L’avaro

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L'AVARO

L'AVARO

di Molière

riduzione di Paolotti Stefania

 

PERSONAGGI

ARPAGONE, padre di Cleante  e di Elisa, invaghito di Mariana

CLEANTE , figlio d’Arpagone, innamorato di Mariana

ELISA, figlia d’Arpagone, innamorata di Valerio

VALERIO, figlio di Anselmo, innamorato di Elisa

MARIANA, innamorata di Cleante e amata da Arpagone

ANSELMO, padre di Valerio e di Mariana

FROSINA, mezzana

MASTRO SIMONE, mediatore

MASTRO GIACOMO, cuoco e cocchiere d’Arpagone

FRECCIA, valletto di Cleante

La signora Claudia, cameriera d’Arpagone

FIORDAVENA e MERLUZZO, lacché d’Arpagone

Il COMMISSARIO e il suo ASSISTENE

Luogo dell’azione: Parigi

SCENA I

Valerio, Elisa

VALERIO - Ma come? Bellissima Elisa, dopo avermi giurato  fedeltà, vi fate ora malinconica? Vi vedo sospirare, mentre la mia gioia è grande. Vi siete pentita, ditemi, di avermi fatto felice?

ELISA - No, Valerio, non posso pentirmi di ciò che ho fatto per voi. Ma, a dire il vero, sono inquieta per ciò che accadrà, e temo di amarvi un po' più di quanto non dovrei.

VALERIO - Oh! Inquieta ? e perché? Con tutto il bene che vi voglio! Cosa temete?

ELISA - Ahimè! Cento cose in una: le ire di un padre, i rimproveri dei parenti, le riprovazioni della gente;

VALERIO - Ah! vi assicuro cheVi amo troppo, e l'amore che ho per voi durerà tutta la vita.

ELISA - Ahimè! Come ci si lascia persuadere facilmente quando si ama. Sì, Valerio, penso che il vostro cuore non sia capace di ingannarmi. Voi mi amate di vero amore e sono convinta che mi sarete fedele; non voglio più avere dubbi  su di voi, ma continuo a temere il giudizio degli altri.

 

VALERIO - Ma perché una tale inquietudine?

ELISA - . Rivedo ad ogni istante il momento in cui mi salvaste la vita;; la stupenda generosità con la quale avete rischiato di morire per salvare me dal furore delle onde, le cure affettuose che mi avete prodigato dopo avermi tratto dall'acqua, e gli omaggi assidui di un ardente amore che il tempo e le difficoltà non hanno scalfito e che,  vi hanno costretto, per potermi vedere, a celarvi sotto le spoglie di un dipendente di mio padre.

VALERIO - Di tutto quel che avete detto, solo il mio amore pretende di avere qualche merito ai vostri occhi; e quanto agli scrupoli che avete, vostro padre medesimo si prende fin troppa cura di dissiparli di fronte al mondo; gli eccessi della sua avarizia e la vita austera che conduce coi suoi figli, potrebbero autorizzare decisioni ben più gravi. Perdonatemi, bellissima Elisa, se parlo in questi termini davanti a voi. Ma sapete che a questo proposito dir bene di lui non è possibile. Infine, se potrò, come spero, ritrovare i miei genitori, otterremo la sua approvazione senza troppe difficoltà. Aspetto loro notizie con impazienza e se tardassero ad arrivare andrò io stesso a cercarle.

ELISA - Ah! Valerio, ve ne prego, non muovetevi di qui; e pensate soltanto a conquistare la benevolenza di mio padre.

VALERIO - Vedete come mi do da fare, quale personaggio io fingo di essere con lui tutti i giorni, al fine di guadagnarne l'affetto. Faccio meravigliosi progressi; e mi rendo conto che per conquistare gli uomini non esiste via migliore che quella di mostrarsi ai loro occhi con la loro stessa inclinazione, ripetere le loro massime, incensare i loro difetti e applaudire tutto ciò che fanno.

  ELISA - Ma perché non tentate anche di guadagnarvi la solidarietà di mio fratello?

VALERIO - Non è possibile badare all'uno e all'altro; padre e figlio hanno idee talmente opposte che è difficile conciliare le confidenze di entrambi. Pensate voi a parlare con vostro fratello…Ora sta arrivando, io mi ritiro. Approfittate dell'occasione per parlargli; e rivelate della nostra faccenda soltanto ciò che vi sembra strettamente necessario.

ELISA - Non so se avrò il coraggio di fargli questa confidenza.

SCENA II

Cleante, Elisa

CLEANTE - Mi fa piacere, sorella, di trovarvi sola; ero impaziente di parlarvi, vi devo confidare un segreto.

ELISA - Sono pronta ad ascoltarvi, fratello. Che cosa mi dovete dire?

CLEANTE - Molte cose, sorella, racchiuse in due parole; sono innamorato.

ELISA - Voi siete innamorato?

CLEANTE - Sì, sono innamorato. Ma prima di continuare questo discorso, so benissimo che dipendo da nostro padre e che la mia qualità di figlio mi sottomette alle sue volontà; che non dobbiamo impegnare la nostra fede senza il consenso di coloro a cui dobbiamo la vita;  Vi dico tutto questo, sorella, affinché non vi prendiate la briga di dirmelo voi stessa; perché in definitiva il mio amore non ascolta ragioni, e pertanto vi prego di non arrabbiarvi con me.

ELISA - Avete dato la vostra parola, fratello, a colei che amate?

CLEANTE - No, ma sono risoluto a farlo; e vi scongiuro un'altra volta di non addurre ragioni per dissuadermi.

ELISA - Sono dunque, fratello, una persona tanto bisbetica?

CLEANTE - No, sorella mia, ma voi non siete innamorata; voi ignorate la dolce violenza che un tenero amore fa sui nostri cuori, e temo la vostra saggezza.

ELISA - Ahimè, fratello, non parliamo della mia saggezza. Tutti ne sono privi, almeno una volta nella vita! E se dovessi aprirvi il mio cuore, forse apparirei molto meno saggia di voi.

CLEANTE - Volesse il Cielo che voi, come me...

ELISA - Concludiamo prima l'argomento che vi riguarda, e ditemi chi è colei che amate?

CLEANTE - Una ragazza che abita in questo quartiere da poco, e che sembra fatta apposta per suscitare l'amore in chi la vede. La natura, sorella, non ha creato nulla di più incantevole; mi sono sentito preso non appena l'ho vista. Si chiama Mariana e vive con la vecchia madre, una povera donna quasi sempre malata, alla quale l'incantevole ragazza testimonia un attaccamento che non potete immaginare. La serve, la compiange e la consola con una tenerezza che tocca il cuore. Affronta le cose che deve fare con i modi più accattivanti e in tutto quel che fa splende la grazia, una dolcezza piena di attrattive, una bontà che ti cattura, un'onestà adorabile, una... Ah! Sorella mia, vorrei che la vedeste!

ELISA - Vedo già molte cose, fratello, in quel che mi dite; e per capire chi è questa ragazza, mi basta che voi l'amiate.

