L’assassino

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L’ASSASSINO

Bizzarria in un atto

di YAMBO (Enrico Novelli)

PERSONAGGI

FLORA

GINO

GUIDO (LO SCONOSCIUTO)

IL BRIGADIERE DEI CARABI­NIERI

CARLO, domestico.

Commedia formattata da

Il salotto da pranzo in una piccola villa sul mare. Da un'ampia finestra a vetri entra lo splendore del plenilunio. Oltre il piccolo giardino scintillano le onde quiete.

 (Gino Orlandi e Flora hanno finito di cenare e guardano il cielo distrattamente attraverso il fumo delle loro siga­rette. D'improvviso, echeggiano, poco lontano, grida rab­biose e colpi di fucile).

Flora                              - (sobbalzando) Dio mio!...

Gino                              - (suonando il campanello) Carlo!... (Un lungo silenzio angoscioso; poi, tutto affannato, entra il dome­stico. Ha l'aria impaurita).

Carlo                             - Signori...

Gino                              - Che c'è?

Carlo                             - Non so, dalla terrazza ho veduto accorrere Terso il cancello un'ombra...

Gino                              - Va a vedere, presto!... (A Flora che lo fissa con i grandi occhi spauriti) Ma non ti «paventare, an­diamo! Che cosa vuoi che sia? Fortuna, che ti vanti sem­pre di aver un coraggio... da uomo!

Flora                              - (ingenuamente) Appunto. Ora il coraggio da nomo non può servirmi a nulla. Ora mi ci vorrebbe un coraggio... da donna. (Rumore di passi precipitosi) Gino! Gino! (Si attacca convulsamente al braccio del marito).

Gino                              - (si alza, mette mano alla tasca per cercarvi la ri­voltella che non c'è) Zitta...

Carlo                             - (entra, seguito dal brigadiere dei carabinieri) Signori... c'è qui il signor Brigadiere...

Gino                              - Ebbene? Avanti!

Flora                              - (a Gino) Vengono ad arrestarti!...

Gino                              - Non dire sciocchezze!... Avanti...

Il Brigadiere                  - Buona sera, signori... Scusino se li di­sturbo... ma siccome ci è parso di vederlo scavalcare il muro di cinta del giardino...

Gino e Flora                  - (ad un tempo) Chi?

Il Brigadiere                  - Oh!... Non sanno?... Non hanno letto i giornali?

Gino e Flora                  - (guardandosi) No... Non leggiamo mai niente...

Il Brigadiere                  - Il famoso Astorre... quello che spaccò la testa a cinque persone... Si ricordano?... Cinque anni fa... a Porto Santo Stefano...

Gino                              - Mi pare...

Flora                              - A cinque persone?...

Il Brigadiere                  - E' scappato dalla galera...

Gino                              - Da Civitavecchia?

Il Brigadiere                  - Già... s'immagini che son tre giorni Che si batte la macchia, qui intorno! Finalmente l'ab­biamo veduto, su l'imbrunire, sbucar fuori dagli scopeti e correre verso la spiaggia... che corsa!... Ci deve avere il diavolo in corpo! Guizza come una saetta, sparisce...

Flora                              - E lei dice che è entrato nel giardino!...

Il Brigadiere                  - Sì; e per questo mi son permesso di dire al loro domestico e allo «chauffeur » se potevano darci una mano... Il giardino è grande: e noi, siamo due soli...

Gino                              - Ma diamine: si figuri! Carlo, obbedisci agli ordini del Brigadiere...

Il Brigadiere                  - Via, non perdiamo tempo! (Si sente un fischio di fuori) E' l'appuntato che mi chiama... Ar­rivederci e tante scuse, signori... (Esce precipitosamente seguito da Carlo che ha impugnato per l'occasione un coltello da cucina).

Gino                              - (seguitando a frugare nelle tasche dei calzoni) Ma la rivoltella, dove l'ho cacciata?

Flora                              - (un po' nervosa) Se non lo sai tu...

Gino                              - Bella figura ci faccio, a star qui mentre fuori quei bravi giovanotti rischiano la vita, per...

Flora                              - Va là, Gino, non esagerare, non far l'eroe... hai un viso, anche tu...

Gino                              - Ma che eroe, che viso! Quando hai paura tu, ti diverti a specchiare la tua paura su la mia faccia. Sem­bra che tu mi abbia visto sempre far la parte del vi­gliacco!

Flora                              - (ripigliando a poco a poco la sua calma) Sempre no. Son mancate le occasioni... ma ora ti vorrei vedere, a tu per tu, con quell'uomo che spacca la testa alla gente.

Gino                              - Certo, se fossi solo e disarmato... in ogni modo, cercherei di difendermi... (Fruga nei cassetti dei mobili) Ma dove ho ficcato quella maledetta rivoltella? Del resto, non tocca a te a mettere in dubbio il mio coraggio.

Flora                              - Che ne so io?

Gino                              - Non ho avuto il coraggio... di sposarti?

Flora                              - Eroe... e uomo cortese!

