Le piccole commedie

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LE PICCOLE COMMEDIE

Commedia in tre atti

Di ALFREDO TESTONI

PERSONAGGI

LA SIGNORA ADUCCI

LA CONTESSA MIGLIETTI

LENA

IL CAVALIERE ADUCCI

FANNI

GASPARRI

LINA

ALBERTO

IL TENENTE RELLI

MAGDA

ALTRE SIGNORE (4 o 5)

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Un salottino da ricevere, messo con ostentata e molto discutibile eleganza moderna. Fiori nei mi: più foglie che fiori. Cuscini d'ogni forma e colore, alcuni dei quali servono a coprire le macchioline lasciate da Boby sul divano e sulle poltroncine. Servizio da tè in un angolo della stanza. Pianoforte dall'altro lato con brani di mezzi musicali sul leggio. La signora Aducci, padrona di casa, e la contessa Miglietti, sono sedute sul sofà. Lina e Lena, figlie dell'Aducci, e Magda, figlia della Miglietti, sono accanto al piano. Altre signore, tre, quattro, cinque, parlano tutte in una volta.

La signora Aducci        - (per attirare l'attenzione delle visitatrici, alza la voce) Dunque un al­tro scandalo!

Le signore                     - (comprese le ragazze, volgono la testa verso di lei) Davvero? !

La signora Aducci        - Uno dei soliti scandali!

Tutte                             - (in preda alla più viva emozione) Dica... dica...

La signora Aducci        - Me lo ha riferito un amico di casa!...

La contessa Miglietti    - (che ha un naso così adunco che non si sa se gli occhiali appoggino sul naso o sul mento, dà un'occhiata in giro) - E' stato il signor Gasparri?

La signora Aducci        - Precisamente. Si trat­ta... (Un momento di sospensione) Lina, Lena, andate di là nella sala da pranzo. Non sono discorsi per voi.

La contessa Miglietti    - (con tono solenne) An­che tu, Magda, di là, su­bito. (Le tre ragazze non si muovono).

La signora Aducci        - (alzando la voce) Con chi dico? Quando sarete maritate, allora potrete restare. Adesso niente, tanto più che sono cose che non capireste. (Le ragazze si decidono ad andarsene, ma di mala voglia).

La signora Aducci        - (sod­disfatta per la prova di obbedienza avuta) Ai giorni che corrono, se non si è guardinghe a parlare quando ci sono delle fanciulle, è un affare serio! In questo io sono scrupolosa all'eccesso.

La contessa Miglietti    - Come lo sono io. Adesso si è troppo di manica larga!

La signora Aducci        - E le mie figliole, lo pos­so dire, hanno l'ingenuità di bambine di quattro anni. Lo credano!

Una signora                   - (con una voce rauca che sembra sempre di ritorno dall'avere litigato) Lo cre­do, lo credo. E' già molto se sanno distinguere l'uomo dalla donna!

La signora Aducci        - E invece vi sono dei genitori che accompagnano le ragazze alle pochades. L'altra sera a teatro c'era la Santini con la figlia, a Chopin... immagini...

Tutte                             - (si mostrano addirittura scandalizzate).

Un'altra signora             - (dai capelli ossigenati) La mia Ester arrossisce perfino quando mi bacia mio marito.

La contessa Miglietti    - (con fare distratto) Chi?

La signora                     - (dai capelli ossigenati) Mio marito ho detto...

La contessa Miglietti    - Scusi, non avevo capito.

Un'altra                         - (che impaziente si muove sulla se­dia) E così, questo scandalo?

La signora Aducci        - La Dirce... la nota co­cotte molto elegante, che fu l'amante del banchiere Ceselli...

La signora                     - (dalla voce rauca) Oh! Quella è passata per tutte le banche. Chi non la co­nosce?

Una signora                   - (che ha molto rossetto sulle lab­bra) Sì, sì... Me l'additò l'altro giorno mia figlia.

La signora Aducci        - (con un risolino ironico) Lina e Lena invece non la conoscono. Ebbene, quella donna si è sposata!

Tutte                             - (in coro) Oh!

La signora Aducci        - Con un bravo e buon giovanotto, distinto, un bellissimo partito! Cose da inorridire!

La contessa Miglietti    - E invece le ragazze come va, che non conoscono la più piccola ma­lizia, pure come la cera vergine, stanno a muf­fire in casa!

La signora Aducci        - Lo dica a me! Un bel risultato, il nostro, per avere dato alle nostre figlie l'esempio di famiglie intemerate e di averle allevate con la severità che adoperavano i nostri padri!

La contessa Miglietti    - Non hanno fortuna che le cocottes!

