Commedia in un atto
di Bruno MAGNONI
da IL DRAMMA n. 183 del 15 giugno 1953
LE PERSONE
GIOVANNA PHILE
TED
VIOLETTA (il capostazione)
DOLLY
ESPOSITO
CARTASECCA
IL SUONATORE
CIECO
Qualche viaggiatore, tre guardie
L'azione si svolge nella sala d'attesa di una stazioncina ferroviaria
* Copyright 1953 by Bruno Magnoni
Le sette di un mattino d'inverno. Il locale, disadorno, è ancora immerso nel buio; solo dal fondo - dove si apre la porta a vetri che mette sul marciapiede dei binari - principia a diffondersi l'opaco chiarore del giorno. L'ingresso dalla strada è a sinistra; di fronte lo sportello per la dispensa dei biglietti; subito a fianco un vecchio apparecchio telefonico. Sotto lo sportello un usciolo pel quale si entra, curvandosi, nello sgabuzzino dei biglietti. Panche lungo i muri, una stufa spenta in un angolo. Non c'è nessuno; dall'esterno giunge il trillare prolungato di un segnale e il rumore lontano di qualche treno in manovra.
(Violetta, un ometto di età indefinibile, entra di fondo gesticolando e sbuffando stizzosamente. Ha indosso una decrepita palandrana che gli arriva fin sotto i piedi; in testa un berretto calcato fino agli occhi. Incespicando nella palandrana raggiunge l'usciolo sotto lo sportello; lo apre e vi si infila. L'inquadratura dello sportello si illumina).
Violetta (riappare allo sportello, batte ripetutamente la mano sulla tavoletta e, benché non ci sia anima viva, esclama irritato)
I signori viaggiatori sono pregati di non far confusione e mettersi in coda per acquistare il biglietto!
(Scompare tuffandosi come una marionetta. Entra dalla strada, la signorina Giovanna Phile. Trent'anni, piccola misera infagottata; un paio di occhiali a stanghetta, un ciuffo di capelli spettinati sfuggenti di sotto a un vecchio berretto di pelo. In quel gelido mattino batte i denti pel freddo; scossa dal brividio si avvicina a una panca e vi si raggomitola; chiude gli occhi con un profondo sospiro, non sai se di sollievo o di pena. Violetta, riaffiorato lentamente allo sportello, batte un colpo secco sulla tavoletta; Giovanna sussulta).
Violetta (iracondo) Signorina Phile.
Giovanna (combattendo il sonno) Oh signor Violetta, come va?
Violetta So io come va; tutte le mattine la stessa storia.
Giovanna Stavo per schiacciare un sonnellino.
Violetta Lo so che stavate per schiacciare un sonnellino; la stessa storia tutte le mattine.
Giovanna (vicina a riaddormentarsi) Non ha mai fatto un freddo così birbone.
Violetta Lo so che fa un freddo birbone.
Giovanna Oh, ma voi sapete proprio tutto.
Violetta Lo so che so tutto! E so anche che se capita l'Ispettore e vi trova qui a dar lezioni di francese, chi ci andrà di mezzo sarò io.
Giovanna Non preoccupatevi, spiegherò tutto io all'Ispettore. (Nel dormiveglia) Deve essere un uomo alto, dal volto serio e sereno, ancora giovane ma con qualche tocco grigio alle tempie; ci intenderemo benissimo.
Violetta (furioso) Un corno vi intenderete benissimo.
Giovanna (sussulta contrariata) Oh...
Violetta L'Ispettore non è un uomo dal volto serio e sereno. È un nanerottolo pieno di bile e di regolamenti. Mi farà trasferire a norma dell'articolo centodue del regolamento.
Giovanna E perché?
Violetta Perché questa non è una scuola di francese.
Giovanna Ma dove volete che dia questa benedetta lezione alla signorina Dolly se non qui?
Violetta E perché proprio qui? Questa è la sala di attesa di una stazione, riservata ai viaggiatori in partenza, a norma dell'articolo sessantasei del regolamento. Viceversa qui si fa di tutto fuorché partire. Ma io non posso permetterlo, capite? Io non posso permettere che qui si vada, si venga, si compri, si venda, si tenga lezione, si giochi a scopone, in piena stazione, e mai un cane che parta.
Giovanna Ma vi ho spiegato che non ho altro posto...
Violetta Se non avete altro posto, rinunciate a insegnare il francese alla signorina Dolly.
Giovanna Oh, questo no. La signorina Dolly deve evadere.
Violetta Evadere?
Giovanna (infervorandosi) Ma certo. Quando conoscerà bene il francese potrà trovare un buon impiego nella grande città, lasciare questo grigio paese e spiccare il volo.
Violetta E voi che il francese lo sapete così bene, perché non cominciate voi a spiccare il volo con grande soddisfazione di tutti?
Giovanna Io non sono più giovane, signor Violetta. Ho ancora molti sogni, ma così poche speranze. La signorina Dolly no, essa può osare; uno splendido avvenire l'attende, trapunto di dolci e meravigliose avventure.
Violetta (indignato) Avventure? Come sarebbe « avventure »?
Giovanna (sospirando) Oh, non inquietatevi; dicevo così per dire.
Violetta Voi così per dire dite sempre delle sciocchezze. Io sono un uomo d'ordine, signorina Phile; una testa quadra, e le avventure non mi piacciono.
Giovanna Bene, tranquillizzatevi. Sono tutte cose che immagino io. Probabilmente Dolly non pensa affatto alle meravigliose avventure e studia il francese per fare della corrispondenza commerciale.
Violetta La corrispondenza commerciale è una cosa molto seria. Il commercio è l'anima dei trasporti e i trasporti sono molto più importanti delle vostre avventure che non esistono.
Giovanna Se uno le immagina è come se esistessero.
Violetta No, signorina Phile, no. Io non sarò mai di questo bislacco parere. Due più due fanno quattro e non diciannove e il pan nero è pane nero e non d'oro. E io sono un capo stazione con i dischi a posto e non mi lascio deragliare da nessuno.
Giovanna Bene, signor Violetta, chiedo scusa; sapete pure che è il mio difetto.
(Squilla il telefono).
Violetta (insospettito) Che c'è? Chi telefona a quest'ora? (Si sporge, stacca il ricevitore) Pronto. Chi siete? Chi sono io? Niente affatto, prima dite chi siete voi e poi vi dirò chi sono io. Sander? Mai sentito nominare, qui non c'è nessun Sander. Ah, Sander siete voi? E che cosa volete? Ted? Quale Ted?
Giovanna (improvvisamente ansiosa) Come ha detto? Ted?