Gino                              - (che ha trovato finalmente la rivoltella in un cassetto) Eccola... ma chi. ce l'ha messa qui?

Flora                              - (ridendo) Ah! ora mi ricordo... è stato ieri... ho fatto il tiro a segno dalla finestra...

Gino                              - (borbottando) Bel gusto! (Guarda la rivoltella per vedere se è carica).

Flora                              - Capirai, per quanto ci si diverte qui!... L'ho ricaricata io... sta attento, che tu non mi abbia a scam­biare per l'assassino...

Gino                              - (con una spallata si avvia verso l'uscita).

Flora                              - Dove vai?

Gino                              - Non te l'ho detto? Vado a far... l'eroe...

Flora                              - E mi lasci sola?

Gino .                            - Ah! carina! Chi è che ha paura, adesso, di noi due?

Flora                              - (puntigliosa) Gino, resta qui, vicino a me...

Gino                              - Perché non vieni con me piuttosto?

Flora                              - Gino, obbedisci...

Gino                              - Ma che! tocca alla moglie di obbedire! Ti impongo di seguirmi!

Flora                              - Cattivo...

Gino -                            - Andiamo!

Flora                              - Maligno!...

Gino                              - (ridendo) Se non mi segui, non m'ami! (Esce).

Flora                              - (fa per seguirlo, poi, imbizzita, torna a sedersi).

Gino                              - (di fuori) Flora!...

Flora                              - (con una spallata) No!... (La risata beffarda di Gino si allontana. Flora si guarda intorno, poi si versa un bicchierino di rosolio e lo beve in fretta. Un orologio nella sala suona le nove; i rintocchi fanno sussultare la giovane signora che, ripresa da un vago sgomento, si alza e a passi leggeri ritorna verso l'uscita) Gino?...

Un'Ombra --------------- - (appare alla finestra. La voce dell'ombra) Signora!...

 Flora                             - (fermandosi come impietrita) Chi è?... (Un uomo si affaccia nella stanza, spalanca la finestra e la scavalca con rapidità scimmiesca. E' vestilo mollo som­mariamente con una maglia rossa e un paio di calzon­cini di tela grigia. Ha i capelli incollati alle tempia e stilla acqua da tutte le parti).

Lo Sconosciuto             - Buona sera, signora... domando per­dono!...

Flora                              - (spegnendo la luce elettrica e... ritrovando la propria voce) Aiuto!... Gino!!...

per ma

Lo Sconosciuto             - No... Signora!... non gridi!., carità! Qui c'è uno sbaglio!... le spiegherò tutto, per amor di Dio, non gridi...

Flora                              - Stia fermo, veh!...

Lo Sconosciuto             - Non dubiti; sono immobile. (La luce della luna investe lo Sconosciuto di un'aureola. Flora contempla con timida curiosità il terribile personaggio che sorride misteriosamente) Capisco... presentarsi in queste condizioni a una bella signora, è il colmo della scortesia... ma non potevo far diversamente... proprio...

Flora                              - (con voce sottile come un sospiro) Eh! lo credo, m'immagino... ma stia fermo...

Lo Sconosciuto             - Le giuro... non è che io voglia muo­vermi: ma il freddo mi fa tremare...

Flora                              - Sfido!... vestito a quel modo...

Lo Sconosciuto             - (si ritrae nell'ombra).

Flora                              - Perché si è mosso!... Oh! Dio...

Lo Sconosciuto             - Sa; l'ho fatto per un riguardo a lei; quel raggio di luna mi illumina troppo, ho voluto fa­sciarmi d'ombra come in un mantello per sembrarle più... conveniente!

Flora                              - No, no, preferisco di vederla bene... in viso.. piuttosto, si metta a sedere­mo Sconosciuto          - (sedendosi alla tavola) Grazie!

Flora                              - Ma davvero, lei... non vuol farmi male?

Lo Sconosciuto             - Io? per qual motivo, scusi?...

Flora                              - Sa... i motivi... un uomo come lei... li trova sempre..

Lo Sconosciuto             - Signora! ella suppone che... (Fa per alzarsi) Ah! potessi avere anche un modestissimo impermeabile...

Flora                              - Un impermeabile? Non vuole altro?

Lo Sconosciuto             - Per ora, almeno...

Flora                              - Aspetti, allora... (Entra un momento nella saletta d'ingresso della villa e ritorna con un impermea­bile) Ecco l'impermeabile di Gino... (Lo Sconosciuto vor­rebbe avvicinarsi per prenderlo, Flora dà un piccolo gri­do) No, no, non si accosti, o mi metto a strillare... ecco, glielo butto... (Lancia l'impermeabile che lo Sconosciuto raccoglie al volo).

Lo Sconosciuto             - (indossando l'impermeabile) Grazie tante, signora... signora...

Flora                              - (timidamente) Flora...

Lo Sconosciuto             - Che bel nome! Flora!... Oooh! Mi sembra di essere un altro.

Flora                              - (sospirando) Fosse davvero... un altro!

