L’attaccapanni

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L'attaccapanni

L’ATTACCAPANNI

Commedia in atto unico
di

Mario Alessandro Paolelli


PERSONAGGI (I.O.A.)

DAVIDE (uomo)
GIULIO (uomo)
MIMMO (uomo)



La scena raffigura l’interno di un appartamento. Divano, libreria, televisore, suppellettili varie, tra cui un banchetto, poltrona, sedie e, volendo, lattine di birra vuote ovunque; almeno due uscite (meglio tre), di cui una sulla sinistra che sarà la porta di ingresso. Vicino a quest’ultima c’è un ragazzo, di nome Davide (in jeans e maglietta), con lo sguardo fisso e imperturbabile, perfettamente immobile, e che rimarrà tale per tutta la durata della commedia, applausi compresi, che sarà ‘l’attaccapanni’. All’inizio ha un ombrello attaccato al braccio sinistro sistemato apposta per far si che la gente ci appenda le cose. Chiunque entra nella stanza attacca o appoggia la giacca, il cappotto, l’ombrello o la borsetta su di lui. Giulio è disteso sul divano con le mani dietro la nuca a guardare il soffitto. E’ vestito in maniera trasandata, jeans un po’ unti e stracciati e un camicione, barba incolta. Entra Mimmo, vestito molto meglio di Giulio, con un paio di quei pantaloni coi tasconi, che appende la giacca sulla spalla di Davide (il ragazzo attaccapanni). 

MIMMO Ciao.

GIULIO Ciao un cazzo!

MIMMO Perché ti sei alzato male stamattina?

GIULIO Perché mi sono alzato male stamattina? Perché mi sono alzato male stamattina? Ho quattro parenti: tre fratelli e una cugina. Sta cugina nun fa altro che passare da un uomo all’altro. A questo punto mi chiedo perché non batte, almeno ce guadagnerebbe qualcosa… e adesso si è fidanzata con una specie di carciofo. Ho un fratello che è ‘mbriaco dalla mattina alla sera (indicando verso un’ipotetica altra stanza della casa), uno che è appena uscito di galera (indicando Mimmo, il suo interlocutore), uno che si crede di essere un attaccapanni, io non riesco a trovare lavoro e tu mi chiedi perché mi sono alzato male stamattina? Dovresti chiedermi perché me sò alzato!

MIMMO E non la fare così tragica! Tanto per cominciare nostra cugina, non corrisponde affatto alla descrizione che tu hai dato!

GIULIO E piantala de parlà così! Di’: ‘non c’entra niente con quello che ho detto’, no (facendo il verso) ‘non corrisponde affatto alla descrizione’... Ma cò chi credi de sta a parlà? Mò perché a diciott’anni hai scelto di fare un corso di computer e adesso stai ai Parioli (nda. Quartiere molto ‘in’ di Roma - oppure ‘vivi al centro’), ciai la macchina e guadagni un sacco de sordi, te credi desse chissà chi. A neno, te ricordo che fino a quattr’anni fa vivevi in periferia con noi, parlavi sguaiato peggio de me, scaricavi le cassette de verdura ai Mercati Generali e ciavevi na capezza così grossa che ce potevi legà er motorino! Per cui cerca, almeno qui, di non darti tutte queste arie. 

MIMMO Posso finire?

GIULIO Finisci!

MIMMO Dicevo che nostra cugina ha solo avuto sfortuna. Prima o poi lo troverà l’omo giusto!

GIULIO Si, l’anno di mai e il mese che viene dopo! Quella non è una donna! E’ una ciste! Una ciste inoperabile! Una volta che t’è venuta diventa sempre più grossa e non te la levi più! Ma ti ricordi l’ultimo che ci ha presentato? Sempre con quello zaino appresso come se dovesse andare a scuola! E quello prima ancora? Buona camicia a tutti? Con quella terribile ‘erre’ moscia che si ritrovava? E daje... 

MIMMO E poi lui (indica la stanza del fratello ubriaco), lo sai perché è sempre ubriaco, la ragazza lo ha lasciato…

GIULIO Si, ma un giorno, due giorni, una settimana, un ‘mese’ puoi stare male, ma non un anno! Te lo dico io perché è sempre ubriaco: quello ha cominciato a ‘pensare’ di bere da quando quella furba di nostra madre ha deciso de daje quel cazzo de nome!

MIMMO Ma è uno dei sette re di Roma!

GIULIO Ti sei fissata che gli vuoi dare il nome di uno dei sette re di Roma? Allora chiamalo Romolo, Remo, Tarquinio... Tullio! Ma no Anco! Che razza de nome è ‘Anco’?? Allora era meglio Numa! Come ti chiami? Numa! Eh! Almeno faceva paura! E invece no, Anco l’ha chiamato! Lo pigliano per il culo da quando era regazzino, quel poveraccio! 

MIMMO E Davide (indicando l’’attaccapanni’) lo sai che ha preso da papà. Ti ricordi che ogni tanto nostro padre si metteva sul terrazzo a fare lo stendino per i panni? Povera mamma...

GIULIO Ma che povera mamma! A quella je faceva comodo! Così faceva due lavatrici per volta! (verso Davide) E tu, la vuoi piantare di fare il cretino? A chi la vuoi dare a bere, eh? Ti fa comodo stare qui senza lavorà, senza fa gnente… tanto lo so che tu di notte aspetti che ci addormentiamo per saccheggiare il frigorifero! Ma io ti becco, prima o poi! E appena ce riesco te manno a fà l’attaccapanni in galera, così vai a fà compagnia a tu fratello!

MIMMO E io comunque non sono andato in galera come dici tu! Mi hanno solo trattenuto per accertamenti, è stato un malinteso...

GIULIO Sarà pure stato un ‘maleteso’ come dici tu ma me devi spiegà che ce facevi coinvolto in una rissa nel porto di Civitavecchia alle tre del mattino! 

MIMMO Ero andato a lavorare fuori Roma, poi sono rimasto senza benzina, ho dovuto spingere fino all’unico distributore self-service che c’era, che stava al porto, ma non avevo la diecimila. Allora sono entrato in un bar, poi sò volate le sedie… aho! Ma che te devo raccontà tutte le cose mie? 

GIULIO (ironico) Che vergogna! Ho un fratello in libertà vigilata!