Violetta (senza badarle) Quel malandrino? Ah sì, proprio lui? Ah... ah... noss... nossignore. Qui non c'è e guai se ci viene. Lo conosco, sissignore, conosco fin troppo. Ha truffato anche me. Nossignore, e se ne guardi bene. Questa è una rispettabile stazione e non un'agenzia di loschi affari. (Riattacca rabbiosamente il ricevitore).
Giovanna (inquietissima) Cercano di Ted?
Violetta (fumante di sdegno) Spudorati. Impudenti.
Giovanna Chi voleva parlargli? È forse nei guai?
Violetta Tanto meglio se quel gaglioffo è nei guai.
Giovanna (indignata) Il signor Ted non è un gaglioffo.
Violetta Ah no? Lo sapete che ha spillato danaro a tutti? Anche a me?
Giovanna Per me non sono che dicerie.
Violetta Dicerie? Ma si può essere più matti di così? Inventate quello che non è, ma vi rifiutate di credere a quello che si può toccare con mano.
Giovanna (triste) E come sarebbe possibile vivere altrimenti?
Violetta Oh, basta così. Voi ed io non ci capiremo mai. (Si tuffa e scompare).
(Dalla strada entra frettolosamente la signorina Dolly, gli occhi gonfi di lacrime).
Dolly Buon giorno, signorina Phile, chiedo scusa per il ritardo.
Giovanna Buon giorno, signorina Dolly. Siete pienamente scusata. Possiamo cominciare?
Dolly Grazie, siete veramente buona. (Si asciuga le lacrime, si soffia il naso).
Giovanna Sapreste dirlo in francese?
Dolly Merci mademoiselle, vous étes bien bonne.
Giovanna (correggendo) Bien gentille.
Dolly Bien gentìlle, oui, bien gentille. Non ci siete che voi « gentille » in questo malvagio universo. (Scoppia a piangere).
Giovanna Mi sembrate turbata, signorina Dolly.
Dolly Oh...
Giovanna Avete qualche piccolo dispiacere?
Dolly Piccolo? Oh...
Giovanna Fatevi coraggio, vedrete che passerà.
Dolly Impossibile, signorina Phile, sono così infelice.
Giovanna Infelice? Ripetetelo in francese.
Dolly Je suis tellement malheureuse, mademoiselle.
Giovanna Benissimo. Tutti siamo infelici; traducete, prego.
Dolly Tous sont malheureux.
Giovanna Non, mademoiselle; si dice: tout le monde est malheureux. Tutto il mondo; vedete che siamo in molti e quindi non è il caso di pigliarsela troppo.
Dolly Ci sono dolori e dolori; il mio è insopportabile.
Giovanna Succede così a tutti; non ci sono dolori più insopportabili dei nostri; ma a lungo andare ci si abitua anche a quelli. On se résigne à tout, mademoiselle; ci si rassegna a tutto.
Dolly Impossibile.
Giovanna Bene, vogliamo continuare? (Traendo un libro dalla sua borsetta) Pagina trenta, esercizio quinto. (Sfoglia, legge) Esercizio quinto: « Mio fratello strappa i peli al gatto che miagola fuori di sé ». Povera bestia. Avanti signorina Dolly.
Dolly Mon frère arrache les poils au chat qui... qui...
Giovanna ...qui miaule hors de lui. Ripetete.
(Dolly scoppia a piangere)
Non vi sentite bene?
Dolly Mi gira la testa, ho la nausea.
Giovanna Anch'io: ma se volete imparare il francese non dovete badarci. Continuons, s'il vous plait. (Legge) « La zia è scivolata nella pozzanghera e ha sfondato la vetrina dell'orologiaio ». Scivolare: glisser; sfondare: enfoncer. On glisse, on enfonce; si scivola, si sfonda; così è la vita. Mi seguite?
Dolly È troppo triste la vita, signorina Phile.
Giovanna A chi lo dite. Ma quando saprete bene il francese potrete evadere.
Dolly A che mi serve il francese ora che il mondo è crollato?
Giovanna Sì, ma il mondo rinasce ogni volta dalle sue rovine.
Dolly Per me non rinascerà più. Ero fidanzata, signorina Phile.
Giovanna E ora tutto è finito?
Dolly È finito.
Giovanna C'est fini.
Dolly Egli è partito.
Giovanna Il est parti.
Dolly Era per lui che studiavo il francese; mi aveva promesso di condurmi con sé.
Giovanna In Francia?
Dolly In Cina. L'ho accompagnato ieri alla stazione.
Giovanna (trasognata) A la gare... Partire, mio Dio, col proprio amore...
Dolly È partito l'amore, io sono rimasta. Piangeva anche lui, ma non poteva condurmi in Cina; costa troppo.
Giovanna Non disperatevi, tornerà. « Dopo quanto mi avete confidato non dubito che egli tornerà». Traducete, per favore.
Dolly Après ce que vous m'avez confié je ne doute pas...
Giovanna Point...
Dolly ... je ne doute point qu'il reviendra. (Con un nuovo scoppio di pianto) E se invece non torna?
Giovanna Oh, tornerà certamente. « L'addio è stato straziante? » Rispondete, prego.
Dolly Oui, il a été déchirant.
Giovanna « Vi ha egli appassionatamente baciata più volte alla stazione? ».
Dolly Oui, passionnément.
Giovanna « Aveva il capo stazione il fischietto e la bandierina? ».
Dolly (in un mare di pianto) Non posso, non posso. È spaventoso quello che provo.
Giovanna (trasognata, con la cadenza francese molto accentuata) C'est horrible...
Dolly Non c'è più amore.
Giovanna Plus d'amour...
Dolly Non c'è più vita.
Giovanna Plus de vie...
Dolly Non c'è più nulla.
Giovanna Rien de tout...
Dolly Oh, Alfredo, Alfredo!
Giovanna (risvegliandosi) Per carità, signorina Dolly, questa non è più una lezione di francese, è la « Traviata ».
Dolly Ci vedevamo ogni sera e camminavamo abbracciati lungo il terrapieno della ferrovia...
Violetta (scattando allo sportello) Ecco a che servono i terrapieni della ferrovia. Sempre la ferrovia che fa le spese. (Scompare).
Giovanna Ah, come dovete essere felice.
Dolly Felice ora che non è rimasto più nulla?
Giovanna È rimasto il terrapieno, signorina Dolly; e potrete passeggiarvi ancora beandovi di ricordi e fantasticando...
Violetta (ricomparendo) E chi vi dà il permesso di disporre dei terrapieni della ferrovia come se fossero vostri? (Batte irosamente sulla tavoletta e scompare).
Dolly Ma non capite che sono proprio i ricordi quelli che mi tormentano?
