Le elezioni

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LE ELEZIONI di Giuseppina Cattaneo

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

         

http://giusicopioni.altervista.org/

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

Codice opera Siae 915716A

TITOLO

LE ELEZIONI

DUE ATTI

Personaggi

GINA

RINA

PINA

MINA

POSTINA

TRAMA

TRADUZIONE LETTERALE IN ITALIANO

Continuano le avventure delle quattro amiche per la pelle. Questa volta sono alle prese con le elezioni amministrative e ovviamente gli equivoci “la faranno da padrone”.

ATTO PRIMO

SCENA I

Rina

RINA. (E’ seduta al tavolo e sta compilando un cruciverba) lo è “Bambi”. Cinque lettere … bambi … bambi … ne conosco tanti di bambi io! La prima è mia sorella! Però quì c’è scritto “bambi” e non “bamba” e perciò non può essere lei. Che bambo scrivo ora con tutti quelli che ci sono in giro? C’è il Piero, il Mario, il Mauro, il Santo e tanti altri! Vorrà dire che lo scrivo dopo, se è bambo, non scapperà di sicuro. Andiamo avanti. Allora ... “I più meritevoli” … otto lettere. I più meritevoli … cioè quelli che sono i più bravi insomma ... a ma questa è proprio facile: i più meritevoli sono io, “Rina”. Ma ... ma questa è di otto lettere e Rina è solo di quattro lettere. (Pensa) che stupida sono a volte, con la scusa che tutti mi chiamano Rina, non ricordo mai che il mio nome vero è “Caterina”. E Caterina non è forse di otto lettere?! (Scrive) Ca-te-ri-na.

SCENA II

Rina e Pina

PINA. (Entrando col suo cruciverba) ciao Rina.

RINA. Ciao Pina.

PINA. (Si siede) Rina, dove sei arrivata a fare il crucivebola?

RINA. Sono arrivata fino in cucina e poi sono andata anche nella stanza.

PINA. No, io dicevo a che punto sei col cruciverbola. Hai fatto il due orientale?

RINA. No, ma ho fatto il cinque verticalle.

PINA. Quello l’ho fatto anch’io, era proprio facile vero?

RINA. Altro che facile!

PINA. (Legge) “c’è chi ne ha poco in zucca”. Quattro lettere.

RINA. E chi è quella che ha poco nella testa se non nulla del tutto?

PINA-RINA. La Gina!

RINA. Hai fatto il quattordici orientale?

PINA. No, non l’ho ancora fatto.

RINA. Nemmeno io. Dai che lo facciamo insieme.

PINA. (Legge) si apre quando piove.

RINA. Cribbio se è difficile questa!

PINA. Si apre quando piove … guarda che se ci pensiamo bene, magari non è difficile come sembra.

RINA. (Pensa) cosa faccio io quando piove? Cosa fac ... ma certo! Quando piove io cosa faccio? Pina, cosa faccio io quando piove?

PINA. Cosa vuoi che sappia io quel che tu fai quando piove! Quando piove io la lascio scendere!

RINA. Pina, ascoltami bene. Quando piove io apro la “tenda” così vedo bene come scende o no? Capisci? “Si apre quando piove” … la “tenda”! Scrivi tenda.

PINA. Rina, sei un genio, ma un genio di quelli più avanti! (Sta per scrivere quando si ferma. Ironica) te genio, “tenda” è di cinque lettere, qui invece ce ne sono otto.

RINA. Otto lettere? Allora tenda non va bene.

PINA. Mi sa proprio di no. Ma tu Rina, che tende tiri quando piove? Quelle in cucina o quelle nella stanza?

RINA. Quelle nella stanza, certo, sono più grandi e tirandole vedo meglio come fa a piovere.

PINA. Allora non è una tenda Rina! È un “tendagio”!

RINA. Hai ragione!

PINA. Rina, sei proprio “una tenda” sai!? Arrivaci no?!

RINA. (Scrive) t-e-n-d-a-g … scolta Pina, tendagio, con una g o con due g?

PINA. Ma con una a te!

RINA. Allora è giusta. Guarda qui, “tendagio”!

SCENA III

Rina, Pina, Gina e Mina

GINA. Guarda, che ti avevo detto! Guarda se non hanno in mano sempre le parole incrociate! (Mette la borsa a tracolla sulla sedia).

MINA. Si vede proprio che non avete nulla da fare tutto il giorno voi due.

RINA. Guardate che se noi ci siamo buttate nelle parole incrociate è solo per tenere in allenamento il cervello!

PINA. Proprio così, “tenere in allenamento il cervello”.

GINA. Andate, allenamento! Nemmeno un mese di allenamento in palestra vi si sistemerebbe il cervello a voi.

MINA. E un trapianto a quel cervello lì, sarebbe tempo e soldi buttati via con voi.

RINA. Pina, ma da quando tua sorella mi parla così male?

PINA. Da quando si è fatta amica, ma amica tanto nè, con la sua amica che sarebbe poi la tua sorella, quella lì in parte. Io non la riconosco più. Rina, guarda, è proprio vero: chi va con lo zoppo, impara a zoppicare!

GINA. Vai zoppa tu Mina?

MINA. Io no!

GINA. Guardate che noi non andiamo zoppa ne una ne l’altra nè?! 

MINA. Quando cambia il tempo, a volte vado giù dalla parte, ma zoppa no di sicuro.

GINA. Davvero? Non me lo avevi detto questo.