MIMMO A Giulioo... mavvaffan... (va in camera sua)

GIULIO Oooh! Quasi non ti riconoscevo più! Ma il sangue è quello, eh! (urlando verso la stanza di Anco) Oh, buongiorno, eh!!! Ma vuoi uscire da quella camera? Ti puoi ridurre in questo stato? Fai pace col tuo fegato! Non puoi continuare così! Farsi un cicchetto ogni tanto va bene, ma tu t’arzi la mattina, vai in cucina, prendi la birra, te ne vai in camera, te la scoli e poi sei ‘mbriaco per tutto il giorno! E tutto questo per una donna! …(pausa; a Davide, l’attaccapanni) E digli qualcosa, pure te! Sembra che l’unico stronzo al quale gli importa di quello che fa quel degenerato, so’ io! Eh già, ma io sto a parlà cò uno che se crede desse n’attaccapanni!… E perché? Perché l’hanno scartato alla visita militare! Invece d’esse contento...

MIMMO (da dietro) A Giulio... e lassalo perde!

GIULIO Voleva seguire le orme del padre, voleva seguire! Ma io dico! L’unica cosa che nostro padre ci ha lasciato, oltre a questa casa disgraziata è l’esempio di cosa non si deve diventare. E tu no! Volevi fare come lui! Volevi andare a fare il Sottoufficiale dell’esercito! E sei stato l’unico stronzo che conosco, che è stato riformato a causa dei test psicologici!

MIMMO (entrando in scena) Cioè?

GIULIO ‘Le piacerebbe fare il fioraio?’ ha scritto di si! “Daresti cinque anni di vita per cinque minuti di guerra?” ha scritto di si! E alla domanda “In chi mi cambierei se avessi la bacchetta magica?”, ha scritto: ‘un coniglio’! 

MIMMO A proposito di conigli, vado a prendere un po’ di carote dall’orto. (ridendo, esce)

GIULIO Eh, ridi, ridi… qui c’è poco da ride…(urlando) visto che ci stai guarda come stanno le pesche!

MIMMO (da fuori) Vabbè!

Comincia a sentirsi il rumore di un freezer malridotto che si fa sempre più forte, il classico rumore improvviso del ‘frigorifero che attacca’. Giulio, visibilmente scocciato, esce di scena, va nell’ipotetica cucina e si sente che dà un calcione a questo freezer che, a quel punto smette di fare rumore.

GIULIO (entrando) Toccherà farlo riparare quell’affare, prima o poi!... Già, ma chi se chiama per riparare un frigorifero? Quelli della marca del frigorifero!... Sé… ciavrà trent’anni, la fabbrica sarà estinta! …Pensa, pensa... frigorifero, ghiaccio. Ghiaccio, acqua. Acqua, idraulico! Ma si, chiamo l’idraulico, così mi stura pure il cesso! (va al telefono) Pronto? E’ l’idraulico? Si, sò Giulio er fijo de Gigi... si, lo ‘stendino per i panni’, si… senta ho un bagno da sturare e un frigorifero che fa rumore, quando può venire? Subito? Ma io adesso sto uscendo, devo andare al pozzo e non mi accorgo se arriva qualcuno… no, in casa non resta nessuno... (tra se) quello sta nell’orto, quell’altro è ‘mbriaco e sta a dormì... (attimo di pausa, guarda l’attaccapanni) no, aspetti, c’è qualcuno in casa! Allora io esco ma torno subito, però c’è mio fratello. Mi raccomando, eh! Si, subito dopo il ponte. Grazie! (a Davide) Io vado, mi fai il santo piacere di aprire quando viene l’idraulico? Non devi parlare, basta che mi fai un cenno con la testa, si o no... e daje, te prego, devi solo allungare la mano e aprire la porta!... Vabbè, lascio la porta aperta e torno prima che posso (uscendo) ma tu guarda se devo dà soddisfazione a sto stronzo!

Giulio esce e resta Davide da solo in scena. Dopo circa 30 secondi, durante i quali sulla scena c’è solo l’attaccapanni, il freezer ‘attacca’ di nuovo, con il solito rumore insopportabile. Dopo un’altra manciata di secondi si sente il rumore di un sonoro calcione dato, evidentemente, al freezer, che smette di far rumore. Entra Mimmo in scena, dandosi una pulita, come per scrollarsi la terra di dosso.

MIMMO (mezzo parlando con l’attaccapanni) Possibile che non ha ancora fatto riparare quell’affare? (andando verso il telefono) Ora ci penso io… già… ma chi si chiama per riparare un frigorifero? … L’assistenza, certo!... Sé… se trovo i discendenti forse. Quel frigo ciavrà trent’anni! E chi chiamo allora? Rifletti… rifletti… un frigo… un frigo… in un frigo ci metti le cose per conservarle, perché nel frigo fa freddo… freddo, freddo, neve, neve-ghiaccio, ghiaccio-acqua... acqua-mare… mare-bagno… bagno…idraulico! Ma si, certo, chiamo l’idraulico! (va al telefono) Pronto? E’ l’idraulico? Sò Mimmo er fijo de Gigi... si, lo ‘stendino per i panni’, si… senta ho un vecchio frigorifero che fa un rumore infernale, può venire a vedere se può farci qualcosa? … Ah… mio fratello l’aveva già chiamata ma non aveva capito se in casa adesso non restava nessuno e quindi, per scrupolo, ha preso un altro appuntamento… vabbè, ma allora quando può venire?… Si, si, non c’è problema, se ci vuole poco… ci conto, eh? L’aspetto! Grazie, arrivederci. (rivolto a Davide) Davide, sai dov’è Giulio?… Vabbè, sarà andato dove sarà andato. A proposito, lo sai che ieri ho incontrato i Marcucci? C’è il figlio… coso, come si chiama… dai aiutami… coso… (come se l’avesse aiutato) si, bravo! Alfonso! Te lo ricordi? Quando papà si metteva in giardino a fare lo stenditoio, anche lui si divertiva ad appenderci le cose sopra… quanti anni avrà avuto… cinque, sei… ti dicevo: non riesce a far funzionare il computer, per cui non può connettersi a Internet e vuole una mano. Che palle! Ma io dico! Passo 355 giorni all’anno a lavorare sui computer e mi tocca fare lo straordinario anche quando sono in vacanza. Che palle!… Lo so… lo so che stai pensando. Nun me l’ha ordinato il dottore... allora con una scusa gli dico che non posso… ma come faccio! Alfonso lo conosco da quand’era regazzino… che palle, che palle! Io le odio queste cose, le ho sempre odiate, per questo me ne sò andato! Quando devi fare una cosa che non ti va di fare ma la devi fare per forza: per la famiglia, per le questioni di buon vicinato, per quello, per quell’altro… insomma, per un motivo o per l’altro, trovano sempre il modo di mettertelo nel…! Tu guarda se devo dì le parolacce come quel disperato de Giulio. Ce devo annà, ce devo annà pè forza… che palle!… E non mi guardare così! Per te è comodo, che ti importa! Stai lì, fai l’attaccapanni e te ne freghi. Sei comodo, perché sei comodo; uno appoggia le cose… però è troppo facile. Stai fermo lì, la vita ti scivola addosso e te ne strafreghi! (arrabbiandosi) Mi fai incazzare, mi fai!

