Le mirabili imprese delle pie donne di…

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TEATRO DI STRADA

LE MIRABILI ASTUZIE DELLE PIE DONNE DI…….

di

WALTER MESCHIATI

waltermeschiati@virgilio.it

Note:   Riconoscerete di certo una parte delle “Allegre comari di Windsor” di Shakespeare e un’altra di “Molto rumore per nulla” sempre del bardo. Il resto è tratto da “Candelaio” di Giordano Bruno da me tradotto dall’italiano del ‘500 (che faticaccia!) Ho collegato il tutto con qualche mia invenzione e ideato la frase finale.

Personaggi in ordine di apparizione:

1.Elena                                     

2.Rocco Bellostendardo          

3.Valerio                                  

4.Alice                                      

5.Lucia                                      

6.Fiorenza                                 

7.Gianni (che non parla)

8.Roberto (che non parla)

9.Ubriaco                                  

10.Sergente                                 

11.I soldato (che non parla)

12.II soldato (che non parla)

13.Capitano                                 

14.Giudice                                   

15.Scrivano (che non parla)

Attrezzeria :

·Scuffia

·Armi

·Corda

·Scialle

·Vestito da donna

·Baule o cesto di vimini

·Sedia      (si può anche evitare utilizzando un muretto)

·Sgabello (si può anche evitare utilizzando un muretto)

·Piuma d’oca

·Pergamena

Tutte le donne debbono essere attraenti e sensuali, ma non volgari.

Bellostendardo deve essere vestito da gentiluomo, con un bel po’ di fronzoli.

Più sobrio Valerio.

Gli altri come richiede la loro funzione.

N.B.

Se c’è qualche errore di battitura chiedo venia.

Scena  I

ELENA- Non andare ancora…porcellone mio!

BELLOSTENDARDO-  Speriamo non ci abbiano visti!

ELENA- Dai, vieni qui…rifacciamolo!

BELLOSTENDARDO- No….il mio stendardo ancora bramerebbe le tua rocca, ma debbo andar, la mia potenza guerriera è necessaria alla difesa di…..! Lo Duca in persona richiede la mia  sovrumana forza et abilità guerresca!

ELENA- Ma tu mai ti presentasti alla milizia…l’unico tuo assalto è stato alla mia fortezza.

BELLOSTENDARDO –(a parte) Assalto facile, essendo la porta ben spalancata! (a Elena) Ciò per dare possibilità alli altri uffiziali di dimostrar lo loro coraggio! Se subito fossi intervenuto, li nemici sarebbero già in rotta e io sarei stato costretto a recarmi a sbaragliar altri eserciti, in Francia, in Ispagna o in oriente, rendendoti priva della mia persona!

ELENA- Oh! Sarebbe stata una privazione troppo grande! (lui la bacia e in quel momento giunge Valerio, lei lo vede e finge di difendersi)

VALERIO- Amore mio, mia promessa sposa, sono io, ma….

ELENA-Lasciami, maledetto, non riuscirai ad avere ragione di me! Io posso essere solamente del mio promesso sposo! Aiuto! Aiuto! Mi violenta!

VALERIO- Cane maledetto! Ti schiaccerò come un insetto! Attentare all’ onestà e alla purezza della mia fedele e verginea promessa sposa! (Elena finge di svenire fra le braccia di Valerio e Bello ne approfitta per fuggire)

ELENA – O mio amore…sei ivi giunto giusto in tempo a salvar la mia verginità dall’assalto di quel montone! Vedendoti egli è fuggito a gambe levate …ma nulla è successo…non è riuscito a cogliere il fiore che serbo gelosamente per te, pertanto rimani qui sul mio petto e non pensare oltre a quel povero tapino.

VALERIO- No! Me la pagherà! L’ho riconosciuto quel cane di Rocco Bellostendardo! Vado a pigliar le armi eppoi lo farò pentire d’ esser venuto allo mondo!

Scena II

Attrezzeria : due lettere, vestito da donna, scuffia o foulard, scialle, trucchi, biancheria sporca, cesto del bucato. Il cavaliere deve avere il cappello. Eventualmente un mazzo di fiori di campo.

SCENA I - Davanti alla casa di Alice.

