Le due fidanzate

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RINO GOBBI

LE DUE FIDANZATE

di Rino Gobbi

(commedia brillante in tre atti)

Personaggi:

PINO              fidanzato (debole di carattere, indeciso)

AGNESE       prima fidanzata (di animo religioso, onesta)

ASSUNTA     madre di Pino (saggia)

LUCIANA     seconda fidanzata (scaltra)

TEODORO    padre di Agnese (semplice)

BEPI               cugino di Pino (ingenuo)

GERVASO    cameriere spasimante (sprovveduto)

GREGORIO panettiere spasimante (balbuziente, perspicace)

CLARA          fioraia (claudicante, decisa)

ATTILIO        padre di Bepi, fratello di Assunta (rozzo)

Trama

La storia si svolge in un paesino della campagna veneta. Pino vuole bene ad Agnese ed è da lei ricambiato; però è anche attratto da Luciana, un’altra ragazza del paese che col suo modo di fare spregiudicato tenta di sedurlo. Dopo le insistenze della madre, Pino decide finalmente di pensare solo ad Agnese.Per informare Luciana viene deciso di recapitarle uno scritto. Però per errore Pino scrive sulla busta "Per Agnese" anziché "Per Luciana". L’incarico di consegnare il messaggio viene affidato a Bepi, il cugino sciocco di Pino.

Nel secondo atto, Agnese va a casa di Luciana per intimarle di non andare più da Pino, ne scaturisce una lite e Luciana va a medicarsi la ferita che Agnese le aveva inferto. Proprio in quel momento arriva Bepi, per consegnare la lettera di rifiuto. Sulla porta si presenta Agnese, e lui, non conoscendo nessuna delle due ragazze, consegna la busta con il nome sbagliato “Agnese” proprio ad Agnese. Dopo aver letto lo scritto, la ragazza si dispera.

Il terzo atto si svolge in un paesino della provincia di Rovigo, a casa di Bepi, dove la zia Assunta e Pino erano stati invitati.Pino, per maggior sicurezza, aveva dato a Bepi due lettere da spedire: una ad Agnese, per dichiararle il suo amore, e l’altra a Luciana in cui dichiarava che doveva lasciarlo in pace. Ma Bepi, avendo letto il contenuto delle lettere e convinto che Pino avesse erroneamente scambiato gli indirizzi sulle buste, le inverte. Così, per la seconda volta Agnese si vide recapitare la notizia che Pino non la vuole più.

Quando Attilio, il padre di Bepi, racconta che in paese aveva visto due ragazze che separatamente cercavano di arrivare a casa sua, Pino capisce che si tratta di Agnese e Luciana e, ancora ignaro del malinteso, manda Bepi con un altro messaggio da consegnare a Luciana, per dirle di tornarsene a casa. Bepi va, ma sempre convinto che sia Agnese la ragazza abbandonata, consegna il biglietto a lei: così per la terza volta Agnese si vede respinta.

Bepi torna in casa e dice che la ragazza non aveva nessuna intenzione di tornare indietro, e che l’uomo che era con lei lo aveva minacciato con un bastone. A questo punto Pino e Assunta, sapendo che l’uomo era Teodoro, il padre di Agnese, si rendono conto dell’equivoco.

Subito entra Luciana; poi arriva Agnese col padre. Pino tenta di spiegare loro il malinteso, ma inutilmente. Agnese fa per andarsene quando a Pino viene un’idea, la porta in camera da letto e le mostra la fotografia posta sopra il comodino: era quella di Agnese. Allora lei si convince e si abbracciano.

Quando escono vedono Luciana affranta, e la consolano.Dalle battute che seguono si capisce che Luciana avrebbe bisogno di una persona semplice come fidanzato, un bonaccione da trattare come un figlio: questo ragazzo aveva tutte le caratteristiche di Bepi; e nasce così anche questa seconda unione.

La terza unione avviene tra Assunta e Teodoro, che ora, visto i figli sistemati, pensano anche al loro futuro d’amore.

ATTO   PRIMO

Una stanza con annessa cucina, una porta e una finestra.

Pino e Agnese, seduti sul divano. Assunta in cucina, non vista.

Scena prima

PINO, AGNESE, ASSUNTA

AGNESE       Da quanto tempo è che ci conosciamo, Pino?

PINO              Perché me lo chiedi, da sempre, no?

AGNESE       Non dire bugie: non è da sempre che ci conosciamo, se fosse da sempre ci saremmo conosciuti fin da bambini.

PINO              Sai che hai ragione, mi ero completamente dimenticato della mia infanzia, dei miei natali…

AGNESE       Cosa c’entrano i natali adesso? Saranno stati come questi del nord.

PINO              Cos’hai capito? I natali, le mie origini, il paese natio.

AGNESE       Adesso capisco, intendi dire dove sei nato?

PINO              Intendo proprio questo: il mio paese, laggiù in Puglia.

AGNESE       (accostandosi) Ascolta Pino, posso farti una domanda un poco indiscreta?

PINO              Dimmi pure, tra me e te c’è la più assoluta confidenza.

AGNESE       Vorrei sapere come ha fatto il tuo povero padre a trovarsi con tua madre che è qui del nord. (Assunta si affaccia non vista e sogna i bei tempi andati).

PINO              In treno, in treno si sono conosciuti: lei andava a Roma con una comitiva, e lui tornava da Milano dov’era andato per degli affari. Fu in quell’incontro chefui generato.

AGNESE       (stupita) Cosa?!... (guardandosi attorno) Vuoi dire che è successo in treno? (Assunta allarmata).

PINO              Ma no, cos’hai capito? Non hanno fatto niente. Da quell’incontro sono stato generato…

AGNESE       (al pubblico) Allora è vero che basta guardarsi negli occhi per fare un figlio!

PINO              Vogliodire che se non si fossero incontrati, io non sarei qui a parlare con te.

AGNESE       Ah, e dopo hanno deciso di sistemarsi al sud, da tuo padre…

PINO              Certo, è il maschio che deve provvedere alla sistemazione della femmina.

AGNESE       E tu, sei anche tu un maschio?

PINO              Perché, non si vede? Certo che sono un maschio!

AGNESE       E io cosa sono?

PINO              Una femmina, sei.

AGNESE       E perché non fai anche tu come tuo padre?

PINO              Non capisco…

AGNESE       Non provvedi alla mia sistemazione?

PINO              (imbarazzato) Lasciamo stare, non è il caso di parlare adesso. Piuttosto, volevi sapere dei miei genitori?

AGNESE       Mi bastava saperesolo del loro incontro.

PINO              E della mia infanzia?...

AGNESE       Cosa vuoi che ci sia da sapere se a dodici anni, dopo che è morto tuo padre, sei venuto qui con tua madre?

PINO              Però la mia infanzia l’ho avuta, come l’avete avuta voi nordiche.

AGNESE       E tu l’hai avuta con le tue sudicie, vero?

PINO              Infatti, così è; comunque si chiamano meridionali, e io già a undici anni presi una cotta per una ragazzina del mio paese.

AGNESE       Unacotta?...Guarda Pino che sto già agitandomi per quella ragazza, mi sento gelosa!

PINO              Suvvia Agnese, era una bambina.

AGNESE       Questo l’ho capito, ma adesso è una donna, e sapere che te la intendevi con lei non è che mi piaccia tanto. Ma torniamo alla prima domanda: da quanto tempo è che ci conosciamo?

PINO              Dal tempo della scuola.

AGNESE       E dal tempo della scuola, cos’è che non hai fatto?

PINO              Cosa non ho fatto? Spiegati meglio Agnese.

AGNESE       Ma dai Pino, lo sai benissimo cosa intendo dire.

PINO              Allora parli del mio lavoro, della carriera che non ho avuto:non penso che fare l’impiegato sia una cosa vergognosa. Vuoi dire che non ho acquistato un’auto nuova?… Insomma, dimmi cosa secondo te non avrei fatto!… O forse intendi che non ti ho trattato bene, con dignità, che ti ho mancato di rispetto. Forse intendi questo?

AGNESE       Proprio questo è l’argomento! Il rispetto che c’è fra te e me.

PINO              Ma se non ti ho dato neanche un bacetto finora?

AGNESE       Appunto! Neanche un bacetto!È dal tempo della scuola che non mi dai un bacetto.

PINO              A quel tempo te ne ho dato uno.

AGNESE       Sì che me lo hai dato; ma l’hai dato a tutte, anche a quella smorfiosa di Luciana… A proposito, spero che nonvedi più Luciana: eravamo d’accordo così, vero? (Pino gira la testa per non rispondere) E guardami negli occhi!L’hai vista ancora?… Quando l’hai vista? Non sarà mica venuta ancora qua? A casa tua! (agitata) Eravamo d’accordo che se lei fosse venuta qua, io avrei fatto il finimondo… Dimmi qualcosa Pino, dimmi che non è vero!

PINO              La vedo qualche volta,ma più che altro è lei che mi cerca.

AGNESE       E tu resti fermo perché ti trovi prima, vero?

PINO              Ma non facciamo niente di male, sai, proprio niente. Certo che…

AGNESE       Certo che ti rincretinisce, giusto?

PINO              Cerca di capirmi Agnese, sono un uomo anch’io.

AGNESE       E io non sono mica una donna? Sì, però io non sono come lei, io non sono una vamp… Ma il mio… il nostro è amore!Dì che vuoi bene solo a me, e dimostramelo! (avvicinandosi con la bocca) Su, dammi questo bacio (Pino, titubante fa per darglielo quando entra Assunta per prendere un vassoio sopra il mobile, senza accorgersi che i giovani si stavano baciando).

