FURIO BORDON
Prima edizione: ottobre 1995 MARSILIO TEATRO
LE ULTIME LUNE
PERSONAGGI
IL PADRE UN UOMO MOLTO VECCHIO
LA MADRE O MEGLIO, IL SUO RICORDO
QUARANTACINQUE ANNI
IL FIGLIO QUARANT’ANNI CIRCA
1
PRIMO TEMPO
Una stanza che ha ospitato dei bambini. Sulle pareti color pastello sono rimasti attaccati degli adesivi di personaggi di Walt Disney: Pippo, Pluto, Paperino ecc. L’arredamento, invece rispecchia il gusto di una persona anziana. Un letto, una poltrona, una sedia, un tavolo con sopra dei libri ammonticchiati e un impianto stereofonico in funzione, una cassettiera con tutto il suo contenuto disposto ordinatamente sul ripiano. Sul pavimento una valigia aperta e vuota. In poltrona, vestito di tutto punto, sta seduto il padre. E’ molto vecchio. Ascolta la musica fissando il vuoto. Sul letto alle sue spalle sta semidistesa la madre, in un atteggiamento rilassato e adolescenziale. Ha quarantacinque anni. Indossa un bellissimo abito da sera. E’ in penombra.
IL PADRE (Le parla senza voltarsi a guardarla) Ti piace?
LA MADRE Molto. E’ Bach, vero?
IL PADRE (Annuisce) La Messa in Si minore
LA MADRE L’Agnus Dei
IL PADRE (Con un sorriso) Allora non conosci solo Lester Young..!
LA MADRE Lester Young e Bach. Tutto il resto è superfluo
IL PADRE Bach però è musica da vecchi…
LA MADRE Bach è la musica!
(Un silenzio)
LA MADRE Anche a te piaceva Lester Young…
IL PADRE Perché piaceva a te.
LA MADRE E’ vero.
(Un silenzio)
LA MADRE (Indicando l’impianto stereofonico) Te lo porti dietro quell’affare?
IL PADRE Non so. Forse in un secondo tempo.
LA MADRE Perché non subito? Ti terrebbe compagnia.
IL PADRE Devo capire se c’è spazio, se non dà fastidio agli altri.
LA MADRE Gli altri saranno mezzi sordi, come tutti i vecchi.
IL PADRE Appunto, è questo il guaio: lo sono anch’io e devo tenere il volume a alto.
LA MADRE Puoi sempre usare la cuffia.
IL PADRE Sì, certo…però non mi piace. La musica deve volare nell’aria. (Una pausa. Ascolta le ultime
Battute della musica) Dio, com’è bello…!
(Un silenzio)
LA MADRE Ti basta?
IL PADRE Che cosa?
LA MADRE Star lì ad ascoltare musica tutto il giorno.
IL PADRE Non l’ascolto tutto il giorno.
LA MADRE Che altro fai?
IL PADRE Penso. Ogni tanto leggo.
LA MADRE Una volta leggevi molto.
IL PADRE Ora non più. Mi si stancano gli occhi.
LA MADRE Ascolti Musica, pensi, ogni tanto leggi…
IL PADRE (Annuisce)
LA MADRE La domanda non cambia. Ti basta?
IL PADRE Sì, credo di sì.
LA MADRE A me non basterebbe.
IL PADRE Tu non sei diventata vecchia.
(Un silenzio)
LA MADRE Secondo te è un vantaggio?
IL PADRE Un vantaggio…?
2
LA MADRE Morire prima dei cinquant’anni.
IL PADRE Forse sì.
LA MADRE Non ho avuto nemmeno la menopausa…
IL PADRE Be’, questo è un vantaggio, no…?
LA MADRE Non per me. Io le mestruazioni le ho sempre odiate.
IL PADRE (Sorride) Ti innervosivano.
LA MADRE Mi rendevano nevrastenica. (Una pausa) Me la pigliavo sempre con te, vero?
IL PADRE (Annuisce)
LA MADRE Per qualsiasi sciocchezza.
IL PADRE Non avevi bisogno di pretesti. Ti facevo uscire dai gangheri per il solo fatto di stare al mondo.
LA MADRE Che rompiscatole…! E che pazienza hai avuto!
IL PADRE Non facevo nessun sforzo. Mi intenerivi.
LA MADRE Ah, sì?
IL PADRE Eri come una gattina…come una…
LA MADRE Una capra!
IL PADRE Anche. Un animale, insomma. Un animale femmina indifeso di fronte alle leggi della sua natura
(Un silenzio)
LA MADRE Parli ancora bene, signor professore..
IL PADRE Ogni tanto. Una volta mi impappinavo, ogni tanto. Adesso, ogni tanto, parlo bene. E poi con te
è facile.
LA MADRE Con me sei a casa.
IL PADRE Sì, a casa mia.
LA MADRE Anch’io mi sono sempre sentita a casa mia, quando ti ero vicino.
IL PADRE Per me è stato così da subito. Fin dalle prime volte, quando ti passavo a prendere all’università
E’ tu uscivi dal portone e mi cercavi con gli occhi…Eri tutta seria…ma, appena mi avevi trovato,
sorridevi.
LA MADRE Avevo ogni volta paura che tu non ci fossi…
IL PADRE Io però c’ero sempre.
LA MADRE E’ vero. Sei venuto anche con l’influenza, ti ricordi?
IL PADRE Trentotto e cinque.
LA MADRE Eri tutto rosso e continuavi a tremare.
IL PADRE E tu mi hai avvolto la tua sciarpa intorno al collo, mi hai preso sottobraccio e hai detto:
“andiamo a comperare delle arance! (Pausa) E allora io ho pensato: ecco, sono a casa mia, al
Sicuro…e sono felice…
(Un silenzio)
LA MADRE Ci siamo voluti molto bene.
IL PADRE Sì, molto.
LA MADRE Abbiamo avuto fortuna a incontrarci.
IL PADRE Sì.
(Un silenzio)
LA MADRE Mi dispiace di averti dovuto lasciare…E’ stato una specie di tradimento, no? Sei rimasto solo
proprio quando per un uomo cominciano i guai. (Pausa) Chi l’avrebbe mai pensato…Ero così
sicura che saremmo invecchiati insieme! Mi ci stavo già preparando. Due simpatici vecchietti
sempre più rimbambiti, sempre più malaticci…ma insieme, capisci? Tutto quanto doveva
capitarci insieme, senza che nessuno dei due potesse avvantaggiarsi al punto da giudicare
l’altro. Che poi io non ti avrei giudicato comunque. Nemmeno se ti fossi fatto la pipì addosso…
(Breve pausa) Ti capita, adesso?
IL PADRE Qualche volta.
LA MADRE E come fai?
IL PADRE Non uso il pannolone, se è questo che vuoi sapere.
LA MADRE Meno male!
IL PADRE (Sorride) Riesco ancora a farne a meno. Mi hanno operato a sessant’anni e pare sia servito.
LA MADRE Operato? Alla prostata?
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IL PADRE No, la prostata non c’entrava. Hanno reciso un condotto sclerotizzato. E’ stata la prima parte
Del mio corpo a sclerotizzare, la prima di una lunga serie.
LA MADRE Un condotto, dove?
IL PADRE Be’, sempre da quelle parti, naturalmente, ma il termine esatto non lo ricordo più.
LA MADRE Ti hanno fatto male?
IL PADRE No. E’ stata un’operazione semplice.
LA MADRE Ne hai avute altre, dopo?
IL PADRE Due o tre
LA MADRE Due o tre?
IL PADRE Quattro. Ma non vale la pena parlarne: sono i guai di tutti i vecchi…(Tossisce)
LA MADRE E questa tosse…?
IL PADRE E’ la mia tosse.
LA MADRE Fumi sempre tanto?
IL PADRE Ho smesso.
LA MADRE Ma che bravo! Ma da quando?
IL PADRE Da oggi.
LA MADRE (Ironicamente) Ah, ho capito…
IL PADRE No, non hai capito. Questa volta è per sempre.
LA MADRE Dove vai non si può fumare?
IL PADRE Ecco, adesso hai capito.
LA MADRE Meglio così, ti passerà la bronchite.
IL PADRE E’ una bronchite cronica.
LA MADRE Be’, almeno non peggiorerà.
IL PADRE Bella consolazione!
(Un breve silenzio)
LA MADRE I primi giorni là saranno duri…Questo lo sai, vero?
IL PADRE (Annuisce) Così duri da non poterci pensare…
LA MADRE Come farai?
IL PADRE Succhierò delle caramelle.
LA MADRE Non mi riferivo al fumo.
IL PADRE Certo. Nemmeno io.
LA MADRE Non vuoi parlarne’
IL PADRE (Con dolcezza) Non con te. Non di questo.
(Un silenzio)
LA MADRE (Indica gli adesivi sulle pareti) Che ci fanno quelle figurine nella tua stanza?
IL PADRE Era la stanza di nostro nipote. Gli ho ceduto la mia dieci anni fa, quando gli è nata la sorellina.
Qui era troppo piccolo per due bambini. A me invece basta.
LA MADRE E quando saranno cresciuti? Quando avranno bisogno ognuno di una propria stanza?
IL PADRE Ne hanno già bisogno. Simone ha compiuto quindici anni il mese scorso…
LA MADRE E allora che succede?
IL PADRE Che la bambina verrà qui e Simone resterà da solo nella sua stanza. (Breve pausa) E’ stato il
Mio regalo per il suo compleanno.
(Un silenzio)
LA MADRE Allora è per questo che te ne vai?
IL PADRE Sì. E’ la soluzione più semplice.
LA MADRE E trovare una casa più grande?
IL PADRE Costerebbe troppo. E poi questa è molto bella. Ci si sta bene.
LA MADRE Non ci si sta bene, se non c’è posto per te!
IL PADRE Per quanto tempo ancora servirebbe una stanza in più?
LA MADRE Fin quando vivi.
IL PADRE Appunto. Non ne vale la pena.
LA MADRE Cosa dice nostro figlio?
IL PADRE Che non ne vale la pena.
LA MADRE Allora l’idea è stata sua?
4
IL PADRE No, mia.
LA MADRE E lui non ha cercato di fartela cambiare?
IL PADRE Sì, certo…
LA MADRE E allora?
IL PADRE (Non risponde)
LA MADRE Non è stato abbastanza convincente….
IL PADRE No.
LA MADRE E magari tu pensi che assieme a sua moglie, nel segreto della loro stanza, abbiano tirato un
sospiro di sollievo…
IL PADRE Non ci sarebbe da rimproverarli, per questo.
(Un silenzio)
LA MADRE (Guardando di nuovo le pareti) Perché ti sei tenuto quelle figure per dieci anni?
IL PADRE All’inizio ho provato a staccarle, ma non vengono via.
LA MADRE Non valeva la pena nemmeno cambiare la carta da parati?
IL PADRE A me piacciono. Mi fanno allegria…soprattutto la mattina, quando apro gli occhi e me li trovo
davanti. Mi aiutano anche di notte, le volte in cui mi sveglio pensando che sto per morire…
accendo la luce, vedo Pluto che sorride e mi calmo…(Pausa) Ho riletto anche le loro storie.
LA MADRE I fumetti, intendi?
IL PADRE (Annuisce) Sono bellissimi.
LA MADRE Li hai rubati ai nipotini?
IL PADRE Gliel’ho chiesti in prestito. (Una pausa) Lo sai che, da bambino, sognavo di essere uno dei tre
paperini? I miei compagni avrebbero voluto essere Batman o Superman…io no, a me piaceva la
famiglia di Paperino…il salotto di casa sua, con la vecchia poltrona sfondata e la lampada con il
paralume a frange…la sua automobile a forma di pagnotta, con dietro quel buffo strapuntino
dove viaggiavano i tre nipotini…
LA MADRE In quattro non ci sareste stati…
IL PADRE Io non volevo stare con loro, io volevo essere uno di loro.
LA MADRE Un paperino…
IL PADRE Sì, uno dei tre.
LA MADRE Qui, Quo o Qua?
IL PADRE Qua.
LA MADRE E perché proprio lui?
IL PADRE Mi piaceva il nome.
LA MADRE (Ironicamente) Be’, certo…niente a che fare con Qui o Quo…!
IL PADRE E oggi, dopo sett’anni, ho scoperto di non aver cambiato idea. Dovessi essere un altro,
sceglierei come allora.
LA MADRE Ci sono anche Leonardo da Vinci…e Maometto..e Alessandro Magno…
IL PADRE (Scuote il capo) Qua! (Chiude gli occhi, abbandonandosi al sogno) Le torte di nonna Papera…lo
Sciroppo di acero..i Natali pieni di neve…il manuale delle Giovani Marmotte, con dentro le
Soluzioni a tutti i problemi del mondo…(Un silenzio)
LA MADRE Quindi vivi così…fra Paperino e Bach…
IL PADRE (Annuisce)
LA MADRE E ti aiuta a essere felice?
