Le avventure del paese di Pressappoco

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LE AVVENTURE DEL PAESE DI PRESSAPPOCO

fiaba teatrale di Giampiero Orselli

le canzoni hanno le musiche di Efisio Tocco

PERSONAGGI:

(In ordine di apparizione)

Efisio, un barbone che abita in un bidone della spazzatura nella piazza principale del paese di Pressappoco.

Gino, lo spazzino di Pressappoco.

Bettina, la figlia del Sindaco di Pressappoco.

Galeazzo Vincenzone, sindaco di Pressappoco.

Il terribile ladro Bombardone.

Azzurrina, la fatina della notte.

Gaetano, il vigile urbano di Pressappoco.

La Contessa Camilla Guastalla di Miramar.

Il Contino Mariolino Spaghetto di Miramar.

Un cane.

NOTE DI ALLESTIMENTO

Lo spettacolo è costruito in modo che ci sia un attore protagonista che fa la parte di Efisio, mentre due altri attori, un uomo e una donna, fanno tutte le altri parti.

La scena, inoltre, è costruita su pochi ed essenziali elementi.

Le canzoni possono essere eseguite, in parte dal vivo e, in parte, su basi già registrate (vedi cassetta allegata).


LE AVVENTURE DEL PAESE DI PRESSAPPOCO

fiaba teatral-musicale di Giampiero Orselli

(In scena c'è un grande bidone della spazzatura. Da dentro risuona il trillo di una sveglia. Si sente rumoreggiare, poi il suono cessa bruscamente. Il coperchio del bidone si solleva e sbuca la testa di Efisio che sbadiglia rumorosamente verso il pubblico. A quel punto si accorge che ci sono gli spettatori e si rinfila nel bidone. Dopo un po', risbuca ed esce, con grande sforzo dal bidone. E' vestito con un pigiama e con un cappello da notte. Si volta verso il pubblico):

EFISIO: E allora? Che c'è da guardare? Non avete mai visto un bidone della spazzatura?

(Efisio tira fuori dal bidone uno specchio e lo punta verso il pubblico).

EFISIO: Ecco guardatevi. Siete belli voi.

(Poggia lo specchio contro il bidone, prende la schiuma da barba e il rasoio elettrico e comincia a farsi la barba, facendo con la bocca il suono del rasoio. Poi tira fuori il dopobarba, facendo l'imitazione degli spot pubblicitari. Finita l'operazione della barba, comincia a vestirsi davanti allo specchio. Si toglie il pigiama rivelando un paio di buffi mutandoni a pallini. I bambini ridono,  allora Efisio va a nascondersi dietro il bidone, tutto arrabbiato. Si veste con un elegantissimo completo da barbone).

EFISIO: E adesso mi faccio una bella colazione.

(Efisio estrae dal bidone una caffettiera e un fornello da campeggio. Mette la caffettiera sul fuoco e fa il caffè. Poi estrae i biscotti. Prima di bere il caffè, tira fuori dal bidone una vecchia radio e la accende. Cominciano a uscire notizie incredibili, lette da un attore fuori campo).

RADIO: Il terribile bandito Bombardone, ha rapinato ieri la pizzeria Mergellina di via Garibaldi e ha portato via quindici pizze Margherite, cinque pizze quattro stagioni e un profiterol.

EFISIO: Oooooh.

RADIO: Avviso agli ascoltatori: chiunque abbia preso il treno per Roma delle sette e quindici e pregato di riportarlo sul binario.

(Efisio ascolta le notizie scuotendo la testa, molto compreso).

EFISIO: Che tempi! Che tempi! Quante sventure. Ehi... a proposito di sventure, guardate chi sta arrivando. Gino lo spazzino.

(Entra in scena Gino lo spazzino, canticchiando una canzone)

GINO:  “Ogni mattina, suona la sveglia

e mi preparo ad andare

la gente dorme dentro le case

ma io non posso aspettare.

Con pochi passi, scendo giù in piazza

con la fedele ramazza

cara paletta, facciamo in fretta,

la spazzatura ci aspetta”.

(Efisio prende la chitarra, balza in avanti e sovrappone la sua canzone a quella di Gino)

(Gino fa un balzo per la sorpresa poi comincia a cantare insieme a Efisio)

EFISIO: “Ci sono pezzi di carta stagnola

bottiglie di latte e di Coca Cola

piatti di carta piegati a metà

vestiti usati di mamma e papà.

GINO: Ci sono giornali del giorno prima

una padella e qualche lattina

una paio di scarpe di color blu

e un giradischi che non serve più.

EFISIO: C'è un pallone ormai sgonfiato

tre uova marce ed un gelato

un rosso calzino e un vecchio gilet

un cappello da prete e lo scettro di un Re.

GINO: C'è una chitarra con le corde rotte

una valigia e un vaso da notte

una banana senza la buccia

e c'è un fucile con la cartuccia.

EFISIO: C'è un disco di Mina e di Celentano

e poi c'è l'elica di un aeroplano

la cartolina di un viaggio in Perù

e le ciabatte di un vecchio zulù.

GINO: Ci sono gli occhiali di mio nonno Ugo

e una camicia sporca di sugo

e le bretelle di chissachi

la foto di un cane che fa la pipì.

EFISIO: C'è la trombetta di Carnevale

la carta dei pacchi usata a Natale

un quadro falso di Picassò

e cosa dirvi d'altro non so.

GINO: Ah sì... c'è un topo grigio, amico mio

che se si arrabbia, ve lo dico io

mi morde il naso senza pietà

e la canzone finisce qua”.

GINO: Adesso basta cantare. E l’ora di mettersi al lavoro.

 (Gino prende il secchio pieno d’acqua e la scopa e comincia a spazzare il palcoscenico. Si solleva una grande polvere (borotalco) ed Efisio comincia a tossire fin quasi a strozzarsi. Nella gran confusione i due si scontrano e  vanno a sbattere per terra. Efisio si alza e prende il secchio d'acqua (che nel frattempo è stato sostituito con un secchio pieno di coriandoli) e, perdendo l'equilibrio, lo lancia sul pubblico con gran panico generale. Poi si volta verso Gino):

EFISIO:  Asino!

GINO: Babbeo!

(Si rialzano a fatica).

GINO: La vuoi piantare con quella ramazza, stavo per morire soffocato.

EFISIO: Se tu tenessi la città più pulita non dovrei lavorare così tanto.

GINO: Oh bella, parli di pulizia tu che vivi dentro un bidone della spazzatura.

EFISIO: Perché? Cosa hai da dire contro la spazzatura: Se non ci fosse tu cosa faresti?

GINO: Sai cosa farei?

EFISIO: Cosa? Sentiamo.

GINO: Il direttore di orchestra.

EFISIO: Il direttore d'orchestra? Ah, ah, ah, questa è bella. Ma se non sai suonare neanche il campanello della porta.

GINO: Ah sì, ora ti faccio vedere. Questi bambini sono la mia orchestra. Ascolta...

