Le stelle muoiono sull’orlo dei prati

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TITOLO DA DECIDERE
LE STELLE MUOIONO SULL’ORLO DEI PRATI

ATTO UNICO DRAMMATICO

DI

ALDO CIRRI

PERSONAGGI :

YOSHUA BEN YOSEPH   Il predicatore              anni 32

NEESHAM                           Lo scriba                     anni 45

MARIA DI MAGADÀN     La prostituta               anni 30

GIOELE                                L’accusatore               anni 40

                        BENIAMINO                       Il figlio di Maria         anni  5

                        I LAPIDATORI                    ---                                ---

L’azione si svolge nel 32 d.C. circa


SCENA

Palestina. Uno spiazzo desolato di terra battuta ai margini di un villaggio. Al centro un avvallamento con parecchi sassi sparsi all’intorno. Sullo sfondo, in lontananza, le case del villaggio. L’avvallamento sarà illuminato da uno spot. Via via che ci si allontanerà  dal centro della scena la luce diminuirà di intensità. Le case del villaggio saranno illuminate da una luce azzurra. L’allestimento della scena dovrà dare il senso di un luogo fuori dal tempo.

SIPARIO

SCENA PRIMA

La scena è vuota. L’unico punto illuminato è l’avvallamento al centro. Dopo alcuni secondi si sentono delle voci in lontananza. Dal fondo della scena, come se provenissero dal villaggio, entrano ed avanzano i lapidatori, durante l’avanzata dei lapidatori, le luci salgono di intensità. Nota: il gruppo dei lapidatori (almeno dieci) potrà essere sostituito da un gruppo di manichini, vestiti all’antica foggia ebraica che li rappresenteranno simbolicamente). I due al centro trascinano Maria per le braccia. Maria è una donna molto bella, vestita con tunica e veli colorati, porta gioielli ed è truccata in maniera appariscente. Il gruppo si ferma a qualche metro dal centro della scena, mentre i due che tengono la donna, la trascinano fino al centro del palcoscenico, le danno uno spintone in avanti e rientrano nel gruppo. Maria, incespicando, con un grido disperato cade malamente carponi al centro dell’avvallamento.  È smarrita e terrorizzata. Il gruppo continua ad inveire contro di lei minacciandola. Da destra entra Neeshan, si tratta di un uomo alto con barba e baffi, è vestito in maniera più raffinata degli altri si tratta di un personaggio autorevole. Neesham si avvicina a Maria. Gli uomini eccitati, urlano sempre più forte. Neesham osserva la donna e alza un braccio imponendo il silenzio. Il gruppo tace.

NEESHAM - Israele!

Pausa ad effetto. Neesham si guarda attorno per far concentrare su di sé l’attenzione.

               

                NEESHAM - Questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio con un uomo sposato. La legge del nostro popolo, scritta dall’Eterno e data a noi dal patriarca Mosè, stabilisce per questo peccato la condanna alla lapidazione!

                MARIA - (disperata) No!

                NEESHAM - Il testimone principale si faccia avanti.

Dal gruppo un uomo fa un passo avanti.

                NEESHAM - Il tuo nome.

                GIOELE - Gioele.

                NEESHAM - Di cosa accusi questa donna?

                GIOELE - È stata sorpresa mentre giaceva con il marito di Sarah, mia sorella.

                NEESHAM - Chi l’ha sorpresa?

                GIOELE - Io stesso. Lei lo ha sedotto e portato ad avere con lei rapporti impuri.

                MARIA - (gridando) Non è vero! È stato lui a cercarmi, mi ha pagato come sempre. È un mio cliente!

                NEESHAM - Così riconosci anche di esercitare il meretricio?

                MARIA - E allora? Gerusalemme è piena di prostitute che soddisfano uomini sposati. Io pago le mie tasse, che volete da me?

                GIOELE - (di scatto) Hai infangato il nome della mia famiglia!

                MARIA - Ecco che cosa ti brucia! Il buon nome della tua famiglia! La vita di tua sorella non ha importanza. Perché non te la prendi con suo marito? Perché non chiedi a lui con quali soldi mi ha pagato? Magari sono proprio quelli di lei!

                NEESHAM - Taci! Nessuno ti ha dato il diritto di parlare!

                MARIA - ...nessuno mi può togliere il peso di essere una donna in Palestina.

