di cavarmela meglio di lei.

ANDREA                   - (sconvolto) Credo di essere posseduto…. Le cose mi escono dal cervello senza filtro… credo di impazzire.

GILBERTO                - Che ne dici di farci un bel the?

ANDREA                   - Non c’è tempo, signor Badino! (Va al telefono e compone due numeri) Dobbiamo avvertire il commesso di stare all’erta. (Al telefono, inizia a parlare agitandosi sempre di più) Ah, è lei? Bene, sono di nuovo io. Si il signor Mancini…. Mi ascolti bene.  Ci sono due velocissimi castori che stanno scendendo a piedi, verso il portone, li lasci uscire… va bene così, tutto sotto controllo!… Anche la signora Badino sta scendendo – però in ascensore, ce la chiuda dentro, va bene?. I castori fuori, la signora Badino dentro. La signora Badino dentro e i castori fuori… Ha capito? E non faccia il contrario, altrimenti la riterrò diretto responsabile. (Rimette giù il telefono)

GILBERTO                - Dieci e lode, Mancini. Complimenti. (Giulia e Susanna tornano a precipizio da sinistra. Giulia va nello stanzino e Susanna nel bagno. Passano davanti ad Andrea. Giulia gli porge i due asciugamani) Ma che diavolo succede? Ricominciamo tutto da capo?

SUSANNA                 - (si affaccia dal bagno) Sta salendo Sigismondo: ha staccato il mio vestito dal pennone della bandiera italiana.

GIULIA                       - (Apre la porta dello stanzino) Guardi fuori. Sigismondo sta salendo e… (Si ferma e guarda Susanna) Ma perché si nasconde lei?

SUSANNA                            - Eh?

GIULIA                                  - Perché è scappata nel vedere mio marito?

GILBERTO                           - Gli avrà fatto impressione… non è tanto un bel ragazzo.

SUSANNA                            - Mi emoziono facilmente.

ANDREA                   - Certo. Perché avrebbe dovuto scappare alla vista di suo marito, quando ha tutti i motivi per evitare il proprio?

SUSANNA                            - Sì, è vero, perché avrei dov… - mio marito?

ANDREA                               - Certo.

SUSANNA                            - Carlo? Non è mica qui, vero?

GILBERTO                           - Ci può contare…

ANDREA e GILBERTO – (Andrea) Giovane alto e riccioluto. (Gilberto) Anziano, basso e calvo?

SUSANNA                            - Ma di che state parlando tutti e due?

SIGISMONDO           - (Da fuori) Badino, Mancini?

GILBERTO                           - (A Susanna) Non ora. (La spinge nel bagno)

ANDREA                   - (A Giulia) Là dentro! (Giulia va nello stanzino. Andrea corre vicino a Gilberto mentre entra Sigismondo col vestito di Susanna. È furibondo)

SIGISMONDO           - Che ci faceva il vestito della Signora Loreti appeso al pennone della bandiera?

ANDREA                               - Sventolava.

SIGISMONDO           - Esigo una spiegazione.

GILBERTO                           - (A Andrea) Come la mettiamo?

ANDREA                               - Oh, con calma e con un pizzico di…

GILBERTO                           - Follia?

ANDREA                               - Appunto.

SIGISMONDO           - Sentite, la mia amica va in giro senza niente addosso e voglio sapere perché.

ANDREA                   - Non credo che la sua curiosità sia illegittima, vero, signor Badino?

GILBERTO                - No. Più che ragionevole. E così la signorina Loreti sarebbe “spogliata”?

SIGISMONDO           - Proprio così.

GILBERTO                - Sono sicuro che uno di noi se ne sarebbe accorto!

ANDREA                   - Devo chiamare la signorina Palmira? Forse qualcuno in negozio l’ha vista uscire…

SIGISMONDO           - Senza niente in dosso? Dev’essere quassù.

GILBERTO                           - Forse sul cornicione della finestra!!