Lo Sconosciuto             - Ma per chi mi piglia, scusi? Scom­metto che mi ha preso per un ladro... eh infatti, il mio modo di entrare... Un ladro io! Ah! ah!...

Flora                              - Magari fosse un ladro!

Lo Sconosciuto             - Come magari?

Flora                              - Perché io, dei ladri, non ho paura...

Lo Sconosciuto             - Si tranquillizzi, signora Flora, io non sono né un ladro né un assassino.

Flora                              - Ehm!...

Lo Sconosciuto             - Le do la mia parola d'onore...

Flora                              - La sua parola... « d'onore » ? Non esageri...

Lo Sconosciuto             - Ma come, non mi crede? Se potessi dirle!... Egli è che non posso... è una questione delicata...

Flora                              - (imprudentemente) Ma io so tutto.

Lo Sconosciuto             - (sbalordito) Sa tutto?

Flora                              - Sì. Prima di... conoscerla, non le nascondo, io m'immaginavo che lei fosse... che lei avesse... insomma, immaginavo tutt'altro. Proprio, guardandola, non si di­rebbe...

Lo Sconosciuto             - Che cosa?

Flora                              - ... e siccome ho avuto sempre un grande or­rore per... scusi sa! per gli assi.. (Vorrebbe dire a assas­sini»; si ferma; poi, più dolcemente) per «certe per­sone»; no, non si agiti, mi lasci finire... così quando ho saputo che... che lei era entrato nel nostro giardino, ho pensato « speriamo che Io piglino subito »... non si muo­va, mi lasci finire, le dico. Ora che l'ho visto, che le ho parlato, non so spiegarle bene... Ho sentito come un po' di pietà anche per lei; non deve essere bello trovarsi nei suoi panni.

Lo Sconosciuto             - Eh! secondo... lei, scommetto, ci starebbe benissimo.

Flora                              - Ha anche voglia di scherzare!... Ma se lo pi­gliano!

Lo Sconosciuto             - (si stringe nelle spalle) Nessuno mi ha veduto partire. E nessuno saprà di certo che io son venuto a rifugiarmi qui. Ma è stata un'ispirazione quasi istintiva... Appena uscito dall'acqua, proprio mentre mi arrampicavo su la scogliera dinanzi alla villa, ho sentito on colpo di fucile e una palla mi ha sfiorato il capo... Mi sono nascosto dietro una roccia, e pian piano ho ripreso a salire. Allora una voce minacciosa ha gridato: «ferma! ferma!»; io ho risposto: «amici! » Si vede che la pa­rola " amici " ha un pessimo significato, qui, perché mi hanno tirato subito un'altra fucilata. Che dovevo fare? Cercare di persuadere i miei, dirò così, fucilatori, ad accogliermi con più cortesia?

Flora                              - Lei doveva dire semplicemente: «sono qui! arrestatemi! non farò resistenza! ».

Lo Sconosciuto             - Mi avevano tirato due palle ed ave­vano sbagliato. Non ho avuto il coraggio di ritentare la prova... Invece, son rimasto zitto, mi son nascosto tra i tassi, ho strisciato fin qua... nella speranza di trovare un rifugio. Le solite voci a poca distanza brontolavano: «Eccolo! è là... è laggiù... cerca!...» Allora ho preso una disperata risoluzione: quella di cercar asilo qui den­tro. « Gli abitanti della villa - ho pensato - non mi rifiute­ranno un po' d'ospitalità... ».

Flora                              - (che ha ascoltato, rabbrividendo) Poveretto!... e pensare che mio marito "è sceso anche lui in giardino con la rivoltella...

Lo Sconosciuto             - Anche lui?... Ma perché?... Ma da quando in qua, nelle ville, si ricevono le persone a colpi di fucile?

Flora                              - Chiuda la finestra...

Lo Sconosciuto             - Da quando in qua... Flora - Chiuda la finestra, le ho detto. Lo Sconosciuto     - (obbedisce) Non che io tenga alla vita in modo straordinario: ma...

 Flora                             - Chiuda anche le imposte.

Lo Sconosciuto             - (obbedisce) Capirà: una palla nella testa, senza motivo...

Flora                              - (riaccende la luce) Si metta a tavola, adesso, e mangi qualche cosa. Io starò attenta... se sentirò qualche rumore, l'avvertirò.

Lo Sconosciuto             - Ma chi vuol che ce l'abbia con me? Non conosco anima viva, qui...

Flora                              - Ma se le ho detto che so ogni cosa!... Dunque non mentisca. E mangi. Deve essere orribilmente stanco.

Lo Sconosciuto             - Eh! a dire la verità... vengo da Ci­vitavecchia...

Flora                              - Già. Deve avere anche molta fame...

Lo Sconosciuto             - Signora!... Ella è veramente troppo buona... del resto, accetto l'offerta, purché ella mi pro­metta che non ricuserà un contraccambio...

Flora                              - Io?!

Lo Sconosciuto             - Con suo marito, si intende. (Co­mincia a mangiare) Triglie, la mia passione!

Flora                              - (con grazia) C'è anche il dolce...