Scena seconda

PINO, AGNESE, ASSUNTA

ASSUNTA     Ma datevi un bacio, cosa sarà mai, la fine del mondo! (gesto di stizza di Agnese, di liberazione di Pino).

AGNESE       È quello che dico anch’io. Guarda Pino, assolutamente non devi pensare a Luciana se vuoi che stiamo ancora insieme io e te. Devi deciderti! Adesso vado a casa, e guarda che quella lì non deve più venire qua, altrimenti… altrimenti vado a casa sua e faccio un macello (esce)!

Scena terza

PINO, ASSUNTA

ASSUNTA     Ascoltala, figlio mio! Guarda un po’ come ti comporti: non si può trattare così una povera ragazza… Ma cos’ha poi questa Luciana? Avrà il rossetto sulle labbra, un petto prosperoso, due belle gambe, un bel fondo schiena: ma tutto qua!

PINO              E ti sembra niente!

ASSUNTA     Basta Pino, non si scherza con queste cose!

PINO              (sottovoce) Infatti.

ASSUNTA     Adesso Agnese è partita ancora delusa. A proposito, non le hai detto che oggi arriva tuo cugino Bepi e che andremo con lui a casa sua per due settimane.

PINO              È vero, mi sono proprio dimenticato. Adesso penserà che vado via apposta per non vederla.

ASSUNTA     (guardando dalla finestra) Oh no, proprio lei! Non è possibile! Basta parlare del diavolo e spuntano le corna.

PINO              Chi c’è mamma?

ASSUNTA     Il diavolo! Mi raccomando, io vado di là in cucina, ma tu non farti abbindolare da quella, capito?

PINO              Ma chi sta arrivando?

ASSUNTA     Luciana sta arrivando, chi vuoi che sia.

ASSUNTA     Mi raccomando, comportati da uomo.

PINO              Sì mamma, non ti preoccupare, sarò forte! (entra Luciana).

Scena quarta

PINO, LUCIANA

LUCIANA     (prendendo Pino, imbambolato, per la mano e accompagnandolo sul divano) Sai chi ho visto sulla strada? Agnese, ho visto! Èstata qui? (Pino fa per risponderle) Ma sì che è stata qui, come se non lo sapessi, quando si è accorta che venivo da te mi ha guardato con due occhi che pareva volessero mangiarmi… In fin dei conti posso venire qui quanto voglio, vero Pino?

PINO              Sì… sì (Assunta, nascosta, si morde le dita).

LUCIANA     Bè, adesso lasciamo stare gli altri e pensiamo a noi: cosa dici se una di queste sere andiamo in discoteca, ma una di quelle con i cubi e le ragazze sopra che ballano mezze nude? Cosa dici, facciamo per sabato? Così, anche se torniamo a casa un po’ tardi, il giorno dopo puoi dormire.

PINO              Non penso di essere adatto a quei posti, sarei un pesce fuor d’acqua.

LUCIANA     Non ti preoccupare, ti insegnerò io a nuotare! Tu non devi fare altro che lasciarti guidare da me, che di queste cose me ne intendo.

PINO              Non potrei ugualmente.

LUCIANA     Perché? Devi stare ancora con Agnese?

PINO              No, devo andare da mio cugino Bepi, dalle parti di Rovigo. Viene qui oggi, e poi domani partiamo assieme.

LUCIANA     A fare cosa da tuo cugino?

PINO              Ha una fattoria, e io starei là un po’ con lui finché mio zio è a Verona per la fiera del bestiame. È un’occasione per vivere in campagna, in mezzo alla natura.

LUCIANA     Ascolta caro, dove credi di essere qua, a New York? Guarda Pino che devi pensare a me.

PINO              Se è per questo ci sarebbe anche Agnese.

LUCIANA     Agnese, quella ragazza… insignificante!Guarda Pino che lei è stata colpita dal tuo fare onesto, come se tu fossi una persona rispettabile.

PINO              Ma io sono rispettabile.

LUCIANA     Faccio la parte del diavolo, non l’hai capito?

ASSUNTA     (di nascosto) L’ho detto io che era il diavolo!

LUCIANA     Lei ti vede con gli occhi delle sue virtù.

PINO              E non sono belle le virtù?

LUCIANA     Sì che sono belle, ma qualche volta bisogna lasciarle da parte e vivere come fanno gli altri.

PINO              (riflettendo) È vero…

LUCIANA     Oh, finalmente hai capito com’è la situazione.

PINO              Èvero che bisogna che mi decida.

LUCIANA     E deciditi subito, no!

PINO              Così, su due piedi?

LUCIANA     Se non sbaglio è un pezzo che ci frequentiamo; comunque cerca di fare presto, così godrai prima delle delizie della vita. A proposito, dove abita tuo cugino Bepi?

PINO              Dalle parti di Rovigo, te l’ho detto.

LUCIANA     Sì, ma dove di preciso, perché io da quelle parti conosco una discoteca che è la fine del mondo. Non sarà mica Lendinara, per caso?

PINO              No, è un paesino fuori mano, dove la più grande costruzione è proprio la fattoria di mio zio.

LUCIANA     Ho capito, ma dimmi come si chiama questo paesino.

PINO              Si chiamaCavarana…

LUCIANA     Cavarana?… Ma no, si chiama Cavazzana, vuoi che non lo conosca? Ci passo davanti tutte le volte che vado a Lendinara, in questa discoteca che ti dicevo. Ma tu, cosa vai a fare là, in mezzo allo sporco di vacche; non sarai il tipo da discoteca ma neanche il tipo da stalla. Sta qua che ci divertiremo! (fa per addossarsi a Pino quando entra Assunta, che li sorvegliava).

Scena quinta

PINO, LUCIANA, ASSUNTA

ASSUNTA     (a Luciana) La stalla è qualcosa di naturale, piena di paglia che viene dai campi, e di bestie che non hanno malizia… Invece ci sono altre bestie, che quelle sì che sono sporche!

LUCIANA     Dai Assunta, lo so cosa intende, ma ognuno ha il suo carattere, e io sto bene come sono. (a Pino) Allora ti decidi a stare con me?

PINO              Io non so quale sia il vero amore.

LUCIANA     Il vero amore sono io, sciocco! (fa per andarsene, poi ritorna) Visto che parti ti do un bacio.

ASSUNTA     (opponendosi) Anche un bacio vuoi dargli! Ma se non glielo dà neanche Agnese!

LUCIANA     Cosa sarà mai se ci salutiamo con un bacio. Adesso vado via veramente. (a Pino) Pensaci bene. (esce mandandogli un bacio, Pino lo “afferra” al volo).

Scena sesta

PINO, ASSUNTA

ASSUNTA     Spero ti sia reso conto che persona è, quella vuole solo divertirsi con te.

PINO              Sì, ma è così attraente… E Agnese è così carina…

ASSUNTA     Ti vedo ancora indeciso figlio mio, comunque sappi che la mamma ha sempre ragione. (esce Pino. Bussano alla porta). Chi c’è adesso? (va ad aprire. Entra Teodoro).

Scena settima.

ASSUNTA, TEODORO

ASSUNTA     (ossequiosa) Ah, è lei Teodoro. Meno male, una bella presenza dopo quella che è andata via.

TEODORO    Proprio di quella presenza volevo parlarle. La mia Agnese è arrivata a casa tutta agitata; siccome sapevo che era venuto qua, sono partito per conoscereil motivo della sua agitazione. Mi dica Assunta, c’entra Luciana per caso?

ASSUNTA     Certo che c’entra! (guardandolo ammirata) Cosa vuole, siamo sempre là, o meglio, non c’è nessun dubbio che Pino e Agnese si vogliano bene, ma il fatto è che c’è sempre quella di mezzo. Ma mi creda Teodoro, tutto sta per finire. Mi dica, è venuto qua solamente per sentire di Agnese, o anche per qualcos’altro?

TEODORO    Per Agnese, s’intende.

ASSUNTA     Va là, che i figli in un modo o l’altro si sistemano; siamo noi invece che a una certa età vediamo i problemi più grandi di quelli che sono. Guardi, quando sua figlia e mio figlio si sposeranno, lei resterà solo…

TEODORO    E lei resterà sola: me l’ha detto tante volte Assunta, e io le ho sempre risposto che se prima non ho sistemato Agnese, non posso mettermi in testa certe idee.

ASSUNTA     Allora è questione di tempo… Perbacco, stavo dimenticandomi, come ci siamo dimenticati con Agnese, che domani io e Pino andiamo da mio fratello a Rovigo. Glielo dica ad Agnese che andiamo via, che non stia allarmarsi se vede la casa chiusa, che quando torniamo, Pino si sarà sbarazzato di Luciana.

TEODORO    (ansioso) Ma quanto state via?

ASSUNTA     (curiosa) Ah, vedo che le interessa quanto stiamo via, è sempre per Agnese o…

TEODORO    So bene quello che pensa, ma come le ho detto: voglio prima sistemata la figlia.

ASSUNTA     Due settimane, due settimane staremo via… E non vuole sapere dove andiamo?

TEODORO    Da suo fratello, a Rovigo, almeno mi ha detto così.

ASSUNTA     Sì, ma il posto giusto?

TEODORO    Non mi interessa, non ho affari da quelle parti.

ASSUNTA     Non si sa mai, io glielo dico lo stesso: andiamo a Cavazzana, nella fattoria di mio fratello Attilio.

TEODORO    (alzandosi) Adesso è meglio che vada.Lei Assunta mi dà speranze dicendo che Pino deciderà al più presto… e per il meglio.