Giovanna Il mio tormento è quello di non averne. Credete che la vostra tortura sia peggiore di questo mio vuoto, di questa mia desolazione? Siete stata troppo felice, signorina Dolly, ed ora l'infelicità vi sembra insopportabile... (Breve perplessità, poi con decisione) Ma se volete io vi insegnerò il modo di sopportarla.
Dolly (senza entusiasmo) Voi?
Giovanna (infervorandosi) Ascoltatemi, rompetela anche voi con la realtà; la realtà è desolata per me, struggente per voi: rinnegatela.
Dolly La realtà?
Giovanna Non dite che è impossibile: basta volere.
Dolly Voi l'avete rinnegata?
Giovanna Sì.
Dolly E siete felice?
Giovanna Sogno di esserlo.
Dolly Non vi capisco.
Giovanna Sogno di essere bella, di essere amata, di essere ricca. Guardate. (Apre la borsetta, ne toglie una busta e, dalla busta, tre banconote) Io non posseggo che questo: trentamila lire.
Violetta (riapparso frattanto allo sportello) Come, come? E dove le avete trovate?
Giovanna Sono i miei risparmi di dieci anni, per la serena vecchiaia; i miei milioni.
Violetta E daccapo. Perché li chiamate milioni se sono appena trentamila lire?
Giovanna Per credermi più ricca. (A Dolly) Vedete? Li porto sempre con me.
Violetta Altra bestialità. Alla banca vi frutterebbero gli interessi. Il denaro è una cosa sacra; voi finirete per farvelo rubare e trascorrerete la serena vecchiaia nuda come un verme. Cose dell'altro mondo, ecco. (Scompare).
Giovanna Ebbene, signorina Dolly, io non posseggo che questo denaro, ma ho immaginato cento volte di spenderlo e ogni volta in modo diverso. Ho comperato di tutto: gioielli, pellicce, automobili, perfino una torre. (Intanto ha rimesso le banconote nella busta, la busta nella borsetta) Naturalmente è tutta fantasia, ma che importa, signorina Dolly?
Dolly Come « che importa »? Come potete godere di tutte quelle cose se le avete comperate solo in sogno?
Giovanna Continuando a sognare; la realtà è angusta, il sogno sconfinato...
Dolly (con una punta di sprezzo) Vi ringrazio molto, ma io dei sogni non so che farmene.
Giovanna Quando avrete scordato la realtà, la vostra realtà sarà il sogno.
Dolly Allora Alfredo è fuori che mi aspetta...
Giovanna Oh, molto meglio: Alfredo e voi siete già insieme, sul rapido che vi trasporta a Trieste; domattina vi imbarcherete... Un grande transatlantico bianco, un gran sventolio di fazzoletti... né voi siete mai stata più bella, né il vostro Alfredo più innamorato...
Dolly (scoppiando a piangere) Perché mi date a intendere tante bugie se sapete benissimo qual è la verità?
Giovanna Perché la verità dovrebbe proprio essere questa realtà odiosa del fratello che strappa peli al gatto e del gatto che miagola fuori di sé? Perché la zia deve cadere nella pozzanghera e sfondare la vetrina dell'orologiaio? Chiudete gli occhi, signorina Dolly... siete già in alto mare.
Dolly Il mare io non l'ho mai visto.
Giovanna Nemmeno io. Ma se un giorno lo vedremo ci parrà meno bello di quel che ora possiamo immaginare. Chiudete gli occhi, lasciatevi portare... Non sentite l'odor di salsedine, il buon sapore di sale sulle vostre labbra?
Dolly (cupa) L'amaro sale delle mie lacrime; è inutile, non me la fate, manco di fantasia.
Giovanna Ne mancavo anch'io, ma ho imparato; e imparerete anche voi. Quando uno sta per annegare, o trova qualche cosa a cui aggrapparsi o annega.
Dolly Di solito annega.
Giovanna E allora ripigliamo il francese.
Dolly (con dolore e dispetto) Sapete che cosa significa amare un uomo?
Giovanna Lo immagino.
Dolly (dopo una indecisione, disperata) E che sono incinta?
Giovanna Ah.
Dolly Questo non ve lo sognavate?
Giovanna No.
Dolly Perché in sogno non succede mai, ma nella realtà capita spesso.
Giovanna La realtà una volta tanto è più bella del sogno.
Dolly Bella questa realtà? Se Alfredo non ritorna, mio figlio sarà un bastardo.
Violetta (riapparso) Il figlio del terrapieno.
Giovanna Amatelo per due e avrà padre e madre.
Dolly (singhiozzando) Fossero tutti come voi, signorina Phile.
Violetta Ah, sarebbe un bell'affare.
Giovanna Suvvia non piangete. Perché il vostro Alfredo non dovrebbe tornare? Egli vi ama.
Dolly Ma è partito senza di me; mi dimenticherà.
Giovanna Gli uomini della realtà sono così infedeli?
Dolly Per essi l'amore è una cosa secondaria.
Giovanna E per noi lo scopo; ecco come si spiega il dolore. Ma il bambino vi salverà. Io so che cosa vuol dire.
Dolly Ne avete mai avuti?
Giovanna Una volta, uno.
Dolly Voi?
Giovanna Da Peter.
Dolly Peter? Chi è?
Giovanna Nessuno.
Dolly Oh...
Giovanna Naturalmente è una fantasia; ma Peter mi adorava. Io sono sempre adorata; in sogno, naturalmente.
Dolly (trasecolata) Ma è mai possibile che vi basti?
Giovanna E che altro potrei fare?
Dolly E con Peter che cosa avete fatto?
Giovanna Ci siamo sposati.
Dolly (amara) Oh, veramente un sogno.
Giovanna Ma ahimè, scoppiata la guerra egli dovette partire e morì al fronte.
Dolly Così... siete vedova.
Giovanna (con un sospiro) Purtroppo. Ma grazie al cielo mi rimase il bambino: Bob, il mio caro Bob. Ho dedicato a lui lunghi anni della mia vita. Ebbene, credetemi: se ho potuto sopportare la morte di Peter, volevo uccidermi, sapete, è stato proprio per Bob, per il bambino. Un bambino come avrete voi.
Dolly Ma io l'avrò veramente.
Giovanna Già, la mia fortuna non sarà stata che l'ombra della vostra. Un bambino... com'è possibile che non comprendiate? La vostra vita ora è in lui.
Dolly (assorta) Dovrò cercare il mio conforto dove più profonda è la mia angoscia? È questo che volete dire?
Giovanna È questo che dovete fare.
Dolly Sono così sconvolta... forse avete ragione voi... non lo so... (Dopo un momento di smarrimento si alza) Addio signorina Phile... il francese non mi serve più.
Giovanna Avete rinunciato a spiccare il volo?