Lo Sconosciuto             - Se potessi... se non avessi dato la mia parola di non dire chi sono, mi presenterei.

Flora                              - Ma... non c'è bisogno...

Lo Sconosciuto             - No, no, lei ha affermato di cono­scermi, e io scommetto invece che non mi ha mai visto.

Flora                              - Visto no, grazie...

Lo Sconosciuto             - Grazie a Dio? ma dica, dica senza complimenti. In fondo, ella ha tutte le ragioni di sup­porrai un brigante... (Misterioso) Io non dovrei essere qui..

Flora                              - Eh! Io credo!...

Lo Sconosciuto             - Dovrei essere molto, molto più lontano!...

Flora                              - All'estero, via!..

Lo Sconosciuto             - Perché, all'estero? No, no... a Porto Santo Stefano, solamente. Ma cinquanta chilometri di mare, eh? sono qualche cosa. Aggiunga che non mi sen­tivo bene, quando ho lasciato Civitavecchia... non era ancora apparsa la luna... l'acqua sembrava più fredda del solito... é poi il silenzio, l'abbandono... mi sono visto d un tratto come inghiottito da un'ombra nera... Si pensano tante brutte cose, in certi momenti!... M'è parso che in­torno a me guizzassero i pescicani... vedevo certe striscie fosforescenti... perché dicono che i pescicani, di notte, abbiano intorno alla testa una strana fosforescenza... Lo «a anche lei?...

Flora                              - Io? I pescicani non li conosco affatto...

Lo Sconosciuto             - Nuotavo, nuotavo, con rabbia di­sperata, a volte ridendo e arrabbiandomi de' miei timori ridicoli, a volte invece, paurosamente, come fuggendo davvero un pericolo di morte... Non so bene dove an­dassi... (Beve) Improvvisamente una scogliera s'è driz­zata, come la cresta di un mostro marino, dinanzi a me... ho veduto brillare un lume sopra gli scogli... ho detto: « è una villa di certo. Ora mi fermo, non ne posso più.. ».

Flora                              - (che durante il racconto del giovane si è acco­stata alla tavola, e, pian piano, si è lasciata scivolare sopra una poltroncina, dinanzi all'ospite) E pensare che proprio qui... lo stavano cercando!

Lo Sconosciuto             - Ma come? ma non è possibile che abbiano indovinato... non l'ho detto a nessuno...

 Flora                             - Se bastasse, in questi casi, non dir niente a nessuno! ...

Lo Sconosciuto             - E in ogni modo, non avrebbero mai potuto aspettarmi qui... con il fucile in mano...

Flora                              - (esitando) Si vede che lei... mi permette?...

Lo Sconosciuto             - Ma si, ma sì, diamine! Io non sono permaloso...

Flora                              - Si vede che lei ha una lama... terribile...

Lo. Sconosciuto            - (ridendo) Esagerazioni. Per molti sono un cattivo soggetto. Non è vero. Io non laccio niente di male...

Flora                              - Secondo lei!...

Lo Sconosciuto             - Già: secondo me. Anche secondo altri. Mio padre dice che potrei lavorare di più. Ha torto marcio. (Lo « sport » non è un lavoro?

Flora                              - Ah! se ella lo chiama uno « sport », il suo!

Lo Sconosciuto             - O come lo debbo chiamare?

Flora                              - Per carità... non si arrabbi. Lo chiami come vuole. Almeno convenga che è uno « sport »... troppo... troppo pericoloso, via...

Lo Sconosciuto             - Il pericolo! (Scuote le spalle) L'ho sfidato in ogni modo. Soltanto questa sera ho avuto - non so come - una commozione qualsiasi.- Ma prima! e noti, che ho tentato un po' tutto, sono stato alpinista, automo­bilista, motociclista, canottiere, aviatore...

Flora                              - Anche aviatore!

Lo Sconosciuto             - Anche aviatore, già! Dicono che sia bello sfidare il cielo. Io non ci ho trovato un gran che. Il cielo è monotono. E poi... la terra, vista sotto di noi, par troppo piccola. Quando ci si ritorna, ci sente umiliati.

Flora                              - Ma lei, andava in aeroplano... prima del fatto?...

Lo Sconosciuto             - (fissa la signora corrugando le ciglia) Del fatto?... Ma allora... (Si alza) Ella sa davvero!...

Flora                              - (giungendo le mani) No, no, per pietà! non si sdegni, non mi guardi così... Io non intendo di... con­dannarlo!...

Lo Sconosciuto             - (rimane un po' in forse. Poi sorride amaramente, scuote il capo, si siede) Strano!... Cre­devo che questo segreto fosse solamente... «nostro »... E invece, ecco che una bella e cortese signora, ospite benefica che mi appare nella notte, come una buona lata, per proteggermi da nemici ignoti e... per offrirmi un impermeabile e un po' di cena, dichiara tranquilla­mente e ostinatamente di saper «tutto»! (Una pausa) Dunque... ella... è una sua amica?...

Flora                              - Di chi?