CLEANTE - Ho scoperto segretamente che non vivono certo negli agi e che riescono a malapena, con il poco di cui dispongono, a far fronte a tutte le esigenze. Figuratevi, sorella, che gioia sarebbe per me poter migliorare le condizioni della persona che amo; poter donare, senza che se ne accorga, piccole somme per le modeste necessità di una famiglia virtuosa; e pensate con quale disappunto devo verificare che per l'avarizia di un padre mi trovo nell'impossibilità di avere questa gioia e di manifestare all'amato bene tutto il mio amore con una qualche tangibile testimonianza.

ELISA - Sì, fratello mio, credo di capire quale deve essere il vostro rincrescimento.

CLEANTE - Ah! sorella, è più grande di quanto si può pensare. Perché insomma, s'è mai visto niente di più crudele di quel lesinarci meticolosamente ogni cosa, di quelle incredibili ristrettezze in cui ci fa languire? A che ci servirà il denaro, se ci toccherà quando non avremo più la bella età per goderne? e se persino per le comuni necessità, devo far debiti da tutte le parti, se sono ridotto come voi a chiedere tutti i giorni l'aiuto dei mercanti per potermi vestire decentemente? Insomma, ho voluto parlarvi perché mi aiutiate a scrutare l'animo di nostro padre intorno ai miei sentimenti; e se si rivela contrario, son risoluto ad andarmene altrove, e a dividere con quella deliziosa creatura la sorte che il Cielo ci vorrà riservare. A questo scopo sto cercando del denaro in prestito; e se la vostra situazione, sorella, è simile alla mia, e se è scritto che nostro padre si opponga ai nostri desideri, lo abbandoneremo entrambi e ci libereremo della tirannia a cui da tanto tempo ci tiene costretti la sua insopportabile avarizia.

ELISA - Non passa giorno, bisogna ammetterlo, che egli non ci offra sempre nuovi motivi per rimpiangere la scomparsa di nostra madre e che...

CLEANTE - Sento la sua voce. Allontaniamoci un momento e terminiamo di farci le nostre confidenze…

SCENA III

Arpagone, Freccia

ARPAGONE - Fuori, subito, e non dire una parola! Via, vattene, ladro patentato

FRECCIA - Mai visto niente di più pestifero di questo vecchio maledetto, sono sicuro che ha il diavolo in corpo.

ARPAGONE - Cosa hai da borbottare!

FRECCIA - Perché mi cacciate?

ARPAGONE - Hai pure il coraggio di chiedermelo? Fuori di corsa prima che ti ammazzi.

FRECCIA - Che cosa vi ho fatto?

ARPAGONE - Mi hai fatto… che qui non ti voglio.

FRECCIA – Vostro figlio, il mio padrone, mi ha ordinato di aspettarlo.

ARPAGONE - E tu vai ad aspettarlo in strada, non qui, a casa mia, piantato lì come un palo a stare attento a tutto quello che succede. Non voglio avere davanti a me uno che spia nei miei affari; un traditore con due occhi maledetti che divorano tutto quello che possiedo e che frugano dappertutto per derubarmi.

FRECCIA - E’ impossibile rubarvi qualcosa. Tenete tutto ben nascosto e state sempre di guardia, giorno e notte.

ARPAGONE - Io chiudo via tutto quello che mi pare e piace e faccio la sentinella finchè ne ho voglia (A parte) Temo che abbia sospettato qualcosa dei miei soldi (ad alta voce) Tu saresti capace a mettere in giro la voce che io, qui in casa, ho dei soldi nascosti, vero?

FRECCIA – Allora avete dei soldi nascosti?

ARPAGONE - No, furfante, non ho detto questo. (a parte) Divento matto. (Ad alta voce) Pettegolo come sei non te ne andrai in giro a dire che in casa nascondo i miei soldi?

FRECCIA - Ma che cosa importa se avete o non avete soldi, tanto per noi non cambia nulla?

ARPAGONE - Sputi sentenze eh? (alza la mano per dargli uno schiaffo). Per l’ultima volta ti ordino di uscire!

FRECCIA - Va bene, vado via

ARPAGONE: Aspetta! Mi porti via niente?

FRECCIA: e che potrei portarvi via?

ARPAGONE: Qua, fa vedere, fammi vedere le mani!

FRECCIA: Eccole!

ARPAGONE: Le altre!

FRECCIA: le altre?

ARPAGONE: si

FRECCIA: Eccole!

ARPAGONE. (Indicando i pantaloni di Freccia) : Hai messo niente lì dentro?

FRECCIA: guardate voi stesso!

ARPAGONE: queste braghe così larghe sembrano fatte apposta per nascondere la refurtiva

FRECCIA: (al pubblico, sottovoce) Ah un uomo così meriterebbe veramente ciò che teme

ARPAGONE: Eh?

FRECCIA: Che  C’è? Non vi ho preso niente

ARPAGONE: Vattene al diavolo! E non credere di avermela fatta.(urlando)

FRECCIA: Vi ringrazio per il cortese congedo

                                                             Scena II

Elisa, Cleante, Arpagone

ARPAGONE - Certo che non è una preoccupazione da poco, tenersi in casa una grande somma di denaro…chissà se ho fatto bene a seppellire in giardino i diecimila scudi che mi hanno restituito ieri…diecimila scudi d'oro sono una cifra…(Cleante ed Elisa appaiono in scena, si parlano sottovoce) Dio mio, che mi sia tradito da solo?  Nel calore della discussione tra me e me forse avrò detto qualcosa ad alta voce…(ad Elisa e Cleante) che cosa c'è?

CLEANTE - Niente papà.

ARPAGONE - Da quanto tempo siete qui?

ELISA - Siamo appena arrivati.

ARPAGONE - Avete sentito…

CLEANTE - Che cosa papa?

ARPAGONE - Su, su…

ELISA - Che cosa?

ARPAGONE - Quello che stavo dicendo

CLEANTE - No.

ARPAGONE - Eh, sì, sì

ELISA - Ma scusate…

ARPAGONE - Qualche parolina l’avrete pur sentita…facevo solo alcune considerazioni sulle enormi difficoltà esistenti oggi di trovare un po’ di soldi, così dicevo a me stesso quant'è fortunato colui che possiede in casa diecimila scudi…

CLEANTE -   Esitavamo ad avvicinarci per paura di disturbarvi.

ARPAGONE - Vi sia chiaro che ho tenuto a dirvelo, perché non vorrei che voi consideraste la cosa dal verso sbagliato… non vorrei che voi immaginaste che io stessi parlando di me.

CLEANTE - I vostri affari non ci riguardano.

ARPAGONE - Volesse Dio che li avessi diecimila scudi!

CLEANTE - Non credo…

ARPAGONE - Sarebbe una gran bella cosa.

ELISA - Queste sono cose…

ARPAGONE - Ah…come ne avrei bisogno!

CLEANTE - Penso che…

ARPAGONE - Allora sì che smetterei di lamentarmi.

CLEANTE - Dio mio, non mi sembra che abbiate motivo di lamentarvi…i soldi non vi mancano.

ARPAGONE - Come…come? Non mi mancano i soldi? Chi lo dice è un vero bugiardo, non c’è nulla di più falso. Ma lasciamo perdere, e parliamo d'altro. (Fra sé, vedendo i figli che parlottano a bassa voce) Eh? Questi si fanno segni per rubarmi la borsa (ad alta voce) che cosa vogliono dire quei segni?