ASSUNTA     Da me ha tutte le speranze che vuole, anche certezze… se m’intende.

TEODORO    Io intendo benissimo,ma, Assunta, non vorrà mica che ci sposiamo… (imbarazzato) prima che si sposino i figli?

ASSUNTA     Perché no? Da quando in qua i figli si sposano prima dei genitori!

TEODORO    (imbarazzato) Sì, è vero… è giusto…. Dovremmo sposarci prima noi due… Ma Assunta, cosa mi fa dire!… Adesso vado, sono troppo preoccupato per Agnese. Mi stia bene, arrivederci Assunta.(esce Teodoro. Entra Pino).

Scena ottava

ASSUNTA, PINO

ASSUNTA     Ah, eccoti qua! Allora Pino, hai riflettuto, sei convinto?

PINO              Convinto di cosa?

ASSUNTA     Di prenderti Agnese, no?

PINO              Così, di punto in bianco?

ASSUNTA     Adesso basta: sono anni che ti barcameni con queste due ragazze, deciditi per Agnese e basta!

PINO              (riflettendo) Sì, hai ragione mamma, sto convincendomi sempre più che Agnese è la donna della mia vita, la mia anima gemella, quella da portare all’altare. (entusiasta) Mamma, mi sento strano, mi sento diverso, più uomo!Mamma, ah, che liberazione!… Amo Agnese!... Certo, che quando sono con Luciana…

ASSUNTA     Adesso basta Pino, finiamola, è in gioco la tua vita!Ti sei convinto finalmente, allora bisogna andaresubito dire a Luciana che non vuoi più sentire parlare di lei.

PINO              Dirglielo? Ti sembra una cosa facile? Lo farò quando torno da Rovigo, così sarò preparato psicologicamente.

ASSUNTA     Neanche per sogno! Tu glielo dici oggi; e anche Agnese bisogna avvisare, e subito!

PINO              Sì, così Luciana mi ammazza appena lo sa.

ASSUNTA     Come fa a saperlo?

PINO              Perché Agnese non sarà capace di trattenersi dalla gioia e andrà a sbeffeggiare Luciana: siete fate così voi donne! E poi bisogna che sia preparato per dirlo anche ad Agnese: voglio che sia una cosa indimenticabile. Sai cosa farò, mamma? Quando saremo dallo zio scriverò una lettera a tutte e due in tutta tranquillità dicendo che voglio bene a lei, solo a lei.

ASSUNTA     A lei, chi?...

PINO              Ma ad Agnese, stiamo parlando di Agnese, no?

ASSUNTA     Meno male. Comunque ad Agnese puoi scriverle da Rovigo, sono d’accordo con te, ma Luciana deve essere informata subito della tua decisione, perché va a finire che dopo, quando sei via non avrai più il coraggio di farlo.

PINO              Sì, hai ragione. Come si può fare, io non ho il coraggio di andare da lei e dirle che la voglio lasciare.

ASSUNTA     (dopo un attimo di riflessione) Se non hai il coraggio di dirglielo, avrai almeno il coraggio di scriverle un biglietto.

PINO              E mandarglielo per posta? Non se ne parla: in fin dei conti siamo amici, e mandarglielo per posta non mi sembra tanto dignitoso.

ASSUNTA     Allora portaglielo, e poi scappi via.

PINO              Tanto peggio: quella ti trattiene finché non lo ha letto.

ASSUNTA     Allora ci vorrebbe qualcuno di estraneo con il quale lei non possa prendersela, qualcuno come… qualcuno come… (entra Bepi) Bepi! Ecco chi ci vuole!

Scena nona

PINO, ASSUNTA, BEPI

BEPI               (stupito) Ciao Pino, ciao zia, sono qua… Perché mi guardate in quel modo, non vi avevo detto che arrivavo?

PINO              Sì, ma non è per questo che ti guardiamo così: forse sei la soluzione del nostro problema.

BEPI               Quale problema?

ASSUNTA     Dovresti consegnare un biglietto a una ragazza.

BEPI               E perché non lo mandate per posta?

ASSUNTA     Anche tu… Se potevamo mandarlo per posta lo avremmo mandato per posta, non ti sembra?

BEPI               (rivolto a Pino) A una ragazza, da parte tua? Chi è questa ragazza?

PINO              È la mia ex fidanzata.

BEPI               Ex fidanzata?...Perché l’hai lasciata… o è stata lei a lasciarti?

PINO              No, no, sono stato io, anzi devo ancora lasciarla.

BEPI               Devi ancora lasciarla? E perché vuoi mandarle un biglietto?

PINO              Per lasciarla. Ma lascia che ti spieghi, altrimenti come faccio a dirti quello che devi fare?

BEPI               Ma perché vuoi lasciarla?

ASSUNTA     Perché è una donna che pensa solo alla bella vita.

BEPI               Allora me la prendo io, scrivi sul biglietto chela passi a me.

PINO              Non scherzare, se non va bene per me, non va bene neanche per te.

BEPI               Questo bisogna che lo decida io, quando l’avrò vista con i miei occhi. Allora, adesso sei senza ragazza?

PINO              No, ce n’è un’altra, alla quale voglio veramente bene.

BEPI               Mi sembrava che tu non fossi il tipo da restare scapolo. (ad Assunta) Dov’è questo biglietto?

ASSUNTA     Non lo abbiamo ancora scritto.

BEPI               Ascolta zia, io ho le budella che brontolano, finché voi scrivete il biglietto vado in cucina a tagliarmi due fette di salame (va in cucina).

Scena decima

PINO, ASSUNTA

ASSUNTA     Su, prendi un foglio e scrivi quello che devi scrivere; anzi vado a prendertelo io così facciamo prima (gli porta foglio, busta e penna. Pino si accinge a scrivere).

PINO              Cosa devo scrivere? Non mi vengono le parole.

ASSUNTA     Ah, figlio mio, tutto mi tocca dirti. Scrivi così: “Cara Luciana…”.

PINO              Ma mamma, non posso chiamarla ancora cara: mettiamo solo "Luciana".

ASSUNTA     Neanche così va bene, prova a mettere “Gentilissima”.

PINO              Gentilissima un corno, pensandoci bene non è stata affatto gentile.

ASSUNTA     Bravo figlio, così si parla! Allora lasciamo stare sia gentilissima, sia cara, sia Luciana. Non scriviamo niente come intestazione: non ci mettiamo il nome sulla busta? E allora?…

PINO              Va bene mamma, dammi la parola iniziale, che dopo continuo io.

ASSUNTA     Scrivi così: “Dopo l’incontro che abbiamo avuto oggi mi si sono chiarite le idee e ho finalmente capito che tu non eri fatta per me”. Ecco, adesso continua tu, che queste sono cose tue… e poi io devo andare a stirare (esce).

Scena undicesima

PINO

PINO              (rileggendo le prime righe) “Dopo l’incontro che abbiamo avuto oggi mi si sono chiarite le idee e ho finalmente capito che tu non eri fatta per me…” E adesso?... (scrive) “Sei troppo diversa dall’altra ragazza che mi sono accorto di amare veramente; e il fatto che anche oggi, come gli altri giorni, tu avevi preteso un bacetto da me mi ha fatto capire la nostra diversità di carattere. Io ho bisogno di un amore vero, e non quello che vuoi darmi tu. Andrò con la donna con la quale mi trovo a mio agio, perché alla fine, come ti avevo promesso, ho deciso quale di voi due scegliere, e ho scelto lei. Saluti, Pino”. (tra sé) Mi sembra buttata giù bene: in poche parole ho scritto quello che penso. Anche se è corta andrà bene lo stesso, vorrà dire che quando sarò a Cavazzana le scriverò qualcosa di più lungo e spiegherò meglio il perché della mia decisione. (entra Assunta).

Scena dodicesima

PINO, ASSUNTA

ASSUNTA     Aspetta Pino, stavo pensando che è meglio mandare domattina Bepi a consegnare il biglietto: se lui lo portasse subito, quella correrebbe qui come una freccia e sarebbe difficile per te tenerla a bada. Domattina, prima di partire, anzi, quando stiamo già partendo, Bepi le porterà il biglietto, e poi via a tutto gas.

PINO              Ma io ho scritto dell’incontro che c’è stato oggi…

ASSUNTA     E tu cambi l’oggi con ieri e tutto tornerà a posto (Pino corregge sotto lo sguardo di Assunta).

PINO              E ora mamma dammi la busta (Assunta gliela porge).

ASSUNTA     Ma ti sarai convinto che è Agnese la tua ragazza. Agnese… vedi, anche il nome: Agnese vuol dire una ragazza per bene. Agnese, che bel nome! (trasognata canta il nome di Agnese).

PINO              Sì, Agnese è proprio un bellissimo nome, la mia Agnese (scrive erroneamente sulla busta "Per Agnese". Chiude la busta e chiama Bepi. Bepi entra).

Scena tredicesima

PINO, ASSUNTA, BEPI

PINO              (a Bepi) Prendi la busta, mi raccomando di non perderla.

BEPI               Me la metto qui nel taschino interno della giacca. Ma dimmi dove devo andare, che voglio conoscere subito questa ragazza che lasci.

PINO              No, abbiamo deciso che tu vada domani a portargliela.

BEPI               Perché domani?

PINO              Perché è meglio così.

BEPI               E io che volevo conoscerla oggi, ma dimmi lo stesso dove abita.

PINO              Sai qual è la strada della stazioncina?

BEPI               Quella che porta alla stazione, certo che lo so.