Entra Giulio.

GIULIO Mannaggia alla pompa, mannaggia!

MIMMO Che è successo?

GIULIO Si è rotto un tubo nel giardino. Adesso non possiamo neanche innaffiare l’orto, mannaggia!

MIMMO Vabbè, io mi vado a sistemare che devo uscire. (rivolto a Davide) E con te continuiamo dopo! (esce)

GIULIO Ma che gli hai detto? No, detto immagino di no, che gli hai fatto? (aspetta una vana risposta e fa il gesto di dargli uno schiaffo) Te darebbi nà pigna, te darebbi! Dimmi almeno se è arrivato l’idraulico… vabbè, ho capito và, è più divertente parlà cò na lapide… (va a telefono) Pronto? E’ l’idraulico? Sono ancora Giulio, il figlio di Gigi… si, lo stendino, si… mi scusi se la richiamo, meno male che non è ancora uscito. Le volevo dire che si è rotto un’altra volta quel tubo in giardino. Mi sa che stavolta è la valvola… hm… ce vò un po’ de tempo perché deve cercare in magazz… vabbè, faccia quello che può. Grazie. (chiude il telefono) Pure questa ce mancava. (a Davide) Sai dove deve andare Mimmo? … Eddai, la vuoi fare finita? Ma quanto deve durare questa storia? So stanco… (l’attore qui calcherà particolarmente l’ ‘anco’ finale della parola: una frazione di secondo dopo si sente un rumore di bottiglia rotta proveniente dalla stanza di Anco, Giulio si rivolge da quella parte, urlando) ah, ti sei svegliato finalmente! Stattene bono però che non ti ha chiamato nessuno! (a voce normale) Ci credo che ogni volta che si muove rompe una bottiglia, cià ‘ntappeto de Peroni sul letto! Ma come si fa? Ridusse così per una donna. Al posto dei globuli rossi ciavrà il luppolo adesso! Ma io dico… ci si prende… ci si lascia… è normale! E’ sposarsi che non è normale! (verso Davide) O no? E’ contro natura! (verso Mimmo che è fuori stanza) A Mimmo, nun ciò raggione? L’uomo è un animale poligamo, anzi! Prima di tutto è un animale! 

MIMMO (rientrando in scena con occhiali da sole e in mano il portatile, il frontalino della radio della macchina e il caricatore dei CD, sempre da auto) Che c’è? Ti sei visto allo specchio? 

GIULIO E piantala! Scusa, hai mai visto tu un pinguino, una gallina o un maiale che si sposano? O che restano con la stessa animala per tutta la vita? (si risdraia sul divano)

MIMMO E sta bbono! Ciavrai pure ragione ma quel poveraccio è stato lasciato il giorno prima delle nozze!

GIULIO E invece de festeggià si riduce in quello stato?

MIMMO Ma si stava per sposare!

GIULIO Appunto!

MIMMO Ma come appunto? Non pensi allo shock che ha avuto?

GIULIO Io penso al ‘culo’ che ha avuto, altro che shock! Si stava per sposare la figlia di un direttore di un supermarket. Il suocero gli aveva già trovato il lavoro nel magazzino dello stesso supermarket, s’erano presi casa accanto a quella dei suoceri e a lei, già da quand’era nà regazzina, nel quartiere la chiamavano la ‘strappona’! Dammi retta. Quello dopo due mesi di matrimonio s’era già sparato in bocca! Lo preferisco ‘mbriaco che morto, almeno così ciò qualcuno che ogni tanto mi raccoglie i fagiolini!

MIMMO Ma come??? Aveva una casa, un lavoro, quasi una moglie e ora che non si ritrova più niente, tu dici che è stato meglio così???

GIULIO A Mimmo! Ma come ragioni? Tu lo sai che vuol dire lavorare col suocero che tra l’altro è pure il capo tuo? E se ci litighi sul lavoro? Te lo ritrovi pure a cena, figurate! Abitavano così vicini! E se invece litighi con tua moglie? E lei lo dice a suo padre? Perché stai tranquillo che glielo dice… sul lavoro poi lui ti fa fare un mazzo così! Non si sarebbe neanche potuto permette il lusso di dare due sganassoni ogni tanto alla donna sua! Damme retta, ja detto un culo, ja detto!

MIMMO Sarà, ma io non ti capisco. Vabbè, io esco, dovrei tornare tra una mezz’oretta, spero.

GIULIO ‘Ndo vai?

MIMMO Dai Marcucci, c’è il figlio, Alfonso, che non riesce a collegarsi a Internet. Purtroppo m’ha incontrato stamattina e mò me tocca annacce.

GIULIO I Marcucci? Ma nun sò quelli che abitano vicino allo smorzo?

MIMMO Mbè?

GIULIO Ma come mbè?! Grasso che cola se gli arriva l’acqua e cianno Internet? Bò! Prendi l’ombrello comunque che sta per venire a piovere.

MIMMO A piovere? Ma se c’è il sole!

GIULIO (si alza dal divano e si avvia verso la cucina, per esempio) Fidati. Se quell’imbriacone di tuo fratello non si è ancora alzato, vuol dire che pioverà. E’ matematico. E’ meglio del ginocchio mio, non sgarra una volta. Sarà tutto quell’alcool che j’avrà fatto venì ste capacità psicocetiche…

MIMMO Psicocinetiche…

GIULIO Come te pare. (esce e rientra subito) Pensi che ce se po’ fa qualche soldo?

MIMMO Ma la smetti?

Giulio esce.