MINA. No ma, poco amica. Guarda come faccio, quando cambia il tempo. (Zoppica in modo ridicolo). Hai visto, roba da poco.

RINA. E comunque noi con le nostre parole incrociate, non facciamo del mal a nessuno.

PINA. Non come quello che fate voi.

GINA. (Si siede) e perché cosa faremmo noi? Solo che essere devote al Signore.

MINA. (Si siede) hanno invidia, Gina.

RINA. (Al pubblico) se io avessi ucciso la mia sorella la prima volta che l’ho pensato di farlo, ora, ora sarei già fuori dalla galera e sarei una donna libera. E invece …

PINA. … e invece debbo sopportarla anch’io, non solo te.

GINA. Ma Pina, si può sapere come mai ce l’hai a morte con me in questo periodo?

PINA. (Sta per parlare ma la anticipano e la fermano).

MINA. (A Gina) ce l’ha su anche con me, non solo con te.

PINA. (Sta per parlare ma la anticipano).

RINA. E io ce l’ho con te Mina perché vai d’accordo con quella buffona di mia sorella.

PINA. Ma, posso parlare anch’io e rispondere alla domanda della Gina del perchè ce l’ho con lei?

GINA. Argentina (NOME VERO DELL’ATTRICE), lo sai che per ricordarsi a chi tocca parlare, andiamo sempre, o quasi sempre, in fila.

PINA. (Sta per parlare ma viene interrotta).

MINA. Non tocca a te adesso! Dopo la Gabriella (NOME VERO DELL’ATTRICE) tocca a me ...

RINA. E dopo la Carmen (NOME VERO DELL’ATTRCE) tocca a me. Io ho parlato e perciò tocca a te adesso.

PINA. Si ma ragazze, se io devo dire qualcosa subito, come posso aspettare a dirlo perchè non è il mio turno?

GINA. Senti, non prendertela con noi perchè noi non abbiamo colpa.

MINA. È colpa della regista. Da quando l’anno scorso, il giorno dell’Epifania abbiamo recitato “Il mondo finisce oggi” e abbiamo lasciato fuori qualche parola, ha trovato questo sistema. Come se noi non avessimo memoria! (TUTTO VERO!).

RINA. Fai silenzio Carmen, guarda come fa a guardarci ... dai, dai che andiamo avanti. Argentina, tocca a te adesso. A proposito di Argentina, si può sapere come mai ti hanno chiamato Argentina? OGNI ANNO LE MIE ATTRICI RECITANO UNA COMMEDIA DOVE LORO SI CHIAMANO SEMPRE CON GLI STESSI NOMI E DOVE TUTTE LE VOLTE VOGLIONO SCOPRIRE PERCHE’ ARGENTINA SI CHIAMA COSI’, MA TUTTE LE VOLTE NON VERRA’ DETTO, IN MODO DI LASCIARE IL PUBBLICO OGNI ANNO CON LO STESSO DUBBIO. E POI FANNO SEMPRE QUALCHE RIFERIMENTO ALLA COMMEDIA PRECEDENTEMENTE. NON SO SE PER VOI VA BENE, CANCELLA PURE CIO’ CHE NON TI VA.

PINA. Ma che stancata mi date! Va bene, ve lo dirò così almeno la smettete una buona volta. Mi hanno chiamato Argentina perché …

GINA. Pina fermati! Tocca a me ora parlare.

MINA. Ma lasciala finire ora che lo stava dicendo!

RINA. E no, sul copione c’è scritto che nemmeno quest’anno il pubblico deve sapere il perchè Argentina si chiama così. Pina, ora tocca a te.

PINA. È già il mio turno? Regista cosa devo dire ora che non ricordo più? Ah già che devo rispondere alla Gina che mi ha chiesto il motivo per cui la tratto male. (Ritornando nei panni di Pina) guarda Gina che non mi è ancora passata quando l’anno scorso ci hai fatto credere che eravamo all’infermo! Potevo anche rimanerci secca!

GINA. Secca? Se qui ce n’è una secca, quella sono io. (Si alza e gira su se stessa) e questo fisichino è merito di nessuna dieta. Io sono naturale così.

MINA. (Si alza e gira anche lei su se stessa) anche il mio fisichino è merito di nessuna dieta.

RINA. E si vede proprio! Eccome se si vede che non hai fatto nessuna dieta

PINA. (Si alza e gira su se stessa) io vi faccio la barba a tutte voi. Guardate quà, questo si che è un fisichino! (Al pubblico) io e la mia amica Rina faremo le crociate, ma sapete che cosa fanno loro? Sono sempre in chiesa a confessarsi.

GINA. E ti sembra una brutta cosa?

MINA. Noi, siamo persone di fede.

RINA. Ma dai, fede! (Al pubblico) adesso che viene Natale, si confesseranno mattina, pomeriggio e sera, vedrete. Devo avere tanti di quei peccati!

PINA. Su questo non ci piove. (Al pubblico) ma lo sapete perchè loro vanno a confessarsi? Ci vanno così vedono le persone che vanno a confessarsi e poi vedono anche chi fa la comunione senza la confessione.

GINA. Certo! C’è chi conta le persone che vanno a messa e c’è chi conta le persone che fanno la comunione senza la confessione.

MINA. E tutto questo perchè noi abbiamo fede!

RINA. Andate, fede! La fede va vissuta, non contata! Dai Pina che facciamo i nostri cruciverbola che è meglio.

