Le porte di giada

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LE PORTE DI GIADA

Tragedia per radioteatro

Di C.M. FRANZERO

PERSONAGGI

IL NARRATORE

L’IMPERATORE MING HUANG

LA PRINCIPESSA KWAI FEI

IL SANTO MONACO DEL TIBET

IL PRIMO MINISTRO

IL SECONDO MINISTRO

CORTIGIANI

SOLDATI

SERVI

CANTATORI

Commedia formattata da

L'azione si svolge nella capitale della Cina al tempo dell'Im­peratore Ming Huang, e nell'eterna Isola del Sogno. (La musica esprime un paesaggio arioso. La voce del Narra­tore, calma, pacata, giunge in un'atmosfera di ritmi naturali, le fronde mosse dall'aria, il respiro dei fiori).

Il Narratore                   - Questo è il giardino di Ming Huang. L'aria leggera giuoca con i grandi fiori delle peonie che si dondolano pesanti sui loro steli. Sul pruno fiorito cinguetta il tordo; e tendendo l'orecchio potete udire il battito delle ali delle far­falle vellutate. Il cielo è limpido, e nell'atmosfera calma e pura tutto respira armoniosamente.

                                      - (La musica sorge, e si sviluppa in un motivo di canzone. Da un padiglione nel giardino giunge - ma non troppo forte - una voce di fanciulla che canta giocondamente accompagnan­dosi con un violino monocorde).

Il Narratore                   - E dalle terrazze pavimentate di porfido e di calcedonia le fanciulle più belle della Cina cantano le lodi dell'Imperatore.

Voce della Cantatrice   - (Essa recita, non canta. L'orchestra commenta, ma attenuata, il tema della canzone).

Quando il Figlio del Cielo segue la Retta Via

le Stagioni seguono il loro corso,

e i pensieri degli uomini vanno con gioia

a Ming Huang l'Imperatore.

Quando le Stagioni seguono il loro corso

e il Figlio del Cielo la sua via,

gli uomini diventano obliviosi

che ogni felicità scende dall'Imperatore.

La vita d'un uomo saggio dura mill'anni

e il suo nome è ripetuto per mille autunni;

ma l'Imperatore da cui ogni felicità deriva

è chiamato dai suoi sudditi il Principe Senza-nome.

Il Narratore                   - Il popolo ha dimenticato che la Cina fu più felice, e gli anni trascorrono senza guardie alle quattro fron­tiere. Nella incomparabile capitale del suo Impero Ming Huang ha sette palazzi e sette giardini, e la Torre del grande gong di Confucio, e altre torri da cui risuonano le più melo­diose campane. Ed ai sette palazzi tutti i poeti e gli artisti con­vengono. Ma il volto dell'Imperatore è sempre oscurato da una nuvola di melanconia; perché la Vita ha dato a Ming Huang il cuore di un Poeta, e il Poeta paga con le lacrime e l'Impera­tore paga con il sacrificio per i suoi sogni.

(La musica commenta questo tema; poi la voce del Narra­tore continua).

Il Narratore                   - Un corteo giunge lungo i viali cosparsi di aurea sabbia. Già nell'aria calma del giardino s'ode il fru­sciare solenne delle vesti ricamate dei cortigiani calzati di feltro, e l'ansimare dei servi che portano il palanchino dell’'Imperatore.

                                     

(Man mano che il corteo s'avvicina le voci diventano distinte).

Il Primo Ministro          - Senza permettermi di esprimere un giudizio sul modo con cui il nostro Celeste Imperatore inter­preta la vita, vorrei dire che sarebbe opportuno indurlo a considerare la saggezza di un matrimonio.

Il Secondo Ministro      - Ed io vorrei aggiungere che la melanconia di Sua Maestà sta diventando intollera­bile. La nostra Corte è più triste di un mo­nastero.

Il Primo Ministro          - I monasteri non sono tristi.

Il Secondo Ministro      - V'è la letizia che de­riva dalla fede.

Il Primo Ministro          - E dalle belle fedeli.

Il Secondo Ministro      - La Vostra Onorevole Eccellenza si burla dì tutti noi.