IL PADRE (Dopo una pausa, con semplicità) Non puoi più essere felice, quando invecchi. Entri in una
dimensione diversa…come un sogno…o come un altro pianeta…ci si può anche vivere
decentemente , ma la felicità non è prevista. La felicità è tutta nel passato. Tu puoi solo cercare
di ricordarla. E questo alle volte ti fa bene, alle volte male…Quando ti fa bene, è una specie di
tepore, una sensazione di dolcezza, ma niente di più. In genere dura poco. Quando ti fa male,
invece, è come per un ergastolano svegliarsi da un bel sogno. C’è quell’attimo in cui lui proba-
bilmente è ancora confuso, ancora dentro il sogno…e si sente inondato da un grande sorriso
sereno…Ma subito la sua realtà, la galera a vita, lo colpisce come un pugno e lo fa stare peggio
del solito. Ecco, la vecchiaia è come quella galera. Sai che ci resterai chiuso fino alla morte e
puoi solo fantasticare, ma non fare progetti, perché non hai futuro. (Una pausa) Dicono tutti
che a sognare sono i giovani, ma non è vero. Quelli dei giovani non sono sogni, ma progetti
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e speranze. Le cose che immaginano sono tutte possibili, tutte realizzabili, perché, se esiste
un futuro, non c’è nulla che non possa accadere. Solo i vecchi immaginano cose che non acca-
dranno mai, inventano un futuro che non ci sarà e ricordano un passato che non può tornare.
I veri sognatori sono loro…con quelle teste tremolanti piene di episodi consumati, di parole
dette, di facce morte…Sono loro gli unici capaci di pensare l’inesistente, e continuano intrepidi
a filare fantasie e desideri nella più brutale consapevolezza che non si realizzeranno mai.
(Un silenzio)
LA MADRE Hai paura di morire?
IL PADRE Sì, perché non so che cosa sia. Perché non riesco a immaginarlo.
LA MADRE Oh, se è per questo lo hanno immaginato in tanti modi…
IL PADRE Solo perché non si può accettare l’ipotesi più plausibile: che morire sia entrare nel niente.
Come fai a pensare il niente?
LA MADRE Se è niente, hanno sempre detto i filosofi, non può far male, e quindi è da sciocchi aver paura..
IL PADRE Oh, i filosofi…! Ogni volta che leggo “Il tutto”, “Il Niente”…parole senza senso, incompatibili con
I meccanismi logici del nostro cervello! Gli mettono il frac della maiuscola e pensano, con que-
sto, di aver risolto il problema, di avergli fatto acquistare chissà quale significato..! (Pausa) In
realtà, tutti i ragionamenti che pretendono di farti accettare l’idea della morte sono solo pate-
tici espedienti, non molto diversi dalle statuette di soldati, mogli e cortigiani, che i faraoni si
portavano nella tomba per illudersi di continuare a vivere. L’idea della morte è semplicemente
inacettabile e l’uomo è una povera scimmia triste, perché, unico in tutto il creato, sa con cer-
tezza che un giorno dovrà cessare di esistere. E’ questa, io credo, la mela della conoscenza che
Adamo ha commesso l’errore di addentare…ed è questa la grande malinconia che ci ha lasciato
In eredità. Ma è anche questo, naturalmente, il motivo per cui amiamo così disperatamente la
vita. In un solo caso puoi accettare l’idea della morte…se il vivere ti ha nauseato. E la natura,
con la sua saggezza, ti costringe a provare questa nausea facendoti invecchiare…Il mondo, altri-
menti, sarebbe assordato dalle urla di rivolta delle moltitudini di vecchi che si rifiuterebbero di
morire…(Un silenzio)
LA MADRE Quello che hai detto è orribile.
IL PADRE Non va sempre così male, però. Alle volte, invece di nausea, c’è solo stanchezza…E queste sono
le morti serene, le morti dei patriarchi circondati da figli e nipoti, le morti dei saggi oppure
delle persone che hanno avuto molto e non provano rimpianti. Hanno vissuto a lungo, hanno
vissuto bene, adesso sono stanchi della propria debolezza, della fatica che gli costa pensare
logicamente ed esprimersi con precisione. Sono stanchi della rapidità impietosa e della
impazienza con cui gli parlano i figli…stanchi di non capire più il mondo..e accettano di morire
con un pallido sorriso benedicente. (Una pausa) Sì, può andare a finire anche così..Così è
neglio, no?
LA MADRE Tu come morirai?
IL PADRE Di nausea o di stanchezza…? E’ questo che vuoi sapere?
LA MADRE (Annuisce) Sì, forse hai risposto…(Un silenzio)
IL PADRE Ti ho rattristato? Scusami, non volevo…Noi vecchi siamo così abituati a lagnarci, che non ci fac-
ciamo più caso…e ci meravigliamo sempre quando gli altri ci prendono sul serio.
LA MADRE Smettila di parlare così di te stesso! Non c’è niente di stoico, in questo, né di originale!
IL PADRE E’ solo poco dignitoso, vero?
LA MADRE (Non risponde)
IL PADRE Sì, è poco dignitoso. ( Una pausa) Mi dimenticavo che, fra gli inconvenienti della vecchiaia, c’è
anche questo…che tutti si aspettano da te un comportamento particolarmente dignitoso…
come se fosse facile essere dignitosi quando ci si piscia addosso e si ha la faccia coperta di
macchie ed escrescenze come una maschera di carnevale…
LA MADRE (Dolcemente) Per piacere, smettila! (Un silenzio)
IL PADRE Non volevo rattristarti. (Una pausa) Ho esagerato un poco, sai? Davvero, non è così brutto, in
fondo….
LA MADRE (Provocatoria nei confronti di quello che considera un tentativo maldestro di consolarla)
Ah no…? E cosa c’è di bello?...
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IL PADRE Di bello, niente. Ma non è così brutto…Soprattutto all’inizio, quando la faccenda è appena
cominciata…e tu, naturalmente, ancora non ci credi…non ti sembra possibile…Sono gli altri
che te lo continuano a ripetere, fintanto che non riescono a convincerti. Allora tu dici va bene:
va bene, ho capito, mi arrendo…confesso di essere diventato vecchio e prometto solennemen.
te davanti a Dio e agli uomini che non darò più fastidio a nessuno! Sono fuori gara, ho capito,
grazie di permettermi di vivere lo stesso. (Una pausa) Ed è a quel punto che cominci a provare
un inaspettato, straordinario,dolcissimo senso di sollievo…ho fatto la mia parte, dici a te stesso,
bene o male ora non conta più…è dipeso anche dalla fortuna…ma io ho fatto onestamente la
mia parte. Non devo conquistare più niente, non ho più bisogno di lottare, di essere forte e
ingordo, di spuntarla sugli altri. Che Dio li benedica gli altri, io ora posso vivere solamente per
me stesso! Avrò finalmente pensieri puliti, dirò la verità a tutti…e poco importa se sarà sgra-
devole! Tanto, che mi può succedere? Cosa possono farmi? Io non corro più e di punteggi,
penalità, squalifiche me ne frego! Non potete togliermi niente, perché il bene più importante,
il futuro, mi è stato già tolto! Me ne rimane solo un pezzetto…così insignificante da essere im-
mune dalle vostre rappresaglie..ma mi porta in dono una libertà sconfinata e io me la godrò
fino all’ultimo giorno di vita! Allora divenni candido e anarchico come un bambino, e come un
bambino vivi solo nel presente. Lui lo fa perché pensa che il suo futuro sia illimitato, tu perché
sai di non averlo più. Insomma…ti sembra di goderti la vita per la prima volta! (Una pausa) Poi
cominciano i primi segnali inquietanti…da cui capisci che non ti hanno escluso soltanto dalla
gara, ma che ti hanno escluso e basta…! Da tutto…da tutti..e per sempre! Il primo sintomo sono
gli sguardi degli altri, che ti passano oltre come se fossi aria. Ti accorgi di essere diventato
invisibile. Fino a pochi anni prima ti capitava spesso di essere guardato, con interesse o con
semplice curiosità. Ti guardavano le donne, ma anche gli uomini, per capire che razza di con-
corrente fossi. Adesso cammini in mezzo alla gente ed è come attraversare un deserto. Non ti
guarda nessuno, e questo perché non interessi né incuriosisci più nessuno. Ti hanno cancellato.
Per loro sei già morto e sepolto.
LA MADRE (Sorridendo) Melanconie da vecchio charmeur…ti hanno viziato troppo da giovane.
IL PADRE Da giovane non ci ho mai pensato. I
La madre Infatti, eri affascinante e non te ne accorgevi. E questo, naturalmente, moltiplicava il tuo fasci-
no. Entravamo in un posto e tutti gli occhi, per un attimo, si posavano su di te. Ne ero molto
orgogliosa…
IL PADRE Vuoi dire che guardavano me e non te…?
LA MADRE Non esageriamo! Guardavano anche me, ma solo dopo aver guardato te. Diciamo che io appa-
rivo come una conseguenza…
IL PADRE E’ impossibile, tu eri bellissima.
LA MADRE Lo so. Ma la gente guardava te.
IL PADRE Be’, adesso non mi guarda più nessuno.
LA MADRE (Scherzando) Nemmeno qualche vecchietta?
IL PADRE Forse, ma perché si chiede quanto farebbe la mia pensione più la sua…
LA MADRE Questo significherebbe che ha intenzioni serie…Una seria vecchietta che non ama le avventure
passeggere…
IL PADRE A un malato importa poco l’interessamento di chi ha la sua stessa malattia:vuole piacere ai sani.
(Un silenzio)
LA MADRE Io non penso che troverei così insopportabile non essere più guardata…In fondo, può diventare
molto riposante.
IL PADRE Riuscirebbe insopportabile a me accorgermi che gli altri non ti guardano…oppure che lo fanno
con l’educata repulsione riservata ai vecchi. Credo che mi verrebbe voglia di prenderli per il col-
lo e di gridargli: come vi permettete di guardarla come una vecchia! E’ la mia donna! Mi ha
dato amore e piacere e intelligenza! Era la ragazza più bella di tutta la scuola e voi sareste rima-
sti a bocca aperta, se l’aveste conosciuta allora!
LA MADRE Noi viviamo oggi, ti risponderebbero, e non ci importa niente di te e della tua vecchia moglie.
Può anche essere stata la ragazza più bella del mondo, ma oggi sa di muffa e naftalina, come
tutti i vecchi.
7
IL PADRE E dici che non ti darebbe fastidio’
LA MADRE Non lo so. A pensarci ora, mi sembra solo una sciocchezza.
IL PADRE Non è una sciocchezza. E’ una tragedia! La tua faccia che si allenta, rolla, si deforma…
che sullo specchio si prende gioco di te…”Ma come, non mi riconosci!” ti dice. “Non ti vado più
bene? E allora sparami in fronte, caro, perché, tu lo voglia o no, sarò la tua affezionata faccia
sino alla morte!” E il corpo che non ti vuole ubbidire, che diventa ogni giorno più debole e mala-
to…Non è più nemmeno una cosa tua, ma una carcassa estranea che il tempo ti ha costruito
addosso come una parodia della tua giovinezza…è un’entità dispettosa e ostile, un nemico che
ti ha occupato a tradimento…!
(Un silenzio)
LA MADRE Le hai mai dette a qualcuno queste cose?
IL PADRE No, a nessuno.
LA MADRE Tutto chiuso dentro, a marcire…(Pausa) Una volta credevi nell’utilità delle parole…
IL PADRE Una volta sapevo a chi dirle.
LA MADRE Non c’è più nessuno? Ne sei sicuro? Avevi tanti amici…
IL PADRE Si sono persi lungo la strada. Alcuni morti…altri, forse, rinchiusi come me in una stanza a ricor-
Dare il passato e a vergognarsi del presente. 8Una pausa) No, è proprio il mio mondo che a po-
co a poco se n’è andato…Prima le persone…e poi le idee..Restano solo i ricordi.
LA MADRE Perché dici le idee? Chi te le può togliere, quelle?