Dalla porta della casa esce ALICE , con in mano una lettera

ALICE -Ma guarda un po'! Me la sarei scampata dal ricevere lettere amorose nell'età verde della mia giovinezza, per cominciare a riceverne adesso?...

(Legge la lettera)

"Non  domandatemi per qual ragione

"io v'  amo; ché se è vero che l'Amore

"usa  Ragione,

"mai l'accettò come suo consigliere.

"Voi  siete allegra, così come lo son io;

"Voi  amate il buon vino, e così io;

"dove  trovar migliore simpatia?

"Ti  basti di sapere, Signora Alice,

"se  può bastarti amore di soldato,

"ch'io  t'amo. Non  dirò: "Pietà di me!":

"questa  non è una frase da soldato.

"Ti  dico invece: "Amami", per me.

"tuo  fedele servitore,

"mattino, sera e notte, a tutte l'ore

"sempre pronto a pugnare per il tuo amore,

"completamente tuo, cavalier Rocco Bellostendardo".

Ma dico io, per l'anima del diavolo, quale  mio sconsiderato atteggiamento può mai aver potuto incoraggiare un siffatto ubriacone a osare d'abbordarmi in questo modo?

M' avrà visto sì e no tre-quattro volte...Che mai avrò potuto dirgli?

E sì che sono stata sempre parca d'umore allegro, Dio m'è testimone!

Oh, Dio, sapere come vendicarmi! Perché bisogna pure che io mi vendichi di costui; questo è poco ma è sicuro, com'è sicuro che la sua testa è  piena di segatura, e che ragiona, come molti uomini, solo con le parti basse!

SCENA III

Entra  LUCIA

ALICE -Signora Lucia! Credetemi, stavo appunto venendo a casa vostra.

LUCIA -Ed io, credetemi, signora Alice, stavo venendo da voi... Ma che avete? Non mi pare che vi sentiate bene.

ALICE -Oh, no, tutt'atro, invece: sto benissimo. Ho di che darvene dimostrazione.

LUCIA -Eppure... Sarà  forse un'impressione ma non avete l'aria di star bene.

ALICE -Ebbene, allora sì; per quanto, dico, potrei mostrarvi che non è così. Signora Lucia, consigliatemi voi.

LUCIA -Di che si tratta, donna?

ALICE -  Leggete, leggete qui: apprendete il come e il quando io potrei diventar cavalieressa. (Le porge la lettera di Bellostendardo) Fino a che avrò occhi per vedere,

diffiderò dei militari...Eppure, questo non trivialeggiava...lodava la modestia nelle donne e se ne criticava alcun difetto, lo faceva con tal garbo e ritegno, che avrei giurato sentisse di dentro quel ch'esprimeva con le sue parole; e invece tra parole e sentimento c'è in lui lo stesso accordo che c'è tra il libro dei salmi e un sonetto licenzioso.

Qual tempesta  avrà potuto mai scaraventare fino sulle sponde del…. un polipo di quelle proporzioni? Come fare per fargliela pagare? La via migliore sarebbe, mi pare,

quella di alimentar le sue speranze, finché il selvaggio fuoco di libidine non l'abbia sciolto nel suo stesso grasso. Avete udito mai nulla di simile?

LUCIA - (Confrontando la lettera di Alice con la sua, e leggendole insieme) Identiche. Diversi solo i nomi: in questa Alice ed in quest'altra Lucia. Quel porco, di queste lettere, scommetto, ne avrà presso di sé pronte un centinaio, col nome del destinatario in bianco.

ALICE - (Esaminando le lettere) Eh, sì, la stessa, identica. Stessa calligrafia, stesse parole.

Per chi ci prende costui?

LUCIA - Ah, non so. Mi vien quasi di avermela a dispetto con me stessa e la mia stessa onestà.

Voglio scrutarmi, analizzarmi tutta quasi a conoscermi la prima volta; ché, certo, non avesse egli notato in me una certa quale propensione di cui io stessa non son consapevole, non si sarebbe spinto ad abbordarmi con una tal furiosa sfrontatezza.

ALICE -"Abbordare", voi dite? A bordo mio non ci monta di certo.

