Le arance d’oro

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Giambattista Spampinato

“LE ARANCE D’ORO”

Un atto

da Luigi Capuana


“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

PERSONAGGI:

IL RE DI “VATTELAAPESCA”

IL REUCCIO, suo figlio

LA REGINOTTA, sua figlia

IL “CONTADINO”, re di “Panzafracca”

LA SENTINELLA

IL CARDELLINO


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

ATTO UNICO

La scena rappresenta la sala del trono del Regno di “Vattelaapesca”. Sulla sinistra una pedana con due scalini e, sopra di questa, un maestoso trono.

IL RE (Viene dalla sinistra recando in mano lo scettro e la corona e sul braccio un lungo mantello, che poggia sul trono per avere le mani più libere mentre parla, al proscenio, rivolto al pubblico)

“Miei cari ragazzi, con tutto il mio cuore vi auguro una buona giornata, piena di felicità, salute e cose piacevoli ed anche utili. Sono venuto in mezzo a voi per raccontarvi una bella favola; di quelle che si raccontavano un tempo da tutte le nonne ai loro nipotini. Oggigiorno, invece, si raccontano storielle o barzellette, che divertono e fanno ridere, ma non contengono una morale: sono fine a se stesse.

E, siccome io sono vecchio, vi voglio raccontare una vecchia favola che s’intitola: “Le arance d’oro”; ma chi sono io che, con faccia tosta, mi presento a voi ad imporvi il racconto della mia favola? Io, in questo momento, reppresento il Fabulatore ed anche un personaggio della favola: il Re del potente Reame di “Vattelaapesca”.

Ma diamo inizio al racconto con la tipica frase di prammatica: “C’era una volta…”.

C’era una volta un Re che, nel suo regale giardino, possedeva un albero che produceva arance tutte d’oro. Quell’albero era l’invidia degli abitanti del Reame, ma anche di quelli dei Reami viciniori. Ognuno di essi voleva possedere quell’albero per raccogliere i suoi preziosissimi frutti e diventare ricco sfondato come il Re di “Vattelaapesca”.

L’albero, durante la produzione delle arance d’oro, notte e giorno, veniva guardato a vista da una sentinella che vigilava con gli occhi ben aperti, impedendo che eventuali malintenzionati o ladri di arance d’oro spogliassero il prezioso albero dai suoi frutti. Ma, una mattina, mentre il Re era intento a raccontare una bella favola ai bambini del Reame – al Re piacevano un sacco le favole ed aveva il pallino di raccontarle – una mattina, dicevo, arriva di corsa e molto agitata la sentinella”…

SENTINELLA –(Venendo dalla destra)Maestà!… Maestà!…

IL RE – Altolà! Chi va là?

SENTINELLA –(Fermandosi di colpo)Sono io, Maestà, la Sentinella dell’alberodelle arance d’oro!

IL RE – Aspetta che indossi il manto regale e la corona, e prenda in mano lo scettrodi comando per assumere la funzione di Re. (Esegue) Ecco, ora sono ufficialmente il Re. Puoi parlare.

SENTINELLA – Maestà, è successa una cosa grave!


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

IL RE – Parla, dunque!… Non mi tenere sulle spine!

SENTINELLA – Non trovo le parole per esprimermi…

IL RE – Calmati, figliuolo, e dimmi di che si tratta.

SENTINELLA – Maestà, è successa una cosa terribile!

IL RE – Questo l’hai già detto.

SENTINELLA – No, avevo detto che è successa una cosa grave.

IL RE – E non è la stessa cosa? Non farmi perdere tempo, raccontami tutto neiparticolari, se non vuoi che ti mandi al patibolo!

SENTINELLA – Forse è la cosa più sensata, così mi tolgo il pensiero prima. Maestà,sono pronto.

IL RE – A parlare?

SENTINELLA – No, a morire!

IL RE – Non esageriamo, ora!

SENTINELLA – Glielo giuro, Maestà, sono pronto!

IL RE – Tu sarai un soldato zelante, ma, se ti mando a morte, chi mi dice che cavoloè successo?

SENTINELLA – Sua Maestà ha ragione, non posso morire.

IL RE – Proprio così: non puoi morire; devi parlare, invece!

SENTINELLA – E questo è ancora più difficile.

IL RE – Ma, insomma, che è successo di così grave e terribile entità? E’ scoppiatauna guerra?

SENTINELLA – Peggio, Maestà!

IL RE – I nostri mortali nemici hanno invaso il nostro territorio?

SENTINELLA – Ancora peggio, Maestà!


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

IL RE – Mia figlia, la Reginotta, è scappata con l’ultimo suddito del Reame?

SENTINELLA – Questa sarebbe poca cosa!

IL RE – Come osi, miserabile, offendere la mia regale figlia con simili insinuazioni!

Meriti la morte!

SENTINELLA – E poi, chi gli dice che cosa è successo?

IL RE – Hai ragione, non puoi morire, ma, ti prego, non fare morire me con questodubbio atroce! Io sono padre di famiglia ed ho tanti piccoli sudditi che anelano di conoscere il seguito della favola che avevo appena iniziato a raccontare. Ti prego, se non vuoi farlo per me, fallo almeno per loro.

SENTINELLA – E va bene, lo faccio per i bambini e per la favola che deve avere ilsuo seguito.

IL RE – Bravo, tu sei molto umano! Parla, dunque!

SENTINELLA – Maestà, le arance d’oro sono scomparse dall’albero.

IL RE – Come? Quando? Perché?

SENTINELLA – Come? Inspiegabilmente; quando? Questa notte; perché? Non loso!

