Le farfalle dalle ali di fuoco

Stampa questo copione

LE FARFALLE DALLE ALI DI FUOCO

Commedia in due atti

di giuseppe bevilacqua

PERSONAGGI

NISKA POLENA

SOLITA

CIOCCO MOSCA

JOHN BLECK

FUCHS

IL PRIMO SEGRETARIO

IL SECONDO SEGRETARIO

IL PRIMO CAMERIERE

ALTRI CAMERIERI

UN PARRUCCHIERE

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Un salone nel ricco palazzo di John Bleck, mi­lionario americano. Davanti ad un tavolino ro­tondo ed intarsiato è seduto il prof. Fuchs: giovane, smilzo, con gli occhiali, ha l'aria di un abatino sempre impacciato; leggerà su car­telle fitte di appunti. Terrà spiegati sul tavolo giornali e riviste ed altri giornali spunteranno dalle tasche. Bleck è in smoking semi-sdraiato su di un divano, di fronte al quale fu messo il tabouret col cock-tail versato. Rigido, in piedi, starà il cameriere.

SCENA PRIMA

Bleck - Fuchs - Il Cameriere

Bleck                             - (che ha trovato il cocktail di pessimo gusto. Infuriato, al Cameriere) Che dia­voleria è questa?... C'è da intossicarsi! E' incredibile che non si conoscano ancora i miei gusti!... Vi licenzio tutti!

Cameriere                      - (balbettando) E' il nuovo bar­man, Mister...

Bleck                             - E se il barman è un cretino, deve ve­nirgli in aiuto il secondo cameriere e se il secondo cameriere è un imbecille deve prov­vedere il primo, voi! L'ho detto, l'ho ripe­tuto: brandy, curacao bianco, succo d'ananas e buccia di cedro! E poi il mixerbox con for­za... ma con forza! Portate via... tanto, il pro­fessore non beve...

 Fuchs                           - Oh, Mister, no, mi fa male...

Bleck                             - Via, via!

Cameriere                      - (portando via il servizio, esce).

SCENA SECONDA

Bleck e Fuchs

Bleck                             - Faremo senza l'aperitivo... (a Fuchs) Continuiamo... E allora Giove dove si portò quella bella sgualdrina?

Fuchs                            - (ancora più intimidito) Se la portò, appunto, in quella parte del mondo che poi si chiamò Europa e finalmente potè... posse­derla...

Bleck                             - Non c'è male. Se io fossi europeo ab­dicherei subito per non essere un paraninfo, sia pur mitologico... Ed il significato di tut­to questo?

Fuchs                            - Ecco: poiché secondo questo autore, Giove, per conquistare e rapire la principessa Europa, dovette trasformarsi in toro, le don­ne, secondo lui, amerebbero sempre e sol­tanto la forza bruta...

Bleck                             - E' il solito ritornello degli europei...

Fuchs                            - Dice bene, Mister. Anche Oscar Wilde nella Tragedia Fiorentina...

Bleck                             - (interrompendo) Ma hanno torto! Intanto io nego che le donne abbiano una sensualità...

Fuchs                            - Verissimo...

Bleck                             - Hanno tutt'al più dei capricci sen­suali, come hanno dei capricci di gola...

Fuchs                            - Verissimo.

Bleck                             - Verissimo, verissimo... Avete sempre la mia opinione. Andate avanti.

Fuchs                            - (guardando gli appunti) Si comme­mora Rodolfo Steiner, il creatore della An­troposofia che distinse la parabola del corpo in tre momenti: fisico, sterico ed astrale...

Bleck                             - Malinconie, malinconie... lasciate andare...

Fuchs                            - (avendo cercato tra gli appunti) Si ritiene di aver scoperto la colonna di Stilipoli nella Tebaide, sulla quale, vuol la leg­genda, che l'Abate di Antinoo...

Bleck                             - Ma no, no! Non sapete proprio pe­scare null'altro dai giornali e dalle riviste del giorno?! Filosofia, letteratura, miti! Ma quella roba lì so leggerla da solo! Scegliere, scegliere! E varietà, varietà, varietà, varietà... o cose eccezionali: la quadratura del circolo, la pietra filosofale... oppure un ma­trimonio tra i Maori o se il pneumo-torace si può applicare anche ai gatti, se è vero che un vulcano ha eruttato delle mummie, se è vero che la lingua di Budda si conserva salmistrata, se è stato aperto un concorso per il naso più lungo... questo è interessante, è moderno. Il resto non mi interessa!

Fuchs                            - Verissimo, mister... Io faccio uno spoglio scrupolosissimo... Ma non è colpa mia se non trovo nulla di tanto interessante!

Bleck                             - Perché siete un professore di belle lettere... Ve l'ho già detto! E chi ha impa­rate le lingue morte... resta un morto per la sensibilità moderna...

Fuchs                            - Ha ragione, mister, ed io ho fatto di tutto per rinnovarmi... A poco a poco... (atra scartabellato tra le cartelle) Oh, ecco, ecco: un gruppo di scienziati di Amburgo co­munica il peso del cervello dei più grandi uomini: cervello di Byron peso grammi 1807, quello di Volta 1542, quello di Cromwel gram­mi 2229...

Bleck                             - Cervello pesante quello di Cromwell! Aveva tutto il ferro col quale ha messo a posto il suo paese!

Fuchs                            - (con gioia) Questa, mister, questa è davvero moderna: nello Stato di Virginia si sono contati i capelli della signora Morseli che possiede la più lunga chioma del mondo, metri 1,64. E i suoi capelli, contati uno per uno, sono 150 mila...

Bleck                             - Be', ma non ne vedo l'importanza! E' cosa tutt'al più che può importare a suo marito... Non siete del mio parere?

Fuchs                            - E' giusto, è giusto, mister!

SCENA TERZA

Detti - Il primo segretario

Bleck                             - (poiché fu bussato alla porta) Avanti!

Primo segretario            - Scusi, mister, avrei il li­stino... S'ella si degnasse... (e fa per sotto­porgli il foglio).

Bleck                             - Vi ho detto e ridetto che non mi riguarda. E' cinque mesi che non lo voglio più vedere...

Primo segretario            - Gli è che le notizie d'og­gi, sono così buone...

Bleck                             - (irritato) Salgono, salgono tutte? Centomila, duecentomila, trecentomila dol­lari... E cosa possono significare per John Bleck? Delle cifre da passare ai registri per dar lavoro ai contabili...

Primo segretario            - Io m'ero permesso di disobbedirla, mister... perché oggi, son salite le azioni che proprio lei, lei in persona, mi aveva fatto comperare...

Bleck                             - Io? Non ricordo...

Primo segretario            - Fu quel giorno a Minnea­polis...

 Bleck                            - Ci andiamo tanto spesso...

Primo segretario            - (avvicinandosi, timoroso, a voce smorzata') Quel giorno... mister... scu­si, sa... quel giorno della mano...

Bleck                             - Ah! Ricordo... Appunto... Per ono­rare il mio illustre ortopedico che mi par­lava delle sue azioni e delle sue speculazioni. Sì, sì, te le feci prendere a titolo di omag­gio... Rammento bene... fu quel giorno delle dita meccaniche...

Primo segretario            - Ecco... (ma dirà quest'ec­co, con ritrosia. Avrebbe al contrario, voluto dire:. « io non avevo il coraggio di ri­cordarle proprio quel giorno»).

Bleck                             - (che si è accorto) Potevi dirlo su­bito... Io non ho questi pudori. Perché ho quattro dita meccaniche? Mi hanno donato un periodo di vita del più alto interesse! Raggiungere la perfezione ortopedica! Mah! Raggiunta anche quella!

Primo segretario            - Mister, ella ha avuto un fiuto magnifico, portentoso... tutti la esaltano!

Bleck                             - (con scherno) E quel fiuto ha dato...?

Primo segretario            - (premurosissimo) Le Malopolska in un mese sono salite di 200, le Royal Dutch di 1030 e le Sumatra di 320...

Bleck                             - Totale?

Primo segretario            - Alla Banca di New York sono stati passati 400 mila dollari in più, 800 mila a Nuova Orléans e altrettanti a San Francisco...

Bleck                             - Due milioni giusti in un mese... Bra­vo! E tu credi di portarmi chissà che noti­zia?! Che gioia, che entusiasmo! Ebbene, che cosa ne faccio... anzi che cosa ne facciamo?... Mangio come ieri, dormo come ieri, mi annoio come ieri, come sempre... Eppure ci sono due milioni di dollari pio­vuti qua, dolcemente, nelle mie tasche, sen­za che io abbia fatta neppure la fatica di aprirle... Pretendi anche che ti ringrazi?...

Primo segretario            - Oh, mister, il mio do­vere! Nient'altro che il mio dovere!

Bleck                             - Bravo, tu fai il tuo dovere! Magari lo avessi anch'io un dovere! Sarebbe un'oc­cupazione, un passatempo, un diversivo... Invece no! Due milioni di dollari... (rivolto al segretario) Ma guardatelo! E' persino tre­pidante... Due milioni di dollari in un mese! Ma è molto, dimmi tu, è molto? Qual'è il loro valore?... Parla! Che cosa se ne può fare se non contarli? Tanto, io non posso fare neppure questo: c'è un esercito di gente che vive per questo, per contarli. Ah! Investir­meli!? Ancora nella canape, nell'acciaio ra­pido, nella ghisa, in tutto ciò che non mi riguarda, che non conosco, che mi è estra­neo. Raccolti bellissimi, fabbricazioni gran­diose: roba mia, tutta mia, che va per mari, per continenti, ch'io non vedrò mai, come non vedrò mai un campo di canape, un alto forno, un cantiere. Si lavora per me, ma non so dove, non so da chi, non conosco chi di­rige, chi produce, chi muore... Un giorno si viene da me e si dice: ecco, mister, i venti milioni della canapa son diventati quaranta, i quaranta della ghisa son diventati ottanta. Bravi, tanto piacere... Che cosa ho fatto io, che cosa hai fatto tu? No... tu hai fatto più di me: compili dei listini ed hai l'orgoglio di mostrarmeli... E' una soddisfazione anche questa... (con scatto) Ma ecco, tu, proprio tu che conosci il dovere che cosa faresti con questi due nuovi milioni?...