LUCIA - Ed io lo stesso. Se solo farà tanto da osare di penetrare nel mio boccaporto, non gli riuscirà mai più di prendere il mare! Diamogli la lezione che si merita. Invitiamolo ad un appuntamento fingendo di gradire la sua corte, e meniamolo a lungo per il naso, con ben architettate dilazioni, fino a fargli impegnare anche i cavalli a quel bravo Oste della "locanda della Giarrettiera".

ALICE - Ah, sono pronta ad agire contro costui con ogni canagliata; purché sia tale che non rechi macchia alla nostra specchiata onestà. Se mio marito, geloso com'è, vedesse questa lettera, non la finirebbe più con la sua gelosia!

LUCIA – Mio marito invece, per fortuna, è sì lontano dal minimo sentore di gelosia com'io dal dargliene il minimo sospetto: una distanza, spero, sconfinata.

ALICE -Siete una donna fortunata, voi. Ma vediamo di combinare insieme qualcosa a quel maiale di cavaliere. Ma ecco la signora Fiorenza, lei, astuta com’è saprà aiutarci.

Scena IV

Entra Fiorenza

FIORENZA- Oh, madonne, felice di trovarvi …ma vi veggio pensierose…

LUCIA- Ne abbiamo motivo…leggete codeste lettere…le quali abbiamo ricevute entrambe dallo stesso uomo! (mentre FIORENZA finge di leggere, la scena continua)

ALICE- Quello schifoso! Ma dobbiamo punirlo crudelmente! Mi chiedo solo come?

FIORENZA- Si, lo conosco, è un vero porco! Ma io un’idea su come fargliela pagare ce l’avrei….ascoltate….voi Alice, risponderete alla lettera tramite la mia persona, fingendo di voler cedere alle sue lusinghe e poi…..(si parlano sussurando in modo che il pubblico non senta, poi Fiorenza si allontana e raggiunge Bellostendardo mentre le due si affaccendano nei preparativi)

Scena V

Entra Bellostendardo -  dopo alcuni istanti entra FIORENZA

FIORENZA -Felice giorno a vostra signoria.

BELLOSTENDARDO -Buongiorno, bella sposa.

FIORENZA - Sposa no, se così piaccia a vostra signoria.

BELLOSTENDARDO -Bella vergine, allora.

FIORENZA - Ah, questo sì, posso giurarlo: com'era mia madre

la prima ora ch'io fui concepita.

BELLOSTENDARDO -Credo al tuo giuramento. Che vuoi dirmi?

FIORENZA - Ecco, posso far grazia a vostro onore d'una parola o due?

BELLOSTENDARDO -Anche duemila, e io ti farò grazia di ascoltarle, bellezza mia!

FIORENZA - Ebbene, mio signore, c'è una certa signora Alice... ma prego, fatevi più vicino... ecco, così.

BELLOSTENDARDO - Ma rassicuratevi! Non vi sente nessuno, garantisco...tutta gente di casa, (al pubblico) gente mia.

Dunque, dicevi, la signora Alice...

FIORENZA - Che perla di creatura, signoria! Dio Signore, che grande seduttore

è vostra signoria! Dio vi perdoni, a voi e tutti noi, e così sia!

BELLOSTENDARDO -Ebbene, la signora Alice?... Avanti.

FIORENZA - Ebbene, questo è tutto, il tanto e il quanto: l'avete messa in tale agitazione da credere davvero ad un miracolo. Il più bello e galante cavaliere di quanti se ne vedano qui a…., non sarebbe, parola, mai riuscito a metterla in tanta agitazione. (Da qui a fine battuta gioca con il pubblico)

E sì che ce ne son di cavalieri, e gran signori, e fior di gentiluomini, coi loro cocchi, un tiro dopo l'altro, parola mia; e lettere su lettere, doni su doni... fragranti di muschio e fruscianti così di seta e d'oro, ve l'assicuro; e tutti un bel parlare, con accenti preziosi, ricercati; e un tal contorno di vini e di zuccheri di così raffinata squisitezza da conquistare il cuore di ogni donna... Eppure, v'assicuro, mai nessuno è riuscito ad ottener da lei che dico, un'occhiatina anche fugace... E sì, che tra loro c'eran conti e, per di più, della guardia del Duca! Ma con lei, garantisco, tutto inutile!

BELLOSTENDARDO -E a me che manda a dire per tuo mezzo?