Tutte                             - (a cadenza) Le cocottes!

Le tre ragazze               - (sì mostrano sull'uscio) E' finito lo scandalo? Si può entrare?

La signora Miglietti      - Avanti pure, bam­bine care...

La signora Aducci        - (guarda Lina e Lena con aria mesta e sospira scuotendo la testa) Po­veri fiori!

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

La sala da pranzo. Tutta la famiglia Aducci è a tavola per la colazione. Il signor Arnaldo, commerciante che ha migliorato la sua posizione con la guerra, dal ventre grosso e dalla testa pelata, capofamiglia nonché cavaliere, ha al lato destro la moglie. Si è già alle frutta. Ser­ve Fanny, che è la giovane cameriera, un tipetto non bello ma che piace in generale agli uomini e in particolare al padrone di casa. E' vestita'di nero e calza un paio di larghi guanti bianchi di cotone. Si vede a colpo d'occhio che essa li por­ta di malavoglia perché li ha infilati a metà in modo che le estremità dondolanti vanno a tuf­farsi spesso nel brodo e nei liquidi contorni del­le pietanze, ma: è un'imposizione della signora, perché la contessa Miglietti fa altrettanto con la sua cameriera. Tutti sono attenti a un discorso del capofamiglia.

Il cav. Aducci               - L'amico Gasparri è venuto nel mio ufficio a invitarci per stasera a teatro.

(Movimento di gioia in tutti, compresa Fanny, che pregusta una bella serata col suo sergente di cavalleria).

Il cav. Aducci               - E' sempre così premuroso, così gentile quel caro amico!

Lena                              - Veniamo anche noi, non è vero?...

La signora Aducci        - Voi? Ma siete pazze? A teatro dalla Galli, che non fa mai una com­media per signorine!

Lena                              - Quelle sono così noiose!

Lina                               - Abbiamo pur sentito la Traviata!

Il cav. Aducci               - Ma quella era in musica!

La signora Aducci        - Lo avrete ringraziato, immagino!

Il cav. Aducci               - Gli ho detto di venire dopo colazione.

Lena                              - Anche oggi? Oramai si risparmia di andare al caffè!

La signora Aducci        - Lena! Che modo di parlare è questo? Se il tuo papà invita dei suoi amici, voi, ragazze, non dovete interloquire! E mi meraviglio...

Il cav. Aducci               - (per rabbonire la moglie) Là, là, non è il caso di riscaldarsi troppo, Te­resa cara! Capirai, le figliole sono un po' con­trariate all'idea di starsene a casa.

La signora Aducci        - Andranno a vedere le pochades quando saranno maritate.

Lena                              - Nostro cugino Alberto dice che non trova niente di male nelle pochades!

La signora Aducci        - Lui perché è un disso­luto!

Lina                               - (con una vocina dolce da prima attrice giovane nel Fuoco al convento) Che cosa vuol dire dissoluto?

La signora Aducci        - (guardando con aria di trionfo il marito) Sentite? Che consolazione per una madre! Non sanno nemmeno che cosa voglia dire dissoluto! E tutto questo per merito mio!

Il cav. Aducci               - (nel prepararsi ad uscire) Non c'è che dire; abbiamo delle figliuole mo­dello!

Fanny                            - (apre l'uscio e lascia entrare il signor Gasparri, che si avanza disinvolto come se fosse in casa sua).

Il cav. Aducci               - (andandogli incontro con le mani tese) Oh, caro, caro... Tu arrivi proprio quando io me ne vado. Fanny, un buon caffè per il signor Gasparri e il paletot e il cappello per me.

Fanny                            - (ritorna e aiuta il padrone a infilare il pastrano, ma non può trattenere un piccola grido).

La signora Aducci        - Che c'è?

Il cav. Aducci               - (facendo lo gnorri) Cosa?

Fanny                            - Mi sono punta con uno spillo del grembiule...

La signora Aducci        - (fulmina con un'occhiata il marito)..

Le ragazze                     - (si scambiano un risolino fra di loro).

Il cav. Aducci               - (dopo averle guardate si sfor­za di prendere un'aria solenne) E voi di là a studiare il piano. Le ragazze non devono mai stare in ozio!

Le ragazze                     - Buon giorno, papà...

Il cav. Aducci               - Addio tesori cari! (se ne va).

La signora Aducci        - S'accomodi a sedere, signor Gasparri. Devo ringraziarla tanto per l'invito di stasera. Verrò con mio marito.

Lena                              - E noi a casa! E' una bella ingiustizia!