Primo segretario            - Oh, mister, che cosa dice...

Bleck                             - Eh, già, lavoreresti... Potresti lavo­ rare! Creeresti, dirigeresti, organizzeresti... da un cantiere all'altro, da una fabbrica al­ l'altra... In fondo non si tratta che di due milioni! E con due milioni è ancora lecito lavorare... è dignitoso, è bello, è compren­sibile... Ma con 500, con 600 milioni di dollari, no non è concepibile! E' irrazionale, illogico, è ultra-terreno... E quando si ar­riva nelle sfere ultra-terrene, si diventa delle divinità come me, come Budda, come Mao­metto... E allora non è ammissibile che Bud­da, che Maometto si interessino di canape, di ghisa, di acciaio rapido... Ho torto?

Primo segretario            - Oh, no, no. Giustissimo.

Fuchs                            - Oh, verissimo!

Bleck                             - E voi, (a Fuchs) sì, proprio voi, che cosa fareste dei due milioni?

Fuchs                            - Oh, mister... Non ho aspirazioni in merito! Io penso di chiedere alla vita, come Flaubert, una poltrona e non un trono...

Bleck                             - Già, siete un letterato... Ma, per Iddio, ci deve essere qualcuno che mi invidia! Come? (fissando entrambi) Non c'è nes­suno? (a Fuchs) Se io vi dicessi: questo pa­lazzo è vostro, vivete qui, accanto a me, pa­drone quanto il padrone!

Fuchs                            - Oh, mister, risponderei come ha ri­sposto Erasmo da Rotterdam a Francesco I: « i letterati sono come gli arazzi di Fiandra a grandi personaggi i quali non fanno effetto se non veduti da lontano... ».

Bleck                             - Ho capito: siete più saggio dei do­dici apostoli riuniti insieme... (al segretario) Puoi andare, (il segretario, dopo un grande inchino, esce. Bleck rivolto a Fuchs) Anche voi, del resto...

Fuchs                            - Col permesso di mister avrei pesca­ta un'altra bella notizia. Proprio di quelle importantissime per lei...

Bieck                             - Che c'è? La guerra tra il Messico ed il Canada, tra l'Inghilterra ed il Giappone?

Fuchs                            - No, ma sempre eccezionale, secondo il suo giusto concetto.

Bleck                             - Dite, dite...

Fuchs                            - (avendo guardato qualche appunto) Ad Han-Hon le rivoluzionarie bolsceviche Iranno deciso di festeggiare il 1° maggio, fe­sta del lavoro, con un corteo di donne com­pletamente nude...

Bleck                             - Benissimo! Bella festa del lavoro per i sarti!

Fuchs                            - Questo sarebbe il primo passo verso la liberazione e l'eguaglianza..,

Bleck                             - Magari! Se le donne andassero tutte nude libererebbero gli uomini dalla curiosità di svestirle! Magari! (bussano) Avanti...

SCENA QUARTA

Detti - Il secondo segretario

Secondo segretario       - (avvicinandosi a Bleck) Tutto fatto, mister... Le ho portato qui en­trambe... Sono là...

Bleck                             - Ah! Fissato il programma, la e'fra...

Secondo segretario       - Tutto, mister!

Bleck                             - Fatele passare... (Il secondo segre­tario esce dalla destra. Congedando Fuchs) Arrivederci, Fuchs... e attento ai pericoli.

Fuchs                            - (andandosene dopo aver cacciato in una busta di cuoio riviste, giornali, appunti) Quali, se è lecito, mister?...

Bleck                             - Ai cortei di donne nude...

Fuchs                            - Oooh, oooh!...

Bleck                             - Tanto, anche in questo sarete un letterato! (Fuchs esce dalla comune nel mezzo).

SCENA QUINTA

Detto, il secondo segretario, Solita, Niska

Secondo segretario       - (alzando il cortinaggio del­la porta di destra e introducendo Solita e Niska) Eccole, mister... Ha altri comandi?

Bleck                             - No...

Secondo segretario       - (grande inchino, esce).

Bleck                             - (alle due eleganti con indifferenza) Sedetevi e fate conto di essere di casa... Allo­ra, siamo d'accordo in tutto e per tutto, mi pare?...

Solita                             - Come vi fa piacere, mister...

Bleck                             - Intendo dire se il mio segretario è stato perspicace... se ha eliminata ogni dif­ficoltà...

Solita                             - (con intenzione) Difficoltà gravi non ve n'erano...

Bleck                             - Tanto meglio! Vi ho vedute ieri se­ra al Prince Thédtre, nel numero...

Solita                             - Delle « Farfalle dalle ali di fuoco »!

Bleck                             - Appunto! Ho detto al mio segretario: « quelle farfalle mi piacciono ». Quando dico che una cosa mi piace, significa che la vo­glio...

Solita                             - Infatti il vostro segretario è venuto in palcoscenico ieri sera stessa...

Bleck                             - Ed oggi vi ha mandata la macchina e vi ha portate qui... Adesso ci conosciamo.... E' il mio sistema...

Solita                             - Spiccio, ma originale...

Bleck                             - Tanto, tra un uomo ed una donna si sa dove si arriva. Perché metterci delle fer­mate intermedie?

Solita                             - Già, col rischio di qualche deviamento...

Bleck                             - O di qualche disco chiuso... Io mi assicuro che siano tutti aperti.

Solita                             - Siete un americano di razza.

Bleck                             - No, sono un americano che ha molti dollari.

Solita                             - Oh, con noi siete stato generosissimo.

Bleck                             - Non mi è costato fatica... E forse è per questo che anche le donne non mi dan­no più piacere.

Solita                             - Ma non tutte le donne sono eguali...

Bleck                             - E' quello che dicono tutte... o, me­glio, che il mio denaro... fa dire a tutte!...

Solita                             - Ogni donna è così diversa!

Bleck                             - (seguendo un suo pensiero) Eppure è il voluttuoso tormento che a me è conteso! (per distogliere il discorso) Intanto, per co­minciare, non mi sembrate molto allegre...

Solita                             - Io sono confusa...

Bleck                             - Tuttavia siete delle stelle, delle gran­di stelle di New-York.

Solita                             - Ma di fronte al sole...

Bleck                             - (con rabbia) E' pur abominevole que­sto sole dei miei forzieri!

Solita                             - Sì, abbacina alquanto...

Bleck                             - Alla vostra amica intorpidisce addi­rittura la lingua!

Solita                             - (a Niska) Su, Niska, parla... Ma lei, non è per questo... E', si può dire, al de­butto...

Bleck                             - (a Niska) Di dove siete?

Niska                             - (con fierezza) Di Puebla!

Bleck                             - Messicana! Di Puebla de Saragozza...

Niska                             - (calcando) Puebla degli Angeli!

Bleck                             - Infatti. Avete gli occhi da india fe­roce...

Niska                             - « Cina poblana ».

Bleck                             - Ah! Contadina india! Come lo dite?! Vi lampeggiano le pupille come colpi di halalos! Spero che vi siate addomesticata.

Niska                             - Non so... (Pausa).

Bleck                             - (con ironia) Quanto... per addome­sticarvi del tutto?

Niska                             - (pronta) Chi lo sa? Forse un bacio, forse uno schiaffo...

Solita                             - (in tono di rimprovero all'amica) Ni­ska... Che cosa dici?... E' nervosa...

Bleck                             - (a Solita) Lasciate fare! Sono strane queste gazzelle tropicali!... (Pausa. Scruta Niska. Sarà questo il primo istante che avrà mostrato un qualche interesse. Ma ritorna to­sto alla sua 'indifferenza) Allora, questa sera, pranzerò con due farfalle di fuoco!

Solita                             - State attento di non bruciarvi...!

Bleck                             - Siete già senza ali! E' il mio destino. Tutte le donne che io voglio, lasciano le ali sulla porta... o le consegnano al mio segre­tario.

Niska                             - Ma le nostre son di fiamma... Lasciano in mano della cenere...

Bleck                             - (divagando) Già, già, piace molto al pubblico il vostro numero.

Solita                             - Vede il pericolo e si entusiasma.

Niska                             - Io adoro il fuoco. Mi piace tuffarmi nel fuoco!

Solita                             - (alludendo a Niska) Oh, sì, davvero che lei è innamorata... La vedesse! Quando abbiamo terminato è come se le fiamme le serpeggiassero ancora nelle vene... gli occhi da spiritata... i polsi che battono... E' incan­descente...

Niska                             - E' una voluttà come un'altra...

Bleck                             - Una voluttà che consuma.

 Niska                            - Che esalta, che ubriaca... E' un pe­ricolo frenetico quello delle fiamme! Sono carezze di morte, calde, roventi, pazzesche! Oh, rimanere intatta, sapersi sottrarre, sfug­gire... è bello, è bello... Non c'è vittoria più superba!

Bleck                             - Bene, bene... non sapevo che il fuoco fosse un alcaloide... Io conosco appena quello del caminetto, che è così pigro e fannullone... (a Solita) E voi, voi, condividete tutto que­sto?

Solita                             - Io, lo confesso, ho piuttosto paura. Quando la scintilla elettrica brucia la garza, ogni sera ho un brivido... Mi tocco la rive­stitura d'amianto... Poi, sa, la musica, gli ap­plausi, il pubblico, servono a stordire...

Bleck                             - Di modo che voi siete ogni sera felici...?!

Niska                             - Si è sempre felici, quando si combatte ; e si vince...

Bleck                             - Per combattere bisogna essere in due... voi ed almeno un amico!

Niska                             - Tutto può essere nemico al mondo!

Bleck                             - Curioso! Ed a me, invece, tutto è 1 amico, troppo amico...

Niska                             - Non vorrei essere al vostro posto!...

Bleck                             - (con malignità) Tuttavia, adesso, anche voi mi siete vicina... (Pausa. Niska è interdetta).

Niska                             - (con un sorriso amaro) Per quel che ; mi vorrete comandare!