PINA. Si, meglio diecimila volte le nostre parole incrusade. Dai che facciamo il sedici verticalle.

GINA. Lasciale fare Mina, vedrai come fanno in fretta a stancarsi. Beviamo noi, invece.

MINA. Io non so che ci trovano in quelle parole incrociate lì!

RINA. Allora, “un veicolo a quattro ruote”. Quattro lettere.

PINA. (Guardando Gina come per chiedere aiuto) per me … è … “la bici”. Potrebbe andare bene?

GINA. Non guardare me che a me i cruciverbola non piacciono nemmeno un pò.

MINA. E io non ci penso nemmeno ad aiutarti.

RINA. Ma chi vi ha cercato qualcosa?

PINA. Rina, è la “bici”. Scrivila.

GINA. (Al pubblico) sanno solo quelle facili.

MINA. Ma siete sicure che sia la bici?

RINA. Ma cosa interessa a te che non ti piacciono nemmeno le parole incrociate! Per me comunque la bici ha solo due rotelle e non quattro.

PINA. Non farmi sbagliare questa parola perchè poi il cruciverba non esce più è!

GINA. Pina, non vorrei dirtelo, ma questa volta hai ragione, è la bici. Ascolta me, la nipotina della Carla, non ha forse una biciclettina con le due rotelline per imparare? E a casa mia, due ruote più due ruote, fanno quattro ruote.

MINA. Ma certo Gina!

RINA. (Al pubblico) mi dispiace dirlo, ma hanno proprio ragione. (Le due scrivono).

PINA. “In fondo alla strada”. Cinque lettere. Sapete anche questo sapientone?

GINA. (Interessata) in fondo alla strada … Mina, chi abita in fondo alla strada quì in fondo?

MINA. La Fernanda.

RINA. Fernanda non va bene, è troppo lungo.

PINA. Come ho detto prima è di solo cinque lettere.

GINA. Come chiamano la Fernanda per il suo difetti di dire sempre: guarda quella, guarda quell’altro, guarda qui, guarda di là, guarda se si potrà, guarda ...

MINA. Tutti in paese la chiamano “guarda”. E perciò “in fondo alla strada” …

RINA. … cinque lettere, “guarda”.

PINA. (Al pubblico) le sanno proprio tutte! Chissà come faranno!

GINA. L’esperienza è la madre della scienza.

MINA. La madre, ma anche l’amica della scienza. (Indicando se stessa).

RINA. Fate silenzio! Perché ne sapete due in croce, sembra che sappiate tutto voi! E per fortuna che a voi non piacevano i cruciverbola!

PINA. (Alle tre) sentite questo: “Capo del governo di un comune”. 

GINA. Ma, il governo non è a Roma?

MINA. Infatti, cosa centra il comune col governo ora?!

RINA. A volte ci sono della domande che per me sono sbagliate.

PINA. A proposito di comune, lo sapete che fra sei mesi ci sono le elezioni qui a Brusa?

GINA. Sono già trascorsi quindici anni dalle ultime elezioni?

MINA. Guarda che sono trascorsi cinque anni, Gina. Che mica voglia ad essere nei panni di un sindaco!

RINA. Davvero. Quanti grattacapi!

PINA. Avrà anche tanti grattacapi, ma ricordatevi che prende anche una bella paga.

GINA. Se è solo per quello anch’io ho dei grattacapi ma di paghe io non ne prendo.

MINA. Gina tu dovresti essere pagata solo per sopportare tua sorella.

RINA. E io allora, cosa dovrei dire?! Pensate invece che un sindaco deve sopportare me, tu (verso Gina), tu (a Mina), e anche tu Pina. Ma non sapete a quanta gente deve dare ascolto?

PINA. Si, ascolta da un’orecchio e poi lascia andare dall’altro. Ascoltatemi, la mia siepe dà un po sulla strada e dato che la strada è del comune, ho detto al sindaco di mandare gli spazzini a tagliarla. Sono là ancora che li aspetto. 

GINA. Guarda che se la tua siepe è un pò sulla strada, diventa comunale anche la siepe che sta dentro casa tua. Stai attenta perchè fanno in fretta a sequestrartela quelli!

MINA. Non parlate di siepi che mi fate ricordare ancora la siepe morta del mio sindaco di Bagnatica (IL PAESE CONFINANTE). MINA DICE QUESTO PERCHE’ NELLA COMMEDIA DELL’ANNO SCORSO SI ERA PARLATO CHE PINA AVEVA FATTO MORIRE LA SIEPE DEL SINDACO DI MINA.

RINA. Guarda che il tuo sindaco ha portato poco il lutto per la sua siepe, di lì una settimana, ne aveva piantata subito un’altra!

PINA. Ma perchè parlate della commedia dell’anno scorso? Ascoltatemi bene. Invece un’altra mia amica è andata dal vice sindaco e gli ha chiesto di farle lo sconto sulla tassa dell’immondizia. Anche lui, ha fatto orecchia da mercante.

GINA. Si, sono gran bravi di fare questo, costruire quest’altro, così sono sicuri di lasciare un loro segno nel paese quando non ci saranno più.

MINA. Guarda che anche i preti fanno così sai?! Dovete sapere che chi comanda può fare tutto coi nostri soldi, ma noi poveri martiri, non possiamo mai mettere parola.

RINA. Ma almeno i preti non ti mettono le tasse.