IL PADRE Nessuno, certo. Solo che non circolano più: sono moneta fuori corso. La mia bella cultura, so-
lida e svettante come una cattedrale, è diventata merce da rigattiere. E’ la chiave d’oro che i
miei maestri mi avevano consegnato per spalancare il mondo, non funziona più. Mi hanno cam-
biato la serratura sotto il naso…i concetti che consideravo importanti, oggi sono marginali, la
arte che amavo è superata, i sentimenti che mi commuovevano sono diventati buffi e ciò che
sembra buffo a me non fa più ridere nessuno…Insomma, il mondo non usa più le mie parole e
non ha più i miei gusti… e camminarci sopra senza inciampare è ormai troppo difficile. (Pausa)
Allora finisce che ti rannicchi nel primo buco che trovi e pensi al passato. Lo spazio, come av-
ventura, come occasione di incontri e di scoperte, non esiste più. Sei diventato puro tempo che
riflette su se stesso, un ostinato grumo di memoria che ronza in solitudine.
LA MADRE E quel pezzetto di futuro che ti doveva portare in dono una libertà sconfinata?
IL PADRE Un’illusione ottica. Si riduce troppo in fretta e, quando te ne resta davvero poco, non riesci più
a considerarlo una parte di vita. E’ diventato piuttosto l’anticamera della morte: i due passi che
che ti separano dal buio. E pensare a quei passi non consola, fa soltanto paura. (Un silenzio)
LA MADRE Perché non ne hai mai parlato con nostro figlio?
IL PADRE Appartiene al nuovo mondo e ha il diritto di non capirmi. Dunque è meglio non insistere. Si cor-
re Il rischio di diventare antipatici.
LA MADRE Non hai nessuna fiducia negli altri, vero?
IL PADRE No, mi dispiace. (Un silenzio)
LA MADRE Da quanto tempo non fai all’amore?
IL PADRE Cos’è, uno scherzo?
LA MADRE Rispondimi.
IL PADRE (Con un gesto esagerato) Da tanto, tanto tempo…sulla terra vivevano ancora le fate e i ranocchi
sapevano parlare…
LA MADRE Con chi lo hai fatto dopo che io me ne sono andata?
IL PADRE Non ne avevo più voglia. Per due anni non l’ho fatto. E andava bene così. Poi mi sono lasciato
Corrompere dalla mistica sessuale dell’epoca e ho pensato che forse era un dovere. E’ stata in
Un certo senso una scelta terapeutica…
LA MADRE E i medici…
IL PADRE Due gentili signore di mezza età, sufficientemente bene belle ed esperte. Devo anche ammette-
re che possedevano l’intelligenza necessaria per diventare delle buone compagne…
LA MADRE E allora?
IL PADRE Non mi è piaciuto. Era troppo poco, la brutta copia di quella che era stata la nostra storia. Face-
vo continuamente dei confronti e mi sono accorto che rischiavo di offenderle. Così ho lasciato
perdere.
8
LA MADRE Quanto è durato?
IL PADRE Fra l’una e l’altra, un anno.
LA MADRE E dopo?
IL PADRE Dopo niente. Si vive bene lo stesso.
LA MADRE Tu però sei vissuto male.
IL PADRE Nessuna delle due avrebbe potuto cambiare la mia vita.
LA MADRE Allora dovevi cercarne una terza. Dovevi cercare ancora!
IL PADRE Ma no…! Perché fare tanta fatica?
LA MADRE Forse per non arrivare al punto di farneticare da solo con il ricordo di una moglie morta.
(Un silenzio)
IL PADRE Non parlare così.
LA MADRE Scusami. (Un silenzio)
IL PADRE Il sesso è una cosa che da vecchi si dimentica facilmente. I sentimenti no. Quelli continuano
a ritornare e non smettono di farti del bene…o del male, secondo i casi…
LA MADRE Eppure hai parlato poco di sentimenti…
IL PADRE Davvero? Mi sembra di non aver fatto altro.
LA MADRE Hai parlato del tuo astio.
IL PADRE (Sorpreso) Astio?
LA MADRE Sei pieno di astio: verso la vita, verso gli altri, verso te stesso. Forse anche verso tuo figlio…
IL PADRE Verso gli altri no. Gli altri non esistono.
LA MADRE Dovresti imparare a chiedere.
IL PADRE Non mi serve niente.
LA MADRE Sei vecchio, debole, impaurito. Ti serve tutto. Ma tu a chiedere ti vergogni..ne andrebbe di
mezzo il tuo orgoglio…Tu vuoi essere amato solo perché esisti, come fosse un tuo diritto
naturale. Ma questo poteva forse funzionare quando eri giovane…adesso hai perduto tutto il
tuo fascino e non interessi più a nessuno, lo hai detto tu. Dunque è arrivato il momento di
essere umili e di chiedere. Non ti verrà più dato niente, se non lo chiedi. Devi dire: “Ho paura,
mi sento solo, per favore aiutatemi!” Devi dire: “Sono debole e vecchio, ho bisogno del vostro
affetto!” Così devi dire! Questo devi chiedere agli altri!
IL PADRE Devo anche piangere e mostrare le mie piaghe…?
LA MADRE Devi piangere, sì!
IL PADRE E gli altri, secondo te, cosa faranno?
LA MADRE Qualcuno ti aiuterà.
IL PADRE Che bellezza!
LA MADRE Qualcuno forse ti vorrà anche bene.
IL PADRE Nella mia vita sono stato amato da te. Mi basta.
LA MADRE No, che non basta!
IL PADRE Non voglio l’elemosina di quattro parole gentili! Non voglio sorrisi melensi né smorfie di inco-
raggiamento! Io devo morire! E’ una faccenda seria! Lasciatemi in pace!
LA MADRE Sei un vecchio testardo! (Un silenzio) Senti?
IL PADRE Sì.
LA MADRE E’ entrato in casa qualcuno.
IL PADRE E’ nostro figlio. Torna dal lavoro sempre a quest’ora. Anzi più tardi. Oggi è in anticipo…
LA MADRE Verrà qui?
IL PADRE Certo. E’ tornato prima apposta per me, per accompagnarmi…Ma non verrà subito. Prima deve
deve salutare sua moglie e raccontarle quanto è stato bravo in ufficio. Poi toglie le carte dalla
borsa e le mette bene in ordine sul suo tavolo. Poi si sfila le scarpe, la giacca e si lava le mani.
Con le mani pulite va a carezzare i bambini e gioca con loro per dieci minuti, quindici a Pasqua
e a Natale. Po accende la televisione e guarda un notiziario: nella sua posizione essere informa-
ti è un dovere…Poi mangia cinque o sei noccioline e beve mezzo bicchiere di vino bianco. Poi
(Si spalanca la porta ed entra il figlio: ha le scarpe e la giacca)
IL PADRE Tutto sbagliato! Oggi è proprio un giorno speciale…!
IL FIGLIO Eccomi qui! Ho fatto un po’ tardi, scusami. Una grana dell’ultimo minuto.
9
IL PADRE Non ti preoccupare, Io ho tempo.
IL FIGLIO Ma non ne hanno loro. Mi avevano raccomandato di arrivare prima di cena: ci tengono molto
che tu conosca subito gli altri ospiti.
IL PADRE I miei futuri amichetti…(Un silenzio. Il figlio finge di non aver sentito) Chissà cosa c’è per cena?
IL FIGLIO Questo non lo so. Ma mi hanno detto che si mangia bene.
IL PADRE Speriamo che ci sia il purè di patate. Io vado matto per il purè.
IL FIGLIO Ma…se hai fortuna…
IL PADRE Negli ospedali te lo danno sempre…
IL FIGLIO (Piccato) Non è un ospedale.
IL PADRE Non fa una gran differenza. Anzi, vedrai che la sola differenza sarà il purè…nel senso che qui
farà schifo.
(Un silenzio. Il figlio guarda la valigia aperta e gli indumenti del padre ordinati sulla cassettiera)
IL FIGLIO Ah, devi ancora riempire la valigia…!
IL PADRE Aspettavo te. Volevo che controllassi.
IL FIGLIO Controllare cosa?
IL PADRE Non vorrei portare niente di proibito…Sarebbe un peccato dare una cattiva impressione
Proprio all’inizio…
IL FIGLIO Sei maggiorenne e nessuno ti può proibire niente.
IL PADRE Le cinture si possono portare? O hanno paura che ci si impicchi?
IL FIGLIO Non sei spiritoso.
IL PADRE A me sembra una buona battuta. Io avrei riso.
IL FIGLIO Io no. O almeno non in questo momento. E’ già tardi. (Controlla gli indumenti del padre)
IL PADRE Allora va bene? E’ tutto a posto? Forse c’è troppa biancheria…
IL FIGLIO Be’, in effetti mi sembra tanta…
IL PADRE Alla mia età le mutande non bastano mai…
IL FIGLIO Quante sono?
IL PADRE Venti paia.
IL FIGLIO Venti? Ma fanno il bucato due volte la settimana. Ti sono sufficienti sette paia.
IL PADRE E se mi faccio la pipì addosso?
IL FIGLIO Va bene. Portane due in più per sicurezza. Io dico così per lo spazio…Gli armadi ci sono, ognu-
no il suo naturalmente, ma non sono tanto grandi, non quanto a casa nostra, perlomeno.
IL PADRE Mi ricordo che anche in collegio, mille anni fa, non mi lasciavano portare più di cinque paia di
Mutande..
IL FIGLIO Non è un collegio!
IL PADRE No, certo. Però alle mutande ci stanno attenti anche loro.
IL FIGLIO Non mi hanno detto niente sulle tue mutande! Sono stato io, di mia iniziativa, a pensare che
forse sono troppe. Troppe mutande, troppi calzini, troppe magliette…non serve, come te lo
devo dire…! La roba la lavano. E poi, se hai bisogno di qualcosa, basta che tu ci dia un colpo di
telefono.
IL PADRE (Esageratamente umile) Ma no, sempre a disturbare…
IL FIGLIO Ma che stai dicendo? Che disturbo vuoi darci?
IL PADRE Non disturbo?
IL FIGLIO Ma certo che no!
IL PADRE Allora perché me ne vado? (Un breve silenzio. Si guardano)
IL FIGLIO (Con una sfumatura di durezza) Perché lo hai deciso tu.
IL PADRE Giusto! Me l’ero dimenticato. (Un silenzio. Il figlio si gira di nuovo verso la cassettiera)
IL FIGLIO Vuoi che te la tolga io un po’ di roba?
IL PADRE Sì, sì, fai tu, grazie!
(Il figlio incomincia a riporre alcuni indumenti nei cassetti)
IL PADRE (Alla madre) Allora, che te ne pare?
LA MADRE Non pensavo che sarebbe diventato così.
IL PADRE Così come?
LA MADRE Così serio.
IL PADRE E’ terribilmente privo di senso dell’umorismo. Sembra impossibile che sia uscito da noi due.
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LA MADRE Tu però ti diverti a tormentarlo.
IL PADRE Sì, lo ammetto . e’ più forte di me.
LA MADRE Fai male. Non deve essere facile neanche per lui vederti andare via di casa.
IL PADRE Ma no! E’ solo imbarazzato. Come quando ha dovuto far sopprimere il cane dei bambini.
L’unica differenza è che quella volta i bambini piangevano.
LA MADRE Non dire così. I bambini non possono capire quello che sta succedendo.
IL PADRE Simone ha quindici anni. Credo che Mosart, alla sua età, avesse già composto un paio di
Sinfonie. E Radiguet stava per scrivere “Il diavolo in corpo”.
LA MADRE E allora Goethe alla sua età che faceva?
IL PADRE Non me lo ricordo, ma giurerei che se la passava meglio di me. (Pausa. Si gira verso il figlio)
Adesso glie lo chiedo.
LA MADRE Che cosa?
IL PADRE Dei bambini.
LA MADRE Non lo tormentare!
IL PADRE Ma no! Con delicatezza…(Al figlio) I bambini sono in casa?
IL FIGLIO No, sono fuori con la mamma. Verranno più tardi, dopo che noi saremo usciti. Ho preferito che
non ti vedessero andar via così…con la valigia e tutto...capisci?
IL PADRE Certo…una questione di tatto…(Una pausa) Ma dopo cosa gli racconterete? Che il nonno se l’è
portato via un a grande cicogna nera?
IL FIGLIO Gli diremo che sei andato in vacanza.
IL PADRE In vacanza? Che bello! E dove sono andato?
IL FIGLIO In montagna, in casa di un tuo ex collega di università.
IL PADRE E chi è?
IL FIGLIO Be’, non lo so.
IL PADRE E se telo domanderanno? Bisogna essere precisi.
IL FIGLIO Ma no, non me lo domanderanno.
IL PADRE Metti che mi vogliano scrivere una cartolina…
IL FIGLIO Le cartoline le scrive chi è in vacanza.
IL PADRE Ancora peggio. Come faccio a scrivergli una cartolina dalla montagna?
LA MADRE Non lo tormentare.
IL FIGLIO Dopo un po’ gli diremo la verità. Dopo che si saranno abituati alla tua assenza.