Solita                             - (richiamandola) Niska! Mister, non l'ascolti! Ha accettato con gioia!

Bleck                             - Non scusatela: E' sincera! La falsità della donna è un luogo comune...

Solita                             - Conforme... se c'è una simpatia, se c'è l'amore...!

Bleck                             - Per carità! Sarà sempre dettato da una vanità, da un orgoglio, da una reazione, E da una sopraffazione. L'amore!? Non vi èsentimento più interessato dell'amore!

Solita                             - Veda... s'è calmata... E' stata la pri-1 ma ad accettare tutto... (Calcherà su quel tutto).

Bleck                             - Sta bene. E adesso in attesa del tutto, afferriamo una parte. Il pranzo. Dove pranziamo?

Niska                             - Dove volete, Mister!

Solita                             - Dove preferite!

Bleck                             - No, non fatemi scegliere... E' una fatica...

Niska                             - (si alza) Allora Mister... arrivederci!

Bleck                             - Tra mezz'ora. (Schiaccerà il campa­nello elettrico).

Niska                             - (con intenzione) Già... mezz'ora ancora di libertà...

Bleck                             - (seguendo il tono) Una dilazione...

Niska                             - Siete generoso...

Solita                             - (a Niska) Niska, via, non è corretto...

Bleck                             - Ma è sincero...

Niska                             - Mi accorgo che la sincerità vi stuzzica...

Bleck                             - Per me è così rara...

Niska                             - E per me così imperiosa! (Sarà scomparso il cameriere col quale Niska e Solita escono).

SCENA SESTA Bleck ed il 2° Segretario

2° Segretario                 - (entra subito con fare cerimo­nioso) E' soddisfatto, Mister?

Bleck                             - (non curandolo) Come le altre!... Donne! (si udrà dalle camere vicine un tra­mestio insolito) Ma che c'è?

2° Segretario                 - Non so Mister... (con galan­teria) Sa, questa sera non vanno a teatro... hanno pagata la penale pur di venire...

Bleck                             - Va bene, va bene... Grande onore! (il 2° Segretario ha capito d'essere impor­tuno, si inchina, esce. Il tramestio, misto a qualche voce sguaiata si fa più forte. Bleck si accosta alla porta di destra, alza il corti­naggio. E con voce seccata 🙂 Che cosa suc­cede? Basta, perbacco!

SCENA SETTIMA Bleck e Ciocco Mosca

Ciocco                           - (compare, di corsa, ansimante, quasi abbattendosi addosso a Bleck che lo scosta, rapido, con disgusto. Ciocco è in giacca gial­la, pantaloni verdi, e davanti porta un grem­biule azzurrognolo. Avrà in mano, pel ma­nico lungo, un tegame; nell'altra mano por­terà una antica, arrugginita alabarda).

Bleck                             - Oh; che cos'è questo .arnese?

Ciocco                           - Ciocco Mosca, Ciocco Mosca! (si sprofonda con solenne disinvoltura nella pol­trona, emettendo larghi e sonori oooh di sol­lievo) Ciocco, sei salvo, salvo!

Bleck                             - Salvo, da chi?

Ciocco ......................... - Abbia pazienza! Mi lasci tirare il fiato... Tutti contro di me! Il terzo sguattero, la mora del bucato, la cinese, anche la ci­nese, anche la cinese Un plotone, un reg­gimento. E sa perché? Perché nell'omelette confiture invece del rum ho messo la benzi­na... Che effetto!... Ma non sopportano gli scherzi... Imbecilli! Come se ci rimettessero di tasca... stupidi!

Bleck                             - Ed hai avuto il coraggio di ruzzolare sin qui?

Ciocco                           - Il coraggio? Io direi la paura... Cor­revo... le porte erano aperte... Le porte al­lora si chiudono e ci si mette il cartello: « è vietato l'ingresso ».

Bleck                             - (indicando l'alabarda) Ed hai l'ar­dire di sfasciare le panoplie!? Quell'arma...

Ciocco                           - Era sul muro... Non siamo al museo! Ah! Ma che stanchezza, sapesse! Non sono più abituato ai salti mortali...

Bleck                             - Sai, dove sei entrato? Sai alla pre­senza di chi ti trovi?

 Ciocco                          - Non è necessario...

Bleck                             - Sai che io sono John Bleck?

Ciocco                           - Può darsi!..

Bleck                             - Come può darsi...?

Ciocco                           - Può darsi che lei sia il mio padrone... ci son tanti imbroglioni! Se lei è il mio pa­drone, mi dispiace...

Bleck                             - Che cosa ti dispiace?

Ciocco                           - Mi dispiace di averla conosciuta. Perché non conoscendola di persona mi preoc­cupavo molto: del suo male di stomaco... . Lo dicono tutti in cucina che lei è malato di stomaco...

Bleck                             - Ah! La tua professione sarebbe?

Ciocco                           - Il primo sguattero! Quello addetto alla roba lucida, argenterie, cristalli, vasel­lami... Vedo che lei non se ne intende... Fa male, ha torto... Non bisogna trascurare la cucina.

Bleck                             - (ride).

Ciocco                           - Non stia a ridere! La cucina riguarda lo stomaco e lo stomaco riguarda la vita... E la vita, sa, tanto la mia che la sua dipendono dallo stesso motore... ci metta petrolio, lei, invece che benzina e vedrà... anche più brut­to diventa... Se io fossi un signore chissà che cucina...

Bleck                             - Non so se la tua irriverenza mi irriti o mi incuriosisca... Non pensi tu che io po­trei, con una pedata legittima, rinviarti al tuo posto? Che dico? Perché dovrei fare tanta fatica... Una pedata del primo cameriere e via...

Ciocco                           - S'accomodi... Sia d'un piede o sia d'un altro, sarà sempre una pedata... O lei è convinto che i suoi piedi siano diversi da quelli del suo maggiordomo, del primo ca­meriere, del secondo...?!

Bleck                             - Va bene, alzati e fila... che mi annoi!

Ciocco                           - Che lei si annoi non sarà un fatto nuovo... Lei è sempre annoiato, lo so bene. La noia, del resto, è un lusso.

Bleck                             - Vi occupate forse di me, in cucina?

Ciocco                           - Di rado, quando non si sa di che par­lare...

Bleck                             - Allora il vostro argomento è la mia noia?

Ciocco                           - Ma ne parlo bene, io! In fondo, ho compassione... So, purtroppo, quanto un uo­mo annoiato sia anche noioso...

Bleck                             - Io?

Ciocco                           - Non si offenda! Chissà quanti altri difetti avrà, molto più gravi!

Bleck                             - (sorpreso e divertito) Ma, è buffa, parola d'onore, è buffa, John Bleck! (a Ciocco) Guarda, rido, persino, rido!...

Ciocco                           - Rida, rida!... Tanto, da lei non mi faccio pagare! Gratis la faccio ridere, gratis...

Bleck                             - Perché? Che cosa hai fatto? Hai fat­to il clown?

Ciocco                           - (guardandolo fisso) Ho l'aspetto?... Dica, dica... ho l'aspetto?

Bleck                             - Una certa linea, c'è...

Ciocco                           - (con tono tra l'adirato e lo scanzonato) Ebbene! E se lo avessi fatto!? ... Coscien­temente, volontariamente?! Avrebbe forse, da contraddirmi? Sì, sissignore, ho fatto il « toni »... (Con austerità) Sa lei che cosa vuol dire fare il « toni »?

Bleck                             - Vorrà dire fare il clown...

Ciocco                           - Ma fare il clown, da noi, in certi paesi dell'Italia, sa lei dove sia l'Italia? vuol dire fare lo stupido! Non è difficile, dirà lei, persona intelligente... Tutti i ricchi sono intelligenti... Difficilissimo, invece, rispondo io! Perché altrimenti, con tutti gli stupidi gratis che ci sono nel mondo, sarebbe inutile creare degli stupidi a pagamento!... Ci vuole più intelligenza a far l'anormale che il nor­male!

Bleck                             - Tanto, Iddio ti ha fatto il regalo di una anormalità ridicola bell'e fatta!

Ciocco                           - (con livore) Questa...? (alludendo alla sua gobba, con voce rabbiosa) Nessuno ha mai riso per questa! E non l'ho mai per­messo! (Pausa. Con altro tono) Sa perché la faccio ridere? Perché la voglio far ridere! Perché io, resto io, anche di fronte a lei che in tutti gli altri è abituato a specchiare se stesso! E se io non l'avessi fatta ridere, chis­sà quante pedate sul serio a quest'ora! Ci pensi, caro signore, alle sue risate ed alle sue pedate... E si convincerà che se qui c'è una gobba, qui, più in alto, c'è un cervello...

Bleck                             - Col quale sei finito sguattero!!!

Ciocco                           - Questo, non la riguarda... A lei, neanche mi sono raccomandato. O le può riguar­dare tutt'al più, perché trova l'oro e l'ar­gento lucidati... Meglio, creda, lucidare le posatene del padrone che non lucidargli, sia pure metaforicamente, le scarpe... Gobbo, si, ma per disgrazia!

Bleck                             - Non potevi aspirare ad un posto di maggiordomo, di segretario, di primo came­riere?...

Ciocco                           - A me lo domanda? Io non chiedo, accetto e se il padrone mi piace... Si vive una volta sola!

Bleck                             - Non hai moglie, figli, parenti?

Ciocco                           - Non è necessario avere qualcuno!...

Bleck                             - E che scopo hai nella vita?

Ciocco                           - E' necessario avere uno scopo? Mi sa dire lo scopo suo? Accumular denari, an­cora, non mi pare, ne deve avere a sufficien­za. Ambizioni di gloria? Quella di diventare presidente degli Stati Uniti? A quel che so io, aspirazioni di questo genere non ne ha mai avute... Godimenti, viaggi, piaceri, li ha provati tutti! Donne? Si, per sei o sette anni ancora, poi...

Bleck                             - (vivamente interessato e incuriosito) Ah! Deliziosa! Anche il censore! Mi diverti, giuro che mi diverti! Sei stringato, hai una logica...