MIMMO (prende il giacchetto e l’ombrello che stavano appoggiati su Davide. Fra se e l’attaccapanni) Anzi, prima di andarmene vorrei dirti una cosa. (riposa giacchetto e ombrello) (prende la sedia e si siede davanti a Davide allo stesso modo di Giulio) Parliamo da uomo a uomo. Lo capisci che non puoi andare avanti così? Ora… partiamo da un presupposto: nessuno qui ha intenzione di metterti fretta o spingerti a fare cose che non vuoi fare. Adesso che hai ben chiaro il presupposto, mi spieghi perché ti comporti così? Ti abbiamo fatto noi qualcosa? E’ Giulio che si comporta male con te? Ti dispiace che papà se n’è andato? Eppure lo sai che ha fatto una precisa scelta di vita, che ha voluto dedicarsi un po’ a se stesso. Ma è vero poi che fai l’attaccapanni perché non ti hanno preso al militare? O è solo una scusa perché hai paura di quello che c’è là fuori? Io ti capisco, non sembra magari, ma io ti capisco. Lo sai che vuol dire alzarsi tutte le mattine alle sette, farsi un culo così dodici ore al giorno, tornare a casa distrutti dal lavoro e andare a dormire così stanchi che non si ha neanche la forza di prepararsi qualcosa per cena? Eh, no che non lo sai. Tu te ne stai qui, bello bello… e guardi… ma che cazzo te guardi? Ti vuoi muovere e darti da fare? Non dico che ti devi sposare la figlia di un direttore di un supermarket, quello no. In fin dei conti Giulio ha ragione, non glielo dirò mai, ma ha ragione. Però ci sono tante vie di mezzo… per carità, non sia mai che io ti crei altri problemi. Anche lo psicologo ha detto che questo è un tuo strano modo di reagire alla cose che vanno male. In fin dei conti ha detto pure che ci stanno persone che per sfuggire ai problemi si comportano in modi altrettanto strani: c’è chi si addormenta, chi si ritira in un monastero, chi diventa matto e chi fa l’attaccapanni come te. Per cui io più di tanto non insisto ma tu cerca di riflettere bene su questo tuo comportamento, d’accordo? (rimette la sedia a posto, prende giacchetto e ombrello. A voce alta) Ciao. (esce)

Giulio rientra in scena e si mette a leggere il giornale sul divano. Si sente la voce di 
Mimmo da fuori.

MIMMO Aho! ‘Ndò stanno le chiavi della macchina? Le avevo lasciate sul cruscotto!

GIULIO Guarda bene che stanno lì a fianco!

Rumore di bottiglia rotta proveniente dalla stanza di Anco.

GIULIO (rivolto da quella parte) Ti vuoi stare calmo? Non ti ha chiamato nessuno! Che palle pure questo… (si alza dal divano) sò tutti matti… (esce dalla stanza)

Dopo qualche secondo, durante i quali resta sempre da solo in scena l’attaccapanni, attacca’ il freezer.

GIULIO (da dietro le quinte) Anco!… Anco!… (rumore di bottiglia rotta)Esci dal coma etilico e vai a dare un calcione a quell’affare che stò al bagno! (pausa, durante la quale non accade nulla) Davide! Ce poi annà te per favore? Stò al bagno. (pausa, e Davide non si muove)… Li mortacci vostri, li mortacci… (si sente il sonoro calcione dato al freezer e dopo due secondi va via la luce) … ma tu guarda la sfiga, pure la luce doveva mancare! (urlando) Non è che per caso qualcuno si degna di andare a riattaccare la corrente, visto che io continuo a stare al cesso?… (pausa) E’ che purtroppo siamo figli della stessa madre…

Mentre Giulio, al buio, si immagina che vada a riattaccare la luce, Davide (tenendo presente che sarebbe meglio che il pubblico non lo vedesse mai muoversi) va in cucina a prendersi da mangiare, o così si intuisce. Infatti al momento in cui la luce viene riattaccata, pochi attimi dopo, Davide è di nuovo al suo posto ma ha una 
banana, sbucciata per metà, in bocca. Banana che non ha fatto in tempo a finire di 
mangiare perché è rientrato Giulio in scena.

GIULIO (rientrando in scena, rivolto verso il cielo) A mà, non ti arrabbiare. Non ne ho detta nessuna ma le ho pensate tutte! D'altronde tu non potevi immaginare che avresti messo al mondo dù mentecatti. (rivolto verso Anco) A ‘mbriacone, sto a parlà cò te: se non esci da quella stanza ti faccio ingoiare tutti i tappi di birra che trovo per casa! (rivolto a Davide) E tu se non… ah! (vede la banana) T’ho preso cor sorcio in bocca finalmente! (gli strappa la banana dalla bocca) A proposito di sorcio, ma che sei, Speedy Gonzales? In trenta secondi che è andata via la corrente hai avuto il tempo di arrivare alla frutta? Oppure hai approfittato che stavo al bagno, eh?.. Non parli?… Ho un’idea. Adesso io e te facciamo una cosa che non abbiamo mai fatto. (va a prendere una sedia e si siede davanti a Davide, con la sedia al contrario, tipo sergente di polizia che interroga) Parliamo da uomo a stronzo. Fermiamoci ad una fredda analisi dei fatti. Io mi sto facendo un culo così per mandare avanti questa casa che non sopporto più e per cercare lavoro. Stiamo campando coi prodotti dell’orto che ‘io’ coltivo e, nello stesso tempo, devo badare a un fratello che è sempre ‘mbriaco fracico e a uno che si è messo a fare l’attaccapanni. Ora… partiamo da un presupposto. Che se a me me girano i cojoni, io te pijo e te metto a fa lo spaventapasseri in mezzo alle zucchine, acchiappo na catena grossa ccosì e te ce lego al ciliegio! Ora che hai capito il presupposto, mi vuoi spiegare perché ti devi comportare così? Ma io che t’ho fatto? E’ colpa mia se nostro padre ha avuto il buon gusto de tojese da mezzo per andare a fare l’antenna parabolica in Germania? (tra se) E meno male che ha voluto fare a tutti i costi l’orto nel giardino… almeno qualcosa se magna! Ma è vero che ora fai l’attaccapanni perché non ti hanno preso al militare? O è solo una scusa per non fare un cazzo? Io ti capisco, non sembra magari, ma io ti capisco! Lo sai che vuol dire andare in giro a mendicare un posto per guadagnarsi qualche sordo in maniera decente? Di certo nun m’andavo a sposare la figlia del direttore di un supermarket per avere un lavoro, come ha fatto l’amico tuo, ma ne manco morto, ne manco. (rumore di bottiglia che si rompe) Ma a te ti sembra una casa decente questa? (rivolto ad Anco urlando) Statte fermo, non t’ho chiamato! (rivolto a Davide) Dicevamo… lo sai quant’è difficile trovà lavoro? Lo sai che stress sociologico è per me? E secondo me non è giusto che tu te ne stai qui a fare il cretino mentre noi altri siamo pieni di problemi fino alla cima dei capelli. Quanto ancora deve durare questa storia, eh? Per carità, non sia mai che io ti crei altre difficoltà. Anche il sociologo là, ha detto che è un tuo modo per reagire alla cose andate male. D’accordo. Ha detto pure che ci stanno persone che per sfuggire ai problemi si comportano in altri modi: c’è chi s’addormenta, chi si ritira in un monastero, chi diventa matto e chi fa lo stronzo come te. Per cui io più di tanto non insisto ma tu ricordate er ciliegio. Ho finito. (si rialza, mette la sedia a posto e si sistema sul divano a leggere il giornale) 

