Las liaisons dangereuses

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Christopher Hampton

LAS LIAISONS DANGEREUSES

Dal romanzo di Choderlos de Laclos

A cura di Masolino d’Amico

a Roger

Personaggi

La Marchesa di  Merteuil

Mme de Volanges

Cécile Volanges

Maggiordomo

Il visconte di Valmont

Azolan

Mme de Rosemonde

La presidentessa de Tourvel

Émile

Il cavaliere Danceny

Vari servi di casa Merteuil, Rosemonde, Tourvel e Valmont

ATTO PRIMO

Scesa prima Sere d’agosto. Salotto della marchesa di Merteuil.

Scena seconda Tre settimane dopo, prima sera. Salotto principale nel castello di Mme de Rosemonde in campagna.

Scena terza Un paio di giorni dopo, in piena notte. Camera da letto di Émile, nella sua casa nella periferia di Parigi.

Scena quarta Dieci giorni dopo, pomeriggio di settembre. Il salotto della marchesa Merteuil.

Scena quinta Una settimana dopo, dopo pranzo. Il salone del castello di Mme de Rosemonde.

Scena sesta Due settimane dopo, notte fonda. Camera da letto di Cécile al castello.

Scena settima Il giorno dopo, I°ottobre, pomeriggio. Il salone nel castello di Mme de Rosemonde.

Scena ottava Due notti dopo, camera da letto di Valmont al castello.

Scena nona La sera dopo, tardi. Il salone al castello.

ATTO SECONDO

Scena prima Fine ottobre. Salotto principale nella casa parigina di Valmont,

Scena seconda Due giorni dopo, le sei del pomeriggio. Salotto in casa di Mme de Tourvel.

Scena terza La sera dopo. Salotto della Merteuil.

Scena quarta Due settimane dopo, pomeriggio. Il salotto in casa di Valmont.

Scena quinta Dieci giorni dopo, sera. Salotto di Mme de Merteuil.

Scena sesta Il pomeriggio seguente. Salotto in casa di Mme de Tourvel.

Scena settima Circa una settimana dopo. Sera di dicembre nel salotto di Mme de Merteuil.

Scena ottava Nebbiosa alba di dicembre al Bois de Vincennes.

Scena nona Ultimo dell’anno. Salotto di Mme de Merteuil.

L’azione si svolge durante un autunno e un inverno degli anni 1780.

Nota

Per ragioni pratiche come pure per aiutare la fluiditàdell’azione, il testo fu recitato senza interruzioni (tranne l’intervallo) e senza cambiamenti di scene, fino alla fine della scena settima del second’atto, quando la scena fu del tutto sgomberata, tranne che per un tavolino e tre sedie, per le ultime due scene.

C.H.

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

Calda sera d’agosto.

Salotto principale dell’hôtel parigino della marchesa di Merteuil. La marchesa, rispettabile vedova dotata di un notevole patrimonio, sta giocando a piquet con sua cugina Mme de Volanges, vedova anch’essa. Seduta accanto a Mme de Volanges, in atto di guardare la partita (e soffocando educatamente ogni tanto uno sbadiglio) c’èsua figlia Cécile, esile e attraente biondina di quindici anni. Sintomi di grande opulenza. Le carte da gioco, che sono di ampio formato, schioccano cadendo una sull’altra.

La Merteuil interrompe il gioco per esaminare con una certa attenzione Cécile.

Merteuil - E allora, mia cara (Cécile stava sognando ad occhi aperti. Trasalisce, e per un momento             non èsicura che stiano parlando con lei). Insomma, questo convento lo avete lasciato                 definitivamente?

Cécile - Sìmadame.

Merteuil - E come vi trovate nel mondo esterno?

Cécile  - Ah, bene, direi. Ho una camera e un guardaroba tutti per me.

Volanges - Gliel’ho chiesto io di stare a guardare e di non parlare finchénon interrogata. Deve                  imparare, ha ancora la testa molto confusa. Ieri èvenuto da noi il calzolaio e lo ha scambiato             per un signore in visita.

Cécile - Non èstato proprio così, maman. Èche quando mi si èinginocchiato davanti e mi ha preso          un piede non capivo cosa volesse.

Merteuil - Avrete pensato a una proposta di matrimonio.

Cécile - No, io…(si interrompe, arrossendo)

Merteuil - Non vi preoccupate, mia cara, ci farete presto l’abitudine. Intanto ci toccheràinventare             qualcosa per farvi divertire.

Il gioco riprende dopo una pausa. Silenzio.

Dopo una pausa compare il Maggiordomo della Merteuil, che attraversa rapidamente la stanza e sussurra qualcosa all’orecchio di Mme de Merteuil.

Merteuil (con un sospiro) - Bene, fallo salire. (Il Maggiordomo si inchina e si ritira. La Merteuil si volta alle altre) C’èValmont.

Volanges - E voi lo ricevete?

Merteuil - Certo. E anche voi.

Volanges - Credevo che forse, date le circostanze…

Merteuil - Quali circostanze? Non credo di avere motivo di rimproverarmi alcunché…

Volanges - Ci mancherebbe. A quanto mi risulta, voi siete maestra in questo.

Merteuil - …e se poi lo avessi, lui non mi verrebbe piùa trovare.

Cécile ha seguito attentamente lo scambio, aggrottandosi nel tentativo di dargli un senso. Ora Mme de Volanges si volta verso di lei.

Volanges - Il signor visconte di Valmont, bambina mia, di cui forse non ti ricorderai quasi nulla, se           non che possiede un fascino notevole e che non apre mai bocca senza avere prima ben                     calcolato quali danni puòfare.

Cécile - E allora perchélo ricevete, maman?

Volanges - Tutti lo ricevono. Ha un nome illustre, un grosso patrimonio e modi molto garbati.                   Presto scoprirai che la societàèpiena di enigmi di questo tipo. Lo sappiamo tutti, lo                      deploriamo tutti, e alla fine lo accettiamo, tutti quanti. E poi la gente ha paura di provocare            la sua malignità. Non lo rispetta nessuno, ma tutti lo trattano molto bene. (Si interrompe)

Il Maggiordomo ricompare accompagnando il visconte di Valmont, figura di notevole eleganza. Questi attraversa la stanza e rivolge un inchino formale alla Merteuil, con un gesto che comprende anche le altre dame. Il Maggiordomo esce.

Valmont - Madame.

Merteuil - Signor visconte.

Volanges - Che incantevole sorpresa.

Valmont - Che piacere vedervi madame.

Volanges - Vi ricordate di mia figlia Cécile?

Valmont - Certo che me la ricordo. Ma chi avrebbe potuto prevedere che sarebbe sbocciata con                 tanta grazia? (Cécile arrossisce e guarda altrove. Valmont torna a rivolgersi alla Merteuil)            Volevo venirvi a salutare prima di lasciare la città.

Merteuil - Lasciare la città? Non so se possiamo consentirvelo. Perchémai dovreste partire?

Valmont - Parigi d’agosto non èattraente. E poi devo assolutamente andare a trovare la mia vecchia         zia. L’ho trascurata in modo imperdonabile.

Merteuil - Vostra zia èmolto cara. Segue i giovani con tanta intelligenza, che èriuscita a conservare          lei stessa una sorta di giovinezza. Ciònon toglie che…

Volanges - Vi ricorderete di porgere i nostri saluti a Madame de Rosemonde? Ci ha generosamente          invitato al suo castello, spero che prima che la stagione sia finita…

Valmont - Non mancherò, madame. Ma prego, non voglio interrompere la partita.

Volanges - Ho perso abbastanza per stasera.

Nel silenzio che segue si rendono conto che Cécile si èsaporitamente addormentata.

Valmont - Vostra figlia sembra affascinata dalla nostra conversazione.

Valmont ride e la merteuil gli fa eco, svegliando Cécile che trasalisce, confusa.

Cécile - Oh, chiedo scusa, io…

Volanges - Èora che ti portiamo a casa.

Cécile - Al convento ci mandavano a letto alle nove.

Valmont - Lo spero bene.

Le dame si alzano e la Merteuil fa cenno a un Lacchè, che avanza per accompagnare Mme de Volanges e Cécile.

Queste due escono fra saluti generali.

Valmont rivolge loro un inchino e aspetta, un po’in disparte. Da ultimo la Merteuil torna verso di lui. Sono solo e si guardano un po’prima che la Merteuil parli, in un tono affatto diverso.

Merteuil - Vostra zia?

Valmont - Mi avete sentito.

Merteuil - E perchémai? Vi ha giànominato suo erede universale, no?

Valmont - Vero. Ma ci sono altre considerazioni, obblighi familiari, cose di questo tipo.

Merteuil - Sapete perchévi ho convocato?

Valmont - Speravo fosse per il piacere della mia compagnia.

Merteuil - Ho bisogno di voi. Per un’impresa eroica. Una cosa da scrivere nelle vostre memorie.

Valmont - Temo che non troveròmai il tempo di scriverle, le mie memorie.

Merteuil - Vuol dire che le scriveròio per voi. (Silenzio. Valmont le sorride). Vi ricordate di

quando Gercourt mi lasciò?

Valmont - Sì.

Merteuil - Per andarsene con quella vostra amante, quella grassona di cui non ricordo il nome?

Valmont - Ma sì, sì.

Merteuil - Nessuno me lo aveva mai fatto. E neanche a voi, immagino.

Valmont - Se devo essere sincero, gli fui quasi grato per avermi tolto quel peso di dosso.

Merteuil - Non siete affatto sincero. (Silenzio). Uno degli argomenti piùnoiosi e volgari della                    conversazione di Gercourt era la descrizione dettagliata delle qualitàche avrebbe avuto nella         moglie ideale. Quando fosse venuto il momento, come diceva lui, di sistemarsi.

Valmont - Sì.

Merteuil - Aveva una sua ridicola teoria secondo la quale le bionde sarebbero per natura più                      modeste e rispettabili delle altre. Nutriva anche delle incrollabili convinzioni a favore              dell’educazione in convento. E ora sembra abbia trovato la persona che sognava.

Valmont - Cécile Volanges?

Merteuil - Lo avete detto.

Valmont - Sessantamila lire di rendita avranno certo contribuito ad aumentare il suo fascino.

Merteuil - Se ne avesse avute il doppio, ma fosse stata bruna e non allevata dalle monache, lui non            la guarderebbe nemmeno. Mi capite? Il primo requisito èla garanzia della virtù.

Valmont - Forse comincio a capire.

Merteuil - Gercourt èin Corsica col suo reggimento, fino a ottobre. Dovreste avere tutto il tempo.

Valmont - Volete dire per…

Merteuil - Éun bocciolo di rosa.

Valmont - Dite.

Merteuil - Quando torneràdalla luna di miele troveràtutta Parigi a ridere di lui.

Valmont - Beh…

Merteuil - Amore e vendetta in un’azione sola. Che ne dite?

Silenzio

Valmont - (riflette per un momento. Finalmente scuote il capo, sorridendo) No. Veramente non                posso.

Merteuil - Cosa?

Valmont - Sapete che trovo difficile disobbedire ai vostri comandi. Ma non posso. Davvero.

Merteuil - Davvero. E perchémai?

Valmont - Troppo facile. Sul serio. Ma l’avete vista? Ha quindici anni, non sa niente, non ha visto             niente. Non puònon essere curiosa. Il tempo di darle un buffetto sulla guancia e si metterà        distesa a pancia all’aria. Ci puòriuscire chiunque. Ho una reputazione da difendere io.

Merteuil - La sottovalutate. Èmolto carina, e ha un certo languore pieno di promesse.

Valmont - nel senso che non riesce a tenere gli occhi aperti? Lo avete già, l’uomo ideale. Èil vostro          amico Belleroche.

Merteuil - Belleroche èun idealista.

Valmont - Davvero? Sapevo che c’era qualcosa che non andava in lui. Peccato.

Merteuil - Uno che si èinnamorato di lei ci sarebbe. Il giovane Danceny. Va da lei a cantare dei                duetti.

Valmont - E secondo voi vorrebbe passare a un’armonia piùintima.

Merteuil - Sì, ma ètimido e inesperto quanto lei. Non ce ne possiamo fidare. Ragion per cui, vedete,         dovete essere per forza voi.

Valmont - Detesto deludervi.

Merteuil - Comincio a pensare che vogliate veramente dirmi di no. Ècosì?

Silenzio

Valmont (la guarda) - Ho capito. Dovròdirvi tutto.

Merteuil - Èevidente.

Valmont - Sì. Bene. Il mio viaggio in campagna a trovare la mia piùo meno immortale zia. In                    sostanza si tratta di questo. Èil primo passo verso il progetto piùambizioso che abbia mai        tentato.

Merteuil - Sto ascoltando.

Valmont - Il caso vuole che mia zia in questo momento non èsola. Ha una giovane ospite. Madame          de Tourvel.

Merteuil - Sì.

Valmont - Èlei il mio progetto.

Merteuil - Non dite sul serio.

Valmont - Perché? Sedurre una donna famosa per la rigidezza della sua morale, per il suo fervore religioso e per la felicitàdel suo matrimonio. Cosa ci puòessere di piùprestigioso?

Merteuil - penso che ci sia qualcosa di molto degradante nell’avere come rivale un marito. Fare                 fiasco sarebbe umiliante, ma anche un successo sarebbe di ordinaria amministrazione. E poi          lui dov’èin questo momento?

Valmont - In Borgogna, a giudicare un caso molto complicato. Le mie fonti dicono che ne avràper           mesi.

Merteuil - Non ci posso credere. Oltretutto èinguardabile. Sempre imbustata fino alle orecchie, per           paura che le si possa vedere un centimetro di carne…

Valmont - Avete ragione. Fa male coprirsi tanto.

Merteuil - Quanti anni ha?

Valmont - Ventidue.

Merteuil - E sposata…?

Valmont - Da due anni.

Merteuil - Anche se ci riusciste, lo sapete cosa?

Valmont - Cosa?

Merteuil - Il massimo che potrete avere da lei èquello che lei da al marito. Il piacere, quello vero, toglietevelo dalla testa. Quel tipo di donna non si lascia mai andare. Se mai riusciste a farle    venire un po’di batticuore, non sarebbe per amor vostro ma per paura. Certe volte mi                         stupite, caro visconte. Andarvi a perdere dietro ad una creatura cosìinsignificante.

Valmont - Attenta, voi parlate della donna che…

Merteuil - Sì?

Valmont - Che sta impegnando il mio cuore. (silenzio. Valmont sorride) Niente mi ha appassionato           cosìintensamente da quando io e voi stavamo insieme.

Merteuil - Al punto da lasciarvi sfuggire questa meravigliosa occasione di vendicarvi di Gercourt?

Valmont - Se non posso fare altrimenti.

Merteuil - Fate come volete. Èuna vostra bizzarra aberrazione. Non la racconteròa nessuno.

Valmont - Dovreste aspettare almeno fino a quando non l’avròavuta perchévi consenta di            offenderla. E non sono d’accordo con la vostra teoria del piacere. Non mi interessa                 che rinunci ai suoi pregiudizi, anzi, io voglio che continui a credere in Dio e nella virtùe                 nella santitàdel matrimonio, ma che con tutto ciònon sia in grado di frenarsi. In altre

parole,             io voglio la passione. Non quella che conosciamo noi, che èfredda e superficiale. Quella    non mi da quasi piùnessuna gioia. No. Io voglio il piacere di vederla tradire tutto quello a cui tiene di più. E questo dovreste capirlo. Credevo che la vostra parola preferita fosse «tradimento».

Merteuil - No, no. Crudeltà. Contiene qualcosa di piùnobile.

Valmont - Voi siete spietata. Siete cento volte peggiore di quanto io saròmai. Avete fatto molti più          proseliti di me, dall’epoca in cui fondammo la nostra piccola missione. Davanti a voi io mi       sento un dilettante.

Merteuil - E lo siete. Dico sul serio. Perchénon vi innamorate? A questo punto…

Valmont - Se essere innamorato significa non riuscire a pensare ad altro tutto il giorno e non                      sognare nessun, altro tutta la notte forse lo sono. Ecco perchédevo averla: per tirarmi fuori             da questa ridicola situazione.

Merteuil - L’amore èqualcosa che si usa, non qualcosa dentro cui si cade, come una palude di                   sabbie mobili. Non ve lo ricordate? Ècome un rimedio. Lo si usa per lubrificare la natura.

Si guardano.

Valmont - Come sta Belleroche?

Merteuil - Beh, lui sìche èinnamorato. Una settimana fa ho deciso che era venuta l’ora di farla                 finita e ho cercato di litigarci, ma ha assunto una tale aria di cane bastonato che mi sono                      commossa, e abbiamo passato la notte piùsostanziosa di tutto il nostro rapporto. Da allora            peròlo tengo a distanza. E proprio perchésono contenta di lui. Non ha ancora imparato che      l’eccesso èqualcosa che si tiene da parte per coloro che si sta per lasciare.

Valmont - In altre parole non state per lasciarlo?

Merteuil - Lasciarlo? No. Ve l’ho detto. Al momento sono molto contenta di lui.

Valmont - Al momento non avete altri amanti?

Merteuil - No.

Valmont - Questa esclusivitàmi sembra molto malsana.

Merteuil - Non sarete mica geloso?

Valmont - Ma certo. Belleroche non vi merita affatto.

Merteuil - Lo credevo uno dei vostri migliori amici.

Valmont - Lo è. Parlo dunque con cognizione di causa. No, penso proprio che dovreste architettare          una piccola infedeltà. Con me, per esempio.

Merteuil - Avevamo deciso che era molto piùimportanza mantenere la nostra complicità. Essere in            grado di fidarci l’uno dell’altra senza riserve.

Valmont - Siete sicura che non fosse solo un espediente per intensificare il nostro piacere?

Merteuil - Mi rifiutate un piccolo favore e poi vi aspettate di essere premiato.

Valmont - ma io ho rifiutato perchéètroppo facile. Non sembrerebbe una vittoria. Io devo seguire

il mio destino, lo capite. Devo essere coerente con la mia vocazione.

Merteuil - Bene …(Lungo silenzio. Si guardano, Merteuil divertita, Valmont avido). In tal caso,              tornate quando avrete conquistato Madame de Tourvel.

Valmont - Sì.

Merteuil - E io vi offrirò…una ricompensa.

Valmont - LA cosa che sogno?

Merteuil - Sì. Peròvorròuna prova.

Valmont - Si capisce.

Merteuil - Una prova scritta.

Valmont - Ah.

Merteuil - Quella, e nessun’altra

Valmont si alza e si inchina. Le merteuil lo guarda, sorridendo.

Valmont Lo troverete di sicuro, qualcuno che vi dia una mano con la piccola Cécile.

Merteuil Ètalmente graziosa. Se non fossi cosìmoralista me ne occuperei io stessa.

Valmont - Non finirete mai di sorprendermi.

Merteuil - Vi ringrazio.

Valmont - Mi dispiace solo che non abbiate abbastanza fiducia in me da concedermi in anticipo la            mia ricompensa.

Merteuil - Buonanotte, signor visconte.

Valmont le bacia la mano, quindi la lascia andare e rimane fermo a guardarla per un momento, prima di voltarsi per uscire.

SCENA SECONDA

Tre settimane dopo. Prima sera. Salotto principale nel castello di campagna di Mme Rosemonde. Il sole del crepuscolo entra obliquo dalle porte-finestre.

Valmont sta interrogando Azolan, suo valet de chambre. giovanotto avvenente, tutto azzimato nella sua livrea di chasseur.

Valmont Ma lo ha capito o no quello che sta succedendo?

Azolan - Oh, sìsignore. Non ho smesso di spiarlo mentre spiava voi.

Valmont - Spero solo che sia piùbravo a capire che a pedinare. Per strada mi sono fermato a                     riposarmi e quello si èmesso dietro ad un cespuglio. Ma invece di restare immobile faceva       un tale baccano che ho avuto la tentazione di sparargli a pallettoni nelle gambe. Poi peròho pensato che cosìme lo sarei perso.

Azolan - Ha saputo tutto. Dopo che siete andato via ha parlato con quelli della famiglia.

Valmont - Devo riconoscerti che la famiglia èstata scelta benissimo.

Azolan - Grazie, signore.

Valmont - Intemerata, facile alle lacrime di gratitudine, niente figlie graziose a rendere sospetto il             mio interessamento. Ottimo lavoro.

Azolan - Cerco di fare del mio meglio, signore.

Valmont E neanche troppo caro, a dire la verità. Cinquantasei lire per salvare una famiglia in

rovina. Mi sembra un affare.

Azolan - Di questi tempi, signore, in qualunque villaggio se ne troverebbero una mezza dozzina,                volendo.

Valmont - Davvero? Comincio a capire la ragione per cui la gente si abbandona alle attività                       caritatevoli con tanto trasporto. Quanta gratitudine, quanta umiltà. Èstato proprio                                commovente.

Azolan - Anche a me sono venute le lacrime agli occhi.

Valmont - A che punto sei con la cameriera?

Azolan - Con Julie? Se devo dire tutta la verità, èun pochino noiosa. Non fosse stato per procurarvi         le informazioni, credo che dopo la prima volta avrei lasciato perdere. Ma dopotutto che altro             c’èda fare qui in campagna?

Valmont - Non volevo sapere i particolari della tua vita intima. Dimmi solo se l’hai convinta a                   sottrarre quelle lettere di Madame do Tourvel e a tenere la bocca chiusa.

Azolan Le lettere non le vuole prendere, signore.