Dolly Il volo lo ha spiccato lui, senza di me. Ad ogni modo grazie delle vostre parole... Cercherò anch'io di sognare.
Giovanna Addio signorina Dolly... vedrete che il vostro Alfredo ritornerà. (Agitando la mano) Bye, bye...
(Dolly che già si è allontanata, si volge, risponde al saluto e fugge via singhiozzando. Giovanna sola, ripete il gesto con profonda tristezza)
Bye bye... Singhiozza e vorrei essere lei...
(Dall'esterno il campanello di segnalazione riprende a trillare).
Violetta (riapparendo allo sportello, batte sulla tavoletta ed esclama severamente) È in arrivo il treno proveniente dal Nord. I signori viaggiatori in partenza pel Sud sono pregati di munirsi del biglietto.
(Dopo un attimo di attesa, stizzosamente)
Macché, neanche un cane. Ah sì, eccone uno.
(Entra infatti, da sinistra, Esposito; un giovanottone di campagna sui venticinque anni, un po' tonto, che si guarda attorno impacciato)
Qua, giovanotto, qua.
Esposito Oh grazie. (Si toglie il berretto e si avvicina allo sportello).
Violetta Per dove?
Esposito Sissignore.
Violetta Dico « per dove »? Dove andate.
Esposito Io?
Violetta Voi, voi. Non siete di partenza?
Esposito No, perché dovrei partire?
Violetta (inviperito) E allora che cosa venite a fare se non partite?
Esposito Aspetto il signor impiegato.
Violetta Quale impiegato?
Esposito Quello dei certificati, per sposare... Mi ha detto di aspettarlo qui: mi deve portare il certificato di nascita, per sposare.
Violetta Aaah...
(Si ode sempre più vicino il rombo del treno in arrivo. Violetta scompare dallo sportello e, sgusciando dall'usciolo, si precipita fuori, sul marciapiede dei binari col fischietto tra le labbra e brandendo la bandierina. Lo si vedrà durante la breve sosta del treno correre su e giù, fischiando più del treno e gridando più di tutti. Il convoglio irrompe in stazione. Tramestio; cinque o sei viaggiatori entrano di fondo, tra essi il cavalier Cartasecca subito avvicinato da Esposito che si prodiga in inchini e saluti. Gli altri escono da sinistra. Il treno riparte; Violetta rientra mugolando).
Cartasecca(sarcastico) Già; siete Esposito, non è vero? Esposito.
Esposito Sissignore, quello che deve sposare.
Cartasecca Sposare; già.
Esposito La Caterina. Facciamo all'amore da sei anni.
Cartasecca Già; la Caterina; l'amore.
Giovanna (che segue il dialogo estasiata) Oh...
(Cartasecca le volge un'occhiata dall'alto in basso; Giovanna si affretta a ritirarsi due passi indietro).
Cartasecca E allora, mio caro Esposito: che cosa volete?
Esposito Il certificato.
Cartasecca Il certificato, eh? In quattro e quattr'otto.
Esposito Veramente è il parroco che lo vuole: dice che per sposare ci vuole il certificato di nascita. Fa ridere, eh? Come se non vedesse che sono nato.
Cartasecca Eh già, fa ridere, ma ci vuole.
Esposito Me lo avete portato?
Cartasecca No. Non ve l'ho portato.
Esposito (deluso) No? E... quando me lo porterete.
Cartasecca Mai.
Esposito Mai? E perché?
(Giovanna riavvicinandosi segue il dialogo con estremo interesse).
Cartasecca Perché non ci siete.
Esposito Non ci sono?
Cartaseoca No, non siete inscritto sul registro delle nascite.
Esposito Io?
Cartasecca Voi: quindi niente da fare. Non posso certificare che siete nato nel luogo tale e nel giorno tale se, in realtà, non siete nato.
Esposito (sbalordito) Non sono nato?
Giovanna (sbalordita) Non è nato?
Cartasecca (si volta a guardarla, severo) Per me non è nato. (A Esposito) Se non siete sul registro dei nati, non siete nato.
Esposito Oh... ma... non mi vedete?
Cartasecca Vi vedo, ma per me, è come se non vi vedessi; non ci siete.
Esposito Non ci sono?
Cartasecca Beh, giovanotto, ora basta; mi avete preso in giro abbastanza.
Esposito Ma io devo sposare la Caterina.
Cartasecca Impossibile. La Caterina sposerà un altro, che ci sia.
Esposito (angosciato) Un altro?
Giovanna (indignata) Un altro?
Cartasecca (risentito a Giovanna) Ma insomma che cosa c'entrate voi?
(Giovanna si ritrae spaurita. A Esposito)
Quel che ho detto, ho detto; e salutatemi tanto la vostra Caterina.
(Si dirige verso l'uscita).
Esposito (trattenendolo per la manica, balbettante) Ma scusate, scusate...
Cartasecca Ehi, niente ribellioni. Niente violenze. Io sono la legge.
Esposito No, no, io non mi ribello; ma come può la mia Caterina sposare un altro se il suo fidanzato sono io?
Cartasecca Esposito, voi state per farmi perdere la pazienza.
Esposito (ribellandosi) Che « pazienza »! Io voglio il certificato. Io sono nato.
Giovanna (di rincalzo) Eh, mi pare.
Cartasecca (a Giovanna) Ah sì? Vi pare? E allora sentiamo il « nato ». (A Esposito) A voi. Chi era vostro padre? Come si chiamava?
Esposito (confuso) Mio padre? Non so come si chiamava... Non ho avuto padre...
Cartasecca Bravo! E vostra madre?
Esposito (sempre più confuso) Ma... non so... sono un trovatello...
Cartasecca Bravissimo. Non avete padre, non avete madre: e allora come siete nato? Per generazione spontanea?
Esposito (piangente) Ma io non lo so... So solo che sono venuto al mondo.
Violetta (indignato) E dalli. Guarda se si può essere più ostinati.
Cartasecca (scotendo il capo, a Violetta) Tutti così; a questi ignoranti non si riesce mai a dimostrare l'evidenza. Ragionano alla rovescia, non pensano che a sposare. Fenomeno? Noùmeno? Per loro è lo stesso. Ma perdinci, c'è una realtà fenomenica? C'è. Ma è questa la vera realtà? No; Kant lo ha dimostrato in modo irrefutabile.
Violetta (attentissimo) Davvero?
Cartasecca Irrefutabile!
Violetta Oh perdio.
(Esposito, Giovanna, Violetta seguono ansiosamente la dimostrazione).
Cartasecca (a Esposito) Voi siete la realtà? Sì.