                NEESHAM - Nessuno ti obbliga a giacere per denaro!

                MARIA - ...nessuno mi obbliga a vivere nella miseria, se molti uomini pagano per avere il mio corpo!

                GIOELE - Sta bestemmiando!

Un brusio minaccioso si leva dal gruppo dei lapidatori.

                NEESHAM - (sollevando il braccio) Silenzio!

                MARIA - (in tono amaro) Sì, certo, “silenzio”, solo con il silenzio dell’accusato gli uomini riescono ad imporre la loro giustizia.

                NEESHAM - Israele!

                MARIA - (a parte come se continuasse il discorso di Neesham) … Le tue donne saranno sempre e solo il concime destinato a far germogliare i tuoi frutti.

                NEESHAM - Questa donna è stata accusata di adulterio!

                MARIA - (c.s.) … e pagata con denaro guadagnato da donne come me.

                NEESHAM - Per questa colpa la legge del nostro popolo prevede la morte!

                MARIA - (c.s.) … una legge scritta da uomini per affrancarsi dalla colpa di aver giaciuto con una prostituta.

                NEESHAM - La morte per lapidazione!

                MARIA - (c.s.) Le stesse pietre che sono servite per costruire i templi e la gloria di Israele, sono le stesse che uccidono i  suoi figli e lavano le colpe dei loro giudici.

Uno alla volta i lapidatori si avvicinano a Maria le posano la mano sul capo e ritornano sul fondo della scena.

                NEESHAM - Posa la mano sul suo capo Israele, e la colpa ricadrà tutta su di lei!

                MARIA - (c.s. sorridendo amara) … il perdono e la pietà si trasformano in sassi (poi urlando alla volta degli uomini) Non ci saranno mai abbastanza sassi per le colpe di Israele!

                NEESHAM - Taci blasfema!

SCENA SECONDA

Mentre il gruppo dei lapidatori finisce il giro per porre le mani sulla testa di Maria, da dietro di essi compare Beniamino. Maria è sempre seduta a terra.

                BENIAMINO - (vedendola) Madre!

                MARIA - (stupita) Beniamino!

Il bambino corre e si getta tra le braccia di Maria che lo stringe a se.

                MARIA - (disperata) Piccolo mio!

                BENIAMINO - (sciogliendosi dall’abbraccio) Madre che succede? Chi sono questi uomini?

Maria lo accarezza divorandolo con gli occhi.

                MARIA - Niente, Beniamino, stai tranquillo... questi uomini... (si volta a guardarli) sono la giustizia di Israele.

                BENIAMINO - Cos’è la giustizia madre?

                MARIA - (sorridendo amaramente) Per una donna un sogno, per te la speranza.

                NEESHAM - Portatelo via!

                MARIA - (urlando) No!

Un lapidatore si stacca dal gruppo, afferra il bambino, che strilla e si dibatte, e lo trascina dietro il gruppo. Beniamino sparisce alla vista del pubblico.

                MARIA - No!... ridatemi mio figlio... distruggete l’adultera, ma abbiate pietà della madre!

Maria si accascia a terra piangendo disperatamente.

                NEESHAM - Che giustizia sia fatta!

Il gruppo degli uomini raccoglie alcuni sassi e aspetta il segnale di Neesham il quale si allontana di qualche passo verso destra.

SCENA TERZA

Dal fondo si sente una voce stentorea

YOSHUA - Di quale crimine si è macchiata questa donna?

Il gruppo dei lapidatori si apre al centro e Yoshua avanza verso il centro della scena. Yoshua sarà vestito e truccato come vuole la tradizione iconografica cristiana ma, sono possibili alcune modifiche.

                NEESHAM - Chi ha osato parlare?

Tutti guardano il nuovo venuto. Maria, accasciata a terra in una specie di trance, non si rende conto di quello che sta accadendo.

                UN LAPIDATORE - È Yoshua, il predicatore.

                GIOELE - (a parte agli altri lapidatori) Si dice che sia un saggio.

                NEESHAM - (a Yoshua) Che cosa vuoi?

                YOSHUA - Chi vi da il diritto di giudicare questa donna?

                NEESHAM - La legge dei nostri padri, la legge del patriarca Mosè!

                YOSHUA - Sono essi uomini?

