Le carte

Stampa questo copione

LE CARTE

LE CARTE

operetta musicale in tre atti

di Paolo Iorio

potete chiedere le basi musicali dello spettacolo

direttamente all’autore scrivendo a paolo.ior@libero.it

PERSONAGGI:

Nicolino                un bambino

Mamma                   la mamma di Nicolino

Candida                 amica di Nicolino

Maestra                 insegnante di Nicolino e Candida

Impresario              il proprietario di un teatrino ambulante

Re di Fiori            attore

Dama di Fiori           attrice

Fante di Cuori              attore

Asso di Picche              attore

Giullare                Nicolino attore

TRAMA.

La storia si svolge in un luogo ed in un’epoca imprecisati ma passati. Non ci sono tracce dei moderni mezzi di comunicazione e di trasporto. Protagonisti sono gli abitanti di un piccolo paese in cui arriva un carrozzone di girovaghi che rappresenta un’opera teatrale. Gli attori sono rappresentati da carte da gioco: un Re, una Dama, un Fante interpreti di una semplice e convenzionale storia d’amore; un Asso di Picche come antagonista al fante; l’Impresario teatrale impersona l’entità malvagia che ha determinato i ruoli ai quali gli attori non sanno e non immaginano neppure di potersi sottrarre.

Tra gli abitanti del paese, spettatori della rappresentazione, c’è Nicolino, un ragazzo dalla viva intelligenza che vive solo con la madre e favoleggia di un meraviglioso padre che non c’è più.

Viene scelto per completare la compagnia di attori ma in realtà l’Impresario vuole solo l’ultima carta, il giullare, da aggiungere alla sua collezione; completato il mazzo sarà padrone di tutti i sentimenti, tutte le emozioni, tutti i ruoli che vivono gli esseri umani.

Trascorre un anno e il carrozzone di teatranti torna in paese.

Durante la rappresentazione tutti i personaggi recitano la propria parte meccanicamente, quasi fosse stata tolta loro l’anima. Tra gli attori stavolta c’è anche Nicolino, nel ruolo di Giullare, ombra di sé stesso.

Il pubblico assiste allo spettacolo soggiogato dal maleficio.

Candida, resasi conto della situazione, corre a chiamare Mamma che le suggerisce come risvegliare Nicolino intonando, senza parole, la ninna nanna che gli cantava il papà da piccolo.

A quelle note inaspettatamente, però, a risvegliarsi è la coscienza dell’Impresario che riconosce la canzone che cantava a Nicolino, il suo bambino. Un tempo uomo allegro, spensierato e divertente, spinto dalla curiosità per le emozioni umane, ne è rimasto tanto affascinato che, dimentico di sé stesso e della propria famiglia, ha desiderato di possederle tutte, privandone gli uomini. Pentimento. Uno alla volta tutti gi attori si risvegliano e affermano la singolarità e l’originalità della propria personalità. Tutti insieme cantano il finale.

 


ATTO I

(Fantasia dei temi musicali dell’operetta. Al termine entra in scena un narratore a sipario chiuso)

Narratore 1   Gentilissime donne, spettabili signori

Non è di cavalier, armi ed amori

Che raccontiam ma solo di un bambino

A cui abbiam dato nome Nicolino.,

Come altri fanciulli, come tanti

Vive nella stagion delle cocenti

Passioni e dei sogni sperati

Che noi tutti vivremo o abbiam provati

Vi prego, quindi, prestate l’attenzione

A questa storia, a questa finzione

Giacché dalle vicende di un racconto

Possiamo tutti trarne insegnamento!

SCENA I – Nicolino, Mamma. Casa di Nicolino. Mattina. Fuori scena canta un coro di bambini:

Coro di ragazzi

              Il sole sorge già, è giunto il mattino

E ognuno nel suo letto vuol riposar

Ma ogni mamma sveglia il suo bambino

il sole è alto e a scuola si deve andar

Indossa i pantaloni, metti la giacca

Il latte nella tazza non far freddar

Infila tutti i libri dentro la sacca

il sole è alto e a scuola si deve andar

(durante le note di chiusura, entra in scena Mamma che si accinge a preparare la colazione)

Mamma (dolce e cantilenante, imitando il suono di una voce che chiama da lontano) -Passerotto della Val Gardenaaa... Procione Faceto delle pianure alluvionali del Beeliceee!... Imenottero Dormens delle colline toscaaneeee!.. E’ ora di alzarsi, Pigro de Pigronis!