IL PADRE Ah, ecco! Sì, sì, mi sembra giusto. (Una pausa) E cosa gli direte?
IL FIGLIO Mah, gli diremo, credo, che sei andato in una bella villa…dove ci sono tanti altri signori della
tua età…
IL PADRE Rincoglioniti come me…
IL FIGLIO Se la metti su questo piano…
IL PADRE No, no, hai ragione, scusami! Ogni tanto mi lascio tentare dalle battute grossolane. Questo
ormai dovresti saperlo, mi conosci…(Un silenzio) E allora?
IL FIGLIO Che cosa?
IL PADRE Eravamo rimasti ai signori della mia età. C’era questa bella villa, no…e questi bei signori…
Insomma, va avanti! Non sopporto che mi lascino le storie a metà…!
IL FIGLIO (Guardingo) E tu con questi signori ti troverai bene…
IL PADRE (Allegramente) Ma certo, benissimo!
IL FIGLIO E farai con loro lunghe chiacchierate, perché avrete tanti ricordi in comune.
IL PADRE Le cinque giornate di Milano…La breccia di Porta Pia…
IL FIGLIO (Bruscamente) Quello che ti pare.
IL PADRE E loro in questo modo saranno meno tristi…Anzi, saranno tutti contenti per il caro nonno che
se la passa così bene…mi sembra un’idea geniale!
IL FIGLIO (Alzando le spalle) Io non ne ho avute altre. Se vuoi provare tu…
IL PADRE (Dopo una pausa di riflessione) Perchè non gli dite che sono morto?
LA MADRE Smettila!
IL FIGLIO Morto…?
IL PADRE Ma sì, fuori il dente, fuori il dolore! Pensa quante parole inutili vi risparmierete nei prossimi
mesi.
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IL FIGLIO Scusami, ma su questa strada non ti seguo. 8Ricomincia a occuparsi della valigia)
LA MADRE Sbagli a comportarti così.
IL PADRE (Candido) Perché come mi comporto?
LA MADRE Continui a prenderlo in giro.
IL PADRE Lui non ci fa caso. E’ impermeabile come un pesce.
LA MADRE Gli parli in questo modo anche davanti a sua moglie?
IL PADRE (Sincero) Ma no, certo. Davanti a lei lo tratto come un genio.
LA MADRE Che tipo è?
IL PADRE Una che dice di non essere mai riuscita a terminare “I fratelli Karamazov”…(Breve pausa) Per
Il resto una brava donna. Quello che ci vuole per un brav’uomo come leui.
LA MADRE Però adesso non lo tormentare più, d’accordo?
IL PADRE Ma no, che non lo tormento…(Una pausa e poi al figlio) C’è la televisione?
LA MADRE (Ha un gesto di rassegnazione)
IL FIGLIO (Senza voltarsi) Vuoi che non ci sia…!
IL PADRE A colori?
IL FIGLIO Ma sì, per forza.
IL PADRE Ventuno pollici?
IL FIGLIO E’ probabile.
IL PADRE Fino a che ora ti permettono di guardarla?
IL FIGLIO (Si volta) Non ricominciare con questa storia dei permessi. Ti ripeto che non è un collegio né
Una galera.
IL PADRE Allora che cos’è? Un albergo?
IL FIGLIO Una specie di albergo, sì.
IL PADRE E’ permesso ricevere ospiti nelle stanze?
IL FIGLIO Sì, “è permesso”.
IL PADRE Anche donne?
IL FIGLIO Certo. Perché no?
IL PADRE Anche scopare’
IL FIGLIO Vorrei sapere perché ti rispondo…!
IL PADRE Ecco, ci avrei giurato. Scopare, no!
IL FIGLIO Perché, ne avresti voglia?
IL PADRE Non si può mai dire. Magari con il cambio d’aria…e poi il parco con i fiori…questa bella villa…
IL FIGLIO Non c’è il parco. C’è solo un piccolo giardino.
IL PADRE Niente parco?
IL FIGLIO No.
IL PADRE Costava troppo?
IL FIGLIO Non costava troppo. Non ce ne sono con il parco. E comunque paghi tu. Se ne vuoi una più
costosa, possiamo cercare di trovarla .
IL PADRE “Una”…”Trovarla”..A cosa ti riferisci’
IL FIGLIO Come a che cosa? Alla…
IL PADRE (Interrompendolo) “Al” E’ un albergo, no? “All’albergo!” “Uno!” “Trovarlo!”
IL FIGLIO Mi riferisco alla casa di riposo Villa Delizia!
IL PADRE Sembra il nome di un sorbetto.
IL FIGLIO Senti, perché diavolo non sei venuto a visitarla insieme a me, invece di fare tante storie ades-
so? Te lo avevo pur chiesto, no?
IL PADRE (Mitemente) Mi fido di te. E poi non faccio nessuna storia. Se c’è la televisione, a me basta.
IL FIGLIO Ma se non la guardi mai la televisione!
IL PADRE La guardo di notte, quando tu dormi. La notte danno i film più belli.
IL FIGLIO Non credo che a Villa Delizia tengano accesa la televisione anche di notte.
IL PADRE Posso sempre averne una nella mia stanza…Personale! Tanto pago io.
IL FIGGLIO (Dopo un attimo di esitazione) Ecco, questo…
IL PADRE Cosa?
IL FIGLIO Questo temo non sia previsto…
IL PADRE Ti sei già informato?
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IL FIGLIO Sì.
IL PADRE Merda!
IL FIGLIO Mi dispiace. Non è proprio permesso.
IL PADRE Ma guarda…! Non è “permesso!” Per fortuna che stavolta non l’ho detto io! Che non ho
diffamato il premiato albergo Villa Delizia…! (Breve pausa) Albergo del cazzo! Ddelizia dei miei
coglioni! Quello è un collegio fatto e sputato! (Un silenzio)
IL FIGLIO (Freddamente) Io non ci credo che guardi la televisione di notte.
IL PADRE Che ne sai? Tu dormi.
IL FIGLIO Ti avrei sentito. Ti avrebbe sentito mia moglie.
IL PADRE Dormite tutti e due come ghiri. E russate come marmotte! O viceversa..:? chi è che russa, il
ghiro o la marmotta?
IL FIGLIO Tu la notte non guardi la televisione. Tu leggi…ascolti il tuo Bach…oppure, come tutte le perso-
ne normali, dormi.
IL PADRE Sbagliato! Guardo la televisione e mangio la marmellata dal vasetto!
IL FIGLIO Tu la detesti la televisione!
IL PADRE I film mi piacciono!
IL FIGLIO Non la guardi di notte!
IL PADRE Stabiliamo una cosa! Tu non sai…tu non hai mai saputo niente di me! Né di quello che faccio
né quello che penso, né di giorno né di notte!
IL FIGLIO Né tu di me!
IL PADRE (D’improvviso accomodante) E’ possibile. Anche questo è possibile…La differenza è che forse io
lo avrei voluto…(Un silenzio)
IL FIGLIO Ascolta papà, parliamoci chiaramente! L’idea di trasferirti in una casa di riposo è stata tua. A
me, se devo essere sincero, è parsa un’idea sensata. Ma se ora la pensi diversamente, se non
vuoi più andartene, basta che tu lo dica! Faccio una telefonata a Villa Delizia, gli dico di tenersi
la caparra, e festa finita! (Un silenzio)
LA MADRE Diglielo! Digli che vuoi restare qui, con lui e i bambini, digli che non vuoi finire in quel lazzaretto
di arteriosclerotici! Digli che sei triste e che hai paura! Diglielo!
(Un breve silenzio)
IL PADRE (Al figlio) Perché dovrei aver cambiato idea?
IL FIGLIO Non ci sarebbe niente di male. Può succedere.
IL PADRE A me non è successo.
LA MADRE Mio Dio, che stupido…!
IL FIGLIO Bene, allora ti sarei grato se considerassimo definitivamente chiuso questo argomento.
IL PADRE Naturale. Non capisco perché ne hai parlato.
IL FIGLIO (Annuisce e torna alla valigia)
LA MADRE Che razza di stupido…!
IL PADRE (Alla madre, con sincerità e stanchezza) Perché mi dici stupido…? Potevo accettare secondo
te?
LA MADRE Sì.
IL PADRE Chiesto in quel modo? Con quel fastidio e quella freddezza?
LA MADRE Era la tua ultima occasione.
IL PADRE No, non potevo. E comunque ha ragione lui: questa è la soluzione migliore. Per loro è senz’al-
tro la migliore. Avranno qualche piccolo rimorso nei primi giorni. Forse, a tavola, si sentiranno
un po’ a disagio davanti al mio posto vuoto e non ce la faranno a mangiare il dolce…Ma poi,
dopo un mese o due, se ne saranno dimenticati e gli tornerà l’appetito. (Breve pausa)
L’alternativa sarebbe avere tra i piedi un vecchio sempre più debole e malato, una specie di
reclame della morte. E questo, in una famiglia di gente giovane, è una cosa malsana. Non voglio
che, un giorno o l’altro, mio nipote debba trovarmi stecchito in poltrona. Bella riconoscenza
sarebbe, dopo che mi ha imprestato i suoi fumetti…(Un breve silenzio)
LA MADRE Parli come se la vecchiaia fosse una cosa sporca…
IL PADRE Oggi la pensano così. Dicono tutti di amare la vita, rubano e truffano per godersela meglio, ma
quando un solo uomo ne ha addosso troppa, ai loro occhi diventa sporco.
(Un breve silenzio)
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LA MADRE Dunque lo fai solo per il bene della tua famiglia? Per generosità?...
IL PADRE Perché no? Ti riesce tanto difficile attribuirmi dei buoni sentimenti?
LA MADRE L’orgoglio non c’entra?...
IL PADRE E se anche fosse? Il risultato non cambia. E il risultato è tutto a loro vantaggio. Posso chiedere
di essere giudicato solo in base a questo? (Breve pausa) Ma poi che sciocchezze dico! A chi
importa di giudicarmi? Non gliene frega niente a nessuno!
LA MADRE Importa a te.
IL PADRE A me…? No! Casomai a te.
LA MADRE Questa sì che è una sciocchezza. Io non esisto. Sei tu che ti stai giudicando.
(Un silenzio)
IL FIGLIO (Gli cade l’occhio sul contenuto del cestino. Ci infila la mano e ne tira fuori una scatola di sup-
poste) Hai gettato le supposte un’altra volta…
IL PADRE (Irritato) Te l’ho già detto, mi rifiuto di infilarmi qualsiasi tipo di supposta! Ho tenuto duro per
quasi ottant’anni, e non vedo il motivo di cedere adesso.
IL FIGLIO Allora prendi le pastiglie!
IL PADRE Mi fanno venire il mal di stomaco.
IL FIGLIO (Con un gesto di sofferenza) Ma sì…! Tanto là ci sarà chi te le mette…
IL PADRE Cosa significa “ci sarà chi me le mette?”
IL FIGLIO Dal momento che tu non lo vuoi fare, ci penserà qualche infermiera.
IL PADRE E secondo te dovrei lasciarlo fare a una donna…?
IL FIGLIO Troveranno un uomo.
IL PADRE Piuttosto la morte!
IL FIGLIO Allora mi spieghi tu come si deve fare per curarti?
IL PADRE Mi facciano delle iniezioni, se vogliono! Mi facciano delle flebo!
IL FIGLIO Due volte al giorno…?
IL PADRE E perché no?
IL FIGLIO Hai le vene indurite.
IL PADRE Che affilino gli aghi!
IL FIGLIO Gli aghi non si affilano. Gli aghi si appuntiscono.
IL PADRE Lo so benissimo! Me ne frego!
IL FIGLIO (Getta di nuovo la scatola delle supposte nel cestino) Si arrangeranno loro…
IL PADRE Certo! Tanto sono pagati per questo, no?
IL FIGLIO Appunto.
IL PADRE E come ti immagini che possano infilarmi delle supposte, se io non voglio? Prendendomi a
scudisciate?
IL FIGLIO Non mi risulta che usino questi sistemi. Anche se, personalmente, ritengo che nel tuo caso
sarebbero giustificati…
IL PADRE Rimpiango con tutto il cuore di non averti mai picchiato da bambino!
IL FIGLIO (Gli si avvicina) Puoi farlo ora, se vuoi….(Si china su di lui) Puoi farlo, se ci tieni tanto…
(Si fissano per qualche secondo)
IL PADRE No, non mi darebbe più nessuna soddisfazione…ormai sono debole…(dandogli un delicato
colpetto sulla guancia con la punta delle dita) e finirebbe per somigliare troppo a una carezza..
(Un attimo di imbarazzo, di affetto che non vuole esprimersi. Poi il figlio torna a sistemare in
valigia le cose del padre)
IL PADRE (Alla madre, senza voltarsi) perché mi guardi in quel modo?