                NEESHAM - Sì, ma le leggi provengono dall’Eterno, chi ha scritto la legge è stato solo uno strumento.

                YOSHUA - E chi interpreta la legge?

                NEESHAM - Gli scribi, i giudici, i magistrati.

                YOSHUA - E sono anch’essi uomini?

                NEESHAM - Sì, che domanda!

                YOSHUA - Quindi per distinguere il peccato dalla virtù devono conoscere bene il peccato?

                NEESHAM - Nessun uomo di fronte all’Eterno è privo di peccato...

                YOSHUA - (alzando la voce e interrompendolo) Allora gli uomini giudicheranno se stessi!

Yoshua si rivolge ai lapidatori.

                YOSHUA - Chi di voi ha accusato questa donna?

                GIOELE - (facendo un passo avanti) Io.

                YOSHUA - Chi di voi condanna questa donna?

                UN LAPIDATORE - Ha commesso peccato!

                UN ALTRO LAPIDATORE - Deve pagare le sue colpe!

Yoshua si mette in ginocchio e con il dito scrive sulla sabbia. Gli uomini si guardano tra loro perplessi.

                GIOELE - (agli altri) Ma è pazzo?

                NEESHAM - Che cosa stai facendo?

                YOSHUA - Scrivo la vostra legge sulla sabbia. I vostri sassi la cancelleranno insieme alla vita di questa donna.

Gli uomini esitano e si guardano ancora tra loro perplessi.

                GIOELE - Togliti di lì! Dobbiamo fare giustizia!

Yoshua si alza di scatto e indica il gruppo.

                YOSHUA - (gridando) E allora chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra!

Gli uomini si guardano tra loro, esitano imbarazzati, guardano ancora Yoshua, poi qualcuno di loro lascia cadere il sasso, seguito dagli altri, uno per uno si allontanano verso il fondo uscendo di scena. (Nota: questa scena deve essere curata nei gesti in modo da mostrare tutto il disappunto e l’imbarazzo degli accusatori di Maria, fermati dalle parole di Yoshua.

                NEESHAM - (con disappunto) Uomini, fate il vostro dovere! La giustizia deve fare il suo corso!

                GIOELE - (allontanandosi) Scriba, lanciala tu la prima pietra!

Neeshan per qualche secondo guarda gli uomini allontanarsi, poi china il capo, si volta ed esce da destra.

SCENA QUARTA

Yoshua guarda Maria.

YOSHUA - Alzati donna.

Maria lentamente solleva la testa, si guarda intorno come in trance.

                YOSHUA - Se ne sono andati. Nessuno ti ha condannato.

Maria si riprende lentamente, si alza, continua a guardarsi intorno. Alcuni veli colorati del vestito e alcuni gioielli rimangono a terra.

                MARIA - Do... dove sono andati? Perché non mi hanno ucciso?

                YOSHUA - Nessuno di loro era in diritto di tirare un sasso.

Maria è ancora frastornata.

                MARIA - Beniamino... dov’è?

                YOSHUA - Arriverà presto.

Maria guarda Yoshua come se vedesse un fantasma.

                MARIA - E tu chi sei?

                YOSHUA - Uno che non ti ha condannato.

                MARIA - Sei un giudice?

                YOSHUA - Gli uomini possono essere giudici solo di se stessi e non di altri uomini.

Maria si avvicina a Yoshua e lo guarda attentamente.

                MARIA - Ma... io ti conosco.

                YOSHUA - Sì, Maria, mi conosci da molto tempo.

                MARIA - I tuoi occhi... li ho già visti... chi sei?

                YOSHUA - (sorridendo) Sono passati molti anni.

                MARIA - (irritata) Il tuo nome!

                YOSHUA - Yoshua Ben Yoseph.

Maria sgrana gli occhi, si allontana di qualche passo da Yoshua e lo guarda da capo a piedi.

                MARIA - Per l’Eterno! Il figlio del falegname!

Maria scoppia in una risata.

                MARIA - Yoshua Ben Yoseph il predicatore.

Ride ancora.

                YOSHUA - Maria, cosa ci fai qui?

                MARIA - Tu lo chiedi a me? Che cosa ti sembra questo luogo, la fiera del raccolto?

                YOSHUA - Maria, lo sai di che cosa ti accusano quegli uomini?