IL RE – E chi lo deve sapere, allora, miserabile? Io avevo messo te di sentinellaall’albero e, tu, le arance te le sei fatte rubare sotto gli occhi, che dovevano restare spalancati e vigili!

SENTINELLA – Purtroppo, quando le arance sono scomparse, i miei occhi nonerano spalancati e neanche vigili.

IL RE – Hai osato chiudere gli occhi? Ma io ti mando a morte!

SENTINELLA – E, poi, chi gli racconta come li ho chiusi, dormendo come unghiro?

IL RE – Parla, dunque, non te ne approfittare! Racontami tutto per filo e per segno!

SENTINELLA – Ubbidisco, Maestà. Mentre ero di guardia, verso la mezzanotte, èarrivato un cardellino; si è posato sopra un ramo e si è messo a cantare: un canto melodioso e coinvolgente che mi faceva diventare le palpebre pesanti fino a farmi chiudere gli occhi.


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

IL RE – E ti sei addormentato come un babbeo!

SENTINELLA – Ancora no anzi, per poter resistere al sonno, mi sono avvicinatoall’albero di arance d’oro ed ho scacciato il cardellino da quel ramo. L’uccellino ha smesso di cantare ed è volato via. Intanto, il mio sonno è svanito come per miracolo.

IL RE – Meno male!

SENTINELLA – Sì, però, il cardellino ha fatto un volo attorno all’albero e si èposato sopra un ramo più alto ed ha ripreso a cantare. Ed ecco che mi è tornato il sonno, ma, facendo uno sforzo, ho ricacciato il cardellino dall’albero.

IL RE – Voglio sperare che questa volta se ne sia andato definitivamente!

SENTINELLA – Macchè! Ha fatto un altro giro ed è andato a posarsi proprio incima riprendendo il canto. E canta e ricanta, mi sono addormentato e quando mi sono svegliato le arance non c’erano più.

IL RE – Ed io sono rimasto orfano delle mie preziose arance! Va’, per questa volta tiperdono perché sei rimasto vittima del canto incantatore del cardellino.

SENTINELLA – Grazie, Maestà. Sempre ai suoi ordini!(Via)

IL RE (Rivolto al pubblico) Avete sentito? C’era stato sicuramente un incantesimo.Il cardellino doveva avere dei poteri magici. Infatti, un comune cardellino non può fare addormentare col suo canto la gente; semmai la tiene sveglia. Vuol dire che, alla prossima stagione, correrò ai ripari: incaricherò della guardia il Reuccio in persona. Il Reuccio fa parte della famiglia ed ha tutto l’interesse di restare sveglio per non farsi rubare le bellissime arance.

Intanto, aspettando aspettando, trascorre l’anno ed arriva la stagione in cui maturano le arance. Il Reuccio si pone di guardia. Per tre notti consecutive non succede niente, ma, alla quarta notte…

REUCCIO – (Arrivando di corsa)Maestà!… Maestà!…

IL RE – Alto là! Chi va là?

REUCCIO – Sono il Reuccio, Maestà!

IL RE – Ah! E perché hai abbandonato il tuo posto di guardia alle regali aranced’oro?

REUCCIO – Maestà, è successa una cosa grave!


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

IL RE – Questa frase l’ho già sentita pronunciare.

REUCCIO – Io non l’ho mai detta prima d’ora.

IL RE – Eppure, l’ho sentita. Parla, che mi vuoi dire?

REUCCIO – Maestà, è successa una cosa terribile!

IL RE – Anche questa ho sentito.(Improvvisamente)Ah, le arance d’oro!… Si sonorubate le arance d’oro!

REUCCIO – Io non ci ho colpa, Maestà!

IL RE – Ti sei addormentato anche tu come il soldato che avevo messo di sentinellae che come te si è presentato al mio cospetto ripetendo le stesse frasi: (Imitando) Maestà, è successa una cosa grave!… Maestà, è successa una cosa terribile!… (Con foga) Molto grave! Molto terribile, per Bacco! Vi siete addormentati entrambiconsentendo il furto delle arance d’oro! Le mie arance che valevano tanto oro per quanto pesavano!

REUCCIO – Erano d’oro, Sacra Maestà.

IL RE – Giusto! Vedi? Mi hai fatto dire una corbelleria!

REUCCIO – Scusate, Arcisacra Maestà!

IL RE – Basta con le sviolinate e raccontami come è successo.

REUCCIO – Io non ci ho colpa. E’ venuto un cardellino, si è posato sopra un ramo esi è messo a cantare. Col canto le mie palpebre diventavano sempre più pesanti. Gli ho detto, allora: “Cardellino impertinente, il tuo canto non mi fa niente! Hai voglia di fare il verso, col Reuccio è tempo perso!”. Ma lui era pronto a canzonarmi: “Fior di basilico e fior di menta, il Reuccio si addormenta! Fior di latte e fior di panna, il Reuccio fa la nanna!”. E canta e ricanta, ho dormito fino ad ora.

IL RE – Proprio come è successo alla sentinella nella scorsa stagione.

REUCCIO – Ve l’ho detto che non ci avevo colpa!

IL RE – Per questa volta ti perdono a patto che, alla prossima stagione, vi mettiate disentinella tu e il soldato per controllarvi l’uno con l’altro. Se, malauguratamente, chiudete gli occhi e vi fate rubare le arance, vi manderò a morte all’istante!

REUCCIO – Non succederà, statene certo, Sacra Maestà!


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

IL RE – Ora ti puoi ritirare nei tuoi appartamenti principeschi!