Il Primo Ministro          - Per prevenire che voi vi burliate di me.

(Si ode il suono di un gong).

Il Secondo Ministro      - Il gong del Sole Splendente. L'Imperatore è sortito dai suoi appartamenti.

Il Primo Ministro          - E verrà qui a conver­sare di filosofia.

Il Secondo Ministro      - Voi siete un maestro di filosofia.

Il Primo Ministro          - In tal caso permette­temi di dirvi che la più saggia filosofia consiste nel prendere la vita con filosofia...

Il Narratore                   - I portatori di palanchino camminano pesantemente sul pavimento di nero marmo lucente, intarsiato di malachite e di la­pislazzuli. Ora l'Imperatore monta il gradino del suo trono adorno di porcellana dipinta. At­torno al trono Ministri e Cortigiani si dispon­gono secondo il più rigido cerimoniale, con in­chini e saluti sussurrati.

Il Primo e il Secondo Ministro - (insieme) Celeste Ming!

Ming Huang                  - Vogliate sedere, miei Signori. (/ cortigiani siedono. Un servo batte un colpo su un aureo gong).

Un Mastro di Cerimonie - Se qualcuno ha importanti affari di Stato, è invitato a esporli succintamente alla Celeste Maestà dell'Impe­ratore.

                                     

(Un Mandarino si avanza e si inchina al Trono).

Un Mastro di Cerimonie - Celeste Ming, il Magistrato della Berretta Nera è pronto ad annotare i Vostri ordini sulla sua tavoletta d'a­vorio.

Il Magistrato                 - Maestà, or sono due notti, mentre scrutavo l'aspetto della volta celeste, ho notato nuvole e vapori di buon augurio circon­dare la Costellazione del Trono. Ho osservato altresì che le sei stelle della Costellazione di Weng Tciang erano più del consueto splendenti. E questo, o nostro Celeste Ming, io interpreto significare che parecchi uomini di genio stanno nascendo nel Vostro glorioso Impero. Voglia la Maestà Vostra ordinare al Tribunale dei Riti di emanare un proclama attraverso tutte le Vostre terre perché questi nuovi geni siano cercati e condotti alla Vostra esaltatissima Corte...

Ming Huang                  - Potete felicitarvi nel pensiero che il vostro diligente consiglio sarà preso in considerazione. L'udienza per la giornata è terminata. (Una pausa). Perché sedete tutti silenziosi? (La sua voce è gentile, ma stanca). Noni avete parole per me fuorché la monotona lode! della nostra Corte? Si direbbe che la presenza! dell'Imperatore sia come l'arrivo del maestro! fra gli scolaretti.

Una voce                       - E voi siete il nostro Celeste Maestro!

Ming Huang                  - L'adulazione è una piantai che fiorisce stupendamente nei nostri giardini.!

Il Primo Ministro          - Figlio dei Ming. Voi sapete che io ero già vecchio, insomma, un uomo maturo di esperienza quando la Vostra giovine mente aveva cominciato a rispecchiare il sole della conoscenza. Noi tutti, Vostri umili sudditi, siamo rattristati dalla Vostra melan-| conia. O Ming, gli artisti più valenti hanno! adornato per Voi padiglioni con tetti di gialla! porcellana che è più luminosa del sole; e il giardini hanno disegnato aiuole squisite di peonie i cui fiori perfetti hanno il candore della! neve e la cupa Tubescenza del sangue. E per! Voi è stata raccolta una messe di bellezze, o! Ming! Tremila fanciulle stupende sono state condotte ai Vostri giardini da tutto l'Impero, e le farfalle sono state liberate dalle loro gabbiuzze di fili di seta perché le palpitanti prigio­niere che conoscono il richiamo dei fiori più dolci scegliessero per voi il più dolce fiore di amore!

Ming Huang                  - Sotto i petali del fiore si nasconde il volto della Morte.

Il Primo Ministro          - O grande Ming, la Vostra melanconia è una nuvola che i Vostri umili sudditi vorrebbero allontanare.

Ming Huang                  - Che cosa può fugare le nu­vole?

Il Primo Ministro          - Basta un fiato dì vento.

Ming Huang                  - Per fugare le nuvole della melanconia deve venire il vento...