(Gino va di fronte ai bambini e li trasforma in un'orchestra. Dice a quelli alla sua sinistra di fare piiiii, e a quello alla sua destra di fare pooooo. E poi li dirige come se fossero le due sezioni di un'orchestra. Il gioco va avanti per un po'. Alla fine Efisio dice):

EFISIO: Ho capito, ho capito. In fondo sei un bravo direttore d'orchestra. Ma come spazzino non vali una cicca. Adesso vattene che devo prepararmi per un appuntamento.

GINO: Non posso.

EFISIO: Come non puoi?

GINO: Il sindaco mi ha mandato a dirti una cosa e finché non te l'ho detta non me ne posso andare.

EFISIO: Dilla allora.

GINO: Dunque, il sindaco mia ha detto di dirti che...

EFISIO: Che?

GINO: Di dirti che...

EFISIO: Che?

GINO: Di dirti che... ecco me lo sono dimenticato.

EFISIO: Sforzati, tonto, non possiamo stare qui fino a domani.

GINO: Per prima cosa non dirmi tonto, eppoi è stata colpa tua.

EFISIO: Come colpa mia?

GINO: Già, se non mi avessi confuso con tutta quella polvere adesso me la ricorderei la cosa che non dovevo dimenticare. Mi ci vuole proprio una bella bevuta.

(Gino si siede e tira fuori dalla sacca una bottiglia famigliare d'aranciata, di quelle di plastica, con il tappo che si svita. Prova ad aprirla ma non ci riesce).

GINO: Ohibò, l'hanno chiusa con troppa forza.

(Gino prova e riprova, contorcendosi sopra il tappo, e facendo buffa capriole. Alla fine Efisio si stufa):

EFISIO: Dammi qua, mani di burro, che la apro io!

(Anche Efisio si spreme e si contorce, facendo buffe smorfie, ma anche lui non riesce ad aprire).

EFISIO: Dannazione, sembra incollata. E mi è venuta pure sete.

(Efisio si volta verso i bambini del pubblico).

EFISIO: Che avete da ridere? Vorrei vedere voi. Ecco provate.

(Porge la bottiglia a un bambino del pubblico. In realtà il tappo della bottiglia è appena avvitato e il bambino lo apre facilmente. Efisio e Gino ci restano malissimo).

EFISIO: Hai visto citrullo. Persino un bambino è più forte di te.

GINO: Ha parlato l'incredibile Hulk. Anche tu non sei riuscito ad aprirla. E non chiamarmi citrullo.

EFISIO: Preferisci allocco forse.

GINO: Come osi?

EFISIO: Oso, stupidotto.

GINO: Questo è troppo, ti sfido a duello.

(Gino prende la sua scopa e la impugna a mò di scimitarra).

(Efisio fa altrettanto e comincia il duello).

(Arriva Bettina):

BETTINA: Fermi, cosa fate? Ma siete impazziti?

(Efisio e Gino smettono di combattere e chinano il capo molto avviliti):

BETTINA: E' questo il modo di comportarsi?

GINO: Ha cominciato lui!

EFISIO: No lui!

BETTINA: Basta. Si può sapere perché stavate litigando?

(Gino ed Efisio cominciano a spiegare i motivi della lite, ognuno a modo suo. Le loro voci si sovrappongono facendo una confusione incredibile. Bettina, esasperata, li zittisce).

BETTINA: Bastaaa! Vuol dire che chiederò ai bambini che cosa è successo.

(Bettina va a chiedere ai bambini che presubilmente faranno ancora più confusione di Gino ed Efisio. Alla fine della spiegazione dei bambini, Bettina dice):

BETTINA: L'unica cosa che ho capito è che siete proprio due zucconi.

EFISIO: La colpa è sua che è venuto a dirmi una cosa e si è dimenticato di ricordarsi la cosa che doveva ricordarmi di dire.

BETTINA: Eh?

GINO: No è sua. Mi ha distratto e mi sono dimenticato la cosa che dovevo ricordarmi di non dimenticare di dire.

BETTINA: Non ricominciate ora. Dunque Gino. Concentrati. Che cosa hai dimenticato di ricordarti di dire.

GINO: Ecco, non me lo ricordo.

EFISIO: Ecco, l'ho detto che sei un citrullo.

GINO: Non chiamarmi citrullo.

BETTINA: Calma. Qui bisogna usare la tecnica psicanalitica.

GINO: Cosa?

BETTINA: La tecnica psicanalitica. Vieni Gino, sdraiati qui sulla panchina.

GINO: Non sarà mica pericoloso?

BETTINA: Nessun pericolo. Ho letto come si fa su un libro di mio padre.

(Gino si sdraia sulla panchina come se fosse sul divano dello psicanalista. Bettina ed Efisio si mettono dietro di lui).

BETTINA: Pronto.

GINO: Pronto, chi parla?

BETTINA: Sono io Bettina. Ascoltami.

GINO: Si.

BETTINA: Adesso usiamo il sistema delle libere associazioni. Io dico una parola e tu mi rispondi con la prima parola che ti viene in mente. Va bene?

GINO: Va bene.

BETTINA: Acqua.

GINO: Vino.

BETTINA: Cane.

GINO: Gatto.

BETTINA: Freddo.

GINO: Caldo.

BETTINA: Asino.

GINO: Efisio.

(Efisio ha un moto d'ira, ma Bettina lo trattiene con un gesto).

BETTINA: Efisio.

GINO: Spazzatura.

BETTINA: Spazzatura.

GINO: Bidone.

(Gino balza in piedi).

GINO: Ecco. Ora ricordo cosa avevo dimenticato di ricordare di dire. Signorina Bettina, il signor sindaco suo padre, vuole che venga spostato il bidone dove dorme Efisio, perché domani verrà in città la contessa Camilla Guastalla di Miramar con suo figlio, il contino Mariolino Spaghetto di Miramar e non devono esserci porcherie in giro.

EFISIO: Cosa?! Spostare il mio bidone? Non ci penso nemmeno!

GINO: Così ha detto il signor sindaco e così sarà.

EFISIO: Giammai. Dovrai passare sul mio cadavere.

GINO: Ah sì, allora dovrai assaggiare la mia spada.

(Gino tira fuori la scopa e il duello ricomincia).

BETTINA: Basta. Smettela. Mi è venuta un'idea.

(Gino ed Efisio smettono di duellare).

EFISIO: Che idea?

GINO: Già, che idea?

BETTINA: Non c'è bisogno di spostare il bidone, basta mimetizzarlo.

EFISIO: Mimetizzarlo?

GINO: Mimetizzarlo, e che vuol dire mimetizzarlo?

EFISIO: Già, che vuol dire mimetizzarlo?

BETTINA: Vuol dire che il bidone resta dov'è e anche se c'è sembra che non c'è.

EFISIO E GINO: (all'unisono) Eh?

BETTINA: Ora vi spiego, aiutatemi a raccogliere i fiori e le foglie del prato, trasformeremo il bidone in un cespuglio.