FIORENZA -Che ha ricevuto la vostra missiva e ve ne rende mille volte grazie, e poi vi fa sapere che il marito è fuori di casa per la caccia al cinghiale.

BELLOSTENDARDO – La raggiugerò immantinente.

FIORENZA - Ah, dite bene. Ma ho qui con me un altro messaggio per vossignoria.

Madama Lucia vi manda per mio mezzo anche lei i saluti più cordiali: e, fatevelo dire in un orecchio, è una moglie così bene educata, e modesta, e virtuosa che, vi dico, mai tralascia di dir le sue preghiere al mattino e alla sera, come non ce n'è un'altra in tutta …...

Ella fa dire a vostra signoria che suo marito assai difficilmente resta assente da casa,

ma spera di saper coglier per voi la propizia occasione...Ah, signore, non ho mai visto donna così eccitata per un uomo!...Ma che diavolo avete addosso, voi, per stregarle così, un qualche filtro?

BELLOSTENDARDO - No, questo proprio no, te l'assicuro. A parte, forse, una certa attrazione per le mie belle doti personali, non posseggo altro fascino di sorta...

FIORENZA -Che Dio ve le conservi.

 (Si ritira)

SCENA VI 

ALICE  e LUCIA  sono in scena, affaccendate, i preparativi vanno fatti come in una comica, cioè molto velocemente, magari cantando un motivetto consono).

ALICE -(Chiamando) Ehi, oh!, Gianni, Roberto, sbrigatevi!

LUCIA -Presto, presto, il cestone del bucato.

(Entrano due uomini col cestone della biancheria)

LUCIA -Avanti, avanti.

ALICE - Qui, posate qui. Nascondetevi e ricordatevi bene ciò che dovrete fare.

Signora Lucia, ricordatevi bene,  mi raccomando,  quando tocca a voi, d'entrare in scena e di far bene la vostra parte.

LUCIA -Contateci pure, e se dovessi recitar male, fischiatemi.

(Esce)

ALICE - Lo dobbiamo conciare per le feste questo fetido untuoso viscidume, questo pupazzone riempito di urina; gl'insegneremo una volta per sempre a distinguer le tortore dai corvi!

SCENA VII

Entra BELLOSTENDARDO dalla parte opposta a quella da dove è uscita Lucia

BELLOSTENDARDO - "Alfin ti tengo, o mio divin gioiello!" Ch'io muoia ormai, ché assai avrò vissuto!

D'ogni mia ambizione è questo il culmine! Ora sublime di beatitudine!

ALICE - O soave Cavalier Bellostendardo!

(Si abbracciano)

BELLOSTENDARDO - Signora Alice, io non son uomo da lisciar le donne o usar con loro dolci paroline.

Ti confesso un colposo desiderio: vorrei che tuo marito fosse morto. Proclamerei davanti al Duca che vorrei fare di te la mia dama.

ALICE - Io, Cavalier Bellostendardo, vostra dama?... Ahimè, Cavaliere, quale meschina dama sarei io!

BELLOSTENDARDO - Che me ne mostri un'altra più regale l'intera corte di Francia. Il tuo occhio potrebbe  gareggiare col diamante, la tua fronte ha l'arcuata venustà che s'addice alla foggia dei capelli, a carena di nave, a vela al vento, o ad altra superba acconciatura ammessa dalla moda veneziana.

ALICE - Un fazzoletto, Cavaliere, e nient'altro s'addice alla mia fronte, ed anche quello nemmeno tanto bene.

BELLOSTENDARDO - Avanti a Dio, sei tiranna a te stessa a dir così! Tu saresti una gran dama di corte, ed il fermo equilibrio del tuo piede ti darebbe un incedere armonioso nell’entrar nello palazzo del Duca. So ben io quale donna tu saresti, se la fortuna ti fosse stata amica come quanto amica t'è stata la natura. Suvvia, non fingere di non saperlo!

ALICE -Oh, nulla c'è di questo in me, credetemi.

BELLOSTENDARDO - Che cos'è allora che di te m'attira? Questo solo dovrebbe persuaderti che c'è qualcosa in te di straordinario. Io t'amo!

Amo te sola, e tu ne sei ben degna!