ELISA - Stavamo decidendo chi deve parlare per primo, abbiamo qualcosa da dirvi.

ARPAGONE - Ed anch'io ho qualcosa da dire a voi due.

CLEANTE - Vorremmo parlarvi di matrimonio.

ARPAGONE - Anch'io voglio parlarvi di matrimonio

ELISA - Ah, padre mio!

ARPAGONE - Perché questo strillo, figlia mia? E' la parola che ti fa paura, o la cosa in sé?

CLEANTE - L'idea del matrimonio può farci paura a tutti e due… dipende da come voi l'intendiate. Noi temiamo che i nostri sentimenti non si accordino con le vostre scelte.

ARPAGONE - Non vi allarmate, abbiate un po’ di pazienza. So quel che ci vuole per voi due… non avrete nessun motivo di lamentarvi su quello che intendo fare…e tanto per cominciare, dimmi un po’, hai mai visto una giovane donna di nome Mariana che abita non lontano da qui?

CLEANTE - Sì papà.

ARPAGONE - E tu?

ELISA - Ne ho sentito parlare.

ARPAGONE - Cosa te ne sembra di quella ragazza, figlio mio?

CLEANTE - Una persona deliziosa.

ARPAGONE - l'aspetto?

CLEANTE - Un'aria molto per bene, simpatica, intelligente…

ARPAGONE - Non credi che una ragazza con queste doti meriti più di un pensierino?

CLEANTE - Sì padre

 

ARPAGONE - E che può essere un buon partito?

CLEANTE – Ottimo, direi.

ARPAGONE - E che un marito può trovarvi le sue soddisfazioni?

CLEANTE - Sicuramente.

ARPAGONE - Purtroppo c'è una piccola difficoltà, temo che le sue condizioni economiche siano molto precarie.

CLEANTE – In fin dei conti che cosa sono i soldi di fronte alla virtù, quando si parla di matrimonio!

ARPAGONE - Andiamoci piano. Si può cercare comunque di rimediare in qualche modo.

CLEANTE - Naturalmente.

ARPAGONE - Insomma, per farla breve, sono proprio contento che voi siate d'accordo, perché quella donna mi ha conquistato il cuore e ho deciso di sposarla, a patto però che non sia proprio in miseria.

CLEANTE - Eh?

ARPAGONE - Come?

CLEANTE - Cosa avete deciso?!

ARPAGONE - Di sposare Mariana

CLEANTE - Chi, voi?!

ARPAGONE - Sì io, proprio io, io, io, ma come sarebbe a dire?

CLEANTE - Non mi sento bene, devo ritirarmi.

ARPAGONE - Non è niente, corri in cucina a bere un bel bicchiere d'acqua fresca. (Esce Cleante) Questo figlia mia è quello che ho pensato per me e quanto a tuo fratello ho pensato a una vedova, della quale stamattina me ne hanno parlato molto bene. Per te, invece, ti darò in moglie al signor Anselmo.

ELISA - Il signor Anselmo?

ARPAGONE - Sì, proprio lui. E’ uomo maturo, prudente e saggio, un cinquantenne molto ricco.

ELISA - (Facendo una riverenza) Se non vi dispiace papà non ho proprio intenzione di sposarmi.

ARPAGONE - (Imitando la riverenza) Invece io, figlioletta cara, ho intenzione che tu ti sposi

ELISA - Sono umilissima serva al signor Anselmo, ma con il vostro permesso non lo sposerò..

ARPAGONE - Sono io vostro servo umilissimo, ma con il vostro permesso lo sposerete questa sera stessa.

ELISA - Stasera?

ARPAGONE- Sì, stasera!

ELISA - E certo che no, papà.

ARPAGONE - E certo che si, figliola.

ELISA - No!

ARPAGONE – Sì!

ELISA - Non potete costringermi a questo passo.

ARPAGONE - Proprio a questo passo ti costringerò

ELISA - Piuttosto mi ucciderò!

ATTO II

Scena I

Stesso luogo

Cleante. Freccia

CLEANTE - Ah! razza di traditore che non sei altro, dove ti eri cacciato?

FRECCIA - E’ stato vostro padre. signore, mi ha sbattuto fuori di casa, e se non mi precipitavo a uscire di corsa avrei preso un sacco di legnate.

CLEANTE - Va bene, va bene, ma ora ci sono dei fatti nuovi. Ho scoperto di avere un rivale in amore.

FRECCIA - E chi è di grazia?

CLEANTE - Mio padre…

FRECCIA - Vostro padre innamorato di Mariana?

CLEANTE - Sì, proprio Mariana. Ho dovuto nascondere a fatica il panico che mi ha preso quando me l'ha detto.

FRECCIA - Che gli salta in mente al vecchio, pure le donne gli interessano ora.

CLEANTE - Dio ha voluto che si innamorasse per punirmi dei miei peccati

FRECCIA - Non capisco perché gli avete tenuto nascosto il vostro amore.


CLEANTE -  L’ho fatto per non generare sospetti, in modo da mandare all’aria più facilmente il suo matrimonio… a te piuttosto cosa t'hanno detto?

FRECCIA - Mi creda, signore, è davvero una gran disgrazia dover chiedere soldi in prestito…e quanta bile bisogna mandare giù quando si è costretti a passare per le mani di questi strozzini.

CLEANTE - Non si riesce a concludere?

FRECCIA - Sì, sì…il prestito si può avere, ma dovete accettare prima qualche piccola condizione.

CLEANTE - Ti ha fatto parlare con la persona che deve prestarmi i soldi?

FRECCIA - Non è proprio questa la procedura, perché se voi avete poco interesse a comparire, quello ne ha ancor meno di voi. Si richiede il massimo di segretezza e più di quanto ne possiate immaginare.

CLEANTE - Tanto più che mia madre è morta e che nessuno può portarmi via la sua eredità

FRECCIA - Ecco qui le due o tre condizioni che lui in persona ha dettato al nostro

Intermediario (legge):“Supposto che il prestatore si senta sufficientemente garantito e che il contraente sia maggiore d'età e provenga da famiglia il cui patrimonio sia ingente, solido assicurato, si procederà all'assunzione di un equo e formale impegno, in presenza di un notaio..”

CLEANTE - Fin qui niente da ridire

FRECCIA – (Legge)“… il prestatore chiede l'interesse minimo del cinque per cento…”

CLEANTE - Più che onesto

FRECCIA - Verissimo Ma, poi, aggiunge (legge) “non disponendo il prestatore di tale somma è costretto a prendere altrove il denaro a prestito ad un interesse del venti per cento, si converrà quindi che il suddetto contraente si assuma il compito di pagare tale interesse…”

CLEANTE - Più del venticinque per cento? E’ uno strozzino, sanguisuga.

FRECCIA - E’ vero, occorre rifletterci bene.

CLEANTE - Ma di quei soldi ho un assoluto bisogno, cosa vuoi che rifletta! Non posso che accettare.

FRECCIA - E’ quel che ho risposto anch'io.

CLEANTE - C'è altro?

FRECCIA - Solo una piccola postilla.(legge) : “Dei quindicimila franchi richiesti il prestatore ne otterrà in contanti solo 12000, mentre per i restanti 3000 il contraente accetterà di entrare in possesso degli oggetti di arredamento di seguito elencati…”

CLEANTE - Come sarebbe a dire?!

