Lazarillo
come sempre… la fame
Note dell’autore
Nel 1554, in Spagna, viene alla luce un romanzo scritto da un autore anonimo: “Lazzarillo de Tormes”. Il linguaggio è semplice, o apparentemente tale, ed è scritto in prima persona: Lazzarillo nel narrare le sue esperienze di vita si rivolge a un “Vossignoria”.
Il suo incubo è la fame, e tutti i padroni per i quali lavora lo lasciano senza cibo, così suo malgrado è costretto a diventare furbo per poter sopravvivere.
Portare in scena questo testo ha stimolato non solo l’idea di evidenziare un personaggio forte, ma anche una serie di personaggi ricchi di ridondante brutale umanità.
La struttura drammaturgia si rifà alla Commedia dell’Arte, al circo e al fantastico segno del non detto… Lazzarillo nonostante la fame incontrerà sempre il sogno, la magia della speranza e il potenziale positivo di ogni uomo.
Personaggi
Lazarillo
Primo
Secondo
La Madre
Il Moro
Il Cieco
Prima Dama
Il Prete
La Perpetua
La Luna
Il Calderaio
Cavaliere
Seconda Dama
Terza Dama
Quarta Dama
Sbirro
Le due Dame
Luce. Silenzio. I tre personaggi scrutano il pubblico.
Lazarillo
(Dopo un lungo silenzio carico d’attesa)Imperscrutabile!
Primo
Com’è?
Lazarillo
Imperscrutabile!
Secondo
Come l’occhio del politico che grida guerra alla fame, così dice!
Primo
E così costruisce il potere… (guarda intorno poi) L’ansia peggiore è ammazzare il silenzio…
Lazarillo
Il silenzio fa pensare o pensare fa il silenzio?… ( ride ). E’ che non si smette mai di
pensare: anche quando si è zitti, anche quando si ascolta…
Primo
Nessuno ascolta!
Secondo
Nessuno si ascolta!
Lazarillo
Tutti parlano in silenzio e mentre parlano! Che caos!
Primo
Il monologo interiore!…
Secondo
(ironicamente iroso) Io ammazzo il monologo interiore e ammazzo l’ascolto!
Lazarillo
(Ansioso) Ascoltate!
Primo
Ascolto!
Secondo
Ascolto!
Primo e Secondo
(si guardano, un tempo, poi all’unisono) Ascoltiamo!
Lazarillo
(andando in proscenio) Vorrei narrarvi…
Primo
Ancora!… (esce).
Secondo
Ancora!… (esce).
Lazarillo
(Al pubblico) Lo dico a voi… Sappiate dunque…Vossignoria sappia dunque, prima di tutto, che mi chiamano Lazarillo de Tormes, figlio di Tommaso Gonzales e Atonia Perez, nativi di Tejares, borgo di Salamanca. La mia Nascita avvenne in mezzo al fiume Tormes, questa fu la ragione del mio soprannome; e andò così: mio padre…
La Madre
(appare come Winnie di Giorni Felici a mezzo busto. Urlando) Non parlarmi di tuo padre!… Ma un povero deve imparare a non rubare! Aveva il suo mulino? Sì! Era pagato? Sì! Come poteva far credere che la farina macinando evapora? Non è acqua! Se entra un chilo di grano deve uscire un chilo di farina!
Lazarillo
Ma, a volte… (Pensando) e allora perché ai ricchi queste cose riescono?
La Madre
(Canta). La povertà è un bisogno per l’ umanità! Se tutti ricchi si è non ci sono più storie da scrivere! Io incinta di te vagavo con la mia disperazione fino a quando una notte si sa ti ho partorito là nel fiume!
Lazarillo
Tormes…
La Madre
Tu otto anni avevi già e il brutto difetto di mangiare e sempre più grano da macinare entrava e sempre meno farina macinata usciva cosicché tuo padre fu arrestato, confessò e non negò e la giustizia lo perseguitò!
Lazarillo
Ma per un poco di farina?
La Madre
Bisogna imparare a rubare veramente! I giudici allora ti apprezzano, magari si è puniti comunque, ma se hai rubato tanto, la refurtiva, la puoi dividere e metti tutto a tacere! Se hai rubato poco non puoi dividere niente e sei punito!
Lazarillo
(Canta) E poi fu mandato lo so contro i Mori al servizio di un Cavaliere dove morì.
La Madre
(canta) Io in città volli andare e il servizio un po’ praticare…
Lazarillo
(canta). Lavavi i panni?
La Madre
Sì!
Lazarillo
Facevi da mangiare?
La Madre
Sìii…
Lazarillo
Ma in città eri diventata strana, eri un nulla diventata!
La Madre
(ironica) Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei…Basta! Basta! Basta! Io sono stanca: lavare, stirare e far da mangiare!… far da mangiare stirare e lavare…
Il Moro
(Apparendo) Signora posso baciarle la mano?
La Madre
(Ridendo) Non me la mangia?
Lazarillo
(Osservandolo) E questo qua chi è? Com’ è scuro! Questi mori sono dappertutto. Non fai in tempo a girarti che ne appare uno, ma quanti sono?
La Madre
(Estrae un bambolotto scuro)
Lazarillo
(Disarmato) Un altro? (rivolgendosi alla madre) E quello?
La Madre
E’ solo uno spavento, figlio mio, è solo uno spavento!
Lazarillo
(Perplesso) Sarà… però è anche vero che con questo moro qua la fame più non c’è e quindi… Quindi perché parlare male degli usi e dei costumi della gente? La pancia quando è piena fa apprezzare le cose e le persone! Ho anche un fratellino è un po’ scuro… Mamma ma quel fratellino lì di quale padre è figlio?
La Madre
Della buona sorte caro Lazarillo… Non vedi come è piena la dispensa.
Lazarillo
Ma da dove arriva tutta quella roba lì?
La Madre
Quando le cose non hanno nome non bisogna chiedere nulla!