SIGISMONDO           - O in questa stanza. (Va ad aprire la porta dello stanzino. Gilberto e Andrea si irrigidiscono mentre Sigismondo entra) Capirai, in questa confusione! (Spinge fuori un carrello con una tovaglia che copre quasi tutto, dal quale spuntano due gambe femminili. Sigismondo esce dallo stanzino e si ferma a guardare il carrello. Andrea e Gilberto sorridono debolmente) Ehi! (Il carrello si ferma. Sigismondo gli va vicino e rivolgendosi alla donna nascosta) Bene, mia cara. Vieni fuori. (Una breve pausa, poi Giulia esce dal carrello col castoro indosso. Volta le spalle a Sigismondo mentre egli spinge via il carrello e chiude la porta. Lei si volta ed egli con stupore si rende conto che è Giulia. Dopo un istante)Mia moglie!

GILBERTO e ANDREA – (Galantemente) Piacere… felice di vederla, signora Micheletti.

SIGISMONDO           - (Quasi fuori di sé. A Giulia) Ma che diavolo ci facevi dentro quello stanzino?

GIULIA                                  - Stavo scegliendo una pelliccia. Ti piace questa?

SIGISMONDO           - Poche storie. A casa!… E con voi due non finisce quì.

ANDREA                               - No,no, qui non finirà proprio.

GILBERTO                           - Stiamo per chiudere, quindi cerchi di non…

SIGISMONDO           - Senta, ho l’impressione che lei chiuderà prima di quanto non creda. E quando tornerò, dovrà darmi una spiegazione plausibile a tutto questo.

GILBERTO                           - Mancini – si occupa lui dei reclami…

SIGISMONDO           - (A Giulia)Bene. Andiamo.

GIULIA                                  - Via, Sigismondo. Stai diventando noioso. Finiscila.

SIGISMONDO           - Finirla?! Ma se ho appena cominciato. Ancora non ho deciso se denunciarli. E levati di dosso quella pelliccia.

GIULIA                                  - Perché? (Andrea e Gilberto sono mortificati)

SIGISMONDO           - Non voglio niente di questo negozio.

ANDREA                               - Ma la prego! È il nostro mese di liquidazione.

SIGISMONDO           - Non me ne importa. Toglitela.

GILBERTO                           - Ma l’ho già pagata.

SIGISMONDO           - To – gli– te – la!

ANDREA                               - La – te – gli – to!

GILBERTO                           - Sarebbe?

ANDREA                   - Toglitela al contrario, nel caso in cui non avesse capito.(risatina)

SIGISMONDO           - Togliti, quella pelliccia.

GIULIA                                  - Sigismondo, tesoro, non è possibile!

SIGISMONDO           - Come sarebbe a dire non è possibile? Se ti dico “toglitela” voglio dire “toglitela”! Sono ancora tuo marito, no? Non so che cosa hai a che fare con questi due individui… (Giulia, nascondendosi a Gilberto e a Andrea, apre un attimo la pelliccia e mostra a Sigismondo in che condizioni si trova. Egli si arresta annichilito e come se fosse stato bastonato)

ANDREA                   - (Casualmente guardando alla finestra) Secondo me pioverà.

GILBERTO                           - Non ho sentito le previsioni per oggi.

ANDREA                   - Non erano buone. Avevano previsto annuvolamenti con precipitazioni sparse su tutto il centro, il sud e le isole.

                         

SIGISMONDO           - (A se stesso, non credendo ai suoi occhi) Mia moglie è completamente nuda. È incredibile!

ANDREA                   - (In disparte. A Gilberto) Mi sa che non l’aveva mai vista in quella tenuta.

SIGISMONDO           - (Non si è ancora ripreso) Potrei bere qualcosa, per favore?

GILBERTO                           - Ma certo! (Sigismondo va verso le bottiglie).

SIGISMONDO           - Mi scolerò mezza bottiglia di whisky…

GIULIA                       - Via, Sigismondo, sai bene che non riesci a controllarti, quando bevi…

SIGISMONDO           - Non ho nessuna voglia di controllarmi. Voglio diventare matto. Voglio sbronzarmi.

GILBERTO e ANDREA – Oh! no, non faccia così(a cantilena).

SIGISMONDO           - Metterò Mancini dentro la pelle di un orsetto, e spedirò Badino dritto dritto dentro una lavatrice gigante… Devo andare un attimo in bagno… (Beve un sorso. Apre la porta del bagno e vede Susanna, beve un altro sorso) Che diavolo ci fai, qui?

ANDREA                               - (Alla finestra) Guarda che bello quel piccione!!

GILBERTO                - (Andando alle spalle di Susanna e Sigismondo) Vi conoscete, voi due?