Nicolino (entra in scena con aria assonnata, lamentandosi)

–Mmmm… mmmm… Mater Insopportabilis delle albe infuocate del Kilimangiaroooo…  (sedendosi) oh, mamma! Che strazio alzarsi ogni mattina per andare a scuola!

Mamma (in tono scherzoso ma fermo) – …Ma si deve fare..!

Nicolino –Si deve fare… ma non fa piacere!

Mamma - Non è un piacere, “Bimbo”: è un dovere!

Nicolino –..non mi piace dover fare un dovere non piacevole. Si dovrebbe poter fare un doveroso piacevole dovere!

       (sedendosi a tavola per far colazione.)

       Quanto è più bella la sera! ..quando ci si infila nel letto, al calduccio! Il momento più bello della giornata!...(cambiando tono di voce) Ricordi, mamma, la ninna nanna che mi cantava sempre papà? Ce l’ho ancora in mente… (Nicolino intona la canzone senza accompagnamento)

(Nicolino)    Tu sei l’orsetto di papà

Un orsetto piccolino…

Mamma (interrompendolo scherzosamente)-Come, come?...e ti pare che tuo padre si sarebbe rivolto a te chiamandoti..”Orsetto”?!

Vuoi che te le ricordi io le parole giuste?

Nicolino –Sì, Mamma.

Mamma (sedendosi accanto a lui, teneramente)- Ogni sera, giunto il momento di andare a dormire, Papà ti sollevava da terra su, su, in alto, verso il cielo dicendo… “Sei pronto a volare?”

Nicolino –E io, Mamma?

Mamma - Ridevi divertito ed anche un po’ impaurito per l’altezza, e allora lui continuava: “In attesa che tu spicchi il tuo meraviglioso volo, ci saremo noi a cullare le tue notti” e, stringendoti forte a sé, cantava…

(Mamma)       Lascia che la tua mente voli

A ricorrere emozioni

Lascia che il tuo cuore si apra

per accogliere passioni

E difendi le tue opinioni

Dalle aggressioni di chi vuole che

Siano tutti uguali a sé

… … …

Non permettere mai che il tempo

Ti uccida dentro il tesoro che hai

No, non consentirlo mai!

Nicolino –Davvero, Mamma? Erano proprio queste le parole che mi   diceva?

Mamma    –Sì, Tesoro, dolci, tenere, libere, audaci parole            d’amore.

Nicolino –Dài… Parlami ancora di lui…

(Mamma)  Era un uomo tenero e profondo

Che sperava tu cambiassi un mondo

Che odia le emozioni

Spegne le passioni

E che rende tutto uguale a sé

Diventava anch’egli un bimbo se

lui giocava allegro insieme a te

Ma ogni suo sorriso,

gli serviva a ricordarti che

devi credere in te

(rivolgendosi al pubblico)

(Mamma)  Ti ricordo sempre amore mio

Per quei gesti ti credevo un Dio

Quanta tenerezza,

Ironia, dolcezza                

Animava le parole tue

(anche Nicolino per conto suo ripensa al padre)

Poi pian piano ti perdesti e

(Nicolino)Quanto mi manchi padre mio!

Ti chiudesti a riccio dentro te

Come vorrei abbracciarti anch’io

Niente più illusioni,

E farti le carezze

Giochi ed emozioni e

Le mille tenerezze

Il vuoto dentro di te.

                   Che regalavi a me.

(I due si abbracciano e restano immobili fino a quando non li scuote il consueto richiamo di Candida)                 

Candida – Nicolino… Nicolino!... ma dormi ancora?

(entrando in scena) Possibile che ogni mattina è la stessa storia? Faremo di nuovo tardi e ci prenderemo il solito rimprovero dalla maestra.

Nicolino –… ed io non ho proprio voglia di sentirla, la maestra. Ma non i rimproveri: tutto, tutto ciò che ci insegna sono regole, calcoli e convenzioni.