LA MADRE (Ironicamente) Perché sei così sciocco da vergognarti…
IL PADRE (A disagio) Vergognarmi…? E di che cosa…?
LA MADRE Di esserti commosso.
IL PADRE Sono solo momenti…chi riesce a difendersi da certi momenti…?
LA MADRE Non è una colpa.
IL PADRE No, ma è una debolezza. (Il figlio si gira con in mano un album di fotografie)
IL FIGLIO Questo…?
IL PADRE Che cos’è?
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IL FIGLIO Un album di fotografie.
IL PADRE Non posso portarlo?
IL FIGLIO Certo che puoi! Volevo solo sapere se dovevamo prenderlo.
IL PADRE Ci sta in valigia?
IL FIGLIO Una volta sistemate tutte le tue mutande, credo che non ci starà più niente…ma non importa.
Non occorre metterlo per forza in valigia.
IL PADRE Lo posso portare io in mano.
IL FIGLIO Ma sì, tu…io…non è un problema. Tanto siamo in macchina.
IL PADRE Me lo dai? Me lo dai, per piacere?
IL FIGLIO (Glielo consegna) Ecco.
(Il padre lo apre qui e là, voltando le pagine con delicatezza. Il figlio osserva distrattamente le
Foto da dietro le sue spalle)
IL PADRE Ci sono tante fotografie di tua madre…(Sfoglia l’album)
IL FIGLIO Era affascinante, vero?
IL PADRE Era uno splendore.
IL FIGLIO (Indicando una foto) Qui siete proprio due ragazzi…quanti anni avevate?
IL PADRE Lei diciannove e io ventiquattro. Ci conoscevamo da una settimana…e io avevo già deciso che
volevo passare la mia vita con lei…
IL FIGLIO Accidenti, come correvi!
IL PADRE Questa fotografia ce la siamo fatta da un ambulante; sai, uno di quelli con il panno nero sulla
Macchina e il cavallino di legno…
IL FIGLIO Non se ne vedono più in giro.
IL PADRE No, oggi non esistono più. Ma anche quella volta erano una rarità. Per questo abbiamo voluto
farci fotografare da lui…
IL FIGLIO La foto però è un po’ buia.
IL PADRE Perché era una giornata di pioggia e stava facendo sera. (Una pausa) Vedi quella piccola aiuola
alle nostre spalle?
IL FIGLIO Io vedo solo una macchia più scura…Ma se tu dici che è un’aiuola, ti credo.
IL PADRE Ecco, c’era un piccione…(Si interrompe per un momento)
IL FIGLIO Un piccione? Dove, sull’aiuola?
IL PADRE No. Lui era sull’asfalto…anzi, dentro una pozzanghera…
IL FIGLIO Si stava lavando…
IL PADRE No, stava morendo.
IL FIGLIO Morendo? E perché?
IL PADRE Non lo so. Forse lo aveva investito un’automobile o forse era malato.
(Un silenzio)
IL FIGLIO E allora?
IL PADRE E allora tua madre si è fermata a guardarlo. Era tutto bagnato e muoveva piano le ali…una
una specie di grumo viscido e grigiastro…A me, se devo essere sincero, faceva un po’ di re-
pulsuione…ma lei si è inginocchiata, l’ha preso delicatamente tra le mani ed è andata a posar-
lo in mezzo a quell’aiuola. “Che almeno muoia sull’erba…” ha detto. (Una pausa) E in quel mo-
mento io ho capito che volevo passare la mia vita con lei.
(Un breve silenzio)
IL FIGLIO (Un po’ a disagio per l’emozione del padre) E’ una cosa molto bella…
IL PADRE Sì, tua madre faceva cose molto belle…perché era bella lei…!
(Un silenzio)
IL FIGLIO (Indica un’altra foto) Quello sono io?
IL PADRE (Guarda la foto) Sì.
IL FIGLIO A quanti anni?
IL PADRE A sette…forse si…
IL FIGLIO Che aria immusonita!
IL PADRE Non sei mai stato un tipo divertente…
IL FIGLIO (Tornando alla cassettiera) Molto gentile da parte tua.
IL PADRE (Con un sorriso) Che vuol dire? Ognuno ha il suo carattere. Però eri un bravo bambino.
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Ubbidiente ed educato.
IL FIGLIO Un piccolo imbecille.
IL PADRE No. Solo un poco lento e credulone…(Ride fra sé)
IL FIGLIO Perché ridi, adesso?
IL PADRE Oh, niente! Ricordi…
(Il figlio gli gira le spalle, occupandosi di nuovo della valigia)
LA MADRE Non dovresti ridere. Era stato uno scherzo molto stupido…
IL PADRE A chi era venuto in mente?
LA MADRE A te, naturalmente.
IL PADRE E’ che lo vedevo sempre così serafico, così imperturbabile…Aveva l’aria troppo soddisfatta
Per essere un bambino…sembrava piuttosto la miniatura di un pensionato…
LA MADRE Be’, era felice…meno male.
IL PADRE No, non era felicità, quella! Era una sorta di ottuso benessere…mi faceva venire i nervi.
LA MADRE Questo lo si era capito…
IL PADRE Non volevo fargli una cattiveria, ma solo verificare se esisteva qualcosa che riuscisse a
scuoterlo…se era un bambino umano…!
LA MADRE Forse si poteva trovare un sistema più dolce…
IL PADRE So con assoluta certezza di essere stato molto dolce…e delicato…nel metterlo al corrente…
sì, insomma, nello svelargli…(Si interrompe pudicamente)
LA MADRE Il segreto della sua nascita…
IL PADRE (Scoppia a ridere) Com’era esattamente la storia? Sai che non me la ricordo più? C’era di
Mezzo un aviatore, no…?
LA MADRE Sì, un valoroso aviatore che aveva sposato la mia più cara amica. Dalla loro unione era nato
un bambino. Ma subito dopo, l’aviatore era precipitato con il suo apparecchio nel corso di
un’eroica azione contro il nemico.
IL PADRE Quale nemico?
LA MADRE Non lo so. Non lo sapevamo neanche allora, credo. In quegli anni non c’era nessun nemico.
IL PADRE E lui non ce l’ha chiesto?
LA MADRE Era troppo piccolo per badare a simili dettagli.
IL PADRE E dopo…? Moriva anche la madre, mi pare.
LA MADRE Sì, la moglie dell’aviatore caduto.
IL PADRE La tua amica.
LA MADRE La mia più cara amica!
IL PADRE E come moriva?
LA MADRE Mah, moriva e basta.
IL PADRE Forse dal dolore…
LA MADRE Sì, hai ragione. Moriva di crepacuore.
IL PADRE Ed ecco che il povero piccolo si ritrovava orfano…!
LA MADRE Orfano a soli due mesi!
IL PADRE Nonni e nonne?
LA MADRE Niente! Già morti!
IL PADRE Zii, cugini, generi, cognato?
LA MADRE Tutti morti!
IL PADRE (Allegramente) Un cimitero…!
LA MADRE Nessuno al mondo che si prendesse cura di lui!
IL PADRE Unica prospettiva…l’orfanotrofio! L’orfanotrofio con le suore!
LA MADRE Perché con le suore?
IL PADRE Senza suore, che orfanotrofio sarebbe? L’atmosfera la creano loro…queste inaccessibili
Mamme bianche e nere, che scivolano silenziose lungo corridoi scuri e gelidi stanzoni…
LA MADRE Ed è proprio là, in quel gelido orfanotrofio di suore, che tu e io lo avevamo trovato…
IL PADRE Tutto rannicchiato nell’angolo di uno stanzone…
LA MADRE Lo avevamo portato a casa nostra e lo avevamo adottato…
IL PADRE In omaggio alla memoria dell’eroico aviatore…
LA MADRE E della mia povera amica morta di dolore!
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(Scoppiano a ridere tutti e due. Dopo un po’ si calmano)
IL PADRE E’ una storia davvero commovente.
LA MADRE E infatti lui è scoppiato a piangere come un disperato…
IL PADRE Dio, che rimorso!
LA MADRE E che vergogna!
IL PADRE Quanto bene gli ho voluto in quel momento…
LA MADRE Non si riusciva a calmarlo…
IL PADRE E non voleva più crederci, quando gli abbiamo giurato che era figlio nostro!
LA MADRE Un psicologo dell’infanzia ci avrebbe fatti fucilare…
IL PADRE Ce lo saremmo meritati. (Un breve silenzio)
LA MADRE La verità è che nostro figlio lo abbiamo sempre preso un poco in giro…
IL PADRE La verità e che prendevamo in giro anche noi stessi…e tutto quanto il mondo. Non riuscivamo
a farne a meno. Era il nostro modo di sentirci uniti. E coinvolgere anche lui, dal momento che
faceva parte della famiglia, ci sembrava naturale…Lui era il terzo moschettiere!
LA MADRE Un povero moschettiere arruolato a forza…(Una pausa. Sorride) Quella volta balbettava un
poco, ti ricordi?
IL PADRE Gli succede ancora.
LA MADRE Davvero?
IL PADRE Sì, quando è emozionato. Gli succede raramente, perché non è quasi mai emozionato. Ma
quelle poche volte, balbetta! (Breve pausa) Allora diventa molto buffo…gli viene un’aria
smarrita, offesa, come se qualcuno gli stesse giocando un brutto tiro dal quale non può
difendersi, come se il bambino che lui era una volta lo tirasse per una manica giù in fondo alla
infanzia…
LA MADRE Dovresti dirglielo…
IL PADRE Che cosa?
LA MADRE Che gli vuoi bene.
IL PADRE (Stringendosi nelle spalle) Non è necessario. Che i padri amino i figli è scontato.
(Il figlio ha sistemato tutti gli indumenti del padre nella valigia e la chiude con un colpo secco)
IL FIGLIO Io ho finito.
IL PADRE Bravo.
(Un silenzio)
IL FIGLIO Casomai tu avessi dimenticato qualcosa, posso sempre portartela io nei prossimi giorni.
IL PADRE Non c’è problema.
(Un silenzio)
IL FIGLIO Allora andiamo…?
IL PADRE Andiamo. (Si alza in piedi, con il suo album fotografico stretto fra le mani)
IL FIGLIO (Prende il cappotto del padre) Infilati il cappotto (Lo aiuta)
IL PADRE Grazie.
IL FIGLIO (Solleva la valigia) La porto in macchina.
(Un silenzio. Il padre, fermo in mezzo alla stanza, non si muove)
Ti aspetto di sotto. Non metterci tanto, però…(Fa per uscire)
IL PADRE Senti!
IL FIGLIO (Si volta) Sì?
IL PADRE Devo dirti una cosa, prima che ce ne andiamo. Mi dispiace, ma devo assolutamente dirtela.
IL FIGLIO Possiamo parlare in macchina.
IL PADRE Non è una cosa da dire in macchina. E’ una cosa da dire qui, in casa nostra, una volta per tutte
e poi basta!
IL FIGLIO (Posa in terra la valigia) Va bene, sentiamo…(Un silenzio) E allora…?
IL PADRE Non è facile, scusami…
IL FIGLIO (Cominciando a preoccuparsi) Ma che c’è…?
IL PADRE Ti ricordi di quellla volta..tanti anni fa…tu eri un bambino…che tua madre e io ti abbiamo
raccontato la storia di quell’aviatore che era il tuo vero padre..?
IL FIGLIO Ah, sì! Quello scherzo cretino…! (Un silenzio) E allora…?
IL PADRE Non era uno scherzo.
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IL FIGLIO Come non era uno scherzo?
IL PADRE Non era uno scherzo. Era la verità. Noi abbiamo cercato di dirtela, ci sembrava giusto...
soprattutto per tuo padre, che era morto senza quasi conoscerti..e per tua madre che era
l’amica più cara di…sì, insomma…di mia moglie…ma tu l’hai presa così male…piangevi da
da strappare il cuore…e così…sì, ci è mancato il coraggio di andare sino in fondo e ti abbiamo
consolato dicendoti che era stato soltanto uno scherzo stupido. Avevamo stabilito fra noi due
di riparlartene quando saresti stato più grande. Ma…vedi…proprio quello è stato l’errore…
perché più passava il tempo e più diventava difficile parlarne…Alla fine abbiamo deciso di non
dirtelo mai…che andava bene così…perché tanto, che importanza poteva avere che tu fossi
diventato nostro attraverso un decreto di adozione…? Tua madre e io non abbiamo mai cre-
duto a tutte quelle balle del sangue. Per noi hanno sempre contato solo i sentimenti. E noi ti
amavamo come un figlio e tu ci amavi come si amano due genitori. (Pausa) Però, oggi…ecco,
oggi non mi sembra più giusto…! Forse sto sbagliando e mi pentirò…forse ti faccio del male e
mi dispiace…ma oggi credo che tu abbia il diritto di sapere la verità!