FRECCIA - Ascoltate ora l'elenco: “…un letto di quattro piedi di larghezza, munito di coperta di colore verde, un baldacchino ben cascante in buona lana…”

CLEANTE – Che ne faccio di questa roba?


FRECCIA – (Legge)“…un arazzo, un gran tavolo in legno noce, tre grandi moschetti…”

CLEANTE – E’ un assassino! Non gli basta l'interesse da usura? Deve proprio rifilarmi tutte le vecchie cianfrusaglie che ha in casa! ma cos'altro posso fare? Ecco a cosa si riducono i figli per colpa dell'avarizia dei padri!

FRECCIA - E’ vero, vostro padre manderebbe in bestia anche l'uomo più pacifico del mondo.

CLEANTE - Dammi quell'elenco, voglio dargli un'altra occhiata

Scena II

Mastro Simone, Arpagone. Cleante, Freccia

MASTRO SIMONE - Sì signore, è un giovanotto che ha una grande urgenza di soldi ed è disposto ad accettare tutte le condizioni che gli porrete.

ARPAGONE - Ma non pensate Mastro Simone che sia un’operazione un po’ rischiosa? Sapete come si chiama questo giovane?

MASTRO SIMONE - Non posso dirvi niente di preciso, ma ho saputo che la famiglia è molto ricca, che sua madre è già morta, e che suo padre morirà entro otto mesi al massimo.

ARPAGONE - Bene, è già qualcosa, la carità cristiana c’impone di aiutare il nostro prossimo, se possibile, naturalmente.

MASTRO SIMONE - Ciò è sottinteso.

FRECCIA - E questo che vuol dire?! Mastro Simone sta parlando con vostro padre?

CLEANTE - Gli abbiano forse detto chi sono e che sia corso qui a tradirmi?

MASTRO SIMONE - (a Cleante) Chi vi ha detto che questo era il luogo dell'appuntamento? (ad Arpagone) Comunque, signore, non sono stato io a rivelargli il vostro nome e a fornirgli il vostro indirizzo.

ARPAGONE - Come?

MASTRO SIMONE - Vi presento il signore che vuole chiedervi in prestito quei quindicimila franchi di cui vi ho parlato.

ARPAGONE - Come, tu, disgraziato?!

CLEANTE -  Allora siete voi, caro papà, che vi dedicate a queste vergognose azioni?

ARPAGONE - Sei tu che vuoi rovinarti con questi esecrabili debiti? Non ti vergogni d'esserti spinto a tanto disordine?

CLEANTE - Ma voi, non arrossite nel disonorarvi con questi sporchi traffici?

ARPAGONE Vattene via, fuori dai piedi!

CLEANTE - Ditemi voi, chi è più criminale, chi compra denaro perché gli è necessario o chi ruba danaro del quale non sa cosa farsene?

ARPAGONE Via! vai via, ho detto!

Scena III

Frosina, Arpagone

ARPAGONE - ) Tutto va a pennello allora Frosina, che novità avete?

e i vostri affari come vanno?

FROSINA - C'è da chiederlo? Si è mai vista Frosina occuparsi di una faccenda senza concluderla? Non che il nostro caso fosse così difficile, le due donne le conoscevo…  ho parlato loro molto bene di voi, esponendo poi alla madre le vostre idee sul conto di Mariana.

ARPAGONE - E la madre come ha risposto?

FROSINA - Lei ha ascoltato compiacente, e quando le ho detto di far venire qui stasera sua figlia per il matrimonio, ha acconsentito senza fatica.

ARPAGONE - Però non ho potuto fare a meno di invitare anche il signor Anselmo.

FROSINA - Giustissimo. La signorina Mariana verrà dopo pranzo e andrà a fare un giro in fiera con vostra figlia, e poi cenerete tutti insieme.

ARPAGONE - Bene, andranno in carrozza, gliela presterò.

FROSINA - Ben fatto.

ARPAGONE – Ditemi, Frosina, quando hai parlato con la madre, hai tirato in ballo la dote? Non si può pretendere di sposare una figlia senza un minimo di dote!

FROSINA - Come?! Ma quella in dote vi porta dodicimila franchi di rendita l'anno!

ARPAGONE - Dodicimila franchi, dici davvero?

FROSINA - Vi prego di ascoltare con attenzione: per prima cosa la ragazza è stata allevata e nutrita con gran risparmio di alimenti, è abituata a vivere di insalata, latte e formaggio e questo non è che sia cosa da niente e che non valga in un anno almeno tremila franchi; poi ama vivere e vestire con grande semplicità…inoltre ha una terribile antipatia per il gioco, e tutto ciò fa o non fa una rendita di dodicimila franchi?

ARPAGONE - Sì, ma questi non sono soldi veri e sonanti.

FROSINA - Scusate, non sono forse soldi veri e sonanti portarvi in dote tutta questa parsimonia?

ARPAGONE - Vieni a dirmi che come dote mi porta i soldi che non spenderà, ma ciò suona di presa in giro! Dovrò pur vedermi in mano qualcosa di molto solido!

Ma, Dimmi un po’, Frosina, Mariana mi ha già visto? Mi ha mai notato, incontrandomi?

FROSINA - No, ma abbiamo parlato molto di voi, le ho fatto il vostro ritratto e non ho mancato di elencare tutti i vostri pregi.

ARPAGONE - Hai fatto bene, grazie.

FROSINA - Avrei una piccola preghiera signore Sono in questo momento impegnata in un processo e, non avendo i soldi necessari, (Arpagone assume un 'aria severa) corro il rischio di perdere…voi  potreste farmelo vincere, basta che siate con me un po’ generoso.

ARPAGONE - Devo andare, mi chiamano, a più tardi (esce)

FROSINA - Che la febbre se lo porti, farabutto micragnoso… ma io non mollerò questo affare!

ATTO III

Scena I

Arpagone, Cleante, Elisa, Valerio, La signora Claudia, Mastro Giacomo, Fiordavena, Merluzzo

ARPAGONE - Su venite tutti qui, che distribuisco gli ordini per oggi e dico a ciascuno di voi cosa deve fare. Venite avanti signora Claudia, (Claudia ha una scopa in mano) avete già le armi in pugno, a voi affido il compito di pulire bene dappertutto, orsù, via. Tu Fiordavena e tu Merluzzo avete l'incarico di sciacquare i bicchieri e di versare da bere, ma soltanto a quelli che avranno sete davvero, aspettate che siano loro a chiedere, e prima di tutto provate a dargli un po’ d'acqua.

MASTRO GIACOMO - E già, il vino puro da alla testa!

MERLUZZO - I grembiuli signore ce li dobbiamo togliere?

ARPAGONE – Sì, ma solo quando arriveranno gli ospiti e state attenti a non sciupare i vestiti.

FIORDAVENA - Voi già sapete che davanti al mio giubbetto c'è una grossa macchia d'olio!

MERLUZZO - E io, signore, ho un gran buco dietro i pantaloni!