Candida – Ma Nicolino… Imparare regole è necessario!

Nicolino – E’ necessario anche parlarci di noi, dei nostri sogni, delle nostre emozioni.Di ciò che può aiutarci a crescere e a vivere da persone libere e responsabili del nostro futuro.

Mamma –Suvvia, ha ragione Candida: è ora di andare!

Nicolino –Partire… è un po’ morire.

Candida –..Se a scuola non sai cosa dire…

Nicolino – tra il dire e il fare bisogna pensare…

Mamma – ma non divagare, né fantasticare..

Candida – e infine studiare, studiare e studiare!!

Nicolino – Uff!… ma quanto siete noiose!!

(Nicolino e Candida salutano di fretta la mamma e escono di scena.)

Coro di ragazzi (ripete le stesse parole dell’inizio)

(Candida)     Andiamo, su corriamo!

la scuola ci aspetta già

e se non ci sbrighiamo

la porta si chiuderà

(Nicolino)    Ma insomma, quanta fretta!

Chi credi che aspetti me

Nessuno mi considera

Nessuno… eccetto te!

(tutti)       Il sole splende in cielo, a scuola si va!.…

15 minuti

SCENA II – Nicolino; Candida; Maestra; compagni di scuola.

(suona la campanella; tutti si sistemano nei propri banchi. Brusio. Dopo pochi istanti entra la maestra)

Maestra – (severa)Buongiorno, ragazzi.

Tutti – (alzandosi in piedi)Buongiorno, Maestra!

Maestra – (con tono autoritario)Seduti e prendete il libro di aritmetica!

(Tutti siedono composti. Solo Nicolino, anziché il libro prende dalla borsa un quaderno sul quale incomincia a scrivere)

Maestra –  Ripetete tutti insieme il teorema di Pitagora!

Tutti – In un triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui cateti…

Maestra –(mentre gli altri recitano, si avvicina a Nicolino e gli strappa dalle mani il quaderno) Che cosa abbiamo qui? Scritti misteriosi? Un codice segreto? No, (rivolgendosi a tutta la classe in tono sarcastico) poesie! Nientedimeno che versi e racconti! Avreste mai immaginato di avere un poeta tra noi? (tutti ridono, in tono di scherno)

“C’era un gatto tutto matto/Che individuò un anfratto/dove ratto s’infilò/come fece? Non lo so./Poi s’addormentò sereno/ e, russando senza freno/fino a sera continuò/quando alfin si risvegliò.” (tutti ridono, in tono di scherno)

Ma c’è dell’altro! (sfogliando il quaderno) E’ prolifico il nostro Poeta! Sentiamo un po’ questa. “Il signor Alvaro, non appena ebbe finito di cenare, entrò nella sua stanza e, come ogni sera, si accinse ad esplorare il mondo con il suo microscopio. Non so descrivervi il suo stupore quando scoprì, dall’altra parte della lente, un omino microscopico, in tutto identico a lui, che lo osservava con stupore attraverso un telescopio…”(qualche risata, meno convinta. Incomincia a sfogliare nervosamente)

     “E’ sera e il sole muore/annegando nel suo stesso dolore/Nel rosso dorato riemergono i ricordi del passato/Voci sopite, mute, ormai lontane/sono il vessillo di speranze vane… “

Maestra (indispettita e sorpresa allo stesso tempo, ma decisa a non dar soddisfazione a Nicolino)- Sciocchezze! A scuola si viene per imparare e non per perdere tempo in simili sciocchezze! (restituisce con malagrazia il quaderno al ragazzo)-Tutti insieme! Due per uno due; due per due quattro; due per tre sei….

Candida (mentre gli altri continuano)– Che fantasia!.. Ma come fai a scrivere certe cose?

Nicolino – “Ascolta ciò che hai dentro”…. Diceva così mio padre. E anche… (rivolto al pubblico) “Tu sei piccolo, ma dentro ognuno di noi c’è un universo da esplorare. E sono infinite le cose che possiamo fare. Perciò sii sempre te stesso”. E così io scrivo quello che sento dentro..(pur di non ascoltare ciò che sentono le mie orecchie! (indicando i compagni che continuano a cantilenare)

(tutti declamando a tempo)

Di a da in con su per tra fra

Son le preposizioni

Regole grammaticali

Son milioni di milioni….