PINO              Allora sai che c’è anche una laterale a destra, proprio poco prima della stazioncina.

BEPI               Sì, conosco anche quella… abita là questa ragazza?

PINO              Sì, tu devi andare nell’ultima casa in fondo a sinistra. Quando le consegnerai il biglietto, magari dille chi sei, così la prenderà in modo meno doloroso.

BEPI               Va bene, va bene. Ma guarda un po’ se devo soffrire un altro giorno per conoscere questa ragazza che lasci.


ATTO SECONDO

Di mattino, a casa di Luciana. In soggiorno. Un mazzo di fiori in un angolo, quadri di cavalli alle pareti.

Scena prima

LUCIANA

LUCIANA     (in vestaglia, si sta dando lo smalto alle unghie) Io mi domando come la gente non riesca a capire che la vita bisogna godersela, la gente ha così tanti pregiudizi che li fa stare solo male; si crea un mucchio di problemi perché vuole: dei falsi problemi, come si dice… Ma cosa aspetta ad arrivare Gervaso col cappuccino, mi sembra che stamattina sia in ritardo; quel povero ragazzo, anche lui come gli altri: mi guarda e poi non capisce più niente. (bussano alla porta; entra Gervaso di corsa).

Scena seconda

LUCIANA, GERVASO

GERVASO    (osservando da cima a fondo Luciana) Eccomi qua Luciana.

LUCIANA     Sei in ritardo, o sbaglio?

GERVASO    Ha ragione, ma non è dipeso da me: è stato il mio padrone che mi ha mandato prima dalla parrucchiera, e poi da lei.

LUCIANA     Ah, così fa il tuo padrone? Si vede che preferisce la parrucchiera che me.

GERVASO    Ma io preferisco lei Luciana, sa che corsa ho fatto per venire qua?

LUCIANA     (ironica) Perché il cappuccino non si raffreddasse, vero?

GERVASO    No, il cappuccino non c’entra.

LUCIANA     Come non c’entra, vorresti che bevessi il cappuccino freddo?

GERVASO    No, per carità, ho corso anche per quello.

LUCIANA     Per quale altro motivo hai corso per arrivare qua?

GERVASO    Ma dai, che lo sa perché ho corso, e perché corro tutte le mattine volentieri da lei.

LUCIANA     No so proprio.

GERVASO    Invece lo sa: lei non è come le altre ragazze.

LUCIANA     Perché, cosa ho io di differente dalle altre?

GERVASO    Non lo so neanch’io; oppure lo so: è qualcosa che si vede, ma che non si dovrebbe vedere…

LUCIANA     Insomma, sai o non sai cosa c’è di differente tra me e le altre?

GERVASO    Lei ha quelle cose che… che le altre non hanno. Lei è più donna, più pratica, ha quel modo di fare che… che mi fa perdere la testa.

LUCIANA     Su, adesso non esagerare altrimenti mi metti in imbarazzo.

GERVASO    Lei, in imbarazzo? Non stia farmi ridere, lei sa prendere la vita dal verso giusto, e non c’è situazione in cui non sappia cavarsela.

LUCIANA     Bè, adesso mi sembra che tu esageri proprio con questi complimenti.

GERVASO    Niente affatto, non sono mai troppi per lei, e io starei qua a fargliene sempre; purtroppo adesso bisogna che vada, altrimenti il padrone mi sgrida. (inchinandosi) Buongiorno Luciana (esce).

LUCIANA     Ma cosa faccio io a questi uomini? Mi sembrano tutti allocchi: dicono che sono qua, che sono là, facendomi un sacco di complimenti e (guardando i fiori) portandomi continuamente fiori.

Scena terza

LUCIANA, GREGORIO (fuori scena)

(da fuori chiamano “Pane, pane!”) E questo è il secondo!

GREGORIO  (balbettando) Che… che… venga dentro Lu… Luciana?

LUCIANA     A fare cosa?

GREGORIO  (c.s.) A portarti il pane, perché se no?

LUCIANA     Ma con voialtri fornai non c’è da fidarsi.

GREGORIO  Ma il gioco vale la ca-ca, la ca-ca, la candela, vero?

LUCIANA     Cosa intendi dire con questo discorso?

GREGORIO  Che il pericolo può essere ben accetto.

LUCIANA     (tra sé) Questo sarà anche balbuziente, ma mi sembra più sveglio degli altri; ma io non ci sono da meno. (forte) Metti il pane sopra il muretto che poi vengo a prenderlo.

GREGORIO  È sempre così, tanto lo sai che dopo te lo porto in casa.

LUCIANA     Ma stavolta mi sono appena alzata: sono in vestaglia. Metti questo pane sopra il muro e finiamola!

GREGORIO  Guarda che ho visto due cagnetti inseguire un gatto.

LUCIANA     E allora?…

GREGORIO  Allora quando i cani vedono il pane, lasciano stare il gatto.

LUCIANA     E mi mangiano il pane, vero?

GREGORIO  Sicuro che se lo mangiano!

LUCIANA     Allora mettilo sopra la colonna, dove i cani non ci arrivano.

GREGORIO  Ma ci arriva il gatto.

LUCIANA     Ma se il gatto è più avanti dei cani!

GREGORIO  E allora… e allora siccome c’è il venticello, può darsi che il pane ca-ca, ca-ca, cada.

LUCIANA     (rassegnata) Allora portamelo dentro questo pane.

GREGORIO  (entrando) Tanto ci voleva!

LUCIANA     (spalmandosi un tostino) L’hai vinta ancora una volta, contento?

GREGORIO  (osservando il pan carré) Ma quello non è il pane da toast che vendiamo noi!

LUCIANA     Questo l’ho comprato… anzi me l’ha portato un altro fornaio.

GREGORIO  Quando, ieri?

LUCIANA     Stamattina me l’ha portato: a me piace mangiareil cibo fresco.

GREGORIO  Ma… ma… a che ora te l’ha portato?

LUCIANA     Sempre prima di te.

GREGORIO  Bè, non vorrai dirmi che è venuto qua quando eri ancora a letto?

LUCIANA     Ci mancherebbe, mi ero appena alzata.

GREGORIO  (deglutendo) Appena alzata? Ma allora… eri mezza nuda?

LUCIANA     Fa tu…

GREGORIO  Ma… ma Luciana, tu vuoi farmi morire di gelosia. (suona il telefono in camera).

LUCIANA     Ascolta, adesso devo andare a rispondere, e tu puoi anche andartene: non mi piace che la gente senta quello che dico al telefono.

GREGORIO  È un altro pretendente?

LUCIANA     E chi vuoi che mi telefoni, i vecchiotti? (va in camera).

GREGORIO  (al pubblico) Oh Dio, lei vuole proprio farmi diventare pazzo, perché sa quanto mi piace, accidenti se mi piace! (fa per uscire col pane quando entra Clara, claudicante, con un mazzo di fiori e un biglietto in mano).

Scena quarta

GREGORIO, CLARA

GREGORIO  Non si bussa?

CLARA          (decisa) Come faccio a bussare se la porta è aperta?

GREGORIO  Aperta?

CLARA          Sì, aperta. Tu piuttosto, dove stai andando con quel sacchetto di pane in mano?

GREGORIO  Sto portandolo a Luciana.

CLARA          E vai fuori dalla porta per portarlo a Luciana? Sei proprio rimbambito con quella ragazza là.

GREGORIO  Hai ragione, ho perso la testa per lei… Ma tu mi sembri un tantino gelosa, o sbaglio? Sei invidiosa di tutti i pretendenti che ha, e io sono onorato di essere uno di loro.

CLARA          Io, invidiosa? Di una che ha come pretendente uno scimunito come te? Allora vuol dire che non mi conosci abbastanza. (zoppicando) Guarda, adesso sono così, e ragazzi ne ho pochi, chi vuoi che voglia una zoppa; ma quando ero così (cammina normale), allora sì che ne avevo tanti di pretendenti.

GREGORIO  Oh, quanti ne avrai avuto?

CLARA          Tanti che non puoi neanche contarli, vediamo: uno… due… insomma ne avevo tanti!

GREGORIO  Allora, perché non cammini normalmente, così puoi avere ancora gli spasimanti che dici di avere avuto?

CLARA          E la pensione di invalidità?… Vale di più una pensione di invalidità che tanti pretendenti sciocchi come te.

GREGORIO  Per me è meglio avere un pretendente sciocco che non averne neanche uno. Dimmi, per chi sono quei fiori?

CLARA          Scusa, dove sei adesso?

GREGORIO  Qua.

CLARA          E io dove sono?

GREGORIO  Anche tu sei qua, da Luciana.

CLARA          Allora vorrà dire che i fiori sono per Luciana.

GREGORIO  Che ca… ca… ca…

CLARA          Giusto: che “cafona” che è.

GREGORIO  Che ca… ca… cara che è la Luciana, e lasciami finire, no? Sei tu che mandi i fiori a lei?

CLARA          Io?…Sei matto, per caso?

GREGORIO  Chi è allora quello che glieli manda?

CLARA          C’è il biglietto.

GREGORIO  E non puoi leggerlo?

CLARA          No, no posso leggerlo: sono una fiorista seria, io!

GREGORIO  È per la privacy?

CLARA          La privacy non conta niente, è perché mi fanno pena quei poveretti che le mandano fiori, e io non voglio soffrire per dei rimbambiti come voialtri.

GREGORIO  Adesso Clara non offendere: io voglio bene a Luciana, non puoi denigrare così il mio amore.

CLARA          Il tuo amore per Luciana? Ma fammi ridere.