Ciocco                           - Più dei suoi segretari, certo... Le han venduta anche quella!

Bleck                             - E allora, se tu fossi nato miliardario che cosa avresti fatto?

Ciocco                           - « Se ». « Se »... Se Napoleone da bimbo fosse morto pel morbillo non ci sareb­be stato Napoleone... Che cosa avrei fatto? Forse tutte le sciocchezze che ha fatto lei... e forse no!

Bleck                             - Non è bello avere tutto ciò che si vuole, ottenere tutto ciò che si desidera?

Ciocco                           - Il guaio è che ad un certo momento non si sa più che cosa desiderare... Lei che cosa vorrebbe desiderare adesso?...

Bleck                             - Tutto posso desiderare...

Ciocco                           - E la chiama gioia, soddisfazione, fe­licità, questa? Mi ascolti bene! Lei ha mai patita la fame?

Bleck                             - (ride).

Ciocco                           - Mai?... Malissimo! Ne sono dolente! Perché la gioia maggiore, la felicità maggio­re, le ho sempre provate tutte le volte in cui ho avuto la disgrazia di patir la fame! Adesso è tre o quattro anni che non ho più questa fortuna. Ma ne ho patita, sa! Quando dormivo nelle stive, sulle banchine dei porti, sotto i platani...

Bleck                             - Su, su! Vuoi un cocktail?

Ciocco                           - Non divento mica melanconico! E poi, quando mi do al lusso, io bevo Chianti! E' buono sa, il Chianti, è buono e poi è... elettrico! Ma come l'ho bevuto io, certe vol­te, altro che Ambrosia! Pensi: dopo venti giorni, dopo un mese di (stringe la cintola) ... di fagioli e acqua calda, di acqua calda e fagioli... un po' di pane, uno sgabuzzino e un fiasco di Chianti. Un fiasco di Chianti! Chi era più felice di Ciocco Mosca? Chi? Il Presidente degli Stati Uniti? Ma tutti gli Sta­ti Uniti davo per quel fiasco di Chianti!!! Quella è gioia, quella è felicità... No, no, non mi può capire... Mi fa pena lei, tanta pena! Non sa, non ha provato!... Ma santo Iddio, una disgrazia... una disgrazia, inten­diamoci, di quelle sul serio... da soffrire, da piangere... non l'ha proprio mai avuta?

Bleck                             - Si, l'ho avuta...

Ciocco                           - Ah, meno male... Quando? Dove?

Bleck                             - Un disastro... in automobile... e via la prima e la seconda falange di quattro dita...

Ciocco                           - (seriamente, appassionandosi) Be', è una disgrazia abbastanza rispettabile... Si può ragionarci sopra... E le dita?

Bleck                             - Rimesse a nuovo!

Ciocco                           - O, bella! Mi mostri, mi mostri... Un po' di confidenza... Va bene che non è un infortunio sul lavoro (Bleck allunga le mani inguantate) Ah! Magnifico... Ma quali sono? Capisco che lei porta i guanti... ma non è un delitto...

Bleck                             - (con soddisfazione) Non sai indovi­nare?! Perfette, vero?...

Ciocco                           - (lo scruterà negli occhi con intelligente attenzione) Ripeta! Ripeta! «Perfette»!

Bleck                             - Dal momento che non sai vedere! Perfette!

Ciocco                           - Son contento! Si; e anche lei in que­sto momento è contento! Sicuro! Oh, capi­sco io! Ha detto « perfette » con degli occhi che in lei non avevo ancora visti... che ride­vano... lieti... che ridevano... felici, si, fe­lici! E chissà quante volte sarà stato felice così... Prima il dolore di perdere le dita, poi la gioia di averle così a posto... Sissignore. Non neghi. Dia retta a me, se le tenga care certe disgrazie...

Bleck                             - Poteva non capitare!

Ciocco                           - Bella filosofia... Tutto poteva non capitare, ne che lei fosse padrone, né che io fossi sguattero. Se l'ha a male? In lei, son le fondamenta sbagliate! C'è tutta una educa­zione da rifare! Non va, non va...

Bleck                             - E tu mi rifaresti? (Ridendo).

Ciocco                           - Mi proverei... Non dico di riuscirci... anche perché lei mi pare alquanto testardo. Ma, qualche modificazione, qualche van­taggio...

Bleck                             - Be'... Senti... Io accetto!

Ciocco                           - La mia cura?

Bleck ........................... - Ti faccio la proposta di vivere con me. Mi diverti... mi terrai allegro, di buon umore...

 Ciocco                          - Vorrebbe che io fossi il suo buffone?

Bleck                             - Ti offendi?

Ciocco                           - (squadrandolo bene) Se mi piglia per la gobba...

Bleck                             - Ti piglio così, come sei...

Crocco                          - (con energia) Ah! Come sono! Io re­sto io e lei resta lei! Due uomini! Niente da abdicare e niente da rinunciare!

Bleck                             - Da amico... Mi starai sempre vicino.

Ciocco                           - Anche i suoi segretari le stanno sem­pre vicino.

Bleck                             - No, questo è un patto eccezionale. Accetti? Si o no?

Ciocco                           - Accetto, ma perché mi garba di ac­cettare! E non perché lei mi pone il dilemma. Se no, dovrei dire che incominciamo male. Niente dilemmi. Certi vizi bisogna sra­dicarli subito. Capito?

Bleck                             - Capito.

Ciocco ......................... - E sopratutto molta sincerità. Since­rità per sincerità. A nudo! Nessuna riserva, nessun riguardo. Virtù e debolezze. L'ami­cizia si prova col confidar le debolezze

                                      - (stendendogli la mano) Qua la mano...

Bleck                             - (ha un attimo di ritrosia che supera su­bito, contraccambiando giulivo) E adesso vai a vestirti. (Suona il campanello).

Ciocco                           - Sono abituato agli abiti bell'e fatti.

SCENA OTTAVA

Detti, Il Cameriere poi il 2° Segretario

Cameriere                      - (compare, si inchina).

Bleck                             - Accompagnate, il... qui (non sa come chiamare Ciocco).

Ciocco                           - (pronto) Ciocco Mosca.

Bleck                             - ... nel guardaroba e fategli scegliere e indossare uno dei migliori smocking...

Cameriere                      - Va bene, Mister, attendo   - (inchi­no, esce).

Ciocco                           - E dove c'è da andare?

Bleck                             - A pranzo... e con due donnine che tutta New-York ci invidia!

Ciocco                           - Uhm! Due donnine?! Standardiz­zate?

Bleck                             - Che cosa vorresti dire?

Ciocco                           - Che son fatte a serie. Tutto in Ame­rica è fatto a serie. Tutto è caricato a tempo, anche l'amore.

Bleck                             - Dal momento che il tempo è moneta! Meglio non sciuparlo!

Ciocco                           - Quante eresie! Ma in amore tutto è sciupato ed è questa la bellezza!

Bleck                             - Già, perché voi europei, anche in amore andate per le lunghe... Fate la corte, ci mettete di mezzo il pudore, l'onestà...

Ciocco                           - Lei sarà ricco... ma raffinato, no, di sicuro! L'onestà?! Ma s'intende! Più onestà insegniamo alle nostre donne e più è dolce la gioia di fargliela perdere!... Questa è finez­za, questo è buon gusto! Dio mio! Vedo che il mio compito sarà improbo. Oh! Io sarò in­flessibile. Mi sentirò un missionario.

Bleck                             - (ridendo) Bravo. I missionari vanno tra i cannibali...

Ciocco                           - ... mentre potrebbero restare tra i miliardari!

Bleck                             - (poiché si sentirà bussare) Che c'è?

2° Segretario                 - (comparendo) Mister... sono ritornate!

Bleck                             - Entrino...

2° Segretario                 - (inchino. Via).

Bleck                             - (a Ciocco) Vatti a vestire... Presto!

Ciocco                           - Presto? Al cronometro!... Conosce lei Fregoli?... Poi ho in fregola lo stomaco... E la voce dello stomaco è come quella della coscienza... bisogna ascoltarla subito! (Una piroetta e scompare a destra).

SCENA NONA Bleck - Solita - Niska

Solita, Niska                 - (entrano dalla comune).

Bleck                             - (si fa loro incontro assai più cordiale e sorridente) Puntuali... (a Niska) Meno fe­roce?... Più mansueta?..,

Niska                             - Mi sembrate voi, più sorridente?!

Bleck                             - Vi annuncio che saremo in quattro! C'è un amico...

Solita                             -  Venuto adesso?

Niska                             - Come voi?

Bleck                             - Perché come me... Vorreste dire an­tipatico come me?

Niska                             - (per ritorcere una malignità precedente) Quanto mi offrite pel mio giudizio?

Bleck                             - Secondo...

Niska                             - No... almeno questo lasciate che vi regali!

Bleck                             - Non ditelo allora perché ne avrei ti­more!

Solita                             - (a Niska) Non parlare... Stasera dob­biamo divertirci... nient'altro.

Bleck                             - E' quello che spero anch'io... Rare volte ho questa speranza...

Niska                             - Grazie per noi se ve la suscitiamo!

SCENA DECIMA Detti, Il 1° Cameriere poi Ciocco

Cameriere                      - (dalla destra) Il signore manda a dire che per domani vuole il sarto.

Bleck                             - (ridendo) Ah, ah!... il mio guarda­roba non è di suo gradimento... Porti pazienza, si adatti!

Ciocco                           - (compare dalla destra in smoking) Ah, si, mi sono adattato! (Terminando di mettersi a posto la cravatta) Peccato! Volevo fare una scappatina nei miei appartamenti privati... C'è un profumo a quest'ora...!

Bleck                             - (presentando) Le farfalle dalle ali di fuoco! Niska e Solita.

Ciocco                           - (si inchina) Ciocco Mosca! (Fisserà l’una e l'altra, esaminandole) Non c'è male... Si potrebbe avere di meglio... Sarà per una altra volta!...

Niska                             - Si adatti ancora...

Bleck                             - E allora... partenza...

Ciocco                           - Un momento! C'è da stabilire la com­pagna...