Valmont - Come non vuole?

Azolan - Lo sapete meglio di me. Èabbastanza facile convincerle a fare quello che vogliono loro: ma fargli fare quello che vogliamo noi, c’èda farsi venire il mal di testa.

Valmont - Spesso viene anche a loro.

Azolan - Quanto poi a farle tenere la bocca chiusa, questo non gliel’ho chiesti, perchédi solito èil             modo migliore per fargliela aprire.

Valmont - Avrai anche ragione. Peròstammi a sentire. Madame de Tourvel mi ha detto di essere               stata messa in guardia sul mio conto. Vuol dire che qualche sollecita amica le ha scritto di         me. Devo sapere chi èstata.

Azolan - Non me ne starei tanto a preoccupare se fossi in voi. Se interessate a madame al punto che          vi ha fatto pedinare, direi solo che èuna questione di tempo.

Valmont - Credi?

Azolan - Ad ogni modo, pare che le lettere le tenga sempre con sé.

Valmont - Mi piacerebbe sapergliele sfilare. Perchéi genitori non ci insegnano mai niente di utile,             come il borseggio? (Una pausa, mentre riflette) Dove ti incontri con Julie?

Azolan - Oh, in camera mia, eccellenza.

Valmont - Verràanche stasera?

Azolan - Temo di sì.

Valmont - E allora forse dovròfare una piccola irruzione. Vedremo se il ricatto otterràquello che              non ottengono le mance. Ti va bene verso le due? Non ti voglio mettere in

imbarazzo. Avrai abbastanza tempo?

Azolan - Anche troppo eccellenza.

Valmont - Bene.

Azolan - Cosìnon dovrete piùpagarla, eccellenza?

Valmont - Ph, penso che se faràla sua parte potremo permetterci di essere generosi. Non ti pare?

Azolan - Sono soldi vostri, eccellenza.

Valmont - Per te non ti preoccupare. Il tuo contributo non saràsottovalutato.

Azolan - Molto gentile, eccellenza.

Valmont - (alza la testa sentendo il rumore di voci femminili che si avvicinano. Si volta a Azolan)  -          Fila. Ci vediamo alle due.

Azolan - Bene, signore. Ci penso io. Faròin modo che non possa dire che èlìper caso. (Esce).

Da una porta mentre dall’altra entrano Mme Rosemonde e Mme de Tourvel. Mme de Rosemonde ha ottantaquattro anni, e malgrado l’artrosi èpiena di vivacità, intelligenza e simpatia. Mme de Tourvel èuna bella donna di ventidue anni, vestita come l’ha descritta la Merteuil, ma con un abito di lino dall’elegante semplicità. Si trova evidentemente in uno stato di notevole eccitazione.

Rosemonde - Eccolo. Lo dicevo che era qui.

Valmont si alza per salutarle. La Tourvel non puòfare a meno di reagire alla sua presenza.

Valmont - Signore.

Rosemonde - Madame de Tourvel ci deve rivelare un segreto.

Tourvel - A voi, madame, solo a voi.

Valmont - Quand’ècosìsaràmeglio che io vada a fare due passi.

Tourvel - No, no, riguarda anche voi. Anzi, riguarda soprattutto voi. Per cominciare devo farvi delle         domade.

Valmont - Benissimo. Lasciate prima che accompagni mia zia alla poltrona. (Installa Mme de Rosemonde nella sia poltrona, quindi torna a rivolgere la sua attenzione a Mme de Tourvel) Ecco            fatto.

Tourvel - Dove siete stato questa mattina, monsieur?

Valmont - Ma lo sapete. A caccia. Per questo mi sono alzato presto.

Tourvel - E avete preso qualcosa questa volta?

Valmont - No. Da quando sono qui la sfortuna mi perseguita. Senza contare che sparo malissimo.

Tourvel - Ma in questa occasione si che cosa andavate a caccia esattamente, signor visconte?

Valmont - Chiedo scusa, temo di non capire…

Tourvel - Tanto vale che confessiate, monsieur. Io lo so dove siete stato stamattina.

Rosemonde - A questo punto vorrei proprio che qualcuno mi spiegasse cosa sta succedendo.

Tourvel - Georges, il mio lacchè, si ètrovato per caso in paese stamattina presto …

Valmont - Non ascolterete mica i pettegolezzi della servitù.

Tourvel - Vedo che Monsieru de Valmont ha proprio deciso di non dirvi niente. E allora non ho

altra scelta. In paese c’èun pover’uomo malato e che quindi quest’anno non ha potuto pagare le tasse. Ragion per cui questa mattina èarrivato l’ufficiale giudiziario per sequestrargli i      mobili di casa. Ma ecco vostro nipote, il cui servo aveva svolto indagini in paese per scoprire se c’era qualcuno bisognoso di aiuto, èarrivato, ha pagato quel debito e ha anche aggiunto un generoso contributo alla famiglia.

Rosemonde - Èvero questo, caro?

Valmont - Ma no…èsolo che io …sì.

Rosemonde (si alza in piedi e spalanca le braccia) - Caro ragazzo, vieni qui, voglio abbracciarti                  come si deve! (Valmont va verso di lei e si abbracciano. Poi Valmont si volta verso Mme de           Tourvel con un sorriso radioso, le braccia tese. Una smorfia di panico attraversa il viso della           Tourvel, che tuttavia non puòsottrarsi all’abbraccio: Valmont la stringe con forza. Quindi la           lascia andare e mentre lei lo guarda pallida, affascinata, si volta altrove asciugandosi una                    lacrima furtiva). Tipico da parte sua, tenere il segreto su un gesto cosìnobile. (Nel silenzio    che segue Mme de Tourvel va al telaio del piccolo punto e prende un ago giàinfilato. Ma le             mani le tremano cosìtanto che ècostretta a rimetterlo giù). Domattina dobbiamo andarla a            trovare anche noi questa famiglia, per vedere se possiamo aiutarla in qualche altro modo.

Tourvel - Sì. Molto volentieri.

Valmont - Sedetevi zia.

Rosemonde - No, devo trovare Mosieur la Curé. Questa gliela voglio raccontare prima che se ne               vada. Gli faràpiacere. (Esce dalla stanza , e segue un lungo silenzio).

Mme de Toruvel compie un rinnovato e deciso sforzo per dedicarsi al suo piccolo punto. Valmont trova una sedia davanti al lei e la osserva, aspettando. Fuori la lice sta cominciando ad estinguersi.

Tourvel (finalmente, lottando per ricomporsi, si sente obbligata rompere il silenzio) - Io non capisco          come con degli istinti cosìgenerosi si possa condurre una vita tanto depravata.

Valmont - E io temo che che vi siate fatta un’idea esagerata tanto della mia generositàquanto della          mia depravazione. Se sapessi chi vi ha fatto un mio ritratto cosìfosco, sarei forse in grado di    difendermi. Ma visto che non lo so, consentitemi una confessione: temo che la chiave del                   paradosso si trovi in una certa debolezza del mio carattere.

Tourvel -  Non vedo cosa ci sia di debole in un atto di caritàtanto delicato.

Valmont - Per questa mia reputazione cosìterribile c’èqualche giustificazione. Vedete, io ho                     passato tutta la vita circondato da persone immorali. Mi sono lasciato influenzare da loro.   Qualche volta mi sono addirittura compiaciuto di superarle. Questa mattina invece sono                       semplicemente caduto sotto un’influenza di tipo opposto: la vostra.

Tourvel - Volete dire che non lo avreste fatto se…?

Valmont - Senza il vostro esempio? No. Èstato un tributo innocente alla vostra bontà. (Una pausa            durante la quale Mme de Tourvel, incerta su come reagire, abbandona il suo piccolo punto,     esita indecisa per un secondo e quindi si siede sul pizzo di una chiase-longue). Vedete                     quanto sono debole? Mi ero giurato di non dirvelo mai. Ma mi èbastato guardarvi.

Tourvel - Monsieru…

Valmont - Non dovete preoccuparvi. Non ho intenzione illecite, non mi sognerei di offendervi. Ma

èvero che vi amo. Vi adoro. (In un secondo attraversa la stanza, piega un ginocchio davanti a lei e le prende le mani fra le sue) Aiutatemi, vi prego! (Mme de Tourvel si libera le mani e             scoppia in lacrime). Che c’è?

Tourvel - Sono cosìinfelice! (Affonda il viso nelle mani, singhiozzando).

Valmont (Per un attimo un’ombra di sorriso compare sul viso, prima che parli con una voce                       anch’essa vicina alle lacrime) - Ma perché?

Tourvel - Lasciatemi ora, vi prego!

Valmont (si alza e attraversa la stanza allontanandosi da lei, affettando uno sforzo per controllarsi)           Non avrei dovuto dir nulla, lo so, mi dispiace. Ma veramente voi non avete niente da temere.             Non di niente. Ditemi cosa devo fare, mostratemi come comportarmi, faròtutto quello che        vorrete.

Tourvel (riesce a controllarsi e alza gli occhi verso di lui= Credevo che come minimo avrei potuto sperare nel vostro rispetto.

Valmont - Ma lo avete, certo che lo avete!

Tourvel e ècosì, dimentica tutto questo, non dite un’altra parola. Mi avete offesa profondamente. È             imperdonabile.

Valmont - Almeno datemi atto che sono stato onesto ocn voi.

Tourvel - Al contrario. Mi avete confermato quello che mi avevano detto sul vostro conto.                         Comincio a sospettare che questo faccia parte di un vostro piano.

Valmont - Un piano? Quando sono venuto a trovare mia zia non avevo la minima idea che ci foste            anche voi. Non che l’idea mi sarebbe dispiaciuta. Vedete, fino a quel momento io avevo                     conosciuto solo il desiderio. L’amore, mai.

Tourvel - Basta così.

Valmont - No. Mi avete accusato, e mi dovete dare la possibilitàdi difendermi. Un piano? Ma se

voi eravate presente quando mia zia mi chiese di trattenermi ancora un poco, e vedeste come allora acconsentii soltanto per farle piacere. Anche se non ero certo indifferente alla vostra bellezza.

Tourvel - Monsieur…

Valmont - No, il punto èche tutto questo in realtàha ben poco a che fare con la vostra bellezza. È            quando vi ho conosciuta meglio ho cominciato a capire che la bellezza èla minore delle                      vostre doti. Ad affascinarmi fu la vostra bontà. Ne fui attratto senza capire cosa mi                         succedeva; e fu soltanto quando cominciati a provare un dolore fisico ogni volta che voi                    uscivate dalla stanza, che mi resi conto di quanto mi stava accadendo. Per la prima volta in       vita mia, io amavo. Sapevo che non c’erano speranze, ma non mi importava. Non desideravo     possedervi. No. Desideravo una cosa sola: esser degno di voi.

Tourvel (si alza in piedi, con decisione) - Mi vedo costretta a lasciarvi, monsieur. Sembrate deciso a          continuare un tipo di discorsi che come certo sapete non posso e non voglio ascoltare.

Valmont - No, no, vi prego, sedete. Ve l’ho giàdetto. Faròquello che mi direte.

Silenzio. Si guardano.

Tourvel (da ultimo si rimette a sedere) C’èuna sola cosa che vorrei faceste per me.

Valmont - E quale? Di che si tratta?

Tourvel - Ma non vedo come posso chiedervelo. Non so nemmeno se voglio essere in debito con               voi.

Valmont - Oj, no, vi prego. Insisto. Se avrete la bontàd darmi l’occasione di fare qualcosa che                  desiderate, qualsiasi cosa, saròio a essere vostro debitore.

Tourvel (guarda per un momento Valmont con caratteristica franchezza)  - Molto bene. Ecco. Vorrei        che ve ne andaste da questa casa.

Valmont (per un momento sul viso gli passa l’espressione di un giocatore di scacchi che ha perso la           regina) - No ne capisco la necessità.

Tourvel Non la capite? Eppure tutta la vostra vita lo spiega cosìbene.

Valmont (a questo punto ha ripreso l’equilibrio e studiato una contromossa) - Va bene, èovvio.                 Qualunque cosa mi chiediate. Non potrei rifiutarvi nulla. (Èil turno di Mme de Tourvel di       essere sorpresa). Mi consentite di dare a mia zia un preavviso, diciamo di ventiquattr’ore?

Tourvel - Naturalmente.

Valmont - Domani mattina troverònella posta qualcosa che mi costringeràa tornare                                   immediatamente a Parigi.

Tourvel - Grazie. Ve ne saròmolto grata.

Valmont - Forse mi azzarderòa chiedervi un favore in cambio. (Mme de Tourvel si acciglia,                      esitante). Credo sarebbe giusto farmi sapere quale delle vostre amiche mi ha diffamato con   voi.

Tourvel - Sapete benissimo che questo èimpossibile, monsieur. Se qualche persona amica mi ha                 messo in guardia contro di voi, lo ha fatto perchémi voleva bene e non èil caso che la                      ripaghi col tradimento, non vi pare? Devo dire che togliete valore alla vostra generosa                     offerta, servendovene così, come merce di scambio.

Valmont - D’accordo, ritiro la richiesta. Spero che non mi accuserete di usare merce di scambio se a          questo punto vi chiedo il permesso di scrivervi.

Tourvel - Beh …

Valmont - E se spero che mi farete la gentilezza di rispondere alle mie lettere.

Tourvel - Non so se una corrispondenza con voi sia qualcosa che una donna d’onore si possa                     permettere.

Valmont - Avete dunque deciso di rifiutarmi qualsiasi richiesta, per quanto rispettabile?

Tourvel - Non ho detto questo.

Valmont - Veramente non vedo come possa danneggiarvi la concessione di questa consolazione                tanto piccola ma per quanto mi concerne, di importanza tanto vitale.

Tourvel - Sarei felice di potervi dimostrare che non sono spinta nédall’odio nédal risentimento,               ma…

Valmont - Ma da cosa?

Ma Mme de Tourvel non sembra riuscire a trovare una risposta soddisfacente. E con un moto rapido e improvviso come prima, di nuovo Valmont attraversa la stanza, piega un ginocchio a terra e le prende la mano. Lei si sforza di liberarla.

Tourvel - Per l’amor di Dio, monsieur, lasciatemi sola, vi prego!

Valmont - Sono costretto a dire quello che non avrei mai creduto di poter dire a voi: addio. (Bacia la        mano di Mme de Tourvel. Lei glielo consente per un momento, con espressione sofferente, quindi comincia di nuovo a lottare per liberarla, al che lui immediatamente la lascia, si alza        in piedi e si inchina) Vi scriveròpresto. (Esce rapidamente nel buio, soffocando appena un             pudico singhiozzo).

Mme de Tourvel rimane sola, inchiodata alla chaise-longue. Sembra terrorizzata.

SCENA TERZA

Un paio di giorni dopo. Notte fonda.

Camera da letto in una casa nella periferia di Parigi. La casa appartiene a Émile, una cortigiana. Costei èa letto con Valmont e giace nelle sue braccia, gli occhi luccicanti al lume della candele. Lui sembra immerso nei suoi pensieri. Émile cambia posizione e lui le sorride dall’alto in basso.

Valmont - Credevo che gli olandesi fossero famosi per come reggono l’alcool.

Émile - Tre bottiglie di Borgona e una di cognac metterebbero fuori combattimento chiunque.

Valmont - Ma ha bevuto cosìtanto?

Émile - Se eri tu a riempirgli il bicchiere.

Valmont - Adesso non ti mancherà, spero.

Émile - Che sciocchezza. Dico solo che forse non c’era bisogno di ficcarlo nella tua carrozza.

Valmont - un uomo in quello stato, ho pensato che fosse meglio rispedirlo a casa.

Émile - Ma èquesta casa sua.

Valmont - Ah. Credevo fosse tua.

Émile - Il padrone èlui. Io ci abito. Del resto lui in Francia ci sta cosìpoco. Sarebbe uno spreco.                (Sorride a tutta bocca)

Valmont - Vuol dire che il mio cocchiere useràun po’di immaginazione.

Émile - Con le istruzioni che gli avrai dato non credo che ce ne saràbisogno.

Valmont - Gli avrei dato delle istruzioni?

Émile - Sì.

Silenzio.

Valmont - Senti, Émile, devo dire che non mi sembra di buon gusto continuare a parlare di uno                 straniero mentre sei a letto con me. Qui ci vuole una punizione adeguata. Voltati.

Émile (esita, guardando per un momento Valmont. Poi sorride e obbedisce, guardando Valmont con        aria di attesa) - Va bene.

Valmont - Vediamo un po’. Ce l’hai carta, penna e inchiostro?

Émile (èperplessa. Dopo un momento risponde) - Sì, sono lìnella scrivania, perché?

Valmont (per tutta riposta scende dal letto, attraversa la stanza, trova quello che cercava nella                   scrivania e lo riporta al letto. Posa con attenzione penna e calamaio, quindi scosta le                 lenzuola, distende un foglio di carta sul fondo della schiena di Émile, trova una posizione   comoda e prende la penna) - Adesso non ti muovere. (Émileèsempre perplessa. Ma si                    sottopone di buon animo. Valmont comincia a scrivere) «Mia cara Madame de Tourvel…            sono appena arrivato…alla mia scrivania…»(Ora Émile capisce. Volta il capo per sorridere

a Valmont). Ti ho detto di non muoverti. (Riprende).

            «… nel mezzo di una notte di tempesta, durante la quale sono passato piùvolte                              dall’esaltazione all’abbattimento piùprofondo. La posizione in cui mi trovo ora mentre                  scrivo mi ha reso sempre piùconsapevole del potere dell’amore. A stento riesco a                              controllarmi quanto basta per riordinare i miei pensieri; malgrado questi tormenti vi assicuro    che in questi che in questo momento io sono assai piùfelice di voi. Spero che un giorno                         possiate provare anche voi il male che in questo momento mi affligge! Nel frattempo vi                   prego di scusarmi un momento mentre adotto delle misure per calmare quello che posso                     descrivere soltanto come un crescendo di eccitazione». (Sposta carta, penna e calamaio e si             china a stuzzicare Émile, che non si èmossa) La finiamo dopo, va bene?

Le luci si attenuano fino al buio.

SCENA QUARTA

Dieci giorni dopo. Pomeriggio di settembre.

Valmont sta prendendo il tècon la marchesa di Merteuil nel salotto di questa.

Merteuil - Secondo me avete commesso un grave errore tattico. Non era meglio prenderla lìper lìsulla chaise-longue?

Valmont - Mia zia e il curato potevano arrivare da un momento all’altro.

Merteuil - Bene, avrebbero avuto qualcosa da raccontare per i prossimi dieci anni.

Valmont - Non era affatto il caso. Io volevo che cedesse, ma non senza aver resistito.

Merteuil - Allora sarete contento. Ha resistito cosìbene che si èsbarazzata di voi.

Valmont - Ma ho ottenuto di poterle scrivere.

Merteuil - Mettiamo pure che la vostra prosa riuscisse ad aprire un varco nelle sue difese. Voi non             sareste sul posto ad approfittarne, non ècosì? E il giorno dopo, la falla sarebbe giàotturata.

Valmont - Certo, scrivere èsolo un surrogato. Ma dato che non avevo altra scelta, almeno cosìho             trovato un modo per tenerla al caldo.

Merteuil - Forse.

Valmont - Conosco il vostro incurabile scetticismo. Ma per me con una donna questo èlo stadio               migliore, quello di cui gli uomini parlano sempre ma che non assaggiano quasi mai, la vera    ebrezza: quando sai che ti ama ma non sei ancora sicuro al cento per cento della vittoria.

Merteuil - Perché, sapete che vi ama?

Valmont - Oh, certo. Ho lasciato sul posto il mio uomo a tenere d’occhio le cose. La sua cameriera            si èdimostrata dispostissima a collaborare dopo che li ho colti a letto insieme. E so che                        quando èarrivata la mia prima lettera, lei se l’èportata in camera sua ed èrimasta a                 rigirarsela per ore, fra sospiri e pianti. Ecco perchéla dedizione lo sembra abbastanza                     plausibile. (La Merteuil non dice niente, ma la sua espressione rimane dubbiosa). E la                 cameriera ci ha aiutato a compiere un’altra scoperta che vi potrebbe interessare.

Merteuil - Davvero?

Valmont - Indovinate chi èche ha continuato a scrivere alla mia bella, per esortarla a voltare le                  spalle al piùsordido debosciato del mondo, ossia me? Quella vostra maledettissima cugina,       quella vipera della Volanges. (La Merteuil scoppia a ridere). Sì, ridete, ridete. Mia ha fatto      perdere almeno un mese di lavoro.

Merteuil - Non rido per questo.

Valmont - Ha tentato di mettermi i bastoni fra le ruote con Madame de Tourvel: benissimo, ora io             sono qui e gliela faròpagare. Quel vostro progetto per rovinare sua figlia, a che punto è?                     Posso aiutarlo in qualche modo? Sono a vostra completa disposizione.

Merteuil - Beh, a dire la verità, caro visconte, la vostra presenza qui oggi fa parte del mio piano. Sto         aspettando Danceny da un momento all’altro e voglio che voi mi aiutiate a rafforzare la sua     determinazione, se cosìposso dire. Ho organizzato una piccola scena che spero troverete               molto divertente. Anzi, ne sono sicura.

Valmont - Ètutto quanto avete intenzione di dirmi?

Merteuil - Sì, per il momento.

Valmont - Danceny non ha fatto grandi progressi?