Il Primo Ministro          - ...dell'Amore. (Dalla veranda giunge di nuovo, ma pianis­simo, la voce giovanile della cantatrice:)

Voce della cantatrice    - Le sue ciglia sono dolci come l'arco della luna nascente, e le sue guance hanno la morbidezza di un fiore che è presso a morire, e le sue labbra sono carnose come bacche di tuberose da cui il profumo è impaziente di sprigio­narsi, e quando nella sala delle udienze ella cammina davanti a lui i suoi piedi hanno la snellezza di ali; ma a che serve che le sue labbra siano comea bacche di tuberose, se gli occhi di Ming Huang la guardano senza vederla?!

                                     

(Pausa).

 Il Narratore                  - L'Imperatore si è ora riti­rato a meditare in una stanza le cui pareti di semplice lacca e il soffitto che sale in un'altis­sima guglia simboleggiano l'ansiosa aspirazione dei suoi pensieri.

Un Araldo                     - Un santo monaco del Tibet chiede di essere ammesso alla Vostra Celeste Presenza.

Ming Huang                  - Lasciate il santo monaco del Tibet solo con me.

Il Santo Monaco           - Figlio dei Celesti Ming, la causa della tua tristezza non è ignota a co­loro che posseggono conoscenza.

Ming Huang                  - Santo Monaco, onori e ric­chezze non hanno richiamo per te, ma io ri-nunzierei al mio regno per un'ora di gioia.

Il Santo Monaco           - Il dolore è più profondo della gioia.

Ming Huang                  - La mia vita è una giornata interminabile di desolazione; e nella mia soli­tudine io invidio la felicità degli uomini sem­plici.

Il Santo Monaco           - Il giorno è pieno per chi sa godere la bellezza che viene dall'amore.

Ming Huang                  - Che cosa è l'amore? Ciò che gli uomini chiamano desiderio?

Il Santo Monaco           - Quando tu amerai i tuoi occhi scorgeranno un cuore in ogni foglia.

Ming Huang                  - O fratello, guidami sull'In­visibile Via!

Il Santo Monaco           - Ma ricordati, o Ming, che il mistero dell'Amore cammina per mano col mistero della Morte.

 (Questa scena è recitata in un'atmosfera di profondo silenzio. Alla fine si ode la voce di un Cantatore, a significare l'ammonimento di un destino immanente:)

Voce del Cantatore       - Il frusciare della sua veste è cessato, e sul pavimento di marmo la polvere si addensa. Chiamando e invocando il suo nome ado­rato, come posso nella mia desolazione sperare di trovare mai più pace, mai più?

                                     

(Pausa). (La scena è nel giardino).

 Il Primo Ministro         - È difficile perscrutare il cuore dell'uomo, e ciò che gloria e potenza non riescono a darci l'uomo può trovarlo sulle labbra di una fanciulla.

Il Secondo Ministro      - Da quando la gio­vine Kwai Fei è arrivata alla Corte il Nostro Celeste Imperatore è indubbiamente un altro uomo.

Il Primo Ministro          - Amico mio, il Cielo ci dà una misura di Vita, e noi la sciupiamo in mille modi; ma non appena l'amore ci coglie, tutto è mutato.

                                      - (S'odono le gaie voci di un Cantatore e di una Contatrice).

Il Secondo Ministro      - Chi è che canta?

Il Primo Ministro          - Lo domandate? È l'Im­peratore che canta alla sua innamorata.

Voce dell'Imperatore    - Cera una volta un Imperatore che cercava la bellezza della Primavera, e credeva che i bianchi fiori del mandorlo superassero in candore tutti gli altri fiori. Ma un giorno l'Imperatore incontrò una fanciulla per la quale avrebbe dato tutto il suo regno; ed ora l'immacolato fiore del mandorlo non gli desta che un senso di indifferenza.

Voce di Kwai Fei         - Una fanciulla che è [adorna soltanto della sua bellezza è indegna dell'amore di un Re. Perché l'estasi di un Principe giunge più in alto che le nuvole e le stelle.