ARPAGONE - Fatti furbo, mostra sempre il davanti (Arpagone si mette il cappello contro il giubbetto per mostrare a Fiordavena come deve fare per nascondere la macchia) e tu impara a tenere il cappello così mentre servi a tavola, mentre tu, figlia mia, devi controllare che nulla vada sprecato di ciò che è a tavola, e preparati a ricevere la mia promessa sposa, con la quale poi andrai in fiera.

ELISA - Sì, papà.

ARPAGONE - E tu caro damerino, figlio mio, al quale perdono la storia di poc'anzi, bada anche tu a riceverla come si conviene.

CLEANTE - Certo papà.

ARPAGONE - Dio mio, si sa bene come i figli si comportano quando i padri si risposano… e come guardano di sottecchi la loro futura matrigna.

CLEANTE - Non vi posso promettere di saltare dalla gioia nel vederla diventare mia matrigna, ma vi assicuro che l'accoglierò gentilmente, siatene certo!

ARPAGONE - Stai attento, figliolo.

CLEANTE - Non vi preoccupate

ARPAGONE - Meglio per te.(rivolto a Valerio) Avrò bisogno del tuo aiuto, Valerio. Adesso a voi, Mastro Giacomo, che vi ho tenuto per ultimo.

MATRO GIACOMO - E’al cocchiere che volete parlare o al cuoco, che come ben sapete sono allo stesso tempo l'uno e l'altro

ARPAGONE - A tutti e due.

MATRO GIACOMO - Ma quale per primo?

ARPAGONE - Al cuoco

MATRO GIACOMO - Un momento per favore (si toglie la casacca da cocchiere e appare vestito da cuoco).

ARPAGONE - Che razza di messa in scena è questa?

MATRO GIACOMO - Parlate pure

ARPAGONE - Stasera mi sono impegnato a dare una cena.

MATRO GIACOMO - E’ un miracolo!

ARPAGONE - Di un po’, hai intenzione di trattarci bene?

MATRO GIACOMO - Se mi date abbastanza soldi!

ARPAGONE - Accidenti, sempre soldi, sembra che nessuno sappia dir altro!

VALERIO - Mai ho sentito una risposta più sfacciata… è abile colui che riesce a far bella figura con pochi soldi.

MATRO GIACOMO - Per esempio, un bel pranzo spendendo poco!

VALERIO - Sì.

MATRO GIACOMO - Vi saremo tutti molto grati se ci svelaste questo segreto, e, se volete, vi cedo il mio posto di cuoco.

ARPAGONE - Basta, ora! ditemi cosa vi occorre!

MATRO GIACOMO - In quanti sarete?

ARPAGONE - In otto o dieci, ma basterà preparare per otto, dove si mangia per otto ce ne anche per dieci.

VALERIO - Verissimo.

MATRO GIACOMO - E’ necessario preparare quattro belle minestre e cinque piatti. Minestre, antipasti…

ARPAGONE - Accidenti!

MATRO GIACOMO - Arrosti…

ARPAGONE - (Tappandogli la bocca) Traditore tu mi mangi tutto quello che ho…

MATRO GIACOMO - Poi i piatti di mezzo…

ARPAGONE - Ancora?!

VALERIO - Ma li volete far morire tutti d’indigestione?

ARPAGONE - Bravo, Valerio, hai ragione!

VALERIO - Sappiate, Mastro Giacomo, e tutti quelli che la pensano come voi, , che “si mangia per vivere e non si vive permangiare”, come disse un antico saggio..

ARPAGONE - Che parole sante ! (A Mastro Giacomo) Ha mai sentito un uomo così giudizioso ?

MASTRO GIACOMO - Beh, più che giudi…

VALERIO - Non preoccupatevi signore, sistemerò tutto per stasera, e nel migliore dei modi.

ARPAGONE - Poi (rivolto MG): bisogna pulire la carrozza.

MATRO GIACOMO - Un momento, questo è di competenza del cocchiere.(Si rimette la casacca) Dicevate?

ARPAGONE - bisogna pulire la carrozza e preparare i cavalli per accompagnare le donne in fiera…

MATRO GIACOMO - I cavalli signore? Parola mia, non sono assolutamente in grado di camminare, mi creda. Hanno osservato i severi digiuni che avete imposto, ed ora non sono altro che degli scheletri, non hanno neanche la forza di stare in piedi,

VALERIO - Signore, potrei chiedere al nostro vicino di condurli lui

MATRO GIACOMO - E va bene, preferisco che muoiano sotto le mani di un altro che sotto le mie.

 Scena II

 Mariana, Frosina Elisa, Arpagone

MARIANA - Oh Frosina, ho tanta paura di questo incontro!

FROSINA - Di che cosa avete paura?

MARIANA - E me lo chiedete? Non potete immaginare che tormento per me, è vero non so nulla di lui, ma ha suscitato in me una forte attrazione e vorrei averlo prima di ogni altro al mondo. E’ lui soprattutto che mi fa sentire un tormento insopportabile per questo marito che mi si vuole dare.

( a voce alta)

Mi dispiace arrivare così tardi a rendervi visita.

ELISA - Voi avete fatto quel che io avrei dovuto fare!

ARPAGONE - (A Mariana) Avete visto come è cresciuta?

MARIANA - (Piano a Frosina) Che uomo sgradevole!

ARPAGONE - Cosa dite, carissima?

FROSINA - Che vi trova meraviglioso.

MARIANA - (A parte) Non ce la faccio.

ARPAGONE - Ecco ora mio figlio che viene a conoscervi.

MARIANA - (A parte, a Frosina) Oh Frosina, cosa vedo! Lui, è lui, è proprio quello di cui vi ho parlato!

FROSINA - (A Mariana) Meravigliosa circostanza!

ARPAGONE - Vedo che vi stupite nel vedere i miei figli così cresciuti, ma non vi preoccupate presto mi libererò sia dell'uno che dell'altro.

Scena III

Cleante, Arpagone, Elisa, Mariana, Frosina

CLEANTE - signorina, sarò sincero, non mi sarei mai aspettato di trovarmi in tale situazione. Mio padre mi ha letteralmente stupito poco fa comunicandomi le sue intenzioni.

MARIANA - Anch’io sono stupita.

CLEANTE - E’ pur vero che mio padre non poteva compiere scelta migliore, tuttavia non posso affermare che il fatto di vedermi diventare mia matrigna mi renda felice, e con il permesso di mio padre, se le cose dipendessero da me, queste nozze non si farebbero.

ARPAGONE - Ma che razza di dichiarazioni sono queste?

MARIANA - Ed io posso rispondervi che tutto questo è altrettanto vero per me.

ARPAGONE - Vi chiedo scusa, bellissima Mariana per la maleducazione di mio figlio, non si rende ben conto di quello che dice.

MARIANA - Vi assicuro che le sue parole non mi hanno assolutamente offesa, anzi gli sono grata per avermi espresso i suoi veri sentimenti.

ARPAGONE – Siete troppo buona a perdonare le sue mancanze. Il tempo lo renderà più giudizioso, vedrà.

CLEANTE - No papà questo è impossibile.

ARPAGONE - Ma perché insisti!

CLEANTE - Come posso tradire il mio cuore?

ARPAGONE - Ancora?