SIGISMONDO           - Conoscerla? (Sigismondo sta per esplodere, poi si rende conto che non può parlare davanti a Giulia. Giulia osserva leggermente confusa. Andrea e Gilberto, contenti, si stringono la mano) No. (A Susanna) Mi chiamo Micheletti.

SUSANNA                 - Piacere. Lieta di conoscerla signor Micheletti. Sono Susanna Loreti.

SIGISMONDO           - (Imbarazzato) Ah, sì?

SUSANNA                            - Credevo che sarebbe stato contento di   saperlo.

SIGISMONDO           - Grazie, sì. (A Giulia con disinvoltura) Hai già conosciuto la signora Loreti?

GIULIA                                  - Sì.

SIGISMONDO           - Oh!

GIULIA                                  - E’ l’amichetta del signor Mancini…

SIGISMONDO           - La… cosa?

ANDREA                               - E’ stata una cosa improvvisa…

SIGISMONDO           - Oh, certo.

GILBERTO                           - Immagino che sarà contento di saperlo, no?

GIULIA                                  - Perché dovrebbe essere contento?

GILBERTO                - Beh, se è l’amichetta di Mancini, non può esserlo di nessun altro.

SIGISMONDO           - E’ evidente.

GILBERTO                           - Allora, che ne pensa della situazione?

SIGISMONDO           - Quale situazione?

GIULIA                                  - Che io non abbia niente indosso.

SIGISMONDO           - (Alzando le spalle) Beh!! Può capitare a chiunque.

GILBERTO                - Suo marito è molto comprensivo, signora Micheletti. (Da sinistra entra la signorina Palmira)

S.NA PALMIRA        - Non so niente di quello che sta succedendo qui, ma credo che tutti dovreste sapere che sta salendo la signora Badino.

ANDREA                   - Credevo di aver detto al fattorino di chiuderla in ascensore.

S.NA PALMIRA        – Lo ha fatto, ma lei lo ha licenziato. (La signorina Palmira esce da sinistra)

ANDREA                   - (calmo) Calmi, manteniamo la calma, non facciamo prenderci dal panico…(pausa, poi urla) Ognuno al suo posto e mi raccomando non rispondete se non siete direttamente interrogati. Mi raccomando. (le donne automaticamente si precipitano nelle loro porte; Susanna a sinistra, Giulia a destra. Sigismondo segue Susanna) Signor Micheletti. Sua moglie è andata da quella parte.

SIGISMONDO           - Oh, sì, ha ragione. (Va alla porta di destra, quando si ferma) Ma perché mi devo nascondere?

GILBERTO                           - Sta arrivando mia moglie!

SIGISMONDO           - Non l’ho mai vista né conosciuta.

GILBERTO                - Non sa come la invidio…. Non voglio vederla neppure io. Alla svelta, Mancini!

ANDREA                   - Eccomi!! (Gilberto e Andrea si precipitano verso lo stanzino)

SIGISMONDO           - Mia moglie non ha niente addosso. (Gilberto e Andrea fanno dietro front e vanno verso il bagno) Nemmeno la mia amica. (Sigismondo va nello stanzino)

MARCELLA                          - (Fuori) Si levi dai piedi, signorina Palmira!

S.NA PALMIRA        – Le assicuro che…

MARCELLA              - Fuori dai piedi! Li ucciderò… (Andrea indica le tende)

ANDREA                               - (un po’ sotto voce) Badino, ci sono rimaste solo le tende…

GILBERTO                - (come Andrea) Ottima idea. (Gilberto e Andrea si precipitano verso le tende e si nascondono ognuno dietro una tenda. Marcella entra alle spalle la signorina Palmira. Sigismondo rientra nello bagno per vedere che cosa succede)

MARCELLA              - Ah, gliela farò passare, a tutti e due, la voglia di prendermi in giro! Gilberto! Andrea! (Vede Sigismondo) Sigismondo! (Si ferma di stucco. La sua espressione diventa soave e innamorata. Sigismondo è altrettanto commosso. Pochi secondi di una musichetta dolce. Un lungo silenzio, mentre lentamente si avvicinano l’uno all’altra. Egli le tende le braccia e lei le prende. A poco a poco i loro volti si accostano. Dopo una breve esitazione si abbracciano appassionatamente, dopo un paio di secondi, Andrea e Gilberto si affacciano dalle tende. Hanno l’espressione stordita e le loro teste si ritraggono dietro le tende. Sigismondo e Marcella si sciolgono dall’abbraccio e si guardano, fine musica).