Il Moro
Mi hanno preso con le mani nel sacco e ho dovuto confessare!
La Madre
Anche tu?! Eh, ma sono proprio sfortunata.
Lazarillo
Mamma, mamma, anch’io ho confessato!
La Madre
Gli uomini o nascono stupidi o nascono incapaci, quando poi sono tutte e due le cose è una vera tragedia! (piange).
Lazarillo
Mamma perché piangi?
La Madre
Penso agli uomini!
Lazarillo
E ti fanno piangere?
La Madre
(Piangendo) Siii…
Lazarillo
Ma anch’io sono un uomo!
La Madre
(Lo guarda poi scoppia a piangere). Perché, perché, perché! (Azione mimica).
Lazarillo
(Scuotendo la madre). E il fratellino?
La Madre
Dorme. E chi dorme non ha fame, lascialo dormire. A proposito figlio mio, tu mangi?
Lazarillo
Una volta al giorno!
La Madre
Troppo!
Lazarillo
A volte sto anche tre giorni senza mangiare.
La Madre
Bene! Bisogna pensare allo spirito, all’anima. (Il cieco entrando) Hei, della locanda c’è nessuno?
La Madre
(A Lazarillo). Anche oggi si lavora. Lazarillo fai accomodare il signore. Chiedigli cosa gli serve.
Il Cieco
(Allontanando Lazarillo con il bastone) Mettiti lì. Per ora non mi serve niente. Preghiamo… Il pensiero pensa, e già qui si insinua il peccato!
La Madre
Che belle parole!
Il Cieco
Ogni arte ha un’arte!… Lei è vedova?
La Madre
(Sorpresa). Sì. Ma come fa a saperlo?
Il Cieco
Dalla voce! La voce di una donna vedova è particolare: risuona dal basso, dal ventre.
La Madre
(Sconsolata) Come avete ragione! Mio marito è morto (scoppia a piangere).
Il Cieco
(Consolandola) E’ per questo che siete vedova.
La Madre
Un signore, sa? Morto per la causa… Mandato a morire tra i mori.
Il Cieco
Ce ne sono da per tutto di morti e di Mori!
La Madre
(Stupita) Come fa a saperlo visto che non ci vede?
Il Cieco
Lo dicono! La gente parla.
La Madre
E mi ha lasciato qui con due figli.
Lazarillo
Uno però…
La Madre
(Zittendolo). Uno è piccolo! Questo è quello più grande… Ed è ora che impari un mestiere.
Il Cieco
(Riflettendo). Stavo pensando… che avrei bisogno proprio di un garzone, gli potrei insegnare mille cose…
La Madre
E’ buono, servizievole e mangia poco…
Lazarillo
No, io mangerei…
La Madre
(Strattonandolo). Ma quando è ora di mangiare preghi, dillo al signore cieco.
Lazarillo
(Preso per un orecchio dalla madre). Sì, signore cieco, quando è ora di mangiare prego.
Il Cieco
Con me non avrà problemi: io prego sempre!
La Madre
Questa è una cosa che mi piace.
Lazarillo
(Tra sé). A me no! (Poi ad alta voce) Ma pregate sempre?
Il Cieco
No.
Lazarillo
Meno male.
Il Cieco
Una preghiera, un digiuno, un silenzio… Un silenzio, un digiuno, una preghiera…
Lazarillo
E un piccolo intervallo per mangiare?
Il Cieco
Quando non si è visti!
Lazarillo
Allora io mangerò sempre! (Prende il cieco per mano e lo accompagna fuori).
La Madre
(Rimasta sola). Figlio mio, so che non ti vedrò più. Cerca di essere buono e che Dio ti guidi… Ti ho cresciuto e ti ho messo con un buon padrone. Ora devi fare da te.
Lazarillo
(Rientrando è solo). Io non ho bisogno di chiedermi che cos’é la fame, voglio solo chiedere se c’è un Dio ingiusto che ha creato la fame… Non mi risponde!… Allora perché mi dicono sempre che è colpa sua, vuoi vedere che chi lo dice pensa di essere Dio!
Il Cieco
(Entrando). Un Pater, una preghiera… Dal profondo del mio cuore so pregare per chi non sa pregare o per chi non ha tempo per pregare… Lazarillo, dove sei?
Lazarillo
Qui.
Il Cieco
Vieni qui Lazarillo e accosta l’orecchio alle porte del silenzio e ci sentirai dentro un forte rumore. (Lazarillo accosta l’orecchio a una parete e il cieco gli da una bastonata o schiaffo sulla nuca). Sciocco! Impara che il ragazzo del cieco deve saperne una più del diavolo! (Si mette a ridere).
Lazarillo
(Al pubblico) La verità dice costui! Devo stare all’erta e tenere gli occhi aperti perché sono solo e devo pensare come cavarmela.
Il Cieco
Dalle mie mani non potrai ricevere oro e argento ma dalla mia bocca potranno scendere i diamanti della saggezza!
Lazarillo
Però, come parlate bene!
La Dama
(Entrando. Si rivolge al cieco). Finalmente vi trovo! Dunque, dovete sapere che è la quinta volta che mi fidanzo ed è la quinta volta che mi rubano il futuro marito.
Il Cieco
Ma hai pregato?
La Dama
Pregato e digiunato, Digiunato e pregato ma l’amore lo stesso se n’è andato!
Il Cieco
Hai preso le erbe nell’ora del digiuno? Artemisia vellutata in decotto, raffreddata al chiaro di luna?
La Dama
Sì.
Il Cieco
Deglutendo prona e supina e in forma caprina?
La Dama
Sì.
Il Cieco
(Pensoso). Hai una vicina che veste di nero?
La Dama
Sì.
Il Cieco
E’ vedova?
La Dama
Sì.
Il cieco
Passa davanti alla tua porta?
La Dama
E’ la mia vicina!
Il Cieco
E’ lei che si insinua tra te e l’amore e allontana l’uomo dal tuo cuore!
La Dama
(Terrorizzata). Cosa devo fare?