GREGORIO  Io provo davvero amore per Luciana. (al pubblico) Io provo amore per tutte… (riflettendo) Anche per te; ascolta, ascolta, cosa dici se ci mettiamo assieme?

CLARA          Tu balbuziente e iozoppa? Sai che bella coppia facciamo! Faremo ridere il mondo. Lascia stare, non metterti in testa di queste idee con me.

GREGORIO  (facendo il verso dello zoppo) Ma gua… guarda che… che sei… zoppa.

CLARA          E tu… tu…non ti… ti sei mica… accorto che… che… sei… balbuziente?

GREGORIO  Ho tentato, non è il caso di prendermi in giro (Clara poggia i fiori sul tavolo) Non li consegni di persona a Luciana, i fiori?

CLARA          Ho avuto una grande fortuna nel trovare la porta aperta, non posso adesso rovinarmi la giornata vedendola.

GREGORIO  Po… po… po…

CLARA          Sei già adulto e non sei ancora capace di parlare bene.

GREGORIO  (al pubblico) Se sono balbuziente, balbuziente sono!

CLARA          Intendo le parole volgari: prima ca… ca…, adesso po… po…; su, dimmi cosa balbetti stavolta.

GREGORIO  Posso consegnare io i fiori a Luciana?

CLARA          (decisa) Vieni via con me sciocco, quella non è donna per te (lo strattona verso l’uscita). E metti giù questo sacchetto di pane, o vuoi riportarlo in bottega? (lo poggia sul tavolo).

GREGORIO  Ma… ma… Clara, aspetta almeno che saluti Luciana (Clara lo trascina via. Entra Luciana).

Scena quinta

LUCIANA

LUCIANA     (vedendo i fiori) Ancora fiori, ma allora è un vizio! (legge il biglietto e lo getta via annoiata. Bussano alla porta) Chi c’è adesso, un altro cascamorto? (va ad aprire. Entra Agnese).

Scena sesta

LUCIANA, AGNESE

LUCIANA     (mettendosi davanti alla porta) Toh, guarda chi si vede… come mai qua? AGNESE            (agitata) Posso entrare?

LUCIANA     Uh, che caratterino! Certo che ti faccio entrare, visto che me lo domandi cosìgentilmente.

AGNESE       E così è poco; cosa ti aveva detto Pino?

LUCIANA     Neanche un preliminare, così di botto cominci.

AGNESE       Non fare la diplomatica, che non è nel tuo carattere. Dimmi cosa ti aveva detto Pino?  

LUCIANA     Cosa mi aveva detto Pino?… Dimmelo tu, io non lo so.

AGNESE       Di non andare più da lui. Ti aveva detto questo, o no?

LUCIANA     Sì, una volta me lo aveva detto.

AGNESE       Allora perché sei andata anche oggi a casa sua?

LUCIANA     Perché gli voglio bene, cosa credi, che non sia capace anch’io di amare?

AGNESE       Su questo non ho dubbi, ma il bene che tu vuoi a Pino non è il mio bene: io l’amo veramente.

LUCIANA     Oh, la signorina “ama” il suo Pino, come sei romantica. Ascolta, a me Pino ha detto che deve pensarci prima di dire sì.

AGNESE       La stessa cosa l’ha detta anche a me.

LUCIANA     E allora aspettiamo che sia lui a decidere.

AGNESE       No, niente affatto: lui vuole bene a me, e basta!

LUCIANA     E io, allora?

AGNESE       Tu sei una poco di buono, che lo vuole portare sulla via della perdizione.

LUCIANA     Calma con le parole, che potrei anche offendermi!

AGNESE       Non farmi ridere, che quando uno dice la verità, l’altro non dovrebbe offendersi.

LUCIANA     E allora tu cosa sei? Una baciabanchi, tutta virtù… Pino è abbastanza grande per decidere da solo.

AGNESE       E allora lascialo decidere!

LUCIANA     E chi dice niente!

AGNESE       Ma lui non può decidere serenamente se tu vai là a mettere zizzania.

LUCIANA     Ecco che parla da preti! Io vado là quando voglio, e finché non mi mandano via io andrò sempre là.

AGNESE       Ma non capisci brutta scema che Assunta non ha il coraggio di mandarti fuori dalla porta.

LUCIANA     Tanto meglio, così ci vado quando voglio.

AGNESE       (aggredendola) Ah, così la metti, brutta sgualdrina!

LUCIANA     Attenta a come parli, che io non sono una sgualdrina.

AGNESE       Ah no, e cosa sei, allora?

LUCIANA     Di certo non sono una bacchettona come te… e poi Dio sa cosa sei?

AGNESE       Cosa intendi con questo, che io sono come te?

LUCIANA     Oh, no di certo: tu sei il simbolo della virtù, della illibatezza, no? Non so cosa Pino trovi in te, così insulsa, sei come la polenta senza sale, che fa schifo!

AGNESE       Hai superato ogni limite:“tu” fai schifo, brutta vacca! (si guarda attorno, prende un mattarello e lo dà in testa a Luciana).Toh, prendi, svergognata!

LUCIANA     (tastandosi la testa) Ohi, ohi, guarda cosa mi hai fatto!Sei pazza? Non ti credevo così violenta.

AGNESE       Troppo poco ti ho fatto! Meriteresti tanto di più.

LUCIANA     Non è finita qua! Adesso vado in cucina a mettermi l’aceto sulla botta altrimenti mi spunta il bernoccolo; ma tu sta qua, che poi ti sistemerò io per le feste (esce).

Scena settima

AGNESE

AGNESE       Forse ho esagerato dandole il mattarello in testa: un conto sono le parole, un conto sono i fatti, cioè le pacche… Ma io cosa sto a fare qua? Mi ha detto che quando esce mi sistema per le feste… Mi conviene andare via… e speriamo che abbia capito la lezione. (fa per uscire quando bussano alla porta. Entra Bepi).

Scena ottava

AGNESE, BEPI

AGNESE       (sulla porta) Chi è lei? Un altro spasimante? (guarda la busta che Bepi tiene in mano) Prima i fiori e adesso le lettere…

BEPI               Pensavo di trovarla diversa.

AGNESE       Sono così perché sono un poco agitata. Ma mi dica chi è lei?

BEPI               Sono Bepi, il cugino di Pino.

AGNESE       Ah Pino, il mio amore! Mio papà mi aveva detto che doveva arrivare suo cugino per andare via con lui. Quando partite?

BEPI               Stiamo partendo proprio adesso, sono là che mi aspettano… Ma sa che la pensavo diversa.

AGNESE       Ti ho detto Bepi che oggi sono agitata.

BEPI               Come mai?

AGNESE       Per colpa di una ragazza che vuole portarmi via Pino.

BEPI               La so, la so la storia.

AGNESE       Cos’hai in mano, mi sembra una lettera?

BEPI               Sarebbe per lei.

AGNESE       Per me?

BEPI               Sì, per lei. (guardando la busta) Non è Agnese lei? Qua c’è scritto “Per Agnese”.

AGNESE       Certo che sono Agnese. Ma come faceva Pino a sapere che ero qua?

BEPI               Mi ha indicato bene la casa: l’ultima a sinistra.

AGNESE       (tra sé,riflette) Come ha fatto Pino a sapere che ero qua? (eccitata) Dammi la lettera, che se è di Pino sono sicuramente belle notizie.

BEPI               Questo non lo so, comunque guardi che se vuole io sono disponibile.

AGNESE       Cosa dici Bepi? Va bene che sei il cugino di Pino, però questa è sfrontatezza.

BEPI               Comunque io ho buttato il sasso, non si sa mai.(osservando un quadro di cavalli) Le piacciono i cavalli?

AGNESE       (osserva il quadro, sarcastica) Neanche un po’!

BEPI               Peccato, perché io ne ho tanti a casa, e se lei si mettesse con me potrebbe cavalcare dalla mattina alla sera.

AGNESE       (Bepi continua a guardarsi attorno. Agnese torna a riflettere sul perché Pino sapesse che era là) Ma sì, certo che è così. Ieri, Luciana ha riferito a Pino che l’ho vista entrare a casa sua, e lui si è ricordato che avevo minacciato di andare da lei per fare un macello. E lui cosa ha fatto? Sapendo che ero qui per litigare mi ha mandato una lettera piena di amore per me proprio qua, a casa di Luciana, in modo che gliela sventolassi davanti al muso, e così avrebbe capito che per lei non c’era più niente da fare…Però, che perspicacia! Ha saputo il giorno e perfino l’ora in cui venivo qui da lei. Non avrei mai pensato che potesse arrivare a tanto.

BEPI               (avendo sentito le ultime parole) Infatti non so come abbia potuto arrivare a tanto. Comunque ci sono sempre io.

AGNESE       Ma dai Bepi, che tu vuoi scherzare.  (fa per aprire la busta).

BEPI               No, aspetti prima di aprirla, che vada via.

AGNESE       Giusto Bepi. Vuoi lasciarmi nella mia intimità.

BEPI               Stia come vuole, però io vado, arrivederci. (Bepi esce).

Scena nona

AGNESE

AGNESE       (eccitata, apre la busta e legge) “Dopo l’incontro che abbiamo avuto oggi mi si sono chiarite le idee e ho finalmente capito che tu non eri fatta per me. Sei troppo diversa dall’altra ragazza che mi sono accorto di amare veramente; e il fatto che anche oggi, come gli altri giorni, tu avevi preteso un bacetto da me mi ha fatto capire la nostra diversità di carattere. Io ho bisogno di un amore vero, e non quello che vuoi darmi tu. Andrò con la donna con la quale mi trovo a mio agio, perché alla fine, come ti avevo promesso, ho deciso quale di voi due scegliere, e ho scelto lei. Saluti, Pino”. (disperata) Non può essere! Non può essere! Impossibile, il mio Pino che mi scrive così? Deve essere diventato matto. Il mio Pino, il mio Pino! (esce piangendo).