Entra Mimmo, col giornale sottobraccio e col computer portatile in mano.

MIMMO Ciao, Giù.

GIULIO (sempre col giornale davanti) Già sei tornato?

MIMMO E certo che sono tornato. La macchina si è rotta a duecento metri da qua, sono riuscito giusto ad andare a comprare il giornale e tornare indietro. Comunque avevi ragione, una spruzzatina l’ha fatta. (appende l’ombrello e il giacchetto sul braccio e la spalla di Davide)

GIULIO Ci credo che s’è rotta. Ma ‘ndai comprato quel catorcio, a Cartagine?

MIMMO Dai, lo sai che gli sono affezionato.

GIULIO Ho capito, ma cò tutti i soldi che guadagni, possibile che non c’è scappata una macchina nova?

MIMMO A Giulio, non la voglio la macchina nuova. Hai capito o no che je so affezionato a questa? Tu ti sei mai affezionato a qualche cosa?

GIULIO (abbassa il giornale, guarda un attimo il pubblico, guarda in alto come a dire “mi sto sforzando di ricordare se c’è qualcosa alla quale sia mai stato affezionato”)

MIMMO Vabbè, ho capito và, famme posà sta robba.

Giulio si rimette a leggere il giornale e Mimmo fa quello che più o meno fanno tutti quando entrano in casa. Appoggia su di un mobiletto, sistemato accanto a Davide o, comunque in bella vista al pubblico, prima gli oggetti che ha in mano e poi quelli che ha in tasca. Farà questo in maniera ritmata, cadenzata, come fosse una specie di rito che lui compie ogni volta che entra in casa tornando dal lavoro. Naturalmente ci metterà più tempo del normale. Nell’ordine appoggerà questa serie di oggetti: computer portatile, giornale, occhiali da sole, un telefonino, un secondo telefonino, chiavi della macchina, chiavi di casa, telecomandino del garage, fodero degli occhiali da sole, fodero degli occhiali da vista, frontalino della radio, pacchetto di sigarette pieno, fodero del frontalino della radio, caricatore dei CD da macchina, un CD, un’agenda elettronica, un secondo CD, una penna, il portafoglio, il portadocumenti, qualche spiccio, un accendino tipo zippo, un paio di scontrini, carica batteria del telefonino per auto, l’auricolare del telefonino, pacchetto di sigarette vuoto che accartoccia sul momento, un accendino tipo bic, agenda, pacchetto di fazzoletti di carta, salviettina per pulire gli occhiali, un’audiocassetta senza fodero, il fodero dell’audiocassetta. Durante tutta questa pantomima si vede che ogni tanto Giulio butta un occhio per vedere cosa sta facendo il fratello. Appena Mimmo finisce di svuotarsi le tasche, Giulio si mette il giornale sulle ginocchia.

GIULIO Ma a te ti sembra normale?

MIMMO Cosa?

GIULIO Non lo so, da quando sei entrato in casa ciai messo un quarto d’ora a svuotatte le tasche!

MIMMO Perché tu non lo fai mai?

GIULIO Io al massimo ciò le chiavi di casa, tu ciai n’emporio! Ma ogni volta che esci ti porti appresso tutta quella roba?

MIMMO Certo. E’ il minimo indispensabile.

GIULIO Pensa un po’!

MIMMO Come sta il fratello alcolista?

GIULIO Ma che ne so. Pioggia o no adesso vedi come lo butto giù dal letto. (si alza e va in camera di Anco)

MIMMO (verso Davide) Ma poi è venuto l’idraulico?… Figurati, a quelli bisogna stargli appresso come degli avvoltoi. (prende e telefona). Pronto? E’ l’idraulico? Sono Mimmo, il figlio di Gigi… si, lo stendino, si… ma poi che ha fatto, non è più venuto?… Il pozzo? Ah! L’ha richiamata Giulio per dirgli che si era rotta la pompa… mi scusi, non sapevo… no, no, certo… appena trova il pezzo… grazie. Arrivederci. (posa il telefono) 

Attacca il freezer.

MIMMO (urlando) Giuliooooo!

Si sente un calcione.

MIMMO (urlando) Grazie!… (a Davide) Hai pensato a quello che ti ho detto?

Entra Giulio. Mimmo rimette la sedia a posto.

MIMMO Allora? Come sta?

GIULIO Pare il fantasma dell’opera, pare. E’ tutto bianco.

Rumore di bottiglia che si rompe.

GIULIO (arrabbiandosi) Non ti ha chiamato nessuno! Mannaggia a me, mannaggia! Mimmo, io non ce la faccio più! Non ce la faccio più!

MIMMO Buono dai, stai buono. Mettiti seduto che adesso passa.

Si siedono sul divano.

GIULIO Passa, passa, no che non passa! Tu vivi per conto tuo ma sono io che rimango qua a reggere il moccolo a stì dù stronzi!

MIMMO E non restarci! Esci, divertiti, vai in discoteca, in qualche locale!

GIULIO Mimmo, io non sono il tipo che fa le tre di notte.

MIMMO Le tre di notte magari no, ma qui esagerate nell’altro senso: andate a letto cò le galline!

GIULIO Si, ma ognuno cò la sua, per evitare gelosie!

MIMMO A Giuliooo, non si può andare avanti così. Qui rischiamo che esci matto pure te!