Il Cieco
(Perplesso). E’ difficile uscire da questa situazione… E poi dovrei chiederti denaro.
La Dama
Quanto?
Il Cieco
Non si sa… E’ difficile stabilire un prezzo, ora…
La Dama
Non so cosa fare…
Il Cieco
Pensa che alla tua età non è facile trovare marito…
La Dama
Avete ragione, finora avete sempre avuto ragione.
Il Cieco
Lo so, solo chi ha sofferto e soffre può capire… (estrae dalla bisaccia un oggetto avvolto in un canovaccio) Questa l’ho avuta in dono da un negromante amico mio: è la mano di gloria. Non devi mai aprire il canovaccio e non dovrai mai sapere che cos’è altrimenti il sortilegio non si realizzerà!
La Dama
Mi fate paura.
Il Cieco
Devi avere paura… Nella notte di luna piena ti recherai alla sorgente, e dopo che una vipera si sarà dissetata accenderai una candela e con foga pronuncerai il nome dell’uomo che vuoi sposare e quell’uomo avrai. (Facendole vedere) Ricorda: di qua la candela e di qua il canovaccio… Candela… Canovaccio… (Con enfasi) tre pacchettini di monete. Lanciale al mio garzone: io non tocco la viltà!
La Dama
(Gioco mimico). Tieni… (Lancia i pacchettini di monete a Lazarillo poi esce).
Il Cieco
Lazarillo dammi i pacchettini.
Lazarillo
Ma paparino avete detto che non vi interessa la viltà?
Il Cieco
Ed è vero, ma io so custodire quello che tu non sai apprezzare! (Lazarillo gli consegna i pacchettini. Il cieco li soppesa) Manca una moneta!
Lazarillo
Ma paparino…
Il Cieco
(Estrae un boccale dalla bisaccia). Con quella moneta andrai a prendere il vino!
Lazarillo
(Esce ed entra immediatamente con il boccale di vino che consegna al cieco).
Il Cieco
(Mettendo un dito nel boccale). Bravo, non ne hai bevuto! Ora mangiamo. (Estrae dalla bisaccia pane e salsiccia e ne dà pochissimo a Lazarillo).
Lazarillo
(Guarda la differenza tra la sua roba e quella del cieco. Riesce ad allungare una mano e sottrae dalla bisaccia dell’altra roba da mangiare. Poi trova una cannuccia d’erba e con quella attinge dal boccale di vino).
Il Cieco
(Soppesa la bisaccia, poi fa per bere e si accorge che il boccale è quasi vuoto. Poi acidamente) Io non riesco a capire perché da quando ci sei tu le cose diminuiscono!
Lazarillo
Evaporano, paparino, succedeva anche al mulino da mio padre! (Lazarillo con la cannuccia continua a bere dal boccale).
Il Cieco
(Facendo finta di nulla. Poi improvvisamente da una gran bastonata sulla faccia di Lazarillo).
Lazarillo
Ohi Ohi, che male!
Lazarillo
(Rientrando) Ecco il vino.
Il Cieco
(Dallo spiedo prende il rapacciolo e, senza toccarlo, lo mette fra le due fette di pane e poi lo addenta. Resta esterrefatto) Lazarillo che roba è questa?
Lazarillo
Paparino non volete dare la colpa a me che sono andato a prendere il vino! C’era sicuramente qualcuno qui intorno e vi avrà fatto questo scherzo!
Il Cieco
No, no. Non è possibile: ho tenuto lo spiedo sempre in mano (si alza di scatto e afferra Lazarillo, gli apre la bocca e lo annusa) ecco dov’è finita la salsiccia! Ladro e bugiardo, bugiardo e ladro! (Cerca di strozzarlo. Lazarillo sotto i colpi sviene. Il cieco prende il vino e lavandogli la faccia cerca di rianimarlo). Il vino che mi consumi in un anno per i tuoi lavaggi è più di quello che io bevo in due anni. Certo che tu, Lazarillo sei debitore più al vino che a tuo padre, perché tuo padre ti ha generato una volta mentre il vino ti ha dato la vita mille volte. Io ti dico che se al mondo ci sarà una persona fortunata con il vino quella sarai tu (si odono tuoni, fulmini e saette). Quest’acqua è molto insistente e più si fa notte più piove. Ritiriamoci in tempo nella locanda.
Lazarillo
Paparino il torrente è molto gonfio ma io so dove attraversarlo agevolmente senza bagnarsi: lì si stringe parecchio e basta un salto per passare a piedi asciutti.
Il Cieco
Sei giudizioso perciò ti voglio bene. Portami in questo punto dove il torrente si riduce, che ora è inverno, l’acqua fa male e ancor di più se i piedi sono bagnati.
Lazarillo
(Prende il cieco per mano e lo direziona verso una quinta) Paparino questo è il passaggio più stretto che ci sia nel torrente.
Il Cieco
Mettimi bene in direzione e salta tu per primo.
Lazarillo
(Salta e sparisce dietro una quinta) Su! Se volete arrivare da quest’altra parte della corrente saltate più che potete.
Il Cieco
(Prende una rincorsa, salta e si sente un rumore sordo tra le quinte).
Lazarillo
(Rientrando in scena) Come? Hai fiutato la salsiccia e la colonna no? A cosa serve il tuo naso? Libero, libero e senza più torture!
BUIO
(Si accende una luce di taglio che illumina Lazarillo).
Lazarillo
Carità, fate la carità ad un povero. (Luce piena entra un prete seguito dalla sua perpetua. Lazarillo si butta ai piedi del prete). Carità…
Il Prete
(soppesandolo con lo sguardo) Sai servire messa?
Lazarillo
Padre, ho tutte le preghiere necessarie per essere un vero servo di Dio! (Al pubblico) Finalmente quello che ho imparato dal cieco mi può essere utile!