(Nicolino)    So che il bel parlare

Deve rispettare

Regole sintattiche

Precise ed appropriate

Ma non voglio usare le parole

Che sanno far del male

Io vorrei conoscer le parole

Che san parlare al cuore!

(tutti declamando a tempo)

Tre per otto ventiquattro

Sei per otto quarantotto

Se alla somma l’hai sottratto

Calcolarne puoi il riporto….

(Nicolino)    Somme, sottrazioni,

moltiplicazioni,

tutto in questi calcoli

infonde sicurezza

Io vorrei contare le carezze

Che chiedono i bambini

Vorrei calcolare le dolcezze

Che uniscono gli amanti

 

(tutti declamando a tempo)

I pianeti sono sette

Compion orbite perfette

Con ellittico ruotare

Che ha in un fuoco il nostro Sole….

(Nicolino)    Io so che la terra

È un corpo celeste

Vaga solitario

Nello spazio siderale

Ma so anche che ospita la Vita

In multiformi modi

Ne vorrei conoscer le emozioni

I sogni, le passioni!

(

tutti declamando a tempo)

Se del lucro tu hai bisogno

Al ricavo toglier devi

Ciò che hai speso per trovare

Il tuo lecito guadagno..

(Nicolino)    So che il denaro

È un bene raro

Che anima la bramosia

Di tutte le persone

Io vorrei divider le ricchezze

Per alleviar tristezze

Trasformare un mondo di dolore

In palpiti d’amore!D’Amore!

(tutti)

Tran tran tran tran tran tran ….

A questo punto si sente in lontananza una banda che suona (tema dei Girovaghi). I bambini corrono alla finestra incuriositi con esclamazioni di gioia.

(tutti)  - C’è una banda che suona!

-E’ un circo!

(uno di loro rivolgendosi al pubblico)

-No! E’ un carrozzone di saltimbanchi!

A queste parole anche Nicolino si avvia verso la finestra.

Cala il sipario.

30 minuti

ATTO II

Narratore 2   Dunque giunto in paese è un carrozzone

Di girovaghi, guitti e teatranti

Fremono tutti per l’agitazione

Accorreranno in piazza tutti quanti!

Non è cosa da niente, in questo loco

Di giorni tutti uguali, tutti grigi

Poter gioir, poter ridere un poco

Di gesta, amori, equivoci e litigi.

E Nicolino? Non sarà colpito

Da tanta novità, da tanto lustro?

Sarà tra gli altri anche lui seduto,

Battendo anch’egli le mani con gusto?

SCENA I – Mamma; Candida; Re di Fiori; Dama di Fiori; Fante di Cuori; Asso di Picche; Impresario;

         tutti gli altri personaggi tra il pubblico;

La scena si apre con l’arrivo di un carrozzone di attori girovaghi alla presenza di tutti gli abitanti. Tra i presenti osserva la scena, in disparte, la madre del protagonista che partecipa al brano musicale di apertura. Tutto il paese, Nicolino compreso, assiste alla rappresentazione edificante e convenzionale di un Re morente pianto dalla figlia Dama ignara che ad avvelenarlo lentamente è il perfido Asso di Picche, suo promesso sposo, che in tal modo spera di prenderne il posto.

Lo scopre e lo smaschera Fante di Cuori, innamorato di Dama.

Scacciato il maligno Asso, il risanato Re di Fiori concede Dama a Fante che vivono felici e contenti.

(La storia è narrata e recitata in versi per accentuarne la leziosità, ma anche per conferire una nota comica al tutto)

(tutti)  I Girovaghi eccoli qua

Il Teatro che novità

Cosa ci mostreranno

Chissà chi lo sa?

(attori) Noi girovaghi siamo qua

Pieni di buona volontà

Raccontiamo vicende

Piene di bontà!