Merteuil - Finora èstato un disastro. Come tanti intellettuali, ècompletamente cretino. Davvero                inesperto. Carino, ma impossibile.

Valmont - Perchénon mi raccontate tutto?

Merteuil - Sì. Mi sto dando molto da fare con la piccola Cécile. Me la porto nel mio palco all’Opéra e chiacchieriamo tutta la sera. Sono molto gelosa del fortunato a cui toccheràin sorte. Ha una certa innata duplicitàche le saràutile nella vita. Non ha principîe non ha morale. Nell’insieme èuna creatura deliziosa.

Valmont - Ma cosa èsuccesso?

Merteuil - Lei e Danceny sono innamorati cotti, Gli inizi sono stati quando lei mi ha chiesto se                  avrebbe fatto male a scrivergli. In un primo momento ho detto di sì, e dopo ho detto di no,             che avrebbe fatto bene solo a condizione di mostrarmi sempre tanto le sue lettere quanto                 quelle del ragazzo. Poi ho combinato un incontro, ma Danceny era talmente paralizzato                      dalla propria cavalleria che non l’ha toccata con un dito. Tutte le sue energie vanno nella                      composizione di certe poesie piene di ravvivare un po’le cose rivelando a Cécile che era                       Gercourt che sua madre voleva farle sposare. In un primo momento si èspaventata                         scoprendo che si trattava di un vecchio fossile di trentasei anni; quando poi ho finito di                 descriverglielo lo odiava giàcome se fossero sposati da dieci. A questo punto, la prima                  battuta di arresto; la piccola lo ha detto al suo confessore, il quale non l’ha presa per niente    bene. Allora lei ha rotto con Danceny e sia èmessa a passare tutto il tempo a pregare Iddio         di farglielo dimenticare, esercizio piacevolmente contraddittorio. Intanto lui se ne stava con    la coda fra le gambe. Io sono riuscita a fare una cosa sola, organizzare un ultimo incontro fra             i due perchési dicessero addio. Speravo che almeno lìsuccedesse qualcosa. Ma alla fine che           scopro? Che Danceny era riuscito a tenerle la mano per cinque secondi, e che quando lei gli             aveva detto di lasciarla lui aveva obbedito: con gran delusione della poverina. Bisogna                  proprio raddrizzargli la spina dorsale, a quel giovane. A un certo punto la piccola mi ha                  detto, «Oh, madame, vorrei che voi foste Danceny». E sapete che vi dico? Per un momento         lo avrei voluto anche io.

Valmont - Spesso mi domando come avete fatto ad inventarvi.

Merteuil - Lo sapete. Non ho avuto altra scelta. Sono una donna. Le donne sono costrette a essere             infinitamente piùabili degli uomini. Non hanno tempo per coltivare talenti superflui. Voi               credete di impiegare tanta arguzia per conquistarci, quanta noi per cedere. Se le cose stiano    proprio cosìnon lo so. Sta di fatto che a partire da quel momento voi avete in mano gli stessi    assi. Potete rovinarci in qualunque momento ve ne venga voglia. Noi invece denunciandovi      otterremmo solo di far crescere il vostro prestigio. Non possiamo nemmeno liberarci di voi             quando vogliamo. Siamo costrette a disfare, pazientemente, quello che voi tagliate con un             colpo solo. Noi dobbiamo escogitare una strategia per farci lasciare da voi, cosìche voialtri            vi sentiate troppo in colpa per nuocerci; oppure trovare un sistema sicuro per ricattarvi. In       ogni altro caso, a voi bastano poche parole ben scelte per distruggere la nostra reputazione e         la nostra vita. Ecco perchésono stata costretta a inventare; non solo me stessa, ma tante vie    di scampo quante non ne ha mai concepite nessun altro, me compresa, perchého sempre                    dovuto avere la presenza di spirito necessaria per saper improvvisare. E ci sono riuscita,                         perchého sempre saputo di essere nata per dominare il vostro sesso e vendicare il mio.

Valmont - Sì; ma io vi ho chiesto come avete fatto.

Merteuil - Quando feci il  mio ingresso in societàavevo giàcapito che il ruolo a cui ero condannata,          ossia tacere e fare come mi si diceva, mi permetteva almeno di osservare e riflettere. Non                      quello che la gente mi diceva, che naturalmente non aveva alcun interesse, ma tutto quello             che cercava di nascondermi. Praticai il distacco, imparai a sorridere amabilmente mentre                  sotto il tavolo conficcavo forchette nel dorso della mano. Divenni impenetrabile, anzi,                 divenni molto di più; divenni un’acrobata dell’inganno. Èovvio che in quello stadio nessuno mi diceva niente, e che il mio scopo non era il piacere, ma il sapere. Però, quando, sempre per allargare tale sapere, dissi al mio confessore che avevo fatto «tutto», la sua reazione fu di un tale orrore, che cominciai a intuire fino a quali estremi poteva arrivare il piacere. Avevo       appena fatto questa scoperta, che mia madre mi annunciòil mio matrimonio. Cosìpotei                  dominare la mia curiositàe arrivare ancora vergine nel letto di Monsieur de Merteuil. Quella             prima notte fu per me una occasione di esperienza. Osservavo tutto con precisione - i piccoli    dolori, le piccole gioie - e cosìimparavo. In compenso Merteuil non mi diede troppi motivi             di lamentarmi, e avevo appena cominciato a trovarlo un tantino ingombrante quando con               molto tatto morì. Il mio anni di lutto mi servìper completare i miei studi. Consultai i più                       severi moralisti per apprendere che aspetto avere, i filosofi per sapere cosa pensare; e i               romanzi per imparare fino a dove potevo spingermi. Alla fine mi trovai nella condizione                      ideale per perfezionare le mie tecniche.

Valmont - Descrivetemele.

Merteuil - Amoreggiare soltanto con coloro che intendi respingere. Cosìti fai una fama di                         invincibilità, mentre segretamente ti involi con l’amante che ha scelto. Si corrono meno                  rischi con una cattiva scelta che con una scelta ovvia. Mai scrivere lettere. Farsene scrivere,    invece. Fare sempre in modo che ogni amante si creda il solo. Vincere o morire.

Valmont (sorride, Guarda per un momento la Merteuil) E sono principîinfallibili. Vero?

Merteuil - Quando voglio un uomo, lo prendo. Quando poi lui vuole raccontarlo, scopre che non               può. La storia ètutta qui.

Valmont - Anche la nostra storia?

Merteuil (fa una pausa prima di rispondere) - Prima ancora che ci conoscessimo io vi volevo. Lo                esigeva il mio amor proprio. Poi, quando voi cominciaste ad insidiarmi…Vi volli                               moltissimo. Èstata l’unica volta che ho ceduto ad un istinto.

Valmont - Grazie…

Valmont viene interrotto dall’arrivo del Maggiordomo della Merteuil. Questi accompagna Danceny, Cavaliere di Malta, un giovane ardente e attraente sui vent’anni. Danceny  avanza rapidamente e si inchina a baciare la mano della Merteuil. Quindi saluta Valmont. Il Maggiordomo esce.

Danceny - Signor visconte.

Valmont - Amico mio. Lieto di rivedervi.

Danceny (torna a voltarsi alla Merteuil, parla un po’concitato) - Perdonate il ritardo, madame.

Merteuil - Ancora un po’e diventava irreparabile. (Ma alla vista dell’espressione sinceramente                   pentita di Danceny, si ammorbidisce) Come sapete, Mademoiselle de Volanges…

Danceny . Con che piacere sento pronunciare il suo nome, madame.

Merteuil - Sì, sì, certo. Come vi dicevo, Mademoiselle de Volanges mi ha fatto l’onore di scegliermi         come sua confidente in questa faccenda che vi riguarda entrambi.

Danceny - Non avrebbe potuto fare scelta migliore.

Merteuil - Ma non basta, Sarebbe bene che anche voi poteste confidarvi con una persona                           comprensiva, una persona di esperienza. E secondo me non potreste trovare di meglio del visconte di Valmont, che voi giàconoscete, e che inoltre e un mio vecchio amico e un uomo    della massima discrezione. Se siete d’accordo, egli ha giàcortesemente acconsentito a                    dedicarsi ai vostri interessi.

Valmont si acciglia leggermente, ma quando Danceny, che dal canto suo sembra un po’intimidito dalla proposta, si volta verso di lui, ha giàripreso la sua espressione normale.

Danceny - Bene …

Valmont - La mia reputazione vi fa esitare? In tal caso, posso assicuravi che se un uomo ha                        commesso degli errori, no per questo èmeno in grado di formulare dei giudizi obiettivi.

Danceny - Ma no, che dite, non avrei mai questa presunzione, no, è…il fatto èche questo non èun          intrigo di quelli solito, con lo scopo di…voglio dire, il mio amore e il rispetto…

Valmont - In altre parole, non abbiamo a che fare con una fraschetta o con una moglie che si                     annoia?

Danceny - Ecco, proprio così. Una persona come Mademoiselle de Volanges va tratta con la                     massima considerazione. E la mia posizione ha dei punti deboli, dei quali mi rendo conto                 anche troppo. Il suo grande patrimonio, per esempio, davanti alla mia situazione così                  precaria…

Valmont - Certo sarebbe imperdonabile tentare di farle compiere un passo tale, che la costringesse a         sposarvi. Non sarebbe da gentiluomo.

Danceny - Voi capite la mia posizione.

Merteuil - Ma certo che la capisce. Cosa vi dicevo?

Danceny - Vedete, per me le cose cosìcome sono vanno benissimo. Finchélei acconsentiràa                     vedermi, a continuare le lezioni di musica…

Valmont - Ah, le lezioni di musica. (Ricompare il maggiordomo che attraversa la stanza per andare           a sussurrare alla Merteuil. Lei gli dàdelle disposizioni sottovoce: Lui si inchina ed esce). In       ogni caso, io non ho alcuna intenzione di insistere perchéaccettiate i miei servigi…

Danceny - Ma che dite …

Valmont - Sappiate peròche mi ritengo onorato di essere a vostra disposizione.

Danceny - L’onore ètutto mio, qualunque contatto con voi saràun privilegio. Chissàse non                      vorreste…

Merteuil - Scusate se vi interrompo, cavaliere, ma temo che dobbiate lasciarci. Mi annunciano Madame de Volanges. Ora capite perchévi rimproveravo del ritardo.

Danceny - Potrebbe essere una buona occasione perchéio le presenti i miei rispetti…

Merteuil - Io penso veramente che a questo punto sia piùprudente non farvi trovare qui, beninteso            se volete che io vi sia di qualche utilitàin futuro.

Frattanto èentrato un Lacchè.

Danceny - Ma si capisce, faccio come dite voi.

Merteuil - Arrivederci, cavaliere. Il mio uomo vi mostreràuna uscita secondaria.

Danceny bacia la mano della Merteuil congedandosi in fretta.

Valmont (prende il braccio di Danceny mentre questi va verso la porta) Domani devo andare a Versailles, chissàse avreste voglia di accompagnarmi.

Danceny - Sarebbe un piacere.

Valmont - Bene. Vi mando un carrozza alle nove. (Danceny scompare con il lacchè. Valmont torna

a voltarsi alla Merteuil) Dunque era questa la scena che mi avevate preparato.

Merteuil - Vi dispiace andare dietro al paravento? (Indica un paravento in un angolo della stanza,             con una punta di impazienza nella voce.).

Valmont - Avreste potuto consultarmi prima di offrire i miei servizi a quel ragazzino esasperante.

Le traversie degli innamorati mi appassionano soltanto all’Opéra.

Merteuil - ero sicura che se c’era qualcuno in grado di aiutarlo…

Valmont - Aiutarlo? Quello non ha bisogno di aiuto, ma di ostacoli. Magari dovendone scavalcare            parecchi potrebbe finire per inciampare e cascare addosso alla ragazza.

Merteuil - Vedròcosa posso fare. Ora, signor visconte, il paravento.

Valmont (fa per andare verso il paravento, esita) Siete certa che non dovrei affrontarla? Vorrei tanto        dirgliene quattro per quelle lettere screanzate.

Merteuil - Vi prego.

Valmont si muove rapidamente e si nasconde dietro il paravento appena in tempo per non essere visto da Mme de Volanges che viene introdotta dal Maggiordomo.

La Merteuil, che ha assunto un’espressione grave, si alza per salutare Mme de Volanges, baciandola su ambo le guance.

Volanges - Il vostro biglietto diceva che era urgente…

Merteuil - ormai sono giorni che non riesco a pensare ad altro. Non riuscivo a decidere come                     comportarmi. Alla fine mi sono resa conto che non c’era altra scelta. Ho il dovere di dirvelo.         Sedetevi, vi prego. (Mme de Volanges, ora chiaramente a disagio, si siede mentre la                   Merteuil cammina canti e indietro, con aria preoccupatissima) Come sapete, in queste ultime     settimane Cécile ha avuto la bontàdi accettare la mia amicizia, e anche, credo, di                             concedermi la sua.

Volanges - Sì, certo. Vi èaffezionata.

Merteuil - Il che raddoppia le difficoltàdel mio compito.

Volanges - Ma la cosa riguarda Cécile?

Merteuil - Potrei anche sbagliarmi. Prego Iddio di sbagliarmi. (Fa un’altra pausa).

Volanges (a questo punto èsinceramente allarmata) Continuate.

Merteuil (inspira profondamente) Ho motivo di credere che, come dire, un legame pericoloso sia               nato fra vostra figlia e il cavalier Danceny.

Silenzio. Mme de Volanges allibisce e così, dietro il paravento, Valmont. Ma a Mme de Volanges bastano pochi secondi per recuperare il suo equilibrio.

Volanges - Ma no, no, èassurdo. Cécile èuna bambina, non sa niente di queste cose. E Danceny è            un giovane degno di ogni fiducia.

Merteuil - Se le cose stanno cosìnessuno ne saràpiùfelice di me.

Volanges - E poi non si sono mai ritrovati soli insieme. Di solito c’ero io, e spesso voi.

Merteuil - Proprio così. Ed èin queste occasioni che mi sono fatta l’idea che ci fosse qualcosa fra di         loro: dal modo con cui si guardavano.

Volanges - Èla loro passione comune per la musica. Ne sono sicura.

Merteuil - Puòanche darsi. Ditemi, Cécile ha molti corrispondenti?

Volanges - Non so, scrive qualche lettera, come tutti. A dei parenti, a delle amiche del convento…           Perché?

Merteuil - L’altro giorno sono entrata in camera sua senza preavviso e l’ho vista ficcare una lettera            nel cassetto sinistro della sua scrivania. E non ho potuto fare a meno di notare che lìdentro       ce n’erano parecchie uguali a quella.

Silenzio. Poi.

Volanges (si alza in piedi) - Vi sono molto riconoscente. Non c’èbisogno che mi accompagnate.

Merteuil - Spero che mi considererete importuna.

Volanges - Niente affatto.

Merteuil - E spero che se Dio non voglia doveste trovare qualcosa di compromettente, non diciate a          Cécile che èstato per colpa mia. Non deve pensare che ho tradito le sue confidenza. Se                       venisse un periodo difficile potrei esserle utile con i miei consigli.

Volanges - State tranquilla.

La Merteuil suona il campanello. Mme de Volanges èferma in piedi, in un leggero stato di choc.

Merteuil - Mi trovereste impertinente se vi dessi un altro suggerimento?

Volanges - No, no.

Merteuil - Se non ricordo male vi ho sentito dire al Visconte di Valmont che sua zia vi aveva                     invitato al castello.

Volanges - Sì, piùvolte.

Merteuil - Forse un periodo in campagna sarebbe l’ideale mentre questa cosa sbollisce.

Volanges - Se quanto mi dite contiene la minima veritàpotrei anche rispedirla in convento.

Merteuil - Non sarebbe meglio tenerselo di riserva come una minaccia in caso di ripresa dei                        rapporti?

Volanges - Puòdarsi. Non posso credere che le cose stiano come dite voi.

Merteuil - Lo spero tanto anche io.

Arriva il Maggiordomo e la Merteuil gli fa cenno di avvicinarsi. Mme de Volanges nel frattempo èimmersa nei suoi pensieri.

Volanges (alza la testa, accigliandosi) Ma non c’era il visconte, al castello?

Merteuil - Mi risulta che sia tornato a Parigi. (Abbraccia Mme de Volanges con calore) Sono sicura           di essermi immaginata tutto quanto. Domani rideremo della mia stupidaggine. Speriamo                     almeno che possiate perdonarmi.

Volanges - Mia cara, vi saròsempre piùche grata della vostra sollecitudine.

Si separano.

Mme de Volanges si avvia lentamente per uscire dalla stanza, curva per la preoccupazione, seguendo il Maggiordomo. Sentendola allontanarsi, Valmont emerge dal paravento prima che la donna sia uscita, con allarme della Merteuil. Ma Mme Volanges non si volta, e Valmont non resiste alla tentazione di farle delle boccacce dietro le spalle, stimolando la Merteuil a sibilargli.

Merteuil - Smettetela.

Valmont - Sicchévi risulta che sono tornato a Parigi?

Merteuil . Lo avete detto voi, che ci vogliono degli ostacoli.

Valmont - Siete una donna perfettamente malvagia.

Merteuil - E voi volevate un’occasione per far soffrire mia cugina.

Valmont - Non vi resisto.

Merteuil -  Vi ho facilitato le cose.

Valmont - Ma tutto questo èestremamente inopportuno. Sono stato invitato dalla contessa di                   Beaulieu.

Merteuil - Dovrete presentare le vostre scuse.

Valmont - La contessa mi ha promesso l’uso esclusivo dei suoi giardini. A quanto pare il dito del              conte non èpiùverde come una volta.

Merteuil - Saràcosì. Ma ho sentito dire che ha tanti amici giardinieri.

Valmont - Davvero?

Merteuil - Voi volete la vostra vendetta, io voglio la mia. Temo che ci sia un solo posto dove potete          andare.

Valmont - Dovrei tornare dalla zia. Ècosì?

Merteuil - Proprio così. Dalla zia. Dove potrete seguire anche quell’altra faccenda. Vi dovete                    procurare una certa prova, non lo avrete dimenticato.

Valmont - Non vi sembra che sarebbe generoso mostrare un po’di fiducia nelle mie capacità?                   Potreste anche fare a meno di tante prove, e…

Merteuil - Lo voglio per iscritto (Valmont regala alla Merteuil il suo sorriso piùaccattivante, ma                senza smuoverla minimamente). E adesso dovete lasciarmi.

Valmont . Devo? Perché?

Merteuil - Perchého fa,e.

Valmont - Giusto. Ho anche io un certo appetito.

Merteuil - Quand’ècosìtornate a casa e mangiate. (Silenzio. Poi Valmont attraversa la scena verso           la Merteuil e le bacia a lungo la mano). Per iscritto.

Valmont sorride, si volta e si allontana a gran passi.

SCENA QUINTA

Una settimana dopo. Il salone del castello di Mme de Rosemonde.

Mme de Tourvel èdistesa sulla chiase-longue, terre in viso; Cécile èseduta nel vano della finestra, intenta al piccolo punto; Mme de Rosemonde e Mme de Volanges sono al tavolino da gioco; e solo Valmont èin piedi e si aggira per la stanza, con l’occhio che gli va da Mme de Tourvel a Cécile e viceversa.

Rosemonde - Mio caro, sarete felice di apprendere che Armand si èrimesso in piedi ed ètornato a            lavoro.

Valmont - Chi?

Rosemonde - Monsieur Armanda, ve lo ricordate? Quel capofamiglia che aiutaste così                               generosamente.

Valmont - Ah, sì.

Valmont cessa le sue peregrinazioni e si mette a sedere, ora con gli occhi fissi su Mme de Tourvel. Quando lei lo guarda lui distoglie lo sguardo su Cécile per qualche secondo, e quando torna a guardare nota compiaciuto che Mme de Tourvel non ha smesso di fissarlo, anche se non appena colta sul fatto la donna si affretta a guardare altrove, un po confusa.

Rosemonde - Abbiamo seguito certe cose durante la vostra assenza. Devo dire che lui non si stanca          mai di cantare le vostre lodi. (Si volta a Mme de Volanges) L’ultima volta che mio nipote è          stato qui scoprimmo quasi per caso che era sceso in paese, dove…

Valmont (d’un  tratto si alza in piedi, sempre fissando Mme de Tourvel) - Come vi sentite,

madame? (Momentanea confusione). Mi dispiace di interrompervi zia, tutto ad un tratto mi èparso che Mme Tourvel non si sentisse bene.

Tourvel - No…no, sto benissimo.

Mme Rosemonde e Mme de Volanges si alzano e corrono da Mme de Tourvel, che ora sembra stare male sul serio a onta delle proprie deboli proteste.

Come le donne si chinano su di lei, Valmont si volta a Cécile, che èrimasta dov’era, in atto di conficcare l’ago nella tela, e destramente le lascia cadere in grembo una lettera. Lei ècosìstupita della cosa che rimane per un momento ferma a bocca aperta. Ma poi afferra il significato dei gesti impazienti di Valmont, scansa il suo piccolo punto e si caccia in tasca la lettera. Finalmente, di nuovo in seguito a un gesto di Valmont, Cécile si dirige verso la chaise-longue, mostrando un cortese interessamento e fermandosi in piedi, accanto a Valmont e a rispettosa distanza da Mme de Tourvel, che continua ad essere al centro dell’attenzione.

Rosemonde - Siete molto pallida, mia cara.

Tourvel - Sto benissimo.