Lo Sconosciuto             - Di lei... di Clelia.

Flora                              - Clelia!?...

Lo Sconosciuto             - E' riuscita a capirla, lei? Io no. Come non sono mai riuscito à capire di che colore fos­sero le sue pupille. Gli occhi di certe donne sono come piccole finestre aperte su l'anima. Quelli di Clelia, no. Inutile penetrarvi lo sguardo. Si poteva intravvedere l'abisso: l'anima, no... Già: aveva un'anima? Non si offende se parlo così di una sua amica?...

Flora                              - La sua... Clelia non è stata mai una mia amica!...

Lo Sconosciuto             - Conoscente? Insomma, poco importa; ormai è     - (finita. E' andata lontano... con quel... (Ride convulsamente) Con suo marito, via. Deve essere in Brasile. Le ha scritto mai?...

Flora                              - Ma perché vuole che scrivesse proprio a me?

Lo Sconosciuto             - A me, non poteva scrivere di certo... Che momenti abbiamo passato, però!...

Flora                              - Bella?

Lo Sconosciuto             - Non se ne ricorda? Bella, bella no.., ma quella espressione di orgoglio e di sarcasmo... quegli occhi che prendevano tutti i toni dell'iride... quella bocca forte, socchiusa di continuo, come per uno stiramento del viso... e quel collo! esile come uno stelo bianco, sempre nudo, quasi per una continua offerta... Oh! scusi! (Flora si accosta al giovine, ascolta sempre più intensamente) Veramente, l'ho amata. Io sì. L'ho amata... come uno «ciocco; senza vedere, senza capire niente. Giù, a capofitto nel baratro! Le facevan la corte: lei ci teneva, perché lodassero il suo collo e la sua bocca ardente; rideva con tutti per mostrare i denti bianchi di piccola fiera dome­stica... Fu giusto nel campo di aviazione a Centocelle. Venne il brasiliano, tutto arcigno, tutto nero, con l'aria di voler comperare il mondo con i miliardi... di « reis », guadagnati a forza di caffè. Il suo « hangar » era sparso di cose bizzarre: una pelle di coccodrillo, una collezione di insetti rari, una scimmia, una piroga indiana, una pic­cola testa peruviana, mummificata... Le signore accorre­vano in folla per vedere il museo... andavano in visi­bilio... Scommetto che c'è stata anche lei!...

Flora                              - No... io no!...

Lo Sconosciuto             - Ci entrava spesso anche Clelia. Io mi finivo di gelosia... Ma queste cose, a lei, perché gliele racconto?! mi pare di aver abusato anche troppo della sua gentilezza... (Si alza).

Flora                              - Dove va?

Lo Sconosciuto             - Via. Vado via. Mi sono asciugato completamente, -e.» ho riacquistato le mie forze. Vado i cercare la strada ferrata... E' molto lontana di qui, una stazione? Non dubiti che... le farò riavere l'impermeabile e, quando potrò sciogliere il mistero, verrò a presentarle le mie scuse...

Flora                              - Ma no... (Alzandosi) Lei così non può andar­sene... Qui è al sicuro... Quando tornerà Gino, mio ma­rito... vedremo quel che si potrà fare... Intanto resti, la prego... e seguiti, se vuole, a dirmi la sua storia...

Lo Sconosciuto             - Oh! è tanto semplice... (Torna o sedersi) E lei... è tanto gentile!... (Flora con garbata timi­dezza gli prepara il tè) Tanto!., proprio!... Un sogno!... esser qui, a tavola, solo con lei... Un'ora fa... invece... brr„. le tenebre, il freddo, le fucilate... Un sogno! E dopo esser stato sfiorato dalle ali della morte, ecco ritornata la pace, il benessere, nella grande serenità dei suoi occhi buoni,,.

Flora                              - Come le ho detto dianzi, io... (immaginavo.., di lei... tutt'altra cosa... (Versa il tè all'ospite).

Lo Sconosciuto             - Si spieghi!... Grazie!... (Beve il tè).

Flora                              - Deve ridere. Già, mi figuravo che ella avesse più anni...

Lo Sconosciuto             - Vecchio addirittura?

Flora                              - E poi, che fosse più .grosso, più arcigno, di modi aspri... capisco che è una sciocchezza, ma sarà suc­cesso anche a lei, di formarsi nella sua mente il tipo di una persona della quale aveva soltanto sentito parlare.,.

Lo Sconosciuto             - Oh! certo... sarà successo anche a me. Tuttavia, ecco... non riesco a farmi un'idea del perché ella... dovesse figurarsi la mia persona in modo tanto poco lusinghiero. Forse... per le descrizioni di Clelia?

Flora                              - Ma se le ho ripetuto che Clelia non so nean­che chi sia!

Lo Sconosciuto             - Davvero, stasera mi succedono cose dell'altro mondo. (Gira intorno gli occhi come smarrito) Ma questa... è proprio una casa? Questa... è una tavola davvero? Questo... è un bicchiere? Questo... un imper­meabile?... E lei... è proprio una donna? (Stende la mano per toccarle il braccio).