PINA. Si, ma guarda che ne prendono nè?

GINA. Lasciali andare avanti e vedremo se anche loro non metteranno qualche tassa.

MINA. A proposito di tasse, avete pagato l’ICIAP? L’ho sentito dire in posta.

RINA. Non starai dicendo sul serio vero?

PINA. C’è una tassa anche per …

GINA. … i ciape? (“CHIAPPE” NEL NOSTRO DIALETTO. INVECE DI ICIAP, METTI COME SI DICE CHIAPPE NEL VOSTRO DIALETTO) cosa ti stai inventando! Chissà cosa avrai capito in posta tu!

MINA. Scusatemi, può essere che abbia capito male. Comunque non è facile per un sindaco dare retta a tutti: se fai una cosa, va bene a questo e non a quell’altro, se fai questo così o questo cosò, c’è sempre qualcuno che brontola.

RINA. Fammi fare tutto ma non il sindaco.

PINA. Lungi da me! (Guarda l’orologio) Rina, sarà arrivato dal giornalaio la Settimana Mistica, andiamo?

GINA. Mamma mia, stanno parlando di nuovo di quei cruciverbola.

MINA. Lasciale perde, lasciale perdere. Gina, guarda che se ritardiamo ancora un pò, non troviamo più nessun prete in chiesa.

RINA. (Al pubblico) andranna ancora a confessarsi.

PINA. (Al pubblico) si sono confessate solo due volte oggi.

GINA. A voi non deve interessare. Dai che andiamo Mina. (Escono).

MINA. Andiamo, andiamo per carità. (Mentre esce).

RINA. Dai, dai che andiamo anche noi. (Escono).

SCENA VUOTA PER QUALCHE SECONDO

SCENA IV

Postina

POSTINA. (Parla mentre sta entrando in scena con il cruciverba) Rina, hai risolto il quindici verticalle? (Si guarda in giro e non la vede) va beh, passerò più tardi. Intanto lascio la loro posta. (Toglie due lettere, legge il destinatario) no, non sono queste, queste sono da parte del sindaco per le due sorelle che abitano qui a fianco.  (Le appoggia sul tavolo a sinistra e cerca ancora nella borsa) eccole qui quelle per Gina e Rina. (Appoggia anche queste sul tavolo però a destra).

SCENA V

Postina e Gina

GINA. (Da fuori mentre sta per entrare a prendere la borsa che ha dimenticato sulla sedia) l’avrò lasciata sulla sedia. Guarda, guarda che c’è qui la terza cruciverbola.

POSTINA. (Nel fare in fretta, a nascondere il cruciverba, prende la posta sbagliata e lascia quella destinata alle vicine) oggi niente cruciverba, sono in servizio. (Esce).

GINA. Miracolo. Questa è in servizio come è anche fuori servizio, come succede ai gabinetti e ai bancomatti. Va be che questi ultimi sono “matti” e non si può pretendere. (Vede le lettere e si avvicina) vediamo che cosa ha portato. Due lettere … (Guarda veloce il destinatario) Ambrogina … questa è per me. (Apre la propria e legge) carissima Ambrogina … (al pubblico) è proprio un bel nome vero? Allora … (Prosegue a leggere lusingata) carissima Ambrogina … carissima a me … sono il sindaco Sandro Pertica che le scrive …il sindaco scrive una lettera a me? Chissà che vorrà ... … visto il suo prezioso e indispensabile impegno sociale nella nostra comunità … impegno sociale! E quelle stupida di mia sorella mi deride sempre perchè sono sempre a condfessarmi! Guarda qui: prezioso e indispensabile impegno sociale: quello di andare a confessarsi! … le chiedo formalmente di diventare la prima cittadina in mia sostituzione, in quanto il mio mandato è in scadenza. (Strabiliata) la signoria vostra è invitata lunedì presso il mio ufficio comunale alle ore diciassette. Sandro Pertica. (Emozionata) io … io … sindachessa … di Brusaporto?! Ma … ma … non mi sembra vero … che emozione! Che emozione! Se io sarò la sindachessa, qualcuno dovrà farmi da vice. (Pensa) la Mina! La Mina sarà la mia vice! Vado subito a telefonargli! Che emozione. (Esce).

SCENA VI

Postina e Gina

RINA. (Da fuori) ciao Pina, ci vediamo più tardi. (Entra con il nuovo cruciverba) mamma mia, non vedo l’ora di cominciarlo. (Si accorge della lettera) guarda, è passata la mia amica postina e ha lasciato una lettera … (la prende e legge velocemente il destinatario) per me. (Legge) carissima Caterina … carissima a me … sono il sindaco Sandro Pertica che le scrive … il sindaco scrive una lettera a me? Come mai? Vado avanti a leggere. Visto il suo prezioso e indispensabile impegno sociale nella nostra comunità … impegno sociale? Di che impegno sociale parla? (Pensa) ma certo! A fare le parole incrociate, non è impegnativo forse? E “sociale nella nostra comunità” perché sto coinvolgendo tutto il paese con queste cruciverbole. Oggi, mia sorella e la Pina, non hanno fatto con me il cruciverbola? E quella rimbambita, a dir nulla, di mia sorella, non fa altro che prenderi in giro! Dove sono arrivata? Ecco qui … le chiedo formalmente di diventare la prima cittadina in mia sostituzione, in quanto il mio mandato è in scadenza. (Strabiliata) la signoria vostra è invitata lunedì presso il mio ufficio comunale alle ore diciassette. Sandro Pertica. (Emozionata) io … io … sindachessa … di Brusa?! Non ci posso credere! Il mio sindaco mi vuole al suo posto! Mamma mia come sono emozionata! (Balla) io sindaco! E la mia amica Pina sarà la me vice! Io sindaco! Io sindaco!