(Parte una musichetta. A velocità da comica del muto, Bettina, Efisio e Gino  vanno verso il fondo della scena e raccolgono grandi fiori di carta colorata e foglie di cartone e cominciano ad addobbare il bidone, fino a farlo sembrare un cespuglio fiorito).

BETTINA: Ecco fatto! Così non ci sarà più bisogno di spostarlo.

GINO: Fantastico! Ma se il sindaco se ne accorge diventa matto.

BETTINA: Non se ne accorgerà nessuno, stai tranquillo. Basta che tu non ti lasci sfuggire nulla.

GINO: Se me lo chiede lei, signorina Bettina, sarò muto come un pesce.

BETTINA: Promesso?

GINO: Promesso. Adesso vi saluto. Devo andare a spazzare il marciapiede davanti alla stazione. La contessa e il contino arriveranno domani, con il treno delle sette e trentatrè e il sindaco ha detto che tutto deve essere lucido come uno specchio. Ciao ciao.

BETTINA: Ciao ciao.

(Gino si allontana cantando e rimangono in scena Bettina ed Efisio).

GINO:  “Ogni mattina, suona la sveglia

e mi preparo ad andare

la gente dorme dentro le case

ma io non posso aspettare.

Con pochi passi, scendo giù in piazza

con la fedele ramazza

cara paletta, facciamo in fretta,

la spazzatura ci aspetta”.

BETTINA: Allora Efisio, che te ne sembra?

EFISIO: Mah.

BETTINA: Non dirmi che non ti piace.

EFISIO: Boh.

BETTINA: Come boh?

EFISIO: Non so, non mi convince. Io ero abituato al mio vecchio bidone d'argento. Così conciato non lo riconosco più. Sembra che si sia messo l'abito da sera.

BETTINA: Dai Efisio. E' una soluzione provvisoria. Appena la contessa se ne sarà andata, tornerà tutto come prima.

EFISIO: Già, ma non sono convinto.

(Mentre parlano un grosso cane (un attore travestito) entra in scena, scodinzola un po', va ad annusare qualche bambino, abbaia, poi alza la gamba, fa pipì sul bidone di Efisio scambiandolo per un cespuglio. E se ne va).

EFISIO: Ecco lo sapevo che c'era qualcosa che non andava. Adesso il mio bidone attirerà tutti i cani della zona. Uffa.

BETTINA: Dai non fare quella faccia. Ti ho portato un regalo.

EFISIO: Un regalo?

BETTINA: Oggi è il tuo compleanno. Non ricordi?

EFISIO: Il mio compleanno. E' vero! Con tutta questa confusione me ne ero dimenticato. E che regalo mi hai portato?

BETTINA: Chiudi gli occhi e non aprirli finché non te lo dico io.

(Bettina estrae dalla borsa un cannocchiale e lo mette tra le mani di Efisio).

BETTINA: Devi indovinare cosa è tenendo gli occhi chiusi.

(Efisio rigira l'oggetto tra le mani, pensieroso).

EFISIO: Secondo me è...

BETTINA: E'...

EFISIO: Un grosso sigaro.

BETTINA. Ma va.

EFISIO: Una cerbottana.

BETTINA: Ma no.

EFISIO: Una bottiglia di liquore alla menta.

BETTINA: Macché.

EFISIO: Una biro del gigante Polifemo.

BETTINA: Uffa, bambini diteglielo voi che cosa è...

(I bambini urlano la riposta ed Efisio apre gli occhi).

EFISIO: Un cannocchiale. Ho sempre sognato di averne uno per guardare gli uccellini sugli alberi. Grazie Bettina, è il più bel regalo che io abbia mai ricevuto.

(In sottofondo parte una musichetta. E' la base della prima canzone che cantano Efisio e Bettina).

(Efisio poggia l'occhio al cannocchiale e comincia a guardarsi intorno).

BETTINA: "Dai dai dimmi cosa vedi

dai dai, dimmi cosa vedi".

EFISIO:

"Vedo un tipo strano

con un ombrello in mano

anche se il cielo è tutto blu.

Vedo la maestra

affacciata alla finestra

che bagna le sue rose e guarda giù".

BETTINA:

"Dai dai dimmi cosa vedi

dai dai, dimmi cosa vedi".

EFISIO:

"Vedo una bambina

seduta in cucina

che mentre mangia guarda la tivù.

E vedo il farmacista

che legge una rivista

e a lavorare non ci pensa più.

(Efisio passa il cannocchiale a Bettina).

EFISIO:

"Dai dai, dimmi cosa vedi

dai dai, dimmi cosa vedi".

BETTINA:

"Vedo un gattino

poggiato su un gradino

che beve il suo latte e se ne va.

E vedo il tramvai

che non si ferma mai

di correre su e giù per la città.

EFISIO:

"Dai dai, dimmi cosa vedi

dai dai, dimmi cosa vedi".

BETTINA:

"Vedo un aeroplano

che viene da lontano

e guarda tutto il mondo da lassù

poi vedo mio papà

che arriva fino a qua

correndo fino a non poterne più.

(Bettina smette di cantare)

BETTINA: Oddio sta arrivando mio padre di corsa.

(Entra in scena il sindaco, tutto arrabbiato e la musica cessa).

SINDACO: Bettina, che ci fai qui?

BETTINA:  Papà.

EFISIO: Oh no, il sindaco.

SINDACO: Ti ho detto che non voglio che frequenti quel tipo.   

BETTINA: Ma papà.

SINDACO: Niente ma. Ricordati che tu sei mia figlia, la figlia di Galeazzo Vincenzone sindaco del paese di Pressappoco e non puoi frequentare un misero barbone perdigiorno. Domani verrà in città la contessa Camilla Guastalla di Miramar, per comprare il giardino comunale e fabbricarci un grande parco giochi per i bambini di Pressappoco  e con lei ci sarà suo figlio, il contino Mariolino Spaghetto di Miramar, un giovane così fine ed educato. Quello è il marito giusto per te. Pensaci, se lo sposi, diventerai contessa.

BETTINA: Non mi importa di diventare contessa. Sto bene così.

SINDACO: Decido io se stai bene o no. E adesso scostati: sono venuto a fare a pezzi quel bidone che deturpa la bellezza di questa piazza.

(Il sindaco estrae una scimitarra e si appresta a distruggere il bidone).

SINDACO: Ma come, il bidone non c'è più.

EFISIO: Già sparito.

SINDACO: Ah, bene, bene. Eh ora vedi di sparire anche tu o ti farò in mille pezzettini, capito?

EFISIO: Capito, capito.

BETTINA: Vieni via, papà, non ti agitare o ti verrà la tosse.

(Bettina porta via il sindaco, che si allontana grugnendo. Efisio rimane solo in scena. Canticchia ancora un po' la canzoncina di prima, poi dice):

EFISIO: Guarda che luna e guarda che stelle. E pensare che sono tutti in casa a guardare la tivù, con un cielo così bello. Non sanno quello che si perdono. Quasi quasi li vado a chiamare e glielo dico. Anzi, no, meglio di no. Che mi prendono a secchiate d'acqua sulla testa. L'unica è andare a dormire. 