Volanges - Forse avete bisogno di aria. Non v sentite oppressa?

Tourvel - No, davvero…

Valmont - Sono certo che come al solito Madame de Volanges ha rgione. Un piccolo giro in                      giardino forse?

Tourvel - Beh, forse…

Volanges - Venite, amica mia, vi accompagniamo tutti.

Tourvel - Me la cavo benissimo da sola.

Valmont - Scusate se mi intrometto, signore , ma io dico che fate bene ad insistere. Non lasciate               solo madame.

Mme de Tourvel èpresa in cotropiede da questo e si acciglia un poco, perplessa, e si lascia avvolgere uno scialle intorno alle spalle mentre viene spinta verso la portafinestra da Mme de Rosemonde e Mme de Volanges.

Rosemonde - L’aria fresca vi faràun gran bene.

Volanges - Forse ha trovato il pasto un po’pesante…

Rosemode Non credo che possa dipendere da quello. Solange èuna cuoca eccellente…

Durante questo, Cécile ha raccolto il proprio scialle e ha fatto per seguire le altre. Come se lo sta avvolgendo sulle spalle peròrimane sorpresa sentendoselo strappare di dosso da Valmont, che lo butta su di una sedia e contemporaneamente le sussurra a denti stretti.

Valmont - Tornate a prenderlo.

Cécile lo guarda accigliandosi per un momento, quindi segue le altre dame, i cui passi si sentono ancora mentre sostengono Mme de Tourvel da ambo i lati, uscendo in giardino. Una pausa.

Valmont gira per la stanza, apparentemente soddisfatto di sé.

Ora Cécile ricompare e si ferma con fare esitante appena varca la porta-finestra.

Valmont (prende il suo scialle e avanza verso di lei) - Non voglio suscitare sospetti, Mademoiselle,            pertanto devo essere breve e chiedervi di badare attentamente a quanto vi dirò. Come avrete           certo indovinato, la lettera che vi ho dato viene dal nostro amico, il cavaliere Danceny.

Cécile - Sì, l’avevo indovinato, Monsieur.

Valmont - E come avete visto, passare le lettere non èla cosa piùsemplice del mondo. Non posso             certo creare una diversione ogni giorno.

Cécile - E mama u ha tolto la carta e le penne.

Valmont - Sì. Ora ascoltatemi bene. Ci sono due grandi armadi nell’anticamera accanto a camera              vostra. In quello di sinistra troverete una provvista di carta, penne e inchiostro.

Cécile - Oh, grazie!

Valmont - Vi suggerisco di restituirmi le sue lettere non appena le avrete lette. Èmeglio che non le           teniate con voi.

Cécile - Devo proprio?

Valmont - Sarebbe sensato. (A questo punto estrae una chiave dal taschino del giustacuore)                      Guardate questa chiave. Assomiglia a quella della vostra camera da letto, che per caso mi                  risulta trovarsi di solito nella camera di vostra madre, sul caminetto, legata ad un nastrino    azzurro. Prendetela, legateci il nastrino azzurro e mettetela al posto di quella di camera                         vostra, che darete a me. In capo a due ore io l’avròfatta duplicare e vi restituiròl’originale,     che cosìpotrete rimettere in camera di vostra madre. Dopodichépotròraccogliere le vostre    lettere e consegnare quelle di Danceny senza inconvenienti di sorta. (Porge la chiave a                   Cécile, che la prende non troppo persuasa) Ah. Sullo scaffale sotto la carta da lettere                     troverete anche una piuma e una bottiglietta di olio per ungere la serratura dei cardini della   porta di camera vostra.

Cécile - Ma siete sicuro, monsieur…non so mica se sia bene che …

Valmont - Trovate un altro modo. Vostra madre non vi perde mai di vista. Dovete fidarvi di me, mia        cara.

Cécile - Bene, so che Danceny ha fiducia in voi…

Valmont - Credetemi, Mademoiselle, se c’èuna cosa che non mi va giùsono gli inganni. Èsolo                 perchéèun amico se prendo in considerazione metodi del genere. (Cécile sorride incerta e        mette via la chiave. Rimane lìferma evidentemente tormentata dall’indecisione). E ora ci              proporrei di raggiungere la mamma e le altre prima che mandino una spedizione di ricerca.

Cécile - Sì, monsieur. Grazie, monsieur.

Cécile si volta e si affretta in giardino con lo scialle.

Valmont la guarda andare, assorto.

Valmont - Èun piacere. (Va alla poltrona e ci si sprofonda, prende un libro dal bracciolo della                   poltrona, trova il punto e si mette a leggere).

Le luci cambiano. Ora èil crepuscolo.

Sempre intento nella lettura, Valmont alza gli occhi mentre Mme de Tourvel entra nella stanza. La donna si blocca nel momento in cui vede Valmont, che depone il libro e si alza.

Valmont - Spero che vi siate ripresa, madame.

Tourvel - Se fossi stata male non sarebbe stato difficile capire di chi era la colpa.

Valmont - Mia, volete dire? Non posso crederci.

Tourvel - Avevate promesso di andarvene.

Valmont - E l’ho fatto.

Tourvel - E allora come avete potuto avere il cinismo di ritornare non invitato e senza preavviso?

Valmont - Mi sono trovato costretto a occuparmi di un affare urgente in questa zona. Per di più, è            una cosa che riguarda mia zia.

Tourvel - Spero solo che si possa risolvere rapidamente.

Mme de Tourvel si sposta con cautela verso il centro della stanza. Durante il seguito della conversazione Valmont riesce impercettibilmente a mettersi fra lei e la porta-

Valmont - Perchéce l’avete tanto con me? Sono stato via per quasi tre settimane e vi ho scritto solo          tre volte.

Tourvel - Non ce l’ho con voi. Anche se ne avrei ogni motivo. Vi eravate solennemente impegnato

a non offendermi quando mi aveste scritto, e poi nella primissima lettera non avete parlato                         d’altro che delle sofferenze d’amore.

Valmont - Se si considera che non sono praticamente mai riuscito a pensare ad altro che a voi, mi si          potrebbe dare atto di un controllo addirittura eroico.

Tourvel - Non per quanto riguarda gli argomenti. Non avete fatto che esprimere i vostri sentimenti,           nonostante le mie preghiere.

Valmont - Volevo obbedire, ma non ne ho avuto la forza.

Tourvel - Secondo voi esisterebbe un qualche rapporto fra quello che chiamate amore e la felicità:             io non posso vederlo.

Valmont - Date le corcostanza, sono d’accordo con voi. Quando l’amore non ècorrisposto…

Tourvel - Non potrebbe essere altrimenti. Contraccambiare i vostri sentimenti mi èimpossibile e

voi lo sapete. E anche se lo facessi, la cosa potrebbe solo farmi soffrire, senza render voi                minimamente piùfelice.

Valmont - Ma di cos’altro avrei potuto scrivervi, se non del mio amore? Che cos’altro c’è? Credo di         aver fatto tutto quello che mi avete chiesto.

Tourvel - Nemmeno per sogno.

Valmont - Me ne sono andato quando me l’avete chiesto.

Tourvel - E poi siete tornato. (Silenzio, mentre Valmont cerca un modo di continuare,                                momentaneamente messo a tacere). Vi ho offerto la mia amicizia, monsieur. Èla sola cosa             che posso darvi: perchénon potete accettarla?

Valmont - Potrei fingere; ma sarebbe disonesto.

Tourvel - Non rispondete alla mia domanda.

Valmont - L’uomo che ero una volta si sarebbe contentato dell’amicizia e avrebbe tentato di                     volgerla a suo favore. Ma io ora sono cambiato e non posso nascondervi il fatto che vi amo    teneramente, appassionatamente, e sopra ogni altra cosa, rispettosamente. E allora come                      potrei   rassegnarmi alla tiepida posizione dinamico? (La strategia di Valmont ha avuto                         successo perchéin quel momento Mme de Tourvel decide di uscire dalla stanza e si trova la        strada sbarrata). E in ogni caso voi non state piùnemmeno fingendo l’amicizia.

Tourvel - Che volete dire?

Valmont - Èamicizia questa?

Tourvel - Non potete aspettarvi che io resto qui ad ascoltare l’enunciazione di sentimenti che come           ben sapete posso trovare soltanto offensivi.

Valmont - Voi mi fraintendete. So che non potete accordarmi niente di piùdella vostra amicizia,              della quale fra parentesi vi sono profondamente grato, e io non posso sentire per voi niente      di meno dell’amore. Sappiamo entrambi che lo cose stanno esattamente così. Non vedo                   perchériconoscere la veritàdebba perdermi la vostra amicizia. Franchezza e onestànon                   meritano di essere punite. Non siete d’accordo?

Tourvel - Voi siete un asso quando si tratta di formulare domande che escludono la risposta                      negativa. Qui non di discute della vostra onestà. Il punto èche io ho avuto la debolezza di    lasciarmi convincere a concedervi un favore che non avreste dovuto ottenere, e ho fatto                       questo a certe condizioni, nessuna della quali voi avete osservato. Di conseguenza, ho la                       sensazione che sia siate approfittato della mia buona fede.

Valmont - Che posso dire per rassicurarvi? Come potete avere paura di me, quando, per il fatto che          vi amo, la vostra felicitàèper me molto piùimportante della mia? Voi avete fatto di me un    uomo migliore: ora non dovete distruggere la vostra opera.

Tourvel - Non voglio distruggerla. Ma devo chiedervi se avete intenzione di uscire da questa stanza,         ovvero di lasciarmi passare.

Valmont - Perché?

Tourvel - Perchétrovo questa conversazione deprimente. A quanto pare non riesco a farmi capire

da voi; e non voglio ascoltare quello che finite sempre per rispondermi.

Valmont . Benissimo. Vi lascio padrona del campo.

Tourvel - Grazie.

Valmont - Peròascoltatemi. Sbrigheròi miei affari rapidamente, come mi chiedete. Ma poiché                  dovremo vivere sotto lo stesso tetto, almeno per qualche giorno, potremmo fare in mod di    sopportarlo? Non siamo mica costretti a evitarci. Non credete?

Silenzio. Valmont attende.

Tourvel - No, certo. Purchévoi osserviate qualche semplice regola.

Valmont - Vi obbediròin tutto. Vorrei che mi conosceste quanto basta per capire fino a che punto            sono cambiato. I miei amici a Parigi lo hanno notato subito. Sono diventato sollecito,                 caritatevole, coscienzioso, casto…

Tourvel - Casto?

Valmont - Non ascoltate le solite storie di Parigi. (Una pausa). Devo tutto alla vostra influenza, e

per questo devo ringraziarvi. E ora, buona sera. (Effettua un profondo inchino e si volta,               avviandosi verso la porta).

Tourvel - Monsieur?

Valmont - Sì?

Tourvel (guarda per un attimo Valmont, turbata; quindi scuote il capo) Niente.

Valmont si volta, si consente un sorrisetto fra sée esce. Mme de Tourvel rimane a lungo ferma, immobile, intrappolata nella sua lotta privata.

SCENA SESTA

Due settimane dopo. Notte fonda. Camera da letto di Cécile al castello. Buio.

Cécile dorme saporitamente. Dopo un po’sentiamo una chiave girare nella serratura. Questa si apre dolcemente e Valmont entra con rapiditànella stanza. Indossa una veste da camera e ha in mano una lanterna magica cieca. Si dirige verso il letto e sosta un momento in contemplazione di Cécile, che non si èsvegliata. Depone la lanterna senza rumore e dopo una pausa di riflessione si china e molto delicatamente scosta le coperte. Disturbata, lei si muove ma sempre senza svegliarsi. Valmont le copre la bocca con la mano. Lei spalanca gli occhi.

Valmont - Non c’èda preoccuparsi. (Toglie la mano).

Cécile (continua a fissarlo sbalordita) - Avete …portato una lettera?

Valmont - Oh, no …

Cécile - E allora cosa…?

Invece di rispondere, Valmont si china per baciarla. Una lotta breve e intensa nella quale Cécile riesce a impedire il bacio ma viene colta totalmente di sorpresa quando Valmont le infila una mano sotto la camicia da notte. I suoi occhi si dilatano inorriditi, ma il suo grido viene soffocato immediatamente dall’altra mano di Valmont, che la suggella la bocca. Lei si dibatte con decisione per un momento, riesce a libertari la testa e si getta attraverso il letto verso il campanello. Valmont si tuffa a sua volta sul letto, afferrandole il polso appena in tempo. Continuano a lottare con tutte le forze e in silenzio per un momento, finchélui non riesce a sopraffarla.

Valmont - Non dovete fare così. Che cosa direte a vostra madre quando arriverà? Come spiegherete il fatto che ho la vostra chiave? Se le diròche siete stata voi a invitarmi ho come il sospetto che saròcreduto. (La mano di Valmont ètornata dov’era prima).

Sono distesi sul letto, affiancati.

Cécile - Che volete?

Valmont - Mah, non saprei. Voi che ne pensate?

Cécile - No, vi prego. Non fatelo. Vi prego.

Valmont - E va bene. Voglio solo che mi diate un bacio.

Cécile - Un bacio?

Valmont - Uno solo.

Cécile - E poi ve ne andrete?

Valmont - Me ne andrò

Cécile - Promesso?

Valmont - Promesso.

Cécile (ricade sul cuscino con un lieve gemito e parla, quasi impercettibile) - Va bene. (Senza

            togliere la mano Valmont si china su Cécile e le da un bacio. Dopo un po’si stacca, m non

fa alcuna mossa per allontanarsi). Va bene?

Valmont - Molto gradevole.

Cécile - No, voglio dire, andate via adesso?

Valmont - Oh, no. Non credo.

Cécile - Ma avete promesso.

Valmont - Ho promesso di andarmene se mi aveste dato un bacio. Ma non mi avete dato un bacio.            Io vi ho dato un bacio. Non èaffatto la stessa cosa.

Silenzio. Cécile sbircia infelicemente Valmont. Lui la guarda a sua volta, in calma attesa.

Cécile - E se vi dessi un bacio…?

Valmont - me ne andrei.

Cécile - Promesso?

Valmont - Ma non vogliamo metterci piùcomodi?

Cécile - Non dimenticate che avete promesso! (Valmont copre entrambi con la coperta, quindi si               appoggia per squadrarla dall’alto in basso. Torna a mettere la mano in quel posto e Cécile      reagisce trasalendo) Non fate così, vi prego.

Valmont - La tolgo subito. Dopo il bacio.

Cécile - Promesso?

Valmont - Sì, sì.

Cécile - Giurate?

Valmont - Giuro. Adesso abbracciatemi come si deve. (Cécile gli dàun bacio lungo e di                            sorprendente intensità, gli occhi chiusi per forza. D’un tratto si stacca da lui per quanto può,          ora gli occhi aperti e pieni di stupore. La mano di Valmont emerge lentamente da sotto la                         coperta. Cécile continua a sembrare stupefatta). Visto? Ve lo avevo detto che l’avrei tolta              subito.

SCENA SETTIMA

Il giorno dopo, I°ottobre. Il basso sole pomeridiano entra obliquo dalle finestre del salone del castello di Mme de Rosamonde.

In un primo momento la stanza èvuota. Quindi compare Cécile, sottobraccio a Mme de Merteuil che sembra quasi sorreggerla. Cécile sembra sfinita e sconsolata; la Merteuil, sollecita.

Merteuil - Mia cara, davvero non posso aiutarti se non mi dite cos’èche vi turba.

Cécile - Non posso. Credetemi, non posso.

Merteuil - Ma non eravamo d’accordo? Nessun segreto fra di noi.

Cécile - Sono cosìinfelice. (Scoppia in pianto. La Merteuil la prende fra le braccia e la consola                  meccanicamente, con un’espressione, finchénon èvista da Cécile, annoiata e impaziente) Tutto èprecipitato dal giorno in cui maman ha trovato le lettere di Danceny.

Merteuil - Sì, lìfaceste proprio una sciocchezza. Come èpotuto succedere?

Cécile  - Deve averglielo detto qualcuno. Marciòdritta alla mia scrivania e aprìil cassetto dove le             tenevo.

Merteuil - Chi puòaver fatto una cosa simile?

Cécile - Deve essere stata la mia cameriera…

Merteuil - O forse il tuo confessore…?

Cécile - Oh no, lui no di certo.

Merteuil - Non puoi sempre fidarti di quelle persone, mi cara.

Cécile - Èterribile.

Merteuil - Ma oggi, che ti succede oggi?

Cécile - Se ve lo dico vi arrabbiate con me.

Merteuil - Forse èquello che vuoi. Che mi arrabbi con te. (Cécile guarda la Merteuil, sorpresa della           sua penetrazione). Andiamo.

Cécile - Non so come dirlo.

Merteuil - Forse sto giàcominciando ad arrabbiarmi. (Ha parlato con calma; ora segue un lungo                 silenzio).

Cécile (finalmente, inspira profondamente) - Questa notte…

Merteuil - Sì.

Cécile - Per poter scrivere a Danceny e ricevere le sue lettere senza causare sospetti, ho dato a Monsieur de Valmont la chiave della mia camera…

Merteuil - Sì.

Cécile - E questa notte lui l’ha usata. Ho creduto che fosse venuto solo per portami una lettera. Ma           non era così. E quando ho capito perchéera venuto, era troppo tardi per fermarlo…

Cécile scoppia nuovamente in singhiozzi. Ma questa volta la merteuil non la prende fra le braccia. Invece, la scruta freddamente per un momento prima di parlare.

Merteuil - Cioèsiete sconvolta perchéMonsieur de Valmont vi ha insegnato una cosa che morivate dalla voglia di sapere.

Le lacrime di Cécile cessano di colpo. Cécile alza la testa.

Cécile - Come?

Merteuil - Volete farmi credere che quello che di solito schiarisce le idee alle ragazzine vi ha                      confuso le vostre?

Cécile - Credevo vi sareste scandalizzata.

Merteuil - Dimmi una cosa. Avete resistito, vero?

Cécile - Certo, piùche ho potuto.

Merteuil - Ma lui vi ha costretta.

Cécile - Non proprio. Èche quando ho provato a difendermi ho visto che era impossibile.

Merteuil - Eravate forse legata?

Cécile - No, no, ma ha un modo di mettere le cose che non si riesce a pensare a una risposta.

Merteuil - Nemmeno a un semplice «no»?

Cécile - Io ho continuato a dire di no, ma in qualche modo intanto facevo il contrario. E alla fine…

Merteuil - Sì?

Cécile - Gli ho detto che poteva tornare questa notte. (Silenzio. Cécile sembra ancora una volta                 tremante e lìlìper piangere) Come mi vergogno.

Merteuil - La vergogna ècome il dolore; si sente una volta sola.

Cécile - E questa mattina èstato terribile. Appena ho visto maman sono scoppiata a piangere. non             ho potuto farci niente.

Merteuil - Potevate arrivare fino in fondo, e confessare ogni cosa. Cosìnon avreste motivo di                    preoccuparvi. Le valigie sarebbero giàfatte, e voi in partenza per il convento.

Cécile - Ma allora che faccio?

Merteuil - Lo volete davvero il mio consiglio?

Cécile - Vi prego.

Merteuil (riflette un momento) - Lasciate che Monsieur de Valmont continui la vostra istruzione. Convincerete vostra madre che avete dimenticato Danceny. E non cercate di impedire le vostre                         nozze.

Cécile (guarda la merteuil a bocca aperta) Con Monsieur Gercourt?

Merteuil - Quando c’èdi mezzo un matrimonio un uomo ne vale un altro. E anche il piùintrattabile          èmeno ingombrante di una madre.

Cécile - Ma Danceny allora?

Merteuil - Sembra molto paziente di carattere.  una volta sposata potreste vederlo senza grandi                  difficoltà.

Cécile - Mi pareva che mi aveste detto una volta…anzi, ne sono sicura, una volta all’Opéra. Che da         sposata sarei dovuta restare fedele a mio marito.

Merteuil - Eravate distratta, chissàcosa avete sentito. L’opera, probabilmente.

Cécile - Insomma voi mi dite che devo fare quella cosa con tre uomini diversi?

Merteuil - Vi dico, sciocchina, che se prendete qualche precauzione elementare potete farlo o non             farlo, con tutti gli uomini che volete, tutte le volte che volete, in tutti i modi che volete. Il                  nostro sesso ha pochi vantaggi, approfittate almeno di quei pochi. Ecco vostra madre.                   Ricordate quel che vi ho detto, e soprattutto basta frignare.

Cécile - Sì, madame.

A questo punto Mme de Volanges le ha praticamente raggiunte.

Mme de Volanges saluta appena la Merteuil, ma la sua ansiosa attenzione èdiretta quasi totalmente su Cécile, la cui espressione èora profondamente assorta.

Volanges - Come ti senti ora, cara?

Cécile - Oh, molto meglio, grazie, maman.

Volanges - Hai una faccina cosìstanca. Dovresti andare a letto.

Cécile - No, davvero, io…

Merteuil - Secondo me dovreste fare come dice vostra madre. Possiamo farvi portare qualcosa in              camera. Dopo starete meglio.

Cécile - Beh, forse avete ragione, madame. (Fa una riverenza alla Merteuil e bacia la madre su                   ambo le guance).

Volanges - Fra un po’vengo a vedere come stai. (Cécile esce con aria sottomessa, osservata dalle altre. Quando èuscita Mme de Volanges torna a rivolgersi alla Merteuil) Avete un’ottima   influenza su di lei.

Merteuil - Mi piace pensarlo. Ma cosa credete che abbia?