Bleck                             - Non occorre, siamo in brigata.

Ciocco                           - E' indispensabile... Niente brigata! Per una brigata del genere quasi quasi una volta mi mangiavano il naso... Una a me e una a lei.

Bleck                             - (alle ragazze) Galanteria vuole che voi scegliate...

Ciocco                           - Galanteria vuole che la scelta spetti all'invitato... E l'invitato sono io... (risqua­drerà l’una e l'altra per decidersi verso So­lita) Ali spampanate... farfalla da campo      - (tutti ridono. Ciocco si rivolge a Niska) Ali strette... Farfalla di serra... (a Niska offrendo goffamente il braccio) Il mio braccio a voi... (Niska ubbidisce).

Bleck                             - (a Solita, non nascondendo però un cer­to disappunto) A noi non resta che fare altrettanto (Le da il braccio).

Solita                             - (felice) Beati gli ultimi...

Ciocco                           - (prendendolo a Bleck) Il bastone... E' più chic... (tirando da un lato Niska) Pic­cola... Per intenderci... il mio cassiere è lui...

Niska                             - (in tono scherzoso) Ah, sì? Speriamo che non scappi...

Ciocco                           - (avendo al braccio Niska e dirigendosi pomposamente verso la comune) Prima gli ospiti... (a Bleck) E mi pare che potremmo darci del tu...

Bleck                             - E' quello che volevo dire!

Ciocco                           - Ciao,

Bleck                             - (vanitoso) Ciao!

Bleck                             - (inchinandosi, in modo caricaturale, la­sciando il passo alla coppia) Prego, Mister Ciocco, prego...

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Un salotto nell'appartamento di John Blech.

Quattro porte: la comune, una porta che da in un boudoir e nel bagno; un'altra che comu­nica con la camera da letto di Blech, e un'altra ancora, al lato oppOsto che porta in un salot-tino. C'è il telefono su di un tavolo. E' un po­meriggio. Tra il primo ed il secondo atto sono trascorsi pochi giorni. Ciocco Mosca, elegante­mente vestito, mostrerà su Fuchs un'aria di su­periorità.

SCENA PRIMA

Ciocco e Fuchs

Ciocco                           - (che avrà sfogliati gli appunti di Fuchs)

                                      - No, no, troppa roba inutile... Finirete col farvi licenziare!

Fuchs                            - (tremebondo) Non lo dica... non lo dica...

Ciocco                           - Lo dico perché lo penso... Chi era la signora Ofelia?

Fuchs                            - Era nell'Amleto di Shakespeare...

Ciocco                           - (ricordando) Ah! quello che ha mes­so in iscena i becchini? Un autore coraggioso, guarda! Ma che cosa può interessare che la signora Ofelia sia mor­ta di tifo?...

Fuchs                            - L'hanno sco­perto adesso... Del re­sto... veda, veda, ho dell'altro             - (consegna a Ciocco un foglio).

Ciocco                           - (legge) « Lo zinco che si può estrar­re da un chilo di aspa­ragi ».

Fuchs                            - Questa è scienza...

Ciocco                           - La vera scienza è quella che insegna di conservarsi un posto e non di perderlo. E poiché il posto lo dà il padrone, bisogna servire il padrone!

Fuchs                            - Impiego tutta la mia intelligenza!

Ciocco                           - Ma voi potete essere anche un genio e trovarvi in mezzo alla strada. Che cosa rap­presentate voi per John Bleck, amico mio e miliardario? Un giornale parlante! Volete che vi butti nel cestino?

Fuchs                            - No no...

Ciocco                           - E allora, mi sapete dire come si legge un giornale?

Fuchs                            - Oh! Io lo leggo dalla prima parola

all'ultima!

Ciocco                           - Io no, io no, per esempio! Appena sveglio, se ho dormito male, io cerco subito i morti per disgrazia perché penso che quelli hanno dormito peggio, se ho mal di stomaco cerco « un'intera famiglia avvelenata dai fun­ghi », se sono in bolletta leggo i furti alle banche, se sono ricco leggo gli accidenti, gli investimenti, per saperli scansare, se sono innamorato cerco le tragedie d'amore per con­solarmi nel trovare degli imbecilli più inna­morati di me e se sono allegro leggo, magari, la politica americana... Mi avete capito?

Fuchs                            - (ci ha pensato su) Però, mister non mi dice il suo umore...

Ciocco                           - Che pretesa! E che cosa vi hanno in­segnato a scuola, se per prima cosa non vi hanno insegnato a conoscere la gente!... Oc­chio, occhio, ci vuole! E l'occhio è il binoc­olo del cervello!

Fuchs                            - (resta interdetto e ripete) Il binoc­olo...

SCENA SECONDA Detti - Bleck poi il 2° Segretario

Bleck                             - (esce dalla sua camera da letto. Indossa un lussuoso pigiama. Poiché sta per recarsi al bagno, non porterà nella mano offesa le quattro dita meccaniche: e la mano sarà fa­sciata di seta nera. Bleck è nervoso) E' tor­nato Parcher, il segretario? (Preme il bottone del campanello elettrico).

Ciocco                           - (fingendo premura) Ma che! L'ho cercato tre volte anch'io!

Bleck                             - E' incredibile... Lo so, è di una len­tezza enorme!

2° Segretario                 - (compare, inchino).

Bleck                             - (investendolo) E così?

2° Segretario                 - Nessuno, Mister... Non c'era in casa nessuno!

Bleck                             - Benissimo! Nessuno! Ed è così che si ubbidisce ai miei ordini? Non avete trovato nessuno!! !

Ciocco                           - Non poteva fabbricarle...

Bleck                             - Fabbricarle no, trovarle si! (al se­condo segretario) E non avete cercato, inter­rogato?

2° Segretario                 - Mi è stato confermato che si imbarcheranno stasera...

Bleck                             - (anche più nervoso) Di bene in me­glio! Stasera! E adesso son le cinque! ... (al 2° Segretario) Via, via, e montare di guardia sulla porta!

2° Segretario                 - Sarà fatto, Mister! (inchino, esce).

Bleck                             - (a Ciocco) Hai sentito? Questa sera!

Ciocco                           - Imbarco ore 22, partenza ore 23. li­nea diretta New York-Charleston-Avana, trentadue ore di navigazione. Sono informato esat­tamente,..

Bleck                             - Esattamente... ed a che serve?

Ciocco                           - A conoscere i servizi dell'Honduras Company.

Bleck                             - (scrolla le spalle. Passeggia. Si arresta davanti a Ciocco) Ecco la tua ora, Ciocco. Fammi ridere, adesso... provati adesso.

Ciocco                           - (con flemma) No, caro, no. Non è nei patti, ch'io ti debba far ridere a coman­do... I patti, avanti tutto!

Bleck                             - E allora?

Ciocco                           - E allora tu rimani con quella faccia da temporale ed io resto con la mia da arco­baleno...

Bleck                             - Eppure... lo so, è indegno di me, è volgare. Ma è un puntiglio. E mi prende, è stupefacente... ma mi prende...

Ciocco                           - Non mi stupisco! Quante volte mi son salvato dalle coltellate e mi son lasciato pungere dalle zanzare!

Bleck                             - (per allontanarsi ed entrare nel bagno) John Bleck, parola eh'è da stupido...

Ciocco                           - Da stupido, da stupido...

Bleck                             - (a se stesso) John Bleck, è cosa dell'altro mondo...

Ciocco                           - Così hai conosciuto anche quello! (Bleck via).

SCENA TERZA Ciocco e Fuchs poi il Cameriere

Ciocco                           - (a Fuchs) E voi, volete con quel po' po' di umore parlargli dello zinco che si estrae dagli asparagi?...

Fuchs                            - Diversivi, divagazioni...

Ciocco                           - Che, che, bisogna trovare che la si­gnora Ofelia è stata strangolata da Amleto... O esempi celebri di vendetta o rimedi nuovi... Il mal di mare contro l'amore, il verderame per le donne civette...

Fuchs                            - (interrompendolo) Alla sua donna civettissima, il dottor Francesco Saverio Pet-tenkofer, direttore della farmacia della Cor­te Bavarese, ogni qualvolta si allontanava da casa per qualche giorno, propinava della violappa... e stava più tranquillo!

Ciocco                           - No, John Bleck, aborre i purganti... Ma io ho detto per dire... per mettervi sulla buona strada... per insegnarvi ad usare il binocolo!

Cameriere                      - (entrando) La signorina Solita.

Ciocco                           - Subito... subito...

Fuchs                            - Vi ringrazio tanto, tanto... (raduna le sue scartoffie, esce quasi scontrandosi con Solita. Cameriere, via).

SCENA QUARTA Ciocco e Solita

Solita ........................... - (è affannata) Avevo paura di non incontrarvi! (siede) Ah! Dio mio! (con cir­cospezione) Ci sente nessuno? Mister Block?

Ciocco                           - Di là nel bagno...

Solita                             - (per scusarsi) Ah! Ma io ho fatto il possibile, tutto il possibile, sapete, tutto... Non ho rimorsi! Io ho detto subito: per ca­rità non prendere decisioni precipitate, non rovinarti, non disprezzarti... Bada a quello che fai! Ciò che si lascia oggi, diventa mi­gliore domani...

Ciocco                           - Avanti, avanti...

Solita                             - Non mi avete capito? (allarga le braccia in un gesto di abbandono) Cade, cade!...

Ciocco                           - Cade? Cade in mare, dal momento che partite fra cinque ore! Solita Cadrà tra le braccia di John Bleck!...

Ciocco                           - (allarmato) Non è possibile!

Solita                             - Oggi!

Ciocco                           - Oggi?! (più che mai contrariato) Ha saputo degli chèques!

Solita                             - (pronta) Neanche per idea! (apren­do la borsetta e mostrando due chèques) Ec­coli, come li ha portati il segretario: il pri­mo di due mila, il secondo di quattro!

Ciocco                           - (li prende, li intasca) Ha saputo dei fiori, delle corbeilles?...

Solito                            - (c. s.) Neanche per sogno! Mi sono attenuta ai vostri ordini. Ogni giorno li ho fatti sparire...