ALICE - Ah, per pietà, Cavalier Bellostendardo, non m'ingannate! Ho paura che dentro il vostro cuore ci sia piuttosto la signora Lucia.

BELLOSTENDARDO - A sentirti dir questo, è come se t'udissi rinfacciarmi che mi piace l’aceto.

La signora Lucia mi sarebbe più indigesta che respirare vapori di calce. Da evitare come fumo negli occhi!

ALICE - Sa il cielo quanto v'amo...e presto ne avrete la prova.

BELLOSTENDARDO –Ne sarò degno.

ALICE -Degno lo siete già.

 

Scena VIII

LUCIA – ( da fuori) Signora Alice, signora Alice!

ALICE – E’ quella pettegola della signora Lucia!

BELLOSTENDARDO - Oh, Dio! Non voglio che mi trovi qui! Meglio che mi nasconda.

ALICE - Oh, sì, per carità, che non vi veda! Quella è una tale linguacciuta!

(Bellostendardo va a nascondersi )

Entra LUCIA

Ebbene, che c'è dunque? Che succede?

LUCIA -Ohimè, signora Alice, che avete fatto? Siete disonorata, svergognata, rovinata... per sempre!

ALICE -Ma che dite! Signora Lucia, mia cara, che vi prende?

LUCIA - Ohimè, signora Alice...con un tal galantuomo di marito, dargli questi motivi di sospetto!

ALICE -Motivi di sospetto!... Che motivi?

LUCIA -Che motivi... E lo chiedete a me? Ah, che m'ero sbagliata su di voi!

ALICE -Insomma, via, che c'è? Di che si tratta?

LUCIA - Donna, vostro marito sta venendo insieme a tutti i soldati della città, armati fino ai denti, con coltellacci e spade, in cerca di qualcuno: un gentiluomo, egli dice, che è qui, tra queste mura, e per di più con il vostro consenso, per profittare della sua assenza a sconci fini... Siete rovinata! Se avete un amico dentro casa, mandatelo, mandatelo via subito! Non state lì senza far niente, se lo trovano è perduto!

ALICE -Che devo fare? C'è qui un gentiluomo, un caro amico; e temo più per lui

che per la stessa mia reputazione. Come faccio?... Darei mille Scudi pur di saperlo al sicuro lontano da qui.

LUCIA - Vergogna! Ma non state a indugiare adesso. Muovetevi! Vostro marito è qui.

In casa, qui, non potete nasconderlo.. lo troverebbero di sicuro.

Se non escogitiamo  qualcosa è un uomo morto!

BELLOSTENDARDO (entra in scena terrorizzato) – Aiutatemi, vi prego! Aiutatemi o sono perduto, vi supplico!

 

LUCIA -Che! Cavalier Rocco Bellostendardo?... Voi! (A parte, a Bellostendardo) È questo che mi dite, cavaliere, nella lettera?

BELLOSTENDARDO -

Io amo te sola, e nessun'altra. Aiutami a scappare e  ti giuro che mai più...

LUCIA – Ma come fare? Ci sono, con una scuffia, una gonna ed uno scialle potrebbe passare per una donna.

BELLOSTENDARDO – Qualunque cosa pur di salvarmi la pelle!

LUCIA – Che coraggioso il signor Cavaliere!

ALICE – Ho qui degli indumenti che mia cugina ha dimenticato dalla sua ultima visita, gli dovrebbero andare.

LUCIA – Presto allora, non c’è tempo da perdere, tra poco saranno qui!

(lo vestono in fretta spingendolo dall’una all’altra e facendolo girare)

ALICE – Niente da fare, è troppo ridicolo, si accorgeranno subito che non è una donna!

LUCIA - Oh, qui c'è un un grosso cesto...ci si potrebbe rannicchiare dentro, e ci buttiamo sopra i panni sporchi come dovessero andare al bucato; anzi, siccome il giorno del bucato è proprio oggi, chiamate due uomini che lo portino via, dentro quel cesto.

ALICE - È troppo grosso per entrare là dentro... Che facciamo?...

LUCIA : Allora è un uomo morto! Lo faranno a pezzi!

BELLOSTENDARDO - (oramai nel panico più totale) Ci posso stare nel cesto, sì, ci posso stare...