(Efisio tira fuori dal bidone la camicia da notte e la indossa sopra il vestito).

EFISIO: Come è passata in fretta questa giornata. Ne sono successe di cose eh. Prima è arrivato quel rompiscatole di Gino lo spazzino e poi è arrivata Bettina che ha trasformato il mio bidone in un cespuglio e poi è arrivato il sindaco che mi voleva fare a pezzi. Lo credo che uno arriva a sera che è così stanco. Aaaah (sbadiglia). Buonanotte.

(Efisio si mette il cappello di lana, si infila nel bidone e chiude il coperchio. Dopo un po', dal bidone proviene un forte russare. Poi sale una musichetta e il coperchio si apre. A sorpresa esce un burattino. E' Efisio).

EFISIO BURATTINO: Brrr che freddo stanotte, mi sa che tra un poco nevica, ci vorrebbe un po' di fuoco.

(Dal bidone esce una mano con un accendino acceso. Efisio fa un salto dallo spavento)

EFISIO B: Uaah. Grazie.

MANO: Prego.

(La mano sparisce).

EFISIO: Che cose strane succedono, ho detto fuoco ed è uscito il fuoco. Mi chiedo cosa sarebbe successo se avessi detto, che ne so, banana.

(Una banana sbuca dal bidone, facendo fare un balzo dallo spavento a Efisio).

BANANA: Qualcuno mi ha chiamato?

EFISIO: Ehem, sono stato io.

BANANA: Ah sì, e chi è lei?

EFISIO: Sono Efisio.

BANANA: E si può sapere cosa vuole a quest'ora, signor Efisio?

EFISIO B: Mah, veramente non saprei.

BANANA: Ah, ho capito, lei mi sveglia a quest'ora e non sa neppure quello che vuole, bella roba. Le insegno io l'educazione.

(La banana comincia a prenderlo a bananate sulla testa e poi sparisce).

EFISIO: Gulp, roba da matti, una banana parlante e pure manesca. Qui c'è qualcosa che non mi convince. Bisogna che stia attento a quello che dico. Diavolo.

(Un diavolo esce dal bidone).

EFISIO B: Uaah.

DIAVOLO: Chi si è permesso di pronunciare il mio nome.

EFISIO B: Aaah.

DIAVOLO: Gli taglierò la testa.

(Il diavolo comincia a inseguire Efisio che fugge. All'improvviso scompare ma al suo posto appare un teschio. Alla fine il vero Efisio esce dal bidone).

EFISIO:  Dio mio, che notte terribile, ho fatto un incubo che non vi immaginate nemmeno. Pensate che ero lì tranquillo e ho detto. "Che freddo ci vorrebbe un po' di fuoco", ed è apparso il fuoco. Poi è arrivata una banana parlante, e poi il diavolo in persona che mi voleva tagliare la testa e dietro il diavolo un terribile teschio e poi... Ecco, lo dicevo io, lo sanno tutti che a dormire dentro i cespugli vengono gli incubi. Meno male che è tutto finito. Oh no, ma chi è che arriva adesso? Il ladro Bombardone, brrrr...

(Efisio comincia tremare dalla paura e si nasconde nel bidone mentre un'ombra spaventosa traversa la scena. E' un uomo vestito con una calzamaglia nera che lo copre dalla testa ai piedi. I suoi occhi sono coperti da grandi occhiali scuri).

BOMBARDONE: (fa dei versi minacciosi verso il pubblico). Uaah, uaaah. Vi faccio paura eh? Vi faccio paura eh? Lo credo, sono il terribile ladro Bombardone, tutti hanno paura di me. Io sono capace di rubare qualsiasi cosa. Pensate che una volta ho rubato un teatro intero. La gente stava guardando lo spettacolo e c'era il celebre tenore Ramadam che cantava: La donna è mobile qual piuma al vento (Bombardone canta completamente stonato). E io zac: ho rubato il teatro, con tutta la gente dentro. Ramadam si è ritrovato in mezzo alla strada, con tutte le macchine che suonavano il clacson, pee, pee, perché interrompeva il traffico e il vigile gli ha persino dato una multa. Ah, ah, ah, ah. Vi faccio paura eh? Pensate che una volta ho rubato una scuola con tutte le maestre dentro. I bambini sono arrivati alle otto in punto e la scuola non c'era più. Così sono andati ai giardinetti a giocare. Cosa nei direste se rubassi la vostra scuola? Eh? Uaaah, vi faccio paura? Eh? Allora avete capito chi sono io? E se non l'avete capito ve lo canto in musica.

La canzone di Bombardone.

BOMBARDONE: “Già quando ero bambino

chiamato Bombardino

passavo le giornate a rubacchiar.

Biscotti e caramelle

prendevo alle sorelle

anche se non mi andava di mangiar.

Adesso son ladrone

mi chiamo Bombardone

ed il mio nome già vi fa tremar.

Perciò che v'aggio a dì

toglietevi di lì

sennò vi giuro qui finisce mal.

(Coro) Che impression, arriva Bombardon!

Che impression, arriva Bombardon!

Se lavorare stanca

io entro in una banca

e prendo tutti i soldi che mi va.

Al bar poi faccio un salto

e grido "Mani in alto!"

e rubo tre panini per mangiar.

Capite la questione

mi chiamo Bombardone

e faccio tutto quello che mi par.

Perciò che v'aggio a dì

toglietevi di lì

sennò vi giuro, qui finisce mal.

(Coro) Che impression, arriva Bombardon!

Che impression, arriva Bombardon!

Adesso son le sette

rubo due sigarette

perchè ho un poco voglia di fumar.

E quando son le dieci

rubo una pasta e ceci

al ristorante Nuovo Miramar

Poi alle quattro e venti

bambini state attenti

mi può tornar la voglia di rubar.

Perciò che v'aggio a dì

toglietevi di lì

sennò vi giuro, qui finisce mal.

(Coro) Che impression, arriva Bombardon!

Che impression, arriva Bombardon!”

BOMBARDONE - Stanotte sono entrato nella stanza del sindaco e ho rubato questa scatoletta. Credevo che dentro ci fossero i gioielli della sindachessa, e invece.

(Bombardone guarda dentro la scatola con una smorfia di disgusto).

BOMBARDONE: Puah. Che schifezza. Io questa la butto.

(Bombardone getta la scatola nel cespuglio).

BOMBARDONE: Uaaah. Vi faccio paura eh?

(Bombardone se ne va. Efisio esce dal cespuglio grattandosi la testa).

EFISIO: Ahi che botta.  Ma cosa c'è in questa scatola?

(Efisio vi infila la mano e lancia un grido. Estrae la mano. Attaccato alle sue dita c'è una dentiera. Efisio la stacca a fatica e la guarda pensieroso).