REUCCIO – Grazie, Maestà, ai vostri ordini!(Via)

IL RE ( Si avvicina al proscenio e continua il racconto) Il Re era amareggiato perquanto era successo. Per due stagioni consecutive non aveva potuto raccogliere le sue preziose arance. Rischiava di diventare un re povero con tutte le spese che aveva per mandare avanti il Reame. Non se la sentiva di imporre altre tasse o gabelle ai suoi sudditi, che erano già ridotti all’osso, né poteva aumentare il costo dei tabacchi o della benzina, perché il signor Nicot, l’importatore del tabacco in Europa, non era ancora nato e i cavalli, che erano l’unico mezzo di trasporto, insieme ai muli, agli asini e ai buoi, non andavano a benzina. Doveva pazientemente attendere la prossima raccolta di arance d’oro per rimpinguare le casse dello Stato. Finalmente, dopo un lungo anno di attesa, le arance cominciarono a colorarsi d’oro e, immediatamente, il Re pone a guardia dell’albero di arance il Reuccio e il Soldato. Per una settimana tutto fila liscio; non succede niente; ma all’inizio della seconda settimana… (Arrivano ansanti il Reuccio e la Sentinella)

REUCCIO – Maestà, è successa una cosa grave!

SENTINELLA – Maestà, è successa una cosa terribile!

IL RE – Siete diventati monotoni! Potete almeno cambiare frase!

REUCCIO – Maestà, è successa una cosa terribile!

SENTINELLA – Maestà, è successa una cosa grave!

IL RE –(Con un grido)Basta! Volete burlarvi del vostro re?

REUCCIO – Non sia mai, Sacra Maestà. Ho cambiato la frase come avete ordinato.

SENTINELLA – Anch’io.

IL RE – Nossignore, vi siete scambiate le frasi!

REUCCIO – Scusate, Maestà!

SENTINELLA – Perdonate, Maestà!

IL RE – Scommetto che vi hanno rubato le arance. Non è così?

REUCCIO – Come avete fatto ad indovinare?


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SENTINELLA – Come lo avete arguito?

IL RE – Ci voleva tanto a capire? La prassi è uguale a quella delle altre stagioni.

REUCCIO – Maestà, abbiamo resistito al canto del cardellino per una settimana,dandoci pizzicotti l’un con l’altro per non dormire, ma, alla fine, ha vinto il cardellino.

IL RE – Siete dei buoni a nulla! L’anno prossimo io in persona farò la guardia allearance d’oro e vedrete che sarà il cardellino ad addormentarsi in un sonno profondo!

(Stacco di buio; la scena si svuota dai personaggi; si riaccende la luce e rientra il Re ansante)

IL RE – O voi di casa e fuori casa, gente di famiglia e di corte, servi, lacchè,accorrete tutti! (Arrivano la Sentinerlla, il Reuccio e la Reginotta)

SENTINELLA – Maestà, comandate!

REUCCIO – Maestà, perché gridate?

REGINOTTA – Maestà, di che vi lagnate?

IL RE – E’ successa una cosa grave!… E’ successa una cosa terribile!

REUCCIO – Le frasi che ha pronunciato Sua Maestà non presagiscono niente dibuono!

SENTINELLA – Anch’io ho la stessa impressione.

IL RE – Avete indovinato entrambi. Sono le stesse frasi che avete pronunciato voiquando, svegliandovi, vi siete accorti che vi avevano rubate le arance d’oro.

REUCCIO – Ma le state pronunciando anche voi.

IL RE – Non trovo altre frasi per esprimere la mia rabbia!

REGINOTTA – Scommetto che vi siete addormentato e vi siete fatto rubare learance d’oro!

IL RE – Già… però io non ci ho colpa. Ero lì, di guardia, quando si posa su un ramoil cardellino che, con una bella faccia tosta, comincia a canzonarmi: “Fior di spina e fior di rosa, il nostro Re or si riposa!… Fior di viola e fior di gelsomino, il nostro Re or farà un sonnellino!”.


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REGINOTTA – Ma voi non avete reagito?

IL RE – Eccome! Ho cercato di afferrarlo per schiacciarlo come un moscerino, ma ilbirbante è volato sopra il ramo più alto, dove io no arrivavo e ha continuato a canzonarmi: “Fior di giaggiolo e fior di margherita, il nostro Re or si farà una bella dormita!”, e canta e ricanta, mi sono addormentato di un sonno pesante!

REGINOTTA – E “fior di melanzane e fior di pomodoro, vi siete fatte rubare learance d’oro!”.

IL RE – Sì, ma non finirà così. Attenzione, mi rivolgo a tutti e lancio un bando pertutto il Reame: “Chi mi porterà, vivo o morto, il cardello canterino, riceverà in dono una mula carica d’oro! Fedeli sudditi, disperdetevi per tutto il Reame e spargete la notizia!”.

REUCCIO – Sarà fatto, Maestà!(Via)

SENTINELLA – Ai vostri ordini, Maestà!(Via)

REGINOTTA – Devo andare anch’io, Maestà?

IL RE – Tu, ritirati nei tuoi appartamenti tra le tue ancelle a preparare il corredonuziale chè presto andrai in sposa!