ATTO TERZO

In casa di Bepi. In soggiorno Pino e Bepi giocano a carte. Assunta è in cucina.

Scena prima

PINO, BEPI, ASSUNTA

ASSUNTA     (dalla cucina)Qua non si fa sentire nessuno, dopo quella fatica che avrai fatto per scrivere quelle due lettere. Ma le hai scritte davvero le lettere che avevi promesso di spedire alle due ragazze?

PINO              Certo che le ho scritte, anche se tu non eri presente. (a Bepi) Tu le hai spedite, vero?

BEPI               Certo che le ho spedite, vuoi che sia stupido?

PINO              E come mai Agnese non mi telefona?

BEPI               Vuoi che ti telefoni? Come fa a conoscere il nostro numero?

PINO              È presto detto: lei conosce il cognome di mia madre, che è sorella di tuo padre, e col cognome può risalire al numero di telefono di questa casa, anche perché non c’è tanta gente che si chiami come voi.

BEPI               Siamo solo noi che ci chiamiamo Speraindio.

PINO              Appunto.

BEPI               Io invece spero sempre che quella dolce ragazza che hai lasciato pensi a me ora che è sola.

PINO              Quella, dolce?...Caro Bepi, tu non conosci proprio le ragazze.

BEPI               Le conoscerai tu, per rifiutarla: era così buona!

PINO              Vedo che tu non conosci proprio per niente le ragazze. Quella, così buona? Sei ingenuo caro mio se la pensi così: loro si nascondono sotto forme seducenti per ingannarti, e tu ci sei cascato come un allocco.

BEPI               A me sembrava una buona ragazza, anche se era arrabbiata.

PINO              Lo credo bene che fosse arrabbiata.

ASSUNTA     (dalla cucina)Pino, vieni ad aprire questo vaso di conserva che io non sono capace: a tuo zio piace metterla via, e la mette via anche bene, ma non sa che bisogna aprirla se vogliamo mangiarla.

PINO              Vengo subito mamma. Guarda Bepi di non guardarmi le carte, perché ho una mano che in quattro e quattr’otto vinco la partita (va in cucina).

Scena seconda

BEPI

BEPI               (al pubblico) Lui è rimbambito con queste ragazze, sapete cosa ha fatto? Ha fatto qualcosa di madornale, che se non ci fossi qua io a mettere le cose a posto si troverebbe in una brutta situazione. Quando mi ha dato le lettere da spedire, io, dalla curiosità le ho lette: immaginatevi la sorpresa quando ho visto che a Luciana scriveva parole dure, mentre ad Agnese scriveva parole d'amore. Io ho subito capito quello che era successo e mi sono detto quanto fesso era mio cugino: non aveva invertito i nomi sulle buste! E se non fossi intervenuto io, le lettere sarebbero arrivate una a casa dell’altra, perché le ho invertite e spedite all’indirizzo giusto. Alla fine della storia salterò fuori dicendo che sono stato io l’artefice del buon esito della vicenda… Sono o non sono intelligente? (entra Pino).

Scena terza

BEPI, PINO

PINO              Mi hai guardato le carte? Guarda che so quali carte avevo. (prende le carte) Su, tocca a te. (Bepi gioca il Tre) Ma c’era ancora il Tre su?

BEPI               Certo che era ancora su. (al pubblico) Vedete, ve lo avevo detto io che è imbambolato con quelle ragazze, non capisce più niente! (entra Attilio, poi subito Assunta).

Scena quarta

BEPI, PINO, ATTILIO, ASSUNTA

ASSUNTA     (uscendo dalla cucina e abbracciando Attilio) Oh eccoti qua, finalmente!Allora, com’è andata in fiera?

ATTILIO        Bene, veramente bene: sono riuscito a vendere anche quei torelli malaticciche qua nessuno voleva comprare, sono proprio contento. Quando vado làmi sembra di essere a casa mia, anzi, meglio che a casa mia, perché ci sono così tante bestie che mi deliziano, e annusi quel profumo di stalla che mi piace tanto.

ASSUNTA     E si sente! Ma adesso sarai stanco, hai fame?

ATTILIO        Certo che ho fame. (guardando Pino) Ma prima fammi abbracciare mio nipote. (a Pino) Finalmente sei riuscito a trovare il tempo per venire da tuo zio; ce ne voleva, eh, Pino? Dimmi, da quanto è che non vieni qua?

PINO              Sì, è da tanto tempo.

BEPI               Questa volta è venuto più volentieri perché è scappato da una ragazza.

ATTILIO        Da una ragazza?... (ricordando) Vorrai dire da due ragazze, perché passando per il paese mi hanno detto che c’erano proprio due ragazze che cercavano come matte di arrivare a casa mia, che dovevano parlare con Pino.

PINO              Ma allora sono Agnese e Luciana! Oh Dio, chi mi salva adesso? Erano assieme?

ATTILIO        No, non erano assieme, e una era con un uomo.

ASSUNTA     (tra sé) Teodoro, con Agnese, ah che amore!...

ATTILIO        Ma dimmi Pino, perché ti cercano?

PINO              Te la spiegherò un’altra volta la storia, comunque sappi che una viene qui per abbracciarmi, ma l’altra viene qui per picchiarmi.

ATTILIO        Perché vuole picchiarti?

PINO              Eh zio, la storia è lunga, e adesso non ho tempo di raccontartela perché bisogna che mi nasconda da quella che vuole picchiarmi.

ATTILIO        (altero) Come, nasconderti? Qua sei a casa mia, e non devi nasconderti! Piuttosto, quando arriverà quella cattiva saprò io cosa fare.

BEPI               Papà, guarda che la ragazza che tu dici cattiva non mi pare cattiva affatto… ma se Pino dice così, vorrà dire che lo è.

ATTILIO        Ma tu l’hai vista?

BEPI               Sì che l’ho vista.

ATTILIO        Allora puoi raccontarmela tu questa storia?

BEPI               È la stessa storia, perciò è della stessa lunghezza, e adesso non abbiamo tempo. Ascolta Pino, non possiamo fare una cosa? Ormai, a quanto pare io sono quello delle lettere, perché non scrivi in fretta un messaggio a quella cattiva dicendoche qui è casa di tuo zio e che lei non può entrare. Io glielo porterei di corsa, così forse si fermerà e farà un pensierino prima di violare questo domicilio.

ATTILIO        Però devi fare presto a scriverlo, perché lei può essere già sulla stradina che porta qua.

ASSUNTA     (a Pino) Bepi ha perfettamente ragione: prendi il foglio e fa presto a scrivere (Pino scrive).

PINO              “È    la terza volta che ti scrivo per dirti che non ti voglio più. Ti conviene tornare indietro e dimenticarmi, tanto, non cambierò idea su di te. E poi c’è mio zio che non vuole assolutamente che tu entri nella sua casa. Ciao. Pino”. (a Bepi) Prendi e corri forte prima che arrivi qui. (Bepi parte di corsa. Pino lo richiama) Sai qual è la ragazza, no?

BEPI               Per chi mi hai preso, per uno scemo? Certo che lo so: quella dell’ultima casa a destra, giusto?

PINO              No, a sinistra! (Bepi esce).

Scena quinta

PINO, ASSUNTA, ATTILIO

ATTILIO        (a Pino) Adesso mi racconterai con calma cos’è questa storia.

PINO              Penso sia meglio vederla finita questa storia, in modo che possa raccontartela tutta intera.

ASSUNTA     (tra sé) Teodoro, c’è anche Teodoro! (a Pino) Vorrà dire che vuole festeggiare con me la vostra unione. Che uomo! Anche lui come sua figlia: tutti questi chilometri per venirmi a trovare. (a Pino) E tu che aspettavi la telefonata di Agnese…èvenuta di persona invece: questo è vero amore!

PINO              Ma è venuta anche Luciana, e quella non per portarmi amore. Io pensavo che tenesse a me in modo superficiale, e non avrei mai pensato che mi inseguisse per punirmi. Comunque, se lei torna indietro, Agnese resta, e festeggeremo qua il nostro fidanzamento, vero zio?

ATTILIO        Certo, anzi ne sarò onorato.

ASSUNTA     E io preparerò delle squisitezze per voialtri due… Ma anche per me e Teodoro.

ATTILIO        Bè, io vado a guardarmi la stalla: dopo due settimane di assenza capirete bene che senta la nostalgia; e poi voglio vedere la mia Bellina. (esce. Entra Bepi).

Scena sesta

PINO, ASSUNTA, BEPI

PINO              Già qui?

BEPI               Sì, sai com’era arrabbiata? E poi, appena le ho dato il biglietto si è messa a piangere come una disperata, e ripeteva: “Allora è vero, è proprio vero che Pino non vuole più vedermi”.

ASSUNTA     Ma si è girata, almeno?

BEPI               Macché, gliel’ho dettoanch’io che era inutile venire qua, che Pino non voleva più vederla, ma lei mi ha risposto che voleva sentirselo dire dalla sua bocca che non la voleva più.

ASSUNTA     Ma tu hai insistito perché tornasse indietro?

BEPI               Non ho neanche tentato, perché l’uomo che era con lei ha preso un bastone da terra e me l’ha fatto ondeggiare sopra la testa.