Volanges - Non ve lo ha detto?

Merteuil - No. Abbiamo parlato solamente dei piaceri che le procura la campagna.

Volanges - Il che mi convince ancora di piùdella ragione della sua infelicità. Si sta struggendo per            quel giovanotto. E la cosa comincia a guastarle la salute.

Merteuil - Ne siete sicura?

Volanges - Questa mattina le ho chiesto semplicemente come aveva dormito, e mi si èbuttata                   piangendo fra le braccia. Non la finiva più. (Un profondo sospiro. Poi si volta con                                determinazione verso la Merteuil) Mia cara cugina, vorrei avere un vostro consiglio. Sto                    facendo delle considerazioni che mi rendono sempre piùperplessa. Ètutto il giorno che ci           rifletto.

Merteuil - Mia cara amica, ve ne prego. Sarei fiera di potervi essere utile.

Volanges - Ecco. Ripensando a tutta questa storia; forse dovrei rompere il fidanzamento di Cécile            con il conte di Gercourt. (La Merteuil alza la testa di scatto). Come partito ècerto molto                       migliore di Danceny, ma se prendiamo la famiglia non c’èpoi tutta questa superiorità.                        Danceny non èricco, d’accordo. D’altro canto Cécile ha un patrimonio che basta per due. E   la cosa piùimportante èche si amino. Non siete d’accordo? (Silenzio. La Merteuil sta                    pensando rapidamente, ma la calma nella sua voce non lo lascerebbe pensare). Credete che     sbagli?

Merteuil - Sono sicura che qualunque decisione finirete per prendere, si riveleràquella giusta.                    D’altro canto io non sono influenzata da quel lodevole sentimento che èl’amore materno. Puòdarsi che per questo riesco a considerare la situazione con distacco.

Volanges - Continuate, vi prego. Mi fido del vostro giudizio.

Merteuil - Bene. A me sembra una questione di distinguere fra quello che ègiusto e quello che è               piacevole. Direi che questo giovane ha diritto ad avere vostra figlia soltanto perchéha una      passioncella per lei èun po’come dire che un ladro ha diritto ad avere i vostri soldi. Io non      lo so mica quando sia opportuno un sentimento come l’amore, soprattutto nel matrimonio.   Considero infinitamente piùimportanti l’amicizia, la fiducia e il rispetto reciproco.

Volanges - Insomma, non approvate la scelta di Danceny.

Merteuil - Come pretendente fra i due non c’èconfronto: questo èinnegabile. Lo so che il denaro             non ètutto, ma pensate che sessantamila lire l’anno siano veramente sufficienti a mantenere      il tipo di ménage che Cécile dovràmandare avanti, anche come semplice madame Danceny?     Naturalmente non mi sognerei mai di insinuare che Danceny si sia lasciati un pochino                  influenzare da considerazioni finanziarie, ma…

Volanges - Ma?

Silenzio. Mme de Volanges riflette.

Merteuil - Ma, come dico, questa èsoltanto una mia opinione. Naturalmente tocca a voi decidere.

Volanges - Si, certo.

Merteuil - Forse non dovreste farlo basandovi soltanto su di uno sfogo, che puòavere un’infinitàdi             spiegazioni…anche mediche per esempio.

Entra senza rumore Valmont.

Volanges - Forse avete ragione.

Merteuil - Ad ogni buon conto, spero che potremo tornarci sopra quando ci ritroveremo tutti a                  Parigi.

La Merteuil accompagna questa frase con un gesto che mette Mme de Volanges in guardia sul fatto che Valmont èentrato nella stanza. Valmont si inchina, mentre le dame si rivolgono verso di lui.

Valmont - Madame.

Volanges - Vi chiedo scusa, Monsieur. Devo andare a dire che portino qualcosa da mangiare a mia           figlia.

Valmont - Oh, èindisposta?

Volanges - Momentaneamente.

Valmont - I giovani hanno grandi capacitàdi recupero. Sono certo che saràin piedi in meno che

non si dica. Almeno ditele che così  le auguro.

Volanges - Grazie, monsieur. (Lascia rapidamente la stanza.)

Valmont (la guarda andare, quindi si rivolge alla Merteuil e le sorride) - Avete visto? Non tollera di          trovarsi nella stessa stanza con me.

Merteuil - Ma a quando mi risulta vi siete vendicato. Bravo.

Valmont - lo sapete?

Merteuil - La piccola non vedeva l’ora di dirmelo.

Valmont - Un rapporto favorevole, spero.

Merteuil - Al contrario, signor visconte. Se non l’avessi sgridata, credo che alla vostra prossima                 visita avreste trovato la porta chiusa con paletto oltre che non la chiave.

Valmont - Mi sorprendete. Avevo avuto la malizia di non metterci piùforza di quanta un minimo di         resistenza avrebbe potuto debellare.

Merteuil - Eppure per qualche ragione lei sembra pensare che sia stato un approccio un po’troppo             disinvolto.

Valmont - Non era ancora in programma, per dire la verità. Ma quando ho saputo del vostro arrivo            atteso per oggi, ho voluto essere almeno in grado di offrirvi un po’di divertimento.

Merteuil - Meno male che ho deciso di affacciarmi. Per poco la vostra iniziativa non mandava                   all’aria tutto il nostro piano.

Valmont - Che volete dire?

Merteuil - Madame de Volanges si ètalmente preoccupata dello stato in cui ha trovato Cécile                   stamattina, che ha deciso di consentirle di sposare Danceny, dopotutto.

Valmont - Ma no!

Merteuil - Forse sono riuscita a convincerla a non farlo. Resta comunque il fatto che per poco non ci         privavate della nostra vendetta su Gercourt.

Valmont - Come avrei potuto prevedere un simile attacco di compassione? Non mi risulta che ci               siano dei precedenti nella carriera di maman Volanges.

Merteuil - Sto cominciando ad avere i miei dubbi sul vostro talento, cari visconte. Non saràuna                fama usurpata, la vostra? C’èancora una cosa. La vera ragione della mia venuta in questo           lugubre posto èstata la speranza di vedere un certo foglio rigato di lacrime.

Valmont - Ah.

Merteuil - mentre da quanto avete detto posso soltanto dedurre che un simile documento non esiste.

Valmont - Infatti.

Merteuil - Non èdetto che sia un male. I vostri sforzi di questa notte vi hanno probabilmente                    esaurito.

Valmont - Credo mi conosciate troppo bene per dire questo.

Merteuil - Non saprei. Avete una spiegazione per la vostra straordinaria lentezza dei vostri                         progressi?

Valmont - Voi dite che èun posto lugubre, io perònon ho incontrato un solo momento la noia in              tutte le settimane che ci ho passato. Non dico che non abbiate ragione ad essere impaziente,          ma a me piace osservare la lotta fra l’amore e la virtù. Ve l’ho giàspiegato.

Merteuil - Sbrigatevi. Il secolo sta per finire.

Valmont - Èvero, sono piùdi due mesi che mi resiste, la cosa non ha quasi precedenti. Ma davvero          non voglio precipitare le cose. Facciamo insieme delle passeggiate quasi ogni giorno, e ogni     colta ci spingiamo un poco piùlontano lungo il sentiero che non ha svolte. Lei ha accettato

il mio amore; io, la sua amicizia. Entrambi sappiamo quanto poco ci sia da scegliere fra i due. Sta chiudendo gli occhi. Ogni passo che fa per allontanarsi dalla conclusione inevitabile ve la porta piùvicina. Le speranze, le paure, la passione e l’incertezza: anche a teatro, che si potrebbe chiedere di più?

Merteuil - Un pubblico?

Valmont - Ci siete voi: voi siete il mio pubblico. E quando Gercourt saràsposato, e Madame de Tourvel avràfinito per crollare, lo racconteremo a tutti, non ècosì? E la storia si diffonderàmolto        piùrapidamente della trama dell’ultima commedia; e senza dubbio avràmolto piùsuccesso.

Merteuil - Spero che abbiate ragione. Caro visconte, vorrei poter condividere la vostra fiducia.

Valmont - Mi dispiace soltanto che il nostro accordo si riferisce al compito che mi sono assegnato             da solo e non a quello che mi avete assegnato voi.

Merteuil - Di questo vi sono grata. Ma sarebbe stato di una facilitàquasi offensiva. Non si applaude         il tenore che si èsolo raschiato la gola.

Valmont - Avete ragione, come si puòconfrontare …(Si interrompe).

Entra Mme de Rosemonde, seguita da Mme de Tourvel. Mme de Rosemonde va malferma a abbracciare la Merteuil. La Merteuil risponde plausibilmente, ma èchiaro che ha immediatamente registrato lo sguardo scambiato fra Valmont e Mme de Tourvel, uno sguardo che indica che qualche progresso nei loro rapporti c’èstato davvero.

Rosemonde Sono felice che siate venuta a trovarci, mia cara, anche se per cosìbreve tempo.

Merteruil - Vorrei potermi trattenere di più, madame, ma le proprietàdel mio povero marito…

Rosemonde - Lo sapete cosa pensavo ieri? Sono passati piùdi cinque anni dalla vostra ultima visita,         con la cara buonanima. Un uomo cosìgentile, cosìvigoroso, chi avrebbe potuto                                    immaginare…eh…

La Merteuil, che si trova al centro della stanza, ha tenuto d’occhio Mme de tourvel e sopratutto Valmont, il quale èveramente perso nella contemplazione di Mme de Tourvel. Quello che vede non le piace, anzi, chiaramente la disturba, benchédopo una brevissima pausa riesca a rispondere cortesemente a Mme de Rosemonde.

Merteuil - Sì, madame, non si puònegare che la vita sia terribilmente imprevedibile.

SCENA OTTAVA

Due notti dopo. Camera da letto di Valmont al castello. Al momento èdeserta, con un paio di candele che emanano una luce attenuata.

Ora compare Valmont con la sua lanterna cieca, in atto di accompagnare Cécile nella stanza. Sono entrambi in vestaglia. Cécile si guarda intorno con un po’di apprensione.

Valmont - Molto simile a camera tua, come vedi. Qui peròpotrai fare tutti gli strilletti che vuoi. (È            arrivato al letto e comprime il materasso) E il materasso èun poco piùduro.

Cécile - Ed èmeglio?

Valmont - Sì, molto meglio.

Cécile emette un gridolino di gioia, butta via la vestaglia e salta sul letto. Rimbalza un paio di volte, quindi si tuffa sotto le lenzuola. Valmont la guarda, in piedi.

Cécile - Cosa state aspettando?

Per tutta risposta Valmont si distende comodamente sul letto, le mani dietro il capo.

Valmont - La prima cosa che devi imparare èche non c’ènessunissima ragione di affrettarsi.                     (Allunga un mano per accarezzarla) Ecco. Come ogni altra scienza, il punto numero uno è          essere sicuri di saper chiamare ogni cosa con il nome giusto.

Cécile - Ma che bisogno c’èdi parlare?

Valmont - Un vocabolario corretto ti serve per indicarmi quello che vorresti che ti facessi. Oppure             offrirmi qualcosa che a mia volta potrei trovare  di mio gusto.

Cécile - Ma non basta dire…

Valmont - Se avròlavorato come si deve, vorrei che la prima notte tu fossi in gradi di dare qualche           sorpresa piacevole a Monsieur de Gercourt.

Cécile - Credete che gli faràpiacere?

Valmont - Ma certo. Naturalmente penseràche la tua mamma ti ha istruito come si deve.

Cécile (scoppia a ridere) Maman? Ma lei morirebbe piuttosto che parlare di queste cose.

Valmont - Dici davvero? Mi sorprendi. Pensare che una volta era una delle ragazze più                              chiacchierate di Parigi.

Cecil - Maman?

Valmont - Certo. Nota piùper l’entusiasmo che per la perizia, se ricodo bene, ma nota senz’atro. Ci          fu una volta famosa, tu non eri neanche nata, quando andòospite dalla contessa di Beaulieu,        che con molto tatto le diede una camera fra quella di tuo padre e quella di un certo Monsieur        de Vressac, il qual all’epoca era il suo amante ufficiale. Eppure, malgrado tanta sollecitudine          da parte della padrona di casa, lei riuscìa passare la notte con un terzo uomo.

Cécile (ride di nuovo) - Non ci posso credere. Sono solo pettegolezzi.

Valmont - No, no, ti assicuro che èvero.

Cécile - E voi come lo sapete?

Valmont - Il terzo uomo ero io. (La mascella di Cécile ricade. Per un momento Cécile fissa                        Valmont, inorridita. Lui le rimanda un sorriso soave, e poi tutto a un tratto, non resistendo    più, Cecil sorride anche lei. Valmont scosta la coperta) Su questo torniamo piùtardi.                  Durante gli intervalli. Mi hai chiesto se Monsieur de Gerecourt saràcontento delle tue              capacità. La risposta èche anche se non dovesse esserlo, troverai certo molti altri che lo                      saranno. La cultura serve sempre a qualcosa. (Allunga una mano e la passa dietro la testa di            lei, attirandola a sé) Ora potremmo cominciare con un paio di termini latini.

SCENA NONA

Tardi, la sera dopo. Mme de Tourvel indugia sola nel salone del castello. Il tavolino da gioco èsparso di carte.

Vagando senza un vera meta, Mme de Tourvel, che ogni tanto lancia un’occhiata verso la porta, non sembra avere una ragione particolare per trovarsi nella stanza. Ad ogni modo si avvia rapidamente verso il tavolino e comincia a rimettere a posto le carte, quando compare sulla soglia Valmont, elegante ma pallido.

Valmont - Sola? (Avanza nella stanza)

Tourvel (risponde incerta) Sì. Erano tutte molto stanche. Mademoiselle de Volanges in particolare.

Valmont - Sono abbastanza stanco anche io. (Arriva al tavolino da gioco) Posso aiutarvi? (Prende             delle carte, e cosìfacendo le sfiora la mano e le fa cadere le carte che aveva giàraccolto).

Tourvel - Ma no, ci penseranno i domestici…(Si allontana dal tavolini un po’turbata, dirigendosi             vagamente verso la chaise-longue)

Valmont (la osserva) - Sono lieto di avervi trovata qui stasera. Ho molto sentito la mancanza della            nostra passeggiata, oggi.

Tourvel -Sì…

Valmont - Temo che con questo temo saràdifficile farne molte altre.

Tourvel - Èpresto perchépiova tanto, non durerà.

Valmont - Io peròfra una settimana avròconcluso i miei affari.

Tourvel - Capisco. (Si arresta, colpita dalla notizia).

Valmont (molto gradualmente comincia ad avvicinarlesi) D’altro canto puòdarsi che non riesca ad           andarmene.

Tourvel (si volta a fronteggiare Valmont, in preda a emozioni contrastanti) - Oh, vi prego. Dovete!

Valmont - Sempre tanto ansiosa di liberarvi di me?

Tourvel - Non parlate così. Devo fidarmi della vostra onestàe generosità. Voglio potervi essere                 riconoscente.

Valmont - Perdonatemi se ve lo dico. ma non voglio la vostra gratitudine. La gratitudine possa                 ottenerla dagli estranei. Da voi voglio qualcosa di molto piùprofondo.

Tourvel - Iddio mi sta punendo per il mio orgoglio. Lo so. Ero cosìsicura che non  i sarebbe                      successo niente di simile.

Valmont - Volete dire di simile all’amore? All’amore, ècosì? (Èaccanto a Mme Tourvel adesso e

le prende la mano).

Tourvel (trasalisce ma non toglie la sua) - Non chiedetemelo, avete promesso di non parlarne.

Valmont - Ma devo saperlo ora. Ho bisogno di questa consolazione, almeno.

Silenzio. Mme Tourvel continua a tenere la mano in quella di Valmont, ma non riesce a guardarlo. Frattanto Valmont scocca una rapida occhiata verso la chaise-longue.

Tourvel - Non posso…. non capite?…èimpossibile…

Valmont - Naturale, capisco, non voglio che diciate niente, ma devo sapere, devi sapere se mi                   amate, Non parlate, non dovete parlare. Voglio solo che mi guardiate. Guardatemi. Non                        chiedo che questo.

Lungo silenzio.

Tourvel (lentamente, alza gli occhi verso quelli di Valmont) - Sì. (Rimangono immoti per un                      momento. Poi Valmont lascia andare la mano di Mme Tourvel e alza le braccia per                  abbracciarla. A questo gesto di lui, gli occhi di lei si fanno improvvisamente inespressivi e    lei crolla letteralmente, costringendolo a prenderla al al volo. Lei gli si abbandona fra le                      braccia per un momento, quindi torna in sée si stacca violentemente da lui. Quindi scoppia      in lacrime. Rimane ferma per un momento, singhiozzando senza controllo, quindi si                       precipita da Valmont, cade in ginocchio e gli getta le braccia intorno alle gambe) Per l’amor          di Dio, lasciatemi, se non volete uccidermi, aiutatemi, mi state uccidendo!

In un primo momento un po’sconcertato dall’intensitàdi lei, Valmont si riprende e solleva in piedi Mme de Tourvel.

Per un momento oscillano in un abbraccio poco coreografico. Quindi i singhiozzi di Mme de Tourvel cessano di colpo diventando stridore di denti e convulsioni al limite dell’epilessia. Stupefatto, Valmont la solleva fra le braccia e la trasporta alla chiase-longue, dove la depone dolcemente.

Le convulsioni continuano, adesso a denti serrati, il viso totalmente esangue. Valmont si china su di lei per allentarle il corpetto mentre lei lo fissa impotente. Lui sosta un momento, guardandola dall’alto, mentre i lineamenti di lei ridiventano normali. Si guardano. Qualcosa scocca fra loro; e questa volta èValmont a distogliere lo sguardo, l’espressione rabbuiata da qualcosa che somiglia alla vergogna. Mme de Tourvel ricomincia a scivolare nello stato di choc, e Valmont si stacca da lei e corre alla porta gridando.

Valmont - Adèle! (Esce dalla stanza, e un momento dopo si sente la sua voce. Da dentro) Cercate            mia zia. madame de Tourvel si sente male.

Valmont torna di corsa nella stanza e va alla chiase-longue. Al suo arrivo Mme de Tourvel alza una mano verso di lui. Lui la prende fra le sue. Sembra perplesso. Rimane fermo in piedi, in silenzio, assorto, massaggiandole la mano fra le sue. Poco dopo compare Mme de Rosemonde, preceduta dalla sua cameriera. Avanza in fretta verso la chiase-longue, emettendo suoni preoccupati.

Valmont (lascia andare la mano di Mme de Tourvel) - Non riusciva piùa respirare.

Rosemonde - Oh, mia cara, che vi succede?

Tourvel (si muove, mette insieme un lieve sorriso) - Non èniente, mi sento meglio.

Valmont - La lascio nelle vostre esperte mani, zia, e se posso essere utile in qualche modo, mandate          Adèle a chiamarmi.

            (sempre stranamente abbattuto, esce dalla stanza).

Rosemonde - Mandiamo a chiamare un medico, cara.

Tourvel (si riscuote dall’estasi con cui contemplava l’uscita di Valmont) No, no, non ènecessario,             sto benissimo ora.

Rosemonde - Non corriamo rischi.

Tourvel - No, voglio solo …parlarvi un momento.

Mme de Rosemonde si acciglia, ma non sembra sorpresa. Si volta a fare un gesto alla Cameriera. La Cameriera si inchina e esce.

Tourvel (fa cenno a Mme de Rosemode di avvicinarsi) - Venite qui, vicino a me. Non posso parlare          piùforte. Quello che ho da dire èdifficile. (Mme de Rosemonde si siede sul pizzo della                    chiase-longue e la guarda dall’alto in basso. Mme de Tourvel le prende le mani) Devo                         lasciare questa casa al piùpresto. Sono perdutamente innamorata. (Sempre senza sorpresa,   Mme de Rosamonde china il capo). Lasciare questo luogo èl’ultima cosa al mondo che                 voglia fare: ma preferirei morire piuttosto che vivere con la colpa. Non mi importa se                    muoio; tanto, vivere senza di lui non saràvita. Ma èquello che devo fare. Mi capite voi?

Rosemonde - Ma certo. Mia cara bambina. Niente di tutto ciòmi sorprende. La sola cosa che mi               potrebbe sorprendere èquanto poco cambia il mondo. Certo che devi partire, se pensi che     sia la cosa giusta.

Tourvel - E dopo cosa devo fare? Cosa mi consigliate?

Rosemonde . Se ricordo bene, in queste cose qualunque consiglio èinutile. Quando un malato ha la          febbre alta non ti puòascoltare. Ci riparleremo quando sari piùvicina alla guarigione.

Tourvel - Non sono mai stata tanto infelice.

Rosemonde - Ètriste. Ma quasi sempre chi èpiùdegno di ricevere amore èanche chi dall’amore               non riceve che infelicità. Tu sei troppo giovane per capirlo.

Tourvel - Ma perché, perchéècosì?

Rosemonde - Tu credi che gli uomini amino  come amiamo noi? No. Gli uomini godono la felicità             che ricevono; noi possiamo solo godere della felicitàche diamo. Loro non sono capaci di                     dedicarsi esclusivamente a una persona. Perciòsperare la felicitàdall’amore significa                         esporsi a un dolore sicuro. Io voglio bene a mio nipote. Ma quello che èvero èche quasi                       tutti gli uomini vale il doppio  di lui.

Tourvel - Eppure…poco fa avrebbe potuto…Ma ha avuto pietàdi me, l’ho visto. Ha deciso di non approfittare della mia debolezza.