Voce dell'Imperatore    - Quella fanciulla si chiamava Kwai Fei e nelle sue mani bianche recava due invisibili doni, nelle sue mani bianche dove le vene bat­tono come il cuore di una colomba tremante.

Voce di Kwai Fei         - E soltanto il Principe poteva vedere quei doni, perché ora essi sono parte di lui: Amore e Gioia.

Voce dell'Imperatore    - Kwai Fei è una bellezza che incanta, e i suoi doni sono gioia ed amore. Quando Kwai Fei raccoglie le pieghe della sua gonna tutta la Vita par pronta a danzare.

 (Pausa).

Il Narratore                   - E mentre Kwai Fei leggera come una vellutata farfalla danzava la Danza dell'Arcobaleno, la tempesta s'addensò sulla Corte di Ming Haung. Piccolo era sembrato il mondo ai piedi di Kwai Fei. Per lei le vecchie tessitrici dello Szechuan avevano tessuto i più fini broccati con la Fenice in un vapore di te­nerissimo rosa; e gli orafi avevano smaltato fib­bie e cinture del più raro azzurro; e i vasai ave­vano modellato coppe sottili come il guscio dell'ovo di Colibrì e colorati di pallido verde come il cielo d'estate allo zenit, o grotteschi di grassi gamberi striscianti nel verde più pro­fondo del mare. Ma le tre Stelle della Costella­zione dell'Orsa tennero consiglio con i Geni del Cielo del Nord, e d'improvviso l'orizzonte s'oscurò del cupo color di passione.

                                     

 (La musica eleva un commento tragico).

 (Alcuni cortigiani sono radunati nel giar­dino).

Il Primo Cortigiano       - Poiché ho la felicità di essere in compagnia dei miei amici più fidati mi è possibile esprimere i miei disprezzabili pensieri. La felicità del nostro Principe sembra crescere a spese dell'infelicità dei suoi fedeli Baroni.

Il Secondo Cortigiano - Le vostre caute espressioni di malcontento sono soltanto una pallida eco dei nostri sentimenti. Carestia e pe­stilenza hanno invaso il nostro paradiso.

Una Dama                     - La scelta del nostro Impera­tore è al di sopra della nostra censura; eppure noi non possiamo che risentire l'intrusione dei famigliari della Principessa Kwai Fei.

Il Terzo Cortigiano       - L'Imperatore ha con­cesso loro i più alti onori.

La Seconda Dama        - La Principessa Kwai Fei è nulla più di una favorita cupida e calcola­trice.

Il Primo Cortigiano       - Ieri ho udito il Pri­mo Ministro annunziare al Mastro delle Ceri­monie che da oggi il fratello della Principessa riceverà il titolo di Quasi-Celeste Principe.

Il Secondo Cortigiano - È tempo che la Corte esprima il suo malcontento.

Il Terzo Cortigiano       - Il Primo Ministro deve ricevere da noi istruzioni di parlare con parole chiare all'Imperatore. (Pausa).

                                      - (La Stanza della Lealtà negli appartamenti dell' Imperatore).

Il Primo Ministro          - Celeste Imperatore, il popolo prova tanta letizia per la Vostra felicità che i Vostri Ministri esitano a turbarvi con gli affari di Stato.

Ming Huang                  - Da quando s'è visto che dei Ministri debbano rinfrescare la loro inesauri­bile saggezza alla fonte del loro Sovrano?

Il Primo Ministro          - Mio Signore, concede­temi di parlare apertamente. La felicità della Cina è sempre riposata sulla norma che la mi­glior strada del progresso è quella di non tur­bare l'ordine delle cose. La delizia del popolo per la felicità nuova di Vostra Maestà è in certo qual modo diminuita dall'allarme che sta crescendo nella Vostra Corte fedele. Taluno an­che dice che la Principessa Kwai Fei cerca di indurre la Vostra Celeste Maestà a dividere con essa il Trono dei Ming.

Ming Huang                  - Conoscete nella Corte una Principessa più degna per il Trono dei Ming?