Ciocco                           - Vendendoli!

Solita                             - Portandoli al mio fioraio!

Ciocco                           - (infuriato) Ciocco Mosca, attento che traballi! Credevi di aver costruito un palazzo e ti trovi con un pagliaio! Ha preso fuoco! Chi, chi gli ha dato fuoco?

Solita                             - Io no; io no, ve lo giuro! Io vi ho obbedito in modo perfetto! Io la incitavo a resistere, la spronavo a rifiutare. Le dicevo: ci vendichi, ci vendichi tutte. Tu hai il tem­peramento! Tu puoi mostrare che la donna non è una merce, tu puoi smentire che la donna sia mercato... né per un palazzo ne per un milione!...

Ciocco                           - (distratto) Seimila dollari...

Solita -                          - E la .lusingavo e la incuoravo...

Ciocco                           - Non mangiare il pomo, schiaccia il serpente...

Solita                             - Sì, non mangiare il pomo, schiaccia il serpente... Tutto quello che mi dicevate voi e tutto quello che aggiungevo io... che sono donna e me ne intendo! Oggi, dopo pranzo, mi chiama in camera e vedo che si prova una deliziosa parure rosa. Bella, vera­mente bella. « Gli piacerà? », mi chiede. « A chi? » domando io. « A John Bleck! ». La investo: «Ma sei matta?! ». E lei per tutta risposta scoppia in una risata, esclamando: «La farfalla brucerà la lampada! ».

Ciocco                           - (con fermezza) E Ciocco Mosca svuo­terà la lampada... di olio, di petrolio... di tutto, purché non arda!

Solita                             - Del resto, ecco qui (consegna un pic­colo notes) Leggete, gliel'ho rubato più tar­di... capirete tutto...

Ciocco                           - (sfoglia e legge) « Il giorno 11. Egli mi guarda con occhi di lepre in gabbia. Le lepri è meglio lasciarle nei boschi. In me: indifferenza. Giorno 12. Oggi è mezzo gatto e mezzo cane. Vorrebbe graffiare e vor­rebbe mordere. Forse promette bene. In me: alterigia. Giorno 13. Il cane è già lupo. Azzanna. Di bene in meglio... Superbia... Giorno 14. Rugge. Non sento, ma intui­sco... Si farà leone? E' quel che aspetto... Strafottenza! Giorno 15... ».

Solita                             - Oggi...

Ciocco                           - La pagina è da riempire.

Solita                             -  Vedete, è lei, è lei che vuole il leone!

Ciocco                           - Lei? Che gusti messicani!

Solita                             - E' strana, selvaggia... Io, in confron­to, sono una pecora.

Ciocco                           - E allora verrà qui?! L'ora?

Solita                             - Alle cinque...

Ciocco                           - (guarderà l'orologio) A minuti?! E sta bene! (minaccioso) Ah! Ma non è detta l'ultima parola! (a se stesso) Ciocco Mosca, sei all'ultimo numero dello spettacolo: la pantomima! (a Solita) Ero insuperabile! Sa­pete che cosa significa fare la pantomima?

Solita                             - Dopo tutto Niska non commette un delitto, (con civetteria) E' quanto succede tra un uomo ed una donna!

Ciocco                           - E questa volta non succederà! Non è detto che si anneghi cadendo in acqua!

Solita                             - E non è detto che tutte le donne ca­dano nelle vostre braccia!

Ciocco                           - Le mie?...

Solita                             - Non si spiega diversamente il vostro modo di agire...

Ciocco                           - (con ironia) La donna non è stata mai il piatto forte della mia vita... qualche volta appena, appena, il contorno!

Solita                             - (schernendolo) So che avete fatto il cuciniere...

Ciocco                           - E me ne vanto. Ho imparato a giu­dicare i palati.

Solita                             - (maliziosa) Ed io per il vostro, sarei troppo piccante?...

Ciocco                           - Pel mio palato... o pei seimila dol­lari?

Solita                             - (offesa) Impertinente! (quindi per rappresaglia) Niska fa bene, benissimo! Ascolta l'istinto!...

Ciocco                           - (indifferente) Istinto messicano! Met­teremo il guinzaglio anche a quello!

Solita                             - Non riuscirete!

Ciocco                           - Riuscirò!

Solita                             - Si direbbe che abbiate scommesso?!

Ciocco                           - (fiero) Con me stesso!

Solita                             - Non conoscete Niska!

Ciocco                           - E voi non conoscete Ciocco Mosca!

Solita                             - (esasperata) Ma la ragione, la causa, il perché?...

Ciocco                           - (tracciando nel vuoto segni misteriosi) Perché Ciocco Mosca è un uomo di pa­rola! (suona).

Solita                             - A chi l'avete data?

Ciocco                           - A me stesso!

Solita                             - Niska s'infischia di voi e della vo­stra parola!

Ciocco                           - E' quel che vedremo!

SCENA QUINTA Ciocco - Solita e il Cameriere

Cameriere                      - (compare dalla comune).

Ciocco                           - (al cameriere) Portatemi il cappello, i guanti ed il bastone, poi chiamatemi John Bleck!

Cameriere                      - (inchino esce).

Solita                             - (allarmata) Non verrete da Niska?

Ciocco                           - Non mi scomodo a tal punto!

Solita                             - Volete accompagnarmi?

Ciocco                           - Alla porta...

Cameriere                      - (rientra, consegna a Ciocco bastone, guanti e cappello) Mister Bleck viene su­bito...

Ciocco                           - (si è messo il cappello, ha infilato i guanti, ha preso il bastone. Fa segno al ca­meriere di alzare il tendaggio della comune, come volesse uscire. A passo tronfio, si di­rige verso la porta, la oltrepassa, in modo però da non scomparire; fa una piroetta su se stesso e ritorna, come rincasasse piuttosto affranto. Nello stesso momento compare Bleck dal boudoir, in pigiama come prima. Il cameriere scompare).

SCENA SESTA Detti e John Bleck

Solita                             - (ha seguita stupefatta questa scena mi­mica, senza rendersi ragione).

Bleck                             - (a Ciocco) Che cosa volevi? (a So­lita) Voi! Buon giorno!

Ciocco                           - (fingendosi ancora affannato e stanco) Un momento... aspetta... Sai che l'ascen­sore mi fa tremare le gambe      - (siede) Che cor­sa! Ho fatto filare l'auto come su di una pi­sta... Sai che a me l'auto da l'emicrania...

Bleck                             - Con Solita?

Ciocco                           - Con Solita!

Bleck                             - (ansioso) Sei andato da Niska? (riconoscente) L'hai vista?

Ciocco                           - (con posa solenne) Senti Bleck... tu sai che io ti voglio bene, nonostante la nostra differenza di carattere, di temperamento... e di tante altre piccole cose...

Bleck                             - (impaziente) Vuoi fare il bilancio?

Ciocco                           - Aspetta, aspetta... tu puoi dire se non mi sono comportato con intelligenza, con fedeltà, con spirito di sacrificio... Sì, di sa­crificio. Mi sono adattato a fare la vita che fai tu, a sprecare il tempo come lo sprechi tu, a vivere inutilmente come vivi tu...

Bleck                             - Va bene... va bene...

Ciocco                           - (continuando) ... ti ho raddrizzate molte idee storte, non ti ho adulato, ti ho disprezzato, anzi, perché di un po' di di­sprezzo tu avevi bisogno, e ti ho persino messo il pepe ed il sale nella vita, la tua, ch'era un'insalata, oramai, senza condimen­to... Lo riconosci?

Bleck                             -  Sì, sì... ma il parrucchiere mi aspetta!

Ciocco                           - (con, tristezza) Per quest'oggi puoi licenziarlo, come puoi licenziare il masseurs, la manicure, e tutti gli altri ingredienti... (con desolazione) Amico mio, tu sei ad una svolta pericolosa!

Bleck                             - Insomma, sei stato da Niska?

Ciocco                           - Io, io in persona! Sono coerente, io! Ti ho mai contraddetto io? Mai! Non ti ho sempre decantata la sua bellezza? Non ti ho persino consigliato sui mezzi di sedurla?

Bleck                             - E lei? Che ti ha detto?

Ciocco                           - Ho visto che soffrivi e sono andato! La prima volta, bada, la prima volta che fui compiacente sino a questo punto... e pur­troppo...

Bleck                             - (con rabbia) Ho capito!... Ed ha avu­to il coraggio di dirlo anche a te! Non viene, non accetta, rifiuta?! Oh! E' ben assurdo! Anche per me. Ciocco, è la prima volta... è la prima volta che mister Bleck, il miliar­dario mister Bleck, non riesce a possedere quello che desidera!

Ciocco                           - (scattando) Bleck! Ti invidio! Tu sei un uomo felice!

Bleck                             - Tu chiami felicità l'umiliazione?!

Ciocco                        - Sai che cos'è la felicità?

Bleck                             - Insegnamela! In questo momento ne avrei bisogno!

Ciocco                           - Guarda te stesso! La felicità consiste nel desiderare e niente affatto nell'ottenere!  Ti invidio e ti compiango!...

Bleck                             - Lo merito... come un bambino.

Ciocco                           - Ti compiango, perché io stesso, que­sta tua felicità, sto per distruggerla... Anzi, l'ho già distrutta!

Bleck                             - Che cosa mi reciti?

Ciocco                           - La parte dell'amico che ti ha voluto

ascoltare!

Bleck                             - E che hai fatto per me?

Ciocco                           - Ho fatto di te un disgraziato!

Bleck                             - Spiegati, spiegati...

Ciocco                           - Qual'è il tuo maggior desiderio in questo momento?

Bleck                             - Niska!

Ciocco                           - L'avrai!

Bleck                             - Niska?

Ciocco                           - Verrà, verrà, per te... a momenti...

Bleck                             - Niska qui?... (a Solita) Dite voi, Solita?

Solita                             - Si, è vero... Niska verrà...

Ciocco                           - Povero Blech, io ho fatto questo! Ti ho rovinato!