Maria si avvicina di nuovo a Yoshua.

                MARIA - (ironica) Vedi, una prostituta ha un profondo senso della giustizia. Non si nega ad uno storpio o ad un uomo brutto, si dà a loro con la stessa dedizione con cui si concede ad un bel giovane. Non si preoccupa se quegli uomini sono felici con le loro donne, se le loro donne si concedono con gioia, una prostituta lo fa per denaro e concede a tutti quello che tutti si aspettano da lei. Posso essere condannata per questo?

                YOSHUA - Maria, non puoi indurre in peccato gli uomini. Quello che dai loro non è carità.

                MARIA - (seccata) Io indurre in peccato? Sono loro a cercare me! Sono loro che ingannano le loro spose! Io sono pagata per le mie prestazioni! (poi ironica) Forse sarebbe meglio che mi pagassero per insegnare alle loro donne le raffinatezze dell’amore, così almeno i mariti non verrebbero a cercare me. (ci ripensa) forse è meglio di no... diventerebbero prostitute a loro volta!

Maria ride.

                YOSHUA - Maria, il peccato è tuo, sei tu che con la tua bellezza attiri gli uomini e li allontani dalle loro donne.

                MARIA - (ironica) È una colpa essere più bella delle loro donne?

                YOSHUA - I peccati degli uomini sono come gli anelli di una catena. Ogni anello lega a se il successivo. Ogni uomo crede che siano gli altri uomini a tenerlo legato con le lusinghe e le promesse, ma in realtà ogni uomo si lascia agganciare e poi accusa gli altri di averlo fatto. Tu hai legato a te molti uomini dando vita a molte catene.

                MARIA - E tu? Tu hai spezzato la tua catena?

                YOSHUA - L’Eterno mi ha concesso quella poca luce di cui sono privi gli uomini. Non c’è peccato che non possa essere perdonato, ma sono gli uomini, guardando dentro se stessi, a sapere quando questo perdono è loro concesso.

                MARIA - Pentendosi?

                YOSHUA - Soprattutto pentendosi.

Maria si avvicina ancora di più a Yoshua e lo guarda negli occhi.

                MARIA - Eppure c’è stato un tempo in cui hai guardato il mondo con altri occhi.

                YOSHUA - Quel tempo è lontano una nuova legge è tra gli uomini...

                MARIA - (interrompendolo) C’è stato un tempo in cui guardavi me con altri occhi.

Pausa. Maria allunga una mano sul viso di Yoshua e ne sfiora il contorno senza toccarlo. Poi si allontana di qualche passo.

                MARIA - (ironica) Sì, lo so, ora sei il “Rabbi”, ora hai dei doveri verso i tuoi seguaci, la gente ti ascolta, gli uomini ti chiedono miracoli...

                YOSHUA - (con una leggera indecisione) Non sono io a fare i miracoli...

                MARIA - È il tuo “Eterno”... già...

                YOSHUA - No, è solo quello che si aspettano gli uomini da me e che io do loro.

                MARIA - (con uno scatto) Ed io? Io cosa mi dovevo aspettare da te? (poi amara) Ah sì, certo tu che puoi fare miracoli... no, scusa... quello che la gente si aspetta da te. Tu che puoi mostrare la verità ai popoli. Tu che porti la parola del tuo Dio... tu... sei stato incapace di legare la tua vita a chi ti amava... sei stato incapace di dare amore ad una donna... come puoi giudicare me che do amore a tutti?

                YOSHUA - Tu non dai amore, tu concedi il tuo corpo.

                MARIA - Esattamente quello che fai tu! Yoshua, la gente vede quello che fai, quello che sei, quello che insegni loro, riuscirà mai a vedere oltre l’apparenza, oltre le tua parole? Io non ho significati lontani o segreti da far capire, il mio corpo è il mio tesoro. Possiedo solo quello. La mia verità si ferma lì, oltre c’è solo il respiro dell’uomo che giace con me dopo l’amore. Io chiedo solo qualche moneta, ma non nego amore a nessuno. Tu non chiedi monete, ma il tuo non è amore per tutti, tu non riusciresti mai a perdonare scribi e farisei, eppure sono uomini anche loro, la tua compassione è lontana dal loro mondo.