GINA. (Entra velocemente e felice) io sindaco!

RINA-GINA. Io sindaco!

LO DICONO TUTTE E DUE INSIEME E SI BLOCCANO TUTTE E DUE INSIEME. SONO MOLTO IMPACCIATE. NASCONDONO IMMEDIATAMENTE LA LETTERA.

RINA. Gina …

GINA. Rina …

RINA. Oggi ... c’è ... il sole.

GINA. Proprio ... c’è ... il sole.

RINA. E perciò … non piove.

GINA. Proprio … non piove.

RINA. Cosa stavi dicendo prima che arrivassi? Dicevi qualcosa di sin …

GINA. Si … dèl! (SECCHIO E DA NOI SI DICE SIDEL. SPERO TU RIESCA A COMBINARE QUESTO NOME OPPURE INVENTATI UN ALTRO NOME CHE INIZI CON SI...)! Sidèl! Prima ho detto che … devo andare a comprare un sidèl!

RINA. Ah, allora non avevo capito.

GINA. E come mai tu ballavi quando io sono arrivata?

RINA. Io? Ballavo? Guarda che ti stai sbagliando.

GINA. Si, tu ballavi. E facevi così. (Balla ma diversamente).

RINA. (Ride) guarda che io non ballavo così! Ma così (Balla).

GINA. Ma non avevi detto che tu non ballavi? E ho anche sentito che dicevi qualcosa a proposito di sind … (viene interrotta).

RINA. … sindacati! (Balla mentre parla) devo andare a chiamare i sindacati. Devo chiamare i sindacati. I sindacati. (Si ferma) ma … come mai eri così contenta prima? Era perchè devi andare a comprare il sidèl?

GINA. Il sidèl? Che sidèl poi?! (Ricordandosi) a già certo, il sidèl! Certo! Vado subito a comprarlo!

RINA. E io andrò subito dai sindacati!

ESCONO TUTTE E DUE.    SIPARIO

ATTO SECONDO

SCENA I

Rina e Pina tutte vestite di azzurro

RINA. Pina, ma ti rendi conto? Noi a capo del paese! E questa è la lettera che prova tutto. (Appoggia la lettera chiusa alla sua destra del tavolo). Io sindachessa …

PINA. … io il tuo braccio destro.

RINA. Pina, guarda che non si dice braccio destro, ma vice-sindachessa.

PINA. Rina, ma, non abbiamo ancora pensato come chiamare la nostra lista di cento-destra.

RINA. Non sei nemmeno capace di dirlo! Centro-destra e non cento-destra.

PINA. Cento o mille, dobbiamo dargli sempre un nome comunque. Cosa dici di chiamare la nostra lista: Forza Pina e Rina.

RINA. No, no, non va bene, con quel nome lì partiamo già svantaggiade Pina! Qui, dobbiamo trovare un nome che attiri i voti! Dobbiamo trovare un nome che sia forte, bello e che si dica bene. Come per esempio … Forza Rina e Pina. Vedi che differenza di quello di prima?

PINA. (Ironica) altro che differenza! Il capo sei tu e perciò …

RINA. Dai, dai che iniziamo a buttar giù qualcosa.

PINA. (Prende i fogli che sono sul tavolo e li butta per terra).

RINA. Ma che fai Pina?

PINA. Non ci vedi più? Ho buttato giù qualcosa come tu mi hai detto di fare.

RINA. (Li raccoglie) io intendevo di buttar giù qualche idea, non battare giù qualcosa dal tavolo!

PINA. Ah, ho capito.

RINA. Adesso, scriviamo il primo punto della nostra collina elettorale.

PINA. Collina? Sei sicura che si chiami così?

RINA. Em … “compagna elettorale”, volevo dire, non collina, compagna! Dai scrivilo tu il primo punto che io intanto penso al secondo.

PINA. (Prende la penna e disegna un puntino. Impiega qualche secondo).

RINA. Fammi vedere il tuo primo punto?

PINA. Aspetta che ho quasi finito.

RINA. Io ho già il secondo punto: stipendio per il sindaco e per la vice: il doppio. Mi sembra più che giusto. E il tuo punto?

PINA. (Le mostra il foglio dove si vede un bel punto e basta).

RINA. E dov’è scritto il primo punto della nostra compagna elettorale?

PINA. Ma sei cieca? Guardalo quì!

RINA. (Alza gli occhi al cielo) allora cosa dici, stipendio il doppio per noi?

PINA. Solo il doppio? Ti ricordo che avremo un sacco di responsabilità sai? E se sbagliamo qualcosa, potremmo andare anche in prigione.

RINA. Hai ragione, non avevo pensato alla prigione! Facciamo il triplo allora. E come primo punto, diamo tutte le responsabilità al segretario comunale.

PINA. E i grattacapi tutti ai dipendenti comunali.

RINA. E noi, là nel nostro bell’ufficio, faremo le nostre belle parole incrociate senza essere disturbate da nessuno.

PINA. Al fresco d’estate e al caldo d’inverno. Rina, metteremo anche qualche tasse vero?