CLEANTE - Ebbene, assumo le veci di mio padre per dirvi che mai ho visto al mondo cosa o persona più affascinante di voi… nulla riesco ad immaginare che valga la fortuna di piacervi e nulla esiste ch'io non sia pronto a fare, anche il più insormontabile degli ostacoli per conquistare un bene così prezioso…

ARPAGONE - Calma, calma, figlio mio

CLEANTE - E’ un complimento a nome vostro.

ARPAGONE - Ho anch'io una bocca per parlare, e non c'è bisogno che tu mi faccia da avvocato.

FROSINA - Ora è il momento d’andare in fiera così, quando torneremo avremo tutto il tempo di parlare.

ARPAGONE - Fate attaccare i cavali; scusatemi, mia bellissima, se non ho pensato di offrirvi un piccolo rinfresco…

CLEANTE - C’ho pensato io papà. Ho fatto preparare qualche vassoio di arance, di limoni e un assortimento di pasticcini che ho mandato a comperare per vostro conto.

ARPAGONE - (Sottovoce a Valerio)Valerio!

VALERIO - (Ad Arpagpone) E’ impazzito!

CLEANTE – Papà, vi sembra che sia troppo poco.

MARIANA - Non era necessario.

CLEANTE - Avete mai visto, signorina, un brillante più bello di quello di mio padre?

MARIANA - E’ vero, ha una luce splendida

CLEANTE - (Lo toglie dal dito Arpagone lo porge a Mariana) Dovete vederlo da vicino.

MARIANA - Senza dubbio è bellissimo.

CLEANTE - (Si pone davanti a Mariana, lei lo vuol restituire) Mai signorina, quell'anello si trova in mani troppo belle, è un dono che mio padre vi fa con grande piacere.

ARPAGONE - Chi, io?!


CLEANTE - Non è vero papà che voi desiderate che la signorina lo conservi per amor vostro?

ARPAGONE - (A parte, a suo figlio) Come?

MARIANA - Ma io non voglio…

CLEANTE - Scherzate? Non lo rivuole assolutamente.

MARIANA -  Per piacere…

CLEANTE - Assolutamente no, non vedete come lo rattrista il vostro rifiuto?

ARPAGONE - (Sottovoce al figlio) ah, traditore!

FROSINA - Mio Dio quante storie! Visto che il signor Arpagone insiste tanto, tenetevi t'anello.

MARIANA - Lo terrò ora per non arrecarvi disturbo, troverò un altro momento per restituirvelo

ATTO IV

Scena I

Cleante, Mariana, Elisa, Frosina

CLEANTE - Torniamo a casa, potremo parlare più liberamente

ELISA - Sì, mio fratello mi ha confidato l'amore che ha per voi e v’assicuro che seguo la vostra storia con infinita tenerezza.

MARIANA - Mi fa piacere che prendiate a cuore la nostra storia.

FROSINA - Se l'aveste detto a me, vi avrei liberati da questi fastidi.

CLEANTE - Che vuoi fare Frosina…è la mia cattiva stella che ha voluto così. Ditemi che decisioni avete preso?

MARIANA - Perché? Sono forse in grado di prendere decisioni? Non mi resta che sperare!

CLEANTE - Ahimè, a questo volete ridurmi…a sperare?

MARIANA - Cos'altro posso fare? Devo anche pensare a mia madre, non ho il coraggio di darle un dispiacere.

CLEANTE - Frosina cara, ci aiuterai?

FROSINA - E c'è da chiederlo? Con tutto il cuore! Ma che cosa si può fare?

CLEANTE - Pensaci un po’, a te non mancano le idee.

ELISA - Inventa qualcosa per mandare a monte quel che hai fatto.

FROSINA - Non è facile, in verità. Potrei convincere vostra madre che è persona ragionevole; ma il guaio, secondo me, è che vostro padre …è vostro padre!

CLEANTE - Questo lo sappiamo.

FROSINA - Voglio dire che, se si vedrà rifiutato, non sarà sicuramente ben disposto ad acconsentire al vostro matrimonio.

CLEANTE - Hai ragione.

CLEANTE - Frosina, vi sarò sempre riconoscente, ma intanto Mariana cominciamo con vostra madre… dobbiamo conquistarla per mandare a monte questo matrimonio. Fate anche voi tutto quello che potete.

MARIANA - m i impegnerò al massimo delle mie forze.

BUIO: ( musica) entra Freccia e cerca il baule dove Arpagone ha nascosto i soldi. Lo trova ed esce di corsa

Scena II

Arpagone, Cleante

ARPAGONE - Dimmi, che ne pensi di Mariana?

CLEANTE - Beh, ad esser sincero papà, la credevo diversa. All'apparenza sembra una civetta; la figura è goffa; la bellezza mediocre, e il suo spirito del tutto banale.

ARPAGONE - Poco fa però le dicevi…

CLEANTE - L’ho fatto per voi!

ARPAGONE - Tu per caso hai una qualche simpatia  per lei?

CLEANTE - Io? Neanche per sogno!

ARPAGONE - Mi dispiace, perché avevo fatto un pensierino, sai, vedendola qui, ho riflettuto sulla mia età e ho pensato a quello che potrebbe dire la gente, ma siccome ho impegnato la mia parola, mi era venuta l'idea di proportela. Ma se ti sta così antipatica…

CLEANTE - Proporla a me?

ARPAGONE - A te.

CLEANTE - Per sposarla.

ARPAGONE - Sì, per sposarla.

CLEANTE - Beh, è vero che non è proprio di mio gusto, ma pur di farvi un piacere posso anche sposarla.

ARPAGONE - Io sono molto più ragionevole di quanto tu non creda, non posso forzarti in una cosa come questa…un matrimonio senza amore non può essere un matrimonio felice.

CLEANTE - L'amore papà può anche venire con il tempo.

ARPAGONE - No, il matrimonio è un affare serio che va concluso senza rischi. Se tu avessi un minimo di simpatia per lei, benissimo, ma non essendo così, ahimè, me la sposerò io.

CLEANTE - Va bene padre mio, stando così le cose è opportuno che io vi sveli il mio segreto. La verità è che io amo Mariana fin dal primo giorno che l'ho vista, e che era mia intenzione chiedervi il permesso di sposarla.

ARPAGONE - E sei stato a casa sua?

CLEANTE - Si papà.

ARPAGONE - Sei stato ben accolto?

CLEANTE - Molto bene, ma nessuno sapeva chi ero ed è stato questo che poco fa ha sorpreso Mariana.

ARPAGONE - Le hai detto della tua intenzione di sposarla?

CLEANTE - Certo, anche a sua madre.

ARPAGONE - E lei è stata contenta?

CLEANTE - Si molto.

ARPAGONE - E la figlia ricambia i tuoi sentimenti?

CLEANTE - Sì, papà.

ARPAGONE Bene, era proprio quello che volevo sapere! Sai cosa ti dico? Che dovrai fare in modo di sgombrare il campo con la tua passione e smetterla di corteggiare la donna che ho scelto per me…sposerai invece, al più presto, la donna che ho scelto per te.

CLEANTE - Ma così mi prendete in giro? Se siamo a questo punto vi dichiaro che non rinuncerò mai all'amore di Mariana.

ARPAGONE - Perdinci, hai addirittura il coraggio di metterti sulla mia strada?

CLEANTE - Siete voi che vi siete messo sulla mia… io sono giunto prima di voi.