Rosemonde - Se ti ha lasciata andare, mia cara bambina, èperchéil tuo esempio in queste ultime   settimane lo ha colpito sul serio. E lo ha migliorato. Se ti ha lasciata andare, devi

andare.

Tourvel - Lo farò. Lo farò. (Si rimette a piangere e si volta dall’altra parte, lasciando cadere la testa          in grembo a Mme de Rosamonde).

Rosemonde (rimane seduta guardandola dall’alto, accarezzandole i capelli) Su, su, mia cara                       bambina. Non ti tormentare. E anche se avessi ceduto, Dio lo sa che hai lottato quanto                      potevi. Su, su, da brava. Accarezza i cappelli di Mme de Tourvel).

Le luci si attenuano fino a buio.

INTERVALLO

ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

Fine ottobre. Il salotto principale nella casa parigina del visconte di Valmont.

Valmont alla sua scrivania. Scrive. Firma con uno svolazzo e alza la testa come Azolan compare sulla soglia ed entra in fretta nella stanza, fermandosi solo per eseguire un profondo inchino.

Valmont - Bene, che tesori mi porti oggi?

Azolan (porge due lettere a Valmont, una sigillata e una no) - Una lettera me madame vostra zia,              signore. Piùquesta, che Julie èriuscita a prendere prima che fosse sigillata. Èper il                     confessore di madame.

Valmont - Ah, benissimo! (Percorre velocemente il contenuto della lettera, quindi sigilla questa e la          propria mentre parla) Eccellente. Anche io ho una lettera per padre Anselmo; andando puoi           consegnarle tutte e due.

Azolan - Sìeccellenza. (Prende le lettere da Valmont).

Valmont - E quali notizie?

Azolan - Non ha ricevuto una sola visita da quando ètornata dalla campagna. Èsempre chiusa in camera sua. Ieri sera ha preso un po’di brodo ma non ha toccato il fagiano. Dopo ha bevuto            solo una tazza di tè. Nient’altro da riferire. Oh, sì, una cosa c’è. Voleva sapere cosa legge. Ha due libri sul comodino.

Valmont - Non mi dire che hai scoperto anche cosa sono.

Azolan - Certo, per chimi prendete? Fatemi pensare un momento. Uno era Pensieri Cristiani,                     secondo volume. E l’altro un romanzo di un inglese. Clarissa Harlowe.

Valmont - Ah.

Azolan - Come credete, non c’era bisogno che entrassi nella sua servitùper scoprire tutto quello che         voglio.

Valmont - Pensavo solo che ti avrebbero fatto comodo due stipendi. Come ai tempi della duchessa.

Azolan - Beh, signore, con Madame la Duchessa le cose erano ben diverse. Lìnon mi dispiaceva   affatto. Ma non posso mica portare la la livrea di un magistrato dopo essere stato da voi,

eccellenza. Non scherziamo. (Indica la propria magnifica livrea di chasseur, Valmont                     sorride, scuotendo il capo. Poi apre un cassetti e porge Azolan una piccola borsa di monete).          Grazie eccellenza, grazie infinite. Un giorno cominceràa mettere da parte , come mi dite                    sempre.

            Ma mi piace farvi onore.

Valmont - E invece dovresti ringraziare Iddio se non sei stato licenziato. Dopo che hai lasciato                  andar mia Madame de Tourvel senza nemmeno avvertirmi.

Azolan - Ma ve l’ho giàspiegato, signore. Non lo sapeva nemmeno Julie. Lo ha saputo a cose fatte.

Valmont -  E come sta Julie?

Azolan . Direi che mi si èattaccata un po’piùdi quando eravamo in campagna.

Valmont - E tu?

Azolan (scuote il capo, mestamente) Per il dovere si fa tutto, signore.

Valmont sorride e alza il capo mentre un Lacchéscorta nella stanza Mme de Merteuil e Danceny.

Valmont (si alza per accoglierli, congedando Azolan allo stesso tempo dicendogli in un sussurro)  -

Fila adesso. E non mollare. (azolan si inchina ed esce, insieme al Lacchè). Madame. Mio

giovane amico.

Danceny (impulsivamente, abbraccia Valmont) - Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto,                    signore.

Valmont (stringe DAnceny per un momento indirizzando un sorriso maligno alla Merteuil senza

che Danceny lo veda) - E io che temevo di avervi deluso.

Danceny - Certo il fatto di non vedere Cécile da piùdi un mese èuna delusione. Ma se il nostro               amore èancora vivo credo di dover ringraziare voi.

Valmont - Oh, quanto all’amore credo che lei non pensi ad altro.

Danceny - Avevo sperato che sareste riuscito a farci incontrare in campagna.

Valmont - C’era riuscito, era tutto pronto. Èlei che èstata irremovibile.

Danceny - Lo so, me lo diceva nell’ultima lettera, dei vostri sforzi per convincerla.

Valmont - Ho fatto quello che potevo. L’ho trovata aperta in molte cose ma purtroppo non in questa.

Danceny .  Sì, diceva che io stesso non avrei potuto fare lei piùdi quanto non stavate facendo voi in        mia vece.

Valmont - Èproprio una ragazza generosa.

Merteuil - Che altro vi scriveva?

Danceny - Diceva che aveva notato dei cambiamenti nelle inclinazioni della madre. Chissàche non           finisca per accettare l’idea del nostro matrimonio.

Merteuil - Sarebbe magnifico.

Danceny - Ma insomma come sta? In sostanza èquesto che sono venuto a chiedervi, monsieur.

Valmont - Un fiore. L’aria di campagna le ha sicuramente giovato. Secondo me si sta addirittura              facendo un poi piùpienotta.

Danceny - Davvero?

Valmont - E naturalmente vi manda tutto il suo amore. Lei e sua madre torneranno a Parigi fra una           quindicina di giorni, e per quell’epoca la situazione saràrisolta, in un modo o nell’altro. E in    ogni caso, lei non vede l’ora di rivedervi.

Danceny - Ma io, come faròa sopportare altre due settimane senza vedere lei?

Merteuil - Faremo del nostro meglio per distrarvi.

Danceny - Cosa ne sarebbe stati di me senza la vostra amicizia e il vostro incoraggiamento?

Merteuil - Amico caro, avreste la gentilezza di aspettarmi due minuti giùin carrozza? Dovrei                     parlare un momento con il visconte.

Danceny - Certo. (Si inchina a Valmont e gli stringe la mano cordialmente) Non so come potròmai           ringraziarci.

Valmont - Non pensateci. Èstato u piacere. (Danceny rivolge ad entrambi un sorriso aperto ed esce.         Non appena èuscito tanto Valmont quanto la Merteuil scoppiano a ridere e cadono l’uno                      nelle braccia dell’altra. L’abbraccio dura un momento e quindi si separano, sempre                      sorridendo). Povero ragazzo. Èproprio un angelo.

Merteuil - Bene, devo dire che la lettera di Cécile mi èsembrata insolitamente spiritosa.

Valmont - Lo spero bene. Gliel’ho dettata io.

Merteuil - Ah, visconte, vi adoro.

Valmont - Ho una notizia che sicuramente vi divertirà. Ho motivo di credere che l’erede alla                     schiatta dei Gercourt avràil sangue del Valmont.

Merteuil - Che volete dire?

Valmont - Cécileèin ritardo di due settimane. (La Merteuil èstupita da questo, si acciglia,                       valutando l’informazione). Contenta?

Merteuil - Non so. Siete andato un po’oltre i limiti del vostro incarico.

Valmont - Non vedo che danno ci possa essere se le nozze avverranno entro l’anno.

Merteuil - No avete ragione, la situazione puòoffrire sei risvolti interessanti. Èsolo che resta tutto            molto piùaffidato al caso. Dunque non avete usato precauzioni?

Valmont - Ho tentato di darle un’istruzione completa in tutti i risvolti della materia. Ma in questa             zona temo di averla condotta un pochino fuori strada. (La merteuil scuote il capo, divertita     ma ancora dubbiosa). Non volevate vendicarvi si Gercourt? Io gli faccio rovinare la mogie        istruita da me a eseguire spontaneamente dei servizi che si esiterebbe a chiedere ad una                  professionista. E in più, incinta, probabilmente. Cosa volete di più?

Merteuil - Bene, visconte, vi do ragione. Avevate fatto piùdel vostro dovere a questo proposito.              Peccato solo che siate lasciato scappare l’altra fra le dita. Questo non lo potete negare.

Valmont (si fa scuro in viso) L’ho risparmiata. Mi ci vedete. Mi ha fatto pietà. Il dado era tratto. Era        pronta. E mi sono tirato indietro. E allora, pensate. Èsvanita, come un ladro di notte.

Merteuil - Perchél’avete lasciata scappare?

Valmont - Mi sono …commosso.

Merteuil - Oh, beh, allora non c’èda meravigliarsi se avete fatto cilecca.

Valmont - Non pensavo potesse essere tanto sfuggente.

Merteuil - Povera donna, che altro vi aspettavate? Arrendersi e non essere presa. Farebbe scappare            la pazienza a una santa.

Valmont - Non succederàpiù.

Merteuil - nel senso che non ne avrete piùl’occasione.

Valmont - Oh, sì. Questa volta ho un piano a prova di bomba.

Merteuil - Cosa, un altro piano?

Valmont - Infallibile. Ho un appuntamento per farle visita a casa sua giovedìprossimo. E questa               volta saròspietato. La castigherò.

Merteuil - Sono lieta di sentirlo.

Valmont . Perchévogliamo dare la caccia solo a quelle che scappano? Voi che pensate?

Merteuil - Per immaturità?

Valmont - Non avròmai un attimo di pace finchénon saràfinita. La amo, la odio, sono furioso con          lei, la mia vita èun inferno. Devo averla, per passare a lei queste passioni e liberarmene. (La   Merteuil comincia a sembrare scontenta. C’èuna pausa, durante la quale Valmont se ne                 rendo conto e fa del suo meglio per cambiare l’umore della situazione) E voi? Ditemi. Cosa            succede nella vostra vita?

Merteuil - Belleroche sta per levarsi di torno.

Valmont - Ottima cosa.

Merteuil - L’ho soffocato con tanto di quell’affetto che il poveretto non si regge quasi piùin piedi.           Sta disperatamente tentando di organizzarsi un’uscita dignitosa.

Valmont - E sarebbe ora, secondo me.

Merteuil - Ed ègiàstato designato il suo successore.

Valmont - Sì? E chi èil fortunato?

Silenzio.

Merteuil - Non so se ho voglia di dirvelo, per il momento.

Valmont - Oh, in tal caso dovròtenervi all’oscuro dei particolari del mio incontro di giovedì.

Merteuil - Direi che èuno scambio accettabile.

Valmont (si acciglia, perplesso) - Ma che avete?

Merteuil - Niente. L’ho fatto aspettare anche troppo, il nostro giovane amico.

Valmont - se me lo permettete verròa trovarvi appena passato giovedì.

Merteuil - Solo in caso di successo visconte. Non credo di poter affrontare un altro bollettino di                operazioni non riuscite.

Valmont - Oh, riusciranno.

Merteuil - Lo spero. Una volta eravate un uomo su cui si poteva contare. (Valmont fa per                          abbracciarla, ma lei si limita a dargli un gelido buffetto sulla guancia ed esce in fretta).

Valmont la guarda uscire, un po’turbato.

SCENA SECONDA

Le sei di sera, un paio di giorni dopo. Il salotto di casa di Mme de Tourvel, sobrio e di buon gusto.

Mme de Tourvel èseduta su una poltrona e guarda senza espressione un ricamo. All’altro lato della stanza c’èun’ottomana.

Ora Valmont viene introdotto da un Lacché; al loro ingresso Mme de Tourvel compio uno sforzo per alzarsi in piedi, ma quasi subito ècostretta a rimettersi a sedere. Trema. Il Lacchéaspetta un momento e con sua sorpresa viene congedato da un gesto impaziente di Mme de Tourvel. Frattanto Valmont ha eseguito un profondo inchino e ora attraversa la stanza per porgere a Mme de Tourvel un pacchetto di lettere, che lei prende con apprensione. Mentre lei le esamina Valmont sempre in silenzio si guarda intorno. L’occhio gli cade brevemente sull’ottomana, vi rimane un momento quindi torna a Mme de Tourvel, che adesso lo guarda con aria di attesa.

Valmont - penso che padre Anselmo vi abbia spiegato la ragione della mia visita.

Tourvel - Sì. Ha detto che volevate riconciliarvi con me prima di entrare sotto la sua disciplina.

Valmont - Èvero.

Tourvel - Io perònon vedo la necessitàdi una riconciliazione formale.

Valmont - Davvero? Eppure voi dite che vi ho offesa. E mi avete trattati con disprezzo.

Toruvel - Con disprezzo? Che volete dire?

Valmont - Siete fuggita da casa di mia zia nel mezzo della notte. Vi rifiutate di rispondere alle mie           lettere, anzi, perfino di riceverle: tutto questo dopo che io ho mostrato una moderazione che          credo non possiate negare. Senza forzare le parole, questo lo chiamerei disprezzo.

Tourvel - Sono certa che voi mi comprendiate meglio di quanto le vostre parole dimostrano. Mi                 sembròche fosse la sola cosa…

Valmont - Perdonatemi, non sono venuto qui a fare scambio di rimostranze. Voi sapete che la vostra        virtùha prodotto sulla mia anima un’impressione non meno profonda di quella della vostra             bellezza sul mio cuore. Avevo immaginato che questo mi avrebbe reso degno di voi. Quanto          èavvenuto èstato probabilmente la giusta punizione per la mia temerarietà. (silenzio) La                        mia vita non ha piùvalore da quando voi vi siete rifiutata di farla bella. Tutto quello che                      volevo era questo incontro, signora, era il vostro perdono per il male che credete vi abbia                    fatto, cosìda potere almeno terminare i miei giorni con un minimo di pace interiore.

Tourvel - Ma voi non volete capire. Io non potevo…non posso …il mio dovere non mi consente di…(La voce le viene meno).

Valmont (si avvicina un poco e ricomincia) Era da me che fuggivate, non ècosì?

Tourvel - Dovevo venire via.

Valmont - E dovete tenervi lontana da me?

Tourvel - Sì.

Valmont - Per sempre?

Tourvel - Devo.

Silenzio.

Valmont (cambia registro un’altra volta, allontanandosi) Bene. Troverete che il vostro desiderio di            essere separata da me avràun successo superiore ai vostri sogni piùaudaci.

Tourvel - La vostra decisione è…

Valmont - Èal servizio della mia disperazione. Sono infelice come mi avete voluto voi.

Tourvel - Io non ho mai voluto altro che la vostra felicità.

Valmont (rapidamente si avvicina a Mme de Tourvel, cade in ginocchio e le affonda il viso in                   grembo) - Come posso essere felice senza di voi? (Cautamente, senza rispondere, come                      tuffandola nell’acqua bollente, Mme de Tourvel lascia che la sua mano si posi per qualche             secondo sulla testa di Valmont. Poi, come lei la toglie, lui la guarda da basso in alto con                        feroce determinazione) Deco avervi, o morire. (Mme de Tourvel si alza barcollando in piedi    e indietreggia nella stanza. Valmont la guarda e quindi sussurra un a prte amare con voce                      peraltro sufficientemente alta da essere udito da lei) Èla morte. (Silenzio. Mme Tourvel è             chiaramente sconvolta. Valmont sembra compiere un grande sforzo per calmarsi. Si alza in            piedi) Mi dispiace. Volevo vivere per la vostra felicità, e l’ho distrutta. Ora voglio restituirvi             la vostra pace e distruggo anche quella. Non sono abituato alla passione, non so come              trattarla. Se non altro, questa èl’ultima volta. Quindi siete calma.

Tourvel - Non èfacile vedendovi in questo stato.

Valmont - Sì. Ma non preoccupatevi. Non dureràmolto. (Prende il pacchetto di lettere, che Mme de

Tourvel ha lasciato cadere accanto alla sedia) Ecco le sole cose che potrebbero indebolire il mio coraggio: questi vani pegni della vostra amicizia. Gli unici oggetti che mi hanno reso la vita tollerabile. (Le posa sulla sedia).

Tourvel (viene verso di lui, preoccupata) Avevo capito che volevate restituirmele. E credevo che

ora approvaste la scelta che il mio dovere mi ha costretta a compiere.

Valmont - Sì. E la vostra scelta ha determinato la mia.

Tourvel - Quale scelta?

Valmont - La sola in grado di porre fine alle mie sofferenze.

Tourvel - Che volete dire? (La sua voce èpiena di paura).

Valmont (èora accanto a lei che non gli resiste quando lui la prende fra le braccia) Ascoltatemi. Io            vi amo. E non avete idea quanto. Ricordate che ho compiuto sacrifici molto piùdifficili di     quello che sto per compiere. E ora, addio. (Si strappa da Mme de Tourvel, che perògli tiene      stretto il polso).

Tourvel - No.

Valmont - Lasciatemi andare.

Tourvel - Dovete ascoltarmi!

Valmont - Devo andare.

Tourvel - No! (Crolla fra le braccia di Valmont)

Lui comincia a baciarla e lei risponde: per un momento si baciano con avidità. Poi lui la solleva di colpo fra le braccia, la trasporta attraverso la stanza, la depone dolcemente sull’ottomana e si inginocchia la suo fianco. Lei scoppia in lacrime e gli si aggrappa come sul punto di annegare. Lui la guarda dall’alto in basso singhiozzare impotente e le parla con insolita dolcezza.

Valmont - Perchédeve sconvolgervi tanto, l’idea di rendermi felice?

Tourvel (gradualmente smette di piangere e lo guarda) Sì. Avete ragione. Non posso vivere se non            vi rendo felice. E allora prometto. Niente piùrifiuti e niente piùrimpianti.

(Bacia Valmont)

Lui comincia, lentamente, a svestirla.

Sipario

SCENA TERZA

La sera dopo. Salotto di Mme Merteuil.

La Merteuil alza il capo mentre Valmont irrompe esuberante nella stanza, superando nella foga il maggiordomo.

Valmont - Vittoria.

Merteuil - Finalmente.

Valmont - Ma valeva l’attesa.

La Merteuil gli scocca un’occhiata gelida, ma lui ètroppo su di giri per rendersene conto.

Merteuil - Sicchéil vostro piano a prova di bomba ha funzionato.

Valmont - Non era proprio a prova di bomba, esageravo per rinfrancarmi, ma avevo preparato il                terreno con tutta la cura possibile. E quando penso che durante tutte queste ultime settimane    le lettere che le mandavo tornavano indietro, chiuse, o meglio la stessa lettera, perchéle                      cambiavo busta ogni due giorni, il risultato èstato un vero e proprio trionfo. (A questo              punto si èseduto e fa una pausa, sorridendo compiaciuto alla Merteuil)

Merteuil - E questo piano?

Valmont - Intercettando la sua corrispondenza con il solito sistema, avevo scoperto che molto                   saggiamente aveva cambiato confidente e che pertanto ora riservava tutti i suoi pensieri più           intimi a mia zia. Così, sottilmente, e aiutato dal mio aspetto cadaverico prodotto dagli               esercizi notturni con Cécile, cominciai a far balenare a mia zia l’idea che stavo perdendo la         voglia di vivere. Contavo sul fatto che avrebbe passato parola. Al tempo stesso mi misi in      corrispondenza con suo confessore, un cistercense molto caro ma non troppo sveglio, che ho             piùo meno costretto a organizzarmi un incontro con lei in cambio del privilegio di             consentirgli di salvarmi l’anima. Insomma, minaccia di suicidio e conseguente promessa di             rigenerazione.

Merteuil - Non posso dire di trovarlo molto originale.

Valmont - Efficace, però.

Merteuil - Beh, concludiamo.

Valmont - Sono arrivato verso le sei…

Merteuil - Potete tralasciare i particolari della seduzione, non sono mai troppo entusiasmanti. Limitatevi a descrivere l’episodio in sé.

Valmont - Èstato …Incomparabile.

Merteuil - Davvero?

Valmont - Un’emozione che non credo di aver mai sperimentato prima. Una volta che si èarresa si           ècomportata con perfetto candore. Un delirio totale e reciproco, che èdurato piùdello                    stesso piacere. Per me, era la prima volta. Lei èstata strepitosa. Cosìtanto, che alla fine

sono caduto in ginocchio giurandole amore eterno. E sapete una cosa? In quel momento

dicevo             quello che pensavo! E mi èdurata per diverse ore.

Merteuil - Capisco.

Valmont - Ma non èstraordinario?

Merteuil - Trovate? A me sembra piuttosto comune.

Valmont - No, no, ve lo assicuro. Ma naturalmente la cosa che suoera ogni felicitàèche adesso sono in gradi di esigere la mia ricompensa.

Silenzio.

Merteuil (scruta freddamente Valmont per un momento) - Vorreste dire che siete riuscito a                        convincerla a scrivervi una lettera, durante questo incontro tanto sensazionale?

Valmont - No. Non pensavo che vi sareste attaccata a un cavillo formale.

Merteuil - Eppure, caro visconte, puòdarsi che anche se foste arrivato sventolando una lettera                   fresca d’inchiostro io avrei dichiarato nullo il mio accordo.

Valmont - Cosa volete dire?

Merteuil - Non mi va di sentirmi data per scontata.