Gasparri                        - Dispiace anche a me, ma io pine non consiglierei mai i loro genitori a por­tale in teatro stasera. Figurarsi! Rappresen­tano le Pillole d'Ercole, che è una pochade un po' libera...

Lina                               - (con la stessa intonazione melliflua di prima) Che cosa vuol dire pochade?

 Gasparri                       - (la guarda a bocca aperta).

La signora Aducci        - (gongolante dalla gioia) Le mie bambine sono di una ingenuità...

Gasparri                        - Superlativa addirittura!

La signora Aducci        - Su, su, cocche belle, ubbidite a papà. E' già l'ora della lezione. Salutate il signor Gasparri…..

Lena e Lina                   - (con un inchino) Arrivederla a domani.

Gasparri                        - Io leverò l'incomodo...

La signora Aducci        - No, no; resti un po' a farmi compagnia. Sono sempre così sola dopo colazione... (Alle ragazze) Mi raccomando gli esercizi del Chiarelli. Noi stiamo qui attenti ad ascoltare...

Lina                               - (nell'andarsene dice piano a Lena) Hai visto? Papà ha pizzicato Fanny.

Lena                              - E il signor Gasparri fa la corte a mamma!

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

E' sera. Un lume con abat-jour illumina di una luce celeste il salottino.

Lena                              - (strimpella qualche cosa al piano).

Lina                               - (va e viene dalla finestra. Si vede a colpo d'occhio che si annoiano tutte e due e che tutte e due aspettano che qualcuno arrivi).

(Si suona il campanello).

Lena                              - (alzandosi di scatto) Fanny, Fanny, va' ad aprire subito.

Fanny                            - (traversa la stanza, va ad aprire poi ritorna) C'è il signor Alberto.

Lina                               - Solo?

Fanny                            - Insieme a quel tenentino biondo...

Lena                              - Falli passare. E' mio cugino e può benissimo entrare.

Lina                               - E il tenente Relli anche. E' un suo intimo amico. (i due giovanotti sono già sull'uscio).

Lena                              - (va loro incontro) Avanti, avanti...

(Fanny si ritira).

Lina                               - Si poteva venire un po' più presto. Sono quasi le ventidue. (Saluti, strette di mano)

Lena                              - Papà e mamma sono usciti già da più d'un'ora.

Lina                               - Due ciarle in fretta e poi via subito dopo dieci minuti...

Alberto                          - (con finta sorpresa) Come, subito? Adagio, cuginette care. Stiamo ai patti. (Prende fuori di tasca una lettera con calligrafia larga, elegante) Che cosa sta scritto qui? Eh? (Legge) «Caro cugino…. Papà e mamma questa sera vanno a teatro. Non ci conducono perché si tratta di una pochade, come se non si sapesse che cosa è una pochade! Siamo sole e ci anno­iamo. Vuoi venire a tenerci compagnia e darci qualche particolare sulla Dirce, che tu, bric­cone, conoscerai certamente? T'aspettiamo. Lena. Poscritto. Se accompagni con te anche il tenente Relli, fai piacere, cosi ci spiegherete anche il soggetto della commedia di stasera. E' così buffo e simpatico quel giovanotto! - Lina»,

Il Tenente Relli             - (si mette in posa. Gonfia il petto, pende il capo da un lato e socchiude gli occhi con un sorriso da conquistatore),

Alberto                          - E per tenervi compagnia e per raccontarvi tutta una commedia complicatissima, bastano dieci minuti? Là, là, non è possi­bile! Abbiamo sacrificato il teatro per voi, per compiere un'opera buona, per non farvi anno­iare... Pretendiamo per lo meno il tè.

Lena                              - E vada per il tè. Lo preparo io. Fan­ny ha chiesto di uscire un momento per vedere il suo fidanzato. Già, perché lei ha un fidan­zato, lei!

Lina                               - Le abbiamo dato il permesso. E' così buona con. noi...

Alberto                          - Troppo giusto.

Lena                              - E adesso attenti. Vi offriamo il tè come se voi vi trovaste in un salotto di signore maritate.

Lina                               - Ecco. Senza ragazze. Quelle sono state mandate a mangiare bonbons di là, in uri altra stanza.

Lena                              - E qui si parla come si parlerebbe senza ragazze. Va bene?

Alberto                          - (guarda il tenente e sorride) Non è possibile!

Lina                               - Perché? Quando siete fra signore ma­ritate fate dei discorsi dissoluti? Ma anche noi quando siamo di là, fra di noi, ne diciamo di quelle!... (Ride).

Il tenente Relli              - Sì?

Lena                              - Facciamo Le signore maritate anche noi. Ma, capirete, senza uomini, non c'è gusto. Vi pare?