Il Primo Ministro          - Vostra Maestà conosce troppo bene l'opinione che il Vostro devoto Ministro ha sulle virtù della Nostra Corte. Ma è necessario che Vostra Maestà sia informata. L'opinione pubblica si agita. Ahimè, che tocca a me portare al mio Signore notizie che distruggeranno la Sua felicità! La Corte domanda la morte della Principessa Kwai Fei.

                                      - (Un silenzio intenso esprime la tragedia che incombe. Poi si ode il galoppo di cavalli, e, grida di guerrieri).

Voci di Guerrieri           - L'Imperatore è fuggito! La favorita sta fuggendo con Lui!

Il Narratore                   - E i ribelli inseguono l'Im­peratore, e raggiungono i fuggitivi, perché le} ali dell'Odio sono più veloci che le ali della Paura.

Voci di Guerrieri           - Arrenditi! Arrenditi! A morte la traditrice!

Il Narratore                   - E l'infelice Ming Huang deve consegnare la Principessa Kwai Fei, perché l'Imperatore paga col sacrificio e con il sangue il prezzo del suo amore. (Pausa).

Il Narratore                   - E ora i carpentieri innal­zano il patibolo sulla piazza. I soldati tengono indietro la folla con le loro pesanti alabarde. Il popolo guarda e compiange; i Cortigiani sus­surrano.

Voce di una donna       - L'Imperatore ha ce­duto alla volontà della Corte.

Voce di un vecchio       - La viltà dell'Impera­tore richiede più coraggio di un eroismo.

Voce di una donna       - Ecco, ora il patibolo è pronto.

Voce di un vecchio       - Ed essa era la più bella donna della Cina.

Voce di una donna       - Quando il fiore più bello è appassito gli uomini lo gettano tra le immondizie.

Voce di un vecchio       - E la vita cammina, cammina.

                                      - (La scena si fa improvvisamente silenziosa,: Poi si ode un singhiozzare rattenuta).

Kwai Fei                       - O Ming, perché non mi ha insegnato la forza della sfida?

Ming Huang                  - O Kwai Fei, come potrò mai dimenticarti? Tu avevi la fragranza di un gelsomino tepido di sole, e le tue ciglia palpitavano come le ali di una farfalla.

Kwai Fei                       - I cuori di un uomo e di una donna si incontrano come i rami delle alghe fluttuanti che la corrente sospinge. L'amore li lega in un nodo che è più forte della passione, finché una corrente irresistibile li separa per sempre, e allora tutte le nostre lacrime non bastano a dire la nostra pena.

Ming Huang                  - Il Cielo ci dà una misura di Vita, e noi la sciupiamo in mille modi; e quando la Morte viene a noi tutto appare mu­tato.

                                      - (La musica riprende il motivo della fatalità) Poi si leva un grido disperato, e la voce del Narratore dice:)

Il Narratore                   - La donna più bella della Cina è morta! O Ming, fai ombra ai tuoi occhi con il tuo ventaglio! Che importa se ora la neve ricopre il giardino? Non più ella dorme con la sua testa reclinata sul banco di gelso­mini. Non più la Primavera muterà il suo san­gue in vino d'amore.

 (Una pausa. Poi la musica commenta la can­zone di Ming Huang).

Ming Huang                  - I miei vuoti palazzi sono ora più desolati che le case della Disperazione. Di giorno io cammino per i miei giardini, e le peonie grevi di melanconia pendono dai loro rami; e di notte cammino per le mie stanze, ma l'ombra del suo amore mi segue riflessa [sulle pareti di marmo. (Con disperazione) Il frusciare della sua veste è cessato, e sul pavimento la polvere s'addensa. Le sue stanze sono fredde e desolate, e le foglie s'accumulano sulla soglia. Di giorno e di notte chiamando il suo nome, come posso sperare di trovare mai più pace al mio cuore?

(Pausa). (La scena è nella Stanza della Meditazione).

Un Araldo                     - Celeste Imperatore, un mes­saggero dalla terra dei santi monaci domanda di essere ammesso alla Vostra Presenza.

Ming Huang                  - Sia fatto entrare.

(Entra il Santo Monaco del Tibet).

Ming Huang                  - Un giorno non ancora lon­tano ti avevo chiamato fratello. Ma la felicità che tu mi hai data si è mutata nella più ango­sciosa amarezza.