EFISIO: Una dentiera? Oh bella. Che me ne faccio di una dentiera? Io i denti ce li ho tutti quanti. Quasi quasi la butto via. Anzi no, potrebbe servire a mio nonno Everardo. Lui ha un dente solo.  Ecco, la metto qui, e dopodomani gliela porto. Ma che ore sono? Le tre di notte. Diavolo. E' adesso chi dorme più? Mi ci vorrebbe una bella fatina che mi cantasse una ninna nanna. Peccato che in questa città non ci siano le belle fatine.

(Una fatina si affaccia dalla quinta e dice):

FATINA: Chi te l'ha detto?

(Efisio guarda verso il pubblico):

EFISIO: Ehi, ma chi ha parlato? Ho sentito una vocina.

(Tutti i bambini indicano verso la fatina).

EFISIO: Oh, che bella. Ma, ma... ma tu chi sei?

FATINA: Sono Azzurrina, la fatina della notte.

EFISIO: Ma va. E non mi dire che conosci anche qualche ninna nanna, di quelle che fanno dormire come i sassi.

FATINA: Certo.

EFISIO: Che bello. Ti prego, Azzurrina, cantamene una, perché stanotte non c'è proprio verso di riuscire a dormire. Prima è arrivato il fuoco. Poi la banana parlante, poi il diavolo in persona e dietro di lui un terribile teschio. E poi, come se non bastasse, è arrivato Bombardone, il ladro che fa tanta impressione e...

FATINA: Non ti preoccupare Efisio. Ho io la ninna nanna che fa per te.

EFISIO: Davvero? Vuoi dire che farà più effetto di una super camomilla concentrata?

FATINA: Certo. Mettiti nel bidone e ascolta.

FATINA: “Chiudi i tuoi occhi

e lasciati andare

pensa alle stelle lassù

che tutte in fila

ti stanno a guardare

perse in un mare di blu.

Pensa che bello

poter sognare

un'isola che non c'è

e una sirena

che esce dal mare

e canta solo per te.

Ninna nanna, ninna oh

dorme l'intera città

prendi i tuoi sogni e giocaci un po’

finché il mattino verrà.

Ninna nanna, ninna oh

è un'altra notte che va,

la luna ti guarda e sorride lassù

finché il mattino verrà.

Chiudi i tuoi occhi

e non ci pensare

se qualche cosa non va.

Dopo la pioggia

c'è sempre il sole

e tutto si aggiusterà.

Pensa che bello

poter volare

nel cielo dentro di te

come un gabbiano

alto sul mare

dell'isola che non c'è.

Ninna nanna, ninna oh

dorme l'intera città

prendi i tuoi sogni e giocaci un po’

finché il mattino verrà.

Ninna nanna, ninna oh

è un'altra notte che va,

la luna ti guarda e sorride lassù

finché il mattino verrà...

e un nuovo giorno sarà”.

(Efisio si è addormentato. La fatina gli posa la sua bacchetta magica sul capo ed esce, mentre la musica sfuma).

(Entra il cane che porta tra i denti un cartello con su scritto: LA MATTINA DOPO).

(Si sente un gallo che canta. Efisio si sveglia e la sua testa esce dal bidone).

 

EFISIO: Che dormita ragazzi. E tutto grazie a quella bella fatina che mi ha cantato una ninna nanna meravigliosa. Se non arrivava lei avrei continuato a fare incubi terribili. Pensate che ho sognato persino che il terribile ladro Bombardone, che fa tanta impressione, fosse passato di qui e mi avesse tirato una scatola sulla testa. (Vede la scatola) Ecco una scatola uguale a questa. Uaaah! Ma allora non era un incubo. E' veramente arrivato il terribile Bombardone. Meno male che non mi ha visto, sennò mi tagliava a fette come un salame.

(Efisio estrae dal bidone una caffettiera e un fornello da campeggio. Mette la caffettiera sul fuoco e fa il caffè. Poi estrae i biscotti. Prima di bere il caffè tira fuori dal bidone la vecchia radio e la accende).

RADIO: Ultime notizie. Ultime notizie.

(Efisio, distrutto dalla notte insonne si è addormentato in piedi).

RADIO: Ehi dico a lei. Si svegli!

EFISIO: Eh, ah, come.

RADIO: Si svegli che ci sono le ultime notizie.

EFISIO: Ah, mi scusi.

RADIO: Per questa volta fa niente, ma che non succeda più. Dunque. Ultime notizie. Questa notte il terribile ladro Bombardone ha rubato la dentiera del signor sindaco.

EFISIO: Lo so.

RADIO: Cosa?

EFISIO: Lo so.

RADIO: Come lo sa? Questa è la prima edizione del mattino.

EFISIO: Sì però...

RADIO: Però un corno, io mi sono svegliata alle sei in punto per dare le notizie e lei dice lo so. E proprio un bel cafone!

EFISIO: No, lasci che le spieghi è che...

RADIO: Non c'è niente da spiegare. Addio.

(La radio si spegne da sola).

EFISIO: Che radio permalosa, non ha neanche lasciato che le spiegassi...

(Mentre Efisio dice questo, sbuca Bettina alle sue spalle che lo fa trasalire dallo spavento).

BETTINA: Efisio, è successa una cosa terribile. Bombardone ha rubato la dentiera di mio padre e così lui non può ricevere la contessa Camilla Guastalla di Miramar.

EFISIO: Non c'è problema...

BETTINA: Come non c'è problema? Ma ti rendi conto. La contessa Camilla Guastalla di Miramar doveva mettere i soldi per la costruzione del parco giochi per i bambini. E adesso chi ce li mette. In Comune non c'è più neanche una lira dopo che hanno comprato i semafori per le pecore del contadino Filippo.

EFISIO: Sì però...

BETTINA: Però un corno, adesso chi glielo dice alla contessa  Camilla Guastalla di Miramar che il sindaco non può andarla a prendere? Sono sicura che sbatterà la porta e non si farà più vedere.

EFISIO: Ci penso io...

BETTINA: Sì, proprio tu. Figurati se puoi andare a ricevere la contessa Camilla Guastalla di Miramar vestito così. L'unica soluzione è riuscire a trovare la dentiera di mio padre prima che la contessa arrivi. Su non restare lì impalato, aiutami a cercarla, può darsi che Bombardone l'abbia buttata da qualche parte. Presto, presto!

(Bettina se ne va trafelata, lasciando Efisio come un allocco al centro della scena).

EFISIO: Che furia! Non mi ha neanche lasciato dire che la dentiera l'ho già trovata, perché il terribile ladro Bombardone l'ha gettata sulla mia zucca. Ho ancora il bernoccolo, qui... eccolo, ahi! Pazienza, glielo dirò dopo, quando ripassa. E poi a me questa contessa Camilla Guastalla di Miramar mi sta già antipatica. Ecco.

(Efisio prende la scopa e comincia a sollevare un sacco di polvere. In quel mentre, entra in scena Gaetano, il vigile urbano, cantando la sua canzone.