Flora                              - (ritraendosi e sorridendo) Non le pare... che io sia una donna?

Lo Sconosciuto             - Ma... che vuole? Io sono così sba­lordito... (Fissandola) Una donna, o un'apparizione?

Flora                              - (senza rispondere direttamente) E' curioso! mentre parlava, dianzi, anch'io la guardavo fisso. Quando Ito paura, mi sforzo di sfidare il pericolo, per provare quel piccolo brivido di terrore... Capisce? insomma, è un piacere anche quello. Ma, più la guardavo e... più la paura si allontanava. A lei mancano proprio le caratte­ristiche del grande delinquente...

Lo Sconosciuto             - Grazie mille!

Flora                              - Ma anzi!... la sua figura diventa molto più... come posso dire? molto più interessante! acquista un fascino nuovo... proprio... un fascino...

Lo Sconosciuto             - Signora, «e ella seguita a guardarmi così, sarò io che comincerò ad aver paura...

Flora                              - Non scherzi, le ripeto... Mi dica piuttosto come andò... che... Insomma, finisca il suo racconto...

Lo Sconosciuto             - Ah! quello del brasiliano? Oh! è una cosa triste e ridicola... Non mette conto di ritornarci sopra.

Flora                              - Ma sì, invece, ma sì!... Io voglio sapere le ragioni che lo hanno spinto a... quel... a quell'errore.

Lo Sconosciuto             - Non fu un errore. Fu una fatalità strana... L'esotismo del brasiliano, con i suoi coccodrilli, le sue scimmie, il suo caffè, il suo profumo di foresta «emi'vergine, la vinse sul mio amore... ecco. Un fatto comune, del resto, come se ne vedono tanti.. Clelia forse intravide la fortuna, dietro... la foresta vergine... Io non la condanno; ma il modo... il modo, fu perfido! Quando la sorpresi nell'« hangar », mentre il brasiliano le met­teva nella scollatura dell'abito, per ischerzo, uno di quei meravigliosi scarabei verdi, scintillanti come gemme, feci quello che tutti gli amanti traditi e maleducati fanno... urlai, insultai quel pover'uomo, lo schiaffeggiai... Ci do­veva essere il duello, il giorno dopo. E quella sera c'era una riunione di dilettanti all'aerodromo. Fummo costretti a volare... Egli era salito a millesettecento metri; una discreta altezza, per un dilettante. Io volli salire più alto: milleottocento: una picca di rivale... battuto. Avevo perduto su la terra, volevo almeno vincere in aria. Stavo per discendere trionfalmente con un « volo piane » auda­cissimo... pensavo che ella mi avrebbe almeno ammirato! quando mi vidi passar davanti l'aeroplano del mio ne­mico, con « lei » a bordo... Già, con Clelia, che rideva, rideva... I suoi occhi e i suoi denti: non vidi altro. Vi fu un turbinìo, un rovinare nell'abisso...

 Flora                             - (dopo un lungo silenzio) E... dopo? dopo che voi... che ella fu guarito?...

Lo Sconosciuto             - Ci vollero tre mesi, immagini! un infermiere mi disse, poi, che i primi giorni era venuta una signora bionda a chiedere di me... Forse era Clelia. Ma poi... più nulla...

Flora                              - No, no, dica... dica... dopo?

Lo Sconosciuto             - Dopo ho molto sofferto... mi pareva che le ferite, chiuse sul mio corpo, fossero tutte vive ancora entro di me... Volevo morire. Volevo vendicarmi...

Flora                              - Sì... la vendetta!

Lo Sconosciuto             - Ma, poi, il tempo mise come una gran nebbia fra me e il mio dolore. La vita rifioriva, lentamente, un giorno mi sentii libero e disposto... a «ricominciare tutto»... Insomma, dimenticai. Ora... le accerto! rinnoverei tanto volentieri quel che ella ha chiamato... il «mio errore»... (Fissando Flora).

Flora                              - Non tutte le donne hanno gli occhi della sua... come si chiamava?... della sua... Clelia...

Lo Sconosciuto             - Appunto! Quegli occhi mi offen­devano un poco. Si vuol conoscere la donna che si ama, almeno approssimativamente. E si è grati alla donna che ci offre l'illusione di una faticosa conquista intima; che ci lascia strappare i più profondi segreti dell'anima sua, ad uno ad uno, dopo una disperata di­fesa... apparente!

Flora                              - Oh... io non sono così complicata e così sot­tile. Io non ho nulla da nascondere: una rigida sincerità è in me. Sono schietta e semplice. Un uomo che sappia guardarmi bene, può leggermi nell'anima. Io non oppongo difese astute e non mi circondo di difficoltà lam­biccate dai libri di psicologia amorosa. Se amassi dav­vero... (Si ferma).

Lo Sconosciuto             - Continui, continui...

Flora                              - No, non mi sono spiegata bene. E poi, questa sera... non so... ho certe idee. Anche a me è successo l'ina­spettato, l'imprevedibile, l'inverosimile!... Non mi badi. Non ricordi. Che cosa ho detto?