(Esposito fa cenno anche lui di sì, ripetutamente, col capo, imitato da Violetta e da Giovanna)
Ma realtà fenomenica; non noùmenica. Non arriverete ad avere tanta impudenza da sostenere che il noùmeno siete voi.
(Esposito fa cenno ripetutamente di no; Violetta e Giovanna altrettanto)
E intendiamoci bene, perché questo è il punto. Fenomeno, signori, non noùmeno. E che cosa conta? Il fenomeno o il noùmeno?
(Si è rivolto con tono minaccioso a Giovanna).
Giovanna (allibita) Lo chiedete a me?
Cartasecca Lo chiedo a voi, ma lo dirò io. Evidentemente non è il fenomeno, che è apparenza; ma il noùmeno, signori. Il noùmeno che è essenza. (Bruscamente a Esposito) E voi che cosa siete? Fenomeno o noùmeno?
Esposito (impaurito) Io sono contadino.
Cartasecca Perché se foste essenziente sareste noùmeno, il che è dimostrato invece che non siete; dunque fenomeno, perché di qui non si scappa. Ma il fenomeno è apparenza; ergo (a Esposito) voi siete apparente, cioè apparite, ma non siete; e se non siete come potete pretendere di essere?
Violetta (entusiasta) Magnifico! Perfetto!
Cartasecca (soddisfatto) Grazie. Cavalier Cartasecca, ufficiale di stato civile.
Violetta (stringendogli calorosamente la mano) Violetta, capostazione di questa stazione.
(Esposito schiacciato dalla confutazione scoppia in un pianto disperato).
Cartasecca Ecco, quando non sanno come cavarsela si mettono a piangere.
(Si avvia impettito verso l'uscita, ma Giovanna gli sbarra il passo).
Giovanna (indignata) Un momento. Non può mica finire così. Guardatelo come piange, uomo crudele. (A Esposito, infervorandosi) Non piangete, signor Esposito. Se la realtà vi respinge, disprezzatela, superatela. Gettate via questa realtà cenciosa che ci abbrutisce; che alle nostre più intime gioie, ai nostri slanci più puri oppone barbaramente la tirannia dei suoi registri e la stupidità dei suoi guardiani.
Cartasecca (offeso) Dice a me?
Violetta A voi, a voi.
Giovanna Partite, signor Esposito, per il paese che non ha registri, dove ogni ora è di giubilo, ogni giornata una festa.
Esposito E Caterina? Posso portarla con me?
Giovanna Ma certo: dov'è lo sposo è la sposa.
Esposito (rincuorato) Caterina!...
Giovanna (con voce lontana sognando di essere Caterina) Eccomi dolce amore...
Cartasecca (sbalordito) Ma che è pazza?
Violetta Pazza; pazza da legare.
Esposito (elettrizzato) Caterina!...
Giovanna (c. s.) Rompi l'indugio e baciami la bocca.
Esposito Partiamo. Andiamo in un altro paese. (A Giovanna) E dov'è?
Giovanna (strappata alla sua estasi) Che cosa?
Esposito Il paese che dite voi.
Violetta Non c'è, non c'è. Non capite che sono tutte frottole?
Esposito (smarrito) Frottole?
Giovanna Per voi l'amore è una frottola, signor Violetta? Può darsi, ma per Esposito no; e quel paese che dico io è l'amore. Che cosa vi occorre di più, signor Esposito, se amate?
Cartasecca Gli occorre il certificato.
Giovanna Un certificato per amare?
Cartasecca Forse per amare no; ma per sposare sì.
Giovanna Il mio sposo è colui che amo.
Violetta Ah, belle teorie. Pulite.
Giovanna Signor Esposito, ascoltate me, andate a casa e sposate subito la vostra Caterina, senza cerimonie.
Esposito (che ha seguito ansiosamente il dibattito) E il certificato?
Giovanna Il certificato non serve.
Cartasecca Ah no, ah no.
Giovanna Chi deve fare i figli? Il certificato?
Cartasecca Ma questo è incitamento al malcostume!
Esposito (torvo) Questa signorina ha ragione. Chi deve fare i figli? Io. (Si batte il pugno sul petto) Io e la Caterina. (Se ne batte altri due) Avete detto che non sono nato? Mi avete dimostrato che sono un fenomeno...
Cartasecca (indietreggia spaventato) Ma io...
Esposito Bene, nato o non nato, fenomeno o no, Caterina la sposo lo stesso! (Lo agguanta per il petto) Lo stesso, capite?
Cartasecca (guaendo) E chi vi dice niente, chi ve lo proibisce?
Esposito (scrollandolo) Io, la sposo. Non un altro: io.
(Lo ha trascinato fino all'uscita e lo butta fuori; poi rivolto a Violetta minacciosamente)
E se c'è ancora qualcuno....
Violetta (strisciando lungo il muro ha raggiunto l'usciolo sotto lo sportello) Figliolo caro, non ce l'avrete con me...
(Con un guizzo si ficca dentro e scompare).
Esposito (a Giovanna) Ecco come si fa, ecco... e a voi, buona fortuna signorina, e tante grazie...
Giovanna (sorridendo con un'ombra di tristezza) E di che, signor Esposito?
Esposito Delle belle cose che mi avete insegnato... e se non chiedo troppo vorrei che mi ripeteste quelle parole... quella cosa, sapete, che devo rompere....
Giovanna (chiudendo gli occhi) Rompi l'indugio e baciami la bocca....
Esposito Ecco, l'indugio...
(Giovanna rimane con gli occhi chiusi; dopo una breve esitazione Esposito la bacia; poi fugge).
Giovanna (vacilla, riapre gli occhi) Dio del cielo. Un uomo mi ha baciata.
Violetta (balzando dio sportello, spiritato) Vi ha baciata, eh? Vi siete fatta baciare. Vergognatevi, libertina. (Battendo i pugni sulla tavoletta) E queste cose succedono sempre qui, nella mia stazione. Neppure un cane che parta, ma tutti qui, s'Imparare il francese, a ritirare i certificati, a leticare, a baciarsi. Oh, oh! (Scompare dallo sportello, esce dallo sgabuzzino) Io non ne posso più. Tutto questo lavoro mi ammazza, devo bere un bicchierino. Badate voi alla stazione; se arriva il treno lampo ditegli che aspetti il tuono. (Allontanandosi) Questo lavoro mi ammazza, mi ammazza.
(Esce da sinistra. Appena uscito Violetta, appare sulla soglia il suonatore cieco. Veste da mendicante; il suo viso è duro, dura la voce; porta a tracolla una fisarmonica, appeso alla cintura un tamburello a sonagli).
Il Suonatore (battendo il terreno col bastone, a piccoli colpi come usano i ciechi) Dove sono? (Pausa; aspro) C'è nessuno?