REGINOTTA – Ubbidisco, Maestà!(Via)

(Dopo l’uscita della Reginotta, il Re si avvicina al proscenio e continua il racconto)

IL RE – Passarono sei mesi senza che fosse successo niente. Il Reuccio era giàtornato dal giro di propaganda del bando reale, ma alla reggia non si era ancora presentato nessuno che avesse notizie del cardellino. Il Re cominciava a perdere le speranze. E, man mano, che i giorni passavano, le casse del Reame diventavano sempre più esigue. Aveva perso quattro raccolte di arance d’oro, una per ogni stagione di sonno profondo. Tutti volevano soldi: la Reginotta per completarsi il corredo; il Primo Ministro per le spese di governo; il Ministro della Guerra per mantenere la pace; il Ministro della Pace per non fare la guerra, eccetera eccetera. Il Re era preoccupatissimo e non sapeva a che santo votarsi. Una mattina, mentre passeggiava avanti e indietro nella sala del trono, escogitando qualche idea per potere fare soldi… (Passeggia avanti e indietro con le mani dietro la schiena)

SENTINELLA – (Venendo dalla destra)Scusate, Maestà, se vi distraggo dai vostripensieri, ma c’è un contadino straniero che vuole parlarvi ad ogni costo.


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IL RE –(Fermandosi)Un contadino?! Come osa un villano interrompere i mieipensieri? Arrestatelo e buttatelo nella cella più oscura e profonda!

SENTINELLA – Scusate se insisto, Maestà, ma pare che il contadino abbia notiziedel cardellino incantatore.

IL RE – Che aspetti, allora, ad introdurlo alla mia presenza? Vuoi forse andare alpatibolo?

SENTINELLA – Perdonate, Maestà… Lo introduco subito.(Si allontana, tornandotosto con il Contadino) Entrate e prostatevi davanti a Sua Sacra Maestà! (Poi, via)

CONTADINO – (Eseguendo)Maestà!

IL RE – Alzatevi e parlate, villano! Mi hanno riferito che sapete dove trovasi ilcardellino fatato.

CONTADINO – Sì, Maestà, conosco il posto dove si trova e sono in grado diportarvelo vivo.

IL RE – Che cosa chiedete in cambio?

CONTADINO – Voi lo volete davvero quel cardellino?

IL RE – Ad ogni costo!

CONTADINO – Ed, allora, promettetemi la mano della Reginotta e l’avrete in menodi tre giorni.

IL RE – Come osate pensare che io possa destinare la Reginotta ad un bifolco comevoi?

CONTADINO – Perché solo io potrò farvi avere il cardellino incantatore in men chenon si dica.

IL RE – Ah, sì? Ed, allora, fate un passo avanti; fate dietro front; chinatevi;(IlContadino, ad ogni ordine del Re, esegue ubbidiente) prendetevi questo (Gli sferra un calcio nel didietro) e ringraziate la vostra buona sorte che non vi butto nella cellapiù tetra a marcire per il resto dei vostri giorni! Ed ora andate, prima che mi penta della mia generosità!

CONTADINO – Maestà, le vostre minacce non fanno altro che ritardare il possessodel cardellino.


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IL RE – La vostra richiesta è inaccettabile. Non posso avere per genero un villanorifatto. Le regole della nobiltà me lo vietano.

CONTADINO – Io dico, invece, che non ve ne pentirete perché sarò per voi un buongenero, affettuoso e rispettoso, e per vostra figlia, la Reginotta, un ottimo partito.

IL RE – Se pronunziate un’altra parola, vi mando al patibolo!

CONTADINO – Perdonate, Maestà, se oso ancora discutere con voi, ma è per ilvostro bene. Volete forse rinunziare ad un altro raccolto di arance d’oro? Il vostro Regno, così, se ne andrà in rovina.

IL RE – Metterò di guardia tutto il mio esercito e farò catturare il cattivo cardello!

CONTADINO – Anche se metteste di guardia tutti gli abitanti del Reame, siaddormenterebbero come ghiri e si farebbero rubare le arance d’oro.

IL RE – Sentite, bifolco, facciamo un patto: voi mi porterete vivo il cardellino fatatoed io vi darò tanto oro per quanto pesate.

CONTADINO – Maestà, io rischio la mia pelle per riuscire a catturare il cardellino.

IL RE – Perché, dove si trova?

CONTADINO – Sulla cima di una montagna scoscesa e piena di mille pericoli.

IL RE – Ditemi, villano, come siete venuto fin qui?

CONTADINO – Con la mia fidata asina.

IL RE – Vi faccio, allora, un’altra proposta: se mi porterete il cardellino, vi daròtanto oro per quanto pesate voi e la vostra asina messi insieme.

CONTADINO – Niente da fare, Maestà; o la Reginotta o niente!

IL RE – O la Reginotta o niente? E chi sei tu che osi imporre un vile ricatto alla miaregale persona? Vattene via, manigoldo, e ringrazia la tua buona stella che io rispetto l’ospitalità nel mio Reame! Se tu fossi mio suddito, t’avrei già condannato a morte!

CONTADINO – Maestà, vi avverto che ve ne pentirete di questa vostra decisione. IL RE –(Chiamando)Sentinella!… Reuccio!… Venite subito al mio cospetto!

SENTINELLA –(Presentandosi subito, seguita dal Reuccio)Comandate, Maestà!


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

REUCCIO – Eccomi qui, Maestà!

IL RE – Cacciate via dal mio regno questo bifolco! Che non vi ritorni mai più!(Via estacco di buio)

CONTADINO – (Si porta al proscenio e, questa volta, continua, lui, il racconto) La Sentinella e il Reuccio mi scortarono con le armi in pugno al confine del

reame, accertandosi che io l’avessi varcato e mi fossi allontanato dal confine.

Il Re, intanto, aveva ordinato che tutti gli abitanti del Reame, con un turno di cento persone per volta, facessero la guardia all’albero delle arance d’oro, armati di reticelle speciali, che aveva fatto costruire apposta, per catturare il cardellino incantatore.