Valmont - Non mi sono mai sognato di considerarvi così. Non mi fraintendete! Quello che in altri             casi potrebbe sembrare presunzione, fra noi vale come segno della nostra amicizia e                   confidenza reciproca, non vi pare?

Merteuil - Non voglio strapparvi dalle braccia di una persona cosìsconvolgente.

Valmont - Ci siamo sempre parlati chiaro, noi due.

Merteuil - E poi mi sono presa un nuovo amante, che al momento si sta dimostrando del tutto                   all’altezza della situazione.

Valmont - Sì? E chi sarebbe?

Merteuil - Questa sera non sono in vena di confidenze. Perciònon vi trattengo.

Silenzio.

Valmont (per un momento èsconcertato. Poi decide di insistere) Non penserete davvero che a                  questo mondo ci sia una donna che io possa preferire a voi?

Merteuil - Non dubito che siate pronto ad accogliermi nel vostro harem.

Valmont - No, no, mi avete capito male. Quello che voi scambiate per vanità, per un darvi per                   scontata, èsolo impazienza. (L’espressione della Merteuil si addolcisce un poco. Per la                        prima volta Valmont èrapido ad avvertirlo e tenta subito di concretizzare il vantaggio.) Per            voi sacrificherei chiunque o qualsiasi cosa, e voi lo sapete.

Merteuil - Va bene, cerchiamo di discutere la cosa con calma, da amici. Che ne dite?

Valmont - Assolutamente.

Merteuil - C’èuna cosa strana a proposito del piacere, non so se l’avete notata. Solo il piacere                   unisce i sessi; eppure da solo non basta a mettere le basi del rapporto. Il fatto èche se non c’èdi mezzo un elemento di amore, il piacere conduce inevitabilmente al disgusto.

Valmont - Non sono d’accordo.

Merteuil - D’altro canto per fortuna basta che questo amore si trovi da una delle due parti. Chi della         coppia lo sente ènaturalmente il piùfelice. Mentre chi non lo prova viene compensato in                   qualche misura dai piaceri dell’inganno.

Valmont - Non vedo dove volete arrivare.

Merteuil - Voglio arrivare a questo, signor visconte. Per quanto facciamo, voi ed io non potremo               rientrare in questa situazione: tanto vale riconoscerlo. I bari giocano a tavoli diversi.

Valmont - Sì, ma poi peròsi scambiano gli appunti.

Merteuil - Comunque, non abbiate paura: non ho intenzione di annullare il nostro accordo. Devo               partire per un paio di settimane.

Valmont - Perché?

Merteuil - Una questione privata.

Valmont - Una volta non avevate segreti per me.

Merteuil - Volete farmi finire?

Valmont - Ma certo, chiedo scusa.

Merteuil - Al mio ritorno, se avròricevuto quella famos lettera. voi ed io passeremo una notte                    insieme. Una sola. E ne trarremo un piacere tale, che ci basteràper rimpiangere che sia                     l’ultima; ma poi rifletteremo che il rimpianto èuna parte essenziale della felicità. E ci                       separeremo da buoni amici.

Valmont - Io non trarrei conclusioni cosìaffrettate.

Merteuil - Io invece penso che non dovremmo farci illusioni.

Valmont - Vedete, non credo di esservi mai stato infedele.

Merteuil . Sapete una cosa, visconte? Invece di cercare di lavorarmi in questo modo, diciamolo                 francamente, meccanico, voi dovreste ringraziarmi.

Valmont - E per cosa?

Merteuil - Per il mio coraggio. Per la mia resistenza accanita. Per la chiarezza della mia visione. Il fatto che io capisco quello che sta succedendo.

Valmont - Vorrei poter dire lo stesso.

Merteuil . Lo so. Forse non ve ne rendete conto in buona fede. Ma io vedo chiaramente che siete              innamorato di quella donna.

Valmont - No. Vi sbagliate. Ci mancherebbe altro.

Merteuil - Avete dimenticato che cosa sia rendere felice una dona, ed essere reso felice a vostra                volta?

Valmont - No…no, certo.

Merteuil - Noi ci siamo amati una volta, vero? Io credo ce fosse amore. E voi mi avete resa molto felice.

Valmont - E potrei farlo ancora. Abbiamo sciolto il nodo, non lo abbiamo spezzato. Èstata solo una             temporanea…eclisse dell’immaginazione.

Merteuil - No, no. C’erano dei sacrifici che voi non potevate fare e che io non avrei meritato.

Valmont - Per voi sacrificherei chiunque e qualsiasi cosa, lo sapete.

Merteuil - Le illusioni, naturalmente, sono per loro natura dolci.

Valmont - Io non ne ho. Le ho perse nel corso dei miei viaggi. E ora vorrei tornare a casa. Quanto             alla mia infatuazione attuale, non durerà. Per il momento non posso farci niente.

Silenzio.

Merteuil (guarda per un momento Valmont, riflettendo) - Quando torneròsarete il primo a saperlo.

Valmont - Fate che sia presto. Voglio che sia molto presto. (Bacia la Merteuil).

Merteuil (sembra sul punto di sottomettersi a un lungo bacio, ma poi si svincola bruscamente e                  parlo col suo controllo abituale) - Arrivederci. (Valmont si inchina ed esce di corsa dalla                   stanza. La Merteuil rimane ferma un momento, ricomponendosi. quindi attraversa la stanza       e apre una porta) Èandato via.

Subito Danceny entra nella stanza. Impulsivamente abbraccia la Merteuil, che ancora una volta lascia fare solo per un attimo.

Danceny - Credevo che non se ne andasse più. Quando sono con voi il tempo perde ogni logica;               un’ora sembra un secolo.

Merteuil - Ci intenderemo meglio se cercherete di non parlare come l’ultimo romanzo.

Danceny (arrossisce) Chiedo scusa, io…

Merteuil (si addolcisce e porta una mano sulla guancia di Danceny) Non parliamo più. Portatemi di           sopra.

Sottobraccio, la Merteuil e Danceny si avviano verso la porta.

SCENA QUARTA

Due settimane dopo. Pomeriggio. Salotto in casa di Valmont.

Valmont sta versando un altro bicchiere di champagne a Émile, quando entra il suo Lacchèe gli sussurra all’orecchio qualcosa che evidentemente lo sorprende in modo poco piacevole. Tuttavia Valmont fa presto a controllarsi. Impartisce alcune istruzioni e mentre il Lacchèesce in fretta, si volta a Émile.

Valmont - Finisci di bere.

Émile - Che succede?

Valmont - C’èqualcuno che potrebbe non vederti volentieri qui.

Émile - Una donna.

Valmont - Potremmo addirittura dire una signora.

Émile - A, beh, se ècosì. (Vuota il bicchiere e si alza in piedi. Poi ècolpita da un pensiero.) Non               saràmica quella a cui avevi scritto quella lettera?

Valmont - Quella.

Émile - Fu divertente.

Valmont - Come scrivania dimostrasti un gran talento.

Émile - Mi piacerebbe vedere come èfatta.

Valmont - Non puoi. (Si avvicina a Émile che assume una espressione di ironica delusione, pronto a          spingerla fuori dalla stanza. Ma come la raggiunge sembra esitare un momento, riflettendo)   In fondo, ripensandoci, non vedo perchéno.

Émile - Oh.

Valmont - Se mi prometti di non comportarti male.

Émile - Sempre mi comporto bene. Il male lo faccio solo su richiesta.

Valmont (guarda Émile soprappensiero) - E il tuo olandese dov’è?

Émile - Ma. Nella sua Olanda, per quel che ne so.

Valmont - E questa sera sei impegnata?

Émile - Ho qualche amico a cena.

Valmont - E dopo cena?

Émile - Niente di deciso.

Valmont (va alla scrivania, apre un cassetto e come prima ne estrae un sacchettino di monete) - In             questo caso chissàche non ti venga a trovare piùtardi. (Va a consegnarle il denaro).

Il lacchèsta facendo entrare Mme de Tourvel, che si ferma sulla soglia, stupita da quanto vede.

Émile - Ci sarò. (Esce dalla stanza, fissando senza dissimulare il suo interesse Mme de Tourvel, che          a sia volta la guarda infelicemente, confusa).

Valmont osserva scisso fra il desiderio di accogliere Mme de Tourvel e la curiositàdi vedere cosa succederà. A quanto pare non succederàniente. Ma all’ultimo momento, proprio mentre passa accanto alla Tourvel, Émile viene improvvisamente colta da un attacco di ilarità. Mme de Tourvel la guarda inorridita. A questo punto preoccupato, Valmont corre da lei.

Valmont - Èun piacere che non attendevo.

Tourvel - Me ne rendo conto.

Valmont - Non badate ad Émile. Èmolto espansiva.

Tourvel - Conosco quella donna.

Valmont - Davvero? Ne sarei sorpreso.

Tourvel - Mi èstata indicata all’Opéra.

Valmont - Ah, sì. Si fa notare.

Tourvel - Èuna cortigiana. (Silenzio). Non ècosì?

Valmont - Forse, in un certo modo, si puòdire che…

Ma improvvisamente Mme de Tourvel si volta, gli occhi pieni di lacrime, e fa per uscire dalla stanza. Valmont la prende per un braccio.

Tourvel - Lasciatemi andare.

Valmont - Ma che vi prende?

Tourvel - Vi ho disturbato, scusatemi.

Valmont - No che non mi avete disturbato. Sono beato di vedervi.

Tourvel - Vi prego, lasciatemi andare ora.

Valmont - No, no, non posso. Èassurdo.

Tourvel - Lasciatemi! (Si svincola e Valmont ècostretto a interporsi fra lei e la porta per frustare il            suo sforzo disperato. A questo punto la donna èin singhiozzi incontrollabili.

Valmont - No, spettate un momento, non ho mai pensato che sareste arrivata a questa conclusione,           lasciate almeno che vi spieghi…

Tourvel - No!

Valmont - Sediamoci un momento, con calma …

Tourvel - E non tornate mai piùa casa mia!

Valmont - Un momento. (Valmont inchioda Mme de Tourvel tenendola fra le braccia. Per un                    momento lei si dibatte con forza, quindi si affloscia. Lui l’aiuta a raggiungere un divano e si siede con lei, tenendole un braccio intorno alle spalle). Ascoltatemi ora.

Tourvel - No. Non voglio obbligarvi a mentire!

Valmont - Ascoltatemi un momento solo. Vi chiedo solo di ascoltarmi. Per potermi giudicare.

Tourvel - Non voglio.

Valmont - Bevete un goccio di champagne.

Tourvel - No! (Ma per qualche ragione benchétremante si calma e guarda Valmont, affascinata).

Valmont (parla senza scomporsi) Purtroppo non posso cancellare gli anni che ho vissuto prima di   conoscere voi. E com vi spiegai, durante quegli anni ho stretto delle amicizie…che per la     maggior parte erano certamente indesiderabili. Ma forse vi sorprenderàsapere che Émile,      come molte altre che esercitano la sua professione, ha la gentilezza d’animo di preoccuparsi     di chi èmeno fortunato di lei. In breve, nel suo tempo libero Émile svolge una notevole                      attivitàbenefica; donazioni agli ospedali, minestre ai poveri, protezione degli animali. Si                commuove facilmente. E di tanto in tanto, io le do dei piccoli contributi. Tutto qui.

Tourvel - Ma èvero?

Valmont - Sono anni ormai che i miei rapporti con Émile sono del tutto innocenti. Mi ha perfino               fatto un po’da segretaria, una volta o due. Ora che so come la pensate, farònaturalmente in      modo che non venga mai più.

Tourvel - Perchéha riso?

Valmont - Non ne ho idea. malizia? Gelosia? Le ragazze di quel genere sono spesso imprevedibili.            Non so come spiegarmelo.

Tourvel - Ma lei sa chi sono io?

Valmont - Saràsaltata a certe conclusioni. In questo il mio passato la giustifica.

Silenzio.

Tourvel (guarda Valmont, quasi persuasa) - Voglio credervi.

Valmont - Sapevo che venivate, eravate stata annunciata. Credete davvero che se mi fossi sentito                         minimamente in colpa per via di Émile ve l’avrei lasciata vedere qui?

Tourvel - Credo di no.

Valmont - Eh, no.

Tourvel - Scusatemi.

Valmont - No, no, no, sono io che mi devo scusare. Ho mancato di sensibilità. Èstato un gesto                 sconsiderato degno di un uomo che non vi avesse ancora incontrata. (Mme de Tourvel si               rimette a piangere, ma piano questa volta, sollevata. Sprofonda il viso nel petto di Valmont.             Questi la guarda un momento, con una espressione di profonda soddisfazione) Non credevo     possibile amarvi ancora di più, ma la vostra gelosia…(Si interrompe; e ora anche lui sembra         genuinamente commosso).

Tourvel (ora lo guarda dal basso in alto) - Vi amo tanto.

Valmont continua a guardare Mme de Tourvel, disarmato dalla sua sincerità, d’un tratto non piùnel controllo delle proprie emozioni, con espressione dolente e poco caratteristicamente tenera.

SCENA QUINTA

Dieci giorni dopo. Sera. Salotto di Mme de merteuil. Un quadretto domestico.

Danceny disteso sul divano con la testa sul grembo della merteuil. Lei gioca oziosamente con i capelli di lui. Dopo un momento, dapprima non visto dagli altri e non accompagnato dai servi, Valmont compare sulla soglia. Valuta la scena e quindi si raschia la gola, facendo scattare Danceny in piedi, in preda alla confusione. La Merteuil guarda Valmont con occhi freddi.

Valmont - A quanto pare il vostro portiere vi crede ancora fuori città.

Merteuil - Infatti sono appena tornata.

Valmont - Senza che il vostro portiere se ne accorgesse? Non saràil caso di rivedere la vostra                    organizzazione domestica?

Merteuil - Sono stanca del viaggio. Ho lasciato ordine di dire che non sono ancora rincasata.

Valmont (sembra sul punto di ribattere, ma poi invece si volta sorridendo a Danceny) Ma poi ha               fatto salire voi, mio giovane amico. Questo portiere èmolto disattento.

Danceny - Oh, ehm, sì.

Valmont - Sono lieti di trovarvi. Èda qualche giorno che vi cercavo.

Danceny - Davvero?

Valmont - Mademoiselle Cécile torna a Parigi dopo un’assenza di piùdi due mesi. Ea cosa credete           che pensi? Ma a rivedere il suo amato cavaliere.

Merteuil - Non èil momento di metter male.

Valmont - Niente di piùlontano dalle mie intenzioni.

Danceny - Continuate.

Valmont - Immaginate il suo disappunto e il suo allarme quando il suo innamorato non si trova da             nessuna parte. Per proteggervi ho dovuto improvvisare come un attore della commedia                    dell’arte.

Danceny - Ma lei come sta? Sta bene?

Valmont - Oh, sì. Anzi no. Voglio essere franco con voi. Èstata abbastanza male.

Danceny (scatta in piedi, inorridito) - Male!

Valmont - Se le cause siano state le sue ansie non si puòdire, ma a quanto pare una settimana fa               hanno dovuto mandare a chiamare un chirurgo nel bel mezzo della notte. Il brav’uomo è              stato molto in pensiero.

Danceny - Ma èterribile!

Valmont - Calmatevi, amico mio, ora èfuori pericolo. Lo so dal chirurgo in persona, Ma potete                 immaginare quanto vi abbia cercato.

Danceny - Certo, Dio mio, come ho potuto non esserci in un momento simile? Come potròmai                 perdonarmi?

Valmont (preferisce non rispondere a questo: guarda per un momento Mme de Merteuil, valutando           il danno) - Detesto portare cattive notizie. Con Cécile ora tutto èandato a posto. Non volevo             disturbarvi oltre. (Estrae un foglio da una tasca interna) Èsolo che ho ricevuto una lettera     che ho pensato avrebbe potuto interessare la Marchesa.

Silenzio. Èla merteuil ad avere la palla ora.

Merteuil (compie uno sforzo per arrivare a una decisione) Dovrei parlarvi un minuto visconte. È                una faccenda privata. Perchénon andate di sopra? Faccio subito.

Danceny - Sono preoccupato per Cécile.

Merteuil - A quest’ora non ci si puòcerto far nulla. Potrete mandare a chiedere suo notizie domani.

Danceny - Bene, se lo dite voi.

Merteuil - Lo dico.

Danceny - Vi chiedo scusa signor visconte. Io…

Valmont - Non vi preoccupate, caro ragazzo. Ètutto sotto controlla.

Danceny - Grazie. Grazie. (Esce)

Silenzio. La Merteuil fa per parlare, quando Valmont la interrompe porgendole la lettera. La merteuil le dàappena un’occhiata e la restituisce a Valmont.

Merteuil - Vedo che scrive anche peggio di come veste.

Valmont - Potrei rispondere che in questo momento èil contenuto e non lo stile che conta. Ma forse         prima dovemmo parlare di qualcos’altro.

Merteuil - Spero sinceramente che non vogliate formalizzarvi su Danceny. Per pura coincidenza, è            arrivato al castello nello stesso momento della mia carrozza.

Valmont - Davvero, amore mio, questo non èdegno di voi. Dato il poco caratteristico mistero in cui         avete avvolto l’identitàdel vostro amante e la contemporanea scomparsa da Parigi vostra e         di Danceny, dovrei essere molto piùstupido di quanto volete farmi voi per non arrivare alla     ovvia conclusione. Se Danceny e la vostra carrozza sono arrivati al cancello insieme, devo         giungere alla ovvia conclusione che lui era lìdentro con voi.

Merteuil - Naturalmente avete ragione.

Valmont - E si dàil caso che io sappia che tutto questo èavvenuto due giorni fa.

Merteuil - Le vostre spie sono efficienti.

Valmont - E cosìdovevo essere io il primo a sapere del vostro ritorno. Uno che fosse da meni di me         si irriterebbe.

Merteuil - Uno che fosse da meno di voi potrebbe rischiare di perdere il proprio fascino, senza                  pertanto rendersi piùpersuasivo.

Silenzio.

Valmont (si domina e decide di cambiare tattica) Devo dire che la vostra reticenza a proposito di un         amante tanto inappropriato non mi sorprende.

Merteuil - Le mie ragioni non avevano a che fare con la sua inappropriatezza o meno.

Valmont - In altre parole, lo so che Belleroche non era un gran che, ma credevo che avreste potuto            trovare un sostituto migliore di quello scolaretto capriccioso.

Merteuil - Capriccioso o no, mi ècompletamente devoto. Inoltre èpiùin grado di procurarmi                    piacere e felicità, sospetto, di quanto lo sareste voi nel vostro attuale stato d’animo.

Valmont - Capisco (Un po’offeso da questo, sprofonda in un silenzio ferito).

Merteuil (il suo umore tuttavia sembra migliorato, ora che ha ripreso l’iniziativa) Ma èvero che la piccola èstata malata?

Valmont - Non èstata una malattia quanto un ripristino.

Merteuil - Che volete dire?

Valmont (le energie tornano con la prospettiva di raccontare la sua storia) - Una volta tornata a                 Parigi, una mancia al portiere e due fiorellini a sua moglie bastarono per farmi riprendere le      mie visite notturne; il che fra parentesi non fa una gran figura allo spirito di iniziativa di                Danceny. Peròquesta facilitàeccessiva ci rese troppo sicuri di noi, finchéuna sera la                        settimana scorsa, mentre ci riposavamo, la porta, che avevamo dimentica di chiudere a                       chiave, si aprìall’improvviso. Ci venne un colpo. Cécile terrorizzata tentòdi ficcarsi fra il    letto e il muro. Un improvviso dolore alla schiena precedette certi sintomi inequivocabili.   Dopodichéfu una vera e propria abilità, far venire il chirurgo senza essere scoperti.

Merteuil - Ma a quanto pare ci siete riuscito.

Valmont - Pensate, mia cara, venne fuori che era incinta senza essersene nemmeno resa conto. Certo         non spreca troppe energie per riflettere, la piccola.

Merteuil - Bene, signor visconte. Cosìvoi avete perso un figlio e Gerecourt un erede. Mi dispiace.

Valmont - E io che credevo che vi avrebbe fatto piacere. Sembravate cosìarcigna la prima volta che         ve lo dissi.

Merteuil - Avevo finito per accettare l’idea. Ora penso che dovreste fare un altro tentativo, e voi?

Valmont - Io trovavo che fosse venuto il momento di passarla al giovane Danceny.

Silenzio.

Merteuil - Se pensassi che foste carino come una volta potrei invitarvi a farmi visita una delle                    prossime sere.

Valmont - Dite sul serio.

Merteuil - Io vi amo ancora. Molto. Malgrado tutti i vostri difetti e le mie proteste.

Valmont - Sono commosso. Che altro pretenderete prima di onorare o vostri obblighi?

C’èuna pausa, durante la quale la Merteuil guarda maliziosamente Valmont.

Merteuil - Un uomo di mia conoscenza si era invischiato, come ogni tanto accade, con una donna             totalmente inadatta. Ogni volta che qualcuno di noi glielo faceva notare, lui deva                                 invariabilmente la stessa debole risposta: non ci posso fare niente, diceva. Stava per               diventare una macchietta. A quel punto una mia amica si decise a fargli un discorso serio, e     cosa piùimportante, attiròla sua attenzione su quel suo tic linguistico, del quale in                  precedenza lui non si era reso conto. Gli disse che il suo nome rischiava di finire nel                       ridicolo, associato a quella frase per il resto della sua vita. Lo sapete cosa fece lui allora.

Valmont - Starete certo per dirmelo.