MARCELLA                          - Pensavo che non ti avrei rivisto mai più…

SIGISMONDO           - E’ stato solo ieri sera, ma mi sembrava un secolo fa… (Andrea e Gilberto tornano a fare capolino)

MARCELLA                          - E non sappiamo nemmeno chi siamo…

SIGISMONDO           - Sapevamo fin troppo… (Le teste diAndrea e Gilberto scompaiono) … la luna sul Mediterraneo…

MARCELLA                          - La sabbia tra i piedi, lieve come seta…

SIGISMONDO           - (Mettendole il braccio intorno alle spalle) Sdraiati sulle rocce.

MARCELLA                          - Soffici come piume…

SIGISMONDO           - Questa volta non mi sfuggirai.

MARCELLA              - (Lentamente) Oh!!! ( Escono sognanti di scena) (Andrea tira la tenda che copre Gilberto. Piange come un bambino)

GILBERTO                           - (Quasi impazzito) Lei…

ANDREA                               - Si era lei…

GILBERTO                           - Lui…

ANDREA                               - Si c’era anche lui…

GILBERTO                           - Loro…

ANDREA                               - Si, erano insieme…

GILBERTO                           - Sembrava come se stes…

ANDREA                               - Ha detto bene…sembrava, ma non era…

GILBERTO                           - Eppure mi è sembrato che….

ANDREA                               - L’apparenza inganna signor Badino…

GILBERTO                           - Andrea?

ANDREA                               - Si?!

GILBERTO                           - Credo che mia moglie non mi ami più…

ANDREA                               - Ma sì che l’ama!

GILBERTO                - E allora che diavolo va a fare con quell’essere immondo di Sigismondo?

ANDREA                   - (Ride alla pseudo battuta) Ah!! Ah!! Essere in mond…(piano, piano smette di ridere e rimane in silenzio)

GILBERTO                           - Ti rendi conto quello che quel uomo ha fatto con mia moglie?

ANDREA                   E lei che cosa sperava di fare con la sua di        moglie?(riferendosi alla moglie di Sigismondo)

GILBERTO                - (torna ad essere normale,” si fa per dire”) Ma Marcella lo fa per niente! Mi dia indietro i miei 8 milioni…

ANDREA                               - Non regala a Giulia la pelliccia… (Andrea gli porge la busta)

GILBERTO                - Come no!

PEPPE                       - (entrando agitatissimo) Beh!! Insomma, st’idraulico ancora nun sìè visto.

GILBERTO                - Quale idraulico?

PEPPE                       - Ma che me state a prende in giro?… Quello co’ la pelliccia.

ANDREA                   - Ma qui non c’è nessun idraulico con la pelliccia.

PEPPE                       - Ma sete sicuri?

GILBERTO                - Sicurissimi.

PEPPE                       - Ma nun è possibile… l’ho visto io con i miei occhi… e mica so rincoglionito.

GILBERTO                - Ha detto che aveva una pelliccia?

PEPPE                       - Si, e pure un grande pajo di occhiali.

ANDREA                   - (A Gilberto) Tu hai visto qualcuno che corrisponde alla descrizione di Peppe?

GILBERTO                - No, io no. E tu?

ANDREA                   - Nemmeno io.

PEPPE                       - Ma che me state a fa uno scherzo… guardate che nun c’ho proprio voja de esse preso per il c…

ANDREA-GILBERTO- (riprendendolo) Ah, ah!

PEPPE                       - Per le fondamenta.

ANDREA-GILBERTO- Ah!(sollevati)

GIULIA                       - (uscendo dal bagno, con gli occhiali) Beh!!Tutto a posto, Gilbertino?

PEPPE                                   - Ecco l’idraulico.

GIULIA                                  - Ma quale idraulico?

PEPPE                                   - Si… Filiberto La Bella.

GIULIA                                  - Ma le sembro un uomo io?

PEPPE                                   - No, anzi.(compiaciuto)

ANDREA                   - Quindi possiamo concludere che qui non c’è e non c’è mai stato nessun idraulico?!