ARPAGONE - Dimentichi che sono tuo padre e che mi devi rispetto!

CLEANTE - L'amore non guarda in faccia a nessuno

ARPAGONE- E tu invece mi guarderai in faccia, a forza di bastonate

CLEANTE - Le vostre minacce sono inutili!

ARPAGONE - Tu rinuncerai a Mariana.

CLEANTE - Neanche per sogno.

ARPAGONE - Datemi un bastone, subito!

Scena III

Freccia, Cleante

FRECCIA (Entra dal giardino con una cassetta in mano) Ah, signore, che fortuna trovarvi qui, seguitemi!

CLEANTE - Che c'è?

FRECCIA - Seguitemi, vi dico, siamo a cavallo!

CLEANTE - Come?

FRECCIA - Ho trovato quel che fa per noi.

CLEANTE - Cosa? Cosa c'è?

FRECCIA - Il tesoro di vostro padre: l'ho preso io.

CLEANTE - come hai fatto?

FRECCIA - Vi dirò tutto, ma ora scappiamo, già lo sento gridare (escono Cleante Freccia).

Scena IV

Arpagone

ARPAGONE - (Grida al ladro dal giardino ed entra in scena senza cappello)  Al ladro!  Assassino! Giustizia! Sono rovinato, mi hanno rubato i miei soldi. Come fare per trovarlo? Chi c'è? Altolà! Restituiscimi i miei soldi. Bisogna rivolgersi subito alla giustizia perché tutti in questa casa possono essere colpevoli!

                                                            ATTO V  

 Scena I

Arpagone, il Commissario e il suo Assistente.

COMMISSARIO -  Faccio tutto io, non è da ieri che smaschero ladri, bisogna procedere agli interrogatori, alle inchieste; dunque: in questa cassetta, dite voi, c'erano?

ARPAGONE 10.000 scudi sull'unghia

COMMISSARIO - 10.000 scudi?

ARPAGONE - 10.000 scudi, non c'è pena adatta all'enormità di questo crimine!


COMMISSARIO - E… sospettate di qualcuno?

ARPAGONE - Di tutti; dovete dichiarare subito in arresto tutta la città!

COMMISSARIO - Datemi retta. E’ meglio agire con indifferenza e non allarmare nessuno, così potremo raccogliere molte più prove per inchiodare il colpevole.

Scena II

Mastro Giacomo, Arpagone, il  Commissario e il suo Assistente

MASTRO GIACOMO: Torno subito, voi intanto sgozzatelo, mettetelo nell'acqua bollente e appendetelo al soffitto.

ARPAGONE - Chi? Trovato il ladro?

MASTRO GIACOMO - Stavo parlando del maialino da latte che ho intenzione di preparare per questa sera.

ARPAGONE - Questo adesso non interessa nessuno. Ecco qui il signor Commissario che ha ben altro da chiedervi.

COMMISSARIO - Al vostro padrone non bisogna nascondere niente. Se voi siete a conoscenza di qualcosa circa i soldi che sono stati rubati, e se voi confessate, non vi sarà fatto alcun male.

MASTRO GIACOMO - (A parte) è proprio il momento per vendicarmi di quell'intendente …da quando è arrivato in questa casa non si da retta che a lui.

ARPAGONE - Che cosa stai ruminando?

MATRO GIACOMO - Signor Arpagone, credo che a fare il colpo sia stato il vostro caro signor intendente.

ARPAGONE - Valerio?

MASTRO GIACOMO - Sì.

ARPAGONE - Lui che mi sembrava così fidato! In base a quale circostanze lo dai per sicuro?

COMMISSARIO - Dovreste fornirci degli indizi

ARPAGONE - Per caso l' hai visto ronzare attorno al luogo dove erano i miei soldi?

MASTRO GIACOMO - Si esattamente; dov'erano i vostri soldi?

ARPAGONE - In giardino

MASTRO GIACOMO - Si l'ho visto in giardino. Dov’ erano conservati i soldi?

ARPAGONE - In una cassetta.

MASTRO GIACOMO - Infatti, l'ho visto con una cassetta in mano.

ARPAGONE - Una cassetta piccola, così.

MASTRO GIACOMO - Sì, una cassetta piccola di un certo color..

ARPAGONE - Grigia?

MASTRO GIACOMO - Sì, proprio quel colore!

ARPAGONE - Non ci sono più dubbi, è senz'altro. quella

MASTRO GIACOMO - Signore, eccolo che arriva; però non ditegli che ve l'ho detto io.

Scena III

Valerio, Arpagone, Il Commissario, l'Assistente, Mastro Giacomo

ARPAGONE - Vieni, vieni a confessare.

VALERIO - Il signore desidera?

ARPAGONE - Ah, neanche arrossisci all'idea di un così grave delitto?

VALERIO – Ma di quale delitto state parlando?

ARPAGONE - Di cosa parlo? Invano cerchi di negare, sei stato smascherato, mi hanno detto tutto!

VALERIO - Signore, dal momento che vi hanno detto tutto, non cercherò vie traverse per negare la cosa.

MASTRO GIACOMO - (A parte) Vuoi vedere che senza saper niente ho indovinato!

VALERIO - Avevo già pensato di parlarvene io stesso, stavo aspettando un momento favorevole, ma vi prego ora di non arrabbiarvi e di ascoltare le mie ragioni.

ARPAGONE - Quali sono queste ragioni? Ladro infame!

VALERIO - Signore, non mi merito questi insulti! Vedrete una volta che mi avrete ascoltato che il male non è poi così grande come vi sembra.

ARPAGONE - Il male non è così grande? Ma come…Il mio sangue!

VALERIO - Il vostro sangue, signore, non è caduto in cattive mani.

ARPAGONE - Lo spero. Restituiscimi allora quello che mi hai rubato… e dimmi che cosa ti ha spinto a questa infamia!

VALERIO - E me lo chiedete? Un dio che di per sé giustifica tutto ciò che si compie in suo nome: l'amore.

ARPAGONE - Bell'amore! L'amore per i miei scudi d'oro.

VALERIO - No signore, non sono certo le vostre ricchezze che mi hanno spinto in tentazione, e vi dico pubblicamente che mai chiederò nulla della vostra ricchezza, purché mi si lasci quello che ho.

ARPAGONE - Mai, non ti lascerò niente! che faccia tosta, vuole tenersi quello che ha rubato!

VALERIO - Chiamate questo rubare? E' certo la cosa più preziosa che voi possediate, ma lasciarla a me non significa perderla, vi prego, lasciatemela!

ARPAGONE - Mai al mondo!

VALERIO - Ci siamo giurati fede eterna e abbiamo giurato di non lasciarci mai più.

ARPAGONE – Veramente? I miei soldi l' hanno istupidito?

VALERIO - Vi prego di credermi, la colpa è soltanto mia e vostra figlia è del tutto innocente.

ARPAGONE - Lo credo bene. Mia figlia invischiata in questo delitto! Intanto voglio riavere quel che è mio: dove hai nascosto il mio tesoro dopo averlo portato via di qui?

VALERIO - Io non ho portato via un bel niente! È ancora qui, in casa vostra.

ARPAGONE - (A parte) Oh, la mia adorata cassetta (ad alta voce) ancora qui?