Per un po’ di tempo l’uccello fatato non si fece né vedere né sentire e il Re gongolava di gioia, convinto che il cardellino non osasse sfidare la rete che i guardiani avevano posto attorno all’albero, ma, una mattina, all’alba, andando ad ispezionare la guardia, trovò le cento sentinelle addormentate e l’albero spoglio dalle belle e preziose arance.

E’ inutile dirvi quanta rabbia aveva in corpo il Re. Ve ne accorgerete da soli. (Buio e il Contadino scompare)

IL RE –(Arrivando dalla destra)Faccio una strage!… Faccio una carneficina!… Sisono addormentati anche loro!… Come hanno potuto, dopo che io avevo preso tutte le precauzioni?… E’ incredibile!… (Chiama) Sentinella!… Reuccio!… Subito al mio cospetto!

SENTINELLA –(Arrivando)Comandate, Maestà!

REUCCIO – (Arrivando a sua volta)Ai vostri ordine, Maestà!

IL RE – Roba da non crederci!

REUCCIO – E’ successa “la cosa grave”?

SENTINELLA – E’ successa “la cosa terribile”?

IL RE – Potete dirlo forte! Ancora una volta è successa la cosa grave e terribile!…Ero certo delle precauzioni che avevo preso: avevo messo in mano a ciascuna sentinella una rete speciale per catturare il cardello maledetto e un martello per darselo in testa, l’un l’altra, ogni cinque minuti in modo da restare sveglie, ma è stato inutile: le sentinelle si sono addormentate ugualmente e le arance d’oro sono sparite nuovamente!

REUCCIO – Che cosa possiamo fare, Maestà?


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

SENTINELLA – Che comandate, Maestà?

IL RE – Portatemi subito al mio cospetto il Contadino! Sono costretto a scendere apatti con lui. (Il Contadino, come evocato, appare immediatamente)

CONTADINO – Eccomi, Maestà, ai vostri ordini!

IL RE – Portatemi vivo il cardellino e la Reginotta sarà vostra!

CONTADINO – Parola di re?

IL RE – Parola di re!

CONTADINO – Eccovi il cardellino, Maestà.(Tira fuori dalla bisaccia una piccolagabbia con il cardellino dentro e glielo porge) L’ho catturato questa notte e ve l’hoportato perché ero certo che mi avreste chiamato. Ora, rispettate il nostro patto e datemi la Reginotta.

IL RE – Ma vuoi proprio la Reginotta?

CONTADINO – Sì, con tutto il cuore!

IL RE – Ma che te ne farai della Reginotta?

IL CONTADINO – Ne farò la mia sposa.

IL RE – Ma non sa far niente: non sa cucinare; non sa cucire né rammendare; non safar le pulizie; anzi è abituata ad essere servita a puntino. Che te ne farai di una moglie che sta sempre con le mani in mano? Non è meglio un bel carico d’oro e di pietre preziose?

IL CONTADINO – No, Maestà, dovete darmi la Reginotta.

IL RE – Oltre all’oro e alle pietre preziose ti dò la mia serva più bella, che sarà unabuona moglie; cucina da far leccare i baffi; cuce e ricama con mani di fata; fa il bucato lindo come la neve…

CONTADINO – Maestà, io voglio la Reginotta.

IL RE – (Deciso)Ed io la Reginotta non te la do!

CONTADINO – E la vostra parola di re?

IL RE – Ho la facoltà di ritirarla.


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

CONTADINO – Quand’è così, non voglio nulla. Tenetevi pure il cardellino e laReginotta, ma ve ne pentirete; parola di villano! (Esce infuriato)

IL RE – Oh, finalmente me ne sono liberato e senza spendere nulla!(Al cardellino)Veniamo a noi, bell’imbusto! Ora che sei nelle mie mani, voglio farti i martirii per tutte le pene che mi hai fatto patire! Ti strapperò tutte le penne ad una ad una!

CARDELLINO – Maestà, non fatemi male ed io vi dirò dove si trovano nascoste learance d’oro che vi sono state rubate.

IL RE – Parola di cardellino?

CARDELLINO – Parola di cardellino!

IL RE – Dove sono nascoste?

CARDELLINO – Si trovano nella grotta dei sette cunicoli, ma c’è un gigante con unfez rosso che fa la guardia alla grotta. Occorre conoscere la parola d’ordine per entrarvi, ma la conoscono due sole persone: il gigante dal berretto rosso e il Contadino.

IL RE – Sempre lui!

CARDELLINO – E’ un uomo potente.

IL RE – A lui non chiederò più niente; me la farò dire dal gigante.

CARDELLINO – Al gigante hanno tagliato la lingua e non può parlare.

IL RE – E va bene, mi rivolgerò ancora al Contadino.(Chiama)Sentinella, porta almio cospetto il villano rifatto!

CONTADINO – (Presentandosi)Eccomi a voi, Maestà!

IL RE – Ma non eri andato via?

CONTADINO – No, Maestà; sapevo che avevate ancora bisogno di me.

IL RE – Facciamo un altro patto. Ho bisogno di entrare nella grotta dei sette cunicolie non conosco la parola d’ordine. Se me la sveli, la Reginotta sarà tua.

CONTADINO – Parola d’onore?

IL RE – Parola d’onore!


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

CONTADINO – Prima, però, fatevi il segno della croce e sputate tre volte: a destra,a manca e in aria. (Il Re esegue) Bene, ora il giuramento è sacro e non potrete essere spergiuro.