PEPPE                       - (Molto perplesso, tra se) Ao!! Sarà che me so rimbambito… sarà la cucina cinese de mi moje… sarà er buco dell’ozono…. Mai io nun ce sto a capì più un cazzo. (esce)

GILBERTO                - Magnificamente. (prende il vestito di Susanna) Allora infilati questo e filiamocela. (La spinge verso lo stanzino)

GIULIA                       - Mi darai tutto quello che mi hai promesso?

GILBERTO                           - Tutto?

GIULIA                                  - Il visone e la macchina?

GILBERTO                           - No, no, è tutto sospeso, ma c’è qualcos’altro in pentola.

GIULIA                       - Oh, allora ricominciamo daccapo. (Va alla finestra. Apre la pelliccia e grida; né Gilberto ne Andrea hanno tentato di fermarla. Lei li guarda e il suo grido si spegne)

GILBERTO                           - Non mi fa né caldo né freddo. E a lei, Mancini?

ANDREA                               - Nemmeno a me. Può gridare fino a schiattare.

GIULIA                                  - E se Marcella e Sigismondo mi sentono?

GILBERTO                - Che ti sentano pure. Non me ne importa nulla. Raccogli piuttosto i fiori, finchè puoi.. discuteremo la faccenda questo pomeriggio, in privato. (Si trascina come uno stallone e la spinge nello stanzino col vestito)  Bye Bye Mancini.

ANDREA                   - Per curiosità, dove pensa di cogliere le rose di cui parlava? (Andrea imita l’andatura di Gilberto)

GILBERTO                           - A casa mia.

ANDREA                               - Un po’ pericoloso, non le sembra?

GILBERTO                - Ah. Vuol dire che potrebbero andarci anche Marcella e Sigismondo.

ANDREA                   - C’è il 50 %   di possibilità che questo avvenga.

GILBERTO                - Allora a casa di Giulia.

ANDREA                               - Ecco l’altro 50…. Potrebbero andare anche là.

GILBERTO                           - Dice?

ANDREA                               - Le probabilità sono pari.

GILBERTO                - Sto diventando troppo vecchio per il doppio misto. (la signorina Palmira entra indossando il visone. Si sente come se valesse un milione di dollari)

ANDREA                               - Signorina Palmira!?

S.NA PALMIRA        – Un regalino della signora Badino.

GILBERTO                           - E perché mai?

S.NA PALMIRA        – Il prezzo del silenzio.

ANDREA                   - (Scoppia a ridere) Ah, meraviglioso, questa sì che è giustizia! (Abbraccia Gilberto e gli picchia sulla spalla. Ridendo) Se ci fosse un muro, ci sbatterei contro la testa!

GILBERTO                - Ho capito. (riferito ad Andrea)

ANDREA                   - (continuando) Se ci fosse un bastone me lo darei sulla fronte.

GILBERTO                - Ho capito basta.

ANDREA                   - Se ci fosse un sasso me lo tirerei su un piede.

GILBERTO                - Ho capito, basta.

ANDREA                   - Se ci foss.

GILBERTO                - Ao!! T’ho detto che ho capito…. E basta.

 (Giulia apre la porta e chiama Gilberto)

GIULIA                                  - Vieni ad allacciarmi, Gilbertino caro?

GILBERTO                           - Corro, non vedo l’ora. (Gilberto esce nello stanzino)

S.NA PALMIRA        – La signora Micheletti è ancora qui, vedo.

ANDREA                   - Si, ha subaffittato il nostro stanzino.

S.NA PALMITA         - E la signora Loreti?

ANDREA                   - A lei è toccato il cesso. Qui ormai è tutto un entrare e uscire… entrano, escono, escono, entrano…solo io sto sempre qua…. Sa, tutto questo correre su è giù ha avuto un effetto deleterio sulla mia adrenalina…

S.NA PALMIRA        – Mi fa piacere.

ANDREA                               - Signorina Palmira?

S.NA PALMIRA        – Sì, signor Mancini?

ANDREA                               - (timidamente) Micetta?

S.NA PALMIRA        – Gattino?…

ANDREA                               - Vuole?… Vuole?

S.RA FRANCESCHINI        – (Entrando) Vuol dire al comandante che sono andata a casa?

ANDREA                   - (si ricompone) Oh, certo, signora Franceschini. Stavo proprio pensando a questo…. Il comandante era qui un momento fa.