Bleck                             - Grazie, Ciocco, grazie... M'ero inte­stardito, pazzamente... Quando, a che ora? Solita   - Dovrebbe essere già arrivata...

Bleck                             - (a Solita) E partite ugualmente?...

Solita                             - Sì, fra cinque ore... c'è la scrittura...

Bleck                             - (a Ciocco) Ritorno dal parrucchiere... La ricevi tu... Di là, la farai attendere un momento, là          - (indica il salottino a sinistra) L'ho fatto tappezzare di damaschi azzurri... Grazie Ciocco.

Ciocco                           - Sei proprio deciso a volere la tua condanna?

Bleck                             - Grazie, Ciocco... (giulivo, sparisce nel boudoir).

SCENA SETTIMA Detti e il Cameriere

Solita                             - (a Ciocco) Perché avete fatto questo?

Ciocco                           - E' nella pantomima.

Solita                             - (maligna) E la vostra scommessa?

Ciocco                           - Preparo tutto per vincerla!

 Cameriere                     - (annuncia) La signorina Niska!

Solita                             - (atterrita) Non voglio che mi veda qui... Non voglio! Chissà che cosa sospette­rebbe...

Ciocco                           - (congedando il cameriere) Entri.

Cameriere                      - (esce).

Solita                             - (supplichevole) Voi mi capite... Non voglio... Che posso fare?

Ciocco                           - (indicando il salottino azzurro di sini­stra) Nel salottino azzurro...

Solita                             - E' per Niska...

Ciocco                           - Vi garantisco che non servirà. En­trate.

Solita                             - (entrandovi) Mi fido di voi!

Ciocco                           - Fidatevi!

SGENA OTTAVA

Ciocco e Niska

Ciocco                           - (si compone con un aspetto ed un sor­riso cerimoniosissimi e muove ad incontrare Niska. Appena ella è sulla soglia) Come mai voi qui... come mai?

Niska                             - (seccata) Cercavo di John Bleck!...

Ciocco                           - L'addio prima della partenza?

Niska                             -  Doveroso... mi pare...

Ciocco                           - Opportuno... tanto opportuno da ri­sparmiare a me un incomodo, in verità tutt'altro che sgradito...

Niska                             - (sorpresa) Un incomodo che mi ri­guarda?

Ciocco                           - Appunto, appunto... Ma si trattava di compierlo per John Bleck, amico mio...

Niska                             - E sarebbe stato?

Ciocco                           - Stavo per venire da voi per incarico suo...

Niska                             - Da me?

Ciocco                           - Da voi! Attendevo i fiori, gardenie, tutte gardenie, degne di una farfalla dei tro­pici...

Niska                             - Un congedo di profumi!...

Ciocco                           - Un congedo galante, con un piccolo, modesto presente - (estrae uno dèi due chèques, per consegnarlo).

Niska                             - (E' offesa. Guarda Ciocco rabbiosamen­te) Lo mandava mister Bleck?

Ciocco                           - A voi, umilmente: un ricordo di con­fidenza e di libertà, come un gingillo, una collana, un braccialetto a vostra scelta. Con duemila dollari ci sarà da scegliere, anche nel Messico!...

Niska                             - Ah! e voi credete che io li avrei ac­cettati?

Ciocco                           - (sornione) Io... no...

Niska                             - E lui... sì?...

Ciocco                           - Lui è un miliardario. Tutta la vita è per lui un libro di chèques.

Niska                             - Ma Niska è una farfalla che non si schiaccia tra quelle pagine!

Ciocco                           - Gliel'ho detto... (pausa).

Niska                             - (adirata, ma incredula) Ciocco, siete un bugiardo! Non è possibile... Mister Bleck non mi stima, ma non mi disprezza...

Ciocco                           - (insinuante) Tra la stima ed il di­sprezzo può stare di mezzo l'indifferenza...

Niska                             - (sicura) Non gli sono indifferente!

Ciocco                           - Ne siete sicura? (pausa).

Niska                             - (cercando di dissimulare l'affronto e di riavere la sua aria spavalda. Passeggia. Poi si arresta di botto davanti a Ciocco) Ciocco Mosca, conoscete voi il salice rosso delle fo­reste vergini?

Ciocco                           - E' una pianta che non ho mai in­contrata...

Niska                             - Sapete che se allunga le foglie come tanti tentacoli, stritola anche i leopardi?!...

Ciocco                           - Ne prendo nota per un prossimo viaggio...

Niska                             - Io assomiglio a quella pianta...

Ciocco                           - Volete stritolare John Bleck?...

Niska                             - (con passaggio) E se fossi venuta per questo?

Ciocco                           - (sarcastico) Allora aumenterà la cifra...

Niska                             - Per non volermi?

Ciocco                           - Per non avervi!

Niska                             - La partita è interessante... Mi tenta!

Ciocco                           - Badate che è una partita perduta...

Niska                             - Se io rinunciassi a combatterla in pre­cedenza...

Ciocco                           - Non vi accorgete che io faccio del mio meglio per farvelo capire?...

Niska                             - Ah, ah, servite gli amici con ostina­zione! Ma io sono cocciuta... adoro il ri­schio...

Ciocco                           - (è nervoso. L'« escamotage » non gli è riuscito; ora si appiglia ad un altro, che gli balena nel cervello) Anche se il rischio, bellissima e superba Niska, vi dovesse per­dere?

Niska                             - Che cosa può perdere una donna di fronte ad un uomo?

Ciocco                           - La dignità...

Niska                             - La dignità può essere perduta da una donna soltanto se si trova sostituita da un'al­tra donna...

Ciocco                           - E se ciò fosse avvenuto?...

Niska                             - Non è ammissibile!

Ciocco                           - Quale pretesa!

Niska                             - Ne sono sicura!

Ciocco                           - (incalzando) Attenta, Niska!

Niska                             - Non mi ritiro!...

Ciocco                           - Ve ne dò la prova?!...

Niska                             - Vi sfido!...

Ciocco                           - Ve ne pentirete!...

Niska                             - Affronto il fuoco ogni sera...

Ciocco                           - Vi brucerà questa volta... (alza il tendaggio del salottino azzurro e chiama) Signorina Solita...

SCENA NONA Detti e Solita

Solita                             - (compare ma ignora la parte che rap­presenta).

Ciocco                           - (ghignando a Niska) Siete convinta?

Niska                             - (scoppiando in una risata con forzata baldanza) Ah, ah... Non sapevo che John Bleck avesse bisogno di aggirare la posi­zione...

Solita                             - (atterrita, intuendo) Niska, che cosa credi?

Niska                             - (secca) Vattene!

Solita                             - Non credere, non credere...

Ciocco                           - Si crede a ciò che si vede...

Niska                             - (con sottile disprezzo) Pensavo che John Bleck avesse gusti più raffinati...

Solita                             - (supplichevole) John Bleck aspetta te, vuole te...

Ciocco                           - (insinuando) Vuole Niska, ma lo aspetta Solita...

Solita                             - Non è vero, Niska... Ha fatto pre­parare il salottino azzurro per te... attende te!...

Niska                             - (o Solita) Vattene!

Solita                             - (confusa, umiliata, ripetendo) Niska, non è vero, non è vero, non è vero... (esce).

SCENA DECIMA Detti e il Cameriere

Ciocco                           - (a Niska) E voi rimanete?

Niska                             - (con fermezza) Io rimango! Non sono ancora knok-out... Non ho il pudore delle donne europee, Ciocco Mosca... Io voglio chi non mi vuole... Appago me... è la mia legge.

Ciocco                           - (contrariato oltre ogni dire e non sa­pendo più che cosa escogitare) Volete an­che chi vi rifiuta, vi sostituisce, vi offende?...

Niska                             - Non comprendo la gioia se non nell'esasperazione! (suona il campanello).

Ciocco                           - Che fate?

Niska                             - L'ultima cartuccia... Tiravo alle zebre...

Ciocco                           - Risparmiatela...

Niska                             - A che scopo? Cameriere    - (entra).

Niska                             - (imperiosa) Dite a mister Bleck che la signorina Niska lo attende nel salottino azzurro...

Cameriere                      - (si inchina ed esce entrando nel boudoir).

Niska                             - (a Ciocco) Ciocco Mosca!... il com­pito che vi eravate assunto era azzardato... L'avete svolto a meraviglia... Congratulazio­ni, Ciocco Mosca! (e con un sorriso pieno di ironia scompare nel salottino azzurro).

Ciocco                           - (resta per un istante vinto e sbalordito) Ciocco Mosca! Non ti han divorato i pe­scecani e ti accalappia una donna... messica­na per giunta! Ciocco Mosca, ne va del tuo onore! La tua missione fallisce! No, no!... (di un balzo entra a destra, inspirato da una idea fulminea, nella camera da letto di Bleck. La scena rimane vuota qualche secondo).

SCENA UNDICESIMA

Bleck - Il Parrucchiere - Un Cameriere poi Ciocco Mosca poi un altro Cameriere

Bleck                             - (dal boudoir, è accompagnato dal par­rucchiere che lo spruzza di profumo e dal cameriere che tiene la giacca, per infilarglie­la) Ciocco, dov'è Ciocco?...

Ciocco                           - (dalla destra, ilare, soddisfatto).

Bleck                             - (a Ciocco) E' venuta? L'hai ve­duta?...

Ciocco                           - (per stuzzicarlo) E' di là, di là... E' ardente... scottava a distanza...

Bleck                             - (allegro) Oh, come il fuoco delle sue ali... Ciocco, confessalo, che qualche volta è bello essere milionario...

Ciocco                           - E' invidiabile... te lo concedo... (sot­tovoce) Divina! Ha una parure rosa... (gesto come per dipingerla meravigliosamente).

Bleck                             - Hai sbirciato dalla serratura?...

Ciocco                           - No, quello è un vizio di lusso...

Bleck                             - (il parrucchiere sarà uscito, ed il ca­meriere gli avrà infilata la giacca) Eppure, vecchio Ciocco, forse hai ragione... è pro­prio vero che tanto più c'è contrasto, tanto più c'è desiderio, e che forse la sofferenza fa più acuta la gioia... Vecchio filosofo, ti ap­provo...