                YOSHUA - Non ci può essere compassione per chi genera orgoglio, vanità e ristrettezza di mente. Per loro natura essi sono contrari ai cambiamenti e ciechi alla necessità di una nuova legge.

                MARIA - Quale legge? La tua legge?

                YOSHUA - La legge dell’Eterno, la legge universale della fratellanza e dell’amore.

Maria scoppia di nuovo a ridere.

                MARIA - L’amore? Quello che... (gli volta le spalle per non piangere) io ti ho dato tanto tempo fa e che non hai mai saputo ricambiare?

Yoshua si avvicina e le mette le mani sulle spalle.

                YOSHUA - Maria le nostre strade erano diverse...

                MARIA - (ironica) Già, e tu hai preso quella che ti faceva più comodo!

                YOSHUA – No. Ho preso quella più difficile. Quella che mi farà conoscere un dolore che neanche immagini, ma anche quella che mi ha condotto ad una coscienza più alta. Che mi ha fatto vedere la realtà come essa è. Maria, se potessi farti vedere come vedo io ora il mondo in questo momento, ti renderesti conto che il mondo non si è mai fermato a vedere se stesso, che gli uomini hanno perso contatto con la realtà, con la natura, con se stessi, con l’Eterno. Maria, gli uomini ci sono persi. Si sono persi per strade che non conducono da nessuna parte, non vedono più la loro meta e il loro cammino, sono ciechi. Essi hanno bisogno di essere destati, devono sapere che l’Eterno è dentro di loro, intorno a loro, dovunque. Essi sono come le stelle del cielo, sparsi nel buio della notte, si cercano, si chiamano e, finché non si riuniranno nella fede formando una luce più grande, più sfavillante, saranno sempre soli. Io sono qui per dire loro che non sono soli!

Pausa. Durante il discorso di Yoshua, Maria si è voltata guardandolo rapita negli occhi.

                YOSHUA - Addio, abbi cura di te, io non ti giudico né ti condanno, ma rifuggi dal peccato e troverai l’Eterno.

Yoshua si allontana ed esce da sinistra. Maria fa qualche passo nella sua direzione chiamandolo.

                MARIA - Yoshua!

SCENA QUINTA

Dal fondo entra di corsa Beniamino.

                BENIAMINO - Madre!

                MARIA - Beniamino!

Maria si mette in ginocchio, abbraccia il figlio e lo bacia ripetutamente.

                MARIA - Piccolo mio!

                BENIAMINO - Madre, quegli uomini se ne sono andati?

                MARIA - Sì, stai tranquillo, è tutto finito.

                BENIAMINO - Ho avuto tanta paura!

Maria lo accarezza, lo bacia e gli asciuga le lacrime.

                MARIA - Non devi più aver paura, ci sono qua io con te.

                BENIAMINO - Madre, chi era quell’uomo?

Pausa.

                MARIA - Quell’uomo è tuo...

Maria ci riflette.

                MARIA - Quello è un profeta.

                BENIAMINO - Cos’è un profeta?

                MARIA - È un grande uomo che insegna agli altri uomini ad essere migliori e ad avviarsi lungo la strada che conduce all’Eterno.

                BENIAMINO - E che ti diceva?

                MARIA - Parlava di stelle.

                BENIAMINO - Di stelle?

                MARIA - Sì, diceva che gli uomini sono come le stelle, che sono distanti tra loro separati da oceani di buio e finché non si riuniranno tutti insieme formando una grande luce, non riusciranno mai a vedere l’Eterno.

                BENIAMINO - Ma non è possibile.

Maria guarda curiosa il figlio.

                MARIA - Perché?

                BENIAMINO - Perché le stelle camminano nel cielo.

                MARIA - E allora?

                BENIAMINO - Io le ho viste. Camminano tutta la notte e quando arrivano in fondo al prato spariscono e la notte dopo ne arrivano altre e tutte le notti ci sono sempre stelle nuove, ma tutte spariscono in fondo al prato dove sparisce anche la notte. Non si potranno mai incontrare.

Maria lo guarda e lo abbraccia.

                MARIA - Vedrai, piccolo mio, che un giorno sul bordo del prato ci sarà qualcuno che dirà: “fermatevi stelle, fermatevi qui con me, non andate oltre, state vicine tutte insieme facciamo una grande luce e... illuminiamo la vita!

SIPARIO

FINE DELLA COMMEDIA