(entra nel cesto, lo schiacciano e ricoprono con la biancheria sporca, chiudono il cesto)

ALICE -(Chiamando) Roberto, Gianni, portate via questi panni, ma presto! (eseguono)

LUCIA – L’abbiamo gabbato per bene quello schifoso!  Così imparerà a conoscere di che pasta son fatte le donne di questa città!

ALICE – Così si dimostra come le buone mogli concilian l’onestà con l’esser liete, e che, come sta scritto negli antichi fogli, i ponti, li rovinan le acque chete!

Scena IX

(Bellostendardo esce dal baule proprio davanti all’ubriaco )

 UBRIACO-  Ciao bella donnina, che fai tutta sola? Cerchi compagnia?

BELLOSTENDARDO-   Sto per i fatti miei! Lasciami in pace!

 UBRIACO_  Che belle tettine che hai!

BELLOSTENDARDO-    Lasciami maiale!

 UBRIACO-  E che bel culetto!  Dai, fatti baciare bella....(lo bacia)

BELLOSTENDARDO-  Che schifo! Maledetto porco! Toglimi le mani di dosso!

UBRIACO- Come baci bene! Sei tutta fuoco! Su avanti, facciamo l’amore! gli rimane la cuffia in mano.Ma….cosa….?!

BELLOSTENDARDO   Stai indietro carogna!  gli dà un calcio nelle parti basse Vattene al diavolo! esce

 UBRIACO - mentre scappa- Maledetto, che male, che male! (Bello si libera dei vestiti da donna)

Scena X

Entra Elena

ELENA : Guarda, guarda…colui che diceva di amarmi sopra ogni cosa….alla prima occasione ti  infili in un altro letto! Oh, povera me, ingenua e innocente! E stanotte ti sei approfittato della mia persona, ho lasciato che mi cavalcassi! O povera scellerata!

BELLOSTENDARDO -Tutto questo male l’ha fatto questa ruffiana strega di Lucia, e quest’altra cagna di Alice. Si sono volute burlare di me…’ mai, mai più voglio credere alle femmine.

ELENA- Togli via queste scuse, porco, che io ti conosco, e le conosco! Ma te la farò pagare!

Scena XI

entra Valerio

VALERIO -Olà, Messer uomo dabbene. Che fai con la mia verginea promessa sposa?

ELENA-  Mio unico amore…. ha tentato nuovamente di violentarmi! Usando stregonerie e travestendosi da donna per avvicinarmi!  Io ho lottato per amor tuo e ho resistito!

BELLOSTENDARDO-   No…io….

ELENA -  Traditore: ancora ardisci, in mia presenza, negare?

VALERIO- Furfantone, in questo modo vuoi approfittar con l’inganno della mia donna, la quale conosco onoratissima e fedelissima?

BELLOSTENDARDO- Di grazia, messer  Valerio, non veniamo a  ingiurie: lasciate che io vada.

VALERIO- Come, ribaldo, pensi tu di scappar dalle mie mani, così? Voglio veder conto e ragione . Ferma, ferma, balordo, ché tu  non mi scapperai.

BELLOSTENDARDO -Lasciami, ti prego, se non vogliamo venire ai denti e alle mani.

ELENA- Amor  mio, costui ha attentato al mio onore….

VALERIO-  Cane!Tu non mi scapperai! (Gli salta addosso e iniziano a darsele, combattono in modo ridicolo, tanto che anche Valerio alla fine si ritrova con lo scialle da donna in testa)

Scena XII

(entrano le guardie con l’ubriaco)

SERGENTE -Alto là Che rumori son questi?

 

UBRIACO – Ecco, è lui le spia travestita da donna, l’ho scoperto ed eroicamente affrontato! Ma costui mi ha reso come ubriaco con un maleficio.

VALERIO- Siate li ben venuti, signori. Vedete che io mi sono incontrato con  quest’uomo, qui con la mia promessa sposa. Viene a farle violenza. Io lo denuncio! Traditore!

BELLOSTENDARDO Tu hai mentito, scellerato; tu sei un falso. Traditore!

SERGENTE – Silenzio! E tu sei sicuro che si trattasse di costui e non di quest’altro?