(mamma)  C’è qualcosa che m’angoscia

Di preciso non so dir

Una sorta di mistero

Che mi fa rabbrividir

I ricordi, le passioni

Di un amor che non c’è più

Non c’è più…

(attori) I girovaghi eccoli qua (…)

(mamma)  il pensiero del passato

Segue sempre i passi miei

Io ricordo i bei momenti

Ci ripenso e non dovrei

I ricordi, le passioni

Di un amor che non c’è più

Non c’è più…

(attori) I girovaghi eccoli qua (…)

Impresario –Signore e signori, gentilissimo pubblico!...

Accorrete numerosi ad assistere al mirabolante spettacolo messo in iscena da questa compagnia di valenti attori, reduce dai successi riscossi nelle principali città del paese. Gioie, dolori, sogni e passioni… tutto questo per soli due soldi! Cosa sono due soldi di fronte all’emozione che proverete commuovendovi nell’assistere alla vista dell’agonia del Re di Saragozza e al dolore della di Lui figlia? Bambini, piangete così la mamma vi porta a teatro! Vengano, vengano! Uno spettacolo due soldi!

RAPPRESENTAZIONE IN VERSI (recitando in maniera grottesca e caricata a mo’ di burattini o commedia dell’arte)

Impresario:            Muore il re di Saragozza

E la figlia sua singhiozza

Dama:                  “Vuoi tua figlia abbandonare?

Padre mio, non mi lasciare!”

Impresario:            Gli risponde il bieco Asso

Asso:                   “Ci vorrà un altro salasso!

                       E ho già pronta una pozione

per condurlo a guarigione”

Re:                    “La pozione non la voglio

Sa di fogna! Puzza d’aglio!

Fante: (al pubblico)    (Io sospetto un bell’imbroglio

Cosa conterrà l’intruglio?)”

Asso:(a Dama)           Non ti devi preoccupare

     (al pubblico)      (tanto lo farò crepare..

Ed insieme alla sua figlia

La corona.(eh,eh).. chi la piglia?.)

Fante:(al pubblico)         (Fa’ vedere da vicino

Che contiene il bottiglino)

“Miele, zucchero e cannella..

… di cianuro una scodella!”

Ecco dunque rivelato

Il progetto del malnato!

(rivolgendosi ad Asso)  Ah, furfante! Mascalzone!

Manomesso hai la pozione

Per poter Dama sposare…

Il Sovrano vuoi accoppare!

                  

Asso:(leggendo l’etichetta)             

Non è ver, sono innocente

Non ho fatto proprio niente

Se sbagliata qui è la lista

… date colpa al farmacista!

Dama (ad Asso)              Ah, birbante, traditore

                        Non sei degno del mio amore!

Riponevo in te la stima…

Capirlo avrei dovuto prima!

Re (ad Asso)            Cortigiano vil dannato

Così bene mi hai ingannato

Se non era per il fante

Un intruglio sì pesante

Preparato in modo oscuro

Mi uccideva di sicuro!

Fuori, via da questa stanza!

                        (…che tremendo mal di panza!)

Re (rivolto a Fante)    Oh mio prode, oh mio fedele

Io t’investo Cavaliere

Dama (allusiva al Re)   Papà mio, non chiedo assai..

Ma qualcosa in più farai??

Tu non vuoi veder sposata

La tua figlia tanto amata?..

Re (comprendendo)       E’ Ver…           

(rivolgendosi a Fante)  Tanta arguzia hai dimostrato

E per questo vai premiato

Coronar voglio il tuo sogno:

di mia figlia sei ben degno!

Orsù, via, si faccia festa!

(… che tremendo mal di testa!)

Il pubblico applaude divertito. L’impresario che, sceso dal palco, ha assistito anch’egli alla rappresentazione stando in disparte, esprime le sue opinioni sugli spettatori presenti sul palco ed in sala.

Impresario (con disprezzo) -Applaudite, applaudite pure, stolti!

Miseri siete, voi! Preda delle vostre inutili emozioni! Vi basta una smorfia, una battuta, un lazzo e vi lasciate andare al riso, che deforma le vostre facce rendendovi simili a scimmie.

Ognuno di voi vive nell’illusione di poter decidere il proprio futuro attraverso le proprie azioni!