Il Prete
(Lo fa alzare) Seguimi. (Lazarillo si accoda alla perpetua. Giungono a una ipotetica casa del prete il quale porta in scena un baule, lo apre, poi fa mettere le pagnotte che ha in grembo la perpetua e subito lo richiude a chiave).
Lazarillo
(Guardando quelle meraviglie che vengono chiuse nel baule). Belle! Sembrano lune.
Il Prete
Hai detto la parola giusta: sembrano. (Poi esce seguito dalla perpetua).
Lazarillo
(Rimasto solo davanti al baule). Non vorrei essere caduto dalla padella nella brace! Col cieco si mangiava, poco, ma si mangiava; ma con questo! in questa casa non c’è niente che si possa mangiare, niente… (Cercando). E’ tutto lì in quella cassa e sotto chiave.
Il Prete
(Entra con un piatto di roba da mangiare e inizia il suo pasto. Lazarillo si mette vicino a lui e alla fine il prete gli dà una fettina di pane). Prendi, mangia ed esulta, che il mondo è tuo. Fai una vita migliore del Papa. (Esce).
Lazarillo
(Imprecando) Che il cielo te ne renda merito! (Stendendosi sopra il baule). Qua io muoio! Apriti baule, apriti! (Indicando il baule). Io vorrei che tu fossi la mia pancia, saprei portarti in giro con eleganza… (In delirio). Ecco: ci vorrebbe un funerale, ai funerali si mangia! In questo paese hanno l’abitudine di fare dei banchetti per i funerali… Poi la gente non mangia è impegnata a piangere il morto… Io invece amo piangere mangiando (piangendo) Ma ne muoiono così pochi forse uno al mese… (Mettendosi ginocchioni sul baule e pregando). Signore non ti chiedo molto: fanne morire qualcuno in più! (E’ ormai sera, la luna appare e Lazarillo la scambia per una ruota di pane e cerca di afferrarla. Pantomima di Lazarillo con la luna). Soave morbido pane di luna tocca i miei polpastrelli. I tuoi lievitati morbidi raggi sanno entrare nella mia bocca, così… (Spalanca la bocca). Mastico il desiderio degli amanti…
La Luna
Lazarillo mangeresti la poesia?
Lazarillo
No, non potrei… ma fammi baciare la sfera incantata dove stanno gli sguardi degli amanti e i sonni degli infelici così forse non sentirò più il rumore brutale dei miei visceri…
La Luna
Salta e si stanca il desiderio chiude la pupilla il sogno e immagina banchetti colorati e feste sontuose… Dormi Lazarillo cullato dal deliquio, cullato dal desiderio…
Lazarillo
(Lazarillo si addormenta sul baule. E’ giorno. Si sente bussare. Lazarillo dopo vari colpi si sveglia e a fatica va ad aprire. Entra il calderaio).
Il Calderaio
Devo lavorare, non hai qualche cosa da aggiustare?
Lazarillo
Ci sarei io e non sarebbe impresa da poco rimettermi in sesto… (Poi preso da una improvvisa eccitazione e indicando il baule). Zio, ho perso la chiave di questo arnese e temo di prenderle dal mio padrone. Guardate, per amore del cielo se avete una chiave che ci vada, che vi ricompenserò.
Il Calderaio
(Comincia a provare delle chiavi e alla fine ne trova una che va bene).
Lazarillo
(Esulta). Non ho denari da darvi per la chiave ma prendete qui il pagamento.
Il Calderaio
(Prende una pagnotta dal baule, poi esce). Grazie arrivederci.
Lazarillo
(Rimasto solo guarda il contenuto del baule ed esulta. Tocca le pagnotte le annusa, le lecca). Per ora non posso toccare niente, ma pian piano sarete mie! (Richiude il baule).
Il Prete
(Entra con il solito piatto e si mette a mangiare seduto sul baule, stesso rituale, poi da la fettina di pane a Lazarillo. Lazarillo rimane con la fettina di pane in mano). Non mangi Lazarillo?
Lazarillo
(Inebetito). La mangio dopo, ora prego.
Il Prete
Bravo Lazarillo. (Esce).
Lazarillo
(Appena il prete è uscito apre il baule e si butta a capofitto nel medesimo saziandosi. Poi richiude delicatamente il baule). Ah, finalmente!
Il Prete
(Rientrando, è corrucciato. Apre il baule e si mette a contare i pani. Lazarillo suda freddo). Se non tenessi questo baule così ben custodito direi che mi hanno preso dei pani. Ma da ora in avanti voglio tenerli contati: ne restano nove e un pezzo (chiude il baule e esce).
Lazarillo
(Riapre il baule estrae le briciole, tocca e annusa il pane ma senza mangiarne. Poi richiude il baule). Ma io ho fame, fame! Non resisto, devo mangiare. (Riapre il baule, poi ne taglia una fettina piccolissima e la mangia. Poi richiude il baule).
Il Prete
(Entra con il solito piatto, poi apre il baule). Lazarillo guarda! Guarda che flagello si è abbattuto sul nostro pane! (Entra anche la perpetua). Cosa può essere stato? (Chinandosi tutti e tre entrano con la testa dentro il baule).
Lazarillo
(Uscendo con la testa). Topi! (Il prete uscendo con la testa) Ratti! (La perpetua uscendo con la testa) Topiratti!
Il Prete
(Chiude il coperchio del baule e tutti e tre si siedono sopra e mangiano: il prete avidamente e anche la perpetua, Lazarillo poco). Tieni Lazarillo mangia questo, anche se è rosicchiato dal topo si sa che è un animale pulito. (Il prete si alza di scatto esce e rientra subito con un martello, chiodi e asticelle e comincia a tappare i buchi del baule dando sonore martellate). E ora signori topi della malora vi conviene cambiare idea, ché in questa casa non c’è posto per voi. (Esce).
Lazarillo
(Prende un coltellino e fa un piccolo foro nel baule, poi apre il coperchio, prende un pane e ne sbriciola un poco). Solo un poco, solo un poco. (Poi chiude il tutto).