 

UBRIACO – Beh, a dire il vero, ero sotto l’effetto… Del maleficio…potrebbe anche essere l’altro. O magari erano due. Si…erano due…per questo mi hanno soverchiato.

(entrano Lucia e Alice)

LUCIA : Ecco, guardie…costui è un poco di buono! Arrestatelo!

ALICE- Si, è un traditore! Che entra con l’inganno nell’altrui proprietà e attenta all’onestà delle pie donne di…..!

SERGENTE-  Silenzio! Qui c’è del tradimento! Menateli tutti in prigione, tutti. Ci penserà il capitano a interrogarli!

SCENA XIII- Si spostano alla prigione

Entrano  il CAPITANO, il SERGENTE, lo GIUDICE della città, entrambi con le toghe del loro uffizio; quindi gli uomini della ronda che conducono in manette VALERIO e BELLOSTENDARDO

SERGENTE- Portate uno sgabello da sedere e un cuscino per il signor Giudice.

(Un uomo della ronda porta uno sgabello e un cuscino,poi si siede lui. Il Giudice lo prende per un orecchio, lo fa alzare e si siede a sua volta.

GIUDICE -Chi sono allora questi malfattori da processare? Si facciano avanti!

(I due vengono spinti avanti) Procedete capitano, interrogate i prigionieri!

(A Valerio)

CAPITANO- Signorsì signor Giudice! (a Valerio) Messere, tu com'è che fai di nome?

VALERIO – Valerio.

SERGENTE -(Allo scrivano) Prego scrivere: "Valerio".

CAPITANO-(A Bellostendardo) E tu canaglia?

BELLOSTENDARDO - Io faccio Rocco Bellostendardo, e sono un gentiluomo.

SERGENTE - Prego scrivere:

"Messer mastro Rocco  Bellostendardo Gentiluomo".

CAPITANO- Siete voi servi del Signore?

I DUE -Sì, signore, e speriamo di servirlo.

SERGENTE -Scrivete: "Sperano servire Dio".

Ma attento a scriver "Dio" avanti a tutto,ché - Dio ne guardi - solamente Dio

può stare avanti a certi criminali!

CAPITANO- Signori miei, abbiamo già la prova che siete due furfanti traditori,

o poco meno, e manca proprio poco che tali siate ritenuti entrambi.

Che avete da rispondere a discolpa?

BELLOSTENDARDO - Che non lo siamo, diamine, signore!

CAPITANO -Spiritoso il compare! Bella roba!

Ma con te voglio andare fino in fondo. Avvicinati, pezzo da galera,

una parola all'orecchio, compare: ti dico che si pensa che voi due

siete dei malfattori traditori.

VALERIO -Ed io vi nego che noi siamo tali.

CAPITANO - (Al Giudice) Si son messi d'accordo, giuraddio,

a dir che non lo sono. Avete scritto che non sono tali?

GIUDICE - Questa però non è la giusta via per l'istruttoria,  Capitano. Dovete prima far venir la ronda e i testimoni, sono loro che devono accusarli.

CAPITANO - Già, è quella la via più sbrigativa.

Venga avanti la ronda.

SERGENTE- Ronda! Avanzare!(Gli uomini della ronda si fanno avanti)

CAPITANO- Signori, v'ordino in nome del Duca d'accusare questi uomini.

UBRIACO- Costui….no….quest’altro…insomma…costoro, erano travestiti da donne e quando io li ho scoperti ed eroicamente affrontati mi hanno colpito! Chi si travestirebbe se non una spia ?

SERGENTE  -  Si scriva: "Traditori e spie del nemico”!

VALERIO- Ma no, non siamo….

SERGENTE -Silenzio!

CAPITANO- Quella tua faccia non mi piace affatto, te lo prometto io!Tradimento flagrante, se mai se n'è visto! Oh, massimo furfante! Questo ti frutterà, né più né meno,la condanna alla redenzione eterna!

GIUDICE - Che altro?

SERGENTE – Queste donne affermano di aver subito violenza da costui.

GIUDICE - (Ai due)Ebbene, miei signori, è più di quanto possiate negare. Che vengano torturati ! Poi si procederà all’impiccagione per alto tradimento!

(Esce)

SERGENTE - Avanti, legateli!

BELLOSTENDARDO - Sta' lontano, babbione!