Nel mio lungo girovagare per il mondo, percorrendo paesi sconosciuti, lande desolate e fertili pianure, incontrando sperduti villaggi e popolose città… Ne ho conosciute di persone, come voi,(indicando il pubblico in sala) che si credevano insostituibili, uniche e al mondo!

(indicando gli attori)Dama, la giovane leggiadra e vezzosa che godeva dell’ammirazione di tutti… Re, il saggio ed amato sovrano, tronfio della sua potenza… Fante, il giovane dall’animo nobile e generoso, pronto a morire(enfatico) per le proprie idee… Asso, perfido e scaltro, capace di ogni nefandezza pur di raggiungere il suo scopo… loro, loro e tutti gli altri, tutti quelli a cui ho tolto l’anima (con enfasi)riducendoli fantoccio di se stessi. Ognuno di loro ora è una carta da gioco nelle mie mani, che mescolo a mio piacimento e scelgo con cura. Ogni carta svela carattere, sogni, ideali, ambizioni, amori, speranze diversi, che posso vivere io, ma io solo!!

(con disappunto) Ma da mesi, ormai, sono alla ricerca dell’ultima mia carta, il jolly, Giullare, lo spirito geniale e libero dalle convenzioni. L’ultima carta, l’ultima carta… e tutte, tutte le emozioni, tutti, tutti i sentimenti saranno miei e ne sarò il solo padrone e signore!

(Impresario)  Io odio il coraggio

La capacità, l’ingegno

Voglio un mondo di certezze,

normalità, banalità:

Bando alle emozioni, passioni!

No! Niente opinioni!

Io ne diverrò il padrone:

le sederò, le capterò,

le guiderò!

Basta una carta…

E al mio scopo arriverò!

Solo una carta…(risata sardonica)

E il mio gioco vincerò…

(nota e si avvicina circospetto a Nicolino che lo osserva incuriosito. Negli occhi dell’impresario si disegna una smorfia di stupefatta soddisfazione: ha trovato chi cercava!)

Impresario (con voce suadente) –Piaciuto lo spettacolo?

Nicolino – Moltissimo!

45 minuti

ATTO III

Narratore 3   Avete visto tutti l’Impresario

Avvicinarsi torvo a Nicolino

Cosa gli avrà mai detto, serio serio?

Cosa avrà mai proposto a quel bambino?

Ma è già trascorso un anno da quel giorno

Nicolino è svanito nel nulla, senza traccia

Tutti aspettan con ansia il suo ritorno

Non si sa dove sia né cosa faccia

La Mamma è disperata, Candida pure

Non si danno ragion dell’accaduto

Già paventano tragiche sventure

Qualcuno sa dov’è?... o si è perduto?

Ma giunge all’improvviso una notizia

Tornano i teatranti, tornan gli attori!

Gli animi si riempion di letizia

fiorisce la speranza in tutti i cuori!

Nicolino svanì proprio nel giorno

Dell’ultima rappresentazione

Ed or che i guitti han fatto ritorno

Si potrà averne forse spiegazione.

SCENA I – Mamma; Candida; Re di Fiori; Dama di Fiori; Fante di Cuori; Asso di Picche; Impresario; Giullare(Nicolino)

         tutti gli altri personaggi tra il pubblico;

(l’Impresario presenta lo spettacolo al pubblico ma, contrariamen-te all’anno passato, il suo tono non è bonario, bensì malefico)

Impresario –Signore e signori, gentilissimo pubblico!...Anche quest’anno assisterete allo spettacolo di questa compagnia di valenti attori, reduce dai successi riscossi nelle principali città del paese. Nulla, nulla è richiesto per assistere alla rappresentazione ma, badate bene, niente più frivolezze e lazzi ma uno spettacolo serio ed edificante! Intervenite dunque numerosi!

(Inizia nuovamente la medesima rappresentazione dell’anno precedente ma tutti i personaggi recitano la propria parte meccanicamente, quasi fosse stata tolta loro l’anima. Anche il pubblico è soggiogato: ride a comando, batte le mani a tempo: la maledizione sta per compiersi. Tra gli attori anche Nicolino, nel ruolo di Giullare, ombra di sé stesso. Candida è tra il pubblico e s’avvicina a lui, riconoscendolo. Impresario assiste a tutto in disparte)

Candida – Ma… non è possibile… Nicolino! Sei tu?!