Alberto                          - Giustissimo, giustissimo.

Lena                              - Ecco il tè.

Lina                               - (prende fuori da un cassetto un porta­sigarette) Ed ecco qui le giubek nascoste di mamma.

Il tenente Relli              - Ah, perché,  fumano?

Lina                               - Quando non c'è lei, sempre. (Offre lo zucchero). Prende molto zucchero lei, te­nente?

Il tenente Relli              - Offerto da lei il tè è sempre  dolce! (Sorride di compiacenza per la bella spiritosità, che tira fuori in simili occasioni).

Lina                               - E' forse il complimento questo che fa alla signora Terzi? M'ha detto la figlia della contessa Miglietti che lei le fa una corte spie­tata e che suo marito fa finta di non accorgersi! Sempre così voi altri uomini. O maritate o cocottes!

Il tenente Relli              - (torna a sorridere socchiu­dendo gli occhi) Prego, prego... Io vorrei sapere come loro sanno...

Lina                               - Sfido io! Ci si fa un mistero su tante cose che noi finiamo per imparare tutto.

Il tenente Relli              - (impacciato) Ecco, ecco.

Lena                              - (è tornata al piano a preludiare un tango).

Il tenente Relli              - (a Lina) Balla la signo­rina?

Lina                               - Sì, sì... Oh, il ballo ce lo permette mammà. Se non ci fosse quello! Si va a ballare perché la mamma dice che ai giorni nostri è solamente nel ballo che i giovanotti finiscono per fare sul serio...

Il tenente Relli              - Come sarebbe a dire?

Lina                               - Se un qualche fidanzamento succede, è per il fox-trott o il tango, perché se no...

Alberto                          - (intanto volta la pagina di musica a Lena, avendo il capo molto vicino al suo collo. e le parla piano).

Lena                              - Tu sei un birichino, ecco che cosa sei! Se tu dicessi sul serio, dovresti venire più spesso e poi parlare a mammà.

Alberto                          - Che vuoi? E' così severa!

Lena                              - Ma se si tratta di matrimonio, lascia correre! (All'orecchio) E' ricco il tenente?

Alberto                          - Che!

Lena                              - (ride) Allora, povera Lina!

Il tenente Relli              - (balla il tango con Rina) Lei è divina! Va a tempo in modo perfetto! Dio! Quelle movenze, quei piccoli abbandoni sono deliziosi...

Lina                               - Sì, sì, me lo dicono tutti! li,

tenente Relli                  - Lo credo! (Suda come fosse alle grandi manovre).

Fanny                            - (entra riscaldata anche lei) Signo­rini'! Sono già le undici e mezzo.

Lina                               - Dio mio! Il teatro finirà a momenti! È molto lunga la pochade?

il tenente Relli               - (soprapensiero) Quale pochade?

Lina                               - Ma sì, quella di stasera...

il tenente relli                - Ah, le Pillole d'Ercole, non tanto...

Lina                               - A proposito; voi dovevate raccon­tarci l'argomento... Che cosa sono queste benedette pillole?

Il tenente Relli              - (che seguita ad asciugarsi il sudore e a farsi vento con il fazzoletto, dice con un filo di voce emozionata) Ecco... Sono come una specie di tango.

Alberto                          - (per salutare con più slancio le cuginette, le bacia con trasporto) Come stretto parente, mi è permesso...

Il tenente Relli              - (sta a vedere)

Fanny                            - (apre la porta. I due giovanotti se ne vanno).

Lena e Lina                   - (corrono alla finestra, fanno un cenno di saluto e si ritirano).

Lina                               - (scuotendo il capo in aria mesta) Eh! Vedrai che non dicono sul serio quei due ragazzacci là. Siamo state allevate con troppi scru­poli noi!

Lena                              - (sospirando) Siamo ragazze oneste noi!

Lina                               - Purtroppo. (Vanno entrambe nella loro camera. Nel salotto si fa buio. Un silenzio per tutta la casa. All'una e mezzo dopo mezza­notte entrano i coniugi Aducci).

La signora Aducci        - Fate piano, Arnaldo, per non svegliare le ragazze! E mi raccomando, non dite loro, per carità, che il signor Gasparri ci ha invitate a cena.

Il cav. Aducci               - (che appare un po' esilarato non si sa se per la commedia o per la cena) Quel caro amico di Gasparri, che tesoro di uomo!

La signora Aducci        - (diventa improvvisamente mesta)  Non ho avuto che un pensiero in. tut­ta la sera! Lasciare sole le nostre figliuole! Poveri fiori!

FINE