RINA. Ma certo, che amministratori saremo se non mettiamo qualche tassa?

PINA. La prima tassa sarà sulla casa e si chiamerà (pensa) … ICI. La casa ce l’hanno quasi tutti e perciò siamo sicure di non fare delle differenze.

RINA. Guarda che l’ICI c’è già stata.

PINA. Davvero? Va beh, allora la chiameremo ... IMU.

RINA. Anche questa l’hanno già inventata. Noi, dobbiamo trovare un’altra sigla più bella di quelle là e che faccia venir voglia di pagarla. Hai capito? 

PINA. (Pensa) FLU-IMU-CIL! Fluimucil!

RINA. Fluimucil?

PINA. Si, perchè, non ti va bene come tassa?

RINA. Benissimo! Anche se quel nome lì mi sembra di averlo già sentito … in farmacia.

PINA. Che farmacia! Questo nome è frutto della mia intelligenza. E poi, come quarto punto, gli spazzini devo tagliare le siepi di tutto il paese. Sia quelle che stanno sulla strada che quelle che stanno dentro la casa. 

RINA. Benone. Pina, sia che dovrei avere nella mia stanza due coccarde da sindaco? Potremmo cominciare a provarle per vedere come stiamo, cosa dici?

PINA. E cosa aspetti? Dai allora! Che emozione! Che emozione!

RINA. Andiamo di là allora. (Mentre escono) sindaco! Non mi sembra ancora vero.

SCENA II

Gina e Mina tutte vestite di rosso

GINA. (Entrando) Mina, hai presente? Noi prime cittadine di Brusa! E questa è la lettera che prova tutto.  (Appoggia la lettera chiusa alla sua sinistra del tavolo).

MINA. Prime cittadine? Ma guarda che se vieni da Seriate (PAESE CONFINANTE) le prime cittadine sono la Fasana e la Mericanina! Se invece vieni da Bagnatica (ALTRO PAESE CONFINANTE) le prime cittadine sono la Pastura e la Formagera. Se invece vieni dal Cassinone (ALTRO PAESE CONFINANTE) le prime cittadine sono … (viene interrotta).

GINA. Ma cosa stai dicendo? Guarda che le prime cittadine siamo io e tu: io sindaco e tu vice-sindaco.

MINA. Ah, intendevi quello! Io pensavo che dicevi le prime persone che abitano all’inizio del paese. Ma ... ascoltami, dobbiamo fare una lista allora per andare alle elezioni.

GINA. (Titubante) ma … io l’avrei già una lista ... però se tu vuoi la facciamo assieme.

MINA. No, no, se l’hai già preparata, andrà bene sicuramente. Hai messo dentro almeno la Formagela? Lei è grassa (indica con i gomiti) ma è buona come il pane. E ha tante di quelle conoscenze che ci verranno buone.

GINA. Si certo, ho scritto la lista con dentro la formagella … il prosciutto, il burro, l’insalata … (viene interrotta).

MINA. Ma … ma che lista è quella?

GINA. Quella della spesa.

MINA. Ma non quella di lista indendevo io!

GINA. Quella del macellaio allora?

MINA. Ma no Gina!

GINA. Che scema, perché non ci ho pensato prima! La liste delle persone che sono andate a fare la comunione sensa confessarsi.

MINA. Ma cosa dici! La lista delle persone che ci aiuteranno a governare il paese.

GINA. (Seria) ah certo, avevo capito subito che intendevi quella di lista.

MINA. Si, ma prima però si deve dare un nome alla nostra lista.

GINA. Alla lista delle peronse che ci aiuteranno a governare il paese. Hai visto che avevo capito?

MINA. (Pensando) e che nome gli diamo?

GINA. (Pensa anche lei) lo sai Mina che per il momento mi viene in mente nulla?

MINA. (Al pubblico) ci avrei scommesso. Guarda se ti va bene questo nome: Movimento …  due stalle: Mina e Gina.

GINA. No, no, no, non mi piace per niente Mina. Ma pensa, proprio in questo momento, mi sono ricordata di un nome: Movimento due stalle: Gina e Mina.

MINA. A me, piace di più quello che ho detto io.

GINA. Si, però chi comanda sarò io e perciò va bene quello che io dico.

MINA. (Rassegnata) … la sindachessa sei tu …

GINA. Senti, non guardiamo al nome della lista che è quello che in un comune conta di meno, piuttosto, dobbiamo fare un pregramma. Noi dobbiamo lasciare un nostro segno in questo comune che nessuno prima di noi ha mai lasciato.

MINA. Ma non avevamo detto che era sbagliato quando i sindaci vogliono lasciare un loro segno?

GINA. Certo, ma questo valeva per isindaci prima di noi.

MINA. E per i sindaci dopo noi?

GINA. Dopo noi? Guarda che noi staremo su per sempre! Appena sono sindachessa, subito una legge dove io e te nessuno ci potrà buttare giù.

MINA. Chissà quanti soldi faremo! E cosa costruiremo per lasciare il nostro segno a Brusa?

GINA. Io avevo pensato a ... un bel cinema.

MINA. Gina, guarda che a Brusa i cinema fanno una brutta fine. (PERCHE’ VERAMENTE IL CINEMA CHE AVEVAMO E’ STATO DEMOLITO. QUI’ PUOI SCRIVERE CIO’ CHE ANCHE DA VOI E’ STATO DEMOLITO OPPURE QUALCOSA CHE DESIDERATE).