Il Prete
(Entra seguito dalla perpetua. Apre il baule, esamina il contenuto, chiude il baule, esamina il baule: scopre il buco). Questa è bella! Non si erano mai visti topi in questa casa prima d’ora! L’unica è mettere una trappola nel baule! (La perpetua gli passa la trappola. Il prete vi pone la trappola e poi chiude il baule). Ora vi voglio vedere! (Esce seguito dalla perpetua).
Lazarillo
(Apre il baule, fa scattare la trappola e prende il formaggio, lo mangia con un pezzettino di pane poi richiude il baule). Buono!
Il Prete
(Rientra con la perpetua, apre il baule e rimane sorpreso). Ma cosa può essere?
La Perpetua
Può essere una biscia.
Il Prete
E’ vero. Questa notte ci metteremo di guardia e a turno la sorprenderemo.
La Perpetua
(Si mette di fianco al baule e si addormenta).
Il Prete
(Si mette di guardia). Le prime tre ore le farò io. (Rivolgendosi a Lazarillo). Le prossime le farai tu.
Lazarillo
(In proscenio). Dove posso mettere la chiave? Se per caso mi cade dalla tasca sono rovinato. (Gli viene un’idea se la mette in bocca poi si mette a dormire).
Il Prete
(Comincia, senza far rumore ad andare avanti e indietro. C’è solo il chiaro di luna. Lazarillo si è addormentato, ma la chiave che ha in bocca è forata e comincia a produrre un sibilo come il verso di una biscia. Il prete ode il sibilo e si avvicina a Lazarillo. Vede spuntare la chiave dalla bocca di Lazarillo. La prende e la guarda al chiaro di luna, poi sveglia la perpetua le fa vedere la chiave quindi si avvicina a Lazarillo e gli dà una gran bastonata sulla fronte). Presa! Ecco la vipera!
Lazarillo
Ohi, Ohi!
La Perpetua
Topo ratto e vipera!
Il Prete
Tieni questo è quello che ti serve (Gli dà un pezzo di pane). Da oggi dipenderai da te stesso e non più da me. Cercati un padrone e vattene con Dio, ché io non voglio avere con me un servitore così furbo. Ma dove hai imparato tutte queste malizie? (Poi facendo le benedizioni e gli scongiuri il prete e la perpetua lasciano Lazarillo solo in scena).
Lazarillo
Eccomi di nuovo solo, solo… Fate la carità…
Voce da fuori
Sei un furfante e un vagabondo. Cercati un padrone da servire.
Lazarillo
(Bussando a delle porte). Per carità fate la carità, faccio qualsiasi cosa… Fatemi lavorare per un pezzo di pane…
Voce da fuori
Vai a lavorare vagabondo!
Lazarillo
Ma io voglio lavorare, datemi un lavoro per carità!
Voce da fuori
Senti come chiede la carità! Lavora sporcaccione!
Lazarillo
(Imbestialito). Ma io vi sto chiedendo di darmi un lavoro per poter mangiare!
Voce da fuori
Hai sentito? Chiede da mangiare!
Voce da fuori
Tutti così: vengono in città e pretendono anche da mangiare!
Voce da fuori
E’ una vera vergogna! Questi vagabondi sono una vera piaga! Ma nessuno fa niente?
Voce da fuori
Sono tutti uguali: Vengono in città, pretendono da mangiare e non si lavano neanche, andiamo via!
Voce da fuori
Sì, sì andiamo via: poi per chiedere la carità bisogna avere un certo stile, una presenza.
Voce da fuori
Ma cosa pretendi: si vede che è uno che non è andato a scuola!
Lazarillo
(Rimane in scena stralunato. Alle sue spalle si muove un Cavaliere. Si ferma proprio dietro di lui). Ma dove sono capitato?
Cavaliere
A Toledo ragazzo, cerchi padrone?
Lazarillo
(Si volta e rimane affascinato dalla figura del Cavaliere poi titubante). Sì, signore.
Cavaliere
Allora vieni con me. Dio ti ha fatto la grazia di incontrarmi. Le tue preghiere sono state ascoltate. (Il Cavaliere si muove e Lazarillo lo segue. Si odono i rintocchi di una campana: le undici. Loro camminano sempre. Poi le dodici e loro camminano sempre. Poi l’una e loro stanno sempre camminando. Lazarillo durante tutto questo seguire il cavaliere pensa al mangiare. Arrivano ad un portone immaginario, il Cavaliere estrae una grossa chiave, lo apre ed entra seguito da Lazarillo. Si toglie il mantello). Hai le mani pulite? (Lazarillo fa cenno di sì col capo e prende il mantello piegato sulle sue braccia. Lazarillo lo mette sul baule che è rimasto in scena precedentemente, poi torna dal Cavaliere. Suonano le due). Hai tu mangiato?
Lazarillo
(Tra sé). Finalmente! (Poi pronto). No, signore, perché quando ho incontrato Vossignoria non erano ancora le otto!
Cavaliere
Io invece, anche se era mattina presto avevo già fatto colazione e quando mangio qualcosa sappi che resto così fino a sera. Perciò arrangiati come puoi che poi ceneremo.
(Prende delle vecchie stuoie). Ragazzo mettiti lì e sta a vedere come rifaccio questo letto. Per ora arrangiamoci e domani, quando sarà giorno, Dio provvederà. Siccome sono solo non ho fatto provviste e anzi in questi giorni ho mangiato fuori. Ma ora dovremo regolarci in altro modo.
Lazarillo
Signor mio, non si dia pena per me Vossignoria, che so passare senza mangiare una notte e anche più se è necessario.
Cavaliere
Meglio: Vivrai di più e più sano, perché come oggi ti dicevo per vivere a lungo non c’è niente di meglio che mangiare poco.
Lazarillo
Se questa è la via non morirò mai! Ho sempre osservato questa regola e disgraziatamente temo che dovrò osservarla per tutta la vita! (Il Cavaliere si mette a dormire e Lazarillo cerca di fare altrettanto). Qui c’è talmente tanta miseria che neanche la luna vuole entrare. (Gioco con la luna).