Il Santo Monaco           - Il Principe paga con il sacrificio e il Poeta con le lacrime per la gioia di un giorno.

Ming Huang                  - La mia vita era vuota quando non conoscevo l'amore, e più vuota è ora che l'amore è dipartito. Santo Monaco, il mio cuore ritorna sulle ali della speranza ai colli dove il mattino danzava con i calcagni scarlatti della mia illusione!

Il Santo Monaco           - Preghiamo.

Ming Huang                  - L'arco della mia vita già ha passato lo zenit, e io sono un triste pellegrino che cammina per una strada che non conosce fine. Portami una parola dalle soglie della Morte inesorabile, e nelle tue mani questo mio cuore riposerà, questo mio cuore che ora stanco cammina alla ricerca del tempo perduto.

Il Santo Monaco           - Preghiamo, o Ming. Il mistero della Bellezza cammina sempre per mano al mistero del Dolore. (Pausa).

Il Narratore                   - Le preghiere del Santo Mo­naco liberano l'anima di Ming Huang, e sulle ali della fede la conducono alla ricerca dell'a­nima dipartita di Kwai Fei. (U orchestra com­menta misticamente questo viaggio attraverso la Terra e il Cielo, non mai troppo alta da co­prire la voce del Narratore). Lontano essi van­no, lontano. Attraversano i profondi abissi della Terra; ma il chiaro viso di Kwai Fei non ap­pare. I pellegrini odono di un'Isola, chiara, senza nuvole, dove il cielo è limpido e il mare è di perenne zaffiro. L'Isola dell'Eternità, che sta all'orizzonte del mondo e sorge dalle pro­fondità del mare. Ed ogni cuore umano arde e si consuma nel desiderio della sua dolcezza. I pellegrini visitano le coste dell'Eterno, si in­nalzano ai cieli, e nell'Isola di Tutti i Sogni trovano Kwai Fei. L'anima di Ming Huang batte alle Porte di Giada; e il Chiaroviso si avanza, più bella e più amorosa che nella sua forma terrena, pallida come la notte lunare, dolce come il respiro d'amore.

Lo Spirito di Ming Huang     - O Chiaroviso, io ti ho cercata per riudire una parola d'a­more! Nel golfo dei tuoi occhi le lacrime splen­dono come le gocce di rugiada mattutina sopra i fiori del pesco.

Lo Spirito di Kwai Fei - L'attesa è stata lunga, oh quanto lunga!, e i giorni erano tes­suti di languore. Ed ora io mi curvo a guardare la città del mio amato, ma i miei occhi purifi­cati non possono penetrare la nebbia della pas­sione terrena, e più non vedo i giardini e le stanze dove amore era bello, oh così bello!

Lo Spirito di Ming Huang     - Dammi un mes­saggio, o Chiaroviso, una parola sola!

Lo Spirito di Kwai Fei  - (liricamente) Ec­co, io spezzo questa fibbia della mia cintura, e la metà ne dono a te, e questo è il messaggio che io mando a Ming Huang!

Lo Spirito di Ming Huang     - Oh, Chiaroviso!

Lo Spirito di Kwai Fei - «Possa il suo cuore restare puro come l'oro di questa fibbia, e come lo smalto su essa essere forte nel suo a-more, e nel cielo o in una culla noi ci incontreremo di nuovo. Perché Ming Huang e Kwai Fei sono come gli al­beri che crescono intreccia­ti, e come gli uccelli che non possono volare da soli perché non hanno che un'ala. Ma la pietà della nostra tragedia rattristerà il mondo per secoli, e i poeti la can­teranno per tutte le terre, quando le stelle cadono nel mare e la luna sale alta nel cielo; perché il nome di Kwai Fei significa Bellezza, e Ming Huang significa Amore ».

                                      - (La musica riprende il motivo; poi la voce giova­nile dalla terrazza del primo giardino ripete sull’accom­pagnamento del violino monocorde: )

Voce della Cantatrice   - Perché il nome di Kwai Fei significa Bellezza, e quello di Ming Huang, oh!, vuol dire Amore.

(Resta nell'aria un respiro rattenuto di commozione).

FINE