GIULIO Matto ci sono già uscito. Diciamo che il rischio è che li ammazzo a tutti e due!

MIMMO Non precipitiamo le cose, diciamo che sono ancora immaturi, bisogna farli crescere.

GIULIO Si, e che faccio, l’innaffio?

MIMMO Devono stare da soli! Senza nessuno che li accudisca, così si devono svegliare per forza. Giulio, te ne devi annà da qua.

GIULIO E bravo! Serviva l’esperto dè computer per scoprì l’acqua calda. Ti credi che non ciabbia già provato? Per andarmene devo trovare un lavoro, ma un lavoro non lo trovo neanche se mi pago lo stipendio da solo!

MIMMO Ma scusa, non mi avevi detto che l’altra settimana avevi un colloquio con un’agenzia di servizi? Che è successo?

GIULIO E’ successo che io al colloquio ci sono andato ma il capo là… il tizio con il quale dovevo parlare assomigliava a papà… e già mi rodeva il culo. In più, era anche della stessa generazione, e a me mi rodeva ancora di più il culo. Ti puoi immaginare con quale stato d’animo ho cominciato stò colloquio. Insomma, comincia a chiedermi il Turritum, il follicolo, non ho capito bene. Poi lui vedendo che non avevo capito, mi dice “ma ha capito?”. E io “no, veramente non ho capito”. In pratica voleva sapere quali esperienze di lavoro avevo avuto…

MIMMO Ah, il Curriculum!

GIULIO Eh! Quello, quello! E a me… te l’ho già detto che mi rodeva il culo?

MIMMO Si, me l’hai detto.

GIULIO Oh. Allora gli dico che ho fatto il garzone per un fornaio, il fruttarolo, e per farmi il fico ho cominciato a spiegargli che i fagioli vanno colti quando la punta del baccello si stacca facilmente, ma a quello non gliene fregava niente…

MIMMO Ma ci credo! Questo ha un’agenzia di servizi, che je frega dei fagioli!

GIULIO … e continuava a fumarmi in faccia tranquillamente… a me continuava…

MIMMO … a rodere il culo…

GIULIO Ma io sono rimasto calmo, come mi dici sempre di fare tu. E lui mi ha detto “va bene, le faremo sapere”.

MIMMO E poi?

GIULIO E poi niente, sto ancora aspettando… comunque il cazzotto gliel’ho dato a fine colloquio, non vale vero?

MIMMO A Giuliooo!

GIULIO Che è?

MIMMO Lasciamo perdere, và… e per quel posto di usciere al comune?

GIULIO Ah, lì mi avevano preso! Capirai, mi raccomandavano i Marcucci!

MIMMO Pure! Quindi ci devo andare per forza…

GIULIO Che?

MIMMO Niente, niente, allora?

GIULIO A Mimmo! Quelli volevano che mi mettessi la cravatta tutti i giorni. Io nemmeno sapevo com’era fatta, una cravatta! Il primo giorno ho fatto il nodo così stretto che m’è uscito il sangue dalle orecchie. Quelli dell’ambulanza stanno ancora a ride! La verità è che non so bbono a ffa niente, Mimmo. Deve essere perché sono dell’Acquario, lo dice pure quello che fa gli oroscopi, come si chiama… Branco!

Rumore di bottiglia che si rompe.

GIULIO (arrabbiandosi moltissimo) Statte bbono! Statte fermo! Ma chi ti ha chiamato??? Chi ti ha chiamato!!! Io l’ammazzo! (scatta come una furia verso la camera di Anco ma Mimmo lo ferma in tempo e cerca di trattenerlo)

MIMMO Stai fermo! Stai fermo! Così non risolvi niente!

GIULIO Forse no! Ma vuoi mettere la soddisfazione di strozzarlo con le mano mie !?

MIMMO Statte fermo ti ho detto, riméttete a sede e cerchiamo di risolvere il problema.

Si rimettono seduti.

GIULIO Ma che vuoi risolvere. Io sono stufo di fare il fruttarolo, di questa casa e di questi due imbecilli.

MIMMO Ma perché non vieni a vivere con me e non lo fai pure te un corso di computer?

GIULIO Io, un corso di computer?

MIMMO Mbè? Perché no?

GIULIO Ma se ciò messo un anno a imparà come si usa la segreteria del telefono! Lascia perdere, Mimmo. Forse l’unico lavoro che potrei fare è in una comunità di handicappati, tanto ce so abituato!

MIMMO Ho capito, và. Da questa parte il problema è irrisolvibile, sei troppo pessimista. Cerchiamo di risolverlo dall’altra parte, allora.

GIULIO Cioè?

MIMMO C’è poco da fare: o te ne vai te o rinsaviscono loro. Per esempio, Davide. Ma scusa, com’era prima?

GIULIO Beh, tu lo sai che Davide non è mai stato così normale, comunque prima della visita militare, in questa casa, un giorno si un giorno no, si vedeva una videocassetta di un film di guerra. (arrabbiandosi) Tutti me l’ha fatti vedè, tutti! Quello dello sbarco in Lombardia, come si chiama, “Salvate il soldato Ryan”, quell’altro, “Hamburger Hill”, “Platoon”, “Tora! Tora! Tora!”, “I cannoni di Navarone”, poi quello sul Vietnam dove ci sono quelli che giocano alla roulette russa… “Lo Cacciatore”! Tutti me l’ha fatti vedè. Dù palle! Roba che quando uscivo di casa mi veniva voglia di mettermi il nero sotto gli occhi e tendere gli agguati ai vicini di casa. Questo a me, figurati a lui! Era andato alla visita militare che sembrava quello invasato di “Scuola di polizia”. Si voleva portare appresso una pistola, dice che faceva più scena: oh, mica me la voleva dà! Poi quand’è tornato, che gli avevano detto che il militare non lo poteva fare, si è spogliato, si è infilato gli abiti che ha adesso e si è messo lì. E lì è rimasto. Hai capito? Lì è rimasto. E io a sgobbare nell’orto. E lì è rimasto. E io a vendere la frutta. E lì è rimasto. Ma io l’ammazzo!!! (corre a cercare di strozzare Davide e Mimmo cerca di trattenerlo come aveva già fatto in precedenza)

MIMMO Stai fermo! Stai fermo! Così non risolvi niente, te l’ho già detto!

GIULIO E io te lo ripeto: vuoi mettere la soddisfazione di strozzarlo con le mano mie !?