BUIO
Cavaliere
(E’ mattino. Il Cavaliere mostrando la spada). Se sapessi ragazzo che lama è questa! Non la darei per tutto l’oro del mondo! (Sguainando la spada). La vedi: Con questa posso anche tagliare in due un fiocco di lana!
Lazarillo
(Al pubblico). E io coi miei denti posso tagliare in due le chiappe di un maialino!
Cavaliere
(Rinfoderando la spada e dimenandosi elegantemente). Lazarillo mentre io vado alla messa rifà il letto poi vai al fiume a prendere dell’acqua fresca. E sta attento che nessuno entri in casa a rubare niente. (Esce soddisfatto).
Lazarillo
(Rimasto solo). Benedetto voi signore che pensate che i ladri sono ridotti così male da venire a rubare qui! (Al pubblico). Ma chi non penserebbe, vedendolo, che è un gran signore e invece l’unico vestito è quello che indossa e per asciugarsi, quando si lava, usa il lembo della casacca. Ma quanti ce ne sono in giro di questi che fanno di tutto pur di apparire! (Esce e vede il Cavaliere che sta corteggiando una dama).
Cavaliere
Cosa nasconde la nuvola di pizzo che adorna il viso: labbra di rosa, guance del colore dell’alba? Chi si nasconde dietro tanto mistero?
La Dama
(Che è nascosta dalla mantiglia). Il mio tutto verrà mostrato se andiamo…
Cavaliere
(Tremando). Laggiù non posso venire, presso quella locanda ci sono persone che mi hanno recato offesa. (Se ne va).
La Dama
(Intuendo). Ho capito. (Urlandogli dietro). Ricordate che le parole non comprano nulla!
Lazarillo
(Avvicinandosi alla dama). Preghiere, preghiere per ogni occasione! (Imita il cieco).
La Dama
(Incuriosita). Come ti chiami?
Lazarillo
Lazarillo.
La dama
Hai un aspetto che incanta, una voce che piace.
Lazarillo
Se volete vi posso predire il futuro, ma andiamo verso la locanda che staremo più comodi (escono).
Cavaliere
(Rientrando si prende da sedere. Arriva Lazarillo). Dove sei stato?
Lazarillo
Signore sono rimasto qui fino alle due e quando ho visto che Vossignoria non veniva me ne sono andato in giro per la città a raccomandarmi alla brava gente e mi hanno dato questo. (Mostra pane e piede di bue).
Cavaliere
Ti ho aspettato a mangiare ma visto che non venivi ho mangiato. Ma tu ti sei comportato da galantuomo perché invece di rubare hai domandato e ti è stato donato. L’importante è che non si sappia che vivi con me, è per il mio onore.
Lazarillo
La persona che mi ha donato questo non vorrà certo conoscervi, perché io non glielo permetterò: io so che devo badare al vostro onore.
Cavaliere
Bravo Lazarillo! Ora mangia. E vedrai che se Dio vuole presto saremo liberi dal bisogno. Devo dirti che da quando sono entrato in questa casa non me ne è andata bene una. Devono essere le fondamenta che attingono disgrazia dal sottosuolo e la trasmettono a chi ci vive. Ma a fine mese me ne vado e non ci resto neanche se me la regalano.
Lazarillo
(Si siede ed estrae dalla sua casacca pane e piede di bue. Il Cavaliere passeggia avanti e indietro guardando goloso Lazarillo mentre mangia).
Cavaliere
Sai, Lazarillo, hai nel mangiare una grazia che non ho visto mai in nessun altro uomo, una grazia tale che fa venir voglia di mangiare anche a chi non ce l’ha .
Lazarillo
(Tra sé). La voglia di mangiare che hai tu ti fa apparire bella la mia. (Rispondendo). Sono i buoni arnesi che fanno il buon artigiano. Questo pane è così squisito e questo piede di bue è così ben cotto che non si può fare a meno di assaggiarlo.
Cavaliere
Piede di bue?
Lazarillo
Sì, signore.
Cavaliere
Ti dico che è il cibo migliore del mondo e che non c’è fagiano che mi possa piacere altrettanto!
Lazarillo
E allora, se mi permettete, lo assaggi così potrà vedere com’è!
Cavaliere
(Sedendosi e facendosi mettere in mano pane e piede di bue). Sarebbe eccellentissimo in salsa piccante.
Lazarillo
(Intenzionale). Ma anche senza salsa si lascia mangiare!
Cavaliere
(Finendo di mangiare). Pensa che ho gustato queste cose come se oggi non avessi toccato cibo.
Lazarillo
Speriamo che i prossimi pasti siano buoni come questo!
Cavaliere
Lazarillo se è per questo lascio fare a te. Vedo che sei bravissimo nel preparare il mangiare. (Non gli dà tempo per replicare ed esce).
Lazarillo
(Rimasto solo). Ho girato e rigirato i suoi vestiti ma non è uscito nulla che potesse assomigliare a una moneta. Costui è povero e nessuno può dare ciò che non ha. Ma quell’avaro d’un cieco e quel dannato e meschino di un prete con le loro arti e grazie a Dio ricevevano moltissimo, eppure mi facevano morire di fame, quelli sì che è giusto odiare. Mentre di questo si può solo avere compassione. Preferisco servire un padrone come questo anche se vorrei che non andasse in giro con tutta quella pomposità e usasse un po’ più di umiltà. Ma pare che tra questi tipi di signori l’usanza sia questa e devono girare senza mai togliersi il cappello. E pensare che c’è anche un sacco di gente che fa di tutto per imitarli.
Cavaliere
(Rientrando, è trafelato e sconvolto). Lazarillo non possiamo più uscire di casa: il municipio ha ingiunto che tutti i forestieri e i mendicanti lascino la città perché quest’anno il raccolto è stato avaro e noi risultiamo essere un peso per la comunità in quanto io forestiero e tu forestiero e mendicante.