GAETANO: “Arriva il Vigile

su tutto vigile

lui è il custode della città

Svelto e invincibile

come un sommergibile

prende il taccuino e la multa fa.

Per cui attenzione

contravvenzione

pochi discorsi hai da paga’.

Perché il Vigile

su tutto vigile

delle infrazioni non ha pietà”.

(Si avvicina a Efisio e tira uno starnuto tale che fa volare lui e il bidone).

EFISIO: (Rialzandosi). Ma che c'è adesso?

GAETANO: Chi le ha dato l'autorizzazione di posteggiare quel cespuglio in sosta vietata? Centomila di multa. Etcììì.

(Efisio viene di nuovo spazzato via e cade facendo una buffa capriola).

EFISIO: Diavolo, è peggio di un tifone.

GAETANO: E' colpa della primavera. Sono allergico al polline.

EFISIO: Ma che c'entra la primavera, siamo in autunno.

GAETANO: Allora è colpa della polvereeetcì! Chi le ha dato l'autorizzazione di spazzare il marciapiede senza il permesso del sindaco? Centomila di multa.

(Efisio rotola per tre volte di fila sul palcoscenico).

EFISIO: Aspetti un secondo.

(Efisio corre al bidone e tira fuori un ombrello con il quale si ripara dal nuovo terribile starnuto di Gaetano).

EFISIO: So io come fare.

(Efisio corre al bidone e prende una molletta che va a mettere sul naso di Gaetano).

EFISIO: Aaaah, ecco fatto.

GAETANO: (Con un incredibile voce nasale). Allora mi dica, lei ha visto per caso passare il terribile ladro Bombardone?

EFISIO: No, perché?

GAETANO: Quel cattivaccio ha rubato la dentiera del signor sindaco.

EFISIO: Ma va.

GAETANO: Proprio oggi che arriva la contessa Camilla Guastalla di Miramar con i soldi per il giardino infantile.

EFISIO: Ma guarda.

GAETANO: Il sindaco ha detto che darà un centilione di lire in contanti a chiunque troverà la sua dentiera.

EFISIO: Cosaaaa!

GAETANO: Capisci, un centilione di lire in contanti. Sono una bella cifra. Sai quante cose ti puoi comprare con un centilione di lire in contanti?

EFISIO: No, non lo so.

GAETANO: Beh, se io avessi un centilione di lire in contanti mi comprerei una nave a vapore, un castello a pois, una televisione a quarantasei pollici, un telefonino portatile formato famiglia e un paio di ciabatte di velluto blu.

EFISIO: Oh...

GAETANO: Inoltre smetterei di fare il vigile e non dovrei più mettermi la molletta al naso.

EFISIO: Già.

GAETANO: A proposito di molletta. Chi le ha dato l'autorizzazione di mettere una molletta al naso di un vigile urbano senza il permesso della giunta municipale? Eeeeeeee...

EFISIO: (Cercando di riaprire l'ombrello che aveva chiuso). Oh no, si è bloccato.

GAETANO: ...eeeeetcììì.

(Lo starnuto è spaventoso. Fa saltare la molletta e fa volare Efisio e l'ombrello tre metri più in là. Il vigile si allontana starnutendo ed esce di scena).

EFISIO: Mamma mia. Che raffreddore. Meno male che se ne è andato.

(Efisio corre al bidone e tira fuori la scatoletta. Prende la dentiera in mano e la bacia).

EFISIO: Caruccia, sei proprio bruttina, ma quanto vali. Un centilione di lire in contanti. Voi cosa comprereste con un centilione di lire in contanti?

(Efisio lo chiede ai bambini e rimane ad ascoltare le loro risposte).

EFISIO: Allora fatemi pensare a cosa comprerei io se avessi un centilione di lire in contanti. Dunque, dunque: mi comprerei una bicicletta rossa, e anche una motocicletta rossa, e una Ferrari Testarossa, tutto rosso, poi una roulotte, ma che dico una roulotte, mi comprerei un castello con 103 stanze e quattordici bagni. E poi vorrei avere almeno tre camerieri: uno che mi prepara da mangiare, uno che mi prepara il letto e uno che mi canta la ninna nanna. Poi mi comprerei un cappotto di cammello blu, un paio di stivaloni di cuoio e un cappello da cow boy. Poi me ne andrei al cinema tutti i giorni, a vedere i cartoni animati. Anzi no, mi comprerei il cinema, così non dovrei più pagare il biglietto per vedere i cartoni animati. Poi vorrei avere un flipper che funziona anche senza le monetine e un juke box per ascoltare le canzoni di Rollo e il suo Pollo, il mio gruppo preferito. Ah che vita da nababbo farei. Tutto il giorno in panciolle, sul materasso a molle, a mangiare paste frolle. O no? Ummh. Ora che ci penso, forse non sarebbe così bello. Eh già se mi compro la macchina poi Gaetano il vigile urbano, mi dà una multa dietro l'altra. E se compro il castello poi mi tocca pagare la luce, il gas, il telefono, la tassa sulla spazzatura, i contributi per i camerieri e il centilione di lire se ne va nel giro di un mese. E allora mi tocca tornare a dormire nel bidone. E se qualche barbone nel frattempo mi occupa il bidone, come risolvo la questione? Che confusione. Meglio non avere il centilione. Mondo cannone! Sapete che vi dico, io la dentiera la porto a mio nonno  Everardo, che ne ha più bisogno di me. E non ci penso più.  

Ehi ma chi arriva adesso?

(Entrano la contessa e il contino di Miramar. Sono vestiti con ridicoli abiti nobiliari. La contessa ha un andatura solenne mentre il figlio la segue mesto e rassegnato).

CONTESSA: E' uno scandalo! E' una vergogna! Arrivo in città io, la contessa Camilla Guastalla di Miramar e nessuno viene a prendermi alla stazione. Ma si è mai vista una cosa simile?

CONTINO: No mamma.

CONTESSA: Ma mi sentiranno, oh se mi sentiranno. Domani telefonerò al Re in persona e farò licenziare il sindaco su due piedi.

CONTINO: Non c'è più il Re mammma.

CONTESSA: Allora mi rivolgerò alla Regina.

CONTINO: Non, c'è più neanche la Regina. Siamo in una Repubblica mamma.

CONTESSA: Questi tempi moderni. Uno non sa più a chi rivolgersi.

Vergognoso.

CONTINO: Mamma, è questo il giardino che tu volevi comprare?

CONTESSA: Già.

CONTINO: Che bella idea di costruirci un parco giochi per i bambini.

CONTESSA: (Ride sguaiatamente, spaventando il figlio) Uah uah uah.

CONTINO: Che c'è mamma, ti senti male?

CONTESSA: Non mi sento male, sto ridendo a sentire le tue sciocchezze. Ma quale parco giochi?! (La contessa comincia a parlare a bassa voce, senza accorgersi che Efisio è sbucato dal cespuglio e sta ascoltando tutto quello che dicono). Ho detto al sindaco che intendo costruire un parco giochi per i bambini e invece, col cavolo.