Giovanna (premurosa) Avanti, avanti; siete nella sala di attesa della stazione.
Il Suonatore (imperioso) Accompagnatemi.
Giovanna (si affretta ad obbedire) Volete sedere?
Il Suonatore No, nel mezzo; in piedi.
Giovanna Siete solo?
Il Suonatore E non lo vedete? Siete cieca anche voi?
Giovanna Intendevo dire se non avete nessuno che vi accompagna, quando uscite.
Il Suonatore La mia accompagnatrice se ne è andata.
Giovanna Ha preso marito?
Il Suonatore Ha preso la polmonite ed è morta. Ballava; cantava; tiravamo avanti alla men peggio. Ora muoio io: di fame.
Giovanna (fervida) Volete dimenticare i vostri strazianti tormenti? Rifugiatevi sotto le ali del sogno.
Il Suonatore Il mio sogno è un piatto di tagliatelle.
Giovanna Oh, ma se è per questo...
Il Suonatore Che cosa? L'elemosina? Io non sono un mendicante: sono un artista.
Giovanna Oh, scusate.
Il Suonatore Sapete ballare, cantare?
Giovanna (sconcertata) Io? Non saprei... Una volta ho sognato di intrecciare languidi tanghi argentini tra le braccia di Don Pedro Aguardiente; e indiavolate ciarde con Janos, nella putza assolata. Volete che provi?
Il Suonatore C'è gente?
Giovanna Oh... Sì... Un discreto pubblico; credo che faremo un ottimo incasso.
Il Suonatore L'incasso lo farò io. (Trae dalla fisarmonica un primo accordo) Prendete il tamburello.
(Giovanna stacca il tamburello dalla cintura del cieco, lo fa tinnire. Il suonatore imperiosamente)
Ballate.
(Un colpo di fisarmonica che fa sussultare Giovanna) Cantate.
Giovanna Che cosa?
Il Suonatore Cantate.
(Giovanna non sa dapprima a che santo votarsi; poi con improvvisa decisione scuote il tamburello in aria, batte il piede e improvvisa una filastrocca sugli accordi lamentosi e stridenti della fisarmonica. Presto si infervora e balla. Il quadro è grottesco, ma per Giovanna magnifico: non è la danza che sognò di intrecciare con Janos, nella putza assolata? Infine la fisarmonica tace di botto; Giovanna batte il piede sull'ultima giravolta e lancia un ultimo « olè »; rimane un attimo in quella posa col tamburello alzato).
Il Suonatore (duro) Spicciatevi; raccogliete i soldi.
Giovanna (si riscuote, gira attorno col tamburello teso a raccogliere le offerte di un pubblico immaginario)
Alla vostra buona grazia, signori, grazie signori.
(Lascia cadere ad uno ad uno i pochi spiccioli che si è tolto di tasca, ripetendo)
Grazie, molte grazie, grazie signora, signorina, mille grazie a tutti.
Il Suonatore Già finito?
Giovanna Eh, sì.
Il Suonatore Magra.
Giovanna Oh no, abbiamo raccolto quasi cento lire.
Il Suonatore (immobile, duro) Mettete nella tasca destra.
Giovanna Ecco.
Il Suonatore Non vi siete tenuta nulla?
Giovanna Oh, ma che cosa pensate?
Il Suonatore Ridatemi il tamburello. (Giovanna glielo rende) Riaccompagnatemi all'uscita.
Giovanna Come volete. (Mentre lo riaccompagna) Non... Non siete contento?
Il Suonatore No.
(Raggiunta l'uscita, volgendosi a caso) Avete cantato malissimo e dovete aver ballato anche peggio; come una scimmia. (Esce).
Giovanna Oh... Io ho avuto pietà di lui, egli nessuna per me.
(Ma non ha tempo di impietosirsi troppo su se stessa perché Ted entra come un bolide, l'urta violentemente e si lancia al telefono).
Giovanna (sbalordita) Ted!
Ted (trenta anni circa; bel giovine, ma sciupato, corrotto. Al telefono, stravolto) Sander, datemi Sander.
Giovanna (ansiosa) Signor Ted, vi è capitata qualche disgrazia?
Ted (senza badarle) Sander, sei tu? Dalla stazione, parto col treno delle otto, se ce la faccio. Due ore fa, a casa di Dolores, eh? Avvertilo subito, cercano anche lui, Sander, per l'amor di Dio, fa il possibile per me e per il bambino... (Attacca il ricevitore, estenuato).
Giovanna Ma che cosa avete, signor Ted?
Ted (ricomponendosi) Ah, voi. Rieccovi tra i piedi.
Giovanna Vi sentite rnale?
Ted Sarebbe affar mio, non vi pare? Ma rassicuratevi, sto benissimo, signorina... come vi chiamate?
Giovanna Phile, Giovanna Phile del fu Tommaso, perché ce ne sono delle altre.
Ted Ma voi siete la più carina di tutte. (Cessando il sarcasmo, duro) Filate. Nessuno vi ha chiesto di interessarvi delle mie faccende.
Giovanna (confusa) Desideravo solo esservi utile...
Ted Via, via.
Giovanna Avete ancora giocato?
Ted Ma di che vi immischiate?
Giovanna Ecco, avete ancora giocato. Perché vi ostinate se ogni volta non fate che perdere?
Ted Perché ogni volta spero di vincere.
Giovanna Un ingegno come il vostro, sciupato così.
Ted Ma insomma, volete andarvene o no?
Giovanna Non vi ho mai dato molto disturbo, signor Ted; ci incontriamo per caso qualche volta... Ma voi non mi salutate neppure.
Ted E perché dovrei salutarvi? Chi siete?
Giovanna Una vostra compagna di scuola: abbiamo fatto le elementari insieme.
Ted (squadrandola) Accidenti che memoria.
Giovanna Non vorrei vedervi infelice, ecco tutto... Io ho molto interesse per voi... siete giovane, avete un grande avvenire.
Ted E voi una gran voglia di sprecar fiato.
Giovanna Perché non ripigliate i vostri studi? Coraggio, signor Ted. Se ripiglierete i vostri studi diverrete medico, una celebrità; e tutti gli uomini vi saluteranno con grandi inchini e le fanciulle sogneranno di voi...
Ted Di me? (Scoppia in una amara risata) Non c'è nessuno che sogna di me, signorina... come avete detto?
Giovanna Phile; in greco « phile » vuol dire amica. (Infervorandosi) Oh, io vi vedo. Voi siete già un gran medico; tutti leggono avidamente i vostri trattati; destate ammirazione e paura come foste un mago e il tocco della vostra pallida mano guarisce ogni infermo.
Ted Tranne i matti. Non avete niente di meno idiota da raccontare?