Lazarillo
E che cosa faremo tra queste quattro mura?
Cavaliere
Aspetteremo!
Lazarillo
Ma cosa?
Cavaliere
Che finisca il mese! Questa abitazione è tutta così: come vedi è disgraziata, triste, scura e tenebrosa. Finché resteremo qui ci toccherà patire. Non vedo l’ora di andarmene. (Esce).
Lazarillo
(Osservandolo mentre cammina). Guardalo! Sembra un levriere di razza con quella sua andatura. Quello che lui chiama onore a me sembra una maledizione. Adesso poi che dobbiamo uscire di casa senza farci vedere!
Cavaliere
(Rientrando da una moneta a Lazarillo). Tieni Lazarillo per oggi non dovrai mendicare, vai a comprare pane, carne e vino. Devo dirti una cosa che ti rallegrerà: Ho affittato un’altra casa e resteremo in questa bicocca fino alla fine del mese. Maledetta sia questa casa che mi ha portato male da quando ci sono entrato. Da quando vivo qui non ho toccato una goccia di vino e un boccone di carne e non ho mai avuto pace. E che oscurità e che tristezza c’è qui dentro! Va e torna presto che oggi mangeremo da principi!
Lazarillo
(Prende la moneta e felice e contento esce per andare a fare la spesa. Il Cavaliere esce dall’altro lato del palcoscenico. Lazarillo riappare ed è contento). Allora potrò comprare: Carne, vino, pane e questa volta non ho dovuto mendicare con il rischio di essere mandato via dalla città a bastonate.
Lazarillo
E da quando sono al vostro servizio che sono curioso di sapere qualche cosa di voi.
Cavaliere
Devi sapere che sono della Castiglia vecchia e che ho lasciato la mia terra per non levarmi il cappello davanti a un Cavaliere mio concittadino.
Lazarillo
(Stupito). Ma signore, se come dite voi, aveva di più non sbagliavate a togliervi il cappello per primo. Poi, come dite, anche lui se lo toglieva davanti a voi.
Cavaliere
(Stizzito). Sì, era Cavaliere e aveva più di me e si toglieva anche lui il cappello davanti a me. Ma perché dovevo togliermelo sempre io per primo? Sarebbe stato bello che qualche volta mi avesse preceduto.
Lazarillo
Credo, signore che non baderei a certe cose con chi è maggiore e con chi tiene di più!
Cavaliere
(Urtandosi). Sei un ragazzo! E non senti il peso dell’onore! Sappi che il capitale degli uomini da bene è l’onore! Ricordo che un giorno al mio paese detti una lezione ad un artigiano e per poco non gli mettevo le mani addosso perché ogni volta che mi incontrava mi diceva: “Dio conservi Vossignoria”. Io gli dissi: “Voi ignobile villano perché non imparate l’educazione? Mi dite Dio vi conservi! Come se fossi uno qualunque?”. Da allora in avanti si levava il cappello da lontano e parlava come doveva.
Lazarillo
E non è buona maniera che un uomo saluti un altro uomo dicendo: “Dio vi conservi?”.
Cavaliere
(Più che adirato). Ma va al diavolo! Agli uomini di poco conto si dice questo, ma a quelli che stanno in alto come me: “Bacio le mani a Vossignoria”. O almeno “Signore vi bacio le mani”. Se chi parla è un Cavaliere. Perciò non ho più potuto sopportare quel tale del mio paese che si augurava che Dio mi conservasse e non sopporterò persone mai al mondo, all’infuori del re, che mi dica: “Dio vi conservi”.
Lazarillo
(Al pubblico). Ecco perché Dio si cura così poco di conservarti: perché vuoi che nessuno te lo auguri.
Cavaliere
Maggiormente che non sono così povero come sono: Al mio paese ho un terreno per fabbricare case e che se fossero già fabbricate e rifinite sarei ricchissimo. Ho anche una piccionaia che se non fosse così cadente com’è diventata potrebbe dare più di duecento piccioni l’anno. (Pausa, poi preso da una sua follia). Sono venuto in questa città pensando di trovare una buona sistemazione ma le cose non sono andate come volevo. Canonici e Monsignori ne ho trovati parecchi ma è gente limitata attaccata al loro limite. Conosco solo dei Cavalieri ma sono di mezza tacca e per stare al loro servizio ci vuole una fatica enorme se no da uomo ti devi trasformare in comodino oppure ti dicono: “Va con Dio”. E i pagamenti sono a lunga scadenza o frequentemente ti pagano con il mangiare. Per Dio se ne incontrassi uno credo che diventerei il suo grande favorito perché saprei mentirgli come qualsiasi altro e compiacerlo a meraviglia: ridere ai suoi detti ai suoi motti di spirito anche se non sono i migliori del mondo. Apprezzerei tutto ciò che lui apprezza e, in caso contrario, farei il malizioso e il burlone, e molte altre perle di questo genere che oggigiorno si usano nei palazzi e piacciono tanto ai signori che sono al potere, i quali non amano vedersi per casa persone virtuose e anzi le detestano.E con costoro oggigiorno i furbi si comportano come ho detto che farei io. Ma la sfortuna non vuole che io ne trovi uno. (Esce).
Lazarillo
(Rimasto solo). Di prediche ne ho sentite tante ma questa è una delle migliori! Ma l’uomo in tutto questo dov’è?
La Dama
(Entra nella casa è imbufalita). Dov’è l’affitto che mi dovete? Sono sei mesi che vi togliete il cappello da lontano e poi sparite in qualche casa. Dove sono i miei soldi. Dov’è il tuo padrone.
Lazarillo
E’ uscito, ve lo vado a chiamare.
La Dama
(Lo prende per la collottola). Tu non ti muovere da qui. Aspetteremo insieme.
Lazarillo
Ma io…
La Dama
(Guardandosi intorno). Che ne è dei beni del tuo padrone?
Lazarillo
Non ne so niente.
Sbirro
(Entrando). Eccomi.