Ciocco                           - Buffone... non filosofo... La buffo­neria è l'esperienza della filosofia, mio caro Bleck... ma fa' presto... che è impaziente...

Bleck                             - (scompare a destra nella sua camera da letto col cameriere. Subito si udrà la sua voce concitata) Dov'è?... dov'è... Maledi­zione, qualcuno è entrato... (ricompare solo, agitato, alterato) Li licenzio tutti... tutti!... Un furto? Impossibile! E' impossibile! (suo­na convulsamente, premendo il bottone).

Ciocco                           - Che cosa succede...

Bleck                             - Succede, succede... (alza il braccio dalla mano mutilata e fasciata).

Ciocco                           - (simulando indifferenza) Non vorrai mostrarti così?

Bleck                             - I miei apparecchi... quelli di San Francisco... non ci sono più, rubati... spariti... più, più... che cosa fare?...

Cameriere                      - (dalla comune).

Bleck                             - Chi è entrato nella mia camera? Chi ha visto la mia scatola d'onice?

Cameriere                      - Nessuno, mister, nessuno...

Bleck                             - Vi licenzio tutti... (a Ciocco) Erano tre apparecchi, capisci, tre, d'oro, di pla­tino e d'argento...

Primo Cameriere           - (ch'era entrato dietro a Bleck e che si era fermato nella camera per le ri­cerche) Nulla, mister...

Bleck                             - (infuriatissimo) Ah! nulla? E' enor­me... inconcepibile! Via, via... (i due came­rieri escono intimoriti. A Ciocco) E adesso?... adesso?...

Ciocco                           - Lei aspetta...

Bleck                             - Lo so... e poi parte... fra cinque ore!

Ciocco                           - Poverina... è un affronto...

Bleck                             - Lo so... ma non posso presentarmi così... abbracciarla... stringerla... tenerla... non voglio che s'accorga... Vergogna? Pu­dore? Non so. Certo mi sento immobilizzato, inchiodato...

Ciocco                           - (insinuante) Umiliato...

Bleck                             - Sì, anche umiliato... C'è una dignità, c'è una superbia anche estetica che forse tu non capisci...

Ciocco                           - Io le capisco e le vinco ogni giorno... E procedo...

Bleck                             - Insomma è ridicolo... è persino una situazione ridicola... Be'... risolvi... risolvi!...

Ciocco                           - Povero Bìleck... se potessi sostituirti...

Bleck                             - Non scherzare... tu, geniale, tu, dai salti mortali, risolvi, vediamo su qual tra­pezio sa saltare la tua fantasia!...

SCENA DODICESIMA Detti e Niska

Ciocco                           - (si appressa all'uscio del salotto azzurro e con caricata amabilità e con un sorriso di supremazia, chiama) Signorina Niska (a Bleck) Ci penso io... (gli fa segno di tenere la mano in tasca e di nascondersi per metà alle sue spalle).

Niska                             - (è contraddetta) Mister Bleck, non credevo che aveste bisogno di intermediarii...

Ciocco                           - Signorina Niska, John Bleck umilia ai vostri piedini la sua ammirazione e pro­mette di non dimenticarvi... (avrà estratto uno dei due chèques e farà per porgerlo a Niska con esagerata galanteria).

Niska                             - (sdegnata) Grazie, mister Bleck... ma tutti i vostri milioni non valgono in questo momento il mio disprezzo...

Bleck                             - Che cosa pensate, Niska?...

Niska                             - Penso... che io volevo donarmi e che ancora una volta voi volete comperarmi... Guardate le falene, mister... cadono per un miraggio di luce... Mister Bleck, il denaro per voi è una catena...

Bleck                             - No, Niska, no... non sapete...

Niska                             - So che il miliardario ha ucciso in voi l'uomo... Peccato, mister... vi compatisco...

Bleck                             -  No, Niska, no... vi dirò... saprete tutto...

Niska                             - (con scherno) Che cosa ho da sapere? Che la vostra vita è « un libro di chèques »?

Bleck                             - Io vi voglio!

Niska                             - (c. s.) Ah! ah! Mi volete?! Avrete da aspettare... Quando sarete diventato mise­rabile... A quel giorno, mister!... (via, sprez­zante).

Bleck                             - (fa per inseguirla e chiama) Niska!

Ciocco                           - (trattenendolo) Che cosa fai?! Anche se ritorna!...

Bleck                             - (è affranto, siede) Hai ragione... pare una beffa... una beffa sai... di quelle del quat­trocento... e adesso parte, sparisce.

Ciocco                           - No, non sparisce, naviga... e se non va a fondo, vive, e quando si vive ci si può sempre ritrovare (suona).

Bleck                             - Che vuoi?

Ciocco                           - Non si sa mai, mi assicuro...

Bleck                             - Di che cosa?

Cameriere                      - (compare dalla comune).

Ciocco                           - (al cameriere) La signorina che è uscita poco fa?...

Cameriere                      - E' partita, signore...

Ciocco                           - Siete sicuro?...

Cameriere                      - Sicuro, signore... Ha chiamata una macchina... è partita per la 115 Street.

Ciocco                           - L'avete vista voi?

Cameriere                      - L'ho visto, signore...

Ciocco                           - (congedandolo) Va bene...

Cameriere                      - (esce).

Bleck                             - (sorpreso) Be'... a quale scopo?...

Ciocco                           - (sollevato e soddisfatto) Io respiro! Volevo assicurarmi che la storia fosse finita... (si soffrega le mani) Ah! meno male... è finita bene...

Bleck                             - (con rabbia) E' finita? Tu credi che sia finita? Tu credi che John Bleck sia come gli altri... che si adatti al sacrificio, alla ri­nuncia...

Ciocco                           - Non ti vuole...

Bleck                             - Importa che io la voglia...

Ciocco                           - Ti disprezza...

Bleck                             - Ho vinto anche il disprezzo...

Ciocco                           - Non la ritroverai...

Bleck                             - Ah! Lo vedremo! (balza al telefono) Honduras Company... sì... subito... 0634...

Ciocco                           - (tra se) Anche questo era in program­ma... (a Bleck) Bada ch'io soffro il mal di mare...

Bleck                             - (al telefono) Honduras?!... Ci sono posti sul Columbia?... Sì... di stasera... al­l'Avana... Due cabine di lusso... per mister Bleck... Dove?... Presso i numeri della si­gnorina Niska... Niska... (cerca di ricordare il cognome).

Ciocco                           - (suggerendo) Niska Polena...

Bleck                             - (ripete) Niska Polena... (attende) Come?... Sicurissimo?... Mai fissati?... No, No?!... (appende rabbiosamente il ricevito­re) Allora è un gioco?!...

Ciocco                           - Non è un giuoco, è un'altra destina­zione... (ride).

Bleck                             - (investendolo) Tu lo sapevi?

Ciocco                           - Sapevo che partivano... Nient'altro!... Io ho detto l'Avana perché è un sigaro che mi piace...

Bleck                             - E tu mi hai servito così? Hai anche mentito? Con me, che ti ho innalzato al mio fianco? ...

Ciocco                           - (con ostentazione) Piano, piano... io ti ho servito!...

Bleck                             - (aggressivo) Buffone... buffone!...

Ciocco                           - Precisamente... buffone!... Non era nei patti? Ho fatto il buffone! E ti ho servito a meraviglia...

Bleck                             - In che cosa mi hai servito, in che cosa mi hai servito?...

Ciocco                           - In tutto questo: farti urlare, agitare angosciare. Guardati, come sei un altro! Un altro vivo, eccitato, con dei nervi, con dei pu­gni, magari... Sissignore. E ti lamenti? E cre­di che mi sia costato poco? Aver tutto, caro mio, equivale a non aver niente... poter pos­sedere tutto ciò che si desidera equivale a non desiderare più nulla. Per gustare il possibile bisogna conoscere l'impossibile... Buffone, sì... buffone... Ma non ti pare che la mia par­te di buffone l'abbia svolta a dovere? Rispondi... Tanto non ti chiedo un aumento: ri­spondi.

Bleck                             - (stordito) Allora Niska me l'hai allon­tanata tu... tu hai impedito...

Ciocco                           - Io ho impedito che Niska cadesse nelle tue braccia, subito, come le altre; come tutte... E l'ho fatto per te, appunto per te!... Per darti questa emozione, questo dispetto, questo giocondo dolore...

Bleck                             - (con affanno) Ma lei, lei, Niska...

Ciocco                           - Niska! Come la invochi bene! Di' la verità che nessuna donna invocavi più così...

Bleck                             - Mi piace... mi piace... quella sua fie­rezza... quel suo disprezzo...

Ciocco                           - Ecco... adesso... vedi, te la meriti!

Bleck                             - (aggredendolo d'ansia) Tu sai...

Ciocco                           - So per dove parte, so con quale piro­scafo, so a quale ora e so, persino, che anche lei ti vuole...

Bleck                             - Parla... parla...

Ciocco                           - Ore 22, partenza per Filadelfia, piro­scafo « Bermude », cabina 36, corsia n...

 

Bleck                             - (si precipita a suonare il campanello, cerca all'ingiro il cappello, prende i guanti).

Ciocco                           - Dove vai?

Bleck                             - A fissare il posto., a vederla...

Ciocco                           - Ed io?

Bleck                             - Ah, no, Ciocco... Grazie, ma ti di­metto... Basta Ciocco. Che? Vuoi una soddi­sfazione? Ebbene sì, qualche cosa mi hai do­nato, qualche cosa ho imparato. Ma non ho più bisogno. Solo! (dicendo « solo » avrà al­zato il braccio dalla mano mutilata).

Ciocco                           - (estrae dalla tasca la scatola d'onice. La innalza. Fa un gesto come per dire; « non puoi, ti tengo ancora » e con voce insinuante) Non hai più bisogno?...

Bleck                             - (raccapezzandosi) Tu... tu... persino questo!...

Ciocco                           - Sì. Persino questo; ma quanta fatica, caro Bleck, quanta fatica! Giuro che prefe­risco fare il tony da circo che il buffone di un miliardario...

FINE