SERGENTE -Dio m'aiuti! Dov'è lo scrivano? S'ha da annotare, qua, nero su bianco:

"Funzionario del Duca, babbione".Legateli.

(Fa per ammanettare Bellostendardo, ma questo lo respinge)

BELLOSTENDARDO -Via, pezzo d'asino! Sei proprio un asino!

CAPITANO -Tu non sospetti dunque la mia carica?

Non sospetti i miei anni?... Ah, lo scrivano, se fosse qui a mettere a verbale

"pezzo d'asino"! (Al pubblico) Però voi, signori, ricordatelo bene: io sono un asino.

Anche se non è scritto nel verbale, ch'io sono un asino, non lo scordate.

(A Bellostendardo) No, vile manigoldo,

tu respiri pietà da tutti i pori, come si proverà contro di te

da bravi testimoni. Io, per tua regola, sono un cervello fino;

e per di più un pubblico uffiziale, e per di più sono un capofamiglia

benestante, e, quello che più conta, un buon tocco di carne battezzata,

s'altri ce n'è a….; e sono uno che conosce, va' là, bene la legge,e, va' là, anche ricco a sufficienza; va' là, e anche uno che n'ha passate tante, ed ha due giacche e tanta bella roba intorno a sé. Cane! Questo ti costerà, oltre alla forca, anche la decapitazione!  (Alle guardie della ronda) Su, portateli via!

(Tra sé) Oh, fosse risultato scritto agli atti ch'io sono un asino....

Scena XIV

A questo punto le donne si intrattengono con i militari e i due ne approfittano per fuggire legati uno all’altro.

ELENA- Avanti, donne, costoro in fondo sono soltanto due poveri babbioni che pensano di essere irresistibili, due lumaconi che si credono tori, ma che dei tori hanno solo le corna! Non possiamo lasciare che facciano una tal fine…hanno avuto la loro lezione…aiutiamoli.

TUTTE- E come?

ELENA- Beh….

LUCIA- ….Capitano, come siete maschio e deciso…

ALICE- Sergente, ma sono d’acciaio spagnuolo codesti muscoli?

ELENA- Non vorrete perdere tempo con quei due ridicoli idioti….quando lo si potrebbe far fruttare in altro modo…

LUCIA- Su…sappiamo che avete capito che non sono dei traditori, ma solo due imbecilli giocati e gabbati….

Scena XV

VALERIO- Cammina in tua mal’ora, porco malefico!

BELLOSTENDARDO- Oh, che ti venga la rogna, castronaccio, cornuto, padre dei becchi! Mi hai fatto cadere.

VALERIO- Oimè, la coscia!

BELLOSTENDARDO- Vorrei che t’avessi rotto il collo. Ecco, siamo caduti: ora alzati, adesso.

VALERIO-  Alziamoci.

BELLOSTENDARDO. Al tuo dispetto, voglio star così tutta questa notte, testa di cervo.

VALERIO- Oimè, mi mordi, ah? Giuro per S. Cuccufato, che, si tu vuoi giocare a mordere, ti strapperò il naso dalla faccia, e un’orecchia dalla testa. Si insultano e se le danno come possono.Entrano le donne.

ELENA- Fermi. Noi donne, come al solito, abbiamo chiarito tutto e risolto la questione. Abbiamo convinto il Sergente e la guarnigione che siete solo due poveri imbecilli…

I DUE INSIEME- Chissà come hanno fatto!

ELENA- Silenzio, ci siamo sacrificate per voi….perciò in cambio ci cederete 50 Scudi a testa!

I DUE-  Cornuti, gabbati e mazziati! No!

ELENA- Se preferite l’impiccagione….

I DUE – E va bene! Qui si dimostra che le donne son più furbe e che noi siam alla loro mercede!

FIORENZA- Gentile e inclito popolo di……, vi abbiam tosto mostrato che a volte chi parte per gabbar può tornar gabbato. E che se l’omo è lupo, toro, e macari maiale, la donna è volpe e per lo naso lo sa pigliare! Ora noi vi chiediamo, per la nostra umile rappresentazione, non ori, denari, o gioielli rari e preziosi, ma solamente i vostri applausi sinceri e fragorosi!

TUTTI SI INCHINANO

FINE