S.RA FRANCESCHINI         - Non mi dica che l’ho perduto un’altra volta. Ho l’impressione che non arriveremo mai al porto!… Non partiranno senza di lui? Dovranno aspettarlo! (Il comandante entra alle sue spalle con due bottiglie di champagne. Si ferma un momento a guardare la signora Franceschini con un lampo negli occhi mentre gorgoglia) Speriamo che gli consentano di prendere il comando. Certo, quella nauseante prova dell’alito non si può applicare agli ufficiali sul ponte. Perché altrimenti, dovrebbero mettere tutta la Marina in naftalina.

COMANDANTE        – Angelina!

S.RA FRANCESCHINI         – Dove sei stato? Sei proprio al limite!

COMANDANTE        – Non dire altro, Angelina. C’è un taxi, fuori.

S.RA FRANCESCHINI         - Ma non possiamo arrivare al porto in taxi.

COMANDANTE        – Ma chi se ne frega del porto…..(suadente) Adesso andiamo prima a casa, tu, io e lo champagne.

S.RA FRANCESCHINI         – Giorgio!

COMANDANTE        – Via a tutto vapore, mia piccola sirena! È la nostra stagione!

S.RA FRANCESCHINI         - Sei sicuro di sentirti bene?

COMANDANTE        - Mai stato meglio…. Addio ciurma. (le da una pacca sul sedere ed escono).

ANDREA                               - Deve esserci qualcosa nell’aria, in questa stanza…

S.NA PALMIRA        – (come se nulla li avesse interrotti) Stava dicendo, signor Mancini?

ANDREA                               - Deve esserci qualcosa nell’aria…

S.NA PALMIRA        - Ma non adesso… prima.

ANDREA                   - Ah!! Sì… infatti. Vuole… Vuole… (Susanna esce dal bagno, molto allegra, e con una bottiglia di champagne in mano)

SUSANNA                            - (Vivacemente, un po’ sbronza) Siamo all’inaugurazione?

S.NA PALMIRA        – Si sente bene, signora Loreti?

SUSANNA                 - Magnificamente. (A Andrea) Andiamo a letto, tesoruccio. (Andrea sussulta)

ANDREA                               - Credo che farebbe bene a tornare a casa signora Loreti.

S.NA PALMIRA        – Ma non può uscire a quel modo, con la sola pelliccia.

ANDREA                               - Non ha più i vestiti.

S.NA PALMIRA        – Posso darle il mio. (La signorina Palmira si sfila il visone)

SUSANNA                            - Oh, molto gentile, signorina Palmira.

S.NA PALMIRA        – Signor Mancini?

ANDREA                   - Sì, signorina Palmira? (Lei gli volta le spalle perché egli le tiri giù la lampo)

S.NA PALMIRA        – Le dispiace? (Andrea guarda verso il pubblico con malizia)

ANDREA                   - (Trema dall’emozione mentre esegue) Si tolga la pelliccia, signora Loreti. (Lei si toglie la pelliccia. La signorina Palmira si sfila il vestito. Durante le battute che seguono Andrea e la signorina Palmira rivestono Susanna)

SUSANNA                 - Trovo che lei è l’uomo più carino e più gentile che abbia mai conosciuto. (Alla signorina Palmira) Non trova?

S.NA PALMIRA        - Trovo

ANDREA                               - Grazie.

SUSANNA                 - Il modo in cui si assume tutte le responsabilità è molto generoso. (Alla signorina Palmira) Non trova?

S.NA PALMIRA        – Trovo.

SUSANNA                 - (Sempre ubriaca) Io sono proprio felice che lei sia come sia signor Mancini. (A Palmira) Non trova?

S.NA PALMIRA        - Trovo. (Il vestito è messo col davanti sul dietro, perché Susanna non fa altro che girarsi dall’uno all’altro. Si ferma infine davanti ad Andrea. Lui fa per tirarle su la lampo ma si trova proprio all’altezza dell’ombelico. Egli fa vari tentativi, ma non ce la fa. Finalmente la fa girare verso la signorina Palmira che gliela tira su)

SUSANNA                            - Andrea, è pronto ad andare a letto?