LA MADRE E’ impazzito…
IL FIGLIO (Pallido come un cencio) Ma sei impazzito…!
IL PADRE Purtroppo non sono mai stato così lucido in vita mia…!
IL FIGLIO (Con la voce rotta dall’emozione) Mi stai dicendo che non sono figlio tuo e della mamma…!
Mi stai dicendo questo…!
IL PADRE Esattamente questo.
IL FIGLIO (Si mette a sedere) Ma non è possibile…! Non è possibile che io fino a oggi non l’abbia saputo…!
In tanti anni…! Scusami, ma queste cose uno viene a saperle…(comincia a balbettare) Queste
Cose prima o poi si sanno…!
IL PADRE Se chiedi che l’adozione resti segreta, non può venire a saperlo nessuno al mondo. Le suore
Distruggono tutte le carte.
IL FIGLIO E voi lo avete chiesto?
IL PADRE Sì. Volevamo che tu fossi figlio nostro agli occhi di tutti e per sempre! Solo noi tre dovevamo
Conoscere la verità! Ma tu quella volta…te l’ho detto…hai reagito troppo male…
IL FIGLIO (Si stringe la testa fra le mani) Oh Dio…! Oh Dio mio…!
IL PADRE Perché te la prendi tanto? Che importanza può avere oggi? La mamma è morta…io me ne sto
Andando…e tu ormai sei un uomo adulto, con una famiglia…
IL FIGLIO (Stridulo e balbettante) E pretendi pure che non me la prenda…! Dovrei fregarmene, secondo
Te? Dovrei farci sopra una bella risata?(Si mette a piangere silenziosamente. Una lunga pausa)
IL PADRE Perché no, dal momento che è solo uno scherzo…
IL FIGLIO Uno scherzo…!
IL PADRE Ci sei cascato come una pera. Proprio come quarant’anni fa. Giuro che non credevo tu abboc-
si di nuovo…!
IL FIGLIO ( Lo guarda sbalordito)
IL PADRE (Allegramente) Sei sempre il mio bambino, non sei contento?
(Un silenzio)
IL FIGLIO (Scandendo le parole) Tutto questo è ignobile!
IL PADRE Sì, forse un pochettino lo è.
IL FIGLIO (Si alza in piedi) Come fai a diverti in questo modo?
IL PADRE Infatti mi diverto meno di quanto pensassi. Anzi, se devo dirti la verità, provo un po’ di rimor-
so, proprio come tanti anni fa…Le tue reazioni riescono sempre a sorprendermi. Sembri im-
perturbabile come una sogliola e poi, d’un tratto, ti escono fuori tutte quelle lacrime…Sì, pro-
vo di nuovo rimorso.
IL FIGLIO (Continuando a balbettare) Dovrei compiangerti…?
IL PADRE (Con un sorriso affettuoso) Ti sei perfino rimesso a balbettare…
IL FIGLIO Me ne frego!
IL PADRE Facevi così da piccolo, ti ricordi?
IL FIGLIO Affari miei!
IL PADRE Ti chiedo perdono.
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IL FIGLIO (Con una smorfia di sarcasmo) Ah, be’…!
IL PADRE Se tu perdoni me, io perdono te.
(Un silenzio padre e figlio si guardano).
IL FIGLIO Va bene.
IL PADRE (Annuendo) Va bene. (Una pausa. Lo osserva) Sei un po’ tonto, lo sai.
IL FIGLIO (Sottovoce) Sì.
IL PADRE Va bene. (Pausa) Vogliamo andare, adesso?
IL FIGLIO (Annuisce con stanchezza. Ripiglia in mano la valigia e resta fermo guardando il padre)
IL PADRE (Gentilmente) Vai avanti, ti raggiungo subito.
(Il figlio esce con la valigia, lasciando la porta aperta. Nella stanza sono rimasti il padre e la
madre. Si guardano in silenzio)
IL PADRE (Alla madre) Allora ciao…
LA MADRE Ciao.
(Una pausa)
IL PADRE Ti lascio un po’ di musica, vuoi?
LA MADRE Grazie.
IL PADRE Lester?
LA MADRE Bach.
(Il padre azione l’impianto stereofonico. Musica di Bach: “Bete aber auch dabei” dalla
Cantata BWV 115. Lui si guarda intorno un’ultima volta, lentamente. Va alla porta, si volta
verso la moglie, le fa un gesto di saluto ed esce. Gradualmente BUIO)
SECONDO TEMPO
(Musica nel buio. Bach, “Adagio” dal Concerto per violino in mi maggiore BWV 1042.
LUCE: due sedie bianche orientate verso il pubblico e convergenti al centro, come se fossero preparate per
un colloquio. Il resto della scena è al nero.
Entra il padre da destra: cammina trascinando le gambe e appare invecchiato. Indossa un paio di pantaloni senza piega e un cardigan di lana pesante ormai consunto e sformato. Sulla testa ha una cuffia auricolare, il cui filo termina in una tasca rigonfia del cardigan, dove si indovina la presenza di un registratore portatile. Stringe sotto un braccio il suo album di fotografie. Con l’altro regge contro il petto una piantina di basilico in un vaso di latta. Si porta tra le due sedie e depone il vaso in terra, cercando con cura la posizione migliore per fargli prendere la luce. Si raddrizza e guarda verso la fonte della luce.
La musica va in sottofondo)
IL PADRE C’è un po’ di sole, oggi. (Pausa) Va e viene. (Sposta ancora una volta il vaso. Guarda di nuovo
verso la luce) O forse non c’è…E’ difficile capirlo. Bisognerebbe pulire il vetro…è diventato
grigio. (Pausa) Vetro grigio…luce grigia..e il sole, anche se c’è, non può farci niente. (Pausa)
Questo significa che siamo alla fine del mese. Alla fine del mese tutti i vetri sono grigi, anche
quelli dell’ufficio della direttrice. Una donna democratica! (Pausa) All’inizio del mese, invece,
puliscono i vetri e ritorna il sole. Tutto splende dentro la casetta nel bosco….(Guarda la pianti-
na di basilico) E le brave piantine come te si fanno una scorpacciata di luce e sono tutte con-
tente. (La guarda) Devi avere ancora un po’ di pazienza, ormai è questione di giorni. (Pausa)
Intanto beviamo l’acqua…
(Esce. Torna subito con un annaffiatoio. Bagna la piantina. Posa l’annaffiatoio su una delle due
sedie e si siede nell’altra, l’album fotografico sulle ginocchia. Un silenzio. Fissa il vuoto)
Un uomo era stato condannato a morte e aspettava nella sua cella che arrivasse il giorno della
esecuzione. Sapeva che sarebbe avvenuta da lì a un mese. Dunque gli restavano ancora trenta
giorni. L’uomo pensava che erano pochi e si angosciava nell’attesa della morte. Ma , per una
circostanza imprevista, le carte necessarie per procedere all’esecuzione erano andate e
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tornate molto più in fretta del solito…E così un mattino alla cinque, ancora con il freddo e con
il buio, il direttore della prigione era entrato nella cella dell’uomo e lo aveva toccato sul brac-
cio. “Che c’è?” aveva domandato lui, sollevandosi sui gomiti. “Preparati” gli rispose il direttore.
“L’esecuzione è fissata fra tre ore”. L’uomo, ancora mezzo addormentato, non voleva crederci
e cominciò a protestare che l’esecuzione doveva avvenire da lì a un mese…Ma poi, quando fu
sveglio del tutto ed ebbe capito che non c’era scampo, smise di discutere e ammutolì. Una sola
cosa disse:” Tuttavia, così all’improvviso, è molto penoso!” E dopo non volle più aprire bocca.
(Pausa) E forse in quel momento pensò che sarebbe stata una grande, un’invidiabile felicità
poter vivere ancora un mese in quella cella, con la sola compagnia di un ragno e di una piccola
pianta in un vaso di latta…(Pausa) Ed è questo l’unico insegnamento possibile sulla felicità.
(Pausa) Lo ha scritto Fedor Dostoevskij ne “L’idiota”…parola più parola meno…(Pausa)
Ed ecco pechè io, quando qualche anima buona mi domanda se sono felice, rispondo di sì…
certo…che sono felice.
(Si alza in piedi, tasta con il dito la terra della pianta, prende l’annaffiatoio dalla sedia e le dà
Ancora un po’ d’acqua. Posa l’annaffiatoio in terra e si siede cambiando posto)
E’ basilico. (Pausa) Non particolarmente bello. E’ solo molto verde e profuma. (Pausa) Mi piace
il suo profumo…sa di gioventù! (Pausa) Le piante di fiori, in genere, hanno profumi da vecchie
signore sfatte. Lui no…lui è un ragazzino…e cresce in fretta. Credo che, se avessi la pazienza di
stare lì a guardarlo, riuscirei a sorprenderlo mentre cresce. Due giorni fa arrivava solo fino qui…
(Indica con la mano) E siamo alla fine del mese…e la luce è grigia…(Con tono compiaciuto) Nei
Prossimi giorni, con i vetri puliti, crescerà di tanto…(Indica con la mano) Efra due mesi sarà di-
ventato quasi un alberello. (Pausa) Dopodichè farà i suoi fiori bianchi e morirà. (Pausa) Perché
non vivono più di una stagione le piante di basilico. (Pausa) E io certe volte mi chiedo se non
l’ho scelto per egoismo, perché non voglio che mi sopravviva…(Pausa) Mah…! Comunque non
posso rimproverarmi niente…gli do l’acqua ogni giorno e la tengo alla luce…A ciascuno il suo
tempo! (La musica finisce) Finito! (Si toglie la cuffia, lasciandosela intorno al collo) Bisogna
girare il nastro…è facile…(Estrae di tasca il registratore e gira la cassetta) Ecco fatto! Adesso è
pronto per un’altra ora di musica. (Lo rimette in tasca senza azionarlo) Me lo ha regalato mio
figlio. Ha detto che, siccome ho lasciato a casa il mio impianto stereofonico, è giusto che abbia
in cambio eccetera eccetera…(Pausa) Mio figlio ha un forte senso dell’equità. 8Pausa) Ad ogni
modo è un aggeggio molto comodo..te lo porti sempre dietro e quando vuoi ascoltare della
musica –tac- basta premere un tasto e infilare la cuffia. (Pausa) Veramente ascoltare la musica
in cuffia a me non è mai piaciuto. La musica deve volare nell’aria. (Pausa) Ma ci si abitua a
tutto…alla cuffia…al pannolone…e alle supposte…(Pausa) Me ne mettono due al giorno. Una
infermiera in genere…ma qualche volta anche un infermiere maschio. (Pausa) Ma ci si abitua
anche a questo…(Ridacchia) Non si scherza con la direttrice…! Lei è il potere. Amministra pan-
noloni, supposte e clisteri secondo i dettami della necessità e della giustizia. (Pausa) Quando
sono arrivato qui, pensavo che me ne sarei infischiato della direttrice e di tutto quanto il perso-
nale. Pensavo che Villa Delizia me la sarei messa in tasca…(Pausa) Ero presuntuoso…Come tutti
i novizi…(Pausa) Ma una volta entrato qui dentro, ti senti solo come mai nella vita. Perché non
conti più niente, non sei più nessuno. Perché il tuo passato è come non fosse mai esistito e non
serve a distinguersi. Sei solo uno dei tanti vecchi di Villa Delizia e vieni giudicato non per ciò che
sai o che hai fatto, ma unicamente per quanto sei capace di sorbire il brodo da solo o di fare i
tuoi bisogni senza sporcare…(Pausa) Allora ti prende il panico…perché capisci che, senza l’ap-
provazione degli altri, qui sarai sempre e solo un relitto. (Pausa) Anche in collegio era così.
Anche là il tuo passato non contava e tu dovevi conquistarti sul campo spazio e privilegi.