MIMMO Statte fermo ti ho detto, riméttete a sede!

Attacca il freezer.

MIMMO Ecco, vatti a sfogare col freezer. (si risiede)

GIULIO Pure sto coso ci si mette!!! (esce e molla il solito calcione al freezer, rientra) Ma quando viene l’idraulico?! (va a telefonare)

MIMMO No, fermati, l’ho chiamato io un minuto fa.

GIULIO E sti cazzi! Lo sai come sono fatti gli idraulici, a quelli bisogna stargli appresso come degli avvoltoi… pronto? Si, buongiorno, sono Giulio il figlio di Gigi… si, lo stendino per i panni, si… ma a lei je piace tanto stà cosa, eh? Posso sapere perché deve sempre sottolineare che mio padre ha fatto lo stenditoio?… No, non mi arrabbio, non mi arrabbio però se permette mi dà fastidio! Ecco… insomma l’ha trovato questo pezzo?… Si, c’è fretta, c’è fretta! Qui mi si secca tutto! Eh, veda un po’. Arrivederci.

MIMMO Devi stare calmo.

GIULIO (si siede) E tu devi stare qui! Passaci qualche mese in queste condizioni, e non qualche giorno come fai di solito, e poi vediamo se non impazzisci pure te!

MIMMO Oh, ma che ti credi, che la mia vita sia semplice? (rivolto a Davide) Diglielo un po’ pure te: che ti stavo raccontando prima? Io attacco la mattina alle sette e mezzo e finisco la sera alle otto e qualche volta alle dieci. Arrivo a casa che alle volte non ho neanche la forza di prepararmi la cena tanto sono distrutto. E a pranzo, quando faccio a tempo, mangio un panino di corsa. Si e no dormirò cinque ore a notte. Ma che è vita questa? Io ho solo due settimane di ferie all’anno e mi piace venire a stare qui. (arrabbiandosi) Ma se quando vengo, mi ritrovo uno stronzo che sta lì a fare l’attaccapanni, che non fa un cazzo dalla mattina alla sera mentre io mi faccio un culo così tutto l’anno, se permetti mi incazzo, capito? Mi incazzo!!! (corre verso Davide per cercare di strozzarlo e Giulio cerca di trattenerlo, stessa identica scena di prima)

GIULIO Stai fermo! Stai fermo! Così non risolvi niente!

MIMMO Forse no! Ma vuoi mettere la soddisfazione di strozzarlo con le mano mie!?

GIULIO Statte fermo t’ho detto e riméttete a sede!

Mimmo si risiede.

GIULIO A me viene a dire di stare calmo!

Attacca il freezer.

GIULIO Uffaaa! (fa per andare a dare il calcione al freezer ma Mimmo lo ferma)

MIMMO Aspetta, Giulio. Posso?

GIULIO Si, si, capisco. Vai, vai. (si risiede sul divano e legge il giornale)

Mimmo esce di scena e molla il solito sonoro calcione al freezer.

MIMMO (rientrando in scena) Adesso mi sento meglio. Però secondo me avevo ragione io. 

GIULIO E cioè?

MIMMO Bisogna stare calmi.

GIULIO E cioè?

MIMMO Bisogna prendere Davide e fargli capire le cose con un altro sistema.

GIULIO E cioè?

MIMMO Bisogna spiegargli che la vita si può affrontare in un altro modo.

GIULIO E cioè?

MIMMO E cioè… ahò, ma che sai dì solo ‘e cioè’??

GIULIO Non ho capito. Se non ho capito non ho capito. Se vvoi te dico che ho capito, ma non ho capito.

MIMMO Ho capito.

GIULIO C’hai capito?

MIMMO Che non hai capito.

GIULIO Ahò, io nun ce stò a capì più un cazzo.

MIMMO E ci credo non me fai finì de parlà!

GIULIO E parla!

MIMMO Dicevo che bisogna prendere Davide con le buone.

GIULIO Secondo me se gli vuoi far capire qualche cosa, dovresti prendere quel banchetto e spaccarglielo sulle gambe. Poi vedi come capisce!

MIMMO Così oltre che a fare l’attaccapanni mi diventa pure sciancato…

GIULIO Esatto! (verso l’attaccapanni) Hai capito tu? Se non la pianti te scianco!

Rumore di bottiglia che si rompe.

GIULIO Eh, no eh! Mo m’ha rotto! (si alza per andare in camera di Anco) 

MIMMO Giulio!

GIULIO Non ti preoccupare. Gli voglio solo dare un motivo valido per continuare a dormire. (esce)

Appena Giulio esce, Mimmo va al telefono.

MIMMO Pronto? E l’idraulico? Salve, sono Mimmo, il figlio di Gigi… si, lo stendino, si, ecco l’ho chiamata proprio per questo. Mi spiega perché si diverte tanto a ricordarci ogni volta questa storia? … Si, mi arrabbio, invece, mi arrabbio. Per cui, cortesemente, vorrei che neanche con me si prendesse certe libertà, d’accordo? Ecco… e si sbrighi, sennò mi si seccano i peperoni. Buongiorno. (chiude il telefono)

Entra Giulio.

GIULIO Con chi stavi parlando?

MIMMO Con l’idraulico.

GIULIO Ancora?

MIMMO Si, ancora! Che te ce puoi sfogà solo te con l’idraulico? Me ce volevo sfogà pure io, perché non si può?

GIULIO Chi ti dice niente. (si risiede a leggere il giornale)

MIMMO Oh. torniamo a Davide… a proposito, che gli hai fatto?

GIULIO A chi?

MIMMO A quello. (indicando la camera di Anco)

GIULIO Chi gli ha potuto fare niente. Deve aver capito qualcosa e si è chiuso a chiave. Ma tanto dovrà uscire prima o poi. Comunque da sotto la porta usciva una puzza… (con espressione felice) non è che è morto!?

MIMMO Giulioo, un problema alla volta per piacere. Ora concentriamoci sul nostro attaccapanni. (rivolto a Davide) Non ti conviene rimanere qui immobile senza far niente. Il mondo è pieno di cose meravigliose che aspettano solo che tu le colga. Per esempio, la prima cosa da fare è andarsene dalla periferia e spostarsi al centro.Tu sei una persona molto intelligente, ci metteresti un attimo a trovare lavoro.