VALERIO - Sì, signore.

ARPAGONE - E non hai toccato niente?

VALERIO - Io toccato? Mi dispiace molto, ora fate torto anche a lei, e non solo a me; lei stessa d'altronde è troppo onesta per questo.

.

ARPAGONE - La mia cassetta troppo onesta?

VALERIO - La signora Claudia, signore, sa tutta la verità su questa storia e potrà testimoniare essa stessa.

ARPAGONE - Come? La mia cameriera complice in questa storia?

VALERIO - Sì, signore, lei è stata testimone del nostro reciproco impegno, mi ha aiutato a persuadere vostra figlia a darmi la sua fede.

ARPAGONE - Ma che diavolo vuoi propinarci… con mia figlia?


VALERIO - Soltanto ieri lei ha finalmente acconsentito a firmare con me una mutua promessa do nozze.

ARPAGONE - Mia figlia? Ha firmato una promessa di nozze?

VALERIO - Sì, come io l' ho firmata a lei.

ARPAGONE - Oh, cielo, un'altra disgrazia, il marcio dilaga!….

Scena IV

Elisa, Frosina, Arpagone,

ARPAGONE - Ha, figlia scellerata! T’ innamori di un ladro infame! E' un bel convento quello che ci vuole per te, e, per lui, una tortura a morte!

ELISA - (In ginocchio davanti a suo padre) Oh, padre mio, non fatevi trascinare dalla collera, osservate meglio colui da cui vi sentite offeso, egli non è quello che voi pensate! Fu lui a salvarmi dall'acqua, a lui dovete la mia vita!

ARPAGONE - Meglio per me che ti avesse lasciata annegare!

FROSINA - Che razza di pasticcio!

Scena V

Anselmo, Arpagone, Elisa, Mariana, Frosina, Valerio, Mastro Giacomo, il Commissario, l’Assistente

ANSELMO - Che succede Arpagone, vi vedo così agitato!

ARPAGONE - Oh, signor Anselmo! Mi hanno assassinato nelle mie sostanze, nel mio onore! Quel traditore, si è insinuato sotto il mio tetto per rubare i soldi e sedurre mia figlia.

VALERIO - Cosa c'entrano i vostri soldi?

ARPAGONE - Sì, si sono fidanzati, questo è un affronto a voi!


ANSELMO - Non ho intenzione di sposarmi per forza!

ARPAGONE - Ecco il signor Commissario, trovategli una bella imputazione, signor Commissario.

VALERIO - Non capisco perché parla ancora di delitto. E’ forse un delitto l'amore che provo? Quando si saprà chi sono…

ARPAGONE - Me ne infischio di chi siete!

VALERIO - Sappiate allora che tutta Napoli può essere testimone del mio rango.

ANSELMO - Calma ragazzo, attento a quel che dite, perché io conosco Napoli benissimo e posso confermare o smentire tutto quello che direte!

VALERIO - (Mettendosi fieramente il cappello in testa) Non temo assolutamente niente, e, se davvero conoscete Napoli, saprete chi è Don Tommaso d'Alburcy.

ANSELMO - Certo che lo so

ARPAGONE – A me non interessano né Don Tommaso né san Tommaso.

ANSELMO - Vi prego, lasciatelo parlare.

VALERIO - Voglio dire che Don Tommaso è colui che mi diede la luce.

ANSELMO - Lui?

VALERIO - Sì.

ANSELMO - Voi scherzate, inventatevene un'altra

VALERIO - Badate a come parlate, non sono un millantatore!

ANSELMO - Come osate dirvi figlio di Don Tommaso d'Alburcy?

VALERIO - Oso perché lo sono!

ANSELMO - Incredibile audacia! Sappiate allora che la persona di cui voi parlate è morta in mare assieme a sua moglie e ai figli.

VALERIO - Sì, ma sappiate che il figlio di Don Tommaso, di sette anni, fu salvato e quel figlio sono io, e avendo saputo poco tempo fa che mio padre non era morto me ne andai per il mondo alla sua ricerca, e passando di qui mi innamorai follemente di Elisa,  tanto da decidere di restare in casa sua.

ANSELMO - Ma quali prove avete per assicurarci la verità di quello che dite?

VALERIO - Un sigillo di rubini che apparteneva a mio padre, un braccialetto d'agata che mia madre mi aveva messo al polso…

MARIANA - Dio mio! anch'io posso testimoniare che non mentite, io vi riconosco chiaramente, siete mio fratello!

VALERIO - Voi? Mia sorella?

ANSELMO - Oh cielo! abbracciatemi, figli miei!

VALERIO - Voi, nostro padre?!

MARIANA - Voi? L'uomo che mia madre ha tanto pianto?

ANSELMO - Si, sono io Don Tommaso d'Alburcy, salvato dalle acque insieme a tutti i suoi soldi e che avendovi creduti tutti morti dopo più di sedici anni, si preparava a cercare con una ragazza le consolazioni di una nuova famiglia.

ATRPAGONE - Allora lui è vostro figlio?

ANSELMO - Sì, e mio figlio!

ARPAGONE – Se le cose stanno così allora anche voi siete responsabile dei 10.000 scudi che mi ha rubato?

ANSELMO - Vi ha rubato?!

VALERIO - Ma chi vi ha detto una tale infamia!

ARPAGONE - Mastro Giacomo.

VALERIO - E voi mi credete capace di un'azione simile?!

ARPAGONE - Capace o non capace, io li rivoglio indietro i miei soldi.

Scena VI

Cleante, Valerio, Mariana, Elisa, Frosina, Arpagone, Anselmo, Mastro Giacomo, Freccia, il  Commissario e il suo Assistente.

CLEANTE - Non tormentatevi più papà, ho scoperto qualcosa che può interessarvi e se mi lascerete sposare Mariana, riavrete i vostri soldi.

ARPAGONE - Dove sono?

CLEANTE - In un luogo sicuro. Scegliete ora se concedermi Mariana o riavere la vostra cassetta.

.

ARPAGONE - Per avere l'ispirazione giusta devo prima vedere la cassetta.

CLEANTE - La vedrete presto.

ARPAGONE - Soldi da dare ai miei figli non ne ho.

ANSELMO - Ne ho io anche per loro, non preoccupatevi.

ARPAGONE - E sosterrete le spese per tutti e due i matrimoni?

ANSELMO - Certo, siete soddisfatto?

ARPAGONE – Sì, a patto che per le nozze mi facciate un vestito nuovo.

ANSELMO - D'accordo.

COMMISSARIO - Calma, un momento signori, e a me chi paga i miei verbali?

ARPAGONE - Non sappiamo che farcene dei suoi verbali: Come compenso vi regalo quell'uomo (indica Mastro Giacomo): fatelo impiccare!

MAREO GIACOMO - Ma insomma! Mi bastonano se dico la verità e se dico il falso mi vogliono impiccare!

ANSELMO - Signor Arpagone, perdoniamogli questa bugia!

ANSELMO - Allora il Commissario lo pagate voi?

ANSELMO - Va bene, ma ora corriamo a far partecipe della nostra gioia anche vostra madre!

ARPAGONE - Ed io potrò riabbracciare finalmente la mia adorata cassetta.

Cala il sipario