PINO              Un uomo!…

ASSUNTA     Un uomo!…Teodoro!…

PINO              Bepi, cos’hai fatto? Hai dato il biglietto ad Agnese…

BEPI               Ad Agnese sì, a chi dovevo darglielo?

PINO              (disperato) Lo dovevi dare a Luciana!

ASSUNTA     All’altra, a quella cattiva! Hai dato il biglietto ad Agnese, alla sua fidanzata!

BEPI               (a Pino) Guarda che è Agnese quella che hai lasciato, vuoi che non lo sappia.

PINO              E vuoi che non lo sappia io?

BEPI               Guarda che tu hai lasciato Agnese, ti ho detto.

PINO              Ma cosa dici Bepi? Io ho lasciato Luciana; perché hai consegnato il biglietto ad Agnese?

BEPI               Perché è Agnese che tu hai lasciato, come devo dirtelo! (Pino disperato).

ASSUNTA     (a Bepi) Come mai secondo te è Agnese la ragazza che Pino non vuole più?

BEPI               Perché io quella volta sono andato a casa sua e l’ho vista bene in faccia. Vuoi che non mi ricordi?

PINO              Quella era Luciana!

BEPI               Quella era Agnese!

ASSUNTA     Quella era Luciana!

BEPI               Era Agnese! Mi ha detto che era Agnese e io le ho consegnato il biglietto (Pino e Assunta si guardano).

ASSUNTA     Sicché tu hai visto Agnese a casa di Luciana?

BEPI               Io non so se quella era la casa di Luciana, io so che là c’era Agnese, e che era agitata.

PINO              Io rinuncio a capire; mi sta scoppiando la testa… E adesso, adesso è Agnese che vuole picchiarmi, con suo padre… Ma se lei vuole picchiarmi, Luciana vuole… (dubbioso) Non capisco una cosa: metti che col primo messaggio ci sia stato un malinteso, di quale genere non lo so, ma le due lettere che ho mandato dopo, dovrebbero avere chiarito tutto. Là non potevano esserci stati errori: una era indirizzata ad Agnese, alla quale avevo scritto tante belle parole d’amore, e l’altra era indirizzata a Luciana, in cui le scrivevo che volevo troncare con lei. Come mai Agnese pensa che voglia lasciarla, dopo aver ricevuto quella lettera d’amore per posta? (riflette) Bepi…

BEPI               Sono sempre qua.

PINO              Dimmi, le due lettere che ti ho dato, le hai spedite, vero?

BEPI               Certo che le ho spedite.

PINO              All’indirizzo giusto, vero? (Bepi mortificato) Ho il sospetto che tu abbia fatto qualcosa con quelle due lettere. Eri convinto che Agnese fosse Luciana e le hai scambiate. Dico giusto, Bepi?

BEPI               Più che giusto. Ma io l’ho fatto a fin di bene, pensavo che fossi tu a sbagliarti, volevo mettere le cose a posto.

ASSUNTA     Così le hai messe proprio a posto! (a Pino) Il fatto è che se Agnese è qui per picchiarti, Luciana sarà qui per… (bussano alla porta).

PINO              Chi sarà?

ASSUNTA     Una delle due, chi vuoi che sia. Bepi, apri la porta!

PINO              Ma se fosse Luciana che vuole baciarmi?

ASSUNTA     Siamo in tanti qua per tenerla a bada.

PINO              E se fosse Agnese che vuole picchiarmi?

ASSUNTA     Terremo a bada anche lei. Su, Bepi, apri quella porta!

PINO              No, aspetta, io voglio essere sicuro… (entra Luciana).

Scena settima

PINO, ASSUNTA, BEPI, LUCIANA

LUCIANA     (buttandosi addosso a Pino) Oh, sei qua Pino. Oh il mio Pino, il mio Pino! Mi scoppia il cuore sapere che mi ami! Tu non sai quanto piacere mi ha fatto ricevere quella lettera, sembravano parole scritte da un poeta, non avrei mai immaginato che fossi così sentimentale.(fa per baciarlo. Entrano Agnese e Teodoro col bastone).

Scena ottava

PINO, ASSUNTA, BEPI, LUCIANA, AGNESE, TEODORO

ASSUNTA     (amorevolmente chiama) Teodoro! (Teodoro la degna appena di uno sguardo) Qua tira aria brutta, è meglio che vada in cucina. Bepi, vieni con me che qui per te tira aria ancora peggiore. (Assunta e Bepi escono).

Scena nona

PINO, LUCIANA, AGNESE, TEODORO

PINO              (scostandosi da Luciana che vuole ancora baciarlo) Luciana, c’è un equivoco.

LUCIANA     Un equivoco?… Come, un equivoco? E la lettera che mi hai mandato?… Non era mica tua?

PINO              Sì, era mia.

LUCIANA     Allora?… (si stringe a lui tentando di baciarlo).

PINO              La lettera non era per te, era per Agnese.

LUCIANA     Non farmi ridere, inventane una di migliore! Per Agnese? C’era il mio indirizzo, è arrivata a casa mia…. (addossandosi ancora a lui) Lasciati accarezzare, invece.

PINO              Guarda Luciana che quella lettera era indirizzata ad Agnese.

LUCIANA     Ma è arrivata a me, come mai questo?… Sai cosa penso, Pino? Che tu stai mescolando le carte in tavola perché hai paura di suo padre, (indicando Teodoro) hai paura che ti picchi col bastone.

TEODORO    Altroché se lo picchio se quello che dice è vero.

PINO              Ma no, credimi Luciana: io voglio bene ad Agnese.

AGNESE       (piangendo) Non ti credo più neanch’io. Non posso crederti dopo tre lettere che mi hai fatto avere per dirmi che non mi vuoi più, e adesso dici che vuoi bene a me. Sì, era questo che volevo sentire dallatua bocca; ma ora che so che hai scritto quelle belle parole a Luciana, io ho bisogno quanto meno di una spiegazione.

PINO              Avrei bisogno io di una spiegazione: quando sono partito per venire qua da mio zio, eri a casa di Luciana?

AGNESE       Quando Bepi mi ha consegnato il biglietto? Sì che ero a casa di Luciana.

PINO              Allora era vero. Cosa ci facevi là?

AGNESE       (indicando Luciana) Sono andata a romperle la testa. Comunque questo non ha importanza,perché sulla busta c’era scritto “Per Agnese”, e Agnese sono io. E dopo, la lettera che mi hai mandato per posta? Anche là c’è stato un malinteso? (Bepi, avendo sentito l’ultima parte del discorso di nascosto, entra mortificato).

Scena decima

PINO, LUCIANA, AGNESE, TEODORO, BEPI

BEPI               Sono stato io a combinare il guaio. Ho invertito le lettere.

AGNESE       Ah, hai invertito le lettere, così, per spasso?

BEPI               Non per spasso, perché pensavo di fare un piacere a Pino… Va bene, sono pentito, non lo farò più, mi dispiace di tutto il casino che ho combinato, ma adesso vado in cucina perché quando sono agitato mi viene una fame… (Bepi esce).

Scena undicesima

PINO, LUCIANA, AGNESE, TEODORO

PINO              (riferendosi a Bepi) Perché pensava che tu fossi Luciana.

AGNESE       No, tutta questa storia non mi convince affatto. (trascinando Teodoro) Andiamo via papà. Addio Pino.

PINO              Non andare via. Lo so che è difficile da spiegare: ma come posso fare per dirti che voglio bene a te Agnese?

LUCIANA     (trattenendolo) Lasciali andare, non avere paura, ci sono qua io.

PINO              (divincolandosi) Io voglio bene a lei. Agnese, Agnese, io ti amo!

AGNESE       Ciao Pino, e buona fortuna con Luciana!

PINO              (raggiante) Agnese, aspetta!

TEODORO    Non c’è niente da aspettare, ormai abbiamo capito tutto, almeno comportati da uomo e ammetti che vuoi bene a Luciana e non ad Agnese.

PINO              No, no, aspettate tutti e due! Ho la prova del mio amore per Agnese (Agnese e Teodoro si fermano) Agnese, vieni con me in camera da letto!

TEODORO    Ah porco! Ah, senza pudore, cosa sei diventato?!

PINO              Venga anche lei Teodoro. (si lasciano convincere). Venite, venite! (Pino, Agnese e Teodoro spariscono nella camera).

Scena dodicesima

LUCIANA

Dalla camera           

PINO              Guardate sopra il comodino.

AGNESE       Oh Pino! Ah, il mio amore! Non ho parole… Ma guarda un po’, come ho potuto dubitare di te, come puoi perdonarmi per tutte le brutte parole che ti ho detto?

(Assunta entra in soggiorno e sente le voci dalla camera).

Scena tredicesima

LUCIANA, ASSUNTA

Dalla camera

PINO              Cosa ti avevo detto?

TEODORO    Mi pareva impossibile che fossi cambiato in così poco tempo. Adesso sì che ti vedo bene con mia figlia.

ASSUNTA     (dal soggiorno) Si può sapere cosa fate là dentro?

TEODORO    (dalla camera) Non facciamo niente di male. (uscendo) Guardi qua, Assunta, cosa aveva sopra il comodino Pino: la fotografia di Agnese! (Luciana, con una smorfia esce. Bepi, che sta entrando, la segue e spariscono tutti e due).

Scena quattordicesima

TEODORO, ASSUNTA

ASSUNTA     Lo sapevo anch’io che c’era la fotografia di Agnese in camera di Pino.

TEODORO    Però non ha pensato che era la prova che Pino voleva bene ad Agnese.