Lo Sconosciuto             - Ma io... non ho capito niente. Le sue parole, le ho sentite senza comprenderle. Una musica deliziosa: nient'altro! Seguiti!

Flora                              - Devo servirle anche di « carillon » ?

                                     

Lo Sconosciuto             - Io mi domando ancora se questo sia il miglior sogno della mia vita: il più bello!

Flora                              - (con un sorriso) E Clelia?

!Lo Sconosciuto            - Perché me la ricorda?

Flora                              - Oh! è vero!... scusi... è inutile, io divago, mi astraggo... e dimentico tutto. Dimentico perfino... me stessa. Sono una gran pazza! ha ragione Gino, quando mi fa quelle lunghe prediche uggiose che mi danno la smania di sbadigliare... Vede: a volte mi stringo forte la testa per il timore... che mi abbia a volar via!...

Lo Sconosciuto             - Non tema: nel caso, ritornerei avia­tore per... ritrovargliela...

Flora                              - E lei seguita a scherzare!...

Lo Sconosciuto             - Capirà: quando non c'è di meglio...

Flora                              - E i rimorsi?

Lo Sconosciuto             - Non ne ho.

Flora                              - Ma... neanche... durante le notti insonni...

Lo Sconosciuto             - Le confesserò, a costo di passare per un uomo orribilmente prosaico, che io dormo sempre come un ghiro.

Flora                              - Ed io che credevo che... gli spettri... sa, non gli spettri dei romanzi d'appendice... intendo dire quelli veri, quelli che nascono dal fondo della nostra anima, formati di ricordo e di disperazione, dovessero perse­guitare, almeno ogni tanto, un... un uomo come lei...

Lo Sconosciuto             - Oh! in fin dei conti, signora! io non sono né peggiore, né migliore di tanti altri; ho un po' i gusti del selvaggio...

Flora                              - Ah!... meno male che ne conviene!...

Lo Sconosciuto             - Sì, del selvaggio. Odio le conve­nienze, i riguardi, le bugie. Se amo, amo disperatamente, ferocemente. Sono geloso come... un uomo dell'età della pietra.

Flora                              - Ma in questo non c'è molta originalità, tutti gli uomini sono un po' gelosi...

Lo Sconosciuto             - Dell'ultima carezza: si. Scommetto che suo marito sarà geloso, come si può e si deve essere nella buona società. Il gentiluomo perfetto presta la propria signora a chiunque, permette che chiunque se ne serva... fino a quel certo limite; la presta per la conversazione, per la passeggiata, per lo spettacolo; un amico può prenderle il braccio o la mano, guardarla anche un po' teneramente, esprimerle in un linguaggio cortese la sua ammirazione per le bellezze palesi e per le recondite... può rischiare anche qualche accenno alle intime gioie coniugali, sempre tenendo lo «guardo fisso sopra quei tesori che... una signora in abito scollato ab­bandona alla pubblica curiosità... (Flora si chiude istin­tivamente lo scollo audace della veste da camera) ... Suo marito - vero? in queste cose non ci trova nulla di male: consuetudini, diamine! Si usa così, tra uomini di mondo. Io sono un selvaggio, ripeto. Io queste idee, non le trovo accettabili...

Flora                              - Oh! Dio, signore, non parli di... «accettare»!

Lo Sconosciuto             - Perché?

Flora                              - Sa... il ricordo di quell'arnese...

Lo Sconosciuto             - Ma quale arnese?

Flora                              - L'accetta... (Fa il cenno di colpire con una arma immaginaria).

Lo Sconosciuto             - Ebbene, sì: sono un uomo tagliato giù con l'accetta, anche moralmente. Forse - chi sa - gli eccessi fisici mi hanno fatto così violento... così aggres­sivo... la scherma, il canottaggio, il nuoto... Ah!... Se io volessi bene a una donna carina, carina, carina... come lei, per esempio, guai!...

Flora                              - Oh! io non sono la Clelia...

Lo Sconosciuto             - (prendendole una mano) La Clelia!... lei vale mille volte più della Clelia... Centomila volte. Basterebbe quella piccola espressione di stupore, di in­genuità diffusa sul suo visino!... E quella sua bocca così dolce, così buona...

Flora                              - (candidamente) Ma per me, scommetto... non le ammazzerebbe cinque persone!...

Lo Sconosciuto             - Cinque? Non so... Per l'appunto, cinque!... Perché cinque? Crede che sia una gran prova d'amore, ammazzare cinque persone?

Flora                              - (languidamente) Sì... una gran prova... una strage per un bacio! La passione che si muta in una vertigine di sangue!...

 Lo Sconosciuto            - (un po' turbato) Eh! ma... non è una cosa facile... e poi... ci vorrebbe... un'anima spe­ciale... In guerra, in duello, non dico... E poi, il codice...

Flora                              - Ma queste cose, per la sua Clelia, non le pensava?... (Il suo viso sfiora quello dello Sconosciuto, il quale ha un attimo di esitazione, poi si alza, e, panneg­giandosi nell'impermeabile, esclama).