CONTINO: Col cavolo. Che cavolo?

CONTESSA: Col cavolo che c'è al posto del tuo cervello, brutto tonto! E' un modo di dire.

CONTINO: Ah sì. Un modo di dire. Per dire cosa?

CONTESSA: Per dire che non ho nessuna intenzione di costruire un parco giochi. Era tutta una scusa per avere il terreno a poco prezzo. In realtà io ci voglio costruire una fabbrica di carrarmati riscaldati per i cacciatori di orsi polari. Non è una grande idea?

CONTINO: Ma veramente, non saprei. 

CONTESSA: Ho già pronta la pubblicità:

"Se vuoi cacciar,

l'orso polar,

senza congelar,

puoi comprar,

il mezzo militar

della contessa Miramar".

Che te ne par?

EFISIO: Da vomitar!

(La contessa dà uno schiaffo al figlio)

CONTESSA: Come osi dire così a tua madre?

CONTINO: Ma io non ho detto nulla.

CONTESSA: Come non hai detto nulla? Ho sentito benissimo. Io ho detto:

"Se vuoi cacciar,

l'orso polar,

senza congelar,

puoi comprar,

il mezzo militar,

della contessa Miramar".

Che te ne par?

EFISIO: Buttati a mar!

(La contessa dà un altro schiaffone al figlio che rotola su sè stesso).

CONTINO: Ma mamma. Non sono stato io.

CONTESSA: E allora chi? Ci siamo solo noi due.

(Il Contino si alza tutto tremante)

CONTINO: Mamma, questo posto non mi piace. Non vorrei che ci fossero i fantasmi.

CONTESSA: Ma quale fantasmi? Lo sanno anche i bambini che i fantasmi non esistono.

(Mentre la contessa dice questo, alle sue spalle, sbuca dal cespuglio Efisio con un lenzuolo in testa. Il contino Spaghetto lo vede e solleva la mano terrorizzato, cercando di indicarlo a sua madre).

CONTINO: Ma ma ma ma.....

CONTESSA: Perché fai quella faccia? Ti senti male?

CONTINO: Un fa fa fa fa...

CONTESSA: Ma che c'è? Che dici?

CONTINO: Una fa fa fa....

CONTESSA: Un fagiolo.

CONTINO: No. Un fa fa fa fa...

CONTESSA: Un falco?

CONTINO: No.

CONTESSA: Un fagotto.

CONTINO: No.

CONTESSA: Un fabbro. Un farmacista. Un fanciullo. Un faro.

CONTINO: Ma no. Un fa fa fa...

CONTESSA: Ah ho capito. Vuoi un fazzoletto. Ecco, te ne do uno di carta.

CONTINO: Ma no, un fantasma. Dietro di te.

(La contessa si gira e automaticamente Efisio si abbassa).

CONTESSA: Dietro di me non c'è niente. Te l'ho già detto, i fantasmi non esistono. Brutto tonto.

CONTINO: Sarà, ma io ne ho visto uno grosso così. Sarà meglio andarcene ora.

CONTESSA: Niente affatto. Io non me ne vado finché non ho acquistato il giardino. 

(Alle sue spalle si alza Efisio con una gigantesca testa da coccodrillo. Il contino lo indica terrorizzato).

CONTINO: Uha, un co co co...

CONTESSA: Un cocomero.

CONTINO: No, un co co co...

CONTESSA: Un cosacco?

CONTINO: Macché cosacco, un co co co...

CONTESSA: Un coniglio?

CONTINO: Macché coniglio, un co co co...

CONTESSA: Un coccodrillo.

CONTINO: Risposta esatta! Un coccodrillo.

CONTESSA: E dove sarebbe questo coccodrillo?

(Il contino le fa segno di guardare dietro di sè. La contessa si volta e vede il coccodrillo).

CONTESSA: Ah sì, ecco, un bel coccodrillone. (Poi si rende conto di quello che ha visto). Cosa?!!! Un coccodrillo! Uaah.

(Efisio esce dal cespuglio e comincia a inseguire la contessa e il contino per tutta la scena. Fanno due o tre giri intorno al cespuglio poi fuggono via).

EFISIO: Via, via, tornatevene al vostro paese che ve li do io i carrarmati per cacciatori. Guardali come corrono. Ohh. Finalmente un po' di pace. Non ne potevo più di tutta queste gente. Sembra di essere in una piazza. Ah già, ma siamo in una piazza. Finalmente. Adesso che la contessa se ne è andata posso togliere tutti questi fiori  e rimettere a posto il mio bidone.

(Parte la musichetta e con movenze da cinema muto, Efisio toglie tutti i fiori dal bidone).

EFISIO: Oh, ecco fatto. Il mio vecchio bidone. Quanto mi sei mancato.

(Efisio abbraccia il bidone. Poi ci si infila dentro).

EFISIO: Ah, casa, dolce casa.

(Chiude il coperchio e dopo un po' sale il rumore fragoroso del suo russare. Ma la pace dura poco, perché Bettina entra in scena e comincia a bussare sul coperchio).

BETTINA: Efisio, Efisio.

(Efisio sbuca dal bidone. Bettina non se ne accorge e gli bussa in testa, con lo stesso rumore metallico).

EFISIO: Ahi, ma che c'è adesso?

BETTINA: Efisio, Efisio. E' successa una cosa terribile! La contessa Camilla Guastalla di Miramar e il contino Mariolino  Spaghetto sono fuggiti. E adesso chi li compra i giochi per i bambini?

EFISIO: Altro che giochi per i bambini. Quella strega voleva comprare il giardino per costruirci una fabbrica di carrarmati per i cacciatori di orsi polari. Ho sentito tutto stando nascosto dentro il cespone, cioè dentro il biduglio, insomma dentro il bidone cespuglio.

BETTINA: Cosa? Una fabbrica di carrarmati al posto del parco per bambini. Non posso crederlo.

EFISIO: E invece è così.

BETTINA: Poffarbacco.

EFISIO: Poffarbaccone, direi io. Se non fossi intervenuto facendo il fantasma coccodrillo a quest'ora i bambini non avrebbero più uno spazio dove giocare.

BETTINA: Oh, Efisio. Mio eroe.

(Lo abbraccia e lo bacia. Alle sue spalle arriva il sindaco).

SINDACO: (Dice biascicando per la mancanza della dentiera).

Bettina, ti ho detto che non voglio che frequenti quel misero pezzentone.

BETTINA: Ma papà, lui non è un misero pezzentone. E' un eroe coi fiocchi. Se non fosse stato per lui la contessa Camilla Guastalla di Miramar avrebbe acquistato il giardino per farci una fabbrica di carrarmati da caccia.

SINDACO: Carrarmati da caccia? Che storia è questa?

BETTINO: Efisio ha scoperto tutto perché era nascosto dentro il cespuglio.

SINDACO: Il cespuglio? A proposito dov'è finito quel bel cespuglio che era lì?

BETTINA: Lascia perdere il cespuglio, papà. L'importante è che adesso la città è salva.