La Dama
Alla buon’ora. Guardate non c’è più nulla da pignorare avranno tolto tutto portandolo da qualche parte. Signor sbirro arrestate questo ragazzo che lui sa dove sono le cose.
Sbirro
Ragazzo se non mi dici dove sono i beni del tuo padrone ti arresto.
Lazarillo
(Strattonato dallo sbirro). Va bene, parlerò.
Sbirro
Bene, di allora tutto quello che sai e non avere paura.
Lazarillo
Signori i possedimenti del mio padrone, ed è quello che mi ha detto lui, sono un ottimo terreno fabbricabile e una piccionaia diroccata.
Sbirro
Bene, per quello che possono valere ce n’è per rifarci del debito. E in che parte della città ha queste proprietà?
Lazarillo
Al suo paese.
Sbirro
(Guardando la donna e ridendo). Ne sappiamo abbastanza per riscuotere il vostro debito anche se fosse maggiore, bisogna solo trovare il paese. Puoi andare ragazzo.
La Dama
Ma il mio debito?
Sbirro
Il vostro debito, il vostro debito. (Severo). Dovete pagarmi il disturbo.
La Dama
Ma io ho ragione!
Sbirro
E io non ho torto, pagatemi il disturbo.
La Dama
La vedremo!
Sbirro
Resistenza a pubblico ufficiale (prende la donna ed esce).
Lazarillo
E’ la prima volta che invece di abbandonare un padrone è il padrone che mi abbandona.
Prima Dama
(Entrando). E poi?
Seconda Dama
(Entrando). E poi?
Lazarillo
E poi… sono cresciuto.
Le due Dame
Aaah! (cantando). E dicci, dicci, dicci Lazarillo mio com’è questa cosa? (Una gli lancia un corpetto). Speciale? (Una il mantello). Originale? (Una gli lancia il cappello). Cosa fa?
Lazarillo
(Vestendosi). Fa male.
Le due Dame
(Insieme). Esagerato! (Ridono e poi cantano).
Quando la luna ti porta fortuna puoi andare di qui puoi andare di là e mai più la fame arri – ve – rà!
Lazarillo
(Canta). Sono stato servitore, sono stato delatore: Ho servito, riverito e mi sono anche pentito e perché? Per vedere un piatto di minestra davanti a me… Dopo quel pazzo d’un signore…
Le due Dame
(Cantando). Chi hai servito?
Lazarillo
Un frate, di paese in paese lui amava trottare in otto giorni le scarpe ho dovuto rifare.
Le due Dame
Era pingue? Era grosso?
Lazarillo
E con il naso rosso! E stanco di trottare con un venditore di indulgenze mi volli affaccendare.
Le due Dame
Pregamus et laudamus.
Lazarillo
Per far la rima con magnamus? False eran quelle bolle, false eran le indulgenze… Ma sul pulpito andava e al popol bue predicava: comprate le indulgenze!
Le due Dame
(Atterrite). Aaah! Non vogliam, non vogliam quelle carte fatte a man.
Lazarillo
(Estrae una bolla e tocca la fronte delle due dame che si accasciano tramortite). Un vero ciarlatano ha sempre un complice che gli dà una mano e inscenando di Dio la punizione porta l’affare a conclusione.
Le due Dame
(Alzandosi e finendo di cantare). Vuoi dire che è riuscito a vendere delle bolle di indulgenza con l’aiuto di un complice?
Lazarillo
Sì, si era messo d’accordo con un commissario di polizia che prima aveva accusato un venditore di essere un falsario, poi si era fatto toccare sulla fronte con la indulgenza, era stramazzato al suolo poi, ritoccato dalla indulgenza era resuscitato gridando al miracolo!
Le due Dame
(Insieme). Orrore!
Lazarillo
Quando la truffa è ben congeniata e recitata… Tutte le indulgenze è riuscito a vendere: Di notte non faceva in tempo a stamparne di nuove.
Le due Dame
Orrore, orrore, orrore!
Lazarillo
E per quello che me ne sono andato: Quando mangiavo sentivo solo sapore di truffa. Ho rischiato di cascarci anch’io: stavo per comprare una indulgenza!
Le due Dame
Quante ne combinano questi imbroglioni alla gente ingenua!
Lazarillo
Ma ecco uno spiraglio di luce: sono preso a servizio da un cappellano, mi manda a vendere acqua a cavallo di un asino, sono pulito, rivestito e riverito e puntando le unghie nella fortuna per non mollarla mi faccio aiutare, raccomandare, ed eccomi qui a servizio di Vossignoria: banditore! Faccio il banditore dei vini venduti in questa città e accompagno coloro che patiscono persecuzione per la giustizia, proclamando ad alta voce i loro reati: insomma faccio il banditore! E mi sono anche sposato.
Le due Dame
Sposato?
Lazarillo
Il signor Arciprete vedendo la mia abilità come banditore mi ha dato in sposa una sua domestica. Ma le male lingue non fanno altro che sparlare perché vedono mia moglie andare continuamente alla casa dell’Arciprete. Ma io penso a quello che mi è stato detto un giorno: “Lazarillo de Tormes chi bada a quello che dicono le male lingue non farà mai strada!”. E poi è difficile tornare a non mangiare quando si è preso il gusto del cibo.
Le due Dame
Ricorda Lazarillo questo detto: “Quanto sa di sale lo pane altrui!”.
Lazarillo
Cosa volete dire?
Le due Dame
(Escono danzando).
Lazarillo
(Prende una pagnotta). Annuso la terra e non ne sento il profumo… Spezzo questo pane e non ne sento il profumo. Bevo questo vino e non ne sento il profumo. Sto cercando la poesia e trovo solo aride parole. Allora lascio che il sogno entri nella mente: Lazarilli che parlano lingue diverse si incontrano e si capiscono con la forza del loro pensiero distruggono le guerre sanno girare nudi senza provare vergogna e si amano d’amore perché dentro di loro sono uomini.