(Pausa) Però quella volta era facile. Tra ragazzi si diventa subito complici...e non esisteva diret-
trice che io non riuscissi a conquistarmi con un sorriso e due frasi gentili…Perché ero giovane
e garbato, e piacevo agli atltri. (Pausa) Oggi non ci provo nemmeno…oggi non riuscirei a
conquistare nemmeno la guardiana dei cessi. (Pausa) E allora, se vuoi esistere, se vuoi occupare
un posto riconoscibile nella piccola società di Villa Delizia, non ti resta che accettare il pannolo-
ne…accettare le supposte..e mendicare senza ritegno uno sguardo di benevolenza…
“Buongiorno, signora direttrice! Ha visto che bel sole stamattina?”(Pausa) Ma ci si abitua anche
a questo…ci si abitua a tutto…
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(Si alza, sposta di qualche centimetro il vaso di basilico, si siede sull’altra sedia, l’album delle
fotografie posato sulle ginocchia)
La cuffia però è comoda. Me ne vado in giro annegato nella muisica e non sento nient’altro…
E posso pensare a lei in santa pace…(Pausa) Non le parlo più, però…perché non voglio farla
stare qui dentro…Non che sia così terribile, intendiamoci…ci si abitua a tutto…ma io so che a
lei non piacerebbe. Perché lei è troppo giovane…e i vecchi, quando sono così tutti insieme,
possono anche fare paura. (Pausa) A me all’inizio facevano paura. Mi sembravano cattivi…
Ma sono solo tristi. Quando poi sono allegri sembrano matti…(Pausa) Sulla faccia di un vecchio
tutto assume un significato diverso…peggiore…E così loro sono innocenti, ma sembrano tutti
quanti colpevoli.
(Spalanca l’album. Lo sfoglia lentamente. Si ferma su di una fotografia)
Colazione al sacco sulla Tofana di mezzo…(Pausa) Quanti fiori quell’estate…! E io avevo…trenta
cinque anni…? Trentasette….? (Pausa) Ecco, allora ero sicuramente felice e non sapevo di
esserlo. (Pausa) Oggi, invece, penso di esserlo e sicuramente non lo sono. (Pausa) La vita è
proprio insensata…Il Padreterno, se ci amasse davvero, dovrebbe farci nascere avvolti nel
foglietto delle istruzioni per l’uso.
(Sfoglia l’album. D’un tratto si ferma e solleva il capo, come per ascoltare qualcosa)
Non mi piace il silenzio che c’è qui dentro. E’ anche per questo che giro sempre con la cuffia.
Perché in realtà non è un vero silenzio…come quello della montagna…delle chiese vuote…
o dei cimiteri in estate…Questo è un falso silenzio. Sotto, se uno ci fa caso, c’è come un rumore
fondo, sordo, continuo…una specie di fruscio…che a volte sembra provenire dalla stanza accan-
to, a volte da molto distante, da qualche lontano camerino dimenticato da tutti…(Pausa) Sono
le suole dei vecchi che strisciano sul pavimento. Le suole delle loro ciabatte perlopiù, perché
dentro casa le scarpe sono proibite…portano la sporcizia del mondo di fuori e rigano i pavimen-
ti. E così tutti i vecchi di Villa Delizia vanno avanti e indietro frusciando…come tante formiche
con le ciabatte…come formiche senza lavoro…
(Si alza, cammina, si ferma, ascolta. Cammina, si ferma, ascolta)
E poi ci sono tutti i loro fantasmi…Ogni vecchio si porta dietro un piccolo corteo di fantasmi.
E anche quelli frusciano, come le suole dei vecchi. Ogni fantasma segue diligentemente il pro-
prio padrone, tenendo il passo delle ciabatte, e rinforza questo rumore di fondo, questo fruscio
nascosto in fondo al silenzio…(Pausa) Il fruscio dei fantasmi, però, è più morbido, più continuo..
come l’agitarsi di tende di seta…e lo distingui da quello delle ciabatte perché non produce quei
piccoli, fastidiosi schiocchi contro il lineolun del pavimento. (Una Pausa)
Anche di notte non c’è un vero silenzio. I vecchi dormono e non trascinano più le gambe…I fan-
tasmi parlottano fra di loro, ma con tanta discrezione che davvero saresti in malafede a dire
che riesci a sentirli o che ti disturbano…Però lo stesso non c’è un vero silenzio. Perché dai muri
cominciano a provenire suoni liquidi e armoniosi….(Pausa) Sono i morti che cantano nei tubi
dell’acqua. Sono tutti i vecchi morti qui dentro…che non si sentono più tristi, e anzi cantano di
contentezza e di sollievo, perché possono finalmente essere allegri senza sembrare matti.
(Pausa) Ognuno ha la sua canzone e la cantano tutte insieme, con uno strano contrappunto
dall’effetto rilassante e ipnotico…come certe nenie orientali. (Pausa) Io dormo bene quando i
morti cantano nei tubi dell’acqua e faccio sogni infantili e sereni.
(Rimane assorto per qualche istante)
Il vecchio Nieder, invece, aveva gli incubi e ogni notte urlava nel sonno…(Pausa) Ed era un fatto
strano, perché lui, da sveglio, sembrava l’uomo più mite e tranquillo del mondo. Era sempre di
buon umore e sorrideva atutti con la sua bocca sdentata. Era anche generoso, e, quando gli
arrivava un dolce da casa, lo tagliava in tante piccole fette uguali e andava in giro a offrirlo su
di un vassoio di carta stagnola. (Pausa) Il vecchio Nieder voleva bene agli altri…e loro non gli
volevano male, perché lui era sempre pronto ad ascoltarl. Naturalmente non capiva molto di
quanto gli dicevano e non era certo capace di rispondere a tono o di dare consigli…Ma agli
altri vecchi bastava vederlo spalancare gli occhi pieno di buona volontà e di attenzione…Si
accontentavano dell’apparenza…E lui aveva in tutto e per tutto l’aspetto dell’ascoltatore
ideale. (Pausa) Insomma, un vecchio in pace con il mondo. Ma poi la notte sognava una vita
terrificante e urlava di paura…(Pausa) Gli hanno anche dato dei tranquillanti, ma non è servito.
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(Pausa) Chissà, forse poteva servirgli una cura psicoanalitica..Ne ho conosciuti tanti che, dopo,
dicevano di essere guariti…(Pausa) Ma quanto è distante, vasto e confuso, il passato di un
uomo di ottantaquattro anni..! E quale analista se la sentirebbe di avventurarsi in terre così
lontane…! Probabilmente direbbe che la cura deve durare troppi anni e che non ne vale la
pena. Figuriamoci… a sentire gli altri, certe volte non vale la pena nemmeno rifarti una capsula
…! E infatti il vecchio Nieder lo avevano lasciato senza denti….(Pausa) Alla fine hanno dovuto
allontanarlo, perché non ci lasciava più dormire con le sue urla. (Pausa) Chissà dove lo avranno
portato…forse in un posto dove urlano anche gli altri…e così a lui non farà più caso nessuno…
(Si siede. Sfoglia l’album. Si ferma su di una fotografia)Vacanze in Scozia. Gita lago di Locheness
…(Pausa) Che sole c’era quel giorno…! Un grande sole abbagliante che faceva scintillare il lago
e ti costringeva a stringere gli occhi. 8Pausa) Forse è per questo che continuano ad avvistare il
mostro…in quel riflesso sull’acqua ognuno vede ciò che gli pare…come nelle nuvole…(Pausa) In
paese dicevano tutti di averlo visto…e nel pub dove avevamo fatto colazione era pieno di
ubriaconi che, per una sterlina, erano pronti a raccontarti di quella volta che erano usciti da soli
in barca senza un pensiero al mondo…quando improvvisamente, a cento metri da loro, l’acqua
aveva cominciato a ribollire, a fumare…(Si interrompe. Sorride) Ubriaconi rossi e mostruosi che
ti raccontano del mostro…(Pausa) E il mostro, senza dubbio, avrebbe raccontato ai suoi piccoli
che stava salendo in superficie senza un pensiero al mondo, quando improvvisamente, a soli
cento metri da lui, aveva visto galleggiare una barca…e sopra, paonazzo e schifoso...
(Si interrompe di nuovo. Scuote la testa) A questo mondo è tutto relativo. (Un silenzio) Anche
il vecchio Cafiero era diventato un ubriacone…(Una pausa) Non beveva certo qui dentro, no…
dentro è proibito. Beveva nel bar ella zona. Perché lui era ancora in gamba e se ne usciva ogni
pomeriggio a fare un giretto. Girava poco, però…anzi, puntava dritto sul bar più vicino e torna-
va dopo un’ora sbronzo perso. Era un ex professore di letteratura, come me. E beveva perché
era innamorato e si vergognava…(Pausa) Si era innamorato qui dentro, a settantanove anni, di
un’inserviente che ne aveva cinquantuno. (Pausa) Siamo gli ultimi romantici noi che abbiamo
fatto gli studi classici. (Pausa) Lei non era una bella donna…era secca, con un viso appuntito e
volgare…e credo offrisse a pagamento le sue ossute grazie agli ospiti di Villa Delizia. (Pausa)
Che poi mi domando cosa se ne facessero…Forse guardavano e basta…Ed era un peccato,
perché dopo si incupivano e perdevano il loro candore. (Pausa) Ma non Cafiero! Lui era un
romantico ex professore di letteratura…e di quella squallida bagascia di mezza età aveva fatto
la sua Dulcinea. Credo che lei gli abbia succhiato un bel po’ di soldi promettendogli di non
concedersi più agli altri e di leggere Flaubert. Ma era avida e bugiarda e aveva continuato a
mostrare le tette ai vecchi e a divorare fotoromanzi. (Pausa) Alla fine la nostra direttrice è
venuta a sapere della faccenda, ha impugnato la sua spada di fuoco e ha cacciato la donna da
Villa Delizia. E’ stata così brava da riuscire persino a farsi restituire da lei i soldi che aveva
spillato agli ospiti. Ma Cafiero non ha mai voluto riprendersi i suoi. Era troppo orgoglioso per
ammettere che aveva pagato la sua Dulcinea. (Pausa) Tutto è bene quel che finisce bene.
(Pausa) Ma per Cafiero non è finita bene affatto…perché lui, rimasto solo, è diventato un uomo
triste e ha cominciato a piangere e a ubriacarsi ogni giorno. Usciva il pomeriggio, ritornava
sbronzo, si chiudeva in bagno e piangeva. Che poi avrebbe potuto fare a meno di nascondersi
lì dentro…tanto, singhiozzava così forte che lo sentivamo tutti…(Pausa) Poi, un pomeriggio, non
è tornato…perché attraversando la strada, era stato investito da un motociclista. (Pausa) Per
vecchi e gatti l’attraversamento è sempre un rischio mortale. (Pausa) In più Califero era sbron-
zo…(Pausa) Il fatto è che il motociclista che lo aveva investito era sbronzo pure lui…Anzi, i
giornali scrissero che era sbronzo solo lui, perché Califiero era morto sul colpo per sfondamen-
to del cranio e a fargli la prova del tasso alcolico non aveva certo pensato nessuno…(Pausa)
Però noi ospiti di Villa Delizia sapevamo bene che a quell’ora del pomeriggio lui non poteva che
Essere ubriaco. Ma scattò una meravigliosa omertà…nessuno si lasciò scappare una parola e il
giovane motociclista venne condannato per omicidio colposo senza attenuanti. E tutti i vecchi
pensarono “Ben gli sta! Così impara a correre in motocicletta e ad avere Vent’anni…”
(Pausa)Sì, era solo un ragazzo…e aveva confessato di essersi ubriacato per disperazione, perché
la sua morosa lo aveva piantato.(Pausa) Così un vecchio, che voleva solo morire per amore, era
stato aiutato a farlo da un ragazzo innamorato…(Pausa) E io ne sono stato felice…E anche
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Cafiero lo sarebbe stato…perché, per un professore di letteratura, non si poteva immaginare
una morte più letteraria di questa. (Pausa) Adesso, la notte, lo sento cantare ogni tanto nei
tubi dell’acqua, confuso nel coro degli altri morti. Ma è facile riconoscerlo, perché ha una
voce rauca e gorgogliante da avvinazzato, e canta canzoni d’amore senza più vergognarsi…
(Rimane assorto per alcuni secondi, poi riprende a sfogliare l’album) Nostro figlio ha dieci
Anni. Festa di compleanno in casa con proiezione di “Cenerentola”….(Continuando a leggere)
Fa la magia tutto quel che vuoi tu…Bididi Bodidi Bu! (Pausa) Fosse vero…! (Pausa) Dodici
bambini…e tutto il pavimento sporco di torta…(Pausa. Guarda la foto vicina) Ed ecco qui i
ventiquattro genitori…(Pausa) Chissà se sono l’unico sopravissuto…(Pausa) Come sono affa-
scinanti le fotografie delle persone morte…quelle facce remote e spensierate…colte in un
momento della loro vita in cui non sospettavano che un giorno avrebbero cessato di esistere…
(Pausa) Hanno qualche cosa di commovente…e di indifeso….(Pausa) Ventiquattro genitori…e
adesso, forse, ventiquattro voci che cantano nei muri di qualche casa…Ma qui come sono vivi
e allegri e orgogliosi dei loro piccoli figli ebbri di cioccolata! Il mio signora, è una vera peste…
Il mio non studia, ma il professore dice che impara con facilità e che, se solo si applicasse un
po’ di più…(Canticchia) Figli, figli eterni dei…! 8pausa) Qui dentro, invece, non si parla molto dei
figli. E’ come se tutti nutrissero nei loro confronti un contenuto risentimento. (Pausa) Tranne il
vecchio Broussard…! Lui racconta sempre a tutti di quanto suo figlio è bravo, bello, alto, ricco…
e soprattutto di quanto gli vuole bene…Ogni volta che viene in visita dal padre, non fa che
supplicarlo di tornare a casa…Ma il vecchio Broussard, niente! Non ne vuole sapere! Perché lui
è convinto che i giovani debbano fare la propria vita senza impiastri tra i piedi. “Che mi voglia-
no bene, è giusto”, dice sempre “e a me fa piacere. Ma che si tolgano dalla testa che io torni a
vivere con loro!” Così dice a tutti il vecchio Broussars…ma non ce n’è uno, qui dentro, che non
l’abbia visto piangere davanti a suo figlio nelle ore di visita…(Pausa) L’ho visto anch’io una volta
…il vecchio Broussard gli parlava sottovoce con gli occhi pieni di lacrime…lo pregava, lo implo-
rava, poi si fermava per piangere in silenzio, poi ricominciava...E suo figlio stava seduto tutto
composto, con un sorriso fisso di imbarazzo, e continuava a battergli la mano sul ginocchio…
(Pausa) “Digli che vuoi restare con lui e i bambini…! Digli che sei triste e che hai paura…!”