Giovanna (amareggiata) Oh signor Ted, so benissimo che non avete mai guarito nessuno; ma sbagliate se preferite i meschini intrighi e le scialbe cose di ogni giorno ai luminosi sogni...
Ted (con disperato furore) Quali sogni? Io sono Ted, lo scioperato.
Giovanna E chi non lo sa. Scioperato, dissoluto, briccone; vivete di ripieghi e di malefatte, la gente per bene vi scansa: ecco la vostra realtà e se ci tenete tanto, guazzateci. (Con un grido) Ma io non vi voglio così, io mi ribello. E se anche non sapete distinguere un cetriolo da una pillola, per me siete e sarete sempre... (Smarrendosi) Oh, signor Ted... non so più quello che dico.
Ted Finalmente ve ne accorgete.
Giovanna È la mia rivolta contro il destino: il vostro e il mio... ma una rivolta che non offende nessuno.
Ted Piano, signorina Phile: si offende sempre qualcuno quando ci si ribella, quando si bara; e voi barate. Dichiarate carte che non avete in mano, che vi sognate solo di avere; i giocatori seri, la gente corretta, non ammette di questi scherzi e finirà per scacciarvi perché scompigliate il gioco. Siete sulla cattiva strada: ve lo dico io che di cattive strade ne ho percorse assai.
Giovanna Volete che ci aiutiamo? Che facciamo alleanza?
Ted Un sogno anche questo?
Giovanna (tremante) II mio più bello, signor Ted.
Ted Bella alleanza davvero. Voi a un palmo dal manicomio e io dalla... (Ripreso dall'agitazione) Oh, che ore sono? Mi perdo in stupide chiacchiere e...
Giovanna Quasi le otto.
Ted (angosciato) Bisogna che scriva, per il bambino...
Giovanna (stupita) Il bambino?
Ted Avete un foglio di carta?
Giovanna Ma certo. Volete anche una busta? (Fruga nella sua borsetta).
Ted Fate presto.
Giovanna Ecco qua, il foglio e la busta: è un po' sciupata ma può servire ugualmente. (Toglie dalla borsetta la busta che contiene il suo denaro, ve lo ritrae) Ecco.
Ted (che ha scorto il denaro, affascinato) Che cos'è?
Giovanna ?...
Ted Quel denaro...
Giovanna Ah, i miei risparmi: trentamila lire.
Ted (con ingordigia) Trentamila?
Giovanna (senza rilevare l'ansia di Ted ripone le banconote nella borsetta) Volete anche la penna? Prendete.
Ted (ormai ossessionato da quel denaro) Grazie... grazie... vi interessate dunque molto di me, signorina Phile?
Giovanna (confusa) Se questo non vi offende naturalmente....
Ted Anch'io mi ricordo di voi; ora che ci ripenso bene... alla scuola, eh?
Giovanna Io ero nel primo banco a sinistra e voi nell'ultimo... Tiravate sempre le palline di carta alla maestra e qualcuna cadeva su di me; allora mi voltavo a sorridervi e voi cacciavate fuori la lingua: ve ne ricordate?
Ted Ma certo che lo ricordo.
Giovanna Le conservo ancora.
Ted Che cosa?
Giovanna Le palline.
Ted Oh, ma è commovente.
Giovanna Io dò molta importanza ai ricordi... ma ne ho così pochi... La vita non è stata molto generosa con me...
Ted (protestando) E perché?
Giovanna Non sono molto attraente... e gli occhiali mi invecchiano.
Ted Ma vi stanno benissimo. E del resto i miopi hanno una grande dolcezza di carattere.
Giovanna (tremante di gioia) Troppo gentile, signor Ted, troppo gentile.
Ted Insomma, quella vostra proposta... non è detto che sia da buttar via.
Giovanna L'alleanza?
Ted Appunto. Se volete, accetto.
Giovanna Accettate? Dio mio, signor Ted... è mai possibile?
Ted Qua la mano, signorina Phile: amici.
Giovanna Per la vita e per la morte?
Ted Cominciamo con la vita,
Giovanna Ripiglierete a studiare?
Ted Se lo volete.
Giovanna E ci vedremo qualche volta?
Ted Ma tutte le sere; abiteremo vicino. (Vedendola vacillare) Ma che avete?
Giovanna Nulla. Non è nulla... il sogno, capite? che si avvera, così, a un tratto... Voi, signor Ted... proprio voi.
Ted Lasciate stare il « signore »...
Giovanna Non sono dunque più sola, Ted?
Ted Benissimo, vedrete che ci intenderemo.
Giovanna Io farò di tutto per guadagnarmi la vostra amicizia.
Ted Non vi domando che una cosa: avere fiducia in me.
Giovanna Tutta la mia fiducia.
Ted Perché, sapete - non è vero? - come vanno queste faccende. Ci si conosce da poveri, si fa un duro tratto di strada insieme e un giorno, quando le cose van meglio: « ebbene - ci si dice - quattro parole in latino pronunciate dal parroco completerebbero la nostra felicità ».
Giovanna Tacete, tacete, non può esser vero... (Cade sul petto di lui) Vi amo da tanto tempo, Ted... e credevo che sarei morta senza confessarlo a nessuno.
Ted Bene, ricordatevi di quanto vi ho detto: sopratutto fiducia.
Giovanna Potete dubitarne? Confidatemi tutto, Ted; i vostri progetti e anche i vostri crucci... dovete averne.
Ted (ormai ansioso di concludere) Sì, sì vi confiderò tutto; ma ora...
Giovanna Perché partite?
Ted Affari.
Giovanna Allora diventerete ricco.
Ted Si capisce... A proposito: volete consegnare a me il vostro denaro? Non è prudente che lo portiate in giro così.
Giovanna Oh, non dovete preoccuparvi, sto molto attenta.
Ted Ah.
Giovanna Quando tornerete? Presto? Mi siete sembrato molto inquieto mentre telefonavate... Ted Sì, ho qualche inquietudine.
Giovanna Ne parleremo al vostro sospirato ritorno?
Ted Certamente, parleremo... ma fareste bene a consegnarmi quel denaro, credetemi.
Giovanna Non voglio darvi disturbo...
Ted (ormai incapace di controllarsi) Ah, così? È questa la fiducia che mi dimostrate?
Giovanna (allibita) Ted... signor Ted... era per...
Ted (strappandole ferocemente la borsetta e togliendone le banconote) Voi non avete bisogno di questo denaro.
Giovanna No!... Ted!...
Ted Ne ho bisogno io. Ho la polizia alle calcagna, devo fuggire. E non ho un soldo. (Getta via la borsetta).
Giovanna (indietreggiando, atterrita) No!...