ASSUNTA     Sì, ha ragione, ma sa com’è: è venuto in mente a Pino perché le vuole bene. Anch’io se avessi qualcuno che mi volesse bene me ne accorgerei.

TEODORO    C’è qualche allusione in quel che dice?

ASSUNTA     Allusione? Può darsi. Io so che sono di parola.

TEODORO    Anch’io sono di parola.

ASSUNTA     Sarà di parola, ma mi sembra che abbia la memoria corta.

TEODORO    Questo non è vero: io mi ricordo bene tutto quello che ho fatto.

ASSUNTA     E anche quello che ha detto?

TEODORO    Certo.

ASSUNTA     Anche riguardo a noi due?

TEODORO    Certo.

ASSUNTA     Allora, cosa aspetta a fare il primo passo?

TEODORO    Aspetto che me lo permetta.

ASSUNTA     Ma se sono qua che aspetto!

TEODORO    Allora io l’abbraccio, cara la mia Assunta (si abbracciano). Vuole che le dia un bacio?

ASSUNTA     (guardandosi attorno) No… adesso no, mi vergogno. (guardando verso la camera) Cosa aspettano a venire fuori quei due là?

TEODORO    Vuole che vada a chiamarli, Assunta?

ASSUNTA     Ma sì, Teodoro, vada. (Teodoro va in camera).

Scena quindicesima

ASSUNTA

ASSUNTA     (al pubblico, smaniando) Che uomo, che uomo, sento il sangue bollire, mamma mia, che eccitazione! (entra Bepi con un panino in bocca, seguito da Attilio, agitato, poi Pino, Agnese e Teodoro).

Scena sedicesima

ASSUNTA, BEPI, ATTILIO, PINO, AGNESE, TEODORO

BEPI               Cos’hai zia, ti senti male? Che gesti sono questi?

ASSUNTA     Hai lasciato Luciana da sola? Dopo una delusione d’amore? Col coltello sopra il tavolo?… Non è la prima volta che succede, sai. È meglio che vada a controllare(va in cucina).

Scena diciassettesima

BEPI, ATTILIO, PINO, AGNESE, TEODORO

PINO              Bepi, devi capire anche tu certe cose, altrimenti qua da una commedia vien fuori una tragedia.

BEPI               Dici?... Infatti è depressa, non parla, mi fa pena quella povera ragazza (entra Luciana affranta, sorretta da Assunta).

Scena diciottesima

BEPI, ATTILIO, PINO, AGNESE, TEODORO, ASSUNTA, LUCIANA

ATTILIO        (a Bepi) Come mai la Bellina, la mia vitella preferita non ha fatto sporco come le altre bestie? (accorgendosi di Agnese e Luciana) Chi sono queste due ragazze? (ricordandosi) Ah, sono quelle che ti cercavano? Qual è quella cattiva, che la mando subito fuori dalla porta.

BEPI               Papà, guarda che è tutto a posto, non calcare la mano adesso.

ATTILIO        Ma come? Non doveva venire qua una per picchiare Pino?

PINO              Sì, è vero, ma si era sbagliata.

ATTILIO        E l’altra, si era sbagliata anche lei nel venire qui per dimostrare che ti amava?

PINO              Sì, si era sbagliata anche lei.

ATTILIO        come mai si sono sbagliate tutte e due?

ASSUNTA     Perché Pino aveva mandato una lettera a Luciana dicendo che era innamorato di Agnese e non di lei; invece la lettera è arrivata a casa di Agnese.

BEPI               Non era a casa di Agnese, era…

ASSUNTA     Basta Bepi! Già è difficile spiegare senza tanti dettagli, adesso non intrometterti anche tu, altrimenti finiamo alle calende greche! (ad Attilio) Quindi era Agnese che si sentiva abbandonata. Poi Pino, qui da Cavazzana ha mandato altre due lettere alle ragazze, confermando ciò che aveva scritto prima. Ma le due lettere sono giunte alla ragazza sbagliata…

ATTILIO        Ancora! Allora è un vizio. Come mai sono giunte ancora alla ragazza sbagliata?

ASSUNTA     Colpa di Bepi.

ATTILIO        Sì, ma come mai?

ASSUNTA     Lasciamo stare… Poi, quando tu eri qua, è stato mandato un latro messaggio…

ATTILIO        Anche questo alla ragazza sbagliata?

ASSUNTA     Sì.

ATTILIO        Sempre colpa di Bepi?

ASSUNTA     Sì.

ATTILIO        Ma allora mio figlio è uno… uno che sbaglia sempre!

ASSUNTA     Comunque ora la storia è finita, tutto è ritornato al suo posto.

ATTILIO        Sono contento anch’io, perché dopotutto mi sembrano due buone ragazze.

BEPI               È quello che ho sempre detto anch’io. Ma perché sei così agitato?

ATTILIO        Per la Bellina, come mai non ha fatto sporco?

BEPI               Perché se non mangia, non… (agitando la mano destra).

ATTILIO        Ma tu, perché non le hai dato da mangiare?

BEPI               Sicuro che gliel’ho dato; il fatto è che se non vede il suo padrone, lei non mangia, e per due settimane il suo mangiare se l’è fatto fuori le altre vacche.

ATTILIO        Sembrava a me che le altre bestie fossero più grasse. Ma adesso sono tornato e vedrai come mangerà con me… (accorgendosi solo ora di Teodoro) Teodoro?… Non è Teodoro, lei? Venga a vedere come “l’occhio del padrone ingrassa il cavallo”, anche se in questo caso è una vitella.

TEODORO    Certo che vengo, così potrò vedere questa bella stalla che ha.

ASSUNTA     Guarda di non sporcarti Teodoro.

ATTILIO        Cosa sarà mai per un po’ di letame. Venga, venga Teodoro… Ma metta giù quel bastone altrimenti le bestie si agitano. (escono Attilio e Teodoro).

Scena diciottesima

ASSUNTA, BEPI, PINO, AGNESE, ASSUNTA, LUCIANA

PINO              (vedendo Luciana rattristata) Dai Luciana, dovevi sapere che volevo bene ad Agnese e che per te provavo solo simpatia. Siamo da tanto insieme io e Agnese… da quando abbiamo frequentato le scuole.

LUCIANA     Anche con me hai frequentato le scuole.

PINO              Sì, è vero, ma non eravamo fatti uno per l’altra.

AGNESE       Dai Luciana, fatti coraggio, e scusami per tutte le parole che ti ho detto.

LUCIANA     Quelle non contano, te ne ho dette anch’io di parole.

AGNESE       E la pacca in testa?

LUCIANA     Ah, quella me la sono meritata.

AGNESE       Ascolta, tu non avresti problemi a trovarti un altro ragazzo: sei una bella ragazza, che sa stare a testa alta.

LUCIANA     Qua sta il problema: io, di quelli che conosco non me ne piace neanche uno. In pratica sono come me: hanno lo stesso mio carattere, e per questo non mi vanno. Mi piaceva Pino perché è un’anima semplice, uno da coccolare, perché a me piacerebbe fare da mamma a un ragazzo che mi volesse bene.

PINO              (dopo aver osservato Bepi) Allora non ti importerebbe se non avesse una grande istruzione?

LUCIANA     Magari, non mi piacciono i discorsi che fanno i miei amici, che parlano profondamente senza dire niente.

PINO              Anche se questo ragazzo non fosse di una grande bellezza?

LUCIANA     Non mi interessa neanche la bellezza: se volessi un ragazzo bello me lo sceglierei fra quelli che ho.

PINO              E se vivesse in mezzo ai campi, magari in una grande fattoria, dove ci sono maiali, vitelli e cavalli?

LUCIANA     Cavalli?! Sono la mia passione! È da quand’ero piccola che non li cavalco più. Ah, io sarei dalla mattina alla sera a cavalcare i cavalli!

PINO              Lo sai che un ragazzo così esiste, e che non è neanche tanto distante da te?

LUCIANA     Ma sì che lo so, e so anche chi è: (girandosi verso Bepi) È Bepi!

AGNESE       Ti piacerebbe?

LUCIANA     Certo che mi piacerebbe, èil mio ideale di uomo; ma non so se lui… dopo tutte quelle cose che avete detto su di me…

PINO              Quando si è arrabbiati si butta fuori anche quello che non si ha dentro; e questo l’ha capito anche Bepi, vero Bepi? (Bepi non risponde perché osserva estasiato Luciana).

LUCIANA     Bepi, mi vorresti così, come sono?

BEPI               E me lo chiede? Le dirò cento, duecento, trecento volte di sì.

AGNESE       Ecco, ora è tutto è a posto.

BEPI               (a Luciana) Sarò felicissimo di stare con lei.

AGNESE       Guarda Bepi che adesso siete fidanzati, puoi darle del “tu”.

BEPI               Ah, sì? Luciana, vorrei baciarti!

ASSUNTA     Bè, adesso non esageriamo, non potete baciarvi davanti al pubblico,ve lo darete fuori un bacetto.

LUCIANA     (scherzando) Eccola là, sempre lei che non vuole che ci baciamo; invece io bacio il mio Bepi. (bacia Bepi).

PINO              Allora anch’io bacio Agnese.

ASSUNTA     No Pino, tu no di fronte a tutta questa gente… non hai un po’ di pudore?

PINO              Cosa conta il pudore quando si ama veramente! (bacia Agnese).

ASSUNTA     E io?… (osserva intorno cercando Teodoro) Al diavolo il pudore! Teodoro, Teodoro? Dove sei che ti voglio baciare! (corre a cercarlo).