IL RE – Qual è, dunque, codesta parola d’ordine?

CONTADINO – “Formaggio e ricotta, apriti grotta!”.

IL RE – Bene, io vado; tu, se vuoi, mi puoi seguire.

CONTADINO – Io vi aspetto qui, Maestà.(Via)

(Il Contadino si avvicina al proscenio per continuare il racconto)

Il Re si recò alla grotta dei sette cunicoli; pronunciò la parola magica e la grotta si aprì. Il Re vi entrò, attraversò il primo cunicolo ed arrivò in una sala grande dove erano ammucchiate cataste di diamanti. Il Re si riempì le tasche ed entrò nel secondo cunicolo, che sboccava in un’altra grande sala, dove erano accatastati diamanti più grossi e più splendenti dei precedenti; svuotò le tasche dai diamanti più piccoli e le riempì di quelli più grossi e così continuò a fare, man mano che usciva dai cunicoli dove trovava diamanti sempre più grossi; finalmente, attraversò l’ultimo cunicolo e arrivò in una sala grandissima, dove erano ammonticchiate le arance d’oro del giardino reale. Trovò una bisaccia, la riempì e tornò alla Reggia, ripromettendosi di tornare alla grotta a prendere tutto quel ben di Dio, visto che conosceva la parola magica per entrarvi.

IL RE – (Tornando con la bisaccia a tracolla)Eccomi qui. Ho ritrovato le miearance d’oro.

CONTADINO – Bene, Maestà, ora la Reginotta è mia.

IL RE – Senti, amico, chiedimi qualunque grazia, ma non chiedermi la Reginotta chènon te la posso dare.

CONTADINO – E la vostra parola d’onore?

IL RE – “Le parole date con animo scontento, prima o poi, se le porta il vento!”.

CONTADINO – Come volete, Maestà, io più nulla ho da fare qua.(Via)

IL RE –(Chiama)Miei fedeli sudditi, venite al mio cospetto! Reuccio, Reginotta,Sentinella, presentatevi subito alla mia presenza!

REUCCIO – Maestà, ordinate!


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

REGINOTTA – Maestà, comandate!

SENTINELLA – Maestà, disponete!

IL RE – Guardate che cosa ho trovato nella grotta dei sette cunicoli: un tesoro!(Svuota le tasche e la bisaccia e cadono a terra dei ciotoli) E le mie arance d’orodove sono? Che fine hanno fatto i miei diamanti?

REGINOTTA – Che arance?!

REUCCIO – Che diamanti?!

SENTINELLA – Solo pietre lisce stiamo vedendo!

IL RE – Quel villano bifolco mi ha combinato un brutto scherzo, ma me la pagherà!Reginotta, interroga il cardellino e fatti dire come potrò riavere le mie arance d’oro.

REGINOTTA – Subito, Maestà!(Via)

REUCCIO – Ma codeste pietre lisce da dove provengono?

IL RE – Le più piccole erano diamanti luccicanti e le più grosse erano parte dellemie arance d’oro.

REUCCIO – Maestà, vi sentite bene?

SENTINELLA – Avete preso un colpo di sole?

IL RE – Io sto bene. E’ stato il Contadino a farmi questo scherzo.

REUCCIO – Ma di che scherzo parlate?

IL RE – Meglio che vi raccontoi tutto per filo e per segno.

SENTINELLA – Siamo pronti ad ascoltare, Maestà.

IL RE – Questa mattina, dopo l’ennesimo furto delle arance d’oro, si presentò al miocospetto il Contadino col cardellino. Pretendeva la Reginotta in sposa in cambio del cardellino.

REUCCIO – E voi avete accettato?

IL RE – Fossi stato matto! Dopo un po’ di tira e molla, finalmente, mi lasciò ilcardellino e andò via. Interrogai, allora, il cardellino minacciandolo di strappargli


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

tutte le penne se non mi avesse detto dove si trovavano le arance d’oro rubate. Il cardellino mi confidò che erano nascoste nella grotta dei sette cunicoli la cui parola d’ordine per entrarvi la conosceva il Contadino. Ho dovuto venire a patti con lui per conoscerla e potere entrare nella grotta.

REUCCIO – E vi siete entrato?

IL RE – Sì, in ogni cunicolo vi erano diamanti sempre più grossi e luccicanti, enell’ultimo vi erano accatastate le mie arance d’oro. Ho riempito le tasche di diamanti e una bisaccia di arance d’oro e sono tornato alla Reggia.

SENTINELLA – Ma avete rispettato il patto col Contadino?

IL RE – Come avrei potuto dare in moglie la mia unica figlia ad un bifolco!

REUCCIO – Ecco perché i diamanti e le arance d’oro si sono trasformati in pietrelisce! C’era un incantesimo.

IL RE – Ma io ho bisogno di quei diamanti e delle mie arance d’oro!

REGINOTTA –(Ritornando)Maestà, il cardellino dice che le arance d’oro sitrovano sempre dove le avete viste, ma per entrare nella grotta occorre conoscere un’altra parola magica che ve la può svelare il Contadino.

IL RE – Sempre lui! E va bene, andate a cercarlo e portatemelo alla mia presenza.

CONTADINO –(Apparendo)Ai vostri ordini, Maestà!

IL RE – Eri dietro la porta? Scommetto che sapevi che ti avrei fatto cercare.

CONTADINO – Proprio così, Maestà.

IL RE – Facciamo l’ultimo patto: svelami la parola magica per entrare nella grottadei sette cunicoli e la Reginotta sarà tua.

CONTADINO – Maestà, manterrete la vostra parola?