GIULIO (butta tutte le prossime frasi di sfuggita, quasi parlando tra se e se) Ormai manco cò la laurea…

MIMMO O comunque sono certo che tu troveresti subito un modo per far soldi. Di sistemi rapidi e sicuri ce ne sono a centinaia, che ne so, cominci facendo volantinaggio, ripetizioni, il cameriere…

GIULIO …scippi le vecchiette…

MIMMO E quando finalmente hai fatto un po’ di soldi…

GIULIO …non hai il tempo di goderteli perché alle volte sei costretto a lavorare pure il sabato e la domenica, sennò te licenziano…

MIMMO Quando hai fatto un po’ di soldi ti prendi una bella casetta in affitto…

GIULIO Tre mesi di caparra, più il primo mese, risistemare gli infissi, tinteggiare tutto, la lavatrice, i fornelli. Cò dieci milioni te la cavi. E mentre mette da parte sta’ cifra che fa, il barbone?

MIMMO O altrimenti, invece di prendere un appartamento in affitto, ti apri il conto in banca e chissà, magari ti fanno un mutuo e la casa te la compri!

GIULIO Così oltre a mettersi in mano agli strozzini legali, comincia a stressarsi con la parola più brutta che esista sul vocabolario: rate!

MIMMO E una volta che ti sei messo un tetto sulla testa…

GIULIO … e cominci a chiedere il fido in banca perché nun je la fai…

MIMMO …magari potrai anche pensare di poterti permettere una macchina…

GIULIO …senza pensare che però non ci si può permettere anche il bollo, l’assicurazione, la benzina, lo stress per il traffico…

MIMMO E così con una casa e una macchina… 

GIULIO …e una MONTAGNA di rate che non ti fanno dormire…

MIMMO …puoi finalmente cominciare a cercarti una compagna. Certo non ti prometto che sarà semplice. Soprattutto all’inizio…

GIULIO …ripiegherai sulle battone…

MIMMO …troverai un po’ di difficoltà, ma quando comincerai a frequentare certi locali, certi ambienti o magari sul luogo di lavoro stesso, ti capiterà di incontrare…

GIULIO Altre battone.

MIMMO … qualche ragazza. E magari qualcuna di queste comincerà ad interessarsi a te, qualcun’altra magari no. Vedrai che si alterneranno periodi buoni, periodi meno buoni…

GIULIO …periodi di battone…

MIMMO Ma in fin dei conti l’innamoramento, la timidezza, il non sapere se ti dirà di si o ti dirà di no, è bello perché fa tutto parte di un gioco.

GIULIO Si, un gioco al massacro…

MIMMO Un gioco stupendo che ti porterà ad avere una famiglia, dei figli…

GIULIO …altre rate…

MIMMO E questo è il minimo!

GIULIO Pensa il massimo!

MIMMO A Giulio, ma te da che parte stai?

GIULIO Io non sto da nessuna parte, io sto leggendo il giornale.

MIMMO Ecco, bravo, allora leggi! (rivolto a Davide) Dicevamo… ho perso il filo del discorso ho perso… ci sono tante… tante cose di cui…

GIULIO Sentilo come arranca!

MIMMO (arrabbiato) Io non arranco!

Rumore di bottiglia rotta.

GIULIO Lo vedi? te lo dice pure il fratello ‘mbriaco che arranchi!

MIMMO (torna a parlare a Davide) Se non fai più l’attaccapanni puoi parlare e interagire con altre persone, che possono arricchirti e farti diventare una persona migliore.

GIULIO Per esempio può interagire con Gianni il pescivendolo detto ‘er fegato’ perché non si sa con quale coraggio mette il cartello ‘pesce fresco’ sulla roba che vende o con Flaminia, la moglie del barista, detta ‘la grilla’, nun te stò a spiegà il perché, oppure se ci riesci, tra una vomitata e l’altra, puoi sempre parlare cò tu fratello (indicando la stanza di Anco). 

MIMMO (a interrompere) Abbiamo capito, grazie! (a Davide) Ma oltre a tutto quello che ti ho detto devi includere migliaia di altri piccoli piaceri, che ne so… guardare la televisione…

GIULIO Quella già la guarda…

MIMMO … farti delle belle mangiate, andare al ristorante, farti una porzione di abbacchio scottadito, di coniglio alla cacciatora, di maialino al latte…

GIULIO … di mucca pazza…

MIMMO … farti delle belle bevute, un buon vino, una birra…

GIULIO Cò tutte quelle rate vedrei meglio la Citrosodina…

MIMMO … te ne vai a Ostia al mare, ti abbronzi…

GIULIO …ti scotti…

MIMMO Ti fai il bagno…

GIULIO Cercando di evitare i cofani delle Saxo (nda. E’ un tipo di macchina), a Ostia ce buttano de tutto…

MIMMO Ti compri un telefonino…

GIULIO … poi ti compri il carica-batterie, la batteria di riserva, il fodero, quattro tipi di schede diverse, “non prende”, “non c’è segnale”, “è scarico”, “ma dov’eri? Che ce l’hai a fare se lo tieni spento?…” . Bella angoscia…!

MIMMO Puoi andare al cinema…

GIULIO Ma dopo aver pagato le rate, il mutuo, le tasse, il telefono, la luce, l’acqua e la monnezza, ndò li pija i sordi p’andà al cinema???

Mimmo smette di parlare, quasi affaticato e stanco. Guarda Davide… e guarda 
Giulio…

MIMMO Giulio.

GIULIO Eh.

MIMMO Ma si ciavesse ragione lui? (indicando Davide)

Sia Giulio che Mimmo si girano a guardare Davide. Pausa. Buio.

Durante il buio, Giulio si sistema a quattrozampe davanti al divano per fare… il tavolino avan-divano, magari con un centrino e un portacenere appoggiati sulla schiena. Mimmo invece si mette accanto al divano, dalla parte opposta a Davide, con un paralume sulla testa a fare… la lampada. Dopo qualche secondo dall’accensione delle luci, giusto il tempo di far capire al pubblico com’è la nuova situazione, si sente bussare alla porta.

IDRAULICO (voce da fuori campo) Buongiorno, sono Franco, l’idraulico… c’è nessuno?… Sono Franco!

Rumore di bottiglia che si rompe. Attacca il freezer. Sipario.

® Potrebbe essere simpatico che gli applausi, sempre che ce ne siano, li prendano 
solo Giulio e Mimmo, mentre Davide resta sempre fermo lì a fare l’attaccapanni

- FINE -