SINDACO: Non mi importa nulla della città. Non posso più vivere senza la mia dentiera. Sono disposto a dare un centilione a chiunque me la ritrovi. Era un caro ricordo di mio zio Gustavino.

EFISIO: (Aprendo la scatoletta) Ecco la sua dentiera. Basta che mi lasciate in pace.

BETTINA e SINDACO: La dentiera!

BETTINA: Ma dove l'hai trovata?

EFISIO: Semplice. Ho visto passare di qua il terribile ladro Bombardone e gli ho detto: "Fermati Bombardone, o ti faccio a pezzi con le mie mani". Modestamente sono cintura nera di karkadè. Bombardone si è messo a tremare come un budino al cioccolato e mi ha detto: "Abbi pietà Efisio. Non uccidermi, fallo per i miei tre bambini".

BETTINA: Ma Bombardone non ha bambini.

EFISIO. Ah... Che importa? Ho deciso ugualmente di risparmiargli la vita e gli ho detto: "Posa la dentiera del signor sindaco e vattene. Per questa volta non ti ucciderò, ma se ti fai ancora vivo, guarda che ti spiezzo in due".

BETTINA. Ooooh.

SINDACO: Efisio. Scusami per prima, ho detto che sei un misero pezzentone, ma adesso sei un uomo ricco, ti devo un centilione.

EFISIO: Non lo voglio.

SINDACO: Come non lo vuoi? Suvvia, un centilione nuovo di zecca.

EFISIO: Non lo voglio. No, no, e no.

SINDACO: Ohibò, ohibò e ohibò. Che vuoi allora?

EFISIO: Voglio essere lasciato in pace nel mio bidone. Poi voglio che quei soldi vengano utilizzati per il parco giochi dei bambini. E poi voglio poter vedere Bettina tutte le volte che mi va.

SINDACO: Ah no. Questo no.

EFISIO: Allora mi tengo la dentiera.

SINDACO: E va bene. Sia come vuoi tu.

(Il sindaco prende la dentiera e se ne va borbottando. Bettina abbraccia Efisio).

BETTINA: Sei stato grande!

EFISIO: Lo so, lo so.

BETTINA: Finalmente potremo vederci tutte le volte che vogliamo.

EFISIO: Già.

(Parte la base musicale. Bettina ed Efisio danzano e cantano in coro il ritornello della loro canzoncina).

EFISIO e BETTINA:

"Dai dai, dimmi cosa vedi

dai dai dimmi cosa vedi..."

(Poi si infilano dentro il bidone).

(A questo punto arriva il cane. Gironzola un po' tra il pubblico, poi si avvicina al bidone e vi fa la pipì contro).

(Dal bidone escono i burattini di Efisio e Bettina).

BETTINA BURATTINA: Efisio?

EFISIO BURATTINO: Che c'è?

BETTINA B.: Che te ne è sembrato di questa fiaba?

EFISIO B.: E' finita bene, no? Mi piacciono le fiabe che finiscono bene.

BETTINA B.: Già, ma se è finita dobbiamo salutare i bambini.

EFISIO B.: Perbacco è vero. Ce ne eravamo dimenticati.

(I burattini si inchinano e salutano i bambini e il cane si unisce a loro).

EFISIO e BETTINA: Ciao, ciao.

CANE: Bau, bau.

(Alla fine i veri Efisio e Bettina escono dal bidone e, insieme al cane, vanno a fare gli inchini finali).

FINE

                    

Giampiero Orselli

gorselli@libero.it
------------------------------TROVAROBE

OGGETTI

Un bidone della spazzatura

Una panchina

Una sveglia

Uno specchio

Schiuma da barba

Rasoio elettrico

Dopobarba

Caffettiera

Fornello

Tazzina

Cucchiaino

Piattino

Biscotti

Radio

Chitarra

Una scopa

Due secchi d'acqua identici

Coriandoli

Borotalco

Bottiglia di aranciata plastica con tappo

Una scopa da spazzino

Foglie e fiori di carta colorata

Binoccolo

Scimitarra

Burattino Efisio

Burattino Bettina

Burattino diavolo

Accendino

Una banana

Un teschio

Occhiali scuri di Bombardone

Scatola con dentiera

Bacchetta magica fatina

Cartello: LA MATTINA DOPO

Un ombrello

Una molletta

Lenzuolo fantasma

Testa di coccodrillo

Una parrucca


GIAMPIERO ORSELLI

Giampiero Orselli vive e non lavora a Genova.

Finora ne ha scritte di tutti i colori (racconti, romanzi, commedie, canzoni, testi di cabaret, guide turistiche e musicali, limericks, diari scolastici, fumetti, sceneggiature cinematografiche e televisive, cataloghi d’arte, programmi televisivi).

Ha lavorato per la RAI, per Mediaset e per innumerevoli periodici e case editrici.

Negli ultimi anni ha scritto testi per i diari scolastici “Sottobanco”, “Scuola matrigna” e “Birba e Sofia”.

Ha pubblicato i romanzi Helter Skelter (Ed. Libertà di Stampa - 1999), Beatles 1967 (Ed Auditorium – 2002),  la biografia “immaginaria” Pete Best. Quando ero un Beatles (Ed. Theoria - 1999), l'art-book "Le parole di Giampiero Orselli per le fotografie di Gianni Ansaldi" (Ed. Libertà di stampa - 2001)  e la commedia per ragazzi “Le avventure del paese di Pressappoco” (Ed. ERGA).

Ha vinto i seguenti concorsi di drammaturgia:

- 1988. Primo premio al concorso nazionale di drammaturgia dei Centri Universitari Teatrali, con la commedia La soluzione chimica.

- 1991. Primo premio al concorso nazionale Teatro di Parola del Comune di Genova, con la commedia La macchina mangiavicoli.

- 1996. Primo premio al concorso nazionale per atti unici del Teatro della Corte di Genova, con la commedia Le zone calde del texas.

- 1999. Primo premio al concorso nazionale di teatro per ragazzi “Sette storie, per sette scrittori”, con la commedia Le avventure del paese di Pressappoco.

- 2004. Primo premio al concorso nazionale di teatro per ragazzi “Sette storie, per sette scrittori”, con la commedia L’albero con le scarpe slacciate.

(Commedie rappresentate con successo in tutta Italia).

Nel 2004 ha messo in scena il concerto spettacolo I girovaghi sedentari col cantautore Max Manfredi.

Ha partecipato a quattro edizioni di Genova Film Festival con i cortometraggi “Da a me riva” (2000), dedicato a Fabrizio De Andrè, “Un immenso pescecane andato a male" (2002)  realizzato con Gianni Ansaldi e "New York City Rapper" (2003), Genova…un’idea come un’altra, tutti prodotti dalla sua Pseudo TV.

Ha collaborato come paroliere ai dischi di Max Manfredi, Chicco Sirianni e del gruppo rock Atlantica.

Giampiero Orselli

gorselli@libero.it

www.giampierorselli.it