(Pausa) Come potesse servire a qualcosa…(Pausa) il vecchio Broussard ci prova ogni volta…
(Pausa) Poi si asciuga le lacrime e va in giro a raccontare quanto bene gli vuole suo figlio…per
difendersi, dicono tutti…Ma io credo che lo faccia per difendere il figlio…(Pausa. Guarda di
nuovo l’album. Sottovoce) Bididi Bodidi Bu!
(Un silenzio. Solleva il viso dall’album. Parla quasi d’impulso) Mio figlio, quando era piccolo, mi
Adorava. Ero dio per lui! Poi è cresciuto e a cominciato a giudicarmi…(Pausa) E questo ogni
uomo al mondo lo sente come un tradimento.
(Chiude l’album di scatto. Si alza e fa qualche passo avanti e indietro. E’ nervoso. Poi si siede
sull’altra sedia, l’album chiuso sulle ginocchia)
I bambini mi hanno mandato un fumetto…E’ stato un pensiero gentile. (Pausa) E’ una storia di
Pluto. (Pausa) Neanche lo sapessero che è di Pluto che ho più bisogno qui dentro, la notte…
(Pausa) Mio figlio dice che chiedono di me e che vorrebbero vedermi. (Pausa) Chissà se è vero
…(Pausa) Comunque io non voglio! Non mi va di andare in visita a casa mia. Credo che…sì, cre-
do che mi sentirei morire di vergogna…(Pausa) Nemmeno incontrarsi fuori è possibile…
(Pausa) Incontrarsi dove’ In un bar…? Come amanti clandestini…? (Pausa) E poi io non cammi-
no più bene e non mi sento sicuro a uscire in strada. Potrei fare la fine del gatto o del professor
Cafiero…(Pausa) Non che mi importi molto, intendiamoci…ma quel modo non mi piace…con
gli occhiali volati via, una scarpa sì e una no…la faccia insanguinata e stupida…No, così non mi
piace. (Pausa) E di farli venire qui dentro, non se ne parla nemmeno! Non voglio che mi ricordi-
no in mezzo a tutti questi vecchi…che sentano l’odore di questo posto…non voglio che vedano
il mio sorriso di scolaretto, se per caso incontriamo la direttrice…(Pausa) E poi non l’ho scorda-
to quel groppo allo stomaco quando, da bambino, mi portavano a visitare il nonno in ospedale..
(Pausa) Lo stesso groppo di quando, più tardi, mi avrebbero lasciato solo in collegio… (Pausa)
E pensare che quella volta sapevo che, dopotutto, sarei tornato a casa…(Pausa) E’ per questo
che non ho mai voluto mandare mio figlio in collegio…(Pausa) E alla fine lui ci ha mandato me.
(Pausa. Con tono irritato) No, non è vero! Sono io che ho deciso! (Si alza in piedi, guarda la
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pianta) Non c’è più luce, qui! (Solleva il vaso e si avvia verso destra. Si ferma) Ma tanto… a che
…? Non c’è più luce da nessuna parte.
(Torna indietro e rimette il vaso al posto di prima. Si siede sull’altra sedia, l’album sulle ginoc-
chia. Appare improvvisamente affaticato) La verità è che bisogna accettare sino in fondo di
rimanere soli. Le mezze misure servono soltanto a farti venire voglia…e dopo è peggio.
(Pausa) Però bisognerebbe farlo con serenità, con saggezza…e io non ne sono capace…
(Pausa) Nessuno qui dentro è capace. (Pausa) Nessuno al mondo è capace. Nessuno al mondo
riesce a convincersi che non c’è più…che non c’è più…l’altro…! (sorride) Mio Dio, quanto siamo
socievoli e dipendenti…! Credo che un qualsiasi gatto di strada proverebbe solo del disprezzo
per noi.(Solleva la testa, ascolta. Si alza in piedi, fa qualche passo verso destra, si ferma,ascolta)
Hanno acceso la televisione…adesso, per qualche minuto, il fruscio della casa aumenterà…
perché tutti gli ospiti di Villa Delizia si affretteranno ciabattando verso la saletta della…della
ricreazione…(Ridacchia) Sì, la chiamano proprio così! (Pausa) Ci saranno le solite piccole, inno-
cue baruffe per i posti…e poi tutti siederanno estatici…gli occhi sbarrati…la bocca un poco aper-
ta …(Pausa) Allora regnerà finalmente una gran quiete…la quiete immobile e perfetta dei cimi-
teri. (Pausa) Anche i fantasmi smetteranno di frusciare…si disporranno lungo le pareti come
tante zitelle a una festa danzante e aspetteranno educatamente che i loro padroni ricomincino
a ciabattare avanti e indietro e a occuparsi di loro. (Un silenzio)
Anch’io, fra un poco, andrò nella saletta della ricreazione insieme a tutti gli altri. Mi siederò in
ultima fila senza litigare con nessuno, mi infilerò la mia cuffia e ascolterò Bach con gli occhi
chiusi. (Pausa) Ci vado giusto per stare un poco in compagnia…senza gli inconvenienti della
compagnia…Per stare in compagnia da solo…(Pausa) Anche in sala da pranzo, durante i pasti,
tengo la cuffia accesa. Non ascolto volentieri quel concerto di salivazioni e risucchi…E poi non
voglio nemmeno sentire me stesso, perché potrei non accorgermi che biascico e gorgoglio
come tutti gli altri. (Pausa) Nemmeno le loro chiacchiere mi piace ascoltare…quei continui
rimpianti…e le bugie che inventano per trovare la forza di alzarsi al mattino…(Pausa) Rimpianti
e bugie…è questa la materia di cui sono fatti i vecchi. (Pausa) La verità è che non mi piacciono.
(Torna a sedere. Apre l’album, lo sguardo fisso nel vuoto. Dopo pochi secondi lo richiude)
Mio figlio vuole che ritorni a casa. (Pausa) Me lo ha detto ieri. (Pausa) Ha detto che ho lasciato
un vuoto…che i bambini continuano a chiedere di me…che manco molto sia a lui che a sua
moglie…(Pausa) La verità è che non vuole che io muoia qui dentro. (Pausa) Credo che lo trovi
Sconveniente…(Un silenzio) Ho risposto di no. (Pausa) Ormai non posso più andare via di qui.
Mi sembrerebbe un tradimento nei confronti dei miei compagni…(Pausa) Non mi piacciono e
Io non piaccio a loro…perché qui dentro a nessuno piace nessun altro…(Pausa) Ma è come tra i
soldati di una trincea…Nemmeno loro si piacciono…odiano doversene stare in quel buco tutti
stretti insieme…sentire la puzza del vicino…leggere sulla faccia degli altri la stessa propria paura
…Preferirebbero certe essere a casa al caldo e al sicuro, lontani da quell’umanità così densa e
dolorosa…Ma combattono insieme la stessa battaglia… e sono pronti a rischiare la vita per
salvare un compagno in pericolo. (Un silenzio)
Ecco, qui a Villa Delizia, e in tutte le deliziose ville di questo mondo, è la stessa cosa. Ognuno di
noi destesta l’altro, ma lo compatisce…disprezza la sua debolezza, ma rispetta il suo dolore…
(Pausa) E quando questo diventa così forte da farlo urlare, è pronto a corrergli in aiuto, trasci-
nando le sue ciabatte e agitando nell’aria le mani tremolanti. (Pausa) Siamo tutti quanti matti,
svaniti, egoisti, biliosi…ma siamo finiti qui dentro senza altra colpa che non sia quella di aver
vissuto. (Pausa) E qui dentro, come in trincea, si ha paura e si muore. Solo che a noi nessuno
darà mai una medaglia…né ci ringrazierà per la nostra sofferenza. (Pausa) Ed è giusto così, in
fondo, perché non sacrifichiamo niente…né la nostra gioventù…né il nostro futuro. (Pausa)
Però queste ville, appartamenti, stanze, ospedali…con il loro linoelun, la luce grigia, l’odore di
minestra, medicinali e merda…tutti questi luoghi un po’ indecenti dove i vecchi aspettano la
morte…dovrebbero essere sacri…E anche i vecchi dovrebbero essere sacri…perché è sacro e
terribile il momento in cui un uomo cessa di vivere. (Un silenzio. Poi, con voce improvvisamen-
te pacata) Sacro il vecchio, morto tre settimane fa durante il sonno. E sacro il suo presentimen-
to, che gli aveva fatto indossare per la prima volta il pigiama nuovo ricevuto in dono dalla figlia
per il suo compleanno…(Pausa) E’ sacro il vecchio, morto domenica scorsa dentro il cesso…
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seduto sul cesso…(Pausa) Dicono che si è trattato di un infarto…e che gli è stata fatale la sua
stitichezza, lo sforzo eccessivo per riuscire a espellere quel maledetto pezzo di pietra che lo
faceva soffrire ogni giorno…E se così fosse, sacro anche quello…(Pausa) Ma io penso che forse
è morto di crepacuore…perché nel piccolo cesso i fantasmi si affollano, ti stanno troppo vicini,
troppo addosso…e insieme a loro si affollano i pensieri, i ricordi…tutti pigiati con te nel cesso…
tutti a tormentarti, mentre tu aspetti che quella pietra ti abbandoni…(Pausa) E allora può arri-
vare una mattina in cui non riesci a sopportarlo…in cui la pietra e i ricordi sono più forti di te…
(Pausa. Sommessamente) E’ dunque sacra quella mattina….(Un silenzio) E sacro anche quel
vecchio scorbutico e solitario che un giorno non si alzerà più dalla sua sedia…che troveranno
con gli occhi chiusi e le mani rigide sulle ginocchia…mentre la sua cuffia gli canterà ancora nelle
orecchie un Corale di Bach…(Un silenzio) E sacri fra tutti quei poveri compagni che non sono
riusciti ad aspettare sino alla fine…(Pausa)Perché, se è straziante la folia del giovane che sceglie
di non esistere, altrettanto straziante è l’impazienza di quel vecchio cui sembrano troppo
pesanti da vivere persino i pochi giorni che gli restano…
(Un silenzio) Ma io sono paziente. 8Pausa) Sì, io credo che riuscirò ad aspettare. (Pausa)Vorrei
solo poter scegliere il tempo. (Pausa. Sorride)Ma chi non lo vorrebbe…! (Pausa) I miei compagni
dicono che preferirebbero morire in estate, con il sole che entra dalla finestra spalancata e li
scalda per l’ultima volta. (Pausa) Io no….io vorrei morire a Natale….con il grande albero illumi-
nato in mezzoa alla piazza…mentre la neve cade lenta su tutta Paperopoli…e io la guardo
volteggiare nell’aria in compagnia di Qui e Quo, i miei due frellini…e mi sento a casa, al caldo e
al sicuro…con le zampe infilate nei miei scarponcini gialli e il copri orecchie a batuffolo che mi
stringe delicatamente le tempie come la carezza di un figlio bambino….
(Si è rimesso lentamente la cuffia. Infila la mano in tasca e fa partire il nastro del registratore.
Posa le mani sulle ginocchia, sopra il suo album, e chiude gli occhi. Mentre cresce un Corale di
Bach, la scena va al BUIO)
FINE