Ted Ho bisogno di questo denaro per fuggire.
Giovanna Allora... era solo per questo? Per un po' di denaro? (Selvaggiamente) Allora non è vero? È stata una commedia?
Ted Non gridate. Non grid...
Giovanna No, no. Perché avete fatto questo? (Gli si avventa addosso) No, no.
Ted Tacete, vi dico. Vi renderò il denaro appena potrò; lasciatemi andare, non voglio derubarvi, lasciatemi.
(La respinge brutalmente, Giovanna cade; l'uomo arretra, smarrito)
Ah maledizione, lasciatemi andare, vi supplico... signorina Phile... vi ho ferita?
Giovanna (rialzandosi faticosamente, svanito ogni impeto, con uno stupore che supera la pena) Perché avete fatto questo? Perché non mi avete detto subito, tutto... io ve lo avrei dato con gioia il mio denaro... Il mio denaro? Ma la mia vita. Perché ingannare, rubare...
Ted Non parlate così, non guardatemi così. (Coprendosi il volto) Ho vergogna, vergogna.
Giovanna Andate, andate...
Ted Giuro che vi restituirò il denaro...
Giovanna E che importa... Non vi ho offerto la mia alleanza, me stessa? Ma se voi preferite il mio denaro... se è soltanto di quello che avete bisogno, ebbene tenetevelo, è vostro.
Ted (soffocato) Signorina Phile, sono un miserabile, vi ho ingannata.
Giovanna (lo fa tacere col gesto) Non mi avete ingannata, non voglio che lo diciate... Siete l'unico uomo che mi parlò d'amore... Si fa un duro tratto di strada insieme - lo avete detto voi, lo avete detto - e il nostro non è stato lungo, ma è stato ben duro... che importa? Un giorno, quando le cose van meglio... ebbene, ci si dice, quattro parole in latino pronunciate dal parroco, completerebbero la nostra felicità... (Disperata) Ah Ted, io vi ho creduto.
Ted Signorina Phile...
Giovanna E bisogna che creda, che continui a credere... per tener vivo quest'attimo di inaudita gioia. Una fiamma dipinta non dà calore, ma se il calore è in noi si può riscaldare la fiamma. Poco fa, vi confesso, quando ho capito... oh, è stato atroce. Ma dovevo bene aspettarmelo. La realtà è quello che è: una frusta che dove piomba, piomba; e tramortisce. Lo sapete voi, lo so io; peggio per chi se ne dimentica... Mi sono lasciata abbindolare; non da voi, Ted, dalla realtà; e allora un gran colpo di frusta: impara, signorina Phile; impara.
(La sua voce si anima, si fa pietosamente aggressiva) Ma io son vecchia del mestiere e so come si parano i colpi della strega. La realtà può essere come vuole, io ne trarrò sempre un sogno; e più mi inghiotte il buio, più nel mio buio risfavillano le magiche luci del sogno. Dite che baro, che scompiglio il gioco? È la mia rivincita; e io non sono più la signorina Phile che arranca da una giornata all'altra insegnando « Bonjour madame, bonjour monsieur», ma l'immortale Amore; e questo non è il dì della mia morte segreta, ma delle mie sante nozze: non con voi, Ted, non con voi, ma col sogno di voi che a me sola appartiene. Andate dunque, Ted, e che Dio vi assista; qui non avete più nulla da fare.
Ted (trasognato) Giovanna.
Giovanna (trasognata) Come è bello il mio nome sulle tue labbra.
Ted Dio mi assisterà se tu lo pregherai per me.
Giovanna Per chi dovrei pregare se non per te?
(Trillo del campanello di segnalazione; il treno delle otto si avvicina)
Vattene; non avere paura.
Ted Addio Giovanna: moglie mia.
Giovanna (chiude lentamente le braccia al seno) Addio Ted: ti amo.
(Attimo di sospensione, poi Ted via a precipizio in fondo. Il treno, entra rombando in stazione. Violetta accorre da sinistra).
Violetta (strillando) Il treno delle otto. Il treno delle otto. (Esce di fondo, cozza con i viaggiatori in arrivo che attraversano la sala ed escono in istrada).
(Giovanna è immota in un angolo; improvvisamente da sinistra irrompono tre agenti di polizia che si lanciano sul marciapiede dei binari. Giovanna barcolla guardandoli, ha un rauco gemito di terrore. Fuori, Violetta, fischia e strepito a più non posso. Il treno si rimette in moto e la stazione ricade nella calma).
Violetta (rientra) Se non ci fossi io. Appena manco io tutto va in rovina. (Scorgendo Giovanna) Ma come, siete ancora qui?
Giovanna (sottovoce, atterrita) Avete visto? Le guardie....
Violetta Sicuro, le guardie. Cercano un ladro; appena mi allontano la stazione si riempie di ladri.
Giovanna Dove lo cercano? Non è riuscito a partire?
Violetta E che ne so io.
Giovanna Se non è partito, Dio mio, se non ha fatto in tempo a partire...
Violetta (inferocito) Ma insomma, che cosa fate ancora qui?
Giovanna (atona) Quanto tempo è passato? Oppure ho sempre penato questa pena?
Violetta Quale pena?
Giovanna Ha detto « moglie mia »; gli ho risposto « ti amo». Non è questo addio il compendio di tutto l'amore?
Violetta Che addio? Che amore? Che cosa state macchinando di nuovo?
Giovanna Sapete che ho marito?
Violetta Marito? Ma non la finirete dunque mai? Dov'è questo marito?
Giovanna Lontano...
Violetta Allora non tornerà più, ve lo dico io.
Giovanna (spaurita) Non dite così, non dite. La mia vita non è più che questo; questa attesa sicura, questa fede incrollabile.
(Grida concitate che si avvicinano rapidamente).
Violetta Hanno acciuffato il ladro.
Voce di Ted (disperata, furiosa) Lasciatemi, non ho fatto nulla, lasciatemi.
(Irrompe di fondo un gruppo di persone: sono gli agenti che trascinano Ted, urlante).
Ted Lasciatemi. Devo parlare a mia moglie. Giovanna.
Giovanna Ted. (Si avventa sul gruppo, si aggrappa perdutamente al prigioniero) Ted, Ted!...
Ted Il bambino, Giovanna. Pensa al bambino.
Giovanna Sì, sì, Ted.
(Gli agenti li separano; respinta malamente Giovanna cade nelle braccia di Violetta, istupidito).
Ted (trascinato via, torcendosi verso la donna) Al nostro bambino, Giovanna!
(Il gruppo esce da sinistra).
Giovanna (con un urlo di gioia, cadendo in ginocchio) Il nostro bambino, Ted, hai detto il « nostro bambino»!
Violetta Aaaah...