IL RE – Ti prometto di mantenerla. Mi sono testimoni il Reuccio, mio figlio, lareginotta, tua promessa sposa e la fedele Sentinella.

CONTADINO – Quand’è così, ve la svelo: “Salame e mortadella, apriti o grottabella!”.

IL RE – Grazie. Reuccio e Sentinella, andiamo!(Via)


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

(Stacco di buio; il Contadino scompare, mentre la Reginotta si avvicina al proscenio e continua il racconto)

REGINOTTA – Il Re entrò nella grotta e ne tornò fuori carico di diamanti e diarance d’oro, anzi fece parecchi viaggi fino a quando svuotò completamente la grotta.

Era contento e felice perché, con poco sforzo, era riuscito a rimpinguare le casse del reame di ogni ben di Dio: diamanti, brillanti, pietre preziose di ogni genere, monili d’oro, bracciali, collane, anelli, marenghi d’oro e tutte le arance che erano state rubate dal giardino reale. Ma, quando aveva finito di trasferire il tesoro dalla grotta alla Reggia, si presentò il Contadino a riscuotere la ricompenza, ma il Re, ancora una volta, non ne volle sapere. Gli promise in cambio parte del tesoro, ma il Contadino s’incaponì: “O la Reginotta o niente!”. “E, allora, niente!” – disse il Re e il Contadino andò via infuriato.

Intanto, da quando il cardellino era in gabbia, non si erano verificati più furti d’arance, con grande soddisfazione del Re che gongolava di gioia.

La Reginotta si era molto affezionata al cardellino e se lo teneva sempre vicino parlandogli amorosamente.

A proposito, non c’è con me in questo momento; sarà triste per la mia assenza; occorre che lo mandi a prendere. (Chiama) Sentinella, portatemi subito la gabietta con il cardellino!

SENTINELLA – (Entrando con la gabietta)Eccovela, mia Reginotta.

REGINOTTA – Grazie. Ti puoi ritirare.

SENTINELLA – Ai vostri ordini.

REGINOTTA –(Al cardellino)Cardellino, perché sei così triste? Forse perché ti holasciato solo? Scusami, non lo farò più, ma tu fammi sentire la tua melodiosa voce.

CARDELLINO – Non mi va di cantare.

REGINOTTA – E perché mai?

CARDELLINO – Ho il mio padrone che piange.

REGINOTTA – E perché piange?

CARDELLINO – Perché non ha quel che vorrebbe.

REGINOTTA – E che vorrebbe?

CARDELLINO – Vorrebbe la Reginotta. Dice: “Ho lavorato a cuor contento e lemie fatiche sono sparse al vento!”.


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

REGINOTTA – Chi è il tuo padrone? E’ forse quel villano bifolco?

CARDELLINO – Mia cara Reginotta, quel villano bifolco, come lo chiami tu, è piùRe di Sua Maestà, tuo padre.

REGINOTTA – Se fosse vero, lo sposerei subito. Va’ a dirglielo e torna subito.

CARDELLINO – Lo giuri?

REGINOTTA – Lo giuro.

CARDELLINO – Aprimi la gabbia e fammi volare.

REGINOTTA – (Apre la gabbia, prende il cardellino e lo lancia in aria)Volalontano e torna col mio sposo!

(Si avvicina, quindi, al proscenio e continua il racconto)

Il cardellino volò via, ma non tornò più. La Reginotta diventò tanto triste.

Il Re, che non sentiva più cantare l’uccellino, chiedeva alla Reginotta come mai non cantasse. La Reginotta, per acchetarlo, doveva dire delle bugie: “Maestà, sta facendo la muta delle sue penne”.

Trascorsero alcune settimane e il Re tornò a chiedere come mai non sentisse cantare il cardellino. “Maestà, è un po’ malato”. Il Re si acchetò, ma la povera Reginotta viveva in ambasce e imprecava contro il cardello traditore e contro il suo padrone.

Una mattina, mentre la Reginotta era pensierosa e guardava fuori dalla finestra, il Re si precipita nella sala molto agitato, ma felice…

IL RE – Reginotta, figlia mia, ti porto buone nuove, però tu non essere più così tristee fammi un bel sorriso.

REGINOTTA – Di che si tratta, Maestà?

IL RE – Si è presentato l’ambasciatore del grande e potente Reame di “Panzafracca”e ti ha chiesto in moglie per il suo Re.

REGINOTTA – Maestà, per ora non mi voglio maritare: voglio restare ragazza.

IL RE – Non puoi farlo. Io ho impegnato la mia parola.

REGINOTTA – Maestà, le parole se le porta il vento!

IL RE – Che fai, alludi?


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

REGINOTTA – No, Maestà, le stesse parole le avete ripetute voi stesso alContadino.

IL RE – Io avevo i miei buoni motivi.

REGINOTTA – Non avreste dovuto impegnare la vostra parola di Re.

IL RE – Hai ragione, ma ora è diverso.

REGINOTTA – Maestà, questa è la mia volontà: per il momento non mi vogliomaritare.

IL RE – Quand’è così, resterai chiusa nella tua camera, a pane ed acqua, fino aquando non ti convincerai a dir di sì!

REGINOTTA – Come volete, Maestà, ma non mi piegherete.

IL RE – La vedremo! Intanto, ti puoi ritirare.

REGINOTTA – Ai vostri voleri!(S’inchina e via)

IL RE – Che ragazza caparbia, ma ha da vedersela col sottoscritto!

REUCCIO –(Arrivando anch’egli agitato)Maestà, è arrivato il Re di “Panzafracca”e chiede di essere ammesso alla vostra presenza.