(Nicolino non risponde e intanto la grottesca rappresentazione continua)

Candida – Nicolino, rispondi! Sono Candida! Che cosa ti hanno fatto? Rispondi!Rispondi!

(rendendosi conto che i suoi tentativi sono vani, esce dalla

scena. Ne rientra dopo pochi istanti recando con sé Mamma)

Candida – Eccolo, vedi? Ma non mi riconosce!... E non riconosce neppure te!(Mamma nel frattempo si è avvicinata correndo a Nicolino, abbracciandolo. Ma il ragazzo è rimasto indifferente)

Mamma – Ho già visto questi occhi, ho già toccato queste mani, ho già sentito i battiti meccanici di questo cuore, tanti anni fa…

Candida – E non facciamo nulla? Non c’è nulla che si possa fare per fermare questo maleficio? Guarda Nicolino! Guarda i nostri amici… guarda tutti! Tutti hanno perso la propria anima, tutti senza coscienza e senza memoria di sé stessi!

(Pausa di assoluto silenzio. Mamma percorre il palcoscenico, osservando la scena. Poi il suo sguardo si illumina, animato da un’idea. )

Mamma – (Intona a bocca chiusa il tema della ninna nanna)

Candida – (segue l’esempio di Mamma e si avvicina a Nicolino)

(inizia in sottofondo il tema della ninna nanna)

Impresario (trasecolando)-Questa musica!.... Questa musica! Che ricordi richiama alla mente! Io.. Io con in braccio… un bambino!?! Nella testa riecheggiano la sua voce, le sue risa… i suoi pianti! E rivedo la figura di una donna!

(riacquistando di colpo memoria del suo passato)

- Nicolino! Moglie! Cos’ho fatto? Come ho potuto mai dimenticarvi! Spinto dalla continua ricerca della perfezione e dall’incontenibile curiosità di ciò che degli uomini mi affascinava, sono andato in giro per il mondo ma, soggiogato dalla meravigliosa varietà delle sogni, emozioni e aspirazioni umane, anziché condividerle con le mie, accecato dalla presunzione, dall’orgoglio e dall’egoismo ho voluto appropriarmene! Incapace di confrontarmi con gli altri… ho rubato loro la libertà e la dignità.

(Prendendo il suo mazzo di carte e gettandolo in aria) Via questi simboli! Ognuno sia sé stesso!

Tutti si risvegliano dal torpore in cui erano caduti e ogni personaggio, togliendosi di dosso la carta con la quale è contrassegnato, afferma la propria libertà

(Dama)        Io son bella e vezzosa

E mi piace apparir

Ma getto via ogni cosa

Se vedo alcun soffrir

(Re)          Mi piace esser potente

              Adoro comandar

              Ma solo tra la gente

              La vita so apprezzar

(Fante)       Son coraggioso e colto

              Difendo i miei ideali

              Ma gli altri sempre ascolto

              Perché li sento uguali

(Asso)        Son io forse il peggiore

              Riesco a farmi odiare

Ma con un po’ d’amore

              Forse potrei cambiare!

(Nicolino)    Amo inventare, ridere

              Fantasticar, creare.

              Ma ciò in cui voglio credere

              È la forza di amare!   

Narratore 4   Avete visto dunque, o buona gente,

quanto può l’odio, la sopraffazione

prender possesso del cuore e della mente

lasciandoci nella desolazione

l’indifferenza e l’altrui disprezzo

ci rendon ciechi e sordi all’accoglienza

eppur la vita umana non ha prezzo,

eppur d’amor non possiamo star senza!

Senza l’affetto delle altrui presenze

Noi non possiamo viver con onore

si ribellano alfine le coscienze

ed ognuno di noi reclama Amore!

    

(Tutti)       Ogni persona merita il ruolo che

Liberamente desidera per sé

Siam tutti quanti infiniti universi

ma siamo tutti uguali, eppure diversi

nella libertà!!

Cala il sipario