GINA. (Sognante) e si chiamerà “Cine Teatro Vittoria”. E la signora che sta alla biglietteria si chiamerà Mercedes.

MINA. Proprio Mercedes?

GINA. Si.

MINA. E se si chiamasse Alfa di nome e Romeo di cognome, potrebbe andar bene ugualmente?

GINA. No, no, deve chiamarsi Mercedes.

MINA. Il cinema va benissimo. E i soldi per costruirlo? Mi sa ma, dovremmo aumentare l’IVA dal ventidue al cinquanta.

GINA. Cosa? Cinquanta? 

MINA. Forse hai ragione, cinquanta è un pò troppo.

GINA. Troppo? Ma sei matta, cinquanta? Guarda che la Iva Zanichi ha settantaquattro anni! Altro che cinquanta.

MINA. Ma guarda che io dicevo un’altra di Iva! Anche se non è sbagliato alzarla al settantaquattro per cento. Paghiamo il cinema più in fretta. 

GINA. Ma certo, guarda che io sono brava a fare i conti. E cosa facciamo per la tassa sull’immondizia?

MINA. Prima roba, io direi di abolire quei F-24 lì, che fa solo casino.

GINA. (Preoccupata) cosa? Abbiamo a Brusa i F-24? Ma … dove sono? Sono parcheggiati sul Castello? Ho paura io sai?  

MINA. Ma stai vaneggiando? Hai paura dei F-24?

GINA. Perché tu non hai paura dei missili? Non farti vedere coraggiosa perchè sei qui davanti al pubblico ora!

MINA. Missili? Ma quali missili?

GINA. Quelli che hanno i caccia F-24! (Al pubblico) mi sembra di parlare con una stupida!

MINA. Gina, guarda che i F-24 sono quei fogli che il comune ci rilascia per andare a pagare l’immondizia.

GINA. Ma sei sicura? Di missili qui a Brusa non ce ne sono? Nemmeno sul Castello?

MINA. Ce l’hai tu il missile, ma nella testa!

SCENA III

Rina, Pina, Gina e Mina

RINA. (Parlando da fuori. Le due entrano con le coccarde in testa) sono proprio belle vero?

PINA. Si e stiamo proprio bene.

RINA. (Piano a Pina) mamma mia, c’è mia sorella! Pina, nascondi subito la coccarda! Non dobbiamo dire nulla della nostra elezione! (Le due si tolgono le coccarde e le nascondono).

GINA. (Piano a Mina) mamma mia, c’è mia sorella! Mina, non dire nulla di quello che sappiamo noi! Non dire nulla!

MINA. (Piano a Gina) ma sei matta? Non devono sapere nulla e in prima mia sorella.  

LE QUATTRO SONO IMBARAZZATE.

RINA. Ciao.

PINA. Ciao.

GINA. Ciao.

MINA. Ciao.

RINA. Sono proprio belle ... queste giornate ... lunghe ... vero Pina? (Gli da una gomitata).

PINA. Certo! Proprio lunghe ... queste giornate. Non trovate anche voi?

GINA. Perdiana se sono lunghe! Non è vero Mina?

MINA. (Piano) ma se c’è buio alle quattro e mezza?! (LO SPETTACOLO NOI LO FACCIAMO A DICEMBRE E IN QUEL PERIODO LE GIORNATE SONO CORTE).

GINA. (Gli fa segno di acconsentire).

MINA. Lunghe? Altro che lunghe. Lunghissime che non vedi nemmeno più la alba!

RINA. (Piano a Pina) Pina, guarda come è vestita mia sorella.

PINA. (Le guarda. Piano a Rina) come mai è vestita di rosso?

GINA.  (Piano a Mina) Mina, guarda come è vestita mia sorella.

MINA. (Le guarda. Piano a Gina) come mai è vestita di azzurro?

RINA. Ma come mai voi due siete vestite di rosso?

PINA. (Ironica) si vede che hanno il conto in rossa. Siete forse tutte e due spianate a terra?

GINA. Guarda che io ne ho di soldi sai? E se anche non ne avessi, non vado certo a metterlo in piazza col colore del vestito!

MINA. (Piano a Gina) ma digli di si, così avevamo una scusa valida.

GINA. (Piano a Mina) hai ragione! E cosa gli diciamo ora?

MINA. Lascia fare a me. (Pensa).

RINA. Allora, si può sapere il perchè siete vestite di rosso?

PINA. O è un segreto … bancario?

GINA. Nessun segreto. Io sono vestita di rosso perchè ... perchè ... perchè ... (chiede aiuto a Mina) perché …

MINA. … perché … perché … rosso di sera …

GINA. … bel tempo si spera.

PINA. E cosa centra il tempo ora?

GINA. Centra eccome! Io ... io … io … sono stata assunta per fare … le previsioni del tempo … alla sera. (Si improvvisa meteorologa e usa Mina come cartina d’Italia) al nord, domani c’è il sole. Al centro domani c’è il sole e al sud domani c’è il sole.

MINA. (Piano a Gina) brava! (Alle due) si, la Gina fa le previsioni del tempo alla sera per aver il bel tempo di giorno. Gina in rosso di sera, bel tempo si spera.

RINA. Ah, ho capito. (A Pina) mah!

PINA. Ieri però ha piovuto.

GINA. (Affrettandosi) per forza, io sono assunta da oggi.

MINA. E come mai tu Rina sei vestita di azzurro?