Lo Sconosciuto             - Signora, «ignora, che cosa crede? vuol burlarsi di me?...

La voce di Gino            - (di fuori) Flora!...

Flora                              - (alzandosi) Mio marito! (Corre ad aprire la porta dell'ingresso) Gino...

Gino                              - (entra e, vedendo lo Sconosciuto, trasale).

Lo Sconosciuto             - (sorridendo) Signor Gino...

Gino                              - (a Flora) Ma chi è?...

Flora                              - (richiudendo la porta) Ssst!... piano... dove sono i carabinieri?...

Gino                              - Se ne sono andati...

Lo Sconosciuto             - Bisognerà che io mi spieghi...

Gino                              - Veramente!

Flora                              - Ma come, non indovini?... E' lui!...

Gino                              - Lui, chi?!...

Flora                              - (pronunzia alcune parole all'orecchio di Gino, che spalanca tanto d'occhi).

Gino                              - Ma come!...

Flora                              - (rapidamente) Si, abbiamo parlato a lungo... non è uno dei soliti delinquenti...

Lo Sconosciuto             - E dagli... la «ignora ci si diverte a darmi del delinquente...

Flora                              - Gino, per carità, non lo consegnare ai cara­binieri... Disgraziato! Se tu sapessi quanto ha sofferto... delle volte, si giudica senza sapere...

Lo Sconosciuto             - Signora, mi permetta...

Flora                              - (nervosamente) No, no, scusi, lasci dire a me... Bisogna che tu lo aiuti a fuggire, Gino... Con l'auto­mobile...

Lo Sconosciuto             - Prego...

Gino                              - Ma dico, sei matta?

Flora                              - No, Gino, no, non sono matta... pensa a dargli un vestito, invece... e un po' di denaro... hai denaro in tasca?...

Lo Sconosciuto             - Ma signora!...

Gino                              - (a Flora, incrociando le braccia) La finisci con le chiacchiere? E lei, signore, mi fa il santo piacere di dirmi chi è? e perché è entrato in casa mia... in codesto arnese?

Lo Sconosciuto             - E' inutile... Vedo bene che bisogna che abbandoni l'incognito. (Rialzando il capo) Sono il conte Guido di Santarpenta...

Gino                              - (al colmo dello stupore) Come! lei il Conte!...

Flora                              - Non è possibile!...

Guido                            - Forse avrà letto sui giornali della mia sfida col Duca Perricelli... il vincitore del « raid » del Te­vere...

Flora e Gino                  - (in coro) Non leggiamo mai giornali, noi...

Guido                            - Ecco. Ci siamo sfidati a percorrere, a nuoto, il tratto da Civitavecchia a Porto Santo Stefano. E io. stasera, ho voluto provare il percorso: di notte e... nel più stretto incognito, perché il mio avversario non sapesse nulla o non potesse appro­fittare dei risultati di questa prova... che ho dovuto interrompere per un malessere improvviso...

Flora                              - (scoppiando in una risata) Oh!... Dio! è troppo grossa!...

Gino                              - (ridendo anche lui) Ca­pisco!... Lei ha preso terra dinanzi alla villa e ha chiesto ospitalità a mia moglie...

Guido                            - Precisamente... ma...

Flora                              - Ed io l'ho preso... per l'assassino!

Guido                            - Quale assassino?

Gino                              - (a Guido) Il famoso Astorre... sa... quello che ha ucciso cin­que persone a colpi d'accetta...

Guido                            - Io... ma perché?...

Gino                              - S'immagini: l'Astorre, fuggito da Civitavecchia, era venuto a rifugiarsi nel nostro parco...

Flora                              - E l'avete trovato?

Gino                              - Sì... in un fosso... nel fon­do della pineta... sembrava morto di paura...

Guido                            - Ora, signor Gino... Gino come?

Gino                              - Orlandi.

Guido                            - Signor Gino Orlandi... bi­sogna davvero che ella mi presti un vestito e l'automobile...

Gino                              - Volentieri!

Guido                            - Le restituirò ogni cosa insieme con questo impermeabile che la sua signora mi ha pietosa­mente offerto...

Gino                              - Che diamine... subito... va­do a dare gli ordini... oppure, faccia una cosa... resti qui, stasera... e par­tiremo insieme domattina... Tanto, ormai, il suo mistero è svelato!

Guido                            - (fissando Flora che appare nervosa e distratta) Se la cosa non disturba la signora...

Flora                              - (indifferente) A me? si figuri!...

Gino                              - Venga, venga di sopra... le mostreremo la camera... (A Flora) Ma perché non l'hai fatto salire, tu?

Flora-                            - (o fior di labbro) Se avessi saputo che era il Conte di Santarpenta, nientemeno...

Gino                              - (cerimonioso., indicando la strada a Guido) Per di qua, si accomodi...

Guido                            - (piano a Flora: tono da conquistatore) E' contenta, ades­so?... rimango!...

Flora                              - (con una spallata) Imbe­cille!

FINE