IL RE – Ma aveva mandato il suo ambasciatore.

REUCCIO – E lui lo seguiva a ruota perché è molto impaziente di conoscere la suasposa.

IL RE – E quella testarda e ostinata di tua sorella che si rifiuta di maritarsi! REUCCIO – Ed ora come si fa?

IL RE – Bisogna guadagnare tempo fino a quando lei non si convince. REUCCIO – E se non si dovesse convincere?

IL RE – La rinchiuderò nel più austero convento di clausura!

SENTINELLA – (Arrivando)Maestà, Sua Maestà il Re di “Panzafracca” èimpaziente di porgervi i suoi più ossequiosi omaggi e chiede di essere ammesso alla vostra regale presenza.


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

IL RE – Introducilo.

CONTADINO- RE – (E’ irriconoscibile. Vestito di abiti eleganti, parrucca,manto,corona e scettro) Maestà, m’inchino profondamente per porgervi i miei piùdevoti omaggi.

IL RE –(Andandogli incontro senza riconoscerlo)Caro collega, io sono felice diabbracciarvi e di porgervi il benvenuto nella mia reggia, dove sarete il mio più gradito ospite. Intanto, ho l’onore di presentavi mio figlio, il Reuccio.

CONTADINO-RE – Tanto piacere, ma sono impaziente di conoscere la Reginotta,mia futura sposa.

IL RE – La Reginotta? Eh, già… la Reginotta… è giusto, ma…

REUCCIO – Maestà, mia sorella, la Reginotta, è indisposta.

IL RE – Sì, proprio… è indisposta… molto indisposta…

CONTADINO -RE – Oh, me ne dispiace tanto.(Al Reuccio)Fatemi il favore diportarle questo dono. Forse si sentirà subito meglio. (Gli consegna uno scrignetto d’oro, intarsiato di brillanti)

REUCCIO – Sarete subito accontentato.(Via)

IL RE – C’è, forse, l’anello di fidanzamento in quello scrignetto?

CONTADINO-RE – No, lo scrigno contiene una tisana miracolosa che la farà staresubito bene.

IL RE – Speriamo che guarisca veramente, nel corpo e nella mente.

CONTADINO-RE – Scommettiamo che si presenterà tosto a ringraziarmi per ildono?

IL RE – Conoscendola, mi pare impossibile.

CONTADINO-RE – Staremo a vedere.(Non finisce di pronunziare la frase che laReginotta appare sorridente. In mano ha il cardellino) Avete visto? Ho vinto lascommessa. (Rientra anche il Reuccio)

REGINOTTA – Grazie, Maestà, per avermi portato il cardellino che credevo perso.

(Al padre) Ora, padre, lo sentirete cantare come prima.


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

CONTADINO-RE – Il cardellino è per sempre vostro.

REGINOTTA – Vi ringrazio. Ed io cosa potrò darvi in cambio?

CONTADINO-RE – L’onore di concedermi la vostra mano a cui aspiro dalunghissimo tempo.

REGINOTTA –(Porgendogli la mano)Sarò felice di sposare il re, ma anche ilContadino.

IL RE – Come sarebbe, il Contadino? Dobbiamo finirla con codesto Contadino! Miafiglia non può sposare un bifolco contadino!

REGINOTTA – Maestà, non l’avete riconosciuto? Il mio futuro sposo è colui che siera presentato a voi sotto le mentite spoglie del Contadino, che vi ha consegnato il cardellino incantatore e a cui avete mancato di parola, ma che, in realtà, è Sua maestà il Re di “Panzafracca”.

IL RE – Non è possibile!

CONTADINO-RE – Sono proprio io. Spero che non mi rifiutate più la mano dellaReginotta, vostra figlia.

IL RE – Quand’è così, ve la concedo con tutto il cuore, a patto che mi perdoniate.

CONTADINO-RE – Patto concluso; e, speriamo, che abbiate imparato la lezione.

IL RE – Potete scommetterci.

REGINOTTA – Ed io sono felice di sposare tanto il Re quanto il Contadino, perchégià mi ero innamorata di lui. Prima, però, padre, ditemi quale sarà il vostro regalo di nozze?

IL RE – Vi regalerò l’albero delle arance d’oro. Così, voi sarete sempre più ricchi,mentre io, finalmente, potrò fare sonni tranquilli per tutto l’anno.

CONTADINO-RE – Andiamo a dare la notizia alla Corte e al Popolo.(Dà il braccioalla Reginotta che vi appoggia la sua mano e, seguiti dal Reuccio e dalla Sentinella, si avviano)

REGINOTTA – Padre, voi non venite?

IL RE – Andate, andate pure… Vi raggiungerò presto. Prima, però, devo concluderela favola iniziata ai miei piccoli amici.


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“LE ARANCE D’ORO” – Un atto di Giambattista Spampinato

(Si avvicina al proscenio)

Miei cari ragazzi, siamo giunti al termine della favola che, spero, vi sia piaciuta. Siate contenti come la Reginotta e il suo Re Contadino, che vissero felici insieme al cardellino, ma non fate come il vecchio Re di “Vattelaapesca”. Se fate un patto con qualcuno, dovete rispettarlo ed onorarlo perché la parola data vale più di un contratto scritto.

La morale della favola è giusto sottolineare:

Non dare la tua parola se non la puoi rispettare!”.

S I P A R I O

Baia Serena (Augusta), 28 agosto 1996.

Giambattista Spampinato

Via Orto Limoni n°60 – 95125 – CATANIA

Tel. 095.436657 – Cell. 338.6374574.


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