ANDREA                               - Beh, devo ancora sistemare due o tre cosette…

SUSANNA                 - Ah sì? Che caro!” (Gli getta le braccia al collo. Entra Gilberto, che osserva la scena: la signorina Palmira svestita e Susanna tra le braccia di Andrea)

GILBERTO                           - Oh!! Non mi posso assentare un attimo.

ANDREA                   - Palmira, avevo una proposta da farle sulla punta della lingua.. (Durante il dialogo che segue si alternano nel rivestire Susanna)

S.NA PALMIRA        – Non credo che la prospettiva del matrimonio mi attiri molto.

ANDREA                               - Ma Palmira, non sono come gli altri, io.

GILBERTO                           - (tra se, come un gay) E’ un diverso… lui

ANDREA                               - Io, Palmira, sarei fedele fino alla morte.

S.NA PALMIRA        – Non faccia mai proposte avventate, signor Mancini. Tuttavia, per non sembrare maleducata… accetto.

ANDREA                               - Signorina Palmira! Posso darle un bacio?

S.NA PALMIRA        - Prima metta giù la signora Loreti.

ANDREA                   - Cosa? (Si rende conto che ha ancora Susanna semincosciente fra le braccia) Ha ragione! (Mette Susanna in una poltrona. Alla signorina Palmira) Oh, mia cara…

SUSANNA                            - Dov’è il mio amore?

ANDREA                   - Sono qui signora Loreti. (Abbraccia Susanna e in quel mentre il signor Loreti. Loreti si arresta stupito nel vedere Susanna tra le braccia di Andrea)

LORETI                                 - Ao! Ma che sta a succede qua dentro?

GILBERTO                           - Tutto a posto, è solo una rimanenza.

ANDREA                               - Oh, sono spiacente, signore. Sono soltanto scivolato.

LORETI                                 - Scivolato?

ANDREA                   - (Inventando) Non ci crederà…. Stavo camminando da li verso la finestra quando proprio mentre passavo davanti alla signora.. za, sono scivolato (la riabbraccia)

S.NA PALMIRA        - Ho passato da poco la cera…. Capisce?

SUSANNA                            - Carlo, come osi pedinarmi…

LORETI                      - Annamo va…. Ma te sei vista… tutta ‘briaca…. Ao! Se è così che te comporti quanno vorto le spalle annamo subitto da ‘n avvocato.

ANDREA                   - La prego signor Loreti. Abbiamo superato un mucchio di difficoltà, oggi, e non si è mai parlato di divorzio.

LORETI                      - Ma che hai capito? Quale divorzio…. Io vojo sposalla come se deve.

SUSANNA                 - Oh, Carlo. Sarò legittima! (lo bacia. Entra Giulia, col vestito di Susanna. Addosso a lei sembra quanto mai corto)

GIULIA                                  - E’ un po’ corto?

GILBERTO                           - Quasi quasi non vale nemmeno la pena di metterlo.

S.NA PALMIRA        – Le signore desiderano mettersi in ordine nella mia stanza?

SUSANNA                 - Oh! Grazie... è un ottima idea (Vanno tutte con Palmira mentre Andrea manda baci a tutte)

S.NA PALMIRA        - Guardate è quella porta li. (indica una porta fuori dalla stanza.)

GIULIA                                  - Facciamo subito, Gilberto…. Due minuti soltanto.

GILBERTO                - Due minuti, mi raccomando, non un secondo di più. (Andrea e Gilberto sono rimasti con la signorina Palmira. Gilberto osserva le Susanna gambe con approvazione) Grazie, signorina Palmira.

ANDREA                   - Grazie, signorina Palmira…. Ah! Le dispiacerebbe mettere un po’ d’ordine nello stanzino?

S.NA PALMIRA        – Certo, signor Mancini. (Entra con aria seducente nello stanzino e chiude la porta, seguita dalla sguardo di Badino e Mancini)

ANDREA                               - Quanto tempo abbiamo detto?

GILBERTO                           - Due minuti.

ANDREA                   - (Guarda la porta dello stanzino) Già – bene… (Ha un’idea) Andiamo… (Escono. Andrea subito rientra e si precipita alla porta dello stanzino cercando di aprirla ma è chiusa. Gilberto rientra).

ANDREA                   - (Agitando la maniglia) Chiuso! Proprio chiuso. (strillando verso la porta) Palmira, prenda nota. Ore 14 porta chiusa.

CALA IL SIPARIO