RINA. (Si guarda e fra sè) ah certo, io sono vestida di azzurro. Il fatto è che ... è che ... Italia! Italia! Italia! Ale-oo, ale-oo. (Chiede a Pina di seguirla. Alza le braccia). Ale-oo, ale-oo.

PINA-RINA. (Alzano le braccia) ale-oo, ale-oo. Ale-oo, ale-oo.

GINA. (Al pubblico) ma, sono normali per voi?

MINA. Che siano indemoniate?!

RINA. Gurda che io sono tiffosa sfigatada dell’Italia che gioca a pallone.

PINA. Io, non sono così tiffosa come lei invece.

GINA. Tu Rina sei tiffosa della nazionale Italiana? E da quando?

MINA. Ma sai almeno chi gioca quest’anno nell’Italia?

RINA. Io? Io so il nome di tutti i giocatori dell’Italia di quest’anno. Però ve ne dico solo qualcuno ma di quelli importanti però. Il Zuf, il Cavrini, il Tordelli, il Caucasio e il Polo Rosso.

PINA. (Piano a Rina) brava Rina!

GINA. Mah, a me non sembrano che siano i giocatori di quest’anno.

MINA. Anche per me non sono quelli di quest’anno.

RINA. Ma ragazze, guardate che i giocatori della nazionale non vengono cambiati tutti gli anni, sapete? Ci stanno almeno una trentina di anni.

PINA. Fai anche quaranta di anni. Ma Mina, anche anche tu meterologica? Sei vestita di rosso come la Gina.

GINA. La Mina, non fa la meterologica ma … ma … (piano a Mina) inventa subito qualcosa o siamo nei guai.

MINA. (Imita un toro e usa le dita per fare le corna) taca toro! Taca toro!

GINA. (Prende un fazzoletto rosso e insieme imitano una corrida) taca toro! (Quando Mina le passa accanto) olé! (E così per tre volte).

RINA. Stanno perdendo la testa.

PINA. Quale testa? 

GINA. La Mina è vestida di rosso perchè lei fa la corrida! Guradate come è brava. (Lo ripete ancora una volta).

MINA. Ora però basta, non mi viene più il fiato e c’è il rischio di rimanerci secca. E, non mi sembra il caso per una recita. E tu Pina, come mai sei vestita di azzurro, dato che tu hai detto che di calcio non ti intendi?

RINA. (Piano a Pina) tu parli sempre troppo! Dai, inventa subito qualcosa in fretta, altrimenti ci scoprono.

PINA. Io sono vestita di azzurro perchè ... perchè ... perchè a me piacciono ... i Puffi!

GINA. Non avevo dubbi. (Fa segno che è piccola).

MINA. Nemmeno io per quello. Ma si può sapere come mai oggi siete vestite tutte e due dello stesso colore? Cosa è successo?

RINA. Nulla … cosa vuoi che sia successo … (Si ricorda che anche loro sono vestite dello stesso colore) ma perché anche voi due oggi siete vestite uguali? Cosa è successo?

PINA. È, cosa è successo?

GINA. Mina, io glielo dico.

RINA. Pina io glielo dico.

RINA-GINA. Noi diventeremo … prime cittadine di Brusa.

SCENA IV

Rina, Pina, Gina, Mina e postina

POSTINA. (Entra) avete per caso trovato due lettere su questo tavolo?

GINA. Sono qui.

RINA. Sono qui.

POSTINA. (Le vede) eccole. Queste sono le due lettere personali che il sindaco mi ha dato da consegnare …  

RINA. (Sorride e indica se stessa).

GINA. (Sorride e indica se stessa).

POSTINA. … una alla signora Ambrogina Sciarpa e l’altra alla sorella Caterina Sciarpa che abitano qui a fianco. Il sindaco ha chiesto loro di trovare un accordo per chi prendere il suo posto come capolista alle prossime elezioni.

GINA-RINA. (Prendono le buste e controllano il destinatario).

RINA. (Guarda e mostra a Pina sconsolata) Sciarpa c’è scritto e non Scarpa come il mio cognome.

PINA. Rina, non dirmi che dovrò tagliarmi la mia siepe nè!?

GINA. (Guarda e mostra a Mina sconsolata) Sciarpa c’è scritto e non Scarpa come il mio cognome.

MINA. Ciao cinema!

POSTINA. Per fortuna le ho trovate, altrimenti sarebbe stato un bel guaio per me. E queste sono le vostre che ho confuso con quest’altre. (Le mette sul tavolo e prende le altre) saluti a tutte. (Esce).

RINA-GINA. (Si avvicinano piano, prendono le buste, tolgono la lettere e leggono in contemporanea) Fluimucil, imposta regionale sugli immobili.

TUTTE E QUATTRO SI ACCASCIANO SULLE SEDIE SCONSOLATE. SI GUARDANO E ARRABBIATE SI ALZANO E CORRONO INTORNO AL TAVOLO.

RINA. Vai là! Lei fa la meterologica di sera! Valà bugiardona.

GINA. Senti chi parla! Tu non sai nemmeno come è fatto un pallone. Nemmeno se tu fossi l’ultima persona sulla terra ti voterei!

PINA. La mia sorella fa la torera lei invece! Cosa pensavate che chiamassero voi per farvi sindaco?

MINA. Macchè, siete voi che lo pensavate, non noi. Valà sorella-puffetta dei me stivali!

SIPARIO