Merteuil - Andòa trovare la sua amante e di punto in bianco le annunciòche l’avrebbe lasciata.                 Come potete immaginare, lei protestòa gran voce. Ma a tutto quello che lei disse, a ogni              obiezione, lui si limitòa rispondere: non ci posso fare niente.

Lungo silenzio. Alla fine Valmont si alza.

Valmont - Vi lascio alle vostre lezioni.

La Merteuil non risponde. Guarda Valmont allontanarsi, sorridente, assorto, verso la porta.

SCENA SESTA

Il pomeriggio seguente. Salotto di casa di Mme de Tourvel.

Il suo Lacchèintroduce Valmont. Mme de Tourvel salta in piedi, incapace di nascondere il proprio piacere. Tuttavia Valmont sembra a disagio e stanco e avanza quasi a malincuore nella stanza, mentre il Lacchèli lascia.

Mme de Tourvel corre da Valmont e si seppellisce fra le sue braccia. Lui la abbraccia quasi involontariamente, preparandosi per quanto deve accadere.

Tourvel - Solo cinque minuti di ritardo, e mi sono spaventata a tal punto da temere che non mi avrei         piùrivisto.

Valmont (si districa con cura e mette un po’di distanza fra di loro prima di parlare) - Angelo mio.

Tourvel - Ècosìanche per voi?

Valmont - Oh sì. In questo momento, per esempio, sono convinto che non vi rivedròmai più.

Silenzio.

Tourvel (si acciglia, cercando di dare un senso a questa frase) - Cosa?

Valmont - Mi annoio. Non ci posso fare niente.

Tourvel - Vi annoiate di me?

Valmont - Dopo tutto, sono quattro mesi. Non ci posso fare niente.

Tourvel - Voi…voi…volete dire…che non mi amate più?

Valmont - Il mio amore ha incontrato grandi difficoltàa durare piùdella vostra virtù. Non ci posso           fare niente.

Tourvel - Èquella donna vero?

Valmont - Avete ragione. Vi ho ingannata con Émile. Fra le altre. Non ci posso fare niente.

Tourvel - Perchéfate questo?

Valmont - Forse perchésiete di una vulnerabilitàche èper me una tentazione permanente. E in ogni         modo, non ci posso fare niente.

Tourvel - Non posso credere che stia accadendo.

Valmont - C’èuna donna. Non Émile, un’altra donna. Una donna che adoro e con la quale ho fatto          un patto: vuole che rinunci a voi. Non ci posso fare niente.

D’un tratto Mme de Tourvel si precipita su Valmont, mulinando i pungi. Si avvinghiano in silenzio e cupamente per un momento prima che lei gli gridi.

Tourvel - Bugiardo!

Valmont - Avete ragione, sono un  bugiardo. Ècome la vostra fedeltà, èun fatto della vira, non piùe       non meno irritante. Certo, non ci posso fare niente.

Tourvel - Smettete di ripetere questa frase!

Valmont - Perdonatemi. Non ci posso fare niente. (Mme de Tourvel grida) Perchénon vi prendete            un nuovo amante? (Mme de Tourvel scoppia in lacrime, scuotendo il capo e gemendo                        incoerente). Ma fate come volete, naturalmente. Io non ci posso fare niente.

Tourvel - Volete dunque uccidermi?

Valmont avanza verso Mme de Tourvel, la prende per i capelli e le tira indietro la testa, costringendola per la sorpresa a tacere un momento.

Valmont - Ascoltatemi. Ascoltatemi. Voi mi avete dato molto piacere. E mentre ve lo dico non                 mento. Ma non riesco a provare rimpianto mentre vi lascio. Il mondo va così. E io non ci                      posso fare niente.

Quando Valmont le lascia andare i capelli, Mme de Tourvel crolla lunga distesa, gemendo e singhiozzando senza controllo. Valmont va alla porta e si volta a guardarla. La sua espressione di trionfo èdurata solo un momento; ora al suo poso ce n’èuna di disgusto, di tormento, di angoscia. I suoi occhi sono pieni di paura e di rammarico. Per un momento ècome se stesse per tornare di corsa ad aiutarla. Di colpo Valmont si volta ed esce, con aria furtiva.

SCENA SETTIMA

Circa una settimana dopo. Sera di dicembre nel salotto di Mme de Merteuil.

La Merteuil èseduta a un piccolo scrittoio. Scrive.

Dopo un momento Valmont appare sulla soglia, ancora una volta senza essere annunciato. La Merteuil, che volta le spalle alla porta, non lo vede, ma al suo avvicinarsi alza gli occhi, sentendo dei passi, e parla senza voltarsi.

Merteuil - Siete voi? Siete in anticipo.

Valmont - Davvero? (La Merteuil si volta di scatto, stupita. Valmont la saluta con un inchino                    ironico) Volevo domandarvi: quella storia che mi avete raccontato, poi com andòa finire?

Merteuil - Non so a cosa alludete.

Valmont - Quell’uomo che seguìil consiglio della vostra amica. Fu perdonato?

Merteuil - Dovrei dedurne …

Valmont - Il giorno dopo il nostro ultimo incontro ho rotto con Madame de Tourvel. Dicendo che            non ci potevo fare niente.

Merteuil (un lento sorriso di grande soddisfazione si distende sul viso) Dite sul serio?

Valmont - Sul mio onore.

Merteuil - Bravo. Non credevo ci sareste mai riuscito.

Valmont - Non c’era ragione di aspettare ancora.

Merteuil - Con i risultati previsti?

Valmont - Quando me ne sono andato era prostrata. Il giorno dopo ci sono tornato.

Merteuil - Ci siete tornato?

Valmont - Sì, ma non ha voluto ricevermi.

Merteuil - Non mi dite.

Valmont - Da indagini successive mi risulta che si sia ritirata in un convento.

Merteuil - Ma davvero.

Valmont - Ed èancora lì. Davvero una conclusione appropriata. Come se fosse rimasta vedova.                (Riflette per un momento, quindi si rivolge alla merteuil, emanando fiducia in se stesso)                   Avete continuato a ripetermi che la mia reputazione era in pericolo, ma credo che questo                       potrebbe dimostrarsi uno dei miei exploits piùfamosi. Èqualcosa che secondo me apre                        nuove strade. Credo che potrei tranquillamente mostrarlo per scoraggiare un potenziale                      aspirante alla mia posizione, chiunque egli fosse. Solo una cosa potrebbe forse portarmi una    gloria maggiore.

Merteuil - E cioè?

Valmont - Riconquistarla.

Merteuil - E ci riuscireste?

Valmont - Non vedo perchéno.

Merteuil - Ve lo dico io perchéno: perchéquando una donna tira al cuore di un’altra, di rado lo                sbaglia; e la ferita èimmancabilmente fatale.

Valmont - Ècosì?

Merteuil - Ne sono tanto convinta, che sono pronta a scommettere qualunque cosa vogliate. (Il volto         di Valmont ha perso un po’dell’autocompiacimento). Vedete, anch’io propendo a                                considerare questo come uno dei miei trionfi piùgrandi.

Valmont - Niente piace a una donna che una vittoria sopra un’altra donna.

Merteuil - Solo che la mia vittoria non èstata su di lei.

Valmont - Come no. Cosa volete dire?

Merteuil - Èstata su di voi. (Lungo silenzio. La paura torna negli occhi di Valmont. Valmont                    comincia a mostrarsi preoccupato. D’altro canto, la Merteuil non èmai sembrata piùserena)     Ecco cos’èstato divertente. Ecco cosa èveramente delizioso.

Valmont - Non sapete di cosa state parlando.

Merteuil - Voi amate quella donna. Non solo: voi l’amate ancora. Disperatamente. Se non ve ne                foste vergognato, come avreste potuto trattarla in modo cosìinfame? Non potevate                    affrontare nemmeno la minima possibilitàche si ridesse di questo legame cosìinsolito per   voi. Ed ecco dimostrato qualcosa che ho sempre sospettato. Che la vanitàe la felicitàsono      incompatibili.

Valmont (èmolto scosso. Ècostretto a compiere un grande sforzo prima di poter riprendere, con             voce un po’segnata dalla fatica) - Qualunque possa essere la veritàdi queste speculazioni         filosofiche, adesso tocca a voi fare un sacrificio.

Merteuil - Davvero?

Valmont - Danceny deve andarsene.

Merteuil - E dove?

Valmont - Ho avuto anche troppa pazienza su questo vostro piccolo capriccio, ma quando una cosa          èfinita èfinita e ho il diritto di domandarvi di porvi termine.

Silenzio.

Merteuil - Una delle ragioni per cui non mi sono mai risposata, malgrado un numero veramente                 esorbitante di proposte, èstata la decisione di non ricevere piùordini. Ho deciso che se mai     mi fosse venuta voglia di dire una bugia lo avrei fatto per divertimento e non perchépriva di    un’altra scelta. Devo pertanto chiedervi di adottare un tono di voce meno coniugale.

Valmont - Quella donna sta male, lo sapete? L’ho fatta star male. Per amor vostro. Il minimo che              potete fare èsbarazzarvi di quel ragazzino insipido.

Merteuil - Credevo che ne aveste abbastanza di fare il prepotente con le donne, almeno per il                    momento.

Valmont (il suo viso si indurisce) E va bene. Vedo che dovròparlarvi molto chiaro. Sono venuto per         passare qui la notte. Se saròallontanato, non la prenderòbene.

Merteuil (consulta brevemente l’orologio che ha sulla scrivania) Mi dispiace. Temo di non essere   libera per la serata.

Valmont (una cupa soddisfazione comincia a ravvivare i tratti del viso) - Ah. Lo sapevo che c’era             qualcosa che dovevo dirvi.

Merteuil - E cosa?

Valmont - Danceny non viene. Almeno per stasera.

Merteuil - Che volete dire? Che ne sapete?

Valmont - Lo so perchého fatto in modo che Danceny passasse la notte con Cécile. (Le virgole un           sorriso smagliante) Aveva per la veritàaccennato a un appuntamento con voi. Ma quando gli        ho fatto notare che avrebbe dovuto scegliere, devo dire che non ha avuto un attimo di              esitazione. Avevo dettato a Cécile una lettera per lui, tanto per non correre rischi, ma al                    dunque èstata una precauzione superflua. Sapeva quello che voleva.

Merteuil - Come io ora so quello che che volete voi.

Valmont - Torneràda voi domani a spiegarsi e a offrivi, vediamo se ricordo bene, sì, credo, la sua             amicizia eterna Come vi ho detto, vi ècompletamente devoto.

Merteuil - Basta così, visconte.

Valmont - Lo dico anch’io. Andiamo di sopra?

Merteuil - Andiamo dove?

Valmont - Di opra. A meno che non preferiate questo sofà…che peròse ben ricordo èun po’                   duretto.

Merteuil - Credo sia ora che andiate.

Silenzio.

Valmont - No. Non credo. Abbiamo fatto un patto. Veramente non credo di potermi far prendere in         giro per un altro secondo.

Merteuil - Non dimenticate che a questo gioco sono migliore di voi.

Valmont - Puòdarsi. Ma quelli che annegano sono sempre i nuotatori migliori. Allora. Sìo no?                  Dipende da voi, naturalmente. Non vorrei cercare di influenzarvi. Pertanto mi limito a               osservare che un no saràconsiderato come una dichiarazione di guerra. Intesi? Una parola     sola. Non chiedo altro.

Merteuil - E va bene. (Guarda Valmont dritto negli occhi per un momento, quasi quanto basta per             fargli concludere che ha deciso in senso positivo. Ma non ècosì. La risposta arriva adesso,          calma e autorevole) Guerra.

Buio.

SCENA OTTAVA

Alba di un nebbioso mattino di dicembre al Bois de Vincennes.

Da un lato della scena, Valmont e Azolan; dall’altro, Danceny con un suo servo. Valmont sta scegliendo una spada da un astuccio che Azolan gli tiene aperto. Ne soppesa una, poi un’altra. Nel frattempo Danceny lo aspetta con impazienza, in maniche di camicia, spada in pugno, bilanciandosi prima su un piede e poi sull’altro. Finalmente quando Valmont sembra sul punto di prendere una decisione, Danceny non si controlla più.

Danceny - Avete avuto gioco facile a farmi scemo in salotto, quando mi fidavo di voi. Non perdete tempo ora, monsieur. Come vedrete i trucchetti qui non servono!

Il servo di Danceny lo guarda con disapprovazione, ma Valmont reagisce con calma a questa infrazione all’etichetta.

Valmont - Conservate le vostre energie, ragazzo. Ne avrete bisogno.

Valmont finalmente sceglie una spada e la depone a terra mentre Azolan lo aiuta a togliersi la giacca e a infilarsi un guanto nero. Poi Valmont e DAnceny si avvicinano e si mettono in guardia. A un segnale di Azolan il duello ha inizio, feroce e deciso, l’abilitàdi Valmont contro l’aggressivitàdi Danceny. Per un po’la lotta èequilibrata, con un lieve vantaggio semmai per Valmont. Poi, piùper una combinazione fortunata che per altro, Danceny riesce a ferire Valmont al braccio che non regge la spada.

Segue una breve pausa e quindi, dopo una consultazione sussurrata fra Valmont e Azolan, i duellanti riprendono la posizione di guardia e ricominciano. A questo punto l’iniziativa èdi Danceny. Per qualche motivo, in rapporto o no con la sua ferita, Valmont sembra scorato, o forse disinteressato, e a un certo punto, quando Danceny si èscoperto tentando un attacco imprudente, Valmont fa a meno di cogliere un’occasione che sembrava d’oro.

Alla fine èuna disattenzione molto grave da parte di Valmont a consentire a Danceny di penetrare nella sua guardia con un affondo che trafigge Valmont poco sotto il cuore. C’èun momento di choc per entrambi, quindi Danceny ritira la sua spada e Valmont avanza barcollando di un paio di passi verso di lui, prima di cadere a terra con un lieve gemito. Azolan corre da lui, cadi in ginocchio e gli solleva il capo.

Valmont - Ho freddo.

Azolan corre a prendere il soprabito di Valmont mentre Danceny ci volta al suo servo.

Danceny - Chiama il chirurgo.

Valmont - No, no.

Danceny - Fa’come dico.

Il servo corre via mentre Azolan avvolge Valmont nel suo soprabito.

Danceny èdritto e solo, a disagio, a qualche passo di distanza, cosìValmont deve compiere uno sforzo considerevole di alzare la voce al di sopra di un mormorio per essere sicuro che l’altro lo senta.

Valmont - Concedetemi un momento. (Danceny si avvicina riluttante. Valmont cerca di sollevarsi su un gomito, e Azolan si inginocchia per aiutarlo). Due cose: un breve consiglio, che naturalmente potrei ignorare, ma le cui intenzioni sono oneste. E una richiesta. (Fa una pausa, col fiato corto.)

Danceny - Parlate pure.

Valmont - Il consiglio è: state attento alla marchesa di Merteuil.

Danceny - Consentitemi di essere scettico su qualsiasi cosa abbiate da dire su di lei.

Valmont - Ad ogni modo devo dirvelo. In questa storia lei ci ha manovrati entrambi.

Danceny (guarda Valmont pensieroso, aspettando un momento prima di parlare) E la richiesta?

Valmont - Voglio che riusciate a vedere Madame de Tourvel…

Danceny - Sembra che sia molto malata.

Valmont - Per questo la cosa ha tanta importanza per me. Ditele…che non posso spiegare perché             l’ho lasciata, ma che da allora la mia vita non vale piùniente. Ho spinto la lama piùa fondo      di quanto non abbiate fatto voi, ragazzo mio, e voglio che mi aiutiate a ritirarla. Ditele che             per lei il fatto che io non ci sia piùèuna fortuna, e che sono felice di non dover vivere senza di lei. Ditele che il suo amore  stato l’unica gioia della mia vita.

Danceny - Lo farò.

Valmont - Grazie.

Il silenzio èrotto da cinguettii di uccelli. Danceny, improvvisamente sopraffatto, si scansa una lacrima con la mano. Azolan che guardava lascia trasparire la sua indignazione.

Azolan - Dopo quello che avete fatto!

Valmont - Lascialo stare. Lui aveva dei buoni motivi. Una cosa che nessuno ha mai potuto dire di             me. (Alza una mano verso Danceny: ma lo sforzo ètroppo grande, e si affloscia prima che     Danceny possa prenderla. Èmorto).

SCENA NONA

Notte dell’ultimo dell’anno. Ancora una volta tre dame giocano a carte nel salotto dell’hotel Particulier di Mme de Merteuil. Questa volta sono la Merteuil stessa, Mme de Volanges e Mme de Rosemande, quest’ultima vestita a lutto.

Per un po’il gioco procede in silenzio, finchénon tocca a Mme de Rosemande, la quale peròsta guardando altrove, immersa nei propri pensieri e senza piùbadare al gioco. Discretamente la Merteuil si raschia la gola, ma senza esito. Finalmente Mme de Volanges si china in avanti e tocca il gomito di Mme de Rosemonde.

Volanges - Madame.

Rosemonde (torna in sécon un sussulto) - Perdonatemi. Alla mia etàcerte tragedie che ti

colpiscono da vicino non te le aspetti più. Ti sembra di avere almeno questo diritto. E

invece, avete visto. Due nel giro di pochi giorni…

Merteuil - Vi comprendiamo, madame.

Volanges - Io stavo appunto pensando all’ultima vostra visita a Parigi. Vi ricordate la nostra                      conversazione? cercavamo di decidere chi fosse la persone piùfelice e piùinvidiabile che conoscevamo. E tutte e due scegliemmo Madame de Tourvel.

Merteuil - Eravate con lei quando morì, vero?

Volanges - Le sono stata vicina dal giorno dopo la sua fuga dal convento. Uno spettacolo orribile.            Non lo dimenticheròmai. Quando continuava a strapparsi le bende dopo che l’avevano                 dissanguata. Il delirio, le convulsioni. La rapiditàcon cui si èconsumata. (La Merteuil                        ascolta senza aver perso nulla della sua sperimentata inespressività, se non per un luccichio   di soddisfazione negli occhi. Mme de Volanges scuote il capo, sospira, riprende) Con tutto    ciòsi sarebbe forse potuta riprendere, credo, se quello sciagurato giovanotto non fosse                         riuscito in qualche modo a farle sapere della morte di vostro nipote. Da quel momento lei             perse ogni voglia di vivere. A quanto pare in punto di morte il visconte riuscìa convincere             Danceny che Madame de Tourvel era la sola donna che avesse mai amato.

Merteuil - Ora basta! (Tutte, non esclusa la stessa Merteuil,  sono sorprese dalla secchezza di questa             osservazione involontaria. La Merteuil si affretta a riparare il danno aggiungendo una calma          spiegazione a Mme de Volanges) Credo che dovremmo rispettare il dolore della nostra              amica.

Rosemonde - Oh, no, credo anch’io che le cose siano andate così.

Merteuil - Forse, ma non vedo come potremo mai saperlo di sicuro…(la sua voce èassai poco                   caratteristicamente malferma. Compie uno sforzo per riconquistare il consueto autocontrollo          e cambia soggetto) E vostra figlia?

Volanges - Sembra incrollabile. L’ho pregata e supplicata ma non c’èniente da fare. Volevo                      chiedervi un consiglio in proposito, a tutte e due. Monsieur de Gercourt dovrebbe tornare da            un giorno all’altro. Possibile che non ci sia niente da fare? Devo veramente mandare per aria    un matrimonio tanto conveniente?

Merteuil - Ma no, certo.

Rosemonde - Io ho paura di sì.

Volanges - Ma perché?

Rosemonde - Preferirei che non lo chiedeste.

Merteuil - Io credo che dovreste dare una ragione, madame, se chiedete alla nostra amica di                      sacrificare un futuro tanti splendido. (Adesso ha recuperato lo spirito combattivo, e la sua       voce èdecisa e secca come sempre).

Volanges - Per essere onesta con voi, madame, e nonostante il suo delitto, preferirei dare Cécile a

Danceny piuttosto che vedere la mia bambina prendere il velo.

Rosemonde A dire la veritàio ho avuto notizie di Danceny. Mi ha mandato una lettera molto strana.        Da Malta.

Volanges - Ah, èlìche èscappato?

Cade il silenzio. La Merteuil sta digerendo quanto detto da Mme Rosemonde. Quando ha finito, si rivolge a Mme de Volanges.

Merteuil - Ripensandoci, ka cara, forse sarebbe meglio affidarsi alla saggezza e all’esperienza di                madame. Forse dovreste lasciare Cécile in convento.

Volanges - Ma ci saràpure una ragione!

Silenzio. Nessuna sembra disposta ad aggiungere alcunchée la domanda di Mme de Volanges rimase sospesa in aria.

Merteuil (finalmente parla, con tutta la sua consueta autorità) - Sono state delle settimane terribili.            Ma il tempo passa cosìin fretta. Domani èun anno nuovo e fra poco saremo giàalle soglie          del 1790. Una volta avevo paura di invecchiare, ma adesso ho fiducia in Dio e accetto. Forse   possiamo aspettare con fiducia quello che ci porteranno gli anni millesettecentonovanta. Nel         frattempo proporrei di continuare a giocare.

Le parole della Merteuil sembrano avere un effetto pacificatorio sulle sue compagne, le quali infatti si rimettono a giocare. L’atmosfera èserena.

Molto lentamente, le luci si attenuano; ma proprio prima che queste svaniscono, compare sul fondo, labile ma netta, la sagoma inconfondibile della ghigliottina.